L'ARENA Domenica 22 Marzo 2015 ç 24 Cronaca Cronaca 25 L'ARENA Domenica 22 Marzo 2015 Verona,ilconflitto,lestorie Lacittà eil Centenario/38 1914 1918 LA GRANDE GUERRA Lapietàdopo ilmassacro Eccoun’altra paginadistoria probabilmentepoco conosciuta: la genesidelMilite Ignoto, ilsoldato senzanome che fu trovato, come moltialtri,grazieadun ufficialedi stanzaa Verona,Silvio Toffano, cheandòa comandareil Servizio curee onoranze salmedei Caduti inguerra, effettuatonelcorso del 1921. PERSONAGGI. Il raccontodellafigliadelgeneraleSilvioToffano,capitanodurantelaGrandeguerra,acapodelServiziocureeonoranzedellesalmetrovatenelletrincee «Cosìmio padre davaun nomeai Caduti» Traicorpiritrovatitrailfango eidetriti nevenne sceltouno a simboloditutti i militarimorti: ilMilite Ignoto oggialVittoriano Elena Cardinali Un atto di riparazione nei confronti dei soldati morti in trincea rimasti insepolti. Così Teresa Maria Toffano Zenati, 91 anni, nella sua casa in via Ederle, a Borgo Trento, descrive lo stato d’animo di suo padre, il generale dell’esercito Silvio Toffano, che nel 1921 decise di assumere volontariamente, allora come capitano, il comando del Servizio cure e onoranze salme Caduti in guerra, con il compito di scavare nelle trincee della Grande Guerra. Lo scopo era duplice, spiega la signora, ex insegnante di Lettere, che conserva un’invidiabile vivacità intellettuale unita a una memoria straordinaria: «Si voleva restituire alle madri e alle famiglie i resti dei soldati morti al fronte, i cui corpi per varie circostanze erano rimasti nelle zone di combattimento, e si voleva esumare la salma del milite ignoto da portare all’Altare della Patria a Roma». SILVIO TOFFANO era nato ad Agna, in provincia di Padova, il 31 ottobre del 1893 e dopo gli studi entrò nell’esercito. La Ilcomando delleoperazioni diricercae recuperoeraa Vertoibaedurò pertuttoil1921 sua prima nomina come capitano fu nel 57˚ Fanteria di stanza a Padova. Ufficiale di carriera, nel 1916 è protagonista con il suo Battaglione della liberazione di Gorizia. Verrà poi fatto prigioniero dagli Austriaci e internato a Mauthausen, allora campo di prigionia, e poi portato alla stazione di Vienna e quindi in Ungheria in un campo di prigionia con i russi. Riuscirà a fuggire nel 1918 e, dopo aver attraversato l’Europa a piedi, arriva al molo Audace di Trieste. L’ufficiale fu anche uno dei primi osservatori aeronautici. Nel settembre del 1919, alla guida di un velivolo Caproni, raggiunse Gabriele D’Annunzio a Fiume per la storica impresa del Vate il 12 settembre, quando proclamò l’annessione della città istriana all’Italia. Nel 1939, alla vigilia della seconda guerra, Silvio Toffano è ancora nell’esercito con il grado di colonnello e, a Verona, dopo l’8 settembre 1943, diventerà l’autorità militare più alta in grado fino ai giorni della Liberazione. Muore a Verona il 14 dicembre del 1969. ILRECUPEROe il riconoscimento delle salme dei soldati, continua la signora Toffano Zenati, «fu un’impresa immane. Mio padre tornò nelle trincee del Podgora, della Bainsizza e di Gorizia dove aveva combattuto, scavando nel fango con eroica pietà i resti dei militari, per ricomporli e consentirne l’esame per il riconoscimento. Talvolta si rese necessario calarsi in profonde cavità con corde lunghissime per recuperare i corpi, o meglio, quel che ne restava attaccato alle divise, di tanti militari rimasti nella terra e nel fango. A molti di quei poveri corpi fu dato un nome grazie alle piastrine di riconoscimento. Le salme che non l’avevano più dovevano essere riconosciute da oggetti personali, foto, talvolta solo da qualche caratteristica somatica. Un compito ingrato, soprattutto per i familiari la cui unica consolazione era poter dare una degna sepoltura ai loro cari. Il comando delle operazioni di recupero di questi poveri resti era a Vertoiba, vicino a Sacile, con grande spiegamento di mezzi, l’utilizzo di tremila uomini e di cavalieri provenienti dalla Scuola di Pinerolo. Le operazioni di recupero e riconoscimento durarono per quasi tutto il 1921, fino al 4 novembre, quando la salma del milite ignoto, scelta tra 11 corpi che non era stato possibile riconoscere, venne portata ad Aquileia e poi, a Roma». LA NOTIZIA dell’istituzione del Servizio Cure onoranze salme Caduti in guerra ebbe un’eco profonda in tutta Italia, continua la signora Toffano Zenati, «con il continuo affluire delle madri e dei parenti dei Caduti in guerra dal capitano Silvio Toffano che sovraintendeva personalmente ai riconoscimenti dei corpi recuperati tra il fango e i detriti. L’ufficiale era solito girare a cavallo nelle zone dove si svolgevano le ricerche, pronto a dare il suo contributo alle identificazioni. Il suo nome era diventato famoso anche perchè pubblicava quotidianamente sul Corriere della Sera, al piede della prima pagina, i nomi dei soldati di giorno in giorno riesumati e riconosciuti dalle piastrine delle divise. Il Corsera divenne così la "longa manus" del ca- Per me hanno un valore immenso». Ilcapitano Silvio Toffanonel 1921 mentrecontrollaalcune salmeappenaritrovate nelletrincee pitano Toffano per avvertire le madri dei Caduti del ritrovamento dei loro figli». TeresaMaria ToffanoZenati, la figliadelgenerale FOTO MARCHIORI E A QUESTO PUNTO la signora Teresa Maria racconta un episodio legato a questo bollettino post bellico, lanciando un appello: «Mio padre aveva conservato tutti i numeri del Corriere della Sera del 1921 con i resoconti di quella sua grande opera umanitaria. Purtoppo nella seconda guerra mondiale parte della nostra casa di Borgo Trento venne requisita dai militari agli ordini di un maggiore tedesco, per controllare mio padre e tutta la sua famiglia. Fu allora che, per scongiurare il rischio di venir tutti deportati in Germania, che mio padre distrusse la sua raccolta del Corsera e tutti i documenti bellici. Oggi io chiedo alla proprietà del Corriere della Sera di donarmi copia di qugli articoli del 1921. LEVICENDE del capitano Toffano nella Grande Guerra s’intrecceranno anche con la sua vita privata. «Tra le migliaia di madri "orfane" dei loro figli», racconta la signora Toffano Zenati, «ci fu anche mia nonna materna, che viveva in Istria, appena liberata dal dominio austriaco. Mandò la figlia Elisabetta, «Lisetta», a Gradisca, dal capitano Silvio Toffano, affinchè le restituisse la salma del figlio primogenito Anteo Signorotti, volontario giuliano e dalmata che, come Nazario Sauro, Fabio Filzi e Cesare Battisti, sarebbe stato impiccato se fosse finito nelle mani degli Austriaci che considervano quelli come lui dei traditori. Ma Anteo morì nel 1916 tra le trincee del Monte San Michele a causa del gas lanciato dagli Austriaci, violando ogni convenzione internazionale. Lisetta riconobbe il fratello dalla dentatura, che era perfetta, e ne riportò i resti a Buie, dove abitava. Ad Anteo venne poi conferita la medaglia d’oro e dedicata una targa posta sul muncipio di Buie. Tutto, però, venne distrutto nella seconda guerra, quando l’Istria finì alla Iugoslavia e quasi gli Italiani cacciati via dopo aver confiscato loro tutto. Comunque, da quell’incontro nacque la mia famiglia: il capitano, nel il 26 novembre del 1922, sposò la bella Lisetta. Io nacqui a Padova nel settembre dell’anno dopo». Alle vicende della ricerca del milite ignoto, con una trama molto simile alle vicende del capitano Toffano e della bella Lisetta, è ispirato il film «La vita e niente altro» del 1989 del regista francese Bertrand Tavernier, con Philippe Noiret e Sabine Azéma. • Paginaa cura diMaurizioBattista LASTORIA. MariaBergamas,madre diun irredentomorto in combattimento, scelselasalma di unosconosciuto Unasceltaper onorarela memoria I resti del militare, indicato tra 11 mai identificati, vennero portati a Roma con un corteo solenne Nel 1920 l'allora colonnello Giulio Douhet, sulla scorta di analoghe iniziative già attuate in Francia e in altri Paesi coinvolti nella Grande Guerra, propose per primo in Italia di onorare i Caduti italiani le cui salme non furono identificate con la creazione di un monumento al milite ignoto a Roma. Fu quindi deciso di creare la tomba del Milite Ignoto nel complesso monumentale del Vittoriano a Roma. Sotto la statua della dea Roma sarebbe stata tumulata la salma di un soldato italiano sconosciuto, selezionata tra quelle dei caduti della prima guerra mondiale. La scelta fu affidata a Maria Bergamas, madre del volontario irredento Antonio Bergamas che aveva disertato dall' esercito austriaco per unirsi a quello italiano ed era caduto in combattimento senza che il suo corpo fosse mai ritrovato. Il 26 ottobre 1921, nella basilica di Aquileia, Maria Bergamas scelse il corpo di un soldato tra undici altre salme di caduti non identificabili, raccolti in diverse aree del fronte. La donna fu condotta di fronte a undici feretri allineati e, dopo essere passata davanti ad alcuni di essi, non riuscì a proseguire nella ricognizione e gridando il nome del figlio si accasciò al suolo davanti a quello che divenne il feretro prescelto, che fu in seguito collocato sull'affusto di un cannone e, accompagnato da reduci decorati con la medaglia d'oro al valor militare e più volte feriti, fu deposto su un carro ferroviario appositamente disegnato. Le altre dieci salme rimaste ad Aquileia furono tumulate nel cimitero di guerra che circonda il tempio romano, nella «Tomba dei dieci militi ignoti», realizzata dall'architetto Guido Cirilli. Il viaggio si compì sulla linea Aquileia-Roma, passando per Udine, Treviso, Venezia, Padova, Rovigo, Ferrara, Bologna, Pistoia, Prato, Firenze, Arezzo, Chiusi, Orvieto a velocità moderatissima in modo che presso ciascuna stazione la popolazione avesse modo di onorare il caduto simbolo. Furono molti gli Italiani che attesero, a volte anche per ore, il passaggio del convoglio al fine di poter rendere onore al caduto. Il treno infatti si fermò in tutte le stazioni. La cerimonia ebbe il suo epilogo nella capitale. Tutte le rappresentanze dei combattenti, delle vedove e delle madri dei caduti, con il Re Vittorio Emanuele III d'Italia in testa, e le bandiere di tutti i reggimenti mossero incontro al Milite Ignoto, che da un gruppo di decorati di medaglia d'oro fu portato nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri. La salma venne posta nel monumento il 4 novembre 1921; L'epigrafe riporta la scritta Ignoto militi e le date MCMXV (1915) e MCMXVIII (1918), gli anni di inizio e fine del conflitto. Nel corso degli anni Trenta il feretro del Milite Ignoto venne traslato nella cripta inter- Ilcapitano Toffano con ilvelivolo chepilotòper l’impresaa Fiume na del Vittoriano denominata sacello del Milite Ignoto dove tuttora si trova. Parti della cripta e del sepolcro sono realizzate con materiali lapidei provenienti dalle montagne teatro degli scontri della prima guerra mondiale, tra cui il Grappa e il Carso. Nel 2011, dal 29 ottobre al 2 novembre, in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell' Unità d'Italia e del novantesimo anniversario della traslazione della salma da Aquileia a Roma, vi fu la rievocazione storica del viaggio in treno.Il Milite Ignoto fu decorato con la Medaglia d'oro al valor militare nel 1921. • Lafamiglia GiuseppeToffanofu direttoredeL’Arena Unaltroillustrepersonaggio degnodinota è l’avvocato GiuseppeToffano, fratellodi Silvio,chetra il 1929e il1930 fudirettore delgiornale L’Arena.Anche lui partecipò comeufficialediStato maggioreallaprimaguerra mondiale,meritandosi la medagliad’argento. Dopo la guerraentròal Ministerodegli Internidapprima come magistratoalleacque e successivamente come prefettodi Siena,Pistoia,Forlì e Bari.Quindi vennenominato direttoregenerale delturismo e futra i sostenitori della creazionediunministero dedicato«a questosettore vitaledell’economia nazionale», comescrivono le cronache dell’epocadeL’Arenache ne pubblicòil necrologionel1970. Ancheil marito della signora Toffano, AntonioZenati, medicopneumologo scomparsonel1986, fu presidentedelComitato nazionaledi Liberazionedi Ilcapitano SilvioToffano Pescantinae ricevettela medaglio d’orodella Resistenza e degli Istituti Ospitalieri.Alui è dedicata unaviaa Pescantina.Dal matrimoniotra TeresaMaria Toffano e AntonioZenati sono natidue figli,Marco,medico cardiochirurgo(trai suoi maestri ChristianBarnard) cheinsegna ad Harvard,a Boston,e Silvia, avvocatoe commercialistaa Verona,entrambisposati e con figli,Nicolae Mariangela (da parte diSilvia),Giovanni, Francesco e Alessandroda parte diMarco.