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Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1, comma 2, DCB BERGAMO
Nuova serie Anno XXXI - Pubb. Mensile - Gennaio 2013
In copertina:
Alcuni volti dei nostri paesi
e non solo
In 3ª di coperta
Nell’Isola della Felicità
SOMMARIO
In 4ª di coperta
Settimana ADO&GIO
Autorizz. Trib. di Bergamo
N. 28 del 13-9-1983.
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Lazzari Don Lino
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ANNO XXXI
Gennaio
2013
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26
EDITORIALE
Il mosaico della fraternità
L’ANGOLO DELLA POSTA
“Choosy”? può darsi, dipende dal senso
GIORNATA PER LA PACE 2013
La Pace passa per il rispetto della verità
CHIESA IN CAMMINO
La fraternità è bella ma non facile
UN DONO PER LA CHIESA
Martini: etica e politica
ATTUALITÀ
Anno nuovo, musica vecchia
MONDO GIOVANI
Prevenzione in Alta Valle,
missione im...possibile?
SCUOLA E INSEGNAMENTO
RELIGIONE CATTOLICA
L’ora di Religione a scuola
FUTURO A “KILOMETRO” ZERO
Parliamo di scuola
CENTRO SOCIALE DON STEFANO PALLA
Ho intervistato la nostra mitica Enrica
UNA LETTERA DAI NOSTRI MISSIONARI
Giuliano nelle missioni nord-est del Brasile
FAMIGLIA
In famiglia, accogliersi sempre
PROGETTO TERRA SANTA
Terra Santa il pellegrinaggio
27-55 CRONACHE PARROCCHIALI
56 L’ARTE IN ALTA VALLE BREMBANA
La devozione a San Antonio Abate
59
60
Musical ADO&GIO:
Nell’Isola della Felicità
Settimana ADO&GIO
EDITORIALE
IL MOSAICO DELLA FRATERNITÀ
una superstizione, ma pare abbia un fondo di verità, e cioè che rompere uno specchio porti male. Eppure è proprio ciò che si può pensare
del nostro mondo: uno specchio andato in frantumi. Tanto che quando
uno di noi cerca di specchiarsi dentro si ritrova a dire: “non mi vedo
più in questo mondo! Tutto cambiato, tutto diverso…”. Ognuno ha le sue idee,
ognuno le sue verità, ognuno i suoi interessi: difatti, spesso, quando si chiede
ragione a qualcuno delle sue scelte o dei suoi errori, quello risponde “sono affari miei!” (di solito in modo più volgare). Sulle prime ci si arrabbia un po’,
quindi con facilità ci si rassegna pensando che, in fin dei conti, forse è meglio
che ciascuno pensi per sé. E’ la frammentazione del mondo dei nostri giorni che
si riflette nella società, nella politica, nell’economia, addirittura nella singola
persona, che si sente “spezzata” rispetto alla sua integrità.
Osservando un gruppo di persone da vicino si potrebbe vedere uno specchio
frantumato, che riflette non un’unica figura, ma tante facce diverse. Verrebbe da
pensare che questa molteplicità sia la causa della impossibilità di andare d’accordo, al limite ci si potrebbe accostare, ma non unire. Se però qualcuno osservasse l’umanità da molto lontano, forse vi vedrebbe una figura ben definita, in
cui ogni frammento fa parte di un tutto. Stando vicino non si riesce a comprendere come ciò possa accadere, ma considerando l’insieme sì. Lo sguardo di Dio,
che comprende non solo le persone di ogni latitudine, ma anche di ogni tempo,
vede la nostra umanità, più che come inconciliabilmente frammentata, come
meravigliosamente variegata.
Ogni persona, o addirittura ogni elemento creato, costituisce la tessera di un
enorme mosaico, sensato nel suo insieme, e bisognoso d’altro canto di ogni sua
singola parte per essere tale. La comunità cristiana, con la ricerca della fraternità, che fa da collante fra le diverse persone, ha ricevuto questo compito da
Gesù Cristo: mostrare al mondo il volto di una umanità che fa della molteplicità
la sua ricchezza, e non una ragione di conflitto. Ne consegue che ogni pensiero
e ogni azione che un cristiano compie per favorire l’unione, aumenta la possibilità di intravedere questo disegno divino. Così ogni pensiero e azione che va
contro la fraternità rallenta l’attuazione del progetto di Dio. E’ una grossa responsabilità, che passa attraverso i rapporti personali, ma anche l’impegno comunitario e istituzionale.
E’ una grande prova di fede, perché il valore di una unità che verrà, comprendendo la attuale molteplicità, comporta la capacità di vedere con gli occhi di
Dio la nostra umanità.
È
L’ALTA VALLE BREMBANA - 3
LETTERE ALLA REDAZIONE
“CHOOSY”? PUÒ DARSI,
DIPENDE DAL SENSO
Choosy”.
Così ha definito noi
giovani italiani l’uscente ministro del
lavoro Elsa Fornero.
Dopo il suo intervento, molti
amano usare questo termine per
parlare di ragazzi laureati che
non sanno accontentarsi dell’offerta disponibile nell’attuale
mondo lavorativo.
Noi italiani sembriamo propensi per natura a captare qualsiasi parola dall’accento un po’
“british”, e sfruttarla per il piacere di assaporare un suono economicamente e socialmente prestigioso.
Questa non è una critica al
prestito linguistico del termine
straniero per indicare una realtà
tutta italiana, né una critica al
discorso del ministro Fornero. È
piuttosto un appunto sull’abuso
che facciamo di questa parola.
Le formule importate dall’inglese ci sembrano sempre più autorevoli per la loro pregnanza e il
loro magnetismo. Dire “choosy”
invece di “schizzinosi” ci sembra infatti più convincente.
Il punto è che quando viene
usato come parola-etichetta, una
“
Ricordiamo
la possibilità
di scriverci
[email protected]
oppure fax 034587002,
oppure
REDAZIONEBOLLETTINO,
via san Giacomo, 1 - 24010
Piazzatorre (Bg).
4 - L’ALTA VALLE BREMBANA
sorta di definizione
delle giovani generazioni, si rischia di
cadere in una superficialità d’opinione e
in una generalizzazione di significati e
di riferimenti.
Perché invece non
provare a riflettere sul
termine “choosy” e
su un ulteriore senso
che può evocare?
Il suo significato in inglese
colloquiale è ormai noto: descrive una persona schizzinosa, pretenziosa, che non si accontenta.
Se si prova a ragionare invece
sull’origine della parola, ovvero
il verbo to choose, che significa
scegliere, optare, preferire, possiamo intravedere una sfumatura
di senso un po’ diversa, non
propriamente negativa. Insomma, se “choosy” in una sua possibile accezione, che tenta di
andare oltre il significato primario, fosse letto come volontà di
scegliere il proprio futuro, optare
per un lavoro che coroni un percorso di studi, preferire un impiego sulla base delle proprie competenze e passioni, allora siamo
davvero in tanti a rientrare in
questa categoria. E ben venga
essere un po’ “choosy”.
Se invece ci limitiamo al senso principale del termine stesso,
allora serve specificare che non
tutti siamo così difficili e incapaci di leggere la situazione drammatica dell’occupazione in Italia. Per rispondere al parere del
Dott. Luigi Lazzaroni che ha
parlato di incompetenza, inconsapevolezza e passività dei gio-
vani in cerca di lavoro (articolo
di “Attualità”- Novembre 2012),
direi che la questione non può
essere ridotta all’incapacità di
adattamento.
Ci siamo adattati ai sistemi
universitari tra i peggiori d’Europa, ci siamo adattati a non
vedere riconosciuto lo studio
come un vero impegno, ci siamo
adattati a farci mantenere gli
studi dalla famiglia (c’è anche
qualcuno tra noi che lo ritiene
un peso e non un agio), ci siamo
adattati al disinteresse dello Stato per la cultura e la ricerca.
Il nostro problema non mi
pare quindi l’incapacità di adattarsi, o almeno non mi pare un
aspetto che riguarda tutti.
Conosco, per esempio, baristi
laureati in filosofia, imbianchini laureati in storia dell’arte,
commesse laureate in giurisprudenza, che hanno re-inventato la propria vita dimostrando una preziosa capacità
d’adattamento alla realtà attuale con grande entusiasmo. Forse di queste persone ci dimentichiamo spesso quando diciamo
che i giovani d’oggi non si
accontentano e vogliono il
LETTERE ALLA REDAZIONE
posto ideale secondo il proprio
percorso di studi. Come ci
dimentichiamo di quelli che
iniziano a lavorare dopo la
scuola dell’obbligo senza molti
capricci, accettando il primo
impiego che capita nonostante
le prospettive non sempre
dignitose.
Attenzione dunque a generalizzare! Forse non siamo poi tutti così ostinatamente pretenziosi
e viziati come ci vogliono dipingere.
Non sempre il problema della
disoccupazione è la passività e
la pretesa di avere un posto di
lavoro immediato, redditizio e
corrispondente alla propria formazione scolastica ed universitaria. Non parlerei di appagamento e di assurde pretese per
un foglio con scritto “dottore”,
“architetto”, “ingegnere”, ma
parlerei di un’amara rassegnazione. Non ci sentiamo “arrivati” solo per avere un titolo di
studi, sappiamo perfettamente
che forse dovremo ricominciare
tutto daccapo.
A differenza di quello che il
Dott. Lazzaroni sembra sostenere, infatti, siamo fin troppo consapevoli delle condizioni economiche e strutturali dell’Italia,
della lungimiranza degli altri
paesi europei in ambito lavorativo, universitario e scolastico, e
della disparità tra la nostra preparazione teorica rispetto a quella pratica.
Queste sono cose però che
non dipendono solo da noi. E
forse la nostra disaffezione per
la politica non è solamente la
causa dell’alto livello di disoccupazione, è anche una conseguenza. Il fatto che il sistema in
cui viviamo non sia in grado di
dare il giusto peso e riconoscimento a cinque o più anni di
impegno, tempo e denaro per lo
studio e per i propri progetti
non è un aspetto da sottovalutare. Quando dobbiamo parlare di
pretese assurde nel mondo del
lavoro italiano e scandalizzarcene, non facciamolo con i desideri dei neo-laureati, facciamolo
invece, solo per esempio, con
chi punta sulla propria professione a tal punto da mettere in
pericolo vite umane.
Se le circostanze non permettono scelte e pretese, la gran
parte di noi sarà capace di adattarsi e trovare la propria strada.
Se però essere “choosy” implica
la speranza di coronare un sogno
lavorativo per cui si è studiato
con dedizione e passione, allora
lasciateci anche essere un po’
“choosy”.
Nicole Tagliabue
Gentile lettrice, ti ringrazio per
la schiettezza con cui hai manifestato la tua opinione. Da quando in
redazione si è deciso di “aprire” le
porte della rivista ai commenti dei
lettori, abbiamo avuto la soddisfazione di aver raggiunto un obiettivo; quello di creare un rapporto
diretto con chi ci legge, stimolando
la riflessione, il gradimento e le critiche. E’ positivo lanciare sassi nello stagno e vedere quante onde crea,
a volte sono piccole, altre uno tsu-
nami come l’articolo
sui choosy. Nel particolare, mi spiace se
ho dato l’impressione
di aver generalizzato
sul questo tema,
quando era invece
mia intenzione fornire esempi limite per
dare un contributo
alla comprensione del
problema della disoccupazione giovanile.
Il mio ragionamento
si basava sull’analisi
integrale dell’intervento del Ministro Elsa Fornero, (non solo delle
due frasi riportate dai media), e da
una serie di dati Istat sull’economia
reale, che evidenziano una curiosa
anomalia. Se da un lato tanti ragazzi sono in cerca di occupazione, dall’altro sono migliaia i posti di lavoro disponibili nell’artigianato e nel
settore alberghiero, ben pagati, che i
giovani non prendono in considerazione. Questo deve far riflettere.
Luigi
Spett.le Redazione, ci siamo
accorti con piacere che il nostro
Bollettino, anche se con la doverosa cautela per rispetto alla sua
storia, sta cambiando.
Sicuramente cose belle e importanti attinenti alle varie attività comunitarie erano presenti
anche prima sulle sue pagine,
ma ora si propongono con qualcosa “di più”.
Penso che in questo modo si
possano mettere in moto energie
nuove di collaborazione.
Grazie, perciò, proprio per
quel “di più” che noi abbiamo
sempre auspicato, che ci inserisce nel dibattito più ampio dei
problemi del nostro tempo e
contemporaneamente ci stimola e ci interroga sulla nostra
fede.
Lilia Barbieri
L’ALTA VALLE BREMBANA - 5
GIORNATA PER LA PACE 2013
LA PACE PASSA
PER IL RISPETTO DELLA VERITÀ
a pace passa per il
riconoscimento e il
rispetto delle verità
iscritte da Dio nel
cuore di ogni persona, ne è
quindi «precondizione» lo
«smantellamento della dittatura del relativismo e dell'assunto di una morale totalmente
autonoma» e, alla fine, esige di
«proporre e promuovere una
pedagogia della pace», che
miri alla «costruzione di una
convivenza fondata sulla verità, sulla libertà, sull'amore e
sulla giustizia, perché la pace
presuppone un umanesimo
aperto alla trascendenza».
È questo, in estrema sintesi,
quanto afferma il messaggio di
Benedetto XVI per la Giornata
mondiale della pace 2013 che
ha per titolo «Beati gli operatori di pace». «La pace concerne
l'integrità della persona umana – si legge nel messaggio –
L
6 - L’ALTA VALLE BREMBANA
ed implica il coinvolgimento
di tutto l'uomo. È pace con
Dio, nel vivere secondo la sua
volontà. È pace interiore con se
stessi, e pace esteriore con il
prossimo e con tutto il creato».
Oggi, secondo il Papa, siamo contrassegnati «dalla globalizzazione, con i suoi aspetti
positivi e negativi, nonché da
sanguinosi conflitti ancora in
atto e da minacce di guerra».
Nel messaggio il Santa Padre
fa notare come sia in crescita
«la diseguaglianze fra ricchi e
poveri, dal prevalere di una
mentalità egoistica e individualista espressa anche da un
capitalismo finanziario sregolato e sono pericolosi per la
pace quei fondamentalismi e
quei fanatismi che stravolgono
la vera natura della religione,
chiamata a favorire la comunione e la riconciliazione tra
gli uomini». Molteplici però –
sottolinea Benedetto XVI –
sono le opere di pace, di cui è
ricco il mondo e che testimoniano l'innata vocazione dell'umanità alla pace.
Questa vocazione è fondata
sulle verità del diritto naturale.
Primo punto per il Papa è quindi il «riconoscimento di essere,
in Dio, un'unica famiglia umana. Essa si struttura, come ha
insegnato l'Enciclica Pacem in
terris, mediante relazioni interpersonali ed istituzioni sorrette ed animate da un “noi”
comunitario, implicante un
ordine morale, interno ed esterno, ove si riconoscono sinceramente secondo verità e giustizia, i reciproci diritti e i vicendevoli doveri».
La via della sua realizzazione passa anzitutto per il rispetto per la vita umana, «considerata nella molteplicità dei suoi
aspetti, a cominciare dal suo
concepimento, nel suo svilupparsi, e sino alla sua fine naturale». Accanto al no ad aborto
ed eutanasia, «falsi diritti o
arbitrii» e «basati su una visione riduttiva e relativistica dell'essere umano», c'è la difesa e
la promozione della famiglia
«rispetto ai tentativi di renderla giuridicamente equivalente
a forme radicalmente diverse
di unione».
Tra i diritti umani basilari –
si legge nel messaggio – anche
per la vita pacifica dei popoli,
vi è quello dei singoli e delle
comunità alla libertà religiosa.
«In questo momento storico,
diventa sempre più importante che tale diritto sia promosso
non solo dal punto di vista
negativo, come “libertà da” –
ad esempio, da obblighi e
costrizioni circa la libertà di
GIORNATA PER LA PACE 2013
scegliere la propria religione –,
ma anche dal punto di vista
positivo, nelle sue varie articolazioni, come “libertà di”: ad
esempio, di testimoniare la
propria religione, di annunciare e comunicare il suo insegnamento; di compiere attività
educative, di beneficenza e di
assistenza che permettono di
applicare i precetti religiosi; di
esistere e agire come organismi
sociali, strutturati secondo i
principi dottrinali e i fini istituzionali che sono loro propri.
Purtroppo, anche in Paesi di
antica tradizione cristiana si
stanno moltiplicando gli episodi di intolleranza religiosa,
specie nei confronti del cristianesimo e di coloro che semplicemente indossano i segni
identitari della propria religione».
La promozione della pace
passa anche per i diritti e i
doveri sociali. Tra quelli «oggi
maggiormente minacciati vi è
il diritto al lavoro. Ciò è dovuto al fatto che sempre più il
lavoro e il giusto riconoscimento dello statuto giuridico
dei lavoratori non vengono
adeguatamente valorizzati,
perché lo sviluppo economico
dipenderebbe soprattutto dalla
piena libertà dei mercati. Il
lavoro viene considerato così
una variabile dipendente dei
meccanismi economici e finanziari».
La dignità dell'uomo e anche
ragioni economiche, sociali e
politiche, esigono invece che si
continui «a perseguire quale
priorità l'obiettivo dell'accesso
al lavoro o del suo mantenimento, per tutti». Ciò richiede,
secondo il Santa Padre, una
rinnovata considerazione del
lavoro, basata su principi etici
e valori spirituali, che ne irrobustisca la concezione come
bene fondamentale per la persona, la famiglia, la società.
Servono «coraggiose e nuove
politiche del lavoro per tutti e
un nuovo modello di sviluppo», che sostituisca quello prevalso negli ultimi decenni che
«postulava la ricerca della massimizzazione del profitto e del
consumo, in un'ottica individualistica ed egoistica, intesa a
valutare le persone solo per la
loro capacità di rispondere alle
esigenze della competitività.
In un'altra prospettiva, invece,
il vero e duraturo successo lo
si ottiene con il dono di sé, delle proprie capacità intellettuali, della propria intraprendenza, poiché lo sviluppo economico vivibile, cioè autenticamente umano, ha bisogno del
principio di gratuità come
espressione di fraternità e della logica del dono».
La pedagogia della pace
implica per Benedetto XVI
azione, compassione, solidarietà, coraggio e perseveranza.
Riportiamo di seguito la parte
finale del messaggio:
Emerge, in conclusione, la
necessità di proporre e promuovere una pedagogia della pace. Essa
richiede una ricca vita interiore,
chiari e validi riferimenti morali,
atteggiamenti e stili di vita appropriati. Difatti, le opere di pace
concorrono a realizzare il bene
comune e creano l’interesse per la
pace, educando ad essa. Pensieri,
parole e gesti di pace creano una
mentalità e una cultura della
pace, un’atmosfera di rispetto, di
onestà e di cordialità. Bisogna,
allora, insegnare agli uomini ad
amarsi e a educarsi alla pace, e a
vivere con benevolenza, più che
con semplice tolleranza. Incoraggiamento fondamentale è quello di
«dire no alla vendetta, di riconoscere i propri torti, di accettare le
scuse senza cercarle, e infine di
perdonare», in modo che gli sbagli
e le offese possano essere riconosciuti in verità per avanzare insieme verso la riconciliazione. Ciò
richiede il diffondersi di una pedagogia del perdono. Il male, infatti,
si vince col bene, e la giustizia va
ricercata imitando Dio Padre che
ama tutti i suoi figli (cfr Mt 5,2148). È un lavoro lento, perché
suppone un’evoluzione spirituale,
un’educazione ai valori più alti,
una visione nuova della storia
umana. Occorre rinunciare alla
falsa pace che promettono gli idoli
di questo mondo e ai pericoli che
la accompagnano, a quella falsa
pace che rende le coscienze sempre
più insensibili, che porta verso il
ripiegamento su se stessi, verso
un’esistenza atrofizzata vissuta
nell’indifferenza.
L’ALTA VALLE BREMBANA - 7
CHIESA IN CAMMINO
LA FRATERNITÁ È BELLA
MA NON FACILE
Riprendo e concludo l'articolo iniziato nel numero di dicembre
Rileggendo Marco 3, 31-35
C
hi è mia madre e chi
sono i miei fratelli?
... chi fa la volontà di
Dio.
Coloro che sono radunati attorno a Gesù per ascoltarlo (e
per diventare suoi discepoli) sono definiti sua "madre” e suoi
“fratelli/sorelle”. Appare chiaro che Gesù rappresenta la propria comunità con il linguaggio
dei legami famigliari ma stabilisce nuovi legami che vanno oltre quelli di sangue, le simpatie,
le affinità di gruppo o le scelte
di convenienza.
Questo è possibile solo se si
accede a quella esperienza della
paternità di Dio che Gesù testimonia a tutti coloro che sono disponibili all'ascolto. Nella nuova famiglia del Regno uno solo
è il Padre! Risulta chiaro allora
che la “cartina di tornasole”
della nostra adesione alla volontà di Dio sarà la cura concreta per le relazioni e i legami
nella comunità.
*(dalla testimonianza di un sacerdote)
... sicuro che in questa nostra
Chiesa, così bella e così altrettanto imperfetta, c'è spazio per
vivere esperienze d'amore e non
sentirsi soli.
Uno dei modi con cui la fraternità si traduce è appunto la
“cura”, la “custodia” come
quella del fratello maggiore nei
confronti del minore. È l'esperienza di tanti animatori che ac8 - L’ALTA VALLE BREMBANA
compagnano i ragazzi nel loro
cammino di crescita.”Ancora
una volta, come mi era già capitato in famiglia, sperimentavo
che la fraternità, vissuta come
esperienza d'amore, plasma e fa
crescere, fa diventare grandi”.
La fraternità è bella ma non
facile. È una virtù, e come tutte
le cose belle esige cammino, a
volte fatica, con un lavoro costante su di sé e sul proprio io.
In famiglia ciò che lega i fratelli sono i vincoli di sangue,
nella Chiesa ciò che unisce è il
vincolo della fede che ci fa compiere il gesto quotidiano dello
spezzare il Pane e condividerlo
in segno di comunione.
Quando vivo questo momento so che Cristo, mio fratello, è
presenza che lega e unisce e
l'unità che si genera ha a che fare con l'Amore.
*(commentando Gen 4,1-16)
Caino e Abele... un modo di
vivere dell'umanità... dominato
dalla violenza e dall'eliminazione del fratello.
Nella storia di due fratelli,
Caino e Abele, il peccato sembra avere avuto il sopravvento:
ma è più forte il male dell'uomo
o la benedizione divina?
Dove c'è un figlio, vi è il segno della benedizione divina.
Custodire questa verità è sicuramente un altro modo di
realizzare la fraternità!
Il conflitto che può sfociare in
violenza fa parte del rapporto
tra gli uomini ma è possibile gestire il primo e dominare il secondo. Dal testo emerge un
chiaro insegnamento: quando
riconosci in te la presenza di invidia e gelosia, devi mettere in
atto una scelta libera che scelga
il dialogo, l'accettazione e la
comprensione reciproca.
“... Caino, quando sente la voce di Dio che lo invita a considerare la forza del peccato e gli comanda e insieme promette di
poterlo dominare, non risponde
nulla... Caino ha interrotto la comunicazione, non è più capace
di parlare con Dio e non è più capace di parlare con suo fratello”.
CHIESA IN CAMMINO
Sono forse io il custode di
mio fratello?
Si evidenzia un altro modo
per negare la fraternità: l'indifferenza, il rifiuto del problema.
Caino elude la propria responsabilità nei riguardi del fratello
e Dio gli contesta tale via
di fuga, mettendolo di
fronte alla sua colpa.
Nella vicenda di Caino
e Abele si intrecciano
molte domande che noi
stessi spesso ci poniamo:Dio sembra aver abbandonato il giusto alla
prepotenza del malvagio!?”.
È un Dio misterioso che
però, se sembra permettere il male, ricerca comunque con l'umanità una via
di trionfo del bene, della
comunione. In ogni caso
non è un Dio indifferente”.
“Le parole di Dio a Caino hanno il compito di
salvaguardare la sua vita,
e cioè la vita dell'uomo,
nonostante essa sia profondamente segnata dalla
colpa, dalla violenza”.
“Proteggendo Caino nonostante la sua colpa, egli
dichiara di aver cara ai
suoi occhi non solo la vita
dei giusti come Abele, ma
anche quella degli ingiusti come Caino. La fraternità si potrà ritrovare non
sulla base di ritorsioni, di
risarcimenti senza fine, ma su
questa certezza che ogni vita
umana è preziosa agli occhi di
Dio".
"Certo il male resta male e la
fraternità lacerata segna nel
profondo il cuore di Caino. Se
non ritrova la verità della sua
relazione e non si assume la responsabilità di suo fratello sarà
sempre un uomo in fuga, straniero a se stesso. È una condizione di alienazione, di estraneazione legata al fatto che la
verità della vita umana non si
dà in un vuoto di relazioni, ma
nell'assunzione della cura per
l'altro, della responsabilità di
custodire il fratello e di lasciarsi
da lui custodire".
*Alcune domande erano implicite nelle frasi proposte: eccone alcune esplicite tratte dal testo e leggermente modificate.
Il servizio a Dio nei fratelli
non si svolge lungo un cammi-
no facile, privo di cadute e di divisioni.
Quale stile ci caratterizza nell'attraversare momenti di prova, di crisi, nella fraternità?
L'ascolto, il perdono, l'umiltà
sono marce che spingono in
avanti nell'unità ecclesiale. Riusciamo ad inserirle
nella via di appartenenza
alla Parrocchia, al Vicariato? O i nostri passi segnano una strada battuta da
pretese, giudizi, amarezza
e sfiducia? Che rapporto
abbiamo con il Parroco e i
sacerdoti? In quale vicinanza fraterna crediamo e
speriamo?
Come ci comportiamo
davanti alle voci di denuncia che si sollevano
nella comunità? Sappiamo discernere la profezia
dalla critica fine a se stessa? Siamo disposti a
esporci in prima persona
nel dire e cercare la verità
sui problemi ed eventualmente condividere soluzioni?
Termino con le parole
di Mons. Angelo Giuseppe Roncalli, 25 dicembre
1934, Sofia (Bulgaria).
"Il rispetto, che ho sempre
tenuto a professare in pubblico e in privato per ciascuno e
per tutti, il mio silenzio imperturbabile e senza fiele, il
non essermi mai chinato a raccogliere qualche sasso gettato da
qualcuno sul mio cammino, hanno
dovuto dire a tutti la sincerità del
mio cuore anche per loro, che sento
di amare nel Signore con la stessa
cristiana e fraterna carità che il
vangelo ci insegna".
don Luca Nessi
L’ALTA VALLE BREMBANA - 9
UN DONO PER LA CHIESA
MARTINI: ETICA E POLITICA
e istituzioni pubbliche sono percepite, per lo più,
come un apparato
di servizi, come una necessità
logistica e non anche come la
concretizzazione di un ideale,
quello della “Polis”, della vita
comune nella quale il cittadino
può trovare espressione e realizzazione di esigenze personali imprescindibili.
Perché, a questo proposito,
sembra operare la costante
individualistica che costituisce
una componente profonda della nostra cultura contemporanea quotidiana; la concezione
cioè dell’istituzione politica
come pura “convenzione” o
“contratto” stipulato tra cittadini in ordine alla soluzione
più razionale dei problemi”.1
Partendo da questa pessimistica considerazione, Martini
individua nell’educazione lo
strumento fondamentale che
potrà mettere in moto un processo tale da estirpare o almeno modificare questo tipo di
cultura.
“Oggi la necessità di una
formazione all’impegno sociale e politico, ci appare grande”.
Egli lo definisce un servizio
verso la città e le istituzioni
(prende come modello S.
Ambrogio “che era stato preparato con un’intensa formazione culturale, assorbendo
dai grandi autori della romanità, in particolare da Cicerone, un forte senso dei doveri
civici, anzitutto della giustizia, della lealtà verso le istituzioni, della necessità della
“L
10 - L’ALTA VALLE BREMBANA
competenza nello svolgere un
pubblico servizio”)2.
Martini si chiede se “è possibile agire efficacemente in campo politico rispettando la morale cristiana”.
La risposta che lui stesso dà
è semplice, quasi naturale per
un vero cristiano. “Agisce in
modo conforme all’ordine
morale, cristiano e anche semplicemente umano, chi pone
come fine del suo agire politico
il bene comune e considera il
potere e il suo esercizio come
un mezzo, uno dei mezzi per
attuare il bene comune”.
È vero che, purtroppo, nella
prassi corrente può accadere il
contrario anche da parte di chi
apertamente fa professione di
fede tanto da venir ricercato il
potere per il proprio personale
tornaconto; e solo subordinatamente a esso e al suo mantenimento, soprattutto se il potere
dipende anche dal consenso,
preoccuparsi del bene comune,
che Martini così definisce:
“Il bene comune non è solo
una somma di beni individuali
affini, bensì un valore nuovo
specificamente distinto dal
bene del singolo e dalla somma dei beni singoli. Ogni organismo sociale (per esempio
una università o una città) possiede un suo particolare bene
comune.
Quando ci riferiamo allo Stato, allora il bene comune consiste nel complesso delle istituzioni e delle condizioni che
permettono al singolo e ai corpi sociali più piccoli di tendere
allo scopo loro proprio, collaborando tra loro in maniera
ordinata”.3
Ma è proprio impossibile,
c’è da chiedersi, una convivenza tra bene personale e bene
comune?
Martini non ritiene antitetiche le due cose.
”Per quanto riguarda il rapporto tra bene comune e bene
o interesse particolare, egli
sostiene, può non essere male
cercare il bene personale, familiare, di gruppo, sia esso economico, sociale o politico, anzi
può essere necessario quando
si tratta di bisogni o diritti
oggettivi. Male è subordinare
UN DONO PER LA CHIESA
il bene generale a quello particolare.È anche ovviamente
male qualsiasi illegittimo accaparramento o dirottamento di
beni comuni per un interesse
particolare”.4
Martini non sottovaluta la
difficoltà nella gestione della
cosa pubblica; anzi invita coloro
che non sono capaci di lottare
contro ogni speranza (quasi novelli Abramo) a non cimentarsi
“con una troppo fragile barca
per mari alti e burrascosi”.
Non ci può improvvisare
politici (ed è questo un forte
monito sottolineato proprio
dall’ossessiva reiterazione del
verbo occorre).
“Occorre educare alla politica e all’impegno socio-politico,
per dare a tutti la possibilità di
partecipare realmente alle
responsabilità democratiche, e
a molti, a quanti più sia possibile, anche la competenza e il
gusto di mettersi al servizio
concreto delle istituzioni assumendo responsabilità dirette
per il bene della società”.
“Occorre che la collettività
in quanto tale individui almeno tre settori di interventi:
a. fornire conoscenze di tipo
culturale, storico legislativo;
b. suscitare esperienze di
collaborazione, di dialogo e
anche di confronto dialettico
con cittadini di varie tendenze,
organizzati o no;
c. dare la possibilità di conoscere e di utilizzare gli strumenti d’intervento democratico che già ci sono o che si possono promuovere.
Si tratta dunque anzitutto di
un’opera di coscientizzazione,
di educazione popolare di base
che coincide di fatto con la
coscientizzazione alla partecipazione democratica”.5
La gente comune, perciò,
deve essere aiutata “a formarsi
criteri di giudizio, usando strumenti di cognizione e di analisi adeguati: inquadramento e
conoscenze storiche, elementi
e fatti economici, strutture
costituzionali ecc […].
Occorre anche insegnare alla
gente a saper leggere criticamente la stampa, ad assumere
un atteggiamento autonomo di
fronte alle pressioni dei massmedia ecc.
Tuttavia occorrono anche
esperienze concrete, secondo i
vari stadi e le diverse stagioni
della vita”.6
Pensiamo qui all'azione promozionale che possono esercitare e già di fatto esercitano le
molteplici realtà dell'associazionismo giovanile, anche con iniziative di dialogo e di confronto
dialettico con diverse realtà.
”Occorre predisporre queste
iniziative con molta serietà e
cura, ma comunque non temere di allargare le idee e gli orizzonti. Penso pure a luoghi di
confronto, a livelli anche di più
alta competenza, quasi a nuove agorà in cui dialoghino tra
loro la filosofia, l'economia, la
politica e la teologia.
Ritengo che occorre oggi
moltiplicare in Italia luoghi di
confronto democratico e di
serio approfondimento scienti-
fico di idee e di progetti nell'ascolto sereno e tollerante di
ogni opinione.
Senza tali luoghi il pensiero
politico finisce per inaridirsi o
lasciare il campo a un vuoto
pragmatismo”.7
“Occorre infine far conoscere le varie istanze che consentono di intervenire, di promuovere e di difendere i diritti
di ogni cittadino, e di pretendere da parte degli organi
responsabili e amministrativi
giustizia e onestà. Queste istanze esistono nei regimi democratici, ma sono poco conosciute, o si ha scarsa abitudine
a ricorrervi, anche per il timore
che tutto sia inutile.
Occorre superare questo stato d'animo e dimostrare che
con la pazienza e la competenza qualcosa alla fine succede.
Si dirà che questa è anzitutto
un'educazione civica globale
prima di essere un'educazione
cristiana. Ma il campo politico
è proprio del cittadino in quanto tale, e la presenza cristiana
in esso deve presentarsi ed
essere presenza autenticamente umana e stimolo di attuazione democratica”.8 “Bisogna alimentare una coscienza eticopolitica” e tenersi ancorati alla
nobile affermazione di Paolo
VI: “La politica è la più alta
forma di carità”.
NOTE:
1. (C. M. Martini, Per un’etica nella pubblica amministrazione, EDB, pagg. 15)
2. (C. M. Martini, Educare alla solidarietà sociale e politica, EDB, pag.491)
3. (ibidem pag.506)
4. (C. M. Martini, Le ragioni del credere, Mondadori, Milano, pag.1588-1589)
5. (C. M. Martini, Educare alla solidarietà sociale e politica, EDB, pag.497)
6. (ibidem pag.498
7. (C. M. Martini, Educare alla solidarietà sociale e politica, EDB, pag.498-499)
8. (ibidem pag.499)
L’ALTA VALLE BREMBANA - 11
ATTUALITÀ
ANNO NUOVO,
MUSICA VECCHIA
al punto di vista economico e sociale, il
2012 è stato un anno
disastroso, sia per le
aziende che per le famiglie.
Massacrate da una raffica
incredibile di nuove tasse, si
sono trovate a mal partito nel
far quadrare i bilanci di fine
anno. Consumi in calo come
mai dal dopo guerra, aziende
senza commesse, produzione
industriale giù del 7,6%, disoccupazione all’11% con tassi
del 37% per quella giovanile.
La classe media continua ad
impoverirsi, gli imprenditori
sono con l’acqua alla gola, la
povertà è aumentata in modo
preoccupante, le tasse sono ai
massimi livelli mondiali, ma i
servizi pubblici sono carenti.
In questo marasma s’innesta
la campagna elettorale per le
elezioni politiche di febbraio,
D
12 - L’ALTA VALLE BREMBANA
con i soliti protagonisti scatenati nel lanciare mirabolanti
ricette per la rinascita e nel
demonizzarsi a vicenda, come
sempre, dimentichi del fatto
che se siamo con le pezze sul
sedere è soprattutto per merito loro. Eviteremo di parlare
di orrori quali i privilegi della
casta o il ladrocinio dei soldi
pubblici. Meglio per la salute
delle coronarie. Cercheremo
invece di analizzare i macro
problemi economici riscontrabili oggi nel Paese Italia, dalla
spesa pubblica all’evasione.
Iniziando dal più spinoso: le
tasse.
UNA MACCHINA
POTENTE…
L’Italia ha una delle strutture imprenditoriali più ricche ed efficienti al mondo. Le
piccole e medie imprese sono
distribuite capillarmente sul
territorio, danno lavoro a
milioni di persone, creano
prodotti unici ed innovativi,
sono tenutarie di un sapere e
di una professionalità che
tutti ci invidiano. Pensiamo
alla moda, all’artigianato,
alla gastronomia, al design,
agli straordinari prodotti dell’agricoltura e dell’allevamento. Ci sono beni italiani
che solo a citarli suscitano
autentiche emozioni; le Ferrari, i vini, i formaggi, le borse, le calzature ed i capi dei
grandi stilisti. Per non parlare della potenzialità del
nostro turismo. Si potrebbe
andare avanti per ore a citare
quanta ricchezza si crea nel
nostro Paese. E quanta se ne
potrebbe creare se non fosse
che le piccole imprese italiane…
…CON IL FRENO A MANO
TIRATO
Se non fosse che non si sono
fatte le giuste politiche per la
crescita, rimandando il problema di anno in anno e riparando i buchi di bilancio con
una raffica di manovre economiche di tipo esclusivamente recessivo, sostanzialmente fatte di nuove tasse.
Le imprese, già in difficoltà
per la crisi mondiale, sono
state scambiate per un bancomat a fondo illimitato da cui
attingere a piene mani per
tentare di sistemare i conti
dello Stato. Così molti
imprenditori hanno scelto la
via dell’evasione, altri sono
letteralmente fuggiti all’estero, dove la manodopera costa
ATTUALITÀ
niente e le tasse sono irrisorie. Altri ancora sono rimasti
qui, cercando di fare gli onesti, dove più della metà del
loro reddito prende la via
dell’Agenzia delle Entrate.
Su un reddito lordo di 40.000
euro, 20-22.000 sono tasse da
pagare. Da sottolineare che
l’imprenditore in oggetto non
ha ferie o malattie pagate,
non ha il trattamento di fine
rapporto, lavora mediamente
10 ore al giorno, sabato e
spesso domenica compresi,
rischia del suo ogni giorno
ed ha indicibili responsabilità
verso le persone che lavorano con lui. Come reddito lordo risulta ricco, ma quasi
povero guardando il reddito
netto, e potrebbe avere problemi con il redditometro,
dato che il fisco dubita che
un commerciante possa guadagnare solo 20.000 euro netti! Oltre al danno, la beffa. Si
può andare avanti così?
NELL’INDIFFERENZA
PIÙ TOTALE
Monte aziende italiane
chiudono letteralmente “per
tasse”, nell’indifferenza delle
istituzioni. Sembra interessi a
pochi che le piccole imprese
siano strangolate da un fisco
esoso ed insostenibile. Molte
tasse sono palesemente contro lo sviluppo, come l’Irap,
commisurata al numero di
dipendenti, o l’IMU sui
capannoni industriali, sugli
uffici e sulle stalle. All’estero
se ne sono accorti, e cercano
di portarci via la nostra ricchezza. Il governo dell’austriaca Carinzia sta invitando
le aziende friulane ad inve-
stire nel suo territorio. Sono
già pronte intere aree urbanizzate a tale scopo, fornite
di tutti i servizi pubblici. In
pochi giorni si hanno tutte le
autorizzazioni, in due o tre
mesi i capannoni sono
costruiti secondo i più moderni sistemi di bio edilizia, in
un giorno avvengono tutti i
collaudi necessari. Il tutto
con una tassazione concordata del 20-25% per i primi anni.
Questo non accade in Siberia,
ma fuori casa nostra. Quest’esperienza si potrebbe fare
anche qui, se non fosse per
una classe dirigente miope e
fifona, che non vede oltre le
prossime elezioni, che non ha
iniziativa e non vuole scommettere sul futuro. Mentre in
sei mesi nella Carinzia s’inizia a produrre, da noi nello
stesso tempo non si riesce
nemmeno ad avere l’approvazione del progetto per la
stalla del maiale! In Carinzia
se la ridono, bevendo birra
alla nostra stupidità.
I SOLDI SI TROVANO,
BASTA VOLERLO
L’ultimo governo ha cercato di mettere un dito nelle falle della diga Italia, peccato
che le dita stritolate siano
quelle dei cittadini. Solo tasse
e nessun progetto per la crescita, poche idee per ridurre
la spesa improduttiva. Non
vale la solita scusa degli impegni europei che dobbiamo
rispettare. Bisogna iniziare in
casa nostra a scovare molti
miliardi di euro da risparmiare. Non se ne può più di vedere sprechi di denaro pubblico,
non solo al sud, anche da noi
ci sarebbe da fare un bel
discorso, (per esempio sul
nuovo ospedale di Bergamo).
E’ poi necessario far pagare le
tasse a chi, protetto dalla politica, ne ha pagate poche, come
certe banche, certe società
finanziarie o certe cooperative, e fermiamoci qui. Serve
una seria lotta all’evasione
fiscale, fatta di concretezza e
non di scenografici blitz come
quelli contro i vip nei luoghi
di vacanza. Sarebbero molto
più utili delle leggi anti elusione che impediscano a quei
vip di avere la barca, la Porche e la villa a Cortina, dichiarando zero reddito e con la
loro azienda perennemente in
perdita. Probabilmente sono
degli intoccabili, come ce ne
sono troppi in questo Paese, e
rifermiamoci qui. A forza però
di far finta di non vedere quello che va male, a forza di voltarsi dall’altra parte quando si
vede un capannone chiuso, si
rischia veramente grosso in
questo Paese. Il corrente anno
è già preannunciato peggio
del precedente, altre aziende
chiuderanno e altri giovani
dovranno andarsene per trovare un impiego. Il nostro
paese questo non lo merita. Il
futuro resta molto incerto,
quello che è sicuro è che si
continua a vedere in tv degli
attempati politici, sedicenti
tenutari del dono della sapienza, che con le loro lavagnette
ed il sorriso sulle labbra, ci
spiegano che...”se siamo messi così male è per colpa di chi
ci ha preceduto”… Ma non
sono vent’anni che siete sempre voi?
Luigi Lazzaroni
L’ALTA VALLE BREMBANA - 13
MONDO GIOVANI
PREVENZIONE IN ALTA VALLE
MISSIONE im...POSSIBILE?
l progetto prevenzione Alta Valle è
ufficialmente partito
con la SERATA DI
LANCIO del 16 gennaio presso la sala della fondazione Don
S. Palla. Un piccolo obiettivo è
stato sicuramente raggiunto,
quello di coinvolgere molta
parte della comunità dell'Alta
valle.
GRAZIE a tutti per la vostra
presenza. E' gratificante e dà
speranza vedere i genitori coinvolti attivamente in iniziative
di questo tipo, ciò fa ben sperare affinché la nostra comunità
diventi sempre più una comunità educante.
La domanda principale a cui
si è cercato di rispondere è stata: “Cosa significa fare prevenzione? è davvero una missione
impossibile?”
Elvira Beato (Responsabile
dell’osservatorio provinciale
sulle dipendenze) e Andrea
Noventa (Referente dell’area
Prevenzione SERT 1 di Bergamo) non hanno dubbi il sociale
è come tutti gli altri ambiti
d'indagine, per cui perché la
missione sia possibile bisogna
partire dai dati, per rendere un
intervento efficacie si deve
conoscere bene il fenomeno
dei consumi. Ma cosa ci dicono
le ricerche?
Uno studio condotto nel 2011
su circa 1300 studenti tra i
15/19 anni della provincia di
Bergamo (tra cui anche gli studenti del Turoldo) evidenzia
relativamente ai consumi di
I
14 - L’ALTA VALLE BREMBANA
bevande alcoliche la seguente
situazione:
– l'88% della popolazione studentesca ha assunto bevande alcoliche almeno una volta nella vita e di questi
l'81,8% ha dichiarato di aver
bevuto alcolici nell'ultimo
anno;
– il consumo di bevande alcoliche aumenta progressivamente col crescere dell'età,
le percentuali relative all'assunzione di bevande negli
ultimi 12 mesi rilevano che
si passa dal 67,8% dei 15enni
all'80,8% dei 16enni, ciò evidenzia che il passaggio dai
15 ai 16 anni è il più a rischio
anche per la popolazione
femminile, che è in forte
aumento;
– il 34,5% degli studenti ha riferito di aver praticato il binge
drinking (l'assunzione di 5 o
più “Bevande alcoliche" be-
vande alcoliche in un intervallo di tempo più o meno
breve). Anche questa moda
aumenta con l'aumento dell'età, si rileva qui una prevalenza riferita alle studentesse
bergamasche tra i 16/19 anni
superiore rispetto a quelle
delle coetanee italiane.
Rispetto ai consumi di sostanzeillegaliemergeinveceche:
– nel corso del 2011 il 21,9 degli
studenti ha fumato cannabis,
il 2,7% ha assunto cocaina,
l'1,2% eroina, il 3,1% allucinogeni ed il 2,5% stimolanti;
– la cannabis resta la sostanza
più diffusa, il 27,9% degli studenti ha provato almeno una
volta nella vita ad assumerla.
E' nel passaggio tra i 16 e 17
anni che si osservano i maggiori incrementi dei consumi
di cannabis (dal 19% al 31%),
in particolare per le femmine
(dal 14% al 31%), anche se questo tipo di consumo resta prevalentemente maschile.
In termini generali, la ricerca
rileva che il consumo di bevande
tra gli studenti, è ampiamente
diffuso, con consumi tendenzialmente in calo nel corso dell'anno 2011, ma che rimangono
caratterizzati da un'età precoce
di approccio, e dalla diffusione
di mode come il binge drinking.
Per quanto riguarda invece i consumidisostanzeillegali,siassiste
ad un graduale decremento dell'usodal2007al2011.Siconferma
come comportamento diffuso il
policonsumo, cioè l'uso di due o
più sostanze insieme. A ciò si affianca infine un aumento preoccupante del gioco in cui si scommettono soldi (lotto, scommesse
sportive, gratta e vinci macchinette ecc..), anche per questo fe-
MONDO GIOVANI
nomeno si assiste ad un progressivo aumento con l'aumento dell'etàeaprevalenzamaschile,mai
dati indicano una percentuale
degli studenti/giocatori della
bergamasca inferiore rispetto
allapercentualenazionale.
La ricerca evidenzia anche
un altro dato interessante,
ovvero l'individuazione di
quei comportamenti che maggiormente si associano al consumo, riguardanti l'avere un
rapporto problematico con gli
adulti, una scarsa motivazione
scolastica, un'intensa frequentazione con i pari e un'elevata
prossimità con le sostanze.
Quali sono allora le strategie
che si possono mettere in campo per contrastare tali fenomeni? molte delle strategie preven-
tive trovano fondamenta nella
famiglia. Si evidenzia così che
gli studenti meno a rischio sono
coloro che hanno genitori che
fissano regole di comportamento ben precise dentro e fuori
casa, che conoscono gli amici, e
che prestano attenzione ai bisogni dei propri figli.
Ma è chiaro che la famiglia da
sola non basta, per contrastare
questi fenomeni bisogna uscire
dalla logica dell'intervento singolo, per proporre interventi
molteplici che rafforzino le abilità e il protagonismo dei ragazzi in un approccio di comunità. Ciò vuol dire che per fare
prevenzione tutta la comunità
deve condividere norme, comportamenti e valori comuni di
contrasto all'uso di alcol/dro-
ghe, e proporre ai giovani messaggi coerenti tra loro che rafforzino i fattori protettivi.
Certo modificare un assetto
sociale e abitudini ormai consolidate non è semplice, e fare prevenzione a volte sembra davvero impossibile, basti pensare
che gli incidenti stradali dovuti
ad abuso di alcol e sostanze
rappresentano oggi la prima
causa di morte tra i giovani. Ma
se la volontà della nostra comunità nell'attivarsi unita per una
vera attività di prevenzione è
testimoniato dalla presenza della serata allora forse la prevenzione potrà essere una missione
possibile!
“Il coordinamento del progetto
Prevenzione Alta Valle”
RINNOVO BOLLETTINO 2013
La Direzione del Giornale comunica che la quota di abbonamento al Giornale
“L'Alta Valle Brembana” viene così determinata:
In Parrocchia
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In Italia con spedizione
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Estero con spedizione
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Anche per il prossimo anno il Giornale sarà spedito direttamente dalla tipografia. Occorre quindi verificare che l'indirizzo sia esatto e completo di Codice Avviamento Postale (CAP)
Il CAP è un elemento determinante per la spedizione.
In caso di cambio di residenza o di nominativo si prega avvisare don Luca Nessi (0345 77093, sms
3336143895, e mail [email protected]) e utilizzare un nuovo bollettino postale da richiedere
presso le poste italiane.
Si ricorda: conto n. 38185203 intestato a “Parrocchia di S. Giacomo Apostolo” - 24010 Piazzatorre (Bergamo), causale: rinnovo abbonamento “L'Alta Valle Brembana” 2013.
AVVISO IMPORTANTE PER I RESIDENTI ALL'ESTERO
Il rinnovo dell'abbonamento al Giornale “L' Alta Valle Brembana” per i residenti all'estero può essere
inviato tramite assegno postale intestato a “Parrocchia di S. Giacomo Apostolo” (non aggiungete nomi
di sacerdoti per favore!), via S. Giacomo 1 – 24010 Piazzatorre (Bergamo).
Non è opportuno inviare la quota di abbonamento con assegno bancario perchè richiede una spesa gravosa per la riscossione.
N.B. Chi ha già provveduto all'abbonamento non tenga conto del bollettino inserito e delle indicazioni
sopra indicate.
Cordiali saluti.
La redazione del Giornale
L’ALTA VALLE BREMBANA - 15
SCUOLA E INSEGNAMENTO RELIGIONE CATTOLICA
L’ORA DI RELIGIONE
A SCUOLA
i trovavo in segreteria della scuola
media per iscrivere
mio figlio e, tra i
fogli da compilare, la segretaria mi allunga una carta dicendomi che è per l’adesione
all’ora di religione. Raccolgo i
fogli, mi discosto un poco dallo sportello per compilarli,
mentre la segretaria accoglie
una famiglia straniera interessata all’iscrizione del figlio alla
scuola media. Penso che sarà il
futuro compagno di mio figlio.
Poi sento la segretaria chiedere
loro che religione professano e,
alla risposta “islam”, la signorina inizia a spiegare dove
mettere le x per non fare l’ora
di religione.
Con dispiacere penso che
mio figlio non avrà l’opportu-
M
16 - L’ALTA VALLE BREMBANA
nità di confrontarsi con un
ragazzo musulmano sulle questioni grandi della vita e sulla
cultura italiana di forte radice
cristiana. Poi, quando la segretaria è libera consegno i miei
fogli e le chiedo perché abbia
dato per scontato che quella
famiglia non volesse fare religione. La signorina, con disinvoltura mi risponde che è
meglio non creare questioni
con loro“…non sai mai come
la pensano…”. Me ne vado
amareggiata da questi pregiudizi e dalla brutta informazione che gira nelle nostre scuole.
Io, che insegno religione a studenti delle scuole superiori,
ho sempre rispettato ogni pensiero e credo. Conosco bene gli
accordi del Concordato del
1984 che rivedevano i Patti
Lateranensi del 1928 e so che
insegnare religione cristiana a
scuola non è formare coscienze
cristianamente educate, per
quello c’è la parrocchia con la
catechesi e la liturgia.
A scuola ci si confronta sulle
radici cristiane della ricchissima
cultura italiana, che nell’arte e
nella storia, ma anche nell’architettura e nei segni ovunque
visibili, dice di una determinante influenza cristiana nel modo
di pensare e vivere in Italia.
Sono convinta che non si possa
pienamente apprezzare la bellezza della cittadinanza italiana
senza conoscere la storia di
Gesù Cristo e del Cristianesimo. Azzardo quasi, dicendo,
che non ci si può dire italiani se
non si conosce il cristianesimo.
E con questo tengo ben distinta
la fede dalla conoscenza.
È ben diverso dirsi credenti
cristiani con un riferimento
morale al vangelo e un’appartenenza ad una comunità parrocchiale di riferimento, dall’essere cittadini italiani che
sanno raccontare di Gesù e
della chiesa attraverso scene
dipinte in affreschi o chiese
arroccate sui monti, senza
necessariamente saper pregare
o professare il credo cristiano.
SCUOLA E INSEGNAMENTO RELIGIONE CATTOLICA
Nelle ore di lezione mi confronto con gli studenti sulla
storia del cristianesimo che
genera spesso discussioni vivaci e partecipate. Nel programma ministeriale è, inoltre, previsto il confronto con le altre
grandi religioni e la problematizzazione delle domande esistenziali che permettono ai
ragazzi approfondimenti e
confronti su questioni attuali
che raramente trovano spazio
nei discorsi tra amici.
È veramente una fortuna
insegnare la storia della religione cristiana! Ed è ancor più
bello quando in classe ci sono
ragazzi di differenti culture
con i quali avviare confronti
arricchenti e interessanti che
alimentano una stima reciproca e un avvicinamento tra pari.
Sono fermamente convinta che
partecipare all’ora di religione
cristiana a scuola sia un’opportunità di crescita culturale e
relazionale che arricchisce la
consapevolezza della propria
appartenenza alla cultura e al
senso di cittadinanza italiana.
Spero vivamente che nelle
nostre scuole, ma non solo,
spariscano i pregiudizi e i fraintendimenti legati a questa
materia, alimentati da poca
informazione e dal paradosso
dato dalla possibilità di esonero degli studenti da questa
disciplina.
INSEGNAMENTO
DELLA RELIGIONE CATTOLICA
ome ogni anno, in questi mesi di gennaio/febbraio viene promossa un’azione di sensibilizzazione sull’Insegnamento della religione cattolica
(Irc), perché in questo periodo c’è la scadenza
delle iscrizioni al nuovo anno scolastico (il termine è fissato quest’anno al 28 febbraio). La scelta di aderire all’insegnamento di religione riguarda in particolare i genitori che
iscrivono i figli alla scuola dell’infanzia, alla scuola primaria e i ragazzi che passano dalla scuola media alle superiori.
L’Irc è una disciplina a tutti gli effetti. Non è mossa da finalità catechistiche, ma si qualifica come proposta culturale offerta a tutti, in quanto opportunità per la conoscenza
del cristianesimo, radice di tanta parte della cultura italiana ed europea. Ha una notevole rilevanza per la comprensione del patrimonio storico-artistico italiano e
contribuisce a dare risposta specifica al bisogno di significato che ciascuno ha in sé.
La scuola riconosce il valore della realtà religiosa come
un dato storicamente, culturalmente e moralmente incarnato nella realtà sociale in cui l’alunno vive. In tal senso
l’IRC si propone come insegnamento che va oltre le personali scelte di fede, è una disciplina che ha valore per la crescita della persona e la comprensione della realtà in cui
siamo inseriti e si offre come strumento per la realizzazione di finalità educative e formative.
L’Irc si propone nel rispetto del processo di crescita della
persona e con modalità diversificate a seconda della fascia
d’età, approfondendo le implicazioni antropologiche, sociali e valoriali. Emerge così un ulteriore contributo dell’Irc
alla formazione di persone capaci di rispetto delle differenze, di comportamenti di reciproca comprensione, in un
contesto di pluralismo culturale e religioso. In questo contesto l’IRC si offre anche come preziosa opportunità per
l’elaborazione di attività interdisciplinari.
Eleonora
C
L’ALTA VALLE BREMBANA - 17
FUTURO A “KILOMETRO” ZERO
PARLIAMO DI SCUOLA
priamo un dibattito
sulla scuola in valle,
a cui chiediamo a
tutti di partecipare,
con un primo contributo di
spessore, quello del prof. Luigi
Roffia, certamente una personalità eminente nel panorama
della scuola bergamasca: è stato insegnate; preside in vari
istituti scolastici, tra cui l’Istituto Tecnico Commerciale Statale e per Geometri di Zogno;
direttore dell’Ufficio Scolastico
Provinciale di Bergamo; attualmente direttore generale dell’Azienda Bergamasca Formazione (Abf), di cui fa parte
anche il CFP di S. Giovanni
Bianco.
Tante anche le sue pubblicazioni scientifiche nell’ambito
della formazione.
A
Nei paesi del territorio brembano sono presenti molte scuole dell’infanzia paritarie che
fanno riferimento alla parrocchia o ad una congregazione
religiosa o al comune.
Nella nostra provincia le
scuole dell’infanzia paritarie
sono 250 mentre quelle statali
sono 75.
È evidente l’utilità per il territorio della presenza di queste
scuole che, in un ruolo di sussidiarietà, svolgono un servizio sostitutivo di quello statale
e comunque sempre di elevata
qualità.
Personalmente ritengo poi
che i sacrifici e gli sforzi che i
consigli di amministrazione
fanno per tenere in vita queste
18 - L’ALTA VALLE BREMBANA
scuole, in un momento di difficoltà economica, meriti la riconoscenza dell’intera co-munità
in cui operano.
Sono convinto della necessità che nei nostri piccoli paesi
non debbano scomparire le
scuole dell’infanzia (paritarie/statali) al pari delle scuole
primarie (le vecchie elementari).
I nostri paesi, soprattutto
quelli dell’alta valle, in questi
anni, si sono spopolati e svuotati. In qualche caso non c’è
più il parroco, il segretario
comunale, il farmacista,… e
nemmeno il negozio di generi
alimentari.
Arrivando in questi paesi, se
non ci fosse il vociare piacevole dei bambini e delle bambine
della scuola dell’infanzia e della scuola primaria, sarebbe
veramente molto triste. È
importante che queste scuole
vengano difese dall’intera
comunità perché la loro presenza favorisce la scelta dei
giovani sposi per risiedere nei
piccoli paesi.
Se ci sono queste scuole le
famiglie scelgono di restare e
quindi altra vita si aggiunge
nel tempo a quella già presente. Mi è capitato, in qualche
caso, che alcuni genitori fossero titubanti rispetto alla realtà
delle pluriclassi. Ho avuto
modo di verificare che nelle
pluriclassi delle nostre scuole
di montagna si creano le condizioni per una crescita personale alquanto favorevole e
serena e non è assolutamente
vero che queste bambine e questi bambini partano svantaggiati rispetto a chi frequenta
classi normali in paesi più
grandi.
Diverso è il problema delle
scuole secondarie di primo
grado (la scuola media). Ho
condiviso in passato la scelta
di collocare queste scuole, per
motivi didattici ma anche economici, nelle realtà di fondo
valle.
Gli adolescenti, in questo
modo, fanno un’importante
esperienza di relazione e di
conoscenza con altri amici e
con altri compagni e queste
possibilità sono sicuramente
un ricco investimento per la
loro età.
Nella scuola media di primo
grado, inoltre, i ragazzi iniziano ad utilizzare laboratori ed
attrezzature tecnologiche che
costano e la cui presenza all’interno della scuola è assolutamente necessaria.
Non tutti i piccoli comuni
potrebbero avere un’autonomia economica per dotare la
propria scuola di queste strumentazioni.
Veniamo ora alle scuole
secondarie di secondo grado
(scuole superiori)
Nel settembre del 1985
divenne autonomo l’ITC di
Zogno, fino ad allora “sezione
staccata” dell’ITC Vittorio
Emanuele II di Bergamo. Io
sono stato il primo preside...
In quei tempi, nel territorio
brembano, c’erano altre due
sezioni staccate: il liceo scientifico che dipendeva dal territorio di Alzano Lombardo ed il
FUTURO A “KILOMETRO” ZERO
professionale meccani-co/elettrico che dipendeva dall’IPSIA
“Puglisi” di Bergamo. Presenza storica, invece, quelle dell’Istituto Alberghiero di San
Pellegrino e del CFP di San
Giovanni Bianco. Ricordo che
nel settembre 1985 l’indice di
passaggio degli studenti brembani dalla scuola media alla
scuola superiore era piuttosto
basso (pari al 27%) rispetto ad
altre realtà territoriali della
provincia di Bergamo.
Il lavoro svolto, negli anni
successivi, dall’Amministrazione Provinciale e dal Provveditorato agli Studi privilegiò
l’edificazione di nuove scuole
superiori nei centri della provincia e fu anche aumentata
l’offerta formativa di quelle
esistenti. Queste positive scelte
politiche portarono, in tempi
brevi, a far crescere il numero
degli studenti che passavano
dalla scuola media alla scuola
superiore tant’è che dall’indice
del 27% di passaggio del 1985
si passò, gradualmente, all’84%
del 1993. In quegli anni (l’Istituto scolastico di Camanghè
esisteva), in collaborazione con
la Comunità Montana, il
Distretto Scolastico e i sindaci,
si ampliò a Camanghè l’offerta
formativa: divenne così autonomo il liceo scientifico, fu
introdotto l’Istituto Tecnico
per Geometri, e poi negli anni
successivi il liceo linguistico, il
liceo delle scienze sociali, … e
l’Istituto Tecnico industriale
(meccatronica).
L’attuale offerta formativa
del “Turoldo” è ampia, forse
un po’ troppo rispetto al bacino di utenza vallare.
Purtroppo poi una percentuale significativa di studenti
di terza media continua ancora
a scegliere scuole della città. La
loro uscita viene comunque
compensata da studenti che
dalla città o dai paesi di fondo
valle scelgono gli indirizzi presenti a Camanghè.
L’Istituto Alberghiero di San
Pellegrino ha un’utenza che va
ben oltre i confini vallari e in
qualche caso anche oltre quelli
provinciali.
La formazione professionale
del CFP di San Giovanni Bianco è anch’essa cresciuta nell’utenza e nella proposta for-
L’ALTA VALLE BREMBANA - 19
FUTURO A “KILOMETRO” ZERO
mativa. Attualmente offre percorsi formativi per il turismo, i
servizi all’impresa, l’agricoltura di montagna, la meccanica,
l’acconciatura e l’integrazione
scolastica dei disabili.
Nell’anno scolastico in corso
la tradizionale tendenza della
scelta, da parte delle famiglie,
della scuola a cui fare frequentare i propri figli dopo la terza
media si è modificata.
Abbiamo assistito infatti ad
un calo degli iscritti nei licei e
nei professionali statali quinquennali; invariate le scelte per
gli istituti tecnici e in forte crescita la scelta della formazione
professionale (CFP).
Perché?
Per almeno due motivi.
Il primo. La piena attuazione della recente riforma scolastica ha trasformato il percorso
dei professionali statali a cinque anni.
Prima invece, in queste scuole, si poteva scegliere il percorso triennale (con il consegui20 - L’ALTA VALLE BREMBANA
mento della qualifica professionale) e successivamente
decidere se proseguire o non
proseguire con la frequenza
della quarta e della quinta classe (esame di stato).
La formazione professionale dei CFP continua invece ad
offrire i percorsi triennali
(qualifica professionale) e,
successivamente, per chi lo
desidera, il quadriennale
(diploma di qualifica europeo) ed anche il quinquennale
(esame di stato). È evidente
che gli studenti e le famiglie
hanno preferito per la formazione professionale scelte
cadenzate in terzo, quarto e
quinto anno con diplomi graduali che rispettano i livelli di
crescita dello studente.
Il secondo. La situazione
occupazionale italiana, la crisi
del mercato del lavoro e l’aumento della disoccupazione,
soprattutto giovanile, consiglia
di evitare per i nostri ragazzi e
ragazze iscrizioni a corsi quinquennali (licei + università) e
di favorire la scelta di percorsi
brevi che consentano l’inserimento precoce nel manifattu-
riero e nei servizi di giovani
con qualifica triennale o diploma quadriennale.
Per essi, nel nord-est italiano, è ancora possibile trovare
lavoro subito dopo la conclusione di questa prima loro
esperienza scolastica.
Oggi conseguire un diploma “veloce” a cui sia possibile fa seguire un lavoro consente di far crescere, in una
vera alternanza scuola/lavoro, competenze professionali
ed esperienziali di alto livello
che lo studente, desideroso di
un’ulteriore attività scolastica, può poi teoricamente
approfondire con un quinto
anno.
Questo è il modello scolastico-occupazionale dei paesi
europei. Modello che privilegia innanzitutto la scuola e il
lavoro senza escludere il successivo potenziamento del titolo di studio iniziale.
La situazione rispetto alla
fine degli anni ’80 è decisamente cambiata.
Allora furono costruite scuole in provincia e portati i licei e
gli istituti tecnici nelle realtà
periferiche.
Bisognava alzare i livelli culturali e avere più diplomati e
più laureati.
Ora l’attenzione si sposta sul
lavoro che c’è nonostante la
crisi e il lavoro che c’è è quello
che accoglie ragazzi e ragazze
diplomati diciassettenni e
diciottenni ai quali non viene
comunque esclusa, dopo una
prima esperienza lavorativa,
l’eventualità di un ritorno sui
banchi di scuola in parallelo
con il lavoro.
Luigi Roffia
CENTRO SOCIALE DON STEFANO PALLA
HO INTERVISTATO LA NOSTRA
MITICA ENRICA
Dopo le graditissime interviste fatte ad alcuni ospiti del Don
Palla, questo mese invece si cambia e si dà la parola a un’altra
grande protagonista del Centro: la nostra mitica ENRICA!!!
ome è iniziata la tua
esperienza al Centro
Don Palla?
Verso la fine di Giugno
del 1993 ero al mare con la mia famiglia, quando mamma Lina ricevette una telefonata dal Don Palla
in cui si chiedeva se potevo salire
per un colloquio riguardo a un’assunzione da centralinista.
La mamma, rintracciandomi al
mare, mi riferiva quanto richiesto
e appena tornati a casa chiamai il
Centro per prendere un appuntamento con il responsabile del personale.
All’ingresso del Don Palla trovai in reception Silvana, la quale
mi accolse con gentilezza e chiamò
il capo servizio, che mi raggiunse
e, accompagnandomi nell’ufficio,
mi diede delucidazioni sul servizio che si doveva effettuare in reception.
Ecco che il 5 agosto 1993 ho iniziato a lavorare in centralino con un
po’ di titubanza nell’intraprendere
un servizio nuovo del quale non
avevo esperienza, ma la buona volontà nell’ imparare e nel mettermi
a disposizione mi ha dato lo slancio
per questa nuova missione.
Anche il mio carattere mi ha
sempre aiutata a socializzare nel
servizio a cui ero stata affidata.
In giornata arrivò il Presidente
Busi, fui presentata dalla nostra
Responsabile Lorella e lui con
molto charme mi augurò un “ben
arrivata nella struttura”.
In reception eravamo in quattro
ragazze a prestare servizio, Cristina, Silvana, Rita ed io, poi Rita,
avendo fatto il corso ASA, è stata
inserita nel servizio assistenziale
all’Ospite e siamo rimaste noi tre.
C
In cosa consiste esattamente il
tuo lavoro?
Il nostro servizio è quello di rispondere a tutte le necessità della struttura, da quelle del Presidente a quelle dell’amministrazione, dei medici, della cucina,
dell’assistenza, delle pulizie, dell’animazione e dei volontari; occorre venir incontro a questi bisogni trovando la soluzione migliore: agli ospiti si dona un sorriso e
l’ascolto, ai parenti si danno delucidazioni e si risponde ai loro
dubbi e per i vari reparti si chiamano le persone o le ditte da loro
richieste.
Quali cambiamenti ci son stati
durante il corso degli anni?
Nel 1994 inizia il servizio al
Centro l’allora con capelli Rag.
Walter, ragazzo ventenne che, alla
guida di Busi, trasforma in super
super super struttura tutto ciò che
il Presidente comanda.
Ci sono stati grandi cambiamenti dal 1993 a oggi, la struttura
si è ingrandita grazie al Presidente
e alla sua PROVVIDENZA, che ha
dato la possibilità di inserire un
maggior numero di Ospiti bisognosi di assistenza, ha aiutato i familiari nell’assistenza ai loro cari,
ha aumentato il personale assistenziale e la collaborazione tra
tutti i reparti; pertanto il Don Palla è diventata una grande struttura familiare ed accogliente, avremo i nostri pregi e i nostri difetti
ma cerchiamo sempre di garantire
umanità e professionalità nei vari
ruoli.
Nella vita non si finisce mai di
imparare dalle nuove esperienze.
La mitica Enrica
Ci sono stati momenti difficili da
affrontare?
Ho affrontato anche momenti
difficili in questi anni come la triste perdita della collega Silvana,
persona di grande cuore e disponibilità, il nostro mitico Dott. Rho,
con il quale abbiamo messo in scena vari spettacoli, e diversi volontari che con le loro peculiarità hanno lasciato un pezzo di sé nel cuore nostro e degli Ospiti che li hanno conosciuti.
Cosa mi dici in particolare degli
Ospiti?
Ho osservato come i nostri
Ospiti ricordano tanto il loro passato: la Sig.ra Agnese diverse volte viene da noi a chiedere se abbiamo comprato il pane per suo papà,
la Sig.ra Noemi scambia la struttura per il suo albergo.
Sono tanti i lavori svolti da loro
per la vendita al mercatino dell’Immacolata: le babbucce, le mantelline, gli oggetti di decoupage; la
Sig.ra Maria mi ha regalato le babbucce sapendo che le porto per andare a letto.
Tanti ricordi ho nel cuore di
Ospiti che mi davano una carezza
dicendomi che ero brava oppure
che apprezzavano il mio sorriso,
ma non sono i complimenti che ricevo a farmi felice ma sono i loro
sguardi, le loro attenzioni, i loro
sorrisi, i loro pianti e le loro preoccupazioni che mi hanno fatto diventare una persona piena di
umanità, e sono convinta che questa è la professione adatta a me.
A cura di Greta Regazzoni
L’ALTA VALLE BREMBANA - 21
UNA LETTERA DAI NOSTRI MISSIONARI
GIULIANO NELLE MISSIONI
NORD-EST DEL BRASILE
grazie al sostegno
delle nostre famiglie, a Suor Fausta,
alle benedizioni di
Don Flavio (parroco della
Ramera) e a Dio che sempre ci
accompagna in ogni nostro
viaggio nelle missioni delle
Suore Cappuccine di Madre
Rubatto in Brasile Nord-Est,
anche quest’anno è andato tutto bene.
Arrivo in Sao Luis, come al
solito accompagnato con grande impegno dall’amico Fulvio,
nella notte tra il 10 e l’11 di
ottobre, dove c’è Suor Maria
Josè che ci accoglie con grande
entusiasmo, nonostante sia già
notte fonda.
Ci fermiamo alcuni giorni
nella fraternità di Sao Luis, alla
Cohabi, e durante la nostra
permanenza organizziamo il
lavoro che dovremo fare in
Barra do Corda.
In questo periodo di sosta
andiamo un paio di giorni da
Fra’ Antonio, nel Convento
della Beata Vergine del Carmo,
situato nella città vecchia, per
aiutare principalmente in lavori di manutenzione elettrica.
Questo convento è per i frati
appoggio per i viaggi all’interno nel Nord-Est del Brasile.
Fra’ Antonio mi ha proposto di
cucinare polenta taragna per
tutti i frati alloggiati nel convento, con formaggio e farina
che abbiamo portato dall’Italia
È
22 - L’ALTA VALLE BREMBANA
e molto volentieri li ho accontentati.
Dopo 5 giorni partiamo con
il pullman per Barra do Corda,
il lavoro ci aspetta!
Dopo un lungo ed estenuante viaggio, giungiamo finalmente in Barra do Corda. Nella missione, posta nella periferia di questa cittadina rimaniamo per 46 lunghissimi giorni,
con il caldo che sfiora i 40°,
sempre umido, con zanzare in
ogni angolo e si suda giorno e
notte. Qui al convento abbiamo smaltato ringhiere ed antoni e pitturato varie stanze,
mentre abbiamo sistemato
esternamente la scuola Valentino Lazzari.
Durante questo lungo periodo abbiamo conosciuto una
famiglia milanese, Fabio, Emanuela e la figlia Marta di un
anno, che hanno deciso di trascorrere tre anni della loro vita
nella parrocchia di Santa Gianna, non molto lontano dalla
missione dove siamo noi.
Nel periodo trascorso lì,
Padre Ezio, responsabile della
parrocchia, ci ha accompagnato nell’aldeia di Ponto a Escalvado dagli Indios Canela.
La strada è lunga un centinaio di chilometri, non asfaltata, piena di sabbia e di buche,
che attraversa una specie di
deserto, dove la jeep passa a
malapena, infatti impieghiamo
più di 4 ore per raggiungerla.
Siamo in cinque: io, Fulvio, il
papà di Emanuela, Suor Tseghe (responsabile della scuola)
e Padre Ezio (il nostro autista).
Dopo circa 80 kilometri,
all’inizio della riserva, alcuni
indios ci fermano e pretendono di salire sulla jeep, per farsi
Giuliano e Suor Tseghe con piccoli Indios
UNA LETTERA DAI NOSTRI MISSIONARI
portare all’aldeia. Ovviamente
Padre Ezio cerca di spiegare
che è impossibile riuscire a
portare tutti su l’unica jeep;
con fare minaccioso un centinaio di indios ci circonda, alcuni armati di fucili e altri con
lunghi coltelli.
Che grande spavento!!!
Però grazie a Dio tutto si
risolve (almeno così sembrava), Padre Ezio riesce a farli
ragionare e carichiamo sul
retro della jeep solo otto.
Finalmente giungiamo all’aldeia che è mezzogiorno circa,
tutti gli indios, piccoli e grandi, ci vengono incontro.
Ci fermiamo un po’ dalla
famiglia che ha “adottato”
Padre Ezio, grazie al quale ha
il permesso di entrare nell’aldeia.
Poi andiamo alla capanna
adibita a scuola dove ci fermiamo per il pranzo al sacco. Ci
accorgiamo che la jeep ha una
gomma a terra, controllando
vediamo che c’è infilato un
lungo chiodo e
pensiamo subito
che possano essere stati gli indios,
quando ci hanno
fermato all’inizio
della riserva e per
farci un dispetto
ci abbiamo bucato la gomma.
Per fortuna con
l’aiuto di un giovane siamo riusciti a sistemare il
tutto.
Lavori Besario - Sao Luis
Dopo un po’ di
mo in Barra do Corda, fortunatempo sentiamo delle grida e
tamente senza ulteriori intopveniamo a sapere che al mattipi!
no era morto un neonato di
Dopo aver terminato i lavori
poche ore, morto dissanguato
alla Scuola Don Valentino Laza causa del cordone ombelicale
zari in Barra do Corda, rientagliato troppo corto. Lo avetriamo a Sao Luis.
vano sepolto subito senza la
Anche qui ci sono alcuni
presenza della nonna, e ora lo
lavoretti da terminare!
stavano riesumando con tutti i
Qui, inoltre, abbiamo la comloro riti, grida e pianti, donne e
pagnia di Michelangelo e Rafalcuni uomini dipinti di nero e
faella che sono appena arrivati
rosso.
da Messina, anche loro aiutano
Solo a notte inoltrata torniala missione e si fermeranno
circa due mesi.
Nel poco tempo rimasto
vado a verificare il lavoro di
ricostruzione della casa delle
Suore in Vila Litoranea, infatti
l’attuale casa delle suore verrà
trasformata nel Besario (Asilo
Nido).
Si pensa che per fine anno
sia tutto ultimato, i lavori di
muratura, arredi, giochi per i
bimbi e cucine.
Ogni offerta è sempre bene
accetta, anche se Suor Fausta
non è più con noi, il lavoro
prosegue comunque!
Con infiniti ringraziamenti.
Giuliano e Fulvio al lavoro alla Scuola Valentino Lazzari - Barra do Corda
Giuliano Moroni
L’ALTA VALLE BREMBANA - 23
FAMIGLIA
IN FAMIGLIA,
ACCOGLIERSI SEMPRE
In piena campagna elettorale tutti parlano
di programmi e "agende", ecco la nostra proposta ...
posati da 40 anni,
lei austriaca e lui
californiano, sei
figli e quattro nipoti. Il segreto di una coppia
che resiste “all’usura del
tempo”.
S
Maria e John vivono in
Italia da tanti anni. “Ci siamo chiesti – se, pur sicuri di
essere fatti l’uno per l’altra,
avremmo potuto essere testimoni d’unità nella nostra
stessa famiglia: io americano e Maria austriaca immersi nella società italiana”.
Le diversità tra loro sono
molteplici e sembrano contrapporsi: il nuovo conti24 - L’ALTA VALLE BREMBANA
nente americano e
il vecchio mondo
d’Europa. La lingua:
non parlano tra loro
né il tedesco né l’inglese, ma
una terza, l’italiano. Diversità di cultura, di famiglia d’origine, di formazione professionale e intellettuale, di età
(13 anni di differenza), e poi
– racconta ancora John –
“semplicemente io sono un
uomo e lei è una donna, con
carattere, esigenze e sensibilità diverse”.
«Un episodio emblematico di questa diversità è accaduto proprio durante il
viaggio di nozze in Sicilia –
continua –. Tutto è bello,
incantevole … arriviamo a
Selinunte e Maria esclama
entusiasta: ‘Che belli questi
templi, parlano di un passato meraviglioso’. Ed io: ‘Che
ci stanno a fare queste vecchie pietre e colonne mezze
rotte? Sarebbe meglio buttarle giù per costruire un bel
grattacielo’ Dove sarà il
nostro punto d’incontro?
Certi del progetto d’amore
che Dio aveva su di noi,
abbiamo intuito che né nei
templi (=storia), né nel grattacielo (= terra giovane, nuova) ci saremmo incontrati,
ma nell’accoglierci l’un l’altro».
«E questo accoglierci ce
lo ha insegnato un'amica
con la sua vita. Lei aveva
un’arte speciale nell’ascoltare, metteva sempre l’altro al
primo posto, in assoluto. Mi
sentivo pienamente accolta,
capita, amata». È Maria che
racconta, toccando alcuni
momenti difficili vissuti nel
matrimonio. «Non capivo
più mio marito. Il suo modo
di essere e di pensare mi
metteva in crisi, ma ormai
avevamo quattro figli piccoli. Una sera mi sembrava di
non farcela più e sono corsa
da Renata (l'amica). Ho buttato su di lei il mio più grande dubbio: avevo sbagliato
a sposare John! Come sempre, mi ha accolta prendendo su di sé la mia sofferenza
poi, con una certezza incrollabile, mi ha ricordato che,
quando mi ero sposata, ero
sicura che John fosse la persona giusta per me, al di là
delle nostre diversità. Quella sera ho acquistato una
forza nuova. Sì, ce l’avrem-
FAMIGLIA
vo: anzi, è importante per riuscire a
mantenere la retta
via della giustizia.
mo fatta ad amarci fino alla
fine!».
«Ancora oggi, dopo 40
anni di vita insieme, – conclude John – sperimentiamo, quanto sia vero che se
accogliamo le nostre diversità in positivo, come qualcosa che ci può arricchire e
completare, allora nasce e
rinasce un’armonia nuova
tra noi».
Una nonna parla con il
nipotino:
… Dipende tutto dal
modo in cui guardi le cose:
questa matita con cui sto
scrivendo possiede cinque
qualità, se riuscirai a trasporle nell'esistenza, sarai
sempre una persona in pace
con il mondo.
Prima qualità: puoi fare
grandi cose, ma non devi
mai dimenticare che esiste
una Mano che guida i tuoi
passi. Dio, ecco come chiamiamo questa mano! Egli
deve condurti sempre verso
la Sua volontà.
Seconda qualità: di tanto in
tanto devo interrompere la
scrittura ed usare un temperino. E' un'azione che provoca una certa sofferenza alla
matita ma, alla fine, essa risulta più appuntita. Ecco perché devi imparare a sopportare alcuni dolori: ti faranno
diventare un uomo migliore.
Terza qualità: il tratto della
matita ci permette di usare
una gomma per cancellare
ciò che è sbagliato. Correggere un'azione o un comportamento non è necessariamente qualcosa di negati-
2013
•13 Gennaio
•14 Aprile
•14 Luglio
•13 Ottobre
Quarta qualità:
ciò che è realmente importante nella matita non è il
legno o la sua forma esteriore, bensì la grafite della
mina racchiusa in
essa. Dunque presta sempre attenzione a quello che accade dentro di te.
Ecco la quinta qualità: essa
lascia sempre un segno.
Allo stesso modo tutto ciò
che farai nella vita lascerà
una traccia: di conseguenza
impegnati per avere piena
coscienza di ogni tua azione.
Paulo Coelho,
da "Sono come il fiume
che scorre.
Pensieri e riflessioni 1998-2005"
la commissione famiglia
CALENDARIO DONAZIONI presso
OSPEDALE S. GIOVANNI BIANCO
LE
ALTA VAL A
BREMBAN
dalle ore 7,30 alle ore 10,00
donare è... amare il prossimo
L’ALTA VALLE BREMBANA - 25
PROGETTO TERRA SANTA
TERRA SANTA
IL PELLEGRINAGGIO
n pellegrinaggio in
Terra Santa è sempre un’esperienza
di fede autentica.
Partire per ripercorrere i luoghi di Gesù nella terra di Palestina, porta in sé il desiderio
dell’incontro con lui… sì perché in Terra Santa si respira
ancora la sua presenza, la si
intuisce negli scavi archeologici, la si sente nelle parole
raccontate. Un viaggio di fede
in questo Anno della Fede. È
nata così l’idea di proporre un pellegrinaggio alla ricerca di
Gesù, in particolare a
chi nelle nostre parrocchie ha il compito di
raccontare Gesù ai piccoli: i catechisti. A loro
abbiamo rivolto questo invito, con loro partiremo il 28 febbraio
dopo aver celebrato
una giornata di preghiera per i cristiani di
Palestina nelle parrocchie del vicariato, portando con noi le offerte
per sostenere progetti
di solidarietà con i nostri fratelli che rischiano di scomparire
dalla terra che ha generato la Chiesa. Il pellegrinaggio sarà un
itinerario che, da Nazareth a Gerusalemme,
ci riproporrà i luoghi
della vita di Gesù:
U
26 - L’ALTA VALLE BREMBANA
dalla sua infanzia alla sua
morte per crocefissione. Vedremo scavi che danno conferma ai luoghi raccontati nei
vangeli, pregheremo in chiesa
millenarie, che hanno visto
nascere le prime preghiere cristiane, incontreremo fratelli
che ci racconteranno la fatica e
la bellezza di rimanere fedeli
alle radici profondamente radicate in questa terra. Nel
muoversi dal nord al sud della
Palestina entreremo anche
nella storia complessa della
convivenza difficile tra arabi
ed ebrei, vedremo e
sentiremo di diritti negati e di paure quotidiane, di soprusi palesi
e di tentativi di convivenza pacifica. Sfoglieremo il grosso libro
della politica internazionale per cercare sentieri di una possibile
pace nella terra di Gesù
che rivelava la pace di
Dio per ogni uomo. E
vedremo uomini e
donne pregare con linguaggi e gesti differenti,
camminare per le vie di
Gerusalemme con abiti
e lineamenti del viso
differenti, case e costruzioni civili con architetture diverse.
Un pellegrinaggio in
Terra Santa è sempre un
viaggio di fede alla ricerca di Dio, alla ricerca
dell’Uomo, alla ricerca
della Pace.
lcune volte nelle
nostre liturgie e
messe domenicali,
si vedono dei laici
che aiutano i sacerdoti a distribuire la comunione, specialmente quando c’è tanta
gente.
Può sembrare strano vedere
dei laici che fanno le cose dei
preti. Per forza, si dice, non ci
sono più i preti, bisogna che
qualcuno li aiuti!
In realtà, in
un contesto
sociale, culturale ed ecclesiale che cambia notevolmente, raccogliendo le
indicazioni
del Concilio
Vaticano II per
una rinnovata
importanza
attribuita ai
laici e a tutto il
popolo di Dio,
nella vita della Chiesa, credo che siano
ar-rivati i tempi maturi per
istituire anche
nelle nostre comunità i MINISTRI STRAORDINARI
DELLA COMUNIONE.
Sono persone delle nostre
comunità che condividono il
cammino pastorale e comunitario di tutti noi e che, su invito del sacerdote, si rendono
disponibili ad aiutarlo a distribuire la comunione nelle
messe domenicali, o ogni
qualvolta ce ne fosse bisogno,
e nello svolgere il compito
primario della comunità cristiana che è quello di portare
A
Gesù a ogni persona (missionarietà).
In realtà il compito della
Chiesa missionaria si realizza
in tanti modi, dalla catechesi
alla carità, dalla preghiera
alla
disponibilità
nei
numerosi servizi di gestione
delle strutture. Anche portare
Gesù agli ammalati, non
soltanto con una preziosa
visita personale, ma anche
permettendo loro di fare la
comunione, è un modo profondo e alto di assolvere il
grande compito della missionarietà, che non è solo del
sacerdote o delle suore di
turno. Svolgere insieme al
sacerdote questa missione e
responsabilità, è uno dei modi
nei quali si afferma che questo
compito è del credente, in
tutte le sue forme di vita, consacrate o laiche.
Così anche nella liturgia si
esprime questo senso di corresponsabilità con l’aiutare il
sacerdote a distribuire la
comunione durante la santa
messa, in particolare quelle
festive o in quelle dove è presente molta gente.
In una prossima celebrazione daremo il mandato a
queste persone che hanno fatto un corso di preparazione e
che hanno ricevuto il permesso dal Vescovo, perché anche
nelle nostre tre comunità ci
siano figure che realizzino
questo ministero, questo
servizio, carico di grandissimo significato ecclesiale
e cristiano.
Capisco anche che qualcuno
non
accetti di buon
grado questo
piccolo cambiamento e
che faccia fatica ad accettare
la presenza di
persone che
esercitano
questo ministero. Comprendo il loro possibile disagio, suscitato da tantissimi
motivi che possono essere
anche legittimi. Nello stesso
tempo, rispettandoli, sostengo che sia un passaggio molto
serio e importante da realizzare nelle nostre comunità,
cogliendo l’importanza di un
cammino di corresponsabilità
per annunciare il Vangelo, che
va vissuto insieme e che non
sostituisce il sacerdote, ma
semplicemente lo affianca e
ne condivide le fatiche e le
gioie.
L’ALTA VALLE BREMBANA - 27
S . M A RT I N O
MINISTRI STRAORDINARI DELLA COMUNIONE
CENTRO DI ASCOLTO ...SULLA CARITÀ!!!
Proseguiamo la presentazione del pensiero di alcuni santi riguardo la CARITÀ e riflettiamo sulle parole di S. Vincenzo de’ Paoli, uno dei santi più famosi nell'esercizio della carità.
roseguiamo la presentazione del pensiero di alcuni santi
riguardo la CARITÀ e riflettiamo
sulle parole di S. Vincenzo de’
Paoli, uno dei santi più famosi
nell'esercizio della carità.
Nell'ufficio delle letture della
sua memoria (27 settembre) la
Liturgia delle Ore propone una
sua stupenda lettera sul servizio
da prestare ai poveri. Il santo raccomanda anzitutto una visione di
fede.
"Non dobbiamo regolare il
nostro atteggiamento verso i
poveri da ciò che appare esternamente in essi e neppure in
base alle loro qualità interiori.
Dobbiamo piuttosto considerarli al lume della fede".
San Vincenzo ricorda poi l’esempio di Cristo.
“Il Figlio di Dio ha voluto
essere povero, ed essere rappresentato dai poveri. Nella sua
passione non aveva quasi la
figura di uomo; appariva un
folle davanti ai gentili, una
pietra di scandalo per i Giudei;
eppure egli si qualifica l'evangelizzatore dei poveri: "Mi ha
mandato per annunziare ai
poveri un lieto messaggio" (Lc
4, 18).
Dobbiamo entrare in questi
sentimenti e fare ciò che Gesù
ha fatto: curare i poveri, consolarli, soccorrerli, raccomandarli.
Egli stesso volle nascere
povero, ricevere nella sua compagnia i poveri, servire i poveri,
mettersi al posto dei poveri,
fino a dire che il bene o il male
che noi faremo ai poveri lo terrà come fatto alla sua persona
divina.
Dio ama i poveri, e, per con-
S . M A RT I N O
P
28 - L’ALTA VALLE BREMBANA
seguenza, ama quelli che
amano i poveri. In realtà quando si ama molto qualcuno, si
porta affetto ai suoi amici e ai
suoi servitori.
Così abbiamo ragione di
sperare che, per amore di essi,
Dio amerà anche noi.
Quando andiamo a visitarli,
cerchiamo di capirli per soffrire con loro, e di metterci nella disposizione interiore dell'Apostolo che diceva: "Mi
sono fatto tutto a tutti" (1 Cor
9, 22).
Invita quindi a pregare.
”Sforziamoci perciò di
diventare sensibili alle sofferenze e alle miserie del
prossimo. Preghiamo Dio, per
questo, che ci doni lo spirito di
misericordia e di amore, che ce
ne riempia e che ce lo conservi.”
Proprio la fede e la preghiera,
che ci portano oltre le cose umane,
ispirano a San Vincenzo espressioni fortissime e bellissime sulla
concretezza con cui la carità ci
comanda di servire i poveri.
“Il servizio dei poveri deve
essere preferito a tutto. Non ci
devono essere ritardi.
Se nell'ora dell'orazione
avete da portare una medicina
o un soccorso a un povero,
andatevi tranquillamente.
Offrite a Dio la vostra azione,
unendovi l'intenzione dell’orazione.
Non dovete preoccuparvi e
credere di aver mancato, se per
il servizio dei poveri avete lasciato l'orazione.
Non è lasciare Dio, quando
si lascia Dio per Iddio, ossia
un'opera di Dio per farne un'altra.
Se lasciate l'orazione per
assistere un povero, sappiate
che far questo è servire Dio. La
carità è superiore a tutte le
regole, e tutto deve riferirsi ad
essa. E' una grande signora:
bisogna fare ciò che comanda.
Tutti quelli che ameranno i
poveri in vita non avranno
alcun timore della morte. Serviamo dunque con rinnovato
amore i poveri e cerchiamo i
più abbandonati.
Essi sono i nostri signori e
padroni.”
La carità è vista come il valore
unificante e fondante, che rende
veramente cristiani tutti gli altri
gesti e le altre virtù del credente.
Uno è cristiano quando ha la carità.
Valnegra, 4 gennaio 2013
AUGURI IN MUSICA
nche quest’anno
abbiamo avuto la
fortuna di ospitare,
nella chiesa di San
Michele Arcangelo,
l’esibizione degli allievi della
SCUOLA MUSICALE ALTA
VALLE BREMBANA e delle
cantanti degli AMICI DELLA
LIRICA VALLE BREMBANA.
A
Entrambi i gruppi hanno la
loro sede presso l’edificio delle
Scuole medie di Valnegra.
Prima del concerto, l’Amministrazione comunale ha voluto dare il “Benvenuto” ai tre
piccoli bimbi nati nel 2012,
offrendo un piccolo dono in
segno di gioia per la loro nascita a Valnegra.
stati eseguiti brani di natura prevalentemente natalizia, alcuni
dei quali in forma solista. Il concerto si è concluso con il brano
“Bianco Natal”, eseguito dalle
cantanti liriche insieme al Coro
di voci bianche, emozionando
tutti i presenti.
Ringraziamo di cuore, oltre il
Maestro Michele e Sonia, Don
Pierangelo Gualtieri, presidente
della SCUOLA MUSICALE
ALTA VALLE BREMBANA,
con la speranza che continuino
con entusiasmo il loro lavoro e
che sempre più giovani siano
coinvolti dalla passione per la
musica ed il canto.
FESTA DEI VOLONTARI
abato 15 dicembre
2012, a Piazza Brembana si è svolta la
Festa del Volontariato con una cena “di
amicizia” offerta dall’Amministrazione comunale a base di polenta taragna, cotechini e braciole.
Quest’anno alla Festa si è
voluto dare un valore e un significato particolari. Sono stati
invitati tutti i volontari del
paese, sia quelli che operano
nella società civile sia coloro
che sono legati alla comunità
parrocchiale, perché tutti mettono a disposizione dell’intera
collettività il loro impegno e il
loro tempo, che, come diceva il
grande filosofo latino, Seneca,
“è la cosa più preziosa che noi
possediamo”. Quindi offrirlo,
anche se in parte, agli altri è il
più grande atto di generosità
che un uomo possa compiere.
S
Si è voluto rompere quella
ormai stucchevole divisione
tra “Stato e Chiesa”, tra “laici e
cattolici”: chiunque lavora per
il prossimo, come sostiene
Simone Weil, è un cristiano.
Inoltre si auspica che Piazza
Brembana, ritenuto un paese
poco omogeneo, perché formato da cittadini provenienti da
tutti i paesi dell’Alta Valle, possa trovare un’anima comune,
un nucleo valoriale aggregante
proprio nella solidarietà. OperL’ALTA VALLE BREMBANA - 29
S . M A RT I N O
Il concerto è iniziato con il
Coro di voci bianche, composto da circa 15 bambini, provenienti da diversi paesi della
Valle. Il Coro è nato nell’autunno del 2010 per iniziativa
del Maestro Michele Gervasoni e di sua moglie Sonia
Park.Essi educano al canto con
grande passione ed entusiasmo, trasmettendo ai bambini
la gioia che il canto a la musica
possono dare.
E’ stata poi la volta dei giovani allievi pianisti della Scuola musicale. Si è partiti dai più
piccoli, che da pochi mesi hanno iniziato a conoscere lo strumento, sino ad arrivare a chi
ormai da diversi anni si applica con costanza allo studio del
pianoforte.
La terza parte del concerto è
stata animata dalle magnifiche
voci delle cantanti degli Amici
della lirica, sempre accompagnate al pianoforte dal Maestro
Michele e dirette da Sonia. Sono
sono le radici di ogni possibilità di convivenza ”.
(C.M. Martini, Per un’etica nella pubblica amministrazione, EDB, pag. 21-22)
S . M A RT I N O
Il Sindaco di Piazza Brembana ha voluto ricordare,
durante la Festa, due nostri
volontari da poco scomparsi,
che, ognuno con stile proprio,
hanno operato con encomiabile
passione nel dedicarsi agli altri:
Silvio Calegari e Marcello Calegari ai cui familiari sono state
donate due targhe ricordo su
cui sono riportati i seguenti
testi:
azione difficile? Non sappiamo. Intanto cominciamo a
seminare sperando “nella gioia
del raccolto”. L’importante è
iniziare a combattere l’egolatria, questa paganeggiante
adorazione di se stessi, che è il
veleno del vivere comune.
Sostiene il cardinale Martini: “L’ideale è che il cittadino
si senta effettivamente cittadino, non individuo, che senta i
problemi della città come fos-
sero i suoi, che riconosca la città come realtà spirituale e non
come semplice apparato di
servizi […] È nel quotidiano e
nel cordiale incontro delle persone che cresce la coscienza di
essere cittadini e l’opportunità
di occuparsi insieme della cosa
comune […] nella quotidianità, sofferta e partecipata, gli
uomini sperimentano quell’amicizia e quel mutuo
riconoscimento fraterno che
A Silvio Calegari
per l’impegno civico
e solidale profuso verso la nostra
Comunità.
Riconoscente
L’Amministrazione comunale
A Marcello Calegari
per i valori di solidarietà e per
l’impegno civico espressi e vissuti
nella nostra Comunità.
Riconoscente
L’Amministrazione comunale
VALORI ETICI DEL SERVIZIO CIVILE
ll’interno della
campagna permanente di promozione del Servizio Civile, che si propone di
sensibilizzare l’opinione pubblica ai valori della solidarietà,
della pace, della nonviolenza e
della mondialità, mi sembrava giusto, in questo mio
anno di Servizio Civile, dedicare un articolo alla tematica
dei valori etici su cui si fonda il
Servizio Civile in particolar
modo sul valore della nonviolenza e della pace.
Non essendoci, oggi, da
parte dei giovani in Servizio
A
30 - L’ALTA VALLE BREMBANA
Civile, una scelta di obiezione
al servizio militare a monte, è
fondamentale (era importante, in realtà, anche per gli
obiettori) ricercare nell’esperienza di servizio quotidiano
i valori della nonviolenza e
dell’obiezione di coscienza
alle armi.
Occorre, infatti, considerare che il Servizio Civile è
una scelta di nonviolenza:
non tutti lo sanno che la Legge
stessa e la Costituzione lo
considerano come mezzo
alternativo allo strumento
militare per la difesa del nostro paese.
Esso rende quindi concreto
il principio del ripudio della
guerra nei gesti quotidiani e
Servizi tesi a costruire e rafforzare i legami che sostanziano e mantengono
coesa la società civile.
Infatti, nonostante il
quadro preoccupante della
situazione in cui versa il mondo, caratterizzato da focolai
di tensione sociale e da forme
di conflitti e violenza di diversa natura, ci impegniamo a
essere costruttori di pace; testimoni di un desiderio di
pace che corrisponde al
dovere-diritto di uno svilup-
RAPPRESENTAZIONE NATALIZIA
BAMBINI DELLA PRIMA COMUNIONE
omenica 6 Gennaio
nella messa delle
9.45 a Moio, i bambini di 3 a elementare hanno impersonificato i personaggi del presepe.
Non è stato solo il semplice
“vestirsi da” ma nel rappresentare le figure che 2013 anni
fa furono presenti alla nascita
D
di nostro Signore, hanno detto a tutti che loro, adesso, in
questo tempo, in quest’anno
di preparazione alla prima
comunione, CI SONO, sono
membri della nostra comunità, stanno vivendo un tempo di Avvento speciale che li
porterà il 5 Maggio ad incontrare personalmente Gesù;
po integrale, sociale e comunitario.
Consapevoli che le opere
di pace concorrono a realizzare il bene comune e creano
l’interesse per la stessa pace,
educando a essa termino
dicendo che:
“la Pace è bene universale e
indivisibile, che essa non s’impone (“non ve la do come la
dà il mondo”) ma la si offre
(“lascio a voi la pace”)”.
Luana
proprio come i re magi nell’Epifania.
A noi comunità cristiana,
resta il compito, oltre che ad
accoglierli con gioia, di pregare per loro e per i loro genitori; perché la fede forte e
autentica della nostra chiesa
sia la stella cometa che li guida e veglia sul loro cammino.
ERRATA CORRIGE
L’articolo che è stato scritto con il titolo “Dalla scuole materna di Lenna” è
stato sbagliato.
In realtà ha questo titolo:
“Il nido Linus di Valnegra, un servizio per l’infanzia e la famiglia aperto a tutto il territorio”.
Un articolo interessante
che merita di essere letto e
ripreso.
Ci scusiamo con l’autrice
e con tutti coloro che vivono questa esperienza.
L’ALTA VALLE BREMBANA - 31
S . M A RT I N O
nella diffusione, attraverso di
essi, di una cultura della nonviolenza e della pace intesa
come solidarietà, giustizia,
libertà e verità.
Noi giovani in Servizi
Civile siamo consapevoli e ci
impegniamo a partecipare
all’attuazione di una legge
che ha come finalità il coinvolgimento delle nuove generazione nella difesa della
Patria con mezzi non armati
e non violenti, mediante
servizi di utilità sociale.
DEFUNTI
S . M A RT I N O
Signore, ti raccomandiamo umilmente i nostri fratelli; tu che in questa vita mortale li hai sempre circondati del tuo immenso amore, fa’ che, liberi da
ogni male, entrino nel riposo eterno del tuo regno.
Ora che per loro sono passate le cose di questo
mondo, portali nel tuo paradiso, dove non è più
lutto, né dolore, né pianto, ma pace e gioia con il
tuo Figlio e con lo Spirito Santo.
Donati Francesca
Ved. Bonzi
di anni 95
Nata a Lenna - 16-03-1917
Defunta a Lenna - 25-12-2012
Oberti Mercede
di anni 91
Nata a Lenna - 11-10-1921
Defunta a Bergamo - 4-1-2013
Midali Carlo Mario
di anni 76
Nato a Bergamo - 23-12-1936
Defunto a Monza - 1-1-2013
Domenica Callegari
di anni 89
Nata a Piazza Brembana - 23-9-1923
Defunta a Piazza Brembana - 24-12-2012
Paganoni Giampietro
di anni 72
Nato a Lenna - 11-5-1940
Defunto a S. Pellegrino - 30-12-2012
32 - L’ALTA VALLE BREMBANA
Luciana Mainetti
di anni 87
Nata a Verdello - 15-3-1925
Defunta a Bergamo - 10-12-2012
iovedì 10 Gennaio
si è tenuto l’incontro di preghiera
vicariale nella
Chiesa di Santa Brigida , il 4°
di questo anno pastorale
2012/2013.
Penso utile ed opportuno
riproporre in sintesi la riflessione che abbiamo fatto quella sera,, anche perché si ricollega ai messaggi e alle proposte dei mesi scorsi, e al
cammino in atto in questo
ANNO DELLA FEDE, ed in
particolare alla lettera pastorale del nostro Vescovo sulla
FRATERNITA’ CRISTIANA.
E’ proprio nel contesto di
questo cammino iniziato che
abbiamo posto la nostra
attenzione sul tema della
Giornata del Migrante e del
Rifugiato (13 gennaio 2013),
e al relativo messaggio del
Papa “Migrazioni – Pellegrinaggio di Fede e di Speranza”.
Sono stati richiamati alcuni aspetti della vita cristiana,
radicata nella Fede, con la
consapevolezza che la Fede
genera la Speranza e la Carità, e quindi la Fraternità.
Dalle tante sollecitazioni
contenute nel messaggio del
G
Papa, rivolte specialmente a
coloro che nella società e nella Chiesa svolgono particolari funzioni di autorità, guida
e responsabilità; abbiamo
colto un passaggio importante , simpatico ed attuale:
lo stretto legame tra la Fede
e la Speranza. I migranti, se
si muovono , nonostante tutto, hanno davanti una speranza, una meta, un traguardo.
La speranza cristiana è
più forte, più grande delle
nostre speranze umani, spesso illusorie o fallite in partenza.
La speranza cristiana è
comunque una certezza , una
sicurezza, che ci sta davanti
come una meta luminosa ,
un traguardo sicuro, perché
il Signore non ci abbandona
mai, è sempre con noi, e opera il nostro vero bene, l’ultima parola sarà la Sua , una
parola di vita e di felicità.
C’è sempre davanti a noi
una STELLA, che è Gesù stesso, che è anche la Madonna
“Stella Mattutina”.
Ciascuno di noi però deve
essere una stella per gli altri,
specialmente per chi fa più
fatica, è più provato, smarri-
to, tentato di sfiducia e di
scoraggiamento.
Se ci sforzeremo di essere
veramente una piccola stella
per gli altri, per tutti, anche
per i fratelli migranti, il loro
pellegrinaggio sarà nutrito
di fede e di speranza, e tutti
noi cresceremo anche nella
fraternità cristiana, raccomandato così fortemente dal
nostro Vescovo.
Soprattutto in questo mese
di gennaio, iniziato con la
giornata mondiale della pace,
segnato, oltre che della giornata per i migranti, dalla settimana di preghiera per l’unità
di tutti i cristiani (cattolici,
protestanti, ortodossi, anglicani) e da una particolare giornata riservata all’approfondimento del dialogo tra ebrei e
cristiani, ringraziamo il Signore per il dono della fede.
Questo dono l’abbiamo
ricevuto nel Battesimo, ma
siamo continuamente invitati a riscoprirlo, rinnovarlo,
diffondendolo in ogni
ambiente e situazione di vita,
consapevoli che la FEDE si
rafforza donandola.
Con questo programma di
vita, bello ed impegnativo,
rinnovo ancora a tutti gli
AUGURI CORDIALI DI
BUON ANNO 2013.
Don Lino
VITA DELLA COMUNITA’
Natale e Feste Natalizie: soprattutto nel periodo dopo il Natale fino verso l’Epifania ha registrato un discreto numero di ospiti, specialmente nelle seconde case, Fortunatamente abbiamo
tanti parrocchiani “adottivi” che frequentano assiduamente la Chiesa, colmando il vuoto lasciato da tanti paesani assenti.
Assai nutrito e partecipato il “carnet” di serate e altre manifestazioni proposte dalla rinnovata
Pro-Loco di Santa Brigida. Anche la ”Festa del Monticello” tenutasi nei giorni (3 e 4 gennaio)ha
avuto buon seguito, arricchita anche dalla presenza dell’artistico presepio in legno di Regazzoni
Giuseppe (Polito) esposto nell’antica Chiesa di San Lorenzo.
L’ALTA VALLE BREMBANA - 33
C U S I O / S A N TA B R I G I D A
PELLEGRINAGGIO
DI FEDE E DI SPERANZA
C U S I O / S A N TA B R I G I D A
LA FESTA DEL DONO
(Epifania): quest’anno, come
già annunciato prima di
Natale era finalizzata, in
entrambi le Comunità, a contribuire all’abbattimento della spesa sostenuta per il rifacimento dell’impianto automatizzato delle nostre campane.
Tenuto conto anche della crisi
in atto, la raccolta ha consentito di raccogliere un valido
aiuto:
❉ € 1.190/00 a Cusio
❉ € 2.600/00 a Santa Brigida,
a cui vanno aggiunte altresì
€ 1.800/00 quale provento
del “Mercatino Natalizio”.
A tutti grazie di cuore.
6 Dicembre: Celebrazione
diocesana della solennità di
S. Ambrogio a Santa Brigida
con il Vescovo di Bergamo
Francesco
È stata la nostra parrocchia
di Santa Brigida ad accogliere il vescovo nella festa di
sant’Ambrogio celebrata, nella Diocesi di Bergamo, da
trentuno parrocchie di rito
ambrosiano.
Quest’anno monsignor
Beschi ha scelto la nostra
comunità per la solenne concelebrazione a cui erano presenti, oltre ad alcuni sacerdoti del vicariato, anche il delegato vescovile per il Rito
ambrosiano monsignor Angelo Riva e don Vittorio Rota,
vicario di Calolzio-Caprino.
La presenza del vescovo è
stata per noi motivo di gioia e
ha rappresentato l’espressione
del senso di comunione della
nostra Diocesi con le parrocchie di rito ambrosiano, una
comunione ecclesiale che, pur
nella diversità dei riti, vive lo
spirito di fraternità.
34 - L’ALTA VALLE BREMBANA
Con decreto vescovile in
data 18 dicembre 2012 (un
decreto per ciascuna parrocchia), inoltrato tramite la
Cancelleria Vescovile, è stato
nominato il C.P.A.E. (Consiglio Parrocchiale per gli
Affari Economici):
Per la Parrocchia di Santa
Brigida Vergine in Santa
Brigida, i signori:
☞ Cattaneo Guido
☞ Conti Domenico
☞ Regazzoni Renato
☞ Rivellini Graziano
☞ Regazzoni Ezio (referente
parrocchiale per il sostegno economico alla Chiesa Cattolica).
Monsignor Beschi, nell’omelia, ha spiegato il significato del rito, che ci ricorda
il gusto, il senso e il significato della vita e rappresenta
l’anima di quello che facciamo. Parole semplici, con
esempi vicini alla nostra vita
quotidiana, che hanno catturato l’attenzione anche dei
tanti bambini e ragazzi presenti in chiesa per la celebrazione. “Se al rito non corri-
Per la Parrocchia di Santa
Margherita V.M. in Cusio, i
signori:
☞ Arioli Attilia
☞ Lazzaroni Mario
☞ Paleni Omar
☞ Stracchi Ferdinando
☞ Rovelli Giuseppe (referente
parrocchiale per il sostegno economico alla Chiesa Cattolica).
N.B. La nomina ha durata di cinque anni.
Ringraziamo gli interessati
per la loro disponibilità ed il
Vescovo per la fiducia accordata a loro e al Parroco che li
ha proposti, e auguriamo
buon lavoro per il bene delle
nostre Comunità.
sponde però la vita, – ha detto il vescovo – il rito diventa
solo una grande rappresentazione, una pura esteriorità.
E’ come donare un fiore
senza che ci sia l’amore. Nello stesso tempo una vita senza riti diventa qualcosa che
consumiamo senza capire il
perché, senza comprendere
ciò che è nascosto”.
Al momento dell’offertorio
a monsignor Beschi sono stati
NELLA CASA DEL PADRE
Rovelli Beatrice
in Signorelli
di anni 73
Originaria di Cusio.
Deceduta a Boltiere il 15
novembre 2012 ed ivi
sepolta.
“E’ dura a mandare giù
questo boccone amaro;
è dura entrare in casa e
non trovarti più lì ad accoglierci con un sorriso e una bella parola.
Eri una persona fantastica nonna, una di
quelle persone mandate apposta per ascoltarci, rassicurarci e farci capire dove
sbagliavamo.
Hai sempre voluto vederci sorridere e dicevi
sempre che se ci avessi visti piangere saresti
arrivata a tirarci i piedi di notte.
Hai lasciato un grande vuoto, ma allo stesso
tempo hai lasciato un bel ricordo di te.
Ti ricorderemo tutti come la Beatrice di sempre; quando penseremo a te ci spunterà un
sorriso sulle labbra, perché avremo la
certezza che tu sarai lì con noi. Ciao nonna,
proteggici da lassù.
(I tuoi nipoti)
Paleni Camillo Luigi
di anni 75
Nato a Cusio il 25 ottobre 1937, sposato con
Paleni Gabriella, è deceduto in casa a Cusio
nella prima ora del venerdì 14 dicembre 2012.
Funerato e sepolto a
Cusio.
Da circa tre anni era ammalato ed ultimamente si era aggravato.
“Ti ricordano con affetto tutti i tuoi cari”.
Paleni Piera
ved. Bianchi
di anni 87
Nata a Cusio
il 1/07/1925
Deceduta a Piantedo
(So) il 20/12/2012, ivi
sepolta.
Là si era trasferita dopo
il matrimonio. Sempre
legata alla sua gente. “Riposa in pace”
(I tuoi cari)
L’ALTA VALLE BREMBANA - 35
C U S I O / S A N TA B R I G I D A
donati un libro sulla storia
dell’antica chiesa di Santa Brigida e un cesto di prodotti locali.
Ai piedi dell’altare si sono
poi riuniti i bambini e i ragazzi che quest’anno riceveranno i Sacramenti della
Prima Confessione, Prima
Comunione e Cresima e sono
stati presentati alla comunità
e al vescovo.
Dopo la celebrazione il
vescovo ha salutato i parrocchiani e le molte persone
giunte da altri paesi dell’alta
valle e si è intrattenuto nella
sala polivalente dove è stato
offerto un rinfresco.
SOTTO UNA BUONA STELLA
l tempo che va dall’Epifania all’inizio della quaresima può essere
definito “il tempo delle stelle”. L’Epifania infatti si caratterizza per la presenza della
stella, che di solito noi diciamo “cometa”, e, andando
verso la quaresima, il tempo
del carnevale, che si estende
per tutto questo periodo, è
contrassegnato dalle stelle
filanti. A ben vedere c’è una
parentela fra la prima e le
seconde: che siano comete o
filanti, sono comunque stelle
che si muovono. La cosa ha il
suo rilievo: i Magi infatti raggiungono Gesù bambino perché seguono una stella che si
muove, e le stelle filanti mettono allegria proprio perché
“filano”. Essendo poi, tutto
sommato, all’inizio dell’anno, tutti speriamo che le stelle ci sorridano, e non solo
stiano lassù a guardare quello che capita quaggiù. Non
tanto per le improbabili previsioni di oroscopi e veggenti, che affollano il passaggio
dal vecchio al nuovo anno,
(pronostici tra l’altro già
dimenticati) quanto perché ci
auguriamo che come le stelle
brillano in cielo, così sia luminosa la nostra esistenza in
terra. Occorre dunque che le
stelle, comete e filanti nello
spazio, compiano una traiettoria crescente, essendo cioè
astri nascenti, per essere punto di riferimento, e non una
traiettoria calante, finendo
per essere stelle cadenti. Stranamente si dice che bisogna
esprimere un desiderio quando si vede una stella cadente,
forse perché si pensa che la
CASSIGLIO
/ O R N I C A / VA L T O R T A
I
36 - L’ALTA VALLE BREMBANA
stella venga a farci compagnia, in realtà ci potrebbe
essere più utile se stesse lassù in cielo. Da cose cadenti
siamo in verità già accompagnati: l’economia cadente a
causa della crisi, la politica
cadente a causa degli scandali, il morale cadente a causa
delle cose che vanno storte
qua e là nella vita di tutti…
Meglio dunque esprimere un
desiderio quando vediamo
un astro nascente, anche perché la possibilità di esprime-
re desideri si moltiplicherà in
modo esponenziale: stelle
cadenti se ne vedono ogni
tanto (soprattutto, per tradizione, in prossimità del 10
agosto, S. Lorenzo), ma astri
nascenti molti di più. Ogni
mattina quell’astro nascente
che è il sole si alza all’orizzonte facendo cominciare la
nostra giornata. Ogni sera il
cielo nero si riempie di stelle
grandi e piccole, come un
lembo di velluto tempestato
di diamanti. Se di giorno,
presi dalle nostre faccende,
come solitamente diciamo,
“non abbiamo tempo” di
guardare il sole (e però vediamo le cose grazie alla sua
luce), la sera cerchiamo di
non perdere l’occasione di
guardare il cielo, spegnendo
quelle pallide “stelle elettriche” che sono le lampadine,
che non soddisfano i nostri
desideri, ma ci costringono a
continuare nei nostri doveri
di fare e trafficare. Le stelle
sono così tante che non finiremo mai di desiderare cose
buone e nuove, ed è desiderando che la nostra vita sarà
come astro nascente, e mai
stella cadente.
HA FATTO RITORNO
ALLA CASA DEL PADRE
Ruffinoni Renato Marcello
d’anni 88
Nativo di Cassiglio, abitava a Bergamo, si è
spento al Centro don Orione il 7 dicembre 2012
e nel cimitero cittadino riposa il suo corpo in
attesa della resurrezione.
Caro Marcello, ricorderemo sempre la disponibilità,
la cura dei rapporti umani, il valore dell’amicizia,
l’attenzione alle difficoltà altrui. Sapevi cogliere e
trasmettere il piacere delle cose semplici e quotidiane, ci mancherai molto, così come i tuoi sinceri
suggerimenti e incoraggiamenti.
Sarai sempre con noi, i tuoi cari con affetto
FESTIVITÀ NATALIZIE
a natura con l’arrivo della neve in tempo opportuno ha creato la cornice adatta per le feste
natalizie, altrettanto gli abitanti dei
nostri tre paesi, in diversi modi,
hanno dato prova di spirito creativo per rendere più lieto questo
periodo. In Valtorta un gruppo di
giovani ha realizzato il tradizionale presepe in chiesa, mentre gli
Le Befane a Valtorta
adolescenti hanno preparato una
simpatica festa per l’Epifania, coinvolgendo anche i bambini, e filmando le vicende della Sacra
Famiglia in cerca di alloggio nelle
contrade di Valtorta, incrociando
diverse befane, dapprima scontrose, ma poi generose.
In Ornica in chiesa è stato realizzato un presepe di tipo simbolico
per richiamare la centralità del
Bambino Gesù che dà senso al
Natale, altrimenti facilmente relegato a festa esteriore, ma non della
vita. Il giorno di Santo Stefano poi
il paese si è trasformato in un grande presepio vivente, ricco di vecchi
mestieri e attraversato dal corteo
della Sacra Famiglia e dei Magi,
coordinati da Ferruccio e collaboratori. Corteo che il giorno del-
l’Epifania ha ripercorso le strade
del paese con un nutrito gruppo di
figuranti.
In Cassiglio il grande presepe,
che riproduce il paese, si è arricchito della baita del Foièr, fresca di
anniversario, come luogo scelto
per ospitare la Sacra Famiglia. La
notte di Natale poi il paese si è animato con diversi figuranti, intenti
al proprio lavoro, per creare un
presepe nel quale potesse sentirsi
accolto il nascente Gesù Bambino.
Nelle case, inoltre, molti ragazzi
e adulti, specie in Cassiglio, hanno
in diversi modi rappresentato la
scena della natività con il presepio,
segno della volontà di accogliere
nella propria famiglia il Signore
Gesù.
Presepe di Cassiglio, particolare
L’ALTA VALLE BREMBANA - 37
CASSIGLIO
I Magi ad Ornica
/ O R N I C A / VA L T O R T A
L
AV E R A R A
L’AFFRESCO “TORRE DELLA SAPIENZA”
“Torre della Sapienza”
Trascrizione del testo fatta da Bega Leo
38 - L’ALTA VALLE BREMBANA
I
Pantaleone ed infine al portico di S. Giacomo, il Parroco
si sofferma per presentare i
primi due affreschi, ubicati
sulla parete del Portico di S.
Giacomo.
Il primo è elencato come
“Torre della Sapienza”, anno
1446.
La superficie affrescata,
suddivisa in piccoli riquadri, è
ubicata in alto e nell’angolo di
destra della parete.
Questo primo affresco
componeva la “pagina di lettura per quelli che si apprestavano ad entrare in chiesa,
occupando così il tempo di
AV E R A R A
n attesa della Campagna di Catalogazione dei Beni
Architettonici promossa dalla Provicia di Bergamo riguardanti la Parrocchia di Averara con riferimento al Campanile di S.
Pantaleone, alla Chiesa di S.
Torre della Sapienza. Anno 1446
L’ALTA VALLE BREMBANA - 39
AV E R A R A
attesa dell’inizio della celebrazione”.
Il fedele attento, rileggendo
la “pagina affrescata”, trova
sempre spunti di riflessione.
La lettura della “pagina affrescata”, completa nelle sue
norme morali, è strumento necessario per conseguire la sapienza.
Per questo motivo la riproduzione del primo affresco
del Portico di Averara diventa del 1985, dopo il recupero
pittorico fatto dalla Provincia, richiamo alla MostraConvegno del luglio-agosto
1985 in Averara, con l’intestazione “I segni dell’uomo
e del tempo”.
Il ricercatore appassionato
Bega Leo ha completato tutti i
riquadri dell’affresco con il risultato di facilitare la lettura
completa della “Torre della
Sapienza”.
Questa è la storia del primo
affresco del Portico di S. Giacomo mentre il secondo affresco del Portico è quello posi-
Annunciazione
40 - L’ALTA VALLE BREMBANA
Madonna in trono con Santi
zionato più in basso che ripropone il trittico “Madonna in
trono con Santi” (1400-1449).
Il terzo affresco è “Annun-
ciazione” che era posizionato
sopra la primitiva porta laterale della Chiesa di S. Giacomo.
L’affresco nel 1966 venne
strappato e riportato sulla parete interna della chiesa adiacente alla Parrocchiale.
È l’inizio del trasferimento
degli affreschi dal Portico di S.
Giacomo alle pareti interne
della Chiesa dell’Immacolata.
Nota
Il primo affresco “Torre della
Sapienza” in tempi successivi
viene ricoperto con l’affresco
“Stemma dei Visconti” Nel 1966
l’affresco “Stemma dei Visconti”
venne strappato e collocato sulla
parete interna della Chiesa adiacente, rimettendo così di nuovo in
evidenza l’affresco “Torre della
Sapienza”, che la Provincia nel
1985 recupera per essere usato
come “Emblema della Mostra-Convegno”, attuata in Averara nei
mesi di luglio-agosto del 1985.
io, nel suo disegno
di salvezza, ha
voluto mostrare
che destinatari sono tutti popoli della terra,
senza alcuna distinzione. Il
suo messaggio e la sua proposta di salvezza è per tutti.
Il tempo di Natale, che
abbiamo concluso, ha evidenziato una salvezza che non è
preclusa a nessuna condizione (rappresentata dall’annuncio ai pastori, gli ultimi nella
scala sociale del tempo) e nessuna cultura (rappresentata
dai magi venuti da terre straniere).
Anche noi allora, come
coloro che lo hanno incontrato, è chiesto di metterci in
cammino. Il Signore che viene, chiede a noi non solo di
metterci in cammino ma di
coltivare l’atteggiamento della ricerca.
Già perché essere cristiani
vuol dire proprio sentirsi in
ricerca avendo il coraggio di
mettersi in discussione.
Spesso invece idealizziamo
l’essere cristiano pensando
che coincida con il conoscere
tutto e l’avere una risposta su
tutto. Non è così.
I magi si mettono in viaggio senza avere le risposte su
tutto. Essere cristiano e testimone di Cristo non vuol dire
avere le tutte le risposte. Ciò
che ci deve caratterizzare è il
mantenere un atteggiamento
di ricerca.
Come i Magi siamo invitati
a porre attenzione ai segni, a
leggere la realtà come un
segno, a non aver paura di
porre interrogativi, a saper
sfruttare le occasioni per trovare risposte, a saperci confrontare con le persone per
D
capire la nostra fede e come
viverla.
La scrittura, in riferimento
alla rivelazione di Cristo, ci
mette di fronte alla contrapposizione luce – tenebre.
Cristo è la luce e la sua luce
è capace di illuminare le tenebre. E’ successo nella notte
della nascita nel campo dei
pastori, è accaduto ai Magi
che hanno visto la stella luminosa nella notte, ed è accaduto molte volte durante tutto il
ministero di Gesù.
Ma tutta la scrittura ci met-
ne e si mette in cammino, vive
l'esperienza del viaggio, vive
la precarietà del viaggio e la
fatica di portarsi dentro tante
domande alla quale non è
sempre facile e immediato
dare delle risposte. Chi accetta di vivere in questa condizione – ci dice l’intera scrittura – è paradossalmente in una
condizione di serenità.
Al contrario, chi non accoglie la provocazione della
luce e si rifiuta quindi di mettersi in cammino rimane in
uno stato di inquietudine/tri-
te in guardia dal fatto che
lasciarsi illuminare dalla luce
non è scelta scontata. O perlomeno non lo è per tutti.
Da questa luce c'è chi si
lascia illuminare e scaldare e
c'è chi preferisce chiudersi in
se stesso, come Erode e i farisei ciechi e sordi nel loro
castello di certezze.
La luce però è offerta a tutti, a tutti gli è data la possibilità di lasciarsi illuminare.
Chi accoglie la provocazio-
stezza. Pensiamo all’inquietudine di Erode, alla tristezza
del giovane ricco che non se
la sente di seguire Gesù.
La gioia di chi è in viaggio
però è solo preludio di una
gioia più grande: quella dell'incontro con una Persona.
E’ l'incontro ciò a cui noi
tendiamo, è per incontrarci
che Dio è venuto al mondo, e
per favorire questo incontro
che Dio non lascia mai manL’ALTA VALLE BREMBANA - 41
M E Z Z O L D O / O L M O / P I A Z Z AT O R R E / P I A Z Z O L O
RAGGIUNTI DALLA LUCE, RIPRENDIAMO IL CAMMINO
M E Z Z O L D O / O L M O / P I A Z Z AT O R R E / P I A Z Z O L O
care nella nostra storia concreta quegli indizi che ci possono condurre a lui.
Chi muove, anche solo timidamente, i passi fidandosi
della Sua Parola, sperimenta
la gioia del cammino cristiano. Ulteriore conferma della
fiducia riposta nella Sua proposta. Ma questo non ci deve
bastare.
Se c'è una gioia di saperci
in cammino non ci si deve
però accontentare: l'invito è
quello di non confondere i
segni, posti lungo per il percorso, con la Persona che li ha
posti; a non confondere il
cammino con l'incontro a cui
il cammino porta; a non confondere i mezzi e le occasioni
di crescita che il cammino
cristiano offre, con la grande
realtà che ci attende.
Accettare di percorrere questo cammino vuol dire scoprire Dio che non è più solo il
“Dio per noi” ma il “Dio con
noi”. Vuol dire fare l’esperienza di una comunione e di
una vicinanza.
Il racconto del Battesimo di
Gesù, posto all’inizio del suo
ministero ci annuncia che il
figlio di Dio, divenuto uno di
noi, permette di riprende
quella comunicazione, quel
dialogo tra Dio e il suo popolo, tra Dio e la sua creatura.
Un dialogo da sempre voluto
da Dio ma che il peccato originale, insinuando il sospetto
su Dio, aveva interrotto. Ora
non c’è più motivo di nascondersi, l’uomo può stare davanti a Dio.
Ora la creatura e il suo creatore possono dialogare. Dio e
l'uomo, in Gesù, tornano a
specchiarsi amorevolmente
negli occhi.
Mettersi in cammino apre a
noi la strada verso una mag42 - L’ALTA VALLE BREMBANA
giore consapevolezza della
nostra condizione di figli amati da un Padre, accompagnati
dal Figlio e inseriti dentro un
popolo che è una famiglia: la
chiesa.
Con gioia riprendiamo il
nostro cammino e sentiamoci figli amati, da sempre e
prima di ogni qualsiasi
nostro gesto e parola, e cerchiamo, nell’ordinarietà della vita di coltivare questo
grande dono.
PRESEPIO
VIVENTE
A OLMO
nche quest’anno si
è ripetuta
l’esperienza del presepio
vivente nella chiesa parrocchiale di
Olmo. La rappresentazione della natività si è svolta la notte di Natale e si è ripetuta il giorno dell’Epifania con l’arrivo dei magi.
A
DALLA SCUOLA DELL’INFANZIA DI OLMO
nche quest’anno e arrivato natale e tutti i nostri piccoli
attori si sono impegnati per dare un grande spettacolo
con una piccola recita e delle canzoncine, dimostrandosi dei bravissimi interpreti. Con al recita i bambini
hanno voluto augurare a tutti un felice Natale un buon anno. Un
abbraccio a tutti con affetto.
A
I bambini della scuola dell’infanzia di Olmo al Brembo
I bimbi e le bimbe della scuola dell'infanzia Arioli Dolci
uon Anno a tutti! L'anno 2012 è terminato ma un magnifico nuovo anno è iniziato!
(influenze a parte) Abbiamo finito il vecchio anno da bravi attori ed ora stiamo iniziando il nuovo anno da bravi puffi inventori... È già ...stiamo inventando il nostro
puffoso carnevale! Il 10 febbraio alle ore 14.30 sfileremo per le vie di Piazzatorre portando tanta allegria! Se volete divertirvi insieme a noi vi aspettiamo! Come di consuetudine termineremo la nostra gioiosa sfilata in compagnia dei nostri amici alpini presso la sala della proloco per divertirci insieme e gustarci una buona merenda! Ciao a tutti!
B
DEFUNTI
Mostacchi Adriano
Originario
di Olmo al Brembo
Nato a Olmo al Brembo
il 17 luglio 1935
Deceduto in Francia
il 3 settembre 2012
Arioli Caterina
di Piazzatorre
Nata a Piazzatorre
l’8 febbraio 1920
Deceduta a Piazzatorre
il 18 dicembre 2012
O Cristo redentore, guida
da morte a vita chi spera
nel tuo nome
Io spero nel Signore, l’anima mia spera nella sua
Parola
Dionisio Marconi
di Olmo al Brembo
Nato a Costa Serina
il 26 febbraio 1943
Deceduto a Zogno
il 21 dicembre 2012
Dominoni Benigno
Originario
di Olmo al Brembo
Nato il 25 Agosto 1935
a Olmo al Brembo
Deceduto a Gorle
il 6 gennaio 2013 a Gorle
L’anima mia attende il Signore, più che le sentinelle
l’aurora
Presso il Signore è la misericordia, grande è presso
di lui la redenzione
L’ALTA VALLE BREMBANA - 43
M E Z Z O L D O / O L M O / P I A Z Z AT O R R E / P I A Z Z O L O
DALLA SCUOLA DELL’INFANZIA DI PIAZZATORRE
IL RITO
DELL’IMPOSIZIONE DELLE CENERI
iccome
quando
uscirà il bollettino
saremo ormai alle
soglie della Quaresima, mi sembra opportuno dedicare un po’ di spazio alla presentazione del rito dell’imposizione
delle ceneri che caratterizza e dà
il nome al primo giorno di questo
tempo liturgico: il “Mercoledì
delle Ceneri”.
L’origine del rito è da ricercare nell’antica prassi penitenziale. Originariamente
infatti il sacramento della
penitenza non era celebrato
secondo le modalità attuali.
Questa prassi liturgica è nata
quindi a motivo della celebrazione pubblica della penitenza e costituiva il rito che
dava inizio al cammino penitenziale dei fedeli che sarebbero stati assolti dai loro peccati la mattina del giovedì
santo. Nel tempo il gesto dell’imposizione delle ceneri si è
esteso a tutti i fedeli e la riforma liturgica ha ritenuto
opportuno conservare questo
rito per la sua importanza e
popolarità. La teologia biblica rivela un duplice significato delle ceneri.
RONCOBELLO
S
1 - Esse sono anzitutto segno della debole e fragile
condizione dell’uomo.
44 - L’ALTA VALLE BREMBANA
Abramo rivolgendosi a Dio
dice: “Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che
sono polvere e cenere...” (Gen
18,27). Giobbe riconoscendo
il limite profondo della propria esistenza, con senso di
estrema prostrazione, afferma: “Mi ha gettato nel fango:
son diventato polvere e
cenere” (Gb 30,19). In tanti
altri passi biblici può essere
riscontrata questa dimensione precaria dell’uomo simboleggiata dalla cenere (Sap
2,3; Sir 10,9; Sir 17,27).
2 - La cenere è inoltre il segno esterno di chi si pente del
proprio agire malvagio e
decide di convertirsi al Signore.
Particolarmente noto è il
testo biblico della conversione degli abitanti di Ninive
a motivo della predicazione
di Giona: “I cittadini di
Ninive credettero a Dio e
bandirono un digiuno,
vestirono il sacco, dal più
grande al più piccolo. Giunta
la notizia fino al re di Ninive,
egli si alzò dal trono, si tolse
il manto, si coprì di sacco e si
mise a sedere sulla cenere”
(Gio 3,5-9).
Anche Giuditta invita tutto
il popolo a fare penitenza
affinché Dio intervenga
a liberarlo: “Ogni uomo
o donna israelita e i fanciulli che abitavano in
Gerusalemme si prostrarono davanti al tempio e cosparsero il capo
di cenere e, vestiti di
sacco, alzarono le mani
davanti al Signore” (Gdt
4,11).
La semplice ma suggestiva
liturgia del mercoledì delle
ceneri conserva questo
duplice significato che è
esplicitato nelle due formule
usate nel momento in cui le
ceneri vengono imposte:
“Ricordati che sei polvere, e
in polvere ritornerai” oppure:
“Convertitevi, e credete al
Vangelo”.
L’antica formula (Ricordati
che sei polvere...) è strettamente legata al gesto di
imporre le ceneri, mentre la
nuova formula (Convertitevi...) esprime meglio l’aspetto positivo della quaresima
che con questa celebrazione
ha il suo inizio. Il liturgista
Adrien Nocent suggerisce
che, se la cosa non risultasse
troppo lunga, la soluzione
migliore sarebbe di unire
insieme l’antica e la nuova
formula che, congiuntamente, esprimerebbero certo
al meglio il significato della
celebrazione stessa: “Ricordati che sei polvere e in polvere tornerai; dunque convertiti e credi al Vangelo”.
Un suggerimento suggestivo
e interessante. Il rito dell’imposizione delle ceneri, pur
celebrato dopo l’omelia, sostituisce l’atto penitenziale
della celebrazione eucaristica. Può essere compiuto
anche al di fuori della celebrazione eucaristica mantenendo lo schema celebrativo:
canto di ingresso, colletta,
letture proprie, omelia, imposizione delle ceneri, preghiera
dei fedeli, benedizione e congedo.
un po’ di cronaca... natalizia
Gli alpini posano con i bambini sull’angolo morbido
LA S. LUCIA DEGLI ALPINI
I bambini posano
sull’angolo morbido
dopo la sua definita sistemazione
RECITA
DEI PICCOLI
abato 22 dicembre
presso la sala polivalente si è svolta
la festa di Natale
organizzata dai bambini della
scuola dell’infanzia che hanno messo in scena una drammatizzazione dal titolo: ‘’Il
vero senso del Natale”.
Gli adolescenti hanno poi
animato la tombolata ‘pro-asilo’, che ha visto il baldo don
Renato, in assenza del suo
fedele sacrestano, abbonato a
questi successi, vincere il primo premio…(tutto è rimasto
comunque in parrocchia!).
Durante la serata l’amministrazione comunale ha con-
pacchi contenenti un ricco regalo di S. Lucia.
I bambini rimangono allibiti quando,
aperti gli involucri, escono materassini e
altri arredi per l’allestimento di uno stupendo “angolo morbido” che arricchirà la nostra
scuola dell’infanzia.
Qualche dolcetto, un brindisi con aranciata e qualche foto (più o meno riuscita…)
conclude il gioioso momento.
Grazie di cuore!
segnato borse di studio agli
studenti meritevoli e riconoscimenti ai nuovi nati
del 2012.
La festa si è conclusa con
un buffet di torte e panettoni
per tutti!
E.A.
S
Un momento della recita dei bambini della Scuola dell’Infanzia
L’ALTA VALLE BREMBANA - 45
RONCOBELLO
C
on qualche giorno di ritardo in un
bel mezzogiorno di dicembre un
gruppetto di Alpini arriva alla
scuola materna con due enormi
un po’ di cronaca... natalizia
CAPODANNO
CON LE ZAMPOGNE
li Alpini una la fanno e un’altra la pensano…
Una mattina,
qualche giorno prima di
Natale, il capogruppo Carlo
mi comunica che gli Alpini
vorrebbero animare la S. Messa del 1° gennaio invitando
gli Zampognari di Bottanuco
e, dopo la cerimonia, vendere
la trippa di asporto il cui ricavato sarebbe stato devoluto in
beneficenza.
Si può forse dire di no a una
proposta simile?
Passano pochi giorni ed
eccoci a Capodanno. Nel primo pomeriggio arrivano in
casa parrocchiale due enormi
pentoloni di trippa fumante
che “profuma” tutta la canonica. Sull’imbrunire si comincia
a sentire il suggestivo suono
delle zampogne e vedere la
gente confluisce numerosa sul
piazzale. Arrivano anche
pane, vino, scarponi, piccozza, gavette e cappello che
serviranno per l’offertorio della S. Messa.
Le campane mandano i loro
festosi rintocchi e tutto è pronto per la celebrazione.
RONCOBELLO
G
Gli zampognari suonano sul sagrato
46 - L’ALTA VALLE BREMBANA
La festa continua dopo la celebrazione eucaristica
La chiesa è gremita come in
poche altre occasioni. Un piccolo corteo di Alpini parte dalla canonica e precede gli zampognari e il celebrante, attorniato da chierichetti con tanto di
turibolo e navicella e, sul capo,
cappello e penna nera. La celebrazione è solenne e ordinata:
tutto si svolge veramente nel
migliore dei modi con un armonioso alternarsi di canti dell’assemblea e melodie natalizie
suonate dagli zampognari.
Conclusa la celebrazione si
ritorna sul sagrato dove è stato allestito il banco-vendita
della trippa d’asporto a cui si
è aggiunto anche quello delle
torte che non erano state vendute il giorno precedente. Gli
zampognari continuano a
suonare attorniati dalla gente
che sorseggia il vin brulé offerto dagli Alpini; fa anche un
po’ freddo, ma nessuno si
accorge perché la gioia del
bellissimo momento vissuto
insieme fa dimenticare tutto il
resto.
Grazie carissimi e preziosissimi Alpini: continuate a
inventare qualcosa di utile per
tener vive le nostre piccole
Comunità e far contenti anche
quanti trascorrono volentieri
qualche giorno tra noi.
EVENTI MUSICALI
ome tutti gli anni il
periodo natalizio è
stato caratterizzato
da eventi musicali.
Ha iniziato la “Scuola Campanaria di Roncobello” con il
concerto del 29 dicembre in
sala polivalente; si è poi esibito il “Coro dei Gogis” il 3
gennaio e ha concluso il nostro Cattaneo Giusto, universalmente conosciuto come
“Titti”, con un concerto
d’organo il 5 gennaio.
A tutti il nostro grazie e
l’augurio di raggiungere sempre nuovi traguardi.
C
omenica 13 gennaio 2013 si è svolta presso il campo
sportivo di Roncobello la gara di sci nordico
trofeo “Valerio Milesi” e
“Unione Veterani Sportivi”
in una giornata di festa dal
momento che una folta
schiera di atleti, chi più giovane chi meno, non ha mancato a questo appuntamento
sportivo particolarmente
sentito nel piccolo paese dell’Alta Valle Brembana. Circa
250 atleti, dalla categoria
Baby Sprint fino ai Senior,
provenienti da tutte le Orobie, dalla Valsassina alla Val
di Scalve, si sono messi alla
prova dando il massimo
nonostante la nevicata della
notte abbia cambiato le condizioni della neve rendendo
più difficile il lavoro di
allenatori e skimen nella
preparazione degli sci. Come
da pronostico le categorie
D
più numerose sono state senz’altro quelle giovanili le
quali hanno trasmesso a
tifosi e parenti un’atmosfera
ricca di freschezza e vivacità
facendola vivere , soprattutto ai più piccoli (categorie
baby sprint e baby), come
un’occasione di gioco e non
come pura competizione. È
proprio da questo aspetto
che il comitato provinciale
della Fisi in accordo con gli
Sci Club ha deciso di premiare tutti indipendentemente
dalla posizione e dal tempo
senza distinguere il primo
dall’ultimo; le premiazioni,
realizzate nel primo pomeriggio, sono state preparate accuratamente e in
maniera originale dalle
donne di Roncobello e dalla
Pro Loco dimostrando quel
tocco di creatività che mai
non guasta.
Inoltre sono stati premiati
Gervasoni Martino e Milesi
Bruno per l’impegno e la
disponibilità prestata in
questi anni per lo Sci Club
Roncobello.
Un gruppo di volontari
La premiazione di Martino Gervasoni
e Bruno Milesi
Dei nostri atleti ottime le
prestazioni di Lorenzo e Luca
Milesi che hanno vinto rispettivamente nelle categorie
ragazzi e allievi maschili per
ricordare i podi conquistati
oltre ai buoni piazzamenti
dei restanti atleti. Da sottolineare non da ultimo il fatto
che si è riusciti anche
quest’anno a gareggiare
nonostante di neve naturale
non ce ne fosse. Questo non
solo grazie al cannone sparaneve senza il quale non si
avrebbe avuto la materia prima ma anche al prezioso
lavoro dei volontari di Sci
Club e Pro Loco che dall’inizio dell’inverno si sono
impegnati al fine di garantire
la buona realizzazione di
questa gara oltre che lo svolgersi della stagione sciistica
che come tutti gli anni vede
la presenza di numerosi villeggianti durante le vacanze
natalizie e di gruppi scolastici durante il resto della stagione.
Vinci M.
L’ALTA VALLE BREMBANA - 47
RONCOBELLO
TROFEO
DI SCI NORDICO
FAVOLA: “IL PASSEROTTO ANSIOSO”
uasi duemila anni
fa, in un paese della Palestina, viveva
un passerotto che
trascorreva tutta la sua esistenza sempre angosciato da
ansie e interrogativi.
Quando era ancora nell’uovo aveva cominciato a chiedersi: “Riuscirò a rompere
questo guscio e a uscire fuori?
Non mi succederà, una volta
uscito, di cadere dal nido? E i
miei genitori saranno in grado
di trovare il cibo sufficiente
per nutrirmi?”
Quando venne il momento,
uscì regolarmente dal guscio,
non cadde dal nido e i suoi
genitori provvidero diligentemente al suo nutrimento.
Superati questi primi timori, fu immediatamente assalito
da altri.
Mentre tremante stava
spiccando il primo volo si
chiedeva: “Queste mie deboli
ali riusciranno a reggermi o
finirò spiaccicato a terra… e
anche se non mi dovessi
RONCOBELLO
Q
schiantare chi mi riporterà
quassù?”
Come tutti i volatili imparò
a volare egregiamente, ma
subito cominciò a porsi altre
domande: “Riuscirò mai a trovarmi una compagna e a
costruirmi un nido?”
Naturalmente si trovò una
compagna e, senza eccessivi
problemi, si costruì il suo bel
nido. Non appena però la sua
passerotta depose le uova,
cominciò di nuovo ad angosciarsi: “Potrebbe venire un
temporale, cadere un fulmine
e incenerirmi tutta la famiglia;
oppure, una volta nati, venire
il falco e divorare i miei piccoli. Io poi sarò in grado di
nutrirli?”
Quando i piccoli nacquero e
cominciarono a svolazzare
allegramente, il passerotto
non smetteva di crucciarsi
pensando: “Troveranno cibo
sufficiente per vivere? Saranno capaci di sfuggire ai gatti e
ai rapaci?”
Un giorno passò casualmen-
te un giovane rabbi che, additando i passeri appollaiati sui
rami, disse ai suoi discepoli:
“Guardate gli uccelli del cielo: non
seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre
vostro celeste li nutre”.
Il passerotto ansioso si rese
finalmente conto che dalla
vita aveva avuto tutto… E non
se n’era accorto.
Invece di amareggiarti l’esistenza creandoti tanti problemi anche quando non ci
sono, pensa a quanto hai ricevuto e sii felice.
BATTESIMO
omenica 30 dicembre nella chiesa
di Baresi è stata battezzata Federica Garlini, figlia di Matteo e di
Rizzo Leliane, una coppia italobrasiliana che da quasi un anno è venuta ad
abitare in questa nostra piccola frazione.
C’erano nonni, parenti e amici venuti
direttamente dal Brasile oppure da città italiane dove già sono residenti.
Il momento forse più suggestivo, oltre a
quello del battesimo, è stato la recita del
“Padre nostro” nelle diverse lingue dei presenti.
Alla piccola Federica, che già frequenta la
nostra scuola dell’infanzia, l’augurio di portare senza macchia l’abito bianco che ha ricevuto quel
giorno e di arricchire con la sua vivacità il piccolo borgo in cui risiede.
D
48 - L’ALTA VALLE BREMBANA
GRAZIE MAMME
DELL’ASILO!
Bambini
dell’asilo
a più di cento anni
questa casa (l’asilo) è tra le nostre
case, con la porta
aperta a tutti. Un parroco con
il sindaco e capi famiglia hanno voluto questa casa e hanno chiesto a suore sacramentine che fossero d’aiuto a
famiglie numerose, laboriose
e spesso povere. Cento e più
anni di storia che ha intrece le costanti spese in aumento
ci hanno portato a fare scelte
difficili e a progettare il futuro con preoccupata attenzione.
In questa fatica, condivisa
da tanti, è cresciuta con grande piacere la sensibilità di
genitori coinvolti in questa
grande famiglia e di tanti
amici carichi di anni da sempre vicini a questa casa grazie
all’affetto per le suore. Sensibilità che si sta trasformando
in tanta fantasia e generosa
disponibilità nell’organizzare
iniziative per raccolta fondi
Bancarelle di Natale
ciato famiglie nella solidarietà reciproca e cristiana che
noi chiamiamo carità. Domenica 16 dicembre abbiamo
voluto pregare con i bambini
della scuola materna e per
tutti bambini pieni di sogni e
speranze per il futuro. La
gestione della nostra scuola è
sempre più faticosa e precaria. Dal novembre 2010 è
divenuta scuola parrocchiale
e, nonostante il grande impegno dell’amministrazione
comunale, il bilancio di
gestione è seriamente in passivo. Il calo dei bambini iscritti, i tagli dei contributi statali
Messa dei bambini dell’asilo
L’ALTA VALLE BREMBANA - 49
BRANZI / ISOLA DI FONDRA
D
BRANZI / ISOLA DI FONDRA
Recita dei bambini
dell’asilo
pro-asilo, in un tempo davvero difficile di donazioni e
offerte. Genitori pieni di
motivazioni e responsabilità
che, con le maestre, hanno
organizzato varie iniziative
in questi mesi (vendita di torte, lotteria, tombola, banca-
relle di natale,pulizia dei
locali). Con piacere ho ritrovato famiglie attente e vicine
alle mie preoccupazioni per
il nostro asilo. Solo grazie a
loro abbiamo tamponato le
spese di gestione di questi
primi mesi. E tra loro ho visto
crescere un’amicizia fatta di
collaborazione per il bene dei
figli, il frutto più bello da
sempre della scuola materna.
Purtroppo non si può gestire
una scuola con il volontariato
e le offerte raccolte con libere
iniziative. Aspettiamo con
ansia i contributi pubblici
che sono il riconoscimento
del servizio che si svolge sul
territorio per il bene di tutti.
Speriamo che nelle scelte
politiche nazionali a favore
della famiglia venga riconosciuto il ruolo importate delle scuola paritarie che danno
un servizio prezioso soprattutto in territori svantaggiati
come il nostro.
L’ asilo è una parte bella e
grande della nostra comunità, sentiamolo tutti un dono
prezioso da custodire e da
salvaguardare. Un grazie sincero alle nostre supermamme!
QUARESIMA
asciate le festività
gioiose del Natale ci
si ritrova, dopo
poche domeniche,
in cammino verso la Pasqua.
La Quaresima è tempo per pregare insieme e da soli il mistero
della morte di Gesù. Le Via
crucis e le preghiere in famiglia
con i bambini saranno il modo
di scandire queste cinque settimane per arrivare alla Settimana Santa con pensieri e parole
da consegnare ai piedi della
croce. Cercheremo nel cammino di Quaresima di ascoltare la
testimonianza di alcuni fratelli
Caramelle per gli anziani
che nella santità composta in
una vita di coerenza ai valori di Gesù, ci mostreranno la bellezza di essere cristiani e fedeli allo
stile del vangelo. Apriremo il libro dei documenti del Concilio Vaticano II per ritrovare la freschezza di intuizioni che, in questo Anno delle Fede che ne celebra i 60 anni dalla conclusione, ci
indicheranno sentieri ancora da percorrere per testimoniare Gesù Cristo e il suo annuncio del-
L
50 - L’ALTA VALLE BREMBANA
Concerto di Natale
in chiesa
Lavoretti di Natale
Laboratorio di campanine
DEFUNTA
settimana in cui partecipare alla messa feriale;
utilizzare gli autobus per spostarsi a Piazza o
Bg, e consegnare il risparmio di benzina per
offerte missionarie; fare visita a malati o
anziani recitando con loro il rosario. Buona
quaresima.
Mercoledì 2 gennaio
si è celebrato il funerale di GIUSEPPINA
PALLA nata il 14 gennaio 1936 e morta il
31 dicembre 2012. Le
figlie la ricordano con
affetto: ”Cara mamma
ci eravamo date appuntamento al giorno dopo
come sempre, m in un
attimo ci hai lasciate. Non eravamo pronte, ma
la tua semplicità e la tua fede che ci hai donato, ci aiuteranno a superare questo momento.
Ora sappiamo che starai con papà.”
L’ALTA VALLE BREMBANA - 51
BRANZI / ISOLA DI FONDRA
l’amore trinitario di Dio. La
Lumen Gentium sarà il libro
che leggeremo e studieremo
come cristiani adulti. I fioretti
quaresimali potranno essere
rinunce intelligenti per dare
più tempo alla preghiera e
attenzione alla carità fraterna e
missionaria. Suggerisco di scegliere un giorno della settimana nel quale tenere spenta la
TV e, in quel giorno, fare visita
in chiesa con i bambini; scegliere uno o due giorni della
SPETTACOLO
NATALIZIO
el pomeriggio di
mercoledì 19 dicembre le insegnanti, i
bambini e i ragazzi
della scuola di Carona ci hanno
proposto uno spettacolo, da
loro preparato, in occasione
delle feste ormai vicine.
Numerosi i convenuti, presso il salone parrocchiale, tra
genitori, nonni e amici.
Una dolce oretta passata serenamente tra la rappresentazione della natività da parte
dei piccoli della materna, la
loro poesia e i canti dei più
grandicelli.
Desidero ringraziare le insegnanti per un
fatto che forse per molti è scontato ma vi
assicuro che alcuni non lo è più. Nel rispetto della laicità dello stato e dell'indipendenza della scuola è giusto che la festa del
Natale non sia sminuita a semplice, pur
rispettabile, festa dei popoli e della pace. Il
Natale è per la tradizione italiana e cristiana
la festa del giorno natale di Gesù di
Nazareth, storicamente esistito: dai cristiani
creduto il Figlio di Dio, da altri un profeta o
comunque un uomo di grandi ideali e dalla
vita esemplare.
C A R O N A / F O P P O L O / VA L L E V E
N
CONCERTI NATALIZI
3 gennaio 2013
Concerto della Corale Santa Maria Assunta
in Calcinate presso la chiesa Parrocchiale di
Carona.
4 gennaio 2013
Valleve, chiesa Parrocchiale SS.Pietro e Paolo:
Concerto natalizio, per campanine e coro, eseguito dalla Scuola Campanaria di Roncobello.
52 - L’ALTA VALLE BREMBANA
12 DICEMBRE:
FESTA DI SANTA LUCIA
a temperatura è rigida a Foppolo
questa sera!
Adulti, adolescenti e bambini riuniti davanti all'anfiteatro attendono l'arrivo di una donna velata di bianco.
L'atmosfera è riscaldata dall'attesa, da una
bevanda calda e da un fuoco acceso.
Un dolce scampanio annuncia l'arrivo di
una inconsueta compagnia: la Santa, accompagnata da due giovani pastori carichi di
gerle piene di doni.
I ragazzi emozionati e incuriositi corrono
avanti e indietro.
Finalmente arrivati! Lo scambio dei saluti,
il rito della distribuzione dei regali: i bambini
chiamati per nome: i più piccoli un po' intimoriti. Credo che anche in molti adulti presenti, come in me, tutto ciò ha risvegliato memorie
dolci, attese notturne, nostalgie di un incanto e di meraviglie che hanno avuto il loro giusto
tempo e che ora hanno fatto dolcemente riemergere dolcezze sopite.
Lucia ha nuovamente portato luce negli occhi e nel cuore dei piccoli e non solo.
Lei ha ripreso il suo cammino mentre noi altri ci siamo portati nel salone parrocchiale per proseguire la festa condividendo un po' di calore, parole, saluti, dolcetti e bevande. Una bella occasione per scartare un dono antico e nuovo: saper di non essere soli!
FESTA DI SANTA
BARBARA
C
ome da tradizione,
matedì 4 dicembre
a Valleve, Festa di
Santa Barbara, pro-
tettrice di quanti hanno a che
fare con fuoco, esplosivi e
mine come è il caso dei nostri
cavatori che lavorano nelle
cave di ardesia.
Dopo la Santa Messa, ben
partecipata, al mattino nella
Chiesa di San Rocco, il gioioso ritrovo è continuato con
il pranzo in serenità e tanta
allegria con i cavatori e le
loro famiglie.
Valleve, Chiesa Parrocchiale
SS. Pietro e Paolo Apostoli:
la Notte di Natale
L’ALTA VALLE BREMBANA - 53
C A R O N A / F O P P O L O / VA L L E V E
L
PRESEPE VIVENTE
uest'anno il presepe vivente ha avuto luogo tra gli edifici della zona di
Porta, la parte alta del paese
di Carona. Come sempre la
vigilia dell'Epifania.
La temperatura mite e il
percorso facilmente percorribile hanno invogliato molte
persone a partecipare.
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Q
percorrere le
vie di Betlemme incontrando alcuni
personaggi
del presepe e
dalla loro attività trarre
insegnamento per giungere all'incontro
con il Signore che desideria-
Quarta tappa: i locandieri:
l'importanza dell'ospitalità.
Quinta: i pastori: la disponibilità a lasciarci guidare da
Gesù, il buon pastore.
Sesta: i taglialegna: l'importanza di saper trasmettere
agli altri calore e affetto.
Settima: le lavandaie e altri
lavori: l'importanza di lasciarci purificare per incontrare il
Signore, di lavorare su di noi
con l'aiuto dello Spirito.
Lo stile sobrio e familiare
ha reso tutto più facile.
Tante persone si sono date
da fare, ciascuno per la sua
parte e di quanto hanno potuto fare li ringraziamo.
Le tappe e le riflessioni suggerite lungo il percorso cambiano sempre: in questa occasione abbiamo immaginato di
54 - L’ALTA VALLE BREMBANA
mo nasca in noi e in mezzo a
noi.
Prima tappa: L'annuncio
dell'angelo a Maria e la
visita dell'angelo a Giuseppe durante il sogno.
Seconda tappa: i magi che
giungono a Gerusalemme
da Erode e dai sommi
sacerdoti che
nonostante sappiano: non si
muovono!
Terza tappa: gli
zampognari: l'importanza di ritrovare la gioia e
portarla agli altri
a partire dall'incontro con Cristo.
Ottava: i fabbri e i lavoratori
della pietra: ci ricorda la
necessità di lasciarci formare
dal Signore per servire autenticamente lui e i fratelli.
Nona: contempliamo la natività.
Decima: il forno, il fornaio e il
buon pane: saper spezzare il
pane con gli altri, la capacità di
condividere che trova la sua
fonte nel pane Eucaristico.
Decima: i magi: la gioia e la ricerca. Infine l'adorazione dei
magi e il canto degli angeli: la
necessità di annunciare il Signore dopo averlo incontrato.
a passione per le storie delle persone e
l'amore per il nostro
territorio sono le
motivazioni che hanno portato
gli amici Pinuccia Moioli e Nunzio Pezzotta a scrivere il libro “
Foppolo - Il paese si racconta
nelle vecchie cartoline”. Un
vero e proprio viaggio nella
storia attraverso documenti e
testimonianze che raccontano i
cambiamenti non solo di Foppolo ma dell’intera Valle Brembana.
Un libro, piacevole da sfogliare grazie alle numerose
immagini e cartoline che
abbracciano un vasto arco temporale ma soprattutto gradevo-
L
le da leggere per i tanti particolari raccontati. Storie di vita
sociale ed economica del nostro
paese e dell’intera Valle; un’occasione unica per scoprire i cambiamenti del territorio e conoscere meglio le sue mille caratteristiche.
Un libro che vuole essere un
affascinante viaggio nel tempo e che racconta la nostra storia passata, dallo sviluppo umano alle aspettative di uomini e donne che
con le loro speranze ed errori hanno forgiato con il duro lavoro il
loro e il nostro futuro.
La realizzazione, curata da Grafica & Arte è stata possibile grazie al contributo del Comune di Foppolo, Ubi - Banca Popolare di
Bergamo e Fondazione Credito Bergamasco e Bim del Lago di
Como e Fiumi Brembo e Serio, Lions Club Valle Brembana e Tintoria Lombarda.
Il volume oltre ai normali canali di vendita si può acquistare
c/o la Pro – Loco di Foppolo e Comune al prezzo di € 48.00.
FOPPOLO: CELEBRAZIONI IN OCCASIONE DI DUE ANNIVERSARI
11 gennaio, nel giorno vigiliare l'anniversario della valanga che ha colpito Foppolo nel 1977 causando
la morte di otto persone, la
comunità si è riunita, come
ogni anno, per pregare e commemorare i suoi cari.
Una poesia composta nel
2012 da Rossella, parente di
una delle vittime, è stata
impressa ora su un cartiglio in
metallo e fissato ai piedi del
crocifisso ligneo posto all'esterno della chiesa Parrocchiale.
La settimana successiva, il
giorno 18 gennaio, la comunità si è di nuovo riunita ricordando un'altra valanga del
ma l'impegno del lavoro basato sul turismo impedisce a
molti foppolesi di partecipare:
l'occasione infrasettimanale in
questo periodo è sicuramente
più accessibile a tutti.
L’
DEFUNTO
lontano 1939 che ha visto salve
tutte le persone coinvolte.
Come di tradizione, dopo la
celebrazione dell'Eucarestia, ha
avuto luogo una piccola processione con una reliquia della
Madonna verso una santella
eretta in memoria dell'avvenimento.
Per la comunità è anche occasione di ringraziare il Signore
per i benefici dell'anno trascorso e affidarsi all'intercessione
della Madre di Gesù per quello
appena iniziato. Questa preghiera è normalmente elevata
nella celebrazione di fine anno
Salvetti Angelo
nato a Carona,
di anni 78.
Riposa in Carona dove,
il 5 gennaio 2013
sono stati celebrati i funerali
presso la chiesa Parrocchiale.
L’ALTA VALLE BREMBANA - 55
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PRESENTAZIONE LIBRO FOPPOLO
L’ARTE IN ALTA VALLE BREMBANA
L’ARTE IN ALTA VALLE BREMBANA
LA DEVOZIONE A SAN ANTONIO ABATE
olto diffusa e assai sentita nelle nostre comunità cristiane fu la devozione per S. Antonio Abate, figura assai presente nella vita e nelle chiese dei nostri paesi. S. Antonio,
santo eremita ed abate, nacque a Coma in Egitto e visse dal 251 al 356. Dopo una gioventù dissipata, seguendo il consiglio evangelico, si spogliò di tutti i suoi beni e si diede alla vita ascetica, richiudendosi in un’antica tomba scavata nella montagna del Sinai. Risalgono a questo periodo, secondo i racconti di allora, le prime cosiddette “ tentazioni di S. Antonio”
nella carne e nello spirito. Si rifugiò poi nel deserto, murandosi in un castello abbandonato e
nutrendosi solo di pane ed acqua. Divenuto il luogo, meta di stimatori ed imitatori, organizzò nel
305 il primo nucleo o cenobio di eremiti che riconoscevano in Antonio il loro padre spirituale,
ossia l’Abate. Si trasferì in seguito verso il Mar Rosso fondando il famoso monastero di Deir-elArab. A novant’anni incontrò l’eremita S. Paolo di Tebe che divenne il continuatore della sua opera monastica. Morì più che centenario. S. Atanasio scrisse su di lui una Vita , opera che il papa S.
Gregorio Magno ripeterà, per così dire, nei Dialoghi dove ci narra la vita di S. Benedetto da Norcia. La festa liturgica di S. Antonio Abate cade il 17 gennaio e in più luoghi è annunciata con grandi falò la vigilia, forse per ricordare il potere del monaco di guarire dal fuoco sacro o di S. Antonio e che oggi si configura nell’herpes zoster. Il giorno della sua festa è celebrato anche con la
benedizione degli animali domestici, di cui S. Antonio, detto popolarmente del porcellino, è il
protettore. Sulle nostre stalle non è mai mancata l’immagine sacra del santo abate con la cocolla,
il bastone con la campanella, circondato dagli animali domestici, tra i quali non potevano mai
mancare la mucca ed il maiale. L’immagine di S. Antonio è presente in tutte le nostre comunità e nelle nostre chiese, alcune
delle quali a lui dedicate.
Lungo la via porticata di Averara ben risalta un grande affresco quattrocentesco del santo, come grande e dominante è l’immagine esterna sull’abside della parrocchiale di Valtorta, dove
S. Antonio benedicente domina l’antica piazza e par di rivederla gremita d’animali portati alla benedizione. S. Antonio è pure
raffigurato, sempre nella parrocchiale di Valtorta, nei due polittici quattrocenteschi che abbelliscono il presbiterio. Abbiamo
visto precedentemente che alla frazione Torre di Valtorta c’è un
antico Oratorio del 1367 dedicato a S. Antonio. Sulle pareti del
presbiterio, in riquadri d’affresco, ci è narrata la vita del santo.
Vive e pittoricamente ben riuscite le scene delle tentazioni: della ricchezza ( il diavolo appare come un gran tavolo d’argento
o una massa di oro), quella della carne ( il diavolo appare come
una donna formosa ma con le gambe caprine), quella del potere ( il diavolo appare enorme fino al cielo), quella dell’accidia (
il diavolo percuote un santo addormentato e un puttino nero lo
distoglie dalla preghiera). Assai belle anche le scene del corvo
che porta il pane al santo, quella dell’incontro e della preghiera
con S. Paolo di Tebe ed infine le scene della morte, dei funerali
OLMO AL BREMBO
e
dell’assunzione in cielo del santo trasportato dagli Angeli.
Pala d’altare “S. Abate”
Sotto ogni riquadro pittorico ecco la descrizione in antica linrecentemente restaurata
M
56 - L’ALTA VALLE BREMBANA
L’ARTE IN ALTA VALLE BREMBANA
gua volgare a confermarci che gli affreschi erano i libri dei
poveri. L’opera pittorica assai bella è forse da riferirsi a G. B.
Gaurinoni d’Averara, nipote e discepolo di Cristoforo
Baschenis il Vecchio, che risente nelle sue opere dell’aria e
della sensibilità pittorica del Lotto accanto al quale lavorò a
Bergamo affrescando l’abside e la cappella laterale di S.
Michele al Pozzo Bianco. Altra significativa immagine di S.
Antonio troviamo nella parrocchiale di Ornica, nel bellissimo
polittico della bottega di Cima da Conegliano o negli affreschi sotto il portico dell’antica parrocchiale di S. Brigida.
Grande festa per S. Antonio si celebra ogni anno nella frazione Scalvino di Lenna, che il 17 gennaio illumina con fuochi e
luminarie la contrada e si ritrova nella sua chiesetta dedicata
alla B.V. del Carmine, a S. Antonio e a S. Filippo Neri. Il 7
gennaio 1753 con atto redatto dal notaio Carlo Paganoni, i
fratelli Antonio e Bortolo Begnis donano alla contrada di
Scalvino la chiesa che essi avevano iniziato a costruire in
VALTORTA
modo da poterla ultimare e rendere possibile la celebrazione
Chiesa di S. Maria Assunta
Particolari del Polittico:
della messa Lasciano poi all’oratorio il diritto di tagliare le
S. Antonio Abate e S. Rocco
legne del bosco Pagliari. Per questo la chiesa era detta “ la
Chiesa dei Begnis”. Il 17 gennaio 1817 dagli atti risulta che le
famiglie hanno assolto il loro dovere, ultimato la chiesa, eretto il campanile, fornito di campane ed orologio e acquistato
sacri arredi. Per il mantenimento della chiesa i capifamiglia,
comproprietari, decidono di trovarsi ogni anno in assemblea
il 17 gennaio e di nominare due consiglieri per un biennio
per una buona gestione dei problemi della loro chiesa. Tutto
ciò è stabilito con atto del notaio di Branzi Tommaso Mocchi
fu Bernardino il 30 settembre 1819. Nella prima seduta del 17
gennaio 1817 erano stati eletti consiglieri Carlo Begnis e
Antonio Oberti. Il 21 aprile 1867 si tenne un’assemblea che
decise di far celebrare per voto, una messa solenne nel giorno dedicato a S. Filippo Neri per impetrare di tener lontano il
morbo del colera che infieriva in quei giorni a Lenna. Si dotò
la chiesa pure della Via Crucis e la contrada fu risparmiata
dal morbo. Delle antiche feste oggi è rimasta solo quella di S.
Antonio. Durante la guerra si erano requisite le tre campane, ma l’8 ottobre 1950 il Vicario generale, Mons. Pietro Carrara, fratello dell’Arciprete don Giacomo, benedisse le tre nuove campane
fuse dalla ditta Ottolina di Bergamo e dedicate alla B.V. Maria del Monte Carmelo, a S. Antonio
Abate e a S. Filippi Neri. Padrini furono Francesco Rota, Bernardino Oberti ed Epilade Oberti.
Questa chiesa ci testimonia dell’unità di una piccola comunità. La festa più grande per S. Antonio si celebra nella parrocchiale di Olmo al Brembo, che ha scelto questo Santo quale suo protettore, dedicandogli la sua chiesa battesimale. Le prime notizie della chiesa di Olmo sono del
1382. Nel 1446 il vescovo Foscari di Bergamo staccò la chiesa di Olmo da quella di S. Martino.
L’antica chiesa, orientata canonicamente ad est, era una piccola costruzione romanica ad aula
rettangolare, presbiterio rientrante e soprelevato di un gradino. Sorgendo in sponda sinistra del
Brembo, fuori dall’isola della Valle Averara, faceva parte della diocesi di Bergamo con rito romano. Nel 1575 aveva quattro altari, quello maggiore, quello della Madonna, di S. Giuseppe e di S.
Nicola da Tolentino. Alla fine del ‘600 si decise di ampliare la chiesa e fu dato l’incarico del progetto a mastro Pietro Sartori di Ponte S. Pietro, a mastro Domenico Gianone luganese ed infine
L’ALTA VALLE BREMBANA - 57
L’ARTE IN ALTA VALLE BREMBANA
a mastro Antonio Beragio di Val Maggia per la volta. La nuova chiesa venne
consacrata dal vescovo Redetti il 18
giugno 1737; a noi rimangono le foto di
Eugenio Goglio e la facciata posta oggi
sul lato sinistro dell’odierna chiesa.
Nel 1908, parroco don Simone Frosio,
si decise di rifare la chiesa ampliandola
e affidando il progetto all’arch. Antonio Pandini e la costruzione al capomastro Battista Chiesa. All’interno gli
affreschi della volta sono del torinese
L. Morgari e di G. Cavalleri detto Rana
ed illustrano la vita di S. Antonio, mentre le stuccature sono del sanpellegrinese A. Gherardi, che fornì pure la statua di S. Antonio in facciata. La nuova
chiesa fu consacrata il 9 agosto 1919 dal
vescovo Marelli. Al centro dell’abside
una grande pala, opera di valido pittore del primo ‘700, ci raffigura S. Antonio cui appare il Cristo. L’altare maggiore venne progettato nel 1945 dall’arch. Dante Fornoni e le statue degli
evangelisti sono opera di Elia Ajolfi.
Nel 1993, in occasione dell’ordinazione
sacerdotale di don Ezio Rovelli, l’arch.
Bruno Cassinelli progettò il nuovo altare conciliare nella navata con davanti
l’antico fonte battesimale cinquecentesco. Nello slargo del transetto vi sono
VALTORTA
Affresco “Leone di S. Marco”
gli altari della Madonna e di Sant’AnSulla facciata esterna del Presbiterio della vecchia chiesa
tonio. Molto bello è poi l’altare di S.
Anna fatto edificare nel 1702 dalla famiglia Guarinoni con marmi pregiati e lavorati e con la
pala dell’educazione di Maria, grande opera del pittore manierista milanese Giovanni Bizzozzero. Di fronte possiamo ammirare il bellissimo confessionale, opera di un esuberante stile
barocco realizzata da Francesco Civati da S. Pellegrino (1660- 1740). Entriamo infine nella cappella laterale, l’abside dell’antica chiesa e sopra la porta d’ingresso ammiriamo la tela della B.V.
del Rosario con S. Domenico e S. Caterina opera del grande pittore Gian Paolo Cavagna dipinta nel 1617. Nella cappella, sistemata su progetto dell’arch. Don Pino Gusmini nel 1971, possiamo vedere la pala che raffigura S. Carlo che prega davanti l’altare della Madonna, opera attribuita alla bottega del grande pittore Francesco Zucco, uno splendido crocifisso, pregevole opera d’intaglio del XVI° sec e all’altare un affresco che raffigura la Madonna con il Bambino, opera del pittore Giuseppe Carnelli del 1882 e qui portata dalla cappella dei Campelli, posta sulla
strada provinciale. Nella visita alla sacrestia sono interessanti gli affreschi di S. Rocco e S. Sebastiano strappati dall’antico portico e una bellissima tela del Cristo sotto la croce opera del grande pittore Vincenzo Angelo Orelli (1751-1813). Gran bella chiesa per la dedica ad un grandissimo Santo!
Mino Calvi
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