Close window to return to IVIS Enciclopedia della Nutrizione clinica del c a n e Pascale Pibot Medico Veterinario, Scientific Publishing Manager, Royal Canin Communication Group Vincent Biourge Medico Veterinario, Capo del Nutritional Research Program, Royal Canin Research Center Denise Elliott Medico Veterinario, Direttore del Scientific Communications, Royal Canin USA This book is reproduced in the IVIS website with the permission of Royal Canin. IVIS thanks Royal Canin for their support. Carolien RUTGERS Vincent BIOURGE Fegato DVM, MS, Dipl ACVIM, Dipl ECVIM-CA, DSAM, MRCVS La nutrizione dei cani con epatopatia DVM, PhD, Dipl ACVN, Dipl ECVCN 1 2 3 4 5 - Diagnosi delle epatopatie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Epidemiologia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fisiopatologia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Adattamento delle assunzioni nutrizionali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Trattamento nutrizionale adattato al tipo di epatopatia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 143 145 147 151 157 Domande frequenti - La nutrizione dei cani con epatopatia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 162 Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 164 Esempi di diete fatte in casa adatte al trattamento delle epatopatie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 166 Informazioni Nutrizionali Royal Canin . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 168 141 Fegato La nutrizione dei cani con epatopatia Carolien RUTGERS DVM, MS, Dipl ACVIM, Dipl ECVIM-CA, DSAM, MRCVS La dottoressa Rutgers si è laureata (con lode) presso l’Università statale di Utrecht ottenendo il DVM nel 1985 e poi ha portato a termine un periodo di internato presso la University of Pennsylvania ed uno di residenza ed un Master degree presso la Ohio State University. Ha esercitato sia la professione generica che quella sui piccoli animali presso una struttura specialistica. Nel 1985 è entrata a far parte della University of Liverpool come Lecturer in Small Animal Medicine ed è passata al Royal Veterinary College nel 1990,quando è diventata Senior Lecturer. Ha pubblicato più di 100 lavori scientifici e capitoli di libri, ed ha svolto una diffusa attività didattica sia nel Regno Unito che a livello internazionale. Il suo principale interesse nel campo della ricerca è la gastroenterologia. È Diplomate of the American College of Veterinary Internal Medicine (ACVIM), Founding Diplomate of the European College of Veterinary Internal Medicine - Companion Animals (ECVIM-CA), ed RCVS Diplomate in Small Animal Medicine (DSAM). È stata Board member dell’ECVIM-CA e e membro dell’RCVS Small Animal Medicine and Surgery Board,nonché esaminatrice di Diploma per entrambi. Vincent BIOURGE DVM, PhD, Dipl ACVN, Dipl ECVCN Vincent Biourge si è laureato presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Liegi (Belgio) nel 1985. È rimasto come assistente presso il dipartimento di nutrizione per altri due anni prima di passare al Veterinary Hospital della University of Pennsylvania (Philadelphia, USA) ed al Veterinary Medical Teaching Hospital della University of California (Davis, USA) come PhD/resident in Clinical nutrition. Nel 1993, ha ottenuto il PhD in Nutrition presso la University of California ed è diventato Diplomate of the American College of Veterinary Nutrition (ACVN). Nel 1994 è entrato a far parte del Research Center of Royal Canin di Aimargues (France) come direttore della comunicazione scientifica e nutrizionista. Dal 1999, ha l’incarico di direzione del programma di ricerca nutrizionale della Royal Canin. Il Dr. Biourge ha pubblicato più di 30 lavori e presenta regolarmente relazioni scientifiche e comunicazioni brevi in occasione di convegni internazionali di medicina e nutrizione veterinaria. È anche Diplomate of the European College of Veterinary Comparative Nutrition (ECVN). I l fegato svolge un gran numero di funzioni complesse che si riflettono nella moltitudine di alterazioni fisiopatologiche che possono insorgere nelle epatopatie. Quest’organo ha tuttavia un’enorme capacità di riserva ed un notevole potenziale di rigenerazione ed i segni clinici compaiono soltanto quando questa riserva viene esaurita da una malattia a carattere progressivo. 142 1 - Diagnosi delle epatopatie Il fegato è essenziale per la digestione, l’assorbimento, il metabolismo e lo stoccaggio della maggior parte dei principi nutritivi (Tabella 1). La malnutrizione è quindi un’evenienza comune nelle epatopatie e la mancanza di principi nutritivi può anche aggravarla (Center, 1999b; Laflamme, 1999). Il supporto nutrizionale è il caposaldo del trattamento dei cani con affezioni epatiche. È quindi indispensabile mantenere lo status nutrizionale. Fegato Nell’epatopatia acuta, il trattamento è principalmente finalizzato a sostenere il paziente durante questo processo di rigenerazione epatica ed il soggetto può riprendersi del tutto a condizione che si sia verificato soltanto un singolo insulto subletale a carico del fegato. Nell’epatopatia cronica occorre prendere in considerazione in particolare il supporto delle limitate capacità metaboliche residue del fegato, per minimizzare le complicazioni e prevenire la progressione della malattia, ad es. limitando le reazioni ossidative. L’intervento nutrizionale precoce nel trattamento della malnutrizione, dell’ascite e dell’encefalopatia epatica (HE) è particolarmente importante e può ridurre morbilità e mortalità. TABELLA 1 - PRINCIPALI FUNZIONI EPATOBILIARI Metabolismo delle proteine Sintesi di albumina, proteine di fase acuta, fattori della coagulazione Regolazione del metabolismo aminoacidico Detossificazione dell’ammoniaca e sintesi dell’urea Metabolismo dei carboidrati Metabolismo e accumulo di glicogeno Omeostasi del glucosio Gluconeogenesi Metabolismo dei lipidi Sintesi di trigliceridi, fosfolipidi colesterolo Ossidazione dei lipidi e produzione dei chetoni Sintesi delle lipoproteine Escrezione di colesterolo ed acidi biliari Metabolismo delle vitamine Accumulo ed attivazione delle vitamine B e K Attivazione della vitamina D Sintesi della vitamina C Metabolismo ormonale Degradazione di peptidi ed ormoni steroidei Funzioni di accumulo Vitamine, lipidi, glicogeno, rame, ferro, zinco Funzioni digestive Sintesi e circolazione enteroepatica degli acidi biliari Digestione ed assorbimento dei lipidi Assorbimento delle vitamine A, D, E, K TABELLA 2 - RISCONTRI CLINICI NELLE EPATOPATIE Detossificazione ed escrezione Ammoniaca, farmaci e sostanze tossiche 1 - Diagnosi delle epatopatie Manifestazioni iniziali Anoressia Perdita di peso Letargia Vomito Diarrea Polidipsia/poliuria Insufficienza epatica grave Ittero Ascite Encefalopatia epatica Coagulopatia (sanguinamento eccessivo in seguito a prelievi di sangue o biopsie epatiche, melena) Anamnesi e segni clinici I riscontri anamnestici nei cani con epatopatia sono spesso vaghi ed aspecifici e risultano raramente evidenti fino a che l’affezione epatica non ha raggiunto uno stadio avanzato. L’insorgenza dei segni clinici può essere acuta, anche se si tratta del risultato finale di un’epatopatia che è progredita per molte settimane o mesi. I riscontri all’esame clinico sono spesso variabili ed aspecifici. Ittero, anomalie di dimensioni dell’ organo ed ascite sono i reperti maggiormente indicativi di un’epatopatia, ma si possono osservare anche in altre malattie non correlate al fegato. L’unico segno specifico dell’affezione epatica è rappresentato dalla produzione di feci acoliche (grigie), che si può osservare nell’ostruzione completa del dotto biliare extraepatico (Tabella 2). Ostruzione del dotto Feci acoliche (pallide)* biliare principale * Riscontro specifico dell’epatopatia, ma che si osserva raramente 143 > Ittero L’ittero non è un segno comune di epatopatia ed indica una malattia grave. Tuttavia, può anche essere dovuto ad emolisi o a cause post-epatiche (come una compressione del dotto biliare comune, che si osserva comunemente in caso di pancreatite acuta, oppure un’ostruzione da neoplasia o colelitiasi) (Leveille-Webster, 2000). © C. Rutgers Fegato 1 - Diagnosi delle epatopatie Diagnosi differenziale > Alterazione delle dimensioni del fegato Biopsia epatica di un Bedlington Terrier con epatite cronica, che mostra un esteso accumulo di rame (colorazione con rodanina; i granuli di rame appaiono neri). Nel cane, la maggior parte delle epatopatie croniche esita in una riduzione delle dimensioni epatiche ed anche le affezioni acute possono causare scarse modificazioni dimensionali. L’epatomegalia è poco comune, ma si può osservare in caso di neoplasia epatica e congestione ed in presenza di un coinvolgimento secondario nelle malattie metaboliche (ad es., iperadrenocorticismo). > Ascite © C. Rutgers L’ascite è un riscontro comune nei cani con gravi epatopatie croniche ed è causata principalmente da un’ipertensione portale. È costituita da un trasudato modificato, come si osserva anche nell’insufficienza cardiaca congestizia e nella neoplasia. Va distinta dal trasudato, che si può avere nella nefropatia e nell’ enteropatia proteinodisperdente, e dagli essudati, come quelli che si osservano in caso di peritonite, emorragia e rottura del tratto biliare o urinario. Esami di laboratorio Ittero in un Dobermann con epatite cronica avanzata. Le valutazioni di laboratorio sono essenziali per identificare le affezioni epatiche, valutarne la gravità e monitorarne la progressione. Tuttavia, questi esami non permettono di identificare specifiche malattie e possono essere influenzati da affezioni non epatiche. I test di base (esame emocromocitometrico, profilo biochimico ed analisi dell’urina) sono utili durante lo screening iniziale per rilevare la presenza di segni di epatopatia nonché di altre anomalie (Figura 1). FIGURA 1 - DIAGNOSI DI EPATOPATIA Esame emocromocitometrico completo Profilo biochimico Analisi dell’urina Anamnesi ed esame clinico L’analisi degli acidi biliari sierici è un indicatore specifico e sensibile della funzione del fegato, utile per la diagnosi delle epatopatie subcliniche e degli shunt portosistemici. La misurazione dei livelli sierici di ammoniaca a digiuno può dimostrare la presenza di un’encefalopatia epatica. Negli animali con tendenza al sanguinamento e prima di effettuare il prelievo di biopsie (alla cieca o sotto guida ecografica o chirurgica) o eseguire una portografia mesenterica, se si sospetta uno shunt portosistemico sono indicati i test della coagulazione. Diagnostica per immagini Acidi biliari a digiuno ± postprandiali Ammoniaca Radiografia Ecografia Screening della coagulazione Biopsia epatica Biopsia Scintigrafia epatica portografia mesenterica (anomalie vascolari portosistemiche) 144 Le radiografie dell’addome senza mezzo di contrasto offrono un’idea delle dimensioni e della forma del fegato, ma l’ecografia fornisce informazioni più specifiche sul parenchima dell’ organo, i dotti biliari ed i vasi sanguigni. La portografia mesenterica operatoria consente di visualizzare le anomalie vascolari; la scintigrafia epatica rappresenta un mezzo di indagine non invasivo, ma richiede apparecchiature specializzate e l’impiego di traccianti radioattivi. L’esame istologico del tessuto epatico è spesso essenziale per chiarire la causa delle anomalie degli esami di laboratorio e/o delle dimensioni dell’organo, per definire se il problema è primitivo o secondario e per determinare i livelli di rame nell’ organo. Può anche essere utilizzato per monitorare la progressione o la risposta al trattamento quando i test non invasivi risultano inadeguati. 2 - Epidemiologia 2 - Epidemiologia Cause > Epatopatie infiammatorie non infettive Fegato Queste condizioni rappresentano una delle più comuni manifestazioni di malattia epatica nel cane (Tabella 3) (Center, 1996a; Watson, 2004). Il fegato è dotato di un sistema reticoloendoteliale molto attivo e svolge un ruolo importante nel bloccare le sostanze provenienti dal tratto gastroenterico che sono state trasportate dalla vena porta. L’organo è anche sensibile ai composti tossici endogeni ed esogeni ed ai farmaci. I meccanismi immunomediati possono ulteriormente portare alla perpetuazione dell’ infiammazione conseguente ad un danno epatico causato da qualsiasi agente (Center, 1999b). L’epatite autoimmune primaria, che è una malattia importante nell’uomo, non è però ancora stata definitivamente dimostrata nel cane. > Epatopatie infiammatorie infettive Nel cane, a differenza di quanto accade nell’uomo, le eziologie virali non sono importanti. Invece, le infezioni da leptospire “atipiche” (cioè quelle non coperte dalle vaccinazioni di routine) possono rappresentare una causa di epatite cronica più significativa di quanto non si ritenesse in precedenza (Adamus et al, 1997; Bishop et al, 1979). > Epatopatie non infiammatorie Da un punto di vista clinico sono più importanti le epatopatie correlate alle anomalie vascolari, come gli shunt portosistemici congeniti e l’ipoplasia portale (ad es., displasia microvascolare ed epatopatia fibrosante giovanile). La neoplasia, comunemente secondaria, è meno frequente. © C. Rutgers Il termine di epatopatie vacuolari è un’espressione vaga utilizzata per descrivere un’affezione non infiammatoria del fegato che si verifica in associazione con la comparsa di vacuoli citoplasmatici negli epatociti (Cullen, 2001). Generalmente, la vacuolizzazione è una risposta aspecifica al danno epatico, che nel cane riconosce come causa principale un eccesso di glucocorticoidi (sia endogeni che esogeni). Epatopatia da steroidi. TABELLA 3 - MALATTIE EPATOBILIARI DEL CANE Epatopatia infiammatoria Non-infettiva Epatopatia non infiammatoria Malattia biliare Epatopatie vacuolari Malattia cistica congenita Epatite cronica* Degenerative/da accumulo Colestasi Cirrosi/fibrosi* Terapia con glucocorticoidi* - Intraepatica (secondaria a malattia Indotta da farmaci e sostanze tossiche* Diabete mellito Sindrome epatocutanea Malattie croniche* epatocellulare)* - Extraepatica (ostruzione del dotto biliare dovuta a colelitiasi, neoplasia o compressione da parte di una malattia pancreatica*) Colangite/colecistite Infettiva Anomalie della vascolarizzazione portale Batterica (leptospirosi, ascesso, Shunt portosistemici congeniti* colangioepatite) Ipoplasia della vena porta (compresa la displasia Virale (Epatite infettiva del cane) microvascolare e l’epatopatia fibrosante giovanile)* Epatite dissecante lobulare Fistola arterovenosa intraepatica Neoplasia (primitiva o metastatica*) * Malattie comuni nel cane 145 2 - Epidemiologia Predisposizione e fattori di rischio TABELLA 4 - PREDISPOSIZIONE DI RAZZA NELLE EPATOPATIE > Epatite cronica La causa dell’epatite cronica nel cane di solito è sconosciuta. Tuttavia, alcune razze hanno maggiori probabilità di altre di essere colpite da questa condizione (Tabella 4). Una predisposizione familiare è stata descritta in Bedlington Terrier, West Highland White Terrier, Sky Terrier, Dobermann, Cocker Spaniel e Labrador Retriever (Johnson, 2000). L’aumento dell’incidenza dell’epatite cronica in certe razze suggerisce una possibile base genetica. Fegato Epatopatia da rame Bedlington Terrier* West Highland White Terrier Sky Terrier Dalmata Dobermann Sino ad ora, l’esistenza di un difetto genetico è stata dimostrata soltanto nell’epatopatia da accumulo di rame del Bedlington (Johnson et al, 1980). In questa razza, la malattia è trasmessa da un carattere autosomico recessivo. Il rame si accumula nel fegato a causa di un difetto metabolico ereditario della sua escrezione biliare; l’aumento del contenuto del metallo nell’organo causa quindi un danno epatocellulare, un’epatite cronica ed una cirrosi (Twedt et al, 1979). Il difetto genetico è stato inizialmente dimostrato attraverso un marcatore microsatellite DNA (Yusbasiyan-Gurkan et al, 1997; Holmes et al, 1998; Rothuizen et al, 1999), ma recentemente è stato identificato il locus del gene abnorme della tossicosi da rame (van De Sluijs et al, 2002). Per la diagnosi sono ancora essenziali la biopsia e la determinazione dei livelli di questo elemento nel fegato, anche se oggi è disponibile un test con marcatore microsatellite DNA per individuare sia i Bedlington Terrier colpiti che i portatori. Questo test non è accurato al 100% (a causa della ricombinazione), ma offre una procedura semplice che può essere utilizzata dagli allevatori per ridurre l’incidenza di questa malattia. Epatite cronica Cocker Spaniel Dobermann Labrador Retriever Barbone Standard Shunt portosistemici congeniti Irish Wolfhound* Cairn Terrier* Yorkshire Terrier* Maltese Terrier * Ereditarietà dimostrata © D. Elliott Talvolta è difficile stabilire se l’accumulo di rame negli epatociti sia una causa dell’epatopatia oppure una conseguenza della riduzione dell’escrezione biliare del metallo (Rolfe & Twedt, 1995; Thornburg, 2000). L’accumulo di rame in associazione con l’epatopatia è stato dimostrato in Dobermann, Dalmata, West Highland White Terrier e Sky Terrier (Rolfe & Twedt, 1995). Le modalità di trasmissione ereditaria in queste razze sono ancora sconosciute (Rolfe & Twedt, 1995; Webb et al, 2002). L’epatite cronica del Cocker Spaniel è spesso associata ad accumulo di rame (Johnson, 2000). L’epatopatia da accumulo di rame che è stata descritta nei giovani Dalmata può presentare alcune analogie con la malattia del Bedlington Terrier, ma sono necessarie ulteriori indagini (Webb et al, 2002). > Anomalie portovascolari L’epatite cronica nel Dobermann è associata ad un aumento dei livelli epatici di rame e ferro, che è una conseguenza della riduzione dell’escrezione biliare del rame che ha una base genetica differente dalla malattia osservata nel Bedlington Terrier (Spee et al, 2005). Gli shunt portosistemici intraepatici congeniti sono più comuni nei cani delle razze di grossa taglia. Nell’Irish Wolfhound è stato dimostrato che si tratta di condizioni autosomiche recessive ereditarie (Rothuizen et al, 2001). Al contrario, la maggior parte degli shunt extraepatici congeniti si riscontra in cani di piccola taglia. Vengono trasmessi ereditariamente attraverso un carattere poligenico nel Cairn Terrier (Rothuizen et al, 2001), e sono probabilmente ereditari nello Yorkshire Terrier (Tobias, 2003; Tobias & Rohrbach, 2003). L’ipoplasia della vena porta (displasia microvascolare) si verifica più comunemente nei cani delle razze di piccola taglia (Van den Ingh et al, 1995). Yorkshire e Cairn Terrier sono predisposti agli shunt portosistemici congeniti nonché alla displasia microvascolare. > Farmaci Certi agenti terapeutici possono rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo di un’epatopatia acuta o cronica. L’epatite cronica è stata più comunemente associata agli anticonvulsivanti (primidone, fenobarbital, fenitoina) ed alla dietilcarbamazina ossibendazolo. Un danno tossico acuto è stato descritto in soggetti trattati con parecchi farmaci, quali carprofen, mebendazolo e sulfamidici potenziati (trimethoprim-sulfadiazina) (Hooser, 2000; Trepanier et al, 2003). Inoltre, l’eccesso di glucocorticosteroidi, sia esogeni che endogeni come nell’iperadrenocorticismo, è frequentemente causa di una tipica epatopatia vacuolare (epatopatia da steroidi). 146 3 - Fisiopatologia 3 - Fisiopatologia La disfunzione epatocellulare può causare molteplici disturbi metabolici, che vengono complicati dalla malnutrizione. Fegato La disfunzione epatocellulare è associata a numerosi disturbi metabolici che alterano l’utilizzazione dei principi nutritivi (Tabella 5). Le modificazioni del metabolismo delle proteine, dei carboidrati e dei grassi riflettono l’influenza dei mediatori neuroendocrini e sono particolarmente pronunciate nello stato di digiuno. Le concentrazioni sieriche di glucagone ed insulina vengono aumentate a causa della ridotta degradazione epatica, con un predominio degli effetti dell’iperglucagonemia. Ciò provoca una più rapida deplezione delle riserve di glicogeno epatico, che esita nel catabolismo proteico prematuro per fornire aminoacidi alla gluconeogenesi. In molti casi, l’ipoglicemia da digiuno viene impedita da un calo compensatorio dell’ossidazione periferica del glucosio e da un aumento della gluconeogenesi. Si ha anche un aumento della lipolisi periferica, che genera acidi grassi per la produzione di energia (Marks et al, 1994). Il protrarsi di un’inadeguata assunzione di cibo nei cani con epatopatia cronica esita quindi nella progressiva perdita di grasso e muscolo, il che contribuisce alla malnutrizione che si riscontra comunemente nelle affezioni epatiche (Figura 2). TABELLA 5 - CONSEGUENZE NUTRIZIONALI DELLE EPATOPATIE Substrato Metabolismo dei carboidrati Riduzione dell’accumulo epatico di glicogeno Aumento della gluconeogenesi Intolleranza al glucosio ed insulinoresistenza Metabolismo dei grassi Aumento della lipolisi Diminuzione dell’escrezione degli acidi biliari Metabolismo delle proteine Aumento del catabolismo Aumento dell’utilizzazione periferica degli BCAA Compromissione del ciclo dell’urea Diminuzione della sintesi di albumina Diminuzione della sintesi dei fattori della coagulazione Metabolismo delle vitamine Diminuzione dell’accumulo Diminuzione dell’assorbimento delle vitamine A, D, E, K (colestasi) Minerali ed oligoelementi Aumento del contenuto epatico di rame (epatotossicosi da rame) Detossificazione ed escrezione Diminuzione dell’escrezione di bilirubina Diminuzione della detossificazione (farmaci, ammoniaca) Effetto clinico Ipoglicemia (epatopatia acuta) Consunzione muscolare, malnutrizione Iperglicemia (epatopatia in stadio terminale) Malnutrizione Malassorbimento di grassi e vitamine liposolubili Steatorrea Coagulopatia Malnutrizione, HE* Causa concomitante della HE** HE* Ipoalbuminemia Coagulopatia Danno da ossidanti (vitamina E) Coagulopatia (vitamina K) Danno ossidativo, epatite Diminuzione dei livelli di zinco Diminuzione della protezione antiossidante Ittero HE* * HE: encefalopatia epatica. 147 3 - Fisiopatologia FIGURA 2 - EZIOLOGIA DELLA MALNUTRIZIONE NELL’EPATOPATIA Diminuzione dell’assunzione Anoressia, nausea, vomito, Dieta non appetibile Il fegato ha una notevole riserva funzionale ed è in grado di mantenere l’omeostasi e ridurre al minimo il catabolismo per un lungo periodo di tempo, nonostante un danno esteso. La comparsa di alterazioni metaboliche e segni clinici di disfunzione epatica di solito indica una malattia in stadio avanzato. Fegato Metabolismo di carboidrati, grassi e proteine Carboidrati – Il fegato è responsabile del mantenimento dei livelli ematici del glucosio, perché è il principale organo di stoccaggio del glucosio stesso (sotto forma di glicogeno), che viene liberato durante il digiuno (attraverso la glicogenolisi). L’epatopatia esita in una più rapida deplezione delle riserve epatiche di glicogeno e le necessità di glucosio vengono quindi soddisfatte attraverso il catabolismo delle proteine muscolari in aminoacidi. Ciò provoca una consunzione muscolare ed aumenta il carico azotato, che può potenziare l’iperammoniemia e l’encefalopatia epatica (Bauer, 1996). Nell’epatopatia acuta grave e negli shunt portosistemici si può avere un’ipoglicemia a digiuno dovuta ad inadeguato accumulo di glicogeno e gluconeogenesi. Al contrario,si può avere una lieve iperglicemia in caso di cirrosi, a causa della ridotta clearance epatica dei glucocorticosteroidi. Aumento dei fabbisogni Ipermetabolismo Incremento della degradazione proteica © Service d’anatomo-pathologie ENVN Malassorbimento Colestasi Enteropatia (ipertensione portale) Lipidi – Il fegato svolge una funzione importante nella sintesi, nell’ossidazione e nel trasporto dei lipidi. L’epatopatia determina un incremento della lipolisi periferica per generare acidi grassi al fine di produrre energia, esitando in deplezione lipidica, mentre il tasso di ossidazione degli acidi grassi epatici aumenta (Bauer, 1996). Aspetto microscopico delle riserve di glicogeno epatico(PSA X 40). Attraverso la sintesi degli acidi biliari e la secrezione di bile, il fegato svolge un ruolo importante nella digestione e nell’assorbimento dei lipidi e delle vitamine liposolubili (A, D, E e K). Ciò nonostante, il malassorbimento dei grassi non costituisce un’evenienza comune nei disordini epatici, dato che alcuni trigliceridi della dieta possono ancora essere assorbiti in caso di completa assenza di acidi biliari.(Gallagher et al, 1965). Nell’epatopatia colestatica grave, la ridotta disponibilità di acidi biliari enterici può causare malassorbimento di grassi, vitamine liposolubili e alcuni minerali. Il fegato è l’unica sede della sintesi di colesterolo. L’ipocolesterolemia si può avere in caso di insufficienza epatica acuta e shunt portosistemici, mentre l’ipercolesterolemia si osserva nell’ittero ostruttivo. Proteine – Il fegato svolge un ruolo essenziale nella sintesi e nella degradazione delle proteine. Controlla i livelli sierici della maggior parte degli aminoacidi, con l’eccezione di quelli a catena ramificata (BCAA, branched chain amino acids), che sono regolati dalla muscolatura scheletrica. Il fegato sintetizza la maggior parte delle proteine plasmatiche circolanti ed è l’unica sede della sintesi dell’albumina. La sintesi dell’albumina ha una priorità relativa; l’ipoalbuminemia non si instaura fino a che la malattia non è cronica e complicata dalla malnutrizione. Il fegato produce poi anche la maggior parte dei fattori della coagulazione. La loro mancata sintesi nell’ insufficienza epatica può portare a prolungamenti nei tempi dell’emostasi (PT, PTT), ma solo quando i fattori sono ridotti a meno del 30% del normale. Tuttavia, la coagulopatia più comunemente associata all’epatopatia è la coagulazione intravasale disseminata (DIC), che con tutta probabilità rappresenta la causa di emorragie spontanee (Center, 1999b). Anche la riduzione dell’assorbimento della vitamina K in caso di ostruzione biliare cronica può portare ad un prolungamento dei tempi di coagulazione, che però possono essere corretti attraverso la somministrazione paraenterale di vitamina K1. 148 Metabolismo dei micronutrienti > Vitamine • mantenere l’omeostasi dei livelli ematici di glucosio, aminoacidi ed oligoelementi. • sintetizzare l’albumina ed i fattori della coagulazione. • attuare la detossificazione e l’escrezione dei prodotti catabolici endogeni ed esogeni (NH3, farmaci e tossine) • regolare la funzione immunitaria • regolare l’equilibrio ormonale Il catabolismo proteico è aumentato in tutte le malattie epatiche. La degradazione delle proteine viene incrementata nei pazienti con infezioni o emorragia gastroenterica, che può scatenare un’encefalopatia epatica dovuta ad un aumento della produzione di ammoniaca. Nel fegato sono immagazzinate molte vitamine, che qui vengono convertite nelle loro forme metabolicamente attive. Le epatopatie possono quindi esitare in carenze delle vitamine stoccate nell’organo, come quelle del complesso B. Le carenze vitaminiche vengono quindi aumentate dall’incremento della domanda per la rigenerazione degli epatociti, dalla ridotta rigenerazione metabolica e dall’aumento delle perdite urinarie. Le carenze del complesso B sono comuni nei pazienti umani con epatopatia e si verificano probabilmente anche nel cane. FIGURA 3 - MODALITÀ D’AZIONE DELLA L-CARNITINA 1 - Membrana mitocondriale 2 - L-carnitina 3 - Acido grasso Mitocondri La L-carnitina viene incorporata nella catena enzimatica necessaria per trasportare gli acidi grassi a catena lunga attraverso la membrana mitocondriale. Ciò consente il trasferimento degli acidi grassi all’interno dei mitocondri. Nei casi di carenza, il sistema di trasporto viene disturbato e la produzione di energia è compromessa. 149 Fegato La L-carnitina è un cofattore essenziale per il trasporto degli acidi grassi a catena lunga dal citoplasma nei mitocondri (Figura 3). Il fegato è un organo centrale per l’omeostasi dell’L-carnitina nell’intero organismo e il metabolismo può essere compromesso in molti modi nell’epatopatia cronica. La carenza di L-carnitina nelle affezioni epatiche può essere dovuta ad insufficiente assunzione della carnitina stessa o dei suoi precursori, ridotta sintesi epatica o aumento del turnover (Krahenbuhl & Reichen, 1997). L’integrazione con L-carnitina esercita un’influenza protettiva contro lo sviluppo dell’encefalopatia epatica indotta da ammoniaca negli animali da esperimento (Therrien et al, 1997) e può avere lo stesso effetto contro lo sviluppo della lipidosi epatica nel gatto (Twedt, 2004), ma la sua utilità nel cane è ancora da determinare. IL FEGATO CONTROLLA MOLTE FUNZIONI METABOLICHE. LE SUE ATTIVITÀ PIÙ IMPORTANTI SONO: 3 - Fisiopatologia Nella malattia acuta, le proteine funzionali della muscolatura scheletrica e di altri tessuti vengono catabolizzate per soddisfare le domande di sintesi di proteine di difesa da parte dell’ ospite. Nell’epatopatia cronica, l’eziologia dello stato catabolico è multifattoriale (Mizock, 1999). Nelle malattie del fegato le concentrazioni plasmatiche di aminoacidi aromatici (AAA) aumentano a causa dell’incremento del rilascio periferico e del calo della clearance epatica, ma i livelli di BCAA diminuiscono per effetto dell’accentuata utilizzazione come fonte energetica da parte del muscolo. Questo squilibrio fra AAA e BCAA è stato implicato nella patogenesi dell’encefalopatia epatica, anche se il suo significato viene attualmente messo in discussione (Mizock, 1999). 3 - Fisiopatologia Nel cane si può avere la sintesi della vitamina C, ma non il suo stoccaggio. La sintesi può essere influenzata dall’epatopatia (Center, 1996a). Fegato Le carenze delle vitamine liposolubili A, D, E e K si possono avere in qualsiasi condizione che comprometta il circolo enteroepatico degli acidi biliari o l’assorbimento dei grassi. Le carenze più significative sono quelle delle vitamine E e K. La prima è un importante antiossidante che protegge le lipoproteine e le membrane cellulari dalla perossidazione lipidica. Inoltre, la sua carenza, comune nell’epatopatia cronica (Sokol, 1994), provoca un aumento della sensibilità allo stress ossidativo, che perpetua il danno epatico in atto. La carenza di vitamina K si riconosce meglio nel cane, perché si sviluppa rapidamente e risulta facilmente individuabile attraverso la misurazione dei tempi della coagulazione (Leveille-Webster, 2000). > Minerali ed oligoelementi La carenza di zinco è comune nell’epatopatia cronica, a causa della cattiva assunzione con la dieta, del ridotto assorbimento intestinale e dell’aumento delle perdite urinarie. La carenza esita in una bassa resistenza allo stress ossidativo e riduce la detossificazione dell’ammoniaca nel ciclo dell’urea, promuovendo così l’encefalopatia epatica. Ferro, zinco e rame sono i principali oligoelementi immagazzinati nel fegato. Sia il ferro che il rame possono essere epatotossici a livelli elevati, ma solo il secondo sembra potenzialmente in grado di fungere da epatotossina nel cane. Il fegato svolge un ruolo centrale per il mantenimento dell’omeostasi del rame, dato che capta la maggior parte di quello assorbito e regola la quantità ritenuta controllando l’escrezione attraverso il tratto biliare. Il rame si può accumulare nel fegato come conseguenza di un difetto metabolico primario del suo metabolismo, oppure secondariamente ad una diminuzione della sua escrezione epatica associata ad una colestasi di vecchia data (Thornburg, 2000). Nei cani con malattia da accumulo di rame primaria, prima dello sviluppo di un danno epatico o di una colestasi il metallo si raccoglie nel fegato. È stato dimostrato che l’eccessivo accumulo di rame nel fegato nei Bedlington Terrier esita in danno mitocondriale, generazione di specie reattive dell’ossigeno e radicali liberi e danno epatocellulare (Sokol et al, 1994). Lo zinco è un cofattore essenziale in molti processi biologici. Svolge un ruolo antiossidante, è dotato di proprietà antifibrotiche ed accentua l’ureagenesi (Dhawan & Goel, 1995; Marchesini et al, 1996). Il manganese è un altro oligoelemento con proprietà antiossidanti che può diventare carente in caso di cirrosi. > Antiossidanti Si vanno raccogliendo sempre più prove del fatto che i radicali liberi svolgono ruoli importanti in molte epatopatie. Danneggiano le macromolecole cellulari attraverso la perossidazione lipidica ed altri meccanismi e possono innescare e perpetuare un danno epatico. La loro produzione viene aumentata negli stati di infiammazione, colestasi, eventi immunologici ed esposizione a metalli pesanti e tossine (Sokol et al, 1994; Feher et al, 1998). Per la difesa antiossidante esiste un’ampia gamma di sistemi enzimatici endogeni e dietetici capaci di tenere sotto controllo la formazione dei radicali liberi. Una distruzione di questo sistema di difesa naturale esita in uno stress ossidativo (Figura 4). Questo tipo di distruzione si può avere in corso di un’epatopatia (Tabella 6). Detossificazione ed escrezione TABELLA 6 - DIFESE ANTIOSSIDANTI Antiossidanti della dieta Sistemi enzimatici endogeni Vitamina E Vitamina C Taurina Carotenoidi Superossidodismutasi Glutatione-perossidasi Catalasi 150 Il fegato è la sede primaria della detossificazione dei sottoprodotti endogeni del metabolismo intermedio (ad es. ammoniaca), e delle sostanze esogene assorbite dal tratto gastroenterico. Tutte queste possono svolgere un ruolo nell’eziologia dell’encefalopatia epatica. L’esatta patogenesi è probabilmente multifattoriale e può essere basata su alterazioni intercorrelate nella riduzione della clearance epatica di sostanze di derivazione intestinale come l’ammoniaca, l’alterata neurotrasmissione aminoacidica e le benzodiazepine endogene (Maddison, 2000). L’ammoniaca è la sostanza più comunemente messa in relazione con l’encefalopatia epatica, anche se i suoi livelli sierici sono scarsamente correlati alla gravità dell’encefalopatia stessa (Figura 5). Epatopatie infiammatorie ed immunomediate Colestasi Malattie da accumulo di rame e ferro STRESS ossidativo Carenza di antiossidanti: vitamina E e C, superossido dismutasi (SOD), D, glutatione, zinco… Insufficiente produzione endogena di antiossidanti Danno epatico FIGURA 5 - METABOLISMO DELL’AMMONIACA Fegato Rene Glutamina Aminoacidi Escrezione renale Amine Urea Urea Escrezione fecale Proteine Tratto gastroenterico Batteri NH3 4 - Adattamento delle assunzioni nutrizionali Le diete per gli animali con epatopatie vengono preferibilmente formulate su base individuale, tenendo conto del tipo e dell’origine della malattia epatica e dell’entità della disfunzione dell’organo (Laflamme, 1999). Bisogna fare attenzione ad evitare di travolgere le capacità metaboliche residue del fegato colpito. La dieta deve essere altamente appetibile ed assicurare un adeguato apporto di energia, proteine, grassi e tutti i micronutrienti essenziali. Inoltre, sta diventando sempre più evidente che è possibile modulare i processi metabolici e patologici attraverso l’uso di specifici principi nutritivi e metaboliti. Gran parte dell’ammoniaca è prodotta nel tratto gastroenterico ad opera dei batteri ureasi-produttori GLI SCOPI DEL TRATTAMENTO DIETETICO DELL’EPATOPATIA SONO: (1) assicurare un adeguato apporto di energia e principi nutritivi per soddisfare i fabbisogni di base e prevenire la malnutrizione (2) limitare l’ulteriore danno epatico prevenendo l’accumulo di rame e radicali liberi (3) sostenere la rigenerazione epatocellulare (4) prevenire o ridurre al minimo le complicazioni metaboliche, come l’encefalopatia epatica e l’ascite. 151 Fegato 4 - Adattamento delle assunzioni nutrizionali FIGURA 4 - EZIOLOGIA DELLO STRESS OSSIDATIVO NELL’EPATOPATIA 4 - Adattamento delle assunzioni nutrizionali Fegato La correzione e la prevenzione della malnutrizione sono essenziali per il trattamento dei cani con epatopatie. La compromissione dell’assunzione con la dieta, il malassorbimento associato alla grave colestasi o all’ipertensione portale ed il catabolismo sono tutti fattori in grado di contribuire alla malnutrizione proteico-calorica, esitando in perdita di massa muscolare ed iperalbuminemia. Un equilibrio proteico ed energetico negativo promuove l’encefalopatia epatica, riduce la risposta immunitaria ed aumenta la mortalità (Center, 1998). Offrire parecchi piccoli pasti nell’arco della giornata ed uno snack al momento di andare a dormire migliora l’equilibrio azotato e la disponibilità di carboidrati. Nei cani che risultano anoressici per più di 3-5 giorni, può essere necessario ricorrere all’alimentazione mediante sonda rinogastrica, esofagostomica o gastrostomica. I cani con epatopatia sono di solito in condizioni cataboliche e presentano un aumento dei fabbisogni energetici. Fornire una quota adeguata di proteine di elevata qualità e di calorie è essenziale per garantire un equilibrio proteico positivo e consentire la rigenerazione epatica. Nei cani con epatopatie i livelli proteici sono spesso sottoposti a restrizioni inappropriate al fine di trattare una possibile iperammoniemia. In realtà, i fabbisogni proteici sono come minimo normali o persino aumentati e molti cani con epatopatia non presentano iperammoniemia. Energia Per prevenire la perdita di peso è necessario garantire un adeguato apporto di energia e proteine. L’impiego di calorie di derivazione non proteica è importante per evitare l’uso degli aminoacidi a fini energetici e ridurre la necessità della gluconeogenesi. La dieta deve avere un’elevata densità energetica, dato che i cani con epatopatia mostrano di solito una riduzione dell’appetito. Le normali esigenze di mantenimento giornaliero nel cane sono di 110130 kcal di EM/kg0,75 (Tabella 7) (Bauer, 1996). Normalmente, l’energia va fornita preferibilmente sotto forma di grassi, dato che questi costituiscono una fonte energetica altamente appetibile e concentrata. La densità energetica della dieta è proporzionale al suo contenuto di lipidi. I cani con epatopatia possono tollerare nella dieta quantità di grassi (30-50% delle calorie) superiori a quelle che assumevano in precedenza (Biourge, 1997). TABELLA 7 - VALORI INDICATIVI DEL FABBISOGNO ENERGETICO DI MANTENIMENTO (MER) DEL CANE IN BASE AL PESO 152 Peso del cane (kg) MER (kcal) = 110 kcal/kg PV0,75 MER (kcal) = 130 kcal/kg PV0,75 1 110 130 5 368 435 10 619 731 15 838 991 20 1040 1229 25 1230 1453 30 1410 1666 35 1583 1871 40 1750 2068 45 1911 2259 50 2068 2444 55 2222 2626 60 2371 2803 65 2518 2976 70 2662 3146 75 2803 3313 80 2942 3477 L’alterazione del metabolismo dei carboidrati nei cani con epatopatia può indurre iper- o ipoglicemia. Quest’ultima si può osservare nell’epatopatia fulminante acuta, mentre l’iperglicemia si riscontra con scarsa frequenza nei cani con cirrosi. I carboidrati non devono costituire più del 45% delle calorie della dieta, in particolare nei cani con cirrosi, che possono essere intolleranti al glucosio. Il riso bianco bollito e, in minor misura, la pasta sono utili grazie alla loro elevata digeribilità. Nei cani con cirrosi e con una tendenza all’iperglicemia sono indicate le fibre solubili, perché failitano la risposta glicemica postprandiale e prolungano l’apporto di glucosio al fegato (Center, 1998). Proteine > Livello di proteine nella dieta La non corretta restrizione proteica nei cani con epatopatia causa il catabolismo delle proteine endogene e la perdita di massa muscolare, due eventi che aumentano il potenziale rischio di encefalopatia epatica. Bisogna anche evitare il consumo di proteine in quantità eccessiva e/o di cattiva qualità perché ciò può aggravare i segni dell’encefalopatia epatica. Nel cane, le proteine devono rappresentare come minimo il 10-15% delle calorie della dieta e preferibilmente almeno il 20%; la maggior parte deegli animali di questa specie può tollerare quantità più elevate (Biourge, 1997; Laflamme, 1999). Lo scopo è quello di aumentare gradualmente la quantità delle proteine nella dieta, mantenendo l’assunzione proteica tanto vicina al normale quanto può essere tollerata senza scatenare i segni clinici dell’encefalopatia epatica (Michel, 1995). > Tipo di proteine La qualità e l’origine delle proteine sono importanti. Quelle di elevata qualità vengono digerite meglio (Figura 6) ed hanno un contenuto aminoacidico vicino ai fabbisogni dell’animale. Di solito si ritiene che le proteine di origine animale abbiano una qualità più elevata di quelle di derivazione vegetale, ma gli isolati della soia, il glutine di frumento ed i prodotti lattiero-caseari vengono tollerati meglio delle proteine della carne nei pazienti umani con encefalopatia epatica e ciò vale probabilmente anche nel cane (Strombeck et al, 1983). Il potenziale vantaggio delle proteine vegetali è attribuito al loro elevato FIGURA 6 - QUANTITÀ COMPARABILI DI PROTEINA INDIGERIBILE IN DIFFERENTI FONTI PROTEICHE UTILIZZATE NEGLI ALIMENTI PER CANI (Fonte: Royal Canin) Glutine di mais 13 Proteine di pollame disidratate 12 87 88 8 Proteine di suino disidratate 92 Uova in polvere 5 95 Idrolisato di soia 4 96 Glutine di frumento 1 Caseina del latte 1 0 99 99 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 % Proteina indigeribile Proteine digeribili 153 Fegato 4 - Adattamento delle assunzioni nutrizionali La restrizione dei grassi deve essere presa in considerazione soltanto nei pochi casi di grave epatopatia colestatica e sospetto malassorbimento dei lipidi, anche se è necessario assicurare un adeguato apporto di acidi grassi essenziali. 4 - Adattamento delle assunzioni nutrizionali Fegato contenuto di fibra, che determina una riduzione del tempo di transito e promuove l’incorporazione e l’escrezione dell’azoto nei batteri fecali, mentre l’effetto dei prodotti lattiero-caseari è probabilmente dovuto all’influenza del lattosio sul transito intestinale e sul pH (Center, 1998). Il beneficio della soia e delle proteine lattiero-casearie non può essere attribuito alla loro composizione aminoacidica, dato che questa è simile a quella delle proteine della carne e del pesce. L’uso esclusivo di diete a base di soia o proteine lattiero-casearie contenenti lattosio generalmente non è consigliato nel cane, dato che queste formulazioni hanno una bassa appetibilità e possono essere causa di diarrea, anche se questa risulta meno significativa quando si utilizzano proteine purificate. > Il ruolo degli aminoacidi a catena ramificata L’integrazione con BCAA è stata utilizzata per migliorare l’impiego delle proteine e dell’energia e alleviare l’encefalopatia epatica nei pazienti umani con epatopatia avanzata, dato che un calo del rapporto plasmatico fra BCAA ed AAA è stato considerato un importante fattore patogenetico nella HE. Tuttavia, i risultati sono stati di tipo misto (Als-Nielsen et al, 2003; Marchesini et al, 2003), ed oggi si ritiene che qualsiasi benefico effetto dell’integrazione con BCAA sia principalmente correlato al miglioramento dello status nutrizionale, probabilmente a causa di un effetto di stimolazione del fattore di crescita degli epatociti, che favorisce la rigenerazione del fegato (Bianchi et al., 2005). Uno studio condotto nel cane non ha dimostrato alcuna efficacia sull’encefalopatia epatica di una dieta ricca di BCAA e povera di AAA ed è giunto alla conclusione che l’assunzione di proteine totali fosse più importante del profilo aminoacidico della dieta (Meyer et al, 1999). Al momento attuale, alla luce del loro costo e dell’efficacia discutibile, le integrazioni con BCAA hanno scarse probabilità di essere utili nel trattamento dell’epatopatia del cane. Fibra Quantità moderate di fibra alimentare possono avere benefici effetti nell’epatopatia. La fibra solubile è particolarmente utile nel trattamento dell’encefalopatia epatica. La fermentazione nel colon delle fibre solubili come i fruttoligosaccaridi, la polpa di barbabietola e le gomme abbassa il pH intraluminale e riduce la produzione e l’assorbimento di ammoniaca, il cui effetto è simile a quello del lattulosio. La fermentazione del colon favorisce anche la crescita di batteri acidofili, che producono meno ammoniaca, e promuove l’incorporazione e l’escrezione dell’ammoniaca stessa nei batteri fecali (ad es., Lactobacillus spp.). La fibra, (sia solubile che insolubile) lega gli acidi biliari nel lume intestinale e ne promuove l’escrezione. Le fibre insolubili (lignina, cellulosa, emicellulosa) agiscono normalizzando il tempo di transito, mentre possono anche prevenire la costipazione e legare le sostanze tossiche. Le diete contenenti fibra solubile ed una certa quantità di fibra insolubile dovrebbero quindi essere utili per il trattamento a lungo termine dei cani con encefalopatia epatica (Marks et al, 1994; Center, 1998). Minerali > Potassio L’ipokalemia è una comune causa scatenante dell’encefalopatia epatica nei cani con epatopatia (Center, 1998). La condizione si verifica a causa di una combinazione di anoressia, vomito o diarrea o di un eccessivo uso di diuretici nel trattamento dell’ascite. Le diete per i cani con epatopatia devono quindi essere caratterizzate da replezione potassica. I cani anoressici possono aver bisogno di un’integrazione mediante somministrazione endovenosa di cloruro di potassio (10-40 mEq/500 ml di fluidi, a seconda dei livelli sierici dell’elemento) oppure a quella di potassio gluconato per os (0,5 mEq/kg una o due volte al giorno). Il citrato di potassio è da evitare a causa delle sue proprietà alcalinizzanti, dato che l’alcalosi può aggravare l’encefalopatia epatica. > Sodio Le anomalie dell’equilibrio del sodio sono meno frequenti, ma nei cani con ascite e/o ipertensione portale viene raccomandata una moderata restrizione dei suoi livelli nella dieta (< 0,5 g/1000 kcal). 154 Lo zinco è un metallo essenziale coinvolto in molte funzioni metaboliche ed enzimatiche dell’organismo. Favorisce il ciclo dell’urea e la neurotrasmissione nel sistema nervoso centrale, è dotato di chiari effetti epatoprotettori nei confronti di una varietà di agenti epatotossici ed ha funzioni antiossidanti (Marchesini et al, 1996). Le diete ricche di zinco (> 43mg /1000 kcal) sono quindi utili per tutti i pazienti con epatopatia. Un’integrazione aggiuntiva con questo elemento può essere ulteriormente utile per prevenire l’accumulo epatico di rame nell’epatotossicosi da rame, perché lo zinco della dieta induce un aumento della metallotioneina, una proteina intestinale che lega i metalli. Il rame della dieta si lega quindi alla metallotioneina con un’elevata affinità, che ne impedisce il trasferimento dall’intestino al sangue. Quando le cellule intestinali muoiono e vengono desquamate, il rame legato alla metallotioneina viene eliminato con le feci, bloccando così il proprio assorbimento (Sokol, 1996). Molte epatopatie esitano in un’aumentata formazione di radicali liberi e stress ossidativo. L’integrazione con antiossidanti risulta quindi utile per ridurre il danno epatico ossidativo. L’integrazione con zinco può ridurre la perossidazione lipidica, è dotata di proprietà antifibrotiche, previene l’accumulo epatico di rame e può diminuire la gravità dell’encefalopatia epatica. L’integrazione con zinco della dieta dei pazienti con grave epatopatia viene effettuata empiricamente utilizzando dosi simili a quelle impiegate nei cani con epatopatie da rame. Lo zinco è disponibile sotto forma di acetati (2-4 mg/kg/die), solfato, gluconato (3 mg/kg/die) e metionina. Si somministra suddiviso in due o tre dosi giornaliere e può essere utilizzato come integratore della dieta (Brewer et al, 1992). Lo zinco va somministrato a stomaco vuoto e non deve essere impiegato in associazione con chelanti del rame. La tossicità, a parte il vomito occasionale, è minima ed il sale di acetato può causare meno manifestazioni gastroenteriche. > Rame Le diete povere di rame sono raccomandate per le razze canine notoriamente predisposte ad un accumulo epatico di questo elemento, ed in particolare il Bedlington Terrier, e per i cani nei quali sia stato documentato un aumento dei livelli epatici del metallo (Tabella 8). La restrizione di quest’ultimo nella dieta di per sé è di scarsa utilità per abbassare gli aumentati livelli epatici, ma si tratta di un intervento aggiuntivo della terapia di eliminazione del rame, come la dipennicillamina e lo zinco. TABELLA 8 - CLASSIFICAZIONE DEGLI ALIMENTI IN FUNZIONE DEL CONTENUTO DI RAME Fonti di proteine animali Fonti di amido Vegetali Alimenti ricchi di rame Alimenti moderatamente ricchi di rame Alimenti contenenti scarse quantità di rame Agnello, suino, anatra, frattaglie, salmone, frutti di mare Tacchino Pollo Tutti gli altri prodotti ittici Carne bovina Formaggio Uova Fagioli secchi, piselli secchi, lenticchie, soia, orzo, germe di grano, crusca Pane integrale Patate - Funghi, broccoli Barbabietole, spinaci, germogli di soia Pomodori freschi Vitamine > Vitamine B Le vitamine B vengono spesso utilizzate empiricamente come integratori ad una dose pari al doppio di quella di mantenimento, sulla base delle raccomandazioni fornite per i pazienti umani con epatopatia. 155 Fegato > Zinco 4 - Adattamento delle assunzioni nutrizionali Oligoelementi 4 - Adattamento delle assunzioni nutrizionali Fegato > Vitamina C La dieta deve contenere adeguati livelli di vitamina C per compensare l’insufficiente sintesi epatica e per sfruttare le proprietà antiossidanti della vitamina stessa. La maggior parte degli alimenti commerciali per animali da compagnia ne contiene quantità adeguate ed un’integrazione aggiuntiva è necessaria soltanto in caso di grave malassorbimento dei lipidi (Laflamme, 1999). L’uso di dosi molto elevate di vitamina C è da evitare nei cani con epatotossicità da accumulo di rame, perché può agire da pro-ossidante in presenza di concentrazioni elevate di metalli pesanti (Sokol, 1996). > Vitamina E L’integrazione con vitamina E può ridurre il danno da radicali liberi o quello ossidativo in molti tipi di epatopatia e può prevenire la progressione della malattia. La vitamina E è un importante eliminatore di radicali liberi endogeni che protegge dal danno ossidativo. Ci sono prove che indicano che quando è dovuto alla formazione di radicali liberi quest’ultimo svolge un ruolo importante nella patogenesi dell’epatopatia. In particolare, le concentrazioni anormali di acidi biliari, l’accumulo di metalli pesanti come il rame ed il ferro e l’infiammazione possono causare la formazione di radicali liberi e lo stress ossidativo del fegato. L’integrazione con vitamina E (400-600 UI/die) è particolarmente indicata nell’epatopatia colestatica e da rame, ma probabilmente è anche importante in altre forme di epatopatia cronica. Nelle gravi affezioni colestatiche, è da preferire la somministrazione paraenterale o per via orale in forma idrosolubile, dato che per il suo assorbimento è necessario un certo livello di acidi biliari enterici. > Vitamina K La carenza di vitamina K è importante principalmente nei disordini colestatici, sebbene possa anche andare incontro a deplezione nelle gravi epatopatie croniche. La carenza vitaminica viene documentata attraverso la dimostrazione di un prolungamento dei tempi della coagulazione e della loro normalizzazione dopo somministrazione paraenterale di vitamina K1. Le coagulopatie secondarie alla carenza di vitamina K vanno trattate con 2 o 3 dosi di vitamina K1 (0,51,0mg/kg per via sottocutanea ogni 12 ore) (Laflamme, 1999). La stessa dose può essere impiegata con cadenza quindicinale o mensile FIGURA 7 - ELIMINATORI DEI RADICALI LIBERI A LIVELLO CELLULARE nei disordini cronici in cui è necessaria una replezione continua della vitamina K. Vitamine C ed E Carotenoidi Vitamina E Taurina Vitamina E Vitamina E + carotenoidi 1 - DNA 2 - Mitocondri 3 - Lisosomi 4 - Membrana cellulare 5 - Reticolo endoplasmatico L’assunzione di antiossidanti molto diversi che agiscono sinergicamente contribuisce a migliorare la protezione dei vari punti sensibili della cellula ed a ottimizzare la difesa nei confronti dell’ossidazione. 156 Antiossidanti Fibrosi ed epatite croniche, epatopatia colestatica ed epatotossicità da metalli pesanti sono tutte affezioni note per essere associate ad un aumento della formazione di radicali liberi e ciò probabilmente avviene anche in altri tipi di epatopatia (Britton & Bacon, 1994; Feher et al, 1998). Per ridurre al minimo il danno ossidativo, sono essenziali adeguati livelli nella dieta di antiossidanti come le vitamine E e C e la taurina. Una combinazione di antiossidanti nella dieta è meglio di un solo antiossidante, perché questi elementi sembrano agire in modo sinergico (Figura 7). Una buona dieta bilanciata deve anche contenere principi nutritivi quali zinco, manganese e selenio, che normalmente sono incorporati nei sistemi antiossidanti enzimatici (Sokol, 1996). Anche la S-adenosilmetionina (SAME) può essere utile per ridurre il danno ossidativo (Davidson, 2002). Si tratta di un precursore del glutatione, un importante enzima antiossidante epatico, che spesso risulta ridotto nei cani con malattia epatica. La sua somministrazione per via orale contribuisce a ripianare le riserve di glutatione epatiche e può quindi migliorare la funzione antiossidante. Inoltre, la SAME è dotata di proprietà antinfiammatorie (Center et al, 2002). La fosfatidilcolina (PC) è un fosfolipide che rappresenta una della componenti della bile necessaria per il normale trasporto degli acidi biliari ed uno degli elementi costitutivi delle membrane cellulari. Si ritiene che le sue azioni epatoprotettrici siano dovute al migliora- La silimarina è una componente attiva del cardo mariano e viene ritenuta dotata di proprietà antiossidanti e di eliminazione dei radicali liberi per vari tipi di epatopatia, nonché un agente protettore nei confronti di varie epatotossicità (Saller et al, 2001). Al momento attuale esistono limitati studi clinici che ne abbiano valutato l’efficacia in cani con epatopatia. Le dosi consigliate variano da 50 a 250 mg/die (Twedt, 2004). 5 - Trattamento nutrizionale adattato al tipo di epatopatia Epatopatie acute L’epatopatia acuta nella maggior parte dei casi è causata da un danno tossico e, meno frequentemente, da infezioni (ad es., epatite infettiva del cane, sepsi), trauma, colpo di calore o compromissione vascolare (Center, 1996b). La gamma delle malattie può variare ampiamente ed i segni clinici vanno da manifestazioni lievi all’insufficienza epatica fulminante. Sono comuni il vomito e la diarrea, mentre in caso di insufficienza epatica acuta si possono avere encefalopatia epatica, melena, ematochezia e DIC. I cani con epatopatia acuta sono tipicamente ipercatabolici e necessitano di un pronto intervento nutrizionale al fine di prevenire una malnutrizione debilitante. Il fegato è dotato di enormi capacità di rigenerazione, che però dipendono dalla sufficiente disponibilità di principi nutritivi. Stabilizzazione – Per la stabilizzazione iniziale è necessaria una fluidoterapia con una soluzione elettrolitica bilanciata. Si deve effettuare un’appropriata integrazione con potassio e glucosio e la correzione può ridurre la gravità dell’encefalopatia epatica. Il vomito può venire controllato con antiemetici (metoclopramide, 0,2-0,5 mg/kg ogni 6-8 ore IV, IM, PO), mentre nei cani con vomito emorragico e/o diarrea sono indicati i gastroprotettori (ranitidina, 2 mg/kg ogni 8-12 ore IV, PO). Può essere necessario attuare il trattamento dell’encefalopatia epatica con le modalità delineate in precedenza, utilizzando lattulosio ed antibiotici per via orale. > Nutrizione enterale Quando il cane rimane anoressico dopo 48-72 ore va instaurata la nutrizione enterale mediante sonda o pasti frequenti (3-6 ore) (Michel, 1995), a condizione che non sia presente vomito incoercibile. Questo tipo di alimentazione di solito viene avviato inizialmente utilizzando una sonda rinoesofagea; se il cane rimane anoressico, in uno stadio più avanzato si possono impiegare sonde da esofagostomia o gastrostomia (Capitolo 14). L’alimentazione per via orale deve essere avviata gradualmente con pasti piccoli e frequenti al fine di non sovraccaricare la capacità metabolica del fegato. Inizialmente si deve somministrare la metà dei fabbisogni giornalieri, aumentando poi questa quota del 10% ogni giorno in funzione della risposta del cane. La dieta deve contenere quantità normali di proteine (20%), per quanto possibile, dato che un bilancio azotato positivo è essenziale per la rigenerazione epatica. È possibile aumentare la tolleranza proteica incrementando il contenuto calorico (ad esempio, miscelando una dieta di supporto epatico con una per convalescenti) e/o utilizzando farmaci per contrastare l’encefalopatia epatica (ad es., lattulosio, antibiotici per os). Nei pazienti con encefalopatia epatica persistente può essere necessaria una moderata restrizione proteica. Tuttavia, nell’epatopatia acuta è particolarmente importante evitare un’eccessiva restrizione delle proteine della dieta, perchè ciò potrebbe esitare in una produzione di ammoniaca endogena derivante dal catabolismo delle proteine, nonché in una riduzione della disponibilità delle stesse per la riparazione epatocellulare. È anche importante l’origine delle proteine, dato che quelle del latte e della soia vengono tollerate meglio di quelle animali. La dieta deve anche comprendere eliminatori dei radicali liberi ed antiossidanti, come le vitamine E e C e la SAME. Come epatoprotettore nello stadio subacuto, quando i livelli sierici degli acidi biliari restano elevati, si può somministrare l’acido ursodeossicolico (10-15 mg/kg PO ogni 24 ore). © Royal Canin > Trattamento dietetico In caso di insufficienza epatica acuta, l’alimentazione per via orale deve essere reintrodotta gradualmente, con pasti piccoli e frequenti al fine di non sovraccaricare le capacità metaboliche del fegato. 157 Fegato 5 - Trattamento nutrizionale adattato al tipo di epatopatia mento dell’integrità e della funzione delle membrane (Twedt, 2004). Sulla base dei suoi molteplici meccanismi d’azione, questo principio nutritivo può essere utile nelle epatopatie croniche associate a stress ossidativo, ma il suo impiego nel cane non è ancora stato validato. © C. Rutgers 5 - Trattamento nutrizionale adattato al tipo di epatopatia Fegato Epatopatia cronica Biopsia epatica di un cane colpito da epatite cronica, che mostra un’infiammazione periportale con elementi infiammatori mononucleati (H&E). L’epatite cronica comprende un gruppo diversificato di disordini caratterizzati da infiltrati di cellule infiammatorie di tipo misto, in cui predominano linfociti e plasmacellule (Center, 1996b; Johnson, 2000). Spesso, l’eziologia non viene mai determinata. Le cause documentate sono rappresentate da anormale accumulo di rame nel fegato e danno epatico indotto da farmaci o tossine (anticonvulsanti). La presenza di infiltrati linfoplasmocitari può suggerire un meccanismo immunomediato, che però risulta difficile da distinguere dalla malattia immunologica che si ha secondariamente al danno epatocellulare, dovuto al rilascio di antigeni epatici ed alla successiva formazione di anticorpi. L’impiego della terapia immunosoppressiva resta quindi limitato ai pochi casi con una chiara infiammazione linfoplasmocitaria ad eziologia sconosciuta (Center, 1996a,b), in particolare perché gli immunosoppressori possono avere effetti dannosi sulla funzione epatica. Occorre ricordare che i glucocorticoidi possono avere effetti collaterali capaci di influire sulle esigenze della dieta, ad es. aggravando l’encefalopatia epatica, l’ascite, l’intolleranza al glucosio e/o l’ulcerazione gastrica (Laflamme, 1999). Di solito, quando viene riconosciuta, questa malattia si trova ormai in uno stadio avanzato e la prognosi è riservata. Trattamento dietetico - La terapia nutrizionale è particolarmente importante nell’epatopatia cronica. La quantità offerta deve essere inizialmente basata su una stima dei fabbisogni energetici del paziente. REVERSIBILITÀ DEI PROBLEMI Il trattamento dietetico dei cani con epatopatia cronica contribuisce a mantenere una condizione corporea adeguata al fine di sostenere la rigenerazione del fegato e ridurre i segni dell’encefalopatia epatica. > Energia Si deve fare tutto il possibile per far sì che il cane mangi volontariamente. Il cibo deve essere appetibile, a temperatura ambiente ed offerto in piccole porzioni 3-6 volte al giorno. I cani che si rifiutano di mangiare o consumano quantità non sufficienti a soddisfare i fabbisogni minimi possono avere bisogno dell’alimentazione mediante sonda, che di solito all’inizio viene effettuata per via rinogastrica al fine di interrompere il circolo vizioso costituito dall’eccessivo catabolismo muscolare e dal peggioramento dei segni della disfunzione epatica. Se il cane rimane anoressico, può essere necessario inserire delle sonde da esofagostomia o gastrostomia per garantire la prosecuzione di una nutrizione adeguata (Capitolo 14). > Proteine In condizioni ideali, le proteine della dieta devono rappresentare il 17-20% dell’energia metabolizzabile, essere altamente digeribili e di elevato valore biologico. La restrizione proteica va attuata soltanto quando ci sono segni di encefalopatia epatica. La tolleranza nei confronti delle proteine può venire aumentata dalla somministrazione di lattulosio (0,5 ml/kg per os tre volte al giorno), che può essere associata ad una terapia con antibiotici per via orale (metronidazolo 7,5 mg/kg ogni 12 ore, o ampicillina, 20 mg/kg ogni 8 ore). Anche aumentare i livelli di proteine derivate da vegetali, soia o prodotti lattiero-caseari nella dieta può contribuire a ridurre la probabilità di encefalopatia epatica. La valutazione dell’adeguatezza proteico-calorica della dieta viene generalmente basata sul monitoraggio settimanale del peso corporeo e dei livelli sierici di albumina. Il graduale incremento dell’ albuminemia (in assenza di proteinuria) è indicativo di una malnutrizione proteica e/o di un’epatopatia progressiva. > Fibra La dieta deve contenere sia fibra solubile, al fine di promuovere la formazione di un pH acido nel colon e diminuire l’assorbimento di NH4+, sia fibra insolubile, che contribuisce a normalizzare il tempo di transito, previene la costipazione e lega le sostanze tossiche. Gli alimenti poveri di fibra possono essere sottoposti ad un’integrazione con psillio (un cucchiaino per 5-10 kg di peso corporeo ad ogni pasto). > Minerali e vitamine È essenziale che la dieta contenga livelli aumentati di zinco ed una miscela di antiossidanti comprendente vitamina E e C. Può essere utile l’aggiunta di un’integrazione con zinco per os (acetato di zinco 2 mg/kg/die), perché si tratta di un antiossidante che possiede anche proprietà antifibrotiche e può ridurre la gravità dell’encefalopatia epatica. 158 I Bedlington Terrier colpiti dalla tossicosi primaria da rame sviluppano un’epatopatia progressiva e vengono a morte nel volgere di pochi anni. La malattia in questa razza presenta delle analogie con il morbo di Wilson dell’uomo, ma differisce dal punto di vista clinico e genetico (Brewer, 1998; Muller et al, 2003); tuttavia, il trattamento è simile. Il ruolo del rame in altre razze è meno chiaro, anche se si ritiene che in alcune l’accumulo del metallo possa contribuire allo sviluppo dell’affezione epatica (ad es., West Higland White Terrier, Dobermann e Dalmata) (Rolfe & Twedt, 1995; Webb et al, 2002; Spee et al, 2005). Per differenziare la malattia da accumulo di rame primaria dalla ritenzione secondaria a colestasi è importante effettuare la determinazione quantitativa dei livelli epatici del metallo e l’esame istopatologico. I cani con accumuli secondari di rame tendono a presentare concentrazioni più basse nel fegato, raramente superiori a 2000 ppm, e una differente localizzazione del rame all’interno del lobulo (Center, 1996b; Rolfe & Twedt, 1995). Trattamento dietetico - Le diete per i cani con epatotossicosi da rame devono essere caratterizzate da bassi livelli di questo metallo e, al tempo stesso, elevate concentrazioni di zinco, concentrazioni aumentate di vitamina B e un tenore adeguato di proteine di elevata qualità. Molte diete per cani contengono rame in quantità ben superiore al minimo necessario ed è importante scegliere una formulazione con il più basso livello possibile. L’offerta di diete a ridotto tenore di rame rallenta l’accumulo dello stesso nel fegato, ma risulta di scarsa utilità per far diminuire nei cani già colpiti i livelli epatici del metallo, che si è accumulato nel fegato in quantità elevata. I cani con livelli epatici di rame gravemente aumentati (oltre 2000 ppm; il valore normale è inferiore a 400 ppm), devono essere sottoposti ad una parziale eliminazione dell’elemento per 2-4 mesi utilizzando un chelante del rame come la D-penicillamina (10-15 mg/kg per os ogni 12 ore). Successivamente, si attua un trattamento con zinco per os, che blocca l’assorbimento intestinale del rame attraverso l’induzione della metallotioneina (che lega il rame stesso) e deve continuare per tutta la vita dell’animale (Brewer et al, 1992). Il trattamento dei cani con ritenzione secondaria di rame prevede di affrontare la causa primaria nonché di mettere in atto misure volte a ridurre il rame accumulato. Prevenzione - Le diete povere di rame sono essenziali nelle razze note per accumulare questo elemento, o che presentano concentrazioni elevate nelle biopsie. I Bedlington Terrier che sono stati sottoposti a valutazione genetica e ritenuti a rischio di sviluppo di epatotossicosi da rame devono essere alimentati con una dieta povera di questo elemento sin dalla giovane età, perché l’accumulo inizia nelle fasi precoci della vita. Bisogna anche evitare altri alimenti (ad es. frutti di mare, fegato), integratori minerali o acqua con elevate concentrazioni di rame (Tabella 8). Il test con DNA può contribuire ad identificare i Bedlington colpiti e/o portatori. Encefalopatia epatica (HE) L’encefalopatia epatica è un disordine metabolico che colpisce il sistema nervoso centrale e si sviluppa secondariamente ad una malattia del fegato (Maddison, 2000). Di solito è la conseguenza di anomalie portovascolari congenite (shunt portosistemico congenito, displasia microvascolare) e, meno comunemente, è dovuta ad una grave affezione epatocellulare. Shunt acquisiti si possono sviluppare in risposta ad ipertensione portale causata da grave epatite cronica, cirrosi e fibrosi e rappresentano un’ altra causa capace di predisporre allo sviluppo dell’encefalopatia epatica. In rari casi, quest’ultima è dovuta a carenze del ciclo dell’urea, come è stato segnalato nell’Irish Wolfhound (Rothuizen et al, 2001). I segni clinici sono tipicamente intermittenti, possono essere scatenati dall’assunzione di un pasto ricco di proteine e variano da anoressia, vomito, diarrea, poliuria/polidipsia a disorientamento, cecità apparente e crisi convulsive. Nei cani giovani con shunt cardiovascolari congeniti si possono avere scarso accrescimento o mancato incremento ponderale. È importante un elevato indice di sospetto clinico, perché il trattamento appropriato dell’encefalopatia epatica migliora notevolmente il comportamento del paziente e può ripristinare l’appetito. Mantenere la massa muscolare ed il bilancio azotato positivo è essenziale per ridurre il rischio di encefalopatia epatica (HE). Bisogna effettuare una restrizione delle proteine della dieta soltanto se è necessario per prevenire l’insorgenza della malattia. Per ridurre il rischio dell’HE è anche importante correggere il sanguinamento enterico, la costipazione, l’infezione, l’alcalosi, l’ipokalemia e l’iperazotemia. > Modificazione della dieta • Quantità delle proteine Ai cani con encefalopatia epatica viene inizialmente offerta una dieta altamente digeribile e a ridotto tenore proteico (circa il 15% EM), in associazione con farmaci volti a ridurre la produzione di ammonia159 Fegato 5 - Trattamento nutrizionale adattato al tipo di epatopatia Tossicosi da rame 5 - Trattamento nutrizionale adattato al tipo di epatopatia Fegato FIGURA 8 - CONSIDERAZIONI GENERALI SUL TRATTAMENTO NUTRIZIONALE DELL’EPATOPATIA Anamnesi ed esame clinico Valutazione della dieta Vitamine Energia Principi nutritivi DATA Base Micronutrienti ENCEFALOPATIA EPATICA Trattamento aggiuntivo Modificazione del tipo di proteine Restrizione delle proteine ca e l’assorbimento a livello del colon (lattulosio; antibiotici orali come il metronidazolo o l’ampicillina) (Figura 8). L’elevata digeribilità della dieta e l’aggiunta di quantità moderate di fibra fermentescibile rappresenta un ulteriore elemento utile per regolare la microflora intestinale. Si devono offrire pasti piccoli e frequenti al fine di limitare gli intervalli fra i pasti stessi, il che migliora lo status nutrizionale e riduce il catabolismo (Laflamme, 1999). Se il paziente diviene asintomatico, la quantità delle proteine viene gradualmente aumentata con cautela ad intervalli settimanali o quindicinali. Si devono alimentare gli animali in modo da coprire fabbisogni proteici di mantenimento normali o quasi normali, a meno che il soggetto non sviluppi nuovamente l’encefalopatia, nel qual caso è necessario reinstaurare e/o intensificare il trattamento medico. Bisogna effettuare il monitoraggio dei livelli sierici delle proteine per prevenire l’ipoalbuminemia, perché se questa compare il contenuto di proteine della dieta deve essere aumentato attuando al tempo stesso un trattamento aggiuntivo più aggressivo. Nei cani con encefalopatia epatica refrattaria, è possibile modificare la qualità delle proteine sostituendo quelle animali con altre di origine vegetale (soia) e/o lattiero-casearia. • Qualità delle proteine Oltre ad utilizzare una dieta a ridotto tenore proteico ed un trattamento farmacologico aggiuntivo, può essere utile sostituire le proteine della carne con altre altamente digeribili di origine vegetale (ad es., isolati di soia) e/o derivate dal latte (ad es., caseina, formaggio fresco) (Strombeck et al, 1983; Center, 1998). • Fibra solubile L’aggiunta di fibra solubile può essere utile perché acidifica il contenuto del colon e riduce al minimo l’assorbimento dell’ammoniaca. Lo psillio (1-3 cucchiaini per 5-10 kg di peso miscelati quotidianamente al cibo) contiene anche una certa quota di fibra insolubile, che aumenta la massa fecale e previene la costipazione. • Terapia farmacologica La terapia medica aggiuntiva può incrementare la tolleranza alle proteine. Il lattulosio è un disaccaride di sintesi che viene fermentato nel colon, riducendo l’acidificazione in questo tratto intestinale e diminuendo l’assorbimento di ammoniaca. La dose di partenza è di 0,25-0,5 ml/kg 2-3 volte al giorno, che viene titolata in modo da ottenere due deposizioni di feci molli al giorno. Durante i gravi episodi di encefalopatia si somministrano gli antibiotici per os (ad es., metronidazolo, 7,5 mg/kg ogni 8-12 ore, o ampicillina, 20 mg/kg ogni 8 ore) al fine di modificare la flora microbica enterica responsabile della generazione dell’ammoniaca e di altre sostanze tossiche. Diete fatte in casa oppure commerciali Le diete commerciali sono da preferire a quelle fatte in casa, perché sono complete dal punto di vista nutrizionale. Oggi sono disponibili prodotti per uso veterinario formulati per i cani con insufficienza epatica ed in grado di soddisfare gli specifici fabbisogni nutrizionali del paziente con epatopatia. È difficile preparare diete fatte in casa che siano abbastanza bilanciate da poter essere utilizzate per periodi prolungati (Laflamme, 1999). In generale, le diete per i cani con epatopatia devono essere altamente digeribili, con una densità energetica elevata assicurata da grassi e carboidrati (Tabella 9). Nei cani con encefalopatia epatica clinicamente evidente può essere necessaria una restrizione proteica moderata, ma la qualità delle proteine deve essere molto alta. Inoltre, la dieta deve contenere livelli di vitamine idrosolubili ai limiti superiori della norma o aumentati, deve essere arricchita con zinco (< 43 mg/1000 kcal), a ridotto tenore di rame, povera di sodio(< 0,5 g Na/1000 kcal) in caso di ascite e con una quantità moderata di fibra, principalmente solubile. La restrizione proteica va evitata il più possibile, specialmente nei cani con epatopatia infiammatoria acuta o necrosi epatica. 160 Garantire un adeguato apporto energetico Apporto energetico sufficiente (110-130 kcal EM/kg PV0,75) Fornire energia sotto forma di calorie proteiche e non proteiche Dieta con elevati livelli di appetibilità e densità energetica Pasti piccoli e frequenti aumentano l’assunzione totale di cibo mantengono l’apporto di energia e principi nutritivi evitano che la capacità metabolica del fegato venga travolta Grassi: • 30-50 % delle calorie della dieta • evitare le diete ricche di grassi in caso di: grave colestasi, iperlipemia o epatopatie vacuolari Carboidrati: • massimo 45% delle calorie della dieta nell’intolleranza al glucosio: evitare gli zuccheri semplici, aumentare i carboidrati complessi Garantire un adeguato apporto proteico Le proteine devono essere di elevata qualità e digeribilità Evitare un’inappropriata restrizione proteica (>14% delle calorie della dieta, preferibilmente >20%) Garantire un apporto proteico commisurato alla condizione corporea ed all’albumina sierica Attuare la restrizione proteica solo nella misura necessaria in caso di encefalopatia epatica, ed anche così è possibile aumentare la tolleranza alle proteine incrementando il contenuto calorico (ad es., idrolisati di soia) ed attuando una terapia medica aggiuntiva Fibra Quantità moderate, principalmente di fibra solubile Garantire un adeguato apporto di vitamine e minerali Livelli di vitamine del gruppo B pari al doppio dei livelli di mantenimento Aumentare la quota di vitamina E Moderata restrizione del sodio nella dieta Replezione potassica Restrizione del rame Inserire nella formulazione degli antiossidanti aggiuntivi Aumentare lo zinco (>43 mg/1000 kcal) Aumentare la vitamina E (10-100 UI/kg) Aumentare la vitamina C Taurina Trattamento delle complicazioni a) Encefalopatia epatica: • correggere i fattori scatenanti (ad es., ipokalemia, infezione, sanguinamento gastroenterico) • attuare la restrizione delle proteine nella dieta (12 - 16%, con un minimo di 2,1 g/kg al giorno) • aumentare la tolleranza delle proteine della dieta con un trattamento aggiuntivo - aumentare il contenuto calorico - lattulosio 0,25-0,5 ml/kg ogni 8 ore PO - metronidazolo 7,5 mg/kp ogni 12 ore PO - ampicillina, 20 mg/kg ogni 8 ore PO - fibra solubile • modificare la qualità delle proteine: di origine vegetale e/o lattierocasearia b) Ascite • restrizione del sodio nella dieta (<0,5 g Na/1000 kcal) • diuretici (spironolattone 1-2 mg/kg ogni 12 ore, furosemide 2-4 mg/kg ogni 8-12ore PO) 161 Fegato 5 - Trattamento nutrizionale adattato al tipo di epatopatia TABELLA 9 - RACCOMANDAZIONI DIETETICHE PER IL TRATTAMENTO DELL’EPATOPATIA DEL CANE Domande frequenti Fegato Domande frequenti - Nutrizione dei cani con epatopatia R D I cani con epatopatia spesso presentano un calo dell’appetito o sono anoressici. Come posso spingerli a mangiare? La biopsia epatica di un Golden Retriever di 7 anni evidenzia un epatite cronica con accumulo di rame. Questo rame è importante? Gli antiossidanti sono importanti nel trattamento dell’epatopatia? La dieta deve essere altamente appetibile e ad elevato tenore energetico ed assicurare un adeguato apporto di proteine, grassi e tutti i micronutrienti essenziali.L’offerta di pasti piccoli e frequenti e l’impiego di alimenti umidi leggermente riscaldati possono aumentare l’appetibilità. Nei cani che rimangono anoressici per più di 3-5 giorni, può essere necessario ricorrere all’alimentazione mediante sonda, inizialmente per via rinogastrica, perché la correzione e la prevenzione della malnutrizione sono essenziali per interrompere il circolo vizioso formato da eccessivo catabolismo muscolare e peggioramento dei segni della disfunzione epatica. I Golden Retriever non sono noti per essere colpiti da un’epatotossicosi primaria da rame e l’accumulo dell’elemento è probabilmente una conseguenza dell’epatopatia colestatica che esita in una diminuzione dell’escrezione biliare del metallo. Tipicamente, questi livelli di rame non sono abbastanza elevati da esitare in un danno epatocellulare. Tuttavia, il trattamento con zinco associato all’impiego di misure adatte alla terapia dell’epatopatia cronica contribuisce a prevenire un ulteriore accumulo di rame. Si. Si vanno accumulando sempre più prove del fatto che la produzione di radicali liberi è aumentata in molte epatopatie e può svolgere un ruolo importante nel dare inizio al danno epatico e perpetuarlo. Inoltre, durante le malattie epatiche i sistemi antiossidanti endogeni vanno incontro a deplezione, il che aggrava il problema. L’integrazione con antiossidanti come le vitamine E, C e la S-adenosilmetionina (SAME) contribuisce a minimizzare il danno ossidativo. È preferibile impiegare un’associazione di antiossidanti della dieta piuttosto che uno solo, perché sembra che questi composti agiscano in modo sinergico. I cani con epatopatia devono essere alimentati con una dieta a ridotto tenore proteico? Non necessariamente. I livelli proteici sono spesso sottoposti ad una restrizione inappropriata al fine di trattare una possibile iperammoniemia. In realtà, i fabbisogni proteici sono come minimo normali o persino aumentati e molti cani con malattia epatica non sono colpiti da iperammoniemia. Apportare una quota adeguata di proteine di elevata qualità e di calorie è essenziale per assicurare un bilancio proteico positivo e consentire la rigenerazione epatica. Lo scopo è quello di mantenere l’assunzione proteica tanto più vicina al normale quanto l’animale riesce a tollerarla senza scatenare la comparsa dei segni dell’encefalopatia epatica (HE). La restrizione proteica va instaurata soltanto quando ci sono segni di HE, e il ricorso a trattamenti aggiuntivi come la somministrazione di lattulosio e di antibiotici per via orale può contribuire ad evitare l’eccessiva restrizione delle proteine della dieta. Come devo alimentare un cane con epatopatia acuta? 162 Un cane con epatopatia acuta necessita di un ampio apporto di energia e proteine per consentire la rigenerazione del fegato. Non si deve mai attuare una restrizione proteica; la tolleranza alle proteine può venire accentuata, se necessario, incrementando il contenuto calorico e/o facendo ricorso a farmaci (lattulosio, antibiotici per os). Il cane deve essere alimentato con pasti piccoli e frequenti al fine di non sovraccaricare la capacità metabolica del fegato. Se l’animale rimane anoressico per più di 72 ore si deve prendere in considerazione il ricorso all’alimentazione mediante sonda. R Quali sono le raccomandazioni relative alla dieta per i cani con epatite cronica? La dieta deve avere un’elevata appetibilità e densità energetica, contenere livelli normali di grassi (che apportano energia e incrementano l’appetibilità), livelli adeguati di proteine di elevata qualità (> 14% delle calorie della dieta, preferibilmente > 20%), avere un ridotto tenore di rame e sodio e contenere una certa quota di fibra fermentescibile. Inoltre, la dieta deve essere caratterizzata da livelli aumentati di vitamina B e zinco e da una miscela di antiossidanti (ad es., vitamina E, C ed Sadenosilmetionina). L’integrazione con zinco risulta utile perché è un antiossidante, riduce l’accumulo di rame nel fegato, può diminuire la gravità dell’HE ed è dotato di proprietà antifibrotiche. Quali sono le raccomandazioni dietetiche per un Bedlington Terrier con epatotossicosi da rame? La dieta deve essere povera di rame e ricca di zinco e contenere livelli adeguati di proteine di elevata qualità. Molte diete per cani contengono rame in misura ben superiore alla quantità minima necessaria ed è importante scegliere una formulazione con i più bassi livelli possibili. L’alimentazione con diete a ridotto tenore di rame rallenta l’accumulo di questo elemento nel fegato, ma nei cani già colpiti dalla malattia risulta di scarsa utilità per abbassarne i livelli epatici, che hanno raggiunto elevate quantità. È necessario un trattamento aggiuntivo con un chelante del rame (D-penicillamina), seguito da una terapia con zinco per tutta la vita dell’animale, al fine di prevenire l’ulteriore accumulo del metallo. In primo luogo, bisogna determinare la causa del problema – shunt portosistemico congenito o grave epatopatia. Il trattamento dietetico deve essere focalizzato sull’apporto di un’adeguata quantità di energia e proteine per sostenere la rigenerazione epatica ed al tempo stesso prevenire l’aggravamento dell’encefalopatia. Ai pazienti con segni clinici di HE viene inizialmente offerta una dieta a ridotto tenore proteico in associazione con farmaci volti a ridurre l’assorbimento dell’ammoniaca nel colon (lattulosio, antibiotici per os). Come devo trattare un cane con encefalopatia epatica? La quantità delle proteine viene gradualmente aumentata ad intervalli settimanali o quindicinali quando il cane diviene neurologicamente asintomatico. È necessario monitorare i livelli sierici delle proteine per prevenire l’ipoalbuminemia, perché se questa insorge è necessario aumentare il contenuto di proteine della dieta ed attuare al tempo stesso un trattamento aggiuntivo più aggressivo. Quando l’HE persiste nonostante una dieta a ridotto tenore proteico ed una terapia medica aggiuntiva, può essere utile sostituire le proteine della carne con altre altamente digeribili di origine vegetale derivate dal latte. Anche l’aggiunta di fibra solubile (psillio, 1-3 cucchiaini miscelati quotidianamente al cibo) può contribuire acidificando il contenuto del colon e riducendo al minimo l’assorbimento di ammoniaca. 163 Fegato Domande frequenti D Bibliografia Bibliografia Fegato Adamus C, Buggin-Daubie M, Izembart A et al. Chronic hepatitis associated with leptospiral infection in vaccinated beagles. J Comp Path 1997; 117: 311328. Als-Nielsen B, Koretz RL, Kjaergard LL et al. Branched-chain amino acids for hepatic encephalopathy. Cochrane Database Syst Rev 2003; 2: CD001939. occurring liver disease. Am J Vet Res 2002; 63: 1187-1197. Cullen JM - Vacuolar hepatopathies. In: Proceedings 19th Annual Vet Forum Am College Vet Intern Med, Denver 2001; 769-771. Davidson G - S-Adenosylmethionine. Com Cont Educ 2002; 24: 600-603. Bauer JE - Hepatic disease, nutritional therapy, and the metabolic environment. J Am Vet Med Assoc 1996; 209: 1850-1853. 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ANALISI RAZIONAMENTO INDICATIVO La dieta così preparata contiene il 31% di sostanza secca ed il 69% di acqua Valore energetico (energia metabolizzabile) 1355 kcal/1000 g di dieta preparata (2380 kcal/1000 g S.S.) % sostanza secca g/1000 kcal Peso del cane (kg)* Quantità giornaliera (g) ** Peso del cane (kg)* Quantità giornaliera (g) ** Proteine 22 50 2 160 45 1670 Grassi 12 27 4 270 50 1800 Carboidrati disponibili 60 136 6 370 55 1940 Fibra 4 10 10 540 60 2070 15 730 65 2200 20 910 70 2320 25 1070 75 2450 30 1230 80 2570 35 1380 85 2690 40 1530 90 2800 Punti chiave - Ridurre il contenuto di rame limita il rischio che si accumuli nel fegato - Ridurre il contenuto di sodio per diminuire l’ipertensione portale e limitare la perdita di liquidi attraverso lo spazio extraluminale - Aumentare il livello energetico per prevenire il rischio di eccessivo catabolismo proteico e contrastare l’encefalopatia epatica *Il razionamento viene effettuato in accordo con il peso del cane sano. In caso di obesità, la razione deve essere prescritta in funzione del peso ideale e non di quello reale dell’animale . **Si raccomanda di suddividere la quantità giornaliera in due o tre pasti, per limitare il carico epatico postprandiale. 166 Diete fatte in casa ADATTE AL TRATTAMENTO EPATOPATIE Fegato Esempio 2 COMPOSIZIONE (1000 g di dieta) Bovino, carne tritata, 15% di grasso . . . . . . . . . 100 g Tofu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 400 g Riso, cotto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 440 g Carote (bollite, scolate) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30 g Crusca di frumento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10 g Olio di semi di colza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20 g Aggiungere un integratore minerale e vitaminico ben bilanciato. RAZIONAMENTO INDICATIVO ANALISI Valore energetico (energia metabolizzabile) 1265 kcal/1000 g di dieta preparata (1900 kcal/1000 g S.S.) La dieta così preparata contiene il 26% di sostanza secca ed il 74% di acqua Peso del cane (kg)* Quantità giornaliera (g) ** Peso del cane (kg)* Quantità giornaliera (g) ** 2 170 45 1790 4 290 50 6 390 10 % sostanza secca g/1000 kcal Proteine 25 51 1930 Grassi 21 43 55 2080 Carboidrati disponibili 49 100 580 60 2220 Fibra 3 6 15 780 65 2350 20 970 70 2490 25 1150 75 2620 30 1320 80 2750 Controindicazioni 35 1480 85 2880 40 1630 90 3000 Gestazione Allattamento Crescita Esempi di diete fatte in casa proposti dal Pr Patrick Nguyen (Unità di Nutrizione ed Endocrinologia; Dipartimento di Biologia e Patologia, Scuola Nazionale Veterinaria di Nantes) 167 © UMES Fegato Informazioni Nutrizionali Royal Canin È importante offrire pasti piccoli e frequenti nell’arco della giornata, in modo da rispettare la razione giornaliera al fine di limitare il carico epatico postprandiale. Punti chiave da ricordare: La nutrizione nel trattamento e nella prevenzione delle epatopatie I quattro obiettivi del supporto nutrizionale nelle epatopatie sono: - Trattare la malnutrizione rispondendo ai fabbisogni energetici in termini di principi nutritivi essenziali 168 - Prevenire o ridurre al minimo le complicazioni, come l’encefalopatia epatica, l’ipertensione portale e l’ascite. L’anoressia è una conseguenza frequente delle epatopatie. - Favorire la rigenerazione degli epatociti assicurando la limitata assunzione di principi nutritivi, in particolare le proteine Per garantire un’appropriata assunzione di energia e principi nutritivi, si può utilizzare l’alimentazione mediante sonda. - Limitare le lesioni epatiche attraverso la prevenzione dell’accumulo del rame e la cattura dei radicali liberi Le proteine altamente digeribili di origine vegetale o di derivazione lattiero-casearia sono tollerate meglio di quelle animali nei soggetti colpiti da encefalopatia epatica. 168 Il supporto nutrizionale va adattato al singolo caso, basandosi sul tipo di epatopatia, sul grado di disfunzione epatica, sulla tolleranza alle proteine della dieta e sulla condizione nutrizionale dell’animale. La durata del trattamento nutrizionale dipende dall’eziologia della malattia e dalla capacità di rigenerazione del tessuto epatico. Nel caso di un processo patologico cronico può risultare necessaria una prescrizione per tutta la vita dell’animale. Informazioni Nutrizionali Royal Canin L’attenzione su: RAME - È uno dei fattori antianemici che comprendono anche folati, vitamina B12 e ferro. Facilita l’incorporazione del ferro nell’emoglobina. - Contribuisce alla sintesi del collagene e della mielina. - Svolge anche un ruolo nella sintesi della melanina, grazie alla sua funzione di coenzima della tirosinasi. - Come cofattore della superossidodismutasi (SOD), costituisce parte integrante dei meccanismi di difesa dallo stress ossidativo. Il rame viene assorbito ed immagazzinato legandosi alle proteine epatiche: la maggior parte di quello presente nell’organismo viene immagazzinato nel fegato. Questa capacità di accumulo è limitata e il metallo in eccesso viene eliminato attraverso la bile. Il rame può essere tossico quando l’accumulo è eccessivo, come avviene in alcune razze predisposte. L’assorbimento intestinale del rame, dello zinco e del ferro, è interdipendente. Un eccessivo livello di ferro o di zinco può ridurre la disponibilità del rame. Negli enterociti, lo zinco induce la sintesi della metallotioneina, una metalloproteina che forma un forte legame con il rame nelle cellule epiteliali dell’intestino e ne previene l’assorbimento. Per i cani con insufficienza epatica si raccomandano quindi gli alimenti ricchi di zinco (> 40 mg/1000 kcal). Fegato Anche se è presente nell’organismo in quantità molto basse (< 10 mg/kg di peso corporeo) il rame svolge il ruolo di coenzima in un gran numero di reazioni metaboliche. RAZZE CANINE CHE PRESENTANO UN AUMENTO DEI LIVELLI EPATICI DI RAME IN CORSO DI EPATOPATIA (Da Jonson, 2000) ESEMPI DELLE PRINCIPALI FUNZIONI IN CUI IL RAME SVOLGE UN RUOLO CU Colore della cute e del mantello Sintesi dell’emoglobina Ossidazioni cellulari In caso di accumulo patologico, i livelli di rame nel fegato raggiungono concentrazioni di parecchie migliaia di mg/g di tessuto epatico secco, pari a 10 volte quelle del fegato sano. Airedale Terrier Bedlington Terrier* Bobtail Boxer Bull Terrier Bulldog Cocker Spaniel Collie Bassotto Dalmata Dobermann Pastore Tedesco Golden Retriever Keeshond Kerry Blue Terrier Pechinese Samoyedo Schnauzer Sky Terrier* West Highland White Terrier* Fox Terrier a pelo duro *accumulo di rame nel fegato correlato ad un meccanismo ereditario Bibliografia Biourge V - Nutritional support, a key factor in the management of liver disease. Waltham Focus 2004; 14(2): 22-27. Johnson SE - Chronic hepatic disorders. In: Ettinger SJ, Feldman EC, eds. 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