A Gabriella, Valeria e Massimo, Simonetta, Ettore e ai piccoli topolini Michela e Marina 1 PREMESSA In questo volumetto si affronta in maniera sintetica il problema della allergia aglia Acari dell’ambiente domestico. Questa forma che colpisce prevalentemente l’apparato respiratorio, con asma bronchiale allergica conseguente, è dal punto di vista epidemiologico la più importante di tutte le malattie allergiche perchè colpisce gli abitanti del mondo intero ed in particolare i bambini in tenera età, in alcune Regioni, (vedi Sardegna) è stata rilevata nei bambini una sensibilizzazione agli Acari anche del 65%. Dal 1977 ad oggi una serie di pubblicazioni e di interventi in Congressi, a carattere Nazionale ed Internazionale, hanno permesso di informare tutti sul ruolo importante di questi Aracnidi, sembra un lavoro gettato alle ortiche! Ancora oggi la situazione non è cambiata anzi è peggiorata perchè finchè non si adotterà un metodo di Prevenzione Ambientale sistematico ed efficace negli ambienti dove vive e traffica l’uomo avremo solo un peggioramento. L’uomo che è al centro del più grande ecosistema rappresentato dall’“Universo Intero”, svolge un ruolo determinante nel tempo e nello spazio in rapporto 3 all’ambiente che lo circonda esercitando e subendo influssi diversi, che determinano e caratterizzano gli stili di vita per ciascun individuo. L’uomo trasmette per via ereditaria i caratteri genetici che lo contraddistinguono, ma anche quelli epigenetici, che possono essere indotti da fattori esterni e ambientali e poi fissati nel genoma e quindi trasmessi. Questi caratteri peculiari nell’evoluzione della specie umana sono alla base di tutte le patologie legate all’ambiente dove vive e opera l’uomo. L’autore ringrazia i colleghi medici Marcello Angius e Mauro Minelli e i Biologi Dolores Carrus e Fabrizio Ottoboni che hanno collaborato alla stesura del volumetto riportato in bibliografia. 4 ACARI Introduzione Gli Acari, Artropodi Chelicerati, costituiscono il gruppo più numeroso in seno agli animali viventi, Insetti a parte, e rappresentano una delle forme di vita predominanti sulla Terra. Sono presenti negli ecosistemi terrestri ed acquatici con strutture adattative evolute. Le specie fino ad ora riconosciute e descritte assommano a circa 50.000, ma gli esperti pensano che quelle effettivamente esistenti si aggirino attorno al milione. La loro storia è iniziata molti milioni di anni fa. Nel 1923 Hirst descrisse il primo Acaro fossile, Protacarus crani, risalente al Devoniano, trovato ad Aberdeen, in Scozia. Altri Acari terrestri ancora più vecchi di 80 milioni di anni sono stati successivamente trovati nello Stato di New York. Infine ne sono stati trovati anche in ambre del Cretaceo in Canada, e del Terziario in Messico. Gli Acari erano conosciuti già nell’antichità. Aristotele, nel 350 a.C., nella sua pubblicazione “Storia degli animali”, segnalò la presenza dell’Acaro dei formaggi (il Tyrolichus casei?) e della cera grezza; nel papiro di Eber (circa 3000 anni 5 a.C.), è disegnata benissimo e quindi facilmente riconoscibile una zecca del genere Ixodes. Non è nostro intendimento trattare il complesso mondo di questi minuscoli Aracnidi che interagiscono con l’uomo e causano numerosi problemi sanitari soprattutto di allergia, ma si vuole fornire poche e precise informazioni. Parlando di Acari dannosi per la salute dell’uomo negli ultimi 35 anni molto è stato detto e scritto sui Dermatofagoidi, spesso trascurando una più ampia ed articolata visione di tutte le altre specie che sono responsabili in modo diretto o indiretto di gravi problemi sanitari per l’uomo. Non potendo sintetizzare le migliaia di pagine scritte dai più famosi acarologi in poche righe si rimanda il lettore ai testi segnalati in bibliografia per gli approfondimenti necessari. Cenni di tassonomia e morfologia esterna Il corpo degli Acari viene suddiviso, per praticità, in due parti: lo gnatosoma e l’idiosoma, in quest’ultimo sono situate le zampe (Figura 1). Le caratteristiche morfologiche fondamentali e distintive degli Acari e delle zecche sono: zam- 6 Figura 1 7 Figura 2 pe articolate e scheletro esterno, due paia di appendici (cheliceri e pedipalpi o palpi - vedi Figura 2) nello gnatosoma, quattro paia di zampe (con eccezioni), ridotta o assente segmentazione addominale. Lo gnatosoma è la parte anteriore e più complessa del corpo dell’Acaro in cui si trova l’apertura buccale. Viene mantenuto unito all’idiosoma da una membrana artrodiale che ne permette il movimento. Fondamentalmente è costituito da una basis gnathosomatica derivata dalla parziale fusione di una parte dei cheliceri. Su questa base c’è una specie di doccia che alloggia i cheliceri protetti dorsalmente dalla parte anteriore del prodorsum e ventralmente dalla piastra sottochelicerale. Lo gnatosoma è la parte del corpo dell’Acaro che più si modifica in funzione del tipo di vita e di alimentazione e che ne permette l’adattamento ai diversi ambienti. Ad esempio negli Acari detriticoli quali i Dermatofagoidi i due cheliceri terminano con due digiti dentellati che insieme formano la chela atta a lacerare il cibo. Due palpi sono posti ancora più lateralmente e sono muniti di organi tattili e sensoriali. Il cibo viene sminuzzato col movimento dei cheliceri e spinto in bocca e poi aspirato dal movimento della faringe. Negli 9 Acari fitofagi quali i ragnetti rossi e nei parassiti i cheliceri formano invece una specie di tubo che permette loro l’aspirazione dei liquidi. L’idiosoma è il “corpo” dell’Acaro che contiene tutti gli organi dell’animale, e da attacco alle zampe. Sull’idiosoma sono inserite diverse setole, e sono presenti degli scudi per rinforzarlo e proteggerlo. Sulla sua superficie ventrale sono visibili le strutture genitali maschili o femminili, molto importanti per l’identificazione della specie (Figura 3). Le zampe negli Acari sono generalmente otto, con l’eccezione delle larve e di alcune specie fitofaghe appartenenti ai Prostigmati, che ne hanno solo sei. Sono costituite da 6 segmenti uniti tra loro mediante membrane elastiche: coxa, trocantere, femore, genuale, tibia e tarso. Il tarso può terminare con un sistema ambulacrale costituito da appendici quali unghie (es. negli acari plumicoli per aggrapparsi alle piume), empodi, pulvilli. Sulle zampe, in modo particolare quelle anteriori, sono presenti molte setole e organi sensoriali, utilizzati per l’identificazione della specie (Figura 4). Sull’idiosoma e sulle zampe quindi sono inserite più setole di diversa forma e lunghezza (mol- 10 Figura 3 11 Figura 4 12 to utili per l’identificazione delle varie specie di acari), oltre a strutture sensoriali aventi funzione tattile e chemioricettiva (solenidi, famulo, eupatidi, sensilli) (Figura 5). Le 50.000 specie di Acari (alcuni visibili ad occhio nudo, ma la maggior parte al microscopio ottico) attualmente conosciute vengono classificate in 7 sottoordini: Legenda: alcune specie acarine appartenenti ai sottoordini evidenziati in grassetto sono responsabili di patologie allergiche nell’uomo 13 Figura 5 14 Delle 2.863 specie di Acari presenti in Italia quelle che sicuramente causano allergia sono elencate in Tabella 1. Occorre ricordare che qualsiasi specie acarina può comunque essere allergizzante per l’uomo, in particolari condizioni (contatto prolungato, predisposizione genetica). 15 Riproduzione, sviluppo e strategie di vita La riproduzione è sessuale anche se rari casi di partenogenesi sono stati segnalati. Il ciclo di sviluppo postembrionale può essere sintetizzato così: alcuni giorni dopo l’accoppiamento, la femmina depone le uova che si schiuderanno lasciando emergere una larva esapoda. Quest’ultima si trasformerà in una ninfa e dopo uno, due o tre altri stadi ninfali, si avranno gli adulti sessuati (Figura 6). Il ciclo di vita nei diversi gruppi di Acari è piuttosto variabile. Ad esempio nelle specie predatrici quali Cheyletus, dura solamente pochi giorni per sfruttare tutte le risorse alimentari, mentre negli ectoparassiti come le zecche del genere Argas o Ixodes può durare mesi o anni. La durata della vita degli adulti è anch’essa variabile, dai 15 giorni dei ragnetti rossi, ai 70 dell’Acaro della polvere di casa, a 5-10 anni dell’Argas reflexus. Le femmine generalmente vivono più dei maschi e possono accoppiarsi e deporre uova più volte nella loro vita. Gli Acari hanno sviluppato vari metodi di diffusione, passiva o attiva, della specie. Ad es. il Tetranychus urticae quando la popolazione è 16 Figura 6 17 troppo numerosa si fa trasportare dal vento su altri vegetali, e all’uopo assume una caratteristica “posizione da viaggio”. Il Dermatophagoides pteronyssinus può farsi trasportare dalle correnti d’aria ed entrare nel cosiddetto plankton aereo, ma il mezzo di spostamento più usato è l’uomo ed i suoi vestiti. Altre specie di Acari, ad esempio Acaridi e Glicifagidi, possono sviluppare uno stadio chiamato ipopio, il quale ha una scarsa mobilità ma sufficiente per trovare il posto dove si fermano mosche, scarafaggi, ecc., e dopo essersi attaccati all’ospite si fanno trasportare in altri ambienti più favorevoli. Infine ricordiamo gli Acari plumicoli, ad es. i Proctofillodidi, i quali aderiscono saldamente alle penne degli uccelli ospiti e possono lasciarsi trasportare per migliaia di chilometri. Le strategie di sopravvivenza quando l’habitat diventa sfavorevole, ad es. per mancanza di cibo o per il freddo, sono numerose. Alcune femmine di T. urticae, ad esempio, si fanno fecondare, all’approssimarsi dell’inverno, e diventano femmine svernanti (vero e proprio fenomeno di diapausa) e sono pronte a far ripartire, la primavera successiva, la popolazione. Nel caso dei Dermatofagoidi e degli Euroglifidi quando le condizioni ambientali sono poco propizie, ad esempio 18 durante la siccità invernale causata dal riscaldamento domestico, possono prolungare la durata dei periodi di muta tra uno stadio giovanile e l’altro. Altre specie, ad es. il Lepidoglyphus destructor nei fienili, utilizzano invece il loro stadio ipopiale per resistere alle basse temperature invernali. I feromoni,sostanze aromatiche che vengono rilasciate nell’ambiente da alcuni Acari, servono ad informare le altre specie acaridiche presenti nei dintorni invitandole a stare lontane perché c’è del cibo ma non sufficiente per tutti. Tutti gli Acari riducono i minuti detriti organici in polvere impalpabile, concorrendo al rapido disfacimento della materia organica e preparandola sollecitamente, con la formazione dell’humus, a rientrare nel circolo della vita. Gli stessi corpi morti degli Acari e gli escrementi vengono, come alimenti, riciclati e reinseriti nel circolo della vita ad opera di altri Acari che li rendono impalpabili e quindi facilmente si disperdono nell’ambiente. Tra gli Acari citati alcuni hanno preferenze per quanto riguarda la loro residenza abitativa, per esempio: l’Acarus siro vive prevalentemente nelle croste del formaggio e nelle farine; il Tyrophagus putrescentiae nel prosciutto; la Gohiera fusca nelle sedie impa- 19 gliate; il Carpoglyphus lactis, che ha esigenze nutritive di zuccheri, lo si trova nei fichi secchi, nei datteri ed in altra frutta secca. In conclusione è indispensabile l’osservazione continua delle componenti allergeniche delle polveri antropiche per arrichire la conoscenza sull’acarofauna responsabile di patologie allergiche perenni specie a carico dell’apparato respiratorio. Durante il VII Congresso Nazionale dell’A.I.A., nell’ottobre 1996, è stata presentata a Firenze una specie acaridica: il Dermatophagoides evansi, identificata in un campione di piume, per la prima volta in Italia, presso il Centro di Allergologia ed Immunologia Clinica dell’Azienda Ospedaliera “G. Brotzu” di Cagliari. Questa specie acaridica era stata precedentemente individuata in Francia, URSS, Iran, USA e Portogallo. Cenni di ecologia Ad eccezione degli Acari ematofagi e fitofagi, esempio zecche e ragnetti rossi, le altre specie di Acari assorbono quasi tutta l’acqua necessaria ai processi vitali direttamente dall’aria insatura, e secondariamente una piccola parte dal cibo e dal- 20 l’ossidazione intracellulare di lipidi. L’umidità dell’aria è particolarmente importante, ed è un fattore limitante le popolazioni specialmente per i Dermatofagoidi che vivono nelle abitazioni. La temperatura è un problema per gli Acari dei fienili, del suolo, delle zone molto fredde. Nelle abitazioni essa non rappresenta quasi mai un problema tale da richiedere particolari adattamenti per economizzarla. Gli Acari che causano problemi sanitari all’uomo hanno diversi regimi alimentari. Possono essere detriticoli, ad es. i Dermatofagoidi utilizzano le desquamazioni epiteliali dell’uomo, del cane ecc.; fungivori, ad es. i Glicifagi si nutrono di molte specie di muffe; fitofagi, ad es. i ragnetti rossi della linfa della pianta ospite; ematofagi, ad es. le zecche e i Dermanissidi del sangue degli ospiti. Ricordiamo che alcune specie di muffe sono indispensabili per certi gruppi di Acari non come alimento ma come “aiutante”, ad es. il genere Aspergillus serve al Dermatophagoides pteronyssinus perché rende più digeribili i derivati epidermici (o prodotti di desquamazione cutanea dell’uomo o degli animali) attraverso una fase di pre-digestione. Altre muffe, invece, sono acaropatogene, ad es. certi Aspergilli producono tossi- 21 ne che sono letali per Acarus siro. Infine ricordiamo che alcuni pericolosi virus e batteri possono essere trasmessi all’uomo dalle zecche, ad es. la Borrelia burgdorferi, responsabile della malattia di Lyme, tramite il morso dell’ Ixodes dammini e Ixodes ricinus. Le popolazioni acarine possono essere tenute sotto controllo in natura da altri Acari predatori. Nelle abitazioni ad esempio è facilmente rinvenibile l’Androlaelaps casalis, il Cheyletus trouessarti ed il Cheyletus eruditus che preda i Dermatofagoidi e occasionalmente “morde” l’uomo. Gli Acari predatori con marcate note di cannibalismo riescono talvolta a distruggere completamente altre specie, ad esempio: il Cheyletus eruditus se attacca il Dermatophagoides pteronyssinus può fare 20 vittime al giorno; l’Androlaelaps casalis può aggredire tutte le altre specie acaridiche e lo stesso Cheyletus. Il rapporto Uomo-Acari è molto variegato. L’uomo può ospitare nei follicoli piliferi del naso il Demodex folliculorum e il Demodex brevis senza subire danni; se morso da alcune zecche può avere malattie infettive, inalando molecole allergeniche di derivazione acaridica può, se predisposto, diventare asmatico. 22 Note sulle allergie Gli Acari e i loro derivati, costituiscono una delle più importanti cause di manifestazioni allergiche perenni che colpiscono l’uomo (asma bronchiale, per esempio) talvolta in maniera anche grave. Fu negli anni 1961-62 che R. Voorhorst, F. Th. M. Spieksma e M. J. A. Boezeman, con la collaborazione dell’acarologo Alex Fain, individuarono il Dermatophagoides pteronyssinus (Dp), che rappresenta la specie di più frequente riscontro nelle polveri delle abitazioni ma anche il più allergizzante fra le specie acaridiche conosciute e responsabili di manifestazioni cliniche (congiuntiviti, riniti, asma, isolate o associate) in soggetti predisposti. Questi sono: Dermatophagoides pteronyssinus (Dp), Dermatophagoides farinae (Df), Acarus siro (As), Tyrophagus putrescentiae (Tp), Lepidoglyphus destructor (Ld), Euroglyphus maynei (Em), Glycyphagus domesticus (Gd) e Blomia tropicalis (Bt). Il Dp ed il Df vengono denominati “Acari maggiori” perché dotati di elevato potere allergizzante. Quelli definiti “Acari minori” o delle derrate (perché ritenuti meno dotati di potere 23 allergizzante) infestano principalmente le derrate alimentari, granai, fieno, silos, magazzini, pelletterie, case di campagna specie se umide, abitazioni delle città, materassi etc.; nelle polveri domestiche sono presenti in percentuali variabili dall’1 al 15 % della popolazione acarina totale; determinano, nei soggetti predisposti, la comparsa di quadri clinici simili a quelli provocati dai “così detti Acari maggiori”, quindi congiuntiviti, riniti, asma bronchiale, isolate o associate. A conferma di quanto riportato, nell’ambito delle ricerche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sono già stati caratterizzati alcuni allergeni riguardanti Ld, Em. e Bt. Per i Dermatofagoidi (Dp e Df in particolare) è stato delineato un quadro più completo del mosaico “antigenico”. Gli allergeni finora caratterizzati sono stati suddivisi in quattro gruppi (I, II, III e IV) mentre quelli di più recente identificazione sono stati inseriti nei gruppi V, VI e VII. Gli allergeni maggiori dei Dermatofagoidi appartengono ai primi due gruppi: quelli del I sono proteine con un peso molecolare di 25.000 D di origine fecale, infatti sono concentrate nelle pallottoline fecali emesse in quantità da 6 a 40 al giorno. Ogni pallottolina di dimensioni variabili dai 10 24 Dermatophagoides pteronyssinus Ingrandito al microscopio elettronico a scansione 450 volte 25 Lepidoglyphus destructor Ingrandito al microscopio elettronico a scansione 450 volte 26 Gohieria fusca Ingrandito al microscopio elettronico a scansione 450 volte 27 Tyrophagus putrescentiae Ingrandito al microscopio elettronico a scansione 450 volte 28 Acarus siro Ingrandito al microscopio elettronico a scansione 450 volte 29 Dermatophagoides farinae Ingrandito al microscopio elettronico a scansione 450 volte 30 Glycyphagus domesticus Ingrandito al microscopio elettronico a scansione 450 volte 31 Carpoglyphus lactis Ingrandito al microscopio elettronico a scansione 450 volte 32 ai 40 micron contiene circa 0,2 ng di allergene. Le proteine che costituiscono gli allergeni del gruppo II sono presenti nel corpo (cuticola, ghiandole sessuali, secrezione spermatica e vaginale) e nelle feci dei Df e del Dp e sono più resistenti all’azione denaturante del calore e degli agenti chimici rispetto a quelle del gruppo I. Le pallottoline fecali più piccole quindi rappresentano un’importante fonte di allergeni ed essendo di poco peso fluttuano facilmente nell’aria specie delle abitazioni e nel ricadere si depositano sulle cose e sulle persone, ma poiché costituiscono un “pronto aerosol biologico” possono anche essere inalate. Le specie acaridiche rinvenute nelle polveri domestiche dove trovano il loro habitat ideale, appartengono ai generi Dermatophagoides, Euroglyphus, Acarus, Tyrophagus, Glycyphagus, Lepidoglyphus, Cheyletus, Androlaelaps ed altri. La presenza di tante specie acaridiche nelle polveri delle abitazioni è legata alle capacità di adattamento di questi Aracnidi ed è influenzata da fattori di natura fisica e biologica. Per i fattori di natura fisica, sarebbe l’ideale che i valori dell’umidità relativa fossero contenuti tra il 60 e l’80% (con oscillazioni in meno o in più attorno al 5-8 % circa) e quelli della temperatura tra i 15 33 e i 30° C (con oscillazioni in meno o in più attorno ai 4-6° C circa). “UN PARCO NATURALE” per la vita e la moltiplicazione degli Acari è la Sardegna, “piccolo e antico continente” con origini geologiche tutte proprie e con un clima caldo umido temperato ideale per la vita degli Acari. Per i fattori di natura biologica è importante la presenza di Acari predatori e delle fonti di alimentazione che concorrono a creare aspre battaglie fra le varie specie acaridiche per la conquista di uno spazio vitale in un ecosistema dove tutto sembrerebbe in equilibrio. Per la sopravvivenza degli Acari in un habitat ideale svolgono un ruolo importante la temperatura e l’umidità, solo se le variazioni brusche di uno o di entrambi questi parametri interferiscono in senso negativo sulla regolazione degli scambi idrici che gli Acari effettuano per traspirazione attraverso la cuticola. Ciò premesso si dovrebbe ipotizzare che al di fuori degli intervalli ottimali di temperatura e di umidità tutti gli Acari dovrebbero morire, ma ciò non avviene per questi vecchi animaletti del Devoniano. Sono stati trovati anche in Groenlandia, nell’Antartide ed a 4.500 metri di altitudine; si è visto per esempio, che per sterminare il Df, che è uno degli Acari più resistenti, è neces- 34 saria un’esposizione di almeno 48 ore a -18°C e per il Dp almeno 6 ore a -50°C. Ma allora i Dermatophagoides ed altre specie acaridiche trovano sempre l’habitat ideale nelle abitazioni o negli ambienti dove vive e traffica l’uomo? Pronti a determinare patologie allergiche o meno? Prevalentemente si perché, specie d’inverno per esempio l’accensione degli impianti di riscaldamento se da un lato determina una brusca caduta dell’umidità relativa con elevata mortalità degli Acari, dall’altro non elimina alcune condizioni che permettono la sopravvivenza di questi aracnidi e delle particelle allergizzanti da essi derivate. L’uomo, mentre dorme, produce energia termica, umidità e dalla cute libera cellule morte (alcuni grammi al giorno) che, come è noto, costituiscono il pabulum ideale per i Dermatophagoides. Una curiosità riguarda la presenza del Dp che si trova nelle parti più profonde dei materassi e del Df che si trova nelle parti più superficiali. Essi sono ubiquitari, li troviamo anche nelle poltrone, nei divani, nei pupazzi di peluche, nelle tappezzerie, dentro gli armadi, negli abiti, etc. Come si evince, l’allergia agli Acari, legata in 35 parte all’inquinamento ambientale, costituisce un problema di notevole importanza sociale per cui l’A.I.A. mette a disposizione tutta la sua esperienza e le sue risorse umane e scientifiche per trovare una soluzione in collaborazione soprattutto con le Strutture Pubbliche e Private accreditate. Conclusioni Ci auguriamo di essere riusciti ad illustrare in modo semplice e stimolante il multiforme mondo degli Acari che interagiscono con la salute dell’uomo. Rimandiamo agli Autori citati in bibliografia, che sono in grado di soddisfare tutte le curiosità che speriamo di aver suscitato . 36 Tyrophagus putrescentiae Ingrandito al microscopio ottico 200 volte 37 Tyrophagus putrescentiae Ingrandito al microscopio ottico 200 volte 38 Dermatophagoides pteronyssinus Ingrandito al microscopio ottico 200 volte 39 Dermatophagoides evansi Ingrandito al microscopio ottico 200 volte 40 Dermatophagoides evansi Ingrandito al microscopio ottico 200 volte 41 Bibliografia The house-dust mite: its biology and role in allergy. Proceedings of an international scientific workshop with a focus on Norway and the other Scandinavian countries.4-7 September 1997. Allergy. Supplement 48 to Vol.53, 1998. Checklist delle specie della fauna italiana. A cura di Minelli A., Ruffo S., La Posta S. 24. Arachnida Acari. di Bernini F., Castagnoli M., Nannelli R., Edizioni Calderini Bologna, 1995 Voorhorst R., Spieksma F.Th.M., Varekamp H., Leupen M., Lyklema A.W., 1967: The house dust mite (Dermatophagoides pteronyssinus) and its allergens. Identity with the house dust. Allergen. J. Allergy, 39: 325. OConnor B.M., 1982: in: Parker S.P. (ed.), Synopsis and classification of living organisms, Vol. 2, Astigmata. McGraw-Hill, New York, pp. 146-169. Oudemans A.C.,1916: Myrmecofile Acari uit Salatiga. Ent. Ber. Amst., 4:267. Davies R.R., 1958: Moulds and house dust University of London. Thesis Errigo E., 1999: Malattie allergiche Lombardo Editore - Roma Sacchetti S., 1993: L’Abitazione ecologica Edizioni GB - Padova 43 Alexander J.O’D.,1984: Arthropods and human skin. Springer-Verlag, Berlin Heildelberg,1-422. Baker E.W., Evans T.M., Gould D.J., Hull W.B., Keegan H.L., 1956: A manual of parasitic mites of medical or economic importance. A technical publication of the National Pest Control Association Inc., New York,1-170. Bronswijk J.E.M.H. van, 1981: House dust biology for allergist, acarologist and mycologist. Ed. J.E.M.H. van Bronswijk, NIB, Zeis, The Netherlands, Zoelmand, pp. 1-316. Fain A., Guérin B., Hart B.J.,1990: Mites and allergic disease. Editions Groeninghe Courtrai (Belgium), 1-190. Flechtmann C.H.W.,1985: Acaros de importancia médico-veterinaria. Livraria Nobel s.a.,São Paulo,1-192. Furman D.P., Catts E.P., 1982: Manual of medical entomology. Fourth edition. Cambridge University Press.1-207. Gaafar A.M., Howard W.E., Marsh R.E., 1985: World animal science.Vol. 2: Parasites,pests and predators. Elsevier. 1-575. Hughes A.M.1976: The mites of stored food and houses. Ministry of Agriculture, Fisheries and Food. Technical Bullettin no.9.,London,1-400. 44 Ottoboni F., Piu G.,1991: Gli acari allergenici. Guida al loro riconoscimento. Utet. Torino. 1-64. Zachvatkin A.A.,1941: Fauna of U.S.S.R. Arachnoidea. Vol.VI,No 1. Tyroglyphoidea (Acari) The American Institute of Biological Sciences,Washington, 1-573 Wolley T.A.,1988: Acarology: Mites and human welfare. Wiley Interscience Publ.,J. Wiley&Sons,New York,1-484. Filippova N.A.,1966: Argasidae. Fauna SSSR (N.S.) No.96,1-225 (in Russian) OConnor B.M., 1982 in: Parker S.P. (ed.), Synopsis and classification of living organisms, Vol. 2, Astigmata. McGraw-Hill, New York, pp. 146-169 Baker E.W., Evans T.M., Gould D.J., Hull W.B., Keegan H.L., 1956: A manual of parasitic mites of medical or economic importance. A technical publication of the National Pest Control Association Inc., New York,1-170. Kranz G.W.,1978: A manual of acarology. Second Edition. Oregon State University Book Stores,Inc., Corvallis,1-509. Angius M., Carrus D., Minelli M., Ottoboni F., Piu G. Ambiente - Acari - Prevenzione AIA 2000 Cagliari 45