> Gruppo AcegasAps <
l'acqua potabile
Area
Trieste
iServizi
Supplemento
Iniziative
per lo Sviluppo
Sostenibile
NUOVA
EDIZIONE
2013
iQuaderni
CONTENUTI
3
L'80% del corpo umano è composto d'acqua
4
La quantità d'acqua sul pianeta è sempre la stessa da millenni
6
L'imperatrice d’Austria nel 1749 fa costruire il nuovo acquedotto
9
Le fontanelle pubbliche un patrimonio da conservare
10
L'acqua sgorga incontaminata dopo un viaggio lungo 10 anni
14
I "vasi comunicanti" assicurano l'acqua in città
16
La qualità è garantita da 15 mila controlli l'anno
17
I dati delle analisi dell'acqua consultabili ogni mese on line
18
L'acqua nel mondo
20
Acqua in bottiglia una scelta poco sostenibile
21
Acqua di rubinetto quattro buoni motivi per berla
22
Consigli per il risparmio e per la sicurezza
Nelle pagine centrali l'illustrazione "La rete di Trieste"
L'80% DEL CORPO UMANO
È COMPOSTO D'ACQUA
Il Pianeta
blu
L’acqua è fonte di vita. Miliardi di anni fa i primi organismi viventi iniziarono
a svilupparsi proprio al suo interno, dando inizio a un lunghissimo cammino evolutivo. L'acqua è ovunque intorno e soprattutto dentro di noi. Il
corpo umano è composto per circa l’80% da questo elemento, reintegrato
quotidianamente attraverso le bevande e i cibi dei quali ci alimentiamo.
Anche nella vita dei vegetali l’acqua ha un ruolo imprescindibile. Piante,
alberi e foglie traggono il loro nutrimento dalla “fotosintesi clorofilliana”, un
sofisticato processo durante il quale, in presenza di luce l’acqua si combina
con la CO2 producendo sostanze nutritive e ossigeno vitale per la sopravvivenza del pianeta.
Grazie all’acqua l’uomo ha complessivamente migliorato il suo stile di vita.
La crescente attenzione dedicata alla qualità dell’acqua ha portato allo
sviluppo di sistemi di distribuzione sempre più efficaci e, di conseguenza, al graduale miglioramento dell’igiene personale e dei luoghi nei quali
viviamo. Sono state sconfitte così molte malattie, per esempio la malaria, il
colera e la febbre tifoidea, che in passato hanno rappresentato la causa di
morte più diffusa per la popolazione.
Dai tempi più remoti l’acqua è stata l’elemento propulsore per lo sviluppo
delle attività umane. Non è un caso che le più antiche e importanti civiltà
della storia siano sorte in prossimità di grandi fiumi: dalle civiltà mesopotamiche tra il Tigri e l’Eufrate; agli Egiziani e il culto del Nilo; ai Romani che
fondarono un impero a partire dalle sponde del Tevere e furono i primi a
costruire imponenti acquedotti.
Nella corso della storia, l’acqua ha costituito un fattore determinante per lo
sviluppo delle attività commerciali e per la nascita della civiltà industriale.
Se osserviamo la
Terra in una foto
satellitare, vediamo
predominare le zone
blu degli oceani e
azzurre dei mari e
la grande ragnatela
di fiumi e laghi che
tagliano i continenti.
La presenza di acqua
è una caratteristica
unica del nostro
pianeta: ne sono
ricoperti i due terzi
della superficie
terrestre. L’idrosfera
è l'insieme di tutti
gli ambienti terrestri
dove è presente
l’acqua, nei suoi
diversi stati:
liquido, solido e
gassoso
3
La quantità d'acqua
sul pianeta è sempre
la stessa da millenni
Nel mondo ci sono circa 1.400
milioni di chilometri cubi di acqua
che, per intenderci, equivalgono a 2 milioni e 800 mila miliardi di bottigliette da mezzo litro.
Si direbbe una quantità davvero
enorme, ma dobbiamo considerare che la maggior parte di questa massa di acqua si presenta in
natura con caratteristiche chimico-fisiche che non ne consentono l’ immediato utilizzo da parte
dell’uomo.
Infatti il 96,5% di questa massa di
acqua si trova negli oceani e nei
mari, quindi è salata; quello che
resta è acqua dolce. Ma di questa
acqua dolce l’1,74% è intrappolata
nei ghiacciai e nelle calotte polari
e l’1,7% si trova nelle falde sotterranee. Meno dell’1% del totale di
acqua si trova nei fiumi, nei laghi,
nell’atmosfera e negli organismi
viventi. Considerato che una buona parte evapora per poi tornare
sulla Terra sottoforma di pioggia e
neve, alla fine resta a disposizione
del consumo umano solo una piccola percentuale del totale.
Le risorse idriche presenti sul
nostro pianeta fanno parte di un
sistema chiuso, nel senso che la
quantità d’acqua esistente sulla
Terra è circa sempre la stessa da
millenni: sempre in movimento
continua a cambiare stato, da liquido a vapore a ghiaccio e si muove
tra atmosfera, superficie terrestre
e sottosuolo. Questo fenomeno
perenne è il ciclo idrogeologico o
“ciclo dell’acqua”.
4
L'Acqua sulla Terra
Mari e oceani
Ghiacciai
Ghiaccio sotterraneo
Bacini sotteranei
Laghi
Umidità del suolo
Atmosfera
Corsi d'acqua
Biosfera
Acqua di stagno
96,5000%
1,7400%
0,0220%
1,7000%
0,0130%
0,0010%
0,0010%
0,0002%
0,0001%
0,0008%
Il sistema di approvvigionamento
consente il rifornimento dell’acqua,
che, dopo essere stata trasportata
attraverso le tubature, esce dai nostri rubinetti.
Per creare questo sistema occorre:
Il “ciclo dell’acqua” comincia grazie
al sole che riscalda l’acqua sulla
superficie terrestre, facendone
evaporare nell’aria una parte. Le
correnti d’aria ascensionali sollevano
il vapore fino agli strati più alti e
più freddi dell’atmosfera, dove le
goccioline di vapore si condensano
formando le nuvole. I venti
trasportano le nuvole in giro per il
pianeta: nel loro viaggio le particelle
di cui sono composte si scontrano,
si fondono e infine ricadono sulla
Terra sottoforma di pioggia, neve,
grandine.
1 trovare in natura una o più fonti,
che forniscano acqua della migliore
qualità possibile, e in quantità
adeguate, durante tutto l’anno;
2 costruire una rete di tubi per il
trasporto del liquido dalla fonte
naturale alla zona di distribuzione;
3 creare, se non esistono in natura,
riserve d’acqua che potranno
essere utilizzate in caso di necessità
(per esempio in periodi di siccità
prolungata);
4 effettuare eventualmente i
trattamenti necessari a rendere
potabile l’acqua che arriva nei
rubinetti;
5 prevenire ogni possibilità di
inquinamento dell’acqua in natura
o lungo la rete di distribuzione.
5
L’IMPERATRICE D’AUSTRIA NEL 1749 FA
Durante il II secolo prima di
Cristo, Trieste riceve l’acqua da
due acquedotti costruiti dai
Romani. Il primo è quello di
Timignano, con un tracciato che
si snoda dal Monte Spaccato al
Teatro Romano, all’epoca situato sul fronte mare. Il secondo
convoglia le acque del torrente
Rosandra, trasportandole dalla
località di Bagnoli fino al centro
cittadino: ancora oggi, alcuni
resti di quest’opera sono visibili
in Val Rosandra.
Questi impianti sono distrutti
dai Longobardi nel VI secolo
dopo Cristo e, per molti secoli, gli abitanti della città sono
costretti ad attingere l’acqua
potabile solo dai pozzi e da
piccole sorgenti, fino a quando,
nel 1749, l’Imperatrice d’Austria, Maria Teresa, promuove la costruzione di un nuovo
acquedotto.
Quest’importante opera è portata a termine in soli due anni,
seguendo il progetto del generale Bohn, anche se gli originari
condotti in legno, già nel 1816,
sono sostituiti con resistenti
tubature di ferro, molte delle quali saranno sostituite solo
negli ultimi anni del ‘900.
L’acquedotto “teresiano” porta l’acqua, con un ritmo di
A COSTRUIRE IL NUOVO ACQUEDOTTO
200 metri cubi il giorno, da
San Giovanni al centro della
città attraverso l’attuale viale
XX Settembre (chiamato viale
dell’Acquedotto fino al 1920),
ripercorrendo, a grandi linee,
il tracciato di uno dei due
impianti costruiti nell’antichità
dai Romani.
In corrispondenza del capofonte (l’inizio dell’acquedotto),
situato nelle vicinanze della
chiesetta di San Giovanni, tuttora è presente una lapide che
celebra il ripristino delle antiche strutture adibite al rifornimento idrico della città. Oltre a
soddisfare le esigenze primarie
della popolazione, l’acquedotto fornisce l’acqua anche alle
tre principali fontane cittadine
collocate inizialmente in piazza
della Borsa, piazza Ponterosso
e piazza Grande (l’attuale piazza dell’Unità d’Italia).
Nel 1898, il Comune di Trieste
provvede
all’ampliamento
delle tubature sebbene, negli
anni successivi, la struttura sia
utilizzata esclusivamente per
scopi industriali, a causa del
crescente inquinamento delle
risorse idriche provocato dagli
scarichi delle abitazioni della
sempre più popolosa zona di
Guardiella.
Verso la metà del XIX secolo, la
popolazione cittadina aumenta
in modo rilevante e, con essa,
il fabbisogno idrico. La quantità
d’acqua giornaliera a disposizione di ogni abitante è inferiore a
10 litri: un dato preoccupante,
determinato soprattutto dai crescenti consumi industriali e dalle
esigenze legate al rifornimento
idrico delle numerose locomotive a vapore impiegate nella tratta ferroviaria Trieste-Vienna.
Per porre una soluzione a questi problemi, si costruisce l’acquedotto di Aurisina che collega le “polle” dell’omonima
località con il centro di Trieste.
L’inaugurazione del nuovo
impianto avviene il 27 luglio
1857 alla presenza dell’imperatore Francesco Giuseppe. Le tubature, che inizialmente sono in
grado di trasportare 1.800 metri
cubi d’acqua al giorno, raggiungono la portata di 20mila metri
cubi giornalieri, in seguito all’ampliamento realizzato nel primo
ventennio del ‘900.
All’inizio del XX secolo, il problema crescente di acqua potabile
porta il Comune di Trieste a prendere in considerazione diverse
soluzioni. Dopo aver esaminato
vari progetti, nel 1929, è avviata
la realizzazione dell’Acquedotto Randaccio, che utilizza come
1929
è avviata la
realizzazione
dell’Acquedotto
G. Randaccio
8
fonte d’approvvigionamento le
sorgenti del Sardos e Timavo.
Un’opera, questa, che in parte
si ricongiunge con l’acquedotto
di Aurisina, incrementandone la
capacità fino a 75mila metri cubi
giornalieri. Elemento di grande
importanza per assicurare il corretto funzionamento della rete
idrica è la torre piezometrica
di Sistiana. Il compito idraulico
assegnato alla torre è quello di
provvedere alla compensazione
e alla regolazione della quantità
di acqua presente nelle tubature,
mantenendo costante la pressione sulla condotta del diametro
di 900 millimetri che raggiunge Trieste seguendo il percorso della strada costiera. Oggi, la
struttura, sopraelevata nel 1952
e ristrutturata nel 2005, è costituita da 2 cilindri concentrici con
un diametro esterno alla base di
10,50 metri e un’altezza fuori da
terra di 26,50 metri.
Nel corso degli anni sono effettuati ulteriori interventi per l’ampliamento della portata dell’acquedotto: nel 1971 entra in esercizio la condotta sottomarina del
diametro di 1300 millimetri che
dal Villaggio del Pescatore, attraversa il golfo di Trieste per rifornire la città. Dal 1984 si preleva
l'acqua dalle risorgive del Sablici
nel vallone del Moschenizze.
LE FONTANELLE PUBBLICHE
UN PATRIMONIO DA CONSERVARE
La fontana dei
continenti
Una delle particolarità che caratterizzano la città di Trieste è la presenza di numerose fontanelle pubbliche che in gran parte risalgono
al XIX secolo. All’epoca Trieste era
una città dell’Impero Asburgico ed
è nota la grande attenzione che
in quel contesto storico culturale
veniva attribuita alla vita pubblica
e al miglioramento delle condizioni materiali dei cittadini, anche
quelli che vivevano nelle zone più
periferiche della città.
La disponibilità di fontanelle pubbliche fu solo un primo passo verso la prospettiva che si è andata
delineando con gli anni e cioè
quella dell’acqua corrente in ogni
casa, situazione che si sarebbe creata negli anni immediatamente
successivi.
Questo patrimonio che ci è stato
lasciato ha un suo valore non solo
come testimonianza storica ma
anche sotto il profilo della storia
sociale e del valore architettonico.
AcegasAps che gestisce la manutenzione delle fontanelle pubbliche ha sempre tenuto in considerazione il valore del lascito storico
e ha improntato i propri interventi
alla logica della conservazione del
bene e del restauro delle fontanelle più bisognose di interventi.
Molti pezzi di ricambio, ovviamente irreperibili sul mercato, sono
stati realizzati ex novo nelle officine del Gruppo con il preciso intendimento di mantenere inalterato
l’aspetto delle fontanelle, garantendone nel contempo la piena
funzionalità.
Tra le curiosità legate alla
settecentesca Fontana dei
Continenti che si trova in
Piazza Unità d'Italia:
• il 30 luglio 1769, per festeggiare l’inaugurazione del
Lazzaretto di Santa Teresa, dalle fonti sgorga, anziché acqua,
vino bianco e rosso;
• alla fine del ‘700, un inglese, preso dall’ammirazione, si
offre di acquistare, pagando
a peso d’oro, la statua della
dama velata che guarda capo
di piazza;
• il 10 ottobre 1800, la fontana viene illuminata da oltre
4.000 lumi a olio e a cera,
per dare il benvenuto in città alla Regina Maria Carolina
di Napoli, a Lady Hamilton e
al famoso Ammiraglio inglese
Orazio Nelson.
9
L'ACQUA SGORGA INCONTAMINATA
DOPO UN VIAGGIO LUNGO 7 ANNI
L’aumento del consumo procapite e il crescente inquinamento del fiume Timavo, alle fine
degli anni ’70, conducono alla
ripresa delle ricerche di nuove
fonti per il rifornimento idrico
di Trieste. Considerata la collocazione della città, dal punto di
vista ambientale e geologico del
suo territorio, dopo attenti studi,
si decide di far ricorso alle acque
della bassa pianura isontina
all’interno di una serie di falde in
pressione. Qui, l’acqua che proviene dal corso del fiume Isonzo
si raccoglie dopo aver attraversato i diversi strati del terreno,
in cui sono stati rinvenuti sedimenti marini (alghe, conchiglie,
ecc.) che testimoniano la presenza del Mar Adriatico in epoche remote. Il procedimento di
filtrazione naturale può durare,
a seconda della profondità rag-
10
giunta, dai 12 mesi ai 6/7 anni.
Alla fine di questo processo, le
risorse idriche sono caratterizzate da un’elevata purezza e da
un arricchimento di sali minerali
disciolti che la rendono oligominerale. Se si considera la quantità e la qualità dell’acqua (che
già in natura può essere considerata potabile), il bacino idrico
sotterraneo della zona del Basso
Isontino può essere considerato
come uno dei più importanti in
Europa.
Nel 1989 a San Pier d’Isonzo,
entrano in funzione i primi tre
pozzi che attingono alle riserve
idriche del sottosuolo. Alla conclusione dei lavori i pozzi operativi sono 12: si tratta di trivellazioni effettuate alla distanza di
circa 250 metri l’una dall’altra, a
una profondità variabile tra i 150
e i 200 metri, con un diametro
di 700 millimetri fino a 50 metri
di profondità. Il sistema di pompaggio preleva dai 5.000 ai 7.500
metri cubi d’acqua l’ora che sono
convogliati sotto pressione nella
torre piezometrica situata nelle immediate vicinanze. Questo
tipo di costruzione rappresenta
una delle componenti principali
dell’intero sistema idrico, nonché una delle parti più appariscenti a livello d’impatto visivo:
il suo compito è di provvedere
alla compensazione e alla regolazione del livello dell’acqua nelle condotte.
Dalla piana isontina, attraverso due condotte in acciaio dal
diametro di 1.500 millimetri,
l'acqua raggiunge la vasca di
oscillazione collocata in località “Le Mucille”, un grande serbatoio situato sulla collina della Rocca di Monfalcone (lungo
120 metri, largo 6 metri, alto 6
metri e mezzo). Sfruttando la
naturale pendenza del terreno,
l’acqua defluisce fino allo stabilimento G. Randaccio di San
Giovanni di Duino mediante una
tubatura di 2.000 millimetri di
diametro, che nell’ultimo tratto
convoglia anche le riserve del
bacino del Sablici-Moschenizze.
Proprio durante gli scavi per la
posa di questa nuova conduttura, all’interno del comprensorio
di Randaccio, sono venuti alla
luce i resti di un’antica “mansio”
romana, risalente al I secolo a.C.
I reperti, tra i quali spicca uno
splendido mosaico, sono tuttora
visitabili, grazie anche all’opera
compiuta dalla Soprintendenza
per i beni artistici, architettonici
e storici: la Regione ha provveduto al restauro e alla conservazione del sito. Giunte all’interno dell’impianto con il quale si
effettua la potabilizzazione, le
risorse idriche sono convogliate in alcune imponenti vasche,
dotate sul fondo di filtri sabbiosi
che trattengono qualsiasi impurità naturale. L’acqua, giunge alla
sala pompe e dopo la clorazione,
è immessa sotto pressione nella
rete distributiva articolata in due
tronconi distinti, che sfruttano
parte delle strutture realizzate in
funzione degli acquedotti precedenti. Una tubatura di 1.300
millimetri di diametro prevede
la confluenza delle riserve idriche alla torre piezometrica collocata sul Dosso Petrinia (visibile
dall’autostrada, subito dopo il
Lisert) e il loro naturale deflusso
verso la città per mezzo di una
condotta sottomarina che scorre per 18 chilometri sul fondale
del Golfo di Trieste, a circa 200
metri dalla riva.
Attraverso il secondo tracciato,
invece, l’acqua raggiunge la torre piezometrica sita sul costone
di Sistiana e scorre verso il centro abitato cittadino sfruttando
l’inclinazione della tubatura del
diametro di 900 millimetri che
segue il tracciato della strada
costiera.
• Il sistema di
pompaggio preleva
dai 5.000 ai 7.500
metri cubi d’acqua
l’ora
• Una condotta
sottomarina scorre
per 18 chilometri sul
fondale del Golfo di
Trieste, a circa 200
metri dalla riva
• Con un secondo
tracciato l’acqua
raggiunge la torre
piezometrica sul
costone di Sistiana
11
AcegasAps
> Ciclo Idrico > La rete di Trieste
e
I "VASI COMUNICANTI"
ASSICURANO L'ACQUA IN CITTÀ
I due tronconi dell’acquedotto,
quello sottomarino dal diametro di
1.300 millimetri e quello di 900 millimetri che segue la strada costiera, si ricongiungono nella zona di
Roiano per poi proseguire verso la
stazione di sollevamento di Gretta
e verso la città di Trieste attraverso
un tubo del diametro di mille millimetri. Il sistema distributivo triestino, gestito dal Gruppo AcegasAps,
si distingue in modo piuttosto marcato dalle altre infrastrutture italiane che assolvono il medesimo scopo, a causa della conformazione
del territorio, ricco di ondulazioni
collinari.
Questo genere di rilievi, infatti, rappresenta un grave ostacolo per il
trasporto delle risorse idriche, non
consentendo di sfruttare pienamente i vantaggi offerti dal principio dei vasi comunicanti (secondo
il quale un liquido raggiunge spontaneamente lo stesso livello all’interno di recipienti comunicanti).
Per questo motivo la rete idrica
della città di Trieste si avvale di ben
sette stazioni di sollevamento che
consentono la regolare alimentazione di 52 serbatoi di stoccaggio,
posti sia nella zona cittadina, sia
sul Carso.
Queste grandi vasche sono riempite a un livello prestabilito sfruttando il lavoro di pompe che spingono l’acqua nelle tubature, “sollevandola” sotto pressione fino al loro
interno e risolvendo così i problemi
legati alla risalita verso le quote altimetriche superiori.
14
I serbatoi presentano capienze diverse tra loro, in funzione al
numero di clienti da servire.
Tra i più importanti, vanno ricordati
i due situati nella zona di Gretta,
dotati rispettivamente di una capacità di 10.000 e 15.000 metri cubi.
Altri serbatoi importanti sono
quelli di San Vito e di Santa Maria
Maddalena che, insieme a una
serie di strutture minori, approvvigionano alcuni tra i più popolosi
quartieri della città, nonché quelli
dell’Ezit (da 5.000 metri cubi, in
zona industriale) e di Monte d’Oro
per il Comune di Muggia. Il panorama delle principali opere che svolgono il compito di stoccaggio delle
risorse idriche si completa con i
serbatoi presenti nella cosiddetta “zona alta”, che riforniscono le
famiglie e le aziende dell’Altipiano
Carsico con la medesima acqua
bevuta nel resto della provincia di
Trieste.
Grazie a organi di intercettazione, quali valvole di riduzione, sfiati, riduzioni di diametro, idranti e
misuratori di portata, è possibile
isolare i tratti di rete soggetti a guasti o perdite, in modo da arrecare il
minimo disagio ai clienti.
La gestione delle risorse idriche è
possibile grazie al sistema del telecontrollo che consente un monitoraggio costante dello stato delle
tubature. In caso di anomalie è
possibile intervenire evitando così
inutili sprechi di acqua e dispendiosi lavori di scavo della sede stradale.
I numeri dell'acquedotto triestino
10
stazioni di sollevamento
55
serbatoi di stoccaggio
1.100
km di lunghezza della rete
233.575
abitanti serviti
52 milioni
metri cubi d’acqua addotta
dati bilancio 2011
15
LA QUALITÀ È GARANTITA
da 15 mila controlli l'anno
AcegasAps gestisce con attenzione
e professionalità tutti gli stadi del
ciclo idrico integrato per garantire
ai propri clienti un servizio di alta
qualità.
Nello svolgere il proprio compito,
l'Azienda è sicuramente agevolata dall’altissima qualità delle risorse
idriche che, già al momento del
loro prelievo in natura, si presentano con un’elevata purezza, grazie
al filtraggio operato dagli strati del
terreno. In aggiunta, ogni giorno,
sono effettuate numerose analisi
chimiche sulle caratteristiche chimico/fisiche dell’acqua da parte del
laboratorio interno alla Divisione
Acqua.
AcegasAps, attraverso la sistematicità di questi controlli, offre ai cittadini una garanzia di assoluta qualità.
L’acqua che esce dai rubinetti triestini è classificata come oligominerale: può avere effetti diuretici ed
essere indicata per le diete povere
di sodio. In base alla sua durezza
può essere definita come “acqua
di media-bassa durezza”, mentre in
relazione alle particolarità batteriologiche è da considerarsi microbiologicamente pura. E in un anno è
controllata ben 15 mila volte.
Ogni volta che si compie il semplice
gesto di aprire un rubinetto, pensiamo a quale bagaglio di conoscenze, esperienza e tecnologia è
indispensabile per fare in modo che
esca senza interruzioni. Una risorsa
preziosa per la vita dell’uomo e per
la società moderna, troppo spesso
sottovalutata.
16
L’acqua che esce
dai rubinetti di
Trieste
è classificata come
oligominerale:
può avere effetti
diuretici ed è
indicata
per le diete povere
di sodio
I DATI DELLE ANALISI DELL'ACQUA
CONSULTABILI OGNI MESE ON LINE
Ogni giorno le acque in ingresso
(acqua grezza) e in uscita (acqua
trattata) sono controllate, con delle sonde installate "on line", per
verificare la conformità di legge.
Il laboratorio interno di Trieste
effettua analisi mensili. I dati sono
consultabili anche via internet.
Le analisi condotte permettono
di effettuare tutte le regolazioni
necessarie a mantenere costante il
rendimento depurativo, verificandone la conformità ai parametri
previsti dalla legge.
Tutti i controlli sono concordati
con le rispettive Usl.
L'acqua che beviamo
Parametri chimico - fisici
Torbidità
pH
Conduc. elettr. spec. a 20°C
Residuo fisso a 180°C
Durezza totale
Ossidabilità
Ammoniaca
Nitriti
Cloro residuo lib.
unità di
misura
NTU
U.pH
μS/cm
mg/l
°F
mg/l (02)
mg/l
mg/l
mg/l
valori
medi
0,2
7,7
345
228
18,2
<0,1
<0,05
<0,02
0,12
Valori di
parametri
1
6,5-9,5
2500
1500
15-50
5
0,5
0,5
0,2
Sostanze disciolte in un litro d'acqua
Parametri chimico - fisici
unità di
misura
valori
medi
Sodio
Potassio
Calcio
Magnesio
Ferro
Manganese
Rame
Cloruri
Solfati
Nitrati
mg/l
mg/l
mg/l
mg/l
μg/l
μg/l
μg/l
mg/l
mg/l
mg/l
7,2
0,7
53,8
11,7
<10
<1
<0,002
12,1
10
7,7
200
50
1
250
250
50
Fluoruri
mg/l
0,05
1,5
Valori di
parametri
200
dati medi 2011
17
L'acqua nel mondo
L’
acqua in natura è tra i principali costituenti degli ecosistemi, una fonte di vita insostituibile, senza la quale
non è possibile attuare alcuna forma di sviluppo
economico.
è un bene comune dell’umanità, per questo motivo l’accesso all’acqua potabile dovrebbe costituire un diritto fondamentale dell’uomo.
Nella realtà, invece, questo diritto non è ancora
universalmente riconosciuto, poiché la distriNel settembre del 2000 tutti i 191
buzione di acqua nel mondo è estremamenstati membri dell’ONU hanno
te disuguale: l’89% dell’acqua disponibile
firmato la Dichiarazione del
è consumato dall’11% degli abitanti della
Millennio delle Nazioni Unite,
Terra.
impegnandosi a raggiungere
Un quinto della popolazione mondiale,
entro il 2015, 8 Obiettivi di
circa 1,2 miliardi di persone, beve acqua
Sviluppo del Millennio.
non sicura, non avendo accesso agevole
Il 7° obiettivo stabilito è “garantire
e a prezzo accettabile all’acqua potabile.
la sostenibilità ambientale”: per
Le percentuali più basse di accesso a fonil suo raggiungimento sono stati
ti di acqua potabile si registrano nell’Afriindividuati vari punti, fra cui la
ca sub sahariana (64% degli abitanti non
necessità di “ridurre della metà la
ha accesso) e nella penisola arabica (63%).
percentuale di popolazione senza
Nelle nostre case per usare acqua potabile
un accesso sostenibile all’acqua
buona e sana basta aprire il rubinetto, non
potabile e agli impianti igienici di
è così per un quarto degli abitanti della
base”.
Terra, che vivono in paesi in via di sviluppo,
dove la scarsità di questo elemento vitale è
dovuta all’assenza di infrastrutture adeguate
per la sua captazione (da bacini acquiferi e fiumi) e potabilizzazione.
Si calcola che 2.600 milioni di persone -il 42% della popolazione mondiale- non dispongano nelle
proprie abitazioni di acqua corrente.
Il ricorso all’uso di acqua di cattiva qualità contribuisce
ad aumentare il rischio di diffusione di malattie endemiche come dissenteria, colera, tifo, malaria. Ogni anno muoiono 10 mila persone per malattie legate alla mancanza di acqua
o al consumo di liquidi contaminati.
(fonti: Forum mondiale sull’acqua Istanbul 2009 – OMS – Unicef )
18
I più fortunati sono gli abitanti
dell’Islanda, ciascuno ha a sua
disposizione 605 mila metri cubi
all’anno di acqua potabile, cioè 1
milione 657 mila litri al giorno
L’
Come si consuma
l’acqua nel mondo
agricoltura70%
industria22%
domestico08%
Quanto
basta?
ONU e il Consiglio mondiale dell’acqua hanno
dichiarato che “il diritto minimo di acqua” è di 40 litri
al giorno a persona, che costituiscono la quantità minima
necessaria che consente di
lavarsi, indossare vestiti puliti,
cucinare e abitare in una casa
pulita.
A giudicare dalla quantità
media d’acqua che vi si consuma, sembra paradossale
affermare che l’acqua costituisca una risorsa ugualmente vitale in tutti i paesi
del mondo: un americano
consuma 5.500 litri al giorno,
un europeo 2.700, un giordano 270 e un africano 10.
In Italia, solo per le necessità
domestiche, in media ogni abitante consuma circa 240 litri di
acqua, di questi è stato stimato che
il 30% serva per bagno e doccia, il
30% per WC e pulizia domestica, il 12%
per il lavaggio della biancheria, il 10% per
lavare le stoviglie, il 6% per cucinare, il 6%
per giardinaggio e lavaggio auto, l’1% per
bere, il 5% per altri usi.
19
ACQUA IN BOTTIGLIA
una scelta poco sostenibile
Avete notato? Sono molto rare le occasioni in cui in un ristorante o in una
pizzeria ci viene offerta l’acqua di rubinetto. A torto, perchè l’acqua che
sgorga dal rubinetto è buona, è garantita, è molto meno costosa e non
ha nulla da invidiare all’acqua in bottiglia. Eppure ben l’88,6% degli italiani
preferisce andarla a comprare. Siamo tra i più grandi consumatori di acqua
in bottiglia al mondo e a livello europeo deteniamo il primato. Nel 2010
abbiamo consumato in media 196 litri a testa di acqua in bottiglia.
Un dato in costante aumento: si stima che dal 1980 a oggi, il consumo di
acqua in bottiglia in Italia sia aumentato del 310%.
Nonostante la fortuna di poter bere acqua buona e sana comodamente
dal rubinetto di casa, nei negozi italiani possiamo scegliere fra centinaia di
differenti marche di acqua in bottiglia.
CONSUMO ANNUO ACQUA IN BOTTIGLIA
PAESI
Litri pro-capite
Emirati Arabi Uniti
260
Messico
205
Italia
196
Belgio-Lussemburgo
149,7
Francia
135,6
Germania
126,2
Spagna
120
Libano
111
U.S.A.
111
Ungheria
108
Nel 2007 nel mondo sono stati consumati circa
189 miliardi di litri di acqua in bottiglia – con un
incremento del 7,6% rispetto al 2002 – dovuto
soprattutto alla crescente domanda dei Paesi di nuova
industrializzazione come Messico, Brasile e Cina
20
ollata
E’ più contr qua di rubinetto sono
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è
AcegasAps
all’anno.
Si producono meno rifiuti
Gli imballaggi e le bottiglie contribuiscono sensibilmente ad aumentare la
quantità di rifiuti prodotti, soprattutto
plastica (PET), che stanno soffocando
il
Pianeta.130 litri di acqua imbottigliata
producono circa 4 chili di rifiuti.
ACQUA DI RUBINETTO
quattro buoni motivi per berla
Si riduce l’inquin
amento
o delle confezioni
La fase del trasport
n poco sulla qualità
d’acqua influisce no
no
le bottiglie percorro
dell’aria, visto che
strada prima di arrimolti chilometri su
lo
vole, viaggiando so
vare sulle nostre ta
le su ferrovia.
per il 18% del tota
Si spende di meno
Un litro d’acqua di rubin
etto ha un costo
infinitamente inferiore ris
petto a un litro
di minerale in bottiglia: da
300 a 1.000
volte di meno!
Acquistando l’acqua imbo
ttigliata si pagano anche i costi dell’im
ballaggio, del
trasporto e della pubblic
ità.
21
Consigli per il risparmio e la sicurezza
Accertare sempre
di aver chiuso bene
tutti i rubinetti. Se ci
sono perdite, anche
modeste, intervenire
subito.
Evitiamo di lasciar
scorrere l’acqua
quando ci laviamo i
denti. Per un risciacquo
della bocca bastano
pochi sorsi. Eviteremo
di sprecare inutilmente
fino a 2.500 litri l'anno.
Durante l’inverno
controllare i
contatori esterni:
il freddo li può
danneggiare.
Un rubinetto
che gocciola
può sprecare
sino a 50 litri
di acqua al
giorno.
Accertare che non ci
siano perdite invisibili:
basta chiudere tutti i
rubinetti e controllare
che il contatore non
giri a vuoto.
Lavando l’automobile si consumano
fino a 200 litri d’acqua se si usa la
canna. Al suo posto, usiamo un
secchio!
Risparmieremo fino a 130 litri a ogni
lavaggio.
22
Per lavare le verdure è
meglio lasciarle a mollo
anziché usare l’acqua
corrente: si ottengono
risultati altrettanto buoni e
si spreca meno acqua.
Inoltre possiamo usare
l’acqua del recipiente per
bagnare le piante.
Per fare una
doccia si
utilizzano
mediamente
20 litri d’acqua
mentre per il
bagno ce ne
vogliono 150.
Un frangigetto applicato
al rubinetto consente
di ridurre notevolmente
i consumi d’acqua. Il
frangigetto miscelando
l’aria con l’acqua può
far risparmiare fino a
6.000 litri all’anno.
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Speciale de iServizi
Testi di Marco Gerometta e Chiara Crestani
Fotografie e grafica di Damiano Rotondi
Vignette di Marco Frison
Illustrazione delle pagine centrali di Lucio Delconte
Registrazione al Tribunale di Padova n. 1738 del 18.4.2001
Direttore responsabile Maurizio Stefani
Editore AcegasAps SpA Trieste
Ristampa dicembre 2012
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L`acqua potabile a Trieste