LA TESTIMONIANZA NEL DONO DELLO SPIRITO Il Sacramento della Confermazione Introduzione Nel contesto del problema della trasmissione e testimonianza della fede la riflessione sul sacramento della Confermazione è quasi una tappa obbligata. Se in passato, in regime di cristianità, quando i fedeli vivevano all’interno di una società che si considerava cristiana, non era richiesta una testimonianza “forte” della fede, attualmente, nell’ambito delle nostre comunità cristiane, anche in quelle più piccole ed anche in contesti che non sembrano essere stati particolarmente toccati dalla secolarizzazione, le cose sono cambiate in modo significativo. Oggi, nel mondo in cui il cristiano si trova a vivere, la comunicazione e la trasmissione della fede passano necessariamente attraverso la testimonianza credibile e convincente del singolo fedele e anche della comunità cristiana a cui appartiene. È per questo motivo che il sacramento della Confermazione in questi ultimi anni è diventato oggetto di una riflessione più ricca sia sul piano teologico che sul piano catechistico e pastorale: la Cresima, infatti, per tradizione, è il sacramento che accompagna alla maturazione della fede e, quindi, ad una testimonianza più cosciente e convinta della stessa. A fronte, però, di un rinnovato interesse per il sacramento, siamo anche tutti consapevoli delle difficoltà che incontrano oggi pastori, catechisti, genitori e ragazzi nel cammino di preparazione alla celebrazione della Confermazione e alla fase successiva, ormai denominata da tutti dopo Cresima. Prima di cogliere il sacramento nel suo significato teologico e nella sua valenza liturgicocelebrativa cerchiamo di soffermarci un po’ sulle difficoltà e i problemi che ancora permangono irrisolti. Alcuni aspetti pastorali e teologici ancora problematici Nessuno nega che il sacramento della Cresima, così come è presentato, crea delle difficoltà di vario tipo per la sua comprensione teologica, per il contesto in cui è situato, per le problematiche legate al percorso catechistico. Alcune difficoltà emergono in riferimento al tempo della preparazione. Prima di tutto conviene cominciare dai ragazzi. La loro età (12/14 anni, fase della preadolescenza) e l’approccio che essi vivono a questo sacramento, molto spesso percepito come l’ultimo diaframma da superare per prendere le distanze da tutto ciò che sembra aver a che fare con il mondo dell’infanzia, sono motivi già sufficienti per non vivere il cammino di preparazione in modo impegnato. Si ha spesso l’impressione che molti di loro frequentino il corso di preparazione alla Cresima perché tocca… In questo senso anche i genitori degli stessi ragazzi non vivono una situazione migliore. I pochi incontri preparatori alla celebrazione dei figli probabilmente sono sentiti come momenti più utili per confrontarsi su problemi educativi che occasioni per una catechesi sul senso del sacramento che pure loro hanno ricevuto, ma il cui ricordo è quasi svanito: è più viva la memoria della prima Comunione che la coscienza del senso della Cresima. Altre volte l’interesse dei genitori sembra essere incentrato più sul momento celebrativo, sulla - a volte problematica - scelta dei padrini, sulle tematiche legate ai regali e magari anche al dopo Cresima… Altre difficoltà possono nascere in riferimento alla corretta comprensione di questo sacramento. Lo stesso nome può ingenerare confusione: Cresima, Confermazione, sacramento dello Spirito Santo, della maturità cristiana, della testimonianza, della vocazione, dell’apostolato… tutte espressioni legate alla stessa realtà, ma che evidenziano anche la difficoltà a determinare lo specifico del sacramento. E qui comprendiamo che non è solo questione di termini: il problema vero è quello del significato e del senso teologico del sacramento. In che senso e in che cosa si distingue il dono dello Spirito nel Battesimo da quello della Cresima? Come interpretare che la Confermazione “perfeziona”1 l’iniziazione cristiana? il Battesimo e l’Eucaristia non sono sufficienti? Lo stesso gesto rituale che configura il sacramento è “l’unzione del crisma sulla fronte che si fa con l’imposizione della mano”2, mentre, invece, l’imposizioni delle mani, antico gesto di invocazione dello Spirito, “non appartiene all’essenza del rito sacramentale”, anche se “è da tenersi in grande considerazione…”3: da questi riferimenti emerge chiaramente una qualche incertezza a livello di significato. Sulla corretta comprensione del sacramento ci sono altri due elementi, collegati tra loro, che hanno creato difficoltà. Il primo è quello della successione dei tre sacramenti dell’Iniziazione Cristiana che nel Catechismo della Chiesa cattolica è formulata secondo una tradizione immutata: Battesimo, Cresima, Eucaristia4; nella prassi comune, per motivi pastorali, giustificata anche dall’itinerario catechistico, la successione è però cambiata: Battesimo, Eucaristia, Cresima. In questo modo, ponendo l’accento sulla prospettiva pastorale e quindi sul problema dell’età, si è privilegiato il riferimento al grado di maturità umana dei cresimandi, ma, nello stesso tempo, si è sottratto all’Eucaristia (fons et culmen) il suo ruolo primario per la maturità della fede. Se è abbastanza chiaro il rapporto tra Battesimo e Cresima nell’Iniziazione, non si è, però, ancora approfondito il rapporto teologico tra Cresima ed Eucaristia. Proprio a causa delle suddette difficoltà, e di altre ancora che qui non sono accennate, sarebbe necessario aprire una grande riflessione ecclesiale per dare delle risposte definitive alla collocazione del sacramento della Cresima. Ma la Chiesa, nella sua materna sapienza, e forte di quel senso della fede che le dà la certezza di trovarsi di fronte ad un grande dono di Dio, ha sempre continuato a celebrare la Confermazione per assicurare ad ognuno dei suoi figli la grazia di questo sacramento, cosciente che i dubbi e le incertezze non intaccano minimamente la natura e la ricchezza di tale dono. Natura e ricchezza del sacramento della Confermazione Per comprendere la natura e la ricchezza di questo Sacramento possiamo partire anche, tra le diverse possibilità, dal rito stesso. Ci possiamo porre queste due domande: 1. Che cosa celebra questo Sacramento? Di che cosa si fa memoria? Quale mistero è attualizzato? 2. Se in ogni sacramento cristiano è donato lo Spirito Santo, per quale scopo, con quale finalità è donato nella Cresima? 2.1. Sacramento dell’effusione dello Spirito Ogni celebrazione sacramentale va letta sullo sfondo dei gesti salvifici di Dio che continua ad intervenire nella storia per la salvezza degli uomini. I sacramenti rendono presente per noi, qui e ora, il mistero pasquale di Gesù, la salvezza che Dio ha realizzato per noi in Cristo. Ed ogni sacramento evidenzia un elemento particolare di questo mistero pasquale. Nella Confermazione è evidenziata quella parte del mistero pasquale che è la Pentecoste, il dono dello Spirito agli apostoli, come è detto nello schema di omelia proposto per il rito: “Fratelli carissimi, si rinnova oggi per noi il mistero della Pentecoste. In questo giorno il Signore mandò sugli apostoli lo Spirito Santo, come aveva promesso, e conferì loro il potere di perfezionare 1 SACRA CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO, Rito della Confermazione. Decreto. 22 agosto 1971. 2 PAOLO VI, Costituzione apostolica sul sacramento della Confermazione, 15 agosto 1971. 3 Ibidem 4 CCC, n. 1212. l’opera del Battesimo, mediante il dono dello Spirito santo. Così leggiamo negli Atti degli Apostoli”5. E più sotto si dice: “È lui (lo Spirito) che diffonde nei nostri cuori la carità di Dio. È lui che, nell’unità della vocazione cristiana e nella molteplicità dei carismi, ci riunisce in un solo corpo. È lui che opera la santificazione e l’unità della Chiesa”6. In riferimento a questo evento pentecostale possiamo leggere anche la piena manifestazione e realizzazione della incorporazione nella Chiesa di chi riceve il dono dello Spirito. La celebrazione di questo sacramento non è, allora, solo o principalmente, una nuova professione di fede del cresimato in vista di un impegno ancora maggiore sul fronte della testimonianza, grazie al dono dello Spirito. È, invece, tutta la Chiesa, cioè tutta la comunità cristiana che, attraverso i cresimati, riceve il dono dello Spirito! Questo punto è di fondamentale importanza perché sottrae il sacramento a quella dimensione individuale o privatistica nella quale spesso l’abbiamo relegato nelle nostre comunità, come se riguardasse solo le famiglie o gli stessi ragazzi. Nella celebrazione del sacramento si crea una più profonda unione tra i confermati e la Chiesa. Questa unione è data dal sigillo (lo sphraghìs), quel segno permanente nel cuore, opera dello Spirito, che ci rende appartenenti a Cristo e manifesta anche l’unione dei cristiani tra loro, cioè di coloro che portano la stessa impronta divina (cf. “Cor. 1,21). Ma l’evento pentecostale stimola anche l’impegno missionario della Chiesa. Una Chiesa che conferma è una Chiesa in espansione, che si apre, al di là di ogni tentazione di chiusura, all’azione dello Spirito che la invia nel mondo. E questo andare nel mondo non è un’attività che si aggiunge alle tante che la Chiesa già vive, ma è la manifestazione dell’essere stesso della Chiesa e del suo dinamismo. In questa prospettiva comprendiamo anche alcune presenze che la celebrazione e il sacramento richiedono. Il segno del Vescovo (o delegato). La sua presenza è essenziale alla celebrazione. Poiché la vita cristiana è vita ecclesiale, la Chiesa è l’insieme di tutte le comunità locali riunite ciascuna attorno al proprio Vescovo. Ed è tramite il Vescovo che ogni battezzato è introdotto nella Chiesa universale imprimendo ai confermati il senso di appartenenza. Anche l’atto di dichiarare il proprio nome al Vescovo e accogliere la sua chiamata significa entrare in una prospettiva di servizio, di dono e di posto specifico nella Chiesa. La presenza dei padrini. Anche questa realtà, pur con tutti i suoi limiti, dovrebbe mettere in evidenza la dimensione ecclesiale e non quella privatistica. La loro presenza è in nome di una comunità ecclesiale; per questo si richiede che sia persona matura nella fede, approvata dal parroco, capace di accompagnare il candidato nel cammino verso il sacramento e di seguirlo nel resto della vita con il sostegno e l’esempio7. Nei documenti ecclesiali è più volte detto che il padrino potrebbe essere opportunamente anche il catechista accompagnatore. La comunità ecclesiale stessa è, poi, chiamata ad essere a fianco dei cresimandi. Non solo nel tempo previo dell’itinerario catechistico, ma specialmente nel momento celebrativo, che deve essere solenne, comunitario e festoso, e poi in quello successivo, di accompagnamento alla testimonianza della fede. 5 CEI, Rito della Confermazione, n. 25 6 CEI, Rito della Confermazione, n. 25 7 Circa il ruolo dei padrini si possono vedere: CJC, nn. 892-894, 872-874; Direttorio liturgico Pastorale della Diocesi di Treviso, nn. 73, 85; RICA, n. 43; CEI, Orientamenti per il risveglio della fede e il completamento dell’iniziazione cristiana in età adulta, n. 59. 2.2. Sacramento che rende pienamente conformi a Cristo Se la Confermazione dona lo Spirito Santo, quali sono gli effetti particolari dello Spirito donato in questo sacramento? È chiaro che la risposta è legata intimamente al punto precedente. Il dono pentecostale dello Spirito pone il confermato, oltre che in un rapporto nuovo con la Chiesa, anche in un rapporto nuovo con Cristo. È ancora il rito che ci aiuta a capire: “Lo Spirito Santo che state per ricevere in dono, come sigillo spirituale, completerà in voi la somiglianza a Cristo e vi unirà più fortemente come membra vive, al corpo mistico della Chiesa” 8 Il dono dello Spirito attraverso l’unzione crismale segna in modo più particolare l’appartenenza a Cristo. Se l’unzione crismale nel Battesimo esprime la consacrazione salvifica del neofita a Cristo con il suo inserimento nel corpo mistico (l’unzione crismale nell’ordinazione esprime la consacrazione a Cristo nella sua dimensione sacerdotale), possiamo interpretare l’unzione crismale della Confermazione come una identificazione di appartenenza a Cristo facendo propria la sua missione. È in questa prospettiva che possiamo cogliere la Cresima anche come il sacramento della maturità cristiana, nel senso di dono dello Spirito che sostiene con la sua forza e i suoi sette doni l’impegno di una testimonianza cristiana libera, scelta e convinta, coraggiosa e feconda. Con la Cresima i battezzati possono partecipare “maggiormente alla missione di Gesù Cristo e alla pienezza dello Spirito Santo di cui egli è ricolmo, in modo che tutta la loro vita effonda il «profumo di Cristo» (2Cor 2,15)”9. È solo assumendo il proprio ruolo ecclesiale che si può essere totalmente fedeli al Battesimo. LA CELEBRAZIONE DEL SACRAMENTO La domanda alla quale ora tentiamo di dare una risposta è come la celebrazione della Confermazione debba esprimere il significato di appartenenza alla Chiesa (e a Cristo), che fa del cresimato una persona che ne assume in proprio la missione stessa, missione di diffondere e difendere con la parola e con l’azione la fede come vero testimone di Cristo10. Ci fermiamo espressamente sulla Liturgia del sacramento che possiamo dividere in quattro parti: la presentazione dei cresimandi, il rinnovo delle promesse battesimali, l’imposizione delle mani, la crismazione. 3.1. La presentazione dei cresimandi Non fa parte propriamente del Liturgia del sacramento, ma è una opportunità significativa per sottolineare la dimensione ecclesiale e personale del cammino compiuto. La rubrica non indica una persona precisa che deve presentare i ragazzi (può esser il parroco o un altro sacerdote, il diacono o il catechista), ma chiede, se possibile, che vengano chiamati per nome e, se bambini, siano accompagnati da uno dei padrini o dei genitori. È chiaro il significato di questo appello-presentazione: l’incontro, sostenuto e promosso dalla comunità parrocchiale, dei figli con il Vescovo, capo e padre della comunità cristiana locale, è in prospettiva dell’assunzione di una nuova responsabilità-vocazione in ordine alla fede. Ora il battezzato è chiamato a diventare in pienezza ciò che nella consacrazione battesimale ha ricevuto in dono: è chiamato ufficialmente all’esercizio attivo della missione per la quale era diventato nuova creatura. 8 CEI, Rito della Confermazione, n. 25 9 CCC, n. 1294. 10 Cf. CCC, n. 1285, 1303. Comprendiamo che la presenza del Vescovo non è secondaria proprio perché rappresenta l’ecclesialità e l’apertura universale della missione. In questo senso è importante, in vista della cresima e oltre questo segno rituale, recuperare anche un altro momento di incontro con il Vescovo, specialmente se nel momento celebrativo dovesse essere presente un suo delegato. Le forme possono essere diverse: momento diocesano comune di tutti i cresimandi in un giorno particolare, partecipazione ad una celebrazione in Cattedrale e poi incontro… Anche in riferimento alla comunità cristiana, perché il momento rituale celebrativo della presentazione dei cresimandi sia compreso nella sua valenza profonda, è necessario trovare altre occasioni, nel corso dell’anno catechistico, per presentare i giovani candidati. 3.2. Il rinnovo delle promesse battesimali Nella celebrazione, la rinnovazione delle promesse battesimali è stata voluta dal Concilio Vat. II per sottolineare e confermare il profondo rapporto con il Battesimo di cui la Cresima è il naturale compimento. La ripresa delle promesse battesimali è per i ragazzi l’appropriazione personale e soggettiva di una fede che genitori e padrini hanno professato in passato al loro posto. Ora sono chiamati ad esprimere, nella duplice dimensione di rinuncia e credo, la loro risposta personale. È questo il motivo per cui solo i cresimandi sono chiamati, di fronte al Vescovo e alla comunità, ad esprimere la loro fede. Il dono dello Spirito è anche per sostenere la santità della vita: la rinuncia al peccato, espressa dai cresimandi, indica, da una parte, l’impegno personale a lottare contro tutte le forme di male e le tentazioni presenti nella vita, dall’altra, la coscienza che solo grazie al dono dello Spirito è possibile tenere viva la fede e uscire vittoriosi dalla lotta contro lo spirito del male. Ma la fede professata dai ragazzi è anche la fede di tutta la comunità cristiana , è la fede comune della Chiesa: la ratifica del Vescovo (Questa è la nostra fede…) e l’amen finale di tutta l’assemblea sono il segno dell’orizzonte ecclesiale in cui ciascuno è chiamato a vivere e a professare la sua fede cristiana. Dal punto di vista rituale ci troviamo di fronte ad un testo abbastanza limitato: non fa totalmente riferimento alle promesse battesimali, che nel Rito del battesimo sono formulate in modo più ampio, e neppure a quelle delle Veglia pasquale, celebrate in un contesto più ricco e solenne… È quindi auspicabile, in questo momento, una attenzione particolare prima di tutto al modo di proporre significativamente i testi e, poi, a quegli elementi di regia celebrativa che possono rendere solenne e partecipata tale sequenza rituale. 3.3. L’imposizione delle mani È uno dei gesti più belli e solenni della Chiesa, gesto di chiara tradizione biblica. Nel contesto della celebrazione della Cresima questo gesto indica in modo facilmente comprensibile che lo Spirito Santo, dono del Padre, è invocato dall’alto perché scenda a confermare i candidati “con la ricchezza dei suoi doni, e con l’unzione crismale li renda pienamente conformi a Cristo, suo unico Figlio”11. Questo gesto ci aiuta a riconoscere la nostra dipendenza dalla potenza e dal dono di Dio che chiediamo con umiltà. L’orazione del Vescovo che accompagna il gesto rituale chiede che i battezzati ricevano il dono dello Spirito, che si manifesta nella sua pienezza con i suoi sette santi doni messianici (cf. Is 11,13). Il riferimento al dono dello Spirito è in prospettiva di una più forte conformazione a Cristo e associa il battezzato alla sua stessa missione nel mondo. Il tema del dono è catechisticamente sviluppabile nella linea dei doni personali ricevuti da ciascuno e che possono essere rinvigoriti, rivitalizzati o addirittura suscitati dal dono dello Spirito. 11 CEI, Rito della Confermazione, n. 28. Ora che il cresimando, attraverso l’imposizione delle mani che indica presa di possesso e anche comunicazione di un potere, appartiene a Cristo e alla Chiesa, è chiamato e reso capace, grazie alla forza dello Spirito, “di difendere e diffondere la fede con la parola e le azioni, e contribuire alla edificazione alla crescita della Chiesa”12. Anche questo segno rituale deve essere celebrato con solennità e visibilità e nulla deve distrarre dal gesto dell’imposizione delle mani del Vescovo (e degli altri con celebranti) e dalla orazione epicletica. A questo momento tutta l’assemblea è chiamata a partecipare con la preghiera personale dopo la monizione iniziale: il dono dello Spirito è invocato da tutta la Chiesa attraverso il suo pastore, il Vescovo. I doni di Dio ci sono donati nella Chiesa e per mezzo della Chiesa. 3.4. La crismazione Siamo nel cuore della celebrazione, con il segno sacramentale strettamente espresso. Il Vescovo unge con il crisma (l’olio profumato consacrato nella Messa del Crisma, il Giovedì Santo), in forma di croce e imponendo la mano, la fronte del cresimando, che viene chiamato per nome e pronuncia le parole: “N., ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono”. La formula spiega con chiarezza il dono che si riceve: i cresimati diventano partecipi dell’unzione del Messia, sono resi pienamente conformi a Cristo, uniti più profondamente alla Chiesa e unti dallo Spirito per una missione. Il sigillo (signaculum, sfraghìs) non è tanto il segno esteriore della croce, ma l’azione spirituale di Dio che, mediante lo Spirito, si compie nell’interiorità della persona operando una realtà nuova e permanente: conforma a Cristo, rafforza la fede, è segno che rimane per sempre (carattere) ed è caparra per la vita eterna (cf. Ap 7,4). Davanti al Vescovo si presenta il cresimando accompagnato dal padrino (o madrina) che pone sulla sua spalla la mano destra; questi rappresenta e aiuta non solo la famiglia, ma specialmente rappresenta la Chiesa nel suo ruolo materno: la comunità cristiana, che ha curato la preparazione dei candidati, ora presenta al Vescovo, responsabile della Chiesa locale, i giovani da cresimare. Ogni ragazzo pronuncia il suo nome, come per dichiarare la sua prontezza e disponibilità al nuovo compito che lo attende: il Vescovo lo chiama per nome esprimendo così che c’è una vocazione personale a cui il giovane è chiamato e che gli viene ora affidata L’olio, nei suoi vari significati biblici, è segno della forza, della grazia, della consacrazione, della benedizione, della penetrazione dello Spirito; l’olio profumato ci dice che ciò che è penetrato nella persona (lo Spirito) opera non solo nel cuore di questa, ma si apre anche all’esterno, verso il prossimo; ci dice che ciascun cresimato è chiamato a portare, come afferma S. Paolo (cf. 2Cor 2,1416) “il profumo della conoscenza” di Cristo: la missione del cresimato è, infatti, quella di portare il buon profumo di Cristo al mondo L’unzione esteriore (consignatio) sulla fronte, la parte del corpo che richiama in modo più immediato la realtà della persona proprio perché è la più esposta al pubblico, vuole esprimere la visibilità del dono, ma anche dell’impegno da vivere: la testimonianza dell’appartenenza a Cristo deve diventare ora pubblica e riconosciuta e realizzarsi in una missione particolare. Il segno della pace che conclude la crismazione è un segno di fraternità che esprime il nuovo legame che intercorre tra il pastore e il fedele cresimato. Il momento della crismazione è, senza dubbio, il centro di tutta la celebrazione, ed anche il suo momento più significativo. A causa del numero consistente dei cresimandi, c’è sempre il rischio di far scadere questo momento in una monotona ripetitività di formule: è importante, invece, tenere vivo questo momento curando il clima di preghiera assembleare, attraverso un’attenzione all’amplificazione delle voci, con la scelta di eventuali canti o brani d’organo adatti che 12 CEI, Catechismo Sarete miei testimoni, pag. 107. accompagnino il rito, ecc… facendo attenzione, anche, che gli operatori fotografici o i cineoperatori non disturbino con presenze ingombranti e poco discrete13. Conclusione La celebrazione del Sacramento della Confermazione, pur presentando ancora dei problemi irrisolti in riferimento alla sua collocazione pastorale dentro il cammino dell’Iniziazione cristiana, è però la grande occasione, oltre che dono, per maturare il senso della vita di testimonianza. Anche il cammino di preparazione dei ragazzi in riferimento al catechismo della Chiesa italiana Sarete miei testimoni, ci indica la prospettiva dentro la quale leggere questo Sacramento. Si potrebbe riassumere il senso del Sacramento con queste parole: è il dono dello Spirito che con la sua potenza ci radica in Cristo e nel suo corpo che è la Chiesa, per essere nel mondo testimoni del vangelo. È chiaro che questo dono e questo impegno vanno sostenuti. Coltivare l’accompagnamento di coloro che hanno ricevuto questo dono è la grande sfida che attende oggi le nostre parrocchie perché l’evento solenne della Cresima non sia il termine della loro esperienza cristiana e comunitaria. Sia, piuttosto, il punto di arrivo della loro iniziazione alla vita cristiana nel senso che, d’ora in poi, potranno avviarsi in modo più responsabile, alla scelta libera di chi sa di aver ricevuto un dono, che, se accolto e coltivato, può qualificare radicalmente la loro vita. Don Giuseppe Tosin Bibliografia BORDIGNON LUCIANO, La Confermazione: prospettiva teologica, in Liturgia, 131 nuova serie (1996), pag. 815-825. Catechismo della Chiesa Cattolica, Libreria Editrice Vaticana, 1992. CAVALLO PASQUALE (a cura), Catechesi e iniziazione cristiana, Edizioni Dehoniane, Bologna, 1990. FALSINI RINALDO, Confermazione, in Nuovo dizionario di Liturgia, pagg. 269-294, Edizioni Paoline, Frascati, 1983. KUHNE ALEXANDER, Segni e Simboli nel culto e nella vita, Edizioni Paoline, Frascati, 1988. 13 A questo proposito si vedano anche le norme del Direttorio Liturgico della Diocesi ai numeri 90 e 338-348.