LA TESTIMONIANZA NEL DONO DELLO SPIRITO
Il Sacramento della Confermazione
Introduzione
Nel contesto del problema della trasmissione e testimonianza della fede la riflessione sul
sacramento della Confermazione è quasi una tappa obbligata.
Se in passato, in regime di cristianità, quando i fedeli vivevano all’interno di una società che si
considerava cristiana, non era richiesta una testimonianza “forte” della fede, attualmente,
nell’ambito delle nostre comunità cristiane, anche in quelle più piccole ed anche in contesti che non
sembrano essere stati particolarmente toccati dalla secolarizzazione, le cose sono cambiate in modo
significativo. Oggi, nel mondo in cui il cristiano si trova a vivere, la comunicazione e la
trasmissione della fede passano necessariamente attraverso la testimonianza credibile e convincente
del singolo fedele e anche della comunità cristiana a cui appartiene.
È per questo motivo che il sacramento della Confermazione in questi ultimi anni è diventato oggetto
di una riflessione più ricca sia sul piano teologico che sul piano catechistico e pastorale: la Cresima,
infatti, per tradizione, è il sacramento che accompagna alla maturazione della fede e, quindi, ad una
testimonianza più cosciente e convinta della stessa.
A fronte, però, di un rinnovato interesse per il sacramento, siamo anche tutti consapevoli delle
difficoltà che incontrano oggi pastori, catechisti, genitori e ragazzi nel cammino di preparazione alla
celebrazione della Confermazione e alla fase successiva, ormai denominata da tutti dopo Cresima.
Prima di cogliere il sacramento nel suo significato teologico e nella sua valenza liturgicocelebrativa cerchiamo di soffermarci un po’ sulle difficoltà e i problemi che ancora permangono
irrisolti.
Alcuni aspetti pastorali e teologici ancora problematici
Nessuno nega che il sacramento della Cresima, così come è presentato, crea delle difficoltà di vario
tipo per la sua comprensione teologica, per il contesto in cui è situato, per le problematiche legate al
percorso catechistico.
Alcune difficoltà emergono in riferimento al tempo della preparazione.
 Prima di tutto conviene cominciare dai ragazzi. La loro età (12/14 anni, fase della
preadolescenza) e l’approccio che essi vivono a questo sacramento, molto spesso percepito come
l’ultimo diaframma da superare per prendere le distanze da tutto ciò che sembra aver a che fare
con il mondo dell’infanzia, sono motivi già sufficienti per non vivere il cammino di preparazione
in modo impegnato. Si ha spesso l’impressione che molti di loro frequentino il corso di
preparazione alla Cresima perché tocca…
 In questo senso anche i genitori degli stessi ragazzi non vivono una situazione migliore. I pochi
incontri preparatori alla celebrazione dei figli probabilmente sono sentiti come momenti più utili
per confrontarsi su problemi educativi che occasioni per una catechesi sul senso del sacramento
che pure loro hanno ricevuto, ma il cui ricordo è quasi svanito: è più viva la memoria della prima
Comunione che la coscienza del senso della Cresima. Altre volte l’interesse dei genitori sembra
essere incentrato più sul momento celebrativo, sulla - a volte problematica - scelta dei padrini,
sulle tematiche legate ai regali e magari anche al dopo Cresima…
Altre difficoltà possono nascere in riferimento alla corretta comprensione di questo sacramento.
 Lo stesso nome può ingenerare confusione: Cresima, Confermazione, sacramento dello Spirito
Santo, della maturità cristiana, della testimonianza, della vocazione, dell’apostolato… tutte
espressioni legate alla stessa realtà, ma che evidenziano anche la difficoltà a determinare lo
specifico del sacramento. E qui comprendiamo che non è solo questione di termini: il problema
vero è quello del significato e del senso teologico del sacramento. In che senso e in che cosa si
distingue il dono dello Spirito nel Battesimo da quello della Cresima? Come interpretare che la
Confermazione “perfeziona”1 l’iniziazione cristiana? il Battesimo e l’Eucaristia non sono
sufficienti? Lo stesso gesto rituale che configura il sacramento è “l’unzione del crisma sulla
fronte che si fa con l’imposizione della mano”2, mentre, invece, l’imposizioni delle mani, antico
gesto di invocazione dello Spirito, “non appartiene all’essenza del rito sacramentale”, anche se
“è da tenersi in grande considerazione…”3: da questi riferimenti emerge chiaramente una
qualche incertezza a livello di significato.
 Sulla corretta comprensione del sacramento ci sono altri due elementi, collegati tra loro, che
hanno creato difficoltà. Il primo è quello della successione dei tre sacramenti dell’Iniziazione
Cristiana che nel Catechismo della Chiesa cattolica è formulata secondo una tradizione
immutata: Battesimo, Cresima, Eucaristia4; nella prassi comune, per motivi pastorali, giustificata
anche dall’itinerario catechistico, la successione è però cambiata: Battesimo, Eucaristia,
Cresima. In questo modo, ponendo l’accento sulla prospettiva pastorale e quindi sul problema
dell’età, si è privilegiato il riferimento al grado di maturità umana dei cresimandi, ma, nello
stesso tempo, si è sottratto all’Eucaristia (fons et culmen) il suo ruolo primario per la maturità
della fede. Se è abbastanza chiaro il rapporto tra Battesimo e Cresima nell’Iniziazione, non si è,
però, ancora approfondito il rapporto teologico tra Cresima ed Eucaristia.
Proprio a causa delle suddette difficoltà, e di altre ancora che qui non sono accennate, sarebbe
necessario aprire una grande riflessione ecclesiale per dare delle risposte definitive alla collocazione
del sacramento della Cresima. Ma la Chiesa, nella sua materna sapienza, e forte di quel senso della
fede che le dà la certezza di trovarsi di fronte ad un grande dono di Dio, ha sempre continuato a
celebrare la Confermazione per assicurare ad ognuno dei suoi figli la grazia di questo sacramento,
cosciente che i dubbi e le incertezze non intaccano minimamente la natura e la ricchezza di tale
dono.
Natura e ricchezza del sacramento della Confermazione
Per comprendere la natura e la ricchezza di questo Sacramento possiamo partire anche, tra le
diverse possibilità, dal rito stesso. Ci possiamo porre queste due domande:
1. Che cosa celebra questo Sacramento? Di che cosa si fa memoria? Quale mistero è attualizzato?
2. Se in ogni sacramento cristiano è donato lo Spirito Santo, per quale scopo, con quale finalità è
donato nella Cresima?
2.1. Sacramento dell’effusione dello Spirito
Ogni celebrazione sacramentale va letta sullo sfondo dei gesti salvifici di Dio che continua ad
intervenire nella storia per la salvezza degli uomini. I sacramenti rendono presente per noi, qui e
ora, il mistero pasquale di Gesù, la salvezza che Dio ha realizzato per noi in Cristo. Ed ogni
sacramento evidenzia un elemento particolare di questo mistero pasquale. Nella Confermazione è
evidenziata quella parte del mistero pasquale che è la Pentecoste, il dono dello Spirito agli apostoli,
come è detto nello schema di omelia proposto per il rito:
“Fratelli carissimi, si rinnova oggi per noi il mistero della Pentecoste. In questo giorno il Signore
mandò sugli apostoli lo Spirito Santo, come aveva promesso, e conferì loro il potere di perfezionare
1
SACRA CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO, Rito della Confermazione. Decreto. 22 agosto 1971.
2
PAOLO VI, Costituzione apostolica sul sacramento della Confermazione, 15 agosto 1971.
3
Ibidem
4
CCC, n. 1212.
l’opera del Battesimo, mediante il dono dello Spirito santo. Così leggiamo negli Atti degli
Apostoli”5.
E più sotto si dice:
“È lui (lo Spirito) che diffonde nei nostri cuori la carità di Dio. È lui che, nell’unità della vocazione
cristiana e nella molteplicità dei carismi, ci riunisce in un solo corpo. È lui che opera la
santificazione e l’unità della Chiesa”6.
In riferimento a questo evento pentecostale possiamo leggere anche la piena manifestazione e
realizzazione della incorporazione nella Chiesa di chi riceve il dono dello Spirito.
La celebrazione di questo sacramento non è, allora, solo o principalmente, una nuova professione di
fede del cresimato in vista di un impegno ancora maggiore sul fronte della testimonianza, grazie al
dono dello Spirito. È, invece, tutta la Chiesa, cioè tutta la comunità cristiana che, attraverso i
cresimati, riceve il dono dello Spirito!
Questo punto è di fondamentale importanza perché sottrae il sacramento a quella dimensione
individuale o privatistica nella quale spesso l’abbiamo relegato nelle nostre comunità, come se
riguardasse solo le famiglie o gli stessi ragazzi.
Nella celebrazione del sacramento si crea una più profonda unione tra i confermati e la Chiesa.
Questa unione è data dal sigillo (lo sphraghìs), quel segno permanente nel cuore, opera dello
Spirito, che ci rende appartenenti a Cristo e manifesta anche l’unione dei cristiani tra loro, cioè di
coloro che portano la stessa impronta divina (cf. “Cor. 1,21).
Ma l’evento pentecostale stimola anche l’impegno missionario della Chiesa. Una Chiesa che
conferma è una Chiesa in espansione, che si apre, al di là di ogni tentazione di chiusura, all’azione
dello Spirito che la invia nel mondo. E questo andare nel mondo non è un’attività che si aggiunge
alle tante che la Chiesa già vive, ma è la manifestazione dell’essere stesso della Chiesa e del suo
dinamismo.
In questa prospettiva comprendiamo anche alcune presenze che la celebrazione e il sacramento
richiedono.
 Il segno del Vescovo (o delegato). La sua presenza è essenziale alla celebrazione. Poiché la vita
cristiana è vita ecclesiale, la Chiesa è l’insieme di tutte le comunità locali riunite ciascuna attorno
al proprio Vescovo. Ed è tramite il Vescovo che ogni battezzato è introdotto nella Chiesa
universale imprimendo ai confermati il senso di appartenenza. Anche l’atto di dichiarare il
proprio nome al Vescovo e accogliere la sua chiamata significa entrare in una prospettiva di
servizio, di dono e di posto specifico nella Chiesa.
 La presenza dei padrini. Anche questa realtà, pur con tutti i suoi limiti, dovrebbe mettere in
evidenza la dimensione ecclesiale e non quella privatistica. La loro presenza è in nome di una
comunità ecclesiale; per questo si richiede che sia persona matura nella fede, approvata dal
parroco, capace di accompagnare il candidato nel cammino verso il sacramento e di seguirlo nel
resto della vita con il sostegno e l’esempio7. Nei documenti ecclesiali è più volte detto che il
padrino potrebbe essere opportunamente anche il catechista accompagnatore.
 La comunità ecclesiale stessa è, poi, chiamata ad essere a fianco dei cresimandi. Non solo nel
tempo previo dell’itinerario catechistico, ma specialmente nel momento celebrativo, che deve
essere solenne, comunitario e festoso, e poi in quello successivo, di accompagnamento alla
testimonianza della fede.
5
CEI, Rito della Confermazione, n. 25
6
CEI, Rito della Confermazione, n. 25
7
Circa il ruolo dei padrini si possono vedere: CJC, nn. 892-894, 872-874; Direttorio liturgico Pastorale della Diocesi di
Treviso, nn. 73, 85; RICA, n. 43; CEI, Orientamenti per il risveglio della fede e il completamento dell’iniziazione
cristiana in età adulta, n. 59.
2.2. Sacramento che rende pienamente conformi a Cristo
Se la Confermazione dona lo Spirito Santo, quali sono gli effetti particolari dello Spirito donato in
questo sacramento? È chiaro che la risposta è legata intimamente al punto precedente. Il dono
pentecostale dello Spirito pone il confermato, oltre che in un rapporto nuovo con la Chiesa, anche in
un rapporto nuovo con Cristo.
È ancora il rito che ci aiuta a capire:
“Lo Spirito Santo che state per ricevere in dono, come sigillo spirituale, completerà in voi la
somiglianza a Cristo e vi unirà più fortemente come membra vive, al corpo mistico della Chiesa” 8
Il dono dello Spirito attraverso l’unzione crismale segna in modo più particolare l’appartenenza a
Cristo. Se l’unzione crismale nel Battesimo esprime la consacrazione salvifica del neofita a Cristo
con il suo inserimento nel corpo mistico (l’unzione crismale nell’ordinazione esprime la
consacrazione a Cristo nella sua dimensione sacerdotale), possiamo interpretare l’unzione crismale
della Confermazione come una identificazione di appartenenza a Cristo facendo propria la sua
missione.
È in questa prospettiva che possiamo cogliere la Cresima anche come il sacramento della maturità
cristiana, nel senso di dono dello Spirito che sostiene con la sua forza e i suoi sette doni l’impegno
di una testimonianza cristiana libera, scelta e convinta, coraggiosa e feconda. Con la Cresima i
battezzati possono partecipare “maggiormente alla missione di Gesù Cristo e alla pienezza dello
Spirito Santo di cui egli è ricolmo, in modo che tutta la loro vita effonda il «profumo di Cristo»
(2Cor 2,15)”9. È solo assumendo il proprio ruolo ecclesiale che si può essere totalmente fedeli al
Battesimo.
LA CELEBRAZIONE DEL SACRAMENTO
La domanda alla quale ora tentiamo di dare una risposta è come la celebrazione della
Confermazione debba esprimere il significato di appartenenza alla Chiesa (e a Cristo), che fa del
cresimato una persona che ne assume in proprio la missione stessa, missione di diffondere e
difendere con la parola e con l’azione la fede come vero testimone di Cristo10.
Ci fermiamo espressamente sulla Liturgia del sacramento che possiamo dividere in quattro parti: la
presentazione dei cresimandi, il rinnovo delle promesse battesimali, l’imposizione delle mani, la
crismazione.
3.1. La presentazione dei cresimandi
Non fa parte propriamente del Liturgia del sacramento, ma è una opportunità significativa per
sottolineare la dimensione ecclesiale e personale del cammino compiuto. La rubrica non indica una
persona precisa che deve presentare i ragazzi (può esser il parroco o un altro sacerdote, il diacono o
il catechista), ma chiede, se possibile, che vengano chiamati per nome e, se bambini, siano
accompagnati da uno dei padrini o dei genitori.
È chiaro il significato di questo appello-presentazione: l’incontro, sostenuto e promosso dalla
comunità parrocchiale, dei figli con il Vescovo, capo e padre della comunità cristiana locale, è in
prospettiva dell’assunzione di una nuova responsabilità-vocazione in ordine alla fede. Ora il
battezzato è chiamato a diventare in pienezza ciò che nella consacrazione battesimale ha ricevuto in
dono: è chiamato ufficialmente all’esercizio attivo della missione per la quale era diventato nuova
creatura.
8
CEI, Rito della Confermazione, n. 25
9
CCC, n. 1294.
10
Cf. CCC, n. 1285, 1303.
Comprendiamo che la presenza del Vescovo non è secondaria proprio perché rappresenta
l’ecclesialità e l’apertura universale della missione.
In questo senso è importante, in vista della cresima e oltre questo segno rituale, recuperare anche un
altro momento di incontro con il Vescovo, specialmente se nel momento celebrativo dovesse essere
presente un suo delegato. Le forme possono essere diverse: momento diocesano comune di tutti i
cresimandi in un giorno particolare, partecipazione ad una celebrazione in Cattedrale e poi
incontro…
Anche in riferimento alla comunità cristiana, perché il momento rituale celebrativo della
presentazione dei cresimandi sia compreso nella sua valenza profonda, è necessario trovare altre
occasioni, nel corso dell’anno catechistico, per presentare i giovani candidati.
3.2. Il rinnovo delle promesse battesimali
Nella celebrazione, la rinnovazione delle promesse battesimali è stata voluta dal Concilio Vat. II per
sottolineare e confermare il profondo rapporto con il Battesimo di cui la Cresima è il naturale
compimento.
La ripresa delle promesse battesimali è per i ragazzi l’appropriazione personale e soggettiva di una
fede che genitori e padrini hanno professato in passato al loro posto. Ora sono chiamati ad
esprimere, nella duplice dimensione di rinuncia e credo, la loro risposta personale. È questo il
motivo per cui solo i cresimandi sono chiamati, di fronte al Vescovo e alla comunità, ad esprimere
la loro fede. Il dono dello Spirito è anche per sostenere la santità della vita: la rinuncia al peccato,
espressa dai cresimandi, indica, da una parte, l’impegno personale a lottare contro tutte le forme di
male e le tentazioni presenti nella vita, dall’altra, la coscienza che solo grazie al dono dello Spirito è
possibile tenere viva la fede e uscire vittoriosi dalla lotta contro lo spirito del male.
Ma la fede professata dai ragazzi è anche la fede di tutta la comunità cristiana , è la fede comune
della Chiesa: la ratifica del Vescovo (Questa è la nostra fede…) e l’amen finale di tutta l’assemblea
sono il segno dell’orizzonte ecclesiale in cui ciascuno è chiamato a vivere e a professare la sua fede
cristiana.
Dal punto di vista rituale ci troviamo di fronte ad un testo abbastanza limitato: non fa totalmente
riferimento alle promesse battesimali, che nel Rito del battesimo sono formulate in modo più
ampio, e neppure a quelle delle Veglia pasquale, celebrate in un contesto più ricco e solenne… È
quindi auspicabile, in questo momento, una attenzione particolare prima di tutto al modo di
proporre significativamente i testi e, poi, a quegli elementi di regia celebrativa che possono rendere
solenne e partecipata tale sequenza rituale.
3.3. L’imposizione delle mani
È uno dei gesti più belli e solenni della Chiesa, gesto di chiara tradizione biblica. Nel contesto della
celebrazione della Cresima questo gesto indica in modo facilmente comprensibile che lo Spirito
Santo, dono del Padre, è invocato dall’alto perché scenda a confermare i candidati “con la ricchezza
dei suoi doni, e con l’unzione crismale li renda pienamente conformi a Cristo, suo unico Figlio”11.
Questo gesto ci aiuta a riconoscere la nostra dipendenza dalla potenza e dal dono di Dio che
chiediamo con umiltà.
L’orazione del Vescovo che accompagna il gesto rituale chiede che i battezzati ricevano il dono
dello Spirito, che si manifesta nella sua pienezza con i suoi sette santi doni messianici (cf. Is 11,13). Il riferimento al dono dello Spirito è in prospettiva di una più forte conformazione a Cristo e
associa il battezzato alla sua stessa missione nel mondo. Il tema del dono è catechisticamente
sviluppabile nella linea dei doni personali ricevuti da ciascuno e che possono essere rinvigoriti,
rivitalizzati o addirittura suscitati dal dono dello Spirito.
11
CEI, Rito della Confermazione, n. 28.
Ora che il cresimando, attraverso l’imposizione delle mani che indica presa di possesso e anche
comunicazione di un potere, appartiene a Cristo e alla Chiesa, è chiamato e reso capace, grazie alla
forza dello Spirito, “di difendere e diffondere la fede con la parola e le azioni, e contribuire alla
edificazione alla crescita della Chiesa”12.
Anche questo segno rituale deve essere celebrato con solennità e visibilità e nulla deve distrarre dal
gesto dell’imposizione delle mani del Vescovo (e degli altri con celebranti) e dalla orazione
epicletica. A questo momento tutta l’assemblea è chiamata a partecipare con la preghiera personale
dopo la monizione iniziale: il dono dello Spirito è invocato da tutta la Chiesa attraverso il suo
pastore, il Vescovo. I doni di Dio ci sono donati nella Chiesa e per mezzo della Chiesa.
3.4. La crismazione
Siamo nel cuore della celebrazione, con il segno sacramentale strettamente espresso. Il Vescovo
unge con il crisma (l’olio profumato consacrato nella Messa del Crisma, il Giovedì Santo), in forma
di croce e imponendo la mano, la fronte del cresimando, che viene chiamato per nome e pronuncia
le parole: “N., ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono”. La formula spiega con
chiarezza il dono che si riceve: i cresimati diventano partecipi dell’unzione del Messia, sono resi
pienamente conformi a Cristo, uniti più profondamente alla Chiesa e unti dallo Spirito per una
missione. Il sigillo (signaculum, sfraghìs) non è tanto il segno esteriore della croce, ma l’azione
spirituale di Dio che, mediante lo Spirito, si compie nell’interiorità della persona operando una
realtà nuova e permanente: conforma a Cristo, rafforza la fede, è segno che rimane per sempre
(carattere) ed è caparra per la vita eterna (cf. Ap 7,4).
Davanti al Vescovo si presenta il cresimando accompagnato dal padrino (o madrina) che pone sulla
sua spalla la mano destra; questi rappresenta e aiuta non solo la famiglia, ma specialmente
rappresenta la Chiesa nel suo ruolo materno: la comunità cristiana, che ha curato la preparazione dei
candidati, ora presenta al Vescovo, responsabile della Chiesa locale, i giovani da cresimare. Ogni
ragazzo pronuncia il suo nome, come per dichiarare la sua prontezza e disponibilità al nuovo
compito che lo attende: il Vescovo lo chiama per nome esprimendo così che c’è una vocazione
personale a cui il giovane è chiamato e che gli viene ora affidata
L’olio, nei suoi vari significati biblici, è segno della forza, della grazia, della consacrazione, della
benedizione, della penetrazione dello Spirito; l’olio profumato ci dice che ciò che è penetrato nella
persona (lo Spirito) opera non solo nel cuore di questa, ma si apre anche all’esterno, verso il
prossimo; ci dice che ciascun cresimato è chiamato a portare, come afferma S. Paolo (cf. 2Cor 2,1416) “il profumo della conoscenza” di Cristo: la missione del cresimato è, infatti, quella di portare il
buon profumo di Cristo al mondo
L’unzione esteriore (consignatio) sulla fronte, la parte del corpo che richiama in modo più
immediato la realtà della persona proprio perché è la più esposta al pubblico, vuole esprimere la
visibilità del dono, ma anche dell’impegno da vivere: la testimonianza dell’appartenenza a Cristo
deve diventare ora pubblica e riconosciuta e realizzarsi in una missione particolare.
Il segno della pace che conclude la crismazione è un segno di fraternità che esprime il nuovo
legame che intercorre tra il pastore e il fedele cresimato.
Il momento della crismazione è, senza dubbio, il centro di tutta la celebrazione, ed anche il suo
momento più significativo. A causa del numero consistente dei cresimandi, c’è sempre il rischio di
far scadere questo momento in una monotona ripetitività di formule: è importante, invece, tenere
vivo questo momento curando il clima di preghiera assembleare, attraverso un’attenzione
all’amplificazione delle voci, con la scelta di eventuali canti o brani d’organo adatti che
12
CEI, Catechismo Sarete miei testimoni, pag. 107.
accompagnino il rito, ecc… facendo attenzione, anche, che gli operatori fotografici o i cineoperatori
non disturbino con presenze ingombranti e poco discrete13.
Conclusione
La celebrazione del Sacramento della Confermazione, pur presentando ancora dei problemi irrisolti
in riferimento alla sua collocazione pastorale dentro il cammino dell’Iniziazione cristiana, è però la
grande occasione, oltre che dono, per maturare il senso della vita di testimonianza. Anche il
cammino di preparazione dei ragazzi in riferimento al catechismo della Chiesa italiana Sarete miei
testimoni, ci indica la prospettiva dentro la quale leggere questo Sacramento. Si potrebbe riassumere
il senso del Sacramento con queste parole: è il dono dello Spirito che con la sua potenza ci radica in
Cristo e nel suo corpo che è la Chiesa, per essere nel mondo testimoni del vangelo.
È chiaro che questo dono e questo impegno vanno sostenuti. Coltivare l’accompagnamento di
coloro che hanno ricevuto questo dono è la grande sfida che attende oggi le nostre parrocchie
perché l’evento solenne della Cresima non sia il termine della loro esperienza cristiana e
comunitaria. Sia, piuttosto, il punto di arrivo della loro iniziazione alla vita cristiana nel senso che,
d’ora in poi, potranno avviarsi in modo più responsabile, alla scelta libera di chi sa di aver ricevuto
un dono, che, se accolto e coltivato, può qualificare radicalmente la loro vita.
Don Giuseppe Tosin
Bibliografia
BORDIGNON LUCIANO, La Confermazione: prospettiva teologica, in Liturgia, 131 nuova serie
(1996), pag. 815-825.
Catechismo della Chiesa Cattolica, Libreria Editrice Vaticana, 1992.
CAVALLO PASQUALE (a cura), Catechesi e iniziazione cristiana, Edizioni Dehoniane, Bologna,
1990.
FALSINI RINALDO, Confermazione, in Nuovo dizionario di Liturgia, pagg. 269-294, Edizioni
Paoline, Frascati, 1983.
KUHNE ALEXANDER, Segni e Simboli nel culto e nella vita, Edizioni Paoline, Frascati, 1988.
13
A questo proposito si vedano anche le norme del Direttorio Liturgico della Diocesi ai numeri 90 e 338-348.
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LA TESTIMONIANZA NEL DONO DELLO