GONE GIRL
Ben Affleck e
Rosamund
Pike
protagonisti
dell’ultimo film
di David
Fincher
IL CAFFÈ
5 ottobre 2014
42
Schermi.
ilcaffètravirgolette
Libri.
Grande attesa
per il discusso
e torbido “Amore
bugiardo”, tratto
dal bestseller
di Gillian Flynn
Il maledetto Tonio
contagiato dall’arte
MARCO BAZZI
T
Lo sconosciuto accanto a noi
Crepe di un matrimonio apparentemente perfetto
MARIAROSA MANCUSO
“I
o per principio sono contro l’idea del
consenso. Nessuna decisione giusta
è mai stata presa all’unanimità”.
No, non è del premier italiano Matteo Renzi
(ma gliela regaliamo volentieri, per farne
tesoro contro Pier Luigi Bersani, che per
esprimere modernità, diffondeva le sue fotografie davanti a un distributore di benzina). È del regista David Fincher, intervistato
dal mensile francese Première sul suo ultimo lavoro, “Gone Girl - L’amore bugiardo”.
Film attesissimo e chiacchieratissimo sono molti i fan dell’omonimo romanzo
scritto da Gillian Flynn,edito da Rizzoli.
Uscirà doppiato in italiano solo verso Natale
(l’anteprima era al Festival di Zurigo, il 29
settembre). Mentre il resto del mondo, Svizzera tedesca e Svizzera romanda comprese,
gode le versioni originali con sottotitoli. Non
è solo la sgradevole sensazione di trovarsi
alla periferia dell’impero: perfino i greci, gli
iracheni, i macedoni e gli abitanti della Nuova Guinea trovano il film nei rispettivi cinema dallo scorso fine settimana. È che, come
ben sa chi conosce la storia di Amy e Nick e
del loro matrimonio, trattasi di thriller con
finale a sorpresa. Se ve la guastano, e conoscendo certe pigrizie dei recensori facilmente capiterà, il piacere sparisce. Accadeva anche quando gli spoiler ancora non si
chiamavano spoiler: avevamo una cartelletta, ora sostituita da un file, piena di ritagli
da vendicare con l’inchiostro avvelenato.
Dobbiamo per ora accontentarci del
trailer, e della splendida fotografia che David Fincher ha personalmente scattato per
promuovere il film. Facendo come sempre
di testa sua, ha sistemato gli attori Ben Affleck (Oscar per “Argo”) e Rosamund Pike
(nostro Oscar privato per il personaggio di
Miriam in “La versione di Barney”) nella celebre posa di John Lennon e Yoko Ono: lei
sdraiata, lui che la abbraccia e la cinge con
il ginocchio. Solo che lei, qui, è stesa su un
tavolo anatomico, con tanto di cartellino
all’alluce.
Già i lettori del romanzo si accapigliano
su internet: si era sparsa la voce di un finale
cambiato, con la complicità della scrittrice.
Non è vero niente, le modifiche non riguardano la trama, solo il modo di raccontarla. Il
giorno del quinto anniversario di matrimonio Amy scompare, e Nick è il primo sospettato. Si sono trasferiti nel Missouri dopo
aver perso il lavoro a New York: erano giornalisti in carriera, “quando la gente ancora
leggeva su carta”. La vita in provincia rivela
le crepe di un matrimonio in apparenza perfetto. Come ben riassume David Fincher:
“Nessuno è più sconosciuto di chi ci dorme
accanto”.
TONIO KRÖGER
Thomas Mann
(Mondadori)
onio Kröger , al pari di “Lettere a un giovane
poeta” di Rilke, è uno di quei libri che si possono definire di “filosofia dell’arte”. Capaci di
illuminare fino in profondità le contraddizioni che
agitano l’anima dell’artista con un racconto, in parte autobiografico.
Scrive Thomas Mann nel dialogo tra Tonio e
l’amica russa, la pittrice Lisaweta Iwanowna: “La
letteratura non è affatto una vocazione, bensì una
maledizione, tanto perché lei lo sappia. Quand’è
che questa maledizione comincia a farsi sentire? Presto, terribilmente presto. A un’età in
cui si dovrebbe vivere d’amore e d’accordo
con Dio e con il mondo. Incominciamo a sentirci segnati, a riconoscerci prigionieri di un
misterioso contrasto con gli altri, con la gente
comune, ordinata”. È la storia della presa di coscienza del giovane protagonista della propria
diversità, del proprio isolamento. Kröger, figlio
di una famiglia di commercianti, si dibatte tra il
suo mondo borghese e l’attrazione per l’arte.
“Un artista, un artista vero, non uno che faccia
dell’arte per mestiere, ma per predestinazione e
condanna, lo si riconosce, anche con poca perspicacia, in mezzo a una folla”. Nel racconto si trovano
temi a cavallo tra romanticismo e decadentismo, si
sentono le voci di Schopenhauer e di Nietzsche, e
sullo sfondo già si profila Gustav Aschenbach, il
protagonista di “Morte a Venezia”.
“Siamo soli e da allora in poi non c’è più modo
di intendersi”, dice Tonio a Lisaweta, che lo considera “un borghese su strade sbagliate”.Il racconto
si conclude con la lettera che Tonio scrive a Lisaweta: “Voi artisti mi definite un borghese, e i borghesi
vorrebbero mettermi in prigione… Non so quale
delle due cose mi offenda più amaramente. I borghesi sono stupidi; voi adoratori della bellezza, però, dovreste ricordarvi questo: v’è una natura d’artista così profonda, così determinata dalle origini e
dal destino che nessun ideale le appare più dolce”.
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Lo sconosciuto accanto a noi