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MAZZIANA
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GIORGIO FEDALTO
SAN MARCO DA AQUILEIA A VENEZIA
Saggi su Terre e Chiese venete
CASA EDITRICE MAZZIANA
VERONA 2014
Questo volume viene diffuso
in cinquecento esemplari numerati
ideato e realizzato graficamente
in carattere Goudy Old Style dalla
CASA EDITRICE MAZZIANA
finito di stampare nel marzo 2014 dalla
CIERRE GRAFICA
di Caselle di Sommacampagna (Verona)
su carta Grifo Vergata Fabriano
rilegato a cura della
LEGATORIA BERTO
di Conselve (Padova)
Copyright © 2014, Casa editrice Mazziana, Verona
Via San Carlo, 5
37129 Verona
[email protected]
Prima edizione: marzo 2014
ISBN 978-88-97243-14-4
Stampato presso
Cierre Grafica
Caselle di Sommacampagna (Verona)
Stampato in Italia
PREMESSA
Il volume riunisce contributi apparsi nello scorso cinquantennio in riviste, atti di
convegni o collane difficilmente rintracciabili e reperibili. Non si tratta di lavori organici e completi, ma di saggi su aspetti diversi relativi a san Marco, al patriarcato di
Aquileia, alle diocesi venete, alla Chiesa veneziana, occasionati da varie circostanze.
Il concetto di Chiesa include qui sia i territori, sia i fatti storici, le analisi di testi, la
devozione popolare, l’agiografia, la storia della spiritualità.
Trattandosi di argomenti approfonditi e presentati in epoche diverse sono state
possibili nuove ricerche che hanno indotto a ripubblicare i testi con alcune modifiche,
non tenendo conto di chi ha scritto posteriormente, e poteva meglio vedere e capire di
chi ha pensato e scritto in precedenza. Per le possibili ripetizioni, che si è ritenuto di
lasciare, viene utilizzato un corpo grafico minore, e così per le citazioni più lunghe.
Viene sempre indicata la fonte da cui è stato ripreso il testo originale.
Guardando al cammino compiuto lungo gli anni della propria attività nel settore
storico-religioso, un obiettivo di fondo è di contribuire perché non si spenga tale riflessione, sempre debitrice del messaggio ebraico-cristiano che resta all’origine della civiltà
odierna. La storia del passato lo può attestare.
È doveroso ringraziare partitamente gli editori delle prime pubblicazioni. Considerando il lavoro compiuto non si può ignorare chi lo ha reso possibile, chi ne ha aperto
la strada ed ha aiutato a proseguirla. È dunque opportuno essere riconoscenti a molti:
il loro elenco sarebbe lungo! A tutti un ricordo e un ringraziamento.
L’AUTORE
PIANO DELL’OPERA
Abbreviazioni..................................................................................................pag. 5
Premessa ..............................................................................................................7
PARTE PRIMA: SAN MARCO
I.
San Marco tra Babilonia, Roma e Aquileia:
nuove ipotesi e ricerche ...................................................................11
II.
Dalla predicazione apostolica in Dalmazia ed Illirico alla
tradizione marciana aquileiese. Considerazioni e problemi.......27
III.
Storicità e antistoricità della presenza di san Marco
ad Aquileia ..................................................................................39
IV.
Pietro e Marco nella tradizione veneto-aquileiese.
Il problema di Roma ..................................................................53
V.
Pietro e Marco: elementi di agiografia .......................................65
PARTE SECONDA: IL PATRIARCATO DI AQUILEIA
VI.
I Padri della Chiesa di Venetia et Histria......................................81
VII.
L’apostolicità della Chiesa di Aquileia nel secolo IV .................93
VIII.
Pietro e Marco, Ermagora e Prosdocimo ..................................103
IX.
Origine, funzionamento e problemi del patriarcato
(secoli VI-X) ...............................................................................113
X.
Il patriarca Paolino tra religione e regno franco.......................135
XI.
La fine del patriarcato di Aquileia............................................155
PARTE TERZA: LE DIOCESI VENETE
XII.
Influssi greco-bizantini nel Cristianesimo veneto ....................177
XIII.
San Gregorio Magno (590-604) e i suoi interventi
per l’unità ecclesiastica nel Veneto orientale............................187
XIV.
Jesolo nella storia cristiana tra Roma e Bisanzio.
Rilettura di un passo del Chronicon Gradense ...........................199
6
PIANO DELL’OPERA
XV.
La diocesi di Concordia. Le origini ..........................................213
XVI.
Reliquie di martiri in area veneta:
il caso di Concordia Sagittaria (Venezia) ..................................237
XVII.
Il vescovado di Caorle dalle origini al Trecento ......................251
XVIII.
Cittanova Eracliana...................................................................271
XIX.
Cittanova Eracliana e le origini di Venezia ..............................289
XX.
Treviso. Dalle origini alla dominazione veneziana (1388)........307
XXI.
Nomine vescovili a Treviso fino al Quattrocento.....................337
XXII.
Ricerche sulla storia religiosa del Mestrino (Venezia)
dalle origini al secolo XIII.........................................................347
XXIII.
Il culto dei santi a Mestre..........................................................371
XXIV.
Note di vita religiosa a Mestre dal concilio di Trento al 1800 ....407
XXV.
Una pergamena bessarionea.
L’istituzione della parrocchia di Oriago....................................431
XXVI.
L’evangelizzazione del territorio trevigiano dalle origini
all’alto Medioevo: ipotesi per la Castellana ..............................437
XXVII.
Ipotesi sulla traslazione delle reliquie di san Luca a Padova ....453
XXVIII. Il cardinale Gregorio Barbarigo e l’Oriente .............................463
XXIX.
Osservazioni sull’esperienza mistica
di suor Maria Nazarena dell’Addolorata (1915-1958) ..............487
XXX.
I Trattati di Zenone, vescovo di Verona ....................................501
XXXI.
Storiografia recente sulla figura e l’opera di Gregorio XVI......513
XXXII.
La chiesa parrocchiale di Cortina d’Ampezzo
e il patriarcato di Aquileia ........................................................535
XXXIII. L’Opera omnia di Albino Luciani. Premessa e conclusioni .......561
PARTE QUARTA. LA CHIESA VENEZIANA
XXXIV. Organizzazione ecclesiastica e vita religiosa:
cronachistica antica e storiografia moderna .............................579
XXXV.
Introduzione alla cronachistica.................................................595
7
PIANO DELL’OPERA
XXXVI. Le origini della città di Venezia tra antiche fonti
e recente storiografia.................................................................609
XXXVII. Le origini della diocesi di Venezia ............................................631
XXXVIII.La diocesi nel Medioevo ...........................................................647
XXXIX. La Chiesa patriarcale di Venezia...............................................673
XL.
Le minoranze straniere a Venezia tra politica e legislazione ....689
XLI.
Le minoranze a Venezia: i Greci ...............................................707
XLII.
Diaspora di Greco-ortodossi a Venezia .....................................717
XLIII.
La comunità greca, la Chiesa di Venezia,
la Chiesa di Roma.....................................................................733
XLIV.
Influsso bizantino e presenza armena a Venezia ......................751
XLV.
Considerazioni e ipotesi sulle discussioni veneziane
di Cirillo e Metodio (867) .........................................................761
XLVI.
Paolo Sarpi (1552-1623) e la Chiesa ortodossa
nella Repubblica di Venezia......................................................779
XLVII.
Appunti inediti sulla comunità dei Greci veneziani
nella corrispondenza dell’oratoriano
padre Giambattista Bedetti (1623-1697)...................................787
XLVIII. Elena Lucrezia Cornaro Piscopia (1646-1684)
tra spiritualità claustrale e secolare
nella Venezia del Seicento ........................................................795
XLIX.
Spiritualità claustrale di Clarisse veneziane
dell’Ottocento: Regina Facchi ..................................................809
L.
Un ecclesiastico veneto tra concilio e post-concilio.
Albino Luciani: dalle montagne alla laguna .............................817
LI.
Antichi testi mariologici veneziani ...........................................833
LII.
Il reliquiario della Corona di spine di Venezia ........................845
LIII.
Reliquie bizantine a Venezia dopo la quarta crociata.
Il caso di santa Marina..............................................................863
LIV.
I Veneziani tra Chiesa greca e Chiesa latina.............................871
Indice dei nomi............................................................................................893
8
Capitolo III
STORICITÀ E ANTISTORICITÀ
DELLA PRESENZA DI SAN MARCO AD AQUILEIA
1. Relativamente a Marco e alla composizione del suo Vangelo siamo in
presenza di due tradizioni parallele. La prima risale al più antico storico della
Chiesa, Eusebio di Cesarea: agli inizi del secolo IV scriveva che Pietro era venuto a Roma per annunciare il Vangelo1. I suoi ascoltatori «scongiurarono
infatti Marco (di cui ci è pervenuto il Vangelo), seguace di Pietro, con preghiere
di ogni tipo di lasciare un resoconto scritto dell’insegnamento che egli aveva
dato loro oralmente»2. Secondo lo stesso Eusebio furono gli ascoltatori di
Pietro ad incaricare Marco di mettere per iscritto quello che sarebbe stato
chiamato il Vangelo “secondo Marco”. Pietro «acconsentì alla lettura del testo
nelle Chiese».
Esiste pure un’altra tradizione, sempre su predicazione e composizione
del Vangelo marciano. Circa nel 380 a Bisanzio, Gregorio, vescovo di Nazianzo, nell’orazione XXXIII sottolineava la connessione di Pietro con l’evangelizzazione di Marco in Italia. Nella seconda metà del secolo IV, nella capitale
dell’impero romano d’Oriente si diceva dunque che Marco era venuto ad
evangelizzare l’Italia: il domenicano Bernardo Maria de Rubeis (1687-1773)
identificava tale toponimo con la regione padana e talvolta anche con la Venezia, mentre le altre parti della penisola erano chiamate col loro nome regionale. Dello stesso avviso sono pure gli storici della Roma antica, per i quali
il basso impero conosceva solo l’Italia annonaria, quella settentrionale, nota
come vicariato d’Italia, e l’Italia meridionale, conosciuta come vicariato di
Roma3.
2 Il testo è stato dedotto dal volume Il Vangelo dei Principi. La riscoperta di un testo mitico tra
Aquileia Praga e Venezia, a cura di G. BRUNETTIN, Udine 2001, pp. 3-12.
1
EUSEBIO, Storia, II, p. 112.
2
EUSEBIO, Storia, II, XV, p. 112.
3
Contra Arianos et de se ipso, PG, XXXVI, col. 228: «sit sane Petri Iudaea. Quid Paulo cum gentibus
9
III. STORICITÀ E ANTISTORICITÀ
Sulla linea di quanto si sapeva nel secolo IV a Costantinopoli, nel 631 l’imperatore bizantino Eraclio inviava a Grado la cattedra di san Marco, ricuperata
ad Alessandria d’Egitto. Sono poi note le affermazioni di Paolo Diacono
(783/786) e del sinodo di Mantova (827), che ricordano la venuta di Marco ad
Aquileia inviato da Pietro a predicarvi il Vangelo: lo stesso Pietro aveva pure
mandato per la stessa ragione Apollinare, Leucio ed Anatolio a Ravenna, Brindisi ed a Milano4. Più tardi, nel Trecento, nella Chronica per extensum descripta
Andrea Dandolo, doge veneziano e cronista, riassumendo la tradizione storiografica e cronachistica precedente riproponeva quanto riferito da Eusebio, vale
a dire che Marco mise per iscritto la predicazione romana di Pietro, e «preso
con sé il Vangelo che lui stesso aveva scritto giunse ad Aquileia per ordine di
Pietro», predicò, operò prodigi e conversioni e «in seguito alle suppliche dei
neoconvertiti, fece trascrivere il suo Vangelo e lo diede loro da rispettare, testo
che ancora oggi è oggetto di estrema devozione in questa Chiesa»5. Egli avrebbe
retto la Chiesa di Aquileia quasi due anni e mezzo, per tornare poi a Roma
conducendo con sé Ermagora, consacrato vescovo da Pietro e rimandato ad
Aquileia. Pietro avrebbe invece mandato Marco in Egitto.
Le due tradizioni tuttavia non si annullano, semmai si integrano a vicenda. Quanto però pone dei problemi non sono i racconti in sé, ma piuttosto l’attendibilità dell’invio di Marco da parte di Pietro – storicità dunque ed
antistoricità di tale presenza –, invio che oggi dovremmo riconsiderare in
modo più sereno. Dopo tanti rinvenimenti archeologici, epigrafici, dopo letture e riflessioni più obiettive, non vi è chi oggi dubiti della venuta di Pietro
a Roma, come si faceva fino a decenni addietro, quando quei dubbi ne trascinavano altri, ad esempio sui suoi discepoli, compreso Marco. Ma se Pietro
è venuto a Roma, portando con sé dei discepoli, allora non è per niente inverosimile pensare che li abbia poi inviati nelle varie città della penisola ad
evangelizzare. Sarebbe strano il contrario. Il problema, a mio parere, non è
di svalutare aprioristicamente la storicità dei dati relativi a Marco, quanto invece di riconsiderare i suoi possibili spostamenti, valutando gli appoggi documentari su cui si fondano.
commune, Lucae cum Achaia, Andreae cum Epiro,Thomae cum India, Marco cum Italia?»; B. DE RUBEIS,
Monumenta, col. 6; cfr. S. MAZZARINO, L’impero romano, III, Roma-Bari 1973, p. 778.
4
MGH, Scriptores, ed. G. H. PERTZ, II, Hannoverae 1829, p. 261; FEDALTO, Aquileia, p.
47; per le successive testimonianze su s. Marco, cfr. R. GRÉGOIRE, Riflessioni sull’agiografia marciana, in San Marco, aspetti storici ed agiografici, a cura di A. NIERO, Venezia 1996, pp. 411-427.
5
DANDOLO, Chronica, IV, 1, p. 10; Cronache, a cura di G. FEDALTO-L. A. BERTO, (Corpus
Scriptorum Ecclesiae Aquileiensis, XII/2), Roma 2003, p. 275.
10
Capitolo XIII
SAN GREGORIO MAGNO (590-604) E I SUOI INTERVENTI
PER L’UNITÀ ECCLESIASTICA NEL VENETO ORIENTALE
1. Chi si reca oggi ad Istanbul trova una città moderna con strade scorrevoli, molto traffico, grandi e moderni edifici, oltre l’ambiente tra mare e colline che l’ha fatta da sempre città e capitale tipica e sicura per secoli. Non
mancano oggi le numerose moschee che si stagliano nel cielo coi loro minareti, inconfondibili, ad indicare la presenza di quella loro religione. Avventurandosi poi all’interno dell’abitato, accanto a celebri monumenti mai
abbastanza ammirati, compare subito la città vecchia, con le sue stradine, con
i caratteristici edifici dell’architettura turca, con casupole, vicoli, nei quali si
affaccia qualche piccolo negozio, bambini che giocano… Insomma, i segni di
una vecchia città che sta scomparendo.
Quella era la Istanbul che il delegato apostolico, mons. Angelo Giuseppe
Roncalli, vide e nella quale visse durante gli anni della sua permanenza come
rappresentante ufficiale della Santa Sede dal 1934 al 1944, salvo talune soste
in Grecia. La stragrande maggioranza della città, come della nuova Turchia,
creata da Mustafà Kemal Atatürk, era musulmana, però ad Istanbul risiedevano anche cinquanta o sessantamila cristiani, tra Greco-ortodossi, Armeni,
Siri, Caldei ed un migliaio di cattolici latini, collegati in particolare con le
ambasciate europee. Relativamente a quella presenza di mons. Roncalli, si è
scritto che egli aveva come scopo «di sostenere e ravvivare la vita cattolica dei
fedeli, di testimoniare davanti ai governanti turchi la natura puramente spirituale dell’attività della Chiesa e la sua capacità di sopravvivere anche senza
la protezione politica delle nazioni dell’Occidente».
Quando nel 1939, alla morte di papa Pio XI, venne eletto a succedergli
Pio XII, mons. Roncalli scrisse:
/ Testo letto nel 2004 ad un incontro del FAI di Treviso.
11
XIII. SAN GREGORIO MAGNO (590-604)
Il suo ministero è un ministero di riconciliazione e di pace. Per tutte le nazioni
cristiane dove i fedeli si contano a milioni – per tutte senza alcuna differenza di disposizioni civili o di tendenze politiche – il Papa è ugualmente padre e pastore. E
anche al di là del gruppo cristiano che gli appartiene più direttamente egli non vede
che dei figli di Dio, degni di rispetto, di comprensione e d’amore.
Era opportuno ricordare queste parole di un futuro pontefice, pronunciate ad Istanbul, frutto dunque di una esperienza singolare, tra un piccolo
gregge cristiano, con uno, piccolissimo, cattolico, tra la moltitudine musulmana, in quanto quella presenza ne continuava, per dir così, un’altra, svoltasi
13-14 secoli prima: quella di un altro delegato apostolico (allora si diceva
“apocrisario”), diventato dopo il suo ritorno a Roma papa Gregorio I, papa
Gregorio Magno.
È vero che altra era la città e l’ambiente politico, come altri erano i problemi ed i cristiani del tempo, ma la permanenza nella stessa città di due rappresentanti della Chiesa di Roma significava molto più di quanto si pensi.
La città era stata voluta dall’imperatore Costantino (324-337) per sostituire
la vecchia Roma: insomma, una nuova capitale più protesa verso l’Oriente,
dove il paganesimo fosse solamente un ricordo e tutto invece parlasse della
nuova religione cristiana.
Gregorio veniva da una esperienza, per dir così, laica. Nato circa nel 540
in una famiglia molto religiosa, appartenente al ceto patrizio dell’Urbe, probabilmente della gens Anicia da cui erano usciti due pontefici, non gli erano
certo mancati i mezzi per un’istruzione accurata nelle discipline umanistiche
e probabilmente anche nel diritto. Egli dunque era preparato a seguire la carriera amministrativa nella Roma bizantina, dopo che le continue invasioni
barbariche la mettevano a repentaglio. Occorre anche dire che l’imperatore
Giustiniano (527-565) nel suo sogno di rifare l’impero romano partendo dalla
nuova Roma creata sulle rive del Bosforo, appunto Costantinopoli, inaugurata ufficialmente nel 330, portava la lex Romana laddove i barbari mettevano
invece a repentaglio il suolo italico. Sbarcati in Sicilia nel 535, i Bizantini risalirono la penisola, riprendendo Napoli e Roma, raggiungendo poi Ravenna,
dove, sconfitto ed imprigionato il re goto Vitige, venne installato più tardi
l’esarca bizantino.
˛ A noi, Veneti, interessa qui che, nel seguito di tali operazioni (la guerra
gotica impoverì il centro-nord per decenni), un generale di Giustiniano, Narsete,
dalla Dalmazia si mosse nel 552 con un esercito ed una flotta verso l’alto Adriatico,
12
Capitolo XIX
CITTANOVA ERACLIANA E LE ORIGINI DI VENEZIA
Recentemente il sito di Cittanova è tornato a far parlare di sé, dopo secoli
di oblio storiografico e di pace storica. La località, che. come è noto, non
dista molti chilometri da San Donà di Piave (prov. di Venezia), ha avuto varie
vicende, di cui forse neppure i più anziani ricordano la trama, a motivo delle
alterazioni intervenute nel territorio, per cui, al di là di casuali scoperte, magari arando campi o scavando fossati, anche la storiografia ufficiale veneziana
più accreditata l’aveva lasciata nella penombra.
Merita riflettere sul modo di procedere degli storici antichi o recenti, che,
come quello dei giornalisti di oggi, segue una propria logica. Nelle cronache
più antiche vi sono cenni, come vedremo, su Cittanova Eracliana, sia pure
scarsi, presto dimenticati dal seguito del racconto dei rispettivi autori, i quali,
avendo scopi diversi da quello del narrare le vicende dei singoli luoghi, non
offrono se non scarse notizie per noi interessanti. D’altra parte, gli storici antichi di Venezia, una volta costituita la città in libero ed autonomo ducato,
non si soffermavano tanto sulle matrici e sulle origini, se non per asserirne
la propria indipendenza da dominazioni esterne, longobarde o bizantine, o
se si trattava di cronisti ecclesiastici, erano interessati piuttosto a dimostrare
certe loro tesi, come l’antichità di un territorio o di una chiesa al fine di potervi poi giustificare la fondazione di un vescovado, lasciando magari intravedere, solo indirettamente, qualche squarcio di antiche tradizioni. Di
Cittanova parlò il principe dei cronisti veneziani, Andrea Dandolo, sia pure
succintamente, per glorificare ancor più la patria Venezia, che ormai nel Trecento non aveva più da temere per la propria libertà, civile od ecclesiastica,
anche se in margini ristrettissimi di territorio o di concorrenza mercantile,
2 Il testo è già stato pubblicato in «Veneto Orientale», IV (1988), pp. 3-11.
13
XIX. CITTANOVA ERACLIANA E LE ORIGINI DI VENEZIA
genovese od altro che fosse. Ma, a questo punto, la decadenza di Cittanova
era già in atto, sacrificata con la sua laguna per salvarne un’altra, quella veneziana.
Il discorso su Cittanova ritorna prima e dopo di allora in vari patti, concessioni di pascolo o legnatico, in sentenze, e nel Quattrocento, da parte di
uno scrittore veneziano di idraulica, Marco Cornaro, per ragioni che non devono meravigliare, dal momento che Venezia, nella sua più che millenaria
esistenza, si è sempre dovuta interessare delle acque e della loro regolamentazione, non solo in città, col rifacimento delle fondazioni o delle rive, ma
anche nella fascia costiera, forse a motivo del bradisismo, certamente per i
fiumi che interravano la sua laguna, così come ne avevano impaludato altre:
appunto quella Eracliana, dove sorgeva Cittanova. In altre parole, a cominciare circa dal Trecento quella laguna cominciò il suo declino a favore di
quella veneziana, che per sopravvivere richiese diversi e progressivi lavori di
controllo, sia del Piave, come del Brenta.
Marco Cornaro è importante per averci testimoniato come Venezia non
temeva tanto le acque salse, quanto quelle dolci, vale a dire dei fiumi, per le
possibili rotte, le catastrofi, gli impaludamenti, la malaria, lo spopolamento
che esse comportavano nelle lagune e nelle isole.
Col passare dei secoli, finché anche per questo territorio non si parlò di
bonifica, Cittanova venne pressoché dimenticata. Chi leggeva le fonti non
l’aveva trascurata del tutto, come Filiasi, che però la situava in modo sbagliato,
nel continente, come anche, fino alle soglie dell’epoca moderna, la vecchia
storiografia, che era fondata sulla cronachistica, sulla tradizione orale, magari
sulla tradizione popolare e sulla leggenda. La storiografia contemporanea, invece, che per volersi fondare, e giustamente, sul documento è quanto mai
cauta nel costruire e nello scrivere storia, laddove questo manchi copre di un
velo di silenzio troppe memorie del passato, per cui la nostra Cittanova ha
continuato la sua pace indisturbata. Forse anche perché un curioso errore
aveva fatto cercare i suoi vescovi, non tanto dove essa si trova, ma nell’Istria,
confondendola dunque con Cittanova d’Istria.
Per di più, la storia di questo territorio, soprattutto nel primo millennio,
è notevolmente complicata a motivo delle sue vicende, delle invasioni barbariche, dello scisma tricapitolino, che l’ha interessata per un secolo e mezzo,
e della sua suddivisione in due fasce, la Venezia marittima o costiera e la Venezia continentale, diverse per tradizione, cultura, civiltà, mentalità, usi, linguaggio.
Da una decina di anni a questa parte, le tecniche recenti di fotografia
aerea, esperimentate con successo in Francia, a nord di Parigi, ha incoraggiato
14
Capitolo XXXVI
LE ORIGINI DELLA CITTÀ DI VENEZIA
TRA ANTICHE FONTI E RECENTE STORIOGRAFIA
1. La più antica fonte che ricorda la Venezia qui considerata sembra essere
un passo della Naturalis Historia di Plinio il vecchio, riletto in modo convincente da Santo Mazzarino1. Di fronte all’interpretazione per la quale il termine Venetia indicherebbe l’area che si estende dal Formione all’Oglio o
all’Adda e che in seguito all’occupazione longobarda si sarebbe ristretto alla
Venezia marittimo-lagunare, nel testo di Plinio (III, 126), egli vi legge invece
l’indicazione solamente di «una unità veneta marittima», la quale «ancora
nell’età flavia (quando Plinio pubblicò la Naturalis Historia), e tanto più al
tempo (forse cesariano?) in cui fu scritta la fonte di Plinio, era considerata
come Venetia in senso stretto, od anzi (nella terminologia pliniana di questo
passo) in senso proprio»2. La Venetia di Plinio sarebbe dunque ben più ristretta della decima regio di Augusto, la Venetia et Histria estesa fino all’Oglio
e a Cremona, e, ad oriente, comprendente l’Istria.
Il passo in questione, da leggersi peraltro nel suo contesto, dice cosi:
126
Segue la decima regione d’Italia, con le coste sull’Adriatico: in essa la Venezia, il fiume Silis che proviene dai monti di Tarvisium (Treviso), la città di Altinum,
il fiume Liquentia (Livenza) dai monti di Opitergium (Oderzo) e il porto omonimo,
2 Il testo è stato pubblicato con poche varianti in Aquileia e l’arco Adriatico (AAA, XXXVI,
1990), pp. 103-127.
1
S. MAZZARINO, Il concetto storico-geografico dell’unità veneta, in Storia della cultura veneta, I.
Dalle origini al Trecento, Vicenza 1976, pp. 1ss; cfr. CARILE-FEDALTO, p. 276; vedi la discussione
del problema in W. DORIGO, Venezia origini. Fondamenti, ipotesi, metodi, 3 voll., Venezia 1983:
I, pp. 13ss; cfr. anche S. ZUCCHI, Le origini di Venezia tra cronachistica e archeologia. Bilancio critico-bibliografico, «Atti e memorie della società istriana di archeologia e storia patria», LXXXVIII
(1988), pp. 23-36.
2
MAZZARINO, Il concetto storico-geografico, p. 4.
15
XXXVI. LE ORIGINI DELLA CITTÀ DI VENEZIA
la colonia Concordia, i fiumi e il porto Reatinum, il Tiliaventum (Tagliamento)
maggiore e il minore, l’Anaxo, in cui sbocca il Varano, l’Alsa, il Natisone col Turrus
(Torre) che scorrono innanzi ad Aquileia, colonia posta a 15 miglia dal mare.
130
All’interno della regione decima le colonie di Cremona, Brescia nell’agro dei
Cenomani, dei Veneti Ateste e le città di Acelum, Padova, Oderzo, Belluno, Vicenza,
Mantova…
Nell’unità geografica della decima regio, Plinio individua, dunque una
parte “interna”, dove situa Este, Asolo, Padova, Oderzo, Belluno […] ed una
costa, l’adriatica, dove ai trovano «la Venezia, il fiume Sile […] la città di Altino, il fiume Livenza […] e il porto omonimo, la colonia Concordia, i fiumi
e il porto Reatinum». In questa seconda parte, la costa, cioè l’area indicata
come Venetia vera e propria, delimitata da Altino, e, più ad oriente, da certi
fiumi, dovrebbe riferirsi alla Venezia, che oggi si direbbe lagunare e più tardi
sarebbe diventata la città di Venezia.
Il toponimo Venetia resta peraltro di difficile individuazione. Sempre Mazzarino ricorda che, sia nell’accezione intesa da Livio, sia in quella di Velleio
Patercolo, il termine è usato per l’ambito continentale e non nel senso inteso
da Plinio, e neppure è comprensivo dell’intera regione3. L’entità della Venetia,
per dir così lagunare, non risulta ricordata da altri autori, a differenza di Altino, sulla quale città restano varie testimonianze4. L’indicazione puntuale di
Plinio su località e fiumi sicuramente esistenti, induce a puntualizzare il sito
là indicato, una Venezia romana, dunque, di cui occorre determinare entità
e natura.
2. Quella della romanità di Venezia è una vecchia questione, sulla quale,
riprendendo gli apporti della precedente letteratura, nel 1937 intervenne
Giuseppe Marzemin con Le origini romane di Venezia5. Accentuando tutti gli
3
MAZZARINO, Il concetto storico-geografico, pp. 10ss.
Cfr. L. BOSIO-G. ROSADA, Le presenze insediative nell’arco dell’alto Adriatico dall’epoca romana alla nascita di Venezia, in Da Aquileia a Venezia. Cultura, contatti e tradizioni, Milano
1980, p. 512; Itinerari e strade della Venetia romana, Padova 1970, pp. 127ss; B. M. SCARFÌ, Altino (Venezia). Le iscrizioni funerarie provenienti dagli scavi 1965-1969 e da rinvenimenti sporadici,
«Atti dell’Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti», CXXVIII (1969-70), pp. 207-289; M.
TOMBOLANI, Altino, in Il Veneto nell’età romana, a cura di E. BUCHI, 2 voll., Verona 1987, II,
pp. 309-344.
5
Cfr. G. MARZEMIN, Le origini romane di Venezia, Venezia 1937; R. CESSI, Venezia ducale, I.
Duca e popolo, Venezia 1963, p. 3, n. 2; p. 11, n. 1; p. 16, n. 2; come ricordava A. Carile «I
4
16
NOTA BIOGRAFICA
Giorgio Fedalto, laureato in giurisprudenza all’Università Cattolica del S.
Cuore di Milano, sacerdote del Patriarcato di Venezia, laureato in Sacra Teologia alla Pontificia Università Gregoriana di Roma e in Diritto Canonico
alla Pontificia Università Lateranense di Roma, ha insegnato dal 1962 al 1968
nel Seminario patriarcale Storia della filosofia. Successivamente, all’Università degli studi di Padova è stato professore incaricato di Letteratura cristiana
antica dal 1970 al 1975 e ordinario di Storia del cristianesimo dal 1975 al
2003 (con affidamento di Storia bizantina) presso la stessa Università, interessandosi in particolare di Storia dell’Oriente cristiano. Invitato all’Institut
for Advanced Study di Princeton (USA) negli anni accademici 1976/77 e
1984/85 ha potuto approfondire diversi aspetti delle sue ricerche. Altri ambiti
di interesse riguardano il cristianesimo nella decima regio, di cui dirige una
collana di scritti dei Padri di Aquileia del primo millennio, e scritti vari di
spiritualità.
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ALTRE OPERE DI GIORGIO FEDALTO CON LA CASA EDITRICE MAZZIANA
GIORGIO FEDALTO
VERSO LA
GERUSALEMME
NUOVA
Considerazioni
sulla vita eterna
VERSO LA GERUSALEMME NUOVA
Considerazioni sulla vita eterna
prima ed. 2013, 15x21, pp. 116, Euro 12,00
CASA EDITRICE MAZZIANA
DA PASQUA IL TEMPO NUOVO
Questioni di cronologia ebraico-cristiana
prima ed. 2012, 15x21, pp. 128, Euro 14,00
STORIA E METASTORIA DEL CRISTIANESIMO
Questioni dibattute
prima ed. 2006, 17x24, pp. 184, Euro 26,00.
LA CHIESA LATINA IN ORIENTE
vol. I, seconda ed. 1981, 17x24, pp. 668,
brossura, Euro 34,00, legato Euro 36,00
HIERARCHIA LATINA ORIENTIS
vol. II,seconda ed. 2006, 17x24, pp. 282,
brossura, Euro 24,00, legato Euro 26,00
DOCUMENTI VENEZIANI
vol. III, prima ed. 1978, 17x24, pp. 308,
brossura, Euro 24,00, legato Euro 26,00
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San Marco da Aquileia a Venezia