Filosofia pratica“ „Etica pratica“„pratica
filosofica“
Seconda parte:
Verso pratiche socratico-prudenziali
Paolo Dordoni PhD MD MA
Università Complutense di Madrid
Ripresa...
Filosofia pratica
„Etica applicata“
Verso un‘etica pratica
(rispetto; razionalità; modello applicativo)
Pratiche filosofiche
Assunto di partenza
Relativo vs assoluto
O si dà una conoscenza etica oggettiva, valida per tutti o si dà una conoscenza etica
soggettiva, dipendente da ciascuno
.
.
A implica B
Se vi è un’ etica applicata (a), allora si può stabilire con assoluta certezza cosa
sia giusto o buono (per tutti) in una situazione X. (b)
rispetto (interpret. Non interf)
(Interessi e preoccupazioni)
Rispetto (interpet. Difesa verità)
(Interesse e preoccupazioni)
Non b
a
Timore della
Intolleranza
Tiimore della
Arbitrarietà
Non a
b
“Non B implica non A”
“A implica B”
Relativismo
Dogmatismo
Ragione tecnico strategica
Ragione geometrica ded.
Etica applicata / procedura formale
etica applicata / sistematica
Non (A implica B)
Non vale (Se vi è un’ etica applicata (a), allora si può stabilire con assoluta certezza
(per tutti) cosa sia giusto o buono in una situazione X (b)) .
.
.

Oltre la dicotormia relativo assoluto
Individuale distinto da individualista /Relativo distinto da relativista
Assoluto distinto da assolutista (dim. Sogg e oggett. Formale e materiale)
Gestione diversa incertezza / modalità diversa intendere il rispetto e il pluralismo
Le sfide di una etica pratica pars/costruens
• Come è possibile recuperare il valore della scelta individuale senza
cadere nel relativismo e nell’individualismo?
• Come è possibile preservare una razionalità dell’agire senza cadere nel
dogmatismo e nell’assolutismo?
• Come rispettare le persone, tenuto conto dei limiti del nostro
conoscere? (uscire dalla disgiunzione tra rispetto incondizionato delle
differenze e rispetto incondizionato della giustizia)
Ripensare l’idea stessa di applicazione
• Applicazione come deduzione
...
• Applicazione come procedura
...
• Applicazione come interpretazione.
... per una concettualizzazione diversa della stessa
idea di applicazione
Le parole e i silenzi della scienza
„E’ certamente vero che una scienza empirica si lega solo al piano dell’essere
(Sein), e non dice nulla sul dover-essere (Sollen). Con ciò però non voglio
dire – e in questo certamente anche Sombart converrà – che non ci possa
essere nessuna discussione scientifica che tocchi la sfera deontologica. Bisogna
solo chiederci in che modo. A chi mi affronta formulando un particolare giudizio
di valore, posso dire: mio caro, tu ti sbagli in primo luogo proprio su ciò che tu
stesso vuoi. Vedi: io prendo il tuo giudizio di valore e te lo scompongo con lo
strumento dialettico della logica; te lo riconduco ai suoi assiomi fondamentali
per mostrarti che in essi sono nascosti degli altri giudizi di valore di cui non hai
consapevolezza, e che forse sono tra loro o incompatibili o compatibili solo
grazie ad un compromesso, per cui sei obbligato a decidere quale tra questi
scegliere. Questo è un lavoro intellettuale di natura logica, non empirico. Ma io
posso anche dire: se tu, conformemente a questo determinato giudizio di
valore, vuoi agire nell’interesse di un dover-essere, allora, secondo l’esperienza
scientifica, devi usare questo o quel mezzo per raggiungere quel fine che
corrisponde alla tua valutazione assiomatica (Wertaxiom). Se questi mezzi non
ti vanno bene, allora devi deciderti tra i mezzi e lo scopo. E, alla fine, posso
dirgli: devi renderti conto che, secondo l’esperienza scientifica, con i mezzi
necessari alla realizzazione del tuo giudizio di valore, involontariamente produci
anche degli effetti collaterali. Ti vanno bene queste altre conseguenze oppure
no? La scienza può guidare l’uomo fino al confine di questo “sì” e di questo “no”
– perché tutto ciò che arriva fino a qui sono domande a cui può rispondere sia
una disciplina empirica sia la logica – sono cioè domande puramente
scientifiche. Il problema se dire di “sì” o di “no” non riguarda la scienza,
bensì la coscienza o le preferenze soggettive – e comunque la risposta si
colloca su un diverso piano dello spirito. „
Scienza economica e libertà dai giudizi di valore: gli interventi di
Sombart, Weber e Spann alla riunione del Verein fur Sozialpolitik del 1909
PRAXIS
Bewegung im
allg. Sinne
Lebensvollzug bei Pflanzen
Tieren und Menschen
biologische
Lebensfunktion
Teoria come
prassi peculiare
ßíoi:
Bios theoretikos
Vs.
Bios politikos
kai praktikos
Vita
contemplativa
e Vita actica
menschlicher
Daseinsvollzug
Theorie als
„Lebensform“ und
P. im eigentlichen
Sinne
Praxis „in Gegensatz
zur“ Theorie: nach
außen gerichtete
Handlungen
Sittliches Handeln,
ohne vom Handeln
ablösbares
(materielles) Produkt
Teoria vs. Pratica
Poiesis:
Machen, Herstellen,
Produzieren eines
ablösbaren Werks
Praxis
Vs.
Poiesis
Pratiche etiche e pratiche tecniche
AA.VV: Historisches Wörterbuch der Philosophie „Praxis, praktisch“
Filosofia pratica
(praxis vs. poiesis)
Etica pratica
(praxis come agire morale – prudenza; sapere di non sapere
socratico – modalità di concepire il lavoro
dell’applicazione)
Pratiche filosofiche (nozione di prassi in senso proprio)
Il recupero della tradizione prudenziale; saggezza (Hadot); il
recupero della Phronesis quale forma conoscitiva peculiare;
la ripresa della retorica e dell´argomentazione
Verso prassi prudenziali/socratiche
Prendendo le mosse dall´esperienza
Chiarificazioni preliminari
Il recupero della
prudenza e della prassi
„Sul discernimento“
L’idea di filosofia pratica in Aristotele
L´idea di filosofia pratica in Aristotele
(scienza teoretica; poietica; pratica)
(Top., VI, 6, 145 a 15; Metaph. , VI, 1, 1025 b 25;
XI, 7, 1064 a 10)
Il fine della filosofia pratica: l´agire (érgon)
(Metaph. , II, 1, 993 b 20-21)
L’ambito di applicazione: il contingente
Et. Nic. , VI, 4 1140 a 1-2
Lo specifico dell’agire pratico (praxis vs. poiesis)
Et. Nic. VI, 5, 1140 b 6-7)
Forme del sapere in Aristotele
Sapere teoretico
Noûs
o della conoscenza dei principi primi
Epistḗmē o della conoscenza “scientifica”
Sophía o della sapienza (unione del Noûs e della
Epistḗmē)
Sapere pratico
Téchnē o del sapere legato alla poíēsis (fine esterno)
Phrónēsis o del sapere legato alla prâxis (fine interno)
Della differenza tra poíēsis e prâxis
• L’attività peculiare della poíēsis rispetto alla
prâxis .
• poíēsis : Il fine dell’azione è esterno all’azione
stessa. Si tratta di un prodotto, di un’opera, ergon.
• prâxis : il fine dell’azione è intrinseco all’azione
stessa, la costituisce: l’azione ha l’opera, ergon, in
se stessa: en-ergheia. Il fine è allora la stessa
perfezione dell’agire e non il suo prodotto.
Limiti del ragionamento pratico
“La trattazione sarà adeguata, se avrà tutta la chiarezza
compatibile con la materia che ne è l’oggetto: non
bisogna infatti ricercare la medesima precisione in tutte le
opere di pensiero, così come non si deve ricercarla in tutte
le opere manuali...è proprio dell’uomo colto, infatti,
richiedere in ciascun campo tanta precisione quanta ne
permetta la natura dell’oggetto, giacché é manifesto che
sarebbe pressappoco la stessa cosa accettare che un
matematico faccia dei ragionamenti solo probabili e
richiedere dimostrazioni da un oratore.”
EN, I, 3, 1094 b 13 ss.
Ciò di cui non si delibera
“Senza dubbio bisogna dire che è oggetto di deliberazione non ciò su
cui delibererebbe uno stupido o un pazzo, ma ciò su cui delibererebbe
un uomo che ha senno. Nessuno certo delibera sulle cose eterne, per
esempio sul cosmo o sulla incommensurabilità della diagonale con il
lato del quadrato. Ma neppure su quelle cose che sono sì in
movimento, ma sempre secondo le stesse modalità, sia per necessità,
sia per natura, o per qualche altra causa (per esempio sul
rivolgimento e sul sorgere degli astri) . Né su ciò che avviene ora in
una maniera ora in un altra, come siccità e piogge. Né su ciò che
accade per caso, come il rinvenimento di un tesoro. Ma, neppure su
tutte le cose umane, come, per esempio, nessun spartano delibera
sulla migliore forma di governo per gli Sciti. Infatti nessuna di queste
cose può dipendere da noi...”
EN, III, 3, 1112 a 18 - 31.
L’ambito della deliberazione
“Invece deliberiamo sulle cose che dipendono da noi, cioè su quelle
che possono essere compiute da noi: e queste sono tutte quelle che
resta...e per quanto riguarda le scienze esatte e per sé sufficienti non è
possibile deliberazione...ma su tutto quanto dipende da noi, ma non
sempre allo stesso modo, su questo noi deliberiamo: per esempio su
questioni di medicina e di affari...e più sulle arti che non sulle scienze,
giacché sulle prime siamo più incerti. La deliberazione ha luogo a
proposito di quelle cose che si verificano in un certo modo, ma non è
chiaro come andranno a finire, cioè quelle in cui c’è
indeterminatezza”
EN, III, 3, 1112 a 31 – 1112 b –10.
Scelta (prohairesis) e deliberazione
(bouleusis)
“…così poiché la virtù (areté) etica è una disposizione (hexis) alla
scelta (prohairesis), e la scelta è un desiderio (orexis) assunto dalla
deliberazione (bouleusis), bisogna per questo che il ragionamento
sia vero e il desiderio (orexis) sia retto, se la scelta deve essere
moralmente buona, e che ciò che il ragionamento (logos) afferma e ciò
che il desiderio persegue siano la stessa cosa…orbene principio
dell’azione è la scelta (che è ciò da cui procede il movimento, ma non
il fine a cui il movimento tende) e principi della scelta sono il
desiderio e il calcolo dei mezzi per raggiungere il fine.”
EN. VI, 2, 1139 a 22-26.
Scelta e deliberazione
...Perciò la scelta è intelletto che desidera o desiderio
che ragiona e tale principio è l’uomo. Ma non può mai
essere oggetto di scelta il passato (per esempio, nessuno
può scegliere di avere saccheggiato Troia), giacché non si
delibera sul passato, ma sul futuro e sul contingente,
mentre il passato non può non essere stato.
EN, VI, 2, 1139 a 23 ss.
Fenomenologia della prudenza
Che cosa devo fare?
Eu-prattein
eu-zen
(Héxis)
Disposizione
(órexis)
Desiderio
(boúlēsis)
Volontà
attitudini
Ragionamento deliberativo
boúleusis
anal. aísthesis
Scelta (proaírēsis)
(intelletto che desidera o
desiderio che ragiona)
(esperienza, saggio)
Azione prâxis
Canone di orientamento scelta)
“Giusto mezzo”
(mesótēs)
Dialettica tra
Mezzi e costituenti del fine
Fine (télos)
Pros to télos
(canone di orientamento azione)
Deliberando
?
Azione “A“
Spiegare/giustificare
a
e
b
c
Identificare
Valori/Principi
d
Azione “non A“
Spiegare/giustificare
Identificare
Valori/Principi
Attività fronetica
Il recupero del dialogo socratico
“Sulla giustificazione”
Cenni...
Il dialogo socratico nella tradizione di
Nelson e Heckmann
I protagonisti
Berlin
1882-1927
Minna Specht
Hamburg
1879-1961
Gustav Heckmann
Hannover
1898-1996
L’idea di fondo
“ Il dialogo socratico non è l’arte rivolta
all’insegnamento della filosofia, ma al filosofare
stesso, non è l’arte con cui si fanno lezioni di
filosofia, ma con cui si fa degli studenti dei
filosofi”
Nelson L. Il metodo socratico. 1922
“il discorso socratico si pratica sempre dove e
quando gli uomini, per mezzo di una ponderazione
collettiva delle ragioni in gioco, cercano di
approssimarsi alla verità presente in una
questione.“
Heckmann G. Das sokratische Gespräch.
Pensare insieme, gli uni con gli altri
Comprendere – Interpretare – Dare ragioni
Ricerca di un consenso-assenso nella forma di
un insight
Condizione per partecipare...
• Argomentare facendo ricorso alla propria esperienza e
capacità critica.
• Sforzarsi di cogliere le ragioni degli altri.
• Non servirsi dell'argomento di autorità per avallare le
proprie tesi.
• Esprimere i propri dubbi come le proprie convinzioni.
• Dire ciò che si pensa.
• Sforzarsi di rispondere a una domanda generale e giungere
insieme a una posizione condivisa.
• ...
Il moderatore
Non espone le proprie opinioni intorno al tema
Presiede alle regole del dialogo socratico:
riferimento alla propria esperienza
astensione dall'argomento di autorità
ragionamento concreto
…
Promuove la comprensione reciproca dei partecipanti
E si accerta della loro effettiva realizzazione
Promuove una ricerca intersoggettiva e ricorda ai partecipanti la meta del dialogo
Consente ai partecipanti di seguire il dialogo nei suoi diversi passi
Criteri per esempio
- Esperienza reale di uno dei partecipanti
- Semplice
- Già conclusa
- Concreta e singolare
- Non eccessivamente emotiva
- Comprensibile da parte di tutti
...
Bibliografia essenziale
• „Die kritische Methode und das Verhältnis der Psychologie zur
Philosophie“ 1904
• „Die Unmöglichkeit der Erkenntnistheorie“ 11 aprile 1911 (Bologna)
• „Die Theorie des wahren Interesses und ihre rechtliche und politische
Bedeutung“ 6 marzo 1913
• „Von der Kunst, zu philosophieren“ 1918
• „Die sokratische Methode“ 11 dicembre 1922
• Kritik der praktischen Vernunft 1917
• System der philosophischen Rechtslehre 1920
Spunti...
Ripensare il rispetto;
Concepire nuovi modelli di razionalità (ermeneutica,
interpretativa...)
Mettere in questione l’ idea usuale di applicazione,
(deduzione, calcolo razionale; procedura formale)
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Filosofia pratica