LA VOCE DEL POPOLO Nevenko Žunić, “Il Titanic”, 80x120 cm, olio su tela ce vo /la .hr dit w.e ww Il mare è un amico, dolce ma crudele, indifferente di fronte alle nostre paure, ai nostri sentimenti. Il mare è una forza vivente e vuole essere temuto. Il mare seduce come una sirena, bellissima ma ostile, e poi uccide. Il mare vuole essere ascoltato e il naufragio altro non è che la punizione per chi non ha voluto ascoltarlo. John McWells PRIMA COLONNA mare An no 2 VI • 201 e l n. 64 • i r Mercoledì, 11 ap di Ivo Vidotto Titanic, cent’anni dopo È molto difficile non essere banali quando si ricorda un anniversario importante come il centenario dell’affondamento del Titanic, occasione in cui molti tirano fuori “storie inedite”, recuperano oggetti rimasti nascosti per decenni, rivelano segreti importanti oppure offrono nuove teorie sull’affondamento di quel mitico transatlantico al quale era stato appioppato l’epiteto di “inaffondabile”. Infatti, era più solido di una corazzata, stava viaggiando in condizioni meteorologiche ideali, sulla plancia di comando c’era Edward John Smith, classe 1850, ritenuto il miglior comandante marittimo dell’epoca – sarebbe dovuto essere il suo ultimo viaggio prima della pensione – e ad assisterlo c’era un equipaggio di prim’ordine. Insomma, il meglio del meglio, ma nonostante tutto, il transatlantico più lussuoso e tecnologicamente più avanzato del mondo sarebbe andato incontro al suo tragico destino in una gelida, ma tranquilla notte di un secolo fa, spegnendo la vita di oltre millecinquecento persone. Da allora ci si continua a interrogare su come sia potuto accadere che una nave come il Titanic, che rappresentava la massima espressione della tecnologia navale, naufragasse in quel modo. Quella tragedia è entrata in men che non si dica nell’immaginario collettivo mondiale. Esperti di tutto il mondo hanno ipotizzato cause tecniche di tutti i generi, dalla scadente composizione dell’acciaio ai bulloni difettosi e ai chiodi che tenevano insieme le lamiere, ma alla fin fine sembra che la responsabilità sia riconducibile, come nella stragrande maggioranza dei casi, a quello che solitamente chiamiamo “fattore umano”. Prescindendo dai possibili difetti di costru- zione e dalle eventuali carenze di progettazione, alla fine è sempre l’uomo a metterci del suo e le sue decisioni possono provocare le peggiori tragedie, pur facendo il possibile per evitarle. Andando incontro a questo anniversario, passato e presente si mischiano inevitabilmente, dando vita a un coacervo di sentimenti ed emozioni e alla fine finiamo tutti per immaginare, grazie anche alla produzione cinematografica sulla tragedia, gli ultimi momenti del Titanic e il modo in cui sono state cancellate 1.500 vite umane. Noi non vogliamo peccare di presunzione, per cui non ci illudiamo di aver scoperto una “nuova storia del Titanic”. Vogliamo, però, offrire ai nostri lettori tante piccole storie, magari sconosciute ai più, per ricordare una tragedia marittima che ha dato una svolta decisiva alla sicurezza della navigazione, tema che abbiamo trattato con un esperto del settore. Vi proponiamo pure le mostre allestite a Fiume, alla facoltà di Marineria e al Palazzo del Governo, per ricordare l’avvenimento, dovute all’entusiasmo del preside e di un professore dell’istituto nautico e al personale del Museo di storia e marineria di Fiume. Per ricordare l’anniversario, pubblichiamo pure alcuni degli articoli comparsi sul nostro quotidiano per dare notizia del naufragio del Titanic e specialmente per collegare quella tragedia a Fiume tramite la nave Carpathia, che fu la prima a raggiungere il luogo del disastro e a soccorrere i superstiti. A bordo del Carpathia c’erano tanti marittimi delle nostre terre, ma anche tante altre persone che da qui andavano in America nella speranza di trovare una vita migliore. Grande rilievo venne dato, sulle pagine della Voce, proprio all’arrivo del Carpathia nel porto di Fiume al ritorno da quel viaggio che venne scolpito in maniera indelebile nella storia della navigazione marittima. Vi raccontiamo anche la storia di un cuoco di Santa Domenica d’Albona che all’epoca era imbarcato sul Carpathia e che in quella tragica notte dovette preparare alcuni ettolitri di tè per alleviare le sofferenze dei superstiti. In questo numero speciale vi proponiamo pure una breve carrellata dei naufragi più famosi dal Titanic a oggi, come pure l’ampia filmografia che ha tratto spunto dal naufragio, nonché il significato degli ex voto marittimi, ossia dei regali offerti da coloro che sono riusciti a salvarsi da situazioni di estremo pericolo alla Madonna o al Santo cui si erano votati. Nella Cappella dei doni votivi del Santuario mariano di Tersatto possiamo trovare decine di quadri e modelli navali portati per sciogliersi dell’obbligo nei confronti della Madonna per ringraziare del beneficio avuto. In questi quadri notiamo la furia degli elementi, il pericolo e il terrore racchiusi in un unico “fotogramma” nel quale il vero protagonista, pur nella sua debolezza di fronte alla forza immane della natura, è sempre l’uomo. Vedendo questi doni comprendiamo che l’ex voto non è l’oggetto portato in offerta ma il comportamento, la manifestazione finale di un processo. Ricordare i cent’anni del naufragio del Titanic è quasi un atto dovuto, accompagnato dalla speranza che tragedie del genere non avvengano mai più, ma poi ci rendiamo conto dell’imprevedibilità del “fattore umano” e del pericolo sempre incombente (vedi Costa Concordia) che ci siano sempre nuovi incidenti a ricordarci di quanto nulla possa essere dato per certo, a partire dall’“inaffondabilità” del Titanic. 2 mare Mercoledì, 11 aprile 2012 Le tragedie marittime hanno da sempre suscitato l’interesse dell’opinione pubblica, an Dal Titanic alla Costa Concordia: u di Ivo Vidotto N el 1898, quattordici anni prima della tragedia del Titanic, uscì un romanzo incredibilmente profetico, dal titolo “Futility, or the Wreck of the Titan” (“La disperazione, ossia il naufragio del Titan”). L’autore Morgan Robertson scrisse nel libro la storia di un transatlantico chiamato, guarda caso, Titan, ed era il più grande mai costruito. Era considerato inaffondabile fino a quando, nel mese di aprile, finì in rotta di collisione con un iceberg nel Nord Atlantico affondando in poche ore. Molti dettagli descritti in quel libro appaiono oggi incredibilmente simili alla tragedia del Titanic, come per esempio la stazza (46.000 tonnellate), la lunghezza (243 metri), la velocità di collisione (25 nodi), l’ora (intorno a mezzanotte), il numero dei compartimenti stagni (19), lo scarso numero di scialuppe di salvataggio, e via di seguito. A parte questa profezia, le tragedie marittime hanno da sempre attirato su di sé l’attenzione dell’opinione pubblica e molto spesso erano avvolte da un alone di mistero. La gente di mare era ben consapevole che de- ostacola ad esempio la comunicazione ship-to-ship. Ciò è dovuto al costo di Internet ad alta velocità via satellite, che è di circa 15.000 dollari per nave. La riduzione delle tariffe consentirà in futuro alle nuove tecnologie radar di farsi strada sulle navi, superando anche le diffidenze e gli ostacoli della maggior parte dei marinai, che preferiscono ancora guardare un vecchio monitor radar magari in bianco e verde. Tecnologia ed esseri umani A prescindere dai progressi compiuti dalla tecnologia, si avrà sempre bisogno di un essere umano responsabile che sappia cosa fare, soprattutto quando qualcosa non va per il verso giusto. Si possono costruire navi da un miliardo di euro in un anno, ma per costruire comandanti che poi governino quelle navi ci voglio 10 e più anni. Facciamo ora una carrellata dei peggiori disastri marittimi avvenuti dal naufragio del Titanic a oggi, o meglio, fino al 13 gennaio 2012, data in cui si verificò il naufragio della Costa Concordia presso l’isola del Giglio. Poteva ospitare circa 3.000 persone tra passeggeri ed equipaggio. I suoi interni erano stati disegnati con grande raffinatezza ed erano caratterizzati da stili diversi. Il viaggio inaugurale iniziò il 7 settembre 1907 per concludersi a New York sei giorni dopo, il 13 settembre. Fu stabilito così un nuovo record di velocità. Fu affondato il 7 maggio del 1915 dal sommergibile tedesco U-20. Morirono circa 1.200 persone. Il fatto, secondo la maggior parte degli storici, contribuì a determinare l’intervento degli Stati Uniti nella Prima guerra mondiale, dandole una motivazione da proporre all’opinione pubblica, al pari dell’attacco a sorpresa subito a Pearl Harbor ad opera dei giapponesi durante la Seconda guerra mondiale. Tragedia sui Grandi Laghi La SS Eastland era una nave passeggeri adibita al trasporto passeggeri sul lago Michigan. Il suo porto di immatricolazione era Chicago. Il 24 luglio 1915 affondò dopo aver sbattuto contro una banchina del porto. Nell’incidente morirono 884 persone tra passeggeri e membri dell’equipaggio. Si trattò del più grave incidente marittimo mai avvenuto sui Grandi Laghi. L’affondamento del Britannic e l’infermiera «maledetta» L’HMHS Britannic, affondato il 21 novembre 1916 terminate rotte comportavano dei rischi e che la professione di marittimo è di per sé pericolosa. Ci sono ancor oggi dei naufragi che non sono stati mai risolti completamente, a partire da quello del Titanic, senza dubbio il più famoso. Anche se dopo quella tragica notte del 14 aprile 1912 molte cose sono cambiate, le disgrazie in mare continuano a verificarsi e il recente naufragio della Costa Concordia non fa che confermare questa affermazione. L’imperatrice d’Irlanda L’Empress of Ireland (“Imperatrice d’Irlanda”) era un piroscafo inglese commissionato dalla “Canadian Pacific Line” per la rotta transatlantica tra Québec (Canada) e Regno Unito, inaugurata il 26 gennaio 1906. La nave era lunga 174 m, larga 20,1 m, con una stazza lorda di 14.191 tonnellate. Poteva ospitare 1.580 tra passeggeri e personale di bordo. Affondò il 29 maggio 1914 alle 01.20 del Tra fatalità mattino nel golfo del fiume San Lorenzo dopo essere entrato in collisioed errori umani ne con una nave da carico norvegese, Fatalità, errori umani, guasti tec- la Storstad. Nell’incidente morirono nici e tecnologici sono gli ingredienti 1.012 persone. principali delle tragedie marittime (e Un pretesto non solo marittime) in tutto il mondo, con il rischio che aumenta ine- per entrare in guerra vitabilmente se le navi sono tecnoL’RMS Lusitania è stato un tranlogicamente da... museo oppure se l’equipaggio non è sufficientemente satlantico britannico in servizio agli preparato ad affrontare i pericoli che inizi del XX secolo, di proprietà della la navigazione comporta. A differen- Cunard Line. Il Lusitania, ideato per za di un secolo fa, le navi sono oggi essere il transatlantico più grande e equipaggiati con GPS, radar, comuni- più veloce mai costruito (fu superato cazioni satellitari, sensori di attrezza- in grandezza dall’Olympic nel 1911), ture e di controllo informatizzato, an- venne varato il 7 giugno del 1906. che se soltanto il 10 per cento delle Poteva viaggiare a una velocità di 27 navi dispone di servizi Internet, il che nodi, era largo 26 metri e lungo 238. Il disastro dell’Eastland Il Transatlantico HMHS Britannic, o RMS Britannic prima di essere convertito in nave ospedale, fu il fratello del Titanic e dell’Olympic. Fu costruito a Belfast nel cantiere Harland & Wolff, il più grande cantiere navale dell’Irlanda del Nord, con acciaio proveniente dalla Scozia. Il Britannic era il più grande dei tre e anche il più sicuro, essendo stato progettato per resistere a un incidente simile a quello del Titanic. La costruzione iniziò il 30 novembre 1911 e la nave avrebbe dovuto chiamarsi Gigantic, con una stazza di 70.000 tonnellate, ma la tragedia del Titanic – avvenuta mentre i lavori erano in corso – obbligò i costruttori a limitarsi a costruire una nave più simile alle sue gemelle e a “moderare i toni” nella scelta del nome. Il transatlantico fu varato il 26 febbraio 1914. Era lungo 275 metri e largo 29, aveva una stazza di 48.158 tonnellate (molto meno delle 70 000 previste per il Gigantic), ma avrebbe raggiunto le 52.000 una volta configurata per il servizio di linea. Era dotato di due macchine alternative a vapore reversibili, a doppio effetto, e triplice espansione, a quattro cilindri; più una turbina Parson a bassa pressione che alimentava le 3 eliche, 2 esterne a 3 pale e una centrale a 4 pale. Le 29 caldaie, alimentate da 159 fornaci a car- bone, producevano una potenza di 50 000 cavalli vapore, che permettevano alla nave di raggiungere la velocità di 22 nodi. Poco dopo il varo, all’inizio della Prima guerra mondiale fu requisito dalla Royal Navy e convertito in nave ospedale esercitando compiti di soccorso tra il 1914 e il 1916; di qui il prefisso HMHS, sigla di His Majesty’s Hospital Ship. Il Britannic fu affondato il 21 novembre 1916 da una mina navale tedesca al largo dell’isola di Kea, nel mar Egeo, pur riportando chiaramente le croci di soccorso che la contraddistinguevano come nave ospedale. L’esplosione che squarciò la nave si verificò in prossimità della zona macchine. Nonostante lo scafo fosse rinforzato, l’ingente danno lo fece affondare irrimediabilmente in 55 minuti: affondò prima la prua e poi la poppa e, quando le eliche furono appena fuori dall’acqua, il Britannic si inclinò brevemente verso destra per infine rovesciarsi in mare. L’affondamento causò la morte di 30 persone, molte delle quali rimasero uccise dalle eliche ancora in movimento: questo perché non fu possibile fermarle a causa dei danni riportati dalla sala macchine a seguito dell’esplosione. La nave era scortata da altri mezzi navali che riuscirono a salvare 1070 persone. Alcune testimonianze non confermate da fonti ufficiali riportano che l’esplosione fu esacerbata da materiale esplosivo trasportato a bordo (quasi certamente destinato a uso bellico) sebbene la nave fosse solo un mezzo di soccorso. Storie leggendarie sulla maledizione dei tre colossi della White Star Line notano che al momento dell’esplosione l’infermiera Violet Jessop lavorava sul Britannic; ella era anche a bordo dell’Olympic, speronato dall’Hawke, e soprattutto, faceva anche parte dell’equipaggio del Titanic. La triste fine del Transylvania La SS Transylvania era una lussuosa nave passeggeri costruita nel 1914. Come tante altre, all’inizio della Prima guerra mondiale venne requisita dalla Royal Navy come piroscafo per il trasporto truppe. Il 3 maggio del 1917 partì da Marsiglia scortato da due cacciatorpediniere giapponesi, il Matsu e il Sakaki. Il suo carico erano oltre 3000 persone tra membri dell’equipaggio, soldati e infermiere alla volta di Alessandria d’Egitto. Intorno alle ore 10 del 4 maggio 1917, il Transylvania che stava transitando sottocosta al promontorio prospiciente al comune di Bergeggi, all’incirca due miglia a sud di capo Vado, venne colpito e affondato da due siluri lanciati dal sottomarino tedesco U-63. Le due navi di scorta iniziarono subito le operazioni di soccorso ma la corrente era molto forte in Il Cap Arcona, affondato il 3 maggio 1945: ci furono 7-8.000 morti, compresi quelli sul Thielbek e Athen Violet Jessop, l’infermiera “maledetta” direzione sud-ovest. Molti naufraghi infatti vennero soccorsi dai pescatori al largo di Finale Ligure e soprattutto Noli. Le vittime accertate furono 414, molte di queste furono sepolte nel cimitero di Zinola, quartiere di Savona. Sugli scogli di fronte alla zona dove avvenne l’affondamento è stato eretto un monumento in memoria dei caduti nel naufragio. Il 7 ottobre 2011 i sommozzatori del Centro carabinieri subacquei di Genova hanno ritrovato il relitto del Transylvania a 630 metri di profondità al largo dell’isola di Bergeggi, poco a largo di Savona, con l’ausilio del minisommergibile “Pluto” della Marina Militare italiana. I reduci scozzesi La nave ammiraglia Iolaire (in gaelico scozzese “Aquila”) naufragò nel Capodanno del 1919 nello stretto di Minch, nel nord-ovest della Scozia. L’incidente venne considerato come uno dei peggiori disastri marittimi nel Regno Unito nel XX secolo. Infatti, morirono 205 delle 280 persone che si trovavano a bordo. La maggior parte dei passeggeri erano marinai che avevano combattuto durante la Prima guerra mondiale e che stavano facendo ritorno a casa, sull’isola scozzese di Lewis. Principessa Mafalda, orgoglio del Lloyd Italiano Il Principessa Mafalda (dal nome della Principessa di Casa Savoia) è stato un piroscafo del Lloyd Italiano varato nel 1908 e naufragato il 25 ottobre del 1927 davanti alla costa del Brasile, provocando la morte di 314 persone secondo i dati forniti dall autorità italiane, anche se i giornali sudamericani riportarono un numero di morti decisamente superiore: 657. La nave fu celebre per i suoi allestimenti di gran lusso e per avere per la prima volta nella storia della navigazione la sala delle feste estesa in verticale su due ponti. Di quest’ultima caratteristica il Lloyd Italiano andava particolarmente fiero poiché aveva suscitato l’ammirazione di tutta l’Europa aumentando il prestigio del- Il piroscafo Empress of Ireland, affondato il 29 maggio 1914 nel golfo del fiume San Lorenzo mare 3 Mercoledì, 11 aprile 2012 che per l’alone di mistero che le avvolge un secolo di naufragi la flotta italiana. Fu il primo piroscafo passeggeri italiano all’altezza della concorrenza nordeuropea, nonché la più grande nave sino ad allora costruita per una compagnia italiana. Il Principessa Mafalda era un vapore di medio tonnellaggio che effettuava la traversata dell’Oceano Atlantico, da Genova a Buenos Aires, con scalo a Rio de Janeiro e Santos; per diversi anni rimase la miglior nave su quella rotta. Era provvisto di due eliche e due motori con potenza di 10.500 cavalli ciascuno e poteva raggiungere una velocità massima di circa 17,5 nodi. La nave era lunga 146 metri e larga 17. Nei piani originari ci doveva essere anche una nave gemella, la Principessa Jolanda, che però affondò durante il varo nel 1907. Il 22 agosto 1914 compì un viaggio da Genova a New York (l’unico su quella rotta) e l’anno successivo fu requisita dalla Regia Marina, venendo adibita ad alloggio ufficiali a Taranto durante la prima guerra mondiale. Nel 1918, con l’assorbimento del Lloyd Italiano nella Navigazione Generale Italiana, il Principessa Mafalda passò a tale compagnia e riprese il servizio sulla rotta dell’anteguerra. Rimase ammiraglia della Navigazione Generale Italiana sino al 1922, data del completamento del transatlantico Giulio Cesare, che ne assorbì il ruolo. capo della sezione elvetica del partito nazionalsocialista, assassinato il 4 febbraio del 1936 a Davos dallo studente ebreo David Frankfurter, che aveva deciso di compiere questo atto sperando di scuotere il popolo ebraico, esortandolo a combattere contro l’oppressione del nazismo. La Gustloff era la nave ammiraglia della flotta KdF, che possedeva numerose altre navi, altrettanto grandi e famose, e con una storia analoga, ma la Gustloff era unica in quanto a lusso e sfarzosità. Numerose furono le crociere nell’Oceano Atlantico, nel Mar Mediterraneo e nei mari del Nord, alle quali partecipava la ricca borghesia tedesca. La nave divenne famosa, però, per essere stata affondata da un sommergibile sovietico nel corso della seconda guerra mondiale, il 30 gennaio 1945 nel Mar Baltico. Il naufragio causò la morte di oltre 9000 persone divenendo il più grave mai registrato nella storia. Quel giorno la Gustloff lasciò la protezione del porto di Gotenhafen in condizioni climatiche davvero pessime, con vento molto forte, neve e temperatura di dieci gradi sotto lo zero. Molti blocchi di ghiaccio galleggiavano nel freddo mar Baltico. Le possibilità di sopravvivere per un naufrago, in un mare così freddo e con un tempo come Il Transylvania venne silurato il 4 maggio 1917 La nave partì per il suo ultimo viaggio da Genova l’11 ottobre 1927 al comando del capitano Simone Gulì (un esperto marinaio siciliano sessantaduenne), con a bordo 1259 persone e, al momento del naufragio, si trovava a circa 80 miglia al largo della costa del Brasile, tra Salvador de Bahia e Rio de Janeiro. Wilhelm Gustloff, il più grave disastro della storia Il più grave disastro marittimo della storia riguarda la famosa nave passeggeri tedesca Wilhelm Gustloff. Fu varata nel 1937 ed era il gioiello della compagnia KdF (Kraft durch Freude). Era lunga oltre 200 metri, per una stazza di 25.893 tonnellate. La nave, che originariamente doveva chiamarsi Adolf Hitler, prese nome da Wilhelm Gustloff, fondatore e quello, erano nulle. La Gustloff iniziò il proprio viaggio senza alcuna scorta, armata solo di qualche armamento antiaereo, mentre nessuna difesa antisommergibile era installata. La lista dei passeggeri comprendeva 918 ufficiali, 173 membri dell’equipaggio, 373 membri delle Unità Navali Ausiliarie formata esclusivamente da donne, 162 feriti, e 4.424 rifugiati, per un totale di 6.050 persone. Tuttavia, la lista ufficiale di carico non teneva conto delle centinaia di persone che avevano preso posto sul ponte della Gustloff. Infatti, nuove ricerche dimostrano che il numero totale di persone al momento dell’affondamento era superiore a 10.000. La più attendibile ricerca fu quella di Heinz Schon che divise il numero di persone come segue: 8956 rifugiati, 918 tra ufficiali e membri della 2. Unterseeboot-Lehrdivision, 373 donne delle Unità Ausiliarie, 173 Il piroscafo Principessa Mafalda naufragò il 25 ottobre 1927 davanti alla costa del Brasile uomini delle forze navali, e 162 soldati feriti per un totale di 10.582 persone a bordo. Dopo essere stata colpita da tre siluri, la Gustloff affondò in meno di cinquanta minuti nelle acque nere e fredde del mar Baltico, portando con sé oltre 9.000 persone. Nessuna tragedia ebbe mai perdite di vite umane così pesanti. Cap Arcona e Goya, un’ecatombe Il Cap Arcona era un piroscafo di lusso, nave di bandiera della compagnia di navigazione Hamburg Süd. Lungo 196,2 metri e con una stazza di 27.561 tonnellate, fu varato il 14 maggio 1927. Era considerato una delle navi più belle della sua epoca. Il 3 maggio 1945 il Cap Arcona, il Thielbek e il Deutschland IV si trovavano nella Baia di Lubecca tra Neustadt in Holstein e Scharbeutz quando furono attaccate da aerei alleati. Due delle navi affondarono in seguito all’attacco e persero la vita tra le 7 e le 8.000 persone; 400 prigionieri riuscirono a raggiungere le spiagge dove furono uccisi dalle SS e membri della Wehrmacht. I supersititi furono solo 200. L’affondamento della Cap Arcona fa parte, insieme a quello della Wilhelm Gustloff e della Goya (entrambe nel 1945) delle tre tragedie del mare con il più elevato numero di vittime. Le responsabilità dell’incidente non vennero mai appurate. Il Goya era un mercantile tedesco (lunghezza 131 metri; larghezza 17 e stazza lorda 5.230 tonnellate), che alla fine della guerra era stato utilizzato come nave per il trasporto di profughi. Venne affondato il 16 aprile 1945 e nel disastro persero la vita almeno 7.000. Andrea Doria, l’ultimo grande transatlantico Il triste naufragio dell’Andrea Doria avvenne il 25 luglio del 1956. La nave era in allontanamento dalla costa di Nantucket ed era diretta a New York quando si scontrò con la nave svedese Stockholm, della Swedish America Line, in quello che fu uno dei più famosi e controversi disastri marittimi della storia. Sebbene quasi tutti i passeggeri sopravvivessero (ne morirono 46, per la maggior parte alloggiati nelle cabine investite dalla prua della Stockholm), la nave, con una fiancata completamente squarciata, si coricò su un fianco e affondò dopo 11 ore, la mattina di giovedì 26 luglio 1956, davanti alle coste americane. L’inclinazione della nave rese inutilizzabili metà delle scialuppe (tutte quelle sul lato opposto), ma in seguito al disastro del Titanic del 1912 erano state migliorate le procedure di comunicazione di emergen- La tragedia del Lusitania avvenne il 7 maggio 1915 I peggiori disastri marittimi Titanic – 15 aprile 1912, 1.503-1.523 morti Empress of Ireland – 30 maggio 1914, 1.012 morti Lusitania – 7 maggio 1915, 1.195-1.198 morti Eastland – 24 luglio 1915, 845 morti Britannic – 21 novembre 1916, 30 morti Transylvania – 4 maggio 1917, 414 morti Iolaire – 1º gennaio 1919, almeno 205 morti Principessa Mafalda – 25 ottobre 1927, 314 morti Lancastria – 17 giugno 1940, 2.000-5.000 morti Caribou – affondato da un U-Boot tedesco nell’ottobre 1942, 135 morti Tango Maru – 29 giugno 1944, 3.000 morti Ryusei Maru – 29 giugno 1944, 4.998 morti Toyama Maru – 29 giugno 1944, circa 5.600 morti Koshu Maru – 3 agosto 1944, circa 1.540 morti Junyo Maru – 18 settembre 1944, circa 5.620 morti Wilhelm Gustloff – 30 gennaio 1945, 7.700-9.343 morti General von Steuben – 9 febbraio 1945, 4.000-4.500 morti Goya – 16 aprile 1945, oltre 7.000 morti Cap Arcona – 3 maggio 1945 7.000-8.000 morti compresi quelli sul Thielbek e Athen Princess Victoria – 31 gennaio 1953, 132 morti Novorossiysk – 29 ottobre 1955, 608 morti Andrea Doria – 26 luglio 1956, 45 morti Marina D’Aequa – 29 dicembre 1981, 30 morti Admiral Nachimov – 31 agosto 1986, 423 morti Herald of Free Enterprise – 6 marzo 1987, 134 morti Estonia – 28 settembre 1994, 852 morti F174 – 25 dicembre 1996, 289 morti Kater I Rades – 28 marzo 1997, almeno 85 morti Kursk – sottomarino nucleare russo, 12 agosto 2000, 118 morti Costa Concordia – 13 gennaio 2012, 30 morti e 2 dispersi za e si poterono chiamare altre navi in soccorso, inoltre le procedure e le manovre di evacuazione furono veloci ed efficienti. L’Andrea Doria fu l’ultimo grande transatlantico ad affondare prima che l’aereo si imponesse come mezzo di trasporto per le lunghe traversate dell’Oceano Atlantico. Il relitto, mai recuperato, giace tuttora, posato sul fianco di dritta, a una profondità di 75 metri. Le spedizioni più recenti hanno constatato come il materiale di pregio sia stato razziato, nel corso degli anni, da varie “incursioni” di sciacalli. Ha avuto una gemella, la Cristoforo Colombo; e una sostituta, molto simile nell’aspetto ma con alcuni accorgimenti tecnici, apportati appunto dopo l’esperienza del naufragio, la Leonardo da Vinci. Estonia, la «linea spezzata» L’Estonia era una nave traghetto della compagnia di navigazione Estline. Affondò il 28 settembre 1994 durante un viaggio tra Tallinn e Stoccolma, con 989 persone a bordo; di queste, soltanto 137 sopravvissero, rendendo il naufragio dell’Estonia il peggior disastro marittimo in Europa a coinvolgere un traghetto. Nella notte tra il 27 e il 28 settembre 1994, l’Estonia, partita da Tallinn, stava navigando verso Stoccolma in condizioni di mare agitato. Verso l’una di notte la celata di prua, sottoposta a forti sollecitazioni a causa di onde alte fino a quattro metri, cominciò a cedere, staccandosi del tutto all’una e un quarto. Il garage fu immediatamente invaso da una gran quantità d’acqua, che causò una forte inclinazione verso dritta. All’una e venti fu dato l’al- larme e due minuti dopo fu inviato il primo segnale di SOS. L’Estonia continuò a inclinarsi rapidamente, impedendo a gran parte dei passeggeri di mettersi in salvo; all’una e cinquanta, la nave sparì definitivamente dai radar. A Tallinn, nel parco esistente tra le mura della città vecchia e il porto, un monumento intitolato “Linea spezzata” ricorda i nomi e la memoria delle 852 vittime del naufragio dell’Estonia. La tragedia del Giglio L’ultimo naufragio della serie, quello della Costa Concordia, è ancora fresco nelle nostre menti e le cronache che riguardano questa nave da crociera della compagnia di navigazione genovese Costa Crociere non sono ancora esaurite. Ricorderemo soltanto che il naufragio, che ne causò il parziale affondamento, avvenne nella notte del 13 gennaio 2012 presso l’isola del Giglio. Morirono 30 persone e due risultano ancora disperse, sul totale delle 4 229 persone a bordo della nave tra equipaggio e passeggeri. La Costa Concordia risulta essere la nave passeggeri di più grosso tonnellaggio mai naufragata. Un triste primato che la compagnia ligure non avrebbe certamente voluto stabilire. La nave stava effettuando una crociera nel Mediterraneo, con partenza da Civitavecchia e scali previsti a Savona, Marsiglia, Barcellona, Palma de Maiorca, Cagliari e Palermo. La sera del 13 gennaio 2012, tra le 21.20 e le 21.40 ha urtato gli scogli de Le Scole, situati a circa 500 metri dal porto dell’Isola del Giglio, provocando uno squarcio di 70 metri nello scafo. La nave Iolaire affondò il Capodanno del 1919 4 mare Mercoledì, 11 aprile 2012 Ci volle la tragedia del Titanic per capire il valore della vita umana in mare La sicurezza di navigazione non pu di Ivana Precetti L Due anni dopo (nel 1914), in seguito al disastro del Titanic in cui morirono 1503 persone, le nazioni marinare si riunirono ancora una volta a Londra e adottarono la Convenzione Internazionale per la Vita Umana in Mare (SOLAS), tenendo conto degli insegnamenti derivati dalla tragedia del transatlantico. Fu la prima vera conferenza intesa a regolare la protezione marittima, nel senso di stabilire gli standard di sicurezza, sotto i vari e molteplici aspetti tecnici e sotto l’aspetto della preparazione del personale di bordo in modo da addestrarlo a fronteggiare i casi di emergenza. Questa prima Convenzione non entrò mai in vigore perché l’Europa venne sconvolta dalla prima guerra mondiale. a sicurezza della navigazione per la salvaguardia della vita umana è sempre stata un grosso problema, ma soltanto all’inizio del XX secolo – dopo la tragedia del Titanic – si è sentita la necessità di risolverli mediante un impegno comune. Fino ad allora la regolamentazione relativa alla sicurezza della navigazione e dell’uomo aveva avuto carattere puramente frammentario e di tipo esclusivamente nazionale, in quanto ogni Paese marittimo aveva emanato norme più o meno valide che però erano prive dell’esperienza degli altri Paesi e limitate soltanto alle proprie navi. Fu una serie di disastri fra cui, come già detto, quello del transatlantico Titanic, a sollecitare gli stati ad apPavao Komadina: profondire le norme di sicurezza che avessero innanzitutto caratte«Niente fu più re internazionale nell’interesse del come prima» bene comune e che sopperissero “Oggi, invece di celebrare l’analle carenze tecniche fino ad alloniversario del disastro del Titanic, ra esistenti. festeggerei innanzitutto ciò che Imparare a fronteggiare io ha fatto il Carpathia e poi ovviale situazioni di emergenza mente l’istituzione della SOLAS”, ha detto il prof. Pavao KomadiNel 1912 venne convocata a na, prorettore per la collaborazioLondra una prima conferenza in- ne con la comunità e l’economia ternazionale di alcuni Paesi ma- e per l’occupazione degli studenti, rittimi, quasi tutti europei, al fine nonché docente presso la Facoltà di di regolare la questione delle co- marineria di Fiume, commentando municazioni rediotelegrafiche tra brevemente l’istituzione di quenave-nave e nave-stazione di ter- sta importante convenzione. “Sono ra. In quell’occasione non venne leggi che hanno cambiato per semperò esaminato a fondo il proble- pre il mondo della navigazione e ma delle comunicazioni nave-na- da quando sono state varate niente ve per problemi di natura tecnica è stato più lo stesso. Gli incidenti in e per difficoltà di organizzazione mare ci sono sempre stati e contidel personale di bordo. nueranno a esserci, ma grazie alla Il Titanic oggi, sui fondali dell’Atlantico, dove riposa dal 15 aprile 1912 SOLAS il loro numero è diminuito in maniera significativa. La tragedia del Titanic rimarrà impressa come la peggiore di tutti i tempi e non deve essere mai dimenticata, ma in questi tempi preferisco parlare della rivoluzione SOLAS e dei benefici che essa comporta”. dante il ruolo d’appello e di eseguire le esercitazioni. Si parlò anche delle ore di ascolto e della presenza di un certificato di sicurezza radiotelegrafico e venne inoltre discussa la normativa per gli abbordi in mare. Vennero fissate, infatti, norme per i fari e i fanali delle navi, le manovre evasianticollisione delle navi in vista, i Sicurezza: le prime ve segnali sonori in tempo di nebbia e misure obbligatorie venne espresso il concetto della velocità moderata in relazione alle cirNel 1929 venne convocata, sem- costanze. pre nella capitale inglese, la seconda Stabilità e antincenconferenza internazionale per la salvaguardia dell’uomo in mare che fu dio: nuove norme firmata il 31 maggio e dal punto di vista logistico risultava più aggiorDopo la Seconda guerra monnata dell’ultima. Vi parteciparono 19 diale, nel 1948, venne convocata Paesi. Tale convenzione si avvale- la terza Conferenza Internazionava dell’esperienza ricavata da alcu- le che venne firmata il 10 giugno. ne sciagure e in particolare poneva L’adesione degli stati fu numerosa: l’accento su alcuni punti di fonda- vi parteciparono 36 paesi, fra cui mentale importanza nella navigazio- l’Italia. La Solas ‘48 fu la prima ne: sull’altezza delle paratie stagne e convenzione a trattare dettagliatasui calcoli di galleggiamento in caso mente le navi da carico, venne stadi allagamento, obbligava la costru- bilito con esattezza il significato di zione dei mezzi di ammaina in modo passeggero e i certificati di sicurezche potessero assicurare il loro fun- za da rilasciare alle navi da carico zionamento anche con sbandamento e la loro durata. Furono migliorafino a 15 gradi, introdusse il concet- te le norme precedenti per quanto to di segnale d’allarme automatico concerne la costruzione (compartiper il marconista che fosse momen- mentazione, stabilità, antincendio) taneamente assente o fuori servizio, e i mezzi collettivi individuali di la presenza a bordo di marittimi abi- salvataggio (caratteristiche, dotalitati alla manovra e alla conduzione zioni, peso, percentuali, esercitadei mezzi di salvataggio in rappor- zioni di emergenza) precisando che Gli scafi del Titanic e della nave gemella, Olympic, in costruzione a Belfast to al loro numero, l’addestramento la messa a mare dei mezzi di salvadell’equipaggio a fronteggiare i casi taggio doveva avvenire per mezzo di emergenza, l’obbligo a redigere di gru e verricelli di tipo approvato. sotto la responsabilità del coman- In quell’occasione fu anche fonda- Probabilmente l’ultima immagine del Titanic, dopo lo scalo a Queenstown (Irlanda) Pavao Komadina ta l’IMCO (Intergovernment Marittime Consultive Organization) a cui venne inizialmente affidato il compito della revisione delle norme a tutela della vita umana in mare, nonché l’aggiornamento del codice internazionale dei segnali. L’IMCO recentemente ha cambiato denominazione in IMO e di essa fanno parte oggi 136 Paesi. Gli insegnamenti dell’Andrea Doria La quarta Conferenza internazionale venne discussa dal 17 maggio 1960 al 17 giugno, data della firma. Fu necessaria a causa dell’enorme sviluppo che aveva avuto la cantieristica navale e l’affondamento del transatlantico Andrea Doria il 26 luglio 1956 in cui morirono 46 pas- Ore 12 di mercoledì, 10 ap mare 5 Mercoledì, 11 aprile 2012 uò essere un optional La rotta del Titanic e quella probabile dell’iceberg seggeri, contribuì senz’altro a fare rivedere le norme di sicurezza. Alla conferenza parteciparono 46 Paesi marittimi compresi quelli del Terzo mondo. La Solas sancì l’obbligo del rilascio del certificato di sicurezza alle navi da carico di stazza lorda superiore alle 500 tonnellate di navigazione internazionale, l’obbligatorietà delle cinture di sicurezza con un fischietto e l’aggiornamento delle norme delle norme per prevenire gli abbordi in mare. La quinta Conferenza internazionale si tenne il 1.mo novembre 1974 con la partecipazione di 70 Paesi. È nota come SOLAS ’74 ed è tutt’oggi in vigore, ma è stata più volte corretta, aggiornata e integrata da appositi emendamenti. Questi emendamenti che riguardano la normativa per l’esecuzione delle visite e il rilascio dei relativi certificati, le macchine e gli impianti elettrici, i sistemi di protezione, la rilevazione e l’estinzione di incendi, l’equipaggiamento di navigazione e il funzionamento degli organi di governo, presero il nome di Protocollo 1978 di cui successivamente la denominazione SOLAS ‘74/78. Scialuppe più sicure Le disposizioni relative ai dispositivi di sicurezza e ai mezzi di salvataggio sono contenuti nell’articolo III della SOLAS, di cui, una nuova versione è entrata in vigore il 1.mo luglio 1998. Le regole sono intese ad assicurare che in caso di catastrofi in mare, i passeggeri e prile 1912: partenza da Southampton l’equipaggio abbiano le più elevate probabilità di sopravvivenza. Lo sviluppo tecnologico dei progetti e dell’equipaggiamento, il miglioramento delle protezioni antincendio, la comunicazione satellitare, gli aerei di ricerca e soccorso, nonché l’addestramento del personale hanno consentito di migliorare la sicurezza in mare. Gli elicotteri e gli aerei per la ricerca e il soccorso erano infatti introvabili nel 1912. Oggigiorno sono utilizzati per localizzare e recuperare i superstiti. Per quanto riguarda l’allarme di emergenza, il Titanic disponeva di una radio la cui portata non superava le 200 miglia nautiche mentre al giorno d’oggi le navi possono comunicare attraverso i satelliti con qualsiasi posto del mondo. In quanto a scialuppe, nel Titanic alcune persone morirono per ipotermia in quanto queste ultime erano aperte e non offrivano alcun riparo dal freddo. Con la SOLAS le scialuppe devono essere parzialmente o completamente chiuse. Nelle navi passeggeri, le scialuppe parzialmente chiuse possono essere usate in quanto consentono un accesso piuttosto agevole, ma devono essere dotate di dispositivi per la chiusura totale. Tra le novità previste dalla SOLAS, anche l’uso di scivoli di evacuazione che il Titanic non aveva. I passeggeri dello sfortunato transatlantico saltarono dalle finestre, dalle porte e dai ponti nelle scialuppe di salvataggio che erano state calate in mare, ferendosi o ferendo altri passeggeri. I nuovi scivoli di emergenza, attualmente imposti nelle navi passeggeri, sono più sicuri e veloci. Esercitazioni per l’equipaggio Al giorno d’oggi, le navi devono essere dotate inoltre di completi da immersione. La temperatura del mare, quando affondò il Titanic, era al di sotto del punto di gelo e molta gente morì in acqua in seguito a ipotermia. La SOLAS prevede che sia le navi passeggeri che quelle da carico dispongano di un certo numero di completi da immersione, ad uso principalmente dell’equipaggio delle barche di soccorso. Il Titanic non possedeva nemmeno un numero sufficiente di scialuppe per tutti i passeggeri. Oggi le navi sono obbligate ad averne in numero adeguato (alcu- ne delle quali possono essere sostituite da zattere di salvataggio) per tutti i passeggeri e un numero di zattere corrispondente ad almeno il 25 per cento dei passeggeri imbarcati. Sul Titanic non venne mai svolta alcuna esercitazione. Il capitolo III della SOLAS impone che su tutte le navi passeggeri venga effettuata, con cadenza settimanale, un’esercitazione di abbandono nave e una di antincendio, come pure un addestramento del personale incaricato delle scialuppe di salvataggio. L’equipaggio del Titanic mancava di addestramenti di questo tipo e pochi sapevano su quale scialuppa avrebbero dovuto imbarcarsi in caso di emergenza. Inoltre, le scialuppe non furono riempite al massimo della loro capienza in quanto gli ufficiali non sapevano se queste fossero abbastanza robuste. La SOLAS impone per ogni membro dell’equipaggio, la partecipazione a esercitazioni pratiche e il libero accesso alla documentazione informativa. Radiotelegrafisti fuori servizio... Al momento del disastro, la stazione terra a Cape Race, in Terranova e molte altre navi che ricevettero il messaggio di soccorso, oltre al Carpathia e al Californian, ricevettero segnali disturbati e, di conseguenza, interpretarono male la posizione del Titanic. Gli EPIRB e il sistema GPS consentono al giorno d’oggi di lanciare in caso di necessità, anche automaticamente, un segnale di soccorso di ottima precisione. In quanto alle due suddette navi, il Californian si trovava a meno di 20 miglia dal Titanic ma, quando fu lanciato l’allarme, il radiotelegrafista era fuori servizio cosicché soltanto il Carpathia fece il suo dovere e salvò più di 700 persone. La SOLAS prevede che ogni nave in navigazione debba mantenere un ascolto continuo sulle frequenze di sicurezza e di pericolo. Tra le manchevolezze del Titanic, anche l’impianto di amplificazione con il risultato che le informazioni filtrarono lentamente tra i passeggeri aggiungendo confusione al disordine. In base alle disposizioni della SOLAS le navi passeggeri devono disporre oggi di un impianto di questo tipo per la diffusione delle comunicazioni di sicurezza. Una fotografia del probabile iceberg scattata l’indomani mattina dal Carpathia Le «pattuglie dei ghiacci» Un’altra delle curiosità riguardanti il Titanic è che la commissione che si occupò del disastro stabilì che la nave procedeva a una velocità troppo elevata in funzione della pericolosità e delle caratteristiche dell’area che stava attraversando. Secondo la SOLAS, nel momento in cui viene segnalata la presenza di ghiacci, il comandante è costretto a procedere a velocità moderata oppure a modificare la propria rotta. E infine, nella prima SOLAS (1914), dopo il disastro del transatlantico venne istituito il corpo di pattugliamento dei ghiacci (Ice Patrol), che continua, ancor oggi, ad essere un’esigenza della SOLAS e che consiste in un certo numero di piccole navi ben attrezzate per svolgere i servizi loro affidati. La loro missione è la ricerca degli “icebergs” e la determinazione dei limiti meridionali dei campi di ghiaccio. Le navi di pattuglia segnalano per radiogramma la posizione dei ghiacci avvistati nelle vicinanze delle trafficate rotte transatlantiche e questi messaggi vengono trasmessi dalle grandi stazioni terrestri americane a tutte le navi in navigazione. Inoltre, tutti gli “icebergs” e i “growlers” pericolosi, dopo esser stati scoperti e localizzati, vengono seguiti dalla pattuglia, giorno dopo giorno, nel loro cammino di deriva al fine di aumentare la sicurezza della navigazione. Oltre agli Stati Uniti, al servizio partecipano altri Paesi interessati come il Canada, la Norvegia e la Russia, con costanti aggiornamenti ai naviganti per quel che concerne lo stato dei ghiacci nel Baltico, Golfo di Finlandia, Mar Bianco e Mar di Barents. 6 mare Mercoledì, 11 aprile 2012 Molti film raccontano la storia del naufragio: storie romanzate, spesso storpiate, di una Titanic, una «miniera» per il di Florinda Klevisser S ul tema della tragedia del Titanic è stata realizzata una ricchissima filmografia. Sono molti, infatti, i titoli che raccontano direttamente la sua storia, ma ancor di più quelli che da essa prendono spunto. Le tecnologie cambiano nel tempo e così anche il taglio dato al film. Si passa, andando a ritroso, dai contenuti romantici della pellicola di Cameron alla propaganda nazista della pellicola voluta da Goebbels e al filmato breve di tipo realistico uscito a soli 29 giorni dalla tragedia. Vi proponiamo ora una breve carrellata delle principali pellicole che raccontano la storia della nave che nel bene o nel male era destinata a diventare la più famosa al mondo. Il fascino del muto Una scena del film prodotto nel 1953 Saved From The Titanic (1912) – Salvati dal Titanic Tipologia: film muto in B/N, formato 1.33:1, durata 10 minuti Regia: Étienne Arnaud Produzione: americana, Eclair Films Cast: Dorothy Gibson, Alec B. Francis e Julia Stuart. Dorothy Gibson, un’attrice poco conosciuta che viaggiava in prima classe sulla nave (il costo del biglietto di una cabina in prima classe era pari a un controvalore di 75.000 dollari di oggi), è una dei superstiti della tragedia del Titanic. A un paio di settimane dal drammatico fatto si trova a raccontare la sua storia (alquanto romanzata e storpiata) in questo breve ma affascinante filmato muto. La pellicola venne presentata al pubblico a soli 29 giorni dalla tragedia, dopo una settimana di riprese. Venne criticata aspramente per la commercializzazione di un evento talmente drammatico, ma ottenne anche ottime critiche e un vasto successo di pubblico. Fu il primo di una lunga serie di film sul disastro. La Gibson fu co-autrice del copione e recitò la parte di sé stessa mentre raccontava la Produzione: tedesca, Tobis Productions per UFA Cast: Sybille Schmitz, Hans Nielsen e Kirsten Heiberg Il film è una produzione tedesca nel 1943, voluto dalla propaganda nazista nel corso della II Guerra Mondiale. Venne realizzato a Berlino e proiettato per un breve periodo nell’Europa occupata. Fu ben presto ritirato e messo al bando dal ministro della Propaganda Joseph Goebbels, il promotore dell’idea dimostratasi però poco adatta agli scopi che si era prefigurato. Il film aveva, infatti, l’obiettivo di utilizzare la tragedia del Titanic come esempio dell’inefficienza degli alleati per screditare il capitalismo anglo-americano e glorificare al contempo il coraggio e l’altruismo dell’uomo germanico. Più in generale, era un’allegoria L’allegoria voluta sull’arroganza e sulla presunzione umana. A dalla propaganda nazista causa di ovvie inesattezze storiche venne percepito dal pubblico come un tentativo patetiTitanic (1943) co e ritirato quindi dalla visione. L’ironia della Tipologia: B/N, formato 1.37: 1, durata sorte volle che una parte degli effetti speciali 85min. (censurato in Germania e ridotto a 80 del film fossero inclusi in un alcune produziomin) ni americane successive e nel film inglese A Regia: Herbert Selpin e Werner Klingler Night to Remember del 1958. Questo film è stato molto criticato, ma anche molto copiato nella storia del cinema. Dimostrava ancora una volta la superiorità del cinema tedesco di quel periodo, avanti coi tempi. Il regista Herbert Selpin era apertamente contrario ai principi nazisti. Venne arrestato prima di terminare le riprese e costretto al suicidio in un campo di concentramento. Il ruolo principale lo aveva l’icona del cinema Sybille Schmitz, la quale raggiunse l’apice della sua fama solo 27 anni dopo la morte, quando la sua vita venne riadattata e riproposta dal regista R. W. Fassbinder nel film “Die Sehnsucht der Veronika Voss”. storia di come aveva salvato i genitori e il fidanzato (fittizi), anche se la realtà dei fatti era ben diversa. Era stata una delle prime persone ad aver raggiunto la salvezza sulle scialuppe di salvataggio. Per rendere il racconto più realistico utilizzò per le riprese lo stesso abito che aveva indosso quella fatidica notte. La pellicola originale venne distrutta in un incendio nel marzo del 1914 e non ne esistono copie superstiti. In quel periodo vennero realizzate altre pellicole sul tema, di grande attualità, ma non ne rimangono molte tracce. In quegli anni era difficile preservare intatte le copie a causa di problemi di manutenzione e incendi. Si stima che circa il 90 per cento delle pellicole dei film muti siano andate perdute. L’ultimo Titanic ha avuto in Leonardo DiCaprio e Kate Winslet i protagonisti La locandina del 1912 Il film del 1943 È uno degli ultimi film della Fox filmati nel format 1.37:1. Soltanto un anno dopo venne adottata la tecnologia per lo schermo largo, a colori. La sceneggiatura vinse il premio Oscar, ma i risultati al botteghino furono deludenti. Il film venne criticato dai puristi appassionati alla storia del Titanic, ma diventò comunque un grande successo nella storia del cinema e molti aspetti ne vennero successivamente ripresi nel film di Cameron del 1997. La sequenza di immagini nella quale Sturges e il figlio vanno incontro a morte certa, mentre cantano “Nearer My God to Thee”, è entrata a far parte della storia del mito del Titanic, creando un gran numero di appassionati. Per aumentare l’accuratezza nella riproduzione degli eventi, il produttore interpellò il capitano della Queen Elizabeth come consulente tecnico e l’unica musica del film è quella della band che suonava sulla nave, senza altre musiche di sottofondo. Come la maggior parte dei film statunitensi, il Titanic fu una produzione realizzaLe critiche dei puristi ta interamente in studio, a Hollywood. MolTitanic (1953) ti dei bellissimi set utilizzati per questo film Tipologia: B/N, format 1.37:1, durata 97- vennero riutilizzati successivamente per le 98 min. riprese di altre pellicole. Il modellino della Regia: Jean Negulesco nave è in bella mostra al Museo Marittimo Produzione: americana, Twentieth Cen- del Massachusetts. Alcuni dei sopravvissutury-Fox Film Corp. ti alla tragedia del Titanic vennero invitaCast: Clifton Webb, Barbara Stanwyck e ti a una proiezione speciale della pellicola a Robert Wagner New York. Il film del 1953 mare 7 Mercoledì, 11 aprile 2012 tragica realtà mondo del cinema Molte delle scene di questo film vennero girate sulla famosa nave dell’RMS Queen Mary a Long Beach, California. La pellicola è piena di anacronismi alquanto evidenti. Un esempio è il radar che si vede sul ponte di comando, installato sulle navi solo 30 anni dopo l’affondamento del Titanic. Un flop… storico Un’altra scena della pellicola del 1997 L’unico film «vero» A night to remember (1958) – Titanic, latitudine 41 Nord Tipologia: B/N, formato 1.66: 1, durata 123 min. Regia: Roy Ward Baker Produzione: britannica, Twentieth Century-Fox Film Corp. Cast: Kenneth More, Ronald Allen and Robert Ayres È considerato il film più meticoloso girato sulla tragedia del Titanic. La passione del produttore William MacQuitty per la nave Titanic nacque molto presto, quando nel maggio del 1911 il padre lo portò al varo. Aveva soli 6 anni. Nel 1956 William, era diventato un produttore di successo. Dopo aver letto il romanzo bestseller ‘A Night To Remember’ di Walter Lord, ne acquistò i diritti per 7.000 dollari e decise di trarne un film. La storia raccontava l’ultima note del Titanic in modo molto realistico, seguendo la vicenda minuto per minuto. Scelse per la regia Roy Baker perché costui aveva una lunga esperienza nella direzione di film su temi marittimi. L’attenzione venne focalizzata sulle persone che presero realmente parte alla tragedia del 14 aprile. Gli effetti speciali non erano all’altezza della versione precedente della Fox del 1953, ma l’approccio documentaristico-drammatico si dimostrò un successo e diede una nuova luce ai vari aspetti della sto- La locandina del film prodotto nel 1979 ria. Le riprese vennero fatte su una nave vera, nei Pinewood Studios in Gran Bretagna. La prima visione in Gran Bretagna, il 3 luglio del 1953, fu un gran successo mentre la prima Americana riscosse ben poco entusiasmo. Mancavano le star famose e la dose di romanticismo che piaceva agli americani, presente in quasi tutti i film degli anni ‘50. Questo film viene considerato oggi dagli amanti del Titanic quale l’unico che rispecchi in modo veritiero la tragedia. La prima pellicola a colori S.O.S. Titanic (1979) Tipologia: film tv drammatico a colori, durata 102 min. (inizialmente erano 150, ma venne poi ulteriormente tagliato a 90 minuti negli USA per l’uscita in VHS) Regia: William Hale Produzione: anglo-americana, Argonaut, EMI TV, Roger Gimbel Productions Cast: David Janssen, Cloris Leachman e Susan Saint James È il primo film a colori sul Titanic. Arriva in un momento in cui la storia del Titanic è ampiamente mitizzata e popolare. Vengono qui affrontati anche temi prima tralasciati, quali la distinzione di classe tra i passeggeri, prima e dopo il disastro. Oltre all’impegno sociale, venne dato ampio spazio all’atmosfera goliardica a bordo prima della tragedia e alla responsabilità civile. Raise the Titanic (1980) – Blitz nell’oceano Tipologia: film drammatico-avventura a colori, durata 115 min. Regia: Jerry Jameson Produzione: anglo-americana, Incorporated Television Company (ITC) Cast: Jason Robards, Richard Jordan e David Selby. È basato sul romanzo mediocre di Clive Cusserl, bestseller per parecchi anni. L’accuratezza nel seguirne la trama è però poco precisa. Racconta la storia del tentativo di recupero del relitto della nave, da parte della Marina Militare statunitense perché è formato da un metallo prezioso che chiamano Byzanium, di cui hanno bisogno per la realizzazione di un nuovo sistema di difesa nucleare. La pessima recitazione, i dialoghi poco scorrevoli e le inesattezze storiche vengono compensati da ottimi effetti speciali e una piacevole colonna sonora. Le sequenze subacquee sono molto simili a quelle che vennero riprese dalla spedizione di Ballard che trovò il relitto 5 anni dopo. Il film fu uno dei maggiori flop economici della storia del cinema. Per la produzione vennero spesi 40 milioni di dollari e il solo costo degli effetti speciali fu superiore a quello della costruzione della nave Titanic nel 1911. Film nel quale compare il Titanic: In Nacht Und Eis (1912) Cavalcade (1933) The Unsinkable Molly Brown (1964) Time Bandits (1981) Ghostbusters 2 (1989) No Greater Love (1996) The Chambermaid (On The Titanic) (1997) Ghosts Of The Abyss (2003) Film ispirati dal Titanic: Atlantis (1913) Atlantic (1929) History Is Made At Night (1937) The Last Voyage (1960) The Poseidon Adventure (1972) The Memory Of Eva Ryker (1980) Goliath Awaits (1981) Thumbtanic (2000) Titanic 2 (2010) Il Titanic inTV: A Night To Remember (1956) Telephone Time (1957) One Step Beyond (1959) Time Tunnel (1966) Night Gallery (1970) Upstairs, Downstairs (1971) Voyagers (1982) Titanic (1997) Tipologia: film epico-romantico a colori, durata 195 min. Regia: James Cameron Produzione: Americana, Paramount Pictures Cast: Leonardo DiCaprio, Jack Dawson e Kate Winslet. Il famosissimo film di James Cameron è stato nominato a 14 premi Oscar, vincendone ben 11, inclusi quello per il miglior film e la miglior regia. È uno dei tre film della storia del cinema a vincere un totale di 11 premi Oscar. Gli altri sono Ben-Hur (11 Oscar su 12 nomination) e Il Signore degli Anelli – Il ritorno del re (11 Oscar su 11 nomination). Rappresenta un’immaginaria descrizione dell’affondamento del Titanic affrontata in modo molto romantico. La produzione iniziò nel 1995, quando Cameron fece alcune riprese dell’attuale relitto del Titanic, tanto che sommando il tempo di tutte le immersioni Cameron è stato sul Titanic più a lungo dei suoi passeggeri; “solo di quelli sopravvissuti”, ha tenuto a precisare lui. Divenne il film di maggior incasso nella storia del cinema, guadagnando al botteghino 1,8 miliardi di dollari (il primato rimase per 12 anni, fino al 2010 quando venne superato dal film successivo di Cameron, Avatar) e il primo film a raggiungere il miliardo di dollari di incassi. Titanic è al sesto posto nella classifica dei migliori film epici di tutti i tempi nella AFI’s 10 Top 10 della American Film Institute. La ricostruzione del molo della White Star Line di Southampton è il set più grande mai realizzato nella storia del cinema. Non esistendo uno studio così grande dove costruire, e successivamente affondare, una copia del Titanic in scala 1:1, con relativi interni, la Fox acquistò a Rosarito, in Messico, svariati ettari di terreno per costruire da zero uno studio cinematografico. Lo studio, tuttora operativo, è l’unico al mondo a possedere la vasca d’acqua più grande e profonda al mondo utilizzabile per produzioni cinematografiche. Gli interni, invece, furono costruiti e fatti affondare in teatri di posa costruiti all’interno degli studios. Titanic fu uno dei primi film a utilizzare comparse digitali, ricreate con il computer, ma per aumentare l’accuratezza della storia, molti dei dialoghi tra i passeggeri sono basati su vere testimonianze dei sopravvissuti alla tragedia. La ridistribuzione del film nei cinema di tutto il mondo in 3D è iniziata il 4 aprile 2012, per celebrare il centesimo anniversario della partenza per il viaggio inaugurale. “Titanic” del 1996 Record i Oscar e di incassi per il Titanic del 1997 La miniserie TV Titanic (1996) Tipologia: miniserie televisiva a colori, durata 173 min. (in Croazia tagliato a 132 min) Regia: Robert Lieberman Cast: George C. Scott, Peter Gallagher, Catherine Zeta-Jones Il film venne prodotto poco prima di quello di James Cameron e ripropone una storia molto simile. Andò in onda in due sere di novembre. La prima parte ebbe un buon dato di ascolto, cosa che però non si ripeté per la seconda parte. È la prima rappresentazione computerizzata della tragedia. Tutti i primati di James Cameron 8 mare Mercoledì, 11 aprile 2012 La facoltà di Marineria di Fiume ricorda la più grande tragedia navale della storia c Titanic, oltre il mito e la leg I di Monica Kajin Benussi n occasione del centesimo anniversario della tragedia navale più famosa e discussa nella storia, venerdì 13 aprile (alle 17.30) alla facoltà di Marineria di Fiume verrà inaugurata la mostra intitolata “Titanic-Carpathia – 100 anni dopo”. Sullo sventurato viaggio inaugurale del Titanic, terminato tragicamente con la perdita di 1.395 vite umane, sono stati scritti fiumi di parole, realizzati una ventina tra documentari e film, ma questa tragica vicenda continua ad affascinare tuttora milioni di persone in tutto il mondo. Insomma, una sciagura che è entrata nell’immaginario collettivo quasi subito e che ha avuto un forte impatto sulla società, che persiste tuttora, a cent’anni esatti dall’affondamento dell’“inaffondabile” transatlantico. Quello che recentemente ha rinnovato e alimentato l’interesse per questo triste avvenimento è stato, purtroppo, il naufragio della Costa Concordia, in quanto numerosi passeggeri sopravvissuti hanno dichiarato che sembrava di essere sul Titanic (ovviamente si riferivano alle trasposizioni cinematografiche sul Titanic) quella fatidica notte del 14 aprile 1912. Ne abbiamo parlato con gli autori dell’allestimento, il preside della facoltà di Marineria, Serđo Kos, e il professor Robert Mohović. “La mostra è stata concepita in modo da creare un forte collegamento tra il Titanic, il Carpathia e il capoluogo quarnerino”, ha esordito Serđo Kos. Grande accoglienza per i salvatori Infatti, il Carpathia, lungo 165 metri, effettuò il suo primo viaggio nel 1903 e presto prese servizio tra New York, Trieste, Fiume e altri porti del Mediterraneo. Nella notte del naufragio (14 aprile 1912), il transatlantico stava viaggiando proprio da New York verso Fiume. Dopo aver ricevuto il segnale di soccorso dal Titanic, il capitano del Carpathia tracciò immediatamente una rotta da percorrere a velocità massima, mentre tutto l’equipaggio, composto da una cinquantina di persone provenienti dall’Istria e dal litorale croato, si stava preparando per soccorrere i naufraghi. Dopo aver trasportato i superstiti del Titanic a New York, il Carpathia riprese il suo viaggio verso Fiume, dove giunse il 6 maggio 1912. A Fiume il Carpathia venne accolto dalle massime autorità e da una folla di gente, accorsa in porto per salutare e rendere omaggio ai salvatori dei naufraghi del Titanic. Il naufragio... per eccellenza “Diversi sono gli elementi che compongono l’esposizione: una parte è prettamente ‘tecnica’, ossia viene analizzato il naufragio del Titanic sotto l’aspetto nautico, navalmeccanico e della radiocomunicazione. Una parte della mostra sarà dedicata anche all’analisi comparata delle caratteristiche tecniche del Titanic e delle navi passeggeri moderne, ossia sarà incentrata sullo sviluppo della tecnologia nell’arco di un secolo. Una parte riguarderà ovviamente il naufragio stesso, con un’attenzione particolare alla sicurezza in mare in generale”, ha puntualizzato il preside della facoltà di Marineria. “La tragedia del Titanic – ha proseguito Kos – è stata un evento importantissimo, che ha determinato una svolta nella storia della marineria. Anche prima del Titanic c’erano stati numerosi naufragi, ma nessuno di essi ha avuto un tale impatto sulla marineria quanto il Titanic, comportando importanti cambiamenti nella storia navale. Senza dubbio, uno di questi è stato l’entrata in vigore della Convenzione internazionale sulla tutela delle vite umane in mare. Volevamo, inoltre, mettere in evidenza il fatto che Fiume e questo evento sono profondamente legati tramite il Carpathia, la nave passeggeri di proprietà della compagnia inglese Cunard Line, divenuta famosa proprio per aver tratto in salvo i naufraghi del Titanic”. L’orario dei marconisti “Abbiamo analizzato in particolare la radiocomunicazione, che nel nel corso dei decenni ha visto un notevole progresso grazie al sistema satellitare globale di navigazione – ha aggiunto il prof. Kos –. All’epoca del Titanic, invece, aveva appena cominciato a svilupparsi e quindi era abbastanza limitata. Una curiosità dell’epoca è il fatto che i radiotelegrafisti, quindi anche quelli che si trovavano sul Titanic, non erano impiegati delle compagnie navali bensì erano alle dipendenze della compagnia di Guglielmo Marconi, cosa che comportava orari di lavoro particolari. Con questo allestimento desideriamo onorare le vittime del naufragio ed esprimere un riconoscimento profondo all’equipaggio del Carpathia, che salvò molti naufraghi da morte sicura”. L’esposizione sarà arricchita dai dipinti del pittore Nedjeljko Žunić ritraenti il Titanic, che verranno esposti per la prima volta, e da articoli di giornale riportanti la notizia del naufragio, tra cui quelli pubblicati sulla Voce del popolo. Dopo l’inaugurazione della mostra, avrà luogo una conferenza incentrata sugli aspetti sociologici, medici e filosofici di questa tragedia che è stata ideata dagli studenti dell’Universi- tà di Fiume, in collaborazione con la Città di Fiume. La mostra verrà allestita nella Sala del Consiglio, lo spazio più rappresentativo e importante della facoltà di Marineria, e rimarrà aperta fino al 13 maggio. “Dopo questa data – ci ha rivelato il preside – la mostra subirà delle piccole modifiche e diventerà allestimento permanente della nostra facoltà”. Miti e leggende Oltre agli aspetti tecnici, che attireranno sicuramente un pubblico di esperti, la mostra prevede una parte dedicata ai miti e alle leggende che si sono sviluppati nel corso degli anni dopo l’affondamento del transatlantico. “I miti sul Titanic sono tantissimi e non mancano nemmeno le teorie controverse. Innanzitutto, non è vero che il Titanic navigasse a una velocità troppo elevata per conquistare il Nastro Azzurro per la traversata atlantica più veloce. Il Titanic, infatti, non faceva parte delle navi più veloci al mondo. Era più grande e più larga delle altre, ma i suoi motori erano meno potenti del transatlantico Mauretania (che aveva una lunghezza di 240 metri contro i 269 del Titanic), che detenne il record di velocità per ben 22 anni. Per conquistarlo, il Titanic avrebbe dovuto navigare costantemente a tutto vapore. La verità è che la velocità veniva aumentata progressivamente di giorno in giorno, in quanto si sapeva che il Titanic non avrebbe mai potuto battere questo record”, ha spiegato il prof. Robert Mohović. Vero o falso? Il problema maggiore è che esistono tantissime fonti e versioni molto diverse ed è tuttora difficile distinguere il vero dal falso. Il film di James Cameron “Titanic” del 1997, che ha avuto un successo planetario, non ha fatto altro che diffondere in Nevenko Žunić, “Il Carpathia nel porto di Fiume”, 100x150 cm, olio su tela Il prof. Robert Mohović tutto il mondo questi miti, come ha aggiunto il professore. “Inoltre, non è del tutto esatto che il Titanic fosse la nave più moderna all’epoca. Infatti, l’Olympic, la nave gemella del Titanic, venne varata alcuni mesi prima delle gemella. Esistono molte versioni diverse anche per quanto riguarda il numero delle persone che sono state tratte in salvo dopo l’affondamento. La verità è che il Carpathia recuperò soltanto quattro naufraghi finiti in mare, mentre gli altri superstiti si trovavano già sulle lance di salvataggio del mare 9 Mercoledì, 11 aprile 2012 con una mostra genda Il preside della facoltà di Marineria, Serđo Kos Titanic (il numero più attendibile è di 712 superstiti). Esattamente cent’anni dopo è successa una tragedia che per molti versi ricorda quella del Titanic, ossia il naufragio della Costa Concordia e a quanto pare sembra che tuttora non sia stata imparata la lezione per quanto riguarda la sicurezza in mare. Non è vero, inoltre, che il Titanic non fosse dotato di un numero sufficiente di lance di salvataggio. La verità è che ne aveva quattro in più (in tutto venti) rispetto al numero stabilito per legge (almeno sedici scialuppe sulle navi eccedenti le 10.000 tonnellate) anche se erano smontabili e più piccole”. Equipaggio poco preparato e vedette senza binocoli Come ha spiegato il prof. Mohović, il problema maggiore era che molte scialuppe di salvataggio vennero calate in mare mezze vuote, per il timore che potessero capovolgersi se il numero di passeggeri a bordo fosse sta- to maggiore. Ciò è dovuto in parte anche all’inadeguata preparazione dell’equipaggio. Infatti, prima di salpare per il viaggio inaugurale venne svolta soltanto un’esercitazione, per di più in maniera superficiale. “Una delle più grandi difficoltà dell’epoca è rappresentata del fatto che non c’erano a disposizione i supporti tecnologici di oggi. Esisteva soltanto la navigazione astronomica. Si tratta di un tipo di navigazione effettuata con l’ausilio degli astri visibili (stelle, pianeti, sole e luna). In quegli anni non c’era assolutamente nessun supporto tecnologico grazie al quale si sarebbe potuto evitare la collisione con l’iceberg. All’inizio si pensava che la notte del naufragio le condizioni meteorologiche fossero avverse, ma neanche questo è vero. Infatti, quella sera il mare era piatto e non c’era luna. Se- condo alcune teorie, se il mare fosse stato mosso, le vedette avrebbero potuto avvistare in tempo l’iceberg, grazie all’infrangersi delle onde sul ghiaccio (le vedette erano sprovviste dei binocoli). Statistiche spaventose La statistica dell’epoca rivela un dato spaventoso: su cinque transatlantici che viaggiavano sulla linea Southhampton-New York, uno non arrivava mai a destinazione. Infatti, in quegli anni la traversata oceanica era una vera e propria impresa marittima e molte navi non ce la facevano. Anche oggi, con tutta la tecnologia a disposizione, non si può essere sempre sicuri al cento per cento”, ha sottolineato Serđo Kos. “Per quanto riguarda il salvataggio dei passeggeri, l’equipaggio e il comandante del Carpathia si sono Nevenko Žunić, “Il Titanic”, 80x120 cm, olio su tela comportati in maniera assolutamente esemplare. Non hanno commesso neanche un errore durante l’operazione di salvataggio. Addirittura è stato ordinato di spegnere il riscaldamento nelle cabine dei passeggeri per poter raggiungere la massima velocità (17 nodi) nel minor tempo possibile. I passeggeri sono stati informati di cosa stesse accadendo, al contrario della Costa Concordia, dove confusione e panico regnavano sovrani. È stato ordinato, inoltre, di raccogliere tutte le coperte a bordo e di preparare quantità abbondanti di tè caldo per scaldare i superstiti, operazione per le quali fu incaricato un uomo delle nostre terre, più precisamente di Santa Domenica d’Albona, la cui storia racconteremo a parte. Una condotta del tutto ammirevole e che merita tutto il nostro rispetto”, ha concluso il professor Mohović. 10 mare Mercoledì, 11 aprile 2012 La storia di un ingegnere ungherese e del suo modello in ottone del transatlantico Senza lavoro e senza pensione ma poi arrivò il Titanic... di Leo Vidal Le eliche del Titanic Q uando parliamo di Titanic, specie alla vigilia dell’anniversario dell’affondamento dell’“inaffondabile”, emergono tante piccole storie legate in un modo o nell’altro a quello che viene considerato il naufragio per antonomasia. Nell’anno del centenario, poi, si cerca di dar fondo a tutti i ricordi, a tutti gli oggetti, a tutti i documenti che possono collegarci alla tragedia del transatlantico inabissatosi nelle gelide acque dell’Atlantico la notte del 14 aprile di un secolo fa. Il Titanic è stato per molti fonte d’ispirazione, oltre che di studio. E così, tra un discorso e l’altro, ab- biamo scoperto la storia di un ingegnere ungherese, Janos Bicskei, al quale il Titanic ha cambiato inaspettatamente la vita. A raccontarcela è stato il titolare del Museo “Gallerion” di Cittanova, Sergio Gobbo, il quale ha avuto modo di conoscerlo, assieme ai suoi amici e collaboratori, in quanto impegnati come lui nel recupero di importanti pagine di storia. “Janos è un ingegnere navalmeccanico che ha lavorato per tanti anni ai cantieri di Budapest ma che è rimasto senza lavoro – inizia la storia Sergio Gobbo –. A quel punto ha deciso di andare a lavorare come saldatore a Fiume, dove Nel cimitero della città canadese 330 vittime del naufragio Halifax, la porta sull’Atlantico maledetto Una schermata del sito del Museo di Halifax H alifax, capoluogo della provincia canadese della Nuova Scozia, è conosciuta come la porta sull’Atlantico del Canada ed è nota per il Museo Marittimo dell’Atlantico (Maritime Museum of the Atlantic). Nei tre cimiteri della città, che ha poco meno di 400mila abitanti, trovarono sepoltura oltre 330 vittime del Titanic (nel cimitero di New York ne sono sepolte altre 121), la maggior parte delle quali riposano nel cimitero di Fairview, identificate da piccole lapidi di granito. Per celebrare l’anniversario, il museo ha allestito un’esposizione permanente, ma ci saranno anche cerimonie, visite guidate e concerti per ricordare il tragico eventi avvenuto cent’anni fa proprio al largo della Nuova Scozia. Fondato nel 1948 e ubicato sul lungomare, il museo comprende oggi una moderna costruzione nota come Devonian Wing dove sono esposti, tra l’altro, numerosi relitti del Titanic, recuperati dalle barche che perlustravano la zona in cerca di eventuali superstiti. Nella darsena dietro il museo sono all’ancora alcuni navigli d’epoca. Tra questi la “CSS Acadia”, una nave da guerra del 1913 che fu poi impiegata fino al 1970 per ricerche oceanografiche. Il modello è curato in ogni minimo particolare nessuno sapeva che lui fosse in realtà un ingegnere navalmeccanico. Non so esattamente quanto tempo abbia lavorato a Fiume, ma alla fine ha fatto ritorno a casa, senza lavoro e senza pensione. Stiamo parlando di circa una decina di anni fa, anno più, anno meno. A quel punto, spinto da chissà quale stimolo o forza interiore, si è messo a fare un modello in ottone del Titanic, lungo poco più di due metri. È riuscito a costruire il mitico transatlantico in modo perfetto!”. “È difficile capire per quale recondito motivo abbia fatto proprio il modello del Titanic – ha proseguito Sergio Gobbo –. Veramente non saprei dirlo, ma fatto sta che dopo averlo costruito ha deciso di metterlo in vendita. Lo offriva un po’ dappertutto perché aveva bisogno di soldi. Anche al governo ungherese. Nessuno, però, sembrava interessato. Mi pare chiedesse qualcosa come 20mila euro. Sembrava che le sue buone intenzioni stessero per arenarsi definitivamente, ma poi è successo l’inimmaginabile. Il Museo Marittimo dell’Atlantico di Halifax (città nella provincia canadese della Nuova Scozia, n.d.a.), dove il transatlantico sarebbe dovuto arrivare, ha al- Il museo di Storia e Marineria si associa al Titanic-Carpathia-Fiume, un leg di Monica Kajin Benussi L’ immane tragedia del Titanic verrà ricordata a Fiume anche dal Museo di storia e marineria, dove venerdì 13 aprile, alle ore 19, verrà inaugurata la mostra intitolata “Titanic-Carpathia-Fiume”. L’esposizione si propone di ripercorrere la storia dei marittimi delle nostre terre e degli emigrati che erano a bordo del Titanic e del Carpathia il 15 La parte del cimitero di Halifax dove sono sepolte le vittime del Titanic lestito una mostra itinerante sulla storia sul Titanic, finanziata dal governo, che circolava per tutta l’Europa. Quando ha fatto tappa a Budapest, l’ingegnere Janos Bicskei è andato all’apertura, ma non a mani vuote. Infatti, si è portato dietro, su un carrello, il modello che aveva fatto e che ha suscitato ben presto l’interesse degli organizzatori della mostra, tant’è che in breve tempo è riuscito a mettersi d’accordo con il Museo, che gliel’ha acquistata per un prezzo ben superiore a quello che avrebbe mai osato chiedere”. Sono episodi che ti cambiano la vita. Oltre a risolvere i problemi esistenziali di un ingegnere disoccupato, quel Titanic in ottone gli ha aperto nuove prospettive di lavoro. Visto il modo in cui è stato costruito il modello in ottone, gli sono stati offerti nuovi lavori e ordinati altri modelli di navi importanti. “L’accordo era che il modello venisse portato al museo di Halifax – rammenta Sergio Gobbo – per l’anniversario della tragedia del Titanic. Da quanto mi è dato a sapere, l’idea era che i cinesi, che stavano facendo una replica della nave in scala 1:1, giungessero con essa davanti al museo di Halifax e da lì venisse calato in mare il modellino dell’in- La mostra verrà allestita al Palazzo del Governo aprile 1912, dando una visione del tutto nuova dell’incontro fatidico tra l’equipaggio del Carpathia e i naufraghi del Titanic. Oltre a ripercorrere la tragica storia del Titanic, i visitatori avranno l’occasione di apprendere le esperienze avute dai passeggeri croati e dei membri dell’equipaggio di entrambi i transatlantici, con particolare accento sugli emigrati dell’Impero austro-ungarico. Infatti, il progresso tecnologico e la costruzione di navi sempre più grandi nel XVII e XVIII secolo, cambiò per sempre il rapporto dell’uomo nei confronti dei viaggi, specie quelli intercontinentali, fatto che in parte contribuì alla diffusione del fenomeno dell’emigrazione. In particolare, nella seconda metà del XVIII secolo, l’invenzione della macchina a vapore accelerò il progresso tecnologico nel traf- mare 11 Mercoledì, 11 aprile 2012 Janos Bicskei, il secondo da destra, seduto accanto a Sergio Gobbo gegnere ungherese. Il suo modello sarà comunque la mascotte della mostra”. Abbiamo appreso, ancora, che l’ingegnere ungherese, assieme ad alcuni amici, ha messo in piedi una società per il recupero della storia della marina austroungarica. “Questa società – ci ha raccontato ancora Gobbo – ha ricevuto dei fondi europei per ricostruire e riparare la cannoniera Leitha, che era una delle più importanti navi da guerra da fiume. La parte superiore della nave era praticamente distrutta e loro l’hanno ricostruita, facendo delle repliche perfette dei cannoni, di tutti gli armamenti, della cupola, e così via...”. Ma questa è già un’altra storia... Il Titanic in... cantiere La storia di Giovanni Clapcich, cuoco sul Carpathia Quegli ettolitri di tè per riscaldare i naufraghi S ono tante le piccole e grandi storie del Titanic che ci sono state trasmesse non soltanto dai sopravvissuti, ma anche da coloro che hanno soccorso i naufraghi, che li hanno visti morire annegati o di freddo. Sono persone la cui vita, nel bene o nel male, è stata segnata dal tragico naufragio del 14 aprile 1912. Uno di questi è Giovanni Clapcich, classe 1881, che all’epoca era cuoco a bordo del “Carpathia”. Sergio Gobbo, proprietario della collezione e La prospettiva di prua Sergio Gobbo accanto alla vetrina in cui è custodito il passaporto di Giovanni Clapcich Le scialuppe del Titanic recuperate dall’equipaggio del Carpathia Le scialuppe di salvataggio lle celebrazioni ame indissolubile fico marittimo, dando alla luce, a partire dagli anni Trenta del XIX secolo, i primi piroscafi in grado di attraversare gli oceani e trasportare diverse migliaia di passeggeri da un continente all’altro. Anche il capoluogo quarnerino fece parte di questo grande progresso che interessò l’Europa. Grazie alla costruzione del nuovo porto, i piroscafi più grandi potevano finalmente attraccare nella parte occidentale delle città, cosa che portò all’istituzione di importanti compagnie armatoriali. Allo stesso tempo, gli armatori stranieri stavano dimostrando un crescente interesse per il capoluogo quarnerino, interesse che culminò all’inizio del XX secolo con l’arrivo a Fiume della Cunard Line, la più prestigiosa compagnia di navigazione britannica, ossia con i primi collegamenti marittimi con gli Stati Uniti d’America. Alcuni superstiti del Titanic sulla coperta del Carpathia Un salvagente del Titanic, recuperato da un membro dell’equipaggio del Carpathia, esposto al Museo di storia e marineria Nell’ambito della mostra, verranno esposte, inoltre, le opere artistiche realizzate dai bambini delle scuole materne Mirta e Pčelice sul tema del Titanic e del suo collegamento con il Carpathia. Il Carpathia al suo arrivo a New York curatore della mostra permanente esposta al museo “Gallerion” di Cittanova, una specie di “santuario” della marineria, è riuscito a recuperare alcune testimonianze dai discepoli del nostro protagonista, ex marinaio austroungarico originario di Santa Domenica d’Albona. “Tornato a casa – ci ha raccontato Sergio Gobbo, isolano di nascita, residente a Grisignana e cittanovese di adozione – Giovanni Clapcich si è imbarcato proprio sul ‘Carpathia’, che portava la nostra gente in America. La nave era piena di passeggeri e c’era molto lavoro. Si lavorava a turni. Quella tragica notte è stato chiamato perché facesse un enorme quantità di tè. Stiamo parlando di ettolitri, insomma. Quando è venuto in coperta, la scena che gli si è presentata agli occhi era terribile, straziante, con la gente che moriva di freddo. C’erano pochissimi uomini. Per lo più erano donne e bambini. Molti sono morti di freddo senza che si potesse far qualcosa per aiutarli a sopravvivere”. Giovanni Clapcich è tornato a casa prima della Grande guerra e con i soldi guadagnati ha messo su un negozio. La notte dopo la sua inaugurazione, però, è stato derubato ed essendo rimasto senza nulla, si è nuovamente imbarcato ed è andato in America. A New York ha lavorato come cuoco in diversi alberghi fino al 1936, quando ha deciso di ritornare a casa, dove ha preso la cittadinanza italiana. Dopo la guerra, come raccontatoci da Sergio Gobbo, che ci ha fatto vedere anche il suo passaporto, si è trasferito a Umago. (ap) 12 mare Mercoledì, 11 aprile 2012 Il significato profondo degli ex voto della gente di mare, che ha sempre dovuto convivere «Fotogrammi» drammatici per ringr Pur nella sua debolezza di fronte alla forza immane della natura, il vero protagonista è sempre l’uomo La Cappella dei doni votivi del Santuario mariano di Tersatto di Lorenzo Pellegrini V isitando chiese e santuari, capita spesso di imbattersi in oggetti offerti dai fedeli (e non) per ringraziare di una guarigione, oppure di esser sopravvissuti miracolosamente a un incidente, per aver ottenuto, insomma, ciò che si era chiesto in un momento di disperazione e grande difficoltà. Si tratta di quelli che vengono chiamati doni votivi, oppure “ex voto”. La parola “ex voto” deriva dal latino “votum”, cioè promessa, offerta e offrire un “ex voto” significa sciogliersi d’un obbligo nei confronti di un Santo o altra divinità per un intervento miracoloso e quindi ringraziare del beneficio avuto. Non conta il valore... Nell’offrirlo, spesso si richiede al santo cui ci si appella un intervento soprannaturale. Se esaudito, il voto si esaurisce con l’esposizione dell’offerta. Una particolarità degli ex voto consiste nel fatto che nei dipinti non viene rappresentato il miracolo, bensì il momento che lo precede, quello dell’evento infausto. La cappella del Santuario di Tersatto Un luogo che spesso è meta di pellegrinaggi e nel quale ci possiamo imbattere in centinaia di queste offerte, è la cappella dei doni votivi del Santuario mariano di Tersatto. Tra i quadri e gli oggetti affissi alle pareti, vediamo raffigurate scene di sale operatorie con i medici intenti Intendiamoci, questo uso dell’offerta è antico quanto l’umanità, per cui nessuno pensi che sia una consuetudine del Cristianesimo. Analizzando questa abitudine, potremmo dire che l’ex voto sia soltanto la manifestazione finale di un vasto processo, perché l’ex voto, in effetti, non è rappresentato dall’oggetto che viene offerto, bensì da un determinato comportamento. Nell’ex voto, ciò che conta non è il suo valore primario ma il significato di cui si è voluto investirlo al momento dell’offerta. L’ex voto del Cap. Giacomo Brosovich L’offerta di Ignazio Sirchia, capitano della “Figlia Jenny” a salvare il paziente, treni che deragliano, automobili che stanno per uscire di strada, bambini che cadono dal tetto, ma tra tutte queste scene di vita quotidiana, che per avere un lieto fine hanno avuto bisogno dell’intervento... di un Santo o, appunto, della Madonna, dominano gli ex voto marinari, una tipologia particolare e molto suggestiva, il cui valore va ben oltre al mero dipinto o modellino navale. Promesse... da marinaio L’ex voto marinaro è una promessa, un voto, il bisogno di testimoniare la propria fiducia in entità soprannaturali, il suo significato etimologico è qualunque manifestazione di gratitudine per una grazia seguita a una promessa. Si tratta nella maggior parte dei casi di modelli di navi e specialmente di dipinti a olio, che raffigurano con efficace drammaticità disavventure marinaresche e la raggiunta salvezza grazie all’intercessione della santità invocata, che può ma non deve essere rappresentata nel dipinto e se lo è la possiamo trovare nella parte alta. In questi quadri possiamo notare la furia degli elementi, il pericolo e il terrore racchiusi in un unico “fotogramma” nel quale il vero protagonista, pur nella sua debolezza di fronte alla forza immane della natura, è sempre l’uomo, un uomo debole ma coraggioso che lotta contro gli elementi ostili, un uomo che lotta per sopravvivere e che invoca la Madonna o il Santo che gli è più vicino pur di salvarsi. La gente di mare ha da sempre dovuto convivere con i rischi, che spesso vengono esorcizzati attraverso la fede. Il quadro viene poi donato al santuario del santo protettore che aveva salvato la vita del marinaio. Un attestato di devozione Negli angoli o alla base del cartiglio c’era sempre la misteriosa sigla V.F.G.A. (votus fecit gratiam accepit), oppure P.G.R. (per grazia ricevuta). In alcuni casi i dipinti sono di fattura piuttosto grossolana, opera di artisti improvvisati, in altri, però, questi ex voto venivano commissionati a pittori di professione. Sempre e comunque, però, esse costituiscono un attestato di devozione e riconoscimento per lo scam- L’ex voto dell’equipaggio della “Szent Istvan” mare 13 Mercoledì, 11 aprile 2012 con i rischi raziare la Madonna L’ex voto della famiglia di Matteo Stiglich Il piroscafo “Szent Laszlo” nel quadro offerto alla Madonna dagli ufficiali di bordo dopo essere sopravvissuti a un’avaria l’8 gennaio del 1893 pato pericolo agli occhi del graziato e a futura memoria. Gli ex voto marinari ci permettono, inoltre, di scoprire i tipi di imbarcazioni e i più svariati oggetti di uso marinaro, veniamo a conoscere i nomi delle imbarcazioni, tutti i tipi di incidenti, il luogo degli incidenti e il loro numero, le rotte di navigazione. Insomma, gli ex voto, in mancanza di riferimenti scritti risultano estremamente preziosi e spesso sono l’unica fonte di informazione e offrono agli studiosi importanti spunti di raffronto per approfondire la forma delle imbarcazioni e delle vele nelle diverse epoche. Il protettore principale dei marittimi era la Vergine, seguita da San Nicola e San Biagio. Le chiesette in Istria e nel Quarnero dedicate a questi santi erano e sono piene di immagini e altri oggetti votivi, soprattutto modellini di navi. Una di queste è la chiesa di Santa Maria della Visione di Strugnano. Molta aqua, velle spiegate, gabia bassa... Nella cappella del Santuario di Tersatto, la maggior parte dei dipinti votivi risale a più di un secolo fa. Spesso sono gli stessi messaggi a raccontarci di un evento, come ad esempio il seguente scritto, che abbiamo scoperto sotto uno dei quadri affissi alla parete della cappella dei doni votivi: Piroscafo “Szent Laszlo” della Regia Ungarica Società “Adria”, comandato dal Capitano Felice Franesier, l’8 gennaio 1893 nel Canale di San Giorgio presso Codling rompeva il timone. In memoria di questo avvenimento dopo essere felicemente arrivati a salvamento nella rada di Holyhead, decisero gli ufficiali al loro rimpatrio di formare questo quadro. Oppure Nave “Figlia Jenny” nel viaggio da Cardiff per Pola nelle vicinanze del Capo Finisterre, per voto fatto dal Cap. Ignazio Sirchia dalla sua Consorte Antonia nel fortunale dell’8 dicembre 1860. Un altro messaggio recita: Viaggio da Orleans del Brich austriaco... capitano Francesco Starh li 25 maggio 1871 ritrovandosi nel Golfo Lione con fortunale trovavasi a bordo la famiglia di Matteo Stiglich, in stato di malattia, essendogli morta la povera moglie nel giorno 6 gennaio 1871 ove fu sepolta con dolore dalla figlia e dal marito alla Valena. Memoria della famiglia di Matteo Stiglich. Su un altro ex voto troviamo la scritta BARK AUSTRIACO MARIA ANDRINA. CAPITANO L. MATTESSICH. TROVANDOSI IN LAT. 49° LONG. 9.50 IN PERICOLO CHE Bastimento faceva molta aqua, velle spiegate, gabia bassa con diversi danni nel corpo Equipaggio continuamente alla pompa. Fece voto alla BV di Tersatto. Il dono votivo di Antonio Saverio Superina La “Maria Andrina” del capitano L. Mattessich che ha rischiato di affondare nella tempesta 14 mare Mercoledì, 11 aprile 2012 Nell’ambito della mostra “Titanic-Carpathia – 100 anni dopo” una parte dedicata alla La tragedia sulle pagine della «Vo di Monica Kajin Benussi N ell’ambito della mostra “Titanic-Carpathia – 100 anni dopo”, che verrà inaugurata venerdì alla facoltà di Marineria, i visitatori avranno l’occasione di riscoprire la storia del Titanic anche attraverso la carta stampata locale dell’epoca. Il merito va a Miljenko Smokvina, docente (ora pensionato) alle facoltà di Economia e di Filosofia, nonché all’Accademia delle Arti applicate del capoluogo quarnerino, rinomato fotografo e storico della fotografia, ma soprattutto instancabile promotore della valorizzazione del patrimonio industriale di Fiume. Infatti, è membro di diverse associazioni internazionali di tutela del patrimonio culturale e industriale, nonché uno dei fondatori della prima associazione del genere in Croazia, la “Pro Torpedo” di Fiume. Miljenko Smokvina: «Marineria troppo trascurata» “La marineria rappresenta indubbiamente una parte integrante della tradizione di questa città, ma che finora, tuttavia, è stata abbastanza trascurata. Circa sei mesi fa, la facoltà di Marineria mi ha chiesto se volessi collaborare all’allestimento di una mostra dedicata al Titanic. Il mio compito era quello di scovare gli articoli pubblicati all’epoca sui quotidiani locali e che riportavano la notizia del naufragio del Titanic. Devo dire che i giornali rappresentano una fonte storica eccezionale. Inoltre, all’epoca a Fiume uscivano più quotidiani contemporaneamente, tra cui La Bilancia, La voce del Popolo, che era veramente un ottimo giornale e ricco di informazioni, e il Novi list”, ha spiegato Smokvina, aggiungendo che la ricerca, eseguita alla Biblioteca universitaria e all’Archivio di stato, è stata molto piacevole e interessante. “Subito dopo l’affondamento del transatlantico, i quotidiani locali hanno seguito assiduamente la vicenda. Il ruolo del vostro quotidiano nella copertura di questa tragedia è stato molto importante, in quanto, oltre a seguire l’avvenimento in maniera veramente professionale, è stato l’unico a pubblicare una serie di disegni raffiguranti il Titanic, le lance di salvataggio e la rotta del transatlantico. La voce del Popolo, inoltre, ha seguito ampiamente anche l’arrivo del Carpa- thia a Fiume, la nave che ha salvato i superstiti del Titanic. Questo è dovuto anche al fatto che all’epoca la marineria costituiva una parte molto importante della vita fiumana. Ovviamente, l’interesse dei giornalisti era enorme in quanto si trattava di un avvenimento catastrofico”, ha sottolineato Smokvina. Niente apertura per il naufragio... Riportiamo qui di seguito alcuni interessanti passi degli articoli pubblicati sul nostro quotidiano dopo il naufragio del Titanic. La notizia della tragedia del Titanic venne pubblicata, come su tutti gli altri giornali, il 17 aprile 1912. Ottenne, naturalmente, l’onore della prima pagina, ma nonostante il titolo dai toni altamente drammatici, appare quanto mai insolita la collocazione dell’articolo (taglio medio anziché apertura), a differenza di altri quotidiani e in barba all’importanza dell’evento. “Il Titanic, il più grande pirosca- fo del mondo, è affondato durante il suo primo viaggio. Si investì con un iceberg l’altra sera a 270 miglia da Capo Rice (Terranova). Si ha numero enorme di vittime”, come si legge nell’attacco del suddetto articolo. La «scomparsa» del Carpathia... Nello stesso articolo è stato riportato un dato inesatto, ossia che fu il transatlantico Olympic (la nave gemella del Titanic, nda) a salvare i naufraghi del Titanic e non il Carpathia: “Delle 2358 persone che recava, 675 soltanto si sarebbero salvate, a bordo dell’Olympic, accorso esso pure a prestar opera al salvataggio”. Il 19 aprile il nostro quotidiano riportò invece, l’ipotesi che il Carpathia fosse naufragato dopo aver tratto in salvo i passeggeri del Titanic: “All’ultimo momento un radiotelegramma ufficiale del governo americano annuncia che da oltre 24 ore non si hanno più notizie del Carpathia. mare 15 Mercoledì, 11 aprile 2012 a carta stampata ce del popolo» Avendo esso traversato una zona in cui imperversava una grande tempesta e pericolosa per gli icebergs che vi vagano, si teme fortemente ch’esso pura sia naufragato”. ... e il suo arrivo a Fiume Il 9 maggio 1912, il nostro quotidiano dedicò ampio spazio all’arrivo del Carpathia a Fiume, che dopo aver trasportato i superstiti del naufragio a New York riprese il suo viaggio verso il capoluogo quarnerino: “Appena il Carpathia fu giunto, si staccò un’imbarcazione che recò a bordo per le pratiche marittime i due vicecapitani di porto Sablich e Minach. Vi si portarono poi il direttore dell’‘Adria’, il commissario, l’ispettore dell’emigrazione, il dott. Aldassy e il comandante di porto Roedigher. Li ricevette il capitano Rostron (Arthur Henry Rostron, al comando del Carpathia, nda) e gli ufficiali di bordo, con i quali si intrattennero a lungo esprimendo felicitazioni vive e cordialissime. Più tardi salirono sul Carpathia altre autorità e personalità cittadine. Molta gente si recò alla riva, mossa da un sentimento fatto di curiosità e di ammirato stupore. Nella mente di tutti era il ricordo della vicenda tragica che commosse il mondo”. Un altro avvenimento molto interessante, che viene riportato nello stesso articolo, è stata la conferenza sul naufragio che il medico degli emigranti sul Carpathia, Erpad Lengyel, tenne al Liceo ungherese (l’attuale sede del Primo ginnasio croato e del ginnasio “Andrija Mohorovičić”, nda): “L’emozionante racconto fu seguito con vivo interesse da un fitto pubblico accorso lunedì sera nella sala di solennità della scuola femminile dello Stato”. Dimenticati nella scialuppa di salvataggio A un mese dalla tragica fine del Titanic, il 18 maggio 1912 il nostro quotidiano riportò, inoltre, la notizia di tre cadaveri rinvenuti a bordo di una scialuppa di salvataggio del Titanic da parte dei membri dell’equipaggio del transatlantico Oceanic, che navigava a due miglia a sud del punto in cui il Titanic affondò: “Due scialuppe si avviarono verso la scialuppa sconosciuta: conteneva tre cadaveri in avanzata putrefazione. Nella scialuppa non vi era altra cosa: nè la minima traccia di vettovaglie o di acqua, e, tragico particolare, in un angolo giacevano frammenti di sughero masticati, che i disgraziati torturati dalla fame avevano strappato alle cinture di salvataggio per calmare l’atroce fame... Sul battello dovevano esservi altri due naufraghi che, morti prima, furono gettati in mare. Ne furono trovati nel fondo del battello gli indumenti”. Anno VI / n. 64 dell’ 11 aprile 2012 “LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat edizione: MARE [email protected] Redattore esecutivo: Ivo Vidotto / Impaginazione: Saša Dubravčić Collaboratori: Danilo Prestint, Sergio Gobbo, Miljenko Smokvina, Ivana Precetti, Monica Kajin Benussi, Florinda Klevisser, Leo Vidal, Lorenzo Pellegrini, Attilio Petris. Foto: Zlatko Majnarić, Sergio Gobbo, Ivo Vidotto, Miljenko Smokvina. 16 mare Mercoledì, 11 aprile 2012 La prima pagina de “La voce del popolo” del 17 aprile 1912 con la notizia del naufragio del Titanic (Per gentile concessione della Biblioteca universitaria di Fiume)