L’ALPE DI CAVARZANO E LA VALLE DEL CARIGIOLA 5-6 maggio 2012 INFORMAZIONI SUL PERCORSO La partenza da Siena (parcheggio dell’Acqua Calda) è fissata per sabato 5 maggio alle ore 14.00. Arrivati a Gavigno, è prevista una breve escursione (2 ore circa) alle cascate del Torrente Carigiola sui sentieri CAI n. 62 e 62A, prima del trasferimento in agriturismo per la cena e il pernottamento. Il percorso del secondo giorno è ad anello e segue per buona parte il crinale (sentiero 00 e GEA) per poi continuare a mezza costa (62B), per un totale di 6 ore di cammino con un dislivello in salita di circa 350 m. Alcuni tratti richiedono attenzione nell’attraversamento per la presenza di ripide scarpate e salti di roccia. Difficoltà: E (escursionistico). Altitudine massima: 1.214 m s.l.m. Pernottamento e cena presso Ponte alla Villa (Loc. La Villa-Luicciana, Comune di Cantagallo). Iniziativa riservata a un massimo di 12 partecipanti. Iscrizioni in Sezione a partire da Lunedì 2 Aprile. Si prega di iscriversi prima possibile per poter prenotare la struttura. Ricordiamo che gran parte del percorso è in una area protetta e che è assolutamente vietato danneggiare e raccogliere flora e fauna. Per maggiori informazioni: ASE Emmi Tozzi 334 3204832 ASE Barbara Anselmi 339 3855427 SEDE CAI SIENA: 0577 270666 L’ALPE DI CAVARZANO E LA VALLE DEL CARIGIOLA L’escursione ci porta nell’Area Naturale Protetta di interesse Locale (ANPIL) “Alto Carigiola e Monte delle Scalette”, un comprensorio di quasi mille ettari che racchiude l’alta valle del torrente Carigiola e il crinale disegnato dal Monte delle Scalette (m 1.186) e dal Monte della Scoperta (m 1.278), dai quali si origina questo impervio quanto interessante affluente del Bisenzio. Al di là del crinale si estende, in territorio emiliano, il Parco regionale dei Laghi di Suviana e Brasimone. Si tratta quindi di un tratto appenninico di particolare valore naturalistico, anche se poco conosciuto e frequentato. Il nome del Monte delle Scalette racchiude la particolarità morfologica principale di questa zona: gli imponenti affioramenti di arenaria Macigno, in giacitura suborizzontale, incisi dalle acque del torrente Carigiola e dei suoi affluenti, mostrano le testate di strato, messe in evidenza dall’erosione differenziata delle argille. Proprio questa particolare morfologia è motivo della presenza di numerose cascate lungo il torrente Carigiola, alternate a tratti nei quali il fiume si trova a scorrere sulla superficie di strato, con un letto che sembra “lastricato”. I tratti più acclivi presentano una vegetazione piuttosto rada, con boschi di roverella, carpino nero e arbusteti di ginepro; in queste situazioni cresce anche l’azzerolo, piccolo albero parente del biancospino. Nel fondovalle , più umido e con terreno migliore, si trovano le foreste naturalisticamente più interessanti. Si tratta di foreste miste che in Toscana sopravvivono solo in poche e ristrette aree, risparmiate dai tagli più intensi a causa dell’inaccessibilità. Vi troviamo il faggio, l’acero di monte, l’acero opalo e le due specie di tiglio selvatico che avevano ben altra diffusione nei boschi toscani prima dell’intervento dell’uomo. In certi punti sono presenti anche il tasso e l’agrifoglio, relitti di climi passati. In quota, lungo il sentiero 00 e GEA e soprattutto sul pianoro dell’Alpe di Cavarzano, si aprono invece ampie praterie segno delle passate attività umane, insieme ai vecchi edifici di alpeggio disseminati tutt’intorno e cir- L’Azzarolo (Crataegus azarolus) condati da castagni, E’ una rosacea parente stretta del biancospino ma diffusa soprattutto nella zona mediterranea orientale e forse originaria di Creta. In Italia è probabilmente stato diffuso dall’uomo per i frutti commestibili e si è talvolta naturalizzato. ciliegi e altre piante utili all’integrazione della dieta di un tempo. Le testimonianze degli insediamenti di montagna sono numerose, a cominciare dalle vie di comunicazione: la strada che oggi da Cavarzano porta in Emilia Romagna attraverso il Passo dell’Alpe di Cavarzano era un’importante via di comunicazione già agli inizi dell’Ottocento, quando nelle carte del catasto lorenese era indicata come Strada delle Alpi da Cavarzano al Giovo. Altre vie erano quelle che collegavano gli insediamenti come Gavigno e Fossato allo stesso Cavarzano. Agli incroci di queste strade troviamo spesso tabernacoli religiosi che ancora oggi sono di riferimento nella cartografia, mentre in passato erano riferimento anche per lo spirito e, all’occorrenza, servivano come bivacco di fortuna per chi si trovava a transitare in queste difficili zone. Per quanto riguarda la fauna, accanto a specie diffuse come cinghiale, capriolo e I Tigli Oggi siamo abituati a vederli solo nei giardini, ma in realtà i tigli erano comuni nei boschi. Si trovavano nelle zone più fresche, misti ad altre specie arboree come aceri, frassini e faggi. Tiglio europeo (Tilia platyphyllos) Secoli di utilizzo del bosco da parte dell’uomo ne hanno provocato la scomparsa, poiché si tratta di specie molto sensibili. Ci sono tuttavia in Toscana piccoli lembi di foreste miste scampate a questa sorte perché relegate Tiglio selvatico (Tilia cordata) in luoghi difficili da raggiungere come appunto alcuni tratti del fondovalle del Carigiola che ospitano sia il tiglio europeo che il tiglio selvatico, riconoscibili perché il primo ha foglie tendenzialmente più grandi e ciuffi di peli bianchi alla biforcazione delle nervature nella pagina inferiore delle foglie, mentre il secondo ha foglie a forma di cuore e ciuffi di peli rossastri. cervo, quest’ultimo proveniente dalle reintroduzioni effettuate alcuni decenni fa all’Acquerino, nelle praterie di crinale si possono vedere specie rare come il falco pellegrino e il falco pecchiaiolo e, nelle limpide acque del Carigiola, il gambero di fiume, la salamandrina dagli occhiali e lo scazzone, piccolo pesce di interesse conservazionistico europeo. Per la presenza di queste specie, degli ambienti di foresta mista e delle praterie di crinale, l’alta valle del Carigiola è riconosciuta come Sito di Importanza Comunitaria (SIC “Appennino Pratese”). Lo scazzone (Cottus gobio) Piccolo pesce della famiglia dei Cottidi e unico rappresentante del gruppo nelle acque dolci, vive nei torrenti montani con acque pulite e per questo motivo è divenuto raro. E’ infatti molto esigente sia come temperatura dell’acqua (che deve essere inferiore a 16°C) che come ossigenazione. Vive sul fondo nutrendosi principalmente di invertebrati acquatici.