III. L’equidecomponibilità: teoremi e dimostrazioni 17 3. L’equidecomponibilità: teoremi e dimostrazioni Questo capitolo non vuole essere una ripetizione o copiatura di una delle letture matematiche più creative del mondo sovietico e pertanto per ogni dettaglio si rimanda alla visione del sito o alla lettura del libro,,tuttavia si è mantenuta fedelmente la struttura del libro. Il suo scopo è quello di introdurre i teoremi e le dimostrazioni al fine di permettere la comprensione anche a chi non ha la possibilità di navigare il sito. Le dimostrazioni saranno pertanto rappresentate mediante le stesse immagini che compongono le animazioni Flash. 3.1 Il Metodo di decomposizione Come è stato già accennato nell’Introduzione della tesi, Euclide aveva già fornito un metodo che garantisce che l’area di un poligono non è altro che la somma delle aree delle sue parti. Ricordiamo a tale proposito alcuni esempi scolastici di questo metodo. 3.1.1 Il calcolo dell’area del parallelogramma 1- Sia dato un parallelogramma. Assumiamo come base il lato più lungo poiché altrimenti l’altezza cadrebbe fuori dalla figura e il metodo non sarebbe applicabile. 2- Tracciamo il segmento dell’altezza che divide in due parti il parallelogramma 1 3- Trasliamo il triangolo 1 nella posizione indicata in figura 1 4- Otteniamo un rettangolo avente la stessa base e la stessa altezza del parallelogramma di partenza Quindi l’area di un parallelogramma si calcola esattamente come quella di un rettangolo avente stessa base e stessa altezza, cioè con la formula: Area = base ⋅ altezza “Poligoni equivalenti ed equidecomponibili una presentazione visuale” III. L’equidecomponibilità: teoremi e dimostrazioni 18 3.1.2 L’area di un triangolo 1- Sia dato un triangolo qualsiasi 2- Tracciamo la retta parallela alla base e passante per il punto medio dell’altezza 3- Con una rotazione della parte superiore del triangolo si ottiene un parallelogramma avente la stessa base e metà dell’altezza del triangolo. Questo esempio ci mostra come ricavare la formula dell’area del triangolo: basta calcolare l’area di un parallelogramma avente per base la base del triangolo e per altezza, l’altezza del triangolo diviso due. Area = base ⋅ altezza : 2 La procedura è valida anche se il triangolo in alto viene ruotato a sinistra invece che a destra. In entrambi i casi si ottiene un parallelogramma avente metà dell’altezza del triangolo. In realtà non è l’usuale costruzione elementare che riporta l’area del triangolo all’area del rettangolo con la stessa base e altezza metà, ma è riportata così come viene presentata dall’autore. 3.1.3 L’area di un trapezio 1- Prendiamo un trapezio qualunque “Poligoni equivalenti ed equidecomponibili una presentazione visuale” III. L’equidecomponibilità: teoremi e dimostrazioni 19 2- Prolunghiamo la base maggiore di una lunghezza pari alla base minore 3- Tracciamo il segmento rappresentato in figura che divide il trapezio in due parti 4- Ruotiamo il triangolo avente come lato la base minore nella posizione indicata 5- Abbiamo ottenuto un triangolo avente la stessa altezza del trapezio ma base pari alla somma delle lunghezze della base maggiore e minore del trapezio. Questo esempio ci mostra come ricavare la formula dell’area del trapezio: Area = (BaseMaggiore + BaseMinore) ⋅ altezza : 2 che è la formula dell’area del triangolo. Da quanto abbiamo visto si può notare che al fine di calcolare l’area di una figura (nell’esempio un trapezio) si può cercare di decomporla in un certo numero finito di parti che possono poi essere ricomposte a formare una figura più semplice (nell’esempio un triangolo) la cui area sia già nota. Quindi due poligoni equidecomponibili sono equivalenti (cioè hanno la stessa area). È naturale chiedersi se vale anche l’inverso, cioè se due poligoni equivalenti sono anche equidecomponibili. Una risposta affermativa fu ottenuta da matematico ungherese Bolyai (1832) e dal tedesco Gerwin, ufficiale e amatore di matematica (1833). 3.1.4 Il teorema di Pitagora Usando il metodo di decomposizione possiamo dimostrare il teorema di Pitagora. Sia ABC un triangolo rettangolo, vogliamo dimostrare che l’area del quadrato I costruito sull’ipotenusa è uguale alla somma delle aree dei quadrati II e III costruiti sui cateti. “Poligoni equivalenti ed equidecomponibili una presentazione visuale” III. L’equidecomponibilità: teoremi e dimostrazioni 20 I quadrati II e III possono essere scomposti in quattro triangoli ciascuno prendendo una diagonale per ogni quadrato e i segmenti paralleli ad AB come mostrato in figura. Il quadrato I è composto dagli stessi triangoli dei quadrati II e III quindi il teorema è dimostrato. 3.2 Il Teorema di Bolyai-Gerwin Prima di dimostrare il teorema vengono dimostrate alcune proposizioni ausiliarie (lemmi). Lemma 1 Se una figura A è equidecomponibile con una figura B, e la figura B è equidecomponibile con una C, allora le due figure A e C sono equidecomponibili. Dimostriamolo visivamente: Prendiamo tre poligoni A, B, C. Tracciamo delle linee che decompongono il poligono B in parti, tali che possano essere ricomposte dando luogo al poligono A. “Poligoni equivalenti ed equidecomponibili una presentazione visuale” III. L’equidecomponibilità: teoremi e dimostrazioni 21 Decomponiamo analogamente il poligono B in parti, tali che possano essere ricomposte dando luogo alla figura C. Scomponendo ulteriormente il poligono 1 della figura A nella coppia di poligoni 1 e 4 si ottiene ciò che è rappresentato in figura e il lemma è dimostrato. “Poligoni equivalenti ed equidecomponibili una presentazione visuale” III. L’equidecomponibilità: teoremi e dimostrazioni 22 Lemma 2 Per ogni triangolo esiste un rettangolo equidecomponibile con esso. Dimostriamolo visivamente: Prendiamo un triangolo qualsiasi e scegliamo come base il segmento più lungo dei tre. Questo stratagemma ci permette di evitare il caso in cui l’altezza cada fuori dal segmento della base. Dal punto medio dell’altezza tracciamo la parallela alla base del triangolo e i segmenti EA ed FB Usando le sole simmetrie centrali rispetto ai punti O ed O’ si ottiene un rettangolo equidecomponibile con il triangolo di partenza. “Poligoni equivalenti ed equidecomponibili una presentazione visuale” III. L’equidecomponibilità: teoremi e dimostrazioni 23 Lemma 3 Due parallelogrammi che abbiano una base comune e siano equivalenti sono equidecomponibili. Dimostriamolo visivamente: Siano ABCD ed ABFE due parallelogrammi equivalenti aventi la base AB in comune (avranno quindi la stessa altezza) Tracciamo le rette su cui giacciono le basi dei parallelogrammi (che coincidono per l’osservazione precedente) e segniamo sulla retta AB una serie di segmenti uguali ad AB Dagli estremi di questi segmenti, tracciamo le rette parallele al segmento AD Dagli estremi di questi segmenti tracciamo le rette parallele al segmento AF “Poligoni equivalenti ed equidecomponibili una presentazione visuale” III. L’equidecomponibilità: teoremi e dimostrazioni 24 Indichiamo con numeri uguali le parti congruenti dei due parallelogrammi Entrambi sono composti dalle stesse parti e quindi sono equidecomponibili. Lemma 4 Due rettangoli equivalenti sono equidecomponibili. Dimostriamolo visivamente: Siano ABCD e EFGH due triangoli equivalenti Supponendo che AB sia il segmento più lungo, tracciamo la circonferenza di raggio AB e centro E. “Poligoni equivalenti ed equidecomponibili una presentazione visuale” III. L’equidecomponibilità: teoremi e dimostrazioni 25 La circonferenza interseca la semiretta HG in un certo punto L il segmento AB è uguale al segmento EL. Riportiamo il segmento EF sulla retta LHG, ottenendo il punto K. Abbiamo ottenuto il parallelogramma LKFE che per il lemma 3 è equidecomponibile con il parallelogramma EFGH ma anche con il parallelogramma ABCD in quanto LE è uguale ad AB. Per il lemma 1 anche il parallelogramma ABCD e EFGH sono equidecomponibili quindi il lemma è dimostrato. Lemma 5 Per ogni poligono (concavo o convesso) esiste un rettangolo equidecomponibile con esso. Dimostriamolo visivamente: Sia dato un poligono concavo o convesso e un segmento AB dal quale tracciamo le perpendicolari nei punti A e B. Il poligono può essere scomposto in un numero finito di triangoli “Poligoni equivalenti ed equidecomponibili una presentazione visuale” III. L’equidecomponibilità: teoremi e dimostrazioni 26 Per il lemma 1, ogni triangolo è equidecomponibile con un rettangolo e per il lemma 4, ogni rettangolo è equidecomponibile in un rettangolo avente come base il segmento AB. Per ogni poligono esiste quindi un rettangolo equidecomponibile con esso e quindi il lemma è dimostrato. Teorema di Bolyai-Gerwin Due poligoni equivalenti sono equidecomponibili. Dimostrazione: Per il lemma 5 ogni poligono ha un rettangolo equidecomponibile con esso. I due rettangoli ottenuti avranno uguale area e saranno quindi equidecomponibili per il lemma 4. Di conseguenza i due poligoni di partenza sono equidecomponibili per il lemma 1. “Poligoni equivalenti ed equidecomponibili una presentazione visuale” III. L’equidecomponibilità: teoremi e dimostrazioni 27 3.3 Il Metodo del completamento Esiste un metodo “duale” al metodo di decomposizione che consiste nell’aggiungere parti congruenti alle due figure in modo che queste risultino ancora congruenti fra loro. 3.3.1 Il calcolo dell’area del parallelogramma Nel caso mostrato in figura non è sufficiente dividere il parallelogramma in due parti e traslare un triangolo per ottenere un rettangolo, come invece si può sempre fare se si considera come base il lato più lungo. allora possiamo aggiungere alle due figure lo stesso triangolo. In questo modo otteniamo due trapezi congruenti, quindi il parallelogramma e il rettangolo hanno la stessa area. Diremo che il parallelogramma e il rettangolo sono equicompletabili. 3.3.2 Il teorema di Pitagora Usando il metodo del completamento possiamo dimostrare il teorema di Pitagora. Sia ABC un triangolo rettangolo, vogliamo dimostrare che l’area del quadrato I costruito sull’ipotenusa è uguale alla somma delle aree dei quadrati II e III costruiti sui cateti. “Poligoni equivalenti ed equidecomponibili una presentazione visuale” III. L’equidecomponibilità: teoremi e dimostrazioni 28 Aggiungiamo 4 triangoli al quadrato I ognuno congruente al triangolo ABC. E ripetiamo la stessa operazione anche per i quadrati II e III. Come si può notare dalla figura, si generano due quadrati congruenti, quindi il teorema è dimostrato. 3.3.3 Il Teorema di Bolyai-Gerwin nel metodo del completamento Due poligoni equivalenti sono equicompletabili Dimostriamolo visivamente: Siano A e B due poligoni equivalenti Scegliamo due quadrati congruenti sufficientemente grandi da contenere i due poligoni Tagliamo all’interno dei quadrati il poligono A e il poligono B e otteniamo due nuove figure C e D che hanno uguale area “Poligoni equivalenti ed equidecomponibili una presentazione visuale” III. L’equidecomponibilità: teoremi e dimostrazioni 29 Le figure C e D sono equivalenti e quindi equidecomponibili (per il Teorema di Bolyai-Gerwin) I poligoni A e B sono quindi equicompletabili. 3.4 Proprietà delle isometrie In questo breve paragrafo verranno riprese alcune proprietà delle isometrie. Ricordiamo che: Una isometria è un movimento che porta una figura geometrica ad occupare una posizione diversa nel piano, senza però deformare la figura stessa. Lemma 6 Se il movimento d è una traslazione o una simmetria centrale, allora i corrispondenti movimenti inversi a d saranno ancora, rispettivamente una traslazione o una simmetria centrale. Lemma 7 Il prodotto di due simmetrie centrali di centri O1 e O2 è una traslazione parallela al segmento orientato 2O1O2. “Poligoni equivalenti ed equidecomponibili una presentazione visuale” III. L’equidecomponibilità: teoremi e dimostrazioni 30 Lemma 8 Il prodotto di tre simmetrie centrali di centri O1, O2 e O3 è una simmetria centrale. Il prodotto delle tre simmetrie centrali di centri O1, O2 e O3 porta A in A ma anche la simmetria centrale di centro O porta A in A. Lemma 9 Se ognuno dei due movimenti d1 e d2 è o una traslazione o una simmetria centrale, il loro prodotto sarà ancora o una traslazione o una simmetria centrale. 3.5 Il Teorema di Hadwiger-Glur I teoremi esposti fino ad ora mostrano un fatto importante: “uguaglianza di aree”, “equidecomponibilità” e “equicompletabilità”, hanno per i poligoni lo stesso significato. Tutto questo ci fa pensare che possa esistere la possibilità di imporre delle condizioni aggiuntive sulla distribuzione o sulla posizione delle parti che compongono poligoni equivalenti. Un notevole risultato fu ottenuto nel 1951 dai matematici svizzeri Hadwiger e Glur. Da questo punto in poi chiameremo S-equidecomponibili una coppia di poligoni la cui equidecomponibilità può essere stabilita mediante sole traslazioni e simmetrie centrali. Teorema di Hadwiger-Glur Due poligoni equivalenti sono S-equidecomponibili. La dimostrazione di questo teorema si ottiene ripetendo parola per parola la dimostrazione del Teorema di Bolyai-Gerwin e sostituendo a “equidecomponibilità” “S-equidecomponibilità”. Vengono quindi ripresi i lemmi spiegati per dimostrare il teorema precedente e per quelli dove la dimostrazione non si basava sull’applicazione di sole simmetrie centrali e traslazioni viene effettuata una nuova dimostrazione. Lemma 1a Se A e C sono entrambi S-equidecomponibili con un poligono B, allora anche A e C sono S-equidecomponibili. “Poligoni equivalenti ed equidecomponibili una presentazione visuale” III. L’equidecomponibilità: teoremi e dimostrazioni 31 Dimostriamolo visivamente: Decomponiamo il poligono B in tanti poligoni più piccoli in modo tale che possano essere ricomposti (usando traslazioni e simmetrie centrali) dando luogo al poligono A. Decomponiamo il poligono B in tanti poligoni più piccoli in modo tale che possano essere ricomposti (usando traslazioni e simmetrie centrali) dando luogo al poligono C. Scomponendo ulteriormente il poligono 1 della figura A nella coppia di poligoni 1 e 3 si ottiene ciò che è rappresentato in figura e il lemma è dimostrato. Lemma 2a Per ogni triangolo esiste un rettangolo S-equidecomponibile con esso. La dimostrazione di questo lemma è identica a quello del lemma 2 del teorema di Bolyai-Gerwin in quanto era già stato dimostrato usando solo simmetria centrali. “Poligoni equivalenti ed equidecomponibili una presentazione visuale” III. L’equidecomponibilità: teoremi e dimostrazioni 32 Lemma 3a Due parallelogrammi equivalenti, le cui basi sono uguali e parallele sono S-equidecomponibili. Con una traslazione è possibile sovrapporre le basi uguali dopo di che può essere applicata la dimostrazione del lemma 3 del teorema di Bolyai-Gerwin. Lemma 4a Due rettangoli equivalenti sono S-equidecomponibili Dimostriamolo visivamente: Siano ABCD e A’B’C’D’ due rettangoli equivalenti Costruiamo un parallelogramma AB1C1D avente la stessa area del rettangolo ABCD, il lato AD in comune con esso e il lato AB1 parallelo a uno dei lati del rettangolo A'B'C'D'. I parallelogrammi ABCD e AB1C1D sono S-equidecomponibili per il lemma 3a. Costruiamo ora il rettangolo AB1C2D1 avente il lato AB1 in comune con il parallelogramma AB1C1D e quindi S-equidecomponbile con esso. Con una traslazione sovrapponiamo il rettangolo AB1C2D1 al rettangolo A'B'C'D' in modo che il punto A coincida con A' e che il lato AD1 giaccia sul lato A’D’. Otteniamo così il rettangolo A'B"C"D". “Poligoni equivalenti ed equidecomponibili una presentazione visuale” III. L’equidecomponibilità: teoremi e dimostrazioni 33 Per il lemma 1a, il rettangolo A'B"C"D" è S-equidecomponibile con il rettangolo di partenza ABCD. Rimane da mostrare che A'B"C"D"' è S-equidecomponibile con il rettangolo A'B'C'D'. Tracciamo a tal fine i segment B"D', B'D" e C"C'. Tracciamo i segmenti paralleli ad A'D' e distanti A'B' e i segmenti paralleli ad A'B' distanti A'D". Indichiamo con uguali numeri le parti congruenti 1 2 3 4 5 3 4 5 Come si può notare, ogni rettangolo è formato dalle stesse parti quindi i due rettangoli sono equidecomponibili e il lemma è dimostrato. “Poligoni equivalenti ed equidecomponibili una presentazione visuale” III. L’equidecomponibilità: teoremi e dimostrazioni 34 Lemma 5a Per ogni poligono esiste un rettangolo S-equidecomponibile con esso. La dimostrazione del Lemma 5a si ottiene anch’essa ripetendo parola per parola la dimostrazione del lemma 5 e sostituendo “equidecomponibili” con “S-equidecomponibili”. 3.6 L’invariante additivo e la T-equidecomponibilità Alcuni lettori potrebbero chiedersi se è possibile decomporre poligoni equivalenti in parti, in modo da poterli ottenere l’uno dall’altro mediante sole traslazioni, ma ciò non è sempre possibile. Quando ciò è possibile i due poligono si dicono T-equidecomponibili. 3.6.1 L’invariante additivo Prendiamo una retta l arbitrariamente orientata e un poligono M delimitato da una frontiera tale che procedendo lungo il lato stesso e nel verso indicato dalla freccia, i punti alla nostra sinistra appartengano al poligono e quelli alla nostra destra non gli appartengano. Indichiamo con Jl(M) la somma algebrica delle lunghezze di tutti i lati del poligono M paralleli alla retta l, prenderemo come positive le lunghezze dei lati che hanno lo stesso verso di l e come negative le altre. 3.6.2 Teorema della non T-equidecomponibilità Siano A e A' due poligoni, e r una retta orientata Se Jl(A) è diverso da Jl(A'), i due poligoni A e A' non sono T-equidecomponibili. La dimostrazione si basa su due nuovi lemmi. “Poligoni equivalenti ed equidecomponibili una presentazione visuale” III. L’equidecomponibilità: teoremi e dimostrazioni 35 Lemma 10 Siano l una retta orientata ed M e M' due poligono ottenuti l’uno dall’altro per mezzo di una traslazione; allora Jl(M) è uguale a Jl(M'). Dimostriamolo visivamente: Prendiamo due poligono T-equidecomponilbili e una retta l orientata e parallela a un lato del primo poligono. Calcoliamo il Jl dei due poligoni Per poligoni sottoposti a traslazione Jl non varia quindi è detto invariante. Lemma 11 Siano l una retta orientata ed A un poligono decomposto in un numero finito di poligoni M1, M2,… Mk allora: Jl(A)= Jl(M1)+ Jl(M2)+…+ Jl(Mk) Dimostriamolo visivamente: Prendiamo un poligono A e una retta l orientata “Poligoni equivalenti ed equidecomponibili una presentazione visuale” III. L’equidecomponibilità: teoremi e dimostrazioni 36 Scomponiamo il poligono in un certo numero finito di poligoni Otteniamo così un certo numero di segmenti che chiamiamo anelli. Dato che la lunghezza di ogni lato è data dalla somma delle lunghezze dei singoli anelli che lo compongono, per calcolare Jl(A) ci basta prendere la somma algebrica degli anelli paralleli ad l. Prendiamo ora in considerazione i segmenti interni al poligono e paralleli alla retta l. Quindi nel calcolo di Jl(M1)+ Jl(M2)+…+ Jl(Mk) è possibile trascurare gli anelli interni. Gli anelli esterni invece intervengono nel calcolo con lo stesso segno con il quale intervengono nel calcolo di Jl(A) quindi l’uguaglianza Jl(A)= Jl(M1)+ Jl(M2)+…+ Jl(Mk) è verificata. Dal lemma 10 abbiamo stabilito che due poligoni T-equidecomponibili hanno lo stesso invariante mentre dal lemma 11 abbiamo stabilito che Jl(A)= Jl(M1)+ Jl(M2)+…+ Jl(Mk) e che Jl(A’)= Jl(M’1)+ Jl(M’2)+…+ Jl(M’k). Dai due lemmi segue che Jl(A)= Jl(A') se A e A' sono T-equidecomponibili e quindi che se Jl(A) è diverso da Jl(A') allora i due poligoni non lo sono e il teorema è dimostrato. 3.6.3 Teorema della T-equidecomponibilità Siano A e A' due poligoni equivalenti. Se l’uguaglianza Jl(A)= Jl(A') vale per qualunque retta orientata l, i due poligoni A e A' sono T-equidecomponibili. “Poligoni equivalenti ed equidecomponibili una presentazione visuale” III. L’equidecomponibilità: teoremi e dimostrazioni 37 3.7 I gruppi Definiamo ora un insieme D contenente tutti i movimenti rigidi di un piano. Ogni traslazione (così come ogni simmetria centrale) è un elemento dell’insieme D. L’insieme in questione è un gruppo e pertanto possiede le proprietà tipiche di questa struttura algebrica. Proprietà 1 Per ogni coppia d1, d2 di elementi dell’insieme D è definito il prodotto d1 • d 2 ed esso è ancora un elemento dell’insieme D. Proprietà 2 Per tre elementi qualunque d1, d2, d3 dell’insieme D, è verificata l’uguaglianza (d1 • d 2 ) • d3 = d1 • (d 2 • d 3 ) proprietà associativa Proprietà 3 L’insieme D contiene un elemento e, chiamato elemento identità (o movimento nullo), per il quale l’uguaglianza d •e= e•d = d Proprietà 4 Per ogni elemento dell’insieme D esiste un corrispondente elemento d-1, anch’esso appartenente all’insieme D, e chiamato inverso dell’elemento d, per il quale vale la seguente uguaglianza d • d −1 = d −1 • d = e 3.8 Una proprietà del gruppo S Esaminiamo ora una proprietà del gruppo S delle traslazioni e delle simmetrie centrali. 3.8.1 Teorema Il gruppo S è il più piccolo gruppo di movimenti che permette di stabilire la equidecomponibilità di una arbitraria coppia di poligoni equivalenti. La dimostrazione richiede di enunciare e dimostrare tre lemmi. Nel seguito indicheremo con G un gruppo di movimenti tale che, ogniqualvolta due poligoni sono equivalenti, essi sono G-equidecomponibili e dimostreremo che G contiene il gruppo S. Lemma 12 Se P e Q sono punti arbitrari del piano, il gruppo G contiene un movimento che trasforma P in Q (questa proprietà di un gruppo di movimenti è chiamata transitività). Dimostrazione: Supponiamo invece che per due punti P e Q non esista alcun movimento appartenente a G che trasformi P in Q e chiamiamo orbita di P l’insieme di tutti i punti del piano in cui P può essere trasformato mediante movimenti appartenenti a G. “Poligoni equivalenti ed equidecomponibili una presentazione visuale” III. L’equidecomponibilità: teoremi e dimostrazioni 38 Presi due poligoni M ed M’ ottenibili l’uno dall’altro mediante qualche movimento del gruppo G, vale l’uguaglianza: I P (M ) = I P (M ') dove I P (M ) è la somma di tutti gli angoli di M i cui vertici appartengono all’orbita di P. Inoltre se il poligono è decomposto in un numero di poligoni più piccoli M1, M2,…, Mk allora I P ( A) = I P (M 1 ) + I P (M 2 ) + ... + I P (M k ) + n ⋅ π dove n è un numero intero. Da queste proprietà segue che se A e A’ sono due poligoni G-equidecomponibili, allora I P ( A) = I P ( A') + n ⋅ π Siano PQR e PQS due triangoli ottusi e isosceli congruenti, con angolo alla base α, aventi l’angolo ottuso rispettivamente PQR in P e PQS in Q Poiché P è nell’orbita di P mentre Q non lo è, risulta I P (PQR ) = π − α oppure I P (PQR ) = π − 2α a seconda che il punto R appartenga o no all’orbita di P. Poiché P è nella sua orbita mentre Q non lo è, I P (PQS ) = α oppure I P (PQS ) = 2 ⋅ α a seconda che il punto S appartenga o no all’orbita di P. π L’uguaglianza I P (PQR ) = I P (PQS ) + n ⋅ π non può essere valida per ogni intero n α < e i 4 triangoli PQR e PQS non sono G-equidecomponibili. Questo contraddice però le proprietà del gruppo G (poligoni equivalenti e a maggior ragione congruenti, devono essere G-equidecomponibili). Il lemma è quindi dimostrato per assurdo. Lemma 13 Il gruppo G contiene almeno una simmetria centrale. Dimostriamolo visivamente: Consideriamo un poligono arbitrario M e sia AB un lato di M e l' una retta intersecante questo lato e ad esso perpendicolare orientata nel modo indicato “Poligoni equivalenti ed equidecomponibili una presentazione visuale” III. L’equidecomponibilità: teoremi e dimostrazioni 39 Scegliamo una retta l. Se il gruppo G contiene almeno una glissosimmetria, prendiamo per l il suo asse; altrimenti scegliamo l arbitrariamente. Se giace nell’orbita di l, AB ha segno positivo; se la retta l" (parallela ad l' ma di verso opposto) giace nell’orbita di l, AB ha segno negativo. Se nessuna delle due condizioni è verificata AB vale zero. Chiamiamo J |' (M ) la somma algebrica delle lunghezze dei lati del poligono M, tenendo presenti i segni indicati. J |' (M ) è additivo e invariante se i poligoni M1 e M2 possono essere ottenuti l’uno dall’altro mediante qualche movimento appartenente al gruppo G. Sia g un movimento appartenente G che trasforma il poligono M1 nel poligono M2 e siano A1B1 e A2B2 lati congruenti. Supponiamo ora che l1 sia nell’orbita di l, mostreremo che anche l2 è nell’orbita di l prendendo in rassegna i casi di g. Se g è una traslazione, la retta l2 è parallela alla retta l1, ha lo stesso verso e di conseguenza è nell’orbita di l. Se g è una rotazione, l’angolo è α 2 − α1 , ma poiché G contiene una rotazione di α1 deve contenere la rotazione di (α 2 − α1 ) + α1 = α 2 . “Poligoni equivalenti ed equidecomponibili una presentazione visuale” III. L’equidecomponibilità: teoremi e dimostrazioni (α1 + α 2 ) con l. 2 ma anche di (α1 + α 2 ) − α1 = α 2 . Se g è una glissosimmetria, l’asse di simmetria forma un angolo di G deve contenere una rotazione di (α1 − α 2 ) 40 In tutti i casi la retta l2 è nell’orbita di l quindi se il lato A1B1 ha segno positivo o negativo, anche A2B2 ha lo stesso segno e se il lato A1B1 è nullo, allora anche A2B2 è nullo. Da ciò deriva che J |' (M 1 ) = J |' (M 2 ) per poligoni G-equidecomponibili. Prendiamo ora due triangoli rettangoli isosceli congruenti A1B1C1 e A2B2C2 e calcoliamo i segni dei lati rispetto alla retta l. La rette perpendicolare al lato A1B1 è parallela alla retta l ma di verso opposto quindi questo lato ha segno negativo. La rette perpendicolare al lato A2B2 è parallela alla retta l ed ha uguale verso quindi questo lato ha segno positivo. Il lato B2C2 del triangolo A2B2C2 ha valore zero perché la retta l', che è perpendicolare a questo lato, forma un angolo di 135° con l e una rotazione di ampiezza 135° (dato che quattro applicazioni di “Poligoni equivalenti ed equidecomponibili una presentazione visuale” III. L’equidecomponibilità: teoremi e dimostrazioni 41 questo movimento equivalgono a una rotazione di 3π e quindi a una simmetria centrale) non appartiene al gruppo G. Analogamente, ad ognuno dei lati A1C1, B1C1 e A2C2 corrisponde zero. Nella figura viene mostrato il valore assegnato ad ogni lato e l’invariante additivo dei due poligoni. Dato che i due invarianti risultano essere diversi mentre i triangoli erano congruenti, le proprietà del gruppo G sono contraddette ed il lemma è dimostrato per assurdo. Lemma 14 Il gruppo G contiene tutte le simmetrie centrali. Dimostrazione: Sia s una simmetria centrale di centro O1 appartenente a G ed O un punto qualsiasi del piano. Sia g un movimento appartenente a G che trasforma il punto O nel punto O1. Il movimento gsg-1, che appartiene a G, lascia il punto O nella sua posizione di partenza e costituisce una simmetria centrale rispetto al punto O. La simmetria centrale rispetto ad O appartiene anch’essa a G. In conformità con il lemma 7, il gruppo G contiene anche tutte le traslazioni parallele e quindi il lemma è dimostrato. “Poligoni equivalenti ed equidecomponibili una presentazione visuale”