Anno 1 - n. 3 del 9 maggio 2015 Abel Ferrara annuncia il suo prossimo film e l’apertura della campagna di crowdfunding Abel Ferrara riceve il Marzocco alla Carriera dal sindaco di San Giovanni V.no Maurizio Viligiardi. Annuncia a sorpresa il suo nuovo film scegliendo la platea del Valdarno Cinema Fedic Il regista Abel Ferrara, in occasione dell’evento per la consegna del Premio Marzocco alla Carriera, ha comunicato al pubblico del Valdarno Cinema Fedic che il prossimo13 Maggio, in occasione del Festival di Cannes, aprirà ufficialmente la campagna crowdfunding per il suo nuovo film dal titolo Siberia. Il protagonista sarà Willem Defoe, l'ormai inseparabile compagno di strada cinematografica, nei panni di se stesso. Il soggetto, ispirato dal Libro Rosso di Jung, prende avvio da una serie di sedute psicoanalitiche sull'uomo-attore Defoe e sul suo percorso di ricerca del perfetto personaggio da interpretare. A quanto anticipato dal regista newyorkese, la campagna di “produzione dal basso” avverrà sulla piattaforma Kickstarter. www.cinemafedic.it (Q.S.) Il regista americano ospite del Valdarno Cinema Fedic Abel dopo Ferrara Lo status di autore di culto per il pubblico, i cinefili, la stampa e i festival Abel Ferrara lo raggiunge negli anni ‘90, aperti proprio ad inizio decennio dal dolente gangster moSergio Sozzo vie “King of New York”. A quei tempi, Ferrara ha quasi 40 anni (è nato nel 1951 nel Bronx da padre italiano e madre irlandese), e da più di dieci va approntando un cinema malato e personalissimo, quasi costantemente insieme al sodale sceneggiatore Nicholas St.John, ex-componente di una band di cui Abel era il cantante, e amico del regista sin dall’età di quindici anni. Dalla fine degli anni ‘70 Ferrara ha girato di tutto, super8 amatoriali, pornografia, episodi di serie tv commissionati nientemeno che da Michael Mann, e soprattutto “The Driller Killer” (1979), “L’angelo della vendetta” (1981) e “China Girl” (1987), i primi tre tasselli di un percorso mostruoso di autoespiazione in pubblico, autobiografia falsificata dall’inferno in forma sgraziata, straziante, urlata e sanguigna, mappa ancora in progress della notte di New York attraverso le strade degli ultimi e dei perduti. Si inizia a riconoscere un cinema che lambisce il rituale purificatore della confessione religiosa, e che Ferrara e St.John andranno caratterizzando lungo una manciata di grandi film sino a “Fratelli – The Funeral” (1996), veglia intorno al mistero sacro dell’assoluzione attraverso lo schermo. E’ l’ultima collaborazione tra i due. Siamo ormai alla vigilia dei 20 anni di “separazione” tra Abel e Nicholas St.John, eppure ancora il cinema di Ferrara risulta legato a quella esperienza condivisa, ai titoli leggendari con Christopher Walken e Harvey Keitel, tanto che un’analisi effettiva di questa fase contemporanea della sua produzione, legata ad altre icone come Matthew Modine e Willem Dafoe, non è ancora stata strutturata. E allora è da qui che ci piace partire: da quel “Blackout” che nel 1997 rifrullava completamente un immaginario sedimentato verso la nuova schizofrenia protodigitale, e dal “New Rose Hotel” dell’anno dopo che innalzava il nuovo edificio di un cinema ora ridotto a brandelli, a lampi e sprazzi di una visione oramai segue a pag. successiva Franco Piavoli un poeta delle immagini Ognuno si aggira in un cerchio. Il mio, ruota sempre intorno alla mia casa e dintorni. Ma oltre la siepe gli spazi possono essere davvero infiniti. Un regista di rara sensibilità e poeta delle immagini ospite a San Giovanni V.no Quando ho letto il comunicato stampa che annunciava la presenza di Franco Piavoli al Valdarno Cinema Festival per moderare gli incontri con gli autori, commentare i loro film e presentare alcune delPatrizia Masala le sue opere, mi sono chiesta se gli organizzatori avessero faticato molto per strappargli un sì definitivo. Perché mai non avrebbe dovuto accettare l’invito? Non è necessario prendere un aereo per coprire la distanza tra Pozzolengo e San Giovanni Valdarno. Ci si arriva comodamente in auto o, in alternativa, su un vagone ferroviario. Tutto cambia se si vive in un’isola, la Sardegna, circondata dal mare. Le alternative si riducono drasticamente: nave o aereo. Ma se l’autore a cui stai dedicando la rassegna non ha molto tempo a disposizione e ha un sacro terrore di volare, la sua presenza sottende tra il certo e l’incerto. E’ quello che è accaduto nel lontano 2003, quando io e Alessandro Macis invitammo Franco Piavoli a Cagliari nell’ambito di una retrospettiva a lui dedicata. Lo contattammo telefonicamente, raccontandogli che con cadenza annuale con le nostre associazioni L’Alambicco e La macchina cinema (circolo Ficc) organizzavamo rassegne cinematografiche, invitando gli autori a confrontarsi con il pubblico. Estendemmo l’invito a sua moglie Neria, suo inseparabile mèntore e collaboratrice. Nella suggestione del ricordo, lo immagino assiso su una sedia davanti al telefono, assediato da un attacco di panico. Sillabando le parole ci confessa che sia lui che Neria non sono mai riusciti a vincere il terrore di volare. Inizia un segue a pag. 3 n. 1 Valdarno Cinema Fedic Educazione affettiva. Il cinema come strumento didattico Forte emozione e partecipazione degli alunni delle scuole presenti alla proiezione del documentario dei toscani Bondi e Bicocchi Grandissimo successo per la terza mattina del Festival del Cinema Sangiovannese: in programma la proiezione di “Educazione affettiva” dei registi Federico Bondi e CleGiulia Marras mente Bicocchi, organizzata dal Valdarno Cinema Fedic – Scuola, sezione coordinata da Serena Ricci, che ogni anno sostiene e promuove eventi speciali all’interno del Festival di progetti cinematografici a fini didattici. Come hanno ribadito Laura Biggi, in rappresentanza della Fedic Scuola, e Barbara Fabbri, Assessore alla Pubblica Istruzione, il cinema è uno strumento ormai indispensabile di educazione e cultura che deve poter rientrare come normale attività scolastica nel corso dell’anno e della crescita dei ragazzi. “Educazione Affettiva” ne è l’esempio lampante: come parti integranti dell’ultimo mese delle elementari della V°A della Scuola Sperimentale Pestalozzi di Firenze, le telecamere hanno colto i metodi innovativi di insegnamento dei maestri Matteo e Paolo e la forte solidarietà e disinvoltura della classe che hanno seguito. Nessuna sceneggiatura, nessuna impostazione pre-determinata: l’unica decisione è stata quella di raccontare il passaggio importante tra la scuola primaria e quella secondaria. Con qualche piccola forzatura della realtà, come raccontato dal regista Bondi presente in sala, e qualche spinta ai piccoli protagonisti, sono stati proprio loro a fornire in primo luogo soggetto e materia prima del film. Tra i componenti della classe emergono naturalmente i caratteri più forti, ma a primeggiare è prima di tutto la coesione e l’amicizia dei bambini nell’affrontare il cambiamento imminente. L’educazione affettiva è quella perseguita giorno dopo giorno dagli insegnanti, votati alla sincerità e alla libera espressione dei loro alunni: attraverso esercizi pedogogici, artistici e teatrali, oltre alla normale didattica, la classe è invitata alla condivisione dei propri stati d’animo. 2 “Abbiamo attraversato il deserto da una sponda all’altra perché ho paura... di aver paura” confessa Antonella, in uno dei laboratori condotti in classe. Tra flashback recuperati da video di repertorio dei primi anni della V°A e momenti tratti dall’ultima gita scolastica, i piccoli si immedesimeranno mentre i più adulti rivivranno la dolcezza, l’innocenza e l’inquietudine dell’infanzia, nei visi fragili e impenetrabili di Giulia, Filippo, Simone e tutti gli altri. In un rimando metalinguistico continuo, gli stessi ragazzi imparano dal film di Giuseppe Tornatore “Nuovo Cinema Paradiso”, mentre le classi presenti ieri mattina al Teatro Masaccio hanno certamente imparato qualcosa dallo spiraglio luminoso di “Educazione affettiva”. Non solo: dalle voci dei più grandi presenti in sala emerge la possibilità che l’opera serva anche come formazione al mondo degli insegnanti e della scuola, soprattutto in questi momenti storici di incertezze politiche, sociali e comunque sempre emotive. Giulia Marras segue da pag. precedente del tutto mutante e senza controllo. Siamo sicuri che i film potentissimi e scandalosamente intimi del nuovo millennio come “Mary” (2005), “4.44 L’ultimo giorno sulla Terra” (2011), “Welcome to New York” (2014) conservino quell’inquietudine e quello sguardo viscerale, mai riconciliato con il quale Ferrara si aggira da sempre per la nostra fine dei tempi. Sradicato dalle sue vie e diventato portatore di un’oscenità apolide sempre meno istituzionalizzata e catalogabile, Ferrara raccoglie oggi gli appunti sconnessi di un mondo in cui alla via crucis dei corpi automartoriati e imploranti del suo cinema si è sostituita una ricognizione tra i fantasmi incastrati nelle macerie dei luoghi, siano essi il “Chelsea Hotel” del documentario del 2008, la Napoli ritratta l’anno successivo, la Little Italy di “Mulberry St.”(2010). E’ per questo che l’ultimo “Pasolini” si staglia come titolo di assoluta centralità in quest’ottica, raddoppio sulle teorie dell’intellettuale italiano che ne mette in pratica l’intraducibilità per tentativi ostinati, fino a capire che l’unico senso possibile è appunto nella dissoluzione. La riflessione che ci appare più urgente oggi è allora quella di un processo inverso, che guardi ai titoli monumentali dell’epoca-St.John attraverso il filtro dell’esperienza contemporanea del cineasta: che cosa potrebbe succedere ad illuminare di luce nuova dei testi già rimasticati a tutti i livelli, da quello dell’immaginario popolare a quello accademico, come Il cattivo tenente (1992), Occhi di serpente (1993) e The Addiction – Vampiri a New York (1995)? Rivisitati tenendo a mente il Ferrara dei giorni nostri, questi film ardono di scintille inedite, e mostrano sottotraccia le vene pulsanti di una coerenza che si propaga vitalissima lungo tutta una carriera non ancora fortunatamente del tutto riappacificata e assimilata per davvero. Sergio Sozzo Abel Ferrara (New York, 19 luglio 1951) è un regista, attore, sceneggiatore e musicista statunitense. I suoi film narrano storie di religione, redenzione, peccato, tradimento e violenza e sono ambientati in metropoli notturne e infernali segue da 1 dei suoi film, vicini ai ritmi della natura sono estenuante tira e molla: non abbiamo nessuna lontani anni luce dal cinema industriale. In intenzione di rinunciare alla loro presenza. tutti i suoi lavori, a partire dai corti (Stagioni, La prima proposta è quella di farli viaggiare su 1961; Emigranti, 1963; Evasi, 1964; Lucidi inun traghetto. Troppo faticoso, ci dicono. La ganni, 1986) prodotti dalla Fedic, e nei lungoseconda, purtroppo senza altre alternative, è metraggi Il pianeta azzurro (1982), Nostos-Il quella di assumere una generosa dose di seda- ritorno (1989), con diverse scene girate in Sartivi e attraversare il mare seduti sulla comoda degna, personale rivisitazione del mito di poltroncina di un aereo. Alla fine ha vinto la Ulisse, film quasi muto con scarni e incomcuriosità e la voglia di ritornare in Sardegna, prensibili lemmi di antiche lingue mediterraper rivisitare i luoghi dove sono state girate al- nee, Voci nel tempo (1996), Al primo soffio di cune scene di Nostos-Il ritorno, film del 1989. vento (2003), emerge da ogni immagine la poIl loro arrivo è coinciso, a rassegna già inizia- eticità e la sensibilità di un autore che cattura ta, proprio con la proiezione di Nostos. Andia- e commuove lo spettatore. Film a bassissimo mo a prenderli in aeroporto. Hanno i volti se- costo, realizzati con attori non professionisti; gnati dalla stanchezza, ma rasserenati dal amici di una vita frequentati nel quotidiano, fatto di aver di nuovo messo piede in terrafer- con i quali è riuscito a instaurare un rapporto ma. A bruciapelo, con una certa impazienza, speciale di affetti e complicità che rendono suci chiedono come sta andando la rassegna. Vogliono sapere, soprattutto, come è stato accolto dal pubblico Il pianeta azzurro (1982), film ritenuto dalla critica internazionale come il suo capolavoro. Emblematiche le parole del grande Andrej Tarkowskij che l’ha omaggiato scrivendo: “Il Pianeta Azzurro è un poema, viaggio, concerto, sulla natura e l’universo, la vita”. Li rassicuriamo raccontando che la sala della Retrospettiva cagliaritana anno 2003. Piavoli è molto affezzionato alla Sardegna Cineteca Sarda, dove dove ha girato la maggior parte del suo film preferito “Nostos - Il ritorno” del 1989 si sta svolgendo la re- scritto e diretto da Franco Piavoli, che ne ha curato anche fotografia, montaggio trospettiva, è sempre e sonoro. Si tratta di una rivisitazione personale del mito di Ulisse. Nella foto da gremita e che a ogni sinistra Neria Poli (la moglie), Patrizia Masala (vice presidente della FICC), Franco proiezione si è svilup- Piavoli. pato con il pubblico un lungo e interessante dibattito. Un pubblico perfluo ogni copione. Ricordo ancora quando impaziente di conoscere e confrontarsi vis a sollecitato dalle domande del pubblico, ipnovis con il regista. Le giornate trascorse con tizzato dai suoi racconti, ha detto che siamo Franco e Neria, alla scoperta della costa Orien- tutti fatti della stessa materia, ma siamo antale e Occidentale della Sardegna, in un perio- che tutti pezzi unici e irripetibili. O quando do dell’anno (dicembre) poco battuto dai flus- prendendo spunto dalla filosofia di Lucrezio si turistici, sono anche state occasione di ha ricordato: «Ognuno si aggira in un cerconfronto. E’ incredibile come fossero in per- chio», replicando «Il mio, ruota da sempre tra fetta sintonia con la natura: ne percepivano la mia casa e dintorni. Ma oltre la siepe gli spatutte le fragranze, l’odore della terra, lo stor- zi possono essere davvero infiniti.» Aveva ramire delle foglie, lo scrosciare dell’acqua dei gione un grande critico cinematografico, che ruscelli, il canto degli uccelli. E proprio duran- ci ha lasciato troppo presto, quando ha sostete queste passeggiate Franco ci ha raccontato nuto che i film di Franco Piavoli spesso sono la genesi del Pianeta azzurro. Da estimatore passati ingiustamente nei Festival senza ricodel “De Rerum Natura” di Lucrezio, ha avuto noscimenti, e che il suo cinema sarebbe stato la pazienza di rimanere anche per 12 ore con- auspicabile che fosse apprezzato da tutti colosecutive immerso fino alle ginocchia nell’ac- ro che amano i silenzi più delle parole. Io che qua delle paludi, con telecamera e registratore ho vissuto i suoi silenzi durante le intense per captare un suono, rubare un’immagine, giornate cagliaritane e le brevi incursioni nel trovare la giusta luce. Durante le proiezioni suo eremo, credo di avere bene investito enerserali e la discussione dei film, è emersa la sua gie, sia nella scommessa per un’alta e irripetistraordinaria capacità di affabulatore e nar- bile operazione culturale, sia in un rapporto ratore di storie che ha coinvolto un pubblico umano e di amicizia che dura ancora nel temattento e appassionato. Ogni intervento ha evi- po. denziato la sua unicità nel panorama cinematografico italiano: i tempi lunghi di lavorazione Patrizia Masala San Giovanni Valdarno - Calcio Forza Sangio! Abbiamo incontrato Luciano Ravenni Allenatore in seconda, bandiera della squadra di calcio sangiovannese con 300 partite in serie C. Fa un appello agli imprenditori affinchè aiutino la nuova Società a rafforzarla. Luciano, fai un bilancio della stagione 2014/2015. Campionato straordinario, siamo una neopromossa a confronto di squadroni importanti nel campionato in quanto in base alla ristrutturazione sono retrocesse nove squadre dalla serie c con in Luciano Volpi il Siena. Salvezza raggiunta a cinque giornate dalla fine. Pregi e difetti? Il campionato e’ iniziato con un organico normalissimo, l’allenatore Benedetti riconfermato, la squadra è partita bene ma successivamente ci sono stati dei problemi e incomprensioni fra alcuni giocatori ed allenatore. La classifica era diventata non brillante, e c’è stato il cambio tecnico. Malotti ha risolto i problemi di spogliatoio lavorando a livello mentale ed in segue a pag. 4 3 n. 1 Il Museo della Basilica e il suo gioiello Adiacente alla Basilica di S. Maria delle Grazie, con dipinti di pittori che nel Quattrocento tra questi Giovanni di Ser Giovanni detto lo Scheggia, fratello di Masaccio, Mariotto di Cristofano, Giovanni di Piamonte, Domenico di Michelino e Iacopo del Sellaio. Meravigliosa l’opera Annunciazione del Beato Angelico, tema caro al Beato Angelico. Il Museo della Basilica è come un viaggio nella storia di Castel S. Giovanni, terra nuova fiorentina, divenuta grazie alla sua posizione strategica, sede del vicariato del Valdarno superiore, il cui simbolo è ancora oggi il Palazzo Vicariale detto Palazzo d’Arnolfo, dal nome del suo illustre progettista. La storia del Museo è legata a quella del suo Oratorio, nato a seguito del miracolo di Mona Tancia, avvenuto durante la peste del 1478. La nascita della collezione di opere si deve a una azione di salvataggio del nobile locale segue da pag. 3 più gli acquisti di Biso, Romanelli e Valeri hanno fatto il resto. Sono tornati i risultati che la squadra e società meritavano e insieme agli sportivi che ci hanno seguito sia in casa che fuori abbiamo concluso il campionato alla grande. Parlaci della Società. La nuova Società subentrata a seguito del fallimento della precedente che aveva perso il titolo sportivo, si sono adoperati saldando i conti Michela Martini Direttore presso Museo Basilica S.Maria delle Grazie a tutto sesto, lateralmente aperta sul giardino dell’Eden con sullo sfondo l’austero cubicolo di Maria e la finestra ferrata che accentua il senso di profondità. Domandiamo alla Direttrice del Museo dott.ssa Martini Michela C’è qualcosa che lega secondo Lei i Musei al mondo del Cinema? Anche il Museo è per cosi dire un enorme palconscenico, un set cinematografico in cui le opere, quasi sempre fuori contesto, perchè nate per stare nei palazzi e nelle chiese, continuano ancora oggi a” recitare “ la loro parte ed a trasmetterci emozioni e sentimenti. Il pubblico comprende sempre più a fatica il linguaggio utilizzato dagli antichi, anche se non viene meno la suggestione emotiva ed evocativa provocata da questi antichi capolavori. Catturano il noL’Annunciazione di Beato Angelico (tempera su tavola, 195x158 cm) conservata stro sguardo e la noimmaginazione nel Museo della basilica di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Valdarno è stra come una bella sequendatabile ai primi anni trenta del Quattrocento. za di immagini o scene Vincenzo Mannozzi Torini, discendente cinematografiche. dell’illustre famiglia del pittore Giovanni Mannozzi detto Giovanni da San Giovanni, Luciano Volpi particolarmente legato alla sua terra natia e sensibile alle sue bellezze artistiche, tanto da raccogliere presso la Sacrestia dell’Oratorio, le opere di maggior pregio delle chiese cittadine. Fu allora che fece il suo ingresso nel Museo, dopo un accurato restauro la splendida tavola dell’Annunciazione del Beato Angelico. Un vero capolavoro, riconosciutissimo, quello di Guido di Piero, fra Giovanni da Fiesole. Riflette le novità rinascimentali di Masaccio e Brunelleschi, come l’impianto prospettico perfettamente centrale con la bella loggia ad arcate Luciano Ravenni con grosse difficoltà. Il primo anno la nostra squadra eliminati dal Terracina il campionato è stato deludente nonostante la vittoria del Juniores da me diretti. Il secondo anno con Benedetti allenatore abbiamo vinto contro Avezzano e Lentigione e onorato tutti gli impegni. Quest’anno abbiamo salvato la categoria e la società, con ulteriore sacrificio, ha ricomprato il titolo sportivo tornando al titolo storico “1927 US Sangiovannese”. Ringrazio questa la proprietà e gli sportivi, colgo l’occasione per rivolgere un appello agli imprenditori affinchè ci aiutino a pubblicizare la squadra anche attraverso dei cartelloni pubblicitari per rafforzare l’immagine della Società e per fare un bellissimo campionato che la Sangio e la città merita. Ringrazio pubblicamente il Sindaco Maurizio Viligiardi per il continuo interesse che ha avuto nei nostri confronti e che continua a seguirci con tanto affetto. ALE’ AZZURRI. Luciano Volpi Quaderni Sangiovannesi Fogli di cultura e quotidianità della città di San Giovanni Valdarno Periodico indipendente Responsabile Angelo Tantaro Via Alberti 17 - 52027 San Giovanni Valdarno (Arezzo) Tel/Fax 055.940943 Collaborano in redazione Luciano Volpi Silvio Del Riccio Giulia Marras Grafica e impaginazione Angelo Tantaro La responsabilità dei testi è imputabile esclusivamente agli autori. Il giornale è stampato in proprio e distribuito anche online gratuitamente. Tutti i collaboratori sono volontari