12 41° International Expodental • Milano Abitudini viziate: terapia intercettiva L. Solidoro*, P. Cavone**, L. Pisani**, P. Pereira***, G. Farronato**** *Medico frequentatore - Scuola di Specializzazione in Ortognatodonzia - Università degli Studi di Milano. ** DDS - Reparto di Ortognatodonzia - Università degli Studi di Milano. *** Studentessa CLOPD - Reparto di Ortognatodonzia - Università degli Studi di Milano. **** Direttore Scuola di Specializzazione in Ortognatodonzia - Presidente del Corso di Laurea in Igiene dentale - Dipartimento di Scienze biomediche, chirurgiche e odontoiatriche - Università degli Studi di Milano. Il concetto di “abitudini viziate” si riferisce, in ambito odontoiatrico, a stili di comportamento considerati normali in una certa fase dello sviluppo ma che, se reiterati oltre tempo, possono influenzare negativamente la crescita dell’apparato stomatognatico, favorendo l’instaurarsi di una malocclusione. Tra le abitudini viziate più comunemente riscontrabili nel paziente pediatrico figurano: il succhiamento del pollice, il succhiamento di oggetti, la nutrizione tramite il biberon oltre il normale periodo di svezzamento (3-4 ciata al succhiamento deriva dalla combinazione tra la spinta determinata sui denti da parte del dito (o dell’oggetto) e un’alterazione della pressione delle guance e delle labbra a riposo. Ne risultano una contrazione dell’arcata superiore, una posizione lingualizzata degli incisivi inferiori e vestibolarizzata di quelli superiori e l’apertura del morso. Il grado di dislocamento dentale è correlabile più al numero quotidiano di ore di succhiamento che all’entità della pressione. Nell’approccio al succhiamento protratto del dito l’attenzione Fig. 1 - Visione intraorale frontale di paziente con open-bite dentario. anni), il succhiamento di labbra o guance e le parafunzioni quali deglutizione atipica e respirazione orale. Intercettazione precoce Queste abitudini si ripercuotono sulle funzioni orali a cui i processi di crescita dell’apparato stomatognatico sono strettamente correlati. Ne derivano quadri disgnatici che possono essere caratterizzati da open-bite dentario anteriore (Fig. 1), aumento dell’overjet e riduzione del diametro trasverso delle arcate dentali con palato ogivale. Se l’abitudine viziata viene cessata in epoca di dentizione mista (6-10 anni), quando il potenziale di crescita del bambino è ancora in fase attiva, è probabile che le alterazioni scheletriche e dentali eventualmente insorte vadano incontro a un certo grado di correzione spontanea; in caso contrario, saranno necessari dispositivi ortodontici che aiutino il piccolo paziente a superare le problematiche connesse all’abitudine, che dovrà comunque essere corretta o porterà inevitabilmente a un fallimento del trattamento ortodontico o a una recidiva della malocclusione. È pertanto fondamentale che il genitore, il pediatra o il medico di base individuino precocemente la presenza di eventuali abitudini viziate – seppur considerando che queste fanno parte di uno stadio evolutivo nel bambino nei primi anni di vita – affinché il dentista possa intervenire tempestivamente. Alla luce di queste considerazioni è strettamente consigliato effettuare una visita odontoiatrica di controllo precocemente, intorno ai 5/6 anni. Succhiamento La malocclusione tipicamente asso- deve essere innanzitutto focalizzata sull’aspetto psicologico del bambino, in quanto il persistere di alcuni comportamenti tipici della prima infanzia può nascondere problematiche legate allo sviluppo emotivo. In assenza di tali problematiche si può considerare la suzione non nutritiva come uno schema comportamentale acquisito su cui è possibile intervenire insegnando al bambino a gestire e controllare i propri movimenti e a interrompere coscientemente la sua routine scorretta. Esistono dispositivi ortodontici sia rimovibili che fissi per contrastare tale abitudine viziata; costituiscono un valido ausilio anche i dispositivi miofunzionali elastodontici preformati. Deglutizione atipica Il termine “deglutizione atipica” indica il mantenimento di un modello di deglutizione infantile, caratterizzato da protrusione e interposizione della lingua tra le arcate dentarie, oltre i limiti della norma in cui rappresenta uno stadio di transizione della regolare maturazione fisiologica (circa 6 anni). L’eziologia della deglutizione atipica è multifattoriale, in quanto questa può dipendere da una non coordinazione dei muscoli o delle sinapsi (deglutizione atipica primaria) o da altre condizioni, quali il succhiamento del dito o del succhiotto, respirazione orale, macroglossia, frenulo linguale corto, palatoschisi o anomalie posturali della lingua o della mandibola (deglutizione atipica secondaria). Il trattamento della deglutizione atipica comprende una terapia miofunzionale che permetta al paziente di apprendere consapevolmente il nuovo modello di deglutizione e, in seguito, trasferire al subconscio le informazioni apprese e una terapia meccanica ortodontica, con l’ausilio di apparecchiature fisse o mobili, volta a normalizzare la postura linguale. Respirazione orale A queste abitudini si aggiunge la respirazione orale, condizione patologica in cui il flusso inspiratorio percorre principalmente il canale orofaringeo e non quello rinofaringeo. Tale abitudine risulta fisiologica solo in pochi casi, come l’esercizio fisico. Questa condizione, protratta per troppo tempo, può causare un’alterazione dello sviluppo delle cavità nasali, delle strutture dento-scheletriche e della postura mandibolare e craniale, con conseguenze rivelanti sia a livello del sistema neuromuscolare sia a livello della morfologia cranio-facciale (Figg. 2a-d). In questi pazienti si verificherà un aumento dell’altezza facciale: la mandibola si posiziona costantemente più in basso per permettere il passaggio dell’aria attraverso la bocca e ne consegue la sovraeruzione dei molari; inoltre, una posizione posturale bassa della lingua, causata dalla necessità del passaggio di flusso intraorale, insieme alla pressione indotta dalle guance, può causare un deficit trasverso dell’arcata superiore. Nel respiratore orale molto spesso si riscontrano i caratteri propri della cosiddetta “facies adenoidea”: viso allungato e stretto, retrognatismo mandibolare e mascellare, iperdivergenza, ipoplasia trasversa del mascellare superiore, riduzione della dimensione sagittale nasofaringea con la tendenza a sviluppare un morso aperto a livello dentario. Si rende indispensabile, prima di eseguire qualunque tipo di terapia, la distinzione tra una situazione causata da un’ostruzione meccanica delle vie nasali e una condizione dovuta semplicemente a un’abitudine scorretta del paziente che richiede una rieducazione respiratoria. La terapia d’elezione per la correzione della discrepanza trasversale dei mascellari determinata dall’abitudine viziata è rappresentata da uno specifico dispositivo ortopedico funzionale: il disgiuntore rapido palatale che, agendo a livello della sutura palatina mediana sfruttandone lo stato di sinfibrosi, determina l’aumento della dimensione trasversale del mascellare superiore, l’ampliamento delle vie aeree superiori e la riduzione delle resistenze del flusso aereo nasale. Apparecchiature funzionali, come il morfocorrettore, sono di ausilio invece per il rinforzo della muscolatura periorale. Conclusioni La chiave del successo nel trattamento delle abitudini viziate risiede nell’intercettazione precoce delle stesse, ma un ruolo determinante è giocato anche dalla motivazione e collaborazione del paziente, fattore in grado di fornire risultati molto soddisfacenti per l’odontoiatra sia sul piano umano che professionale. La bibliografia è disponibile presso l’Editore. Figg. 2a-d - Paziente respiratore orale: a) visione extraorale frontale con labbra a riposo; b) labbra a riposo; c) labbra competenti; d) visione intraorale con morfocorrettore.