“Passano i giorni, cambiano i sogni,
vedo la vita che passa davanti.
A volte i sogni son come bisogni,
della mia mente dettagli e disegni”.
Le ragazze dell’Ipm
di Pontremoli
SETTEMBRE 2015
ScriVolando..
NUMERO TRE
IPM DI PONTREMOLI
ScriVolando.. Settembre2015
Introduzione..
Periodico
Istituto Penale Minorile di
Pontremoli
Iscrizione Registro Stampa al
n. 119/2015 del ruolo di
volontaria giurisdizione
Direttore Editoriale
Dott. Mario Abrate
Dott.ssa Tiziana Didonna
Direttore responsabile
Manuela Ribolla
Redazione
Le ragazze dell’ I.P.M.
di Pontremoli
Gli operatori
Alessia Leonardi
Organizzazione e
distribuzione
Centro Giovanile “Mons. G.
Sismondo” di Pontremoli
Redazione
Istituto Penale Minorile di
Pontremoli
Pag.2
“ScriVolando”, niente meglio di questo titolo
avrebbe potuto esprimere la vitale necessità
delle ragazze che vivono all’interno di un Istituto
Penale Minorile: scrivere per volare. Quello che
succede fra le righe di questo giornalino non è
una semplice opera creativa, ma il mezzo
attraverso cui delle giovani donne si raccontano
donando sé stesse al mondo che hanno lasciato
fuori da queste sbarre. Far sentire la propria voce
è una necessità di cui tutti possiamo capire
l’entità, ma io credo che nessuno più delle
ragazze che hanno intrapreso un percorso così
importante all’interno di queste mura, desideri
raccontarsi con parole che, nella loro semplicità,
arrivano dritte al cuore di chiunque legga questo
giornalino. Paura, gioia, nostalgia di casa,
momenti di divertimento e riflessione, una vera e
propria ondata di emozioni allo stato puro
travolgono il lettore, che attraverso semplici
parole su un foglio, può dimenticare per un
attimo sé stesso per diventare una di loro, e
comprendere a fondo che cosa voglia dire
“Speranza”.
Un grazie alle ragazze che ci regalano i loro
sentimenti raccontandosi come si farebbe
parlando con un vecchio amico. Ed un grazie a
tutte quelle persone che con impegno e costante
dedizione, hanno reso possibile la magia di
“scrivolare” sempre più su, dove solo la fantasia
può farci arrivare.
Il comandante di reparto
Sost. Comm. Giovanni Martano
ScriVolando.. Settembre2015
Donne: oltre le gambe c’è di più!!
Quando abbiamo cominciato a scrivere per il giornalino del mese di settembre, non
pensavo di poter affrontare un tema così importante e di grande interesse per tutte le
ragazze, come la figura della donna nella loro cultura. Io sono nata e cresciuta in
Italia, nel mondo occidentale, quello che tutti pensano “emancipato”, al “passo con i
tempi”, in cui esiste, o almeno dovrebbe, la parità dei sessi. In cui la donna può fare e
dire tutto, lavorare, allevare i bambini, essere una buona padrona di casa. E, per la
maggior parte delle volte, riesce a fare tutto questo contemporaneamente.
Invece le altre culture come vedono la donna? Quali usanze le vedono protagoniste?
Come viene gestito il rito del matrimonio e la sposa quali diritti e doveri possiede?
Insieme alle ragazze dell’Ipm di Pontremoli abbiamo provato a dare un quadro
generale di quel che è la cultura zingara, quali sono le loro tradizioni, come il loro
popolo vede e si comporta con le donne. Poche righe in cui le ragazze tratteggiano il loro mondo, il modo
in cui loro sono nate e cresciute, i loro valori e principi. Momenti della loro vita o di quella che si augurano.
Emozioni provate da loro in prima persona e condivise con noi, silenziosi lettori, pubblico curioso e
interessato ad un mondo che non conosciamo quasi per nulla.
Inizialmente, quando ho pensato al tema di “ScriVolando” del mese di settembre, pensavo di parlare di
moda, nel senso più generale del termine: di come la società odierna ci porta a pensare, ragionare, vestire
e mangiare, seguendo quello che quel mondo ci propina ogni giorno tramite i
media. Immagini di donne molto magre, perfette nei loro vestiti all’ultimo grido.
Non un capello fuori posto, non un’imperfezione. E allora noi pensiamo che è così
che dovremmo essere, è così che dovremmo apparire e comportarci.
Quello che le ragazze dell’Ipm mi hanno raccontato invece, va oltre tutto ciò.
Parlano di un mondo e di un modo di vivere ancorato a vecchi principi. Vecchi sì,
ma non per forza sbagliati. Raccontano dell’importanza della verginità, un valore
che forse in molti hanno dimenticato. L’orgoglio di un genitore nello scoprire la
purezza della figlia, l’importanza dei bambini e di un atteggiamento che non
disonori prima di tutto sé stesse, e poi la famiglia che le ha cresciute e ha fatto sacrifici per loro.
Particolari di vita, attimi di storia che arrivano a noi sotto forma di racconti, domande e risposte. Mi sono
persa con loro mentre cercavano di descrivermi un matrimonio nella cultura zingara. Ho provato ad
immaginare le loro feste, i loro rituali, e rimarrete sorpresi, proprio come me, nello scoprire il gran numero
di tradizioni che possiedono. E soprattutto, che coinvolgono tutti, grandi, piccini, anziani e giovani.
Ed è in questi momenti, leggendo le righe che le ragazze dell’Ipm hanno voluto condividere con tutti voi,
che capiamo quanto sappiamo poco di questa cultura, quanto ci limitiamo a quel che ci viene detto ogni
giorno, da quel mondo che ci “insegna” a pensare. La donna va rispettata in quanto tale, italiana, russa,
zingara, brasiliana o svedese che sia. È un essere umano dotato di cervello, proprio come gli uomini. È
indipendente, forte tanto da dare alla luce un bambino. Nessuno sgarbo ad una donna è tollerato, fisico o
psicologico che sia. Sono lontani i giorni in cui non potevamo guidare, votare, lavorare. Abbiamo ottenuto
tanto e dobbiamo mantenerlo, incrementarlo e donarlo a chi verrà dopo di noi. Non credo che la nostra
cultura sia peggiore di altre. Ma solo che ogni tanto dovremmo aprire gli occhi, guardarci intorno. Io sono
fiera di essere italiana, così come le ragazze portano avanti con orgoglio le proprie credenze.
Essere donna è anche questo. È andare oltre, è scrutare l’orizzonte e analizzare tutte le
possibilità che ci si presentano. È accudire e conservare, è crescere e maturare, è
comprendere e perdonare. Le donne non conoscono razze o etnie. Essere donna è un
mondo. E noi, insieme, abbiamo provato a spiegarlo.
Pag.3
ScriVolando.. Settembre2015
Essere una donna..
La donna nella cultura rom ha molti limiti:
morali, culturali e tradizionali. Le ragazze
appena compiono dodici anni lasciano la
scuola e smettono di mettersi i pantaloni per
rispetto al proprio padre e familiari. Poi le
ragazze rom crescono con degli obblighi
morali, come imparare a cucinare, pulire e
essere educate, perché devono essere pronte
a diventare brave mogli, madre e nuore.
Dopo i dodici anni le madri insegnano alle
proprie figlie a pulire e cucinare, a “mostrarti
in società”: ci portano in giro, alle feste, ai
matrimoni, ci comprano i vestiti, ecc. Fino a
quando non troviamo marito. I genitori del
ragazzo allora, vengono dai nostri a chiedere
la mano, portando garanzie sul buono stato
di famiglia. E anche noi dobbiamo dare
garanzie sulla nostra educazione, verginità,
sull’essere una buona nuora ecc. Se
accettiamo allora ci fidanziamo con una festa
con musica, cibo e ospiti. Si decide quanto
tempo aspettare per trovare un abito,
conoscerci. Si arriva al giorno del
matrimonio, che è una festa per tutti. La
sposa deve essere vestita da ragazze non
sposate. Arrivano cantanti croati famosi.
Non ci sono cerimonie in chiesa, si va
direttamente al ristorante e ci trattano da
regine. La sera stessa poi, dobbiamo
dimostrare la nostra verginità, andando a
dormire con il marito. Poi è la suocera che
porta il lenzuolo e lo mostra a tutti. Il giorno
dopo
ci
sono
i
festeggia
menti per
la sposa e
lei regala
rose
in
segno di
fiore puro.
Se non è vergine invece, sta al marito
Pag.4
decidere se
tenerla
o
meno. Dopo
la
donna
dovrà fare da
moglie, ma
può trovare
anche
un
lavoro. Non
deve seguire
regole precise, ma deve portare la gonna. La
vita poi si svolge normalmente. Possiamo
uscire, vedere le amiche. A noi piace la nostra
cultura e la rispettiamo.
Rosa
Nella tradizione bulgara – zingara le bambine fino
a dodici anni non possono avere il fidanzato. Fino a
quando non ti sposi. Dobbiamo saper fare i lavori
di casa, aiutare a cucinare e pulire. Se qualcuno ci
viene a trovare e nostra madre non è in casa non
possiamo mandarli via ma accoglierli e fare le
buone padrone di casa. Possiamo vestirci come
tutte le altre ragazze, anche con i pantaloncini
corti. Ci lasciano truccare e farci belle. Quando
andiamo ai matrimoni ci fanno i vestiti su misura,
così come li vogliamo noi. È molto importante
arrivare vergini al matrimonio, perché è segno di
rispetto per i genitori. Ci vedono come un fiore
puro e profumato. L’abito deve essere bianco e la
sposa è al centro dell’attenzione. La casa degli
sposi viene allestita a festa e arrivano tante
persone. Anche le macchine devono essere belle
ed addobbate, come il ristorante. È una grande
festa per i genitori della sposa, i loro tavoli sono
colorati ed eleganti. Gli sposi vengono uniti da un
braccialetto rosso e una sciarpa dello stesso
colore. Il colore rosso sta a significare la
verginità. Di sera gli sposi vanno a dormire,
ScriVolando.. Settembre2015
accompagnati dai cognati. Mettono un lenzuolo
bianco in una bella camera. Ma prima devi fare la
doccia. La sposa lascia oro e anelli, non deve
avere niente. E la sorella dello sposo deve
controllare. Lo sposo aspetta nella stanza. Poi li
lasciano soli. Quando hanno finito chiamano gli
altri, per far vedere il segno della verginità. I
genitori dello sposo gli strappano la maglietta
perché è diventato uomo e poi si balla e si
festeggia. Queste sono le nostre tradizioni.
Vasi
La donna nella cultura
zingara è vista come un
bene
prezioso,
un
qualcosa da proteggere.
Da quando siamo piccole
siamo abituate a fare
le donne. Quando diventiamo grandi dobbiamo
seguire un certo abbigliamento: non possiamo
mettere i pantaloni, solo gonne fino sotto al
ginocchio e poi dobbiamo arrivare vergini al
matrimonio. Possiamo scegliere nostro marito.
Il principio che secondo me è il più giusto è
quello della verginità, perché rispetta l’uomo e
anche la propria famiglia. Io seguo questo
principio e sono contenta di farlo. I miei
genitori mi fanno fare tutto, non vogliono che
io abbia un telefono e facebook. Fin da piccola
amavo questa cultura e ho sempre desiderato
seguirla fino in fondo. E anche quando uscirò
da qui la riprenderò. Non nel senso che
tornerò a commettere reati, ma le sue
tradizioni e usanze. Non mi interessa sposarmi
subito e neanche i miei genitori lo vorrebbero.
Tornerò alla mia vita, orgogliosa di quello in
cui credo.
Sofia
La donna oggi è libera di fare
tutto quello che vuole. Può
lavorare, uscire da sola a
Pag.5
divertirsi, fare
amicizia,
vedere
persone. Ma
comunque
tutto questo
non la mette
sullo stesso livello dell’uomo. Nella cultura
zingara un uomo non può aggredire o picchiare
una donna. Se lo fa è perché lei lo ha tradito o
comunque deve esserci un giusto motivo. Se non
la picchia può comunque cacciarla. Quando
invece è l’uomo che tradisce la donna, lei può
perdonarlo se cambia. Altrimenti interviene la
famiglia per sistemare le cose. Qui in Italia è
diverso. Così sono nata e cresciuta. Prima non si
poteva tenere i capelli legati, o portare le donne
corte fino al ginocchio. Ora le cose sono un po’
cambiate. Da noi quando ti sposi lo sposo deve
dare dei soldi ai genitori della sposa. Ma anche
questo sta cambiando perché stanno iniziando a
chiedere troppi soldi. Esiste ancora un valore
economico. Ma se non sei più vergine non vali
più niente. Non hai più diritto di fare niente.
Sabrina
Mi
piace
cantare,
peccato che nella cultura
rom non conta nulla
avere talento, perché non c’è una persona
che ti sprona. Io vorrei che tutti i rom del
mondo si integrassero e cominciassero a
seguire le loro passioni. Tantissime ragazze
rom che conosco hanno talento in qualcosa.
Per esempio, a me piacerebbe lavorare in un
bar, cantare, la fotografia e il giornalismo.
Ma purtroppo non sono riuscita a finire la
scuola. Mia sorella è molto brava nel campo
estetico e le piace il giardinaggio. Al suo
gemello invece piacerebbe diventare un
fashion blogger o qualcosa di più serio nel
ScriVolando.. Settembre2015
campo della moda. Ho un altro fratello che
insegue il mondo del calcio ed è molto bravo
in informatica ed elettronica. Se un giorno
tutti i rom cominciassero a studiare e
lavorare per costruirsi una vita seria, io
sarei contentissima perché io mi ricordo
che quando mio padre e mia madre erano
giovani e ci controllavano stavamo
benissimo. Noi stavamo in Belgio, andavamo
tutti a scuola. I miei genitori avevano un
negozio di alimentari. Mi piaceva tanto
tornare da scuola e andare in negozio da
mamma e poi da papà. Poi però siamo
tornati in Italia, dove avevamo già la casa.
E dopo un po’ di tempo mia madre si è
ammalata e noi tutti siamo cresciuti
facendo quello che ci pareva. Ora mi pento
tantissimo di tutte quelle volte in cui
tornavo a casa e trovavo mia madre che
piangeva perché andavo in giro a fare
cavolate.
Vorrei
tanto
chiedere
scusa
per ogni
singola
volta.
Ora ho
voglia di cambiare e basta.
Rosa
La donna oggi ha tanti diritti, ma ancora molti
limiti. Quando una donna gira in strada,
magari con abiti un po’ appariscenti, gli
uomini devono sempre dire o fare qualcosa.
Loro pensano che la donna sia solo un oggetto
Pag.6
sessuale. Ma
non è così. La
donna
ha
molto di più da
offrire,
non
solo il corpo.
Ha una mente,
dei pensieri. E una dignità. Nessun uomo ha il
diritto di scalfirla. Quando una donna si sente
solo un oggetto rovina sé e il suo corpo. Ho
conosciuto una ragazza di 17 anni. Lei ha
rovinato il suo corpo e la sua anima per
raggiungere una bellezza che poi l’ha
rovinata. Stava sempre in un parco, ogni
giorno, era sola. Beveva vino. Era
magrissima. Le ho chiesto perché lo faceva,
era bionda, bellissima. Ma troppo magra.
Diceva di vedersi grassa. Sono stata zitta, non
riuscivo a rispondere. Poi mi ha raccontato la
sua storia. Mi disse che lei all’inizio voleva
dimagrire, nonostante fosse già molto magra.
Non andò più a scuola, fino a quando gli
assistenti sociali non la misero in una
comunità di recupero, dove le davano molto
da mangiare. Diventò bulimica e quando io
provavo a parlarle lei mi diceva che non c’era
niente di male in quello che faceva. Ma la
cosa che più mi lasciava a bocca aperta era
che quando si guardava allo specchio diceva
di essere molto grassa. La sua situazione mi
faceva paura, il suo stato d’animo mi metteva
i brividi.
Amira
ScriVolando.. Settembre2015
parenti, perché è segno di poco rispetto.
Per noi significa non essere educata o
una brava ragazza. Crediamo nella
verginità fino al matrimonio, e non
rispettare questo principio è la cosa
peggiore che possa capitare nella
nostra cultura. Se non si arriva
vergini al matrimonio, può
succedere che i genitori ti
voltino le spalle. Una volta
sposate poi, dobbiamo fare
le brave mogli, rispettare
nostro
marito
e
avere
bambini. Abbiamo famiglie
molto
numerose.
Anche
dopo il matrimonio la
donna può uscire con le
sue amiche, ma rispettando
certe regole. Io credo nella
mia cultura. Non riuscirei
a
rispecchiarmi
nella
cultura italiana. Se avessi
delle figlie magari non
imporrei loro le regole più
antiche, ma le altre sì.
Da noi le donne sono
libere di scegliere chi
sposare, di opinioni
ecc.
Ma
devono
seguire molte regole,
anche se in molte
decidono
di
non
seguirle.
Devono
indossare la gonna
almeno fino a sotto il ginocchio,
altrimenti
vieni
giudicata
male.
Dobbiamo saper cucinare, lavorare,
essere delle buone donne di casa.
Diventiamo donne molto giovani e
abbiamo figli molto presto, ci sposiamo
quando le altre ragazze sono ancora
quasi bambine. Noi lo facciamo non
perché siamo obbligate, ma perché ci
crediamo. Anche quando ci chiedono
di sposarci, siamo noi che decidiamo
se va bene o no. Ma se diciamo di no,
non succede nulla, aspettiamo che si
presenti qualcun altro. Possiamo uscire
con le nostre amiche, ma non
possiamo
andare
in
discoteca,
ubriacarci o fumare. Ma se andiamo
in centro a fare un giro per negozi va
bene. Non possiamo parlare da soli con
altri uomini che non siano nostri
Beatrice
Sono passati tanti mesi, senza sapere dove sia l’amore mio.
Come passerà il suo tempo, come vivrà.
tu forse mi avrai dimenticata, forse vedrai un’altra. Forse no.
Sono passati tanti mesi. Mi manchi tanto.
Mi mancano i tuoi occhi, le tue parole dolci.
Dormo vicino a te quando chiudo gli occhi.
Vedo te, quando chiudo gli occhi.
E quando li apro arrivano le lacrime,
che cadono dai miei occhi.
Il mio cuore sempre mi dice che vorrei arrivare vicino a te,
proprio come eravamo prima.
Vasi
Pag.7
ScriVolando.. Settembre2015
Medievalis 2015
Ci sono cinque giorni durante l’anno in cui Pontremoli
sembra tornare indietro nel tempo, di secoli e secoli. Il
borgo torna a rivivere, le bandiere sventolano alte nel
cielo e i rioni, Imoborgo, Sommoborgo e Contado, si
contendono il tanto ambito Palio a suon di frecce e
tornei a cavallo. Quelle cinque giornate, che di solito si
svolgono nel mese di agosto, rappresentano
“Medievalis”, una rievocazione storica che ogni anno
richiama a Pontremoli decine di migliaia di visitatori. A
far bella vista nei suggestivi vicoli del centro storico
banchetti dell’artigianato, figuranti, cortei,
sbandieratori e le esibizioni della Compagnia del
Piagnaro, artefici ed organizzatori di questa storica rassegna. E quest’anno, Medievalis ha
festeggiato la sua undicesima edizione con un record di presenze e iniziative, che hanno
coinvolto l’intero borgo medievale, dall’entrata nord, a Porta Parma, fino alla Torre del Casotto,
con il suo bel parco e il ponte, che completa il quadro. E poi i tanti momenti di svago, su misura
per grandi e piccini. Come il tunnel della paura, tra i solchi del castello, dove i più temerari hanno
potuto provare il brivido di attraversare un vicolo completamente
al buio, reso inquietante da figuranti mascherati che giocavano ad
impaurire i “poveri” passanti. O le attività per i bambini, con
laboratori in cui creare il proprio scudo con spada.
La rievocazione risale all’anno 1226, quando l’imperatore Federico II,
concesse il diploma di libero comune alla comunità di Pontremoli.
Una data storica e determinante per la realtà del Campanone,
posta da sempre in luogo strategico per traffici e commercio, e
quindi continuamente contesa e in guerra.
Il termine del mese di agosto quindi, a Pontremoli coincide con
Medievalis. E ad animarlo quest’anno, c’erano anche alcune ragazze
dell’Ipm di Pontremoli, che, vestite con abiti dell’epoca, hanno
collaborato con alcune operatrici del Centro Giovanile Monsignor
Giovanni Sismondo, in un banchetto allestito per l’occasione, dove
venivano esposti materiali di artigianato. Un coinvolgimento molto significativo, che ha permesso
all’Ipm di Pontremoli di “entrare” in diretto contatto con la realtà che lo circonda, con il contesto
culturale, storico e naturale in cui è inserito. Tre giornate in cui le ragazze hanno visto da vicino il
mondo esterno, con occhi discreti di “visitatore”.
Medievalis 2015 è terminato con i fuochi d’artificio, che
hanno reso indimenticabile ed emozionante la vista del
ponte della Cresa, del Castello del Piagnaro, dell’intero
borgo, illuminati dai colori dei fuochi pirotecnici, dalla
musica medievale e dallo spettacolo di bandiere che si
stagliava lungo il torrente Verde.
Chi lo vive da visitatore rimane stupito nello scoprire
una Pontremoli così ricca. Chi lo respira da
pontremolese, si sorprende nel constatare che all’ombra
del Campanone c’è molto di più di quel che siamo
abituati ad osservare.
Pag.8
ScriVolando.. Settembre2015
Il nostro medievalis
Grazie ad un
progetto pensato
dall’assistente
sociale e dal Centro
Giovanile di
Pontremoli, che
hanno dato una
possibilità alle
detenute dell’Ipm
che hanno
dimostrato voglia di
fare, io e mia cugina
abbiamo guadagnato un permesso premio
firmato anche dalla Giudice che mi segue, e
che io vorrei ringraziare tanto per la
possibilità che mi ha dato e per la fiducia.
Mercoledì alle 15.30, siamo andati da Elena
a provare i vestiti medievali. All’inizio ho
pensato che erano orrendi, ma dopo mi
sono ricreduta, quando ho indossato anche
la coroncina della figlia dell’operatrice del
Centro Giovanile che era con noi. Poi siamo
partite e quando siamo arrivate nel posto in
cui ci dovevamo piazzare, abbiamo montato il
tavolo e poi è arrivata Gemma, che ha
posizionato tutto quello che avevamo. Ha
allestito benissimo, mi è piaciuto tantissimo
come ha preparato il tavolo e tutto l’insieme
delle cose. C’era un sacco di gente, alcuni
erano vestiti come noi, altri no. È stato
troppo soddisfacente aver esposto delle
cose fatte da noi. Mi è piaciuto fare un
“lavoro” pulito e capire cosa significa
ricevere complimenti per qualcosa fatto da
noi. Mi ha fatto troppo piacere quando ho
visto le ragazze dell’Ipm che ci hanno fatto
visita e quando hanno apprezzato i nostri
lavori. Ogni giorno non vedevo l’ora di
tornarci, ma ci sono stata male quando è
finito. Vorrei un’altra proposta, una cosa del
genere, un lavoro da fare. E non vedo l’ora di
uscire da qui e cercare di trovare un
impiego. Perché è bellissimo proporre
qualcosa fatti con le proprie mani.
Rosa
Noi che siamo uscite pensavamo che sarebbe
stata una cosa molto noiosa, ma alla fine ci
siamo divertite un sacco. Ci è piaciuto esporre
i braccialetti e gli anelli che abbiamo fatto
noi. Ed è stata una soddisfazione immensa. È
stata la prima volta che abbiamo proposto
qualcosa che abbiamo fatto noi. Ringrazio
tutti per averci fatto uscire, ci avete aperto
gli occhi e abbiamo pensato molto a tutto. Noi
andiamo a fare le
cavolate, quando con
una bancarella si
potrebbe guadagnare.
Peccato che siamo
uscite solo tre giorni,
volevamo continuare
fino a quando non
finiva Medievalis, ma
non si poteva.
Peccato.. Ringrazio
tutti coloro che ci hanno fatto uscire.
Silvia
Non andartene, mi dai troppo dolore amore mio.
Ancora non ho dimenticato questi occhi. Sono innamorata di loro.
Questo destino ci ha diviso. Siamo lontani in maniera forzata.
Ma i nostri cuori no.
Quelli non sono lontani l’uno dall’altro.
Vasi
Pag.9
ScriVolando.. Settembre2015
Storie di donne..
Io voglio raccontare la storia di
una donna straordinaria: mia
madre. Lei ha origini marocchine,
ma vive qui in Italia da quando
aveva 17 anni, ora ne ha 38. Ha
sempre fatto molti lavori:
badante, cameriera, ha lavorato
in un’azienda e ora fa l’interprete
in una clinica. Qui lei aiuta i medici e gli infermieri
a capire e a parlare con i cittadini africani o delle
Libia che arrivano dai paesi in guerra. Si è sempre
data tanto da fare. Ha avuto quattro figli, tre
femmine e un maschio. Ha conosciuto mio padre,
di origini algerine, appena arrivata in Italia. Dopo
due anni di fidanzamento si sono sposati. Poco
dopo la nascita del mio fratellino il mio papà si è
ammalato di tumore, ma noi non lo sapevamo. Lui
era andato in Algeria al funerale di un nostro
parente e si è sentito male. È andato in coma e poi
è morto. Noi non siamo potuti andare in Algeria
per motivi burocratici, abbiamo affrontato tutto a
distanza. Ci siamo fatti tanta forza. Per fortuna
avevamo una casa, era stato lui a volerla
comprare. Mia madre si è dovuta cercare un
lavoro perché prima lavorava solo mio papà. E si è
fatta carico di tutti noi. La vedevamo poco perché
era sempre al lavoro e in casa ci occupavamo io e
mia sorella più piccola delle pulizie. Nostra madre
si è fatta forza e ci ha cresciuti. È stata una donna
forte, non si è fatta travolgere dalla disgrazie, si è
tirata su ed è sopravvissuta
crescendo tutta la nostra famiglia.
Grazie mamma per tutto quello che
hai fatto per noi, per esserci stata
vicino e non averci fatto mai
mancare niente.
Amira
Pag.10
La storia di una donna. Lei ha
avuto dieci figli, aveva una
malattia al sistema nervoso. Un
giorno sua figlia di ventitre anni
morì in un incidente, e la sua
malattia è peggiorata. Ha avuto
due infarti e ancora adesso,
anche se sono passati otto anni,
sta soffrendo molto. Lei si tiene
tutto dentro, non riesce a piangere e è molto
malata. Quando la vedo mi si riempiono gli
occhi di lacrime. È molto trascurata, non si
cura più di sé stessa.
Margareth
Oggi vorrei raccontare una storia, la storia di
quasi tutte le ragazze adolescenti e il rapporto
con la madre. Io ho sempre aiutato mia mamma
quando ero a casa, e facevo di tutto per farla
stare bene. Ma ogni tanto mi sgridava e io mi
arrabbiavo. Così litigavamo. Solo ora mi rendo
conto di quanto mi pento di tutte quelle volte che
le ho detto delle parole che magari non pensavo
nemmeno. Vorrei avere il coraggio di chiederle
scusa per tutte le volte che ho risposto male e
tutte le volte che non le ho dato ascolto. Se io le
avessi dato retta ora non sarei qui, sarei con lei
ad aiutarla. Ieri l’ho rivista dopo dieci giorni che
non la vedevo e non la sentivo. È stato davvero
brutto
vederla
così
giù.
Ieri quando l’ho vista era tutta gonfia in faccia, si
vede che è tanto tempo che piange. Mi manca
tantissimo e non vedo l’ora di tornare a casa da
lei e chiederle scusa per tutte le volte in cui sono
stata una persona maleducata. Solo ora capisco
che lei mi sgridava per il mio bene e non perché
non ci teneva a me e mi fa stare
male sapere che lei soffre per
colpa mia. Non merita di stare
male, lei ha sofferto troppo e
vorrei che per una volta anche lei
trovasse un attimo per stare
bene. Mamma, ti voglio bene.
Rosa
ScriVolando.. Settembre2015
L’amore
La prima volta che ho conosciuto l’amore è quando ho visto te.
Era una sera di dicembre, faceva freddo e c’era la neve.
Ma il tuo sguardo mi ha scaldato il cuore
e lì ho capito che saresti stato il mio grande amore.
Dopo che ci siamo conosciuti bene
abbiamo capito che siamo fatti per stare insieme.
Ci siamo amati, ci siamo sposati
e abbiamo promesso che non ci saremmo mai lasciati.
Dopo che ti ho conosciuto
cinque anni insieme abbiamo vissuto.
I tuoi difetti ho imparato ad amare
ed i pregi ad adorare.
Insieme la nostra famiglia abbiamo costruito,
due splendidi bambini abbiamo avuto.
il frutto del nostro grande amore,
che abbiamo desiderato con tutto il cuore.
Nessuno ci potrà mai dividere perché, insieme abbiamo troppo da vivere.
Ed ora che da voi sono lontano,
la tristezza mi prende per mano.
Da voi spero presto di tornare, per potervi di nuovo abbracciare.
Solo allora felice tornerò,
e per sempre insieme a voi starò.
Silvia
Pag.11
ScriVolando.. Settembre2015
INSIDE
A me piace l’attività
di manufatti. La
facciamo tre volte a
settimana insieme a
Biagio. Lui è molto
bravo e ci fa fare i
gioielli:
collane,
bracciali, anelli e
molto altro. Mi piace
perché abbiamo la
possibilità di realizzare qualcosa con le
nostre mani, utilizziamo i materiali e diversi
macchinari: quello che lucida, il pantografo,
la morsa e un altro che serve per dare la
forma alle lastre. Fino ad ora ho composto
bracciali, collane, orecchini ed anelli. Ora
stiamo lavorando con i ciondoli da mettere in
collane ed anelli. È una cosa che fuori non
avevo mai fatto e che sicuramente non potrò
fare nemmeno quando esco. È stata una
bella esperienza fare quest’attività, che mi
ha insegnato a fare qualcosa di nuovo e
bello. A me non piacciono i gioielli, ma vederli
fare e fare con le nostre mani è
completamente diverso.
Amira
A me piace l’attività di Musicoterapia,
perché andiamo su in palestra ad ascoltare
la musica. A me piace molto la musica, e poi
mi piace perché c’è Patricia, che ci porta la
musica che chiediamo di scaricarci. L’unica
cosa che non mi
piace è che si fa la
domenica mattina, e
siamo
sempre
stanche perché il
sabato
facciamo
ginnastica.
Anche
ginnastica mi piace.
Solo che bisogna
aspettare
tanto
tempo per vedere i
risultati. Mi piace
Pag.12
anche l’attività di Giornalino, perché
abbiamo modo di sfogarci, di parlare dei
nostri problemi e delle nostre idee. Poi mi
piace la compagnia di Manuela, perché è
bravissima ad ascoltarci e rassicurarci.
Manufatti mi piace solo quando facciamo
delle cose serie e quando ci mettiamo
impegno, per vedere le cose fatte da noi.
Riciclo mi piace molto quando facciamo i
braccialetti. Mi sarebbe piaciuto moltissimo
fare il corso di cucina e scuola, ma non c’è
ancora perché è estate.
Rosa
Negli ultimi mesi abbiamo fatto un corso di
pasticceria. Abbiamo imparato tante cose: a
fare i dolci, pasticcini, le torte, crostate, baci di
dama.
Grazie
al
Comandante,
alle
ispettrici, al direttore, ad
Alessia, Riccardo, Elena,
Tiziana e agli agenti
per tutto quello che
fanno
per
noi.
Abbiamo seguito il
laboratorio nella cucina
dell’Ipm, eravamo dieci
di noi e ogni giorno preparavamo qualcosa
di nuovo. Abbiamo imparato davvero tanto.
Vasi
La prima volta che sono andata al corso di
cucina non mi piaceva per niente. Poi con il
tempo mi interessava sempre di più. Ero
contenta perché imparavo tante cose da
fare. Per esempio mi piaceva fare i bignè.
Mentre li facevo pensavo ai miei figli.
Quando tornerò a casa glieli preparerò
tutti i dolci che ho preparato al corso della
cucina. Adesso mi dispiace che il corso è
finito perché mi divertivo tanto con le
ragazze del mio gruppo. All’esame però i
gruppi erano stati cambiari, abbiamo
preparato i bignè e i calzoni. Abbiamo fatto
ScriVolando.. Settembre2015
perché era
anziano. Era
bravo e ci
rispettava.
Marcello ci
lasciava
cucinare
quello che
volevamo
noi, i nostri piatti tipici. Io ho fatto una torta
salata cn stracchino e verdure. È piaciuta tanto
a Marcello. Poi ho cucinato anche la pizza.
Valentina aveva preparato un piatto nostro e il
nostro pane. Ci siamo messe a mangiarlo
nella sala colloqui per mangiarlo insieme al
tutor e al cuoco. Ci sembrava di essere a casa.
le decorazioni sui dolci. Li hanno anche
fotografati e mangiati. Ci hanno dato un bel
10. Eravamo tutte contente, anche se
avevamo un po’ paura perché dovevamo
passare l’esame. Ma alla fine siamo state
tutte promosse.
Silvia
Abbiamo fatto un laboratorio di pasticceria.
Mi sono piaciuti tantissimo i dolci, peccato
che non li ho potuti mangiare perché sono
allergica alla vaniglia. Non ero sicura di
passare l’esame, avevo paura di essere
bocciata, invece è andata bene e sono stata
promossa. Quando il cuoco Marcello mi
parlava mi sembrava di vedere mio nonno,
Carolina
Io sono questa, non ti dimenticare mai di me.
Io sono quella che si è allontanata, ma non per suo volere.
Mi odio perché ti amo.
Vorrei prenderti e abbracciarti, senza un motivo preciso,
ma solo perché sei il mio grande amore.
“Ti devo lasciare” ti dico amor mio, è tardi.
Lo so, anche io ti manco.
Non posso stare ancora lontana da voi,
per troppo tempo mi sono persa i vostri sorrisi, la vostra vita.
Mi manca essere mamma, sentirmi dire “mamma”.
Voglio questo, lo voglio ancora.
solo due mesi mi dividono da voi.
Non voglio un altro giorno senza te,
che vita è senza te.
Vorrei che non battesse più il mio cuore,
mi fa troppo male lontana da te.
Che grande buco c’è dentro me.
Le lacrime mi inondano.
A te voglio dare tutta la mia vita.
È difficile vivere quando tutto fa male.
Quando verrai da me?
Ora dico basta,
perché fa male tantissimo.
Posso dire di aver amato solo un uomo,
non ho cuore per nessun altro.
Queste quattro mura sono come un pacchetto di sigarette.
Mi manca il respiro.
Vasi
Pag.13
ScriVolando.. Settembre2015
IL CENTRO DENTRO
Come per l’ultimo numero di “ScriVolando”,
sarebbe il caso di dire “L’Ipm Fuori”. Alcune
ragazze dell’Istituto Penale Minorile infatti, durante
i mesi estivi, hanno frequentato ogni giorno il
Centro Giovanile “Mons. G. Sismondo” di
Pontremoli per affiancare le operatrici durante il
progetto “Bambini a Pontremoli 2015”, rivolto ai
bambini provenienti anche da oltre i confini
comunali, che tutte le mattine si recavano nella
struttura di via Reisoli per trascorrere ore di
serenità tra giochi, svaghi e divertimento. Nove
settimane tra laboratori pensati su misura per loro,
tra abilità creative, didattiche e di divertimento. Tutto con lo scopo di imparare divertendosi e
responsabilizzandosi, in un ambiente sicuro e seguiti da quattro amorevoli e preparate
educatrici, che per tutti i mesi del progetto, si sono presi cura di tutti i bambini iscritti. Tema
conduttore di quest’anno è stato “Biancaneve e i sette nani”, declinato tra laboratori di sport,
letture animate, musica, creatività, calcio, gioco, creazione di cestini, falegnameria e la
costruzione della “Panchina delle relazioni”. Senza scordare il progetto “Castello in fiore”, al quale
le ragazze hanno contribuito concretamente. Un modo di trascorrere l’estate tra sorrisi e
divertimento, permettendo a tutti i bambini del territorio di disporre di un passatempo, di un
luogo in cui correre, giocare e ridere a squarciagola.
E le ragazze che lo hanno vissuto da vicino, vogliono raccontarci come hanno passato questi mesi,
a contatto con un ambiente così positivo e stimolante.
La mia estate al Centro Giovanile
A me piace andare al Centro Giovanile perché mi piace stare con i bambini, farli giocare. Ci sono
molte attività. Ad esempio c’è Gemma che gli fa fare i laboratori, gli Scout che li fanno giocare,
divertire. Io ci andavo ogni giorno, dalle 9 alle 12 e insieme alle educatrici organizzavamo i
laboratori. Le operatrici si chiamano Enrica, Valentina, Sara e Milena. Loro sono molto
simpatiche e mi sono trovata molto bene in loro compagnia. Insieme abbiamo organizzato i
laboratori, come quello di riciclo, o quello in cui lavoravano la legna. Poi abbiamo anche fatto la
festa di fine estate, siamo andate in piscina dove abbiamo giocato con l’acqua e poi al fiume con i
bambini. Ci è piaciuto molto. È davvero difficile tenere d’occhio tutti i bambini, e le educatrici sono
bravissime ad avere cura di loro. Tutti i genitori che arrivavano le ringraziavano perché riuscivano
a far stare tutti insieme. Loro sono molto esperte, sanno
sempre cosa fare. Ci sono bambini a cui mi sono
affezionata. Da quest’esperienza ho imparato tanto: a
stare con i bambini, a non farli litigare ecc. Lo rifarei
molto volentieri. Mi sono affezionata molto alla figlia di
un’operatrice, che ha la stessa età di mia figlia. È molto
dolce. Quando vedevo lei era come se avessi mia figlia
vicino. Ringrazio tutte loro perché hanno avuto molta
fiducia in me, mi lasciavano gestire anche il magazzino
quando i bambini venivano a comprare acqua o gelati. Ho
imparato davvero tante cose. Grazie a tutte.
Vasi
Pag.14
ScriVolando.. Settembre2015
Il giorno più bello
Ricordo ancora quel giorno, l’unico giorno in cui sono stata davvero felice.
Sei così pura che sembri nata sotto una radice.
Il 24 di agosto per tutti noi è stato un botto di emozioni,
quando sei nata le tue grida per noi erano canzoni.
Non so se è normale essere così contenta di essere una zia,
ma da quando sei nata ti ho cresciuta come se fossi mia.
Sei la bambina più bella del mondo
io ti penso ogni secondo.
Pagherei col mio cuore stesso
per poterti abbracciare adesso.
Sei così dolce che riempi il mio cuore
di pace, gioia ed amore.
Vorrei che tu venissi a trovarmi,
ma dopo non mi basterebbe nulla per distrarmi.
Penserei solo a come sto male senza di te,
e dalla malinconia mi farei sconfiggere.
ho bisogno di un tuo sorriso,
e mi riprenderei all’improvviso.
E so che se sento la tua voce
il giorno passa veloce.
Quando sto con te, tutto il resto del mondo non c’è.
Siamo solo io e te,
in un mondo di fragole.
Rosa
Pag.15
ScriVolando.. Settembre2015
Ricettando..
Per l’uscita del nuovo numero di ScriVolando prepariamo i ….
GHIBANIZA
Ingredienti per la sfoglia:
- farina
- acqua
- sale
- lievito
- olio
- acqua frizzante
Impastare tutti gli ingredienti insieme e lasciare lievitare per circa un’ora.
Stendere bene la pasta fino a farla diventare molto sottile.
Ingredienti per farcire:
- ricotta
- yogurt bianco
- olio
- sale
Una volta stesa la pasta, mettere sopra il condimento e arrotolare la sfoglia.
Metterla nella teglia e mandare in forno ventilato. Lasciarla cuocere fino a
quando la pasta non assume un colore dorato. Tagliare in piccoli pezzetti e servire.
Variante con carne macinata o mele verdi.
Pag.16
ScriVolando.. Settembre2015
LIBERI DI VOLARE..
Sono ormai due mesi che sono all’Ipm di
Pontremoli, ed è strano che tutte le notti
rivedo i miei parenti. Sogno molte volte mia
nipote e sto bene. Oppure mi capita di sognare
di essere fuori con due delle ragazze che sono
qui dentro con me, e andiamo a divertirci.
Invece poi quando mi sveglio mi accorgo che non
è vero e rimango delusa. Però il più delle volte
sogno una persona in particolare, ma poi non
riesco a capire se ho sognato troppo o se
qualche volta questo era reale. Mi piace quando
qualcuno mi racconta il significato dei sogni,
perché secondo me ognuno di loro ha qualcosa
da dirci..
Rosa
È
come
noi
guardiamo
dalla
finestra il mondo,
rinchiuse dentro ad
una
cella.
E
vediamo le persone
che passano, e si
fanno
una
passeggiata.
Noi
invece siamo ad una
finestra a piangere e
a chiederci quando
finirà
questo
inferno, lontane dalle nostre famiglie. E
soffriamo molto. Vogliamo solo chiedervi di
immaginare quanto stiamo male e con queste
parole speriamo che capiate quanto soffriamo.
Vale
Ho quindici anni e la mia esperienza di vita
mi ha portata qui dentro. Sono cresciuta in
una città italiana, dove ho frequentato anche
le scuole e dove ho cominciato a prendere
questa strada. Ho conosciuto una ragazza,
credevo fosse mia amica. È con lei che ho
cominciato a fare le prime risse ed ho preso
la prima denuncia. È il classico caso delle
cattive compagnie che ti portano sulla
Pag.17
strada sbagliata.
Lei mi
incoraggiava, mi
diceva “sei
forte”. Solo ora
mi rendo conto
di come mi
deviava. Ma in quel momento non capivo.
Perché quando ti lasci prendere
dall’adrenalina è finita. Ora odio picchiare. E
odio la gente che mi sfida. Mi piace essere
libera. Lei mi spingeva a fare tante cose, io
credevo che lei mi volesse bene. Ma poi ti
accorgi di come stanno le cose. Me ne sono
resa conto dopo essere entrata qui dentro. Il
carcere mi ha aiutato a mettere in chiaro le
cose.
Amira
Ho 16 anni, ho girato tanto l’Europa nella
mia vita. Sono stata in Francia, Spagna,
Belgio, Parigi. Eravamo in camper. Con la
mia famiglia. A volte ci fermavamo un
mese, due, spesso anche anni. Quello che mi
è piaciuto di più è stato Marsiglia. La cosa
che mi è piaciuta di più è stata la sua
cattedrale, che si trova in cima ad una
montagna. La parte superiore sembrava
fatta tutta d’oro. La gente era molto
socievole, c’erano molto algerini. Ho
imparato bene la lingua perché ci sono stata
quasi otto anni. Non sono mai andata a
scuola, viaggiavamo. Sono nata in Italia, e
me ne sono
andata
quando
avevo sette
anni. Mi è
sempre
piaciuto
viaggiare,
ScriVolando.. Settembre2015
conoscere posti, culture, tradizioni. Il posto in
cui si mangia meglio è l’Italia, ma anche in
Spagna. Io sono zingara croata, e anche mio
marito lo è. Quando avrò un figlio dovrà
essere molto educato, pulito e ordinato. Mi
piacerebbe un giorno avere bambini, al
massimo
quattro.
Aurora
Quando
guardo
le
sbarre vorrei
essere una piccola farfalla per uscire da
quelle finestre ed essere libera di andare
dalle persone che amo e che contano.
Perché la lontananza fa male. E soffri molto.
E non vedi l’ora che ti dicano “sei libera”, e
che ti aprano la cella. E hai il cuore che ti
batte a tremila. Perché aspetti e non sai il
giorno che uscirai, ma quando arriva provi
un’emozione grandissima. Salti, urli, ma nello
stesso tempo ti fermi e guardi negli occhi
tutte le altre, che restano e che soffrono
ancora. E ti si ferma il cuore, e inizi a
piangere per loro. Vorresti prenderle per
mano e farle uscire tutte. Ma non puoi. E le
abbracci forte forte. Esci da quella grande
porta e pensi “Vado dalla mia famiglia, dalle
persone che amo”. È proprio vera quella
cosa che dicono, che in carcere piangi due
volte, quando entri e quando te ne vai..
Valentina
Oggi ho voglia di scrivere un po’ a tutte le
persone che giudicano me, la mia famiglia e
la
mia
vita.
Secondo me la
gente che giudica i
miei
genitori
dicendo che non
sono in grado di
Pag.18
educare i propri figli sono solamente persone
che non hanno mai avuto problemi, né in
famiglia, né economici, né di salute gravi
come quelli che hanno avuto mia madre e mio
padre. Noi siamo otto fratelli, cinque maschi e
tre femmine, tutti con pochi anni di
differenza. Mia madre era vista male perché si
è sposata con un italiano, molto giovane. Ha
avuto un’infanzia difficile, non ha nemmeno
conosciuto suo padre, morto di tubercolosi
quando lei aveva solo due anni. Lei non ha
mai seguito le “regole” degli zingari perché è
cresciuta da sola. Mia nonna aveva altri sette
figli oltre a mia madre e quindi non riusciva a
seguirli tutti da sola. Poi c’era pure il fatto che
mia mamma era ribelle, un po’ come sono io.
Ha sofferto moltissimo nella sua vita ma in
fondo qualcosa ha concluso ed è per questo
che vorrei rivolgermi a tutte quelle persone
che hanno il potere di scrivere una riga per
infangare il nome della gente. Scrivono che
non è stata presente nell’infanzia dei figli, che
non li ha educati e non gli ha fatto fare le
scuole. Ma non sanno che mia madre noi non
la vedevamo per tutto il giorno perché con
mio padre stavano tutti i giorni in negozio e
noi a scuola. Da quando sono qui dentro mi
arrivano notizie negative.
Rosa
Io sono venuta all’Ipm di Pontremoli due mesi
fa. All’inizio non parlavo con nessuno,
rimanevo 24 ore su 24 chiusa in cella. A
volte non mangiavo neanche. Non riuscivo a
darmi quella forza di cui avevo bisogno. Dopo
un mese ho cominciato ad aprirmi, a parlare
ScriVolando.. Settembre2015
con le ragazze e
piano piano ho
cominciato
a
fare un po’ tutte
le attività. Alcune
mi
piacciono,
altre
un
po’
meno.
Ad
esempio, prima
non volevo assolutamente fare manufatti, poi
mi sono decisa a farlo ed ora è l’attività che
mi piace di più. La gente è pronta a
giudicarti, a puntarti il dito contro. Ma la
gente che giudica non sa in fondo cosa una
ragazza carcerata può provare, come si
sente, come sta vivendo. Una ragazza
carcerata può essere di più della parola
“CARCERATA”. Certa gente non pensa che
magari sta chiusa dietro alle sbarre non per
colpa sua, ma magari per la sua cultura o,
come me, perché ho conosciuto brutte
persone che mi hanno portata qui dentro.
Stando qui ho capito il giusto e lo sbagliato.
Ho capito la vita da schifo che facevo fuori,
ma anche le persone che ferivo fuori, come
mia madre. L’ho fatta tanto soffrire, ero
diventata da ragazza che mi diceva di non
frequentare. Un po’ sono contenta di aver
avuto un “blocco”, perché qui dentro ho
deciso cosa fare da grande: laurearmi e
diventare educatrice di comunità, e fare
motocross. Grazie a queste esperienze sono
cresciuta e ho capito cosa vorrei fare della
mia vita. E non vedo l’ora di uscire per
ricominciare la mia nuova vita.
Amira
Noi crediamo nel destino. Esiste un disegno
più grande, che dice già
come dovevano essere le
nostre vite. A noi sono
successe molte cose brutte
nelle nostre vite. Ma
crediamo che doveva andare
Pag.19
così. Grazie a queste siamo cambiate e
cresciute. Se fossimo state padrone delle nostre
vite certe cose le avremo fatte andare
diversamente. Ma se una persona vuole
cambiare cambia. È anche questione di
carattere. Spesso siamo noi che decidiamo la
nostra vita.
Erika e Naomi
Dopo due mesi in carcere ho pensato molto
a che persona vorrei essere. Non ho mai
avuto molta attenzione e affetto visto che
ho sette fratelli. Qui mi sento “voluta
bene”, ma altre volte mi sento abbandonata
da tutti. Ai miei figli darò tutto l’affetto
del mondo sempre. Vorrei avere un’amica
del cuore, vorrei essere accarezzata da mia
mamma, vorrei avere una persona con cui
sfogarmi,
alla
quale
raccontare tutti
i miei segreti. Io
mi odio tanto,
perché
mi
affeziono
troppo alle persone, anche in pochissimo
tempo.
E alle persone che magari non mi
considerano neppure. Quando mi rendo
conto di questo i mi odio e so che faccio
sempre la cosa sbagliata. Mi odio quando
litigo con mia madre, quando sono
“stronza”, odio il mio corpo, il mio
carattere, i miei sogni. Io vorrei essere una
ragazza italiana, alta, pelle chiara, occhi
chiari, capelli lunghi e rossi. Vorrei essere
forte, sincera, buona, brava in tutto,
apprezzata da tutti. E avere un’amica del
cuore della quale mi fido. Ho sempre
pensato che se avessi potuto sarei andata a
scuola, avrei avuto una storia lunghissima
con qualche ragazzo semplice e simpatico.
Poi mi piacerebbe lavorare in un bar, o fare
ScriVolando.. Settembre2015
fare, come vivere ogni giorno. E credo nelle
coincidenze. Una volta ho sognato che ero
insieme alla mia famiglia su un aereo, e
questo aereo esplodeva. Dopo un po’ di
tempo ci siamo divisi, ognuno viveva per
conto suo. Secondo me quel sogno voleva
dire proprio questo. Tutto succede per un
motivo. Quel sogno è arrivato per farmi
capire
qualcosa,
per
avvisarmi. Io
penso che il
mio futuro
lo decido io.
Ma non ho nessun potere su come deve
andare la mia vita.
la commessa in un negozio di vestiti. E
starei lontana dalle persone sbagliate. Non
mi affezionerei alle persone che non mi
considerano. Ci sto davvero male quando
capita.
Vorrei
essere
simpatica,
intelligente, libera. Sono una persona
sbagliata
in
tutto.
Odio essere così.
Rosa
Io
credo
nel
destino. Spesso quello che sogno diventa
realtà o comunque assomiglia molto a ciò
che succede veramente. Io penso che fin da
quando nasciamo abbiamo un disegno ben
preciso. Sia quello di incontrare determinate
persone, che di fare determinate scelte. Ma
sono io che decido come vivere, quali scelte
Amira
Le sbarre fanno male a tutti noi,
ci tengono lontane dalla nostra famiglia,
dalle persone che amiamo..
Che brutta vita dietro le sbarre.
Guardi la luna e il cielo,
e ti scendono tremila lacrime al secondo,
milioni all’ora, miliardi al giorno.
Perché Dio ha inventato la sofferenza,
perché ha inventato le lacrime,
perché ha inventato l’amore,
perché ha inventato il carcere.
Un cuore dietro le sbarre fa più male
quando è innamorato.
Due cuori e un solo battito,
due corpi e una sola anima,
due bocche e un solo respiro.
Vale
Pag.20
ScriVolando.. Settembre2015
Bailando
Yo te miro y se me corta la respiración
Cuando tú me miras se me sube el corazón (Me palpita lento el corazon)
Y en un silencio tu mirada dice mil palabras
La noche en la que te suplico que no salga el sol
Bailando (Bailando)Bailando (Bailando)
Tú cuerpo y el mío llenando el vacìo
Subiendo y bajando (Subiendo y bajando)
Bailando (Bailando) Bailando (Bailando)
Ese fuego por dentro me está enloqueciendo
Me va saturando
Con tu física y tu química también tu anatomía
La cerveza y el tequila y tu boca con la mía
Ya no puedo más (Ya no puedo más) Ya no puedo más (Ya no puedo más)
Con esta melodía, tu color tu fantasía
Con tu filosofía mi cabeza está vacía
Y ya no puedo más (Ya no puedo mas) Ya no puedo más (Ya no puedo mas)
Yo quiero estar contigo, Vivir contigo
Bailar contigo, Tener contigo
Una noche loca, Ay besar tu boca (Y besar tu boca)
Yo quiero estar contigo, vivir contigo
Bailar contigo, Tener contigo
Una noche loca
Con tremenda loca
Tú me miras y me llevas a otra dimensión (Estoy en otra dimension)
Tus latidos aceleran a mi corazón (Tus latidos aceleran a mi corazón)
Que ironía del destino no poder tocarte
Abrazarte y sentir la magia de tu olor
Bailando (Bailando), Bailando (Bailando)
Tú cuerpo y el mío llenando el vacìo
Subiendo y bajando (Subiendo y bajando)
Bailando (Bailando), Bailando (Bailando)
Ese fuego por dentro me está enloqueciendo
Me va saturando
Con tu física y tu química, También tu anatomía
La cerveza y el tequila, Y tu boca con la mía
Ya no puedo más (Ya no puedo más), Ya no puedo más (Ya no puedo más)
Con esta melodía, tu color, tu fantasía, Con tu filosofía mi cabeza está vacía
Y ya no puedo más (Ya no puedo mas), Ya no puedo más (Ya no puedo mas)
Yo quiero estar contigo, vivir contigo
Bailar contigo, tener contigo una noche loca (Una noche loca), ay besar tu boca (Y besar tu boca)
Yo quiero estar contigo, vivir contigo
Bailar contigo, Tener contigo una noche loca, con tremenda loca
Pag.21
ScriVolando.. Settembre2015
La moda e come la viviamo..
Per me la moda
è vestirmi come
piace a me, cioè
sportiva. Mi fa
sentire a mio
agio.
Mi piacciono le
tute e i jeans
stretti, anche per
uscire la sera. Mi
piace un sacco
truccarmi
e truccare gli altri. Per qualche mese ho
fatto la ragazza immagine in una discoteca,
e loro mi dicevano come vestirmi: dovevo
mettere i tacchi, avere abiti appariscenti. Mi
piaceva, ma non il mondo della moda. Tutte
le ragazze che ci lavorano sono troppo
magre e diventano brutte. Secondo me una
donna deve avere il giusto fisico e piacere
innanzitutto a sé stesse prima degli altri.
Quando esco e vedo ragazze vestite bene mi
piacciono, ma penso che non riuscirei mai a
mettere dei tacchi per andare a prendere un
aperitivo. Penso che sia un mondo falso e
vuoto di contenuti. Ci fanno vedere solo il
lato bello nascondendo quello brutto. Tutto
sembra perfetto, ma è solo un’illusione.
Perché dietro a quei bellissimi vestiti si
nascondono donne sofferenti, che farebbero
tutto pur di apparire “con un fisico
bellissimo” e purtroppo certe volte fanno uso
di droghe, a volte non mangiano, oppure
sono bulimiche. Io sono contro tutte queste
cose, perché una donna è bellissima anche se
pesa 180 Kg. Secondo me dovrebbero dare
uno stop a tutte queste bellissime donne che
si rovinano in questo modo, credendo di
avere un fisico pazzesco anche se in realtà
sono tutte ossa. Dal mio punto di vista una
Pag.22
donna perfetta deve essere formosa, e non
solo ossa.
Amira
Oggi viviamo in una società per la quale
bisogna sempre cercare di essere “di più”
rispetto agli altri. Per esempio, bisogna
apparire più belle, ricche, più avanti in tutto.
E fin qui tutto bene. Fino a che non si arriva al
discorso della moda. La moda rappresenta
un mondo a parte, per il quale più sei finta e
più sei al centro dell’attenzione. Nel mondo
della moda bisogna essere magre. O per
meglio dire, la nostra
società ci impone di essere
quasi malate. Per essere
modelli bisogna essere
magrissime. E questa è
una cosa sbagliatissima
perché secondo me una
donna è bella solo quando
piace a sé stessa. E trovo
che il fatto che la gente
prova piacere a guardare
delle ragazze “malate”
sfilare in passerella e le
premia per questo, sia una cosa da
denunciare e da far finire. Per me la moda è
piacere a sé stessi e vestirci come ci va. E non
seguire quel che dice una persona che fa i
soldi sulle spalle di ragazze che fanno di tutto
per mettersi in mostra. Basta peso piuma!
Rosa
ScriVolando.. Settembre2015
Penso che la moda sia utilizzata solo per scopi
di marketing perché sanno tutti molto bene
che ci sono persone deboli e
incapaci di prendere decisioni
proprie,
ragazze
che
desiderano essere come le
modelle perché probabilmente
hanno soldi, vestiti e bellezza.
È l’input che le convince che
le modelle siano migliori di
loro. Io sono convinta che la
moda se la crea la persona stessa. Io per
esempio non ho uno stile preciso. Se mi piace
qualcosa me la metto. E sto imparando ad
essere forte. Una donna deve essere forte e
capace di farsi valere, senza pensare che le
altre persone siano migliori di lei. Io
personalmente non sono mai stata forte e non
credo di esserlo tutt’ora. Prima mi vestivo con
vestiti larghi per non mostrare il
mio corpo, per paura di essere
giudicata. Ma poi ho imparato ad
accettarmi almeno un minimo, e a
fregarmene di ciò che la gente
pensa anche se mi criticano. Sono
contenta ed orgogliosa di essere
come sono, come ragazza
formosa. Posso dire che non
bisogna essere anoressiche per piacere. Anzi,
la carne piace. Una ragazza deve essere
orgogliosa di ciò che è e non deve provare ad
essere come un’altra.
Fatima
Sono lontana e divento gelosa.
mi immagino te, che con lei arrivi al nostro posto.
Non farlo. Come puoi non capire cosa provo,
a vederti con lei seduto. Ma se è quel che vuoi,
ti ripagherò con la stessa moneta. Scoprirai cos’è la gelosia.
Perché vuoi giocare con il fuoco?Aspetta, non dire niente.
non dire bugie. Guarda quanto fa male, ti odio perché mi hai lasciata. Scusami se sono così,
quante volte mi hai fatto soffrire.
Guarda i miei occhi per capire quanto mi hai fatto male.
Ora ti saluto, la mia sofferenza è troppa. È tardi adesso.
Ti dico solo ciao.
Vasi
IL CORAGGIO DI UNA MAMMA
Adesso io sono qui dentro, e solo a loro due penso.
I due piccoli frutti del mio amore, a cui penso davvero a tutte le ore.
Il mio corpo da loro è lontanoma il mio cuore gli tende la mano.
Ed il mio desiderio più grande e che di notte mi invade la mente,
è di stare con loro abbracciata, dimenticandomi di tutta la gente.
Voglio con forza che quel giorno arrivi,lo sogno ogni notte nel tempo che vivi.
Ed allora parlerà solo un abbraccio,
la forza dell’amore, di una mamma il coraggio.
Silvia
Pag.23
ScriVolando.. Settembre2015
Vorrei fare, non vorrei fare
Farei la parrucchiera da grande, farei la stella,
farei l’attrice, non ruberemo più,
farei la cantante, farei il giudice,
vorrei fare l’agente dell’Ipm,
vorrei lavorare in una comunità,
vorrei lavorare in un ospedale pediatrico,
vorrei andare ad aiutare i bambini in Africa,
vorrei tornare indietro nel tempo,
non vorrei morire, non vorrei rubare,
non vorremmo più venire in carcere,
non vorrei perdere persone a me care,
farei di tutto per tornare a casa, farei un lavoro onesto,
vorrei fare l’assistente sociale,
vorrei fare gli auguri a mia figlia oggi,
vorrei lavorare in un bar tutto mio,
vorrei una discoteca tutta mia, vorrei un night club,
farei un figlio maschio, vorrei un figlio,
vorrei restare amica con tutti gli agenti quando esco,
farei del bene quando esco,
vorrei che a Pontremoli aprissero più locali e meno bar,
vorrei avere una casa a Pontremoli,
vorrei che a Pontremoli aprisse un Mc Donald,
vorremmo avere due gemelle, vorrei assaggiare il Bianco Oro,
vorrei lavorare in una boutique di Laboutin,
vorrei avere l’armadio pieno di vestiti di Philippe Plein,
vorrei che nessuno uccidesse più bambini,
vorrei che nessuno uccidesse più le donne, basta alla violenza,
vorrei che mi passasse il mal di denti,
farei la stilista, vorrei creare i vestiti,
vorrei fare il dottore nell’Ipm di Pontremoli,
vorrei avere il telefono qui in carcere, vorrei avere cioccolato,
vorrei lavorare al Centro Giovanile, non vorrei che ci fosse la crisi,
vorrei che non esistessero più i dolori, vorrei l’indulto e l’amnistia,
non vorrei che ci fossero persone infami,
vorrei un lavoro per favoreeeeeee,
vorremmo essere donne perfette, non vorremmo imperfezioni,
vorremmo che esistesse un’unica lingua, non vorrei più soffrire,
rrei che ci fosse la fame nel mondo,
vorrei che non morissero più di fame,
non vorrei che si dicessero più bugie,
non mi piacciono le finte buoniste, non mi piacciono le brutte facce,
non mi piacciono le persone avare, vorrei che arrivasse presto ottobre,
vorrei avere gli stessi diritti degli
Le ragazze dell’Ipm di Pontremoli
Pag.24
ScriVolando.. Settembre2015
In questo momento mi sento persa,
vorrei morire sdraiata sull’erba.
Sola come un cane, così che faccia meno male.
Le parole mi fanno stare male,
tanto da voler scoppiare.
Vorrei essere una nuvola per poter volare.
Giro il mondo tutto in tondo,
più o meno come un vagabondo.
Il mio cuore è disperso,
mi sento sola nell’universo.
Vorrei intraprendere un viaggio,
ma mi manca il coraggio.
Mi sento soffocare, non riesco a respirare,
e nel mare immenso vorrei annegare.
Sono sulla soglia
perché nessuno nella mia vita mi ha mai dato una gioia
per la quale lottare, anche facendomi male.
Ormai ho perso, ma resisto lo stesso,
fatemi a pezzi il cuore
e donatelo a chi non prova amore,
ma solo dolore.
Tagliatemi le vene,
se questo vi fa stare bene.
Vi prego, ascoltate la mia voce
e poi, inchiodatemi a una croce, e lasciatemi soffrire in pace.
Non so cosa succederà più avanti,
ma i miei occhi sono troppo stanchi.
Ho deciso di farla finita
cominciando una nuova vita,
abbandonando i miei momenti brutti,
lontano da tutti.
La mia vita è finita qui,
e basta così.
Rosa
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ScriVolando.. Settembre2015
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settembre 2015 numero tre ipm di pontremoli