LUCE E VISIONE I COLORI APPUNTI DI FISICA Riflessione, diffusione e rifrazione Per meglio capire i princìpi della visione è necessario conoscere come si propaga la luce e come si comporta quando incontra un “ostacolo”. Una prima importante proprietà della luce consiste nel fatto che, se non viene ostacolata, essa si propaga in linea retta. Per rendersene conto basta osservare le ombre proiettate da oggetti illuminati da sorgenti di luce. Se le sorgenti sono, o appaiono, piccole, le ombre sono più o meno nitide e la loro forma riproduce la sagoma dell’oggetto illuminato. (Per avere un’ombra perfettamente nitida in qualunque situazione occorre avere una sorgente di luce puntiforme. Le sorgenti di luce reali hanno una dimensione più o meno grande e questo produce oltre alla zona d’ombra anche una zona di penombra la cui grandezza varia in funzione delle dimensioni apparenti della sorgente e della distanza fra l’oggetto - l’ostacolo – e lo schermo sul quale l’ombra viene proiettata.) Un’altra dimostrazione di questa importante proprietà della luce: un oggetto si trova là dove lo vediamo perché la luce che ci proviene da quell’oggetto è arrivata a noi seguendo un cammino rettilineo (se così non fosse quando allunghiamo una mano per prenderlo non si troverebbe dove lo vediamo). È chiaro che la luce può essere e viene deviata quando incontra un ostacolo; in queste pagine analizzeremo alcuni modi in cui la luce cambia direzione. Per semplificare l’analisi selezioniamo un sottile pennello di luce, un raggio di luce, che nelle rappresentazioni grafiche assimileremo a una retta. Quando un raggio di luce incontra un ostacolo opaco o trasparente esso può essere riflesso, assorbito o trasmesso (riflessione e assorbimento riguardano sia il corpo trasparente sia quello opaco, la trasmissione solo quello trasparente). La riflessione e la diffusione Cominciamo con l’analizzare il comportamento della luce quando viene riflessa da un corpo di dimensioni macroscopiche. Se la superficie del corpo è liscia (ad n o rm a le esempio uno specchio o una superficie metallica lucidata), allora la riflessione, raggio incidente raggio riflesso nel caso ideale, è di tipo speculare e segue la seguente legge: “il raggio αi αr riflesso giace sul medesimo piano formato dal raggio incidente e dalla normale al piano di Superficie riflettente incidenza; l’angolo fra il raggio incidente e la normale ha la medesima ampiezza di quello formato fra la normale e il raggio riflesso cioè: angolo di incidenza uguale ad angolo di riflessione ( αi = α r )”. Prof. M. Luraschi Pagina 4 rev. aprile ’00 LUCE E VISIONE I COLORI APPUNTI DI FISICA La riflessione speculare viene spesso indicata semplicemente con il nome di riflessione così che la legge appena enunciata diventa la legge della riflessione. Se la superficie del corpo è scabra (ad n o rm a le esempio un foglio bianco o la superficie intonacata di un muro), allora la luce raggio incidente viene riflessa in modo diffuso e, nel caso ideale, segue la legge di Lambert o legge del coseno, vale a dire: “la luce αi viene riflessa in tutte le direzioni con intensità che decresce secondo il Superficie riflettente coseno a partire dalla normale e questo in modo indipendente dall’angolo di incidenza del raggio incidente ( I (α ) = I 0 ⋅ cos(α ) , dove I 0 è l’intensità della luce diffusa in direzione perpendicolare alla superficie riflettente).” La riflessione diffusa viene spesso indicata semplicemente con il termine di diffusione. Se la superficie è quella di un corpo nero (ad esempio una superficie dipinta di nero fumo), allora il raggio di luce non è né riflesso né diffuso ma viene assorbito e questo indipendentemente dall’angolo del raggio di incidenza. Naturalmente nessun corpo reale si comporta in assoluto come perfetto riflettore, perfetto diffusore o perfetto assorbitore, ma i tre fenomeni, riflessione, diffusione e assorbimento sono presenti, in misura più o meno importante, contemporaneamente. In particolar modo la porzione di luce riflessa specularmente o in modo diffuso dipende dall’angolo di incidenza. Per la legge di conservazione dell’energia deve in ogni caso valere che la somma della componente riflessa (specularmente o in modo diffuso) e della componente assorbita deve corrispondere a quella incidente (indicata con e con 1 l’intensità della luce incidente, con a quella assorbita r quella riflessa vale: 1 = a + r ). Si tenga inoltre presente che a tutto questo (in particolare per quel che riguarda la porzione di luce diffusa o assorbita) si aggiunge la problematica colori. Cosa succede quando il corpo colpito dalla luce ha dimensioni microscopiche? Se le dimensioni dei corpuscoli sono ancora maggiori della lunghezza d’onda della luce (goccioline d’acqua, cristallini di ghiaccio o particelle di fumo in sospensione nell’aria) allora la luce viene diffusa senza distinzione di colore (le nuvole appaiono perciò bianche e il fumo bianco grigio). Se a diffondere la luce è l’aria stessa (se la nostra atmosfera non diffondesse la luce, il cielo ci apparirebbe anche di giorno nero come in una notte senza luna) allora la luce viene diffusa in proporzione alla quarta potenza della propria frequenza (la definizione di lunghezza d’onda e frequenza verranno date in seguito; per il momento basta sapere che una delle due grandezze è inversamente proporzionale all’altra); questo spiega il colore azzurro del cielo e il colore rosso del sole al tramonto. Prof. M. Luraschi Pagina 5 rev. aprile ’00 LUCE E VISIONE I COLORI APPUNTI DI FISICA La rifrazione Esaminiamo ora cosa succede se il corpo sul quale la luce incide è trasparente. Osserviamo ad esempio un raggio di luce che incide su una superficie d’acqua con angolo di incidenza αi . Dimenticando la diffusione (che è veramente trascurabile), si possono osservare chiaramente, oltre al raggio incidente, un raggio riflesso e un raggio trasmesso (è evidentemente presente anche il fenomeno dell’assorbimento, non osservabile in modo diretto, che trascuriamo in parte in questo paragrafo). L’intensità dei raggi trasmesso e riflesso dipendono dall’angolo di incidenza αi : si può facilmente osservare che l’intensità del raggio riflesso, praticamente nulla con raggio incidente perpendicolare alla superficie, aumenta con l’aumentare dell’angolo di incidenza; viceversa l’intensità del raggio trasmesso diminuisce con αi . Analogamente a quanto visto per la riflessione a un corpo opaco, per la legge di conservazione dell’energia, indicata con t la componente trasmessa, vale: 1 = a + r + t . l’aumentare di Interessiamoci ora della direzione del raggio trasmesso. Si può facilmente osservare che, come per la riflessione, raggio incidente, raggio trasmesso e normale al piano di incidenza giacciono sul medesimo piano; inoltre l’angolo che si forma fra il raggio trasmesso e la normale alla superficie di incidenza è sempre più piccolo di αi . raggio parzialmente riflesso raggio incidente Quale relazione esiste fra i due angoli? α Questa relazione fu scoperta nel ‘600 dal i grande pensatore (Cartesio) e francese Decartes indicando l’angolo fra il raggio trasmesso e la normale con aria dal fisico olandese Snell; acqua α α R vale: R sen (αi ) = n. sen (α R ) raggio rifratto (trasmesso) Il fenomeno viene chiamato rifrazione, così la relazione prende il nome di “legge della rifrazione” o “legge di Snell”, mentre n che è una costante si chiama indice di rifrazione e quello che finora avevamo chiamato raggio trasmesso diventa raggio rifratto e α R angolo di rifrazione. L’indice di rifrazione n dipende dai due mezzi trasparenti (nel nostro esempio aia e acqua), detti mezzi di propagazione (viene spesso indicato come indice di rifrazione relativo) nei quali avviene la rifrazione e può essere determinato a partire dalla proprietà ottica di ciascun mezzo di propagazione chiamata indice di rifrazione assoluto (vedremo, quando tratteremo il modello ondulatorio della luce, che l’indice di rifrazione assoluto è associato con la velocità di propagazione della luce nel mezzo che è sempre più piccola della velocità della luce nel vuoto). Indicati i mezzi di propagazione con sen (α1 ) n2 = sen (α2 ) n1 Prof. M. Luraschi oppure 1 e 2 , con α1 e α2 i rispettivi angoli vale: n1 sen (α1 ) = n2 sen (α2 ) Pagina 6 rev. aprile ’00 LUCE E VISIONE I COLORI APPUNTI DI FISICA Con la legge della rifrazione scritta in questo modo non ha più importanza conoscere in quale dei mezzi il raggio incide oppure viene trasmesso. Da notare che, fintanto che l’indice di rifrazione del mezzo in cui la luce incide è minore di quello in cui la luce viene rifratta, la rifrazione è sempre possibile. raggio parzialmente riflesso raggio incidente raggio parzialmente riflesso raggio incidente α α i i aria aria acqua acqua aria raggio incidente radente acqua α α α raggio parzialmente riflesso R R R raggio rifratto raggio rifratto raggio rifratto Se invece l’indice di rifrazione del mezzo di propagazione del raggio incidente è maggiore di quello del raggio rifratto, allora a partire da un angolo, detto angolo limite, non avremo più raggio rifratto ma solo raggio riflesso detto raggio totalmente riflesso; tale fenomeno prende il nome di riflessione totale. raggio rifratto α R aria aria acqua acqua raggio rifratto radente acqua α α aria α i L i raggio incidente raggio incidente raggio parzialmente riflesso raggio totalmente riflesso raggio parzialmente riflesso raggio incidente Per determinare il valore dell’angolo limite è sufficiente risolvere la relazione data dalla legge di Snell rispetto all’angolo di incidenza (che in queste condizioni prende appunto il nome di angolo limite) ponendo l’angolo di rifrazione pari ad un angolo retto, vale a dire: n n1 sen (α L ) = n2 sen (90° ) da cui segue: α L = arcsen 2 . n1 Nel caso del passaggio dall’acqua ( nacqua Prof. M. Luraschi = 1,33 ) all’aria ( naria ≅ nvuoto = 1 ) α L = arcsen( 1,133 ) = 48,7° . Pagina 7 rev. aprile ’00 LUCE E VISIONE I COLORI APPUNTI DI FISICA La dispersione dei colori Quando un raggio di luce bianca subisce due volte la rifrazione entrando e uscendo da un prisma, si produce quel fenomeno conosciuto come dispersione dei colori; si tratta di capire come questo avviene. Cominciamo con il seguire il percorso di un raggio di luce attraverso il prisma. Sia n l’indice di rifrazione γ del prisma; con n = 1 per l’aria per la legge di Snell si ha: sen (αi ) = n sen (α R ) e n sen (βi ) = sen (β R ) . Inoltre per ragioni geometriche α βi = γ − α R . α i R β β R i Combinando opportunamente le tre relazioni si ottiene finalmente per βR : β R = arcsen (n sen (γ − arcsen (n1 sen αi ))) . Se l’indice di rifrazione n del prisma fosse costante per tutti i colori non accadrebbe nulla di particolare. In realtà l’indice di rifrazione cambia (sia pure di poco) da colore a colore (vedi tabella). Normalmente questa piccola differenza non produce effetti visibili salvo quando, in particolari situazioni, le piccole differenze di indice di rifrazione luce bianca spettro accentuano in maniera apprezzabile la deviazione dei accade usando colori, un come appunto prisma come nel disegno. Nella seguente tabella vengono riportati per due tipi di vetro e per i vari colori dello spettro i valori dell’indice di rifrazione e tra parentesi l’angolo Tipo di vetro colore flint crown β R per ciascun colore con αi = 60° violetto azzurro verde giallo arancio rosso Indice di rifrazione 1,607 1,594 1,581 1,575 1,571 1,569 βR (46,55) (45,44) (44,93) (44,60) (44,43) Indice di rifrazione 1,532 1,528 1,519 1,517 1,514 1,513 βR (41,08) (40,37) (40,21) (39,98) (39,90) (47,67) (41,41) Si faccia attenzione che i colori indicati sono da intendere monocromatici; si sarebbe potuto tranquillamente sostituire il nome di ciascun colore con la corrispondente lunghezza d’onda. Prof. M. Luraschi Pagina 8 rev. aprile ’00 LUCE E VISIONE I COLORI APPUNTI DI FISICA Le lenti In questo capitolo non si vuole analizzare come funziona una lente (rimandiamo questo a quanto già visto nel corso si base), ma semplicemente riassumere le principali caratteristiche di una lente e come una lente può essere utilizzata per produrre immagini reali o virtuali che siano. Se facciamo passare un fascio di luce attraverso una lente, possiamo identificare le seguenti situazioni, a seconda che si tratti di una lente convergente oppure divergente e che il fascio sia o meno parallelo all’asse ottico,: • un fascio di luce (per fascio di luce intendiamo un insieme di lente raggi di luce paralleli fra di loro) incide su una lente convergente parallelamante all’asse ottico (per asse ottico si intende quella fascio di luce distanza focale asse ottico retta che interseca perpendico- fuoco principale larmente il centro geometrico della lente). La luce convergerà in un punto chiamato fuoco principale della lente. La distanza, misurata sull’asse ottico, fra il fuoco principale e il centro della lente viene chiamata distanza focale ed è, assieme al diametro della lente, una delle caratteristiche principali della lente stessa. La distanza focale può essere più o meno grande a seconda lente della forma della lente e dal tipo di materiale con cui è costruita. Una analisi dettagliata del percorso di ciascun raggio di fascio di luce distanza focale asse ottico luce attraverso la lente può fuoco principale essere fatta con la legge della rifrazione. Senza entrare nei dettagli si può comunque intuire che, a parità di indice di rifrazione, più la lente è “panciuta” più piccola è la distanza focale e viceversa. Prof. M. Luraschi Pagina 9 rev. aprile ’00 LUCE E VISIONE • I COLORI APPUNTI DI FISICA Un fascio di luce incide su una lente convergente non paralle- lente lamente all’asse ottico. La luce convergerà in un punto chiamato fascio di luce distanza focale fuoco secondario. Con buona approssimazione tutti i fuochi asse ottico secondari giacciono su un piano fuoco secondario detto piano focale contenente il fuoco principale. Dal punto di vista geometrico il piano focale è un piano perpendicolare all’asse ottico contenente il fuoco principale. • Una lente può essere costruita lente per far divergere un fascio di luce invece di farlo convergere; in questo caso si parla di lente divergente; il fuoco principale di fascio di luce distanza focale asse ottico una lente divergente è quel punto sull’asse ottico dietro la lente dal quale sembrano essere originati i raggi ottici. fuoco principale Per convenzione la distanza focale di una lente divergente viene indicata con un valore negativo. Individuate le principali caratteristiche di una lente occupiamoci ora di come una lente è in grado di produrre immagini, siano esse reali, ad esempio quelle generate da un retroproiettore o da un proiettore per diapositive o ancora quelle che l’obiettivo di un apparecchio fotografico produce sulla pellicola, siano esse virtuali come ad esempio quelle ottenute guardando attraverso una lente di ingrandimento. Prof. M. Luraschi Pagina 10 rev. aprile ’00 LUCE E VISIONE I COLORI APPUNTI DI FISICA L’immagine reale di una lente convergente f e uno schermo sul quale Se disponiamo nell’ordine, un oggetto, una lente convergente di distanza focale osservare l’immagine generata dalla lente si osserva che, una lente oggetto volta fissata la distanza (indicata generalmente con a ) fra immagine l’oggetto e la lente (vedremo oggetto che per ottenere una immagine reale è necessario che valga a > f ) esiste una sola distanza (indicata con b ) fra la lente e lo schermo per avere una lente immagine immagine “a fuoco”. Si osserva inoltre che l’immagine è capo- volta rispetto all’oggetto e che la sua dimensione e la sua distanza dalla lente dipendono dalla distanza fra l’oggetto e la lente. Il fatto che una lente è in grado di generare immagini nitide sullo schermo significa che i raggi di luce generati da ogni singolo punto dell’oggetto devono convergere in un solo punto là dove si forma l’immagine e questo deve valere per tutti i punti dell’oggetto. Per trovare dove questo avviene basta seguire il percorso ottico dei singoli raggi attraverso la lente; dato che tutti i lente oggetto raggi convergono nello stesso 1 punto basta seguire il percorso immagine 3 di due che sceglieremo in base 2 alle proprietà delle lenti viste in precedenza. f a Dalla definizione di fuoco si può f b dedurre che ogni raggio appartenente ad un fascio di luce parallelo all’asse ottico convergerà sul fuoco della lente (raggio no 1 nel disegno); per simmetria ogni raggio di luce che passa per il fuoco di una lente uscirà parallelo all’asse ottico (raggio 2). Esiste inoltre un terzo particolare raggio il cui percorso attraverso una lente è facilmente descrivibile: si può infatti facilmente mostrare che un raggio di luce che passa per il centro della lente non subisce alcuna deviazione (raggio 3). Schematizzando in un nuovo disegno la situazione di una lente (doppia freccia), un oggetto di dimensione h e la sua immagine di dimensione H si può trovare, tramite la geometria dei triangoli simili, la relazione fra a , b e f detta legge delle lenti sottili. Prof. M. Luraschi Pagina 11 rev. aprile ’00 LUCE E VISIONE I COLORI APPUNTI DI FISICA a b f f A h F F H A’ H f H b− f H b = = (triangoli con tratteggio chiaro), (tratteggio medio), (tratteggio scuro). = h a− f h f h a Da cui si può ricavare 1 1 1 = + la legge delle lenti sottili appunto. f a b Come già visto in modo sperimentale, quando l’oggetto si trova molto lontano dalla lente ( a >> f ), l’immagine, capovolta, si forma appena oltre il fuoco ed è molto piccola (questa situazione si presenta tipicamente in un apparecchio fotografico, ammesso di poter assimilare ad una semplice lente convergente la configurazione ottica dell’obbiettivo). Man mano che l’oggetto si avvicina alla lente si osserva che l’immagine si allontana dalla lente e diventa via via sempre più grande (retroproiettore). Quando l’oggetto è vicinissimo al fuoco, ma con a > f , ci si trova nelle situazione tipica di un proiettore per diapositive (oggetto molto piccolo e vicinissimo al fuoco della lente e immagine molto grande su uno schermo lontano). L’immagine virtuale di una lente convergente Che cosa succede ora se l’oggetto si trova fra la lente e il fuoco? Come si può facilmente osservare i raggi di luce partenti da lente un punto dell’oggetto non convergono da nessuna parte. Non nessuna immagine si reale forma 1 3 perciò dell’oggetto. D’altro canto se si prolungano a ritroso gli oggetto immagine virtuale f stessi raggi si osserva che i prolungamenti f a convergono in un punto. Questo significa b che osservando l’oggetto attraverso la lente lo si vede non nella posizione in cui si trova ma in quella da cui sembrano provenire i raggi di luce. Prof. M. Luraschi Pagina 12 rev. aprile ’00 LUCE E VISIONE I COLORI APPUNTI DI FISICA Utilizzando una lente convergente in questo modo (lente di ingrandimento) si ottiene quella che viene detta immagine virtuale di una lente convergente. Si osserva che l’immagine virtuale è sempre più grande dell’oggetto e, contrariamente a quella reale che era capovolta, risulta diritta. Si può inoltre dimostrare che anche in questa situazione vale la legge delle lenti purché si assuma come negativo il valore della distanza b . L’immagine (virtuale) di una lente divergente Finora ci siamo occupati solo di lenti convergenti. Quale immagini produce una lente divergente? Come per le lenti con- lente vergenti è possibile se- 1 guire il percorso degli 2 3 stessi raggi particolari. Il raggio parallelo all’asse ottico diverge come se immagine virtuale oggetto provenisse dal fuoco (1); f il raggio il cui prolungamento finisce sul fuoco esce parallelo f b a all’asse ottico (2), mentre il raggio che passa per il centro della lente non subisce deviazioni (3). Come nel caso dell’immagine virtuale di una lente convergente non sono direttamente i raggi che convergono in un punto bensì i loro prolungamenti. Si può facilmente osservare che per qualsiasi valore di a l’immagine è sempre virtuale, diritta e rimpicciolita. Anche in questo caso vale la legge delle lenti perché sia b che f assumano valori negativi. Prof. M. Luraschi Pagina 13 rev. aprile ’00