14 Martedì 17 febbraio 2015 ECONOMIA&FINANZA Telecom, Puglia lampo con la banda ultra-larga FURLAN, SEGRETARIO CISL, OGGI A BARI OBIETTIVO RSU In Puglia il segretario nazionale della Cisl, Annamaria Furlan, per l’iniziativa del sindacato a sostegno delle rappresentanze nella pubblica amministrazione: oggi a Bari allo Showville di Mungivacca Il presidente Recchi: 148 comuni raggiunti da più di 5mila km di fibra ottica MARCO MANGANO l BARI. «Le nuove reti di telecomunicazioni sono grandi autostrade digitali che contribuiranno in maniera determinante a dare impulso al processo di ripresa economica del Paese». Ne è convinto Giuseppe Recchi, 50 anni, torinese, presidente di Telecom Italia dall’aprile del 2014, che a Bari - nel corso di un’iniziativa di Regione Puglia, ministero dello Sviluppo economico, Infratel e Telecom Italia sulla «banda ultra-larga», alla presenza di Loredana Capone, assessore regionale allo Sviluppo economico (il governatore Nichi Vendola invia un video-messaggio) - illustra i progetti dell’azienda per portare la banda ultra-larga, ad elevata velocità, su tutto il territorio nazionale, partendo appunto dalla Puglia. L’investimento complessivo è di 95 milioni, di cui 61,7 di finanziamento pubblico e 33,3 a carico di Telecom, che investirà inoltre 20 milioni per l’elettronica di centrale. Presidente, dopo questo annuncio cosa farà Telecom nella regione? «La società ancora una volta ha risposto positivamente ad una richiesta di infrastrutturazione che ci viene dal territorio. Innovare è la nostra missione e, grazie alla fibra ottica, porteremo l’ultrabroadband e cioè la rete di nuova generazione che rende disponibili servizi innovativi per cittadini, imprese e pubblica amministrazione, in 148 comuni della regione. Poseremo più di 5mila chilometri di fibra ottica per raggiungere, con connessioni da 30 a 100 Megabit, più di 2 milioni e 600mila cittadini e importanti sedi istituzionali. Siamo la società che investe di più in Italia, circa 3 miliardi all’anno, e l’aggiudicazione di questo importante bando per la Puglia altro non è se non un’ulteriore conferma». La regione è quindi un importante tassello di un programma di più ampio respiro, che vi vede impegnati in tutt’Italia. Di cosa si tratta? Da dove state partendo? IERI A BARI Giuseppe Recchi presidente di Telecom Italia dall’aprile del 2014 «Le nuove reti di telecomunicazioni sono grandi autostrade digitali che contribuiranno in maniera determinante a dare impulso al processo di ripresa economica del Paese» . «Stiamo realizzando su tutto il territorio nazionale la cosiddetta Next generation access network, cioè la rete del futuro che ci proietterà sempre di più verso un modello di digital life. Le nuove infrastrutture che stiamo costruendo in giro per l’Italia, vale a dire fibra ottica per la telefonia fissa e 4G per la mobile, saranno il motore di sviluppo del territorio. Oltre alla Puglia, Telecom Italia si è aggiudicata i bandi per lo sviluppo delle infrastrutture a banda ultra-larga anche in Calabria, Basilicata, Sicilia e Campania, alle quali devono aggiungersi, per il Centro, Lazio e Molise. Partiamo proprio dal Sud che è l’area del Paese dove le amministrazioni locali si sono dimostrate più dinamiche, anche grazie ai finanziamenti pubblici». In concreto, quanta fibra poserete e dove? «Solo per restare alle regioni prima citate, grazie a questi progetti, garantiremo, entro la prima metà del 2016, i servizi a banda ultra-larga a 10 milioni di italiani, pari al 47% della popolazione, collegando 4,6 milioni di immobili. Se guardiamo l’Italia intera, invece, a questi numeri dobbiamo sommare gli interventi effettuati senza contributi pubblici, quindi con programmi e risorse autonome, arrivando a un totale di 15,7 milioni di italiani, pari al 68% della popolazione». A livello di investimenti, cosa significa questo impegno? «Nel Sud investiremo, nel complesso, un miliardo per fornire i servizi a banda ultra-larga a velocità tra i 30 e i 100 mega. A queste risorse si devono poi aggiungere i 300 milioni di investimenti pubblici. A tutto questo bisogna sommare l’enorme sforzo che stiamo compiendo autonomamente, quindi con nostre sole risorse, per portare la fibra ottica in tutt’Italia». IL VERTICE TSIPRAS RESPINGE LE IPOTESI DI ESTENSIONE DELL’ATTUALE PROGRAMMA. MOSCOVICI: «SIATE LOGICI, NON IDEOLOGICI» Grecia, l’Eurogruppo non decide ultimatum spostato a venerdì l E' muro contro muro tra Grecia ed Eurogruppo, con i ministri che perdono la pazienza e lanciano un ultimatum ad Atene: ha fino a venerdì per decidere se vuole un’estensione dell’attuale programma di aiuti oppure preferisce essere lasciata sola a se stessa, con le scadenze che da marzo non potrà onorare. Se non chiederà l’estensione, non potrà contare nemmeno sul Fondo monetario internazionale, che senza programma – e quindi controllo – europeo, chiuderà i cordoni della borsa. Ma nonostante i toni duri, per il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan non c'è un rischio 'Grexit'. La riunione che avrebbe dovuto trovare una base comune su cui costruire il futuro dell’assistenza europea alla Grecia si preannunciava una maratona negoziale e invece finisce, a sorpresa, prima del previsto. L’Eurogruppo rimet- te di nuovo sul tavolo la proposta di estensione del programma di aiuti e i greci la rigettano di nuovo, come mercoledì scorso. "Assurde, inaccettabili", le definisce il Governo di Alexis Tsipras che non vuole sentir parlare di «programma attuale». "Siamo stati eletti proprio per cambiare il programma, non per portarlo a termine", ha detto il ministro delle finanze Yanis Varoufakis. Ma per l’Europa non c'è alcuna alternativa all’estensione del programma attuale: "L'estensione è l’unica strada", ha detto il commissario agli affari economici Pierre Moscovici che ha invitato i greci ad essere "logici e non ideologici", perchè il problema non è la fraseologia ma trovare "un terreno comune". Nuovo appuntamento entro venerdì al massimo. Altrimenti non ci sarebbero i tempi tecnici per mettere a punto un nuovo programma. «Una riforma fiscale con al centro lavoro e imprese» “Accendi le Rsu" è lo slogan del Rsu Day 2015, l’iniziativa interregionale di lancio della campagna per le elezioni delle Rappresentanze sindacali unitarie del lavoro pubblico e che si terranno il 3, 4 e 5 marzo. Sarà il Segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, ad incontrare gli oltre 700 candidati dei comparti del Pubblico impiego, della Scuola, dell’Università e della Ricerca che si sono dati appuntamento oggi, a partire dalle 15, al centro congressi Showville di Bari (via Giannini, 9 in zona Mungivacca). Intervengono il Segretario generale della Cisl di Puglia Basilicata, Giulio Colecchia; il Segretario generale della Cisl Scuola nazionale, Francesco Scrima. GIANFRANCO SUMMO Annamaria Furlan, partiamo dall’Ilva: il governo si sta adoperando per salvare l’impianto siderurgico ma chi pensa alle centinaia di piccole imprese dell’indotto e ai loro lavoratori? L’insolvenza del gigante industriale rischia di spazzare via tutti. «Il caso Ilva non riguarda solo Taranto e la Puglia ma la politica industriale del Paese. È impossibile per l’Italia rinunciare all’acciaio, un asset vincente per prodotti di altissima qualità. Il rilancio non può tagliare fuori l’indotto. Sono importanti i grandi gruppi nazionali, purtroppo sempre di meno numericamente ma è il terreno prezioso di piccole e medie imprese a sostenere la nostra economia». Ma è anche il terreno dove il sindacato spesso fa più fatica a farsi strada: come intendete vincere la sfida della rappresentanza? «Con una azione territoriale molto forte. Vogliamo portare le nostre rappresentanze nelle piccole e medie imprese, lì dove si realizza una importante produttività. E puntiamo moltissimo sulla rappresentanza territoriale». Alla Fiat di Pomigliano solo in cinque hanno aderito allo sciopero della Fiom Cgil. È il momento, per voi, di dire «l’avevamo detto...»? «Noi non amiamo la polemica, guardiamo ai fatti. E lo sciopero con cinque adesioni la dice lunga su quanto invece sia stato condiviso un accordo che ha visto protagonisti la Fim e la Cisl, che prevede miliardi di investimenti, che ha prodotto l’assunzione di mille lavoratori a Melfi e il rientro di altre centinaia dalla cassa integrazione. Con quell’accordo abbiamo salvato la presenza della Fiat in Italia e il lavoro negli stabilimenti, la nostra politica ha reso possibile il mantenimento in Italia della produzione vincolando l’impresa agli investimenti. E non a caso nel rinnovo delle rappresentanze sindacali allo stabilimento Fiat di Val di Sangro la Cisl ha preso oltre il cinquanta per cento». Già prima che Michele Ferrero morisse, la sua azienda era portata ad esempio anche dai sindacati per i rapporti con i lavoratori. È la prova che un imprenditore illuminato vale più dei sindacati? «Il coinvolgimento di sindacato e lavoratori nello sviluppo di una azienda è un fattore decisivo per lo sviluppo di un’azienda. Ferrero ha aperto una stagione innovativa in tal senso tanti anni fa, rendendo i lavoratori parte attiva di una impresa vincente». La Puglia è anche sede di un importante distretto, quello del mobile imbottito: Natuzzi è un caso emblematico di come la delocalizzazione e la concorrenza sleale abbiano stroncato un settore. Ora molte produzioni stanno tornando in Italia. Cosa si deve fare per sostenere questo riflusso? «Le imprese stanno rientrando per essere competitive sulla qualità, è un rientro vincolato alla grande competenza dei nostri lavoratori ma l’innovazione è fondamentale per rendere al meglio. Il governo se vuole agevolare la imprese manifatturiere deve garantire infrastrutture, non solo logistiche ma anche politiche e fiscali più vicine a imprese e lavoratori. Come Cisl stiamo lanciando una raccolta di firme per una riforma fiscale con al centro il lavoro per estendere il bonus di 80 euro - circa 1000 all'anno - a lavoratori e pensionati con reddito fino a 40 mila euro». A proposito di lavoro: il jobs act è ancora un oggetto misterioso senza decreti attuativi. Che idea si è fatta? «Siamo alle settimane decisive, aspettiamo i decreti. In settimana incontreremo il governo proprio su questo tema e vedremo davvero se c’è questa volontà di combattere concretamente il precariato con il superamento delle false partite iva, dei co.co.pro. e di tutte le altre forme contrattuali anomale per arrivare ai rapporti di lavoro a tempo indeterminato attraverso i contratti a tutele crescenti».