OLTRE LA COPERTINA 3 Farmaceutica e mercati emergenti: guardare indietro per vedere avanti di Renato Ridella e Pierluigi Bruschetta L’evoluzione dei sistemi sanitari sarà - sorprendentemente, verrebbe da dire - “bidirezionale”, con quelli evoluti/occidentali che riprodurranno in futuro alcune condizioni oggi proprie dei Paesi emergenti. «Cristoforo Colombo, come tutti sanno, è onorato dai posteri perché fu l’ultimo a scoprire L’America». James Joyce Le disparità di spesa, infrastrutture e performance tra i sistemi sanitari dei Paesi OCSE e quelli dei Paesi emergenti sono impressionanti, ma certamente non nuove. Nuovo è certamente l’emergere prepotente di patologie e fattori di rischio propri dei Paesi ad alto reddito, quali diabete e obesità, nei Paesi in via di sviluppo; ma non si tratta di una novità capace da sola di causare un cambiamento strutturale nello scenario sanitario mondiale. Eppure Martin Walker ha ragione nel sostenere che le industrie della salute stiano vivendo un cambiamento strutturale a livello globale: non solo si è avviato il processo di riequilibrio del loro baricentro verso Est e Sud, le sole aree che assicurano crescita OLTRE LA COPERTINA grazie a una domanda che si evolve da potenza ad atto; ma l’evoluzione dei sistemi sanitari sarà - s o r p re n d e n te m e n te , verrebbe da dire“bidirezionale”, con quelli evoluti/occidentali che riprodurranno in futuro alcune condizioni oggi proprie dei Paesi emergenti. È opportuno quindi guardare chi ci segue, per capire e anticipare il nostro domani. Renato Ridella Pierluigi Bruschetta 35 NEI PAESI EMERGENTI, IL SISTEMA SANITARIO PUBBLICO E L’INDUSTRIA FARMACEUTICA HANNO UN DIALOGO STRUTTURALE CON ORIZZONTE DI MEDIO TERMINE. FENOMENO RARO IN ITALIA. Evoluzione bidirezionale dei sistemi sanitari. Che cosa succede fuori dai sistemi sanitari sociali europei? Più o meno in tutto il resto del mondo, il problema si chiama copertura della popolazione. Il riferimento agli Stati Uniti appare immediato, ma non è il più utile per cercare evoluzioni che possano essere replicate dagli operatori Europei. Crediamo invece che i casi più interessanti per l’Europa vengano dai Paesi emergenti (es. Brasile, Cina, Messico, Russia): mentre tutti pensano che il punto d’arrivo di questi Paesi siano sistemi sanitari con le caratteristiche proprie degli attuali mercati maturi (tipo EU e USA), in A.T. Kearney immaginiamo anche evoluzioni contrarie, cioè che i mercati maturi riprodurranno in futuro alcune condizioni proprie dei mercati emergenti di oggi. I Paesi emergenti si caratterizzano per le grandi distanze tra classi sociali, la diffusa assenza di copertura assicurativa sanitaria, la prevalenza del pagamento diretto delle spese farmaceutiche da parte del cittadino - con conseguente alta incidenza di casi finanziari “catastrofici” per gli individui - l’inabilità finanziaria dei sistemi sanitari ad acquistare e somministrare farmaci innovativi o anche solo ancora sotto protezione brevettuale. In questi Paesi, il bisogno sociale è in linea con il bisogno politico, perchè il problema non è la gestione del deficit statale ma il miglioramento degli indici di mortalità. In queste condizioni, così radicalmente diverse dallo scenario sanitario europeo, assistiamo sempre più frequentemente a forme di dialogo strutturale, con orizzonte di medio termine, tra il sistema sanitario pubblico (payer) e l’industria farmaceutica, fenomeno poco diffuso in Europa e assolutamente raro in Italia. In molte parti d’Europa, infatti, i payer non parlano, e non vogliono parlare, con l’industria farmaceutica: un po’ perchè così si evitano cambi di “clima relazionale” quando occorre procedere a bruschi tagli di prezzo e delisting delle specialità medicinali, per fare quadrare i conti della spesa sanitaria; un po’ per non sprecare goodwill politico e poter sempre imputare l’assenza di copertura farmaceutica ai prezzi impossibili dell’industria; un po’ perchè non esiste un linguaggio comune payer-industria. I rari momenti di dialogo formale tra payer e industria farmaceutica si polarizzano per lo più attorno alle negoziazioni di prezzo e volume per i nuovi farmaci, a livello centrale (AIFA) e locale (Regioni, ASL, AO…). In questi casi, il registro linguistico A.T. KEARNEY STRATEGIE DI BUSINESS 36 è affetto da poca chiarezza, arbitrarietà delle regole grammaticali, estemporaneità degli obiettivi di comunicazione: se le parti non riescono a concordare come misurare e valutare l’innovazione, sembra difficile l’intero dialogo nella sanità, un’industria in cui proprio l’innovazione è l’unico generatore di valore erga omnes. Siamo di fronte a una situazione di stallo gestionale, in cui sia l’industria farmaceutica sia il sistema sanitario rischiano una forte riduzione dell’innovazione e una caduta costante e inesorabile del valore offerto al paziente, si tratti di copertura, di capacità di cura o di prevenzione. Come avviene invece il dialogo strutturale, con orizzonte di medio termine, tra payer e industria farmaceutica nei Paesi emergenti? Vediamo un paio di esempi. • In molti dei Paesi emergenti, il rischio metabolico nelle sue forme cardiovascolari e diabetiche assume proporzioni di vera pandemia. Con prevalenze ben al di sopra degli standard dei G7, la potenziale spirale di costo per il payer è esponenziale: il collasso finanziario e sanitario è un pericolo reale e visibile. Se solo il 20% della popolazione a rischio ha accesso a trattamenti adeguati (es. insulina), il problema tra payer e industria farmaceutica non è più a quale prezzo pagare il prodotto per il 20% della popolazione, ma come trattare l’80% rimanente. L’offerta dell’industria non può essere tradizionale e legata al valore del prodotto così come dimostrato OLTRE LA COPERTINA dagli studi clinici: il payer può essere interessato soltanto a un’efficacia real life, a un sistema di copertura ampio e continuo, a un processo di gestione della popolazione (l’epidemia) piuttosto che dell’individuo. L’industria farmaceutica allora ha l’enorme opportunità di accedere a volumi incrementali straordinariamente più grandi del business esistente, ma deve cambiare radicalmente la propria offerta: deve considerare portafogli prodotti che coprano l’intero fabbisogno del paziente, deve aiutare il sistema sanitario a performare in real life, deve approntare interventi straordinari per i segmenti di popolazione meno rispondenti. Facendo tutto ciò, l’industria farmaceutica deve cominciare a pensare a un prezzo per paziente coperto piuttosto che a un prezzo per pillola. Tralasciamo di proposito aspetti come la ripartizione del rischio tra industria farmaceutica e payer, che possono sembrare prioritari ma che in realtà incidono relativamente poco sull’economia della relazione tra le due parti: l’elemento di maggiore interesse in questo contesto è l’assoluta necessità di dialogo e lavoro congiunto tra industria e payer. In questo schema, infatti, esiste un solo punto di equilibrio tra le parti: la combinazione prezzo-volumi-prestazioni offerte che massimizza il beneficio per tutti gli attori, e cioè il margine operativo assoluto e unitario per l’industria e il valore dei minori costi associati 37 Capitation: terapia e servizi personalizzati ad un prezzo costante per capita Fonte: analisi A.T. Kearney • a maggior controllo e prevenzione dell’epidemia metabolica per il payer. Questo punto di equilibrio non è semplice da trovare e non c’è altro modo di identificarlo che lavorare congiuntamente. Come nella migliore teoria dei giochi, finchè le parti non collaborano il gioco è a somma zero o negativa. Per ragioni assolutamente simili, l’industria farmaceutica può avere significativo interesse ad aiutare il provider di servizi sanitari (l’ospedale) a ottimizzare i propri flussi operativi. Nei Paesi emergenti la spesa oncologica è tipicamente polarizzata negli stadi metastatici o addirittura terminali. L’inefficienza del sistema sanitario fa sì che tra il sospetto di tumore alla mammella e l’effettivo trattamento, sia esso chirurgico (raro) o chemio/ ormonale (molto più frequente) possano passare oltre 360 giorni. In questo lasso di tempo il tumore ha cambiato stadio varie volte. Ancora una volta, l’offerta dell’industria non può limitarsi al farmaco e al suo prezzo, perchè il sistema sanitario ha un chiaro problema strutturale che impedisce la valorizzazione del potere innovativo del medicinale. Se poi tale valore si traduce in mesi di sopravvivenza, allora si comprende come la dimensione prezzo sia veramente priva di significato in questo contesto gestionale. A.T. KEARNEY STRATEGIE DI BUSINESS 38 Elementi di riflessione per i mercati sociali. Dall’esperienza dei Paesi emergenti, tre considerazioni emergono con forza: • Il contesto - e non il prodotto - determina la value proposition. La scadenza nei prossimi cinque anni della protezione brevettuale per quasi tutto il loro portafoglio prodotti primary care, sta imponendo a tutti i grandi player farmaceutici lo studio di nuovi modelli di generazione di valore. I passati modelli prezzo-valore mostrano la corda, vista la continua erosione del valore reale differenziale dei nuovi farmaci e il progressivo e inesorabile peggioramento delle condizioni finanziarie di contesto. Non assistiamo da tempo a studi che dimostrino il miglioramento delle performance dei sistemi sanitari tra i Paesi avanzati: al contrario, i sistemi sanitari evoluti regrediscono. E regrediscono in modo diverso, così che sempre più rilevante è lo specifico e reale contesto locale e non il “generico contesto clinico medio”. Inoltre, le condizioni di contesto sono diverse a seconda delle aree terapeutiche: perciò anche le value proposition sono specifiche per area terapeutica. • Le condizioni di bisogno spingono al dialogo. Non ci sembra casuale che in Europa le principali esperienze di collaborazione tra payer e industria farmaceutica si siano realizzate nel Regno Unito, e che al contrario in mercati come la Francia l’industria sia rigidamente inibita dal generare sistemi di supporto al paziente. Per l’azienda OLTRE LA COPERTINA • farmaceutica, si tratta di individuare le aree di bisogno per indirizzarle. Il business case per modelli innovativi è molto attraente. Quando implementati, i nuovi modelli di generazione del valore costituiscono discontinuità radicali - “oceani blu” – capaci di dare grandi vantaggi a chi li realizza. Dialogo strutturale e di medio termine tra payer e industria farmaceutica; value proposition che impegnino l’azienda farmaceutica in modelli di delivery tipicamente inclusivi di servizi svolti da partner terzi – per i quali bisogna disegnare col payer accordi commerciali nuovi (es. capitation ossia prezzo per persona coperta anzichè prezzo per pillola)… Sviluppare questi elementi di riflessione che ci offrono i Paesi emergenti e tradurli in spunti per il mercato Italiano è possibile, così come individuare molteplici situazioni winwin tra industria farmaceutica e payer. Vogliamo parlarne? NEI PROSSIMI CINQUE ANNI, SCADRÀ IL BREVETTO DI QUASI TUTTI I MAGGIORI PRODOTTI DI PRIMARY CARE: I GRANDI PLAYER DEL FARMACEUTICO DEVONO STUDIARE NUOVI MODELLI DI GENERAZIONE DEL VALORE. A.T. KEARNEY STRATEGIE DI BUSINESS è la rivista pubblicata da A.T. Kearney Mediterranean Unit che si propone di offrire alla business community italiana commenti e spunti di riflessione su tematiche di rilievo. Ogni numero raccoglie esperienze, ricerche e analisi sulle più attuali tendenze del management, con articoli che propongono soluzioni inedite, idee e nuovi punti di vista su come affrontare le priorità dei vertici aziendali. Oltre ad esprimere la leadership intellettuale di A.T. Kearney, la rivista ospita di volta in volta i prestigiosi contributi di top manager e opinion leader italiani e internazionali. Nessuna parte del presente articolo può essere riprodotta o altrimenti citata senza il permesso dell’autore e senza menzionare la fonte. A.T. KEARNEY STRATEGIE DI BUSINESS N. 21-2011 Per contatti: [email protected]