IL GIORNALE ITALIANO DI CARDIOLOGIA INVASIVA N. 2 • 2007 IMAGING CARDIACO E CORONARICO NON INVASIVO CON TC MULTISTRATO PARTE II: RISULTATI, APPLICAZIONI CLINICHE E INNOVAZIONE Filippo Cademartiri*, Annachiara Aldrovandi, Erica Maffei, Alessandro Palumbo, Michele Fusaro, Alberto Menozzi, Luigi Vignali, Francesca Notarangelo, Matteo Romano, Sara Seitun, Bianca Valentina Salamousas^, Claudio Reverberi, Gianfranco Cervellin°, Girolamo Crisi, Diego Ardissino Dipartimento di Radiologia e Cardiologia, Azienda Ospedaliera di Parma, Italia *Dipartimento di Radiologia e Cardiologia, Erasmus Medical Center, Rotterdam, Olanda ^Dipartimento di Anestesia e Rianimazione, Azienda Ospedaliera di Parma, Italia °Dipartimento di Emergenza, Azienda Ospedaliera di Parma, Italia Introduzione La Coronarografia-TC (CTC) è sicuramente una delle recenti innovazioni in campo di imaging cardiologico(1-16). L’introduzione dei sistemi TC multistrato di ultima generazione (64 strati (9-11,13-16) e doppia sorgente (17-20)) dotati di elevata risoluzione spaziale e temporale ha consentito l’introduzione in ambito clinico dell’imaging coronarico non invasivo. Il corretto utilizzo di questa metodica non può tuttavia prescindere dalla conoscenza dei suoi limiti e dei vantaggi rispetto alle altre metodiche diagnostiche. Non è ancora completamente chiaro quale ruolo possa svolgere la CTC rispetto alla coronarografia convenzionale (CAG) ed eventualmente rispetto alle altre modalità di imaging in cardiologia. La non invasività, la possibilità di visualizzare la parete coronarica oltre al lume vascolare e quindi di identificare le placche ateromasiche coronariche, la capacità di indagare i rapporti spaziali tra le strutture cardiache grazie alle ricostruzioni tridimensionali, sono peculiarità della CTC che possono rivelarsi utili in alcuni ambiti clinici, fornendo informazioni complementari rispetto alle metodiche diagnostiche tradizionali. Affidabilità diagnostica nella diagnosi di coronaropatia: studio coronarie native In letteratura sono ormai presenti numerosi studi di validazione della CTC nello studio delle arterie corona- rie nei confronti della CAG (Fig. 1). Il graduale miglioramento tecnologico con l’introduzione di apparecchiature a 16 e 64 strati ha determinato un miglioramento dell’accuratezza diagnostica e una riduzione del numero di segmenti non valutabili per limiti di risoluzione spaziale o artefatti da movimento residuo. In letteratura, nell’analisi per segmento, vengono riportati valori di sensibilità tra il 72% e il 95% e di specificità del 86-98% mediante CTC a 16 strati(1-8,12), mentre gli studi relativi alla tecnologia a 64 strati riportano sensibi- Figura 1. Stenosi coronarica: CTC vs. CAG. Esempio di stenosi coronarica da placca prevalentemente soft con rimodellamento positivo della coronaria discendente anteriore prossimale dimostrato mediante CTC (A-B; testa di freccia) con correlazione CAG (C; testa di freccia). Abbreviazioni: CTC = coronarografia mediante tomografia computerizzata; CAG = coronarografia convenzionale. 5 IL GIORNALE ITALIANO DI CARDIOLOGIA INVASIVA lità pari al 93%-99% e specificità pari al 95-97%, con valore predittivo negativo del 99%(9-11,13-16) (Tab. I). I segmenti non valutabili risultano lo 0-8% del totale con apparecchiature a 64 strati(9-11,13-16). Le differenze in termini di sensibilità e specificità tra i vari studi sono dovute alle diverse popolazioni di pazienti arruolati (p.es. pazienti con differente prevalenza di malattia). In generale l’accuratezza diagnostica è elevata, soprattutto se consideriamo che il test da sforzo presenta una sensibilità e specificità per la diagnosi di coronaropatia mediamente intorno al 70-80% e la scintigrafia miocardica ed ecostress del 90% e 75-80%, rispettivamente in popolazioni di pazienti ad elevata probabilità pre-test. Un recente studio ha confrontato in modo prospettico l’utilizzo del test ergometrico e della CTC in 80 pazienti con sospetta cardiopatia ischemica (probabilità pre-test 75% e prevalenza di malattia del 55%), dimostrando che la TC ha una sensibilità e specificità pari al 91% e N. 2 • 2007 83% rispettivamente, a fronte del 73% e 31% per il test ergometrico(21). Gli Autori osservano anche come la TC sia significativamente più costosa (in Germania) rispetto al test ergometrico (175 € vs. 33 €)(21). E’ importante tuttavia considerare che gli studi pubblicati sono stati condotti finora solo su popolazioni di pazienti selezionati e prevalentemente in pazienti con media-elevata probabilità pre-test di malattia coronarica, come evidenziato dall’alta prevalenza di malattia ostruttiva in queste serie (mediamente pari al 60-85%). Nonostante l’elevata sensibilità della CTC nell’identificazione di placche coronariche, l’accurata quantificazione del grado di stenosi è ancora limitata. Recenti studi indicano che l’analisi quantitativa della stenosi alla CTC correla solo in modo modesto rispetto all’angiografia coronarica quantitativa(9,14). Ciò dipende dalla risoluzione spaziale inferiore della CTC rispetto alla coronarografia convenzionale. TABELLA I Accuratezza diagnostica della TC a 16 e 64 strati nello studio di arterie coronarie native(1-16) Studi Anno Rot. (ms) N° pz. NV Sens. (%) Spec. (%) VPP (%) VPN (%) 16 strati Nieman(1) Ropers(2) Kuettner(3) Martuscelli(4) Mollet(5) Mollet(12) Hoffmann(6) Achenbach(7) Garcia(8) 2002 2003 2004 2004 2004 2005 2005 2005 2006 420 420 375 500 375 375 420 375 500 59 77 60 64 128 51 103 50 238 7 12 AS>1000 16 6 5 29 95 92 98 89 92 95 95 93 94 86 93 98 98 95 98 98 95 67 80 79 90 79 87 99 69 13 97 97 97 98 99 87 99 99 64 strati Raff(9) Leschka(10) Mollet(11) Fine(13) Ropers(14) Nikolaou(15) Schuijf(16) 2005 2005 2005 2006 2006 2007 2006 370 330 330 330 330 330 400 70 67 57 66 84 72 61 12 3 3 6 1 95 94 99 95 93 97 85 86 97 95 96 97 79 97 66 87 76 97 56 86 82 98 99 99 92 100 96 99 Sensibilità, specificità, valore predittivo positivo (VPP) e negativo (VPN) della TC delle coronarie (espresse in percentuale) paragonata alla coronarografia convenzionale per la rilevazione di stenosi significative (riduzione di calibro del lume ≥50%). Abbreviazioni: AS = Agatston Score; N° pz. = numero di pazienti arruolati; sens. = sensibilità; spec. = specificità; NV = segmenti non valutabili: Rot. = tempo di rotazione del gantry in millisecondi. 6 IMAGING CARDIACO E CORONARICO Allo stato attuale non è ancora noto quale sia il ruolo ottimale della CTC in ambito clinico. L’elevato potere predittivo negativo (97-99%) confermato uniformemente in tutti gli studi pubblicati, suggerisce l’utilizzo della CTC quale metodica per escludere la presenza di malattia coronarica. In quest’ottica la CTC potrebbe essere la metodica di scelta in pazienti con probabilità bassa o intermedia di cardiopatia ischemica e con dolori toracici atipici oppure può essere utilizzata come 2° step diagnostico nei pazienti già sottoposti a test provocativo con risultato dubbio o non conclusivo(22-24). La CTC può trovare un campo di applicazione in tutti i pazienti in cui il quadro clinico e strumentale non è sufficiente a porre indicazione diretta ad esame coronarografico. Attualmente le linee guida della Società Europea di Cardiologia (ESC 2006) per la valutazione dei pazienti con sospetta angina stabile pongono l’utilizzo della MSCT coronarica in classe 2b nei pazienti con bassa probabilità pre-test di malattia e con stress test dubbio(22). La CTC non si pone in contrapposizione allo stress test tradizionale, bensì come esame integrativo e/o per un’ulteriore stratificazione. La CTC, infatti, è una metodica di imaging anatomico/morfologico, che permette la diretta visualizzazione diretta della malattia aterosclerotica coronarica, ma non è in grado di fornire informazioni di tipo funzionale, quali la presenza e l’entità dell’ischemia(25). E’ probabile che nei pazienti con diagnosi certa di cardiopatia ischemica o elevata probabilità di cardiopatia ischemica sussista già un’indicazione diretta alla coronarografia e pertanto deve essere privilegiato lo studio di tipo funzionale nell’ottica di una successiva strategia di rivascolarizzazione miocardica. Nei pazienti con probabilità bassa o intermedia può invece essere utile integrare il dato anatomico e il dato funzionale: in questi pazienti è ipotizzabile l’utilizzo preliminare della CTC per individuare i pazienti con aterosclerosi e in questi ultimi eseguire un test provocativo (SPECT o ecostress) per evidenziare un’ischemia cardiaca. L’identificazione di aterosclerosi senza ischemia associata può comunque rivelarsi utile nella stratificazione del rischio del paziente e nell’impostazione di una terapia aggressiva di prevenzione primaria. Un’applicazione clinica in cui la CTC fornisce informa- NON INVASIVO CON TC MULTISTRATO - PARTE II zioni aggiuntive rispetto alla coronarografia è lo studio di anomalie coronariche congenite o di fistole coronariche, in quanto permette un’accurata valutazione dell’origine e del decorso della coronaria anomala o fistola e dei rapporti spaziali della stessa con le altre strutture cardiache che può essere utile nel planning del trattamento più indicato(26,27). Cardiopatia ischemica nota: stent La valutazione degli stent mediante CTC presenta ancora importanti limitazioni tecniche, dovute agli artefatti da blooming delle maglie metalliche degli stent, che impediscono un’adeguata visualizzazione del lume intrastent(28-41). Alcuni recenti studi, tuttavia, hanno evidenziato miglioramenti significativi nell’identificazione della restenosi intrastent grazie soprattutto alla maggiore risoluzione spaziale dei sistemi TC di ultima generazione (Fig. 2). Infatti, la performance delle apparecchiature a 16 strati, sebbene promettente, risulta ancora inadeguata per un potenziale utilizzo clinico, con valori di sensibilità del 78% e specificità del 100% nella valutazione della pervietà degli stent e, rispettivamente, del 75% e 96% nell’identificazione dell’iperplasia intimale(31-36). La tecnologia a 64 strati ha già mostrato un consistente miglioramento della performance diagnostica (Tab. II)(37-41). Figura 2. Stent coronarico: CTC vs. CAG. Esempio di iperplasia intimale intrastent del tronco comune sinistro dimostrato mediante CAG (A; teste di freccia) con correlazione CTC (B-C; freccia e testa di freccia). Abbreviazioni: CTC = coronarografia mediante tomografia computerizzata; CAG = coronarografia convenzionale. 7 IL GIORNALE ITALIANO DI CARDIOLOGIA INVASIVA N. 2 • 2007 TABELLA II Accuratezza diagnostica della TC nella valutazione delle restenosi intrastent(28-41) Studi N° pz N. stent Diam. (mm) Valut. (n.) Sens. Spec. 4 strati Kruger(28) Maintz(29) Ligabue(30) 20 29 48 32 47 72 3.0-5.0 - 32 38 72 100 100 100 100 16 strati Schuijf(31) Gilard(32) Gilard(33) 22 29 143 2.25-5.0 ≥3.5 <3.5 >2.0 >3.0 50 27 126 40 74 47 19 78 100 86 54 84 50 75 100 92 100 100 99 100 88 Cademartiri(34) Cademartiri(35) Ohnuki(36) 51 50 16 68 29 232 86 76 47 20 40 strati Gaspar(37) 65 111 3.3±0.5 106 74 83 64 strati Rixe(38) Ehara(39) Rist(40) Cademartiri(41) 64 81 25 95 102 125 46 106 >2.5 2.5-4.5 >2.5mm 59 110 45 102 86 92 75 93 98 81 92 89 Letteratura pubblicata sui risultati di accuratezza diagnostica nella valutazione della restenosi intrastent (riduzione del lume intras-stent ≥50%). Sono stati utilizzati, specie nelle fasi iniziali criteri di pervietà differenti (generazioni a 4 e 16 strati). Dalle generazioni a 40 strati la visualizzazione diretta del lume intrastent è divenuto il criterio diagnostico. Abbreviazioni: N. pz.= numero di pazienti; N. stent= numero di stent; Diam.= diametro degli stent (espresso in mm); Valut.= stent considerati valutabili; Perv.= criterio utilizzato per la pervietà; Sens.= Sensibilità; Spec.= specificità. Un recente studio con CTC a 64 strati su 81 pazienti (125 stent) ha invece riportato valori di sensibilità, specificità, valore predittivo positivo e negativo del 92%, 81%, 54%, e 98%, rispettivamente, con circa il 12% dei segmenti con stent non valutabile per artefatti(39). Van Mieghem et al. hanno studiato la possibilità di monitorare la pervietà di stent impiantati sul tronco comune mediante CTC, riportando un’accuratezza diagnostica del 93% nell’identificazione della restenosi intrastent e con una sensibilità e un valore predittivo negativo del 100%(42). L’accuratezza della CTC è direttamente correlata alle dimensioni degli stent analizzati e al tipo di stent stesso (materiale, spessore maglie)(43). Allo stato attuale solo gli stent posizionati nei tratti coronarici prossimali possono essere valutabili con relatività affidabilità, tuttavia i dati disponibili non sono ancora sufficienti per supportare un’applicazione clinica estensiva. 8 Cardiopatia ischemica nota: bypass aorto-coronarico Nell’ambito dei pazienti con cardiopatia ischemica nota già rivascolarizzata, dati molto consistenti sono stati ottenuti nello studio dei graft venosi e arteriosi mediante CTC. Il buon calibro dei bypass aorto-coronarici (BPAC) e la loro relativa immobilità permette infatti un’accurata valutazione mediante imaging non invasivo (Tab. III, Fig. 3) (44-53). Schlosser et al. hanno riportato su una popolazione di 51 pazienti (131 bypass graft) studiati con CTC a 16 strati una sensibilità del 96%, una specificità del 95%, una valore predittivo positivo dell’81% e un valore predittivo negativo del 99% per l’identificazione di malattia dei graft (occlusione e/o stenosi)(48). Risultati ancora migliori sono stati riportati con apparecchiature a 64 strati e una sensibilità del 97,8%, una IMAGING CARDIACO E CORONARICO NON INVASIVO CON TC MULTISTRATO - PARTE II TABELLA III Accuratezza diagnostica della TC nella valutazione delle stenosi ed occlusione dei bypass aorto-coronarici(44-53) Studi N° pz. Graft arteriosi Graft venosi 4 strati Ropers(44) Nieman(45) Marano(46) 65 24 57 20 18 57 162 23 27 Sensibilità 75 83 92 Specificità 92 90 96 Sensibilità 97 100 93 Specificità 98 98 98 16 strati Martuscelli(47) Schlosser(48) Chiurlia(49) 84 51 52 85 40 49 166 91 117 90 96 96 100 95 100 100 100 100 . 100 52 50 31 138 45 37 23 147 64 101 73 259 99 100 98 97 96 94 89 97 - - 64 strati Malagutti(50) Ropers(51) Pache(52) Meyer(53) Stenosi del Graft Occlusione del Graft Letteratura pubblicata sui risultati di accuratezza diagnostica nella valutazione della restenosi intrastent (riduzione del lume intras-stent ≥50%). Sono stati utilizzati, specie nelle fasi iniziali criteri di pervietà differenti (generazioni a 4 e 16 strati). Dalle generazioni a 40 strati la visualizzazione diretta del lume intrastent è divenuto il criterio diagnostico. Abbreviazioni: N. pz.= numero di pazienti. Figura 3. Bypass aorto-coronarico: CTC vs. CAG. Esempio di stenosi prossimale su graft venoso per ramo postero-laterale della coronaria destra dimostrato mediante CTC (A-B; teste di freccia) con correlazione CAG (C; testa di freccia). Abbreviazioni: CTC = coronarografia mediante tomografia computerizzata; CAG = coronarografia convenzionale. specificità dell’89,3%, un valore predittivo positivo del 90% ed un valore predittivo negativo del 97,7%(52). L’accuratezza diagnostica globale è comunque significativamente maggiore con apparecchiature a 64 strati in quanto il 94% delle anastomosi distali risulta valutabile, contro il solo 74% dello studio di Schlosser(48,52). I limiti della metodica CTC nello studio dei graft sono determinati dalla presenza di clip metalliche che possono generare artefatti da indurimento e/o effetto blooming e dalla difficoltà nella visualizzazione delle anastomosi distali. E’ tuttavia necessario tenere presente che, a fronte di un’accurata visualizzazione dei graft, lo studio delle coronarie native risulta spesso estremamente difficoltoso per la presenza di estesa ateromasica, pregresse angioplastiche/stenting multiple e calcificazioni. Un recente studio ha riportato un miglioramento dell’accuratezza diagnostica anche nello studio delle coronarie native con l’utilizzo di apparecchiature a 64 strati(50): la sensibilità e specificità per la diagnosi di malattia del graft sono pari a 99% e 96% rispettivamente, mentre per la diagnosi di stenosi significative sulle arterie native sono pari a 97% e 86% (50). La CTC tende tuttavia a sovrastimare la presenza di malattia nei vasi più distali e con maggiori calcificazioni. Per queste limitazioni allo stato attuale l’utilità clinica della CTC nello studio dei pazienti sintomatici con pregresso BPAC, in cui è necessario una valutazione accurata sia dei graft che delle coronarie native distalmente alle anastomosi dei graft o dei rami non bypassati, è da valu9 IL GIORNALE ITALIANO DI CARDIOLOGIA INVASIVA tare attentamente caso per caso. L’esempio classico potrebbe essere il paziente con sintomi ricorrenti ma atipici nel quale si desidera studiare la pervietà del graft arterioso come elemento prognostico. Tuttavia, in alcuni casi, la CTC può avere un ruolo integrativo alla coronarografia: infatti può talvolta costituire una «guida» per l’esame angiografico nella ricerca dei bypass nei pazienti in cui non è noto con certezza il tipo di intervento chirurgico eseguito. In alternativa può completare la valutazione nel caso di difficoltà tecniche nel selettivare o visualizzare i graft. Imaging della placca coronarica La CTC si distingue dalla coronarografia in quanto è in grado di visualizzare direttamente la parete vascolare oltre al lume coronarico(54-63). La CTC è in grado di evidenziare la presenza di placche ateromasiche coronariche e descriverne localizzazione ed estensione. Inoltre è possibile classificare le placche in calcifiche, non-calcifiche (fibro-lipidiche) e miste, grazie alla differente densità (attenuazione) espressa in Unità Hounsfield. Schroeder et al. hanno analizzato 34 placche dimostrando una corretta differenziazione tra placche soft, intermedie o calcifiche mediante CTC confrontata con ecografia intracoronarica (IVUS)(64). In un altro studio di confronto tra le due metodiche (IVUS vs. CTC) la CTC ha correttamente classificato il 78% delle sezioni di placca contenenti aree ipoecogene (placche soft), il 78% delle sezioni contenenti aree iperecogene (placche fibrose) e il 95% delle sezioni contenenti calcio(59). Mollet et al. hanno valutato il carico aterosclerotico coronarico (p.es. «coronary plaque burden») in una popolazione selezionata di pazienti affetti da angina stabile mediante CTC a 16 strati. Il 58% dei segmenti di diametro >2 mm presentava una placca ateromasica(65). La distribuzione delle placche evidenziata alla CTC era simile alla distribuzione descritta in precedenza da studi istopatologici e angiografici(65). I segmenti maggiormente affetti da ateromasica di parete erano quelli prossimali e medi dei rami coronarici principali, con il 65% delle placche classificate come calcifiche, 24% non calcifiche, 11% miste(65). In generale si osserva una buona correlazione tra le 10 N. 2 • 2007 immagini IVUS e le immagini CTC, tuttavia la CTC tende a sottostimare il volume della placca non calcifica a causa della limitata risoluzione spaziale, mentre tende a sovrastimare le dimensioni della placca prevalentemente calcifica a causa dell’effetto di blooming. L’identificazione della placca «vulnerabile» è attualmente argomento di grande interesse e la CTC potrebbe rivelarsi utile quale metodica non invasiva per l’identificazione di placche coronariche a rischio e conseguentemente per la stratificazione del rischio di eventi coronarici acuti del paziente. In uno studio preliminare, Leber et al. riportano il valore diagnostico della CTC nella rilevazione del core lipidico in confronto con l’IVUS(63). Un’applicazione clinica in tal senso necessita di studi di validazione del potere prognostico della metodica in relazione a end-point forti quali mortalità e infarto miocardico acuto, che ad oggi sono mancanti. Un possibile campo di integrazione tra coronarografia e CTC, che sfrutta la capacità di studiare la parete vascolare, è lo studio delle occlusioni croniche coronariche(66). In questo specifico ambito la CTC può infatti fornire informazioni aggiuntive relativamente alla lunghezza dell’occlusione, al decorso (tortuosità, angolazione) della coronaria occlusa, alla presenza di calcificazioni, che possono essere utili nella pianificazione di un tentativo di riapertura percutanea del vaso. Triage del dolore toracico E’ riconosciuto ampiamente come sarebbe altamente auspicabile la disponibilità di una metodica diagnostica in grado, nei casi di dolore toracico non rapidamente inquadrabile con i più comuni strumenti diagnostici (ECG, markers biochimici, EmoGasAnalisi, RX del torace), di escludere la presenza di condizioni cliniche potenzialmente evolutive e potenzialmente fatali, quali per l’appunto la sindrome coronarica acuta, la dissecazione aortica e la trombo-embolia polmonare. La potenzialità di eseguire il cosiddetto «triple rule out», vale a dire l’esclusione delle tre patologie sopra menzionate, con un unico test diagnostico ha degli enormi vantaggi clinici in un contesto di medicina d’urgenza: rapida e accurata diagnosi e conseguente appropriato trattamento di casi che altrimenti sarebbero probabilmente stati misconosciuti o avrebbero richiesto molto più tempo e IMAGING CARDIACO E CORONARICO diversi test diagnostici, e possibile dimissione in sicurezza di un’ampia fascia di pazienti che avrebbero diversamente richiesto un ricovero e una diagnostica più o meno complessa e invasiva. Collateralmente, con l’acquisizione dell’intero polmone, è possibile anche individuare eventuali diagnosi alternative, ancorché non immediatamente potenzialmente fatali, quali le patologie pleuriche o polmonari (un ipotetico «quintuple rule out»). Un’applicazione emergente della CTC è costituita proprio dalla valutazione del paziente con dolore toracico di natura da determinare (Fig. 4)(67-73). In questa categoria vengono inclusi anche i pazienti con sospetta coronaropatia. I primi studi comparativi sull’argomento sono apparsi in letteratura alla fine del 2006 e nei primi mesi del 2007. Questo si deve al fatto che la popolazione di pazienti da investigare è caratterizzata da una maggiore eterogeneità clinica che risulta in una maggiore difficoltà nell’includere i pazienti per la CTC considerando le imitazioni relative alla frequenza cardiaca. Figura 4. CTC nel triage del dolore toracico. Esempio di paziente con dolore toracico acuto sottoposto a CTC nel contesto della quale viene diagnosticata una coronaropatia diffusa (A-B) e in particolare una lesione non calcifica >50% a carico della biforcazione tra coronaria circonflessa e primo ramo marginale (C; freccia). Contestualmente al medesimo esame viene rilevata la presenza di tromboembolia polmonare segmentaria (D; freccia). Abbreviazioni: CTC = coronarografia mediante tomografia computerizzata. NON INVASIVO CON TC MULTISTRATO - PARTE II Dopo le prime esperienze puramente descrittive(67), la letteratura recente ci propone esperienze cliniche con gold standard coronarografico e/o clinico (p.es. valutazione degli eventi cardiovascolari maggiori al follow-up)(68-73). Gli studi recenti propongono la CTC nella valutazione del dolore toracico di sospetta origine coronarica(70-75). Il dolore toracico non di tipo STEMI può essere indagato mediante CTC potendo da un lato offrire la possibilità di un’ampia diagnostica differenziale (nei confronti p.es. della patologia dell’aorta e delle arterie polmonari) e dall’altro consentendo un elevatissimo valore predittivo negativo nei confronti della patologia ostruttiva coronarica(70-75). A questo si aggiunge la velocità del percorso diagnostico rispetto a quello tradizionale e i costi inferiori(72). Saranno necessari ampi trial per confermare ed eventualmente rinforzare queste osservazioni. Inoltre, la modalità di gestione della CTC nel contesto del dolore toracico, pone delle problematiche complesse sia a livello tecnologico sia a livello del traning e del controllo di qualità interno. Questo è tanto più vero quanto più la modalità in questione infligge radiazioni ionizzanti e necessita di somministrazione di mezzo di contrasto iodato per endovenosa. Valore prognostico della TC coronarica Allo stato attuale delle conoscenze non esistono ampi studi di popolazione sul valore predittivo della CTC. Questa informazione, che invece è ampiamente disponibile e riprodotta per metodiche come la scintigrafia, necessiterà di diversi anni prima di diventare disponibile. Alcuni studi ancillari hanno valutato il valore prognostico di una CTC negativa in pazienti con dolore toracico (71,72,76). A un anno il valore prognostico della CTC negativa in una popolazione eterogenea e limitata di pazienti è pari al 100%. Un’ulteriore applicazione al confine tra la stratificazione del rischio e la valutazione prognostica riguarda lo screening preoperatorio(77,78). Nel caso della patologia valvolare cardiaca si tratta di sostituire una CAG eseguita di routine in pazienti con probabilità di CAD molto bassa (p.es. i pazienti con valvulopatia mitralica). Nel caso invece della chirurgia maggiore non cardiaca si tratta di stratificare il rischio coronarico (attualmente basato su forme surrogate similari a quelle adottate per valutazioni epide11 IL GIORNALE ITALIANO DI CARDIOLOGIA INVASIVA miologiche) in pazienti che vanno incontro a interventi emodinamicamente rischiosi (p.es. aneurismi dell’aorta addominale, artroprotesi ecc.) al fine di porre in atto le migliori strategie intensivistico-anestesiologiche per la prevenzione degli eventi peri-operatori. La correlazione tra stenosi e ischemia Dagli anni ’60 si è consolidata l’associazione tra cardiopatia ischemica (IHD) e malattia aterosclerotica coronarica. La disponibilità di procedure di rivascolarizzazione percutanea sempre più efficaci dal punto di vista meccanico e la riduzione dell’incidenza di restenosi in relazione all’introduzione degli stent a rilascio di farmaco possono portare a ragionare in modo prevalentemente morfologico. Dal punto di vista fisiopatologico e causale si tende a considerare, da un lato, la malattia coronarica come un prerequisito della cardiopatia ischemica e, dall’altro, la cardiopatia ischemica come naturale evoluzione della coronaropatia. Conseguenza di questo assunto è l’assimilazione tra CAD e IHD e l’uso diffuso della rivascolarizzazione coronarica, in special modo l’angioplastica, quale soluzione definitiva contro gli effetti reali o potenziali della stenosi coronarica(79-81). Tuttavia, è noto come l’entità della riduzione del calibro delle coronarie non possa essere direttamente correlata all’entità dell’ischemia miocardica. Dalla fisiopatologia e dalle misurazioni dirette della perfusione e della funzione ventricolare effettuate nel singolo paziente è consolidato come la presenza di una stenosi, anche se severa, non comporti necessariamente una riduzione del flusso di sangue nel territorio miocardico di pertinenza né tanto meno una condizione di ischemia. Anche il rilievo di un’occlusione completa di un grosso ramo coronarico non implica necessariamente la presenza di un infarto miocardico a valle del territorio di vascolarizzazione. A ulteriore sostegno di queste osservazioni esistono studi prospettici randomizzati multicentrici che hanno dimostrato come non vi sia significativa differenza in termini prognostici tra i pazienti con angor sottoposti a terapia medica rispetto a quelli rivascolarizzati mediante angioplastica e stenting(82-86). Da qui lo scarso valore diagnostico e terapeutico della stenosi coronarica in quanto tale, sia in termini di perfusione che di funzione ventricolare e l’implicita necessità 12 N. 2 • 2007 di informazioni aggiuntive per poter stabilire il significato emodinamico di ciascuna stenosi (ossia la capacità della singola lesione di determinare riduzione del flusso a valle e ischemia miocardica). Le prime esperienze di confronto tra CTC e metodiche di valutazione dell’ischemia inducibile quali la scintigrafia da stress sono in linea con questi concetti(87-89). Alcuni Autori hanno dimostrato, infatti, come esistano consistenti discrepanze tra la presenza e l’entità dell’ateromasia coronarica segmentaria alla CTC (avendo la CAG come standard di riferimento) e il difetto di perfusione da esse determinato allo studio scintigrafico(87-89). Da queste osservazioni emerge chiaramente come non sia possibile disgiungere l’informazione anatomica da quella funzionale per una corretta valutazione dell’ischemia e dei trattamenti che ad essa seguono. Altre applicazioni Tra le applicazioni non coronariche della CTC a 64 strati bisogna anche ricordare la valutazione della funzione ventricolare(90-96), la valutazione preoperatoria dell’atrio sinistro e delle vene polmonari e al follow-up dell’ablazione, la valutazione del circolo venoso preliminare a posizionamento di pacemaker biventricolare(97,98), la valutazione della vitalità miocardica a riposo mediante delayed enhancement (99-104) e la valutazione della perfusione di primo passaggio(105,106). Per ragioni di spazio non entreremo nei dettagli di queste applicazioni. Innovazione tecnologica L’innovazione tecnologica costante nell’ambito della TC si estrinseca in questi mesi nell’introduzione delle tecnologie a doppia sorgente radiogena (Dual-Source TC DSTC) e nelle generazioni con un numero di linee di detettori superiori a 64(17-20,107). Nel primo caso si tratta di una soluzione con un design specificamente indirizzato ad ottenere un’elevata risoluzione temporale in hardware per ottenere la massima performance diagnostica nel dolore toracico acuto durante il quale la frequenza cardiaca è meno governabile con strumenti farmacologici. Come ulteriori vantaggi derivanti dal design è possibile effettuare imaging a doppia energia (p.es. che consente alla TC di diventare una metodica non più mono-parametrica basata sulla densità/attenuazione, ma multi- IMAGING CARDIACO E CORONARICO NON INVASIVO CON TC MULTISTRATO - PARTE II parametrica capace di differenziare gli oggetti in base al coefficiente di assorbimento di fotoni ad energia differente) e aumentare il milli-amperaggio nei pazienti severamente obesi e/o politraumatizzati(18-20). I risultati clinici di questa tecnologia in campo coronarico iniziano a comparire in questi mesi e sono promettenti(18-20). Nel secondo caso si tratta di allargare il detettore fino a delle dimensioni capaci di coprire l’intero cuore in una singola rotazione(107). Questo consente di ridurre al minimo le necessità di apnea del paziente anche se di per sé non influisce sulla risoluzione temporale effettiva. Anche in presenza di queste limitazioni di evidenze, tuttavia, si iniziano a intravedere dei cambiamenti nell’approccio alla malattia coronarica determinati dall’utilizzo della CTC e dal bagaglio di informazioni aggiuntive che essa fornisce. Alcuni Autori propongono un vero e proprio cambiamento di paradigma nell’algoritmo diagnostico per la stratificazione del paziente con sospetta malattia coronarica (Fig. 5)(108). Rispetto al paradigma corrente secondo il quale le informazioni che vengono ricercate per prime sono quelle relative ai segni di ischemia miocardica indu- Sommario e scenari futuri Le indicazioni e raccomandazioni attuali alla CTC sono riassunte nella Tabella IV. Come si vede è possibile identificare già oggi un ampio spettro di indicazioni/raccomandazioni per l’utilizzo della CTC. Deve essere comunque sottolineato che queste indicazioni/raccomandazioni sono il risultato di osservazioni ripetute e di studi di validazione. Non sono ancora disponibili per nessuna delle indicazioni descritte trial prospettici randomizzati multicentrici. Per il momento l’expertise degli operatori rimane un fattore determinante per la buona esecuzione dell’esame e per il corretto inquadramento diagnostico sia in fase di selezione del paziente che alla luce del risultato dell’esame stesso. Figura 5. Potenziale algoritmo diagnostico nei pazienti con sospetta CAD. Da: Schuijf JD, et al. modificato (108). TABELLA IV Accuratezza diagnostica della TC nella rilevazione e caratterizzazione delle placche coronariche CTC Achenbach(58) (n=22) Sensibilità IVUS Leber(55) (n=37) Sensibilità Mista Non-calcifica Calcifica Tutte le placche Esclusione delle placche (Specificità) 78% 53% 94% 82% 88% Ipoecogena Iperecogena Calcifica Tutte le placche Esclusione delle placche (Specificità) 78% 78% 95% 86% 92% (35/45) (8/15) (33/36) (41/50) (29/33) (62/80) (87/112) (150/158) (299/350) (484/525) L’accuratezza diagnostica della TC per la rilevazione e caratterizzazione della placche coronariche viene riportata dai due principali studi sull’argomento (55,58). Nel primo studio (58), l’analisi è stata condotta per segmento senza esclusione di pazienti. Nel secondo studio (55), l’analisi è stata condotta su strati ortogonali contigui di 3 mm e sono stati esclusi 9 pazienti. Nell’intestazione tra parentesi il numero di pazienti valutati. Nelle parentesi accanto ai valori di sensibilità e specificità invece i numeri originali. Abbreviazioni: CTC = coronarografia mediante Tomografia Computerizzata; n. = numero di pazienti; IVUS = ecografia intravascolare (il gold standard utilizzato per il confronto). 13 IL GIORNALE ITALIANO DI CARDIOLOGIA INVASIVA cibile o pregressa, il paradigma proposto suggerisce che l’imaging morfologico potrebbe costituire il primo step diagnostico in grado di stratificare immediatamente i pazienti in: normali, con malattia coronarica non ostruttiva e con malattia coronarica ostruttiva. A questo step dovrebbe quindi seguire la valutazione funzionale dell’ischemia indotta dalle alterazioni morfologiche rilevate. Questo approccio si basa sul concetto di stratificazione individuale della presenza/assenza ed entità della coronaropatia aterosclerotica. Questa informazione, fino ad oggi, poteva essere estrapolata da dati epidemiologici (p.es. Framingham) o da metodiche come il Calcium Score. Quest’ultima, tuttavia, mostrando solo una discreta indipendenza nella stratificazione del rischio cardiovascolare rispetto ai dati epidemiologici precedenti(109). N. 2 • 2007 Conclusioni La CTC a 64 strati è una metodica non invasiva per la diagnosi di coronaropatia che si sta rapidamente estendendo sia in termini di disponibilità sul territorio che in termini di indicazioni cliniche. In futuro è verosimile che le applicazioni cliniche della metodica si estendano di pari passo con i miglioramenti tecnologici e con le evidenze della letteratura. L’affidabilità e l’accuratezza della metodica saranno ulteriormente incrementate dall’introduzione di nuove soluzioni come la doppia sorgente, permettendo l’implementazione nel campo del dolore toracico acuto. Allo stato attuale, per poter essere efficace, questa metodica può essere utilizzata in ambienti specialistici e da personale con training di lunga durata. TABELLA V Indicazioni e raccomandazioni correnti di utilizzo della CTC(22,23) Tipo Descrizione(22,23) Evidenze Coronariche • Basso-intermedio rischio con test provocativo dubbio o inconclusivo o non eseguibile(22-24) • Dolore tipico/atipico con test provocativi discordanti(22) • Dolore toracico tipico e test provocativo negativo(110) • Dolore toracico acuto con ECG negativo/non diagnostico e Tropo negativa o senza curva(70-75) • Dolore toracico acuto con test provocativi dubbi(70-75) • Diagnosi Differenziale Cardiomiopatia dilatativa/Scompenso cardiaco di nuova diagnosi • Screening preoperatorio chirurgia valvolare cardiaca e chirurgia maggiore non cardiaca(77,78) • Stratificazione del paziente con angina stabile, rischio intermedio-elevato e test provocativo negativo(110,111) • Follow-up del paziente rivascolarizzato con sintomi atipici e/o alterazioni dei test funzionali(28-41,44-52) • Screening preoperatorio chirurgia maggiore e non cardiaca(77,78) • Studio anomalie coronariche nell’adulto(26,27) • Studio volumi e funzione miocardica in pazienti con RM o Eco transesofageo non dirimente o non eseguibile(90-96) • Studio masse cardiache e patologia pericardica in pazienti con RM o Eco transesofageo non dirimente o non eseguibile • Mappatura arterie mammarie preoperatoria in pazienti candidati a BPAC • Studio/caratterizzazione placche coronariche(54-57,59-63) • Valutazione preangioplastica delle occlusioni totali croniche(66) • Studio vitalità miocardica a riposo(99-104) • Studio della perfusione miocardica(105,106) Maggiori • • • • • Maggiori Non coronariche 14 Valutazione dei volumi e della funzione miocardica(90-96) Diagnosi/esclusione trombo-embolia polmonare Diagnosi/esclusione dissezione aortica Mappatura preoperatoria vene polmonari per ablazione(112,113) Mappatura delle vene cardiache preliminare a impianto di pacemaker bi-ventricolare(97) Minori Ancillari Ancillari IMAGING CARDIACO E CORONARICO NON INVASIVO CON TC MULTISTRATO - PARTE II Bibliografia 1. 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