Educazione e scuola
Educazione domestica
Plutarco, Vita di Catone, 20
Catone fu pure un buon padre, un ottimo marito ... Sposò una donna
appartenente a una famiglia più nobile che ricca, convinto che sia le nobili
come le ricche sono pesanti e altere, ma le prime per vergogna delle cose
turpi sono più sottomesse ai mariti nelle cose oneste. Soleva dire che chi batte
la moglie o il figlio pone le mani sulle cose più sacre che esistano, e che
secondo lui un buon marito vale di più di un potente senatore ... Dopo la
nascita del figlio, per lui non esistevano più affari tanto pressanti, tranne
qualcuno di ordine politico, che gli impedissero di assistete la moglie quando
lavava o fasciava il bambino. Essa lo nutrì col proprio latte e spesso porse la
mammella anche ai bambini degli schiavi per infondere in essi, col medesimo
latte, una disposizione benevola verso il proprio figliolo. Appena il ragazzo
cominciò a capire, Catone lo prese con sé e gli insegnò a leggere e scrivere,
quantunque avesse in casa uno schiavo compito, di nome Chilone, che
insegnava grammatica a molti ragazzi; ma pensava, come ci dice egli stesso,
che non fosse dignitoso per suo figlio essere redarguito da uno schiavo, il
quale gli tirasse le orecchie se era un po' lento ad apprendere, e soprattutto
dover essere grato ad uno schiavo per un beneficio così importante, come
l'educazione.
Perciò si trasformò in maestro di grammatica. di diritto, di ginnastica
e insegnò al figlio la scherma, l'equitazione, persino il pugilato, a
resistere al caldo e al freddo, ad attraversare a nuoto agevolmente
le onde vorticose e impetuose del Tevere. Narra egli stesso d'aver
composto e trascritto di propria mano, a grossi caratteri, la storia di
Roma, affinché il fanciullo trovasse in casa un aiuto per conoscere il
passato della sua patria; dice poi di essersi sempre guardato dal·
pronunziare frasi sconvenienti in presenza del figlio, non meno che
in presenza delle sacre vergini, dette Vestali, e di non essersi mai
lavato con lui. Questa sembra fosse un'usanza comune a tutti i
Romani; i suoceri, infatti, evitavano di lavarsi coi generi, perché si
vergognavano a spogliarsi nudi ... (Il) giovinetto era irreprensibile,
l'indole del suo animo docile. Ma il corpo appariva troppo delicato a
sostenere fatiche eccessive, e Catone allentò per lui la tensione e la
severità eccessiva del suo metodo di vita. Malgrado la costituzione
debole, ne fece però ugualmente un buon soldato.
Sarcofago di Marco Cornelio Stazio (da Ostia?)
Parigi, Museo del Louvre
Pedagoghi e scolari
Gli esempi della tradizione leggendaria
1. Romolo e Remo
Dionisio di Alicarnasso I 84, 5
Quando i bambini furono svezzati, da coloro che li allevavano furono inviati a Gabii,
una città non lontana dal “Pallantio”, perché vi ricevessero un'educazione di tipo
greco; infatti là furono allevati nella casa di alcune persone legate a Faustolo da
rapporti di ospitalità e si insegnarono loro le lettere, la musica e l'uso delle armi
greche finché non divennero uomini.
Plutarco, Vita di Romolo, 6, 2
Si dice anche che i fanciulli fossero accompagnati a Gabii per imparare a leggere e
scrivere e tutto quanto conviene a gente di buona famiglia.
2. Virginia
Livio III 44
Appio Claudio ... pazzo di amore per (Virginia), già matura per le nozze e bellissima,
tentò di adescarla col denaro e colle lusinghe, ma quando vide che ogni via gli era
preclusa dalla pudicizia, decise di ricorrere ad una crudele e tirannica
violenza...Mentre la fanciulla si recava nel foro, dove allora sotto alcuni ripari
(tabernaculi) si teneva la scuola, (Marco Claudio un cliente) del decemviro le pose
le mani addosso, dicendola figlia di una sua schiava e schiava essa stessa, e
ordinandole di seguirlo...
Educazione di lusso
Livio IX 36 (a. 310 a.C.)
Educato a Cere presso ospiti, (Marco Fabio Cesone) era stato
istruito nelle lettere etrusche, e conosceva bene la lingua etrusca.
Secondo alcuni storici, come adesso si sogliono istruire i fanciulli
romani nelle lettere greche, così allora si usava istruirli nelle lettere
etrusche.
Plutarco, Vita di Emilio Paolo, 5 (a. 228circa-160 a.C.)
Si ritirò allora dalla vita politica attiva, attendendo ai suoi doveri
sacerdotali e all'istruzione dei figli, cui diede un’educazione sia
nazionale e tradizionale, quale egli aveva ricevuto, sia, e con più
grande ambizione, di tipo ellenico. Pose intorno ai giovinetti non
soltanto grammatici e filosofi e retori, ma anche scultori, pittori,
addestratori di cavalli e di cani, maestri di caccia, tutti di nazionalità
ellenica. Il padre, se non lo tratteneva qualche affare pubblico,
assisteva sempre alle istruzioni e agli esercizi, poiché amava i suoi
figli più di qualsiasi altro genitore a Roma.
Allievi ed allieve
Sarcofago, coll. Della Valle (da Roma)
Parigi, Museo del Louvre
Sarcofago, coll. Campana (da Roma)
Parigi, Museo del Louvre
Educazione artistica
Roma, Musei Vaticani
Scuola a pagamento
• Plutarco, Questioni romane
• Molto tempo passò, infatti, prima che i Romani
incominciassero ad insegnare a pagamento; il
primo ad aprire una scuola elementare fu
Spurio Carvilio, liberto di quel Carvilio che fu il
primo a divorziare da sua moglie.
La giornata dello scolaro
Hermenèumata pseudo-dositheana (III-IV sec. d.C.)
Manuali di conversazione greco-latino in varie redazioni e composto di varie parti.
Il Codice di Leida contiene:
1. Glosse;
2. Capitoli;
3. Sentenze ed epistole di Adriano;
4. Favole esopiane;
5. Un trattato giuridico sull'istituto delle manumissioni;
6. La Genealogia di Igino;
7. Una narrazione della guerra di Troia;
8. Conversazione quotidiana;
9. Domande e risposte di Niciario (mutile);
10. Domande e risposte di Carfilidio;
11. Risposte dei saggi;
12. Precetti scritti a Delfi da Apollo su di una colonna
Estratti dalla “conversazione quotidiana”
Al mattino
1.Giorno, il sole è sorto, il sorgere del sole.
Luce, luce del giorno, già fa giorno, aurora.
Prima del giorno, mi alzo di mattina, mi alzai
dal letto. Il letto. Ieri sono stato sveglio
a lungo. Vestimi, dammi i sandali
e i calzari di feltro e le brache. Sono già calzato.
2. Porta l’acqua per le mani. Acqua.
La bacinella. Le mani sono sporche.
Lo sporco. Il fango, il sapone, l’olio.
Sono profumato, lavo. Ho già lavato le mie
mani e la faccia, la schiena. Ancora
non mi sono lavato. Esco dalla stanza.
Vengo, vado a scuola.
A scuola
3. Prima saluto il maestro che
mi ha risalutato. Buongiorno maestro,
buongiorno ragazzi. Alunni,
compagni, datemi il mio posto.
La sedia, lo sgabello, la seggiola,
stringiti.
4. Venite qui, è il mio posto.
L’ho occupato io, mi son seduto,
mi siedo. Apprendo.
apprendi, imparo a memoria,
impari a memoria.
Già tengo la mia lezione.
Mio, mia, mio, a me.
Nostro, nostra, nostro, a noi.
Tuo, tuo a te. Voi.
Noi, vostro, a voi.
Dico. Già posso, ho potuto.
Tornare, torno, sono tornato.
6. Me ne sono andato
e sono tornato di nuovo.
Ho iniziato a leggere in seguito i versi.
Non so scrivere, scrivi per me,
come sai fare.
La cera è dura, deve essere molle.
Le tavolette, cancello.
Scrivo. Tu a me.
Una pagina, molte pagine.
Le strisce di cuoio, lo stilo.
7. Ho già imparato ciò che ho ascoltato.
Ho chiesto che mi mandasse a casa per
il pranzo e quello mi ha mandato.
Io gli ho detto di star bene.
Mi ha risalutato.
Dopo che ho pranzato sono tornato di nuovo.
8. Ragazzo mio, dammi la tavoletta
e gli altri tornino in ordine
al loro posto e io vado avanti
con la lezione.
Plagosus Orbilius
Svetonio, Sui grammatici, 9
Lucio Orbilio Pupillo di Benevento ... finito il servizio milìtare, ritornò
agli studi, cui aveva già seriamente atteso sin da fanciullo, e a lungo
insegnò in patria; ma sui cinquant’anni, sotto il consolato di Cicerone
(63 a.C.), se ne venne a Roma, dove insegnò guadagnandosi fama più
che denari. Infatti era già vecchissimo e confessava in un suo scritto di
essere povero e di abitare in soffitta. Giunse al punto dì pubblicare un
libro ... tutto pieno di lamentele per le offese che ricevono i maestri da
parte dei negligenti e ambiziosi genitori.
Fu d'indole acre, non solo contro i suoi oppositori, che in ogni
circostanza diffamò, ma anche verso i suoi stessi discepoli, tanto che
Orazio lo indica con l'epiteto di sferzatore (plagosus) e Domizio Marso
lo ricorda nel verso: «Se quelli che Orbilio con la sferza e la verga
colpì...»
Scene di vita quotidiana al foro di
Pompei
Pompei, Fregio dipinto dal praedium di Giulia Felice
Napoli, Museo archeologico
Incisione di G. Morghen
Una scuola del nord
Treviri, Museo archeologico
Un professore “asino”
Terracotta da Pompei
Parigi, Museo del Louvre
Diffidenze e “misoneismo”
Gellio, Notti attiche, XV 11, 2
I censori Gneo Domizio Enobarbo e Lucio Licinio Crasso (92 a.C.)
cosl decretarono, con un editto, sulla repressione dei retori latini: «Ci
è stato riferito di persone che hanno istituito un nuovo genere
d'insegnamento, e la gioventù va a scuola da loro; che costoro si
sono dati il nome di retori latini; che lì i giovani passano in ozio le
giornate intere. I nostri antenati hanno fissato quali materie volevano
imparate dai loro figli, quali scuole frequentate, Queste novità che
vanno oltre l'uso e la tradizione degli antenati non sono gradite e
non risultano corrette, Perciò sia a chi tiene queste scuole sia a chi
ha preso l'abitudine di frequentarle, è parso opportuno far presente
la nostra opinione assolutamente negativa».
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