In che senso “VICINO”?
- Le nostre radici nel Medioevo Il concetto di “Medioevo” nasce a seguito di una discussione nata nel
Rinascimento, nel momento in cui la civiltà riscoprì il valore degli ideali classici
greci e latini. In principio questo termine fu usato come dispregiativo, poiché
la popolazione era spinta a pensare che questa età di mezzo era caratterizzata
da momenti bui e di decadenza, in realtà, grazie alla rivalutazione storica
avanzata dai romantici nel 1800, siamo giunti alla conclusione che il Medioevo
è stato un periodo di rivoluzioni e di cambiamenti incisivi sulla popolazione
successiva.
In particolar modo durante questo periodo lo “scenario della storia”
si allarga rispetto al mondo romano, arricchendosi di nuovi personaggi che
in principio erano situati ai margini di ciò che dai romani veniva considerata
una realtà geografica compresa nel loro impero e non come un’entità politica
e culturale distinta e dotata di caratteristiche proprie.
È proprio grazie al processo di invasioni avanzato da questi popoli barbari
che si viene a mano a mano definendo quello spazio geografico, politico e
culturale che oggi chiamiamo Europa.
Si può quindi affermare che il Medioevo può essere considerato VICINO
in quanto la sua denominazione non sia stata coniata in termini di
tempo considerabili lontani in ambito storico, inoltre, ogni giorno
possiamo riscoprire quanto sia attuale la discussione e l’influenza di
questo periodo storico le cui conseguenze di scelte e avvenimenti
hanno dato frutto a concetti che persistono fino all’ età moderna.
Basta guardarsi attorno e si possono rilevare somiglianze in ambito
istituzionale, religioso, culturale e organizzativo non indifferenti, poiché, come
si è sentito dire più volte, la storia non procede per salti e noi siamo e
saremo sempre parte di una storia che manterrà comunque legami col
Mondo Antico e Medievale.
In particolare vediamo gli aspetti di somiglianza conservati oggi nei confronti
del Medioevo. Cosa rimane a legarci a questo periodo storico?
Fonti: 1)Atlante – gli spazi della storia fra passato e presente
vol.2 dall’impero romano all’Alto Medioevo
2) Polis 2 società e storia da Augusto all’anno mille,
Eva Cantarella e Giulio Guidorizzi
FORME DI
CULTO
Medioevo Vicino
RELIGIONE
VITA SOCIALE
la forma di diritto
CORPUS IURIS
CIVILIS
rapporti di
FEUDALESIMO
CRISTINESIMO
diviso in
Che si inserisce con successo nel
STATO
DELLA CHIESA
MONASTERI
che conservano la
DIALETTI
ISLAM
Sostituita poi dalla nascita dei
CULTURA LATINA
MEDIEVALE
religione del mondo
arabo promulgatrice di
SCIENZA
IL Corpus IUris civilis:
F
<< ra le eredità che ci ha lasciato Giustiniano, imperatore romano morto nel
565 d.C. , oltre gli splendidi mosaici di Ravenna e la basilica di Santa Sofia a
Costantinopoli, c’è anche il “corpus iuris civlis” : una compilazione
omogenea della legge romana che è tutt’ oggi alla base del diritto civile,
l’ordinamento giuridico più diffuso al mondo. In occidente, il Corpus iuris
venne preso come testo di riferimento solo a partire dal Basso Medioevo,
dato che nell’Alto Medioevo i sovrani germanici che avevano abbattuto
l’impero romano emanarono leggi proprie nei regni romano-germanici
costituitisi. Ogni giorno quasi ignari percorriamo le pagine del Corpus iuris
forse centinaia di volte: le norme per acquisti, vendite, matrimoni, eredità,
successioni ecc., più in generale per tutte le obbligazioni, hanno trovato per
la prima volta una compilazione organica nel Corpus iuris.>>
Fonte:http://managementeconsulting.it/cms/2011/01/giustinianocorpus-iuriscivilis-e-la-nostra-vita-quotidiana/
Mi permetto di aggiungere che col Corpus iuris civilis per la prima
volta il peccato viene considerato secondo la morale cattolica
un reato e siccome questo concetto viene tramandato anche
nei moderni codici civili e penali, può essere affermato
che il Codex Iustinianeus è la fonte giuridica più rilevante
dell’Occidente ed è tuttora influente.
(Mosaico di Giustiniano nella
basilica di San Vitale, Ravenna.)
In base a quanto affermato fino ad ora quindi il corpus iuris civilis di
Giustiniano non sancì altro che la nascita del diritto civile.
Era da aspettarselo che colui che voleva ristrutturare l’antico Impero
Romano, patria di ciò che nell’età classica si definiva come diritto,
sarebbe giunto alla compilazione di un testo che avrebbe svolto la
funzione di caposaldo per la storia giuridica occidentale.
Grazie al lavoro sostenuto dai principali giuristi dell’epoca il testo fu
organizzato e suddiviso in: Codice, Digesto, Istituzioni e Novelle e in seguito,
dall’XI secolo, il diritto cominciò ad essere studiato e applicato in Europa,
con tale successo che intere costituzioni vennero redatte tramite gli estratti dell’
opera di Giustiniano.
Il corpus iuris civilis oggi è considerato da una storica quale Eva Cantarella
un codice nel senso moderno del termine.
Questa sua modernità accompagnata dal fatto che i suoi principi
vengono riportati nelle costituzioni dei più grandi paesi europei come
Francia (il cui codice civile venne scritto nel 1804), Germania e Italia e
che abbiano influenzato le leggi di un paese in cui il sistema del diritto
è diverso da quello romano come il Regno Unito ci rende consapevoli
di quanto faccia parte di un “Medioevo vicino”.
Schema
FONTE: Polis vol.2
Fonti: Libri Polis 2 + Storia medievale di Paolo Sacco vol.2
cosa ne pensa Marx? (al
punto “feudalesimo”)
Il feudalesimo, questo concetto di rapporto personale di fedeltà
simboleggiato dalla concessione di un beneficio (in genere di terre) da parte
del signore nei confronti del suo fido ha rappresentato, nei secoli altomedievali,
la struttura portante del baricentro dell’Europa: il Regno Franco.
Il feudalesimo è stato un fenomeno tipico dell’Europa, consistente in una
stretta rete di rapporti personali di dipendenza che avviluppavano la
società, capace di sostituire i poteri dello Stato soprattutto dove esso era
inesistente; tuttavia rimase nel suo “DNA” a lungo: si parla fino al 1789 per la
Francia e il 1861 per l’Italia.
In apparenza pertanto sembra che il feudalesimo sia stato del tutto abolito, ma
se oggi pensiamo ai ceti della popolazione più deboli presenti in Africa,
America del sud e Estremo Oriente che sono oppressi da sfruttamento,
assenza di diritti civili e schiavitù ritroviamo i “feudalesimi di oggi” dove i
padroni-signori locali non fanno altro che quello che accadeva durante l’Alto
Medioevo, o addirittura peggiorano i diritti delle parsone legate loro da vincoli
di fedeltà poiché tengono in quasi schiavitù i lavoratori della terra o delle
fabbriche, vincolandoli a sé e impedendo loro lavori alternativi.
Purtroppo i moderni padroni – signori appaiono invincibili perché protetti
Schema
dalle autorità centrali, di cui spesso sono i maggiori sostenitori.
Sebbene il comportamento dello Stato della Chiesa durante il Medioevo non si distinse
per la sua umiltà come al giorno d’oggi, i punti di contatto riconoscibili sono:
1. Il Patrimonium Petri e i possedimenti religiosi
2. L’ autorità politica del papa
3. Le immunità ecclesiastiche
Per quanto riguarda il primo punto, la nascita dello Stato della Chiesa è collocata nel 728
quando il re longobardo Liutprando (ricordato per il suo fervore religioso) donò alcuni
territori conquistati al papa, riconosciuti come il Patrimonium Petri. Quest’ultimo è stato
soggetto di una discussione avanzata da Lorenzo Valla: la Chiesa rivendicava la
donazione come opera del potente Costantino, in realtà, a seguito di uno studio si è
potuto confermare che la lingua latina impiegata nello scritto non poteva essere databile
al IV secolo.
A partire da questo territorio, la Chiesa fu in grado di espandersi nel corso dei secoli
grazie ai poderi lasciati per testamento dai fedeli; una pratica che, anche se oggi sia di
gran lunga diminuita, continua a esistere da parte di persone senza eredi.
Considerando invece il secondo punto, siccome nel Medioevo il potere veniva garantito
dal possesso di terreni, basti pensare ai latifondisti e al feudalesimo, anche la Chiesa
cominciò ad acquisire quel ruolo distintivo che avrebbe concesso al papa di organizzare
una vera e propria politica estera affermandosi come unico personaggio capace di
colmare il vuoto di potere lasciato dalle autorità latitanti.
Questo oggi può essere tradotto nel suo riconoscimento come capo monarchico del
Vaticano: ciò giustifica la presenza di un potere temporale oltre che spirituale.
Infine, discutendo riguardo l’ultimo punto, la serie di privilegi ottenuti dallo Stato della
Chiesa sono ancora validi, basti pensare all’esempio più banale: lo Stato della Chiesa
(oggi ridotto solo alla Città del Vaticano e alla Santa Sede a seguito della conquista nel
1870 di Roma da parte del nascente stato italiano) e tutte le strutture cattoliche non
pagano imposte quali l’IMU.
L’AUMENTO DEI POSSEDIMENTI
DELLO STATO DELLA CHIESA
DURANTE IL MEDIOEVO
Simbolo dello STATO
PONTIFICIO
Schema
Monasteri e cultura
Diffusosi dal IV al VI secolo nei territori sia orientali (con l’anacoretismo)
che occidentali (col cenobitismo), il monachesimo, servendosi della sua
ricerca del contatto diretto con Dio attraverso le esperienze ascetiche,
colpì alcuni seguaci del cristianesimo e
Un capolettera miniato
introdusse un nuovo modo di vivere la religiosità rispetto ai secoli
precedenti.
Al giorno d’oggi si rilevano poche differenze nell’ ambito del modo di vivere
e di agire nella società da parte dei monaci di ogni ordine nei confronti dei
loro predecessori, lo stile di vita è rimasto pressoché lo stesso.
Per approfondire consultare due esempi a noi molto prossimi e evidenti:
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1. Benedettini di Monte Oliveto
2. Abbazia di Farfa - Comunità dei Monaci Benedettini di Farfa
Per concludere, oltre alla loro organizzazione di perfetto comunitarismo, i
monaci vengono ricordati anche per le loro trascrizioni di testi antichi in
epoca medievale che ci hanno concesso tuttora di conservare testi latini
del calibro di Cicerone (a primo impatto può sembrare strano che delle
persone il cui stile di vita veniva condannato dai civili poiché considerato
una fuga dal mondo cittadino trascrivessero delle opere classiche, tuttavia
queste ultime venivano considerati grandi modelli dell’arte della scrittura,
da tramandare e impiegare nell’ambito dei testi cristiani)
e per il loro impegno nell’arte del minare abbellendo le opere con favolosi
disegni
confronta Abbazia di Morimondo: sito della Fondazione –
laboratori dove quest’ultima pratica viene ancora proposta.
Il latino scalzato dai dialetti: verso una
nuova letteratura
Sono uno dei lasciti più evidenti del Medioevo che tuttavia stanno per essere dimenticati dalle nuove
generazioni: i dialetti. Essi nacquero già all’ epoca delle conquiste dell’antico Impero Romano, ma
rimasero conosciute come lingue dei popoli inglobati di minore rilevanza rispetto al latino che era
invece la lingua della cultura classica. Comunque il massimo splendore e impiego dei dialetti è da
riscontrarsi nell’ Alto Medioevo, quando a seguito delle invasioni barbariche il latino iniziò ad essere
considerato una lingua capace di compromettere la bellezza delle tradizioni barbare e pertanto la
cultura latina si ridusse ad essere unico privilegio dei clerici e non del popolo.
La prima testimonianza scritta del processo che portò i nuovi dialetti a subentrare nei confronti del
latino, ancora più antica del Placito Capuano e dell’ Indovinello Veronese, è il giuramento di Strasburgo,
redatto nel 842 da Ludovico il Germanico e Carlo il Calvo in ciò che si presentava come il primordiale
tedesco e francese.
In seguito i dialetti diedero vita a quella letteratura romanza (dove usata la lingua d’oil) e provenzale
(che fa uso della lingua d’oc) in Francia e alla letteratura religiosa in Italia (i cui testi impiegano per lo più
l’umbro) che oggi continuano ad essere studiate perché considerate i modelli che ispirarono i poeti dello
Stilnovo come Dante nella Divina Commedia, il quale è un autore che ha sempre accompagnato studenti
di varie generazioni con questa sua opera perché rappresenta la ritrovata identità culturale dell’Italia, che,
sebbene sempre divisa per motivi politici (non siamo ancora negli anni dell’Unità), riesce a identificare
nel Fiorentino quella che poi diventerà la “lingua di stato”, in poche parole, l’italiano.
Per approfondire:
LETTURE/ Dante, Celestino, Francesco: quel medioevo così vicino
FONTE: Libri “Grammatica storica” di Meyer Luebke e “Meravigliosamente: storia
letteraria delle origini”
Schema
Questa religione pone i suoi fondamenti nel 622 (data simbolo dell’egira che
tuttora rappresenta l’inizio dell’era islamica), durante l’Alto medioevo. Nel corso
dei secoli fino all’età moderna, poco o nulla è cambiato all’interno di questa
fede: un chiaro riferimento lo si riscontra negli sciiti che continuano a
considerare legge suprema i dettami riguardanti lo stile di vita contenuti
nel Corano, il quale è databile al VII secolo e comprende al suo interno la serie
di visioni di Maometto non rivoluzionate e perfezionate secondo le esigenze
del XXI secolo, come si pongono il traguardo di fare i sunniti.
Proprio per questa aderenza e rispetto puntuale come se fossero sottomessi
(muslin infatti vuol dire “sottomesso a Dio”) rispetto alla shari’a fa in modo che i
loro comportamenti non abbiano conosciuto rilevanti miglioramenti nelle
condizioni sociali.
Ci sono tre sfumature che ci ricordano che l’islam come organizzazione e legge
di stato in aggiunta al ruolo di religione è una realtà ancora a noi prossima:
1.
Lo gihàd è un concetto odierno: non mancano mai minacce di guerra,
basta pensare agli ultimi avvenimenti a LONDRA.
2.
La religione islamica viene ancora vissuta allo stesso modo in cui è
nata (mi riferisco agli sciiti)
3.
Sicilia araba (quando la conquista araba = conquista islamica)
Oggi in una delle nostre isole più importanti conserviamo l’esempio per cui
una conquista che parrebbe di Stato si uniformizza in una conquista
religiosa:
gli arabi infatti presero Siracusa nell’878 e scelsero come capitale
Palermo, che da cittadina secondaria divenne centro commerciale e
culturale di prestigio (da ricordare che gli Arabi si distinsero come abili
mercanti e traghettatori) e si arricchì di opere d’arte a scapito di Siracusa.
FONTI: Polis 2 + Le strade della storia vol.2 di Giovanni Casorotti
e Samuele Tieghi
Schema
Il mondo arabo: scienza e cultura
Secondo quanto riportato dal libro di G. Carosotti e S.Tieghi “Le strade della storia” vol.2, la
cultura occidentale, al giorno d’oggi, tende spesso a contrapporsi con argomentazioni
ingenue e non supportate da dati storici a quella arabo-musulmana invece di riconoscere
che la conservazione e la trasmissione della filosofia greca, nonché fondamentali
acquisizioni tecnico - scientifiche si devono quasi interamente alla vivacità culturale
della civiltà araba...
In effetti, se pensiamo alle grandi invenzioni durante il rinascimento arabo, dobbiamo
riconoscere che senza le grandi menti arabe noi non impiegheremmo gli odierni simboli per
indicare i numeri, e nemmeno lo “0” indispensabile nella notazione scientifica;senza le loro
trascrizioni, rielaborazioni e approfondimenti riguardo gli studi dei più grandi pensatori, filosofi
e scienziati greci il mondo cristiano non sarebbe giunto a possedere e riscoprire questi testi
dal grande pensiero scientifico; inoltre senza la loro abilità di traghettatori o se non
avessero conquistato il Mediterraneo come lago arabo, forse l’Europa non sarebbe venuta a
conoscenza della carta, in quanto nei secoli immediatamente successivi al crollo dell’Impero
romano d’Occidente il commercio non era garantito da infrastrutture adeguate.
Questo interesse per la scienza da parte del mondo arabo deriva dalla loro religione,
che ha sempre occupato e vestirà sempre un ruolo fondamentale nell’ambito della loro vita
sociale: infatti i musulmani ritengono che tutte le cose siano state generate da Dio e di
conseguenza l’intento di alcune persone di comprendere gli aspetti del creato sottolinea una
naturale ricerca di tutte le Sue vie.
Per questo motivo la scienza è un valore fondamentale dell’Islam e proviene sempre da
Dio, fonte di ogni ricerca.
Il contributo dei musulmani in campo scientifico è stato così ampio da raggiungere il mondo
Occidentale in modo talmente netto proprio a seguito di questa ideologia forzata dal loro
Credo.
E oggi? Il rinascimento arabo non ha ultimato il suo processo di incremento e
Schema
continua a svilupparsi
link a nuovo rinascimento arabo
Sono tre diversi tipi di dialogo con la propria religione nei confronti del culto
delle immagini divine.
Il primo di essi, l’aniconismo, è sempre stato tipico dell’Islam (dalla sua nascita fino ad oggi)
e prevede il divieto di qualsiasi rappresentazione umana o sacra.
Il secondo, voluto da papa Leone III, nacque a seguito della grande crisi religiosa
del cristianesimo durante il Medioevo dovuta a motivi per lo più politici quali l’influenza
dei monasteri nei confronti della Chiesa cattolica e la propaganda dei musulmani
che accusavano il cristianesimo di idolatria, ossia di adorazione di immagini.
L’iconoclastia, caratterizzata dalla distruzione di immagini sacre, fu condannata
dal concilio di Nicea nel 787, ma essa, insieme all’ idolatria e all’aniconismo ha
lasciato molti segni significativi nel mondo moderno.
Vediamoli:
IDOLATRIA: è molto più sviluppata rispetto alle altre due
e viene sostenuta in particolar modo dal cristianesimo.
Grazie al concilio di Nicea, che segnò la sua
vittoria nei confronti dell’iconoclastia, si aprì lo spazio
ad una civiltà che prevedeva il culto di raffigurazioni
come protagonista.
Papa Giovanni Paolo II prega di fronte
ad una statua della Madonna
ICONOCLASTIA: anche se è stata abolita, l’iconoclastia
ha svolto un ruolo significativo durante il Medioevo che
ha generato segni indelebili soprattutto a livello artistico
orientale e bizantino.
Un lascito di iconoclastia bizantina nell'abside della chiesa
di Santa Irene a Costantinopoli dove la figura di Cristo viene
sostituita col solo simbolo di una croce stilizzata.
ANICONISMO: la ritrosia nella rappresentazione delle figure umane
per timore che diventino oggetto di idolatria è avanzata ai
giorni nostri da arabi e ebrei. Soffermandoci sugli
arabi, questa ostilità risale ai tempi dell’iconoclastia
Bizantina e si protrae fino a oggi, oltre che per
la devozione musulmana a rispettare i dettami del Corano,
anche per le testimonianze artistiche
islamiche. Grazie all’aniconismo infatti gli arabi non abolirono
l’arte figurativa, ma la sostituirono con tecniche decorative come
l’arabesco e stilizzazioni geometriche di grande razionalità
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