1 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1, comma 2, DCB BERGAMO Nuova serie Anno XXXI - Pubb. Mensile - Gennaio 2013 In copertina: Alcuni volti dei nostri paesi e non solo In 3ª di coperta Nell’Isola della Felicità SOMMARIO In 4ª di coperta Settimana ADO&GIO Autorizz. Trib. di Bergamo N. 28 del 13-9-1983. Direttore Responsabile: Lazzari Don Lino Direzione e Amministrazione: Parrocchia di San Giacomo Maggiore Ap. in Averara Via Piazza della Vittoria, 5 e-mail: [email protected] Abbonamenti 2013 Informazioni don Luca Nessi Tel. 0345 77093 e-mail: [email protected] numero singolo (anche arretrati) 3,50 € abbonamento in parrocchia con consegna a mano: 26,00 € abbonamento Italia e Estero con consegna postale: 28,00 € Conto corrente postale N. 38185203 intestato a: Parrocchia San Giacomo Apostolo 24010 Piazzatorre - Bg Periodico mensile delle Comunità Parrocchiali dell'Alta Valle Brembana. Stampa: Quadrifolio-Signum S.r.l. Azzano S. Paolo Via Emilia 17 Tel. 035/330100 Fax 035/330090 e-mail: intergrafica.pc@quadrifoliosignum .it 1 ANNO XXXI Gennaio 2013 3 4 6 8 10 12 14 16 18 21 22 24 26 EDITORIALE Il mosaico della fraternità L’ANGOLO DELLA POSTA “Choosy”? può darsi, dipende dal senso GIORNATA PER LA PACE 2013 La Pace passa per il rispetto della verità CHIESA IN CAMMINO La fraternità è bella ma non facile UN DONO PER LA CHIESA Martini: etica e politica ATTUALITÀ Anno nuovo, musica vecchia MONDO GIOVANI Prevenzione in Alta Valle, missione im...possibile? SCUOLA E INSEGNAMENTO RELIGIONE CATTOLICA L’ora di Religione a scuola FUTURO A “KILOMETRO” ZERO Parliamo di scuola CENTRO SOCIALE DON STEFANO PALLA Ho intervistato la nostra mitica Enrica UNA LETTERA DAI NOSTRI MISSIONARI Giuliano nelle missioni nord-est del Brasile FAMIGLIA In famiglia, accogliersi sempre PROGETTO TERRA SANTA Terra Santa il pellegrinaggio 27-55 CRONACHE PARROCCHIALI 56 L’ARTE IN ALTA VALLE BREMBANA La devozione a San Antonio Abate 59 60 Musical ADO&GIO: Nell’Isola della Felicità Settimana ADO&GIO EDITORIALE IL MOSAICO DELLA FRATERNITÀ una superstizione, ma pare abbia un fondo di verità, e cioè che rompere uno specchio porti male. Eppure è proprio ciò che si può pensare del nostro mondo: uno specchio andato in frantumi. Tanto che quando uno di noi cerca di specchiarsi dentro si ritrova a dire: “non mi vedo più in questo mondo! Tutto cambiato, tutto diverso…”. Ognuno ha le sue idee, ognuno le sue verità, ognuno i suoi interessi: difatti, spesso, quando si chiede ragione a qualcuno delle sue scelte o dei suoi errori, quello risponde “sono affari miei!” (di solito in modo più volgare). Sulle prime ci si arrabbia un po’, quindi con facilità ci si rassegna pensando che, in fin dei conti, forse è meglio che ciascuno pensi per sé. E’ la frammentazione del mondo dei nostri giorni che si riflette nella società, nella politica, nell’economia, addirittura nella singola persona, che si sente “spezzata” rispetto alla sua integrità. Osservando un gruppo di persone da vicino si potrebbe vedere uno specchio frantumato, che riflette non un’unica figura, ma tante facce diverse. Verrebbe da pensare che questa molteplicità sia la causa della impossibilità di andare d’accordo, al limite ci si potrebbe accostare, ma non unire. Se però qualcuno osservasse l’umanità da molto lontano, forse vi vedrebbe una figura ben definita, in cui ogni frammento fa parte di un tutto. Stando vicino non si riesce a comprendere come ciò possa accadere, ma considerando l’insieme sì. Lo sguardo di Dio, che comprende non solo le persone di ogni latitudine, ma anche di ogni tempo, vede la nostra umanità, più che come inconciliabilmente frammentata, come meravigliosamente variegata. Ogni persona, o addirittura ogni elemento creato, costituisce la tessera di un enorme mosaico, sensato nel suo insieme, e bisognoso d’altro canto di ogni sua singola parte per essere tale. La comunità cristiana, con la ricerca della fraternità, che fa da collante fra le diverse persone, ha ricevuto questo compito da Gesù Cristo: mostrare al mondo il volto di una umanità che fa della molteplicità la sua ricchezza, e non una ragione di conflitto. Ne consegue che ogni pensiero e ogni azione che un cristiano compie per favorire l’unione, aumenta la possibilità di intravedere questo disegno divino. Così ogni pensiero e azione che va contro la fraternità rallenta l’attuazione del progetto di Dio. E’ una grossa responsabilità, che passa attraverso i rapporti personali, ma anche l’impegno comunitario e istituzionale. E’ una grande prova di fede, perché il valore di una unità che verrà, comprendendo la attuale molteplicità, comporta la capacità di vedere con gli occhi di Dio la nostra umanità. È L’ALTA VALLE BREMBANA - 3 LETTERE ALLA REDAZIONE “CHOOSY”? PUÒ DARSI, DIPENDE DAL SENSO Choosy”. Così ha definito noi giovani italiani l’uscente ministro del lavoro Elsa Fornero. Dopo il suo intervento, molti amano usare questo termine per parlare di ragazzi laureati che non sanno accontentarsi dell’offerta disponibile nell’attuale mondo lavorativo. Noi italiani sembriamo propensi per natura a captare qualsiasi parola dall’accento un po’ “british”, e sfruttarla per il piacere di assaporare un suono economicamente e socialmente prestigioso. Questa non è una critica al prestito linguistico del termine straniero per indicare una realtà tutta italiana, né una critica al discorso del ministro Fornero. È piuttosto un appunto sull’abuso che facciamo di questa parola. Le formule importate dall’inglese ci sembrano sempre più autorevoli per la loro pregnanza e il loro magnetismo. Dire “choosy” invece di “schizzinosi” ci sembra infatti più convincente. Il punto è che quando viene usato come parola-etichetta, una “ Ricordiamo la possibilità di scriverci [email protected] oppure fax 034587002, oppure REDAZIONEBOLLETTINO, via san Giacomo, 1 - 24010 Piazzatorre (Bg). 4 - L’ALTA VALLE BREMBANA sorta di definizione delle giovani generazioni, si rischia di cadere in una superficialità d’opinione e in una generalizzazione di significati e di riferimenti. Perché invece non provare a riflettere sul termine “choosy” e su un ulteriore senso che può evocare? Il suo significato in inglese colloquiale è ormai noto: descrive una persona schizzinosa, pretenziosa, che non si accontenta. Se si prova a ragionare invece sull’origine della parola, ovvero il verbo to choose, che significa scegliere, optare, preferire, possiamo intravedere una sfumatura di senso un po’ diversa, non propriamente negativa. Insomma, se “choosy” in una sua possibile accezione, che tenta di andare oltre il significato primario, fosse letto come volontà di scegliere il proprio futuro, optare per un lavoro che coroni un percorso di studi, preferire un impiego sulla base delle proprie competenze e passioni, allora siamo davvero in tanti a rientrare in questa categoria. E ben venga essere un po’ “choosy”. Se invece ci limitiamo al senso principale del termine stesso, allora serve specificare che non tutti siamo così difficili e incapaci di leggere la situazione drammatica dell’occupazione in Italia. Per rispondere al parere del Dott. Luigi Lazzaroni che ha parlato di incompetenza, inconsapevolezza e passività dei gio- vani in cerca di lavoro (articolo di “Attualità”- Novembre 2012), direi che la questione non può essere ridotta all’incapacità di adattamento. Ci siamo adattati ai sistemi universitari tra i peggiori d’Europa, ci siamo adattati a non vedere riconosciuto lo studio come un vero impegno, ci siamo adattati a farci mantenere gli studi dalla famiglia (c’è anche qualcuno tra noi che lo ritiene un peso e non un agio), ci siamo adattati al disinteresse dello Stato per la cultura e la ricerca. Il nostro problema non mi pare quindi l’incapacità di adattarsi, o almeno non mi pare un aspetto che riguarda tutti. Conosco, per esempio, baristi laureati in filosofia, imbianchini laureati in storia dell’arte, commesse laureate in giurisprudenza, che hanno re-inventato la propria vita dimostrando una preziosa capacità d’adattamento alla realtà attuale con grande entusiasmo. Forse di queste persone ci dimentichiamo spesso quando diciamo che i giovani d’oggi non si accontentano e vogliono il LETTERE ALLA REDAZIONE posto ideale secondo il proprio percorso di studi. Come ci dimentichiamo di quelli che iniziano a lavorare dopo la scuola dell’obbligo senza molti capricci, accettando il primo impiego che capita nonostante le prospettive non sempre dignitose. Attenzione dunque a generalizzare! Forse non siamo poi tutti così ostinatamente pretenziosi e viziati come ci vogliono dipingere. Non sempre il problema della disoccupazione è la passività e la pretesa di avere un posto di lavoro immediato, redditizio e corrispondente alla propria formazione scolastica ed universitaria. Non parlerei di appagamento e di assurde pretese per un foglio con scritto “dottore”, “architetto”, “ingegnere”, ma parlerei di un’amara rassegnazione. Non ci sentiamo “arrivati” solo per avere un titolo di studi, sappiamo perfettamente che forse dovremo ricominciare tutto daccapo. A differenza di quello che il Dott. Lazzaroni sembra sostenere, infatti, siamo fin troppo consapevoli delle condizioni economiche e strutturali dell’Italia, della lungimiranza degli altri paesi europei in ambito lavorativo, universitario e scolastico, e della disparità tra la nostra preparazione teorica rispetto a quella pratica. Queste sono cose però che non dipendono solo da noi. E forse la nostra disaffezione per la politica non è solamente la causa dell’alto livello di disoccupazione, è anche una conseguenza. Il fatto che il sistema in cui viviamo non sia in grado di dare il giusto peso e riconoscimento a cinque o più anni di impegno, tempo e denaro per lo studio e per i propri progetti non è un aspetto da sottovalutare. Quando dobbiamo parlare di pretese assurde nel mondo del lavoro italiano e scandalizzarcene, non facciamolo con i desideri dei neo-laureati, facciamolo invece, solo per esempio, con chi punta sulla propria professione a tal punto da mettere in pericolo vite umane. Se le circostanze non permettono scelte e pretese, la gran parte di noi sarà capace di adattarsi e trovare la propria strada. Se però essere “choosy” implica la speranza di coronare un sogno lavorativo per cui si è studiato con dedizione e passione, allora lasciateci anche essere un po’ “choosy”. Nicole Tagliabue Gentile lettrice, ti ringrazio per la schiettezza con cui hai manifestato la tua opinione. Da quando in redazione si è deciso di “aprire” le porte della rivista ai commenti dei lettori, abbiamo avuto la soddisfazione di aver raggiunto un obiettivo; quello di creare un rapporto diretto con chi ci legge, stimolando la riflessione, il gradimento e le critiche. E’ positivo lanciare sassi nello stagno e vedere quante onde crea, a volte sono piccole, altre uno tsu- nami come l’articolo sui choosy. Nel particolare, mi spiace se ho dato l’impressione di aver generalizzato sul questo tema, quando era invece mia intenzione fornire esempi limite per dare un contributo alla comprensione del problema della disoccupazione giovanile. Il mio ragionamento si basava sull’analisi integrale dell’intervento del Ministro Elsa Fornero, (non solo delle due frasi riportate dai media), e da una serie di dati Istat sull’economia reale, che evidenziano una curiosa anomalia. Se da un lato tanti ragazzi sono in cerca di occupazione, dall’altro sono migliaia i posti di lavoro disponibili nell’artigianato e nel settore alberghiero, ben pagati, che i giovani non prendono in considerazione. Questo deve far riflettere. Luigi Spett.le Redazione, ci siamo accorti con piacere che il nostro Bollettino, anche se con la doverosa cautela per rispetto alla sua storia, sta cambiando. Sicuramente cose belle e importanti attinenti alle varie attività comunitarie erano presenti anche prima sulle sue pagine, ma ora si propongono con qualcosa “di più”. Penso che in questo modo si possano mettere in moto energie nuove di collaborazione. Grazie, perciò, proprio per quel “di più” che noi abbiamo sempre auspicato, che ci inserisce nel dibattito più ampio dei problemi del nostro tempo e contemporaneamente ci stimola e ci interroga sulla nostra fede. Lilia Barbieri L’ALTA VALLE BREMBANA - 5 GIORNATA PER LA PACE 2013 LA PACE PASSA PER IL RISPETTO DELLA VERITÀ a pace passa per il riconoscimento e il rispetto delle verità iscritte da Dio nel cuore di ogni persona, ne è quindi «precondizione» lo «smantellamento della dittatura del relativismo e dell'assunto di una morale totalmente autonoma» e, alla fine, esige di «proporre e promuovere una pedagogia della pace», che miri alla «costruzione di una convivenza fondata sulla verità, sulla libertà, sull'amore e sulla giustizia, perché la pace presuppone un umanesimo aperto alla trascendenza». È questo, in estrema sintesi, quanto afferma il messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della pace 2013 che ha per titolo «Beati gli operatori di pace». «La pace concerne l'integrità della persona umana – si legge nel messaggio – L 6 - L’ALTA VALLE BREMBANA ed implica il coinvolgimento di tutto l'uomo. È pace con Dio, nel vivere secondo la sua volontà. È pace interiore con se stessi, e pace esteriore con il prossimo e con tutto il creato». Oggi, secondo il Papa, siamo contrassegnati «dalla globalizzazione, con i suoi aspetti positivi e negativi, nonché da sanguinosi conflitti ancora in atto e da minacce di guerra». Nel messaggio il Santa Padre fa notare come sia in crescita «la diseguaglianze fra ricchi e poveri, dal prevalere di una mentalità egoistica e individualista espressa anche da un capitalismo finanziario sregolato e sono pericolosi per la pace quei fondamentalismi e quei fanatismi che stravolgono la vera natura della religione, chiamata a favorire la comunione e la riconciliazione tra gli uomini». Molteplici però – sottolinea Benedetto XVI – sono le opere di pace, di cui è ricco il mondo e che testimoniano l'innata vocazione dell'umanità alla pace. Questa vocazione è fondata sulle verità del diritto naturale. Primo punto per il Papa è quindi il «riconoscimento di essere, in Dio, un'unica famiglia umana. Essa si struttura, come ha insegnato l'Enciclica Pacem in terris, mediante relazioni interpersonali ed istituzioni sorrette ed animate da un “noi” comunitario, implicante un ordine morale, interno ed esterno, ove si riconoscono sinceramente secondo verità e giustizia, i reciproci diritti e i vicendevoli doveri». La via della sua realizzazione passa anzitutto per il rispetto per la vita umana, «considerata nella molteplicità dei suoi aspetti, a cominciare dal suo concepimento, nel suo svilupparsi, e sino alla sua fine naturale». Accanto al no ad aborto ed eutanasia, «falsi diritti o arbitrii» e «basati su una visione riduttiva e relativistica dell'essere umano», c'è la difesa e la promozione della famiglia «rispetto ai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione». Tra i diritti umani basilari – si legge nel messaggio – anche per la vita pacifica dei popoli, vi è quello dei singoli e delle comunità alla libertà religiosa. «In questo momento storico, diventa sempre più importante che tale diritto sia promosso non solo dal punto di vista negativo, come “libertà da” – ad esempio, da obblighi e costrizioni circa la libertà di GIORNATA PER LA PACE 2013 scegliere la propria religione –, ma anche dal punto di vista positivo, nelle sue varie articolazioni, come “libertà di”: ad esempio, di testimoniare la propria religione, di annunciare e comunicare il suo insegnamento; di compiere attività educative, di beneficenza e di assistenza che permettono di applicare i precetti religiosi; di esistere e agire come organismi sociali, strutturati secondo i principi dottrinali e i fini istituzionali che sono loro propri. Purtroppo, anche in Paesi di antica tradizione cristiana si stanno moltiplicando gli episodi di intolleranza religiosa, specie nei confronti del cristianesimo e di coloro che semplicemente indossano i segni identitari della propria religione». La promozione della pace passa anche per i diritti e i doveri sociali. Tra quelli «oggi maggiormente minacciati vi è il diritto al lavoro. Ciò è dovuto al fatto che sempre più il lavoro e il giusto riconoscimento dello statuto giuridico dei lavoratori non vengono adeguatamente valorizzati, perché lo sviluppo economico dipenderebbe soprattutto dalla piena libertà dei mercati. Il lavoro viene considerato così una variabile dipendente dei meccanismi economici e finanziari». La dignità dell'uomo e anche ragioni economiche, sociali e politiche, esigono invece che si continui «a perseguire quale priorità l'obiettivo dell'accesso al lavoro o del suo mantenimento, per tutti». Ciò richiede, secondo il Santa Padre, una rinnovata considerazione del lavoro, basata su principi etici e valori spirituali, che ne irrobustisca la concezione come bene fondamentale per la persona, la famiglia, la società. Servono «coraggiose e nuove politiche del lavoro per tutti e un nuovo modello di sviluppo», che sostituisca quello prevalso negli ultimi decenni che «postulava la ricerca della massimizzazione del profitto e del consumo, in un'ottica individualistica ed egoistica, intesa a valutare le persone solo per la loro capacità di rispondere alle esigenze della competitività. In un'altra prospettiva, invece, il vero e duraturo successo lo si ottiene con il dono di sé, delle proprie capacità intellettuali, della propria intraprendenza, poiché lo sviluppo economico vivibile, cioè autenticamente umano, ha bisogno del principio di gratuità come espressione di fraternità e della logica del dono». La pedagogia della pace implica per Benedetto XVI azione, compassione, solidarietà, coraggio e perseveranza. Riportiamo di seguito la parte finale del messaggio: Emerge, in conclusione, la necessità di proporre e promuovere una pedagogia della pace. Essa richiede una ricca vita interiore, chiari e validi riferimenti morali, atteggiamenti e stili di vita appropriati. Difatti, le opere di pace concorrono a realizzare il bene comune e creano l’interesse per la pace, educando ad essa. Pensieri, parole e gesti di pace creano una mentalità e una cultura della pace, un’atmosfera di rispetto, di onestà e di cordialità. Bisogna, allora, insegnare agli uomini ad amarsi e a educarsi alla pace, e a vivere con benevolenza, più che con semplice tolleranza. Incoraggiamento fondamentale è quello di «dire no alla vendetta, di riconoscere i propri torti, di accettare le scuse senza cercarle, e infine di perdonare», in modo che gli sbagli e le offese possano essere riconosciuti in verità per avanzare insieme verso la riconciliazione. Ciò richiede il diffondersi di una pedagogia del perdono. Il male, infatti, si vince col bene, e la giustizia va ricercata imitando Dio Padre che ama tutti i suoi figli (cfr Mt 5,2148). È un lavoro lento, perché suppone un’evoluzione spirituale, un’educazione ai valori più alti, una visione nuova della storia umana. Occorre rinunciare alla falsa pace che promettono gli idoli di questo mondo e ai pericoli che la accompagnano, a quella falsa pace che rende le coscienze sempre più insensibili, che porta verso il ripiegamento su se stessi, verso un’esistenza atrofizzata vissuta nell’indifferenza. L’ALTA VALLE BREMBANA - 7 CHIESA IN CAMMINO LA FRATERNITÁ È BELLA MA NON FACILE Riprendo e concludo l'articolo iniziato nel numero di dicembre Rileggendo Marco 3, 31-35 C hi è mia madre e chi sono i miei fratelli? ... chi fa la volontà di Dio. Coloro che sono radunati attorno a Gesù per ascoltarlo (e per diventare suoi discepoli) sono definiti sua "madre” e suoi “fratelli/sorelle”. Appare chiaro che Gesù rappresenta la propria comunità con il linguaggio dei legami famigliari ma stabilisce nuovi legami che vanno oltre quelli di sangue, le simpatie, le affinità di gruppo o le scelte di convenienza. Questo è possibile solo se si accede a quella esperienza della paternità di Dio che Gesù testimonia a tutti coloro che sono disponibili all'ascolto. Nella nuova famiglia del Regno uno solo è il Padre! Risulta chiaro allora che la “cartina di tornasole” della nostra adesione alla volontà di Dio sarà la cura concreta per le relazioni e i legami nella comunità. *(dalla testimonianza di un sacerdote) ... sicuro che in questa nostra Chiesa, così bella e così altrettanto imperfetta, c'è spazio per vivere esperienze d'amore e non sentirsi soli. Uno dei modi con cui la fraternità si traduce è appunto la “cura”, la “custodia” come quella del fratello maggiore nei confronti del minore. È l'esperienza di tanti animatori che ac8 - L’ALTA VALLE BREMBANA compagnano i ragazzi nel loro cammino di crescita.”Ancora una volta, come mi era già capitato in famiglia, sperimentavo che la fraternità, vissuta come esperienza d'amore, plasma e fa crescere, fa diventare grandi”. La fraternità è bella ma non facile. È una virtù, e come tutte le cose belle esige cammino, a volte fatica, con un lavoro costante su di sé e sul proprio io. In famiglia ciò che lega i fratelli sono i vincoli di sangue, nella Chiesa ciò che unisce è il vincolo della fede che ci fa compiere il gesto quotidiano dello spezzare il Pane e condividerlo in segno di comunione. Quando vivo questo momento so che Cristo, mio fratello, è presenza che lega e unisce e l'unità che si genera ha a che fare con l'Amore. *(commentando Gen 4,1-16) Caino e Abele... un modo di vivere dell'umanità... dominato dalla violenza e dall'eliminazione del fratello. Nella storia di due fratelli, Caino e Abele, il peccato sembra avere avuto il sopravvento: ma è più forte il male dell'uomo o la benedizione divina? Dove c'è un figlio, vi è il segno della benedizione divina. Custodire questa verità è sicuramente un altro modo di realizzare la fraternità! Il conflitto che può sfociare in violenza fa parte del rapporto tra gli uomini ma è possibile gestire il primo e dominare il secondo. Dal testo emerge un chiaro insegnamento: quando riconosci in te la presenza di invidia e gelosia, devi mettere in atto una scelta libera che scelga il dialogo, l'accettazione e la comprensione reciproca. “... Caino, quando sente la voce di Dio che lo invita a considerare la forza del peccato e gli comanda e insieme promette di poterlo dominare, non risponde nulla... Caino ha interrotto la comunicazione, non è più capace di parlare con Dio e non è più capace di parlare con suo fratello”. CHIESA IN CAMMINO Sono forse io il custode di mio fratello? Si evidenzia un altro modo per negare la fraternità: l'indifferenza, il rifiuto del problema. Caino elude la propria responsabilità nei riguardi del fratello e Dio gli contesta tale via di fuga, mettendolo di fronte alla sua colpa. Nella vicenda di Caino e Abele si intrecciano molte domande che noi stessi spesso ci poniamo:Dio sembra aver abbandonato il giusto alla prepotenza del malvagio!?”. È un Dio misterioso che però, se sembra permettere il male, ricerca comunque con l'umanità una via di trionfo del bene, della comunione. In ogni caso non è un Dio indifferente”. “Le parole di Dio a Caino hanno il compito di salvaguardare la sua vita, e cioè la vita dell'uomo, nonostante essa sia profondamente segnata dalla colpa, dalla violenza”. “Proteggendo Caino nonostante la sua colpa, egli dichiara di aver cara ai suoi occhi non solo la vita dei giusti come Abele, ma anche quella degli ingiusti come Caino. La fraternità si potrà ritrovare non sulla base di ritorsioni, di risarcimenti senza fine, ma su questa certezza che ogni vita umana è preziosa agli occhi di Dio". "Certo il male resta male e la fraternità lacerata segna nel profondo il cuore di Caino. Se non ritrova la verità della sua relazione e non si assume la responsabilità di suo fratello sarà sempre un uomo in fuga, straniero a se stesso. È una condizione di alienazione, di estraneazione legata al fatto che la verità della vita umana non si dà in un vuoto di relazioni, ma nell'assunzione della cura per l'altro, della responsabilità di custodire il fratello e di lasciarsi da lui custodire". *Alcune domande erano implicite nelle frasi proposte: eccone alcune esplicite tratte dal testo e leggermente modificate. Il servizio a Dio nei fratelli non si svolge lungo un cammi- no facile, privo di cadute e di divisioni. Quale stile ci caratterizza nell'attraversare momenti di prova, di crisi, nella fraternità? L'ascolto, il perdono, l'umiltà sono marce che spingono in avanti nell'unità ecclesiale. Riusciamo ad inserirle nella via di appartenenza alla Parrocchia, al Vicariato? O i nostri passi segnano una strada battuta da pretese, giudizi, amarezza e sfiducia? Che rapporto abbiamo con il Parroco e i sacerdoti? In quale vicinanza fraterna crediamo e speriamo? Come ci comportiamo davanti alle voci di denuncia che si sollevano nella comunità? Sappiamo discernere la profezia dalla critica fine a se stessa? Siamo disposti a esporci in prima persona nel dire e cercare la verità sui problemi ed eventualmente condividere soluzioni? Termino con le parole di Mons. Angelo Giuseppe Roncalli, 25 dicembre 1934, Sofia (Bulgaria). "Il rispetto, che ho sempre tenuto a professare in pubblico e in privato per ciascuno e per tutti, il mio silenzio imperturbabile e senza fiele, il non essermi mai chinato a raccogliere qualche sasso gettato da qualcuno sul mio cammino, hanno dovuto dire a tutti la sincerità del mio cuore anche per loro, che sento di amare nel Signore con la stessa cristiana e fraterna carità che il vangelo ci insegna". don Luca Nessi L’ALTA VALLE BREMBANA - 9 UN DONO PER LA CHIESA MARTINI: ETICA E POLITICA e istituzioni pubbliche sono percepite, per lo più, come un apparato di servizi, come una necessità logistica e non anche come la concretizzazione di un ideale, quello della “Polis”, della vita comune nella quale il cittadino può trovare espressione e realizzazione di esigenze personali imprescindibili. Perché, a questo proposito, sembra operare la costante individualistica che costituisce una componente profonda della nostra cultura contemporanea quotidiana; la concezione cioè dell’istituzione politica come pura “convenzione” o “contratto” stipulato tra cittadini in ordine alla soluzione più razionale dei problemi”.1 Partendo da questa pessimistica considerazione, Martini individua nell’educazione lo strumento fondamentale che potrà mettere in moto un processo tale da estirpare o almeno modificare questo tipo di cultura. “Oggi la necessità di una formazione all’impegno sociale e politico, ci appare grande”. Egli lo definisce un servizio verso la città e le istituzioni (prende come modello S. Ambrogio “che era stato preparato con un’intensa formazione culturale, assorbendo dai grandi autori della romanità, in particolare da Cicerone, un forte senso dei doveri civici, anzitutto della giustizia, della lealtà verso le istituzioni, della necessità della “L 10 - L’ALTA VALLE BREMBANA competenza nello svolgere un pubblico servizio”)2. Martini si chiede se “è possibile agire efficacemente in campo politico rispettando la morale cristiana”. La risposta che lui stesso dà è semplice, quasi naturale per un vero cristiano. “Agisce in modo conforme all’ordine morale, cristiano e anche semplicemente umano, chi pone come fine del suo agire politico il bene comune e considera il potere e il suo esercizio come un mezzo, uno dei mezzi per attuare il bene comune”. È vero che, purtroppo, nella prassi corrente può accadere il contrario anche da parte di chi apertamente fa professione di fede tanto da venir ricercato il potere per il proprio personale tornaconto; e solo subordinatamente a esso e al suo mantenimento, soprattutto se il potere dipende anche dal consenso, preoccuparsi del bene comune, che Martini così definisce: “Il bene comune non è solo una somma di beni individuali affini, bensì un valore nuovo specificamente distinto dal bene del singolo e dalla somma dei beni singoli. Ogni organismo sociale (per esempio una università o una città) possiede un suo particolare bene comune. Quando ci riferiamo allo Stato, allora il bene comune consiste nel complesso delle istituzioni e delle condizioni che permettono al singolo e ai corpi sociali più piccoli di tendere allo scopo loro proprio, collaborando tra loro in maniera ordinata”.3 Ma è proprio impossibile, c’è da chiedersi, una convivenza tra bene personale e bene comune? Martini non ritiene antitetiche le due cose. ”Per quanto riguarda il rapporto tra bene comune e bene o interesse particolare, egli sostiene, può non essere male cercare il bene personale, familiare, di gruppo, sia esso economico, sociale o politico, anzi può essere necessario quando si tratta di bisogni o diritti oggettivi. Male è subordinare UN DONO PER LA CHIESA il bene generale a quello particolare.È anche ovviamente male qualsiasi illegittimo accaparramento o dirottamento di beni comuni per un interesse particolare”.4 Martini non sottovaluta la difficoltà nella gestione della cosa pubblica; anzi invita coloro che non sono capaci di lottare contro ogni speranza (quasi novelli Abramo) a non cimentarsi “con una troppo fragile barca per mari alti e burrascosi”. Non ci può improvvisare politici (ed è questo un forte monito sottolineato proprio dall’ossessiva reiterazione del verbo occorre). “Occorre educare alla politica e all’impegno socio-politico, per dare a tutti la possibilità di partecipare realmente alle responsabilità democratiche, e a molti, a quanti più sia possibile, anche la competenza e il gusto di mettersi al servizio concreto delle istituzioni assumendo responsabilità dirette per il bene della società”. “Occorre che la collettività in quanto tale individui almeno tre settori di interventi: a. fornire conoscenze di tipo culturale, storico legislativo; b. suscitare esperienze di collaborazione, di dialogo e anche di confronto dialettico con cittadini di varie tendenze, organizzati o no; c. dare la possibilità di conoscere e di utilizzare gli strumenti d’intervento democratico che già ci sono o che si possono promuovere. Si tratta dunque anzitutto di un’opera di coscientizzazione, di educazione popolare di base che coincide di fatto con la coscientizzazione alla partecipazione democratica”.5 La gente comune, perciò, deve essere aiutata “a formarsi criteri di giudizio, usando strumenti di cognizione e di analisi adeguati: inquadramento e conoscenze storiche, elementi e fatti economici, strutture costituzionali ecc […]. Occorre anche insegnare alla gente a saper leggere criticamente la stampa, ad assumere un atteggiamento autonomo di fronte alle pressioni dei massmedia ecc. Tuttavia occorrono anche esperienze concrete, secondo i vari stadi e le diverse stagioni della vita”.6 Pensiamo qui all'azione promozionale che possono esercitare e già di fatto esercitano le molteplici realtà dell'associazionismo giovanile, anche con iniziative di dialogo e di confronto dialettico con diverse realtà. ”Occorre predisporre queste iniziative con molta serietà e cura, ma comunque non temere di allargare le idee e gli orizzonti. Penso pure a luoghi di confronto, a livelli anche di più alta competenza, quasi a nuove agorà in cui dialoghino tra loro la filosofia, l'economia, la politica e la teologia. Ritengo che occorre oggi moltiplicare in Italia luoghi di confronto democratico e di serio approfondimento scienti- fico di idee e di progetti nell'ascolto sereno e tollerante di ogni opinione. Senza tali luoghi il pensiero politico finisce per inaridirsi o lasciare il campo a un vuoto pragmatismo”.7 “Occorre infine far conoscere le varie istanze che consentono di intervenire, di promuovere e di difendere i diritti di ogni cittadino, e di pretendere da parte degli organi responsabili e amministrativi giustizia e onestà. Queste istanze esistono nei regimi democratici, ma sono poco conosciute, o si ha scarsa abitudine a ricorrervi, anche per il timore che tutto sia inutile. Occorre superare questo stato d'animo e dimostrare che con la pazienza e la competenza qualcosa alla fine succede. Si dirà che questa è anzitutto un'educazione civica globale prima di essere un'educazione cristiana. Ma il campo politico è proprio del cittadino in quanto tale, e la presenza cristiana in esso deve presentarsi ed essere presenza autenticamente umana e stimolo di attuazione democratica”.8 “Bisogna alimentare una coscienza eticopolitica” e tenersi ancorati alla nobile affermazione di Paolo VI: “La politica è la più alta forma di carità”. NOTE: 1. (C. M. Martini, Per un’etica nella pubblica amministrazione, EDB, pagg. 15) 2. (C. M. Martini, Educare alla solidarietà sociale e politica, EDB, pag.491) 3. (ibidem pag.506) 4. (C. M. Martini, Le ragioni del credere, Mondadori, Milano, pag.1588-1589) 5. (C. M. Martini, Educare alla solidarietà sociale e politica, EDB, pag.497) 6. (ibidem pag.498 7. (C. M. Martini, Educare alla solidarietà sociale e politica, EDB, pag.498-499) 8. (ibidem pag.499) L’ALTA VALLE BREMBANA - 11 ATTUALITÀ ANNO NUOVO, MUSICA VECCHIA al punto di vista economico e sociale, il 2012 è stato un anno disastroso, sia per le aziende che per le famiglie. Massacrate da una raffica incredibile di nuove tasse, si sono trovate a mal partito nel far quadrare i bilanci di fine anno. Consumi in calo come mai dal dopo guerra, aziende senza commesse, produzione industriale giù del 7,6%, disoccupazione all’11% con tassi del 37% per quella giovanile. La classe media continua ad impoverirsi, gli imprenditori sono con l’acqua alla gola, la povertà è aumentata in modo preoccupante, le tasse sono ai massimi livelli mondiali, ma i servizi pubblici sono carenti. In questo marasma s’innesta la campagna elettorale per le elezioni politiche di febbraio, D 12 - L’ALTA VALLE BREMBANA con i soliti protagonisti scatenati nel lanciare mirabolanti ricette per la rinascita e nel demonizzarsi a vicenda, come sempre, dimentichi del fatto che se siamo con le pezze sul sedere è soprattutto per merito loro. Eviteremo di parlare di orrori quali i privilegi della casta o il ladrocinio dei soldi pubblici. Meglio per la salute delle coronarie. Cercheremo invece di analizzare i macro problemi economici riscontrabili oggi nel Paese Italia, dalla spesa pubblica all’evasione. Iniziando dal più spinoso: le tasse. UNA MACCHINA POTENTE… L’Italia ha una delle strutture imprenditoriali più ricche ed efficienti al mondo. Le piccole e medie imprese sono distribuite capillarmente sul territorio, danno lavoro a milioni di persone, creano prodotti unici ed innovativi, sono tenutarie di un sapere e di una professionalità che tutti ci invidiano. Pensiamo alla moda, all’artigianato, alla gastronomia, al design, agli straordinari prodotti dell’agricoltura e dell’allevamento. Ci sono beni italiani che solo a citarli suscitano autentiche emozioni; le Ferrari, i vini, i formaggi, le borse, le calzature ed i capi dei grandi stilisti. Per non parlare della potenzialità del nostro turismo. Si potrebbe andare avanti per ore a citare quanta ricchezza si crea nel nostro Paese. E quanta se ne potrebbe creare se non fosse che le piccole imprese italiane… …CON IL FRENO A MANO TIRATO Se non fosse che non si sono fatte le giuste politiche per la crescita, rimandando il problema di anno in anno e riparando i buchi di bilancio con una raffica di manovre economiche di tipo esclusivamente recessivo, sostanzialmente fatte di nuove tasse. Le imprese, già in difficoltà per la crisi mondiale, sono state scambiate per un bancomat a fondo illimitato da cui attingere a piene mani per tentare di sistemare i conti dello Stato. Così molti imprenditori hanno scelto la via dell’evasione, altri sono letteralmente fuggiti all’estero, dove la manodopera costa ATTUALITÀ niente e le tasse sono irrisorie. Altri ancora sono rimasti qui, cercando di fare gli onesti, dove più della metà del loro reddito prende la via dell’Agenzia delle Entrate. Su un reddito lordo di 40.000 euro, 20-22.000 sono tasse da pagare. Da sottolineare che l’imprenditore in oggetto non ha ferie o malattie pagate, non ha il trattamento di fine rapporto, lavora mediamente 10 ore al giorno, sabato e spesso domenica compresi, rischia del suo ogni giorno ed ha indicibili responsabilità verso le persone che lavorano con lui. Come reddito lordo risulta ricco, ma quasi povero guardando il reddito netto, e potrebbe avere problemi con il redditometro, dato che il fisco dubita che un commerciante possa guadagnare solo 20.000 euro netti! Oltre al danno, la beffa. Si può andare avanti così? NELL’INDIFFERENZA PIÙ TOTALE Monte aziende italiane chiudono letteralmente “per tasse”, nell’indifferenza delle istituzioni. Sembra interessi a pochi che le piccole imprese siano strangolate da un fisco esoso ed insostenibile. Molte tasse sono palesemente contro lo sviluppo, come l’Irap, commisurata al numero di dipendenti, o l’IMU sui capannoni industriali, sugli uffici e sulle stalle. All’estero se ne sono accorti, e cercano di portarci via la nostra ricchezza. Il governo dell’austriaca Carinzia sta invitando le aziende friulane ad inve- stire nel suo territorio. Sono già pronte intere aree urbanizzate a tale scopo, fornite di tutti i servizi pubblici. In pochi giorni si hanno tutte le autorizzazioni, in due o tre mesi i capannoni sono costruiti secondo i più moderni sistemi di bio edilizia, in un giorno avvengono tutti i collaudi necessari. Il tutto con una tassazione concordata del 20-25% per i primi anni. Questo non accade in Siberia, ma fuori casa nostra. Quest’esperienza si potrebbe fare anche qui, se non fosse per una classe dirigente miope e fifona, che non vede oltre le prossime elezioni, che non ha iniziativa e non vuole scommettere sul futuro. Mentre in sei mesi nella Carinzia s’inizia a produrre, da noi nello stesso tempo non si riesce nemmeno ad avere l’approvazione del progetto per la stalla del maiale! In Carinzia se la ridono, bevendo birra alla nostra stupidità. I SOLDI SI TROVANO, BASTA VOLERLO L’ultimo governo ha cercato di mettere un dito nelle falle della diga Italia, peccato che le dita stritolate siano quelle dei cittadini. Solo tasse e nessun progetto per la crescita, poche idee per ridurre la spesa improduttiva. Non vale la solita scusa degli impegni europei che dobbiamo rispettare. Bisogna iniziare in casa nostra a scovare molti miliardi di euro da risparmiare. Non se ne può più di vedere sprechi di denaro pubblico, non solo al sud, anche da noi ci sarebbe da fare un bel discorso, (per esempio sul nuovo ospedale di Bergamo). E’ poi necessario far pagare le tasse a chi, protetto dalla politica, ne ha pagate poche, come certe banche, certe società finanziarie o certe cooperative, e fermiamoci qui. Serve una seria lotta all’evasione fiscale, fatta di concretezza e non di scenografici blitz come quelli contro i vip nei luoghi di vacanza. Sarebbero molto più utili delle leggi anti elusione che impediscano a quei vip di avere la barca, la Porche e la villa a Cortina, dichiarando zero reddito e con la loro azienda perennemente in perdita. Probabilmente sono degli intoccabili, come ce ne sono troppi in questo Paese, e rifermiamoci qui. A forza però di far finta di non vedere quello che va male, a forza di voltarsi dall’altra parte quando si vede un capannone chiuso, si rischia veramente grosso in questo Paese. Il corrente anno è già preannunciato peggio del precedente, altre aziende chiuderanno e altri giovani dovranno andarsene per trovare un impiego. Il nostro paese questo non lo merita. Il futuro resta molto incerto, quello che è sicuro è che si continua a vedere in tv degli attempati politici, sedicenti tenutari del dono della sapienza, che con le loro lavagnette ed il sorriso sulle labbra, ci spiegano che...”se siamo messi così male è per colpa di chi ci ha preceduto”… Ma non sono vent’anni che siete sempre voi? Luigi Lazzaroni L’ALTA VALLE BREMBANA - 13 MONDO GIOVANI PREVENZIONE IN ALTA VALLE MISSIONE im...POSSIBILE? l progetto prevenzione Alta Valle è ufficialmente partito con la SERATA DI LANCIO del 16 gennaio presso la sala della fondazione Don S. Palla. Un piccolo obiettivo è stato sicuramente raggiunto, quello di coinvolgere molta parte della comunità dell'Alta valle. GRAZIE a tutti per la vostra presenza. E' gratificante e dà speranza vedere i genitori coinvolti attivamente in iniziative di questo tipo, ciò fa ben sperare affinché la nostra comunità diventi sempre più una comunità educante. La domanda principale a cui si è cercato di rispondere è stata: “Cosa significa fare prevenzione? è davvero una missione impossibile?” Elvira Beato (Responsabile dell’osservatorio provinciale sulle dipendenze) e Andrea Noventa (Referente dell’area Prevenzione SERT 1 di Bergamo) non hanno dubbi il sociale è come tutti gli altri ambiti d'indagine, per cui perché la missione sia possibile bisogna partire dai dati, per rendere un intervento efficacie si deve conoscere bene il fenomeno dei consumi. Ma cosa ci dicono le ricerche? Uno studio condotto nel 2011 su circa 1300 studenti tra i 15/19 anni della provincia di Bergamo (tra cui anche gli studenti del Turoldo) evidenzia relativamente ai consumi di I 14 - L’ALTA VALLE BREMBANA bevande alcoliche la seguente situazione: – l'88% della popolazione studentesca ha assunto bevande alcoliche almeno una volta nella vita e di questi l'81,8% ha dichiarato di aver bevuto alcolici nell'ultimo anno; – il consumo di bevande alcoliche aumenta progressivamente col crescere dell'età, le percentuali relative all'assunzione di bevande negli ultimi 12 mesi rilevano che si passa dal 67,8% dei 15enni all'80,8% dei 16enni, ciò evidenzia che il passaggio dai 15 ai 16 anni è il più a rischio anche per la popolazione femminile, che è in forte aumento; – il 34,5% degli studenti ha riferito di aver praticato il binge drinking (l'assunzione di 5 o più “Bevande alcoliche" be- vande alcoliche in un intervallo di tempo più o meno breve). Anche questa moda aumenta con l'aumento dell'età, si rileva qui una prevalenza riferita alle studentesse bergamasche tra i 16/19 anni superiore rispetto a quelle delle coetanee italiane. Rispetto ai consumi di sostanzeillegaliemergeinveceche: – nel corso del 2011 il 21,9 degli studenti ha fumato cannabis, il 2,7% ha assunto cocaina, l'1,2% eroina, il 3,1% allucinogeni ed il 2,5% stimolanti; – la cannabis resta la sostanza più diffusa, il 27,9% degli studenti ha provato almeno una volta nella vita ad assumerla. E' nel passaggio tra i 16 e 17 anni che si osservano i maggiori incrementi dei consumi di cannabis (dal 19% al 31%), in particolare per le femmine (dal 14% al 31%), anche se questo tipo di consumo resta prevalentemente maschile. In termini generali, la ricerca rileva che il consumo di bevande tra gli studenti, è ampiamente diffuso, con consumi tendenzialmente in calo nel corso dell'anno 2011, ma che rimangono caratterizzati da un'età precoce di approccio, e dalla diffusione di mode come il binge drinking. Per quanto riguarda invece i consumidisostanzeillegali,siassiste ad un graduale decremento dell'usodal2007al2011.Siconferma come comportamento diffuso il policonsumo, cioè l'uso di due o più sostanze insieme. A ciò si affianca infine un aumento preoccupante del gioco in cui si scommettono soldi (lotto, scommesse sportive, gratta e vinci macchinette ecc..), anche per questo fe- MONDO GIOVANI nomeno si assiste ad un progressivo aumento con l'aumento dell'etàeaprevalenzamaschile,mai dati indicano una percentuale degli studenti/giocatori della bergamasca inferiore rispetto allapercentualenazionale. La ricerca evidenzia anche un altro dato interessante, ovvero l'individuazione di quei comportamenti che maggiormente si associano al consumo, riguardanti l'avere un rapporto problematico con gli adulti, una scarsa motivazione scolastica, un'intensa frequentazione con i pari e un'elevata prossimità con le sostanze. Quali sono allora le strategie che si possono mettere in campo per contrastare tali fenomeni? molte delle strategie preven- tive trovano fondamenta nella famiglia. Si evidenzia così che gli studenti meno a rischio sono coloro che hanno genitori che fissano regole di comportamento ben precise dentro e fuori casa, che conoscono gli amici, e che prestano attenzione ai bisogni dei propri figli. Ma è chiaro che la famiglia da sola non basta, per contrastare questi fenomeni bisogna uscire dalla logica dell'intervento singolo, per proporre interventi molteplici che rafforzino le abilità e il protagonismo dei ragazzi in un approccio di comunità. Ciò vuol dire che per fare prevenzione tutta la comunità deve condividere norme, comportamenti e valori comuni di contrasto all'uso di alcol/dro- ghe, e proporre ai giovani messaggi coerenti tra loro che rafforzino i fattori protettivi. Certo modificare un assetto sociale e abitudini ormai consolidate non è semplice, e fare prevenzione a volte sembra davvero impossibile, basti pensare che gli incidenti stradali dovuti ad abuso di alcol e sostanze rappresentano oggi la prima causa di morte tra i giovani. Ma se la volontà della nostra comunità nell'attivarsi unita per una vera attività di prevenzione è testimoniato dalla presenza della serata allora forse la prevenzione potrà essere una missione possibile! “Il coordinamento del progetto Prevenzione Alta Valle” RINNOVO BOLLETTINO 2013 La Direzione del Giornale comunica che la quota di abbonamento al Giornale “L'Alta Valle Brembana” viene così determinata: In Parrocchia Euro 26,00 In Italia con spedizione Euro 28,00 Estero con spedizione Euro 28,00 Anche per il prossimo anno il Giornale sarà spedito direttamente dalla tipografia. Occorre quindi verificare che l'indirizzo sia esatto e completo di Codice Avviamento Postale (CAP) Il CAP è un elemento determinante per la spedizione. In caso di cambio di residenza o di nominativo si prega avvisare don Luca Nessi (0345 77093, sms 3336143895, e mail [email protected]) e utilizzare un nuovo bollettino postale da richiedere presso le poste italiane. Si ricorda: conto n. 38185203 intestato a “Parrocchia di S. Giacomo Apostolo” - 24010 Piazzatorre (Bergamo), causale: rinnovo abbonamento “L'Alta Valle Brembana” 2013. AVVISO IMPORTANTE PER I RESIDENTI ALL'ESTERO Il rinnovo dell'abbonamento al Giornale “L' Alta Valle Brembana” per i residenti all'estero può essere inviato tramite assegno postale intestato a “Parrocchia di S. Giacomo Apostolo” (non aggiungete nomi di sacerdoti per favore!), via S. Giacomo 1 – 24010 Piazzatorre (Bergamo). Non è opportuno inviare la quota di abbonamento con assegno bancario perchè richiede una spesa gravosa per la riscossione. N.B. Chi ha già provveduto all'abbonamento non tenga conto del bollettino inserito e delle indicazioni sopra indicate. Cordiali saluti. La redazione del Giornale L’ALTA VALLE BREMBANA - 15 SCUOLA E INSEGNAMENTO RELIGIONE CATTOLICA L’ORA DI RELIGIONE A SCUOLA i trovavo in segreteria della scuola media per iscrivere mio figlio e, tra i fogli da compilare, la segretaria mi allunga una carta dicendomi che è per l’adesione all’ora di religione. Raccolgo i fogli, mi discosto un poco dallo sportello per compilarli, mentre la segretaria accoglie una famiglia straniera interessata all’iscrizione del figlio alla scuola media. Penso che sarà il futuro compagno di mio figlio. Poi sento la segretaria chiedere loro che religione professano e, alla risposta “islam”, la signorina inizia a spiegare dove mettere le x per non fare l’ora di religione. Con dispiacere penso che mio figlio non avrà l’opportu- M 16 - L’ALTA VALLE BREMBANA nità di confrontarsi con un ragazzo musulmano sulle questioni grandi della vita e sulla cultura italiana di forte radice cristiana. Poi, quando la segretaria è libera consegno i miei fogli e le chiedo perché abbia dato per scontato che quella famiglia non volesse fare religione. La signorina, con disinvoltura mi risponde che è meglio non creare questioni con loro“…non sai mai come la pensano…”. Me ne vado amareggiata da questi pregiudizi e dalla brutta informazione che gira nelle nostre scuole. Io, che insegno religione a studenti delle scuole superiori, ho sempre rispettato ogni pensiero e credo. Conosco bene gli accordi del Concordato del 1984 che rivedevano i Patti Lateranensi del 1928 e so che insegnare religione cristiana a scuola non è formare coscienze cristianamente educate, per quello c’è la parrocchia con la catechesi e la liturgia. A scuola ci si confronta sulle radici cristiane della ricchissima cultura italiana, che nell’arte e nella storia, ma anche nell’architettura e nei segni ovunque visibili, dice di una determinante influenza cristiana nel modo di pensare e vivere in Italia. Sono convinta che non si possa pienamente apprezzare la bellezza della cittadinanza italiana senza conoscere la storia di Gesù Cristo e del Cristianesimo. Azzardo quasi, dicendo, che non ci si può dire italiani se non si conosce il cristianesimo. E con questo tengo ben distinta la fede dalla conoscenza. È ben diverso dirsi credenti cristiani con un riferimento morale al vangelo e un’appartenenza ad una comunità parrocchiale di riferimento, dall’essere cittadini italiani che sanno raccontare di Gesù e della chiesa attraverso scene dipinte in affreschi o chiese arroccate sui monti, senza necessariamente saper pregare o professare il credo cristiano. SCUOLA E INSEGNAMENTO RELIGIONE CATTOLICA Nelle ore di lezione mi confronto con gli studenti sulla storia del cristianesimo che genera spesso discussioni vivaci e partecipate. Nel programma ministeriale è, inoltre, previsto il confronto con le altre grandi religioni e la problematizzazione delle domande esistenziali che permettono ai ragazzi approfondimenti e confronti su questioni attuali che raramente trovano spazio nei discorsi tra amici. È veramente una fortuna insegnare la storia della religione cristiana! Ed è ancor più bello quando in classe ci sono ragazzi di differenti culture con i quali avviare confronti arricchenti e interessanti che alimentano una stima reciproca e un avvicinamento tra pari. Sono fermamente convinta che partecipare all’ora di religione cristiana a scuola sia un’opportunità di crescita culturale e relazionale che arricchisce la consapevolezza della propria appartenenza alla cultura e al senso di cittadinanza italiana. Spero vivamente che nelle nostre scuole, ma non solo, spariscano i pregiudizi e i fraintendimenti legati a questa materia, alimentati da poca informazione e dal paradosso dato dalla possibilità di esonero degli studenti da questa disciplina. INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA ome ogni anno, in questi mesi di gennaio/febbraio viene promossa un’azione di sensibilizzazione sull’Insegnamento della religione cattolica (Irc), perché in questo periodo c’è la scadenza delle iscrizioni al nuovo anno scolastico (il termine è fissato quest’anno al 28 febbraio). La scelta di aderire all’insegnamento di religione riguarda in particolare i genitori che iscrivono i figli alla scuola dell’infanzia, alla scuola primaria e i ragazzi che passano dalla scuola media alle superiori. L’Irc è una disciplina a tutti gli effetti. Non è mossa da finalità catechistiche, ma si qualifica come proposta culturale offerta a tutti, in quanto opportunità per la conoscenza del cristianesimo, radice di tanta parte della cultura italiana ed europea. Ha una notevole rilevanza per la comprensione del patrimonio storico-artistico italiano e contribuisce a dare risposta specifica al bisogno di significato che ciascuno ha in sé. La scuola riconosce il valore della realtà religiosa come un dato storicamente, culturalmente e moralmente incarnato nella realtà sociale in cui l’alunno vive. In tal senso l’IRC si propone come insegnamento che va oltre le personali scelte di fede, è una disciplina che ha valore per la crescita della persona e la comprensione della realtà in cui siamo inseriti e si offre come strumento per la realizzazione di finalità educative e formative. L’Irc si propone nel rispetto del processo di crescita della persona e con modalità diversificate a seconda della fascia d’età, approfondendo le implicazioni antropologiche, sociali e valoriali. Emerge così un ulteriore contributo dell’Irc alla formazione di persone capaci di rispetto delle differenze, di comportamenti di reciproca comprensione, in un contesto di pluralismo culturale e religioso. In questo contesto l’IRC si offre anche come preziosa opportunità per l’elaborazione di attività interdisciplinari. Eleonora C L’ALTA VALLE BREMBANA - 17 FUTURO A “KILOMETRO” ZERO PARLIAMO DI SCUOLA priamo un dibattito sulla scuola in valle, a cui chiediamo a tutti di partecipare, con un primo contributo di spessore, quello del prof. Luigi Roffia, certamente una personalità eminente nel panorama della scuola bergamasca: è stato insegnate; preside in vari istituti scolastici, tra cui l’Istituto Tecnico Commerciale Statale e per Geometri di Zogno; direttore dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Bergamo; attualmente direttore generale dell’Azienda Bergamasca Formazione (Abf), di cui fa parte anche il CFP di S. Giovanni Bianco. Tante anche le sue pubblicazioni scientifiche nell’ambito della formazione. A Nei paesi del territorio brembano sono presenti molte scuole dell’infanzia paritarie che fanno riferimento alla parrocchia o ad una congregazione religiosa o al comune. Nella nostra provincia le scuole dell’infanzia paritarie sono 250 mentre quelle statali sono 75. È evidente l’utilità per il territorio della presenza di queste scuole che, in un ruolo di sussidiarietà, svolgono un servizio sostitutivo di quello statale e comunque sempre di elevata qualità. Personalmente ritengo poi che i sacrifici e gli sforzi che i consigli di amministrazione fanno per tenere in vita queste 18 - L’ALTA VALLE BREMBANA scuole, in un momento di difficoltà economica, meriti la riconoscenza dell’intera co-munità in cui operano. Sono convinto della necessità che nei nostri piccoli paesi non debbano scomparire le scuole dell’infanzia (paritarie/statali) al pari delle scuole primarie (le vecchie elementari). I nostri paesi, soprattutto quelli dell’alta valle, in questi anni, si sono spopolati e svuotati. In qualche caso non c’è più il parroco, il segretario comunale, il farmacista,… e nemmeno il negozio di generi alimentari. Arrivando in questi paesi, se non ci fosse il vociare piacevole dei bambini e delle bambine della scuola dell’infanzia e della scuola primaria, sarebbe veramente molto triste. È importante che queste scuole vengano difese dall’intera comunità perché la loro presenza favorisce la scelta dei giovani sposi per risiedere nei piccoli paesi. Se ci sono queste scuole le famiglie scelgono di restare e quindi altra vita si aggiunge nel tempo a quella già presente. Mi è capitato, in qualche caso, che alcuni genitori fossero titubanti rispetto alla realtà delle pluriclassi. Ho avuto modo di verificare che nelle pluriclassi delle nostre scuole di montagna si creano le condizioni per una crescita personale alquanto favorevole e serena e non è assolutamente vero che queste bambine e questi bambini partano svantaggiati rispetto a chi frequenta classi normali in paesi più grandi. Diverso è il problema delle scuole secondarie di primo grado (la scuola media). Ho condiviso in passato la scelta di collocare queste scuole, per motivi didattici ma anche economici, nelle realtà di fondo valle. Gli adolescenti, in questo modo, fanno un’importante esperienza di relazione e di conoscenza con altri amici e con altri compagni e queste possibilità sono sicuramente un ricco investimento per la loro età. Nella scuola media di primo grado, inoltre, i ragazzi iniziano ad utilizzare laboratori ed attrezzature tecnologiche che costano e la cui presenza all’interno della scuola è assolutamente necessaria. Non tutti i piccoli comuni potrebbero avere un’autonomia economica per dotare la propria scuola di queste strumentazioni. Veniamo ora alle scuole secondarie di secondo grado (scuole superiori) Nel settembre del 1985 divenne autonomo l’ITC di Zogno, fino ad allora “sezione staccata” dell’ITC Vittorio Emanuele II di Bergamo. Io sono stato il primo preside... In quei tempi, nel territorio brembano, c’erano altre due sezioni staccate: il liceo scientifico che dipendeva dal territorio di Alzano Lombardo ed il FUTURO A “KILOMETRO” ZERO professionale meccani-co/elettrico che dipendeva dall’IPSIA “Puglisi” di Bergamo. Presenza storica, invece, quelle dell’Istituto Alberghiero di San Pellegrino e del CFP di San Giovanni Bianco. Ricordo che nel settembre 1985 l’indice di passaggio degli studenti brembani dalla scuola media alla scuola superiore era piuttosto basso (pari al 27%) rispetto ad altre realtà territoriali della provincia di Bergamo. Il lavoro svolto, negli anni successivi, dall’Amministrazione Provinciale e dal Provveditorato agli Studi privilegiò l’edificazione di nuove scuole superiori nei centri della provincia e fu anche aumentata l’offerta formativa di quelle esistenti. Queste positive scelte politiche portarono, in tempi brevi, a far crescere il numero degli studenti che passavano dalla scuola media alla scuola superiore tant’è che dall’indice del 27% di passaggio del 1985 si passò, gradualmente, all’84% del 1993. In quegli anni (l’Istituto scolastico di Camanghè esisteva), in collaborazione con la Comunità Montana, il Distretto Scolastico e i sindaci, si ampliò a Camanghè l’offerta formativa: divenne così autonomo il liceo scientifico, fu introdotto l’Istituto Tecnico per Geometri, e poi negli anni successivi il liceo linguistico, il liceo delle scienze sociali, … e l’Istituto Tecnico industriale (meccatronica). L’attuale offerta formativa del “Turoldo” è ampia, forse un po’ troppo rispetto al bacino di utenza vallare. Purtroppo poi una percentuale significativa di studenti di terza media continua ancora a scegliere scuole della città. La loro uscita viene comunque compensata da studenti che dalla città o dai paesi di fondo valle scelgono gli indirizzi presenti a Camanghè. L’Istituto Alberghiero di San Pellegrino ha un’utenza che va ben oltre i confini vallari e in qualche caso anche oltre quelli provinciali. La formazione professionale del CFP di San Giovanni Bianco è anch’essa cresciuta nell’utenza e nella proposta for- L’ALTA VALLE BREMBANA - 19 FUTURO A “KILOMETRO” ZERO mativa. Attualmente offre percorsi formativi per il turismo, i servizi all’impresa, l’agricoltura di montagna, la meccanica, l’acconciatura e l’integrazione scolastica dei disabili. Nell’anno scolastico in corso la tradizionale tendenza della scelta, da parte delle famiglie, della scuola a cui fare frequentare i propri figli dopo la terza media si è modificata. Abbiamo assistito infatti ad un calo degli iscritti nei licei e nei professionali statali quinquennali; invariate le scelte per gli istituti tecnici e in forte crescita la scelta della formazione professionale (CFP). Perché? Per almeno due motivi. Il primo. La piena attuazione della recente riforma scolastica ha trasformato il percorso dei professionali statali a cinque anni. Prima invece, in queste scuole, si poteva scegliere il percorso triennale (con il consegui20 - L’ALTA VALLE BREMBANA mento della qualifica professionale) e successivamente decidere se proseguire o non proseguire con la frequenza della quarta e della quinta classe (esame di stato). La formazione professionale dei CFP continua invece ad offrire i percorsi triennali (qualifica professionale) e, successivamente, per chi lo desidera, il quadriennale (diploma di qualifica europeo) ed anche il quinquennale (esame di stato). È evidente che gli studenti e le famiglie hanno preferito per la formazione professionale scelte cadenzate in terzo, quarto e quinto anno con diplomi graduali che rispettano i livelli di crescita dello studente. Il secondo. La situazione occupazionale italiana, la crisi del mercato del lavoro e l’aumento della disoccupazione, soprattutto giovanile, consiglia di evitare per i nostri ragazzi e ragazze iscrizioni a corsi quinquennali (licei + università) e di favorire la scelta di percorsi brevi che consentano l’inserimento precoce nel manifattu- riero e nei servizi di giovani con qualifica triennale o diploma quadriennale. Per essi, nel nord-est italiano, è ancora possibile trovare lavoro subito dopo la conclusione di questa prima loro esperienza scolastica. Oggi conseguire un diploma “veloce” a cui sia possibile fa seguire un lavoro consente di far crescere, in una vera alternanza scuola/lavoro, competenze professionali ed esperienziali di alto livello che lo studente, desideroso di un’ulteriore attività scolastica, può poi teoricamente approfondire con un quinto anno. Questo è il modello scolastico-occupazionale dei paesi europei. Modello che privilegia innanzitutto la scuola e il lavoro senza escludere il successivo potenziamento del titolo di studio iniziale. La situazione rispetto alla fine degli anni ’80 è decisamente cambiata. Allora furono costruite scuole in provincia e portati i licei e gli istituti tecnici nelle realtà periferiche. Bisognava alzare i livelli culturali e avere più diplomati e più laureati. Ora l’attenzione si sposta sul lavoro che c’è nonostante la crisi e il lavoro che c’è è quello che accoglie ragazzi e ragazze diplomati diciassettenni e diciottenni ai quali non viene comunque esclusa, dopo una prima esperienza lavorativa, l’eventualità di un ritorno sui banchi di scuola in parallelo con il lavoro. Luigi Roffia CENTRO SOCIALE DON STEFANO PALLA HO INTERVISTATO LA NOSTRA MITICA ENRICA Dopo le graditissime interviste fatte ad alcuni ospiti del Don Palla, questo mese invece si cambia e si dà la parola a un’altra grande protagonista del Centro: la nostra mitica ENRICA!!! ome è iniziata la tua esperienza al Centro Don Palla? Verso la fine di Giugno del 1993 ero al mare con la mia famiglia, quando mamma Lina ricevette una telefonata dal Don Palla in cui si chiedeva se potevo salire per un colloquio riguardo a un’assunzione da centralinista. La mamma, rintracciandomi al mare, mi riferiva quanto richiesto e appena tornati a casa chiamai il Centro per prendere un appuntamento con il responsabile del personale. All’ingresso del Don Palla trovai in reception Silvana, la quale mi accolse con gentilezza e chiamò il capo servizio, che mi raggiunse e, accompagnandomi nell’ufficio, mi diede delucidazioni sul servizio che si doveva effettuare in reception. Ecco che il 5 agosto 1993 ho iniziato a lavorare in centralino con un po’ di titubanza nell’intraprendere un servizio nuovo del quale non avevo esperienza, ma la buona volontà nell’ imparare e nel mettermi a disposizione mi ha dato lo slancio per questa nuova missione. Anche il mio carattere mi ha sempre aiutata a socializzare nel servizio a cui ero stata affidata. In giornata arrivò il Presidente Busi, fui presentata dalla nostra Responsabile Lorella e lui con molto charme mi augurò un “ben arrivata nella struttura”. In reception eravamo in quattro ragazze a prestare servizio, Cristina, Silvana, Rita ed io, poi Rita, avendo fatto il corso ASA, è stata inserita nel servizio assistenziale all’Ospite e siamo rimaste noi tre. C In cosa consiste esattamente il tuo lavoro? Il nostro servizio è quello di rispondere a tutte le necessità della struttura, da quelle del Presidente a quelle dell’amministrazione, dei medici, della cucina, dell’assistenza, delle pulizie, dell’animazione e dei volontari; occorre venir incontro a questi bisogni trovando la soluzione migliore: agli ospiti si dona un sorriso e l’ascolto, ai parenti si danno delucidazioni e si risponde ai loro dubbi e per i vari reparti si chiamano le persone o le ditte da loro richieste. Quali cambiamenti ci son stati durante il corso degli anni? Nel 1994 inizia il servizio al Centro l’allora con capelli Rag. Walter, ragazzo ventenne che, alla guida di Busi, trasforma in super super super struttura tutto ciò che il Presidente comanda. Ci sono stati grandi cambiamenti dal 1993 a oggi, la struttura si è ingrandita grazie al Presidente e alla sua PROVVIDENZA, che ha dato la possibilità di inserire un maggior numero di Ospiti bisognosi di assistenza, ha aiutato i familiari nell’assistenza ai loro cari, ha aumentato il personale assistenziale e la collaborazione tra tutti i reparti; pertanto il Don Palla è diventata una grande struttura familiare ed accogliente, avremo i nostri pregi e i nostri difetti ma cerchiamo sempre di garantire umanità e professionalità nei vari ruoli. Nella vita non si finisce mai di imparare dalle nuove esperienze. La mitica Enrica Ci sono stati momenti difficili da affrontare? Ho affrontato anche momenti difficili in questi anni come la triste perdita della collega Silvana, persona di grande cuore e disponibilità, il nostro mitico Dott. Rho, con il quale abbiamo messo in scena vari spettacoli, e diversi volontari che con le loro peculiarità hanno lasciato un pezzo di sé nel cuore nostro e degli Ospiti che li hanno conosciuti. Cosa mi dici in particolare degli Ospiti? Ho osservato come i nostri Ospiti ricordano tanto il loro passato: la Sig.ra Agnese diverse volte viene da noi a chiedere se abbiamo comprato il pane per suo papà, la Sig.ra Noemi scambia la struttura per il suo albergo. Sono tanti i lavori svolti da loro per la vendita al mercatino dell’Immacolata: le babbucce, le mantelline, gli oggetti di decoupage; la Sig.ra Maria mi ha regalato le babbucce sapendo che le porto per andare a letto. Tanti ricordi ho nel cuore di Ospiti che mi davano una carezza dicendomi che ero brava oppure che apprezzavano il mio sorriso, ma non sono i complimenti che ricevo a farmi felice ma sono i loro sguardi, le loro attenzioni, i loro sorrisi, i loro pianti e le loro preoccupazioni che mi hanno fatto diventare una persona piena di umanità, e sono convinta che questa è la professione adatta a me. A cura di Greta Regazzoni L’ALTA VALLE BREMBANA - 21 UNA LETTERA DAI NOSTRI MISSIONARI GIULIANO NELLE MISSIONI NORD-EST DEL BRASILE grazie al sostegno delle nostre famiglie, a Suor Fausta, alle benedizioni di Don Flavio (parroco della Ramera) e a Dio che sempre ci accompagna in ogni nostro viaggio nelle missioni delle Suore Cappuccine di Madre Rubatto in Brasile Nord-Est, anche quest’anno è andato tutto bene. Arrivo in Sao Luis, come al solito accompagnato con grande impegno dall’amico Fulvio, nella notte tra il 10 e l’11 di ottobre, dove c’è Suor Maria Josè che ci accoglie con grande entusiasmo, nonostante sia già notte fonda. Ci fermiamo alcuni giorni nella fraternità di Sao Luis, alla Cohabi, e durante la nostra permanenza organizziamo il lavoro che dovremo fare in Barra do Corda. In questo periodo di sosta andiamo un paio di giorni da Fra’ Antonio, nel Convento della Beata Vergine del Carmo, situato nella città vecchia, per aiutare principalmente in lavori di manutenzione elettrica. Questo convento è per i frati appoggio per i viaggi all’interno nel Nord-Est del Brasile. Fra’ Antonio mi ha proposto di cucinare polenta taragna per tutti i frati alloggiati nel convento, con formaggio e farina che abbiamo portato dall’Italia È 22 - L’ALTA VALLE BREMBANA e molto volentieri li ho accontentati. Dopo 5 giorni partiamo con il pullman per Barra do Corda, il lavoro ci aspetta! Dopo un lungo ed estenuante viaggio, giungiamo finalmente in Barra do Corda. Nella missione, posta nella periferia di questa cittadina rimaniamo per 46 lunghissimi giorni, con il caldo che sfiora i 40°, sempre umido, con zanzare in ogni angolo e si suda giorno e notte. Qui al convento abbiamo smaltato ringhiere ed antoni e pitturato varie stanze, mentre abbiamo sistemato esternamente la scuola Valentino Lazzari. Durante questo lungo periodo abbiamo conosciuto una famiglia milanese, Fabio, Emanuela e la figlia Marta di un anno, che hanno deciso di trascorrere tre anni della loro vita nella parrocchia di Santa Gianna, non molto lontano dalla missione dove siamo noi. Nel periodo trascorso lì, Padre Ezio, responsabile della parrocchia, ci ha accompagnato nell’aldeia di Ponto a Escalvado dagli Indios Canela. La strada è lunga un centinaio di chilometri, non asfaltata, piena di sabbia e di buche, che attraversa una specie di deserto, dove la jeep passa a malapena, infatti impieghiamo più di 4 ore per raggiungerla. Siamo in cinque: io, Fulvio, il papà di Emanuela, Suor Tseghe (responsabile della scuola) e Padre Ezio (il nostro autista). Dopo circa 80 kilometri, all’inizio della riserva, alcuni indios ci fermano e pretendono di salire sulla jeep, per farsi Giuliano e Suor Tseghe con piccoli Indios UNA LETTERA DAI NOSTRI MISSIONARI portare all’aldeia. Ovviamente Padre Ezio cerca di spiegare che è impossibile riuscire a portare tutti su l’unica jeep; con fare minaccioso un centinaio di indios ci circonda, alcuni armati di fucili e altri con lunghi coltelli. Che grande spavento!!! Però grazie a Dio tutto si risolve (almeno così sembrava), Padre Ezio riesce a farli ragionare e carichiamo sul retro della jeep solo otto. Finalmente giungiamo all’aldeia che è mezzogiorno circa, tutti gli indios, piccoli e grandi, ci vengono incontro. Ci fermiamo un po’ dalla famiglia che ha “adottato” Padre Ezio, grazie al quale ha il permesso di entrare nell’aldeia. Poi andiamo alla capanna adibita a scuola dove ci fermiamo per il pranzo al sacco. Ci accorgiamo che la jeep ha una gomma a terra, controllando vediamo che c’è infilato un lungo chiodo e pensiamo subito che possano essere stati gli indios, quando ci hanno fermato all’inizio della riserva e per farci un dispetto ci abbiamo bucato la gomma. Per fortuna con l’aiuto di un giovane siamo riusciti a sistemare il tutto. Lavori Besario - Sao Luis Dopo un po’ di mo in Barra do Corda, fortunatempo sentiamo delle grida e tamente senza ulteriori intopveniamo a sapere che al mattipi! no era morto un neonato di Dopo aver terminato i lavori poche ore, morto dissanguato alla Scuola Don Valentino Laza causa del cordone ombelicale zari in Barra do Corda, rientagliato troppo corto. Lo avetriamo a Sao Luis. vano sepolto subito senza la Anche qui ci sono alcuni presenza della nonna, e ora lo lavoretti da terminare! stavano riesumando con tutti i Qui, inoltre, abbiamo la comloro riti, grida e pianti, donne e pagnia di Michelangelo e Rafalcuni uomini dipinti di nero e faella che sono appena arrivati rosso. da Messina, anche loro aiutano Solo a notte inoltrata torniala missione e si fermeranno circa due mesi. Nel poco tempo rimasto vado a verificare il lavoro di ricostruzione della casa delle Suore in Vila Litoranea, infatti l’attuale casa delle suore verrà trasformata nel Besario (Asilo Nido). Si pensa che per fine anno sia tutto ultimato, i lavori di muratura, arredi, giochi per i bimbi e cucine. Ogni offerta è sempre bene accetta, anche se Suor Fausta non è più con noi, il lavoro prosegue comunque! Con infiniti ringraziamenti. Giuliano e Fulvio al lavoro alla Scuola Valentino Lazzari - Barra do Corda Giuliano Moroni L’ALTA VALLE BREMBANA - 23 FAMIGLIA IN FAMIGLIA, ACCOGLIERSI SEMPRE In piena campagna elettorale tutti parlano di programmi e "agende", ecco la nostra proposta ... posati da 40 anni, lei austriaca e lui californiano, sei figli e quattro nipoti. Il segreto di una coppia che resiste “all’usura del tempo”. S Maria e John vivono in Italia da tanti anni. “Ci siamo chiesti – se, pur sicuri di essere fatti l’uno per l’altra, avremmo potuto essere testimoni d’unità nella nostra stessa famiglia: io americano e Maria austriaca immersi nella società italiana”. Le diversità tra loro sono molteplici e sembrano contrapporsi: il nuovo conti24 - L’ALTA VALLE BREMBANA nente americano e il vecchio mondo d’Europa. La lingua: non parlano tra loro né il tedesco né l’inglese, ma una terza, l’italiano. Diversità di cultura, di famiglia d’origine, di formazione professionale e intellettuale, di età (13 anni di differenza), e poi – racconta ancora John – “semplicemente io sono un uomo e lei è una donna, con carattere, esigenze e sensibilità diverse”. «Un episodio emblematico di questa diversità è accaduto proprio durante il viaggio di nozze in Sicilia – continua –. Tutto è bello, incantevole … arriviamo a Selinunte e Maria esclama entusiasta: ‘Che belli questi templi, parlano di un passato meraviglioso’. Ed io: ‘Che ci stanno a fare queste vecchie pietre e colonne mezze rotte? Sarebbe meglio buttarle giù per costruire un bel grattacielo’ Dove sarà il nostro punto d’incontro? Certi del progetto d’amore che Dio aveva su di noi, abbiamo intuito che né nei templi (=storia), né nel grattacielo (= terra giovane, nuova) ci saremmo incontrati, ma nell’accoglierci l’un l’altro». «E questo accoglierci ce lo ha insegnato un'amica con la sua vita. Lei aveva un’arte speciale nell’ascoltare, metteva sempre l’altro al primo posto, in assoluto. Mi sentivo pienamente accolta, capita, amata». È Maria che racconta, toccando alcuni momenti difficili vissuti nel matrimonio. «Non capivo più mio marito. Il suo modo di essere e di pensare mi metteva in crisi, ma ormai avevamo quattro figli piccoli. Una sera mi sembrava di non farcela più e sono corsa da Renata (l'amica). Ho buttato su di lei il mio più grande dubbio: avevo sbagliato a sposare John! Come sempre, mi ha accolta prendendo su di sé la mia sofferenza poi, con una certezza incrollabile, mi ha ricordato che, quando mi ero sposata, ero sicura che John fosse la persona giusta per me, al di là delle nostre diversità. Quella sera ho acquistato una forza nuova. Sì, ce l’avrem- FAMIGLIA vo: anzi, è importante per riuscire a mantenere la retta via della giustizia. mo fatta ad amarci fino alla fine!». «Ancora oggi, dopo 40 anni di vita insieme, – conclude John – sperimentiamo, quanto sia vero che se accogliamo le nostre diversità in positivo, come qualcosa che ci può arricchire e completare, allora nasce e rinasce un’armonia nuova tra noi». Una nonna parla con il nipotino: … Dipende tutto dal modo in cui guardi le cose: questa matita con cui sto scrivendo possiede cinque qualità, se riuscirai a trasporle nell'esistenza, sarai sempre una persona in pace con il mondo. Prima qualità: puoi fare grandi cose, ma non devi mai dimenticare che esiste una Mano che guida i tuoi passi. Dio, ecco come chiamiamo questa mano! Egli deve condurti sempre verso la Sua volontà. Seconda qualità: di tanto in tanto devo interrompere la scrittura ed usare un temperino. E' un'azione che provoca una certa sofferenza alla matita ma, alla fine, essa risulta più appuntita. Ecco perché devi imparare a sopportare alcuni dolori: ti faranno diventare un uomo migliore. Terza qualità: il tratto della matita ci permette di usare una gomma per cancellare ciò che è sbagliato. Correggere un'azione o un comportamento non è necessariamente qualcosa di negati- 2013 •13 Gennaio •14 Aprile •14 Luglio •13 Ottobre Quarta qualità: ciò che è realmente importante nella matita non è il legno o la sua forma esteriore, bensì la grafite della mina racchiusa in essa. Dunque presta sempre attenzione a quello che accade dentro di te. Ecco la quinta qualità: essa lascia sempre un segno. Allo stesso modo tutto ciò che farai nella vita lascerà una traccia: di conseguenza impegnati per avere piena coscienza di ogni tua azione. Paulo Coelho, da "Sono come il fiume che scorre. Pensieri e riflessioni 1998-2005" la commissione famiglia CALENDARIO DONAZIONI presso OSPEDALE S. GIOVANNI BIANCO LE ALTA VAL A BREMBAN dalle ore 7,30 alle ore 10,00 donare è... amare il prossimo L’ALTA VALLE BREMBANA - 25 PROGETTO TERRA SANTA TERRA SANTA IL PELLEGRINAGGIO n pellegrinaggio in Terra Santa è sempre un’esperienza di fede autentica. Partire per ripercorrere i luoghi di Gesù nella terra di Palestina, porta in sé il desiderio dell’incontro con lui… sì perché in Terra Santa si respira ancora la sua presenza, la si intuisce negli scavi archeologici, la si sente nelle parole raccontate. Un viaggio di fede in questo Anno della Fede. È nata così l’idea di proporre un pellegrinaggio alla ricerca di Gesù, in particolare a chi nelle nostre parrocchie ha il compito di raccontare Gesù ai piccoli: i catechisti. A loro abbiamo rivolto questo invito, con loro partiremo il 28 febbraio dopo aver celebrato una giornata di preghiera per i cristiani di Palestina nelle parrocchie del vicariato, portando con noi le offerte per sostenere progetti di solidarietà con i nostri fratelli che rischiano di scomparire dalla terra che ha generato la Chiesa. Il pellegrinaggio sarà un itinerario che, da Nazareth a Gerusalemme, ci riproporrà i luoghi della vita di Gesù: U 26 - L’ALTA VALLE BREMBANA dalla sua infanzia alla sua morte per crocefissione. Vedremo scavi che danno conferma ai luoghi raccontati nei vangeli, pregheremo in chiesa millenarie, che hanno visto nascere le prime preghiere cristiane, incontreremo fratelli che ci racconteranno la fatica e la bellezza di rimanere fedeli alle radici profondamente radicate in questa terra. Nel muoversi dal nord al sud della Palestina entreremo anche nella storia complessa della convivenza difficile tra arabi ed ebrei, vedremo e sentiremo di diritti negati e di paure quotidiane, di soprusi palesi e di tentativi di convivenza pacifica. Sfoglieremo il grosso libro della politica internazionale per cercare sentieri di una possibile pace nella terra di Gesù che rivelava la pace di Dio per ogni uomo. E vedremo uomini e donne pregare con linguaggi e gesti differenti, camminare per le vie di Gerusalemme con abiti e lineamenti del viso differenti, case e costruzioni civili con architetture diverse. Un pellegrinaggio in Terra Santa è sempre un viaggio di fede alla ricerca di Dio, alla ricerca dell’Uomo, alla ricerca della Pace. lcune volte nelle nostre liturgie e messe domenicali, si vedono dei laici che aiutano i sacerdoti a distribuire la comunione, specialmente quando c’è tanta gente. Può sembrare strano vedere dei laici che fanno le cose dei preti. Per forza, si dice, non ci sono più i preti, bisogna che qualcuno li aiuti! In realtà, in un contesto sociale, culturale ed ecclesiale che cambia notevolmente, raccogliendo le indicazioni del Concilio Vaticano II per una rinnovata importanza attribuita ai laici e a tutto il popolo di Dio, nella vita della Chiesa, credo che siano ar-rivati i tempi maturi per istituire anche nelle nostre comunità i MINISTRI STRAORDINARI DELLA COMUNIONE. Sono persone delle nostre comunità che condividono il cammino pastorale e comunitario di tutti noi e che, su invito del sacerdote, si rendono disponibili ad aiutarlo a distribuire la comunione nelle messe domenicali, o ogni qualvolta ce ne fosse bisogno, e nello svolgere il compito primario della comunità cristiana che è quello di portare A Gesù a ogni persona (missionarietà). In realtà il compito della Chiesa missionaria si realizza in tanti modi, dalla catechesi alla carità, dalla preghiera alla disponibilità nei numerosi servizi di gestione delle strutture. Anche portare Gesù agli ammalati, non soltanto con una preziosa visita personale, ma anche permettendo loro di fare la comunione, è un modo profondo e alto di assolvere il grande compito della missionarietà, che non è solo del sacerdote o delle suore di turno. Svolgere insieme al sacerdote questa missione e responsabilità, è uno dei modi nei quali si afferma che questo compito è del credente, in tutte le sue forme di vita, consacrate o laiche. Così anche nella liturgia si esprime questo senso di corresponsabilità con l’aiutare il sacerdote a distribuire la comunione durante la santa messa, in particolare quelle festive o in quelle dove è presente molta gente. In una prossima celebrazione daremo il mandato a queste persone che hanno fatto un corso di preparazione e che hanno ricevuto il permesso dal Vescovo, perché anche nelle nostre tre comunità ci siano figure che realizzino questo ministero, questo servizio, carico di grandissimo significato ecclesiale e cristiano. Capisco anche che qualcuno non accetti di buon grado questo piccolo cambiamento e che faccia fatica ad accettare la presenza di persone che esercitano questo ministero. Comprendo il loro possibile disagio, suscitato da tantissimi motivi che possono essere anche legittimi. Nello stesso tempo, rispettandoli, sostengo che sia un passaggio molto serio e importante da realizzare nelle nostre comunità, cogliendo l’importanza di un cammino di corresponsabilità per annunciare il Vangelo, che va vissuto insieme e che non sostituisce il sacerdote, ma semplicemente lo affianca e ne condivide le fatiche e le gioie. L’ALTA VALLE BREMBANA - 27 S . M A RT I N O MINISTRI STRAORDINARI DELLA COMUNIONE CENTRO DI ASCOLTO ...SULLA CARITÀ!!! Proseguiamo la presentazione del pensiero di alcuni santi riguardo la CARITÀ e riflettiamo sulle parole di S. Vincenzo de’ Paoli, uno dei santi più famosi nell'esercizio della carità. roseguiamo la presentazione del pensiero di alcuni santi riguardo la CARITÀ e riflettiamo sulle parole di S. Vincenzo de’ Paoli, uno dei santi più famosi nell'esercizio della carità. Nell'ufficio delle letture della sua memoria (27 settembre) la Liturgia delle Ore propone una sua stupenda lettera sul servizio da prestare ai poveri. Il santo raccomanda anzitutto una visione di fede. "Non dobbiamo regolare il nostro atteggiamento verso i poveri da ciò che appare esternamente in essi e neppure in base alle loro qualità interiori. Dobbiamo piuttosto considerarli al lume della fede". San Vincenzo ricorda poi l’esempio di Cristo. “Il Figlio di Dio ha voluto essere povero, ed essere rappresentato dai poveri. Nella sua passione non aveva quasi la figura di uomo; appariva un folle davanti ai gentili, una pietra di scandalo per i Giudei; eppure egli si qualifica l'evangelizzatore dei poveri: "Mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio" (Lc 4, 18). Dobbiamo entrare in questi sentimenti e fare ciò che Gesù ha fatto: curare i poveri, consolarli, soccorrerli, raccomandarli. Egli stesso volle nascere povero, ricevere nella sua compagnia i poveri, servire i poveri, mettersi al posto dei poveri, fino a dire che il bene o il male che noi faremo ai poveri lo terrà come fatto alla sua persona divina. Dio ama i poveri, e, per con- S . M A RT I N O P 28 - L’ALTA VALLE BREMBANA seguenza, ama quelli che amano i poveri. In realtà quando si ama molto qualcuno, si porta affetto ai suoi amici e ai suoi servitori. Così abbiamo ragione di sperare che, per amore di essi, Dio amerà anche noi. Quando andiamo a visitarli, cerchiamo di capirli per soffrire con loro, e di metterci nella disposizione interiore dell'Apostolo che diceva: "Mi sono fatto tutto a tutti" (1 Cor 9, 22). Invita quindi a pregare. ”Sforziamoci perciò di diventare sensibili alle sofferenze e alle miserie del prossimo. Preghiamo Dio, per questo, che ci doni lo spirito di misericordia e di amore, che ce ne riempia e che ce lo conservi.” Proprio la fede e la preghiera, che ci portano oltre le cose umane, ispirano a San Vincenzo espressioni fortissime e bellissime sulla concretezza con cui la carità ci comanda di servire i poveri. “Il servizio dei poveri deve essere preferito a tutto. Non ci devono essere ritardi. Se nell'ora dell'orazione avete da portare una medicina o un soccorso a un povero, andatevi tranquillamente. Offrite a Dio la vostra azione, unendovi l'intenzione dell’orazione. Non dovete preoccuparvi e credere di aver mancato, se per il servizio dei poveri avete lasciato l'orazione. Non è lasciare Dio, quando si lascia Dio per Iddio, ossia un'opera di Dio per farne un'altra. Se lasciate l'orazione per assistere un povero, sappiate che far questo è servire Dio. La carità è superiore a tutte le regole, e tutto deve riferirsi ad essa. E' una grande signora: bisogna fare ciò che comanda. Tutti quelli che ameranno i poveri in vita non avranno alcun timore della morte. Serviamo dunque con rinnovato amore i poveri e cerchiamo i più abbandonati. Essi sono i nostri signori e padroni.” La carità è vista come il valore unificante e fondante, che rende veramente cristiani tutti gli altri gesti e le altre virtù del credente. Uno è cristiano quando ha la carità. Valnegra, 4 gennaio 2013 AUGURI IN MUSICA nche quest’anno abbiamo avuto la fortuna di ospitare, nella chiesa di San Michele Arcangelo, l’esibizione degli allievi della SCUOLA MUSICALE ALTA VALLE BREMBANA e delle cantanti degli AMICI DELLA LIRICA VALLE BREMBANA. A Entrambi i gruppi hanno la loro sede presso l’edificio delle Scuole medie di Valnegra. Prima del concerto, l’Amministrazione comunale ha voluto dare il “Benvenuto” ai tre piccoli bimbi nati nel 2012, offrendo un piccolo dono in segno di gioia per la loro nascita a Valnegra. stati eseguiti brani di natura prevalentemente natalizia, alcuni dei quali in forma solista. Il concerto si è concluso con il brano “Bianco Natal”, eseguito dalle cantanti liriche insieme al Coro di voci bianche, emozionando tutti i presenti. Ringraziamo di cuore, oltre il Maestro Michele e Sonia, Don Pierangelo Gualtieri, presidente della SCUOLA MUSICALE ALTA VALLE BREMBANA, con la speranza che continuino con entusiasmo il loro lavoro e che sempre più giovani siano coinvolti dalla passione per la musica ed il canto. FESTA DEI VOLONTARI abato 15 dicembre 2012, a Piazza Brembana si è svolta la Festa del Volontariato con una cena “di amicizia” offerta dall’Amministrazione comunale a base di polenta taragna, cotechini e braciole. Quest’anno alla Festa si è voluto dare un valore e un significato particolari. Sono stati invitati tutti i volontari del paese, sia quelli che operano nella società civile sia coloro che sono legati alla comunità parrocchiale, perché tutti mettono a disposizione dell’intera collettività il loro impegno e il loro tempo, che, come diceva il grande filosofo latino, Seneca, “è la cosa più preziosa che noi possediamo”. Quindi offrirlo, anche se in parte, agli altri è il più grande atto di generosità che un uomo possa compiere. S Si è voluto rompere quella ormai stucchevole divisione tra “Stato e Chiesa”, tra “laici e cattolici”: chiunque lavora per il prossimo, come sostiene Simone Weil, è un cristiano. Inoltre si auspica che Piazza Brembana, ritenuto un paese poco omogeneo, perché formato da cittadini provenienti da tutti i paesi dell’Alta Valle, possa trovare un’anima comune, un nucleo valoriale aggregante proprio nella solidarietà. OperL’ALTA VALLE BREMBANA - 29 S . M A RT I N O Il concerto è iniziato con il Coro di voci bianche, composto da circa 15 bambini, provenienti da diversi paesi della Valle. Il Coro è nato nell’autunno del 2010 per iniziativa del Maestro Michele Gervasoni e di sua moglie Sonia Park.Essi educano al canto con grande passione ed entusiasmo, trasmettendo ai bambini la gioia che il canto a la musica possono dare. E’ stata poi la volta dei giovani allievi pianisti della Scuola musicale. Si è partiti dai più piccoli, che da pochi mesi hanno iniziato a conoscere lo strumento, sino ad arrivare a chi ormai da diversi anni si applica con costanza allo studio del pianoforte. La terza parte del concerto è stata animata dalle magnifiche voci delle cantanti degli Amici della lirica, sempre accompagnate al pianoforte dal Maestro Michele e dirette da Sonia. Sono sono le radici di ogni possibilità di convivenza ”. (C.M. Martini, Per un’etica nella pubblica amministrazione, EDB, pag. 21-22) S . M A RT I N O Il Sindaco di Piazza Brembana ha voluto ricordare, durante la Festa, due nostri volontari da poco scomparsi, che, ognuno con stile proprio, hanno operato con encomiabile passione nel dedicarsi agli altri: Silvio Calegari e Marcello Calegari ai cui familiari sono state donate due targhe ricordo su cui sono riportati i seguenti testi: azione difficile? Non sappiamo. Intanto cominciamo a seminare sperando “nella gioia del raccolto”. L’importante è iniziare a combattere l’egolatria, questa paganeggiante adorazione di se stessi, che è il veleno del vivere comune. Sostiene il cardinale Martini: “L’ideale è che il cittadino si senta effettivamente cittadino, non individuo, che senta i problemi della città come fos- sero i suoi, che riconosca la città come realtà spirituale e non come semplice apparato di servizi […] È nel quotidiano e nel cordiale incontro delle persone che cresce la coscienza di essere cittadini e l’opportunità di occuparsi insieme della cosa comune […] nella quotidianità, sofferta e partecipata, gli uomini sperimentano quell’amicizia e quel mutuo riconoscimento fraterno che A Silvio Calegari per l’impegno civico e solidale profuso verso la nostra Comunità. Riconoscente L’Amministrazione comunale A Marcello Calegari per i valori di solidarietà e per l’impegno civico espressi e vissuti nella nostra Comunità. Riconoscente L’Amministrazione comunale VALORI ETICI DEL SERVIZIO CIVILE ll’interno della campagna permanente di promozione del Servizio Civile, che si propone di sensibilizzare l’opinione pubblica ai valori della solidarietà, della pace, della nonviolenza e della mondialità, mi sembrava giusto, in questo mio anno di Servizio Civile, dedicare un articolo alla tematica dei valori etici su cui si fonda il Servizio Civile in particolar modo sul valore della nonviolenza e della pace. Non essendoci, oggi, da parte dei giovani in Servizio A 30 - L’ALTA VALLE BREMBANA Civile, una scelta di obiezione al servizio militare a monte, è fondamentale (era importante, in realtà, anche per gli obiettori) ricercare nell’esperienza di servizio quotidiano i valori della nonviolenza e dell’obiezione di coscienza alle armi. Occorre, infatti, considerare che il Servizio Civile è una scelta di nonviolenza: non tutti lo sanno che la Legge stessa e la Costituzione lo considerano come mezzo alternativo allo strumento militare per la difesa del nostro paese. Esso rende quindi concreto il principio del ripudio della guerra nei gesti quotidiani e Servizi tesi a costruire e rafforzare i legami che sostanziano e mantengono coesa la società civile. Infatti, nonostante il quadro preoccupante della situazione in cui versa il mondo, caratterizzato da focolai di tensione sociale e da forme di conflitti e violenza di diversa natura, ci impegniamo a essere costruttori di pace; testimoni di un desiderio di pace che corrisponde al dovere-diritto di uno svilup- RAPPRESENTAZIONE NATALIZIA BAMBINI DELLA PRIMA COMUNIONE omenica 6 Gennaio nella messa delle 9.45 a Moio, i bambini di 3 a elementare hanno impersonificato i personaggi del presepe. Non è stato solo il semplice “vestirsi da” ma nel rappresentare le figure che 2013 anni fa furono presenti alla nascita D di nostro Signore, hanno detto a tutti che loro, adesso, in questo tempo, in quest’anno di preparazione alla prima comunione, CI SONO, sono membri della nostra comunità, stanno vivendo un tempo di Avvento speciale che li porterà il 5 Maggio ad incontrare personalmente Gesù; po integrale, sociale e comunitario. Consapevoli che le opere di pace concorrono a realizzare il bene comune e creano l’interesse per la stessa pace, educando a essa termino dicendo che: “la Pace è bene universale e indivisibile, che essa non s’impone (“non ve la do come la dà il mondo”) ma la si offre (“lascio a voi la pace”)”. Luana proprio come i re magi nell’Epifania. A noi comunità cristiana, resta il compito, oltre che ad accoglierli con gioia, di pregare per loro e per i loro genitori; perché la fede forte e autentica della nostra chiesa sia la stella cometa che li guida e veglia sul loro cammino. ERRATA CORRIGE L’articolo che è stato scritto con il titolo “Dalla scuole materna di Lenna” è stato sbagliato. In realtà ha questo titolo: “Il nido Linus di Valnegra, un servizio per l’infanzia e la famiglia aperto a tutto il territorio”. Un articolo interessante che merita di essere letto e ripreso. Ci scusiamo con l’autrice e con tutti coloro che vivono questa esperienza. L’ALTA VALLE BREMBANA - 31 S . M A RT I N O nella diffusione, attraverso di essi, di una cultura della nonviolenza e della pace intesa come solidarietà, giustizia, libertà e verità. Noi giovani in Servizi Civile siamo consapevoli e ci impegniamo a partecipare all’attuazione di una legge che ha come finalità il coinvolgimento delle nuove generazione nella difesa della Patria con mezzi non armati e non violenti, mediante servizi di utilità sociale. DEFUNTI S . M A RT I N O Signore, ti raccomandiamo umilmente i nostri fratelli; tu che in questa vita mortale li hai sempre circondati del tuo immenso amore, fa’ che, liberi da ogni male, entrino nel riposo eterno del tuo regno. Ora che per loro sono passate le cose di questo mondo, portali nel tuo paradiso, dove non è più lutto, né dolore, né pianto, ma pace e gioia con il tuo Figlio e con lo Spirito Santo. Donati Francesca Ved. Bonzi di anni 95 Nata a Lenna - 16-03-1917 Defunta a Lenna - 25-12-2012 Oberti Mercede di anni 91 Nata a Lenna - 11-10-1921 Defunta a Bergamo - 4-1-2013 Midali Carlo Mario di anni 76 Nato a Bergamo - 23-12-1936 Defunto a Monza - 1-1-2013 Domenica Callegari di anni 89 Nata a Piazza Brembana - 23-9-1923 Defunta a Piazza Brembana - 24-12-2012 Paganoni Giampietro di anni 72 Nato a Lenna - 11-5-1940 Defunto a S. Pellegrino - 30-12-2012 32 - L’ALTA VALLE BREMBANA Luciana Mainetti di anni 87 Nata a Verdello - 15-3-1925 Defunta a Bergamo - 10-12-2012 iovedì 10 Gennaio si è tenuto l’incontro di preghiera vicariale nella Chiesa di Santa Brigida , il 4° di questo anno pastorale 2012/2013. Penso utile ed opportuno riproporre in sintesi la riflessione che abbiamo fatto quella sera,, anche perché si ricollega ai messaggi e alle proposte dei mesi scorsi, e al cammino in atto in questo ANNO DELLA FEDE, ed in particolare alla lettera pastorale del nostro Vescovo sulla FRATERNITA’ CRISTIANA. E’ proprio nel contesto di questo cammino iniziato che abbiamo posto la nostra attenzione sul tema della Giornata del Migrante e del Rifugiato (13 gennaio 2013), e al relativo messaggio del Papa “Migrazioni – Pellegrinaggio di Fede e di Speranza”. Sono stati richiamati alcuni aspetti della vita cristiana, radicata nella Fede, con la consapevolezza che la Fede genera la Speranza e la Carità, e quindi la Fraternità. Dalle tante sollecitazioni contenute nel messaggio del G Papa, rivolte specialmente a coloro che nella società e nella Chiesa svolgono particolari funzioni di autorità, guida e responsabilità; abbiamo colto un passaggio importante , simpatico ed attuale: lo stretto legame tra la Fede e la Speranza. I migranti, se si muovono , nonostante tutto, hanno davanti una speranza, una meta, un traguardo. La speranza cristiana è più forte, più grande delle nostre speranze umani, spesso illusorie o fallite in partenza. La speranza cristiana è comunque una certezza , una sicurezza, che ci sta davanti come una meta luminosa , un traguardo sicuro, perché il Signore non ci abbandona mai, è sempre con noi, e opera il nostro vero bene, l’ultima parola sarà la Sua , una parola di vita e di felicità. C’è sempre davanti a noi una STELLA, che è Gesù stesso, che è anche la Madonna “Stella Mattutina”. Ciascuno di noi però deve essere una stella per gli altri, specialmente per chi fa più fatica, è più provato, smarri- to, tentato di sfiducia e di scoraggiamento. Se ci sforzeremo di essere veramente una piccola stella per gli altri, per tutti, anche per i fratelli migranti, il loro pellegrinaggio sarà nutrito di fede e di speranza, e tutti noi cresceremo anche nella fraternità cristiana, raccomandato così fortemente dal nostro Vescovo. Soprattutto in questo mese di gennaio, iniziato con la giornata mondiale della pace, segnato, oltre che della giornata per i migranti, dalla settimana di preghiera per l’unità di tutti i cristiani (cattolici, protestanti, ortodossi, anglicani) e da una particolare giornata riservata all’approfondimento del dialogo tra ebrei e cristiani, ringraziamo il Signore per il dono della fede. Questo dono l’abbiamo ricevuto nel Battesimo, ma siamo continuamente invitati a riscoprirlo, rinnovarlo, diffondendolo in ogni ambiente e situazione di vita, consapevoli che la FEDE si rafforza donandola. Con questo programma di vita, bello ed impegnativo, rinnovo ancora a tutti gli AUGURI CORDIALI DI BUON ANNO 2013. Don Lino VITA DELLA COMUNITA’ Natale e Feste Natalizie: soprattutto nel periodo dopo il Natale fino verso l’Epifania ha registrato un discreto numero di ospiti, specialmente nelle seconde case, Fortunatamente abbiamo tanti parrocchiani “adottivi” che frequentano assiduamente la Chiesa, colmando il vuoto lasciato da tanti paesani assenti. Assai nutrito e partecipato il “carnet” di serate e altre manifestazioni proposte dalla rinnovata Pro-Loco di Santa Brigida. Anche la ”Festa del Monticello” tenutasi nei giorni (3 e 4 gennaio)ha avuto buon seguito, arricchita anche dalla presenza dell’artistico presepio in legno di Regazzoni Giuseppe (Polito) esposto nell’antica Chiesa di San Lorenzo. L’ALTA VALLE BREMBANA - 33 C U S I O / S A N TA B R I G I D A PELLEGRINAGGIO DI FEDE E DI SPERANZA C U S I O / S A N TA B R I G I D A LA FESTA DEL DONO (Epifania): quest’anno, come già annunciato prima di Natale era finalizzata, in entrambi le Comunità, a contribuire all’abbattimento della spesa sostenuta per il rifacimento dell’impianto automatizzato delle nostre campane. Tenuto conto anche della crisi in atto, la raccolta ha consentito di raccogliere un valido aiuto: ❉ € 1.190/00 a Cusio ❉ € 2.600/00 a Santa Brigida, a cui vanno aggiunte altresì € 1.800/00 quale provento del “Mercatino Natalizio”. A tutti grazie di cuore. 6 Dicembre: Celebrazione diocesana della solennità di S. Ambrogio a Santa Brigida con il Vescovo di Bergamo Francesco È stata la nostra parrocchia di Santa Brigida ad accogliere il vescovo nella festa di sant’Ambrogio celebrata, nella Diocesi di Bergamo, da trentuno parrocchie di rito ambrosiano. Quest’anno monsignor Beschi ha scelto la nostra comunità per la solenne concelebrazione a cui erano presenti, oltre ad alcuni sacerdoti del vicariato, anche il delegato vescovile per il Rito ambrosiano monsignor Angelo Riva e don Vittorio Rota, vicario di Calolzio-Caprino. La presenza del vescovo è stata per noi motivo di gioia e ha rappresentato l’espressione del senso di comunione della nostra Diocesi con le parrocchie di rito ambrosiano, una comunione ecclesiale che, pur nella diversità dei riti, vive lo spirito di fraternità. 34 - L’ALTA VALLE BREMBANA Con decreto vescovile in data 18 dicembre 2012 (un decreto per ciascuna parrocchia), inoltrato tramite la Cancelleria Vescovile, è stato nominato il C.P.A.E. (Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici): Per la Parrocchia di Santa Brigida Vergine in Santa Brigida, i signori: ☞ Cattaneo Guido ☞ Conti Domenico ☞ Regazzoni Renato ☞ Rivellini Graziano ☞ Regazzoni Ezio (referente parrocchiale per il sostegno economico alla Chiesa Cattolica). Monsignor Beschi, nell’omelia, ha spiegato il significato del rito, che ci ricorda il gusto, il senso e il significato della vita e rappresenta l’anima di quello che facciamo. Parole semplici, con esempi vicini alla nostra vita quotidiana, che hanno catturato l’attenzione anche dei tanti bambini e ragazzi presenti in chiesa per la celebrazione. “Se al rito non corri- Per la Parrocchia di Santa Margherita V.M. in Cusio, i signori: ☞ Arioli Attilia ☞ Lazzaroni Mario ☞ Paleni Omar ☞ Stracchi Ferdinando ☞ Rovelli Giuseppe (referente parrocchiale per il sostegno economico alla Chiesa Cattolica). N.B. La nomina ha durata di cinque anni. Ringraziamo gli interessati per la loro disponibilità ed il Vescovo per la fiducia accordata a loro e al Parroco che li ha proposti, e auguriamo buon lavoro per il bene delle nostre Comunità. sponde però la vita, – ha detto il vescovo – il rito diventa solo una grande rappresentazione, una pura esteriorità. E’ come donare un fiore senza che ci sia l’amore. Nello stesso tempo una vita senza riti diventa qualcosa che consumiamo senza capire il perché, senza comprendere ciò che è nascosto”. Al momento dell’offertorio a monsignor Beschi sono stati NELLA CASA DEL PADRE Rovelli Beatrice in Signorelli di anni 73 Originaria di Cusio. Deceduta a Boltiere il 15 novembre 2012 ed ivi sepolta. “E’ dura a mandare giù questo boccone amaro; è dura entrare in casa e non trovarti più lì ad accoglierci con un sorriso e una bella parola. Eri una persona fantastica nonna, una di quelle persone mandate apposta per ascoltarci, rassicurarci e farci capire dove sbagliavamo. Hai sempre voluto vederci sorridere e dicevi sempre che se ci avessi visti piangere saresti arrivata a tirarci i piedi di notte. Hai lasciato un grande vuoto, ma allo stesso tempo hai lasciato un bel ricordo di te. Ti ricorderemo tutti come la Beatrice di sempre; quando penseremo a te ci spunterà un sorriso sulle labbra, perché avremo la certezza che tu sarai lì con noi. Ciao nonna, proteggici da lassù. (I tuoi nipoti) Paleni Camillo Luigi di anni 75 Nato a Cusio il 25 ottobre 1937, sposato con Paleni Gabriella, è deceduto in casa a Cusio nella prima ora del venerdì 14 dicembre 2012. Funerato e sepolto a Cusio. Da circa tre anni era ammalato ed ultimamente si era aggravato. “Ti ricordano con affetto tutti i tuoi cari”. Paleni Piera ved. Bianchi di anni 87 Nata a Cusio il 1/07/1925 Deceduta a Piantedo (So) il 20/12/2012, ivi sepolta. Là si era trasferita dopo il matrimonio. Sempre legata alla sua gente. “Riposa in pace” (I tuoi cari) L’ALTA VALLE BREMBANA - 35 C U S I O / S A N TA B R I G I D A donati un libro sulla storia dell’antica chiesa di Santa Brigida e un cesto di prodotti locali. Ai piedi dell’altare si sono poi riuniti i bambini e i ragazzi che quest’anno riceveranno i Sacramenti della Prima Confessione, Prima Comunione e Cresima e sono stati presentati alla comunità e al vescovo. Dopo la celebrazione il vescovo ha salutato i parrocchiani e le molte persone giunte da altri paesi dell’alta valle e si è intrattenuto nella sala polivalente dove è stato offerto un rinfresco. SOTTO UNA BUONA STELLA l tempo che va dall’Epifania all’inizio della quaresima può essere definito “il tempo delle stelle”. L’Epifania infatti si caratterizza per la presenza della stella, che di solito noi diciamo “cometa”, e, andando verso la quaresima, il tempo del carnevale, che si estende per tutto questo periodo, è contrassegnato dalle stelle filanti. A ben vedere c’è una parentela fra la prima e le seconde: che siano comete o filanti, sono comunque stelle che si muovono. La cosa ha il suo rilievo: i Magi infatti raggiungono Gesù bambino perché seguono una stella che si muove, e le stelle filanti mettono allegria proprio perché “filano”. Essendo poi, tutto sommato, all’inizio dell’anno, tutti speriamo che le stelle ci sorridano, e non solo stiano lassù a guardare quello che capita quaggiù. Non tanto per le improbabili previsioni di oroscopi e veggenti, che affollano il passaggio dal vecchio al nuovo anno, (pronostici tra l’altro già dimenticati) quanto perché ci auguriamo che come le stelle brillano in cielo, così sia luminosa la nostra esistenza in terra. Occorre dunque che le stelle, comete e filanti nello spazio, compiano una traiettoria crescente, essendo cioè astri nascenti, per essere punto di riferimento, e non una traiettoria calante, finendo per essere stelle cadenti. Stranamente si dice che bisogna esprimere un desiderio quando si vede una stella cadente, forse perché si pensa che la CASSIGLIO / O R N I C A / VA L T O R T A I 36 - L’ALTA VALLE BREMBANA stella venga a farci compagnia, in realtà ci potrebbe essere più utile se stesse lassù in cielo. Da cose cadenti siamo in verità già accompagnati: l’economia cadente a causa della crisi, la politica cadente a causa degli scandali, il morale cadente a causa delle cose che vanno storte qua e là nella vita di tutti… Meglio dunque esprimere un desiderio quando vediamo un astro nascente, anche perché la possibilità di esprime- re desideri si moltiplicherà in modo esponenziale: stelle cadenti se ne vedono ogni tanto (soprattutto, per tradizione, in prossimità del 10 agosto, S. Lorenzo), ma astri nascenti molti di più. Ogni mattina quell’astro nascente che è il sole si alza all’orizzonte facendo cominciare la nostra giornata. Ogni sera il cielo nero si riempie di stelle grandi e piccole, come un lembo di velluto tempestato di diamanti. Se di giorno, presi dalle nostre faccende, come solitamente diciamo, “non abbiamo tempo” di guardare il sole (e però vediamo le cose grazie alla sua luce), la sera cerchiamo di non perdere l’occasione di guardare il cielo, spegnendo quelle pallide “stelle elettriche” che sono le lampadine, che non soddisfano i nostri desideri, ma ci costringono a continuare nei nostri doveri di fare e trafficare. Le stelle sono così tante che non finiremo mai di desiderare cose buone e nuove, ed è desiderando che la nostra vita sarà come astro nascente, e mai stella cadente. HA FATTO RITORNO ALLA CASA DEL PADRE Ruffinoni Renato Marcello d’anni 88 Nativo di Cassiglio, abitava a Bergamo, si è spento al Centro don Orione il 7 dicembre 2012 e nel cimitero cittadino riposa il suo corpo in attesa della resurrezione. Caro Marcello, ricorderemo sempre la disponibilità, la cura dei rapporti umani, il valore dell’amicizia, l’attenzione alle difficoltà altrui. Sapevi cogliere e trasmettere il piacere delle cose semplici e quotidiane, ci mancherai molto, così come i tuoi sinceri suggerimenti e incoraggiamenti. Sarai sempre con noi, i tuoi cari con affetto FESTIVITÀ NATALIZIE a natura con l’arrivo della neve in tempo opportuno ha creato la cornice adatta per le feste natalizie, altrettanto gli abitanti dei nostri tre paesi, in diversi modi, hanno dato prova di spirito creativo per rendere più lieto questo periodo. In Valtorta un gruppo di giovani ha realizzato il tradizionale presepe in chiesa, mentre gli Le Befane a Valtorta adolescenti hanno preparato una simpatica festa per l’Epifania, coinvolgendo anche i bambini, e filmando le vicende della Sacra Famiglia in cerca di alloggio nelle contrade di Valtorta, incrociando diverse befane, dapprima scontrose, ma poi generose. In Ornica in chiesa è stato realizzato un presepe di tipo simbolico per richiamare la centralità del Bambino Gesù che dà senso al Natale, altrimenti facilmente relegato a festa esteriore, ma non della vita. Il giorno di Santo Stefano poi il paese si è trasformato in un grande presepio vivente, ricco di vecchi mestieri e attraversato dal corteo della Sacra Famiglia e dei Magi, coordinati da Ferruccio e collaboratori. Corteo che il giorno del- l’Epifania ha ripercorso le strade del paese con un nutrito gruppo di figuranti. In Cassiglio il grande presepe, che riproduce il paese, si è arricchito della baita del Foièr, fresca di anniversario, come luogo scelto per ospitare la Sacra Famiglia. La notte di Natale poi il paese si è animato con diversi figuranti, intenti al proprio lavoro, per creare un presepe nel quale potesse sentirsi accolto il nascente Gesù Bambino. Nelle case, inoltre, molti ragazzi e adulti, specie in Cassiglio, hanno in diversi modi rappresentato la scena della natività con il presepio, segno della volontà di accogliere nella propria famiglia il Signore Gesù. Presepe di Cassiglio, particolare L’ALTA VALLE BREMBANA - 37 CASSIGLIO I Magi ad Ornica / O R N I C A / VA L T O R T A L AV E R A R A L’AFFRESCO “TORRE DELLA SAPIENZA” “Torre della Sapienza” Trascrizione del testo fatta da Bega Leo 38 - L’ALTA VALLE BREMBANA I Pantaleone ed infine al portico di S. Giacomo, il Parroco si sofferma per presentare i primi due affreschi, ubicati sulla parete del Portico di S. Giacomo. Il primo è elencato come “Torre della Sapienza”, anno 1446. La superficie affrescata, suddivisa in piccoli riquadri, è ubicata in alto e nell’angolo di destra della parete. Questo primo affresco componeva la “pagina di lettura per quelli che si apprestavano ad entrare in chiesa, occupando così il tempo di AV E R A R A n attesa della Campagna di Catalogazione dei Beni Architettonici promossa dalla Provicia di Bergamo riguardanti la Parrocchia di Averara con riferimento al Campanile di S. Pantaleone, alla Chiesa di S. Torre della Sapienza. Anno 1446 L’ALTA VALLE BREMBANA - 39 AV E R A R A attesa dell’inizio della celebrazione”. Il fedele attento, rileggendo la “pagina affrescata”, trova sempre spunti di riflessione. La lettura della “pagina affrescata”, completa nelle sue norme morali, è strumento necessario per conseguire la sapienza. Per questo motivo la riproduzione del primo affresco del Portico di Averara diventa del 1985, dopo il recupero pittorico fatto dalla Provincia, richiamo alla MostraConvegno del luglio-agosto 1985 in Averara, con l’intestazione “I segni dell’uomo e del tempo”. Il ricercatore appassionato Bega Leo ha completato tutti i riquadri dell’affresco con il risultato di facilitare la lettura completa della “Torre della Sapienza”. Questa è la storia del primo affresco del Portico di S. Giacomo mentre il secondo affresco del Portico è quello posi- Annunciazione 40 - L’ALTA VALLE BREMBANA Madonna in trono con Santi zionato più in basso che ripropone il trittico “Madonna in trono con Santi” (1400-1449). Il terzo affresco è “Annun- ciazione” che era posizionato sopra la primitiva porta laterale della Chiesa di S. Giacomo. L’affresco nel 1966 venne strappato e riportato sulla parete interna della chiesa adiacente alla Parrocchiale. È l’inizio del trasferimento degli affreschi dal Portico di S. Giacomo alle pareti interne della Chiesa dell’Immacolata. Nota Il primo affresco “Torre della Sapienza” in tempi successivi viene ricoperto con l’affresco “Stemma dei Visconti” Nel 1966 l’affresco “Stemma dei Visconti” venne strappato e collocato sulla parete interna della Chiesa adiacente, rimettendo così di nuovo in evidenza l’affresco “Torre della Sapienza”, che la Provincia nel 1985 recupera per essere usato come “Emblema della Mostra-Convegno”, attuata in Averara nei mesi di luglio-agosto del 1985. io, nel suo disegno di salvezza, ha voluto mostrare che destinatari sono tutti popoli della terra, senza alcuna distinzione. Il suo messaggio e la sua proposta di salvezza è per tutti. Il tempo di Natale, che abbiamo concluso, ha evidenziato una salvezza che non è preclusa a nessuna condizione (rappresentata dall’annuncio ai pastori, gli ultimi nella scala sociale del tempo) e nessuna cultura (rappresentata dai magi venuti da terre straniere). Anche noi allora, come coloro che lo hanno incontrato, è chiesto di metterci in cammino. Il Signore che viene, chiede a noi non solo di metterci in cammino ma di coltivare l’atteggiamento della ricerca. Già perché essere cristiani vuol dire proprio sentirsi in ricerca avendo il coraggio di mettersi in discussione. Spesso invece idealizziamo l’essere cristiano pensando che coincida con il conoscere tutto e l’avere una risposta su tutto. Non è così. I magi si mettono in viaggio senza avere le risposte su tutto. Essere cristiano e testimone di Cristo non vuol dire avere le tutte le risposte. Ciò che ci deve caratterizzare è il mantenere un atteggiamento di ricerca. Come i Magi siamo invitati a porre attenzione ai segni, a leggere la realtà come un segno, a non aver paura di porre interrogativi, a saper sfruttare le occasioni per trovare risposte, a saperci confrontare con le persone per D capire la nostra fede e come viverla. La scrittura, in riferimento alla rivelazione di Cristo, ci mette di fronte alla contrapposizione luce – tenebre. Cristo è la luce e la sua luce è capace di illuminare le tenebre. E’ successo nella notte della nascita nel campo dei pastori, è accaduto ai Magi che hanno visto la stella luminosa nella notte, ed è accaduto molte volte durante tutto il ministero di Gesù. Ma tutta la scrittura ci met- ne e si mette in cammino, vive l'esperienza del viaggio, vive la precarietà del viaggio e la fatica di portarsi dentro tante domande alla quale non è sempre facile e immediato dare delle risposte. Chi accetta di vivere in questa condizione – ci dice l’intera scrittura – è paradossalmente in una condizione di serenità. Al contrario, chi non accoglie la provocazione della luce e si rifiuta quindi di mettersi in cammino rimane in uno stato di inquietudine/tri- te in guardia dal fatto che lasciarsi illuminare dalla luce non è scelta scontata. O perlomeno non lo è per tutti. Da questa luce c'è chi si lascia illuminare e scaldare e c'è chi preferisce chiudersi in se stesso, come Erode e i farisei ciechi e sordi nel loro castello di certezze. La luce però è offerta a tutti, a tutti gli è data la possibilità di lasciarsi illuminare. Chi accoglie la provocazio- stezza. Pensiamo all’inquietudine di Erode, alla tristezza del giovane ricco che non se la sente di seguire Gesù. La gioia di chi è in viaggio però è solo preludio di una gioia più grande: quella dell'incontro con una Persona. E’ l'incontro ciò a cui noi tendiamo, è per incontrarci che Dio è venuto al mondo, e per favorire questo incontro che Dio non lascia mai manL’ALTA VALLE BREMBANA - 41 M E Z Z O L D O / O L M O / P I A Z Z AT O R R E / P I A Z Z O L O RAGGIUNTI DALLA LUCE, RIPRENDIAMO IL CAMMINO M E Z Z O L D O / O L M O / P I A Z Z AT O R R E / P I A Z Z O L O care nella nostra storia concreta quegli indizi che ci possono condurre a lui. Chi muove, anche solo timidamente, i passi fidandosi della Sua Parola, sperimenta la gioia del cammino cristiano. Ulteriore conferma della fiducia riposta nella Sua proposta. Ma questo non ci deve bastare. Se c'è una gioia di saperci in cammino non ci si deve però accontentare: l'invito è quello di non confondere i segni, posti lungo per il percorso, con la Persona che li ha posti; a non confondere il cammino con l'incontro a cui il cammino porta; a non confondere i mezzi e le occasioni di crescita che il cammino cristiano offre, con la grande realtà che ci attende. Accettare di percorrere questo cammino vuol dire scoprire Dio che non è più solo il “Dio per noi” ma il “Dio con noi”. Vuol dire fare l’esperienza di una comunione e di una vicinanza. Il racconto del Battesimo di Gesù, posto all’inizio del suo ministero ci annuncia che il figlio di Dio, divenuto uno di noi, permette di riprende quella comunicazione, quel dialogo tra Dio e il suo popolo, tra Dio e la sua creatura. Un dialogo da sempre voluto da Dio ma che il peccato originale, insinuando il sospetto su Dio, aveva interrotto. Ora non c’è più motivo di nascondersi, l’uomo può stare davanti a Dio. Ora la creatura e il suo creatore possono dialogare. Dio e l'uomo, in Gesù, tornano a specchiarsi amorevolmente negli occhi. Mettersi in cammino apre a noi la strada verso una mag42 - L’ALTA VALLE BREMBANA giore consapevolezza della nostra condizione di figli amati da un Padre, accompagnati dal Figlio e inseriti dentro un popolo che è una famiglia: la chiesa. Con gioia riprendiamo il nostro cammino e sentiamoci figli amati, da sempre e prima di ogni qualsiasi nostro gesto e parola, e cerchiamo, nell’ordinarietà della vita di coltivare questo grande dono. PRESEPIO VIVENTE A OLMO nche quest’anno si è ripetuta l’esperienza del presepio vivente nella chiesa parrocchiale di Olmo. La rappresentazione della natività si è svolta la notte di Natale e si è ripetuta il giorno dell’Epifania con l’arrivo dei magi. A DALLA SCUOLA DELL’INFANZIA DI OLMO nche quest’anno e arrivato natale e tutti i nostri piccoli attori si sono impegnati per dare un grande spettacolo con una piccola recita e delle canzoncine, dimostrandosi dei bravissimi interpreti. Con al recita i bambini hanno voluto augurare a tutti un felice Natale un buon anno. Un abbraccio a tutti con affetto. A I bambini della scuola dell’infanzia di Olmo al Brembo I bimbi e le bimbe della scuola dell'infanzia Arioli Dolci uon Anno a tutti! L'anno 2012 è terminato ma un magnifico nuovo anno è iniziato! (influenze a parte) Abbiamo finito il vecchio anno da bravi attori ed ora stiamo iniziando il nuovo anno da bravi puffi inventori... È già ...stiamo inventando il nostro puffoso carnevale! Il 10 febbraio alle ore 14.30 sfileremo per le vie di Piazzatorre portando tanta allegria! Se volete divertirvi insieme a noi vi aspettiamo! Come di consuetudine termineremo la nostra gioiosa sfilata in compagnia dei nostri amici alpini presso la sala della proloco per divertirci insieme e gustarci una buona merenda! Ciao a tutti! B DEFUNTI Mostacchi Adriano Originario di Olmo al Brembo Nato a Olmo al Brembo il 17 luglio 1935 Deceduto in Francia il 3 settembre 2012 Arioli Caterina di Piazzatorre Nata a Piazzatorre l’8 febbraio 1920 Deceduta a Piazzatorre il 18 dicembre 2012 O Cristo redentore, guida da morte a vita chi spera nel tuo nome Io spero nel Signore, l’anima mia spera nella sua Parola Dionisio Marconi di Olmo al Brembo Nato a Costa Serina il 26 febbraio 1943 Deceduto a Zogno il 21 dicembre 2012 Dominoni Benigno Originario di Olmo al Brembo Nato il 25 Agosto 1935 a Olmo al Brembo Deceduto a Gorle il 6 gennaio 2013 a Gorle L’anima mia attende il Signore, più che le sentinelle l’aurora Presso il Signore è la misericordia, grande è presso di lui la redenzione L’ALTA VALLE BREMBANA - 43 M E Z Z O L D O / O L M O / P I A Z Z AT O R R E / P I A Z Z O L O DALLA SCUOLA DELL’INFANZIA DI PIAZZATORRE IL RITO DELL’IMPOSIZIONE DELLE CENERI iccome quando uscirà il bollettino saremo ormai alle soglie della Quaresima, mi sembra opportuno dedicare un po’ di spazio alla presentazione del rito dell’imposizione delle ceneri che caratterizza e dà il nome al primo giorno di questo tempo liturgico: il “Mercoledì delle Ceneri”. L’origine del rito è da ricercare nell’antica prassi penitenziale. Originariamente infatti il sacramento della penitenza non era celebrato secondo le modalità attuali. Questa prassi liturgica è nata quindi a motivo della celebrazione pubblica della penitenza e costituiva il rito che dava inizio al cammino penitenziale dei fedeli che sarebbero stati assolti dai loro peccati la mattina del giovedì santo. Nel tempo il gesto dell’imposizione delle ceneri si è esteso a tutti i fedeli e la riforma liturgica ha ritenuto opportuno conservare questo rito per la sua importanza e popolarità. La teologia biblica rivela un duplice significato delle ceneri. RONCOBELLO S 1 - Esse sono anzitutto segno della debole e fragile condizione dell’uomo. 44 - L’ALTA VALLE BREMBANA Abramo rivolgendosi a Dio dice: “Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere...” (Gen 18,27). Giobbe riconoscendo il limite profondo della propria esistenza, con senso di estrema prostrazione, afferma: “Mi ha gettato nel fango: son diventato polvere e cenere” (Gb 30,19). In tanti altri passi biblici può essere riscontrata questa dimensione precaria dell’uomo simboleggiata dalla cenere (Sap 2,3; Sir 10,9; Sir 17,27). 2 - La cenere è inoltre il segno esterno di chi si pente del proprio agire malvagio e decide di convertirsi al Signore. Particolarmente noto è il testo biblico della conversione degli abitanti di Ninive a motivo della predicazione di Giona: “I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere” (Gio 3,5-9). Anche Giuditta invita tutto il popolo a fare penitenza affinché Dio intervenga a liberarlo: “Ogni uomo o donna israelita e i fanciulli che abitavano in Gerusalemme si prostrarono davanti al tempio e cosparsero il capo di cenere e, vestiti di sacco, alzarono le mani davanti al Signore” (Gdt 4,11). La semplice ma suggestiva liturgia del mercoledì delle ceneri conserva questo duplice significato che è esplicitato nelle due formule usate nel momento in cui le ceneri vengono imposte: “Ricordati che sei polvere, e in polvere ritornerai” oppure: “Convertitevi, e credete al Vangelo”. L’antica formula (Ricordati che sei polvere...) è strettamente legata al gesto di imporre le ceneri, mentre la nuova formula (Convertitevi...) esprime meglio l’aspetto positivo della quaresima che con questa celebrazione ha il suo inizio. Il liturgista Adrien Nocent suggerisce che, se la cosa non risultasse troppo lunga, la soluzione migliore sarebbe di unire insieme l’antica e la nuova formula che, congiuntamente, esprimerebbero certo al meglio il significato della celebrazione stessa: “Ricordati che sei polvere e in polvere tornerai; dunque convertiti e credi al Vangelo”. Un suggerimento suggestivo e interessante. Il rito dell’imposizione delle ceneri, pur celebrato dopo l’omelia, sostituisce l’atto penitenziale della celebrazione eucaristica. Può essere compiuto anche al di fuori della celebrazione eucaristica mantenendo lo schema celebrativo: canto di ingresso, colletta, letture proprie, omelia, imposizione delle ceneri, preghiera dei fedeli, benedizione e congedo. un po’ di cronaca... natalizia Gli alpini posano con i bambini sull’angolo morbido LA S. LUCIA DEGLI ALPINI I bambini posano sull’angolo morbido dopo la sua definita sistemazione RECITA DEI PICCOLI abato 22 dicembre presso la sala polivalente si è svolta la festa di Natale organizzata dai bambini della scuola dell’infanzia che hanno messo in scena una drammatizzazione dal titolo: ‘’Il vero senso del Natale”. Gli adolescenti hanno poi animato la tombolata ‘pro-asilo’, che ha visto il baldo don Renato, in assenza del suo fedele sacrestano, abbonato a questi successi, vincere il primo premio…(tutto è rimasto comunque in parrocchia!). Durante la serata l’amministrazione comunale ha con- pacchi contenenti un ricco regalo di S. Lucia. I bambini rimangono allibiti quando, aperti gli involucri, escono materassini e altri arredi per l’allestimento di uno stupendo “angolo morbido” che arricchirà la nostra scuola dell’infanzia. Qualche dolcetto, un brindisi con aranciata e qualche foto (più o meno riuscita…) conclude il gioioso momento. Grazie di cuore! segnato borse di studio agli studenti meritevoli e riconoscimenti ai nuovi nati del 2012. La festa si è conclusa con un buffet di torte e panettoni per tutti! E.A. S Un momento della recita dei bambini della Scuola dell’Infanzia L’ALTA VALLE BREMBANA - 45 RONCOBELLO C on qualche giorno di ritardo in un bel mezzogiorno di dicembre un gruppetto di Alpini arriva alla scuola materna con due enormi un po’ di cronaca... natalizia CAPODANNO CON LE ZAMPOGNE li Alpini una la fanno e un’altra la pensano… Una mattina, qualche giorno prima di Natale, il capogruppo Carlo mi comunica che gli Alpini vorrebbero animare la S. Messa del 1° gennaio invitando gli Zampognari di Bottanuco e, dopo la cerimonia, vendere la trippa di asporto il cui ricavato sarebbe stato devoluto in beneficenza. Si può forse dire di no a una proposta simile? Passano pochi giorni ed eccoci a Capodanno. Nel primo pomeriggio arrivano in casa parrocchiale due enormi pentoloni di trippa fumante che “profuma” tutta la canonica. Sull’imbrunire si comincia a sentire il suggestivo suono delle zampogne e vedere la gente confluisce numerosa sul piazzale. Arrivano anche pane, vino, scarponi, piccozza, gavette e cappello che serviranno per l’offertorio della S. Messa. Le campane mandano i loro festosi rintocchi e tutto è pronto per la celebrazione. RONCOBELLO G Gli zampognari suonano sul sagrato 46 - L’ALTA VALLE BREMBANA La festa continua dopo la celebrazione eucaristica La chiesa è gremita come in poche altre occasioni. Un piccolo corteo di Alpini parte dalla canonica e precede gli zampognari e il celebrante, attorniato da chierichetti con tanto di turibolo e navicella e, sul capo, cappello e penna nera. La celebrazione è solenne e ordinata: tutto si svolge veramente nel migliore dei modi con un armonioso alternarsi di canti dell’assemblea e melodie natalizie suonate dagli zampognari. Conclusa la celebrazione si ritorna sul sagrato dove è stato allestito il banco-vendita della trippa d’asporto a cui si è aggiunto anche quello delle torte che non erano state vendute il giorno precedente. Gli zampognari continuano a suonare attorniati dalla gente che sorseggia il vin brulé offerto dagli Alpini; fa anche un po’ freddo, ma nessuno si accorge perché la gioia del bellissimo momento vissuto insieme fa dimenticare tutto il resto. Grazie carissimi e preziosissimi Alpini: continuate a inventare qualcosa di utile per tener vive le nostre piccole Comunità e far contenti anche quanti trascorrono volentieri qualche giorno tra noi. EVENTI MUSICALI ome tutti gli anni il periodo natalizio è stato caratterizzato da eventi musicali. Ha iniziato la “Scuola Campanaria di Roncobello” con il concerto del 29 dicembre in sala polivalente; si è poi esibito il “Coro dei Gogis” il 3 gennaio e ha concluso il nostro Cattaneo Giusto, universalmente conosciuto come “Titti”, con un concerto d’organo il 5 gennaio. A tutti il nostro grazie e l’augurio di raggiungere sempre nuovi traguardi. C omenica 13 gennaio 2013 si è svolta presso il campo sportivo di Roncobello la gara di sci nordico trofeo “Valerio Milesi” e “Unione Veterani Sportivi” in una giornata di festa dal momento che una folta schiera di atleti, chi più giovane chi meno, non ha mancato a questo appuntamento sportivo particolarmente sentito nel piccolo paese dell’Alta Valle Brembana. Circa 250 atleti, dalla categoria Baby Sprint fino ai Senior, provenienti da tutte le Orobie, dalla Valsassina alla Val di Scalve, si sono messi alla prova dando il massimo nonostante la nevicata della notte abbia cambiato le condizioni della neve rendendo più difficile il lavoro di allenatori e skimen nella preparazione degli sci. Come da pronostico le categorie D più numerose sono state senz’altro quelle giovanili le quali hanno trasmesso a tifosi e parenti un’atmosfera ricca di freschezza e vivacità facendola vivere , soprattutto ai più piccoli (categorie baby sprint e baby), come un’occasione di gioco e non come pura competizione. È proprio da questo aspetto che il comitato provinciale della Fisi in accordo con gli Sci Club ha deciso di premiare tutti indipendentemente dalla posizione e dal tempo senza distinguere il primo dall’ultimo; le premiazioni, realizzate nel primo pomeriggio, sono state preparate accuratamente e in maniera originale dalle donne di Roncobello e dalla Pro Loco dimostrando quel tocco di creatività che mai non guasta. Inoltre sono stati premiati Gervasoni Martino e Milesi Bruno per l’impegno e la disponibilità prestata in questi anni per lo Sci Club Roncobello. Un gruppo di volontari La premiazione di Martino Gervasoni e Bruno Milesi Dei nostri atleti ottime le prestazioni di Lorenzo e Luca Milesi che hanno vinto rispettivamente nelle categorie ragazzi e allievi maschili per ricordare i podi conquistati oltre ai buoni piazzamenti dei restanti atleti. Da sottolineare non da ultimo il fatto che si è riusciti anche quest’anno a gareggiare nonostante di neve naturale non ce ne fosse. Questo non solo grazie al cannone sparaneve senza il quale non si avrebbe avuto la materia prima ma anche al prezioso lavoro dei volontari di Sci Club e Pro Loco che dall’inizio dell’inverno si sono impegnati al fine di garantire la buona realizzazione di questa gara oltre che lo svolgersi della stagione sciistica che come tutti gli anni vede la presenza di numerosi villeggianti durante le vacanze natalizie e di gruppi scolastici durante il resto della stagione. Vinci M. L’ALTA VALLE BREMBANA - 47 RONCOBELLO TROFEO DI SCI NORDICO FAVOLA: “IL PASSEROTTO ANSIOSO” uasi duemila anni fa, in un paese della Palestina, viveva un passerotto che trascorreva tutta la sua esistenza sempre angosciato da ansie e interrogativi. Quando era ancora nell’uovo aveva cominciato a chiedersi: “Riuscirò a rompere questo guscio e a uscire fuori? Non mi succederà, una volta uscito, di cadere dal nido? E i miei genitori saranno in grado di trovare il cibo sufficiente per nutrirmi?” Quando venne il momento, uscì regolarmente dal guscio, non cadde dal nido e i suoi genitori provvidero diligentemente al suo nutrimento. Superati questi primi timori, fu immediatamente assalito da altri. Mentre tremante stava spiccando il primo volo si chiedeva: “Queste mie deboli ali riusciranno a reggermi o finirò spiaccicato a terra… e anche se non mi dovessi RONCOBELLO Q schiantare chi mi riporterà quassù?” Come tutti i volatili imparò a volare egregiamente, ma subito cominciò a porsi altre domande: “Riuscirò mai a trovarmi una compagna e a costruirmi un nido?” Naturalmente si trovò una compagna e, senza eccessivi problemi, si costruì il suo bel nido. Non appena però la sua passerotta depose le uova, cominciò di nuovo ad angosciarsi: “Potrebbe venire un temporale, cadere un fulmine e incenerirmi tutta la famiglia; oppure, una volta nati, venire il falco e divorare i miei piccoli. Io poi sarò in grado di nutrirli?” Quando i piccoli nacquero e cominciarono a svolazzare allegramente, il passerotto non smetteva di crucciarsi pensando: “Troveranno cibo sufficiente per vivere? Saranno capaci di sfuggire ai gatti e ai rapaci?” Un giorno passò casualmen- te un giovane rabbi che, additando i passeri appollaiati sui rami, disse ai suoi discepoli: “Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre”. Il passerotto ansioso si rese finalmente conto che dalla vita aveva avuto tutto… E non se n’era accorto. Invece di amareggiarti l’esistenza creandoti tanti problemi anche quando non ci sono, pensa a quanto hai ricevuto e sii felice. BATTESIMO omenica 30 dicembre nella chiesa di Baresi è stata battezzata Federica Garlini, figlia di Matteo e di Rizzo Leliane, una coppia italobrasiliana che da quasi un anno è venuta ad abitare in questa nostra piccola frazione. C’erano nonni, parenti e amici venuti direttamente dal Brasile oppure da città italiane dove già sono residenti. Il momento forse più suggestivo, oltre a quello del battesimo, è stato la recita del “Padre nostro” nelle diverse lingue dei presenti. Alla piccola Federica, che già frequenta la nostra scuola dell’infanzia, l’augurio di portare senza macchia l’abito bianco che ha ricevuto quel giorno e di arricchire con la sua vivacità il piccolo borgo in cui risiede. D 48 - L’ALTA VALLE BREMBANA GRAZIE MAMME DELL’ASILO! Bambini dell’asilo a più di cento anni questa casa (l’asilo) è tra le nostre case, con la porta aperta a tutti. Un parroco con il sindaco e capi famiglia hanno voluto questa casa e hanno chiesto a suore sacramentine che fossero d’aiuto a famiglie numerose, laboriose e spesso povere. Cento e più anni di storia che ha intrece le costanti spese in aumento ci hanno portato a fare scelte difficili e a progettare il futuro con preoccupata attenzione. In questa fatica, condivisa da tanti, è cresciuta con grande piacere la sensibilità di genitori coinvolti in questa grande famiglia e di tanti amici carichi di anni da sempre vicini a questa casa grazie all’affetto per le suore. Sensibilità che si sta trasformando in tanta fantasia e generosa disponibilità nell’organizzare iniziative per raccolta fondi Bancarelle di Natale ciato famiglie nella solidarietà reciproca e cristiana che noi chiamiamo carità. Domenica 16 dicembre abbiamo voluto pregare con i bambini della scuola materna e per tutti bambini pieni di sogni e speranze per il futuro. La gestione della nostra scuola è sempre più faticosa e precaria. Dal novembre 2010 è divenuta scuola parrocchiale e, nonostante il grande impegno dell’amministrazione comunale, il bilancio di gestione è seriamente in passivo. Il calo dei bambini iscritti, i tagli dei contributi statali Messa dei bambini dell’asilo L’ALTA VALLE BREMBANA - 49 BRANZI / ISOLA DI FONDRA D BRANZI / ISOLA DI FONDRA Recita dei bambini dell’asilo pro-asilo, in un tempo davvero difficile di donazioni e offerte. Genitori pieni di motivazioni e responsabilità che, con le maestre, hanno organizzato varie iniziative in questi mesi (vendita di torte, lotteria, tombola, banca- relle di natale,pulizia dei locali). Con piacere ho ritrovato famiglie attente e vicine alle mie preoccupazioni per il nostro asilo. Solo grazie a loro abbiamo tamponato le spese di gestione di questi primi mesi. E tra loro ho visto crescere un’amicizia fatta di collaborazione per il bene dei figli, il frutto più bello da sempre della scuola materna. Purtroppo non si può gestire una scuola con il volontariato e le offerte raccolte con libere iniziative. Aspettiamo con ansia i contributi pubblici che sono il riconoscimento del servizio che si svolge sul territorio per il bene di tutti. Speriamo che nelle scelte politiche nazionali a favore della famiglia venga riconosciuto il ruolo importate delle scuola paritarie che danno un servizio prezioso soprattutto in territori svantaggiati come il nostro. L’ asilo è una parte bella e grande della nostra comunità, sentiamolo tutti un dono prezioso da custodire e da salvaguardare. Un grazie sincero alle nostre supermamme! QUARESIMA asciate le festività gioiose del Natale ci si ritrova, dopo poche domeniche, in cammino verso la Pasqua. La Quaresima è tempo per pregare insieme e da soli il mistero della morte di Gesù. Le Via crucis e le preghiere in famiglia con i bambini saranno il modo di scandire queste cinque settimane per arrivare alla Settimana Santa con pensieri e parole da consegnare ai piedi della croce. Cercheremo nel cammino di Quaresima di ascoltare la testimonianza di alcuni fratelli Caramelle per gli anziani che nella santità composta in una vita di coerenza ai valori di Gesù, ci mostreranno la bellezza di essere cristiani e fedeli allo stile del vangelo. Apriremo il libro dei documenti del Concilio Vaticano II per ritrovare la freschezza di intuizioni che, in questo Anno delle Fede che ne celebra i 60 anni dalla conclusione, ci indicheranno sentieri ancora da percorrere per testimoniare Gesù Cristo e il suo annuncio del- L 50 - L’ALTA VALLE BREMBANA Concerto di Natale in chiesa Lavoretti di Natale Laboratorio di campanine DEFUNTA settimana in cui partecipare alla messa feriale; utilizzare gli autobus per spostarsi a Piazza o Bg, e consegnare il risparmio di benzina per offerte missionarie; fare visita a malati o anziani recitando con loro il rosario. Buona quaresima. Mercoledì 2 gennaio si è celebrato il funerale di GIUSEPPINA PALLA nata il 14 gennaio 1936 e morta il 31 dicembre 2012. Le figlie la ricordano con affetto: ”Cara mamma ci eravamo date appuntamento al giorno dopo come sempre, m in un attimo ci hai lasciate. Non eravamo pronte, ma la tua semplicità e la tua fede che ci hai donato, ci aiuteranno a superare questo momento. Ora sappiamo che starai con papà.” L’ALTA VALLE BREMBANA - 51 BRANZI / ISOLA DI FONDRA l’amore trinitario di Dio. La Lumen Gentium sarà il libro che leggeremo e studieremo come cristiani adulti. I fioretti quaresimali potranno essere rinunce intelligenti per dare più tempo alla preghiera e attenzione alla carità fraterna e missionaria. Suggerisco di scegliere un giorno della settimana nel quale tenere spenta la TV e, in quel giorno, fare visita in chiesa con i bambini; scegliere uno o due giorni della SPETTACOLO NATALIZIO el pomeriggio di mercoledì 19 dicembre le insegnanti, i bambini e i ragazzi della scuola di Carona ci hanno proposto uno spettacolo, da loro preparato, in occasione delle feste ormai vicine. Numerosi i convenuti, presso il salone parrocchiale, tra genitori, nonni e amici. Una dolce oretta passata serenamente tra la rappresentazione della natività da parte dei piccoli della materna, la loro poesia e i canti dei più grandicelli. Desidero ringraziare le insegnanti per un fatto che forse per molti è scontato ma vi assicuro che alcuni non lo è più. Nel rispetto della laicità dello stato e dell'indipendenza della scuola è giusto che la festa del Natale non sia sminuita a semplice, pur rispettabile, festa dei popoli e della pace. Il Natale è per la tradizione italiana e cristiana la festa del giorno natale di Gesù di Nazareth, storicamente esistito: dai cristiani creduto il Figlio di Dio, da altri un profeta o comunque un uomo di grandi ideali e dalla vita esemplare. C A R O N A / F O P P O L O / VA L L E V E N CONCERTI NATALIZI 3 gennaio 2013 Concerto della Corale Santa Maria Assunta in Calcinate presso la chiesa Parrocchiale di Carona. 4 gennaio 2013 Valleve, chiesa Parrocchiale SS.Pietro e Paolo: Concerto natalizio, per campanine e coro, eseguito dalla Scuola Campanaria di Roncobello. 52 - L’ALTA VALLE BREMBANA 12 DICEMBRE: FESTA DI SANTA LUCIA a temperatura è rigida a Foppolo questa sera! Adulti, adolescenti e bambini riuniti davanti all'anfiteatro attendono l'arrivo di una donna velata di bianco. L'atmosfera è riscaldata dall'attesa, da una bevanda calda e da un fuoco acceso. Un dolce scampanio annuncia l'arrivo di una inconsueta compagnia: la Santa, accompagnata da due giovani pastori carichi di gerle piene di doni. I ragazzi emozionati e incuriositi corrono avanti e indietro. Finalmente arrivati! Lo scambio dei saluti, il rito della distribuzione dei regali: i bambini chiamati per nome: i più piccoli un po' intimoriti. Credo che anche in molti adulti presenti, come in me, tutto ciò ha risvegliato memorie dolci, attese notturne, nostalgie di un incanto e di meraviglie che hanno avuto il loro giusto tempo e che ora hanno fatto dolcemente riemergere dolcezze sopite. Lucia ha nuovamente portato luce negli occhi e nel cuore dei piccoli e non solo. Lei ha ripreso il suo cammino mentre noi altri ci siamo portati nel salone parrocchiale per proseguire la festa condividendo un po' di calore, parole, saluti, dolcetti e bevande. Una bella occasione per scartare un dono antico e nuovo: saper di non essere soli! FESTA DI SANTA BARBARA C ome da tradizione, matedì 4 dicembre a Valleve, Festa di Santa Barbara, pro- tettrice di quanti hanno a che fare con fuoco, esplosivi e mine come è il caso dei nostri cavatori che lavorano nelle cave di ardesia. Dopo la Santa Messa, ben partecipata, al mattino nella Chiesa di San Rocco, il gioioso ritrovo è continuato con il pranzo in serenità e tanta allegria con i cavatori e le loro famiglie. Valleve, Chiesa Parrocchiale SS. Pietro e Paolo Apostoli: la Notte di Natale L’ALTA VALLE BREMBANA - 53 C A R O N A / F O P P O L O / VA L L E V E L PRESEPE VIVENTE uest'anno il presepe vivente ha avuto luogo tra gli edifici della zona di Porta, la parte alta del paese di Carona. Come sempre la vigilia dell'Epifania. La temperatura mite e il percorso facilmente percorribile hanno invogliato molte persone a partecipare. C A R O N A / F O P P O L O / VA L L E V E Q percorrere le vie di Betlemme incontrando alcuni personaggi del presepe e dalla loro attività trarre insegnamento per giungere all'incontro con il Signore che desideria- Quarta tappa: i locandieri: l'importanza dell'ospitalità. Quinta: i pastori: la disponibilità a lasciarci guidare da Gesù, il buon pastore. Sesta: i taglialegna: l'importanza di saper trasmettere agli altri calore e affetto. Settima: le lavandaie e altri lavori: l'importanza di lasciarci purificare per incontrare il Signore, di lavorare su di noi con l'aiuto dello Spirito. Lo stile sobrio e familiare ha reso tutto più facile. Tante persone si sono date da fare, ciascuno per la sua parte e di quanto hanno potuto fare li ringraziamo. Le tappe e le riflessioni suggerite lungo il percorso cambiano sempre: in questa occasione abbiamo immaginato di 54 - L’ALTA VALLE BREMBANA mo nasca in noi e in mezzo a noi. Prima tappa: L'annuncio dell'angelo a Maria e la visita dell'angelo a Giuseppe durante il sogno. Seconda tappa: i magi che giungono a Gerusalemme da Erode e dai sommi sacerdoti che nonostante sappiano: non si muovono! Terza tappa: gli zampognari: l'importanza di ritrovare la gioia e portarla agli altri a partire dall'incontro con Cristo. Ottava: i fabbri e i lavoratori della pietra: ci ricorda la necessità di lasciarci formare dal Signore per servire autenticamente lui e i fratelli. Nona: contempliamo la natività. Decima: il forno, il fornaio e il buon pane: saper spezzare il pane con gli altri, la capacità di condividere che trova la sua fonte nel pane Eucaristico. Decima: i magi: la gioia e la ricerca. Infine l'adorazione dei magi e il canto degli angeli: la necessità di annunciare il Signore dopo averlo incontrato. a passione per le storie delle persone e l'amore per il nostro territorio sono le motivazioni che hanno portato gli amici Pinuccia Moioli e Nunzio Pezzotta a scrivere il libro “ Foppolo - Il paese si racconta nelle vecchie cartoline”. Un vero e proprio viaggio nella storia attraverso documenti e testimonianze che raccontano i cambiamenti non solo di Foppolo ma dell’intera Valle Brembana. Un libro, piacevole da sfogliare grazie alle numerose immagini e cartoline che abbracciano un vasto arco temporale ma soprattutto gradevo- L le da leggere per i tanti particolari raccontati. Storie di vita sociale ed economica del nostro paese e dell’intera Valle; un’occasione unica per scoprire i cambiamenti del territorio e conoscere meglio le sue mille caratteristiche. Un libro che vuole essere un affascinante viaggio nel tempo e che racconta la nostra storia passata, dallo sviluppo umano alle aspettative di uomini e donne che con le loro speranze ed errori hanno forgiato con il duro lavoro il loro e il nostro futuro. La realizzazione, curata da Grafica & Arte è stata possibile grazie al contributo del Comune di Foppolo, Ubi - Banca Popolare di Bergamo e Fondazione Credito Bergamasco e Bim del Lago di Como e Fiumi Brembo e Serio, Lions Club Valle Brembana e Tintoria Lombarda. Il volume oltre ai normali canali di vendita si può acquistare c/o la Pro – Loco di Foppolo e Comune al prezzo di € 48.00. FOPPOLO: CELEBRAZIONI IN OCCASIONE DI DUE ANNIVERSARI 11 gennaio, nel giorno vigiliare l'anniversario della valanga che ha colpito Foppolo nel 1977 causando la morte di otto persone, la comunità si è riunita, come ogni anno, per pregare e commemorare i suoi cari. Una poesia composta nel 2012 da Rossella, parente di una delle vittime, è stata impressa ora su un cartiglio in metallo e fissato ai piedi del crocifisso ligneo posto all'esterno della chiesa Parrocchiale. La settimana successiva, il giorno 18 gennaio, la comunità si è di nuovo riunita ricordando un'altra valanga del ma l'impegno del lavoro basato sul turismo impedisce a molti foppolesi di partecipare: l'occasione infrasettimanale in questo periodo è sicuramente più accessibile a tutti. L’ DEFUNTO lontano 1939 che ha visto salve tutte le persone coinvolte. Come di tradizione, dopo la celebrazione dell'Eucarestia, ha avuto luogo una piccola processione con una reliquia della Madonna verso una santella eretta in memoria dell'avvenimento. Per la comunità è anche occasione di ringraziare il Signore per i benefici dell'anno trascorso e affidarsi all'intercessione della Madre di Gesù per quello appena iniziato. Questa preghiera è normalmente elevata nella celebrazione di fine anno Salvetti Angelo nato a Carona, di anni 78. Riposa in Carona dove, il 5 gennaio 2013 sono stati celebrati i funerali presso la chiesa Parrocchiale. L’ALTA VALLE BREMBANA - 55 C A R O N A / F O P P O L O / VA L L E V E PRESENTAZIONE LIBRO FOPPOLO L’ARTE IN ALTA VALLE BREMBANA L’ARTE IN ALTA VALLE BREMBANA LA DEVOZIONE A SAN ANTONIO ABATE olto diffusa e assai sentita nelle nostre comunità cristiane fu la devozione per S. Antonio Abate, figura assai presente nella vita e nelle chiese dei nostri paesi. S. Antonio, santo eremita ed abate, nacque a Coma in Egitto e visse dal 251 al 356. Dopo una gioventù dissipata, seguendo il consiglio evangelico, si spogliò di tutti i suoi beni e si diede alla vita ascetica, richiudendosi in un’antica tomba scavata nella montagna del Sinai. Risalgono a questo periodo, secondo i racconti di allora, le prime cosiddette “ tentazioni di S. Antonio” nella carne e nello spirito. Si rifugiò poi nel deserto, murandosi in un castello abbandonato e nutrendosi solo di pane ed acqua. Divenuto il luogo, meta di stimatori ed imitatori, organizzò nel 305 il primo nucleo o cenobio di eremiti che riconoscevano in Antonio il loro padre spirituale, ossia l’Abate. Si trasferì in seguito verso il Mar Rosso fondando il famoso monastero di Deir-elArab. A novant’anni incontrò l’eremita S. Paolo di Tebe che divenne il continuatore della sua opera monastica. Morì più che centenario. S. Atanasio scrisse su di lui una Vita , opera che il papa S. Gregorio Magno ripeterà, per così dire, nei Dialoghi dove ci narra la vita di S. Benedetto da Norcia. La festa liturgica di S. Antonio Abate cade il 17 gennaio e in più luoghi è annunciata con grandi falò la vigilia, forse per ricordare il potere del monaco di guarire dal fuoco sacro o di S. Antonio e che oggi si configura nell’herpes zoster. Il giorno della sua festa è celebrato anche con la benedizione degli animali domestici, di cui S. Antonio, detto popolarmente del porcellino, è il protettore. Sulle nostre stalle non è mai mancata l’immagine sacra del santo abate con la cocolla, il bastone con la campanella, circondato dagli animali domestici, tra i quali non potevano mai mancare la mucca ed il maiale. L’immagine di S. Antonio è presente in tutte le nostre comunità e nelle nostre chiese, alcune delle quali a lui dedicate. Lungo la via porticata di Averara ben risalta un grande affresco quattrocentesco del santo, come grande e dominante è l’immagine esterna sull’abside della parrocchiale di Valtorta, dove S. Antonio benedicente domina l’antica piazza e par di rivederla gremita d’animali portati alla benedizione. S. Antonio è pure raffigurato, sempre nella parrocchiale di Valtorta, nei due polittici quattrocenteschi che abbelliscono il presbiterio. Abbiamo visto precedentemente che alla frazione Torre di Valtorta c’è un antico Oratorio del 1367 dedicato a S. Antonio. Sulle pareti del presbiterio, in riquadri d’affresco, ci è narrata la vita del santo. Vive e pittoricamente ben riuscite le scene delle tentazioni: della ricchezza ( il diavolo appare come un gran tavolo d’argento o una massa di oro), quella della carne ( il diavolo appare come una donna formosa ma con le gambe caprine), quella del potere ( il diavolo appare enorme fino al cielo), quella dell’accidia ( il diavolo percuote un santo addormentato e un puttino nero lo distoglie dalla preghiera). Assai belle anche le scene del corvo che porta il pane al santo, quella dell’incontro e della preghiera con S. Paolo di Tebe ed infine le scene della morte, dei funerali OLMO AL BREMBO e dell’assunzione in cielo del santo trasportato dagli Angeli. Pala d’altare “S. Abate” Sotto ogni riquadro pittorico ecco la descrizione in antica linrecentemente restaurata M 56 - L’ALTA VALLE BREMBANA L’ARTE IN ALTA VALLE BREMBANA gua volgare a confermarci che gli affreschi erano i libri dei poveri. L’opera pittorica assai bella è forse da riferirsi a G. B. Gaurinoni d’Averara, nipote e discepolo di Cristoforo Baschenis il Vecchio, che risente nelle sue opere dell’aria e della sensibilità pittorica del Lotto accanto al quale lavorò a Bergamo affrescando l’abside e la cappella laterale di S. Michele al Pozzo Bianco. Altra significativa immagine di S. Antonio troviamo nella parrocchiale di Ornica, nel bellissimo polittico della bottega di Cima da Conegliano o negli affreschi sotto il portico dell’antica parrocchiale di S. Brigida. Grande festa per S. Antonio si celebra ogni anno nella frazione Scalvino di Lenna, che il 17 gennaio illumina con fuochi e luminarie la contrada e si ritrova nella sua chiesetta dedicata alla B.V. del Carmine, a S. Antonio e a S. Filippo Neri. Il 7 gennaio 1753 con atto redatto dal notaio Carlo Paganoni, i fratelli Antonio e Bortolo Begnis donano alla contrada di Scalvino la chiesa che essi avevano iniziato a costruire in VALTORTA modo da poterla ultimare e rendere possibile la celebrazione Chiesa di S. Maria Assunta Particolari del Polittico: della messa Lasciano poi all’oratorio il diritto di tagliare le S. Antonio Abate e S. Rocco legne del bosco Pagliari. Per questo la chiesa era detta “ la Chiesa dei Begnis”. Il 17 gennaio 1817 dagli atti risulta che le famiglie hanno assolto il loro dovere, ultimato la chiesa, eretto il campanile, fornito di campane ed orologio e acquistato sacri arredi. Per il mantenimento della chiesa i capifamiglia, comproprietari, decidono di trovarsi ogni anno in assemblea il 17 gennaio e di nominare due consiglieri per un biennio per una buona gestione dei problemi della loro chiesa. Tutto ciò è stabilito con atto del notaio di Branzi Tommaso Mocchi fu Bernardino il 30 settembre 1819. Nella prima seduta del 17 gennaio 1817 erano stati eletti consiglieri Carlo Begnis e Antonio Oberti. Il 21 aprile 1867 si tenne un’assemblea che decise di far celebrare per voto, una messa solenne nel giorno dedicato a S. Filippo Neri per impetrare di tener lontano il morbo del colera che infieriva in quei giorni a Lenna. Si dotò la chiesa pure della Via Crucis e la contrada fu risparmiata dal morbo. Delle antiche feste oggi è rimasta solo quella di S. Antonio. Durante la guerra si erano requisite le tre campane, ma l’8 ottobre 1950 il Vicario generale, Mons. Pietro Carrara, fratello dell’Arciprete don Giacomo, benedisse le tre nuove campane fuse dalla ditta Ottolina di Bergamo e dedicate alla B.V. Maria del Monte Carmelo, a S. Antonio Abate e a S. Filippi Neri. Padrini furono Francesco Rota, Bernardino Oberti ed Epilade Oberti. Questa chiesa ci testimonia dell’unità di una piccola comunità. La festa più grande per S. Antonio si celebra nella parrocchiale di Olmo al Brembo, che ha scelto questo Santo quale suo protettore, dedicandogli la sua chiesa battesimale. Le prime notizie della chiesa di Olmo sono del 1382. Nel 1446 il vescovo Foscari di Bergamo staccò la chiesa di Olmo da quella di S. Martino. L’antica chiesa, orientata canonicamente ad est, era una piccola costruzione romanica ad aula rettangolare, presbiterio rientrante e soprelevato di un gradino. Sorgendo in sponda sinistra del Brembo, fuori dall’isola della Valle Averara, faceva parte della diocesi di Bergamo con rito romano. Nel 1575 aveva quattro altari, quello maggiore, quello della Madonna, di S. Giuseppe e di S. Nicola da Tolentino. Alla fine del ‘600 si decise di ampliare la chiesa e fu dato l’incarico del progetto a mastro Pietro Sartori di Ponte S. Pietro, a mastro Domenico Gianone luganese ed infine L’ALTA VALLE BREMBANA - 57 L’ARTE IN ALTA VALLE BREMBANA a mastro Antonio Beragio di Val Maggia per la volta. La nuova chiesa venne consacrata dal vescovo Redetti il 18 giugno 1737; a noi rimangono le foto di Eugenio Goglio e la facciata posta oggi sul lato sinistro dell’odierna chiesa. Nel 1908, parroco don Simone Frosio, si decise di rifare la chiesa ampliandola e affidando il progetto all’arch. Antonio Pandini e la costruzione al capomastro Battista Chiesa. All’interno gli affreschi della volta sono del torinese L. Morgari e di G. Cavalleri detto Rana ed illustrano la vita di S. Antonio, mentre le stuccature sono del sanpellegrinese A. Gherardi, che fornì pure la statua di S. Antonio in facciata. La nuova chiesa fu consacrata il 9 agosto 1919 dal vescovo Marelli. Al centro dell’abside una grande pala, opera di valido pittore del primo ‘700, ci raffigura S. Antonio cui appare il Cristo. L’altare maggiore venne progettato nel 1945 dall’arch. Dante Fornoni e le statue degli evangelisti sono opera di Elia Ajolfi. Nel 1993, in occasione dell’ordinazione sacerdotale di don Ezio Rovelli, l’arch. Bruno Cassinelli progettò il nuovo altare conciliare nella navata con davanti l’antico fonte battesimale cinquecentesco. Nello slargo del transetto vi sono VALTORTA Affresco “Leone di S. Marco” gli altari della Madonna e di Sant’AnSulla facciata esterna del Presbiterio della vecchia chiesa tonio. Molto bello è poi l’altare di S. Anna fatto edificare nel 1702 dalla famiglia Guarinoni con marmi pregiati e lavorati e con la pala dell’educazione di Maria, grande opera del pittore manierista milanese Giovanni Bizzozzero. Di fronte possiamo ammirare il bellissimo confessionale, opera di un esuberante stile barocco realizzata da Francesco Civati da S. Pellegrino (1660- 1740). Entriamo infine nella cappella laterale, l’abside dell’antica chiesa e sopra la porta d’ingresso ammiriamo la tela della B.V. del Rosario con S. Domenico e S. Caterina opera del grande pittore Gian Paolo Cavagna dipinta nel 1617. Nella cappella, sistemata su progetto dell’arch. Don Pino Gusmini nel 1971, possiamo vedere la pala che raffigura S. Carlo che prega davanti l’altare della Madonna, opera attribuita alla bottega del grande pittore Francesco Zucco, uno splendido crocifisso, pregevole opera d’intaglio del XVI° sec e all’altare un affresco che raffigura la Madonna con il Bambino, opera del pittore Giuseppe Carnelli del 1882 e qui portata dalla cappella dei Campelli, posta sulla strada provinciale. Nella visita alla sacrestia sono interessanti gli affreschi di S. Rocco e S. Sebastiano strappati dall’antico portico e una bellissima tela del Cristo sotto la croce opera del grande pittore Vincenzo Angelo Orelli (1751-1813). Gran bella chiesa per la dedica ad un grandissimo Santo! Mino Calvi 58 - L’ALTA VALLE BREMBANA