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Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1, comma 2, DCB BERGAMO
Nuova serie Anno XXXI - Pubb. Mensile - Maggio 2013
In copertina:
13 marzo 2013
il cardinale Jorge Bergoglio
eletto Papa
con il nome di Francesco
SOMMARIO
In 4ª di coperta
Roma, 23 marzo.
Un incontro storico,
quello tra Papa Francesco e il
Papa emerito Benedetto XVI
Autorizz. Trib. di Bergamo
N. 28 del 13-9-1983.
Direttore Responsabile:
Lazzari Don Lino
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Periodico mensile delle
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ANNO XXXI
Maggio
2013
EDITORIALE
“Buono come il pane”
LETTERE ALLA REDAZIONE
Attenti ai programmi
PREVENZIONE
Progetto prevenzione e protagonismo per i giovani
cittadini dell’Alta Valle e... dell’Europa
CHIESA IN CAMMINO
Buona sera
MISSIONI E ALTRO
Progetti di solidarietà a distanza
CATECHESI
“Il Battesimo” Celebrazione della vita
ATTUALITÀ
Il volto umano dell’economia
FAMIGLIA
Riaccendere la luce in famiglia
FUTURO A “KILOMETRO” ZERO
Le scuole dell’Alta Valle Brembana
tra presente e futuro
PELLEGRINAGGIO A BOSE
Pellegrinaggio Vicariale presso
una comunità monastica - Martedì 12 marzo
PELLEGRINAGGI VICARIALI
Sotto il Monte da Papa Giovanni XXIII
Santuario della B.V. Maria delle Grazie - Mantova
Abbazia San Colombano - Bobbio (Pc)
23-49 CRONACHE PARROCCHIALI
50 PASTORALE GIOVANILE
CRE... diamoci tutti!
53
L’ARTE IN ALTA VALLE BREMBANA
Il culto di S. Caterina d’Alessandria
EDITORIALE
“BUONO COME IL PANE”
cominciare da quel “buonasera” con cui si è presentato al balcone
di piazza S. Pietro non appena eletto, Papa Francesco ha dato subito l’impressione di una persona dai modi affabili. Impressione
confermata da parole e gesti che soprattutto la televisione ha contribuito a
rendere noti al pubblico, sottolineando la sua capacità di avvicinare la
gente e dando rilievo a fatti che appaiono sorprendenti: “il Papa che dà
pane e marmellata alla guardia svizzera”. Insomma per i mezzi di comunicazione è nata una nuova star di cui alimentare la straordinaria popolarità. C’è perfino, a sole poche settimane dalla sua elezione, l’album di
figurine del “Papa della gioia”. Possiamo immaginare che anche duemila
anni fa, per quanto non ci fossero giornali e televisioni, il primo annunciatore del vangelo, e cioè Gesù, fosse considerato una persona “buona come
il pane”, anche perché proprio Lui aveva moltiplicato il pane per dar da
mangiare a migliaia di persone, e, il vangelo lo racconta, la gente voleva
farlo re. Sappiamo però anche il seguito della storia e cioè che quando sarà
il momento di riconoscere Gesù come re, davanti a Ponzio Pilato, la folla,
condizionata da certe voci, dirà: “crocifiggilo!”.
Siamo contenti che il nuovo Papa sia apprezzato per la sua sensibilità,
e siamo certi che sia “buono come il pane”. I mezzi di comunicazione ci
dicono qualcosa del Papa, fondamentalmente quello che fa più notizia
(come di ogni altro avvenimento), e tante volte è come se ci presentassero una brioche ben confezionata, luccicante nel suo involucro colorato.
Papa Francesco presenta con dolcezza il messaggio del vangelo e lo vive
lui per primo in modo coerente. Limitarsi però a considerare la “dolcezza” dimenticandosi la forza del messaggio che ci propone a nome di
Gesù Cristo è come disprezzare il pane, dicendo che è buono, ma poi gettandolo via. Saremo capaci di masticare il pane della Parola che ci viene
offerto e di lasciare che nutra la nostra vita, orientando le nostre scelte secondo la via in salita del vangelo?
A
L’ALTA VALLE BREMBANA - 3
LETTERE ALLA REDAZIONE
ATTENTI AI PROGRAMMI
onfrontandomi con
amici e famigliari ho
deciso di inviarvi
queste lettera nella
speranza che possa nascere un
confronto e/o condivisione
tra i genitori e gli educatori
della nostra comunità.
A mio avviso assistiamo
oggi a programmazioni tv
che, non soddisfatte di fare
conoscere a tutti noi solo le
cose peggiori che avvengono nel mondo, portano i
nostri ragazzi a crescere con
un’idea distorta di ciò che
dovrebbero essere i veri
valori della vita. Basta fare
un po’ di zapping nelle ore
pomeridiane per vedere
come programmi televisivi
(spesso d’importazione) ci
portano messaggi per cui si
può essere felici solo se si
vive in un castello, si guidano auto da centinaia di
migliaia di euro, si passa da
una festa all’altra, ci si veste
esclusivamente alla moda, si
è calciatori o cantanti e
C
Ricordiamo
la possibilità
di scriverci
[email protected]
oppure fax 034587002,
oppure
REDAZIONEBOLLETTINO,
via san Giacomo, 1 - 24010
Piazzatorre (Bg).
4 - L’ALTA VALLE BREMBANA
soprattutto se si è famosi.
Ma davvero vogliamo che i
nostri figli crescano con queste idee in testa? Credo che
la maggior parte dei lettori
risponderebbe con un secco
“no” a questa domanda, ma
nonostante questo la maggior parte dei nostri ragazzi
conosce a memoria le puntate di questi programmi.
Oggi a qualsiasi ora possiamo assistere a programmazioni oscene, dove ragazzini
parlano spudoratamente di
sesso, di droga, di azioni criminali. E sottolineo il punto
per me focale: non parliamo
di programmi per adulti dove
adulti fanno questo, ma di
adolescenti! Ciò trasmette ai
nostri ragazzi un segnale ben
diverso e ben più forte, che li
colpisce in un’età in cui si sta
formando una propria personalità e in cui molte incertezze creano già da sé conflitti
importanti. In tv si mostra un
modello per cui è normale
che tutto ciò avvenga, non
più della possibilità che i
ragazzi possano accedere a
materiale riservato ad un
pubblico adulto.
Ben conscio di non
essere un utopista,
sono profondamente convinto di come
la tv sia divenuta
uno strumento di influenza enorme e
credo che dovremmo quindi regalare
ai nostri ragazzi la
possibilità di crescere liberamente, senza le violenze psicologiche che inconsciamente subiscono restando
comodamente seduti davanti alla tv.
Solo qualche settimana fa
ho ascoltato con ammirazione le parole che Papa Francesco ha detto avvertendo
tutti noi di come spesso il
nemico, da lui definito come
il diavolo, venga mascherato
da angelo e come si debba
avere la forza di non ascoltare e soprattutto ha rimarcato: «Non lasciatevi rubare la
speranza». Forse in queste
programmazioni televisive
il nemico si maschera proprio da angelo e dobbiamo
stare davvero molto attenti,
soprattutto nei confronti di
chi non ha ancora imparato
a distinguere tra valori sani
e false illusioni. Non lasciamoci rubare la speranza di
vivere una vita realmente
felice!
Un giovane lettore
LETTERE ALLA REDAZIONE
L’ALTA VALLE BREMBANA - 5
LETTERE ALLA REDAZIONE
6 - L’ALTA VALLE BREMBANA
PREVENZIONE
PROGETTO PREVENZIONE E PROTAGONISMO PER
I GIOVANI CITTADINI DELL'ALTA VALLE E... DELL'EUROPA
ccoci con gli aggiornamenti del Progetto PrevenzioneAltaVallechericordiamo ha come finalità la prevenzione
dell’abuso di alcool e sostanze, ma
anche la promozione del protagonismo giovanile. La promozione del
protagonismo, rappresenta sicuramente la sfida più difficile ma anche
piùriccaesignificativadelprogetto.
Ma qual'è il significato più autenticodeltermineprotagonismo?Esoprattutto come si può essere giovani
protagonisti inAltaValleoggi?
Capire cos'è il protagonismo
giovanile vuol dire porsi criticamente davanti a queste domande:
• che uomo o donna dell’alta valle
voglio essere?
• che rapporto voglio costruire con
ilmioterritorioeconlacomunità?
• che nuovo senso voglio dare ai
E
valori e alla cultura che
da tempo si sono frammentati?
Il progetto si pone
l'obiettivo di sensibilizzare la società e i giovani
attraverso la proposta di
iniziative che recuperino
quelle domande che stanno alla base del diventare
adulti. L'intento è cercare di creare
momenti di riflessione, ma anche
occasioni per esperienze concrete.
Se i giovani infatti vogliono essere
realmente protagonisti del loro
tempo nel loro territorio, devono
avere la possibilità di fare esperienze positive nello sport, nel volontariato, nel lavoro, nell'abitare, nell'impegno nella vita civile.
Da qui nasce l'idea di un percorso
sulla cittadinanza attiva, sull'essere cittadini attivi nella società, rivolto ai
18enni dell'Alta Valle. Un
percorso, fatto di cinque INCONTRI (sviluppati da ottobre a marzo 2014) che troveranno realizzazione e conclusione in un VIAGGIO a
Monaco di Baviera una delle
città dove meglio si fondono
tradizioneemodernità.
Grazie quindi alle Amministrazioni comunali, e al loro rinnovato impegno e sostegno anche
economico, la speranza è che i giovani accolgano entusiasti questa
sfida che li può portare verso una
rinnovata cittadinanza che riesca a
coniugare il vivere la quotidianità
in un territorio particolare come
quello dell'alta valle, con la modernità e l'Europa.
"Il coordinamento
del progetto Prevenzione
e Protagonismo Alta Valle”
L’ALTA VALLE BREMBANA - 7
CHIESA IN CAMMINO
BUONASERA
embra che sia sempre
stato con noi. Da quel
“buonasera” rivolto
ai fedeli e pronunciato quasi timidamente dalla
loggia della Basilica vaticana,
papa Francesco, in poco più di
un mese, ha conquistato il
mondo con la sua semplicità, la
sua franchezza, il suo modo immediato e saggio di predicare.
Il suo motto, «Miserando
atque eligendo» (lo guardò con
misericordia e lo scelse), è l’emblema di come il nuovo Papa
sia l’erede dell’umiltà di Benedetto XVI che, con finezza
d’animo e di teologo, ha scelto
di dimettersi dal ruolo di vicario di Pietro, di servizio della
Chiesa inteso come governo
pastorale.
In breve vorremmo ripercorrere ed evidenziare le parole
rivolte ai fedeli in questo primo
mese che ci aiutano a tratteggiare la personalità di questo
papa dell’America Latina,
venuto dalla «fine del mondo».
Le prime parole di papa Francesco sono per chiedere preghiere ai fedeli. «Prima che il
vescovo benedica il popolo, vi
chiedo che voi pregate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo che chiede
la benedizione per il suo vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me».
Il giorno dopo l’elezione
Papa Francesco si è recato di
mattina presto alla Basilica di
Santa Maria Maggiore per rendere omaggio alla Vergine. Il
nuovo vescovo di Roma ha portato dei fiori alla Madonna. Un
gesto che richiama con forza la
dimensione mariana di Bergoglio. Poi, nel pomeriggio, la prima Messa celebrata da Papa,
S
8 - L’ALTA VALLE BREMBANA
nella Cappella Sistina, assieme
a quelli che chiama «fratelli
cardinali». Papa Francesco ha
incentrato la sua omelia su tre
parole, tre verbi: camminare,
edificare, confessare. «Quando
camminiamo senza la Croce,
quando edifichiamo senza la
Croce e quando confessiamo
un Cristo senza Croce, non
siamo discepoli del Signore:
siamo mondani, siamo vescovi, preti, cardinali, papi, ma
non discepoli del Signore».
E sempre ai cardinali, ricevuti in udienza, ha chiesto con
forza di non cedere al pessimismo, all’amarezza che il «diavolo ci offre ogni giorno». Non
bisogna cedere al pessimismo,
ha osservato, perché «lo Spirito Santo dona alla Chiesa, con
il suo soffio possente, il coraggio di perseverare e anche di
cercare nuovi metodi di evangelizzazione».
Nei primissimi giorni di Pontificato, sembrava a tutti naturale pensare che il nome scelto
dal Papa fosse legato a San
Francesco d’Assisi. Un pensiero che lui stesso ha confermato
incontrando i giornalisti di tutto il mondo. «Nell’elezione,
avevo accanto a me l’arcivescovo emerito di San Paolo e
anche prefetto emerito della
Congregazione per il Clero, il
cardinale Claudio Hummes:
un grande amico, un grande
amico! Quando la cosa diveniva un po’ pericolosa, lui mi
confortava. E quando i voti
sono saliti a due terzi, viene
l’applauso consueto, perché è
stato eletto il Papa. E lui mi
abbracciò, mi baciò e mi disse:
“Non dimenticarti dei poveri!”. E quella parola è entrata
qui: i poveri, i poveri. Poi,
subito, in relazione ai poveri
ho pensato a Francesco d’Assisi. Poi, ho pensato alle guerre,
mentre lo scrutinio proseguiva, fino a tutti i voti. E Francesco è l’uomo della pace. E così,
è venuto il nome, nel mio cuore: Francesco d’Assisi. È per
me l’uomo della povertà, l’uomo della pace, l’uomo che ama
e custodisce il creato; in questo momento anche noi abbiamo con il creato una relazione
non tanto buona, no? È l’uomo
che ci dà questo spirito di pace,
l’uomo povero… Ah, come
vorrei una Chiesa povera e per
i poveri!».
CHIESA IN CAMMINO
La prima domenica da Papa
la Messa nella parrocchia di
Sant’Anna in Vaticano. All’uscita, tra gioia e stupore, ha salutato i tantissimi fedeli che si
erano assiepati fuori dall’ingresso. È stato il primo bagno
di folla per Papa Francesco, un
pastore che non vuole sottrarsi
all’abbraccio dei suoi fedeli. E
non ha destato stupore che nel
primo Angelus davanti ad una
Piazza San Pietro gremita, abbia
parlato proprio dell’amore di
Dio che mai si stanca di perdonare. «Lui, mai si stanca di
perdonare, ma noi, a volte, ci
stanchiamo di chiedere perdono. Non ci stanchiamo mai,
non ci stanchiamo mai! Lui è il
Padre amoroso che sempre
perdona, che ha quel cuore di
misericordia per tutti noi. E
anche noi impariamo ad essere misericordiosi con tutti».
Il 19 marzo, festa di San Giuseppe patrono della Chiesa universale, Papa Francesco ha celebrato la Messa per l’inizio del
suo ministero petrino, in una
piazza gremita di fedeli e di
capi di Stato. Il Papa ha percorso più volte la piazza a bordo
della sua jeep scoperta e più
volte si è fermato per salutare i
fedeli, per baciare i bambini.
Ha benedetto e abbracciato
disabili, ammalati e sofferenti,
con un abbraccio amorevole di
un padre ai figli che hanno più
bisogno. Dell’omelia, focalizzata sul tema del custodire il prossimo e il creato, rimarrà nella
memoria il passaggio sul potere come servizio. «Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che anche il
Papa per esercitare il potere
deve entrare sempre più in
quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce». E
agli ambasciatori di tutto il
mondo, nell’udienza al Corpo
diplomatico presso la Santa
Sede, ha detto: «Desidero proprio che il dialogo tra noi aiuti
a costruire ponti fra tutti gli
uomini, così che ognuno possa
trovare nell’altro non un nemico, non un concorrente, ma un
fratello da accogliere ed abbracciare!».
Un evento che entra nei libri
di storia è poi quello dell’incontro tra Papa Francesco e
Benedetto XVI a Castel Gandolfo. Per la prima volta un
Papa abbraccia un Papa emerito. È l’abbraccio tra due fratelli,
come Francesco sottolinea in
un momento di grande commozione.
La Domenica delle Palme un
tiepido sole ha riscaldato gli
oltre duemila fedeli convenuti
in Piazza San Pietro per la Messa. Molti i giovani presenti ai
quali il Santo Padre ha rivolto
parole di incoraggiamento: «Per
favore, non lasciatevi rubare la
speranza! Non lasciate rubare
la speranza! Quella che ci dà
Gesù». Concetto ribadito il giovedì Santo ai detenuti del Carcere romano di Casal del Marmo, ai quali ha lavato i piedi a
12 di loro, tra cui due ragazze. A
questi giovani ha portato «la
carezza di Gesù» e la misericordia di Dio che «mai si stanca di
perdonare». Prima della Messa
in Coena Domini, celebrata nel
carcere minorile, la mattina il
vescovo di Roma aveva celebrato la Messa crismale con i sacerdoti della sua diocesi. Nell’omelia, l’invito ai preti romani, e
non solo, ad uscire da se stessi e
ad andare nelle periferie, fisiche
e esistenziali, dove il popolo
soffre di più. Un pastore non
può non conoscere le sue pecore. «Questo io vi chiedo: siate
pastori con l’odore delle pecore, pastori in mezzo al proprio
gregge, e pescatori di uomini».
E un pastore, anzi ogni cristiano
– ha ricordato alla sua prima Via
Crucis al Colosseo – deve sapere che «la Croce di Gesù è la
Parola con cui Dio ha risposto
al male del mondo». Ecco da
dove nasce la speranza del cristiano, ha proclamato con forza
la Domenica di Pasqua: dall’amore di Gesù che ha vinto la
morte. «Cristo è risorto», ha
annunciato con il volto gioioso.
«Lasciamoci rinnovare dalla
misericordia di Dio, lasciamoci
amare da Gesù, lasciamo che la
potenza del suo amore trasformi anche la nostra vita; e diventiamo strumenti di questa misericordia, canali attraverso i
quali Dio possa irrigare la terra, custodire il creato e far fiorire la giustizia e la pace».
Tra i temi di rilievo: i laici e
in particolare le donne.
All’udienza generale del 3 aprile, tra gli applausi della Piazza,
Papa Francesco elogia il genio
femminile al servizio del Vangelo: «È questo è bello, e questo è un po’ la missione delle
donne, della mamme, delle
nonne. Dare testimonianza ai
loro figli, ai loro nipotini, che
Gesù è vivo, è vivente, è risorto. Mamme e donne, avanti
con questa testimonianza!».
Papa Francesco ha infine
ribadito il messaggio dell’istruzione «Dominus Iesus» e cioè
che Cristo è l’unico Salvatore.
«Qualcuno di voi dirà: Padre,
lei è fondamentalista? No,
semplicemente questo l’ha
detto Gesù: “Io sono la porta,
Io sono il cammino”, per darci
la vita. Semplicemente. È una
porta bella, una porta d’amore,
è una porta che non ci inganna, non è falsa. Sempre dice la
verità. Ci sono forse sentieri
più facili, ma sono ingannevoli, non sono veri: sono falsi.
Soltanto Gesù è la strada».
L’ALTA VALLE BREMBANA - 9
MISSIONI E ALTRO
PROGETTI DI SOLIDARIETA’
A DISTANZA
Rompi l’indifferenza!
el 1996 fa venne a celebrare la giornata
missionaria a San
Martino padre Alberto Panichella, Missionario
Saveriano di origini maceratesi
in missione a Guaianases,
bairro (quartiere) popolare
della metropoli di San Paolo in
Brasile, in cui l'instabile e precaria condizione economica dà
luogo a tensioni sociali e difficili
condizioni di vita per i più di
quattrocentomila abitanti. In
questo periodo è al fianco di padre Giorgio Gagliani, missionario modenese scomparso alcuni
anni fa, con il quale condivide
un sogno: creare una serie di attività che portino i ragazzi e i
bambini ad uscire dalla spirale
N
10 - L’ALTA VALLE BREMBANA
della violenza e della disperazione che caratterizza quei luoghi. Nascono così le prime
“CASE DOS MENINHOS”, e
l’attività inizia ad essere sostenuta dalle adozioni a distanza
che arrivano dall’Italia.
I progetti diventano autonomi e vengono affidati alla
diocesi; padre Alberto parte
per una nuova missione: dal
2003 è nuovamente in viaggio
verso un’altra città nel cuore
dell’Amazzonia: Manaus, nell’area di Cidade Nova.
Qui la situazione è diversa
da quella della grande metropoli cementificata di San Paolo…la natura selvaggia il clima
tropicale si intersecano con violenza nell’ambiente della fave-
las. L’Area di Cidade Nova è
molto grande con infrastrutture spesso inesistenti, case che
sono solo palafitte di legno
esposte alle alluvioni frequenti
causate dalle forti piogge della
stagione umida. C’è molto da
fare, ci sono tante piccole comunità da gestire in un vasto
territorio, ma il lavoro non spaventa, anzi chiama padre Alberto ad una nuova sfida e non
solo lui.
Ad oggi ci sono 16 comunità
dove i bambini sono accolti durante le ore in cui non frequentano la scuola. Si sono moltiplicati anche altri progetti come
quello con i giovani della Periferia Ativa, la Pastoral da
Criança, la casa Madre della
speranza e le Borse di Studio
Univesitarie.
Per sostenere le numerose attività intraprese da Padre Alberto Panichella, nasce il gruppo Amici del Brasile, che è attivo ed opera nella provincia di
Macerata sin dal 1993; si costituisce come O.n.l.u.s. nel 1999.
Durante la celebrazione
della giornata missionaria
mondiale del 1996 a san Martino Padre Alberto incontrò il
Gruppo Missionario proponendo anche al nostro vicariato di sostenere i suoi progetti
in Brasile con le adozioni a distanza, raccogliendo numerose adesioni.
I progetti di adozione a distanza
a favore dell'infanzia disagiata
(meninos carentes) si realizzano a
Manaus, a San Paolo e altre città
brasiliane. Bambini poveri vengono accolti durante il giorno
nelle ore in cui non sono a scuola
in case di accoglienza che provvedono innanzitutto alla loro
alimentazione e che danno loro
MISSIONI E ALTRO
la possibilità di studiare, di giocare, di svolgere varie attività
didattiche (piccolo lavori manuali di artigianato, danza, musica, teatro).
Questi luoghi sono molto
importanti per i bambini in
quanto impediscono loro di essere lasciati soli per le strade di
queste periferie, facili prede
della delinquenza e della prostituzione.
Il contributo versato per
l’adozione a distanza va a sostenere e finanziare tutta l’attività delle case di accoglienza. Il
bambino/a conosce il nome di
chi lo aiuta dall’Italia.
Chi sottoscrive l’adozione a
distanza riceve una scheda informativa con i dati anagrafici,
la foto del bambino/a affidato
a viene indicata la comunità
frequentata da quest'ultimo.
Molte famiglie del nostro
vicariato hanno accolto questa
proposta e continuano a sostenere i progetti con le adozioni
a distanza.
In occasione del Natale ci sono arrivate alcune lettere di ringraziamento e di testimonianza sui progetti.
■ Scrivono Alessandra e suo
marito Claudio, soci dell’associazione Amici del Brasile:
“A San Paolo abbiamo conosciuto molti membri dell’AVIB
(associazione locale): dà lavoro a
circa 150 persone (educatori, assistenti sociali, psicologi, avvocati,
amministrativi, cuochi…), gente
eccezionale, motivata, onesta ed
impegnata. Abbiamo visitato gran
parte dei centri: vi sono tre sedi attive per il doposcuola dei bimbi e
ogni sede accoglie circa 120 bambini, che possono avere un pasto si-
curo in un ambiente sano dove ricevono anche un supporto all’istruzione scolastica, fanno
sport e respirano quei valori morali, sociali e umani primari che, in
mancanza di condizioni di vita accettabili, vengono purtroppo messi in secondo piano, teniamo presente che l’area di Guaianases è
enorme e le situazioni critiche sono davvero numerosissime… abbiamo anche visitato due centri rivolti agli adolescenti e il SASF, un
centro di ascolto rivolto alle famiglie con situazioni di disagio. Da
ultimo l’AVIB conta due case rivolte a donne che subiscono violenza familiare: in ogni casa opera
un’assistente sociale, una psicologa che offre un accompagnamento
personalizzato e un avvocato. Le
donne ricevono assistenza e possono seguire corsi professionalizzanti per realizzare quell’indipendenza economica che potrebbe permettere loro di essere autonome e iniziare una vita dignitosa. Sono proprio queste case che subiscono il
maggior numero di attacchi, irru-
zioni, aggressioni da parte dei partner di queste donne, per i quali
l’incutere paura è l’unica arma per
garantirsi la sottomissione delle
proprie compagne…
La nostra visita è proseguita al
centro Criança Feliz, una piccola
struttura di doposcuola per bambini che la nostra associazione ha sostenuto con dei fondi che hanno
permesso di acquistare uno stabile
attiguo all’attuale sede, in modo
da aumentare gli spazi al momento davvero esigui e accogliere un
maggior numero di bambini. i lavori stanno andando avanti e si
spera che entro il 2013 il nuovo
centro possa essere operativo.
Abbiamo conosciuto anche i tre
padri saveriani che continuano
l’operato di padre Alberto: il messaggio che ci hanno trasmesso queste persone, sia i sacerdoti che gli
operatori delle associazioni è proprio quello di non pensare ai risultati, ma impegnarsi a fare del bene
incondizionatamente, a chi si incontra nella propria strada in ogni
momento della propria vita…
L’ALTA VALLE BREMBANA - 11
MISSIONI E ALTRO
Il nostro viaggio è proseguito ad
Apucarana, che abbiamo raggiunto con una notte di viaggio in
pullman. La città è più a misura
d’uomo, conta circa 120 mila abitanti, che però vivono problemi sociali enormi… le quattro suore
francescane vivono in periferia, in
una struttura composta da tre stabili: il loro convento, uno spazio
grande per il centro diurno CEPES che comprende diverse sale
per i corsi professionalizzanti (bigiotteria, pittura, cucina, parrucchiera…) e la Casa Madre della
speranza dove vivono stabilmente cinque ragazzine allontanate
dalla famiglia. Suor Milena ha tenuto a precisare che le ragazze che
frequentano il centro, sia quelle
della casetta, sia quelle del doposcuola, TUTTE hanno subito abusi…ma lo diceva con un “normalità” impressionante! Non con toni
da sminuire la cosa, però con naturalezza e con la consapevolezza
di chi sa che purtroppo funziona
così! La ragazza più grande ha 17
anni… Nel doposcuola quest’anno
si sta lavorando sul tema del “sogno”: le suore ci spiegavano che un
grande problema delle ragazze accolte è proprio quello di aver disimparato ad avere sogni e aspettative positive per l’avvenire! Per
questo l’equipe propone attività
con l’obiettivo ultimo di dare la
speranza che è possibile un futuro
e una vita diversi da quanto vissuto fino a questo momento…
Esperienza se possibile ancor
più toccante è stata la visita all’orfanatrofio : per la maggior parte
sono bambini nati da donne che si
prostituiscono per droga, tante
donne continuano a drogarsi anche in gravidanza e quindi molti
bambini nascono con handicap anche gravi…siamo stati colpiti da
queste realtà, che davvero ti scom12 - L’ALTA VALLE BREMBANA
bussolano l’anima! … e la suora
diceva che paradossalmente i bambini dell’orfanatrofio sono i più
fortunati!..
Che dire, è stato un viaggio davvero ricco di emozioni che siamo
sicuri ci rimarranno nel cuore per
tanto tempo, un’esperienza che sicuramente ci sentiamo di consigliare a tutti, per riequilibrare un
po’ la nostra vita, se necessario!”
■ Scrive padre Alberto Panichella, che è rientrato in Italia e
vive ad Ancona
“Insieme con gli altri nove fratelli saveriani continuo la mia missione in Italia : giovani, senza tetto, alcolisti, drogati, depressi, immigrati, disperati, emarginati… a
loro porto e da loro ricevo la speranza che il messaggio cristiano
contiene, cioè la liberazione, il Regno, la giustizia, la fraternità universale, la comunione profonda e
piena con il Padre che per primo li
e ci ama. Ho accentuato molto
quella che in Brasile si chiama
“educazione popolare” a tutti i livelli, cioè apprendere ed insegnare
insieme la realtà e la verità in cui
viviamo, di sradicare le ideologie e
i meccanismi che distruggono le
persone e le società, denunciare le
iniquità degli oppressori e degli
oppressi, annunciare l’amore, la
giustizia, la pace ed il perdono che
Gesù ci porta. Così impariamo
tanto dai poveri… non finisco mai
di stupirmi della sapienza dell’etica, della teologia e del coraggio dei
poveri, soprattutto delle donne,
che ci insegnano Dio.
Tutto questo mi riempie di gioia
nel Signore e mi mantiene brasiliano… incontrando il Brasile anche in Italia. Ma mi resta la nostalgia del gigante povero latino americano da dove mi giungono in genere, grazie a Dio , notizie buone sui
bambini, sull’annuncio cristiano,
sui progetti sociali, su tante cose.
Meno male! Grazie Signore!”
(Per info rivolgersi al gruppo missionario o visitare il sito
www.amicidelbrasile.it)
CATECHESI
“IL BATTESIMO”
CELEBRAZIONE DELLA VITA
l battesimo può essere visto come un
processo che ha inizio con il rito ma
soprattutto è un evento che
feconda i solchi della vita e
della propria storia; in quanto
rito, cioè insieme di parole e
gesti compiuti con consapevolezza in uno specifico contesto, vuole lasciare una impronta profonda tanto nei battezzandi quanto in tutti coloro
che partecipano alla celebrazione. A quest'ultimo aspetto
non sempre facciamo attenzione!
I
Nella Chiesa primitiva in
cui erano la famiglia e gli
adulti ad essere battezzati
tale avvenimento era vissuto
come passaggio a nuova vita
nel senso molto concreto del
termine; una entusiasmante
alternativa ad uno stile pagano per cui la vita e il suo senso ruotavano attorno alle sensazioni, ai piaceri e ai divertimenti.
La rottura con questa identità trovava la sua espressione
nella celebrazione del battesimo.
Era il sigillo alla decisione
di non definire più se stessi in
base al successo e alle prestazioni personali, ai piaceri e
alle trasgressioni, ma sul fondamento di Cristo.
I battezzati vivevano il battesimo come nuova nascita,
una nuova esistenza caratterizzata dall'esperienza di una
grande libertà che derivava
dall'esperienza di un amore,
quello di Dio, che ama incondizionatamente e dall'accorgersi di avere, nella Chiesa,
nuovi fratelli e sorelle, e di
essere inseriti in una comunità: una comunità che li accoglieva senza pregiudizi e che,
però, li spronava a vivere una
vita piena e ricca di senso.
Sicuramente anche oggi c'è
il desiderio di una vita piena e
di una libertà dalle attese - e
dalle pretese- di questo mondo. Ma...perché proprio la
comunione con Gesù Cristo
dovrebbe donare libertà e pienezza di vita?
Cosa rendeva l'incontro con
Cristo così affascinante da correre il rischio della persecuzione?
Pietro nella sua seconda lettera al primo capitolo esprime
alcune sue profonde certezze
al riguardo:
– Gesù ci dona tutto quello
che è bene per noi e per la
nostra vita
– ci libera dai sentieri che non
portano da nessuna parte
– se l'essere umano partecipa
della natura di Dio, diventa
veramente se stesso (intuire
il segreto della vita, intuire
chi sono in verità)
Nelle righe che seguono
lasciamoci raggiungere da
alcune provocazioni sul battesimo celebrato e vissuto quale
evento efficace per l'esistenza,
luogo di scoperta e riscoperta
del mistero della vita.
(prosegue a pag. 47)
L’ALTA VALLE BREMBANA - 13
ATTUALITÀ
IL VOLTO UMANO
DELL’ECONOMIA
na cosa non viene
quasi mai citata nelle formule matematiche e negli indici
dell’economia: l’uomo. Si parla sempre di Pil, di crescita, di
fabbriche, di reddito, di utile o
perdita ma quasi mai si ricorda che dietro tutto ciò esiste
un mondo fatto di persone, uomini e donne,
che sono la base stessa
dell’economia. Nei
periodi di boom economico questo mondo
resta nell’ombra, le
imprese producono, le
famiglie hanno i soldi
per vivere bene, il lavoro non manca, i consumi sono ad un livello
tale da permettere alle
aziende di mantenere o
incrementare il numero
dei loro operai. Non c’è un
grande problema sociale. La
situazione cambia radicalmente quando, come di questi
tempi, l’economia è in crisi.
Allora vengono alla luce problemi come la disoccupazione, l’impoverimento, l’impossibilità di far fronte anche ad
esigenze basilari, fino alle
situazioni più estreme quali il
fallimento, la perdita di tutto
il patrimonio accumulato in
anni di fatiche, l’umiliazione
di non essere più in grado di
mantenere dignitosamente i
propri figli. Gli argomenti non
sono più il reddito delle imprese, le esportazioni o lo svilup-
U
14 - L’ALTA VALLE BREMBANA
po delle aziende, ma improvvisamente appaiono in tutta la
loro drammaticità i problemi
degli operatori economici in
quanto esseri umani.
IL FATTORE UMANO
Dal punto di vista accademico il fattore umano è un ele-
mento della produzione, ma
non è solo questo. La forza operaia ed i dirigenti d’impresa
sono molto di più di una mera
fonte produttiva, ma sono i
pilastri dell’impresa, ne vivono
i momenti di prosperità e ne
condividono quelli di magra,
spesso uniti da un rapporto che
trascende il semplice contratto
d’opera. Dietro ad un operaio e
ad un imprenditore ci sono le
loro famiglie, mariti, mogli e
figli, che subiscono direttamente tutti gli effetti delle condizioni lavorative dei loro famigliari. Quando si parla di economia
non si può quindi dimenticare
che ogni decisione politica,
ogni provvedimento amministrativo o fiscale, ha sempre un
risvolto che non è solo e tipicamente di natura numeraria, ma
in qualche modo interessa sempre persone in carne ed ossa
influenzandone positivamente
o negativamente la loro vita.
POLITICHE SENZA CUORE
In questi ultimi anni il fattore
umano della produzione è stato spesso annientato da politiche dove l’uomo è stato considerato una macchina, un mero
contribuente da spremere come un limone senza
prevederne le conseguenze. Se chiudi bottega perché non ce la fai
più a sopportare le norme burocratiche o le nuove tasse, sono cavoli tuoi.
A livello nazionale interessa a pochi se un paesino di montagna resta
senza panettiere o senza
l’unico bar aperto. Poco
importa se quel piccolo
bar era comunque una luce
accesa nel deserto delle nostre
montagne e tanto o poco era un
servizio pubblico che dava da
vivere a chi con fatica lo teneva
in piedi. La chiusura entrerà
nei freddi dati nazionali sulla
moria delle imprese, ma nessuno dirà qualcosa su chi c’era
dietro il banco di quel bar. Certamente non se lo chiederanno
il fisco o Equitalia, tutti intenti
a riscuotere tasse e contributi. E
non se lo chiederanno i Ministri economici che, presi come
sono a chiudere i buchi del
bilancio italiano, a forza di
manovre tutte rigore e niente
riforme, solo raccolta e niente
ATTUALITÀ
semina, stanno relegando l’uomo e le politiche sociali ai margini dei loro obiettivi primari.
L’UOMO AL CENTRO
Se mai, in questo Paese, si
riuscirà a creare un governo
fatto di persone responsabili ed
in grado di decidere qualcosa,
(i dubbi al proposito non mancano), allora si potrebbe sperare in una serie di interventi di
politica economica che non
guardino solo al bieco scopo di
accontentare qualche lobbie di
potere, che non siano
freddi interventi di risanamento del bilancio
pubblico dove solo i
numeri hanno importanza. Si potrebbe invece
sperare in interventi
capaci di analizzare gli
effetti che questi provvedimenti provocano nella
vita reale della gente.
Così, forse, non saremmo più costretti ad assistere impotenti al massacro della vita sociale italiana,
dove i padri privilegiati vengono messi in competizione con
figli svantaggiati, dove qualche
povero diavolo paga per tutti e
gli altri portano i soldi nei forzieri svizzeri, dove se sei ricco
ti puoi far curare nei centri
d’eccellenza e se invece sei
povero ti può capitare di morire nei corridoi di certi scandalosi tuguri che qualcuno chiama ospedali. Oggi si sta trattando la gente che lavora e che
ancora regge l’economia della
nostra Italia come fossero
marionette, burattini di legno
senza anima da manovrare a
piacimento. L’impoverimento,
la perdita della speranza, i gesti
estremi del suicidio, l’emigrazione, il senso di impotenza
verso leggi ingiuste ed inique
che danno a pochi e tolgono a
molti, lo scarso livello della
giustizia, la disperazione di chi
vive senza lavoro nelle periferie degradate di tante città,
testimoniano gli effetti delle
recenti politiche economiche
tutte rigore. Ci saranno politici
capaci di far fronte a queste
situazioni? Ci sarà qualcuno
capace di prendersi la responsabilità di creare un sistema
economico che sia più umano,
che non consideri la ricchezza,
il prodotto e la crescita come
unici parametri di misurazione
del benessere?
BES
Bes, appunto, “benessere
economico e sociale” è un nuovo parametro che misura il
livello di benessere economico
sociale di un Paese. Non solo
reddito, soldi e crescita, ma
anche buone condizioni del
vivere quotidiano, nell’ordine,
sicurezza ed in un ambiente
gradevole e pulito, con una
buona giustizia, consapevoli
di far parte di un sistema che
si prende cura di te, dei tuoi
problemi e che ti da una speranza per il futuro. Un sistema
che non fa una classifica sulla
base della dichiarazione dei
redditi o dei soldi depositati
nelle banche, ma che prende in
considerazione la qualità della
vita reale dei suoi cittadini.
Manco a dirlo in Italia l’indice
Bes è sprofondato a livelli indicibili, tanta è peggiorata la
qualità media della vita degli
italiani. Purtroppo, oggi, un
padre ed una madre sanno già
che i propri figli probabilmente dovranno fare
le valige e trovarsi un
posto di lavoro in qualche altra parte del mondo. Questo è deleterio
per il benessere psicologico degli italiani, così
legati ancora al concetto
di famiglia unita, dove
fino a pochi anni fa era
normale che un figlio
continuasse il lavoro del
padre. Invece sembra si
debba ancora affrontare il tema
dell’emigrazione con tutte le
conseguenze che questa provoca in fatto di perdita di professionalità, di vuoto generazionale e spopolamento delle
aree del Paese meno ricche di
opportunità. Di fronte a tutto
questo buona parte dell’attuale classe politica è sorda, cieca,
muta e pure zoppa, non decide, si rimpalla colpe che nessuno si vuole assumere, ed è la
sola che si meriterebbe di essere confinata a lavorare in qualche landa sperduta, sicuramente senza alcun rimpianto.
Luigi Lazzaroni
L’ALTA VALLE BREMBANA - 15
FAMIGLIA
RIACCENDERE LA LUCE IN FAMIGLIA
ale che dà sapore, luce che illumina: e se queste due esigenze fossero
oggi troppo elevate per il credente,
per la coppia, per la famiglia, al
punto quasi da generare un rifiuto, un allontanamento?
Essere sale e luce del mondo non è un’esigenza
troppo ambiziosa per una famiglia?
... Ci risvegliamo nel nuovo millennio avendo
davanti agli occhi famiglie ferite, divise e sopraffatte dalla gestione della vita ordinaria e dalle
difficoltà economiche sempre più stringenti.
Come parlare di “sale” e “luce” senza rischiare di essere retorici, peggio offensivi per chi
fatica nella propria esistenza credente e si potrebbe sentire caricato di un peso, invece che liberato da un annuncio di speranza? Le domande
sono le stesse che ci facciamo ogni giorno. Si
tratta, in fondo, di una pluralità di domande riconducibili però a una sola, grande questione di
senso: la fede ha oggi una risposta per l’uomo, la
donna, la famiglia del mondo? E’ in grado di illuminare le relazioni e le scelte? La chiesa e la comunità cristiana sono davvero luoghi capaci di
intercettare e accompagnare la domanda dei nostri contemporanei? Sono “sale” e “luce” del
mondo? Possono esserlo?
Essere famiglia-sale o famiglia-luce “del”
mondo significa allora oggi prendere innan-
S
16 - L’ALTA VALLE BREMBANA
zitutto sul serio quel “del” che fa da elemento di unione tra la luce/sale e il mondo.“Essere nel mondo, senza essere del mondo”, ammonisce l’evangelista Giovanni. Ma essere veramente “nel”. Dentro. Immersi. Sciolti come il
sale, diffusi come la luce.
Sale e luce sono elementi piuttosto diversi: il
sale si scioglie, dissolvendosi nei cibi, dà sapore
proprio nel suo scomparire. La luce, invece,
brilla, in un ruolo apparentemente più visibile,
di primo piano. Ma in realtà la luce dà forma e colore alle cose, le rivela per come sono, esiste non
per se stessa ma in funzione del luogo in cui è accesa. I credenti sono dunque “sale e luce del
mondo” non per i risultati che portano, per la sicurezza delle loro posizioni, per la coerenza
della loro testimonianza, ma per la loro capacità
di sciogliersi e di dare forma e colore alla vita.
Saper stare con le persone, ascoltandone nel
profondo le domande, le inquietudini, le preoccupazioni e le speranze è “essere sale”. E per la
famiglia, che vive la ricchezza di una pluralità
di relazioni, queste opportunità sono anche
moltiplicate.
Innanzitutto nell’essere sale e luce nella coppia, l’uno per l’altra.
Ma senza la fastidiosa retorica coniugale
della famiglia perfetta (in stile neo-Mulino
Bianco): essere sale e luce proprio nell’affrontare insieme la sfida bella e drammatica dello
scoprire ogni giorno che, tra tante possibili
alternative, forse oggi il progetto ancora più
credibile e solido è quello di una donna e un
uomo che si amano per tutta la vita.
Un progetto che non è annullato o sconfessato dalle molte ferite che ci si può infliggere
nelle mura di casa, dalle separazioni e dai tradimenti, ma che anzi sa che, proprio nella difficoltà, c’è un “sale” e una “luce” che provengono dalla Parola e che possono essere la più
preziosa delle risorse.
La famiglia credente, oggi, non ha molte più
risposte di altre famiglie. Non è esente da dubbi
e derive. Siamo tutti nella stessa barca, tutti figli
del nostro tempo. Ma se una di queste famiglie,
nel profondo della propria intimità, avesse an-
FAMIGLIA
cora un pizzico di sale, sapesse trovare ancora
una frase della Scrittura – una frase sola, nemmeno un brano – una parola nella Parola, che
getta una luce nuova, che riaccende una speranza … non sarebbe questo essere sale e luce del
mondo? Una candela può illuminare una stanza.
Sale e luce anche nei confronti dei figli, che
hanno bisogno di ricevere dai genitori il confronto con figure adulte.
Umanamente, affettivamente adulte. Ma
anche adulte sul piano della fede. Genitori
capaci di “rendere conto della speranza che è
in loro” (1Pt 3,15), capaci anche di confrontarsi in modo critico, rifiutando, più che i dubbi,
le risposte preconfezionate e di comodo.
Il sale ha bisogno del cibo, la luce dei colori.
Queste domande e queste riflessioni non devono però far credere a uno scoraggiamento,
peggio a una delusione. Anche in questi casi la
famiglia è sale e luce del mondo e della comunità
in cui vive. Lo è per la forza delle relazioni che
vive, lo è per il suo cercare insieme un modo di vivere soddisfacente per tutti, lo è per il suo farsi
carico di piccoli e anziani, lo è per le reti di relazioni che intesse. Nella società lo è perché dice
ogni giorno che vale la pena fidarsi di un altro e
fidarsi di un Altro. E lo dice coi gesti semplici di
chi ha poco tempo per fare proclami, ma comunica molto con la quotidianità. La famiglia è
luogo in cui fede e mondo si incontrano, dialogano, si illuminano a vicenda. In cui la luce porta
la realtà ai suoi colori reali e il sale fa sì che i cibi
abbiano il loro miglior sapore. Per questo, anche
in tempi difficili, ci è possibile dire che l’esigenza
evangelica di essere sale e luce del mondo non è
riservata alle pochissime famiglie “di serie A”
(perché tutte le famiglie, sante e disastrate, giocano nello stesso girone), ma è la condizione normale di ogni famiglia in cui la luce del Vangelo
non si sia spenta del tutto.
E spesso proprio chi vive con più difficoltà il
proprio essere coppia può diventare un punto di
riferimento, un compagno di cammino di chi entra in relazione con lui. Perché né il sale né la luce
possono venire meno alla propria natura.
Tratto da "coppia e famiglia nel quotidiano" 1/2011
Famiglia, sale e luce del mondo - Marco Ragaini.
La commissione famiglia
2013
•13 Gennaio
•14 Aprile
•14 Luglio
•13 Ottobre
CALENDARIO DONAZIONI presso
OSPEDALE S. GIOVANNI BIANCO
LE
ALTA VAL A
BREMBAN
dalle ore 7,30 alle ore 10,00
donare è... amare il prossimo
L’ALTA VALLE BREMBANA - 17
FUTURO A “KILOMETRO” ZERO
LE SCUOLE DELL’ALTA VALLE
BREMBANA TRA PRESENTE E FUTURO
l vistoso calo demografico e l'invecchiamento della popolazione nelle aree montane nel corso degli ultimi decenni, hanno avuto forti ripercussioni sulle scuole di montagna
con la riduzione delle classi, la
chiusura di plessi e la formazione di pluriclassi. La distribuzione della popolazione e la dislocazione delle
scuole su un territorio
molto ampio e variegato
costituito da ben 20 comuni, rappresentano un ulteriore fattore di complessità nella realtà dell'Alta
Valle Brembana. Per
garantire i servizi nei piccoli centri, le scuole e le
amministrazioni comunali dell'Alta Valle devono far fronte a problemi
relativi all’organizzazione delle
attività didattiche, al trasporto
degli allievi, alla comunicazione
con le famiglie e alla loro partecipazione alla vita scolastica.
Attualmente, oltre al calo
demografico, bisogna considerare altri fattori legati alla politica scolastica degli ultimi anni.
L’innalzamento del numero di
alunni per classe e i tagli agli
organici stabiliti dalle varie leggi varate per contenere la spesa
pubblica hanno determinato
una forte riduzione di classi e di
organici nei diversi ordini di
scuola. Gli effetti si fanno sentire: recentemente abbiamo assistito alla chiusura della Scuola
dell'Infanzia di Valtorta e delle
Scuole Primarie di Ornica e Valtorta; per l'anno scolastico
2013/2014 è stata decisa la chiu-
I
18 - L’ALTA VALLE BREMBANA
sura della Scuola Primaria di
Cusio.
Va comunque dato atto all'Ufficio Scolastico Provinciale di
Bergamo di avere finora garantito e di garantire, pur in presenza
di numeri esigui, il funzionamento delle scuole in diversi dei
nostri piccoli paesi, dove le clas-
si di Scuola Primaria e Secondaria di 1° grado o le sezioni di
Scuola dell'Infanzia funzionano
in deroga ai numeri minimi consentiti.
Una particolarità delle scuole
di montagna è la presenza delle
pluriclassi nei centri più piccoli,
distanti dal fondovalle e non
facilmente raggiungibili con i
mezzi di trasporto pubblici.
Condividendo, a riguardo, il
contenuto dell’interessante
intervento del Prof. Fabio Dovigo, vorrei entrare maggiormente
nel concreto aggiungendo elementi di riflessione scaturiti dall'esperienza di chi si trova a
gestire docenti che lavorano in
tali realtà.
La dislocazione delle scuole
in paesi di montagna scomodi
da raggiungere non incoraggia
certamente chi non risiede nel
territorio, per cui la regolarità e
la qualità del servizio nelle scuole con pluriclassi sono strettamente legate alla presenza di
insegnanti che vivono sul posto
o in zona.
Questo lo si riscontra soprattutto in giorni particolari nelle
pluriclassi uniche, quando bisogna sostituire l’unico insegnante
in servizio, con grosse difficoltà
a reperire un supplente disposto
ad accettare la nomina. Per
garantire le lezioni a volte si
chiede la disponibilità di
docenti in servizio in altri
plessi.
Riguardo alla professionalità, bisogna considerare che chi insegna in
una pluriclasse deve avere competenze e capacità
particolari dal punto di
vista della preparazione
culturale e pedagogica.
Il fatto di dover insegnare contemporaneamente
ad alunni appartenenti a
classi diverse richiede
una padronanza disciplinare, metodologico-didattica ed organizzativa superiore
rispetto a chi opera in monoclassi. Entrano poi in gioco
anche la disponibilità e l’impegno di chi deve necessariamente svolgere un costante lavoro
domestico di preparazione delle lezioni per il giorno successivo, perché occorre scandire
bene i vari momenti delle attività didattiche e nulla deve
essere improvvisato.
Senza peccare di presunzione,
ritengo di dover affermare che
le pluriclassi dell’Istituto Comprensivo di Valnegra fruiscono
di un servizio scolastico efficace
grazie ad insegnanti che hanno
una notevole esperienza sul
campo e rispondono ai requisiti
sopra indicati.
FUTURO A “KILOMETRO” ZERO
Si è quindi potuto constatare
che gli alunni provenienti da
pluriclassi anche uniche non
sono mai stati penalizzati rispetto ai loro coetanei frequentanti
monoclassi e molti hanno conseguito risultati brillanti anche nel
prosieguo degli studi.
Allargando il discorso, bisogna considerare la particolare
situazione dell'Istituto Comprensivo di Valnegra, composto
da ben 16 sedi appartenenti ai
tre ordini di scuola di base:
Infanzia, Primaria e Secondaria
di 1° grado, funzionanti con
monoclassi, pluriclassi, pluriclassi uniche, sezioni uniche,
con orari di funzionamento
diversificati, legati a quelli dei
trasporti, con docenti che insegnano in più sedi.
I buoni rapporti e la collaborazione con le amministrazioni
comunali, la condivisione delle
scelte da parte del Dirigente e
del personale scolastico, la professionalità e la disponibilità
degli stessi insegnanti, del personale ATA, dei collaboratori
del Dirigente e dei responsabili
delle sedi staccate, l'atteggiamento positivo della stragrande
maggioranza dei genitori permettono di gestire senza particolari problemi un Istituto così
complesso.
C’è da aggiungere che la presenza di un numero consistente
di docenti e personale ATA residenti nel territorio garantiscono
un buon livello di stabilità degli
organici e di continuità didattica, soprattutto nelle Scuola Primaria e dell’Infanzia.
Per quanto riguarda il futuro,
bisogna considerare diversi fattori.
Un dato preoccupante è la
mancanza nel territorio di giovani laureati o studenti che possano in futuro rimpiazzare chi
andrà in pensione e garantire
quella stabilità e quella continuità di cui si diceva prima.
Per fronteggiare il problema
dei futuri insegnanti occorrerebbe mettere in atto degli accorgimenti per invogliare anche chi
non risiede nel territorio a lavorare nelle nostre scuole e a rimanerci il più possibile.
Pensando all’andamento
demografico, bisogna mettere
in conto altre chiusure delle
scuole più piccole del nostro
territorio e rivedere, necessariamente, l’assetto logisticoorganizzativo della scuola dell’infanzia e primaria. A proposito di quest’ultima, occorrerà
uniformare gli orari delle diverse sedi e, di conseguenza, rimodulare gli orari dei trasporti
per dare a tutti gli alunni dell’istituto la possibilità di fruire
almeno delle 27 ore di lezione
settimanali che andranno a
regime per tutte le classi dall’anno scolastico 2013/2014.
L’arrivo della linea ADSL ad
alta velocità in tutti i paesi dell’Alta Valle, è un’opportunità da
cogliere per migliorare la qualità
dell’insegnamento, favorire la
partecipazione alla vita della
scuola e costruire delle reti di
comunicazione a tecnologia
avanzata.
Per rendere visibile l’azione
dell’istituto, già da qualche anno
è stato realizzato un sito web
che viene tenuto sempre aggiornato, inoltre per facilitare e stabilire i contatti in tempo reale è
stato creato un sistema di comunicazione tramite web ed e-mail
tra le varie sedi. Grazie al contributo dei comuni, sono state
installate le LIM nelle aule dell’edificio di Branzi, della Scuola
Primaria di Piazza Brembana e
della Scuola Secondaria di 1°
grado di Valnegra; a breve, tutte
le aule della Scuola Primaria e
Secondaria di 1° grado di Olmo
al Brembo saranno dotate di
LIM da parte del comune. Tutte
queste aule hanno o avranno
accesso ad Internet tramite tecnologia WiFi.
Occorre che la dotazione di
tali attrezzature venga estesa a
tutte le sedi scolastiche per raggiungere i seguenti obiettivi:
➢ creare laboratori didattici
capaci di favorire l’apprendimento cooperativo, l’autonomia, la responsabilità, l’iniziativa, abilità di cui c’è un gran
bisogno per affrontare le complesse sfide cognitive e sociali
del presente e del futuro;
➢ permettere ai piccoli centri
scolastici di divenire polo
educante con situazioni di
scambio di risorse con altri
centri e agenzie;
➢ sperimentare modalità d’insegnamento innovative, basate
sull’uso combinato delle tradizionali lezioni con la presenza del docente in aula e di
modalità di insegnamento e
di formazione multimediale a
distanza;
➢ sviluppare una metodologia
volta a creare un sistema
comunicativo - interattivo;
➢ consentire una comunicazione immediata e interattiva
dell’informazione tra i diversi
attori.
Sembrano cose a prima vista
irrealizzabili, ma occorre impegno, buona volontà e sforzo da
parte di tutti i soggetti coinvolti per dare risposte adeguate
alle non facili condizioni
ambientali, garantire un servizio scolastico di qualità ed offrire agli alunni opportunità formative spendibili per il loro
futuro.
Prof. Vincenzo Basile
Dirigente Scolastico
dell’Istituto Comprensivo
“F. Gervasoni” di Valnegra
L’ALTA VALLE BREMBANA - 19
FUTURO A “KILOMETRO” ZERO
PREVISIONE TRIENNALE DEL NUMERO DEGLI ALUNNI
DI SCUOLA PRIMARIA E SECONDARIA DI 1° GRADO
SCUOLA PRIMARIA
A. S. 2012/2013
A. S. 2013/2014
PLESSO
Branzi
Carona
Cusio
Lenna
Olmo al B.
Piazza B.na
Roncobello
S. Brigida
TOTALE
I
8
3
3
4
20
9
3
3
58
N° ALUNNI
II
III
IV
10
12
5
0
4
5
0
2
2
3
3
11
10
11
16
14
15
22
0
3
1
3
7
1
40
60
63
PLESSO
V
9
6
1
4
10
15
2
3
49
TOT
44
18
8
25
67
75
9
17
263
A. S. 2014/2015
A
N° ALUNNI
II
III
IV
8
10
12
3
0
4
4
3
3
20
10
11
9
13
15
3
0
3
6
3
9
53
39
57
V
5
5
11
16
22
1
3
63
TOT
42
14
28
74
72
12
25
267
I
4
4
3
12
16
5
5
49
N° ALUNNI
II
III
IV
11
7
8
3
2
3
8
7
4
19
17
20
8
13
9
2
5
3
5
4
6
56
55
53
V
10
0
3
10
13
0
3
39
TOT
40
12
25
78
59
15
23
252
A. S. 2015/2016
PLESSO
Branzi
Carona
Lenna
Olmo al B.
Piazza B.na
Roncobello
S. Brigida
TOTALE
Branzi
Carona
Lenna
Olmo al B.
Piazza B.na
Roncobello
S. Brigida
TOTALE
I
7
2
7
17
13
5
4
55
I
11
3
8
19
8
2
5
56
N° ALUNNI
II
III
IV
7
8
10
2
3
0
7
4
3
17
20
10
13
9
13
5
3
0
4
6
3
55
53
39
PLESSO
V
12
4
3
11
15
3
9
57
TOT
48
12
25
77
58
13
27
260
Branzi
Carona
Lenna
Olmo al B.
Piazza B.na
Roncobello
S. Brigida
TOTALE
SCUOLA
SECONDARIA DI 1° GRADO
S
A. S. 2012/2013
A. S. 2013/2014
SEDE
N° ALUNNI
SEDE
N° ALUNNI
I
II
III
TOT
Branzi
9
14
10
33
Branzi
I
15
II
9
III
14
TOT
38
Olmo al B.
28
20
21
69
Olmo al B.
14
28
20
62
Valnegra
26
21
22
69
Valnegra
20
26
21
67
TOTALE
63
55
53
171
TOTALE
49
63
55
167
A. S. 2014/2015
A. S. 2015/2016
SEDE
N° ALUNNI
II
III
TOT
15
9
34
Branzi
I
10
Olmo al B.
19
14
28
Valnegra
34
20
TOTALE
63
49
20 - L’ALTA VALLE BREMBANA
SEDE
N° ALUNNI
II
III
TOT
10
15
41
Branzi
I
16
61
Olmo al B.
20
19
14
53
26
80
Valnegra
21
34
20
75
63
175
TOTALE
57
63
49
169
PELLEGRINAGGIO A BOSE
PELLEGRINAGGIO VICARIALE
PRESSO UNA COMUNITÀ MONASTICA
MARTEDÌ 12 MARZO
Bose: un luogo e un tempo per l'anima
on titubanza e curiosità sono partita per
Bose, con l'intento di
staccare la spina; per
regalarmi una giornata da arricchire con tutto ciò che il Signore mi avesse donato.
Devo essere sincera, appena
arrivata al monastero ho avuto
qualche difficoltà ad entrare in
quel clima di silenzio, abituata
al rumore e alla fretta.
I monaci ci hanno accolto
con quella sobria semplicità
che ci ha fatto sentire a casa.
La giornata è stata caratterizzata da diversi incontri.
Nella mattinata, guidati dal
monaco Matteo, abbiamo approfondito un tema quaresimale: il pentimento; si è veramente aperto uno scrigno. Laddove
arriva il pentimento per i nostri
peccati troviamo ad aspettarci
a braccia aperte l'amore misericordioso di Dio Padre; da questo incontro ne scaturisce la
grazia che dona fede e speranza. Verso mezzogiorno ci siamo
raccolti in chiesa per la preghiera dell'ora media con i monaci: la lode al Signore per mezzo dei canti e delle preghiere ci
ha fatto percepire la presenza
viva dello Spirito Santo che sa
unire in un cuor solo donando
serenità e pace ai cuori.
A seguire il pranzo. Un pasto
diverso dal solito, non tanto
per il cibo, quanto per lo sforzo
o meglio la volontà di fare uni-
C
tà anche nella semplicità di un
pasto nella condivisione e nell'ascolto reciproco.
Nel pomeriggio abbiamo
condiviso con i nostri sacerdoti
impressioni ed emozioni sull'esperienza della giornata; è lì
che ho proprio capito che Dio
parla personalmente ad ognuno di noi, pur stando insieme
nello stesso luogo con le medesime persone.
Poi abbiamo visitato velocemente la mostra delle icone
presenti nel monastero: splendidi capolavori parlanti; per
coglierne la ricchezza non basterebbero giornate intere.
Bella e profonda la lectio di-
vina che ci ha proposto una
giovane monaca bergamasca;
parola sminuzzata a tal punto
da poter scoprire la dolcezza
del nostro Dio che amabilmente ci guida indicandoci la via
del Regno dei cieli; strade diverse e sentieri impensati sui
quali lui si fa trovare per incontrarci.
Mi chiedo cosa porto a casa
da Bose?
Mi sento di dire quanto sia
importante ritagliarsi del tempo per il ristoro, non solo del fisico ma anche dell'anima. Stare
con Gesù è un'ottima compagnia. Lui sà di cosa abbiamo bisogno per la nostra serenità.
Lui ci vuole felici ed è per questo che attraverso i nostri sacerdoti ci propone occasioni uniche dove poterci rigenerare con
la Parola e la preghiera.
Grazie della bella esperienza, all'anno prossimo.
Una partecipante
L’ALTA VALLE BREMBANA - 21
PELLEGRINAGGI VICARIALI
Vicariato Alta valle brembana
M
ESE
DI MAGGIO
Pellegrinaggi vicariali
Mercoledì 8 maggio
SOTTO IL MONTE DA PAPA GIOVANNI XXIII
Partenza ore8.00 daCarona
8.15 da r
Banzi 8.3
0 da an
S Martino
Messa e vis
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uoghi
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Gio
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n Alf
io 0345 71088 o on
d Luca 0345 77093
Martedì 14 maggio
PELLEGRINAGGIO AL SANTUARIO
DELLA B.V. MARIA DELLE GRAZIE -MA NTOV A
Arriv
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sa
Partenz
a ore6.4
5 da Olm
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ipazione 45 uro
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ni do
n Giov
anni .
L347 4421719
Martedì 21 maggio
PELLEGRINAGGIO A BOBBIO (PC)
Abbazia san colombano
ore 06.30 Partenza da Piazza Brembana (piazzale cimitero)
ore 09.30 Arrivo Bobbio (Piacenza)
Visita abbazia di San Colombano, Duomo e museo
Pranzo presso ristorante Piacentini
Visita alla città e al ponte vecchio Visita alla Basilica della Madonna
†‡ŽŽǯ‹—–‘ - S. Messa ore 20.00 Arrivo previsto
Q uota partec
ipazione 45 uro
e entro13 m aggioINFO don Alessan
dro 345
0 81031
22 - L’ALTA VALLE BREMBANA
PRIMA RICONCIALIAZIONE
omenica 14 aprile a
San Martino si è
celebrato il rito
delle prime riconciliazioni dei bambini di seconda elementare.
E' stata un'occasione d'incontro per le famiglie, di riflessione e di condivisione di
questo importante passaggio
nel percorso spirituale dei
nostri figli, un cammino iniziato con il battesimo (durante la messa sono anche stati celebrati due battesimi) e
che li vedrà l'anno prossimo
impegnati nel rito della prima
comunione.
Le famiglie hanno poi potuto condividere il momento del
pranzo: una vera e propria festa che ci ha consentito di vivere
un momento di spensieratezza
anche in questi momenti difficili per alcuni membri della
nostra comunità.
Durante la celebrazione del
D
rito, prima e dopo la confessione, sui volti dei bambini si
potevano leggere espressioni
di emozione, curiosità, gioia,
stupore che nessun parco dei
divertimenti è in grado di
uguagliare.
Anche dalle voci dei genitori,
che hanno accompagnato il rito
con la lettura di preghiere e di
brani del Vangelo, traspariva
tuttal'emozionechehacaratterizzatol'interacelebrazione.
Spettacolare anche il gioco
di luci e cromatismi proiettato
sulle colonne che circondano
l'altare dalle vetrate illuminate dal sole di questa splendida giornata: un luminoso,
caldo e colorato abbraccio di
luce che ha avvolto e accompagnato i nostri bambini.
La celebrazione si è conclusa all'aperto con il lancio di
tantissimi palloncini che hanno colorato un cielo azzurrissimo e nitidissimo, al grido
dei bambini : “ciao palloncino
salutami Gesù!”.
Spesso ci affanniamo alla
ricerca di qualcosa che possa
renderci felici e poi, con l'occasione di questo rito, il primo
vero passo dei nostri bambini
nel percorso di fede dopo il battesimo, scopriamo che sono le
cose più semplici, una giornata
di sole, la gioia sul volto dei
bambini illuminati dalla luce di
una candela, un pranzo condiviso con la nostra comunità,
dei palloncini che colorano il
cielo, a renderci più sereni e
aperti verso gli altri, a renderci
delle persone migliori.
Speriamo che questa esperienza possa ripetersi anche in
altre occasioni e che possa diventare un costante momento
di confronto e di crescita per
ognuno di noi.
Un grazie di cuore a Don
Alessandro, Don Giovanni e
alla catechiste per il dono di
questa splendida giornata.
Una mamma
L’ALTA VALLE BREMBANA - 23
S . M A R T I N O / M O I O / VA L N E G R A
S. MARTINO / MOIO / VALNEGRA
S . M A R T I N O / M O I O / VA L N E G R A
MINI CRE:
UN’ESPERIENZA … RIPETIBILE!
cco come ci eravamo
lasciati! Questi volti, questi sorrisi, nati l’anno scorso durante il MINI CRE,
ci hanno accompagnato fino ad
oggi. Per la nostra parrocchia era la
prima volta che si organizzava un
centro ricreativo estivo dedicato ai più piccoli e anche per noi educatrici tutto era nuovo e da
scoprire. Bisognava, quindi, adattare alle esigenze dei bambini di 3-6 anni lo schema di un
CRE. Per questo motivo orari e spazi sono rimasti quelli della scuola dell’infanzia, mentre
per quanto riguarda le attività e gli obiettivi è stato necessario mutarli, per far capire ai bambini che era iniziato un tempo diverso: non era più scuola ma l’inizio di una nuova avventura che li avrebbe avvicinati ai bambini più grandi.
Ma perché è importante proporre un MINI CRE? Forse perché è bello pensare che, nelle
nostre comunità, anche i bambini della scuola dell’infanzia possano vivere un’esperienza di
animazione estiva in continuità con quella dei loro fratelli o amici più grandi che vanno al
CRE, ma anche per rendere questi bimbi consapevoli del fatto che fanno già parte di una
comunità, che pensa a loro, che si prende cura di loro e che attorno a loro si muove per creare qualcosa di bello, qualcosa che permetta loro di stare insieme.
Per questo il MINI CRE si ripropone anche quest’anno dall’1 al 26 luglio negli spazi della
Scuola dell’Infanzia Papa Giovanni XXIII con il titolo Everybody… Un corpo mi hai preparato. Everybody, in inglese, vuol dire “tutti insieme” rappresenta, quindi, la comunità e l’importanza
della relazione con gli altri, ma vuole anche dire “ciascuno”, l’individualità, la bellezza della
diversità che ci rende unici.
Noi non vediamo l’ora di passare un altro mese con voi e non possiamo far altro che aspettarvi con tanta gioia e voglia di fare!
Gloria
E
24 - L’ALTA VALLE BREMBANA
Lo scritto che segue è un’interessante riflessione sulla fragilità pubblicato dalla Caritas Diocesana Bergamasca. Intendiamo, come Centro di Ascolto, proporlo all’attenzione della Comunità perché questo aspetto, ormai facilmente presente nella nostra società, interroghi la nostra coscienza e
muova la nostra carità per cercare il modo di sostenere chi è colpito da essa.
l tempo trascorre inesorabile ma si fa
ancora fatica anche
solo a intravedere
spiragli di luce nella crisi.
Con il profeta Isaia ci sentiamo di domandarci “Sentinella,
quanto resta della notte?”
Quanto ancora dobbiamo
attendere l’arrivo del mattino,
della luce rassicurante del giorno?
Se la applicassimo alla situazione odierna potremmo pensare che sono in molti a domandarsi quanto occorra ancora
attendere per uscire dal buio
che sembra offuscare le previsioni degli economisti, dei sociologi e degli esperti che faticano
a tracciare scenari precisi.
Se pensiamo alla nostra piccola esperienza di aiuto del fondo
famiglia lavoro, notiamo come i
primi mesi dell’anno 2013 abbiano visto un forte incremento
di persone italiane che si rivolgono per chiedere un aiuto per
far fronte ai bisogni primari: il
mangiare, l’avere la certezza di
una casa e quindi il pagamento di
bollette, far fronte a impegni di
spesa imprevisti, ad una malattia
imprevista, fino a giungere a non
avere più soldi per garantire le
spese necessarie per l’istruzione
dei figli.
E’ il tempo della fragilità in
una cultura che ha fatto di tutto
per esorcizzare la fragilità, per
allontanarla dall’esperienza di
vita, per cercare di soffocare tutto
ciò che evidenzia una dimensione del limite: il nascere e il morire, la malattia e la vecchiaia, il
disagio psichico e sociale.
Un termine moderno per
indicare la fragilità dell’essere è
il concetto di vulnerabilità. Non
si applica a delle situazioni di
cronicità, di grave marginalità
ma alla fascia della vita normale
I
che improvvisamente, per un
evento non previsto porta la
persona e la famiglia in una
situazione di rischio. L’esperienza del fondo lavoro ci porta
subito alla perdita del lavoro di
un papà ed una mamma, alla
separazione di una famiglia con
figli; ad una famiglia di fronte
ad un ictus, un’ improvvisa
malattia irreversibile.
In questo tempo nel quale si
sono smangiati i legami di solidarietà, che connettevano i gruppi sociali, le persone, sembra sia
rimasto solo il singolo, l’individuo, con il suo carico di aspettative, di competitività e di invulnerabilità. Quando si strappa la
coperta dei soldi resta la desolazione di una vita spezzata, senza
più legami familiari, sociali, ma
solo con una forte rabbia dentro.
Il nostro vescovo Francesco
richiama spesso al bisogno di
non rassegnarsi, di riuscire a
vedere segni di speranza in questo tempo di paura.
Un primo atteggiamento è
proprio quello di educare alla
fragilità.
La grande sfida e speranza è
ipotizzare e realizzare una proposta di educazione che non
occulta e non rimuova la fragilità, ma la assuma, la abiti e la
riconosca meta stessa dell’educazione: l’uomo credente e dedito al bene dei fratelli.
Un secondo atteggiamento è
quello di accompagnare la fragilità.
La forza dell’esperienza del
fondo sta attorno a due atteggiamenti di fondo: l’ascolto e la
gratuità. L’ascolto “dice” quanto la fragilità dell’uomo è importante, ma non come atteggiamento formale, quanto piuttosto come compartecipazione
vera alla fatica del vivere.
Altro elemento tipico e risorsa delle comunità cristiane è
l’educazione alla gratuità per
passare da atteggiamenti assistenziali ed emotivi ad una
vera e propria cultura della
solidarietà basata sulla giustizia e sulla cura dei legami.
Spesso parliamo del tema dei
legami, di ciò che lega la mia
esperienza di vita alla tua e a
quella degli altri. La crisi socioeconomica ci aiuta riscoprire e
valorizzare il gesto di cura reciproco, presupposto per un vero
incontro e riconoscimento di
una fragilità che sia realmente
abitata e vissuta con atteggiamenti di fiducia e attenzione.
L’elezione al soglio Pontificio
di Papa Francesco ci richiama
alla riscoperta delle creature
chiamate a vivere in atteggiamento di semplicità e di fiducia
nella Provvidenza. Ma ci richiama anche al bisogno di rimettere al centro del nostro vivere i
poveri, ci richiama il bisogno di
dare cittadinanza alla fragilità.
Ci richiama tutti al bisogno di
non dare alle persone, a tutte le
persone, per assistenza ciò che
invece spetta per giustizia.
(Caritas Diocesana Bergamasca)
SOSTENIAMO IL LAVORO DELLA CARITAS DIOCESANA BERGAMASCA
Il 5x1000 alla Caritas Diocesana Bergamasca
c.f. 95019860162
L’ALTA VALLE BREMBANA - 25
S . M A R T I N O / M O I O / VA L N E G R A
Vivere nella fragilità
ANNIVERSARI
DI MATRIMONIO
gni anno nelle
nostre comunità
abbiamo la bella
abitudine di festeggiare gli anniversari di
matrimonio. In questi ultimi
tre anni abbiamo voluto
inserire questo evento nella
settimana vicariale della
famiglia. È sempre un bell’appuntamento vissuto da
tante coppie. Si tratta di una
cosa semplice, ma sincera e
sentita. Si partecipa alla santa Messa delle 11 a San Martino, si ripete la volontà di
fedeltà e di reciproco aiuto
tra i coniugi, si legge insieme
una preghiera di benedizione. Quest’anno, poi,
siamo riusciti a organizzare
un piccolo aperitivo per tutti in modo da porteci
salutare terminata la celebrazione.
Credo sia bello che una
volta all’anno ci si riunisca
per ringraziare il Signore
della vita familiare e di coppia. Forse alcune volte sono
più le fatiche e le incomprensioni che vengono alla
ribalta e magari non si
avrebbe voglia di ringraziare
proprio nulla del matrimonio che si sta vivendo… altre
volte, invece, sono le gioie,
le soddisfazioni, i progetti
che dicono la verità di una
relazione di coppia che porta a ringraziare il Buon Dio.
In ogni caso credo che il senso del matrimonio, di tutti i
matrimoni e soprattutto
quello cristiano, sia proprio
quello di rendere volto dell’amore di Dio per ogni
uomo. Questa è la sfida e la
prospettiva verso la quale
S . M A R T I N O / M O I O / VA L N E G R A
O
26 - L’ALTA VALLE BREMBANA
tendere. Che la realtà sia più
o meno in linea con questo
significato, credo che alla
fine conti molto, nella celebrazione, esprimere il
desiderio verso cui tendere,
immedesimarsi nell’orizzonte verso cui guardare.
Inoltre credo sia anche molto
bello che sia tutta la comunità a ringraziare le varie
coppie che erano presenti.
Ringraziare per la testimonianza, per la ricchezza,
per la bontà dell’essere coppia. È un bene sociale inestimabile che due persone si
amino e decidano di vivere
tutta la loro vita fedelmente
progettando di prendersi
cura l’uno dell’altro per tutta la vita, accogliendo la vita
che nasce da questo amore.
Ed è un bene sociale inestimabile che diverse coppie
della stessa comunità condividano ed esprimano pubblicamente e reciprocamente
le une alle altre, lo stesso
desiderio di vita d’amore.
Una famiglia non può pensare di vivere come se fosse
sola, in un’isola deserta…
Concludo dicendo che
sarebbe bello cercare di camminare nella consapevolezza
di cosa significhi celebrare
un matrimonio cristiano.
Cercare di capire cosa in
realtà comporta, che prospettive, che verità, che caratteristiche ha questo modo di
vivere la relazione d’amore
tra un uomo e una donna.
Come ogni vocazione, credo
non si finisca mai di comprendere la portata della
benedizione del Buon Dio e
fin dove ci porta a vivere il
suo sacramento…
Non può mancare in questa circostanza, il ricordo e
una preghiera per tutte
quelle famiglie dove si
vivono rotture, tradimenti,
incomprensioni, sofferenze,
rancori… per tutte quelle
famiglie e coppie dove si
cerca di ricostruirsi una
relazione dopo un fallimento
e una spaccatura, per tutte
quelle coppie che di fatto
coppie non so più perché
uno dei due ha lasciato questa vita per raggiungere e preparare un posto davanti al
Volto del Padre.
Don Ale
GLI SCACCHI DALL’UCRAINA.
OTTIMA OPPORTUNITÀ PER I NOSTRI RAGAZZI!!!
resso la scuola elementare di Piazza Brembana si è svolta una singolare attività didattica: un corso
discacchiperglialunnidi5ª.
Il progetto ha potuto prendere corpo per
la fortuna di avere a disposizione, gratuitamente, un vero maestro di scacchi: Oleg
Kravchenko, un giovane ucraino che vive
ormai stabilmente a Piazza Brembana da
alcuni anni svolgendo, per adesso, il lavoro
di fioraio.
Oleg è laureato in Psicologia e parla, oltre
naturalmente all’ucraino, il russo, lo spagnolo, l’inglese e l’italiano.
Il corso di scacchi ha avuto la durata di
n. 16 lezioni, di cui n. 6 si sono svolte presso la sede delle scuole elementari e n. 10 presso la sala Papa
Giovanni XXIII, messa a disposizione dal nostro don Alessandro.
“I ragazzi – ha detto la maestra coordinatrice Marita Rota- subito si sono dimostrati molto interessati
ed entusiasti. Noi abbiamo accettato la proposta perché abbiamo ritenuto e riteniamo che il gioco degli
scacchi sia uno strumento molto valido per sviluppare e affinare le capacità di attenzione e progettazione. Oleg è stato bravissimo a trasmettere ai ragazzi la sua particolare passione per gli scacchi”.
Le lezioni hanno avuto un momento di teoria e un momento di pratica, che è consistita in vere partite di scacchi dove alcuni ragazzi hanno evidenziato già una buona attitudine verso questo gioco. Fra
tutti, quelli che hanno acquisito un maggior punteggio, determinato dalle vittorie conseguite nelle
varie partite programmate, sono stati Luca Balestra e Ginevra Giannattasio. Quest’ultima ha coinvolto anche la madre impegnandola quasi tutti giorni in una partita.
L’anno prossimo si prevede già una replica di questa attività.
Il maestro Oleg è stato contaminato dall’entusiasmo con cui è stata accolta la sua iniziativa, tanto
che già sta facendo progetti per quest’estate: un bel torneo all’aperto.
Saranno sicuramente tanti gli spettatori!
BATTESIMI
on gioia e riconoscenza accogliamo ancora due bambini nelle nostre comunità. È bello sapere e riscontrare come
il Buon Dio abbia ancora voglia di dare
fiducia a noi uomini e affidare ai genitori di questi
bambini il compito bello e nello stesso tempo, impegnativo di introdurli alla verità dell’esistenza.
Con il battesimo, non solo loro, non solo i padrini,
ma tutti noi ci siamo impegnati a dare una testimonianza credibile e veritiera del nostro essere
credenti e di quanto la nostra vita sia accompagnata dalla misericordia di Dio. Facciamo di tutto
perché anche per loro, la vita sia storia di Salvezza
e di Bontà, volto della Bellezza di Dio…
Alessandro Bonetti, figlio di Massimiliano e Maura Oberti, battezzato domenica 14 aprile 2013 a San
Martino
Tommaso Bordogna, figlio di Maurizio e Marzia Paninforni, battezzato domenica 14 aprile 2013 a San
Martino
C
L’ALTA VALLE BREMBANA - 27
S . M A R T I N O / M O I O / VA L N E G R A
P
ANNIVERSARI
DI BATTESIMO
in proposito a questo sacramento, domenica 14 aprile,
abbiamo invitato
tutte le famiglie che l’anno
scorso hanno celebrato il battesimo dei loro piccoli eredi.
Vuole essere un piccolo modo
per ringraziarli del loro impegno educativo, voler dire ai
genitori di questi bambini che
non li abbiamo dimenticati e
che facciamo “il tifo” per loro,
che li ricordiamo nella preghiera e chiediamo a loro di non
dimenticare la loro comunità…
Un grosso augurio a tutti, ai
piccoli e ai genitori… che il
Buon Dio vi benedica e vi accompagni in quest’opera educativa che vi rende a immagine e somiglianza Sua.
S . M A R T I N O / M O I O / VA L N E G R A
E
MATRIMONIO
abato 23 marzo abbiamo celebrato un
matrimonio un poco
particolare. Andrea
Ponti, nipote della nostra
Camilla di Valnegra, che vive
in Giappone da alcuni anni ha
chiesto di poter celebrare il suo
matrimonio nella nostra comunità con Shiori Kuroiwa, ragazza giapponese. La celebrazione
è stata veramente interessante,
soprattutto per il fatto di dover
superare le evidenti difficoltà
di intendersi e di capirsi. Con
alcuni accorgimenti, e con una
adeguata preparazione che ci
ha permesso di spiegare bene il rito del matrimonio, i due giovani si sono sposati promettendosi davanti al Buon Dio e a tutti noi, fedeltà, cura e dedizione. Le benedizioni sono state abbondanti da parte di tutti, la festa è stata una bella occasione anche di recuperare il senso di un
matrimonio cristiano con una persona non cristiana. Auguriamo ai due sposi tanta serenità e che
il Signore possa essere al centro del loro amore…
S
28 - L’ALTA VALLE BREMBANA
DEFUNTI
Ti preghiamo umilmente, Signore, Padre Santo,
per le anime dei tuoi servi che hai chiamato a te da
questo mondo per condurli al luogo di beatitudine, di luce e di pace. Possano attraversare senza
timore le porte della morte e trovino riposo nelle
dimore dei beati e nella luce santa, che un tempo
hai promesso ad Abramo e alla sua discendenza.
Nata a
Valnegra 1914
Defunta a Milano
il 16-3-2013
Brunetti Anna
di anni 90
Bazzoni Enrico
di anni 71
Nata a
Chieuti (Foggia)
il 28-4-1923
Defunta a Lenna
il 31-3-2013
Nato a
Ghiffa (VB)
il 25-5-1941
Defunto a Valnegra
il 18-4-2013
Donati Caterina
di anni 89
Longaretti Franco
di anni 79
Nato a
Piazza Brembana
il 9-10-1923
Defunto a
Cernusco Lombardone
il 3-4-2013
Nato a Gorle
il 26-6-1933
Defunto a
Piazza Brembana
il 12-4-2013
Ciao Catina, come tutti ti chiamavano qui. In
silenzio hai vissuto e in silenzio te ne sei andata, le estati che trascorrevi qui erano all'insegna della tua dolce semplicità. Ora riposa in
pace qui nel tuo amato paesello in cui sei voluta tornare.
L’ALTA VALLE BREMBANA - 29
S . M A R T I N O / M O I O / VA L N E G R A
Calegari Iside
di anni 92
CUSIO / SANTA BRIGIDA
BEATI QUELLI CHE ASCOLTANO
iamo ormai al termine dell’Anno
Pastorale, caratterizzato in tutta la
Chiesa dall’ ANNO DELLA
FEDE, che essendo programmato fino a fine Novembre
2013 lambirà anche l’inizio
del 2013-2014.
Ma nella nostra Diocesi di
Bergamo è stato anche l’anno
della FRATERNITA’ CRISTIANA, guidato dalla lettera pastorale a tema, inviata a
tutti i fedeli dal nostro Vescovo Francesco.
C’è stata poi la sorpresa
del nuovo Papa Francesco,
C U S I O / S A N TA B R I G I D A
S
che con le sue prime parole
“Cari fratelli e sorelle, buonasera …” , non ha fatto altro
che parlare della Chiesa come
Comunità/Famiglia di fratelli (anche i cardinali sono
“Fratelli”).
Mi sembra opportuno e assai utile , in questo mese di
maggio, sottolineare uno degli aspetti fondamentali del
cammino proposto dal nostro
Vescovo, echeabbiamorimarcato, sia pure con fatica, nei
nostri incontri di catechesi e
nella predicazione: I NUOVI
LEGAMI DEL REGNO / LA
NUOVAPARENTELA
I santi e i quattro evangelisti i veri parenti di Gesù e di tutti i cristiani
(polittico di A. Previtali) chiesa di Cusio
30 - L’ALTA VALLE BREMBANA
E questo proprio perché,
volendo come sempre onorare
la Madonna in questo mese,
non dimentichiamo l’aspetto
più importante della sua persona e del suo comportamento, del suo irrinunciabile
esempio, richiamato ripetutamente da Gesù nei Vangeli: la
sua attenzione/accoglienza/meditazione e pratica
della PAROLA DEL SIGNORE.
Nel Vangelo di Marco (3,3135) e per analogia nei paralleli
di Matteo e Luca, troviamo
queste parole: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?” –
“Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di
Dio, costui per me è fratello,
sorella e madre”.
E in Luca (8,19-21) “Mia
madre e i miei fratelli sono
questi: coloro che ascoltano
la parola di Dio e la mettono
in pratica”.
Non si tratta certo di sottovalutare o dimenticare i legami di sangue, ma di riscoprire/valorizzare/vivere una
dimensione più grande, più
vera, più autentica di parentela, soprattutto di fraternità.
Si tratta di una parentela,
di una fraternità che nasce
dalla figliolanza adottiva.
Siamo chiamati figlio di Dio
e lo siamo realmente , come
scrive l’evangelista Giovanni. L’adozione divina però è
molto più che un’adozione
“legale” perché ci rende veramente “Figli nel Figlio” e fratelli/sorelle tra di noi.
Tutto questo deve sfociare
in un particolare STILE DI
VITA, fraterna non solo in
famiglia, ma anche e soprattutto nella Comunità Cristiana e nella Società.
mente beati, veramente suoi
parenti e fratelli con Lui e tra
di loro sono quelli che come
Maria si impegnano assiduamente al ascoltare e mettere
in pratica la Parola di Dio”.
VITA DELLA COMUNITA’
❑ I Nuovi C.P.A.E. (Consiglio
parrocchiale per gli affari economici) si sono riuniti per la
prima volta mercoledì 27 febbraio a Santa Brigida e giovedì
28 febbraio a Cusio. L’ordine
del giorno era uguale per
entrambi le due Parrocchie: 1°
Verifica decreto di nomina e
visione dello Statuto. 2° Nomina del Segretario. 3° Situazione
economica
al
31/12/2012 e consuntivi 2012
da inviare al più presto alla
Curia.
In particolare a Cusio si è
parlato della catalogazione dei
beni immobili (chiese, terreni e
fabbricati) di proprietà della
Parrocchia, lavoro effettuato
da parte della geom. Silvia
Paleni, incaricata direttamente
dalla Curia.
La catalogazione si farà
presto anche a Santa Brigida,
perché è programmata per
tutte le Parrocchie della Diocesi, e nell’occasione verrà
aggiornato anche il catasto. Il
tutto comporterà una spesa
non indifferente.
Segretario per Santa Brigida
è stato eletto Regazzoni Renato, mentre per Cusio Rovelli
Giuseppe. Per entrambi i
“campanili” resta scoperto il
saldo della spesa straordinaria
sostenuta per l’impianto campanario. Con la benevola
aspettativa concessa dalla Ditta si provvederà appena possibile.
❑ Durante la QUARESIMA,
oltre ai vari incontri vicariali,
abbiamo tentato un cammino
di catechesi per adulti al lunedì
sera a alla domenica pomeriggio, nelle domeniche libere da
ritiri di preparazione ai Sacramenti, alternando gli incontri
nelle due parrocchie, dato che
finora non si è riusciti a realizzare incontri unitari. La partecipazione è stata decisamente
scarsa, ma verrà comunque
tutta riproposta a suo tempo.
❑ Le celebrazioni pasquali,
nonostante il clima decisamene
invernale, hanno riscontrato
invece una buona partecipazione, con il solito rinforzo
degli ospiti nelle numerose
In questa direzione precisa auguro a tutti di essere
veramente Beati, cioè felici e
pieni di speranza con Maria!
Don Lino
seconde case, e questo anche
per quanto riguarda le confessioni (nessun orario programmato è andato deserto).
❑ Domenica 7 Aprile: Ottava
di Pasqua e festa della Divina
Misericordia, si è celebrato la
1ª Confessione di tutti bambini delle parrocchie settore
Ovest del nostro Vicariato,
nella Chiesa Parrocchiale di
Cassiglio.Nonèsenzaunacerta
commozione che don Lino ha
presiedutolacelebrazionenella
Chiesa nella quale ha ricevuto il
battesimo e tutti gli altri sacramenti, fino alla celebrazione
dellasuaprimaMessa.
I tre bambini di Santa Brigida
erano: Leonardi Matteo, Manzoni Asia e Rovelli Ambra,
candidati alla 1ª Comunione
nelprossimoanno.
❑ Domenica 14 Aprile: Festa delle persone anziane a Cusio, in
una splendida giornata di sole. Quest’anno la stessa è stata coordinata dal Gruppo Alpini e comunque in concerto tra ComuneParrocchia e Acli.
L’ALTA VALLE BREMBANA - 31
C U S I O / S A N TA B R I G I D A
Se in questo mese di maggio vogliamo riscoprire/rinnovare la nostra vera/autentica devozione alla Madonna,
ricordiamo che Gesù ha detto
ripetutamente che: “vera-
Era anche la giornata vicariale del Seminario, presentato
dalla locandina che ricorda
una frase del Beato Papa Giovanni XXIII: “LA VITA E’ IL
COMPIMENTO DI UN
SOGNO FATTO IN GIOVINEZZA”, mentre le letture
parlavano ripetutamente di
“Testimonianza”. Tutto questo ha permesso un felice
accostamento di un messaggio forte ed attuale sia per
ragazzi e giovani in ricerca,
sia per le persone adulte, e ha
suggerito per tutti una inten-
sa preghiera. Alla Messa di
ringraziamento ha fatto
seguito un momento di festa
sul sagrato, allietato dalla
nostra banda, a cui ha fatto
seguito il pranzo comunitario con momenti di altra
musica.
C U S I O / S A N TA B R I G I D A
NELLA CASA DEL PADRE
Bottagisi Placida
in Cattaneo
di anni 86
Nata ad Averara il
6/10/1926, deceduta nella sua casa di via Monticello il 06/03/2013.
“Sei stata un’ottima mamma, moglie e amica. Sempre pronta a perdonare
tutto e tutti, nel bene e nel male. Una donna
che ha sempre lavorato, finchè ha potuto, sempre pronta ad aiutare chi aveva bisogno.
Rimarrà nel cuore di chi ti ha conosciuto un
bellissimo ricordo. Grazie. (I tuoi cari)
Rivellini Teresa
ved. Annovazzi
di anni 88
Nata a S. Brigida il
15/6/1924, deceduta all’Ospedale di S. Giovanni
Bianco il 13/04/2013.
Dopo i lunghi anni della
vedovanza, provata anche
dalla morte prematura
del figlio, ha passato l’ultimo mese, proprio
nei giorni della Quaresima e della Pasqua,
all’Ospedale. Ha salito con Gesù il suo Calvario ed ora dopo la celebrazione esequiale del
15 aprile, attende la risurrezione nel cimitero
di S. Brigida vicina ai suo cari.
32 - L’ALTA VALLE BREMBANA
Lazzaroni Letizia
ved. Rivellini
di anni 87
Nata ad Averara il
17/11/1925, deceduta
nella sua casa di via Muggiasca il 15/04/2013,
anniversario del suo matrimonio con Rivellini
Cristoforo Giuseppe,
mancato nel 2011.
La lunga malattia che l’ha costretta in casa,
non le ha impedito una preghiera quotidiana,
assidua, con l’aiuto anche della radio. Dopo le
esequie del 17 aprile, riposa nel cimitero di S.
Brigida in attesa della risurrezione.
VALLE DELL’OLMO
PRIMO INCONTRO CON GESÙ NEL SACRAMENTO DEL PERDONO
D
Della Parrocchia di Cassiglio
Boffelli Emily
Della Parrocchia di Olmo al Brembo
Guerrini Gaia
Goglio Elisa
Regazzoni Isabella
Quarteroni Nicholas
Arizzi Sabrina
Della parrocchia di Piazzolo
Arizzi Emma
Della Parrocchia di Piazzatorre
Arioli Francesca
Della parrocchia di Ornica
Fois Luca
Della parrocchia di Santa Brigida
Leonardi Matteo
Manzoni Asia
Rovelli Ambra
Prima Confessione a Cassiglio
L’ALTA VALLE BREMBANA - 33
VA L L E D E L L ’ O L M O
omenica 7 aprile a Cassiglio,
nel pomeriggio, è stata celebrata la prima confessione dei
bambini della seconda classe
primaria della zona della Valle dell’Olmo. Dopo l’esperienza positiva della
catechesi familiare con periodici incontri
comuni durante la classe prima, il cammino è continuato insieme, con gli incontri settimanali per i piccoli e ancora alcuni momenti di incontro per i genitori. I
papà e le mamme hanno apprezzato il
valore del camminare insieme anche nella fede, cosa che permette ora e in futuro
di riconoscere le piccole gioie della vita e
affrontare con più forza le difficoltà che
possono presentarsi. Positivo l’assumersi
in prima persona l’impegno di educare
alla fede, senza delegare soltanto ai religiosi o alle catechiste questo compito, e
provare la gioia di accompagnare passo
passo il proprio figlio verso la maturità
cristiana, riscoprendo anche la propria.
CASSIGLIO / ORNICA / VALTORTA
C A S S I G L I O / O R N I C A / VA L T O R T A
L’UOMO SELVATICO
no degli argomenti di discussione,
quando ci si intrattiene in chiacchiere
da bar o per la strada, è la crisi
economica. Vuoi per i complessi
meccanismi dell’economia, vuoi
per la miopìa delle politiche,
vuoi per lo squilibrio del sistema
consumistico, vuoi per il malaffare, vuoi per responsabilità di
tutti nell’insieme, ma anche dei
singoli. Le possibili soluzioni
sono tante quante i problemi: ne
propongono a bizzeffe i politici,
ne suggerisce drasticamente la
gente comune. Il fatto è che problemi e soluzioni non si incontrano, e tutto sembra languire in
una eterna indecisione che scontenta tutti. Ogni tanto, dalle
nostre parti, si arriva alla conclusione, ricordando il passato, che
per vivere bisognerà tornare ad
allevare una bestia, a riprendersi
i prati, spesso ormai ingoiati dal
bosco, per avere pascoli, a lavorare il terreno per poter coltivare
più ortaggi e di nuovo cereali.
Può sembrare una soluzione
fuori dal tempo, ed è alquanto
improbabile che la propongano
dal Governo, per quanto in città
vada di moda fare l’orto sul terrazzo. Può sembrare una soluzione ingenua, che affiora nella
mente di persone che ricordano
il passato come un’età dell’oro,
ma che non torna più. Oppure
può essere un consiglio che viene dal fitto del bosco. Già, perché là dove i sentieri si smarriscono inghiottiti dalla vegetazione, magari in un anfratto della
roccia, vive l’uomo selvatico.
Figura leggendaria, talvolta raffigurata qua e là nelle valli alpine, che, a dispetto del nome (che
in verità significa non “uomo
incivile” ma “uomo dei boschi”)
è depositario della saggezza di
coltivare i boschi, allevare il
bestiame e produrre il formaggio, trarre dalla natura, senza
devastarla, il necessario per una
U
34 - L’ALTA VALLE BREMBANA
L’uomo selvatico
vita dignitosa. Si narra che fu
proprio lui ad insegnare alla
gente come vivere nel territorio
aspro e scosceso della montagna, facendo proprie le caratteristiche di un territorio in cui il
tempo scorre lento ed è intessuto
di pazienza e fatica. Fu un insegnante discreto, non amava infatti mostrarsi più di tanto, ma efficace, visto quanti paesi punteggiano la montagna, seppure in
via di spopolamento. Non ci è
dato sapere se attualmente l’uomo selvatico sia orgoglioso dei
suoi alunni, forse lo è stato in
passato. Possiamo però immaginare che un po’ si sia pentito di
aver suggerito nei tempi andati i
segreti del vivere in montagna,
perché nel corso del tempo l’uomo ha approfittato dei frutti della natura, come del resto fa anche
lui, ma finendo per abusarne e
per non rispettare la regola di
un’armonica convivenza. Possiamo immaginare che, dall’alto
della montagna, guardi un po’
preoccupato l’abbandono delle
sue e nostre terre che stanno tornando “selvatiche”. Può sembrare strano che lui si dia pena
per questo, anzi, sarebbe più
logico pensare che sia contento
che la montagna torni tutta sua,
ma allora sarebbe stato sciocco e
sprovveduto ad avere insegnato
anticamente ad abitarla. La sua
intenzione infatti non è quella di
cacciare l’uomo, perché sarebbe
soltanto capace di deturpare la
natura, in una sorta di ecologismo estremo. Il suo proposito è
invece quello di insegnare che
l’uomo è fatto per vivere nella
natura, trovandovi il suo giusto
posto. Del resto è questo il segreto di un mondo perfetto: che ciascun essere sappia occupare il
suo posto, proprio come accade
nel regno vegetale e animale,
popolato di milioni di esseri
diversi, eppure in armonia fra
loro. L’uomo selvatico è certamente anche preoccupato della
crisi economica, perché si è accorto che non solo l’uomo non sa
vivere in armonia con la natura,
ma neppure con i suoi simili: le
disuguaglianze abissali fra ricchi
e poveri, causate da una economia dello spreco (che se fosse economia, lo dice la parola, non
dovrebbe sprecare) gli fanno
scuotere la testa e pensare che gli
uomini “civilizzati” sono molto
più ottusi di lui che è detto, da
molti con spregio, “selvatico”.
Proprio questa preoccupazione, per la natura, e per l’uomo all’interno della natura, e
per lui stesso che non è indifferente all’una e all’altro, sentendosi parte di un mondo
armonico, lo ha spinto ad avvicinarsi ai nostri centri abitati.
Grazie proprio a quei boschi
che anno dopo anno allargano
la loro vegetazione inghiottendo prati e facendosi prossimi
alle case, lui ha potuto venire a
suggerire all’orecchio di qualcuno i suoi consigli. La sua
voce era nascosta nel frusciare
delle foglie per il vento e nel
fragore dell’acqua del torrente, perciò nessuno si è accorto
che proprio da lui proveniva il
pensiero di considerare che la
vita di montagna richiede un
certo tipo di collaborazione
con la natura e la ricerca di
quando è nei prati o di corteccia e muschio quando è nei
boschi che si mimetizza perfettamente, ma è sicuro che non
Festa degli anzini ad Ornica
starà zitto e sarà sempre disposto ad insegnare a vivere la
montagna a noi uomini, se
sapremo ascoltarlo.
FESTA DELLE
PERSONE ANZIANE
omenica 14 aprile, trovando una
bella giornata di sole, l’Amministrazione Comunale di Ornica ha
festeggiato le proprie persone
anziane. Alla celebrazione della Santa Messa
presente anche don Franco Cassina, parroco
emerito di Ornica, che proprio quest’anno
ricorda i 60 anni di ordinazione sacerdotale,
tredici dei quali passati nel nostro paese. Ad
accompagnare i canti, prima sacri, poi allegri
durante il pranzo, il gruppo di S.Brigida delle Donne alla Fontana.
D
FESTA DEGLI ANNIVERSARI
DI MATRIMONIO
Festa degli Anniversari di Matrimonio
a Cassiglio
omenica 21 aprile, in concomitanza con la settimana della famiglia
celebrata in tutto il vicariato, a
Cassiglio sono stati ricordati gli
anniversari di matrimonio, chiedendo agli
sposi di rinnovare le proprie promesse nuziali , ci auguriamo ancora con la convinzione
del giorno del matrimonio, unita alla consapevolezza delle gioie e delle difficoltà affrontate insieme, che rinsaldano l’unione delle
persone che si amano.
D
Regazzoni Gian Domenico
d’anni 55
DEFUNTI
Busi Cecilia
d’anni 93
Residente in Valsassina, era
molto legata al paese di Valtorta dove era nata il 21
dicembre 1919. Dopo un
anno di sofferenza, ha lasciato questa vita proprio il
giorno del suo compleanno,
il 21 dicembre 2012.
I suoi funerali sono stati celebrati il 23 dicembre
e ora riposa nel cimitero di Concenedo, frazione
di Barzio, in attesa della resurrezione.
Originario di Valtorta e residente alla Ramera, là è
deceduto il 1 aprile e là
sono stati celebrati i suoi
funerali il 3 aprile.
Eri il nostro punto di riferimento, un esempio da seguire,
la tua morte lascia nei nostri
cuori una piaga profonda, aiutaci, guidaci, dacci la
forza per affrontare questo cammino.
"Nulla di ciò che ha radici nel cuore è perduto perché
ormai fa parte del TUTTO che VIVE".
I tuoi cari
L’ALTA VALLE BREMBANA - 35
C A S S I G L I O / O R N I C A / VA L T O R T A
una certa armonia con essa.
Nessuno neppure mai lo vedrà,
perché è così in sintonia con la
natura che sa coprirsi d’erba
AVERARA
PROGRAMMA ESTIVO
ià annunciato in precedenza il 60° di Ordinazione
Sacerdotale del Parroco viene confermato il giorno 30
maggio festa liturgica del Corpus Domini.
La festa è quanto mai opportuna per far memoria del
dono del Sacerdozio donato a don Lorenzo nel traguardo del 60°
di Ordinazione.
Per la circostanza venne programmato il restauro conservativo
del Coro ligneo presente nella parrocchiale, Opera di Antonio
Rovelli, anno 1691 e purtroppo danneggiato dal furto nel 1992.
L'intervento non prevede certo il ripristino dell'arredo mancante,
perché non autorizzato dalla Soprintendenza di Milano, ma solo la
pulitura e la conservazione di quanto è rimasto dopo il furto.
Il programma e l'intervento di recupero del Coro è già iniziato.
Si è anche in ricerca di benefattori che potrebbero svolgere la
funzione di padrino e madrina del Coro restaurato nella circostanza dolorosa del 20° anniversario del furto e nella fausta ricorrenza
del 60° di Ordinazione Sacerdotale del Parroco.
AV E R A R A
G
Viene quindi presentato il programma dell'estate:
GIOVEDI 30 MAGGIO:
Celebrazione in Averara del 60° di
Ordinazione Sacerdotale
Inizio ufficiale del Restauro del Coro.
DOMENICA 14 LUGLIO: Festa Patronale di San Giacomo in
Parrocchia
DOMENICA 28 LUGLIO: Festa di San Pantaleone in Redivo
DOMENICA 4 AGOSTO: Festa Madonna della Neve in Valmoresca
DOMENICA 18 AGOSTO: Festa Madonna del Rosario in Parrocchia
Benedizione del Coro restaurato
Attestazione di ringraziamento ai benefattori.
36 - L’ALTA VALLE BREMBANA
SR. BERTILLA LAZZARONI
ra nata ad Averara (BG) nel 1929.
A 19 anni entrò nell’Istituto e compì il percorso
formativo iniziale: dopo un anno di postulantato,
vestì l’abito religiosa nel 1949, emise la Prima Professione nel 1951 e quella perpetua nel 1956.
Aveva conseguito la specializzazione nell’arte culinaria
presso le Suore Orsoline di Gandino, e si può dire che ha esercitato la mansione di cuoca per tutta la vita, nel medesimo
tempo collaborando nelle opere parrocchiali.
È passata in varie Comunità dell’Istituto: a Breguzzo (TN),
a Selino Alto (BG), ad Ascoli Piceno, a Valsecca (BG), a Pavone Mella (BS), a Faverzano (BS), a Valbrembo (BG), a S. Brigida (BG), a Cavernago (BG), a Olmo (BG), a Ponteranica (BG),
a Brusapporto (BG), a Cusio (BG), e da qualche anno era ad
Almenno S. S. (BG) a riposo.
Sr. Bertilla non ha mai avuto una salute florida, tutta via ha svolto la sua mansione con
impegno e con fedeltà.
E
La vita di una persona che consacra tutta se stessa a Dio, è per tutti una testimonianza per chi la sa
cogliere; anche la vita di Suor Bertilla è stata così: una ragazza che lascia la sua casa, padre, madre, fratelli e sorelle per consacrarsi a Dio in un Istituto in questo caso il nostro della SACRA FAMIGLIA, è
sempre una scelta coraggiosa.
Dopo gli anni della formazione Suor Bertilla è passata in diverse comunità dell’istituto come cuoca,
aiuto ai più piccoli della scuola materna e nello stesso tempo seguendo lo stile voluto dalla nostra SANTA PAOLA ELISABETTA CERIOLI Suor Bertilla coltivava l’orticello per avere le verdure fresche da
servire alla sua comunità.
Suor Bertilla veniva dalla montagna per cui il carattere era piuttosto rude ma nello stesso tempo era
anche affabile con tutti, per tutti aveva una battuta scherzosa.
Quando per l’età e per la malattia ha dovuto ritirarsi nella casa di riposo, non ha opposto resistenza
accettando serenamente quello che lo sposo le stava regalando e ciò la malattia, quella che ti logora e ti
toglie la capacità di comprendere e decidere, in questi periodi i suoi discorsi erano i ricordi della sua
infanzia e delle sue montagne.
A Dio, al quale Suor Bertilla aveva donato la sua vita, affidiamo la sua anima e siamo certe che il bene
da lei fatto e scritto in cielo e da lassù ella possa guardare a noi e darci la certezza che tutto ciò che facciamo non va perso. Il DIO della pace la faccia riposare nei prati del cielo.
Una consorella
BATTESIMO
nche nella nostra piccola Averara, la vita continua e il
Buon Dio ci consegna la possibilità di vedere e riconoscere la sua predilezione e il suo amore nel piccolo Davide Egman, figlio del nostro sindaco Mauro ed Eleonora Regazzoni. Infatti domenica 7 aprile l’abbiamo
accolto nella famiglia cristiana con il sacramento del Battesimo.
Non solo i suoi genitori, ma tutta la comunità fa festa ringraziando Dio delle grandi opere che ogni giorno compie.
Ai genitori di Davide auguriamo un cammino di fede profondo e continuativo, accompagnato da tanti momenti gioiosi e, perché no, da tanti altri fratellini di Davide…
A
AV E R A R A
UNA VITA DONATA
M E Z Z O L D O / O L M O / P I A Z Z AT O R R E / P I A Z Z O L O
MEZZOLDO / OLMO / PIAZZATORRE / PIAZZOLO
LA FRATERNITÀ DELLA COMUNITÀ
PASSA DALLA COMUNIONE IN FAMIGLIA
n questi anni la nostra chiesa diocesana
ha speso diverse energie per esprimere
quanto la famiglia, soprattutto nel suo
formarsi e nel muovere i primi passi, sia
davvero importante.
Già, la famiglia, luogo caro da sostenere, accompagnare e incoraggiare perché alla famiglia non
vogliamo rinunciare. Per la vita della chiesa essa è
presenza vitale.
Perché?
Perché l’amore dei coniugi che davanti a Dio si
consacra diventa “per tutti” immagine dell’importanza della comunione affinchè si possa raggiungere
un bene più alto.
Perché l’amore dei coniugi, alimentandosi dalla
I
Le coppie di Piazzatorre nel giorno della Festa della Famiglia
sua Parola, può nutrire il
nostro tempo, le nostre comunità iniettando il buon seme
della condivisione, della
pazienza, della fedeltà.
Gesù, nel Vangelo, ci parla
della Comunione come unica
via per accedere a Lui e
mediante la sua comunione
con il Padre, accedere al Padre
stesso.
L’amore consacrato all’alta38 - L’ALTA VALLE BREMBANA
Il giorno della Festa della Famiglia a Piazzolo
Le coppie di Mezzoldo nel giorno della Festa della Famiglia
re ci dice che questo è possibile non solo in Dio (perché lui
è fedele a noi sempre), ma che
questa fedeltà è possibile
anche in noi.
Dalla comunione vissuta in
famiglia noi tutti possiamo
trovare spunto e insegnamento per vivere la comunione
nelle nostre relazioni. E come
nella famiglia la comunione è
in virtù del raggiungimento
di un bene più alto, così, nella
vita delle nostre comunità
possiamo imparare a generare comunione al fine di giungere ad un bene superiore e di
tutti.
Abbiamo bisogno di ritrovare fiducia in noi stessi per
incamminarci verso un bene
superiore che, ci testimoniano
le nostre famiglie, non è poi
così lontano da noi.
inverno è finito in compagnia dei
nostri papà, mentre la primavera
l’abbiamo iniziata incontrandoci
nella chiesa parrocchiale di Piazzatorre per la ricorrenza della domenica della Palme.
L’
Un momento della serata della Festa dei Papà
a Piazzatorre
I bambini della Scuola dell’Infanzia Arioli Dolci di Piazzatorre
E’ stato un momento di condivisione
molto bello, nella quale ci siamo sentiti più
vicini al nostro amico Gesù.
Ora, ci stiamo avvicinando verso la fine
dell’anno scolastico e abbiamo tanta voglia
di giocare all’aria aperta e di divertirci.
Abbiamo anche tanta voglia di incontravi per salutarvi prima delle vacanze! Ecco
perché ci stiamo impegnando per preparare lo spettacolo di fine anno.
Vi spettiamo numerosissimo martedì 28
maggio alle ore 19.30.
Ciao a tutti
I bambini e le bambine
della scuola dell’infanzia Arioli Dolci
DEFUNTO
DALLA SCUOLA DELL’INFANZIA DI OLMO
inalmente ecco che la primavera e arrivata! Un po’ di
caldo e pian piano si iniziano a vedere i primi colori,
per la gioia di noi adulti e sopratutto dei nostri piccoli
si inizia a uscire, si corre, si gioca con la bici, con il pallone e ci si dimentica di tutto!
Un saluto da tutti i piccoli
della scuola materna di Olmo al Brembo
F
Arioli Pietro
di Piazzatorre
Nato il 4 settembre 1941
e deceduto l’8 aprile 2013
Nelle tue mani, Padre clementissimo, consegniamo l’anima del
nostro fratello con la sicura speranza che risorgerà nell’ultimo
giorno insieme a tutti i morti in
Cristo.
L’ALTA VALLE BREMBANA - 39
M E Z Z O L D O / O L M O / P I A Z Z AT O R R E / P I A Z Z O L O
DALLA SCUOLA DELL’INFANZIA
ARIOLI DOLCI
RONCOBELLO
TEMPO DI PASQUA:
TEMPO DI VITA DA RISORTI
l Tempo di Pasqua
è il tempo liturgico in cui siamo
chiamati a dare
testimonianza della vita nuova che il Signore ci ha donato, a vivere da risorti. Un
modo egregio di vivere da
risorti è quello di vivere la
dimensione dell’attenzione
ai bisogni degli altri, soprattutto dei più poveri, dei più
deboli, dei più esposti alle
ingiustizie che la nostra società continua a creare.
Un piccolo impegno comunitario in questo senso è la
colletta, durante la S. Messa
“In coena Domini" del
giovedì santo a sostegno dell'adozione a distanza dei due
bambini, che nel frattempo
sono diventati adolescenti,
delle Missioni di sr. Irene e
della compianta sr. Fausta.
Mi piace pubblicare come
augurio e impegno per
RONCOBELLO
I
40 - L’ALTA VALLE BREMBANA
questo tempo pasquale la lettera di ringraziamento che sr.
Fausta mi aveva mandato in
occasione della Pasqua di
qualche anno fa, unita a due
brevi scritti, con relative foto,
dei due ragazzi adottati dalla
nostra Comunità.
Carissimi Benefattori,
Gesù nella sua vita terrena
andava di villaggio in villaggio
facendo il bene a tutti, guariva
ogni sorta di malattia, aveva
compassione delle persone che
soffrono nel corpo e nello spirito,
di fronte alla moltitudine che lo
aveva ascoltato moltiplicò il
pane, ma vuole la nostra partecipazione, collaborazione, dice
infatti ai suoi discepoli : “voi
stessi date loro da mangiare”.
La solidarietà e condivisione
fanno sì che tutti si sazino e
ancora ne avanzi.
Il nostro Dio è Amore e vuole
che formiamo una famiglia, è
grazie a questo suo modo di
essere che anche noi amiamo. A
molti fratelli lontani senza averli mai visti donate loro un aiuto,
la forza per resistere e continuare a lottare per migliorare la
propria situazione. Questo è
quanto la Pasqua ci invita ancora oggi a fare: amare senza limiti.
Grazie! e Buona Pa-squa! a
nome del vostro bambino che aiutate.
Il Signore vi benedica tutti
voi con i vostri familiari e vi
doni tanta pace.
Continuate a contare sulla
nostra preghiera. Un fraterno
saluto.
Sr. Fausta
Enderson Sergio Souza
della missione di Sr. Fausta
Demisse Rahwa
della missione di Sr. Irene
Enderson Sergio Souza
❊ ❊ ❊
Carissimi miei genitori adottivi,
prima di tutto ringrazio Dio
che mi ha dato voi.
Inoltre ringrazio voi per quello che fate per me e vi auguro
Buona Pasqua.
Demisse Rahwa
LA SINGOLARE BEATITUDINE DI MARIA
uando Maria entrò in
casa della cugina Elisabetta, questa le rivolse
un accorato saluto che si
concluse con le parole: “Beata te
perché hai creduto”.
Tante volte anche noi usiamo
parole simili (“Beato/a te”) quando
prendiamo atto, non senza una
punta d’invidia, che il nostro interlocutore possiede qualcosa o qualche capacità che noi non abbiamo.
Nei confronti di Maria però non
abbiamo nulla da invidiare alla sua
beatitudine perché Ella è beata per
qualcosa che, almeno in teoria, è alla portata di ogni credente.
La fede di Maria infatti è quella di una donna feriale, di una
creatura come noi, che semplicemente si fida, non senza aver
prima chiesto i debiti chiarimenti, della Parola che Dio le rivolge. Questa possibilità è a portata di tutti. Tutti possiamo ascoltare la Parola, accoglierla nella nostra vita, metterla in pratica
ed essere, come Maria, beati.
Il mese di maggio, che la tradizione cristiana consacra a
Maria sia, in modo particolare in questo anno dedicato a riscoprire il valore e la bellezza della fede, tempo di ascolto della
Parola e di accoglienza fiduciosa di questa Parola per poter
essere anche noi “beati” come la nostra Mamma del cielo.
Q
LA FAVOLA
na ragazza era sempre di pessimo umore. Troppi compiti, troppi impegni, troppe interrogazioni,
troppe aspettative su di lei da
parte della famiglia, troppo
tutto…
La madre le ripeteva, pur
con tutte le buone intenzioni
di questo mondo, la solita
predica, con ragionamenti,
spiegazioni, raccomandazioni che non facevano una grinza, ma che rendevano la figlia
ancora più cupa. Ad un certo
punto la figlia guarda dritta
la madre negli occhi e le gri-
U
L’ALTA VALLE BREMBANA - 41
RONCOBELLO
Ciao carissimi benefattori,
come state? Mi aspetto che
stiate tutti bene.
Io sto bene grazie a voi, perché col vostro aiuto la mia vita
sta meglio.
Io ringrazio Dio per aver messo sulla mia vita persone meravigliose che siete voi.
Desidero per voi tutto il bene,
tanta salute e che Dio vi benedica
insieme alle vostre famiglie. Il
Signore vi conceda sempre più di
quello che donate.
Vi auguro una buona Pasqua.
Grazie mille dell’aiuto.
da: “Mamma sono stanca,
stufa, “rotta”… delle tue prediche; perché non mi prendi
invece tra le tue braccia e non
mi stringi forte a te? Nessun
consiglio potrà farmi altrettanto bene”.
La madre rimase impietrita
e senza parole. Gli occhi della
figlia, ancor più delle parole,
appena pronunciate, imploravano un abbraccio.
Con la voce rotta da una
forte voglia di piangere disse:
“Vuoi…vuoi che ti abbracci?
Ma lo sai…lo sai che anch’io
voglio che tu mi abbracci?”
Accolse tra le braccia spalancate la figlia, l’abbracciò e
la coccolò come fosse ancora
una bambina.
La tensione si sciolse e tor-
RONCOBELLO
MATRIMONIO
abato 13 aprile, dopo tanto brutto
tempo, risplende finalmente un bel
sole che concorre ad allietare la festa di Federica e Andrea che, attorniati da genitori, parenti e tanti amici, si danno appuntamento nella nostra chiesa parrocchiale per promettersi amore reciproco e
indelebile davanti a Dio e alla Comunità.
Anche da queste righe rinnoviamo l’augurio che il sacramento che hanno celebrato porti nella loro vita ulteriore gioia che possa contagiare quanti, soprattutto coetanei, incontreranno sul loro cammino.
S
42 - L’ALTA VALLE BREMBANA
nò il sereno e la gioia di sentire finalmente una presenza
calda e amica.
Chiunque, non importa
l’età, ha bisogno di un abbraccio, di un’espressione concreta
di affetto, di sentire il calore di
una presenza amica. Tante
volte si diventa troppo riservati, timorosi di lasciar trasparire i propri sentimenti
profondi e si finisce di diventare freddi, staccati col rischio
e di crearci attorno un mondo
tetro e senza gioia.
DEFUNTO
Milesi Filippo
(Pippo)
di anni 88
Nato a Roncobello
il 25.7.1924 e qui
deceduto il 24.3.2013.
Lo vogliamo ricordare
riportando una parte della
lunga poesia dialettale
composta e letta durante il rito funebre dall’amico Sergio Fezzoli.
Caro Pippo
La nosta èta l’è ‘ncomensàda sfurtunàda
tè sensa ol Papà e me sensa la Mama
……….
To sèret u di noscc facc zò a la buna
l’ ta piasìa fa la batida en prima persuna.
Adess tò mancherè a la famèa, ai alpini, al pais
‘ndo tocc i era tò amis.
Caro Pippo per regordà tot ol tò laurà
l’ seress mia assè u leber olt comè ona cà,
semper en regorderà la tò buna olontà.
Adess da fò de la Al Delà
a la tò zet daga amò ona mà,
e regordes à de noter che en resta chè a trebulà.
Ol Signur, che tò gh’è semper ulit bè,
so en paradis l’avrà preparat per tè
ona pista ‘ndò scià toce dè.
Dio del Cielo, Signur dol paradis
lagh’è ‘ndà so per i mucc ol noster amis.
Ciao Pippo che la tera la ta sies dulsa.
Sergio Fezzoli
BRANZI / ISOLA DI FONDRA
TEMPO DI PASQUA
prile e maggio
tempo di preghiera con il Cristo
Risorto che nella
forza del suo Spirito ci dona i
sacramenti della salvezza dell’anima, segno del suo amore
fedele ed eterno. È in questo
tempo pasquale che si raccolgono le emozioni di piccoli e
grandi impegnati a preparare
le feste dalla prima comunione o confessione coinvolgendo amici e parenti per riunire
le famiglie nel cammino di
fede dei piccoli che è cammino di tutta la famiglia. Emo-
Chiesa a Pasqua
cupazioni di genitori e adulti per il domani dei loro figli
e del loro lavoro, orientare
paure e solitudini di fratelli
carichi di anni. Lo Spirito
Santo e la Madre celeste ci
facciano sentire la presenza
del Risorto tra noi.
Chiesa a Pasqua altare della deposizione
zioni piene di vita che s’intrecciano con la spiritualità
che cresce nei gesti semplici e
quotidiani della famiglia. Lo
Spirito Santo del Risorto, possa far crescere la buona vita
cristiana nella vita di tutti i
giorni grazie alla giovane vita
dei piccoli che crescono in
desiderosi di Vita vera.
Nel mese dedicato alla
Madonna, la preghiera del
rosario e le messe nelle
nostre chiesine diventano il
motivo di elevare a Maria i
desideri più sinceri e trasparenti dei nostri bambini,
orientare i sogni e speranza
di giovani pieni di attese per
il futuro, consolare le preoc-
Lunedì 3 aprile nella
chiesa di Trabuchello si
è celebrato il battesimo
di RAMON PAGANONI figlio di Daniele e
Stefania.
L’ALTA VALLE BREMBANA - 43
BRANZI / ISOLA DI FONDRA
A
BRANZI / ISOLA DI FONDRA
FESTA DELL’ASILO NEL RICORDO DI MONS. LUIGI DRAGO
18-19-20 maggio la festa delle famiglie della Scuola
materna è l’occasione di
stringere legami di comunità
tra famiglie che, attraverso i
bambini, sentono l’appartenenza ad una comunità dove
vivere crescendo insieme
con i propri figli. La messa
all’asilo è il momento del
ringraziamento a Dio per
quanto di buono e bello compie tra noi attraverso l’educazione dei piccoli e per
quanto ha compiuto con le
care suore sempre presenti
nei nostri racconti di vita
buona. Quest’anno il grazie
a Dio Padre abbraccia anche
il ricordo di mons. Luigi Drago, nell’anniversario centenario della sua dipartita da
parroco di Branzi per nuova
destinazione tra i sacerdoti
del Sacro Cuore a Bergamo.
Fu don Luigi ad impegnarsi
per la realizzazione dell’asilo e per la richiesta delle
Suore Sacramentine nella
gestione della scuola. Ascolteremo il racconto della sua
vita e troveremo tante radici
che hanno generato frutti di
vita buona in più di un secolo nella nostra parrocchia
grazie all’asilo.
l 25 aprile un
bel gruppo di
amici ha vissuto una gita
piacevole sul lago Maggiore visitando le Isole
Borromee nel primo vero
caldo primaverile. La
bellezza dei luoghi visitati e l’allegria della compagnia hanno reso davvero bella una gita fuori
porta.
I
44 - L’ALTA VALLE BREMBANA
Gita alle Isole Borromee
Chierichetti di 3ª elementare
abato 13 aprile nella
chiesa di Carona si è vissuta la prima celebrazione del sacramento
della penitenza dei
bambini di seconda elementare. Nell’emozione di piccoli e grandi si
è reso grazie a Dio per
il dono del suo amore
nella festa del perdono.
S
Battesimo di Martina
L’ALTA VALLE BREMBANA - 45
BRANZI / ISOLA DI FONDRA
Prime Confessioni
FESTA DEGLI
ANNIVERSARI
DI MATRIMONIO
BRANZI / ISOLA DI FONDRA
D
omenica 21 aprile nel giorno
di preghiera vicariale per la
famiglia abbiamo vissuto il
ricordo degli anniversari di matrimonio in un bel
clima di ringraziamento e festa.
SOLIDAMENTE VICINI: SOSTEGNO A FAMIGLIE IN DIFFICOLTÀ
el consiglio pastorale parrocchiale si
è discusso il tema
della crisi economica e della crisi di lavoro del
nostro territorio e della nostra
comunità. Si è aperto un dibattito sulle impressioni personali relative all’affanno presunto o reale che molti fratelli
nella nostra comunità stanno
vivendo. La discussione ha
toccato temi generali della
crisi del lavoro originati da
mancanza di disponibilità
economica e una tendenziale
prudenza (se non vera paura)
ad investimenti di ristrutturazioni impegnativi. Da più
voci è emersa la sensazione
forte e spiacevole di essere
abbandonati dalle attenzioni
degli amministratori politici
locali e nazionali su scelte
coraggiose ed efficaci. Si è
anche evidenziata la forte fragilità delle giovani coppie
sempre più impossibilitate ad
N
46 - L’ALTA VALLE BREMBANA
acquistare una propria casa e
sempre più sostenute da genitori pensionati. Nel presentare la giornata vicariale della
famiglia si è proposto di sviluppare pensieri di sostegno
solidale a famiglie segnate
dall’emergenza economica.
Pensiero rimbalzato a livello
vicariale nell’amara considerazione di vedere in chiesa
sullo stesso banco una famiglia che ringrazia il Signore
per la buona salute e il lavoro
garantito e un’altra che chiede aiuto per la perdita del
lavoro del papà, la fatica degli
impegni finanziari con la banca, la necessità di cure mediche per i figli e la nonna non
più autosufficiente. La prima
riesce ogni mese a risparmiare qualcosa per imprevisti
futuri, la seconda non sa più
come sostenere le spese alimentari nella prossima settimana. La stretta di mano nel
gesto della pace diventa ulte-
riore segno di fraternità mancata. Ci si è sentiti in obbligo
di pensare progetti ponte che
mettano in relazione queste
due tipologie di famiglie perché la Chiesa sia efficacemente luogo di relazioni fraterne
nella solidarietà. Con il Centro di Ascolto di San Martino
si stanno attivando pensieri
di sostegno solidale tra famiglie per non restare più indifferenti ad una situazione critica che coinvolge sempre più
famiglie delle nostre comunità. Abbiamo alzato lo sguardo
e raccolto indicazioni dalla
Caritas di Bergamo e da altre
realtà parrocchiali. Ci siamo
impegnati nelle prossime settimane a definire progetti
concreti da attivare in tempi
brevi. Per ora si chiede, a chi
può aiutare, di rendersi disponibile a pensare come e cosa
fare per fratelli in situazioni
difficili.
Don Alfio
CARONA / FOPPOLO / VALLEVE
“IL BATTESIMO” CELEBRAZIONE DELLA VITA
I
Nel battesimo noi celebriamo il
mistero del bambino, chi è nella
sua realtà più profonda e ne permettiamo lo svelamento proprio
mettendolo in relazione con il mistero di Gesù!
Nel rito, Dio entra in contatto con quel bambino,
riversa in lui la sua vita divina, il suo amore incondizionato, la sua protezione, la sua bellezza.
Il rito apre gli occhi anche a coloro che vi prendono parte: dona nuovi sguardi, nuovi comportamenti, nuovi modelli relazionali che nascono dal
prendere coscienza in profondità, alla luce della
fede, che quel bambino
non appartiene solo ai suoi genitori,
percorrerà la sua strada,
un angelo lo condurrà e veglierà su di lui
curando le inevitabili ferite, sostenendolo nelle fatiche e aiutandolo nei pericoli.
Le caratteristiche che la vita possiede e che noi celebriamo nel battesimo si possono spiegare proprio
grazie ad alcuni simboli che compaiono nei riti battesimali.
Il simbolo centrale nel battesimo
è senza ombra di dubbio l'acqua.
L'acqua fonte di vita, evoca l'origine di ogni tipo di vita, sorgente a
cui attingere ("acqua che zampilla
per la vita eterna"), la nostra sete
più profonda è sete di amore, di un
amore che non si esaurisce mai: di
quest'acqua possiamo sempre
bere! Una sorgente che non inaridisce ma è continuamente motivo di
fecondità. Non ne abbiamo forse
bisogno? Noi dove cerchiamo e
crediamo di trovare quest'acqua?
L'acqua della
purificazione
Purificare-rinnovare significa
non essere condannati a ripetere
un destino già scritto. Il bambino
non è determinato esclusivamente
dal passato ma aperto alla novità
che Dio desidera operare in lui.
Ecco cosa intendiamo per nascita
spirituale.
L'acqua che distrugge ciò che è di
ostacolo alla vita.Siamo richiamati
alla forza apportatrice di morte che
può avere l'acqua; non spaventiamoci, prendiamo sul serio la parola “sepolti con Cristo”!?
Vuol dire scendere nella tomba di Cristo e seppellire tutto quello che è di ostacolo ad una vita autentica, ciò che ruota attorno al potere, alla forza intesa
come prepotenza e sopraffazione, alla considerazione imperniata esclusivamente su se stessa; seppellire offese e ferite per non essere schiavi del rancore e della vendetta.
Sappiamo rapportarci anche noi con quel bambino in modo nuovo?
Proponiamo un'esistenza dipendente dal riconoscimento degli altri e dal successo?
O vogliamo vedere in lui il mistero di Dio, il mistero della libertà e dell'unicità?
Domande interessanti che dovrebbero raggiungere coloro che
partecipano al rito del battesimo!
Immersi nella risurrezione e nella
vita nuova:
La fede ci dice che questo bambino non morirà mai, il vero nucleo
della sua persona non svanisce con
la morte; l'amore di Dio a cui partecipiamo ci lega con un vincolo che
la morte non può spezzare
Gli abissi e il cielo aperto
Grazie al brano evangelico del
battesimo di Gesù al Giordano scopriamo altri aspetti dell'acqua e del
battesimo stesso.
Gesù immerso nell'acqua, nella
L’ALTA VALLE BREMBANA - 47
C A R O N A / F O P P O L O / VA L L E V E
l battesimo è un sacramento, ma a molte persone questo concetto
oggi non dice molto.
È un segno efficace posto nella
nostra storia personale che
esprime un legame con Cristo; un
essere introdotti, una iniziazione al
mistero della vita umana, della
propria vita coinvolta nel mistero
della morte e della risurrezione di
Gesù Cristo.
(prosegue da pag. 13)
C A R O N A / F O P P O L O / VA L L E V E
profondità della terra, nell'anima, nell'umanità, nel subconscio... direbbero gli strizzacervelli! Proprio mentre noi
scendiamo nella nostra personale oscurità, sopra di noi si
aprono i cieli. Non rimuoviamo le cose ma le portiamo in
un nuovo orizzonte, quello di
Dio!
La parola che viene dal Padre: io ti accetto incondizionatamente!!!
Cosa vuol dire prendere coscienza in profondità di questa
verità?
Vi propongo al ri-guardo alcune righe tratte dal libro "dal
sopravvivere al vivere":
molti bambini si sentono in diritto
di esistere solo sub condicione.Essi
sentono di essere accettati soltanto se soddisfano a certe
condizioni: se hanno successo, se riescono a fare qualcosa,
se non danno preoccupazioni ai genitori. Cosa succede? Il
bambino pur di essere amato, soffoca di continuo il suo
punto di vista e rimuove tristezza e collera, onde non dare
preoccupazione ai genitori. Attiva una serie di strategie
della prestazione e dell'adattamento che riduce la sua vita
a "sopravvivenza"
Nel battesimo Dio ti dice: tu sei il mio figlio prediletto: ti voglio bene non perché tu fai qualcosa ma
perché sei come sei e così sei il benvenuto, accettato e
amato.
Parliamo di seconda nascita:che senso ha?
Noi non siamo solo la nostra identità biologica;
l'acqua del battesimo resa feconda dallo Spirito
Santo rinnova e sostiene la vita spirituale.
L'olio.
Nel battesimo, il battezzato viene unto due volte:
la prima volta con l'olio dei catecumeni e, successivamente, con il crisma.
L'olio dei catecumeni è l'olio di guarigione:
esprime il fatto che la forza sanante che proviene da
Gesù è più forte delle ferite che il bambino subirà nel
corso della vita. Nessuno di noi può sottrarsi alle ferite che la vita ci riserva.
L'olio ha sempre il significato di tenerezza, di
amore, di attenzione e di carezza amorevole. Non
veniamo lasciati soli con le nostre ferite.
L'unzione con l'olio dei catecumeni dice che Cristo oggi desidera guarire attraverso di noi!
Anche noi siamo resi capaci e invitati ad usare
l'olio della tenerezza, della consolazione, con questo
bambino e non solo!
48 - L’ALTA VALLE BREMBANA
IL CRISMA
Nell'antichità i re e i profeti
venivano unti per dire che avevano ricevuto da Dio una
nuova autorità.
Il crisma è un olio profumato, perché la nostra vita
emani un profumo personale e
vivificante, non l'odore della
morte.
Persone regali: che quindi
esercitano sovranità su se
stesse, che non vengono dominate da niente e da nessuno,
che vivono in prima persona e
non si lasciano vivere, che assumono le proprie responsabilità.
Profeti: profeta è colui che
parla apertamente e in modo
vincolante. Colui che, con la
propria vita, ha da dire qualcosa che può essere detto, in
questo modo, solo attraverso di lui. Capace quindi
di esprimere la sua unicità, non essere “fotocopia”!
Sacerdote: che vede Dio nel mondo e che porta il
mondo a Dio; intermediario tra Dio e gli uomini.
Colui che ha accesso a Dio e con la sua persona lascia trasparire la sua luce perché essa risplenda in
ogni creatura umana.
IL CERO BATTESIMALE
Ogni persona è una speranza per questo mondo.
Una luce appunto!
Il battesimo illumina i nostri occhi affinché possiamo riconoscere la luce di Dio in noi e così illuminare lo sguardo delle persone che ci circondano e riscaldare un po' i loro cuori infreddoliti.
Attenzione!! il battesimo non mostra esclusivamente quello che la persona umana è, ma opera anche una trasformazione. La grazia di Dio è all'opera!
Non facciamo una specie di recita, né compiamo
pratiche magiche, ma piuttosto mostriamo quello
che Dio stesso opera in questa persona, in questo
bambino.
E' Gesù stesso che tocca il bambino e opera in lui.
Viene inserito anche in una comunità più ampia
della propria famiglia: la Chiesa e ciò coinvolge tutti
noi battezzati perché la grazia di Dio ha bisogno di
noi.
Non dimentichiamo che qualcosa succede nella
comunità stessa coinvolta dal mistero di quel bambino e dal mistero della salvezza e della liberazione
donate per mezzo di Gesù Cristo.
Spunti di riflessione sul battesimo tratti da
“il battesimo” Celebrazione della vita,
Anselm Grün, Queriniana
articolo di don Luca Nessi
a settima campana di cui abbiamo parlato nel
numero precedente del bollettino è già stata sostituita e con essa una serie di accessori allegati.
Il lavoro è stato effettuato dalla ditta Rubagotti
Carlo srl di Chiari per un importo totale di euro 6.107,11.
Nelle foto due fasi dell'intervento.
L
DEFUNTI
Guerino Cattaneo “Nole”,
66 anni, nato a Valleve, ora
vi riposa nella speranza in
Cristo.
I funerali sono stati celebrati presso la chiesa dei Santi
Pietro e Paolo il giorno di
mercoledì 27 marzo 2013.
Segnato dalla malattia, ha
saputo ritrovare la voglia
di vivere, circondato dalle
montagne di S. Simone. I
suoi cari lo ricordano per
la sua presenza discreta e
silenziosa.
Sabato 16 marzo la nostra
sorella Parmigiani Marisa
è tornata a Carona dove è
venuta al mondo 82 anni
fa e dove ora riposa nella
pace di Cristo in attesa della resurrezione promessa.
Padre misericordioso,
concedi la dimora della luce
e della pace
e rendili partecipi della gioia
dei tuoi Santi.
Per Cristo nostro Signore.
L’ALTA VALLE BREMBANA - 49
C A R O N A / F O P P O L O / VA L L E V E
LA CAMPANA DI CARONA, DETTO E FATTO
L’ARTE IN ALTA VALLE BREMBANA
L’ARTE IN ALTA VALLE BREMBANA
IL CULTO DI S. CATERINA D’ALESSANDRIA
ssai antico e diffuso nelle nostre
comunità religiose dell’Alta
Valle, è stato il culto di S. Caterina d’Alessandria, ricordata e
venerata con affreschi e quadri e con la
dedica di cappelle, nelle nostre chiese.
La storia di S. Caterina ci è stata tramandata nelle Passio o Conversio (racconti della vita dei martiri) dei sec. VI e VII, nella
Leggenda Aurea del X sec., mentre il culto
in occidente ci è stato portato nel XII sec.
soprattutto dalle Crociate che hanno ricollegato l’antico oriente, culla del Cristianesimo, con l’occidente centro della nuova
Chiesa.
A
ISOLA DI FONDRA
Fondra Chiesa di S. Lorenzo
“Ancona centrale a due ordini in legno intagliato
e dorato, con sei statue. Anno 1545”.
PIAZZA BREMBANA
Chiesa di s. Martino
Olio su tela “S. Caterina d’Alessandria intercede
per le anime del Purgatorio. Autore Lazzarini.
Caterina (287-305 d.C.), nome che etimologicamente
dal greco vuol dire donna pura, era una bella diciottenne cristiana, abitante ad Alessandria d’Egitto e figlia di
re o nobili, quando nel 305 venne nominato governatore ad Alessandria Massimino Daia, uno dei quadrunviri dell’impero romano. Grandi furono le feste ed i sacrifici, anche umani, per il suo arrivo ad Alessandria.
Caterina, da cristiana, si rifiutò di sacrificare al re e agli
dei e lo affermò davanti a Massimino, che colpito dalla
sua bellezza, le propose il matrimonio. Al suo rifiuto,
Caterina venne torturata e condannata ad essere straziata nel corpo da una ruota dentata, che però miracolosamente si spezzò. La santa allora fu decapitata. Era
l’autunno del 305. La leggenda dice che il suo corpo fu
miracolosamente portato dagli angeli da Alessandria
sul monte Sinai, dove ancor oggi l’altura vicina a Gebel
Musa (Montagna di Mosè) si chiama Gebel Katherin,
sotto la quale venne poi costruito un grande monastero,
dove il corpo della santa, che emanava olio e latte miracolosi, ancor oggi è venerato. La santa era invocata
come protettrice dei filosofi e degli studenti (ricordando
la sua dotta diatriba dottrinale con i saggi di Massimino), dei mugnai, (riferendosi alla ruota spezzata del suo
martirio) e delle apprendiste sarte che dal suo nome
saranno poi chiamate “caterinette”. Santa Caterina era
L’ALTA VALLE BREMBANA - 53
L’ARTE IN ALTA VALLE BREMBANA
soprattutto invocata per il suo grande potere di
intercessione presso Dio per le anime purganti e
per questo è stata la santa protettrice delle Confraternite dei Morti e fin dal 1063 venne fondato
l’Ordine di S. Caterina. Il culto della santa ebbe
grande diffusione soprattutto in Francia, dove la
Santa fu una delle voci ispiratrici di S. Giovanna
d’Arco. E’iconograficamente raffigurata con
l’anello al dito, segno d’unione con Dio, con la
palma del martirio e con ai piedi o accanto la ruota dentata, strumento del suo martirio.
In Alta Valle, fin dai tempi antichi, troviamo
che a S. Caterina d’Alessandria era dedicata una
cappella con altare nella parrocchiale di S. Margherita di Cusio, come ci viene documentato nei
verbali della visita pastorale di S. Carlo nel 1566.
Anche nella chiesa madre di S. Martino in PiazzaLenna alla Santa era dedicata l’importante cappella in lato epistola dell’altare maggiore, decorata
prima con icona e statua lignea e ai primi del ‘700
con grande telere del pittore veneziano Gregorio
Lazzarini. Immagini della Santa sono presenti in
quasi tutte le antiche chiese ed oratori della valle.
Nella chiesa madre di S. Brigida, oggi santuario
dell’Addolorata, fra gli affreschi sotto il portico,
alla porta degli uomini, vediamo la bella immagiVALTORTA
ne
di S. Caterina, che si erge orgogliosa, con la
Polittico
palma del martirio, sulla ruota dentata sotto i
“Madonna con Bambino e Santi” (1520-1530)
suoi piedi, raffigurata accanto a S. Margherita, S.
Paolo e S. Giovanni Battista. Sempre a S. Brigida nell’oratorio di S. Rocco, al Caprile Alto, nel grande
polittico affrescato della parete di fondo, viene raffigurata S. Caterina, nel riquadro in alto a destra,
accanto alla figura del Cristo morto sull’avello e a quella di S. Brigida. Nella parrocchiale di S. Maria
Assunta di Valtorta sul presbiterio a sinistra in alto, sopra il banco degli arredi, si può ammirare uno
stupendo polittico del primo ‘500, proveniente dall’Oratorio di S. Antonio alla Torre. In questo polittico di stile fortemente lombardo per l’aderenza alla realtà nelle figure, nel riquadro in alto a destra,
accanto al Cristo morto sorretto dalla Vergine tra gli angeli e a S. Ambrogio, ecco S. Caterina quasi in
adorazione del Cristo. La Santa, adornata con diadema regale e con accanto in basso la ruota del martirio, si distingue ed si affaccia quasi dal soppalco con la sua palma del martirio ben pronunciata
sopra i contorni. Anche nella parrocchiale di S. Lorenzo in Fondra troviamo l’immagine di S. Caterina. Qui il presbiterio è dominato al centro del coro da una grande ancona lignea a due ordini sovrapposti, di legno intagliato, dorato e colorato con sei statue a rilievi policromi. Datata 1545 questa è una
felice opera di artisti forse della valle. Nei tre riquadri in alto, sotto il Cristo morto sull’avello, ecco la
statua della Vergine tra S. Margherita a sinistra e S. Caterina a destra. La nostra santa , quasi in posa
di presentazione, regge assorta la palma del martirio, mentre con la sinistra si appoggia alla ruota
dentata. Nella parrocchiale di S. Giacomo in Averara, l’altare della Madonna si distingue per la bella
pala della Madonna in trono con il Bambino e le sante vergini Caterina, Lucia, Apollonia e Cristina.
Un cartellino ai piedi di S. Caterina reca la scritta Joa Baptista Guarinoni de Averaria pingebat 1576.
L’opera è l’unica documentata in valle del grande pittore Gian Battista Guarinoni (1548-1579ca.),
discepolo dello zio Cristoforo Baschenis il Vecchio e maestro del grande Gian Paolo Cavagna de
Petiis, di famiglia sempre originaria della Valle Averara. In questa pala d’altare, S. Caterina è rappre-
54 - L’ALTA VALLE BREMBANA
L’ARTE IN ALTA VALLE BREMBANA
AVERARA
Chiesa di S. Giacomo
“Madonna con Bambino e Santi”
Tela ad olio, Gian Battista Guerinoni
d’Averara. Anno 1576.
sentata come una moderna e nobile signora del tempo,
vestita d’ampi e ricchi panneggi lucidi e signorili, che ci
guarda come da una posa ben studiata. Regge con noncuranza la palma del martirio, mentre il piede sinistro rialzato
poggia sulla ruota uncinata e spezzata. L’opera nell’impostazione scenografica tra le colonne e il drappo di fondo
come una quinta teatrale, richiama le grandi tele in Bergamo
del Lotto, così come la squillantezza dei colori. Il verismo
delle figure, piccole e tondeggianti proprio come quelle della valle e che ci richiamano quasi quelle del serinese Palma
il Vecchio, sono il segno di un manierismo proprio del tempo e di cui il Guerinoni fu capace e riconosciuto interprete.
La S. Caterina e le altre si sono fatte compagne delle compaesane e del popolo orante la Vergine. Da ultimo, monumentale è il grande telere di S. Caterina, posto alla parete in
centro la navata della chiesa di S. Martino, un tempo collocato nella cappella accanto l’altare maggiore dedicata
appunto alla Santa e di pertinenza della Confraternita dei
Morti. L’opera è riferita al grande pittore veneto Gregorio
Lazzarini (Venezia 1655-Villabona Veronese 1730) ed è databile al 1706. Gregorio Lazzarini fu uno dei massimi pittori
manieristi veneti. Non abbandonò mai Venezia, tranne gli
ultimi anni di vita, protetto e richiesto dalle famiglie più
nobili. La sua opera più conosciuta è la decorazione dell’arco Morosini nella sala dello scrutinio al Palazzo Ducale. Alla
sua scuola si formò il grandissimo pittore Gian Battista Tiepolo. La sua opera è qui giunta grazie alla liberalità dei
nostri emigranti che si ricordavano della loro chiesa e desideravano essere per sempre ricordati. Nella scena del quadro, S. Caterina, rappresentata allo stile del Veronese come
la Regina Venezia, è inginocchiata su una nube davanti a
Gesù risorto, mentre implora perdono per le anime del purgatorio, in un angolo in basso imploranti a braccia protese
tra le fiamme. Ai piedi della santa, sempre incoronata come
la figlia del re, la palma del martirio, mentre al fianco sullo
sfondo in penombra un angioletto regge la ruota dentata. La
scena è rappresentata in diagonale con quella felice intuizione e scuola propria del Tiziano. Vivi e brillanti sono i colori,
come marcati ad effetto i chiaroscuri e realistiche le figure
delle anime purganti. L’opera ci richiama proprio il culto
che si aveva per S. Caterina, quale grande intermediaria con
Gesù per la liberazione delle anime purganti.
Questi alcuni momenti dell’arte nelle nostre chiese, riferita al culto di S. Caterina.
Mino Calvi
S. BRIGIDA
Chisa di S. Rocco a Caprile Alto
“Madonna con Santi”,
affresco scoperto, Secolo 1400
L’ALTA VALLE BREMBANA - 55
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Nuova serie Anno XXXI - Pubb. Mensile