Da L’Unione Sarda del 15 febbraio 2014 BUROCRAZIA. La catena di obblighi amministrativi genera ritardi e allunga i tempi dei progetti Scartoffie per 1400 euro al mese I costi sostenuti in media da un'impresa pari a 6 stipendi l'anno Sei mensilità l'anno, un'auto aziendale fiammante, duecento pieni di benzina, 121 biglietti aerei in continuità territoriale. Se un'azienda potesse risparmiare quanto destina annualmente agli adempimenti burocratici, sotto forma di costi più o meno occulti, potrebbe far fronte a una di queste spese. Gli obblighi amministrativi per un'impresa con almeno due dipendenti, pesano in media in Sardegna per 17.186 euro l'anno, circa 1400 euro al mese (stima Confartigianato). GLI OSTACOLI Due velocità diverse. Da una parte il tessuto produttivo, dall'altra l'apparato statale. Sul lato “a” le imprese corrono, sul lato “b” la burocrazia viaggia col passo di un pachiderma. Non bisogna scomodare il presidente di Confindustria per capire che la burocrazia è una delle principali cause dello svantaggio competitivo delle aziende italiane, ma lo stesso Giorgio Squinzi, ha ammesso di aver atteso 7 e 8 anni prima di poter ampliare due stabilimenti della Mapei, la sua azienda. GLI ESEMPI Tra obblighi e adempimenti, l'elenco delle scartoffie è fitto anche in Sardegna. «Quando un cliente mi chiede indicazioni sui tempi per realizzare un progetto», spiega Gianni Cecconello, progettista algherese di 51 anni, «la risposta è “almeno sei mesi”». Per ottenere un accertamento di conformità su un'abitazione «ho impiegato più di un anno». E «quando ho presentato il progetto per ampliare e costruire un tetto con il “piano casa” ho ricevuto un sonoro “no” dalla Sovrintendenza. Ora sono in attesa del parere sul nuovo progetto». L'argomentazione utilizzata? «Il tetto faceva somigliare la struttura a una chiesa», spiega il tecnico. Amen. CATENA DI INTOPPI Firme, autorizzazioni, nulla osta, intoppi, blocchi e, dopo anni, sblocchi. Alberto Bertolotti, presidente regionale del Sindacato Italiano Balneari di Confcommercio, lo sa bene. È concessionario di due stabilimenti balneari a Chia e sei anni fa è rimasto impigliato nella rete di un progetto destinato a tutelare una delle spiagge più belle della Sardegna. Questi i fatti come li ha raccontati l'imprenditore cagliaritano: l'assessorato regionale all'Ambiente stanzia i fondi (di origine comunitaria) a favore del comune di Domus de Maria per realizzare un'opera pubblica sul demanio (aree destinate a soddisfare bisogni collettivi). L'obiettivo è quello di eliminare i grandi gruppi elettrogeni che, in area Sic (quindi di elevato pregio ambientale), forniscono energia elettrica alle quattro strutture. Il Comune approva il progetto esecutivo. I lavori vengono eseguiti nel 2008. Ma, la scorsa estate, chi ha trascorso una giornata a Chia non può non aver notato la presenza dei rumorosissimi “mostri” sulla spiaggia. Qualcosa è andato storto. «L'amministrazione comunale», spiega Bertolotti «nonostante la richiesta ufficiale di un anno fa, presentata per ottenere il collegamento alla rete pubblica da parte dei quattro concessionari, non ha ancora risposto. Seguirà un percorso legale ma anche qui le imprese sono costrette ad affrontare altri costi». Con una “particolarità”: gli enti locali rispondono con denaro pubblico mentre i privati usano risorse proprie, sottraendole ai bilanci delle aziende. Risultato? «Un'assunzione stagionale in meno». E un disoccupato in più. Emanuela Zoncu