“Passano i giorni, cambiano i sogni, vedo la vita che passa davanti. A volte i sogni son come bisogni, della mia mente dettagli e disegni”. Le ragazze dell’Ipm di Pontremoli SETTEMBRE 2015 ScriVolando.. NUMERO TRE IPM DI PONTREMOLI ScriVolando.. Settembre2015 Introduzione.. Periodico Istituto Penale Minorile di Pontremoli Iscrizione Registro Stampa al n. 119/2015 del ruolo di volontaria giurisdizione Direttore Editoriale Dott. Mario Abrate Dott.ssa Tiziana Didonna Direttore responsabile Manuela Ribolla Redazione Le ragazze dell’ I.P.M. di Pontremoli Gli operatori Alessia Leonardi Organizzazione e distribuzione Centro Giovanile “Mons. G. Sismondo” di Pontremoli Redazione Istituto Penale Minorile di Pontremoli Pag.2 “ScriVolando”, niente meglio di questo titolo avrebbe potuto esprimere la vitale necessità delle ragazze che vivono all’interno di un Istituto Penale Minorile: scrivere per volare. Quello che succede fra le righe di questo giornalino non è una semplice opera creativa, ma il mezzo attraverso cui delle giovani donne si raccontano donando sé stesse al mondo che hanno lasciato fuori da queste sbarre. Far sentire la propria voce è una necessità di cui tutti possiamo capire l’entità, ma io credo che nessuno più delle ragazze che hanno intrapreso un percorso così importante all’interno di queste mura, desideri raccontarsi con parole che, nella loro semplicità, arrivano dritte al cuore di chiunque legga questo giornalino. Paura, gioia, nostalgia di casa, momenti di divertimento e riflessione, una vera e propria ondata di emozioni allo stato puro travolgono il lettore, che attraverso semplici parole su un foglio, può dimenticare per un attimo sé stesso per diventare una di loro, e comprendere a fondo che cosa voglia dire “Speranza”. Un grazie alle ragazze che ci regalano i loro sentimenti raccontandosi come si farebbe parlando con un vecchio amico. Ed un grazie a tutte quelle persone che con impegno e costante dedizione, hanno reso possibile la magia di “scrivolare” sempre più su, dove solo la fantasia può farci arrivare. Il comandante di reparto Sost. Comm. Giovanni Martano ScriVolando.. Settembre2015 Donne: oltre le gambe c’è di più!! Quando abbiamo cominciato a scrivere per il giornalino del mese di settembre, non pensavo di poter affrontare un tema così importante e di grande interesse per tutte le ragazze, come la figura della donna nella loro cultura. Io sono nata e cresciuta in Italia, nel mondo occidentale, quello che tutti pensano “emancipato”, al “passo con i tempi”, in cui esiste, o almeno dovrebbe, la parità dei sessi. In cui la donna può fare e dire tutto, lavorare, allevare i bambini, essere una buona padrona di casa. E, per la maggior parte delle volte, riesce a fare tutto questo contemporaneamente. Invece le altre culture come vedono la donna? Quali usanze le vedono protagoniste? Come viene gestito il rito del matrimonio e la sposa quali diritti e doveri possiede? Insieme alle ragazze dell’Ipm di Pontremoli abbiamo provato a dare un quadro generale di quel che è la cultura zingara, quali sono le loro tradizioni, come il loro popolo vede e si comporta con le donne. Poche righe in cui le ragazze tratteggiano il loro mondo, il modo in cui loro sono nate e cresciute, i loro valori e principi. Momenti della loro vita o di quella che si augurano. Emozioni provate da loro in prima persona e condivise con noi, silenziosi lettori, pubblico curioso e interessato ad un mondo che non conosciamo quasi per nulla. Inizialmente, quando ho pensato al tema di “ScriVolando” del mese di settembre, pensavo di parlare di moda, nel senso più generale del termine: di come la società odierna ci porta a pensare, ragionare, vestire e mangiare, seguendo quello che quel mondo ci propina ogni giorno tramite i media. Immagini di donne molto magre, perfette nei loro vestiti all’ultimo grido. Non un capello fuori posto, non un’imperfezione. E allora noi pensiamo che è così che dovremmo essere, è così che dovremmo apparire e comportarci. Quello che le ragazze dell’Ipm mi hanno raccontato invece, va oltre tutto ciò. Parlano di un mondo e di un modo di vivere ancorato a vecchi principi. Vecchi sì, ma non per forza sbagliati. Raccontano dell’importanza della verginità, un valore che forse in molti hanno dimenticato. L’orgoglio di un genitore nello scoprire la purezza della figlia, l’importanza dei bambini e di un atteggiamento che non disonori prima di tutto sé stesse, e poi la famiglia che le ha cresciute e ha fatto sacrifici per loro. Particolari di vita, attimi di storia che arrivano a noi sotto forma di racconti, domande e risposte. Mi sono persa con loro mentre cercavano di descrivermi un matrimonio nella cultura zingara. Ho provato ad immaginare le loro feste, i loro rituali, e rimarrete sorpresi, proprio come me, nello scoprire il gran numero di tradizioni che possiedono. E soprattutto, che coinvolgono tutti, grandi, piccini, anziani e giovani. Ed è in questi momenti, leggendo le righe che le ragazze dell’Ipm hanno voluto condividere con tutti voi, che capiamo quanto sappiamo poco di questa cultura, quanto ci limitiamo a quel che ci viene detto ogni giorno, da quel mondo che ci “insegna” a pensare. La donna va rispettata in quanto tale, italiana, russa, zingara, brasiliana o svedese che sia. È un essere umano dotato di cervello, proprio come gli uomini. È indipendente, forte tanto da dare alla luce un bambino. Nessuno sgarbo ad una donna è tollerato, fisico o psicologico che sia. Sono lontani i giorni in cui non potevamo guidare, votare, lavorare. Abbiamo ottenuto tanto e dobbiamo mantenerlo, incrementarlo e donarlo a chi verrà dopo di noi. Non credo che la nostra cultura sia peggiore di altre. Ma solo che ogni tanto dovremmo aprire gli occhi, guardarci intorno. Io sono fiera di essere italiana, così come le ragazze portano avanti con orgoglio le proprie credenze. Essere donna è anche questo. È andare oltre, è scrutare l’orizzonte e analizzare tutte le possibilità che ci si presentano. È accudire e conservare, è crescere e maturare, è comprendere e perdonare. Le donne non conoscono razze o etnie. Essere donna è un mondo. E noi, insieme, abbiamo provato a spiegarlo. Pag.3 ScriVolando.. Settembre2015 Essere una donna.. La donna nella cultura rom ha molti limiti: morali, culturali e tradizionali. Le ragazze appena compiono dodici anni lasciano la scuola e smettono di mettersi i pantaloni per rispetto al proprio padre e familiari. Poi le ragazze rom crescono con degli obblighi morali, come imparare a cucinare, pulire e essere educate, perché devono essere pronte a diventare brave mogli, madre e nuore. Dopo i dodici anni le madri insegnano alle proprie figlie a pulire e cucinare, a “mostrarti in società”: ci portano in giro, alle feste, ai matrimoni, ci comprano i vestiti, ecc. Fino a quando non troviamo marito. I genitori del ragazzo allora, vengono dai nostri a chiedere la mano, portando garanzie sul buono stato di famiglia. E anche noi dobbiamo dare garanzie sulla nostra educazione, verginità, sull’essere una buona nuora ecc. Se accettiamo allora ci fidanziamo con una festa con musica, cibo e ospiti. Si decide quanto tempo aspettare per trovare un abito, conoscerci. Si arriva al giorno del matrimonio, che è una festa per tutti. La sposa deve essere vestita da ragazze non sposate. Arrivano cantanti croati famosi. Non ci sono cerimonie in chiesa, si va direttamente al ristorante e ci trattano da regine. La sera stessa poi, dobbiamo dimostrare la nostra verginità, andando a dormire con il marito. Poi è la suocera che porta il lenzuolo e lo mostra a tutti. Il giorno dopo ci sono i festeggia menti per la sposa e lei regala rose in segno di fiore puro. Se non è vergine invece, sta al marito Pag.4 decidere se tenerla o meno. Dopo la donna dovrà fare da moglie, ma può trovare anche un lavoro. Non deve seguire regole precise, ma deve portare la gonna. La vita poi si svolge normalmente. Possiamo uscire, vedere le amiche. A noi piace la nostra cultura e la rispettiamo. Rosa Nella tradizione bulgara – zingara le bambine fino a dodici anni non possono avere il fidanzato. Fino a quando non ti sposi. Dobbiamo saper fare i lavori di casa, aiutare a cucinare e pulire. Se qualcuno ci viene a trovare e nostra madre non è in casa non possiamo mandarli via ma accoglierli e fare le buone padrone di casa. Possiamo vestirci come tutte le altre ragazze, anche con i pantaloncini corti. Ci lasciano truccare e farci belle. Quando andiamo ai matrimoni ci fanno i vestiti su misura, così come li vogliamo noi. È molto importante arrivare vergini al matrimonio, perché è segno di rispetto per i genitori. Ci vedono come un fiore puro e profumato. L’abito deve essere bianco e la sposa è al centro dell’attenzione. La casa degli sposi viene allestita a festa e arrivano tante persone. Anche le macchine devono essere belle ed addobbate, come il ristorante. È una grande festa per i genitori della sposa, i loro tavoli sono colorati ed eleganti. Gli sposi vengono uniti da un braccialetto rosso e una sciarpa dello stesso colore. Il colore rosso sta a significare la verginità. Di sera gli sposi vanno a dormire, ScriVolando.. Settembre2015 accompagnati dai cognati. Mettono un lenzuolo bianco in una bella camera. Ma prima devi fare la doccia. La sposa lascia oro e anelli, non deve avere niente. E la sorella dello sposo deve controllare. Lo sposo aspetta nella stanza. Poi li lasciano soli. Quando hanno finito chiamano gli altri, per far vedere il segno della verginità. I genitori dello sposo gli strappano la maglietta perché è diventato uomo e poi si balla e si festeggia. Queste sono le nostre tradizioni. Vasi La donna nella cultura zingara è vista come un bene prezioso, un qualcosa da proteggere. Da quando siamo piccole siamo abituate a fare le donne. Quando diventiamo grandi dobbiamo seguire un certo abbigliamento: non possiamo mettere i pantaloni, solo gonne fino sotto al ginocchio e poi dobbiamo arrivare vergini al matrimonio. Possiamo scegliere nostro marito. Il principio che secondo me è il più giusto è quello della verginità, perché rispetta l’uomo e anche la propria famiglia. Io seguo questo principio e sono contenta di farlo. I miei genitori mi fanno fare tutto, non vogliono che io abbia un telefono e facebook. Fin da piccola amavo questa cultura e ho sempre desiderato seguirla fino in fondo. E anche quando uscirò da qui la riprenderò. Non nel senso che tornerò a commettere reati, ma le sue tradizioni e usanze. Non mi interessa sposarmi subito e neanche i miei genitori lo vorrebbero. Tornerò alla mia vita, orgogliosa di quello in cui credo. Sofia La donna oggi è libera di fare tutto quello che vuole. Può lavorare, uscire da sola a Pag.5 divertirsi, fare amicizia, vedere persone. Ma comunque tutto questo non la mette sullo stesso livello dell’uomo. Nella cultura zingara un uomo non può aggredire o picchiare una donna. Se lo fa è perché lei lo ha tradito o comunque deve esserci un giusto motivo. Se non la picchia può comunque cacciarla. Quando invece è l’uomo che tradisce la donna, lei può perdonarlo se cambia. Altrimenti interviene la famiglia per sistemare le cose. Qui in Italia è diverso. Così sono nata e cresciuta. Prima non si poteva tenere i capelli legati, o portare le donne corte fino al ginocchio. Ora le cose sono un po’ cambiate. Da noi quando ti sposi lo sposo deve dare dei soldi ai genitori della sposa. Ma anche questo sta cambiando perché stanno iniziando a chiedere troppi soldi. Esiste ancora un valore economico. Ma se non sei più vergine non vali più niente. Non hai più diritto di fare niente. Sabrina Mi piace cantare, peccato che nella cultura rom non conta nulla avere talento, perché non c’è una persona che ti sprona. Io vorrei che tutti i rom del mondo si integrassero e cominciassero a seguire le loro passioni. Tantissime ragazze rom che conosco hanno talento in qualcosa. Per esempio, a me piacerebbe lavorare in un bar, cantare, la fotografia e il giornalismo. Ma purtroppo non sono riuscita a finire la scuola. Mia sorella è molto brava nel campo estetico e le piace il giardinaggio. Al suo gemello invece piacerebbe diventare un fashion blogger o qualcosa di più serio nel ScriVolando.. Settembre2015 campo della moda. Ho un altro fratello che insegue il mondo del calcio ed è molto bravo in informatica ed elettronica. Se un giorno tutti i rom cominciassero a studiare e lavorare per costruirsi una vita seria, io sarei contentissima perché io mi ricordo che quando mio padre e mia madre erano giovani e ci controllavano stavamo benissimo. Noi stavamo in Belgio, andavamo tutti a scuola. I miei genitori avevano un negozio di alimentari. Mi piaceva tanto tornare da scuola e andare in negozio da mamma e poi da papà. Poi però siamo tornati in Italia, dove avevamo già la casa. E dopo un po’ di tempo mia madre si è ammalata e noi tutti siamo cresciuti facendo quello che ci pareva. Ora mi pento tantissimo di tutte quelle volte in cui tornavo a casa e trovavo mia madre che piangeva perché andavo in giro a fare cavolate. Vorrei tanto chiedere scusa per ogni singola volta. Ora ho voglia di cambiare e basta. Rosa La donna oggi ha tanti diritti, ma ancora molti limiti. Quando una donna gira in strada, magari con abiti un po’ appariscenti, gli uomini devono sempre dire o fare qualcosa. Loro pensano che la donna sia solo un oggetto Pag.6 sessuale. Ma non è così. La donna ha molto di più da offrire, non solo il corpo. Ha una mente, dei pensieri. E una dignità. Nessun uomo ha il diritto di scalfirla. Quando una donna si sente solo un oggetto rovina sé e il suo corpo. Ho conosciuto una ragazza di 17 anni. Lei ha rovinato il suo corpo e la sua anima per raggiungere una bellezza che poi l’ha rovinata. Stava sempre in un parco, ogni giorno, era sola. Beveva vino. Era magrissima. Le ho chiesto perché lo faceva, era bionda, bellissima. Ma troppo magra. Diceva di vedersi grassa. Sono stata zitta, non riuscivo a rispondere. Poi mi ha raccontato la sua storia. Mi disse che lei all’inizio voleva dimagrire, nonostante fosse già molto magra. Non andò più a scuola, fino a quando gli assistenti sociali non la misero in una comunità di recupero, dove le davano molto da mangiare. Diventò bulimica e quando io provavo a parlarle lei mi diceva che non c’era niente di male in quello che faceva. Ma la cosa che più mi lasciava a bocca aperta era che quando si guardava allo specchio diceva di essere molto grassa. La sua situazione mi faceva paura, il suo stato d’animo mi metteva i brividi. Amira ScriVolando.. Settembre2015 parenti, perché è segno di poco rispetto. Per noi significa non essere educata o una brava ragazza. Crediamo nella verginità fino al matrimonio, e non rispettare questo principio è la cosa peggiore che possa capitare nella nostra cultura. Se non si arriva vergini al matrimonio, può succedere che i genitori ti voltino le spalle. Una volta sposate poi, dobbiamo fare le brave mogli, rispettare nostro marito e avere bambini. Abbiamo famiglie molto numerose. Anche dopo il matrimonio la donna può uscire con le sue amiche, ma rispettando certe regole. Io credo nella mia cultura. Non riuscirei a rispecchiarmi nella cultura italiana. Se avessi delle figlie magari non imporrei loro le regole più antiche, ma le altre sì. Da noi le donne sono libere di scegliere chi sposare, di opinioni ecc. Ma devono seguire molte regole, anche se in molte decidono di non seguirle. Devono indossare la gonna almeno fino a sotto il ginocchio, altrimenti vieni giudicata male. Dobbiamo saper cucinare, lavorare, essere delle buone donne di casa. Diventiamo donne molto giovani e abbiamo figli molto presto, ci sposiamo quando le altre ragazze sono ancora quasi bambine. Noi lo facciamo non perché siamo obbligate, ma perché ci crediamo. Anche quando ci chiedono di sposarci, siamo noi che decidiamo se va bene o no. Ma se diciamo di no, non succede nulla, aspettiamo che si presenti qualcun altro. Possiamo uscire con le nostre amiche, ma non possiamo andare in discoteca, ubriacarci o fumare. Ma se andiamo in centro a fare un giro per negozi va bene. Non possiamo parlare da soli con altri uomini che non siano nostri Beatrice Sono passati tanti mesi, senza sapere dove sia l’amore mio. Come passerà il suo tempo, come vivrà. tu forse mi avrai dimenticata, forse vedrai un’altra. Forse no. Sono passati tanti mesi. Mi manchi tanto. Mi mancano i tuoi occhi, le tue parole dolci. Dormo vicino a te quando chiudo gli occhi. Vedo te, quando chiudo gli occhi. E quando li apro arrivano le lacrime, che cadono dai miei occhi. Il mio cuore sempre mi dice che vorrei arrivare vicino a te, proprio come eravamo prima. Vasi Pag.7 ScriVolando.. Settembre2015 Medievalis 2015 Ci sono cinque giorni durante l’anno in cui Pontremoli sembra tornare indietro nel tempo, di secoli e secoli. Il borgo torna a rivivere, le bandiere sventolano alte nel cielo e i rioni, Imoborgo, Sommoborgo e Contado, si contendono il tanto ambito Palio a suon di frecce e tornei a cavallo. Quelle cinque giornate, che di solito si svolgono nel mese di agosto, rappresentano “Medievalis”, una rievocazione storica che ogni anno richiama a Pontremoli decine di migliaia di visitatori. A far bella vista nei suggestivi vicoli del centro storico banchetti dell’artigianato, figuranti, cortei, sbandieratori e le esibizioni della Compagnia del Piagnaro, artefici ed organizzatori di questa storica rassegna. E quest’anno, Medievalis ha festeggiato la sua undicesima edizione con un record di presenze e iniziative, che hanno coinvolto l’intero borgo medievale, dall’entrata nord, a Porta Parma, fino alla Torre del Casotto, con il suo bel parco e il ponte, che completa il quadro. E poi i tanti momenti di svago, su misura per grandi e piccini. Come il tunnel della paura, tra i solchi del castello, dove i più temerari hanno potuto provare il brivido di attraversare un vicolo completamente al buio, reso inquietante da figuranti mascherati che giocavano ad impaurire i “poveri” passanti. O le attività per i bambini, con laboratori in cui creare il proprio scudo con spada. La rievocazione risale all’anno 1226, quando l’imperatore Federico II, concesse il diploma di libero comune alla comunità di Pontremoli. Una data storica e determinante per la realtà del Campanone, posta da sempre in luogo strategico per traffici e commercio, e quindi continuamente contesa e in guerra. Il termine del mese di agosto quindi, a Pontremoli coincide con Medievalis. E ad animarlo quest’anno, c’erano anche alcune ragazze dell’Ipm di Pontremoli, che, vestite con abiti dell’epoca, hanno collaborato con alcune operatrici del Centro Giovanile Monsignor Giovanni Sismondo, in un banchetto allestito per l’occasione, dove venivano esposti materiali di artigianato. Un coinvolgimento molto significativo, che ha permesso all’Ipm di Pontremoli di “entrare” in diretto contatto con la realtà che lo circonda, con il contesto culturale, storico e naturale in cui è inserito. Tre giornate in cui le ragazze hanno visto da vicino il mondo esterno, con occhi discreti di “visitatore”. Medievalis 2015 è terminato con i fuochi d’artificio, che hanno reso indimenticabile ed emozionante la vista del ponte della Cresa, del Castello del Piagnaro, dell’intero borgo, illuminati dai colori dei fuochi pirotecnici, dalla musica medievale e dallo spettacolo di bandiere che si stagliava lungo il torrente Verde. Chi lo vive da visitatore rimane stupito nello scoprire una Pontremoli così ricca. Chi lo respira da pontremolese, si sorprende nel constatare che all’ombra del Campanone c’è molto di più di quel che siamo abituati ad osservare. Pag.8 ScriVolando.. Settembre2015 Il nostro medievalis Grazie ad un progetto pensato dall’assistente sociale e dal Centro Giovanile di Pontremoli, che hanno dato una possibilità alle detenute dell’Ipm che hanno dimostrato voglia di fare, io e mia cugina abbiamo guadagnato un permesso premio firmato anche dalla Giudice che mi segue, e che io vorrei ringraziare tanto per la possibilità che mi ha dato e per la fiducia. Mercoledì alle 15.30, siamo andati da Elena a provare i vestiti medievali. All’inizio ho pensato che erano orrendi, ma dopo mi sono ricreduta, quando ho indossato anche la coroncina della figlia dell’operatrice del Centro Giovanile che era con noi. Poi siamo partite e quando siamo arrivate nel posto in cui ci dovevamo piazzare, abbiamo montato il tavolo e poi è arrivata Gemma, che ha posizionato tutto quello che avevamo. Ha allestito benissimo, mi è piaciuto tantissimo come ha preparato il tavolo e tutto l’insieme delle cose. C’era un sacco di gente, alcuni erano vestiti come noi, altri no. È stato troppo soddisfacente aver esposto delle cose fatte da noi. Mi è piaciuto fare un “lavoro” pulito e capire cosa significa ricevere complimenti per qualcosa fatto da noi. Mi ha fatto troppo piacere quando ho visto le ragazze dell’Ipm che ci hanno fatto visita e quando hanno apprezzato i nostri lavori. Ogni giorno non vedevo l’ora di tornarci, ma ci sono stata male quando è finito. Vorrei un’altra proposta, una cosa del genere, un lavoro da fare. E non vedo l’ora di uscire da qui e cercare di trovare un impiego. Perché è bellissimo proporre qualcosa fatti con le proprie mani. Rosa Noi che siamo uscite pensavamo che sarebbe stata una cosa molto noiosa, ma alla fine ci siamo divertite un sacco. Ci è piaciuto esporre i braccialetti e gli anelli che abbiamo fatto noi. Ed è stata una soddisfazione immensa. È stata la prima volta che abbiamo proposto qualcosa che abbiamo fatto noi. Ringrazio tutti per averci fatto uscire, ci avete aperto gli occhi e abbiamo pensato molto a tutto. Noi andiamo a fare le cavolate, quando con una bancarella si potrebbe guadagnare. Peccato che siamo uscite solo tre giorni, volevamo continuare fino a quando non finiva Medievalis, ma non si poteva. Peccato.. Ringrazio tutti coloro che ci hanno fatto uscire. Silvia Non andartene, mi dai troppo dolore amore mio. Ancora non ho dimenticato questi occhi. Sono innamorata di loro. Questo destino ci ha diviso. Siamo lontani in maniera forzata. Ma i nostri cuori no. Quelli non sono lontani l’uno dall’altro. Vasi Pag.9 ScriVolando.. Settembre2015 Storie di donne.. Io voglio raccontare la storia di una donna straordinaria: mia madre. Lei ha origini marocchine, ma vive qui in Italia da quando aveva 17 anni, ora ne ha 38. Ha sempre fatto molti lavori: badante, cameriera, ha lavorato in un’azienda e ora fa l’interprete in una clinica. Qui lei aiuta i medici e gli infermieri a capire e a parlare con i cittadini africani o delle Libia che arrivano dai paesi in guerra. Si è sempre data tanto da fare. Ha avuto quattro figli, tre femmine e un maschio. Ha conosciuto mio padre, di origini algerine, appena arrivata in Italia. Dopo due anni di fidanzamento si sono sposati. Poco dopo la nascita del mio fratellino il mio papà si è ammalato di tumore, ma noi non lo sapevamo. Lui era andato in Algeria al funerale di un nostro parente e si è sentito male. È andato in coma e poi è morto. Noi non siamo potuti andare in Algeria per motivi burocratici, abbiamo affrontato tutto a distanza. Ci siamo fatti tanta forza. Per fortuna avevamo una casa, era stato lui a volerla comprare. Mia madre si è dovuta cercare un lavoro perché prima lavorava solo mio papà. E si è fatta carico di tutti noi. La vedevamo poco perché era sempre al lavoro e in casa ci occupavamo io e mia sorella più piccola delle pulizie. Nostra madre si è fatta forza e ci ha cresciuti. È stata una donna forte, non si è fatta travolgere dalla disgrazie, si è tirata su ed è sopravvissuta crescendo tutta la nostra famiglia. Grazie mamma per tutto quello che hai fatto per noi, per esserci stata vicino e non averci fatto mai mancare niente. Amira Pag.10 La storia di una donna. Lei ha avuto dieci figli, aveva una malattia al sistema nervoso. Un giorno sua figlia di ventitre anni morì in un incidente, e la sua malattia è peggiorata. Ha avuto due infarti e ancora adesso, anche se sono passati otto anni, sta soffrendo molto. Lei si tiene tutto dentro, non riesce a piangere e è molto malata. Quando la vedo mi si riempiono gli occhi di lacrime. È molto trascurata, non si cura più di sé stessa. Margareth Oggi vorrei raccontare una storia, la storia di quasi tutte le ragazze adolescenti e il rapporto con la madre. Io ho sempre aiutato mia mamma quando ero a casa, e facevo di tutto per farla stare bene. Ma ogni tanto mi sgridava e io mi arrabbiavo. Così litigavamo. Solo ora mi rendo conto di quanto mi pento di tutte quelle volte che le ho detto delle parole che magari non pensavo nemmeno. Vorrei avere il coraggio di chiederle scusa per tutte le volte che ho risposto male e tutte le volte che non le ho dato ascolto. Se io le avessi dato retta ora non sarei qui, sarei con lei ad aiutarla. Ieri l’ho rivista dopo dieci giorni che non la vedevo e non la sentivo. È stato davvero brutto vederla così giù. Ieri quando l’ho vista era tutta gonfia in faccia, si vede che è tanto tempo che piange. Mi manca tantissimo e non vedo l’ora di tornare a casa da lei e chiederle scusa per tutte le volte in cui sono stata una persona maleducata. Solo ora capisco che lei mi sgridava per il mio bene e non perché non ci teneva a me e mi fa stare male sapere che lei soffre per colpa mia. Non merita di stare male, lei ha sofferto troppo e vorrei che per una volta anche lei trovasse un attimo per stare bene. Mamma, ti voglio bene. Rosa ScriVolando.. Settembre2015 L’amore La prima volta che ho conosciuto l’amore è quando ho visto te. Era una sera di dicembre, faceva freddo e c’era la neve. Ma il tuo sguardo mi ha scaldato il cuore e lì ho capito che saresti stato il mio grande amore. Dopo che ci siamo conosciuti bene abbiamo capito che siamo fatti per stare insieme. Ci siamo amati, ci siamo sposati e abbiamo promesso che non ci saremmo mai lasciati. Dopo che ti ho conosciuto cinque anni insieme abbiamo vissuto. I tuoi difetti ho imparato ad amare ed i pregi ad adorare. Insieme la nostra famiglia abbiamo costruito, due splendidi bambini abbiamo avuto. il frutto del nostro grande amore, che abbiamo desiderato con tutto il cuore. Nessuno ci potrà mai dividere perché, insieme abbiamo troppo da vivere. Ed ora che da voi sono lontano, la tristezza mi prende per mano. Da voi spero presto di tornare, per potervi di nuovo abbracciare. Solo allora felice tornerò, e per sempre insieme a voi starò. Silvia Pag.11 ScriVolando.. Settembre2015 INSIDE A me piace l’attività di manufatti. La facciamo tre volte a settimana insieme a Biagio. Lui è molto bravo e ci fa fare i gioielli: collane, bracciali, anelli e molto altro. Mi piace perché abbiamo la possibilità di realizzare qualcosa con le nostre mani, utilizziamo i materiali e diversi macchinari: quello che lucida, il pantografo, la morsa e un altro che serve per dare la forma alle lastre. Fino ad ora ho composto bracciali, collane, orecchini ed anelli. Ora stiamo lavorando con i ciondoli da mettere in collane ed anelli. È una cosa che fuori non avevo mai fatto e che sicuramente non potrò fare nemmeno quando esco. È stata una bella esperienza fare quest’attività, che mi ha insegnato a fare qualcosa di nuovo e bello. A me non piacciono i gioielli, ma vederli fare e fare con le nostre mani è completamente diverso. Amira A me piace l’attività di Musicoterapia, perché andiamo su in palestra ad ascoltare la musica. A me piace molto la musica, e poi mi piace perché c’è Patricia, che ci porta la musica che chiediamo di scaricarci. L’unica cosa che non mi piace è che si fa la domenica mattina, e siamo sempre stanche perché il sabato facciamo ginnastica. Anche ginnastica mi piace. Solo che bisogna aspettare tanto tempo per vedere i risultati. Mi piace Pag.12 anche l’attività di Giornalino, perché abbiamo modo di sfogarci, di parlare dei nostri problemi e delle nostre idee. Poi mi piace la compagnia di Manuela, perché è bravissima ad ascoltarci e rassicurarci. Manufatti mi piace solo quando facciamo delle cose serie e quando ci mettiamo impegno, per vedere le cose fatte da noi. Riciclo mi piace molto quando facciamo i braccialetti. Mi sarebbe piaciuto moltissimo fare il corso di cucina e scuola, ma non c’è ancora perché è estate. Rosa Negli ultimi mesi abbiamo fatto un corso di pasticceria. Abbiamo imparato tante cose: a fare i dolci, pasticcini, le torte, crostate, baci di dama. Grazie al Comandante, alle ispettrici, al direttore, ad Alessia, Riccardo, Elena, Tiziana e agli agenti per tutto quello che fanno per noi. Abbiamo seguito il laboratorio nella cucina dell’Ipm, eravamo dieci di noi e ogni giorno preparavamo qualcosa di nuovo. Abbiamo imparato davvero tanto. Vasi La prima volta che sono andata al corso di cucina non mi piaceva per niente. Poi con il tempo mi interessava sempre di più. Ero contenta perché imparavo tante cose da fare. Per esempio mi piaceva fare i bignè. Mentre li facevo pensavo ai miei figli. Quando tornerò a casa glieli preparerò tutti i dolci che ho preparato al corso della cucina. Adesso mi dispiace che il corso è finito perché mi divertivo tanto con le ragazze del mio gruppo. All’esame però i gruppi erano stati cambiari, abbiamo preparato i bignè e i calzoni. Abbiamo fatto ScriVolando.. Settembre2015 perché era anziano. Era bravo e ci rispettava. Marcello ci lasciava cucinare quello che volevamo noi, i nostri piatti tipici. Io ho fatto una torta salata cn stracchino e verdure. È piaciuta tanto a Marcello. Poi ho cucinato anche la pizza. Valentina aveva preparato un piatto nostro e il nostro pane. Ci siamo messe a mangiarlo nella sala colloqui per mangiarlo insieme al tutor e al cuoco. Ci sembrava di essere a casa. le decorazioni sui dolci. Li hanno anche fotografati e mangiati. Ci hanno dato un bel 10. Eravamo tutte contente, anche se avevamo un po’ paura perché dovevamo passare l’esame. Ma alla fine siamo state tutte promosse. Silvia Abbiamo fatto un laboratorio di pasticceria. Mi sono piaciuti tantissimo i dolci, peccato che non li ho potuti mangiare perché sono allergica alla vaniglia. Non ero sicura di passare l’esame, avevo paura di essere bocciata, invece è andata bene e sono stata promossa. Quando il cuoco Marcello mi parlava mi sembrava di vedere mio nonno, Carolina Io sono questa, non ti dimenticare mai di me. Io sono quella che si è allontanata, ma non per suo volere. Mi odio perché ti amo. Vorrei prenderti e abbracciarti, senza un motivo preciso, ma solo perché sei il mio grande amore. “Ti devo lasciare” ti dico amor mio, è tardi. Lo so, anche io ti manco. Non posso stare ancora lontana da voi, per troppo tempo mi sono persa i vostri sorrisi, la vostra vita. Mi manca essere mamma, sentirmi dire “mamma”. Voglio questo, lo voglio ancora. solo due mesi mi dividono da voi. Non voglio un altro giorno senza te, che vita è senza te. Vorrei che non battesse più il mio cuore, mi fa troppo male lontana da te. Che grande buco c’è dentro me. Le lacrime mi inondano. A te voglio dare tutta la mia vita. È difficile vivere quando tutto fa male. Quando verrai da me? Ora dico basta, perché fa male tantissimo. Posso dire di aver amato solo un uomo, non ho cuore per nessun altro. Queste quattro mura sono come un pacchetto di sigarette. Mi manca il respiro. Vasi Pag.13 ScriVolando.. Settembre2015 IL CENTRO DENTRO Come per l’ultimo numero di “ScriVolando”, sarebbe il caso di dire “L’Ipm Fuori”. Alcune ragazze dell’Istituto Penale Minorile infatti, durante i mesi estivi, hanno frequentato ogni giorno il Centro Giovanile “Mons. G. Sismondo” di Pontremoli per affiancare le operatrici durante il progetto “Bambini a Pontremoli 2015”, rivolto ai bambini provenienti anche da oltre i confini comunali, che tutte le mattine si recavano nella struttura di via Reisoli per trascorrere ore di serenità tra giochi, svaghi e divertimento. Nove settimane tra laboratori pensati su misura per loro, tra abilità creative, didattiche e di divertimento. Tutto con lo scopo di imparare divertendosi e responsabilizzandosi, in un ambiente sicuro e seguiti da quattro amorevoli e preparate educatrici, che per tutti i mesi del progetto, si sono presi cura di tutti i bambini iscritti. Tema conduttore di quest’anno è stato “Biancaneve e i sette nani”, declinato tra laboratori di sport, letture animate, musica, creatività, calcio, gioco, creazione di cestini, falegnameria e la costruzione della “Panchina delle relazioni”. Senza scordare il progetto “Castello in fiore”, al quale le ragazze hanno contribuito concretamente. Un modo di trascorrere l’estate tra sorrisi e divertimento, permettendo a tutti i bambini del territorio di disporre di un passatempo, di un luogo in cui correre, giocare e ridere a squarciagola. E le ragazze che lo hanno vissuto da vicino, vogliono raccontarci come hanno passato questi mesi, a contatto con un ambiente così positivo e stimolante. La mia estate al Centro Giovanile A me piace andare al Centro Giovanile perché mi piace stare con i bambini, farli giocare. Ci sono molte attività. Ad esempio c’è Gemma che gli fa fare i laboratori, gli Scout che li fanno giocare, divertire. Io ci andavo ogni giorno, dalle 9 alle 12 e insieme alle educatrici organizzavamo i laboratori. Le operatrici si chiamano Enrica, Valentina, Sara e Milena. Loro sono molto simpatiche e mi sono trovata molto bene in loro compagnia. Insieme abbiamo organizzato i laboratori, come quello di riciclo, o quello in cui lavoravano la legna. Poi abbiamo anche fatto la festa di fine estate, siamo andate in piscina dove abbiamo giocato con l’acqua e poi al fiume con i bambini. Ci è piaciuto molto. È davvero difficile tenere d’occhio tutti i bambini, e le educatrici sono bravissime ad avere cura di loro. Tutti i genitori che arrivavano le ringraziavano perché riuscivano a far stare tutti insieme. Loro sono molto esperte, sanno sempre cosa fare. Ci sono bambini a cui mi sono affezionata. Da quest’esperienza ho imparato tanto: a stare con i bambini, a non farli litigare ecc. Lo rifarei molto volentieri. Mi sono affezionata molto alla figlia di un’operatrice, che ha la stessa età di mia figlia. È molto dolce. Quando vedevo lei era come se avessi mia figlia vicino. Ringrazio tutte loro perché hanno avuto molta fiducia in me, mi lasciavano gestire anche il magazzino quando i bambini venivano a comprare acqua o gelati. Ho imparato davvero tante cose. Grazie a tutte. Vasi Pag.14 ScriVolando.. Settembre2015 Il giorno più bello Ricordo ancora quel giorno, l’unico giorno in cui sono stata davvero felice. Sei così pura che sembri nata sotto una radice. Il 24 di agosto per tutti noi è stato un botto di emozioni, quando sei nata le tue grida per noi erano canzoni. Non so se è normale essere così contenta di essere una zia, ma da quando sei nata ti ho cresciuta come se fossi mia. Sei la bambina più bella del mondo io ti penso ogni secondo. Pagherei col mio cuore stesso per poterti abbracciare adesso. Sei così dolce che riempi il mio cuore di pace, gioia ed amore. Vorrei che tu venissi a trovarmi, ma dopo non mi basterebbe nulla per distrarmi. Penserei solo a come sto male senza di te, e dalla malinconia mi farei sconfiggere. ho bisogno di un tuo sorriso, e mi riprenderei all’improvviso. E so che se sento la tua voce il giorno passa veloce. Quando sto con te, tutto il resto del mondo non c’è. Siamo solo io e te, in un mondo di fragole. Rosa Pag.15 ScriVolando.. Settembre2015 Ricettando.. Per l’uscita del nuovo numero di ScriVolando prepariamo i …. GHIBANIZA Ingredienti per la sfoglia: - farina - acqua - sale - lievito - olio - acqua frizzante Impastare tutti gli ingredienti insieme e lasciare lievitare per circa un’ora. Stendere bene la pasta fino a farla diventare molto sottile. Ingredienti per farcire: - ricotta - yogurt bianco - olio - sale Una volta stesa la pasta, mettere sopra il condimento e arrotolare la sfoglia. Metterla nella teglia e mandare in forno ventilato. Lasciarla cuocere fino a quando la pasta non assume un colore dorato. Tagliare in piccoli pezzetti e servire. Variante con carne macinata o mele verdi. Pag.16 ScriVolando.. Settembre2015 LIBERI DI VOLARE.. Sono ormai due mesi che sono all’Ipm di Pontremoli, ed è strano che tutte le notti rivedo i miei parenti. Sogno molte volte mia nipote e sto bene. Oppure mi capita di sognare di essere fuori con due delle ragazze che sono qui dentro con me, e andiamo a divertirci. Invece poi quando mi sveglio mi accorgo che non è vero e rimango delusa. Però il più delle volte sogno una persona in particolare, ma poi non riesco a capire se ho sognato troppo o se qualche volta questo era reale. Mi piace quando qualcuno mi racconta il significato dei sogni, perché secondo me ognuno di loro ha qualcosa da dirci.. Rosa È come noi guardiamo dalla finestra il mondo, rinchiuse dentro ad una cella. E vediamo le persone che passano, e si fanno una passeggiata. Noi invece siamo ad una finestra a piangere e a chiederci quando finirà questo inferno, lontane dalle nostre famiglie. E soffriamo molto. Vogliamo solo chiedervi di immaginare quanto stiamo male e con queste parole speriamo che capiate quanto soffriamo. Vale Ho quindici anni e la mia esperienza di vita mi ha portata qui dentro. Sono cresciuta in una città italiana, dove ho frequentato anche le scuole e dove ho cominciato a prendere questa strada. Ho conosciuto una ragazza, credevo fosse mia amica. È con lei che ho cominciato a fare le prime risse ed ho preso la prima denuncia. È il classico caso delle cattive compagnie che ti portano sulla Pag.17 strada sbagliata. Lei mi incoraggiava, mi diceva “sei forte”. Solo ora mi rendo conto di come mi deviava. Ma in quel momento non capivo. Perché quando ti lasci prendere dall’adrenalina è finita. Ora odio picchiare. E odio la gente che mi sfida. Mi piace essere libera. Lei mi spingeva a fare tante cose, io credevo che lei mi volesse bene. Ma poi ti accorgi di come stanno le cose. Me ne sono resa conto dopo essere entrata qui dentro. Il carcere mi ha aiutato a mettere in chiaro le cose. Amira Ho 16 anni, ho girato tanto l’Europa nella mia vita. Sono stata in Francia, Spagna, Belgio, Parigi. Eravamo in camper. Con la mia famiglia. A volte ci fermavamo un mese, due, spesso anche anni. Quello che mi è piaciuto di più è stato Marsiglia. La cosa che mi è piaciuta di più è stata la sua cattedrale, che si trova in cima ad una montagna. La parte superiore sembrava fatta tutta d’oro. La gente era molto socievole, c’erano molto algerini. Ho imparato bene la lingua perché ci sono stata quasi otto anni. Non sono mai andata a scuola, viaggiavamo. Sono nata in Italia, e me ne sono andata quando avevo sette anni. Mi è sempre piaciuto viaggiare, ScriVolando.. Settembre2015 conoscere posti, culture, tradizioni. Il posto in cui si mangia meglio è l’Italia, ma anche in Spagna. Io sono zingara croata, e anche mio marito lo è. Quando avrò un figlio dovrà essere molto educato, pulito e ordinato. Mi piacerebbe un giorno avere bambini, al massimo quattro. Aurora Quando guardo le sbarre vorrei essere una piccola farfalla per uscire da quelle finestre ed essere libera di andare dalle persone che amo e che contano. Perché la lontananza fa male. E soffri molto. E non vedi l’ora che ti dicano “sei libera”, e che ti aprano la cella. E hai il cuore che ti batte a tremila. Perché aspetti e non sai il giorno che uscirai, ma quando arriva provi un’emozione grandissima. Salti, urli, ma nello stesso tempo ti fermi e guardi negli occhi tutte le altre, che restano e che soffrono ancora. E ti si ferma il cuore, e inizi a piangere per loro. Vorresti prenderle per mano e farle uscire tutte. Ma non puoi. E le abbracci forte forte. Esci da quella grande porta e pensi “Vado dalla mia famiglia, dalle persone che amo”. È proprio vera quella cosa che dicono, che in carcere piangi due volte, quando entri e quando te ne vai.. Valentina Oggi ho voglia di scrivere un po’ a tutte le persone che giudicano me, la mia famiglia e la mia vita. Secondo me la gente che giudica i miei genitori dicendo che non sono in grado di Pag.18 educare i propri figli sono solamente persone che non hanno mai avuto problemi, né in famiglia, né economici, né di salute gravi come quelli che hanno avuto mia madre e mio padre. Noi siamo otto fratelli, cinque maschi e tre femmine, tutti con pochi anni di differenza. Mia madre era vista male perché si è sposata con un italiano, molto giovane. Ha avuto un’infanzia difficile, non ha nemmeno conosciuto suo padre, morto di tubercolosi quando lei aveva solo due anni. Lei non ha mai seguito le “regole” degli zingari perché è cresciuta da sola. Mia nonna aveva altri sette figli oltre a mia madre e quindi non riusciva a seguirli tutti da sola. Poi c’era pure il fatto che mia mamma era ribelle, un po’ come sono io. Ha sofferto moltissimo nella sua vita ma in fondo qualcosa ha concluso ed è per questo che vorrei rivolgermi a tutte quelle persone che hanno il potere di scrivere una riga per infangare il nome della gente. Scrivono che non è stata presente nell’infanzia dei figli, che non li ha educati e non gli ha fatto fare le scuole. Ma non sanno che mia madre noi non la vedevamo per tutto il giorno perché con mio padre stavano tutti i giorni in negozio e noi a scuola. Da quando sono qui dentro mi arrivano notizie negative. Rosa Io sono venuta all’Ipm di Pontremoli due mesi fa. All’inizio non parlavo con nessuno, rimanevo 24 ore su 24 chiusa in cella. A volte non mangiavo neanche. Non riuscivo a darmi quella forza di cui avevo bisogno. Dopo un mese ho cominciato ad aprirmi, a parlare ScriVolando.. Settembre2015 con le ragazze e piano piano ho cominciato a fare un po’ tutte le attività. Alcune mi piacciono, altre un po’ meno. Ad esempio, prima non volevo assolutamente fare manufatti, poi mi sono decisa a farlo ed ora è l’attività che mi piace di più. La gente è pronta a giudicarti, a puntarti il dito contro. Ma la gente che giudica non sa in fondo cosa una ragazza carcerata può provare, come si sente, come sta vivendo. Una ragazza carcerata può essere di più della parola “CARCERATA”. Certa gente non pensa che magari sta chiusa dietro alle sbarre non per colpa sua, ma magari per la sua cultura o, come me, perché ho conosciuto brutte persone che mi hanno portata qui dentro. Stando qui ho capito il giusto e lo sbagliato. Ho capito la vita da schifo che facevo fuori, ma anche le persone che ferivo fuori, come mia madre. L’ho fatta tanto soffrire, ero diventata da ragazza che mi diceva di non frequentare. Un po’ sono contenta di aver avuto un “blocco”, perché qui dentro ho deciso cosa fare da grande: laurearmi e diventare educatrice di comunità, e fare motocross. Grazie a queste esperienze sono cresciuta e ho capito cosa vorrei fare della mia vita. E non vedo l’ora di uscire per ricominciare la mia nuova vita. Amira Noi crediamo nel destino. Esiste un disegno più grande, che dice già come dovevano essere le nostre vite. A noi sono successe molte cose brutte nelle nostre vite. Ma crediamo che doveva andare Pag.19 così. Grazie a queste siamo cambiate e cresciute. Se fossimo state padrone delle nostre vite certe cose le avremo fatte andare diversamente. Ma se una persona vuole cambiare cambia. È anche questione di carattere. Spesso siamo noi che decidiamo la nostra vita. Erika e Naomi Dopo due mesi in carcere ho pensato molto a che persona vorrei essere. Non ho mai avuto molta attenzione e affetto visto che ho sette fratelli. Qui mi sento “voluta bene”, ma altre volte mi sento abbandonata da tutti. Ai miei figli darò tutto l’affetto del mondo sempre. Vorrei avere un’amica del cuore, vorrei essere accarezzata da mia mamma, vorrei avere una persona con cui sfogarmi, alla quale raccontare tutti i miei segreti. Io mi odio tanto, perché mi affeziono troppo alle persone, anche in pochissimo tempo. E alle persone che magari non mi considerano neppure. Quando mi rendo conto di questo i mi odio e so che faccio sempre la cosa sbagliata. Mi odio quando litigo con mia madre, quando sono “stronza”, odio il mio corpo, il mio carattere, i miei sogni. Io vorrei essere una ragazza italiana, alta, pelle chiara, occhi chiari, capelli lunghi e rossi. Vorrei essere forte, sincera, buona, brava in tutto, apprezzata da tutti. E avere un’amica del cuore della quale mi fido. Ho sempre pensato che se avessi potuto sarei andata a scuola, avrei avuto una storia lunghissima con qualche ragazzo semplice e simpatico. Poi mi piacerebbe lavorare in un bar, o fare ScriVolando.. Settembre2015 fare, come vivere ogni giorno. E credo nelle coincidenze. Una volta ho sognato che ero insieme alla mia famiglia su un aereo, e questo aereo esplodeva. Dopo un po’ di tempo ci siamo divisi, ognuno viveva per conto suo. Secondo me quel sogno voleva dire proprio questo. Tutto succede per un motivo. Quel sogno è arrivato per farmi capire qualcosa, per avvisarmi. Io penso che il mio futuro lo decido io. Ma non ho nessun potere su come deve andare la mia vita. la commessa in un negozio di vestiti. E starei lontana dalle persone sbagliate. Non mi affezionerei alle persone che non mi considerano. Ci sto davvero male quando capita. Vorrei essere simpatica, intelligente, libera. Sono una persona sbagliata in tutto. Odio essere così. Rosa Io credo nel destino. Spesso quello che sogno diventa realtà o comunque assomiglia molto a ciò che succede veramente. Io penso che fin da quando nasciamo abbiamo un disegno ben preciso. Sia quello di incontrare determinate persone, che di fare determinate scelte. Ma sono io che decido come vivere, quali scelte Amira Le sbarre fanno male a tutti noi, ci tengono lontane dalla nostra famiglia, dalle persone che amiamo.. Che brutta vita dietro le sbarre. Guardi la luna e il cielo, e ti scendono tremila lacrime al secondo, milioni all’ora, miliardi al giorno. Perché Dio ha inventato la sofferenza, perché ha inventato le lacrime, perché ha inventato l’amore, perché ha inventato il carcere. Un cuore dietro le sbarre fa più male quando è innamorato. Due cuori e un solo battito, due corpi e una sola anima, due bocche e un solo respiro. Vale Pag.20 ScriVolando.. Settembre2015 Bailando Yo te miro y se me corta la respiración Cuando tú me miras se me sube el corazón (Me palpita lento el corazon) Y en un silencio tu mirada dice mil palabras La noche en la que te suplico que no salga el sol Bailando (Bailando)Bailando (Bailando) Tú cuerpo y el mío llenando el vacìo Subiendo y bajando (Subiendo y bajando) Bailando (Bailando) Bailando (Bailando) Ese fuego por dentro me está enloqueciendo Me va saturando Con tu física y tu química también tu anatomía La cerveza y el tequila y tu boca con la mía Ya no puedo más (Ya no puedo más) Ya no puedo más (Ya no puedo más) Con esta melodía, tu color tu fantasía Con tu filosofía mi cabeza está vacía Y ya no puedo más (Ya no puedo mas) Ya no puedo más (Ya no puedo mas) Yo quiero estar contigo, Vivir contigo Bailar contigo, Tener contigo Una noche loca, Ay besar tu boca (Y besar tu boca) Yo quiero estar contigo, vivir contigo Bailar contigo, Tener contigo Una noche loca Con tremenda loca Tú me miras y me llevas a otra dimensión (Estoy en otra dimension) Tus latidos aceleran a mi corazón (Tus latidos aceleran a mi corazón) Que ironía del destino no poder tocarte Abrazarte y sentir la magia de tu olor Bailando (Bailando), Bailando (Bailando) Tú cuerpo y el mío llenando el vacìo Subiendo y bajando (Subiendo y bajando) Bailando (Bailando), Bailando (Bailando) Ese fuego por dentro me está enloqueciendo Me va saturando Con tu física y tu química, También tu anatomía La cerveza y el tequila, Y tu boca con la mía Ya no puedo más (Ya no puedo más), Ya no puedo más (Ya no puedo más) Con esta melodía, tu color, tu fantasía, Con tu filosofía mi cabeza está vacía Y ya no puedo más (Ya no puedo mas), Ya no puedo más (Ya no puedo mas) Yo quiero estar contigo, vivir contigo Bailar contigo, tener contigo una noche loca (Una noche loca), ay besar tu boca (Y besar tu boca) Yo quiero estar contigo, vivir contigo Bailar contigo, Tener contigo una noche loca, con tremenda loca Pag.21 ScriVolando.. Settembre2015 La moda e come la viviamo.. Per me la moda è vestirmi come piace a me, cioè sportiva. Mi fa sentire a mio agio. Mi piacciono le tute e i jeans stretti, anche per uscire la sera. Mi piace un sacco truccarmi e truccare gli altri. Per qualche mese ho fatto la ragazza immagine in una discoteca, e loro mi dicevano come vestirmi: dovevo mettere i tacchi, avere abiti appariscenti. Mi piaceva, ma non il mondo della moda. Tutte le ragazze che ci lavorano sono troppo magre e diventano brutte. Secondo me una donna deve avere il giusto fisico e piacere innanzitutto a sé stesse prima degli altri. Quando esco e vedo ragazze vestite bene mi piacciono, ma penso che non riuscirei mai a mettere dei tacchi per andare a prendere un aperitivo. Penso che sia un mondo falso e vuoto di contenuti. Ci fanno vedere solo il lato bello nascondendo quello brutto. Tutto sembra perfetto, ma è solo un’illusione. Perché dietro a quei bellissimi vestiti si nascondono donne sofferenti, che farebbero tutto pur di apparire “con un fisico bellissimo” e purtroppo certe volte fanno uso di droghe, a volte non mangiano, oppure sono bulimiche. Io sono contro tutte queste cose, perché una donna è bellissima anche se pesa 180 Kg. Secondo me dovrebbero dare uno stop a tutte queste bellissime donne che si rovinano in questo modo, credendo di avere un fisico pazzesco anche se in realtà sono tutte ossa. Dal mio punto di vista una Pag.22 donna perfetta deve essere formosa, e non solo ossa. Amira Oggi viviamo in una società per la quale bisogna sempre cercare di essere “di più” rispetto agli altri. Per esempio, bisogna apparire più belle, ricche, più avanti in tutto. E fin qui tutto bene. Fino a che non si arriva al discorso della moda. La moda rappresenta un mondo a parte, per il quale più sei finta e più sei al centro dell’attenzione. Nel mondo della moda bisogna essere magre. O per meglio dire, la nostra società ci impone di essere quasi malate. Per essere modelli bisogna essere magrissime. E questa è una cosa sbagliatissima perché secondo me una donna è bella solo quando piace a sé stessa. E trovo che il fatto che la gente prova piacere a guardare delle ragazze “malate” sfilare in passerella e le premia per questo, sia una cosa da denunciare e da far finire. Per me la moda è piacere a sé stessi e vestirci come ci va. E non seguire quel che dice una persona che fa i soldi sulle spalle di ragazze che fanno di tutto per mettersi in mostra. Basta peso piuma! Rosa ScriVolando.. Settembre2015 Penso che la moda sia utilizzata solo per scopi di marketing perché sanno tutti molto bene che ci sono persone deboli e incapaci di prendere decisioni proprie, ragazze che desiderano essere come le modelle perché probabilmente hanno soldi, vestiti e bellezza. È l’input che le convince che le modelle siano migliori di loro. Io sono convinta che la moda se la crea la persona stessa. Io per esempio non ho uno stile preciso. Se mi piace qualcosa me la metto. E sto imparando ad essere forte. Una donna deve essere forte e capace di farsi valere, senza pensare che le altre persone siano migliori di lei. Io personalmente non sono mai stata forte e non credo di esserlo tutt’ora. Prima mi vestivo con vestiti larghi per non mostrare il mio corpo, per paura di essere giudicata. Ma poi ho imparato ad accettarmi almeno un minimo, e a fregarmene di ciò che la gente pensa anche se mi criticano. Sono contenta ed orgogliosa di essere come sono, come ragazza formosa. Posso dire che non bisogna essere anoressiche per piacere. Anzi, la carne piace. Una ragazza deve essere orgogliosa di ciò che è e non deve provare ad essere come un’altra. Fatima Sono lontana e divento gelosa. mi immagino te, che con lei arrivi al nostro posto. Non farlo. Come puoi non capire cosa provo, a vederti con lei seduto. Ma se è quel che vuoi, ti ripagherò con la stessa moneta. Scoprirai cos’è la gelosia. Perché vuoi giocare con il fuoco?Aspetta, non dire niente. non dire bugie. Guarda quanto fa male, ti odio perché mi hai lasciata. Scusami se sono così, quante volte mi hai fatto soffrire. Guarda i miei occhi per capire quanto mi hai fatto male. Ora ti saluto, la mia sofferenza è troppa. È tardi adesso. Ti dico solo ciao. Vasi IL CORAGGIO DI UNA MAMMA Adesso io sono qui dentro, e solo a loro due penso. I due piccoli frutti del mio amore, a cui penso davvero a tutte le ore. Il mio corpo da loro è lontanoma il mio cuore gli tende la mano. Ed il mio desiderio più grande e che di notte mi invade la mente, è di stare con loro abbracciata, dimenticandomi di tutta la gente. Voglio con forza che quel giorno arrivi,lo sogno ogni notte nel tempo che vivi. Ed allora parlerà solo un abbraccio, la forza dell’amore, di una mamma il coraggio. Silvia Pag.23 ScriVolando.. Settembre2015 Vorrei fare, non vorrei fare Farei la parrucchiera da grande, farei la stella, farei l’attrice, non ruberemo più, farei la cantante, farei il giudice, vorrei fare l’agente dell’Ipm, vorrei lavorare in una comunità, vorrei lavorare in un ospedale pediatrico, vorrei andare ad aiutare i bambini in Africa, vorrei tornare indietro nel tempo, non vorrei morire, non vorrei rubare, non vorremmo più venire in carcere, non vorrei perdere persone a me care, farei di tutto per tornare a casa, farei un lavoro onesto, vorrei fare l’assistente sociale, vorrei fare gli auguri a mia figlia oggi, vorrei lavorare in un bar tutto mio, vorrei una discoteca tutta mia, vorrei un night club, farei un figlio maschio, vorrei un figlio, vorrei restare amica con tutti gli agenti quando esco, farei del bene quando esco, vorrei che a Pontremoli aprissero più locali e meno bar, vorrei avere una casa a Pontremoli, vorrei che a Pontremoli aprisse un Mc Donald, vorremmo avere due gemelle, vorrei assaggiare il Bianco Oro, vorrei lavorare in una boutique di Laboutin, vorrei avere l’armadio pieno di vestiti di Philippe Plein, vorrei che nessuno uccidesse più bambini, vorrei che nessuno uccidesse più le donne, basta alla violenza, vorrei che mi passasse il mal di denti, farei la stilista, vorrei creare i vestiti, vorrei fare il dottore nell’Ipm di Pontremoli, vorrei avere il telefono qui in carcere, vorrei avere cioccolato, vorrei lavorare al Centro Giovanile, non vorrei che ci fosse la crisi, vorrei che non esistessero più i dolori, vorrei l’indulto e l’amnistia, non vorrei che ci fossero persone infami, vorrei un lavoro per favoreeeeeee, vorremmo essere donne perfette, non vorremmo imperfezioni, vorremmo che esistesse un’unica lingua, non vorrei più soffrire, rrei che ci fosse la fame nel mondo, vorrei che non morissero più di fame, non vorrei che si dicessero più bugie, non mi piacciono le finte buoniste, non mi piacciono le brutte facce, non mi piacciono le persone avare, vorrei che arrivasse presto ottobre, vorrei avere gli stessi diritti degli Le ragazze dell’Ipm di Pontremoli Pag.24 ScriVolando.. Settembre2015 In questo momento mi sento persa, vorrei morire sdraiata sull’erba. Sola come un cane, così che faccia meno male. Le parole mi fanno stare male, tanto da voler scoppiare. Vorrei essere una nuvola per poter volare. Giro il mondo tutto in tondo, più o meno come un vagabondo. Il mio cuore è disperso, mi sento sola nell’universo. Vorrei intraprendere un viaggio, ma mi manca il coraggio. Mi sento soffocare, non riesco a respirare, e nel mare immenso vorrei annegare. Sono sulla soglia perché nessuno nella mia vita mi ha mai dato una gioia per la quale lottare, anche facendomi male. Ormai ho perso, ma resisto lo stesso, fatemi a pezzi il cuore e donatelo a chi non prova amore, ma solo dolore. Tagliatemi le vene, se questo vi fa stare bene. Vi prego, ascoltate la mia voce e poi, inchiodatemi a una croce, e lasciatemi soffrire in pace. Non so cosa succederà più avanti, ma i miei occhi sono troppo stanchi. Ho deciso di farla finita cominciando una nuova vita, abbandonando i miei momenti brutti, lontano da tutti. La mia vita è finita qui, e basta così. Rosa Pag.25 ScriVolando.. Settembre2015 Pag.26