Corso di Economia dello Sviluppo Internazionale Lezione 7 L'età delle migrazioni. Tendenze storiche e recenti Pier Giorgio Ardeni Dipartimento di Scienze Economiche Letture essenziali Stephen Castles and Mark J. Miller, The age of migration, Palgrave MacMillan, 4th edition, June 2013. Le tendenze dei movimenti migratori internazionali nel mondo moderno Il ruolo del lavoro migrante nella “nuova economia” I movimenti migratori internazionali ridefiniscono stati e società in modi che influenzano le relazioni bilaterali e regionali, la sicurezza, l'identità nazionale e la sovranità – la nozione di “confini aperti” o “mondo senza confini” rimane elusiva Questa è l'era delle migrazioni La migrazione nazionale e internazionale è una caratteristica della modernità. I flussi migratori non erano mai stati così consistenti come nell'età moderna – è per questo che chiamiamo l'età moderna era delle migrazioni. Tutte le nazioni nella storia sono state formate da gruppi nazionali ed etnici che venivano progressivamente assimilati – oggi questo sta cambiando alla radici l'idea degli stati-nazione Questa è l'era delle migrazioni Tra '800 e '900 ci fu un enorme flusso migratorio – l'era della “migrazione di massa” – ma fu soprattutto transatlantica tra Europa e America Tra il 1846 e il 1939, 59 milioni di persone hanno lasciato l'Europa per andare in America, Australia e Nuova Zelanda. Oggi abbiamo un uguale flusso, ma questa volta è mondiale e interessa quasi tutto il mondo Ci sono poi molti migranti “forzati” (guerre, violenze, dittature, persecuzioni) e “clandestini” (non accettati dalle regole dei paesi di immigrazione): rifugiati (10 milioni nel 2006) e dislocati (26 milioni) Questa è l'era delle migrazioni La migrazione internazionale oggi mette in discussione il principio di sovranità nazionale – l'immigrazione “illegale” non è mai stata così rilevante come oggi Il trans-nazionalismo è un altro tratto distintivo della migrazione internazionale oggi. Tendenze generali: – Globalizzazione della migrazione – Accelerazione della migrazione – Differenziazione della migrazione – Femminizzazione della migrazione Tendenze storiche In passato, negli studi storici l'importanza della migrazione nel processo di industrializzazione e di sviluppo economico è stata per lo meno sottovalutata L'importanza dell'immigrazione è stata anche sottovalutata nel descrivere i processi di costruzione delle identità nazionali in Europa La “libertà individuale” è stata descritta come una delle grandi conquiste del capitalismo, in contrasto con le società precedenti dove la libertà era limitata da vincoli di tradizione e servitù – la teoria neoclassica ama descrivere il sistema capitalistico come basato su mercati liberi, incluso quello del lavoro (“i lavoratori vanno dove c'è lavoro...”) Tendenze storiche Questo quadro idilliaco non regge l'evidenza: lo sviluppo capitalistico ha fatto ampio uso di lavoro libero e di lavoro non libero – lavoro forzato, lavoratori spostati a forza, lavoro schiavistico C'è poi da aggiungere l'effetto devastante delle migrazioni – indotte, forzate, oltre che “favorite” – sui paesi colonizzati Colonialismo: è il primo motore delle migrazioni – sia dall'Europa verso le colonie che dalle colonie verso i paesi europei e le Americhe Lo schiavismo fu l'esempio estremo – ma più consistente – di migrazione forzata per tutto il periodo tra il 1500 e il 1800 Tendenze storiche Lo schiavismo esisteva nelle società pre-mercantili, ma è solo con il colonialismo che gli imperi globali costruiscono un mercato “globale” dominato dal capitale commerciale delle materie prime Gli schiavi erano comprati e venduti proprio come le materie prime per lo sfruttamento nelle grandi piantagioni di prodotti “coloniali” - si stima che il numero di schiavi trasferito nelle Americhe è stato di 15 milioni in tre secoli circa Al lavoro schiavistico ha fatto seguito il lavoro “forzato” o “sotto contratto di servitù” (indentured) – Potts stima che tra il 1834 e il 1941 fino a 37 milioni di lavoratori siano stati trasferiti a forza nei paesi coloniali (da un paese all'altro) Tendenze storiche La ricchezza accumulata nei paesi colonizzatori rese possibile l'accumulazione di quel capitale che fu poi alla base della rivoluzione industriale. In Gran Breatagna, Francia, Olanda, Belgio, i profitti delle colonie vennero usati in nuove industrie manifatturiere e agricoltura meccanizzata, grazie anche all'appropriazione delle terre agricole comuni e dei pascoli Grandi masse di lavoratori agricoli e poi di piccoli artigiani cominciarono a popolare le città, andando ad ingrossare le masse dei lavoratori salariati disponibili (“proletariato”) Il picco della rivoluzione industriale fu così anche il picco dell'emigrazione dai paesi di nuova industrializzazione verso le Americhe – ma non per fare gli agricoltori o gli artigiani, ma come operai e minatori, salariati Tendenze storiche Tra il 1860 e il 1920 circa 30 milioni di persone emigrarono negli USA, prima dal nord Europa poi anche dal sud e dall'est. Prima il lavoro schiavistico, poi il lavoro immigrato fu alla base della grande accumulazione di capitale in USA – il sistema di segregazione razziale mantenne poi il lavoro di origine africana in condizioni semi-schiavistiche Caratteristica dell'immigrazione in USA fu il processo delle “reti”: gli italiani andavano dove c'erano gli italiani, etc. Questo ha favorito un processo di “segmentazione etnica” delle classi lavoratrici americane In tutte le colonie inglesi, quando il surplus di popolazione britannica è stato insufficiente, il lavoro immigrato ha compensato la domanda di lavoro, mantenendo bassi i salari Tendenze storiche In Europa le dinamiche sono state simili: assorbimento nell'industria, proletarizzazione, riduzione del lavoro agricolo, emigrazione – vedi il caso irlandese Anche in Francia e Germania il lavoro immigrato è stato alla base del processo di industrializzazione, con l'aggravante che per gli immigrati fu generalmente mantenuto uno status di “stranieri” (e quindi in condizioni di inferiorità dal punto di vista dei diritti civili) Il periodo 1918-1945 fu di relativo calo dell'emigrazione internazionale in molti paesi (la crisi, atteggiamenti di chiusura verso gli immigrati, etc.) Negli USA, fu periodo di grande migrazione interna, sopratutto dei neri di origine africana Tendenze storiche dopo il 1945 Possiamo distinguere due fasi: 1. Fino al 1973, concentrazione del capitale in investimenti su larga scala ed espansione della produzione nelle economie mature – immigrazione di “guest workers” (Germania, Belgio), di lavoratori dalle ex colonie (Francia, Olanda, GB) e verso USA e Oceania Tendenze storiche dopo il 1945 2. Dopo il 1973, ristrutturazione e migrazione anche intraeuropea e dai paesi in via di sviluppo, con delocalizzazione industriale e poi globalizzazione – Prima un periodo di consolidamento (1973-1989) – Poi un periodo di ripresa (dopo 1990) – Nuovi trend nel nuovo secolo (dopo il 2000) I pattern di migrazione sono tornati consistenti: il capitale si muove in paesi a basso costo del lavoro, il lavoro emigra in paesi più avanzati attratto dall'offerta di jobs a basso salario – proletarizzazione globale Tendenze recenti Dal 1990 il numero globale di migranti – persone che vivono in un paese dove non sono nate – è passato da 154 a 213 milioni nel 2013 (più del 60% oggi sono nei paesi sviluppati) Tendenze recenti Nel decennio 2000-10 il numero di migranti è cresciuto ad un tasso doppio di quello del decennio precedente – 4.6 milioni all'anno contro i 2 milioni annui La popolazione migrante è passata dal 2.9% della popolazione mondiale al 3.2% Nel 2013, 45.8 milioni di migranti viveva negli USA, 11 milioni in Russia, 9.8 in Germania, 9.1 in Arabia Saudita Nel 2013, il numero di rifugiati è stato di 15.7 milioni (il 7% dei migranti). Principali questioni: brain drain, migrazione illegale, traffico umano, diritti umani, costi della migrazione e dell'integrazione Tendenze recenti Consultare anche: DESA_World_Migration_Figures_2013.pdf UNSD_The_number_of_international_migrants.pdf UNSD_South-South_migration_2013.pdfIOM_WorldMigration-Report_2013.pdf