REGIONE DEL VENETO AZIENDA UNITA’ LOCALE SOCIO-SANITARIA N° 16 C.F. e P.I. 00349050286 IOP/RIA14 Unità Operativa Anestesia e Rianimazione Pag. 1/8 Direttore dr. Claudio Mongiat Tel.: 049/97188334 Fax: 049/9718368 e-mail:[email protected] CATETERE VENOSO PERIFERICO POSIZIONAMENTO E GESTIONE Rev. Data Descrizione delle modifiche Copia contollata 0 05/10//2009 Prima emissione SI 1 16/09/2010 Revisione documento SI Redazione e Verifica Turrin Orietta Rostellato Leonardo Turrin Orietta Rostellato Leonardo Approvazione Dott. Claudio Mongiat Dott. Claudio Mongiat 1 Istruzione Operativa di Anestesia e Rianimazione ULSS16 Piove di Sacco IOP/RIA 14 CATETERE VENOSO PERIFERICO Pag. 2 / 8 POSIZIONAMENTO E GESTIONE 1. Oggetto e scopo Per cateterismo venoso periferico si intende l’introduzione di un un catetere attraverso una via venosa degli arti superiori o inferiori si esegue allo scopo di garantire un accesso venoso a breve termine che permetta la somministrazione continua ed intermittente di: farmaci, liquidi, sangue e suoi derivati. 2. Campo di applicazione L’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione dell’O.C. di Piove di Sacco; Gruppo Operatorio dell’O.C. di Piove di Sacco; Tutte le UU.OO. del Presidio Ospedaliero di Piove di Sacco e l’Assistenza Domiciliare. 3. Responsabilità Personale coinvolto compiti e responsabilità: personale coinvolto compiti Medico Approvvigionamento del materiale necessario Coordinatore Infermiere R R/C Informazione all’utente sulla procedura R R Esecuzione della procedura R R Valutazione della procedura R R OSS C C R= Responsabile C= Collaboratore 4. Documenti Protocollo per cateterismo venoso periferico 5. Indicatori Numero eventi avversi conseguenti all’inadeguatezza delle procedure e/o modello organizzativi. 6. Contenuto Criteri per un corretto posizionamento e gestione del cateterismo venoso periferico 2 Premessa I cateteri venosi periferici (CVP) sono i dispositivi più usati per l’accesso vascolare. L’accesso venoso periferico (AVP) permette il collegamento della superficie cutanea e una vena del circolo periferico: basilica, cefalica, e in difficoltà di reperimento delle precedenti si possono utilizzare vene della mano, dei piedi (ultimissima scelta per complicanze), o in caso d’urgenza la giugulare esterna. I CVP sono realizzati in materiale biocompatibile e assemblati in modi diversi a seconda della specialità (una via, due vie, ecc.) Sono indicati per terapie a breve termine o per terapie intermittenti. Una buona gestione del catetere può aiutare a prevenire infezioni sia locali sia sistemiche. Obiettivi: Uniformare conoscenze e comportamenti nella gestione dell’accesso Arterioso in ambito ospedaliero Prevenire le complicanze meccaniche ed infettive legate alla presenza del sistema Favorire l’autoapprendimento, l’aggiornamento e l’inserimento dell’infermiere neoassunto Mantenere la pervietà di una via venosa Assicurare una via di accesso per il prelievo di campioni di sangue, infusioni o somministrazioni di farmaci Disporre rapidamente di una via venosa di grosso calibro in situazioni di emergenza di fronte alla necessità di somministrare un volume elevato di liquidi in poco tempo Caratteristiche tecniche dei catete venosi periferici I cateteri venosi periferici devono garantire la stabilità dell’accesso venoso, la massima biocompatibilità e la protezione da complicanze infettive e trombotiche. Inoltre deve essere possibile l’uso discontinuo. La misura del diametro esterno di un catetere è espressa in french (1 french corrisponde a 3mm), la misura del diametro interno è indicata in gauge (corrisponde al numero di cateteri che entrano in un cm2), mentre la lunghezza del catetere è espressa in cm e/o in mm. I cateteri si possono classificare in relazione al tempo di permanenza: a breve termine per 3 o 4 giorni, sono cateteri a punta aperta, di teflon con un diametro compreso tra i 14 e 24 gauge, usati prevalentemente in ambito ospedaliero a medio termine, sono cateteri usati in ambito ospedaliero ed extraospedaliero con un tempo di permanenza di 4 settimane (non presenti nella nostra realtà lavorativa) E’ importante la scelta del catetere in base all’uso che si intende farne, al rischio di complicanze, all’esperienza dell’operatore nell’inserire il catetere e all’accessibilità del patrimonio venoso del paziente. 3 POSIZIONAMENTO DEL CATETERE VENOSO PERIFERICO Informazione E’ diritto del Paziente (se cosciente) essere preventivamente informato, ciò può essere fatto dall’infermiere e dal medico per le rispettive conoscenze e competenze, questo può anche servire a ridurre l’ansia che può una risposta vasomotoria con conseguente vasocostrizione. Deve essere spiegato: in che cosa consiste la manovra e le modalità di esecuzione, quali sono gli operatori che posizioneranno il CVP e quelli che si prenderanno cura della gestione successiva, quali sono i vantaggi e le possibili complicanze. La decisione della sede di impianto deve considerare il buon funzionamento del catetere . Accesso Venoso Periferico La scelta della vena e le modalità di posizionamento del catetere possono condizionare il risultato della terapia infusionale. Ogni qualvolta che si procede all’incannulamento di una vena periferica bisogna verificare che le vene: Siano superficiali, palpabili e sufficientemente sviluppate Non siano dolenti, non presentino ematomi e non siano sclerosate. E’ preferibile non usare le vene di un braccio o arto inferiore, edematoso o ipofunzionante (es. braccia o arto inf. con problemi neurologici, plegici o braccia che abbiano subito uno svuotamento ascellare in seguito a mastectomia) E’ bene scegliere il braccio non dominante per evitare di rendere il paziente dipendente od ostacolarne i movimenti così come è meglio non utilizzare vene vicine alle articolazioni mobili, per ridurre il rischio di fuoriuscita del catetere dalla vena. Bisogna inoltre utilizzare cateteri di calibro inferiore rispetto alla vena scelta per ridurre il rischio di flebite. Negli adulti è meglio posizionare il catetere negli arti superiori. Nel caso sia stato necessario metterlo in un arto inferiore occorre riposizionarlo appena possibile. Nei bambini piccoli invece le sedi migliori per il posizionamento del catetere sono le mani, il dorso del piede e il cuoio capelluto. Si raccomanda inoltre di non radere il punto destinato alla puntura venosa perché la rasatura può facilitare lo sviluppo di un’infezione attraverso la moltiplicazione di batteri nelle microabrasioni che si possono creare; le zone molto pelose vanno eventualmente rasate con forbici o rasoi elettrici. Fattori di rischio e complicanze I fattori di rischio per le complicanze associate all’incannulamento venoso periferico sono: i precedenti interventi chirurgici o traumi all’estremità anomalie congenite alle estremità malattie vascolari periferiche diabete Somministrazione di soluzioni che abbiano un Ph e un’osmolarità con compatibile con il liquido ematico infezioni in atto delle estremità assunzione di farmaci anticoagulanti e vasopressori. Le complicanze possibili sono: Flebiti formazione di ematomi trombosi venosa Infiltrazione e stravaso (è l’involontaria somministrazione sottocute di un farmaco o di una soluzione) 4 infezione della cute e del tessuto sottocutaneo Igiene delle mani Quando si deve inserire un catetere in vena è importante osservare le procedure per l’igiene delle mani lavandosi con saponi antisettici e acqua. Bisogna rispettare le procedure di igiene delle mani prima e dopo aver palpato il sito di inserimento, inserito il catetere, cambiato la medicazione o dopo aver fatto qualunque altra manovra sul catetere. Antisepsi cutanea Prima dell’inserimento del catetere e durante i cambi delle medicazioni, disinfettare la cute con un antisettico dopo averla pulita. Va preferita una soluzione a base di clorexidina al 2%; può essere usata tintura di iodio, uno iodoforo o alcool al 70%. Prima di inserire il catetere occorre far asciugare l’antisettico in particolare se si usa lo iodo povidone bisogna aspettare almeno 2 minuti prima di procedere con l’inserimento. Anestesia locale Si può eseguire l’anestesia locale sulla sede di inserimento della cannula venosa utilizzando della crema EMLA (lidocaina e prilocaina) applicandola circa 20 minuti prima indipendentemente dallo stato del paziente sveglio o sedato e va rimossa almeno 10 minuti prima di pungere il paziente . Tale provvedimento è da preferire nel posizionamento del CVP nei pazienti in età pediatrica. PROCEDIMENTO Materiale necessario per cateterismo venoso periferico Guanti non sterili a misura dell’operatore Laccio emostatico Disinfettante (base di iodio povidone o clorexidina) Catetere venoso periferico del calibro adatto al patrimonio venoso del paziente, al tipo di infusione e alla quantità da infondere Garze sterili Pomata analgesica o lidocaina 2% (solo per pazienti pediatrici) Dispositivi di protezione individuale per l’operatore Cerotti di cellulosa seta o tela Medicazione Trasparente in poliuretano (tegaderm o similari) o cerotto traspirante (soffix-med o similari)) per la medicazione in garza e cerotto Flacone con deflussore per infusione da infondere 1 fiala di soluzione fisiologica da 10 ml 1 siringa da 10 nml tappo Luer-lock 5 Spiegazione del procedimento 1. 2. Procurare tutto il materiale occorrente Se il paziente è cosciente, spiegare la procedura e scegliere la sede del posizionamento in accordo col paziente onde favorire un maggior comfort 3. Se possibile far assumere al paziente una posizione comoda in modo da agevolare l’operatore nell’esecuzione della manovra 4. Eseguire il lavaggio antisettico delle mani 5. Indossare i guanti 6. Posizionare il laccio emostatico (avendo cura di accertarsi dell’eventuale intolleranza al lattice e usare quindi lacci emostatici dedicati). 7. Se possibile è necessario chiedere al paziente di aprire o chiudere il pugno, massaggiare l’area in direzione del flusso venoso o picchiettare procedendo dalla zona distale alla prossimale 8. Disinfettare la cute con garze sterili imbevute di antisettici in modo circolare, cominciando dal centro della zona scelta, verso la periferia 9. Lasciare asciugare per qualche minuto e non toccare la zona 10. Inserire l’ago con la mano dominante con il foro rivolto verso l’alto, allineato alla vena. L’inserzione dell’ago deve avvenire fino ad ottenere il reflusso di sangue. L’angolo di inserzione del catetere è da 0° a 5° per i vasi superficiali e da 5° a 15° per i vasi più profondi. 11. Pungere nel momento stesso in cui la mano non dominante tira la pelle, mantenendola tesa. 12. Una volta comparso il sangue all’interno del connettore del catetere spingerlo delicatamente in avanti per 1 cm circa 13. Tenere fermo il mandrino e far avanzare delicatamente il catetere fino all’inserimento completo 14. Rimuovere il laccio emostatico 15. Rimuovere lentamente il mandrino tenendo il catetere in sede e contemporaneamente esercitare una delicata pressione sulla vena all’altezza della punta del catetere 16. Mantenendo il catetere in sede e adottando sempre una tecnica asettica, connettere il catetere alla siringa contenente fisiologica (Iniettarne 10ml e chiudere con tappino luer-lock) o connettere al deflussore facendo iniziare l’infusione. 17. Medicare con medicazione trasparente in poliuretano (tegaderm o similari) o cerotto traspirante (soffix-med o similari)) per la medicazione in garza e cerotto. 18. Se è stato applicato un deflussore fissarlo con cerotto in cellulosa, seta o tela. Scelta del tipo di medicazione da applicare al sito di inserzione - Medicazione in poliuretano trasparente La principale caratteristica di questo tipo di medicazione è quella di permettere una ispezione immediata e continua del sito d’inserzione, ciò deve predisporre gli operatori a procedere alla rimozione della medicazione appena si evidenziano segni di flogosi. - Medicazione in garza e cerotto La medicazione in garza è meglio tollerata dai pazienti che presentano allergie alla colla dei cerotti. Inoltre la garza essendo traspirante favorisce un ambiente più asciutto del sito di inserzione con una minore colonizzazione microbica. Questa è più soggetta a sporcarsi e bagnarsi e non permette una visione immediata del sito di inserzione; i dati che si possono rilevare sono il dolore riferito dal paziente o alla digitopressione. Tale medicazione è la prima da applicare dopo il posizionamento del catetere arterioso. 6 Registrazione L’avvenuto posizionamento deve risultare: a) Nella cartella infermieristica per le informazioni riferite ai modi e tempi di gestione con indicato la sede , data di posizionamento, catetere utilizzato, eventuali sostituzioni. GESTIONE DELL’ACCESSO VENOSO PERIFERICO Controllo funzionalità e medicazioni Prima e dopo qualsiasi procedura clinica come per esempio l’inserimento del catetere, il cambio della medicazione e la palpazione è fondamentale lavarsi le mani. L’uso dei guanti non sostituisce il lavaggio delle mani. E’ necessario rispettare la tecnica asettica per l’inserimento e la gestione del CVP. Per l’inserimento di un CVP si raccomanda di utilizzare come antisettico la clorexidina 2% in alcol, in alternativa si può usare lo iodiopovidone al 10% purché vengano rispettati i tempi di efficacia del prodotto secondo le indicazioni dell’azienda produttrice. Per ridurre il rischio di flebite si deve riposizionare il catetere ogni 72-96 ore. Se però il patrimonio venoso è limitato e non vi sono segni obiettivi di flebite il catetere può essere lasciato in sede più a lungo. In questo caso è necessario tenere sotto stretto controllo il paziente e il sito di inserimento. Bisogna rimuovere subito il catetere quando si sospetta una flebite e quando il catetere non è più necessario. Quando un catetere viene inserito in emergenza bisogna riposizionarlo al massimo entro 24 ore perché potrebbero non essere state seguite tutte le procedure di asepsi . Se non viene usato, il catetere può essere lavato con soluzione fisiologica senza eparina purché si usi la tecnica appropriata. Il Catetere deve essere lavato con soluzione fisiologica con chiusura in pressione positiva. Per ridurre il rischio di infezioni si consiglia di rispettate i tempi stabiliti dal produttore per rimuovere i cateteri. Nei pazienti pediatrici, in assenza di complicanze si può lasciare il catetere in sede fino al termine della terapia endovenosa, perché nei bambini è più difficile trovare vene periferiche per riposizionarlo. La prima medicazione deve essere fatta con garza sterile e cerotto e deve essere sostituita dopo 24 ore con una medicazione trasparente in poliuretano, per poter controllare il sito di inserimento. Se si utilizzano garza e cerotto la sostituzione deve avvenire agni 72 ore. Le medicazioni in poliuretano trasparenti sono raccomandate poiché permettono l’ispezione visiva e sistematica del sito di inserimento. Se il paziente suda abbondantemente o il sito di accesso sanguina è consigliabile fare la medicazione con garza e cerotto traspirante, da rinnovare ogni 24 ore. Se il paziente è intollerante o allergico conviene usare garza e cerotto anziché le medicazioni in poliuretano trasparenti anche se il sito di inserimento non ha secrezioni. La medicazione deve essere cambiata ogni 72 ore. Il sito di inserimento deve essere controllato e palpato ogni 24 ore indipendentemente dalla situazione clinica del paziente e dal momento in cui è stato inserito il catetere, per poter essere pronti ad intervenire in caso di complicanze. L’infermiere deve sempre registrare l’ispezione, anche se negativa. Rimozione del catetere venoso periferico Il catetere viene rimosso: 7 quando c’è la fuoriuscita del catetere dalla sede d’inserimento quando vi siano fenomeni di stravaso o infiltrazione quando ci sono segni chiari di infezione cutanea (edema e arrossamento) nel punto di inserzione. E’ importante tenere presente di: rimuovere immediatamente qualsiasi catetere intravascolare che non sia necessario non cambiare di routine i cateteri venosi periferici per ridurre l’incidenza di infezioni. Quando si rimuove il catetere è importante esercitare una leggera compressione sulla sede di inserzione per qualche minuto, per evitare la formazione di ematomi. Il tempo varia in base ai tempi di coagulazione del paziente e ai siti di inserzione e relativo calibro dei cateterini. Standard di risultato Soddisfazione dell’utente Collaborazione del paziente per la corretta gestione dell’accesso venoso periferico Assenza di complicanze: infezioni, occlusioni, fuoriuscita accidentale del catetere Mantenimento del sistema per tutto il tempo necessario alla cura del paziente. BIBBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO 1. 2. 3. Maria Luisa Parra Moreno, Susana Arias Rivera, Andrés Esteban de la Torre – Il paziente critico –MASSON- Aprile 2005 Sito internet www.clinicavirtuale.altervista.org/.../gestione_catetere_venoso_periferico.pdf Ottobre 2009 Sito internet: www.ulss16.padova.it/.../po_inserzione_catetere_venoso_periferico.pdf 8