NOTIZIARIO INFORMATIVO PER I SOCI DELLA
Società per la Cremazione
Anno 7 - Numero 10 - Marzo 2012
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - L. n. 46/2004 - art. 1 comma 2 (TAB ONLUS), Numero progressivo - Periodicità - AUT.DR./CBPA/CENTRO 1 valida dal 19/04/07
EDITORIA
Periodico Semestrale
a cura della
Società per la Cremazione di Livorno
Direttore Responsabile
Giampaolo Berti
Progetto Grafico e Stampa:
Tipoffset Marengo
Via G. Ferraris, 4/F - Livorno
Editore
Società per la Cremazione di Livorno
SO.CREM.
Fondata il 2 Marzo 1902
ed eretta in Ente Morale con R.D.
del 26 Dicembre 1909
Premiata all’Esposizione d’Igiene
di Torino e Roma nel 1911
Via S. Francesco, 71 - Livorno
Tel. 0586 888.431 - Fax 0586 892.307
E.mail:[email protected]
Web:www.socrem.org
Comitato di Redazione
Giampaolo Berti - Laura Bandini
Catia Sonetti - Mauro Nocchi
Tempio Cinerario:
Via Don Aldo Mei - 57100 Livorno
Telefax 0586 404.305
Autorizzazione Tribunale Livorno
n° 4/07 del 29/03/2007
CONSIGLIO DI
AMMINISTRAZIONE
Pubblicazione non in vendita destinata ai Soci
della Società per la Cremazione di Livorno
Finito di stampare nel mese di Febbraio 2012
SOMMARIO
EditorialePag. 3
Grosseto: Ma Livorno
non chiude le porte
Pag. 6
L’impegno decisivo dei
nostri operatoriPag. 7
Come la tecnologia
cambia il costume
Pag. 8
Momenti della nostra storia
Pag. 10
Ricordi Pag. 14
Presidente
Giampaolo Berti
Vice Presidente
Massimo Nenci
Segretario
Laura Bandini
Economo
Giovanni Pazzagli
Consiglieri
Alfredo Gamucci
Giovanni Laterra
Don Carlo Leoni
Adriana Lonzi
Ernesto Mariani
Cristina Turini
Monica Vannucchi
Collegio
Sindaci Revisori
Membri
Roberto Petronici
Francesco Casalini
Giacomo Romboli
In copertina:
Il bellissimo mare di fronte alla costa livornese,
viene sempre più scelto da chi decide, in vita, di farvi
disperdere le proprie ceneri.
Questo numero di Charis è stato spedito a 7.300
soci ed istituzioni pubbliche
Editoriale
Oltre il possibile
La costruzione del terzo forno è stata voluta per dotare il crematorio di Livorno di un impianto in grado di poter gestire l’emergenza fatta più che altro da
arresti dei forni nn. 1 e 2 che, fin dalla loro messa in
marcia, hanno lavorato oltre i limiti dichiarati dal costruttore. Alla fine del 2012 gli impianti 1 e 2 e, fino
al giugno del 2010, il vecchio forno, avevano effettuato circa 15.000 cremazioni, circa 4000 cremazioni cadauno in tre anni con una media di 1500 l’uno
all’anno. Il crematorio di Livorno con un bacino d’utenza di circa 180.000 abitanti, in convenzione con i
Comuni di tutta la provincia, offre la cremazione in
regime di prezzi minori alla tariffa ministeriale sia
per i soci della Socrem sia per i residenti non soci.
Con tutti i comuni della provincia di Livorno abbiamo entrate privilegiate ed esclusive in convenzione.
A giugno 2011 il crematorio di Pisa ha cessato di lavorare per problemi inerenti l’emissione in atmosfera
di fumi inquinanti. A tutt’oggi non è dato sapere i
tempi del suo ripristino. Le salme dei cittadini Pisani sono state avviate al crematorio di Livorno senza
neppure un incontro tra il comune di Pisa (proprietario del forno) e la SOCREM di Livorno, incontro
che sarebbe stato quantomeno doveroso da parte di
un’amministrazione comunale che si dichiara propensa alla cremazione, dal quale sarebbe emerso ogni
nostro problema all’accoglimento dei crematisti pisani. Oggi il crematorio di Livorno dovrebbe sobbarcarsi anche i decessi di un bacino d’utenza che
raggruppa circa 150.000 abitanti con un’incidenza
alla cremazione del 9% con una cifra stimabile in
circa 1000 eventi crematori l’anno. A questa realtà
pisana vanno aggiunti anche Viareggio e provincia
con circa altre 300 cremazioni l’anno. Di fatto, ora,
stiamo servendo un bacino d’utenza che conta circa
400.000 cittadini. Ed il conto è presto fatto dato che
le cremazioni si attestano, come da dati istat in 4000,
appunto nella percentuale del 10% annue. Ecco che
le cifre dichiarate sono suffragate da numeri veri raggiungendo circa 4000 cremazioni in un’anno tra Livorno, Pisa e Lucca. (cifra raggiunta nel 2011 e con
due forni soli!) Questo dato da giugno 2011. Non
osiamo pensare le proiezioni del 2012. Oggi la situazione in Toscana è tragica. Sono operanti soltanto
tre forni crematori, Firenze Livorno e Massa. I forni
di Pisa, Pistoia, Arezzo e Siena sono fermi, Firenze
opera per la sola Firenze con tempi d’attesa fino a
quindici giorni, Massa crema i soli cittadini massesi, e Livorno dovrebbe sostenere il carico di tutta la
restante Toscana. Tale mole di lavoro, per il nostro
crematorio, non possiamo sostenerla! Gli impianti sono sotto stress per la mole di cremazioni giornaliere che portano l’impianto a necessitare di più
frequenti manutenzioni, ben oltre le quattro annuali. Sopratutto bisogna tenere presente che la dislocazione delle apparecchiature per il funzionamento
dei forni, allocate nel soppalco, sono tali e tante che
risulterebbe improbabile una manutenzione straordinaria senza fermare tutto il crematorio, compreso
il terzo forno. Questo è dovuto alla ristrettezza dei
locali che non possono essere aumentati di volume
annche, ma sopratutto, per i noti vincoli architettonici riguardanti tutta la struttura cimiteriale. Sarebbe
una “tragedia” dover intervenire sulle apparecchiature in maniera straordinaria. Ecco che si rende necessaria una decisione “forte” per il mantenimento
in efficienza degli impianti, ma sopratutto per la salvaguardia di un’investimento di oltre due milioni di
euro. Mi spigo. Non ci viene assicurata una lunga
vita degli impiantia con questi ritmi! Le continue fermate degli impianti ci rendono fortemente dubbiosi
sulla tenuta degli stessi. Una soluzione a questo stato
di cose sarebbe il rientrare nei numeri ante fermata
dal forno di Pisa e cioè entro e non oltre la soglia i
tremila eventi / anno. Si moltiplicano gli interventi
per la pulizia dei filtri, arresti di marcia dovuti allo
stress delle apparecchiature che lavorano dalle sette della mattina fino alle 22 ed anche fino alle 24.
A questa situazione va aggiunto il costo aumentato
del personale che quotidianamente lavora ben oltre
le otto ore contrattuali. Come ho sempre sostenuto
ed è sempre stato verifcato a fronte di un costante
numero di decessi cittadini la richiesta di cremazioni ha subito un’impennata notevole. A questi nume-
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ri vanno tolti circa mille unità che riguardano, negli
anni fino al 2011, interventi effettuati per altri comuni fuori dalla nostra provincia. Dall’anno 2011 abbiamo subito un’inversione, per noi molto gravosa,
di aumento esponenziale di eventi. I ben noti problemi strutturali del crematorio di Pisa, del quale al
momento non abbiamo alcuna notizia circa l’inizio
della costruzione del nuovo impianto, ci inducono a
considerare che tale maggior aggravio di lavoro dovrà essere sostenuto, da Livorno, anche per il 2012.
Applichiamo la maggior tariffa in considerazione del
fatto che il nostro supporto sarà un intervento limitato nel tempo ed irripetibile in quanto che, al momento in cui Pisa avrà riaperto il forno, giocoforza
Livorno perderà tutto il movimento che attualmente
da li proviene e dalla sua provincia, senza considerare che i nostri impianti stanno subendo uno stress
meccanico molto importante, e di questo noi siamo
consapevoli sia per i costi che subiremo negli anni
per mantenere efficienti le apparecchiature. Riteniamo doveroso, a questo punto, prendere una decisione di cosa vogliamo fare per il futuro. La Società
Pisana di Cremazione in un’incontro, ci ha avanzato
la richiesta di trattamento economico preferenziale
per gli iscritti alla Socrem pisana. Abbiamo ritenuto
possibile applicare una tariffa minore rispetto a quella ministeriale (oggi circa 570,00 €) per coloro che
saranno certificatisoci di quella associazione. Questa
prospettiva si è resa necessaria per quel senso di collaborazione che, in campo nazionale, ci viene richie-
sto dalla Federazione, collaborazione dettata anche
dalla necessità di favorire gli scritti alla Socrem che
devono poter esercitare le loro scelte senza essere
ostacolati da problemi tecnici come stanno accadendo a Pisa. L’eventuale accordo con i nostri “cugini”
si attesterà su un numero alquanto esiguo di eventi
comunque non oltre le cinquanta unità l’anno. Non
siamo in grado di sostenere la mole di lavoro che ci
viene richiesta aumentato in maniera esponenziale,
non cercato dalla Socrem di Livorno. Anche perchè
questo super lavoro ci impedisce gestire la ritualità
della cremazione. Ogni giorno infatti siamo costretti
ad offrire alle persone che scelgono la cremazione un
“non servizio”. Spiegandomi, posso affermare che
non possiamo permetterci di avere giornalmente in
sala commiato quattro / sei bare esposte in attesa di
essere cremate, con familiari che non possono raccogliersi nella propria intimità per salutare con la dovuta ritualità il proprio defunto. È una continua rincorsa, da parte dei nostri dipendenti, a far convivere con
“armonia” il triste momento del distacco dal proprio
caro. Da qui anche l’impossibilità di nostri dipendenti a mantenere puliti ed efficienti i reparti dove
giornalmente accedono moltissime persone in visita
ai familiari defunti e gestire le ovvie lamentele e disservizi che preferiremmo non riscontrare per poter
continuare ad offrire un servizio che ci ha sempre
contraddistinto sin dalla nostra nascita
Giampaolo Berti
Cremazioni di soci e non soci - numero per anno nel periodo dal 1/1 al 31/12
4
Sala “A. Simonini” della Circoscrizione 2
Scali Finocchietti 4 - Livorno
Venerdì 20 Aprile 2012 - ore 11.00
In prima convocazione
ASSEMBLEA ORDINARIA DEI SOCI
Sabato 21 Aprile - ore 9,00
In seconda convocazione
ORDINE DEL GIORNO:
1. PREMIAZIONE DEI SOCI DA ALMENO 30 ANNI;
2. RELAZIONE MORALE DEL PRESIDENTE;
3. BILANCIO CONSUNTIVO 2011;
4. PROPOSTA DI BILANCIO PREVENTIVO 2012;
5. VARIE ED EVENTUALI
VENERDì 20 APRILE 2012 - ORE 14,00
In prima convocazione
ASSEMBLEA STRAORDINARIA DEI SOCI
Sabato 21 Aprile - ore 10,30
In seconda convocazione
ORDINE DEL GIORNO:
1. RINNOVO DELLE CARICHE SOCIALI
Tutti i soci da almeno 6 mesi, in base al comma d) dell’art. 10 dello Statuto,
oltre ad esercitare il diritto di voto, possono essere eletti nel consiglio direttivo
e nel collegio dei sindaci revisori e, quindi, possono presentare la propria
candidatura alla comm.ne elettorale, entro il 10 aprile
5
Grosseto: Ma Livorno
non chiude le porte
Grosseto. Il forno crematorio di Livorno dice stop alle
cremazioni di salme che arrivano da fuori provincia, ma
fa un’eccezione per i grossetani. A tranquillizzare i maremmani che hanno scelto di accomiatarsi così nell’ultimo viaggio è la stessa Socrem, la società proprietaria
dell’impianto di cremazione nel cimitero dei Lupi a Livorno, per bocca del presidente, Giampaolo Berti.
“ La sospensione in vigore dal 1° gennaio per le salme
che arrivano da fuori riguarda solo Pisa; per la zona sud
non cambia niente”, spiega Berti. Il timore di un blocco
della cremazione dal Grossetano si era diffuso tra cittadini e operatori delle onoranze funebri che organizzano
i trasporti fino a Livorno. Lo stop è stato deciso dopo
che la chiusura del forno crematorio di Pisa ha dirottato
negli ultimi quattro mesi tutte le richieste sulla struttura labronica raddoppiando il carico di lavoro e gravando
fino all’inverosimile su personale e impianto. Che al posto
delle normali 10-15 cremazioni al giorno si è ritrovato a
dover soddisfare30-35 richieste. Da lì è partita la circolare
a tutti gli operatori fiduciari o che hanno una convenzione per mettere a disposizione della clientela il servizio di
trasporto fino a Livorno. “Non cambia niente - spiegano
dalla San Lorenzo Servizi - ma solo, eventualmente, che
dobbiamo avvertire un pò prima”. Nessun problema per
la nostra clientela e per tutti i soci Socrem della provincia”, spiegano dalla Gabbrielli di Grosseto, fiduciario per
la provincia insieme a Martellini di Bagno di Gavorrano,
Zazzeri di Castiglione della Pescaia, Vanni-TerramocciaTosi e Cutolo di Follonica e Babbanini di Orbetello (dato
aggiornato a marzo 2011). Ma anche per chi socio non
è, ma vuole lo stesso esser cremato. “Continuiamo ad accettare anche chi, dalla provincia di Grosseto, non è socio
- spiega Berti - naturalmente applicando l’intera tariffa
ministeriale, senza gli sgravi previsti per chi, invece, si è
iscritto per tempo e ha pagato annualmente la sua quota”. Per essere cremati, infatti, occorre l’autorizzazione
dall’ufficiale di stato civile del Comune dove è avvenuto il decesso. Per ottenerla bisogna che, in vita, si sia
espressa chiaramente la volontà di essere cremati e per farlo ci sono tre strade: fare testamento dal notaio,
comunicarlo anche solo verbalmente al coniuge o ai familiari più prossimi - sperando che poi eseguono
la volontà - oppure iscriversi a un’associazione che abbia tra i propri fini statuari la cremazione dei propri
associati. Come la Socrem, ad esempio, che raccoglie in provincia centinaia di iscritti (450 solo a Grosseto),
o la Socremar (100 iscritti). Per rispettare la volontà di quei grossetani che scelgono la cremazione, ma non
hanno a disposizione una struttura vicino casa, Livorno, dunque, rimane a disposizione.
Francesca Ferri
Da Il Tirreno del 7 Gennaio 2012
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L’impegno decisivo dei nostri operatori
Abbiamo deciso di dedicare
questa pagina
di CHARIS
agli operatori “sul campo”
che
vivono,
tutti i giorni
per tutto l’anno, sulla loro
pelle, la vita
non facile della SO.CREM
Livornese.
In
questo
modo intendiamo sottolineare il loro lavoro e la
loro professionalità, con le quali svolgono un servizio delicato ai cittadini che si trovano a vivere
momenti tristi, a seguito dalla scomparsa di persone care. È importante l’incarico di Segreteria
di Barbara, Maria Luisa e Stefania, che tengono
un contatto giornaliero con i cittadini che chiedono informazioni per decidere di iscriversi alla
SO.CREM e scegliere in vita, quale destinazione
dare al proprio corpo dopo la dipartita.
È preziosa la loro prefossionalità nelle attività economica, assai complessa, di una Società “senza fini
di lucro”, che ha migliaia di soci ed offre un servizio non usuale ad un utenza che va ben oltre il territorio livornese. È decisivo l’impegno, spesso ben
oltre il normale orario di lavoro, di Marco e Mat-
teo che coordinano il lavoro degli addetti ai forni,
Umberto, Luca, Rossano e Caterina che, con loro,
operano su due turni giornalieri a contatto diretto
con i parenti delle persone scomparse, non di raro
ringraziati per la loro alta professionalità. Il tutto,
coordinato dal Direttore Giuseppe che tiene bene
le fila, a disposizione di una popolazione di circa
200.000 abitanti, aggiungendo a questo il controllo
attento sulle operazioni amministrative, le manutenzioni ed il lavoro di Segreteria, a diretto contatto con il Consiglio d’Amministrazione, composto da volontari, che deve essere sempre all’altezza
del prestigio che la SO.CREM ha conquistato nei
suoi centoventi anni di vita.
Senza questa loro dedizione, non avremo potuto
rispondere alla situazione d’emergenza che ci ha
impegnato negli ultimi mesi del 2011.
Il Presidente e tutto il Consiglio, colgono l’occasione per ringraziargli tutti perchè contribuiscono, in
modo decisivo, a fare della SO.CREM di Livorno
una realtà importante alla quale, anche la Fed. Nazionale di Cremazione guarda con orgoglio, additandola come modello da prendere ad esempio per
tutto il terriotorio nazionale.
7
Come la tecnologia cambia il costume
Con internet, l’amico scomparso è sempre vivo
Qualche tempo fa è morto Emond Berselli, fine
giornalista di “Repubblica” e scrittore che frequentava molto Facebook. I suoi “amici” (nel senso di
Facebook) hanno continuato a postare commenti
sulla sua bacheca come, in altri tempi, avrebbero
pubblicato un necrologio sui giornali.
La gente continuava a scrivergli come se fosse
vivo. I “social network” di internet cambiano il
rapporto tra il pubblico e privato, ma anche alcune
cose che riguardano la vita e la morte.
C’è chi vuole lasciare mesaggi postumi e chi si
preoccupa di digitare un “testamento digitale” con
scritte le password dei conti bancari online. Il Pin
del bancomat ed altri documenti privati. Nascono
le “pagine commemorative” che servono sia a ricordare le persone scomparse, sia a inviare messaggi e saluti. Può sembrare macabro ma alcuni lo
trovavano utile.
Guardate ad esempio www.lastmessageclub.com;
oppure www.respectance.com. Il servizio, ovviamente, si paga...ogni anno affinchè il cliente è in
vita (il dopo è gratis)... le pagine sono personalizzate dal cliente, o dai suoi familiari, con musiche,
foto, testimonianze di chi l’ha conosciuto. Qualcuna mi è apparsa commovente. Naturalemente a noi
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può apparire strano, o forse dark,
che qualcuno organizzi una serie
di email da inviare ad amici e nemici dopo il proprio trapasso (ma
quanti romanzi e racconti sono
basati su questo?). Non credo che
in molti intaseremo le caselle di
posta di questi siti, nati in ambito
anglosassone dove il business finerario è particolarmente fiorente
e interamente privatizzato.
Tuttavia anche questo è un segno
che un numero crescente di attività sociali umane si trasferisce
nel mondo di nternet e immediati
dintorni.
Del resto anch’io ho inviato un messaggio a Berselli, appena avevo saputo della sua scomparsa,
utilizzando Facebook e richiamando il messaggio
sulla mia bacheca, come tanti altri “amici - lettori”.
Con la stessa immediatezza con cui, qualche anno
fa, avrei prenotato un necrologio sul suo giornale.
Lo stesso Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, ha scritto sul Washington Post che i concetti di
privacy sono drasticamente cambiati, al punto che
Facebook dovrà rivedere molte sue impostazioni.
E di privacy Zuckerberg se ne intende, anche se
non sempre applica quello che sa.
Enrico Menduni
Scienza delle Comunicaioni
Università Roma 3
Dal quotidiano Il Tirreno
2010
N.B. Il fenomeno del quale parlava il Prof. Menduni fin dal 2010, è andato via via diffondendosi
anche da noi per ora senza scopo di lucro. Il più
diffuso è stato dedicato ad un giovane giornalista,
nostro amico, scomparso poco più di un anno fa.
I
Il Libro
bambini fanno domane. A volte imbarazzanti, stravaganti, definitive. Vogliono sapere perchè nasciamo,
dove andiamo dopo la morte, perchè esiste il dolore,
cos’è la felicità. E gli adulti sono costretti a trovare
delle risposte. È un esercizio tra la filosofia e il candore, che ci obbliga a rivedere ogni volta il nostro
rassicurante sistema di valori. Perchè non possiamo
deluderli. Nè ingannarli. Siamo stati come loro non
troppo tempo fa.
Dell’invecchiare, dell’essere fragili, inadeguati, perfino del morire parliamo ormai di nascosto. Ai bambini
è negata l’esperienza della fine.
La caducità, la sofferenza, la sconfitta sono fonte di
frustrazione e di vergogna. L’estetica dell’eterna giovinezza costringe molte donne nella prigione del corpo perfetto e le inchioda dentro un presente mortifero, incapace di darci consolazione, perfino felicità. In
questa intensa, sorprendentemente gioiosa inchiesta
narrativa, Concita De Gregorio ci chiede di seguirla
proprio in questi luoghi rimossi dal discorso contemporaneo. Funerali e malattie, insuccessi e sconfitte, se
osservati e vissuti con dignità e condivisione, diventano occasioni imperdibili di crescita, di allegria, di
pienezza. Perchè se non c’è peggior angoscia della
solitudine e del silienzio, non c’è miglior sollievo che
attraversare il dolore e trasformarlo in forza.
La “crisi” ha bloccato il biotestamento
Nell’ultimo numero di Charis, parlando del Testamento Biologico e riportando il parere di politici, sociologi, medici e giuristi, annunciammo (forse con troppo
ottimismo) che la legge aveva la possibilità di venire
approvata entro il 2011.
Ma, come i nostri lettori ben sanno, il precipitore della
situazione economica, ha portato alle dimissioni del
Governo Berlusconi ed alla formazione di un nuovo
Esecutivo, sostenuto da una larghissima maggioran-
za parlamentare, che ha assegnato ad esso il difficile
compito di affrontare, in fretta, le questioni dell’economia e porre le basi per una difficile ripresa.
Così, il Calendario Parlamentare è stato modificato
accantonando, ancora una volta, la legge auspicata e
rendendo quasi impossibile la sua approvazione prima
della fine naturale della legislatura.
Per quello che ci riguarda, faremo il possibile affinchè
la questione non finisca nel dimenticatoio.
9
Momenti della nostra storia
Il Ventennio fascista
“Dopo il defenestramento della giunta socialista della città (agosto 1922), è l’inizio del
governo del Mussolini
nel paese, la vita della Società continuava
a svolgersi sui binari
consueti.
Augusto Neri, presidente, chiede che sia
installato un telefono al
cimitero per facilitare
le comunicazioni con la
società, a spese del Comune. Due mesi dopo, nel dicembre 1922, sollecita
con una lettera il sussidio di lire 1.500 annue elargito
dall’amministrazione “per i servigi e l’economia che
rende la cremazione contando da 140 a 150 ( sarebbe
stato più corretto parlare di 130 - 140, N.d.a.) cremazione l’anno.
Tutte le richieste verranno esaudite. Ma con il consolidamento del regime e la sua tattica di avvicinamento alle gerarchie cattoliche, la situazione cambia. Le manifestazioni pubbliche spesso orgnizzate
dall’associazione, come l’organizzazione di conferenze di propaganda, i cortei commemorativi per la celebrazione dell’anniversario della fondazione, i banchetti e quant’altro, s’interromperanno. Le uniche
occasioni di visibilità, utili per farsi conoscere, anche
se con difficoltà sempre più marcata, saranno costituite dai cortei funebri, pensati e diretti come vere
e proprie sfilate. In una simile situazione di stretta
sorveglianza su qualsiasi forma associativa, o su sollecitazione dello stesso Galeazzo Ciano, del prefetto
o del questore, o per semplice dovere d’ufficio, i resoconti del Commissario di San Marco sulla attività,
le riunioni, i soci, la vita interna e quant’altro fosse
possibile furono diligentemente raccolti e trasmessi
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al centro. È grazie a queste carte che ho potuto constatare che tutto il periodo, perlomeno dal 1923 al
1941, trascorse sotto la dirigenza dello stesso presidente Augusto Neri.
Nella segnalazione si aggiunge che era stato affiliato
alla massoneria, di mestiere fa lo spedizioniere, ed è
di federe repubblicana. La nota più esaustiva è quella
che riguarda i Consiglio del 1928. La segnalazione
poliziesca ci aiuta a conoscere il quadro dirigente
della Società nel suo complesso, e ad anticipare alcune riflessioni sulla sua attività. Su venti elementi,
tredici sono indicati come repubblicani e massoni,
tre come socialisti. Di tutti gli altri la polizia non
trascrive alcuna nota sulle inclinazioni politiche.
Soltanto a proposito di uno si legge che da ex repubblicano e massone, adesso simpatizza per il regime.
E fino a qui, niente di nuovo, anzi. Siamo pienamente dentro la vecchia tradizione; perlomeno apparentemente. Ma svariate segnalazioni presenti anche in
altre carte dello stesso fascicolo rinviano a probabili
ulteriori appartenenze massoniche. Anche da questo
appare abbastanza chiaro che non solo ci troviamo di
fronte ad espressioni militanti plurime, ma pure che,
per quanto concerne la massoneria, si tratta di adesioni di vecchia data, nè rinnovate, nè abbandonate.
Se a Livorno le logge erano scese da 59 a 3, anche
i relativi membri dovevano essersi in qualche modo
ricollocati in altre organizzazioni. Solitamente poi
dalla massoneria non ritornando su qeusto Consiglio, la segnalazione si fa interessante. Su venti componenti, ben diciannove abitano nella zona popolare
tra il centro e le vie adiacenti, da Via delle Galere a
Via Vittorio Emanuele. Uno solo abita in una strada
più elegante, Viale Regina Elena, oggi Viale Italia,
l’arteria che costeggia il mare. Ma l’appartenenza ai
ceti popolari viene ribadita dalla loro occupazione.
Abbiamo la segnalazione di quattordici occupazioni, così ripartite: due pensionati, due commessi, due
facchini, un operaio, un esercente, un cappellaio, un
assistente officina Gas, un pensionato ferroviere, un
carpentiere, un falegname, un parrucchiere. Scorren-
do ancora le carte di questo fondo della Questura
lato igienico ebbe dei consensi, fu intesa e vista, sotto
si rintracciano altri Consigli di Amministrazione:
forma incivile e antireligiosa. Infatti ciò è la verità,
quello del 1933, quello del 1934, quello del 1937.
se si pensa, che i fondatori, e soci che ne curarono la
Poi si salta a quello del 1941, uguale però nella sua
divulgazione di tali propositi, furono persone d’idee
composizione al Consiglio di amministrazione del
avanzate, e per lo più massoni e repubblicani, i quali
1937. Si nota una certa continuità e di conseguenza
appunto maggiormente sono sempre stati i nemici
anche un invecchiamento dei consiglieri. Non solo
più acerrimi della chiesa e della religione. Molte volresta alla presidenza Augusto Neri, ma rimangono
te la stampa cittadina, si occupò aspramente di quein carica anche Armando Guarducci, Ruggero Ansto sodalizio, che in seguito poi fu una vera e propria
tonacci, Odoacre Vivaldi, Armando Tofani. Non
società sovversiva-anticlericale, intervenendo solo ai
sempre ci sono osservazioni sulla loro collocazione
trasporti funebri di sovversivi, od a manifestazioni di
politica. Scompaiono quasi del tutto i riferimenti al
carattere sovversivo. Attualmente conta circa 2.000
loro lavoro e ai loro domicili. Va considerato però
soci, compreso un certo numero di donne, e senza
che erano le stesse associazioni a dover comunicare,
tema di smentite, si può dire che il 90% sono sovsu richiesta della questura, l’elenco dei soci, le attività
versivi in genere, ed ex massoni. Da indagini espesvolte e tutto quanto riguardava la vita della società
rite, non è risultato però, che in seno alla Socrem
stessa. Le osservazioni da
si faccia ora, aperta propafare quindi sono due. Da
ganda contraria al Regime,
una parte la Socrem cernon così invece nei riguardi
cava di procurare al Comdella chiesa e della religiomissariato le notizie più
ne, a danno della quale si
scarne possibile per sviare
continuano a fare delle insiquesta vigilanza occhiuta.
nuazioni, e viene esercitata
Dall’altra, nei fatti, l’attiancora segretamente una
vità era comunque ridotta
certa propaganda anticleI loculi dei fratelli Gigli uccisi dai fascisti sulla soglia di casa il 4 agosto 1922
ai minimi termini, essendo
ricale e specialmente fra le
impedita quella della prodonne. Non è mai regnato
paganda. C’erano soltanto assemblee dei soci, di sonel sodalizio stesso, alcun sentimento d’ordine e di
lito una volta all’anno per approvare il bilancio, come
affetto per la Patria, o per il Re, e sotto la parvenza di
quella del 1926 nella cui riunione si deliberarono
una associazione laica per la cremazione dei cadaveri,
anche i lavori di ampliamento al tempio cinerario.
si nascondono elementi nemici della Patria e di ogni
Dal punto di vista del Commissariato, sotto il resentimento di umanità capaci all’occasione di insorgime la situazione si era semplificata rispetto all’egere contro i poteri dello Stato”.
poca liberale, quando dietro a un corteo della SoSi capisce che la polizia non ha elementi precisi sui
crem venivano inviati fino a quattro carabinieri e sei
quali agire contro questa associazione, ma che nel
guardie di Pubblica Sicurezza. Comunque si trovano
complesso la giudica pericolosa, anticlericale e quinalcune informazioni, come quella che riguarda il didi sovversiva. Probabilmente il Questore aveva chiestintivo, che nel 1904 era bianco e blu, e diventa poi
sto alcuni approfondimenti a causa della polemica
amaranto, il colore del Comune di Livorno. Altre,
che c’era stata con il domenicano, padre Giuseppe
più importanti sono quelle inviate direttamente dal
della chiesa di Santa Caterina, che sul bollettino
Commissariato di San Marco al questore, sulla Soparrocchiale del gennaio 1929 aveva pubblicato una
crem sulla sua attività. Si legge nella relazione del
lettera contro le “corbellerie” scritte sul “Telegrafo” a
3 maggio 1929: “Fin dall’inizio della sua nascita, il
proposito della cremazione, e appellandosi al diritto
predetto sodalizio, non incontrò qui l’approvazione
canonico aveva sostenuto contro la Società:
della massa religiosa e civile, in quanto che ha carat“La cremazione dei cadaveri deve riprovarsi; non
tere laico non solo, ma in quanto fin dal primo mosiamo tenuti a rispettare la volontà del defunto se
mento, la cremazione dei cadaveri, malgrado che dal
questi per testamento o con qualsiasi contratto abbia
11
disposto per la sua cremazione; chi ha ordinato di
essere cremato deve privarsi della sepoltura ecclesiastica e infine infligge la scomunica ai trasgressori di
questa legge”.
Più avanti incontriamo la segnalzione che nel 1935
la Società ha 2.000 soci, i quali pagano fino a 50 anni
una quota di 50 lire. E da 50 in avanti una di 90
lire. Due anni dopo, nel 1937, la Pubblica Sicurezza
scrive:
“Allo stato attuale....con minor numero di soci ridottasi a 1.600 dai 2.000 circa, quanti erano nel 1929....
appartengono nella maggior parte alla Svs, di cui
è presidente il noto colonnello in pensione Ottanelli Domenico(e) ... si fa presente che l’uso della
cremazione... è più diffuso che in altre città d’Italia,
anche più popolose... vi figurano, oltre ad una discreta quantità di apolitici, massoni e repubblicani
in preponderanza; anarchici e comunisti in minor
proporzione. Giova, far presente che l’usanza della
cremazione in Livorno è più diffusa che in altre città
d’Italia in quanto moltissimi sono qui gli areligiosi,
molti sono quelli che si fanno cremare per tradizioni
di famiglia e non pochi quelli che la seguono per
ragioni di economia. Ciò spiega il come non di rado
si vedono portare al forno crematorio anche cadaveri
di donne e di bambini, appartenenti a famiglie insospettabili dal lato politico e non escluse fra queste
anche quelle dei fascisti”.
Quest’ultima affermazione è la spia indiretta, e non
troppo, del profondo radicamento della cremazione
nella città. Numerosi sono i fascisti che vi fanno ricorso e non pochissimi gli iscritti alla stessa Socrem,
stando anche alle carte del Commissariato. Poi la relazione prosegue:
“... la cifra così elevata di cremazioni non può essere
pressa come indice della vera consistenza massina in
Livorno, ma, considerata l’importanza che un giorno
qui ebbero le distrutte logge, si può soltanto arguire
che buona parte delle cremazioni stesse riguardano persone della massoneria... Quanto precede non
esclude che la cosa debba essere riguardata sotto il
suo aspetto reale ed effettivo e questo ci dice che la
Socrem è costituita essenzialmente da elementi sovversivi ed impone quindi a quest’ufficio il dovere di
insistere perchè sia sciolta, non potendosi tollerare
che sotto il regime fascista i sovversivi in genere si
ritrovino associati sotto qualsiasi forma.”
12
Ancora nella stessa data, viene inviata una relazione
a Galeazzo Ciano, che ripercorre la storia. Dove si
afferma, fra l’altro:
“mancanza di contatto fra i soci, tra i quali non disertano del tutto anche fascisti, pone gli associati
nella impossibilità di stabilire fra loro intese per una
qualsiasi mena politica sovversiva e questo induce a
ritenere che in seno alla società non si svolga attività
politica alcuna: che se poi i singoli, fuori dall’ambiente societario, riescono ad avvicinarsi e ad intendersi,
ciò dipende dalla comunanza dei loro ideali politici
e non dal fatto di appartenere al predetto sodalizio.
La presunzione quindi che massoneria e comunismo
a Livorno vivono ancora organizzati sotto il titolo
di “Società Crematoria” non trova riscontro nella realtà. Un ultimo rilievo da farsi è che da tempo non
si verificano nuove iscrizioni e ciò farebbe supporre
che, per l’influsso dell’educazione religiosa tanto incrementata dal fascismo, l’uso della cremazione sia
detestata da giovani”.
“...Detta Società...si dichiara apolitica e areligiosa e
non consta che si prefigga altri fini...non si reputa
opportuno provocarne lo scioglimento in quanto
provocherebbe...un senso di malumore tra gli iscritti al sodalizio che in realtà non mostrano occuparsi
di politica anche perchè a capo del ripetuto sodalizio trovasi in qualità di presidente il signor Neri
Augusto persona seria e corretta il quale per quanto in passato sia stato iscritto alla Massoneria non
consentirebbe che in seno a detta società si svolano
comuque attività politiche contrarie al regime.
Allegato come foglietto dattiloscritto, c’è l’elenco delle persone più in vista iscritte alla Socrem: l’avvocato
Arnaldo Maccario, iscritto al PNF, al dottor Alfonso
Casella, il ragionier Goffredo Butelli, il commendator Ezio Foraboschi, l’avvocato Aristide Dello Strologo, il commendatore e avvocato Teodoro Attila.
Improvvisamente l’atteggiamento del maresciallo
del Commissariato sembra cambiare e in una relazione al questore del 1937, oltre ad informarlo che
la società ha una consistenza patrimoniale pari a lire
358.974 costituita dal valori degli immobili dei loculi, del forno e del tempio crematorio, mobilio, etc..
L’atteggiamento però cambierà di nuovo di fronte
alle direttive del Ministero degli Interni, Direzione
Generale di Pubblica Sicurezza, tese ad impedire la
diffusione del foglio a stampa per procurare proseliti,
di cui la Socrem aveva inviato copia per la sua approvazione. Il Ministero chiede ulteriori informazioni,
anche nell’eventualità di procedere all’autorizzazione
della sua soppressione. Successivamente a questa disposizione romana, prima in data 23 febbraio ribadita poi il 3 marzo 1941, il Commissariato di San
Marco torna sulla necessità di sciogliere la società.
Dalla stessa busta si apprende che, nonostante la
guerra, la Socrem ancora riusciva a prendere qualche iniziativa. Era stato affisso in città un manifesto
dal titolo “La cremazione rito di purificazione e di
pietà”; secondo la Questura il manifestino, stampato dalla Tipografia Cesare Frittelli, sarebbe stato
stampato e diffuso anche a Torino, Firenze, Milano e
Bologna, su invito della Federazione. Il manifesto si
appellava allo spirito e cercava il consenso anche dei
credenti. Evidentemente, nonostante l’accurata sorveglianza, qualcosa per fortuna sfuggiva, sia al Commissariato di San Marco che alla locale Questura.
Nel complesso comunque, a Livorno, l’urto con il
fascismo non fu tragico come nella città di Ferrara
e di Mantova, dove i Templi furono distrutti, nè si
arrivò alla sospensione delle cremazioni per ordine
del podestà, come a Novara. Certamente non fu un
periodo incoraggiante; cessarono tutte le attività di
propaganda e di diffusione degli ideali laici e della libertà di pensiero, ma si ha l’impressione netta
che le gerarchie fasciste abbiano tenuto un atteggiamento ambivalente. Se infatti si procedeva in loco
ad una sorveglianza continua e direi soffocante nei
confronti di qualsiasi manifestazione organizzata
dalla Socrem, così come nei confronti delle riunioni
di direttivo, o del numero dei soci, le note su questa
attività regolarmente e diligentemente registrata si
fermavano nella locale sede della Questura. E questo per tutto il periodo fascista. Abbiamo sì un certo
protagonismo di un solerte maresciallo che non si
esime dal proporne lo scioglimento perchè “covo di
sovversivi” Niente però in questo senso viene fatto. Al
di là dei toni trionfistici del prefetto, che ne prevedeva uno sciogliemento naturale, per la forte anzianità
dei suoi soci, nessuna iniziativa concreta veniva presa
per contrastare l’azione, nè tanto meno il successo
che essa riscuoteva in città. Va considerato sempre
che durante tutto il ventennio, le cose dal punto di
vista dell’attività vera e propria dell’associazione non
cambiarono. Il numero dei cremati rimaneva costan-
te, o aumentava. L’impressione che ho ricevuto da
questa indagine è che il regime non avesse nessun
interesse pratico a contrastare tale soluzione, e interessi ideologici solo indiretti a impedirla. Questi
ultimi erano dati dal fatto che i dirigenti, i soci, coloro che la praticavano, molto spesso avevano militato
nella disciolta massoneria, o ancor peggio nelle file
dell’anarchia, del socialismo, del comunismo. Erano
queste le manifestazioni che il fascismo aveva avuto e aveva cura di ostacolare e distruggere. Tenere
d’occhio la Socrem serviva a tener d’occhio gruppi
di cittadini che risultavano come oppositori magari dormienti, ma potenzialmente molto pericolosi.
Dal punto di vista amministrativo invece il Comune non smise mai di aiutare la società, con la quale
intrattenne un rapporto perlomeno non conflittuale.
Non furono prese particolari iniziative a favore della
medesima, ma si mantennero nella sostanza i piccoli
privilegi che le precedenti amministrazioniavevano
concesso, poichè alla Socrem per ogni cremato, appartenente alla vecchia società e munito di cartella
di affrancazione, venivano rimborsate lire 100 per la
quota di spesa per l’incenerimento. Come durante il
periodo liberale.
Brani tratti dal libro di Catia Sonetti
“La morte irriverente” - Il Mulino editore
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Ricordo di... (a cura di Mauro Nocchi)
Furio Diaz
I Partigiani della 3a Brigata Garibaldi e le truppe alleate liberarono Livorno il 19 Luglio 1944. Cinque giorni
dopo, il futuro Sindaco, in una lettera rivolta ai livornesi li
invitava a superare “ogni vendetta personale ed ogni meschina reazione personale di un popolo libero”. Il 29 luglio, il Comando Alleato, in accordo col Comitato di Liberazione Nazionale, nominava Primo Cittadino il Dott.
Furio Diaz, appena ventinovenne, a Capo di una Giunta
nella quale sedevano rappresentanti di tutte le forze antifasciste compreso, caso più unico che raro, un delegato
della Federazione Anarchica. Diaz, venne poi confermato Sindaco, in una riunione del Consiglio Comunale
democraticamente eletto, il 17 novembre del 1946, dopo
la importante vittoria della Repubblica del 2 giugno dello
stesso anno e dove, per la prima volta, in una elezione
locale, votavano le donne. Con questa decisione storica, i
livornesi affidavano al Consiglio Comunale, a Furio Diaz
ed alla sua Giunta, il difficile compito di guidare la ricostruzione, fisica e morale, di una Città semidistrutta dalle
decine di bombardamenti anglo-americani e dai tedeschi
in ritirata che avevano affondato le navi e minato la zona
industriale/portuale, per rendere ancora più difficile la
ripresa. Come ha scritto il Sindaco Alessandro Cosimi,
ricordandone i tratti fondamentali, Furio Diaz “laureato
in legge...progressivamente diviene uno storico di fama
mondiale. Un percorso, quello della sua generazione, che accompagna i grandi eventi del ‘900, attraverso passaggi
spesso duri ma affrontati sempre guardando all’interesse comune e alla necessità di sentirsi parte, attraverso il lavoro
intellettuale, delle trasformazioni del mondo.”
In una bellissima lettera a Togliatti, allora segretario del suo Partito, nel 1947, Diaz scriveva del suo impegno, dei
problemi della sua città e di questo desiderio, avvertendo la necessità di testiomoniare la propria paura di non essere
adeguato, proponendo addirittura le sue dimissioni. Nella risposta, ebbe tutta la stima di un partito che lo considerava
“uomo capace di collegare la ricostruzione e la crescita di una città che aveva bisogno non solo di “lavori pubblici” per
rinascere ma anche del suo spessore culturale per ridefinire i valori di una comunità uscita dalla guerra mutata anche
nella sua identità”. Un giudizio ampiamente condiviso dalla grande maggioranza dei livornesi che lo confermò Primo
Cittadino fino a quando fu sostituito dal Prof. Nicola Badaloni. È stato autorevolmente scritto che Furio Diaz è stata
“una delle figure più amate dalla città” ed una figura “fondamentale nella politica e nella ricostruzione”. In seguito
all’invasione dell’Ungheria da parte delle truppe sovietiche, nel 1956, iniziò con Togliatti una dura polemica che lo
portò a dimettersi dal PCI l’anno successivo, rimanendo vicino alla politica attiva e aderendo al PSI. Ma da quel
momento la sua stella polare fu l’insegnamento e la ricerca. Profondo conoscitore di Storia e di Storiografia dell’età
dell’illuminismo, pubblicò opere fondamentali e approdò, dal 1974, alla docenza alla Normale di Pisa. Nel 1997, alla
presenza del suo successore Badaloni e del Presidente Ciampi, in una seduta solenne del Consiglio comunale, la sua
città ha consegnato al Primo Sindaco della Liberazione, la Livornina d’Oro.
È venuto a mancare alla metà dello scorso Novembre. Le sue ceneri ora si trovano nella tomba di famiglia al cimitero
dei Lupi.
14
Pietro Carmilla
Il Dott. Pietro Carmilla, medico anestesia sta presso il reparto di rianimazione dell’Ospedale di Livorno, è venuto a mancare improvvisamente, a 58 anni, mentre trascorreva
un periodo di riposo in un agriturismo nel Comune di Montescudaio. Figlio di Carlo
Carmilla, che è stato per molti anni responsabile del pronto soccorso e componente
di una famiglia numerosa, aveva un fratello gemello che fa l’architetto. Attaccatissimo
al suo lavoro aveva anche la passione della scrittura e della caccia, ereditata dal nonno,
della quale parlava in modo ironico ed umoristico, avendo scritto un paio di anni fa, “Il
nuovissimo manuale del padellatore per l’anno 2011”, recente “Il praticelli. Lunario del
padellatore per l’anno 2011”, con pensieri esilarnti e con arguzia, descrivono le sorti del
“padellatore”, appunto, e del suo cane, che lo costringono ad accettare quel destino che porta a mancare spesso la
preda ma a godersi, comunque, i boschi e la campagna... Era un punto di riferimento per tutti i suoi colleghi che lo
apprezzavano per la grande professionalità e per la sua umanità. E che, in un ricordo commosso, lo hanno descritto
come “una persona sulla quale potevi contare quando avevi un dubbio. Un uomo speciale, altruista, che meritava davvero la stima di tutti, colleghi e pazienti” Le sue ceneri sono state disperse sulle colline livornesi.
Riccardo Suligoj
Anche il Dott. Suligoj è venuto a mancare nei primi giorni di Novembre dello scorso
anno, all’età di 55 anni, dopo aver lottato, con spirito da vero atleta, contro il male che
lo aveva aggredito da alcuni mesi. Abitava a Sarzana ma era molto conosciuto a Livorno
dove, da ragazzo, era entrato nel mondo del remo diventando un ottimo vogatore e vincendo, nel mitico gozzo dell’Ardenza / La Rosa, la Coppa Barontini nel 1977 e il Palio
Marinaro nell’anno successivo. Laureatosi in medicina e chirurgia all’Università di Pisa, si
specializzò successivamente in ortopedia e medicina dello sport. Nel periodo universitario
aveva giocato anche nel Club Pisa Rugby e si avvalse poi dalla sua esperienza e della sua
passione per la palla ovale, collaborando col Rugby Amaranto,non dimenticando mai il mondo del Remo.
La sua carriera professionale lo aveva portato a lavorare a Sarzana rimanendo, però legatissimo alla sua Livorno, dove
vive la sua famiglia ed aveva amici più cari. Ogni suo giorno libero lo viveva nella Città dei Quattro Mori.
Le sue ceneri sono state disperse in un bosco delle colline livornesi.
Armando Lilla
L’Ottico Armando Lilla, titolare dei negozi “Punto di vista” di Via Verdi e Corso Mazzini, è scomparso improvvisamente in una notte di metà Novembre 2011 colpito da un’infarto, malgrado l’intervento tempestivo degli Operatori
della SVS chiamati dalla moglie Luciana quando si è accorta che aveva forti dolori al petto e problemi respiratori.
Aveva iniziato a fare l’Ottico all’età di 19 anni quando trovò lavoro nel negozio di Occhiali Corcos, in Via Ricasoli.
Poi, la sua intraprendenza e la sua passione gli avevano permesso di aprire un’attività in proprio a partire dal 1977. Era
un grande appassionato della Livorno Calcio ed era diventato grande amico di nuove e vecchie glorie che avevano
militato, negli anni, nella squadra amaranto, tanto da organizzare con loro cene ed incontri conviviali nei suoi negozi,
nei quali metteva in campo tutta la sua simpatia. Anche i frequentatori dello Stadio A. Picchi, lo hanno pianto sostenendo di “aver perduto, troppo presto, un amico e un tifoso molto apprezzato”
Le sue ceneri sono state disperse in mare a largo della costa livornese.
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BASTIANI MARIA ROSA 10,00 Donazione A Titolo Personale
CORRIERI EDDA LAGHI 50,00 In Memoria Di Corrieri Alvaro
FALLER PIERA 20,00 In Memoria Di Bagnoli Loreno E Fallel Alfredo
FERRETTI AUGUSTO 10,00 Donazione Alla Societa’ Di Cremazione
GARZELLI MAURO 10,00 Donazione
LAGHI CORRIERI EDDA 50,00 In Memoria Del Caro Alvaro Corrieri
MANZETTI GIOVANNA 15,00 Donazione In Memoria Dei Cari - Manzetti E Martellucci
MICCOLI MARIO 30,00 Donazione
MIORELLI ADA 10,00 Donazione A Titolo Personale
ORRU’ DARIO 10,00 Donazione
PALUMBO FERDINANDO 10,00 In Memoria Di Moriconi Marisa
PEGAZZANO PIERANGELA 50,00 In Memoria Di Piero Lemmi
PIERAGOSTINI ELVIRA 20,00 Donazione A Titolo Personale A Nome Ratti Dino
RICCI RINA 10,00 Donazione
STEFANINI NELLA 50,00 In Memoria Di Piero Stefanini
TADINI MANRICO 10,00 Donazione
TESTA ENZO 10,00 In Memoria Di Bonini Iolanda
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Alghero
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Bagno di Gavorrano
Camaiore Castagneto Carducci
Castelfranco di Sotto
Castelfranco di Sotto
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Castiglione della Pescaia
Cecina
Domodossola
Empoli
Empoli
Forte dei marmi
Follonica Follonica Filattiera Grosseto
Grosseto
La Spezia Lerici
Lido di Camaiore
Latina
Lucca
Montopoli Montaione Orbetello Pontedera Romito Magra
Rosignano Solvay
Rosignano Marittimo
Ribolla
Santa Croce sull’Arno
Viareggio Di Marco Agenzia Funebre floricoltura di Di Marco Maria e C. Srl
On. Fun. Giuseppe Cugusi Chiappini On. Fun. Farina
Martellini e Tom
Misericordia Misericordia Sicuranza Service
Misericordia Pax
Croce Bianca Zazzeri
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Imp. Fun. Ossolana
Impresa Funebre Marradi Sas di Marradi Maurizio e C Misericordia Servizi
P.A. Croce Verde
Vanni Terramoccia e Tosi Snc
Imp. Fun. Cutolo
Bastoni Rosanna Fiorista Misericordia On. Fun. Gabrielli
Irof snc di Chelli Ruggero e Figliomeni Alberta
Pubblica Assistenza
P.A. Croce Verde
Of. La Riviera Srl
Croce Verde P.A. Pubblica Assistenza
Imp. Fun. Marradi Luigi P.F. lli Babbanini e N. M. On. Fun. Raia di Raia Vincenzo
Pubblica Assistenza
Pubblica Assitenza
Caprai e Di Dio
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Pubblica Assistenza
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0564/4966118
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0583/805304
Via Pio La Torre, 17
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Via XX Settembre, 54
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Via Umberto, 1°
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0586/680653
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0564/22011
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0187/967136
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