▶ SPECIALE - TEST AOI, AXI ED SPI Ispezione congiunta 2D e 3D L’ispezione post-print aiuta a eliminare fin dall’origine le difettosità e ad abbattere i costi di rilavorazione; è lo strumento che meglio di altri assicura il controllo di un processo che richiede accuratezza e ripetibilità di Dario Gozzi I l processo di stesura serigrafica della pasta saldante è universalmente riconosciuto come il più critico dell’intero ciclo di assemblaggio. L’introduzione di package con elevato numero di terminali (high pin count) o con terminali particolari quali i QFP o bump dei BGA, ha ulteriormente spinto la richiesta per una elevata qualità e ripetibilità di deposizione. L’ispezione visiva dei depositi eseguita in macchina serigrafica non sempre risulta esaustiva ai fini del ri- 32 PCB luglio/agosto 2015 sultato desiderato. La limitazione è data dall’esiguo numero delle zone campionate sulle schede e dall’essere un controllo bidimensionale, che valuta l’area coperta dalla crema e la centratura del deposito. Informazioni relative all’altezza del deposito e soprattutto al suo volume non sono disponibili con questa tecnica, mentre l’area di copertura da sola non è un indicatore di processo sufficientemente affidabile del corretto quantitativo di crema presente. Il volume del deposito è quindi il parametro criti- co da monitorare nella formazione del giunto di saldatura. Il giunto di saldatura presenta, per sua stessa natura, una variabilità piuttosto alta. Si passa da differenze di cosmesi alla presenza di più o meno elevate quantità di residui di flussante, a differenze geometriche dovute alla presenza di una quantità variabile di saldante, che nell’insieme richiedono l’impostazione di soglie d’accettazione. Una analisi a questo livello, sui comuni sistemi richiede un contributo di tempo in programmazione spesso lungo e noioso, spesso disincentivante per piccoli lotti produttivi che porta all’abbandono del controllo automatico a favore dell’ispezione visiva condotta dall’operatore. Il problema si acutizza in presenza del montaggio dei componenti QFN o provvisti di bump. In questi casi i giunti formati da queste particolari connessioni sono ispezionabili solo con tecniche a raggi X. Si utilizzano comunemente sistemi di ispezione fuori linea e che non mettono al riparo, come del resto i sistemi di ispezione visiva o gli AOI, dai costi di rilavorazione. I potenziali difetti dei giunti di saldatura devono Fig. 1 - Teoria di funzionamento della misura 3D mediante l’abbinamento dei metodi gray coding e phase shift (0, π/2, π, 3π/2) (cortesia opticalengineering.spiedigitallibrary.org) perciò essere prevenuti, intercettando la difformità rispetto a quanto previsto prima dell’ingresso della scheda nella pich & place. In particolare per assicurare la formazione di un giunto affidabile, vanno controllati il volume, l’altezza e l’uniformità del deposito serigrafato. La tecnologia di misura 3D col sistema SPI 3D SPI (Solder Paste Inspection) è il sistema per ispezionare il volume di crema depositata sulle singole piazzole. Sotto il profilo puramente ottico, è un sistema di ispezione dedicato al processo SMT capace di profilare in altezza ogni singolo deposito col metodo della triangolazione, per poi estrapolare il volume del deposito, analizzandone la qualità e prevenendo per tempo l’insorgere ogni eventuale difetto. I siatemi SPI per la misurazione 3D utilizzano principalmente la triangolazione laser e il metodo PMP (Phase Measuring Profilometry) comunemente conosciuto come metodo dello sfasamento. Per molti anni la misura del volume di crema saldante è stato fatto utilizzando la triangolazione laser. Questo tipo di sensore è costituito da una sorgente laser di bassa o bassissima po- tenza che attraverso l’ottica produce una lama di luce coerente e monocromatica rilevata dal CCD e successivamente elaborata dal computer mediante il metodo della triangolazione. La scelta del raggio laser ha il vantaggio di generare lame di spessore molto limitato e costante su grandi profondità di proiezione. Inoltre essendo la luce laser monocromatica, è possibile montare davanti al CCD un filtro passa-banda centrato sulla frequenza di emissione del laser, fatto che rende il sensore immune dall’interferenza di sorgenti di luce parassite. Per velocizzare il processo si è passati dalla testa laser a singola traccia alle teste laser multi-line. Nell’ispezione dei depositi di crema saldante la tecnologia della triangolazione laser accusa alcuni punti di debolezza, ragion per cui si è passati alla tecnologia a luce strutturata PMP, più accurata e più veloce. Il sistema di misura a luce strutturata combina il metodo di gray coding con la tecnica PMP più nota col nome di metodo phase shift. Il primo con pochi e semplici calcoli permette di ottenere velocemente una misura di bassa accuratezza, che poi viene raffinata dal secondo (Fig. 1). Col metodo gray coding si proietta una sequenza di immagini a fran- ge bianche e nere (il cui periodo viene via via dimezzato), simultaneamente acquisite dalla telecamera e memorizzate. Ogni pixel apparirà sul CCD illuminato o meno a seconda che cada in una frangia bianca o nera. Proiettando differenti immagini si attribuisce a ciascun pixel acquisito un codice binario in cui a ciascun bit corrisponde una diversa immagine proiettata al cui valore (0 o 1) è associato il fatto che quel pixel corrisponda o meno a un’area illuminata della superficie. Un algoritmo di calcolo trasforma poi i codici binari in posizioni tridimensionali. Attraverso il metodo phase shift si può migliorare e affinare il risultato precedentemente ottenuto. Si creata un’immagine con frange parallele, profilo sinusoidale e passo di circa la metà di quello adottato nell’ultima proiezione del gray coding; questa immagine viene poi proiettata variando l’angolo di fase delle frange in modo che queste apparentemente sembrino scorrere sulla superficie misurata. In modo sincrono coi tempi di proiezione la telecamera acquisisce una sequenza di immagini in cui il tono di grigio per ciascun pixel varia con andamento sinusoidale ad una frequenza pari a quella delle frange proiettate e con un angolo di fase dipendente dalla altezza della zona inquadrata. PCB luglio/agosto 2015 33 Fig. 2 - Interfaccia semplice e intuitiva, con immediate segnalazioni delle informazioni indirizzate agli operatori della linea di produzione Aleader ALD5D SPI Nelle attuali produzioni trovano sempre maggior impiego componenti quali i chip 0201 e 0402, i componenti attivi come QFN e BGA, i fine-pitch e gli ultra-fine-pitch. La loro presenza, per via delle dimensioni e della complessità dei terminali, richiede un accurato controllo del processo. La tecnologia 5DSPI di Aleader, distribuita da DPI (www.elettronicadpi. it), integrando la tecnologia Moiré col gruppo ottico di proprietà (brevettato), consente di intercettare precocemente i difetti e prevenire il loro avanzamento lungo il processo produttivo. Proiettando un pattern sinusoidale mediante LED a luce bianca può individuare un ampia gamma di difetti, quali: assenza o insufficienza del deposito serigrafico, sconfinamento del deposito rispetto alla piazzola o problemi di centratura, corti e contaminazioni. La tecnologia Phase Measuring Profilometry adottata da Aleader facilità l’analisi della morfologia anche dei depositi di crema sulle piccole piazzole dei BGA, intercettando anche quelle piccole variazioni indesiderate che danno luogo ad esempio alla formazione di coni. ALD5D consente di eseguire ispezioni 2D e 3D utilizzando una dop- 34 PCB luglio/agosto 2015 Fig. 3 - Rappresentazione e rilevazione reale di un pad ottenuto dalla deposizione di più gocce di 30 micron/cad dispensate da My 500 pia sorgente di illuminazione, così da evitare sia problemi di zone d’ombra che interferenze dovute a riflessioni irregolari. La telecamera coi suoi 15 µm di risoluzione dispone di un FOV di 30 x 30 mm, con una complessivamente elevata velocità di ispezione. Mediamente il range di misura dei sistemi SPI spazia da un minimo di 80 µm a un massimo di 200 µm. Aleader ha esteso questi limiti misurando da un minimo di 30 µm a un massimo di 700 µm, aggiungendo la capacità di riprodurre in 3D anche geometrie molto particolari, come ad esempio quelle ottenute con la dispensazione di crema (in cui la semisfera presenta protuberanze sulla sommità) o quelli correttivi realizzati con i sistemi a getto, che geometricamente si presentano come una sovrapposizione di semisfere. Ai fini del test e del relativo giudizio, il sistema è insensibile al colore del circuito stampato. La tecnologia impiegata non solo evita che i difetti sfuggano all’ispezione, ma parimenti ha un numero decisamente ridotto di falsi errori e quelli reali sono tracciati. Dispone infatti di un software SPC (incluso) che aiuta l’operatore nel tenere sotto controllo il processo in tempo reale. Anche il barcode 1 e 2D è di serie. Applicando la funzione Z-Traking consente di compensare in tempo reale gli errori di planarità del circuito stampato. L’interfaccia operatore è semplice da utilizzare e di immediata comprensione; anche nell’ipotesi di difetti, per la loro conferma (No Good) non è necessario disporre di un confronto con una scheda correttamente prodotta. La programmazione, attraverso il file Gerber, e il debug richiedono tempi brevi; la semplicità strutturale del software Aleader garantisce che possano essere raggiunti gli stessi risultati indipendentemente dalla capacità dell’operatore che si cimenta nella programmazione o nell’ispezione. Durante l’importazione dei dati Gerber avviene il riconoscimento automatico delle diverse aperture a cui vengono di volta in volta assegnati standard di riconoscimento preventivamente decisi dall’operatore. Automatico è anche il riconoscimento delle aree dove svolgere la ricerca di eventuali cortocircuiti. La famiglia è composta da due modelli, egualmente compatti seppur di linea, il modello 5DSPI che ispeziona con tecnologia 3D schede da 50 x 50 mm fino a 400 x 450 mm e il modello iSPI che ispeziona con tecnologia 2D (più AOI pre-reflow) schede che da 60 x 60 mm arrivano a 300 x 330 mm. Per entrambi lo spessore del pcb varia da 0,3 mm a 5 mm.