S...visti di Stagione
Estate 2015 al
CINEMA KAPPADUE
Via Rosmini, 1/B - Tel. 045 800 58 95 - www.cinemakappadue.it
La Direzione non mancherà di dare spazio alle visioni in anteprima, di alcuni importanti film della nuova stagione 2015, nel rispetto delle date prescelte da ciascun Distributore e si
scusa fin d’ora, se il presente programma subirà delle variazioni non dipendenti dalla propria volontà.
Locale dotato di impianto di condizionamento dell’aria
PREZZI
Intero € 6,00
rIDotto (cineforum) € 4,50 *
oVer 60 (no festivi e prefestivi) € 4,00
* Fino al 30 giugno 2015 è valida per la riduzione la tessera 2014/15; dal 1 luglio sarà valida la nuova tessera 2015/16
Martedì 9 • Mercoledì 10 giugno • ore 17,15 - 20,30
VIZIO DI FORMA -
Regia: Paul Thomas Anderson
(Usa 2014)
Con: Joaquin Phoenix,
Eric Roberts, Josh Brolin,
Benicio Del Toro.
Genere: Commedia.
Durata: 145'
Doc Sportello (Joaquìn Phoenix),
capelli lunghi, basettoni e sandali
ai piedi, è un hippy che di mestie-
Arena Estiva
Cinema Fiume
2015
re fa il detective che vive nella Los
Angeles degli anni ‘70. Un giorno
la sua ex Shasta, che ha ancora un
forte fascino su di lui, si rifà viva
chiedendogli di indagare su una
brutta vicenda che coinvolge il
suo attuale fidanzato. Doc, con il
suo fare indolente ma ostinato, tra
droghe, allucinazioni o presunte
tali, si imbarca in una ricerca man
mano sempre più complicata e paranoica, ma che con il tempo assumerà anche dei contorni ben
precisi.
La settima fatica del quarantacinquenne Paul Thomas Anderson è
la prima pellicola mai tratta da un
libro di Thomas Pynchon, l’omonimo “Vizio di forma”, ed è un film
bello e (o ma?) complesso che descrive un paese a due facce: da
una parte lo Stato che va in Cambogia a controllare il traffico di
droga, i suoi funzionari (i poliziotti) intolleranti e ottusi e la borghesia bene (i dentisti) con i suoi
vizi privati e pubbliche virtù; dall’altra quei ragazzi che non si riconoscevano in quel tipo di Paese, gli
INHERENT VICE
hippy appunto, che per evadere
sperimentavano droghe e che predicavano l’amore.
Meravigliosa la performance di
Joaquìn Phoenix, al secondo film
consecutivo con Anderson dopo il
discusso e meraviglioso “The Master”. Phoenix dà vita ad un personaggio memorabile: il suo Doc
Sportello, con il suo look, la sua
andatura, la sua indolenza e simpatia ma anche la sua etica è certamente uno dei personaggi più
vivi dell’opera di Anderson, e questo grazie anche al notevole lavoro di scrittura dello stesso regista
e dell’autore del libro nel quale,
parola di Phoenix, “c’era già tutto”.
Prova eccezionale anche dello
stesso Anderson, che ancora una
volta si conferma un fuoriclasse
della regia. Nei suoi mille intrecci
e risvolti e nella sua atmosfera allucinata, “Vizio di forma” è anche
un film difficile, ma bellissimo.
Gli spettacoli all’Arena Estiva
avranno inizio
da sabato 20 giugno
ore 21.30
Lunedì 15 • Martedì 16 giugno • ore 16,30 - 18,30 - 21,00
SECOND CHANCE
Regia: Susanne Bier
(Danimarca 2015)
Con: Nikolaj Coster-Waldau,
Maria Bonnevie,
Ulrich Thomsen.
Genere: Drammatico.
Durata: 104'
I due poliziotti Andreas e Simon,
buoni amici tra di loro, conducono
esistenze molto differenti. Andreas
sembra avere una vita perfetta:
ama il suo lavoro, è felicemente
sposato con Anna e un padre modello del piccolo Alexander. Simon,
da poco divorziato, passa la maggior parte del tempo a ubriacarsi in
uno strip club.
Tutto cambia quando i due sono
chiamati a sedare una lite domestica tra una coppia di drogati. Qui
Andreas incontra Tristan, amico di
un tempo e ora criminale allo
sbando, incapace di prendersi cura della compagna e del figlio, anche lui di pochi mesi. Tristan è un
poco di buono, un tossico che picchia la compagna e trascura il proprio bebè Sofus.
Sarà una tragica fatalità il motore
scatenante di azioni in cui le barriere etiche di Andreas, Tristan e
dei personaggi che li circondano
finiranno per essere pericolosamente violate.
Mentre Andreas perde lentamente
la cognizione di cosa sia giusto e
cosa no, toccherà all’indisciplinato Simon tentare di ristabilire una
sorta di equilibrio.
L’idea della regista Susanne Bier e
del suo sceneggiatore Anders Thomas Jensen è che in ognuno di noi
c’è un lato oscuro pronto a scattare in determinate circostanze.
Un film sulle seconde possibilità,
che forse in primis voleva rappresentarne una per la stessa Susanne Bier, transitata dai fasti dell’Oscar per “In un mondo migliore” ai
disastri successivi alla trasferta
hollywoodiana di “Noi due
sconosciuti”. “Second Chance”
rappresenta un ritorno alla danesità a tutti gli effetti, per ambientazioni, attori e soprattutto tematiche, visto che si muove lungo il
crinale del moralmente accettabile proprio come voleva il Dogma
95 di Vinterberg e Von Trier. E così la scelta di un padre di farsi arbitro di ciò che è giusto e ciò che
è sbagliato si trasforma in atti che
violano ogni norma civile, salvo ripristinare in extremis un ordine
delle cose in nome del politicamente corretto.
Lunedì 22 • Martedì 23 giugno • ore 17,15 - 20,30
L’AMORE BUGIARDO -
Regia: David Fincher
(Usa 2014)
Con: Ben Affleck,
Rosamund Pike,
Neil Patrick Harris.
Genere: Thriller.
Durata: 145'
Tratto dall’imperdibile e avvincente bestseller omonimo, “L’amore
bugiardo - Gone Girl” del regista
David Fincher è un viaggio convulso attraverso la moderna cultura dei media e lungo le profonde, oscure linee di frattura di un
matrimonio americano, con tutte
le sue false promesse, gli inganni
inevitabili e l’umorismo cupo.
Amy e Nick sono sposati da cinque
anni. Belli, colti e ammirati, hanno
lasciato New York per la provincia,
dove la loro relazione languisce e
l’ostilità cresce. Dietro di loro la
crisi economica che ha messo in
ginocchio l’America e interrotto le
loro carriere, davanti a loro nuvole
nere che minacciano tempesta e
guai, grossi guai. Licenziati dalle
rispettive redazioni e dalle rispettive ambizioni, Amy e Nick provano a ricostruirsi una vita nel Missouri. Casalinga annoiata e paranoica lei, proprietario di un bar che
chiama The Bar lui, la coppia scoppia il giorno del loro quinto anniversario. Amy scompare senza lasciare tracce, se non il suo sangue
versato e ripulito in cucina, un tavolo rovesciato in salotto, un diario che non tarderà a essere ritrovato e un marito apatico che fati-
GONE GIRL
ca a realizzare la sua condizione.
Perché i vicini, i media, la polizia e
tutti quelli che lo stanno a guardare sono davvero convinti che sia
stato lui ad uccidere Amy. Nick ha
tutta ‘l’aria’ del colpevole. Almeno
per la polizia, che cerca indizi e accumula prove, per l’anchorwoman
più famosa d’America, che sottopone a un’analisi impietosa la sua
vita, per i vicini, che giurano al solito di aver visto e sentito.
Con Amy, la donna si fa mistero
angosciante, pronta a ottenere il
suo potere a ogni costo e con ogni
mezzo, compreso quello di invischiare la preda in una tela di ragno camuffata da felicità coniugale. Un delirante disegno che pone Nick di fronte alla necessità di
compiere una scelta precisa e irreversibile, una scelta traumatica
che gli (ri)apre gli occhi. Per Fincher la strada verso la realtà sperimenta sempre la violenza ed è
segnata dal sangue, dalle ferite,
dai lividi, quando non dalla morte.
Amy e Nick sono come ogni altro
personaggio di Fincher, figli del
loro tempo.
Lunedì 29 • Martedì 30 giugno • ore 17,30 - 20,30
TURNER
Regia: Mike Leigh
(G.B. 2014)
Con: Timothy Spall,
Dorothy Atkinson, Marion Bailey.
Genere: Biografico/Drammatico.
Durata: 149'
J.M.W. Turner, pittore paesaggista,
ormai adulto nei primi dell’800
vede morire il padre cui era molto
affezionato e rimane a vivere con
la donna di servizio che lo aiuta
nel lavoro. Amante delle donne
mature ma poco incline a stabilire
rapporti affettivi stabili o a impegnarsi in relazioni durature, viaggia molto per esporre e per ammirare quello che poi dipingerà.
C’è più d’un riferimento in “Turner” al fatto che il pittore protagonista della storia sia probabilmente uno dei più grandi paesaggisti
di sempre, un artista determinante nello sviluppo di quel particolare tipo di pittura. Turner è in sostanza un colosso dell’arte visiva e
della sua vita Mike Leigh decide di
affrontare unicamente l’ultimo
periodo, quello in cui era già sufficientemente affermato da vivere il proprio status di pittore noto
(con tutti i favori e i problemi che
questo comporta).
Mike Leigh cerca di cesellare con
finezza, di scena in scena, una visione del mestiere artistico. Turner
è inaffidabile, umorale, ombroso,
orso ed egoista, ma il regista si
empatizza con lui e non manca di
barare, di passare cioè per un po’
d’ironia così da donare simpatia
ad un personaggio apertamente
antipatico, riuscendo a non tradire la realtà storica e contemporaneamente guadagnare il consenso
dello spettatore, affascinato dalla
battaglia umana per la conquista
dell’arte.
Sono infatti quelle relative all’instancabile volontà di disegnare di
Turner le parti migliori del film.
Leigh cerca di comunicare una
forma particolare di bramosia del
“vedere” come l’inizio di tutto. Il
suo Turner è disposto ad ogni cosa per “vedere”, in un’epoca in cui
poter ammirare un paesaggio particolare o un evento raro erano
occasioni imperdibili per un occhio raffinato. In delicatissimo
equilibrio tra realismo ed espressionismo il “Turner” visto da Leigh
diventa il primo (inconsapevole)
cineasta della storia, non tanto
per i suoi quadri ma per l’atteggiamento nei confronti dell’arte.
Giovedì 2 luglio • ore 16,15 - 18,30 - 21,00
CITIZENFOUR
Regia: Laura Poitras
(Usa 2014)
Con: Edward Snowden,
Julian Assange.
Genere: Documentario.
Durata: 114'
Vincitore del premio Oscar come
miglior documentario.
Hotel Mira di Hong Kong (Cina):
rintanato in una delle stanze c’è il
contractor della NSA (National Se-
curity Agency) Edward Snowden le
cui rivelazioni di lì a poco rimbalzeranno tra i media planetari. È il
giugno 2013, Snowden ha 29 anni
e una consapevolezza impressionante della gravità delle informazioni di cui è in possesso.
L’incontro con la macchina da presa della regista Laura Poitras, alla
presenza dei giornalisti Glenn
Greenwald e Ewen McAskill, dura
otto pericolosissimi giorni. Citizenfour è l’alias con cui Snowden tramite messaggi criptati - ha contattato Greenwald e la Poitras (a
gennaio dello stesso anno), dopo
aver identificato lei come persona
interessata ai fatti e averne verificato l’affidabilità.
In parallelo all’intervista “posata”
in albergo, emergono alcune testimonianze: esponenti dell’agenzia
per la sicurezza nazionale che negano di raccogliere dati personali
di privati cittadini, con la complicità delle grandi compagnie di telecomunicazioni e, con grande
sconcerto, l’adesione a tali politiche anche da parte di alcuni governi europei. Oltre a Snowden
parla William Binney, suo precursore alla NSA nello “spifferare” la policy totalitaria dell’agenzia già nel
2006. E anche un rappresentante
del movimento Occupy Wall Street,
che avverte sulla pericolosità del
controllo dei dati incrociati, veicolati e registrati dalle tecnologie di
cui ci serviamo.
La straordinaria decisione senza ritorno di Snowden di venire allo
scoperto al punto di rischiare la vita (“vorrei che disegnassi un bersaglio sulla mia schiena”, chiede alla
regista) è reazione diretta, ma
tutt’altro che precipitosa, alla delusione per le promesse disattese della politica obamiana. Oltre al danno, anche la beffa: una normativa
anti Grande Fratello esisterebbe,
ma non viene applicata, adducendo a scusa l’alibi della sicurezza post 9/11.
La missione della Poitras su mandato di Snowden (un film che arrivi
alla platea più grande) è compiuta.
Ora la responsabilità va raccolta al
di là dello schermo. Dedicato “a coloro che fanno grandi sacrifici per
denunciare ingiustizie”.
Lunedì 6 • Martedì 7 luglio • ore 16,15 - 18,30 - 21,00
BLACK SEA
Regia: Kevin McDonald
(G.B. 2015)
Con: Jude Law, Scott McNairy,
Tobias Menzies.
Genere: Thriller.
Durata: 115'
Vessato e fiaccato dalla vita, da un
matrimonio fallito per questioni
economiche, dalla frustrazione di
una figlia che non vede mai e da
un lavoro che l’ha mollato, il capitano Robinson accetta di giocarsi
tutto in una missione clandestina
ma potenzialmente miliardaria.
Sul fondale del Mar Nero giace il
relitto di un sottomarino russo
che trasportava un carico d’oro
dalla Russia di Stalin alla Germania di Hitler. Qualcuno ha il punto
esatto, occorre solo un equipaggio
così disperato da essere disposto a
rischiare la vita in una missione di
recupero. Con un manipolo di uomini selezionati tra il peggio (che
paradossalmente è il meglio) disponibile sul mercato inglese e
russo (il sottomarino che useranno viene da lì e occorre qualcuno
che parli la lingua), Robinson deve
navigare di nascosto al di sotto
della flotta russa stanziata sul Mar
Nero e contemporaneamente tenere a bada la follia avida che
prende piede tra i suoi uomini.
“Black Sea” prova un piacere condivisibile nel mettere il suo gruppo mal assortito di protagonisti
nel luogo più spiacevole e nelle
condizioni peggiori.
C’è una crescente epica nella maniera in cui l’equipaggio lotta e si
danna per l’oro. Con la disperazione umana della povertà alle spalle
e un futuro di ricchezza nella loro
testa, i dannati del sottomarino di
Robinson mantengono lungo il
film una tensione fantastica verso
il possesso che regala diverse svolte inattese.
Ad orchestrare e scandire i tempi
c’è Jude Law. Per la prima volta in
un ruolo duro e ruvido, metronomo del ritmo e della tensione del
proprio equipaggio, l’attore inglese si dimostra perfettamente in
grado sia di incarnare la solidità
del capitano di mare sia di contaminarla con la vena malinconica
degli eroi con famiglia spezzata
alle spalle.
Mercoledì 8 • Giovedì 9 luglio • ore 16,30 - 18,30 - 21,00
ST. VINCENT
Regia: Theodore Melfi
(Usa 2014)
Con: Bill Murray, Naomi Watts,
Melissa McCarthy.
Genere: Commedia.
Durata: 102'
Vincent è un misantropo col vizio
della bottiglia, delle scommesse ai
cavalli e delle cattive maniere.
Ruvido e scostante, Vincent non
piace alla gente e a Vincent non
piace la gente. Fanno eccezione
Daka, una prostituta russa incinta
con cui intrattiene una relazione
economico-affettiva e Oliver, un
ragazzino di pochi anni che si è
appena trasferito con la madre
nella casa adiacente alla sua.
Maggie, separata e in affanno col
lavoro, chiede a Vincent di occuparsi di Oliver in sua assenza. Prima riluttante e poi convinto dal
compenso, Vincent accetta di dedicarsi al ragazzo, a cui rivelerà
suo malgrado il suo cuore grande.
Perché Vincent da molti anni ormai si prende cura della moglie,
colpita da demenza senile, e di
Daka, a cui paga gli esami per la
gravidanza. Chiamato dal suo insegnante a raccontare la storia di
una persona conosciuta e in odore di santità, Oliver sceglierà proprio Vincent, contribuendo col
suo amore ad addomesticarne il
cattivo umore.
Vincent ha un passato e una vita
affettiva al riparo dal mondo, che
gli vale l’ideale canonizzazione del
titolo. Perché Vincent, a suo modo,
è un santo e dei santi ha la sollecitudine e l’abnegazione. Almeno
per Oliver che lo propone a imitazione dei fedeli e alla gloria eterna, se non di al di là, certamente al
di qua del cielo.
“St. Vincent” è una commedia
convenzionale. Costruito intorno
all’amicizia tra un adulto e un
bambino, naturalmente capace di
regalare tenerezze a un uomo
chiuso in se stesso e dalla lingua
tagliente, nondimeno il film riserva qualche sorpresa e quasi tutte
a carico di Bill Murray, ragion d’essere e garanzia emotiva del film.
Cool e immoto, Murray lavora sul
filo dell’understatement e produce un personaggio sigillato nella
sua bolla di narcisismo e invitato a
riconsiderare la propria esistenza
da un ragazzino amabile, che ha il
volto e il talento fresco di Jaeden
Lieberher.
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