G GERONTOL 2006;LIV:82-95 Società Italiana di Gerontologia e Geriatria ARTICOLO ORIGINALE ORIGNAL ARTICLE L’approccio clinico-terapeutico al paziente diabetico anziano nelle diverse realtà assistenziali: revisione della letteratura ed esperienza personale (seconda parte) Type 2 diabetes in elderly: assessment and treatment. A review and personal observational data (part II) G. CORSINI, D. CALZATO, G.L. VIVIANI, P. ODETTI U.O. di Geriatria, Dipartimento di Medicina Interna e Specialità Mediche, Università di Genova Objective: Only few indications or information are available for the care of diabetic old subject. The goal of this study is to obtain the pattern of nowadays treatment of very old diabetic patient in different settings (outpatients, acute unit, day hospital, RSA). Methods: In this study 236 subjects (96 males and 140 females), outpatient or admitted to day hospital or acute unit), and 121 (15 males and 106 females) RSA residents were studied by a questionnaire. Clinical characteristics including comorbidity and duration of diabetes, the hypoglycaemic therapy, the metabolic control and the prevalence of complications have been reported. Results: Diabetes is heterogeneous entity in the group of very old patients of this study. The glycaemic balance was not homogeneous and the comorbidity high. Large vessel disease is the main complication, on the contrary neuropathy has the lower prevalence, but it is also the less evaluated. Oral hypoglycaemic agents are the most used therapy, however insulin was administered in at least a third of all patients. In long term care institutions (RSA) the resources for best diabetes care are available; diabetes ranged from 8 to 19% and almost 50% has a duration of disease over 10 years. Oral hypoglycaemic agents are the usual approach, but insulin treatment achieved the 45%. The glucose control was in general fair, but the metabolic control (glycosylated Hb) not very frequent. The complications were evaluated only in about 50% of the subjects. Conclusions: Diabetes care in the elderly (over 70 years) shows many concerns that need to be approached, but they are not easy. There is opportunity to improve the treatment of diabetes at this age, not to get a normal blood glucose, but to prevent the complications diabetes-related and to achieve the best possible quality of life. Key words: Type 2 diabetes • Diabetes therapy • Metabolic control • Diabetes in elderly Introduzione La malattia diabetica nell’anziano viene spesso poco considerata o non trattata adeguatamente 1 così come la ricerca della presenza di sequele della malattia spes- PACINIeditore ■ Corrispondenza: prof. Patrizio Odetti, U.O. Geriatria, Dipartimento di Medicina Interna e Specialità Mediche, Università di Genova, viale Benedetto XV 6, 16132 Genova – Tel. +39 010 3537985 – E-mail: [email protected] L’APPROCCIO CLINICO-TERAPEUTICO AL PAZIENTE DIABETICO ANZIANO 83 del paziente anziano diabetico). Non ultimo sarebbe un ottimo risultato se fosse possibile tracciare, sulla base della letteratura e dei lavori specifici, delle linee guida adeguate per il trattamento del diabetico vecchio nella realtà regionale ed eventualmente nazionale. so non viene effettuata. La prevenzione delle complicanze viene sottovalutata seppure lo scompenso glico-metabolico e le complicanze macrovascolari rappresentino una frequente causa di ricovero ospedaliero associata ad un’alta mortalità o a deficit invalidanti. Al paziente anziano talora non viene fornita adeguata informazione della complessità e dei rischi della malattia diabetica e spesso non gli vengono forniti strumenti idonei per un appropriato autocontrollo (ad esempio spesso viene invitato a prestare attenzione all’alimentazione senza che gli venga suggerita una dieta adeguata) oppure non si tiene conto della globalità della sua condizione. In letteratura esistono alcune indicazioni per il trattamento del paziente diabetico anziano (ADA, 1998; linee guida dell’AGS, 2003) 2 3 ma non è stata valutata la diversità di approccio e di trattamento della malattia diabetica nell’anziano a seconda che l’assistenza medica venga erogata da un reparto di degenza ospedaliero, da un centro specialistico, da un centro universitario, dal medico di medicina generale oppure che questa venga offerta all’interno di una residenza sanitaria assistenziale (RSA). Non è neppure chiaro quale dovrebbe essere l’obiettivo da conseguire nel vecchio; obiettivo che può condizionare pesantemente l’approccio terapeutico nel diabetico. In considerazione dell’estrema diversificazione riscontrata in letteratura è sembrato opportuno indagare e valutare le modalità con cui avviene l’approccio al paziente diabetico anziano in diverse realtà, considerando la complessità e la fragilità della condizione di tale paziente. Questa indagine dovrebbe fornire dati sufficienti per dare un giudizio sulle modalità con cui vengono trattati i diabetici vecchi o molto vecchi; potrebbe, inoltre, fornire indicazioni sulla necessità di eseguire ulteriori indagini che potrebbero essere di aiuto nel migliorare globalmente l’approccio a questo tipo di paziente (per esempio tipo di screening, tipo di terapia, valutazione sequele, necessità di maggior informazione ed istruzione del personale paramedico e medico preposto alla cura Materiali e metodi Lo studio si divide in 2 parti: nella prima sono stati studiati 236 pazienti ambulatoriali e degenti ultraottantenni; nella seconda 121 pazienti residenti presso RSA ultra settantenni (15 uomini e 106 donne). La differenza di età nei due gruppi di pazienti è stata determinata dal fatto che è stato più facile trovare ultraottantenni fra pazienti ambulatoriali e fra quelli ricoverati o in U.O. degenziale o di Day Hospital; mentre più difficile è stato reclutare pazienti della stessa età presso le RSA. In un primo tempo sono stati valutati 236 pazienti anziani di età uguale o superiore agli 80 anni, affetti da diabete tipo 2 seguiti presso le seguenti strutture (Tab. I): 1) 65 seguiti presso un ambulatorio universitario; 2) 95 presso un ambulatorio ospedaliero; 3) 29 presso un reparto di degenza ospedaliera di geriatria; 4) 20 seguiti da un medico di medicina generale; 5) 27 seguiti presso un DH diabetologico. A tale scopo è stato preparato un questionario specifico (in allegato) con la finalità di valutare per ogni paziente i dati anamnestici fisiologici, la durata della malattia, la presenza di sequele, il tipo di terapia, la qualità del compenso glico-metabolico, la presenza di comorbilità, l’eventuale valutazione multidimensionale, attraverso l’esame dei dati clinici riportati nella cartella o nelle schede cliniche. Dopo aver indagato le modalità di valutazione diagnostica e le modalità terapeutiche dei pazienti diabetici anziani ricoverati in ambito ospedaliero e di quelli seguiti presso struttura ambulatoriale, in un secondo tempo la ricerca si è incentrata sugli Tab. I. Distribuzione della casistica (numero, sesso ed età (M ± SEM). Centri DH diabetologico Amb. diabetologico universitario Amb. diabetologico ospedaliero Unità operativa ospedaliera Medico medicina generale N. paz. M F Età media 27 65 95 29 20 13 17 48 10 8 14 48 47 19 12 82,8 ± 2,2 83,6 ± 3,4 83,1 ± 3,3 85,1 ± 3,2 82,5 ± 2,7 G. CORSINI ET AL. 84 anziani diabetici istituzionalizzati. Abbiamo compiuto una ricerca epidemiologica presso alcune RSA al fine di comprendere quale sia l’approccio utilizzato nei confronti di questi pazienti nella nostra realtà. A tale scopo è stato utilizzato il questionario, lievemente modificato, proposto per la raccolta dati dei pazienti diabetici anziani che afferivano ai centri diabetologici; in aggiunta è stata considerata la presenza di obesità e di allettamento (vedi allegato). In una scheda sono stati raccolti i dati riguardanti la struttura: il numero totale degli ospiti divisi per sesso, il numero totale degli ospiti diabetici, il tipo di assistenza medico-infermieristica offerta, il tipo di monitoraggio strumentale o laboratoristico utilizzato per i pazienti diabetici, l’eventuale possibilità di effettuare visite specialistiche, il tipo di alimentazione disponibile. In merito alla prima parte dello studio, sono stati valutati 96 pazienti di sesso maschile con età media di 84 ± 3 e 140 pazienti di sesso femminile con età media di 83 ± 3. Sono stati scelti pazienti di oltre 80 anni poiché è noto che la prevalenza di fragilità in questa fascia di età è particolarmente alta e perché gli ultra ottantenni rappresentano ormai, almeno in Liguria, quasi il 10% della popolazione ed è la fascia maggiormente in crescita (Tab. I). Relativamente alla durata di malattia, è stata valutata per fasce di 5 anni: durata fra 0 e 5 anni, fra 6 e 10 anni, fra 11 e 20 anni e maggiore di 20 anni. La presenza di sequele è stata valutata sulla base della presenza di lesioni macrovascolari, microvascolari (retinopatia e nefropatia) e di neuropatia. Le sequele macrovascolari sono state individuate in base ai dati anamnestici (IMA, ictus, amputazioni), ECG, ecocardiogramma, flussimetria doppler, presenti in cartella. La retinopatia è stata valutata in base all’anamnesi (pregressa diagnosi, trattamento laser ecc.) o in base alla visita specialistica del fundus oculi, se presente in cartella. La nefropatia è stata valutata secondo i parametri di funzionalità renale (valore di creatinina, di clearance della creatinina, micro- e macroproteinuria) presenti nella documentazione clinica. La neuropatia sensitivo motoria o autonomica è stata valutata o per la presenza in cartella della velocità di conduzione sensitivo-motoria (VCSM), o delle prove autonomiche o attraverso la descrizione dell’esame clinico neurologico. I pazienti sono stati raggruppati secondo il trattamento terapeutico riportato: solo dieta, ipoglicemizzanti orali, insulina, insulina + ipoglicemizzanti orali. Il compenso glicometabolico è stato valutato considerando il valore dell’emoglobina glicosilata (HbA1c: range di normalità di riferimento 3,55,8%). La presenza di comorbilità è stata valutata con il punteggio ricavato con l’utilizzo dell’indice CIRS (indice cumulativo di comorbilità) (in allegato). Risultati Il primo dato emerso è il numero rilevante dei pazienti ultraottantenni che afferiscono ai centri antidiabetici, rappresentando questi una percentuale circa del 12% nel campione raccolto presso l’ambulatorio diabetologico ospedaliero e del 9,5% nell’ambulatorio diabetologico universitario: dove era stato calcolato un numero complessivo di 685 pazienti diabetici, nel periodo di osservazione. Non è stato possibile calcolare la percentuale dei pazienti ultra ottantenni relativamente alla casistica raccolta presso il medico di medicina generale, presso il reparto di degenza ospedaliero e presso il day hospital, in quanto mancava il numero totale dei diabetici assistiti in quel periodo. I pazienti analizzati presentano caratteristiche differenti e si possono sostanzialmente distinguere in: 1) pazienti affetti da una patologia diabetica insorta precocemente e quindi trattata per lungo tempo; 2) pazienti affetti da una patologia diabetica diagnosticata tardivamente, presente presumibilmente da anni, e non trattata; 3) pazienti affetti da una patologia diabetica lieve ad esordio molto tardivo spesso in relazione ad alimentazione incongrua o terapia farmacologica (terapia steroidea per es.). La terapia maggiormente utilizzata in ogni realtà esaminata è quella che prevede l’uso di ipoglicemizzanti orali (con una prevalenza che oscilla fra il 55,5 e l’80%); la terapia insulinica viene impiegata più frequentemente nel DH, probabilmente in relazione alla maggior gravità della malattia e/o al peggior compenso glicometabolico con il quale i pazienti si presentano; nel reparto ospedaliero e negli ambulatori viene utilizzata in modo variabile fra il 13,7 e il 32,3%. I pazienti infatti che sono stati seguiti in DH presentano un indice CIRS (indice di comorbilità) più elevato. Il dato del compenso metabolico, valutato secondo il valore di HbA1c media, nei pazienti seguiti in regime di DH, ha un andamento bimodale (non è diverso significativamente dagli altri centri) in L’APPROCCIO CLINICO-TERAPEUTICO AL PAZIENTE DIABETICO ANZIANO 85 Tab. II. Valutazione compenso-trattamento. Terapia Centri Amb. ospedaliero Amb. universitario DH diabetologico Medico Med. Gen. U.O. ospedaliera HbA1c m. 7,8 ± 7,2 ± 7,8 ± 7,6 ± 9,1 ± Ipogl. % Insulina % Dieta % Ipo- + I % 60 80 55,5 65 72,4 32,3 13,7 33,3 25 27,5 1,5 6,3 3,7 10 0 6,1 0 7,4 0 0 1,3 1,5 1,4 0,7 2,3 quanto durante l’analisi è emerso che i pazienti afferenti al DH sono appartenenti a due categorie distinte: pazienti inviati al DH per scompenso metabolico e pazienti che ritornano al DH per rivalutazione delle sequele. Questi ultimi presentano, quindi, mediamente miglior controllo glicemico. Considerando solo i pazienti di DH ricoverati per cattivo compenso glicometabolico (HbA1c > 7% con v.n. 3,5-5,8%), il valore medio di HbA1c riscontrato è 8,7 ± 1,1. In ogni caso il peggior compenso glicometabolico si conferma essere quello presente nei pazienti ricoverati nel reparto di degenza (HbA1c pari a 9,1% ± 2,3) (Tab. II). La presenza di comorbilità calcolata con l’indice CIRS è elevata in quasi tutti i centri; una minor presenza di comorbilità si evidenzia nell’ambulatorio di medicina generale. Anche la presenza di polifarmacoterapia è significativamente elevata (Tab. III). Tutte le comuni sequele della malattia diabetica sono presenti in elevata percentuale presso tutti i centri esaminati (Tab. IV). Se si confronta la presenza di sequele alla durata di malattia, si evidenzia una correlazione tra durata della stessa e la presenza di un maggiore numero di complicanze in percentuale (Tab. V). Si rileva un dato contrastante con questa affermazione relativamente alla retinopatia ed alla neuropatia. Mentre il dato della retinopatia è di difficile interpretazione (forse è geneticamente determinato che alcuni pazienti con lunga durata di malattia sono indenni da lesioni oculari), quello sulla neuropatia è legato alla scarsa presenza di valutazione nelle schede sanitarie (Tab. VI). In nessun caso è stata eseguita una valutazione multidimensionale geriatrica. Tab. III. Comorbilità e Polifarmacologia (M ± SEM). Risultati relativi agli standard delle RSA Centri I questionari sono stati compilati presso 5 residenze sanitarie, 4 ospitanti pazienti di entrambi i sessi ed una solo pazienti di sesso femminile. Il numero totale degli ospiti presenti per istituto oscilla da 80 a più di 400 ospiti, accolti presso vari reparti. Amb. ospedaliero Amb. universitario DH diabetologico Medico Med. Gen. U.O. ospedaliera CIRS 3,8 ± 3,2 ± 2,8 ± 1,8 ± 3,7 ± Numero farmaci 1,3 1,2 0,8 0,6 1 3,5 ± 4,3 ± 4,4 ± 2± 4,5 ± 1,4 1,9 2 1 1,6 Tab. IV. Prevalenza delle sequele. Centri Ambulatorio ospedaliero Ambulatorio universitario DH diabetologico Medico Med. Gen. U.O. ospedaliera Macrovasc. 64,6 54,7 48,1 45 65,5 Sequele % tot Retinopatia Nefropatia 52,3 27,3 37 15 20,6 35,4 49,5 55,5 25 44,8 Neuropatia 10,8 6,3 22,2 20 6,8 G. CORSINI ET AL. 86 Tab. V. Sequele e Durata di malattia. Durata 0-5 anni 6-10 anni 11-20 anni > 20 anni Tot. pz Macrovasc % Retinopatia % Nefropatia % Neuropatia % 38 61 64 75 29 57 56 77 18 25 47 24 21 52 55 53 5 13 13 5 Tab. VI. Percentuale complicanze non valutate. % complicanze non valutate Retinopatia Amb. diab. universitario U.O. ospedaliera Amb. diabetol. ospedaliero DH diabetologico Medico Med. Gen. 9 83 21 0 85 Neuropatia 75 93 94 0 80 In quattro istituti è fornita assistenza medica per un numero limitato di ore e successivamente per reperibilità in caso di urgenza, in uno è presente una assistenza medica di reparto per 12 ore e quindi, per le urgenze, una guardia medica interna notturna. In tutte le strutture l’assistenza infermieristica è garantita per 24 ore al giorno con personale professionale, al quale spetta la somministrazione di tutta la terapia, compresa quella insulinica. In tutte le strutture è possibile eseguire esami ematochimici, in due strutture esistono laboratori interni, nelle altre tre strutture gli esami vengono inviati a laboratori esterni. Le consulenze fisiatriche e cardiologiche possono essere eseguite in tutte le residenze; in due è possibile ottenere anche la consulenza oculistica e solo in una la consulenza diabetologica fornita da uno specialista esterno, su richiesta del medico curante. Nessun paziente anziano diabetico ha comunque mai effettuato consulenza diabetologica durante il soggiorno nell’istituto, eccezione fatta per quei pazienti che la ottenevano in corso di ricoveri ospedalieri (Tab. VII). Tab. VII. Standard RSA. Struttura Istituto 1 Istituto 2 Istituto 3 Istituto 4 Istituto 5 Assist. medica offerta presen. limit + reperib. presen. limit + reperib. presen. limit + reperib. presen. limit + reperib. presen. limit + reperib. Consulenze Ass. inferm Assist. inferm 24h Glucometro ECG Es. laborat. fis-card si si si si si fis-card si si si si si fis-card si si si si si dia, ca, fi, oc si si si si si oc-fis-card si si si si si L’APPROCCIO CLINICO-TERAPEUTICO AL PAZIENTE DIABETICO ANZIANO Tab. VIII. Alimentazione. Struttura Istituto 1 Istituto 2 Istituto 3 Istituto 4 Istituto 5 Cucina propria Menù per diabetici Ora pasti si si no si si si si si no si 7.30,12, 18 8.30,12, 18 7, 12, 18.30 7.30, 12, 18.30 7.30, 11.30, 17.30 Quattro residenze hanno la cucina propria e cucinano in loco i pasti. Quattro strutture, solo in parte coincidenti con le precedenti, possono predisporre diete personalizzate per pazienti diabetici (Tab. VIII). Risultati relativi ai pazienti ospiti delle case di cura Su un totale di 905 pazienti residenti nelle strutture prese in considerazione, gli anziani diabetici con età superiore ai 70 anni sono risultati essere 121 con una percentuale variabile dal 7,5% al 18,5% degli ospiti a seconda dell’istituto considerato. Nei quattro istituti con ospiti di entrambi i sessi il numero delle pazienti diabetiche di sesso femminile (n. 56) ricoverate è significativamente maggiore di quello degli uomini diabetici (n. 12). L’età media delle pazienti diabetiche di sesso femminile ospitate nelle cinque residenze è 81 ± 7,89 anni, mentre quella degli ospiti diabetici di sesso maschile 79,5 ± 8,0 (Tab. IX). L’obesità era presente nel 19,8% degli ospiti diabetici (24/121). Era allettato il 6,6% dei pazienti (8/121). Il dosaggio dell’HbA1c è stato effettuato solo nel 26,4% degli ospiti (32/121). I pazienti in cui è stata valutata presentavano un compenso metabolico 87 apparentemente discreto, infatti il valore medio di HbA1c era pari a 6,8% ± 1,2 (valori normali: 3,55,8%). L’ipertensione arteriosa era presente circa nella metà dei pazienti (49,6%, 60/120); il 55% di essi (33/60) assumeva un ACE inibitore, l’1,6% (1/60) un sartanico. La dislipidemia era presente nel 19,8% dei pazienti in cui è stata valutata (24/72); in 49 pazienti non è mai stato valutato l’assetto lipidico durante la degenza in istituto. Un declino cognitivo era presente nel 40,5% dei pazienti anziani diabetici (49/121). Gli ipoglicemizzanti orali venivano usati nel 45,4% dei pazienti (55/121). In particolare le sulfoniluree risultavano essere i farmaci più utilizzati: nel 58,1% dei pazienti (32/55) venivano usate sulfoniluree di 2° generazione, nel 5,4% (3/55) le sulfoniluree di 3° generazione, nel 27,2% (15/55) veniva usata l’associazione glibenclamide + metformina, nel 7,2% (4/55) la repaglinide, nell’1,8% (1/55) la sola metformina. L’insulina (venivano utilizzati solo tipi di insulina ad azione rapida ed intermedia) era utilizzata nel 45,4% (55/121), il solo trattamento dietetico era presente nel 9,0% dei pazienti (11/121), l’associazione dell’ipoglicemizzante orale con insulina non veniva utilizzata in nessun paziente. Il 20,66% dei pazienti (25/121) presentava durata malattia fra 0 e 5 anni, il 31,4% (38/121) aveva una durata di malattia compresa fra 5 e 10 anni, il 29,75% (36/121) era diabetico da 10 a 20 anni, il 18,18% (22/121) dei pazienti presentava una durata di malattia > di 20 anni. Le complicanze macrovascolari sono state ricercate solo in 56 pazienti e queste erano presenti nell’87,5% (49/56); 65 pazienti non sono stati valutati al riguardo. La retinopatia, valutata in 51 pazienti, era presente nel 43,1% (22/51), in 70 pazienti non è stato valutato il fundus oculi. La nefropatia diabetica era presente nel 15,9% dei pazienti valutati (17/107) (in nessun paziente era Tab. IX. Casistica RSA. Struttura Istituto 1 Istituto 2 Istituto 3 Istituto 4 Istituto 5 Tot. Ospiti 80 120 95 205 405 Donne 60 100 79 158 405 Uomini 20 20 16 47 0 Diab > 70 aa 12 9 9 38 53 % > 70 aa 15% 7,5% 9,5% 18,5% 13% Donne diabet. Uomini diabet. 9 10 7 28 52 3 1 2 9 0 88 stata dosata la microalbuminuria delle 24 ore, considerata marker precoce di nefropatia diabetica); 14 pazienti non presentavano in cartella dati relativi alla funzionalità renale. La presenza di neuropatia è stata indagata solo in 2 soggetti. Discussione Relativamente all’indagine epidemiologica effettuata nella prima parte dello studio si nota che, per quanto esistano differenze nell’approccio al paziente anziano nelle diverse realtà, globalmente i pazienti, anche se “grandi anziani” di età ≥ 80 anni, vengono considerati similmente a come vengono considerati i pazienti diabetici di età più giovane. Infatti anche in questo gruppo di pazienti si è mantenuto l’obiettivo di ottenere un compenso ottimale e, a tal fine, vengono utilizzati parametri di valutazione adeguati. In particolare viene effettuato il dosaggio periodico dell’HbA1c e i pazienti, in elevata percentuale, eseguono, quando con stato cognitivo e sensoriale integro, autocontrollo glicemico a domicilio oppure, durante i periodi di degenza, vengono sottoposti al monitoraggio glicemico con l’esecuzione della glicemia capillare. I pazienti con peggior compenso glicometabolico sono quelli ricoverati in Unità Operativa degenziale per acuti e quelli che afferiscono per scompenso glicometabolico al day hospital diabetologico. Nel primo caso dipende dal fatto che i pazienti sono ricoverati proprio per diabete scompensato oppure per diverse patologie acute, che comunque compromettono il compenso metabolico. Globalmente l’equilibrio glicemico non è ottimale, anche se compreso entro i limiti da ottenersi nei pazienti anziani secondo le linee guida 3 4. È possibile che non si riescano ad ottenere risultati migliori o per minor rigore del diabetologo o del medico curante oppure perché all’anziano è più difficile imporre privazioni dietetiche oppure ancora perché la polipatologia e politerapia condizionano la possibilità di ottenere un risultato ottimale. Non ultimo deve essere considerato fattore di difficoltà, nell’ottenimento del compenso, la ridotta attività fisica del paziente con elevato indice di comorbilità. La valutazione delle sequele avviene in modo maggiore presso i centri diabetologici e, quando ricercate, sono presenti in percentuale elevata in relazione alla durata di malattia come riportato in letteratura 5. La ricerca della presenza di neuropatia avviene solo nel DH diabetologico nel 100% dei G. CORSINI ET AL. soggetti; tale complicanza è ancora sottovalutata nonostante la stessa possa condurre l’anziano a grave disabilità ed a deterioramento significativo della qualità della vita. Nella seconda parte dello studio in cui sono stati esaminati gli standard di cure offerti dalle residenze sanitarie assistenziali, in linea con quelli riscontrati nella ricerca effettuata nel Friuli-Venezia Giulia, nel Trentino ed in Veneto 6 ma anche con quelli riscontrati nelle case di cura americane o inglesi 7-9 , mostrano assenza di protocolli particolari per i pazienti diabetici anziani. All’ingresso del paziente in struttura non viene effettuato un programma di screening per la malattia diabetica ed il controllo della malattia e delle sequele avviene solo su disposizione del medico così come il controllo della glicemia capillare, l’esecuzione di esami ematochimici o le visite specialistiche. Gli anziani diabetici istituzionalizzati, che sono stati valutati, rappresentano in media il 12,7% sul totale degli anziani ospitati nelle strutture (dal 7,5% al 18,5%) in accordo con gli studi di prevalenza consegnati in letteratura. A questa percentuale andrebbe aggiunta quella relativa ai pazienti anziani diabetici istituzionalizzati non noti che, secondo quanto osservato in letteratura, potrebbero rappresentare anche il 10% 8. Tuttavia ad oggi, nella nostra realtà nazionale, non esistono studi che valutino la percentuale di diabetici anziani istituzionalizzati misconosciuti attraverso studi di screening. Globalmente il compenso glicometabolico dei pazienti diabetici anziani istituzionalizzati, nei quali è stato valutato con l’HbA1c, può essere considerato accettabile applicando quanto dettato dalle linee guida per tali pazienti 3. Questo dato, tuttavia, presenta un limite oggettivo in quanto l’HbA1c viene eseguita solo in un quarto dei pazienti (32 pazienti su 121); è pratica comune, infatti, utilizzare soltanto la glicemia capillare quale mezzo di valutazione del compenso; solo saltuariamente vengono effettuati profili glicemici e spesso le glicemie vengono effettuate random. Questo tipo di approccio, se da un lato permette di controllare nel tempo l’andamento glicemico evitando ipo- o iperglicemie estreme, dall’altro non ci sembra adeguato a valutare il compenso globale glicometabolico del paziente, che dipende da più variabili (alimentazione, attività fisica, stato di salute). Una determinazione periodica dell’HbA1c potrebbe bene integrare la valutazione. La percentuale di soggetti che assumono insulina è elevata (45,4%); questo riscontro è verosimilmente determinato da diverse cause: L’APPROCCIO CLINICO-TERAPEUTICO AL PAZIENTE DIABETICO ANZIANO 1) comparsa di diabete di 1 tipo; 2) impossibilità alla somministrazione orale della terapia ipoglicemizzante; 3) scarsa aderenza alle prescrizioni alimentari per problemi cognitivi; 4) turbe della deglutizione; 5) turbe alimentari determinate dalla presenza di disturbi psichici; 6) controindicazioni all’uso di ipoglicemizzanti orali; 7) esaurimento della secrezione insulinica dopo lunga durata di malattia (secondary failure). Il 47,9% presenta infatti una durata di malattia superiore ai 10 anni, di cui il 18,2% superiore ai 20 anni. Per problemi organizzativi la somministrazione della terapia spesso non avviene in modo flessibile in relazione al momento del pasto e, pur venendo effettuati controlli della glicemia capillare preprandiali, il personale infermieristico non ha a disposizione protocolli terapeutici da seguire in caso di alterazione dei valori glicemici. Gli ipoglicemizzanti orali più usati sono le sulfoniluree di 2° generazione, probabilmente perché più conosciute. L’uso della repaglinide è ancora limitato, nonostante in letteratura venga considerato farmaco di prima scelta nell’anziano, che sviluppa diabete mellito in tale fascia di età 10. Laddove sono state segnalate in cartella, le complicanze macrovascolari erano presenti in elevata percentuale (87,5%), così come la retinopatia (43,1%). Rilevante è l’alto numero di pazienti (83% dei pazienti afferiti al Reparto degenziale ospedaliero, 85% dei pazienti valutati dal medico di medicina generale, 53,7% dei degenti in RSA valutati per le complicanze macrovascolari ecc.) ai quali non viene effettuato lo screening per le sequele della malattia diabetica. Riteniamo, inoltre, che la presenza della nefropatia diabetica sia sottostimata perché nella maggior parte dei pazienti non è effettuata la ricerca della microlbuminuria, che come abbiamo detto, è considerata marker precoce di nefropatia diabetica 11 12. Anche in questi pazienti la presenza di neuropatia non era indagata (solo in 2 soggetti era presente una valutazione effettuata all’esterno della struttura). Il 49,6% dei pazienti diabetici anziani presentava come comorbilità l’ipertensione arteriosa, percentuale inferiore a quella riscontrata nello studio effettuato in Friuli-Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Veneto, nel quale il 57% dei pazienti presentava questa patologia. La presenza di obesità si riscontrava nel 20% dei pazienti, pur con i limiti che il BMI ha nei vecchi; mentre il 40% dei pazienti 89 presentava declino cognitivo. Secondo uno studio sulla prevalenza della demenza effettuato sulla popolazione latino americana a Sacramento in California 13 i pazienti affetti da diabete mellito ed ictus cerebrale hanno un rischio otto volte più alto di sviluppare demenza ed il 43% delle diagnosi di demenza effettuate sarebbero attribuibili al diabete mellito tipo 2, all’ictus cerebrale o all’associazione di entrambi. Tuttavia anche a differenza di quanto suggerito dalle linee guida americane 14, nei pazienti residenti in strutture protette, la rivalutazione dello stato cognitivo, compresa nella valutazione multidimensionale, era stata effettuata solo nel 32,2% dei pazienti (39/121). Nelle realtà esaminate, è da sottolineare l’assenza di protocolli per la cura del diabete mellito nell’età senile nonostante il diabete rappresenti una patologia rilevante per l’alta prevalenza riscontrata. Nei centri diabetologici, più attenti alle cure e alla prevenzione o al trattamento delle complicanze della malattia diabetica, il paziente anziano viene considerato o allo stesso modo del paziente giovane oppure, in considerazione della situazione generale, viene trattato con criteri generali meno rigidi e con conseguente minor efficacia. L’approccio “normale” al paziente diabetico anziano potrebbe essere valido e sufficiente nella percentuale di anziani “sani” (cioè quei pazienti che, a parte il diabete, non presentano patologie aggiuntive) che afferiscono ai centri. Tuttavia la parte più cospicua di anziani, abbiamo visto, è affetta da più comorbilità e presenta condizioni generali compromesse. In questo caso sarebbe opportuno un approccio globale al paziente diabetico anziano, così che il trattamento venga stabilito secondo le linee guida per la malattia diabetica, ma considerando anche la fragilità di tali pazienti. In tale maniera potrebbe essere raggiunto l’obiettivo primario in questi pazienti cioè il miglioramento della qualità di vita. Il trattamento del diabetico anziano dovrebbe essere accompagnato da un programma di educazione sanitaria sulla malattia diabetica rivolto al paziente e/o al caregiver. Per quanto riguarda gli anziani diabetici ospiti di residenze sanitarie assistenziali questi rappresentano in effetti una “popolazione sommersa” anche nella nostra realtà: la malattia diabetica viene trattata a discrezione del medico che, in mancanza di linee guida regionali e/o nazionali per il paziente anziano diabetico, non utilizza e non segue alcun protocollo riconosciuto o linea guida per la gestione del diabetico. In particolare, come anche riscontrato in letteratura 9 15 16, sono emersi diversi elementi di riflessione: la mancanza, per ciascun 90 G. CORSINI ET AL. paziente diabetico istituzionalizzato, di un programma individualizzato che stabilisca gli obiettivi da raggiungere; la mancata esecuzione di uno screening standardizzato per la malattia diabetica all’ingresso in struttura; il mancato utilizzo di protocolli riconosciuti per il controllo del compenso glicometabolico e delle complicanze della malattia nei diabetici noti; la mancanza di ricerca di collaborazione con personale medico specializzato nella cura del diabete e delle sue complicanze; la carenza di personale infermieristico specializzato nella cura dell’anziano diabetico; la scarsa formazione professionale sul diabete; un’inadeguatezza culturale sulla malattia diabetica da parte del paziente e/o al caregiver. In assenza di studi controllati, come già da altri Autori proposto 15 16, possono rimanere dubbi sull’efficacia di uno screening generalizzato sulla popolazione anziana istituzionalizzata al fine di ridurre la mortalità o la morbilità con una diagnosi precoce o con un trattamento adeguato della malattia diabetica. È comunque evidente che il compenso glicometabolico, associato alla modificazione dei fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, riduce il rischio di morte di tali pazienti, migliora la prognosi di eventuali malattie intercorrenti e contribuisce da subito ad un miglioramento della qualità di vita. Sarebbe auspicabile poter adeguare il trattamento ai pazienti diabetici anziani ambulatoriali o istituzionalizzati con linee guida formulate per tali pa- zienti nella nostra realtà nazionale al fine di offrire le cure ideali “a misura di anziano” per il trattamento della malattia diabetica e delle sue complicanze. È, infatti, evidente che un miglioramento del compenso metabolico riduce l’impatto delle sequele della malattia diabetica sulla qualità di vita del paziente diabetico anziano; tuttavia un eccessivo rigore nel raggiungimento dell’obiettivo terapeutico potrebbe essere controproducente. Nel tentativo di raggiungere il compenso ottimale dobbiamo essere particolarmente attenti a quest’ultimo aspetto evitando di incorrere in episodi ipoglicemici, che potrebbero essere con conseguenze gravi da condizionare psicologicamente il paziente. Pertanto l’obiettivo terapeutico potrebbe essere quello di avvicinarsi alle raccomandazioni delle linee guida con un certo grado di flessibilità (per esempio attraverso un minor rigore nell’alimentazione e nell’applicazione di schemi terapeutici semplificando, quando possibile, gli schemi di somministrazione insulinica). Potrebbe anche essere auspicabile, dopo aver fotografato la realtà attuale che vive il paziente diabetico anziano, fare uno studio clinico controllato nei pazienti istituzionalizzati al fine di valutare se uno screening diagnostico “routinario” e un controllo ottimale del compenso glico-metabolico possano avere un impatto positivo sulla sopravvivenza dei pazienti e sulla prognosi delle malattie intercorrenti senza peggiorarne la qualità di vita. Obiettivo: Poche o assenti sono le informazioni e le indicazioni sul trattamento e l’assistenza del paziente diabetico vecchio. L’obiettivo di questo studio è di fotografare l’approccio che viene seguito nel paziente ambulatoriale e in quello ricoverato in RSA con le sue caratteristiche clinicometaboliche. Materiali e metodi: Nel presente studio sono stati esaminati mediante questionario 236 soggetti (96 uomini e 140 donne) ambulatoriali (ambulatori universitari e ospedalieri) o degenti (U.O. per acuti o Day Hospital) e 121 soggetti (15 uomini e 106 donne) ospiti presso RSA. Sono state studiate alcune caratteristiche clinico-anamnestiche inclusa la comorbilità, la durata conosciuta del diabete, il trattamento ipoglicemizzante, l’equilibrio glicemico e la presenza di sequele. Risultati: Nei pazienti studiati si dimostra che il diabete oltre i settant’anni è eterogeneo. Il controllo metabolico è variabile e la comorbilità elevata. La macroangiopatia diabetica è la sequela maggiormente rappresentata e la neuropatia ha la minore prevalenza in tutti i gruppi, ma è anche la meno valutata. Il trattamento ipoglicemizzante più utilizzato è orale (soprattutto sulfoniluree), ma la terapia insulinica è praticata in almeno un terzo dei soggetti. Nelle RSA esistono i mezzi per un’assistenza ottimale in quasi tutte le strutture, la prevalenza del diabete varia da 8 a 19%, quasi il 50% dei soggetti diabetici ha una durata di malattia superiore a 10 anni. Il trattamento prevalente è con ipoglicemizzanti orali, ma l’uso dell’insulina sale al 45%. L’equilibrio glicemico è mediamente discreto, ma i controlli non sempre ottimali (non frequente il controllo dell’Hb glicosilata). Le sequele sono studiate in meno del 50% dei pazienti. Conclusioni: Dai dati presentati emerge che l’assistenza al vecchio affetto da diabete presenta numerose problematiche non sempre facili da risolvere. In questi soggetti di età avanzata il trattamento può essere migliorato non con l’obbiettivo di una “cosmesi” glicemica, ma con quello di prevenire le complicazioni legate al diabete e al miglioramento della qualità della vita. Parole chiave: Diabete tipo 2 • Terapia ipoglicemizzante • Compenso metabolico • Diabete nel vecchio L’APPROCCIO CLINICO-TERAPEUTICO AL PAZIENTE DIABETICO ANZIANO BIBLIOGRAFIA 1 2 3 4 5 6 7 Simmons D, William DR. Diabetes in the elderly: an underdiagnosed condition. Diabet Med 1993;10:264-6. Halter JB. Geriatric patients in therapy for diabetes mellitus and related disorders. ADA, Lebovitz HE Editor 1998, p. 234-40. California Healthcare Foundation/American Geriatrics Society. Guidelines for improving the care of the older person with diabetes mellitus. J Am Geriatr Soc 2003;51:S26580. Expert Commitee on the Diagnosis and Classification of Diabetes mellitus. Report of the Expert Commitee on the Diagnosis and Classification of Diabetes mellitus. Diabetes Care 1997;20:1183-97. Pit’hova P, Charvat J, Kvapil M. Diabetes mellitus in the elderly. Vnitr Lek 2001;47:465-9. Gruppo di lavoro AMD Friuli-Venezia Giulia e Veneto-Trentino Alto Adige. Un progetto per il miglioramento dell’assistenza diabetologica nelle strutture per anziani del Triveneto (Premio AMD). In: Atti del Congresso nazionale dell’Associazione Medici Diabetologici, Torino: 2001, p. 325-9. Mooradian AD, Osterweil D, Petrasek D, Morley JE. Diabetes mellitus in elderly nursing home patients. A survey of clinical characteristics and management. J Am Geriatric Soc 1988;37:391-6. 8 9 10 11 12 13 14 15 16 91 Benbow SJ, Walsh A, Gill GV. Diabetes in institutionalised elderly people: a forgotten population? BMJ 1997;314:1868-9. Hamman RF, Michael SL. Impact of policy and procedure changes on hospital days among diabetic nursing home residents-Colorado. MMWR 1984;33:621-9. Brunetti P. Il diabete e le sue complicanze. Dalla diagnosi alla terapia. Ed. Kurtis 2000. Schrier RW, Estacio RO, Esler A, Mehler P. Effects of aggressive blood pressure control in normotensive type 2 diabetic patients on albuminuria, retinopatia and strokes. Kidney Int 2002;61:1086-97. Liou HH, Huang TP, Campese VM. Effect of long-term therapy with captopril on proteinuria and renal function in patients non-insulin-dependent diabetes and with nondiabetic renal diseases. Nephron 1995;69:41-8. Haan MN, Mungas DM, Gonzalez HM, Ortiz TA, Acharya A, Jagust WJ. Prevalence of dementia in older Latinos: the influence of type 2 diabets mellitus, stroke and genetic factors. J Am Geriatr Soc 2003;51:169-77. British Diabetic Association. Guidelines of Practice for Residence with Diabetes in Care Home. London, 1999. Taylor CD, Hendra TJ. The prevalence of diabetes mellitus and quality of diabetic care in residential and nursing homes. A postal survey. Age Ageing 2000;29:447-50. Sinclair AJ, Gadsby MB, Penfold SMB. Prevalence of diabetes in care home residents. Diabetes Care 2001;24:1066-8. Ringraziamenti Si ringraziano tutti i colleghi ed i pazienti che hanno reso possibile lo studio mettendo a disposizione le cartelle cliniche. G. CORSINI ET AL. 92 Allegati Schede raccolta dati Paziente (iniziali): Sesso: M F Età: > 80 Data di ammissione in struttura Peso all’ingresso in struttura Peso attuale BMI Diagnosi secondo i criteri ADA del 1997: – Alterata glicemia a digiuno o IFG (glicemia 110-125 mg/dl) _ – Intolleranza ai carboidrati o IGT (glicemia 140-199 mg/dl 2 ore dopo carico orale di glucosio – Diabete tipo 2 (NIDD) – Altro Durata della malattia 0-5, 5-10, 10-20, > 20 Sequele del Diabete: Assenti Presenti: Macrovascolari Coronaropatia Stroke Amputazioni Retinopatia Cecità Nefropatia Neuropatia Microvascolari: Trattamento: Insulina Ipoglicemizzanti orali Associazione ipoglicemizzanti + insulina Dieta Monitoraggio glicemia capillare: Tipo Quali no periodicità dei controlli glicemici: giornaliero si 2h dopo pranzo 2h dopo cena da 2 a 3 volte alla settimana Periodicità dei controlli ematochimici: no a digiuno si Quali?: HbA1c, glicemia, creatinina, colesterolo, trigliceridi, HDL col., es. urine, urinocoltura, Na, K, microalbuminuria Con quale frequenza: mensile trimestrale semestrale annuale Data esecuzione ultimi esami ematochimici (riportare i valori riscontrati): Esecuzione di visite specialistiche/esami strumentali per il controllo della malattia diabetica: no si Quali? Visita oculistica, visita diabetologica, visita nefrologica, visita cardiologica, altro Con quale frequenza: trimestrale semestrale Ecg Ecocardiogramma Doppler TSA Doppler AAII annuale L’APPROCCIO CLINICO-TERAPEUTICO AL PAZIENTE DIABETICO ANZIANO 93 Ecotomografia addominale VCSM Prove autonomiche Altro Con quale frequenza: trimestrale semestrale annuale Comorbilità: Ulteriore terapia assunta: Compenso metabolico attuale (v.n.) Valutazione multidimensionale: ADL IADL MMSE (deficit cognitivo) GDS (depressione) Struttura Numero totale ospiti Maschi Femmine N. Ospiti diabetici Tipo di assistenza medica offerta: Presenza continua del medico Presenza limitata con reperibilità Presenza limitata senza reperibilità Solo reperibilità Assistenza prestata dal medico di Medicina generale Possibilità di consulenza in loco: Diabetologica Oculistica Fisiatrica Cardiologica Altro Tipo di assistenza infermieristica: Infermiere professionale: presente SI (Quante ore al giorno Figura responsabile della somministrazione della terapia orale e insulinica Dotazioni diagnostiche presenti: glucometro sticks per lettura visiva sticks per glicosuria elettrocardiografo possibilità di controlli laboratoristici altro Alimentazione: Disponibilità di cucina propria Fornitura dei pasti da ditta esterna Disponibilità di menù speciali per diabetici Orario di somministrazione dei pasti ) NO G. CORSINI ET AL. 94 Scheda Ospite RSA Paziente (iniziali): Sesso: M F Età: Data di ammissione in struttura Peso all’ingresso in struttura Presenza di obesità Allettamento SI Altezza cm Peso attuale NO Diagnosi: - Intolleranza a carboidrati - Diabete tipo 1 - Diabete tipo 2 Durata della malattia 0-5 Età di diagnosi Sequele del Diabete: 5-10 valutate SI Assenti Presenti: 10-20 > 20 NO Macrovascolari: Coronaropatia Stroke Amputazioni Microvascolari: Retinopatia Cecità Nefropatia Segni clinici di neuropatia Trattamento: Insulina Ipoglicemizzanti orali Dieta Associazione ipoglicemizzanti + insulina Monitoraggio glicemia capillare: no Quale Quali si a digiuno 2h dopo pranzo 2h dopo cena altro Periodicità dei controlli glicemici: giornaliero, da 2 a 3 volte alla settimana altro Monitoraggio glicosuria: SI NO Periodicità dei controlli ematochimici: si no Quali?: HbA1c, glicemia, creatinina, colesterolo, trigliceridi, HDL col., es. urine, urinocoltura Na, K, microalbuminuria, fruttosamina Con quale frequenza: mensile trimestrale semestrale annuale altro Ultimi esami ematochimici (riportare i valori riscontrati): Compenso metabolico attuale: HbA1c Glicemia a digiuno (v.n. ) Pre-prandiale: Glicemia post-prandiale: Fruttosamina pranzo pranzo cena cena L’APPROCCIO CLINICO-TERAPEUTICO AL PAZIENTE DIABETICO ANZIANO Esecuzione di visite specialistiche/esami strumentali per il controllo della malattia diabetica negli ultimi due anni: no 95 si Quali?: Visita oculistica Visita diabetologica Visita nefrologica Visita cardiologica Altro Ecg Ecocardiogramma Doppler TSA Doppler AAII Ecografia addominale Altro Comorbilità: Indice CIRS Ulteriore terapia assunta: Valutazione multidimensionale: effettuata SI NO Indice cumulativo di comorbilità (CIRS) È una scala che permette di ottenere una misura della salute somatica dell’anziano. In questa versione presentata da Parmalee (1995), gli item presentati sono 14 (è stato aggiunto l’item l’ipertensione) rispetto a quella presentata da Conwell et al. nel 1993 che per primi ne hanno dimostrato la validità nella popolazione geriatrica. 1. Patologie cardiache (solo cuore) 12345 2. Ipertensione (si valuta la severità, gli organi coinvolti sono considerati separatamente) 12345 3. Patologie vascolari (sangue, vasi, midollo, milza sistema linfatico) 12345 4. Patologie respiratorie (polmoni, bronchi, trachea) 12345 5. Patologie dell’occhio, orecchio, naso, gola, laringe 12345 6. Patologie dell’apparato gastrointestinale superiore (esofago, stomaco, duodeno, pancreas, albero biliare) 12345 7. patologie dell’apparato gastrointestinale inferiore (intestino, ernie) 12345 8. Patologie epatiche (solo fegato) 12345 9. Patologie renali (solo rene) 12345 10. Altre patologie genitourinarie (uretere, prostata, vescica, genitali, uretra) 12345 11. Patologie del sistema muscolo-scheletro-cute 12345 12. Patologie del sistema nervoso (sistema nervoso centrale e periferico, demenza esclusa) 12345 13. Patologie endocrino-metaboliche (diabete, infezioni, sepsi, stati tossici) 12345 14. Patologie psichiatrico-comportamentali (include demenza, depressione, ansia, agitazione psicomotoria) 12345 1 = assente. Nessuna compromissione d’organo o sistema 2 = lieve compromissione d’organo o sistema che non interferisce con la normale attività, il trattamento non sempre è necessario, la prognosi è eccellente 3 = moderata: la compromissione d’organo o sistema interferisce con la normale attività, il trattamento è necessario, la prognosi è buona 4 = grave: la compromissione d’organo o sistema produce disabilità, il trattamento è indilazionabile, la prognosi può non essere buona 5 = molto grave: la compromissione d’organo o sistema mette a repentaglio la sopravvivenza, il trattamento è urgente, la prognosi è grave L’indice di severità risulta dalla media dei punteggi delle prime 13 categorie (esclusi i problemi psichiatrici e comportamentali); il punteggio massimo ottenibile è 5. L’indice di comorbilità rappresenta il numero delle categorie nelle quali si ottiene un punteggio superiore o uguale a 3 (sempre riferito solo alle prime 13 categorie); il punteggio massimo ottenibile è 13.