II Certamen di filosofia
Lovere, 2 marzo 2012
Commento musicale:
“Dixit Dominus”, G. F. Haendel
Vita etica
tra forma e sostanza
La dittatura del relativismo
 “L'umanesimo che esclude Dio è un umanesimo disumano. Solo un
umanesimo aperto all'Assoluto può guidarci nella promozione e
realizzazione di forme di vita sociale e civile — nell'ambito delle
strutture, delle istituzioni, della cultura, dell'ethos — salvaguardandoci
dal rischio di cadere prigionieri delle mode del momento.”
Benedetto XVI
Di fronte alla crisi della religione, che ha caratterizzato il mondo
occidentale in particolare dal positivismo in poi, la Chiesa ha
stigmatizzato il relativismo gnoseologico e soprattutto etico.
Non condividiamo questo atteggiamento che rischia di portare a
intolleranza e mancanza di pluralismo. Infatti relativismo non
significa mancanza di valori ma rifiuto di valori assoluti.
Ai valori si può giungere anche attraverso una concezione che non
sia né religiosa né dogmatica ma attraverso un’analisi critica e
filosofica.
Ermeneutica della presentazione
 Per capire che cosa sia l’etica e come possa guidarci nelle
nostre vite abbiamo suddiviso il pensiero riguardo all’etica
dei filosofi in sostanziale e formale.
 Sostanziale: definisce i contenuti della vita etica
 Formale: definisce la via per arrivare ad essi
Platone
 Possiamo definire la filosofia platonica come
dogmatica. Essa indica come contenuti sostanziali
di una vita etica l’idea di Bene supremo (il sole
nel “Mito della caverna”) che ha carattere divino.
 Il filosofo (uomo etico) deve avvicinarsi il più possibile a
questa idea grazie all’ επιστήμη.
Il mito della caverna
Epicuro
 L’immane forza di Epicuro, parafrasando Hegel, sta proprio nel
negativo: egli infatti, nel suo tetrafarmaco, indica la strada della vita
etica attraverso confutazioni delle quattro paure (degli dei, della
morte, dell’inaccessibilità del piacere, del dolore) più grandi che
tormentano l’esistenza umana
 Lucrezio dà una splendida veste poetica a questa teoria
contrapponendola alla religio che secondo
lui opprimeva gli uomini.
“Humana ante oculos foede cum vita iaceret
in terris oppressa gravi sub religione”
(Mentre l’umanità vergognosamente giaceva sulla terra
Davanti agli occhi di tutti oppressa sotto il grave peso della superstizione)
Socrate
 Mentre Platone pone le “idee” al di fuori dell’uomo
(nell’Iperuranio), Socrate ammette l’esistenza di una verità
assoluta (la virtù) che però va cercata dentro di sé:“Γνῶθι
σαυτόν”
 La concezione socratica, infatti, risente del relativismo
sofistico: “L’uomo è misura di tutte le cose” (Protagora)
Tempio di Apollo a Delfi
Cartesio
 Elabora una morale provvisoria in attesa di fondarne un’altra
assoluta sulla pura razionalità.
 In questo senso si può cogliere nel suo pensiero una forma di
relativismo “provvisorio” improntato sul rispetto delle leggi e
delle consuetudini.
Spinoza
 L’etica spinoziana ha sia un aspetto sostanziale (con l’elenco di
tutti gli affetti nell’”Ethica”) che un aspetto formale secondo cui la
ragione deve guidare e dominare gli affetti facendosi essa stessa
passione.
La ragione per lui “raffrena e modera [gli affetti]: perché abbiamo già
dimostrato che sui nostri sentimenti noi non abbiamo un dominio
assoluto”.
 Accetta e riconosce, quindi, il substrato materiale dell’uomo e non
vede una dicotomia fra ragione e corpo, così come non la vede tra
Dio e Natura (“Deus sive Natura”)
 Egli si contrappone a Pascal che vede l’uomo come teatro di uno
scontro tra “ange” e “bête” e per cui il contrasto fra anelito divino e
pulsioni materiali è insanabile.
Kant
 La legge che deve guidare la vita etica è per definizione formale (totalmente
priva di contenuti) ed egli ne dà tre formulazioni nella “Critica della ragion
pratica”:
1.
“Agisci in modo che tu possa volere che la massima della tua azione divenga universale.
La ragione, infatti, in quanto tale è universale, e niente può dirsi razionale se non
travalica gli interessi del singolo per porsi come norma che valga per tutti e per sempre.”
2.
“Agisci in modo da trattare l'uomo, così in te come negli altri, sempre anche come fine e
non mai solo come mezzo. L'uomo in quanto tale è ragione; lo strumentalizzare la
ragione (cioè l'uomo) degraderebbe la stessa morale a mezzo, rendendo l'azione
immorale.”
3.
“Agisci in modo che la tua volontà possa istituire una legislazione universale. Questa
formula è il riconoscimento dell'autonomia della morale: è la volontà (cioè: la retta
ragione) che diviene la "legislatrice universale". In questo modo l'uomo si eleva a quel
"regno dei fini" che non è se non una "unione sistematica di esseri ragionevoli", della
quale ogni membro è legislatore e suddito: legislatore in quanto incarna la ragione
universale; suddito in quanto è un essere particolare.“
La legge è formulata nei termini di un imperativo categorico e non ipotetico.
Kant e il Vangelo
“Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a
loro: questa infatti è la Legge e i Profeti”
Matteo 7,12
 Ci pare importante sottolineare come nel Nuovo Testamento
la vita etica sia centrata su ciò che il singolo individuo
desidera o meno per sé. Al contrario Kant, in particolare
nella prima formulazione della legge morale, le attribuisce un
valore più universale e razionale.
Smith
 Rispetto a Kant, fornisce ha un’idea della vita etica più
concreta. Fonda, infatti, la “Teoria dei sentimenti morali” sulla
Sympathy (empatia) che permette di interpretare i bisogni
altrui.
 Riteniamo positivo usare l’empatia come strumento della vita
etica pur riconoscendo come limite di Smith l’idea dello
“spettatore imparziale”. Il pensiero di quest’ultimo dovrebbe,
infatti, indirizzare le nostre azioni e questo lo allontana dalla
grandezza teoretica di Kant, avvicinandolo piuttosto all’idea
di una civiltà assimilabile persino al modello della “Shame
culture” teorizzato da Dodds.
Schopenhauer
 A differenza di Rousseau che
vede,almeno nell’uomo primitivo, la
pietà come elemento connaturato
nell’uomo, Schopenhauer ha una
concezione pessimistica della natura di
quest’ultimo.
 Nonostante ciò, fra le tre soluzioni con
cui pensa si possa combattere la
Voluntas (e quindi il pendolo fra dolore
e noia) permane anche in lui l’idea di
una vita morale all’insegna della
compassione verso il prossimo.
“Pensiero malinconico”, F. Hayez
Leopardi
 Nei suoi ultimi anni, pur avendo una visione pessimista, atea e materialistica
della vita, egli individua nella solidarietà fra uomini (“social catena”) una
possibile consolazione davanti alla natura matrigna e un’opportunità per
combatterla
“E quell’orror che primo
Contra l’empia natura
Strinse i mortali in social catena,
Fia ricondotto in parte
Da verace saper, l’onesto e il retto
Conversar cittadino,
E giustizia e pietade, altra radice
Avranno allor che non superbe fole,
Ove fondata probità del volgo
Così star suole in piede
Quale star può quel ch’ha in error la sede.”
da“La Ginestra”
Shelley
 Nell’originale pensiero di Shelley troviamo sia una ripresa dell’Amore di platone sia della
Sympathy di Smith. Il raggiungimento di quest’ultima è data dall’imagination tanto
apprezzata dal romanticismo inglese.
Egli teorizza che l’arte, in particolare la poesia, abbiano un ruolo fondamentale nel
guidare la nostra vita etica.
“The great secret of morals is love; or a going out of our nature, and an
identification of ourselves with the beautiful which exists in thought,
action, or person, not our own. A man, to be greatly good, must imagine
intensely and comprehensively; he must put himself in the place of
another and of many others; the pains and pleasure of his species must
become his own.The great instrument of moral good is the imagination;
and poetry administers to the effect by acting upon the cause. Poetry
enlarges the circumference of the imagination by replenishing it with
thoughts of ever new delight, which have the power of attracting and
assimilating to their own nature all other thoughts, and which form new
intervals and interstices whose void forever craves fresh food. Poetry
strengthens the faculty which is the organ of the moral nature of man, in
the same manner as exercise strengthens a limb”
da “Defence of Poetry”
Conclusione
Der bestirnte
Himmel über
mir, und das
moralische
Gesetz in mir.
Kant permette all’etica di realizzarsi nella vita individuale senza però
una deriva individualistica tipica del pensiero epicureo o stoico e
senza quei contenuti tipici delle filosofie dogmatiche e del
pensiero religioso. Pur ritenendo le formulazioni e la teoria
kantiana insuperate e forse insuperabili, comprendiamo come
nella vita di tutti i giorni siano apprezzabili anche principi sempre
formali ma meno generali; ne sono esempi concreti i valori di
pietà, compassione e quello di “sympathy”.
Shelley vede poi nella sua poesia uno strumento della vita morale,
esso riprende la fondamentale “Critica del giudizio” kantiana in cui il
bello può veicolare e rappresentare la legge morale stessa.
Kant, “Critica della ragion pratica”
Grazie dell’attenzione
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