RIVISTA ROSMINIANA
di filosofia e di cultura
ANNO CV - FASC. I - GENNAIO - MARZO 2011
J. H. Newman e i Rosminiani
Il giovane J. H. Newman
1.
2.
Domenica 19 settembre 2010 il Papa Benedetto XVI, in visita ufficiale nel Regno Unito, ha
elevato agli altari - a Birmingham, nel Cofton
Park - il Cardinal John Henry Newman. Figura
che campeggia sullo scenario della cultura
dell’800 per l’ampiezza dei suoi interessi letterari
e teologici e, soprattutto, per il ruolo decisivo che
ebbe all’interno del Movimento di Oxford per il
rinnovamento della Chiesa Anglicana 1.
Rosmini e Newman si sono scritti e stimati
da lontano, ma non si sono mai incontrati di persona2. Giuseppe Morando si chiede se vi sia stata
Si dice - e lo affermava Mons. Clemente Riva - che Papa Giovanni Paolo II desiderasse affrettare le Cause di Beatificazione di Newman e Rosmini, per porli assieme davanti al Popolo
di Dio come campioni della fede e “cavalli di razza” aggiogati alla biga della Chiesa. Li accoppiò, tuttavia, nell’Enciclica “Fides et Ratio” (1998), al n. 74, quando trattò del grande apporto dei filosofi cristiani al problema del fecondo rapporto tra filosofia e parola di Dio.
I viaggi in Italia di J. H. Newman furono quattro: nel 1833 è il suo famoso viaggio in Sicilia;
il secondo passaggio avvenne nel 1846, a conversione già avvenuta, e si fermò a Milano dal
20 settembre al 23 ottobre, prima di raggiungere Roma; la terza venuta in Italia è nel 1856,
quando visitò alcuni Oratori di S. Filippo Neri; la quarta, quando venne a Roma a ricevere il
cappello cardinalizio il 15 maggio 1879. Ho compulsato soprattutto il Diario dei viaggi di
Rosmini (così preciso nell’indicare luoghi, circostanze e persone) e non ho trovato che Newman e Rosmini si siano incontrati. Scrivono invece di un supposto incontro Giuseppe Morando, in un articolo della «Rivista Rosminiana», 1906 (a. I, n. 4, pp. 205-207), Pagani-Rossi
(II vol., p. 338) e Umberto Muratore, in Rosmini profeta obbediente (1995, p. 121), e non citano però nessuna fonte. Claude Leetham, nel suo volume Rosmini, priest and philosopher
(1982, p. 321), accenna ad un loro reciproco desiderio d’incontro nel 1846, ma - scrive «they missed one another». Perché? Rosmini è a Brescia e a Rovereto e giunge a Milano la
sera del 30 settembre, il 1° ottobre ebbe affari da sbrigare, il 2 era di ritorno a Stresa. Al biglietto d’invito di Newman, risponde di non aver chiamato «perché lui non sa parlare latino
2
Domenico Mariani
una dipendenza tra i due pensatori, ed esclude un’influenza anche indiretta di
Newman su Rosmini3. Forse si potrebbe parlare di un’influenza di Rosmini sul
pensiero di Newman che, soprattutto nella Grammatica dell’assenso, è vicinissimo a quello di Rosmini, anche se il genio del Newman fu originalissimo e indipendente.
Il primo ed unico documento di Newman diretto a Rosmini è una lettera in latino del marzo 1843. Il 17 ottobre 1842 Padre
Luigi Gentili, assieme ai coniugi Ambrose
de Lisle, aveva fatto una gita ad Oxford dove, introdotto dal Dr. Rouse Bloxam, conobbe William Lockhart e probabilmente anche
Newman. Questi, che aveva già scritto il volume Gli Ariani del IV secolo (1833) che rivela i suoi interessi per la patristica e un atteggiamento critico per le ambiguità del
pensiero contemporaneo, viveva l’attesa
immediata e l’urgenza del rinnovamento che
avrebbe coinvolto la sua Chiesa e subiva una
grande tensione morale.
Don Luigi Gentili
Gentili dovette descrivere a Rosmini
questa situazione, che era sfociata nella pubblicazione del Tract 90 - per cui
Newman cadeva in disgrazia dell'Università e dei vescovi anglicani, si dimetteva da parroco di St. Mary’s e si ritirava con Lockhart, Dalgairns e altri a Littlemore -, e per mezzo di Gentili Rosmini fece giungere a Newman il suo apprezzamento, la sua solidarietà, le sue speranze. Newman, nella sua risposta,
getta acqua sul fuoco: Rosmini aveva corso troppo, “troppo benignamente”
l’aveva giudicato, la realtà era in evoluzione e necessitava di grande concretezza. Ma ecco le sue Parole: «Benignius et, quod minime volebas, iniquius simul
de me, Vir Revendissime et Ornatissime, tulisti judicium in litteris tuis. Nam,
3.
e io italiano» (lettera del 18.10 di Newman). In seguito non ci furono più occasioni (cfr.
«Charitas» 1946, pp. 49-50; Inos Biffi, «Osservatore Romano», del 26.3.2009).
Vedi articolo cit. in RR: negli anni ‘50 il ciclo delle opere filosofiche di Rosmini era pressoché chiuso, mentre quello del pensatore inglese si apriva appena allora. Nel 1849 Mons. Wiseman chiese a Newman di leggere Le cinque piaghe della santa Chiesa di Rosmini, sul quale non ebbe niente da dire in termini dottrinali. Piacque invece a Newman il romanzo di Manzoni, che lesse nel 1837, e avrebbe voluto incontrare lo scrittore lombardo a Milano nel 1846,
ma anche questo incontro sfumò perché Manzoni non era in città (cfr. Lorenzo Fazzini, Newman, quell’Italiano!, articolo su « Avvenire » del 10 settembre 2010, p. 27).
J. H. Newman e i Rosminiani
3
cum de retractione mea loqueris, in laude nimius es; cum vero de scriptis meis,
ostendis te ingenium meum quale sit parum nosse. Ego profecto, infirmitatibus
licet innumeris, ne dicam peccatis, implicitus, illud de memet ipso, quod non est
magnum, dicere audeo, numquam non, dum scripta mea exararem, Dei
timorem, pro captu meo, servasse me ante oculos meos, vel servare voluisse,
neque impulsum esse, quod tu, Vir Benevolentissime, videris arbitrari, vi mera
fervidioris animi aut voluptate disserendi. Nec nunc, id quod humaniter dicis,
me ipsum superavi; neque antea verba mea custodire, reprovare (sic!), in
ordinem digerere, saltem in votis non habui. “Haud tali me dignor honore”, qui
nullus est, nisi bactenus vere dignus sim vituperatione.
Jam vero in hoc quoque de me minus accurate judicas, quasi ex retractione mea colligendum sit, motum esse quendam in mente mea erga Ecclesiam
tuam; cum retractatio illa prorsus non theologicam olet officinam, quia
aequitatis opus est, pietatis, officii.
Tu vere, Vir Candide, ne graveris me hoc modo ad te scribere; non enim
sine animo summopere erga te benevolo et grato locutus sum, sed ut rem, ut vere se habet, luculenter explicarem.
Vale, V. R., et credas me esse tui observantissimum
Joannem H. Newman.
Dabam ex domo mea apud Littlemore, Mart. Die 16° 1843»4.
4.
Ci permettiamo una nostra traduzione della lettera: «Troppo benignamente e - ciò che non
volevi - alquanto ingiustamente hai giudicato di me, Reverendissimo e Pregiatissimo Signore, nella tua lettera. Poiché, quando parli della mia ritrattazione, esageri nella lode; quando
invece par li dei miei scritti, mostri di conoscere poco quale sia la mia natura. Io certamente,
benché implicato in innumerevoli debolezze, per non dire peccati, oso dire di me stesso quello che non è gran cosa - che cioè nello stendere i miei scritti sempre, per quanto potei,
ho tenuto innanzi agli occhi miei il timor di Dio, o desiderai tenerlo, e non fui spinto come
tu, Signore benevolentissimo, sembri credere, da una mera lena di animo infervorato o dal
gusto di dissertare. Né ora, come dici cortesemente, ho superato me stesso, né precedentemente ebbi almeno caro di osservare riprovare e ordinare le parole. “Disdegno un tale onore”, che è nullo, se veramente fino a questo punto non sia degno di biasimo. Poi anche in
questo non mi giudichi esattamente, come se dalla mia ritrattazione si debba arguire che nella mia mente ci sia qualche movimento verso la tua chiesa; mentre tale ritrattazione non sa
affatto di laboratorio teologico, anzi è opera di equità, di pietà, di dovere.
Ma tu, Sincero Uomo, non offenderti se ti scrivo in questo modo; perché non ho parlato senza animo sommamente benevolo e grato verso di te, ma per spiegare chiaramente come sta
veramente la cosa.
Ti saluto, Rev. Signore, e credimi il tuo dev.mo Giovanni H. Newman.
Dalla mia dimora presso Littlemore, il 16 marzo 1843» (ASIC, A.2 - 87).
4
Domenico Mariani
Intanto, però, la posizione di Lockhart a Littlemore sfuggiva dalle mani di
Newman. Questo giovane scozzese, nobile, discepolo prediletto, frequentatore
assiduo delle famose prediche di Newman a St. Mary’s, figura austera e in ricerca della vera fede, si poneva dubbi sempre più frequenti sul suo stato interiore. Newman ebbe la viva sensazione che quel giovane così pensoso e delicato
stesse per sfuggirgli e volle da lui una promessa di fedeltà per tre anni. Lockhart
promise di non abbandonare l’affezionato e venerato maestro. Ma le cose
s’imposero diversamente.
Quando Gentili fece visita a Oxford,
Lockhart fu molto impressionato della
figura ascetica e della dotta parola del
prete romano e gli chiese un abboccamento privato. Questo avvenne nel mese
d’agosto 1843 a Loughborough, si trasformò in un triduo spirituale, sfociò
nell’abiura al Protestantesimo e nella conversione alla vera Chiesa di Gesù Cristo
da parte del Lockhart: era il 26 agosto
18435. Newman fu preso in contropiede e
ne ebbe il cuore trafitto. Fu allora che fece il discorso su La separazione degli amici (1843) e scrisse al Gentili questa letPadre William Lockhart
tera piena di amarezza:
Littlemore, August 28, 1843.
My dear Sir,
I feel the kindness of your letter, and thank you for it.
What pains me in Mr. Lockharts’ conduct is that he has broken an engagement with me and taken me by surprise. It seems he was writing to you,
while I thought he was putting himself under my guidance.
I lament such occurrences very much, for they tend more than any thing
else to foster and increase the prejudices with which members of our communion regard the Church of Rome.
I am, my dear Sir, very totally yours
John H. Newman6.
5.
6.
Vedi lettera di Pagani a Rosmini del 9 settembre 1843, a pag. 177 di CLAUDE LEETHAM, Luigi Gentili; a sower for the second Spring, London, Burns and Oates 1965.
ASIC, A. G. 62, 494.
J. H. Newman e i Rosminiani
5
Dopo che fu accolto nella Chiesa Cattolica (9 ottobre 1845), Newman visitò amichevolmente Lockhart a Ratcliffe e, quando questi fu ordinato prete
(19.12.1846) e andò a trovare Newman a St. Wilfred’s, Newman insistette per
servirgli la santa Messa7.
Il febbraio dell’anno seguente, Newman ringrazia P Gentili per un’opera di
Marchetti fattagli pervenire per mezzo del discepolo Dalgairns 8. Accenna al
problema delle nomine vescovili, nomine necessarie dopo il ristabilimento della
gerarchia ecclesiastica in Inghilterra, di cui nel gennaio 1847 il Cardinal Franzoni aveva scritto anche a Rosmini, ma Newman si dice completamente fuori
contesto. Ecco il testo della sua lettera:
February 21, 1844.
Dear Sir,
Mr. Dalgairns has given me your kind present of Marchettis’ work, for which I
beg to offer you my best thanks. You were right in supposing that I was not possessed of it, though Mr. Dalgairns was already in pos session of a copy, which
he had sent to one of the translators of Fleury.
I fear then is not much use in my remembering or forgetting your hint as to
the appointment of Bishops. It requires persons of weight and influence to take
up such questions, which it is plain to any one I am not.
With my kindest remembrances to Mr. Lockhart, I am, dear Sir, yours
faithful servant
John H. Newman9.
Nell’ottobre 1845, Newman ringrazia Padre Pagani per l’apprezzamento
offertogli per i passi coraggiosi che aveva compiuto assieme ad altri discepoli.
Si dice contento di essere dove ora si trova (il 3 ottobre aveva abbandonato la
fellowship dell’Oriel College e il 9 aveva deposto nelle mani del Padre Passionista Domenico Barberi la sua abiura). Altri lo seguiranno? Tutto è nelle mani
di Dio: egli non sa, non vede per ora nessun movimento. Ecco la lettera al Pagani:
Littlemore, October 19, 1845.
My dear Sir,
7.
8.
9.
C. LEETHAM, Luigi Gentili, cit., p. 179.
Si tratta probabilmente di Una notte di Dante, cantica in terzine del poeta Giovanni Marchetti
(1790-1852), che fu anche ministro nel Governo pontificio nel 1848.
ASIC, A. G. 62,547.
6
Domenico Mariani
Your letter claims my best thanks, and is a proof of your great charity towards
me. I trust earnestly I shall not prove unworthy of the great mercies which have
been showered upon me from my youth up, and of which I have now received by
far the greatest.
But, Rev. Sir, vaster rejoice that we are where we now are, than in the
prospect of others following me. This is in Gods’ hands, and I cannot guess how
it will be. Nothing that I see or hear leads me to think that there will be any
great movement at this moment10.
Yours, my dear Sir, very respectfully
John H. Newman11.
Il 26 settembre 1848 moriva a Dublino di tifo, stremato dal suo zelo apostolico, il Padre Luigi Gentili. La notizia si diffuse rapidamente anche in Gran
Bretagna e il 3 ottobre 1848 Newman scriveva a Padre Pagani da Maryvale il
suo dolore e le sue condoglianze:
Dear Father Pagani,
It is very mysterious that one should be taken away in the mist of a career of
such holy and important services as Fr. Gentili was rendering to Catholicism in
this country. But may we not be confident, that in pro portion to the greatness of
the visible loss, is the real gain which will accrue both to religion and to your
Institute in particular by the removal of so holy a person, who doubtless is able
to do more for you and for the Church, where he now is by his prayers than he
could do by even the greatest exertions on earth?
“Alas, what a loss to the Church of Ireland! To the Church of God, wrote
an Irish priest” … When I recommended has sainted soul to the prayers of my
congregation on Sunday last, there was a thrilling sensation throughout the
church … All who knew Dr. Gentili are morally certain that he is a saint. So
cheer up, my dear Sir, under this bereavement.
John H. Newman12.
Un’altra cordiale testimonianza di amicizia e partecipazione di Newman ai
Rosminiani è la lettera scritta a Pagani, che è ormai Vicario Generale e prossi10. In realtà, negli anni successivi furono numerosissimi - si parla di un migliaio - i membri della
Chiesa Anglicana che imitarono il futuro Cardinale.
11. ASIC, A. G. 45, 713.
12. C. LEETHAM, Luigi Gentili, cit., p. 367.
7
J. H. Newman e i Rosminiani
mo Preposito, il 10 luglio 1855 in occasione della morte di Rosmini. Rivela
grande stima per il nostro “distinguished and holy Founder” e, pensiero profondo e singolare, afferma che - in vita - Rosmini apparteneva, sì, in modo speciale
all’Istituto della Carità, ma era anche una ricchezza per tutta la Chiesa per i suoi
scritti, il suo esempio, la sua santità. Certo la sofferenza deve avergli abbreviato
la vita, ma gli ha anche procurato un bel posto in Cielo, ove egli pensa sia già
arrivato. Ma ecco le sue gentili parole:
6, Starcourt Street.
Dublin, July 10, 1855.
My dear Father Pagani,
I write a line to your Reverence by way of condolence with you and your Fathers on the loss of your distinguished and holy Founder. This news took me by
surprise, and concerned me very deeply, because, though he was so specially
connected with your Body, a man like him is the property of the whole Church,
while he is allowed to be on earth.
I fear his anxieties here must have shortened his life. I said a black Mass
for him yesterday morning, and I hope he will not forget me as soon as he is in
the heaven, though he is there, as may well believe, already. I am, my dear Fr.
Pagani, very sincerely yours in Xr
John H. Newman of the Oratory.
The very Rev. Dr. Pagani13.
Infine, nell’aprile 1880 - Newman è
già Cardinale dal maggio 1879 - c’è una
lettera indirizzata a Padre Lockhart, Procuratore Generale dell’Istituto della Carità a Roma, in cui egli esprime la sua sin
cera partecipazione alle preoccupazioni
del vecchio discepolo, in anni densi di
nuvole minacciose per le dottrine rosminiane. Newman afferma di aver scritto
direttamente al Papa Leone XIII, di aver
presentato Lockhart come amico e “vir
optimi nominis”: ha chiesto per lui
un’udienza particolare e lo incoraggia ad
13. ASIC, A. G. 45,713.
J. H. Newman da cardinale
8
Domenico Mariani
andarvi con fiducia. Infatti - narra il Lockhart nella sua Vita di A. Rosmini14 pochi giorni dopo il suo arrivo a Roma, il Papa lo fa chiamare, lo accoglie con
molta benignità, lo rassicura che «nell'Enciclica “Aeterni Patris” non v’è parola che possa venir applicata a Rosmini», gli esprime tutta la sua benevolenza.
Lockhart ha l’occasione di professare la lealtà teologica e lo spirito di totale obbedienza di tutti i Rosminiani alla Santa Sede e il santo Padre ne prende atto con
compiacenza. Tuttavia gli attacchi contro Rosmini da parte di alcuni giornali di
parte - compresa la «Civiltà Cattolica» - continuano, sfociano nella pubblicazione del volume di Giovanni Maria Cornoldi S. J. Il Rosminianesimo, sintesi
dell’Ontologismo e del Panteismo (1881) e, più tardi, nel Decreto Post obitum
(1888) che mette al bando ben 40 proposizioni ritagliate dalle opere di Rosmini.
È in questo clima che va letta la lettera di Newman, che contiene anche espressioni di grande stima per Rosmini, benché confessi candidamente di non
aver mai letto alcuna delle sue opere.
Ma ecco il testo autentico:
The Oratory, April 12, 1880.
My dear Fr. Lockhart,
I am sorry you should be in such anxiety. No one likes the Civiltà less than I do,
but I am told that Fr. Rosmini’s unpublished works throw a light of their one on
his published and the two sets must be taken as a whole.
I have thought it most respectful to the Holy Father to write to him direct. I
have not of course said a word about the above charge, for I have no reason to
believe it true, only it hinders me doing more than you mark out for me. So I
have said to the Pope that you was an old friend of mine, one of a set of men
who are optimi nominis, that you want an audience of his Holiness and deserve
it. And I have ventured to add that it seems unusual, tho’ the Holy Father knows
the particular case and I do not, to take in hand an author’s work twice over.
I have ever had a great reverence for Father Rosmini, and should rejoice
to find that your anxiety was at an end, but I am ashamed to say that I never
read any of his works.
Yours affect.ly
John H. Card. Newman15.
14. W. LOCKHART, Vita di Antonio Rosmini tradotta in italiano da Luigi Sernagiotto, Venezia,
Tip. di M. S. tra compositori-impressori tipografi 1888, pp. 660-662.
15. ASIC, A. G. 156,21-22.
J. H. Newman e i Rosminiani
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Newman, ha spiegato il Rev. David Richardson rappresentante dell'Arcivescovo di Canterbury presso la Santa Sede, «ha plasmato profondamente la
futura evoluzione della teologia anglicana. In primo luogo, ricordandoci la natura divina della Chiesa; poi, radicando e fondando di nuovo il ministero nella
successione apostolica; infine suscitando, insieme a Pusey, una rinascita duratura della teologia patristica nell’anglicanesimo»16.
Come Rosmini, Newman soffrì molto sia fisicamente che moralmente,
prima e dopo la sua conversione: ordinato prete cattolico a Roma (1847) ed entrato nell’Ordine degli Oratoriani di S. Filippo Neri, fece ritorno in Inghilterra
senza immaginare il calvario di disprezzo e di sospetto che lo attendeva 17.
Quando un articolo di giornale lo tacciò di “disinteresse verso la verità”, egli si
sentì in dovere di scrivere una vibrante storia delle sue opinioni religiose e ne
nacque l’Apologia pro vita sua (1865), che ripristinò la sua autorevolezza e gli
riguadagnò tante amicizia perdute18.
16. P PEGORARO, Il calore della ragione, articolo apparso su «Jesus », a. XXXII, ag. 2010, n. 8,
pp. 92-94.
17. RODERICK STRANGE, John Henry Newman. Una biografia spirituale (trad. G. Tonoli), Torino, Lindau Edizioni 2010, pp. 238.
18. J. H. NEWMAN, Apologia pro vita sua (a cura di E Morrone), Milano, The Intemational Centre of Newman Friends 2001, pp. 336.
Ecco i principali avvenimenti della sua vita:
21 febbraio 1801- Nasce a Londra dal banchiere John Newman e da Jelmina Fourdrinier,
primo di sei figli. È battezzato il 9 aprile nella chiesa di Saint Benet Fink.
Maggio 1808 - Entra nella scuola d’Ealing, ove resta fino al dicembre 1816.
Giugno 1817 - Entra al Trinity College di Oxford, come undergraduate.
12 aprile 1822 - Viene eletto fellow of Oriel College.
13 giugno 1824 - L ordinato diacono della Chiesa anglicana ed esercita il suo ministero in St.
Clements’s di Oxford.
29 settembre 1824 - Gli muore il padre.
20 gennaio 1826 - È nominato tutor di Oriel College. Inizia la sua amicizia con Richard Hurrell Froude.
5 gennaio 1828 - Muore Mary, la più giovane delle tre sorelle di Newman.
Dicembre 1832 - S’imbarca con i Froude per un viaggio in Italia e in Sicilia.
Maggio 1833 - Rimasto solo in Sicilia, è prostrato dalla febbre.
Luglio 1833 - Torna in Inghilterra. Il 14 luglio, Keble pronuncia il sermone delle Assise
all’Università. Il 25, riunione della conferenza di Hadleigh, che fu l’inizio del Movimento di
Oxford.
1833-1841 - Newman diventa il leader del Movimento trattariano. Nel febbraio 1841, pubblica il Tract 90 che lo fa cadere in disgrazia dell’Università e dei vescovi anglicani.
Settembre 1841 - Si ritira a Littlemore, ove resta fino al febbraio 1846.
19 settembre 1843 - Si dimette da parroco di St. Mary’s.
3 ottobre 1845 - Abbandona la fellowship di Oriel College.
10
Domenico Mariani
Newman fu uomo di pensiero e di cuore. Quando Papa Leone XIII lo creò
cardinale (1879), Newman scelse significativamente come suo motto “Cor ad
cor loquitur”: il cappello cardinalizio dissipò le ultime ombre che ancora oscuravano la sua figura.
Visse quasi 90 anni e passò “ex umbris et imaginibus in veritatem”, come
recita l’epitaffio da lui stesso composto in un anelito verso quel Dio che amò,
servì, seguì portando la sua croce.
Domenico Mariani
9 ottobre 1845 - Il P Domenico Barberi, Passionista, riceve l’abiura sua e dei suoi discepoli.
Settembre 1846 - Parte per l’Italia e per Roma.
30 maggio 1847 - È ordinato sacerdote della Chiesa cattolica a Roma.
1 febbraio 1848 - Fonda a Maryvale, vicino a Birmingham, la prima comunità inglese dell'Oratorio.
12 novembre 1851 - È nominato Rettore dell’Università cattolica di Dublino.
10 febbraio 1858 - L’Oratorio s’insedia nel sobborgo di Edgbaston.
12 novembre 1858 - Si dimette dal rettorato dell’Università di Dublino.
1859-1860 - Assume la direzione della rivista “Rambler”, ove pubblica due articoli che gli
varranno il sospetto di Roma.
1864 - Pubblica l’Apologia pro vita sua.
1870 - Pubblica The Grammar of Assent.
1877 - È promosso fellow onorario del Trinity College.
12 maggio 1879 - Leone XIII lo crea Cardinale.
1° agosto 1890 - Muore a Edgbaston.
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