COSTRUZIONI IN ZONA SISMICA a.a. 2012-2013 Prof.ssa Maria Antonietta AIELLO Prof.ssa Marianovella Leone Ing. Pier Silvio MARSEGLIA PROGRAMMA DEL CORSO Concetti introduttivi di sismologia. Cenni di sismologia;Origine dei terremoti; propagazione delle onde sismiche; Scala Mercalli, Magnitudo locale Ml (Richter), Magnitudo Ms, Momento sismico. Macro e microzonazione del territorio nazionale. Introduzione alla normativa di riferimento Dinamica delle Strutture L’oscillatore semplice. Oscillazioni libere non smorzate. Oscillazioni libere smorzate. Oscillazioni forzate armonicamente. Energia dissipata. Rappresentazione complessa. Isolamento alla base. Risposta ad un’azione periodica. Risposta ad una forza impulsiva. Risposta ad un’azione non periodica. Risposta ad un impulso unitario e ad un gradino. Spettri di risposta. Integrale di Duhamel. Sistemi discreti con più di un grado di libertà : La matrice delle masse e matrice delle rigidezze. Equazioni del moto. Condensazione statica. Vibrazioni libere non smorzate. Modi propri di vibrare. Combinazione dei modi di vibrare. Analisi modale. Sovrapposizione delle risposte modali.Oscillazioni smorzate e forzate. Matrice di smorzamento. Telaio shear type. Analisi di strutture tridimensionali. Analisi non lineare: oscillatore elastoplastico. Azione Sismica Normativa di riferimento.Definizione dell'azione sismica di progetto. Principi base della progettazione antisismica. Forme strutturali. Regolarità strutturale. Duttilità, duttilità richiesta, duttilità disponibile. Gerarchia delle resistenze. Gerarchia della duttilità. Metodi di analisi lineare e non lineare delle strutture : analisi statica lineare, analisi modale, analisi pushover, cenni di analisi dinamica non lineare. Performance-based design, capacity design, stati limite ultimo e di danno. 2 9° parte PROGRAMMA DEL CORSO esercitazioni CALCOLO DI UN TELAIO A PIU' PIANI -ESERCITAZ. SAP 2000 NL CALCOLO DI UN TELAIO SPAZIALE MONOPIANO IMPOSTAZIONE SU SOFTWARE DI STRUTTURE BIDIMENSIONALI E TRIDIMENSIONALI. Progetto e verifica di strutture in cemento armato. Regole generali per la progettazione. Tipologie strutturali e fattore di struttura. Applicazione del criterio della gerarchia delle resistenze. Progetto e verifica. Dettagli costruttivi dei controventi, travi, pilastri e nodi trave - pilastro. Modello dell'implacato (bielle equivalenti-piastra). SOLUZIONI DI STRUTTURE BIDIMENSIONALI E TRIDIMENSIONALI CON SOFTWARE Progetto e verifica di strutture in muratura. Caratteristiche dei materiali ed dei sistemi costruttivi. Tipologie strutturali. Modelli di calcolo. Normativa di riferimento. Edifici esistenti Miglioramento ed adeguamento sismico, valutazione del comportamento di strutture danneggiate dal sisma. Tipologie di intervento. esercitazione sul calcolo e verifica di strutture in muratura. Isolamento sismico Isolamento sismico. Concetti generali e principali apparecchi isolatori/dissipatori e 3 di controllo delle vibrazioni. PROGRAMMA DEL CORSO Esercitazioni Progettuali -Progetto di un edificio in c.a. -Analisi e verifica di un edificio esistente 4 BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO TESTI CONSIGLIATI •G. Muscolino, Dinamica delle Strutture. Mc Graw Hill, •A. Ghersi, Edifici Antisismici con Struttura intelaiata in cemento armato, CUEN •L. Petrini, R. Pinho, G.M. Calvi, Criteri di Progettazione antisismica degli Edifici,IUSS PRESS •E. Cosenza, G. Magliulo, M. Pecce, R. Ramasco,Progetto Antisismico di Edifici in cemento armato, IUSS PRESS •L. Boscotrcase, F. Piccarretta, Edifici in muratura in zona sismica, Flaccovio Editore •E. Cosenza, G. Manfredi, G. Monti, Valutazione e riduzione della Vulnerabilità sismica di edifici esistenti in cemento armato, Polimetrica Editrice •N. Augenti, Il calcolo sismico degli edifici in muratura, UTET •T. Pauley, M.J.N. Priestley, Seismic Design of Reinforced Concrete and Masonry Building,John Wiley & Sons, Inc. •Normativa Tecnica •Manuale del Software SAP2000 •A. Castellani E. Faccioli. Costruzioni in zona Sisimica. Hoepli •M. Mezzina, G. Uva, D. Raffaele, G. Marano, Progettazione sismoresistente di edifici in c.a., Città studi edizioni •Progettazione Sismica di Edifici in calcestruzzo armato, Vol.2, AICAP,Ed. Pubblicemento 5 IL TERREMOTO DALLA LEGGENDA ALLA SCIENZA Volontà divine Movimenti e Lotte di animali leggendari che vivono sottoterra (tartarughe giganti, serpenti alati, elefanti) Protesta della Terra contro la malvagità umana XVIII Secolo: lo studio dei terremoti assume carattere scientifico (Lisbona 1755, Calabria 1783) 1855: Nascita del primo sismografo 1902: Nasce la scala Mercalli 1935: Nasce la scala Richter XX Secolo: La struttura assume un ruolo nella progettazione antisismica IL TERREMOTO (Reggio e Messina, 1908) La progettazione antisismica si traduce in regole costruttive Nasce il concetto di isolamento sismico (Tokyo, 1923) Si sviluppano i primi metodi analitici per l’analisi delle strutture in zona sismica 1956 Primo congresso mondiale di Ingegneria Sismica (San Francisco) Si introduce lo spettro di risposta Sviluppo della ricerca sperimentale Studio del comportamento non lineare delle strutture in presenza di azioni cicliche 1960-1970 Si pongono le basi teoriche e sperimentali dell’ingegneria sismica (resistenza e duttilità della struttura, analisi dinamiche, analisi non lineari) Stima delleeperdite annue Danni Perdite In media 10,000 persone muoiono ogni anno a causa di terremoti (dati UNESCO, 1980) $10,000,000,000 – danni materiali dei terremoti fra il 1926 e il 1950 (UNESCO, 1980) 1. Shansi, Cina - 830.000 morti - 23 gennaio 1556 2. Sumatra - 283.106 morti - 26 dicembre 2004 3. Tangshan, Cina - 255.000 morti - 27 luglio 1976 4. Aleppo, Siria - 230.000 morti - 9 agosto 1139 5. Damghan, Iran - 200.000 morti - 22 dicembre 856 6. Tsinghai, Cina - 200.000 morti - 22 maggio 1927 7. Gansu, Cina - 200.000 morti - 16 dicembre 1920 8. Ardabil, Iran - 150.000 morti - 23 marzo 823 9. Kanto, Giappone - 143.000 morti - 1 settembre 1923 10. Messina e Reggio Calabria, Italia - 130.000 morti - 28 dicembre 1908 11. Ashgabat, URSS - 110.000 morti - 5 ottobre 1948 12. Chihli, Cina - 100.000 morti - settembre 1290 13. Pakistan - 80.361 morti - 8 ottobre 2005 14. Caucaso - 80.000 morti - novembre 1667 15. Tabriz, Iran - 77.000 morti - 18 novembre 1727 16. Gansu, Cina - 70.000 morti - 25 dicembre 1932 17. Lisbona, Portogallo - 70.000 morti - 1 novembre 1755 18. Perù - 66.000 morti - 31 maggio 1970 19. Quetta, Pakistan - tra 30.000 e 60.000 morti - 30 maggio 1935 20. Sicilia, Italia - 60.000 morti - 11 gennaio 1963 8 FRIULI -1976 Magnitudo=6.5 Numero Vittime=1000 9 IRPINIA -1980 Magnitudo=7.2 Numero Vittime=2800 Sant’Angelo dei Lombardi: il crollo dell’ospedale Avellino 10 UMBRIA-MARCHE -1997 Magnitudo=6.2 Numero Vittime=11 Basilica di Assisi 11 ABRUZZO -2009 Magnitudo=6.3 Numero Vittime=308 12 CILE – 27 Febbraio 2010 Magnitudo=8.8 Numero Vittime=452 13 INDONESIA - 2010 Magnitudo= 7.7 Numero vittime= 222.517 14 Giappone- 11 Marzo 2011 Magnitudo= 9.0 Numero vittime= 15550 15 Emilia Romagna- 20 -29 Maggio 2012 Magnitudo= 5.9-5.8 Numero vittime= 27 L’accelerazione massima registrata è stata di 0.30g , 16 SISMOGENESI Per comprendere l'origine dei fenomeni sismici è utile richiamare schematicamente la costituzione interna della terra. • La parte più esterna (crosta) è relativamente rigida ed ha uno spessore variabile da un minimo di 5 km, sotto gli oceani, a un massimo di 40-50 km sotto i continenti. •La porzione sottostante (mantello) è meno rigida giacché al suo interno avviene una transizione graduale verso un comportamento di tipo plastico del materiale a causa dell'aumento di temperatura e pressione. • La zona più interna (nucleo) si divide in due parti, il nucleo interno e il nucleo esterno, ed è caratterizzata dalla presenza di materiali pesanti (ferro, nichel) allo stato fluido. LA TERRA 17 SISMOGENESI Il guscio esterno più rigido (di circa 80 km), comprendente la crosta e il mantello superiore, viene chiamato litosfera, la regione sottostante è chiamata astenosfera (asthenes=debole) considerevolmente meno rigida e di alcune centinaia di km di spessore. 18 SISMOGENESI La teoria della tettonica a zolle ( o a placche) fornisce il principale quadro di riferimento per interpretare i fenomeni sismici. Secondo questa teoria, la rigida litosfera (crosta terrestre + parte più esterna del mantello) è suddivisa in grandi placche che ‘navigano’ su uno strato più viscoso (astenosfera). Si distinguono 6 grandi placche principali: l’Eurasia, il Pacifico, l’Africa, le Americhe, l’Antartide, l’India. Si possono individuare poi delle placche secondarie: Caraibi, Arabia, Filippine, Somalia, ….., e poi ciascuna di queste si può suddividere in placche più piccole ancora. Le zolle attuali sono relativamente recenti e si muovono le une rispetto alle altre con spostamenti relativi compresi all'incirca tra 1 cm/anno e 10 cm/anno. 19 SISMOGENESI 20 DISTRIBUZIONE DELL’ATTIVITA’ SISMICA Se si riporta sulla carta geografica un puntino per ciascun epicentro si scopre che i terremoti sono concentrati lungo contorni ben delineati: i confini delle placche. 21 SISMOGENESI La litosfera è, dunque, come un grande mosaico costituito da enormi tessere: le PLACCHE La principale caratteristica della LITOSFERA è quella di essere “fredda”, cioè la sua temperatura è ben al di sotto della temperatura di fusione delle rocce che la costituiscono. A tale caratteristica si associa il comportamento FRAGILE e quindi la propensione a fratturarsi. L’ ASTENOSFERA è a temperatura e pressione più elevate, per cui presenta un comportamento di tipo DUTTILE. A causa del calore che naturalmente si produce nella Terra, i materiali che si trovano in profondità si dilatano e si alleggeriscono, spostandosi verso l’alto. Si generano dei moti convettivi nell’astenosfera che tendono a portare il materiale astenosferico in superficie. In corrispondenza delle dorsali il materiale astenosferico fuoriesce e successivamente si raffredda andando ad aggiungere nuovo materiale alla Litosfera. D’altra parte il materiale dalla litosfera viene assorbito dall’Astenosfera in corrispondenza delle fosse, perdendo le sue caratteristiche di fragilità. Tale fenomeno di sprofondamento o subduzione avviene nel contatto fra la crosta oceanica e la zolla continentale adiacente o fra due zolle oceaniche. La convergenza fra de zolle continentali non comporta subduzione, per cui la “collisione fra due zolle continentali porta ad un ripiegamento della crosta che viene spinta verso l’alto. Es: l’Himalaya è nata dalla “collisione” fra due zolle continentali. 22 SISMOGENESI Margini Conservativi (faglie trasformi o trascorrenti) La crosta non viene né creata né distrutta poiché le faglie scorrono lateralmente l’una accanto all’altra. 23 SISMOGENESI Margini Divergenti (Costruttivi) Si genera nuova crosta lungo il confine, dove le due placche tendono ad allontanarsi. 24 SISMOGENESI Margini Convergenti Le zolle si avvicinano l’una all’altra ed entrano in collisione. Se trattasi di una zolla oceanica ad una continentale si ha la subduzione della prima; se trattasi di due zolle oceaniche si ha la subduzione di una delle due. 25 SISMOGENESI Fase di preparazione (instabile): i movimenti relativi nella Litosfera conducono all’accumulo di energia di deformazione Fase di stabilità : Si verificano elevati spostamenti sino ad una nuova condizione di equilibrio Fase di rottura : Nella zone più deboli (faglie) della Litosfera viene superata la resistenza e si verifica la frattura. L’energia di deformazione si trasforma in calore ed energia cinetica. ELASTIC REBOUND TIPI DI FAGLIE Una faglia è la materializzazione della superficie lungo cui avviene la rottura della roccia. A seconda del tipo di movimento relativo delle porzioni di roccia, le faglie prendono differenti nomi. Faglia Trasforme I due blocchi ai lati della faglia scorrono orizzontalmente l’uno rispetto all’altro 27 Faglia Normale (o diretta o tensionale) Faglia Inversa (o compressiva) tetto letto letto tetto Tetto ribassato rispetto al letto Tetto rialzato rispetto al letto Tetto: blocco roccioso al di sopra del piano di faglia Letto o muro: blocco roccioso al di sotto del piano di falda 28 SCOSSE DI ASSESTAMENTO L’accumulo di energia di deformazione non è uniforme, per cui raggiunta la tensione di rottura in alcune zone, lo sforzo in esse si riduce notevolmente. Nelle zone adiacenti lo stesso può aumentare per effetto della ridistribuzione; ciò può condurre al verificarsi di ulteriori fratture. Gli effetti di queste fratture sono noti come scosse di assestamento. 29 TERMINOLOGIA IPOCENTRO: Punto da cui ha inizio la frattura e da cui vengono emesse le prime onde sismiche EPICENTRO: Punto sulla superficie terrestre sulla verticale passante per l’ipocentro 30 TERREMOTI -In base alla profondità focale si distinguono: -I terremoti crostali (fino a circa 60 km) -I terremoti intermedi (da 60 a 150-200 km) -I terremoti profondi (fino a circa 600 km). I primi sono i più numerosi e, a causa della vicinanza alla superficie terrestre, quelli normalmente responsabili di distruzioni all'ambiente umano. A profondità maggiori di 650 km non si registrano eventi sismici, in quanto in materiali a comportamento prevalentemente plastico non possono più verificarsi fenomeni di frattura. incendi, tsunami, dissesti dovuti alla liquefazione del terreno Ai terremoti possono associarsi danni indiretti quali 31 TERREMOTI: EVENTI CORRELATI San Francisco (1906): l’incendio fece più danni del terremoto Taiwan 32 TERREMOTI: EVENTI CORRELATI Alla subduzione di una placca oceanica corrisponde una reazione opposta della placca continentale. Tale spostamento trasmette un impulso all’acqua che si innalza (cresta) in corrispondenza dell’innalzamento della crosta e si abbassa (ventre) in corrispondenza dell’abbassamento della crosta. La cresta e il ventre costituiscono l’onda di maremoto Tale onda si propaga con piccole altezze in mare aperto mentre aumenta In prossimità della crosta, raggiungendo anche i 20 m. Indonesia (ottobre 2010): un muro d’acqua alto tre metri ha spazzato via interi villaggi. 33 TERREMOTI: EVENTI CORRELATI La liquefazione del terreno comporta elevati slittamenti o anche la perdita di capacità portante del terreno 34 EVENTO SISMICO Il bilancio energetico di un evento sismico: ES EE EH ED EE= Energia sotto forma di onde elastiche, che produce il moto del suolo avvertito dall’uomo EH= Calore ED= Energia di deformazione, spesa per spostare le zolle 35 LE ONDE SISMICHE L’energia liberata dal sisma si propaga sotto forma di onde: Esistono diversi tipi di onda che si propagano con diversa velocità ed hanno un diverso contenuto energetico. ONDE DI VOLUME (o di massa) Si propagano ad elevata velocità ed interessano l’intero volume terrestre. Esse possono trasmettersi in qualsiasi punto di un mezzo materiale indipendentemente dalle sue proprietà geometriche. ONDE DI SUPERFICIE Si propagano solo in superficie ed hanno un elevato contenuto energetico. Esse possono essere assimilate alle onde che perturbano la superficie libera di una massa d’acqua, la cui ampiezza decresce con la profondità. 36 LE ONDE SISMICHE Onde di Volume- Onde P (Primae o di pressione) L’elemento di volume subisce successive compressioni e rarefazioni mantenendo inalterata la propria forma. 37 LE ONDE SISMICHE Onde di Volume- Onde P (Primae) E (1 ) vp (1 )(1 2 ) Dipende dal modulo di Elasticità normale e dalla densità 38 LE ONDE SISMICHE Onde di Volume- Onde S (Secundae o di taglio) L’elemento subisce distorsioni mantenendo inalterato il proprio volume.. Non si propagano all’interno di mezzi fluidi La velocità dipende dal modulo di taglio, G LE ONDE SISMICHE Onde di Volume- Onde S (Secundae) G vs 40 Rappresentazione grafica delle deformazioni generate dal passaggio dei diversi tipi di onde elastiche propagantisi nella stessa direzione: onda di superficie, tipo Love; onda di superficie, tipo Rayleigh. ONDA di LOVE: si propagano in un piano orizzontale parallelo alla superficie terrestre, normale alla direzione di oscillazione delle onde. ONDA di RAYLEIGH: Il moto avviene secondo traiettorie ellittiche su un piano verticale 41 CENNI DI SISMOMETRIA Un terremoto viene registrato attraverso un sismometro che consiste essenzialmente in un pendolo ed un apparato di registrazione. Il passaggio dell’onda sismica provoca il movimento del supporto del pendolo. Il sismometro consente di ottenere un sismogramma variazione nel che dà tempo la di Accelerazione/Velocità/spostamento In realtà quando l’obiettivo è la misurazione del’accelerazione si parla di accelerometro; l’output in questo caso è un accelerogramma 42 ESEMPI DI REGISTRAZIONI Sono diversi il PGA, il contenuto in frequenza e la durata 43 Nonostante gli strumenti di tipo analogico siano stati tecnicamente superati dagli strumenti digitali, la loro presenza in reti accelerometriche è ancora molto diffusa in tutto il mondo Il DPC (Dipartimento della Protezione Civile) gestisce la Rete Accelerometrica Nazionale (RAN). La RAN è costituita da 388 strumenti, di cui 119 analogici e 269 digitali. 44 DETERMINAZIONE DELL’EPICENTRO I parametri fondamentali nell'analisi del segnale sismico sono: 1) il tempo di arrivo delle onde P e il primo impulso; 2) il tempo di arrivo di onde successive (es S); 3) l'ampiezza massima della traccia 4) Il contenuto in frequenza; 5) la durata della traccia sismica. Il tempo di arrivo delle onde P e S viene utilizzato per la localizzazione del terremoto Se in una registrazione sono leggibili sia il tempo delle onde P che delle onde S, si possono usare gli intervalli di tempo S-P per avere una stima della distanza epicentrale dalla stazione: 45 DETERMINAZIONE DELL’EPICENTRO Noti i tempi di arrivo delle onde P e S e stimate vP e vS è possibile ricavare la posizione dell’epicentro to è il tempo iniziale. Si determina il valore di “d” in tre osservatori: d 1, d2, d3 46 DETERMINAZIONE DELL’EPICENTRO Si tracciano tre circonferenze con centro nell’osservatorio e raggio “d”, l’intersezione delle tre circonferenze individua l’epicentro. 47 CURIOSITA’ Il primo sismografo costruito in metallo, funzionante ad acqua. Alto più di 1 metro; le vibrazioni del terreno provocavano la caduta delle perle d’oro in bocca ai draghi dentro la bocca delle rane che emettevano un suono percepibile fino a 500 metri. Sismografo di Zhang Heng 132 d.C 48 LA PERCEZIONE DEI SEGNALI SISMICI I segnali sismici sono dell'ordine di qualche Hz (oscillazioni/secondo) e pertanto al di sotto della soglia di percezione dell'orecchio umano che arriva a percepire i toni "bassi" fino ad un minimo di 30-50 Hz. Alcuni segnali subsonici sono percepiti per esempio da alcuni animali come cani gatti e galline, animali da cortile che spesso si agitano nei primi istanti che precedono l'arrivo di un sisma 49 Misura dell’Intensità di un TerremotoIntensità Macrosismica Gli effetti di un terremoto sono stati inizialmente valutati sulla base della percezione umana e degli effetti sui manufatti. La prima scala degli effetti di un terremoto fu realizzata all’inizio del secolo scorso da Giuseppe Mercalli, all’indomani del terremoto di Messina (1908) . Vale la pena di notare che si può parlare di Intensità di un terremoto solo in relazione alla presenza umana o di manufatti. Ad esempio non ha senso parlare di intensità per un terremoto che avviene in mare. La scala MERCALLI è pertanto una scala di intensità di tipo empirico. In Europa attualmente è in uso la scala Mercalli Cancani Sieberg: Scala Mercalli Cancani Sieberg (MCS) I Grado Impercettibile: rilevato soltanto da sismografi. II Grado Molto leggero: recepito soltanto da rari soggetti nervosi oppure estremamente sensibili se in perfetta quiete e quasi sempre nei piani superiori dei caseggiati. III Grado Leggero: anche in zone densamente abitate viene percepito come tremolio soltanto da una piccola parte degli abitanti nell’interno delle case, come nel caso del passaggio di un’automobile a velocità elevata, da alcuni viene riconosciuto quale fenomeno sismico soltanto dopo averne ragionato. IV Grado Moderato: delle persone che si trovano all’esterno degli abitati ben poche percepiscono il terremoto. All’interno viene identificato da molte, ma non da tutte le persone in seguito al tremore, oppure a oscillazioni leggere di mobili. Cristallerie e vasellame, posti a breve distanza, urtano come al passaggio di un pesante autocarro su pavimentazione irregolare. Finestre tintinnano, porte, travi e assi scricchiolano, cricchiano i soffitti. In recipienti aperti, i liquidi vengono leggermente mossi. Si ha la sensazione che in casa un oggetto pesante (un sacco o un mobile) si rovesci, oppure di oscillare con tutta la sedia o il letto come su una nave con mare mosso. In generale questi movimenti non provocano paura a meno che le persone non si siano innervosite o spaventate a causa di terremoti precedenti. In rari casi i dormienti si svegliano. 50 V Grado Abbastanza forte: perfino nel pieno delle attività giornaliere, il sisma viene percepito da numerose persone sulle strade e se sensibili anche in campo aperto. Nell’appartamento si avverte in seguito allo scuotere dell’intero edificio. Piante e rami deboli di cespugli ed alberi si muovono con evidenza., come se ci fosse un vento moderato. Oggetti pendenti entrano in oscillazione, per esempio: tendaggi, semafori e lampadari non troppo pesanti; campanelli suonano, orologi a pendolo si fermano od oscillano con maggior periodo, dipendentemente dalla direzione della scossa se perpendicolare o normale al moto di oscillazione; a volte orologi a pendolo fermi possono rifunzionare; molle dell’orologio risuonano; la luce elettrica guizza o cade in seguito a movimenti della linea; quadri urtano battendo contro le pareti oppure si spostano; vengono versate piccole quantità liquide da recipienti colmi aperti; ninnoli ed oggetti del genere si possono rovesciare, oppure oggetti addossati alle pareti, arredi leggeri possono essere spostati di poco; mobili rintronano; porte ed imposte sbattono; i vetri delle finestre si infrangono. Quasi tutti i dormienti si svegliano. Sporadici gruppi di persone fuggono all’aperto VI Grado Forte: il terremoto viene notato da tutti con paura, molti fuggono all’aperto, alcuni hanno la sensazione d’instabilità. Liquidi si muovono fortemente; quadri, libri e cose simili cadono dalle pareti e dagli scaffali; porcellane si frantumano; suppellettili assai stabili, perfino isolati pezzi di arredo vengono spostati se non rovesciati; campane minori in cappelle e chiese, orologi di campanili battono. Case isolate solidamente costruite subiscono danni leggeri; spaccature all’intonaco, caduta del rinzaffo di soffitti e di pareti. Danni più forti, ma non ancora perniciosi, si hanno sugli edifici mal costruiti. Qualche tegola o pietra di camino cade. VII Grado Molto forte: lesioni notevoli vengono provocate ad oggetti di arredamento anche di grande peso, rovesciandoli e frantumandoli. Grandi campane rintoccano. Corsi d’acqua, stagni e laghi si agitano e intorbidiscono a causa della melma smossa. Qua e là, consolidamenti delle sponde di sabbia e ghiaia scompaiono. Variazione del livello dell’acqua nelle fontane. Danni moderati a numerosi edifici di forte struttura: piccole spaccature nei muri, cadono toppe piuttosto grandi dell’incalcinatura e dello stucco, a volte mattoni; le case vengono scoperchiate. Molti fumaioli vengono lesi da incrinature, da caduta di tegole, da fuoriuscita di pietre; camini già rovinati si rovesciano sopra il tetto danneggiandolo. Da torri e costruzioni alte cadono decorazioni mal fissate. Quando la casa è a pareti intelaiate, i danni all’incalcinatura e all’intelaiatura sono più gravi. Case mal costruite oppure riattate a volte crollano. VIII Grado Rovinoso: interi tronchi d’albero pendono inanimi o perfino si staccano. Anche i mobili più pesanti vengono spostati e a volte rovesciati. Statue, pietre miliari in chiese, in cimiteri e parchi pubblici ruotano sul proprio piedistallo oppure si rovesciano. Solidi muri di cinta in pietra sono aperti ed atterrati. Un quarto circa delle case è gravemente leso; alcune crollano; molte divengono inabitabili. Negli edifici ad intelaiatura gran parte delle intelaiature cadono. Case in legno vengono schiacciate e rovesciate. Si sente spesso che campanili di chiese e di fabbriche dopo la loro caduta provocano a edifici vicini spesso lesioni più gravi di quanto non avrebbe fatto da solo il terremoto. In pendii e terreni acquitrinosi si formano crepe. Dalle paludi si ha l’espulsione di sabbia e melma. 51 IX Grado Distruttivo: circa la metà delle case in pietra sono distrutte; parecchie crollano; la maggior parte diviene inabitabile. Case ad intelaiatura sono divelte dalle proprie fondamenta, e crollano; travi strappate dipendentemente dalle circostanze contribuiscono assai alla rovina. X Grado Completamente distruttivo: gravissima distruzione di circa 3/4 degli edifici, la maggior parte crolla. Perfino costruzioni solide di legno e ponti subiscono gravi lesioni, alcuni vengono distrutti. Argini e dighe ecc. sono danneggiati notevolmente, binari leggermente piegati e tubature (gas, acqua e scarichi) vengono troncate rotte e schiacciate. Nelle strade lastricate e asfaltate si formano crepe e per pressione sporgono larghe pieghe ondose. In terre meno dense e più umide si creano spaccature fino alla larghezza di più decimetri; si notano parallelamente ai corsi d’acqua crepature che raggiungono larghezze fino ad un metro. Non soltanto scivolano pezzi di terra dai pendii, ma interi macigni rotolano a valle. Grossi massi si staccano dagli argini dei fiumi e di coste scoscese, riviere basse subiscono spostamenti di masse sabbiose e fangose, per cui il livello del terreno viene notevolmente variato. Varia di frequente il livello dell’acqua nelle fontane. Da fiumi, canali e laghi ecc. le acque vengono gettate contro le sponde. XI Grado Catastrofico: crollo di tutti gli edifici in muratura, soltanto costruzioni e capanne di legno ad incastro di grande elasticità ancora reggono. Anche i più grandi e i più sicuri ponti crollano a causa della caduta di pilastri in pietra o del cedimento di quelli in ferro. Binari si piegano fortemente e si spezzano. Tubature vengono spaccate e lese in modo irrimediabile. Nel terreno si manifestano vari mutamenti di notevole estensione, dipendentemente dalla natura del suolo: grandi crepe e spaccature si aprono; e soprattutto in terreni morbidi e acquitrinosi il dissesto è considerevole sia orizzontalmente che verticalmente. Ne segue il trabocco di sabbia e melma con le diverse manifestazioni. Sfaldamento di terreni e caduta di massi sono frequenti. XII Grado Grandemente catastrofico: non regge alcuna opera d’uomo. Lo scombussolio del paesaggio assume aspetti grandiosi. Flussi d’acqua sotterranei in superficie subiscono i mutamenti più vari: si formano cascate, laghi scompaiono, fiumi deviano Le isosisme congiungono i punti del territorio dove gli effetti del sisma sono paragonabili 52 Misura dell’Intensità di un Terremoto Con il diffondersi delle stazioni sismiche nei primi decenni del secolo XX, si è gradualmente posto il problema di misurare i terremoti con una scala "assoluta" di tipo strumentale, dunque più sicura e precisa della scala Mercalli. Il passo decisivo in questa direzione fu compiuto nei primi anni '30 da C.F. Richter, presso il California Institute of Technology di Pasadena. La Scale Richter è basata sulla misura della Magnitudo (M), correlata all’energia rilasciata durante un terremoto nella porzione di crosta dove lo stesso è generato. Richter e Gutemberg nel 1935 per definire la Magnitudo utilizzarono l’ampiezza delle onde registrate da un sismografo standard ( Wood Anderson-WA). Il valore di Magnitudo zero fu definito come quello corrispondente ad un terremoto che a distanza di 100 km dall’epicentro fa registrare un’ampiezza massima di 0.001 mm. L’aumento di un’unità nella scala di Magnitudo si fece corrispondere ad un aumento di 10 volte dell’ampiezza massima registrata rispetto al valore immediatamente precedente (es:passando da M=4 a M=7 l’ampiezza massima aumenta di 1000 volte) La scala Richter dovendo descrivere terremoti di piccola e grande intensità con un numero ragionevole di valori è stata espressa in scala logaritmica. 53 Magnitudo Wadati & Richter (1930) A M log f , h Cs Cr T Da misure effettuate dallo strumento standard per eventi diversi, al variare della distanza epicentrale, si ottengono fondamentalmente curve parallele (in terrmini di ampiezza massima espressa come logaritmo in base 10), cioè la differenza fra le curve risulta indipendente dalla distanza. Ciò consente di superare la limitazione di dover effettuare la misura a distanza di 100 km dall’epicentro. 54 Magnitudo Locale o Richter Noto il valore di log Ao, al variare della distanza epicentrale, la Magnitudo è espressa come: M = ML = log A - log A0 A = ampiezza di picco, in mm, della traccia registrata da un WA ad una data distanza; A0 = ampiezza corrispondente del terremoto "zero" alla stessa distanza. Per distanze fra 0 e 600 km, Richter propose la seguente espressione di log Ao: log Ao a log( R / 100) b( R 100) R = distanza epicenrale in Km; a,b = coefficienti empirici 55 Magnitudo Locale o Richter Con particolare riferimento alla California meridionale, Richter definì la seguente espressione di Magnitudo: M (M L ) log A 3 log( 8t (s)) 2.92 Pertanto la Magnitudo di un evento sismico può essere determinata noti i tempi intercorsi fra la registrazione dell onde P e quella delle onde S, e l’ampiezza massima dell’oscillazione registrata. 56 Magnitudo Locale o Richter La principale limitazione di tale misura è legata all’uso dello strumento standard (WA) non adatto a registrare oscillazioni di lungo periodo generate dai grandi terremoti, ciò comporta problemi soprattutto per M>7. Per superare le limitazioni di tale misura di Magnitudo sono state introdotte altre scale, basate su picchi di ampiezza registrati in campi di frequenza diversi, valide soprattutto per elevate distanze epicentrali e per profondità della sorgente elevate. Inoltre, per terremoti più deboli di quello campione la Magnitudo risulta negativa; tuttavia ciò è di scarso interesse in quanto i terremoti percepiti dall’uomo hanno Magnitudo superiore a 2. 57 Magnitudo di Superficie- MS Per estendere la scala di magnitudo a terremoti distanti, o "telesismi" (distanza D > 2000 km) a partire dal 1936 Gutenberg e Richter introdussero l’uso dell’ampiezza di onde di superficie di periodo T = 20 sec. La scala Ms è applicabile per terremoti di profondità "normale" (< 50 km); gli eventi più profondi generano onde superficiali molto ridotte in ampiezza, e per misurare la magnitudo conviene quindi usare le onde di volume (P o S). Ms = log (A/T) + 1.66 log D + 3.3, con 20°<D<160° D è espressa in gradi: un grado corrisponde a circa 111 Km. Magnitudo delle Onde di Profondità, Mb Si è pertanto introdotta un’altra scala di magnitudo, denominata Mb, ricavata dal picco di ampiezza delle onde di volume (P o S) a corto periodo. Questa scala è conveniente per le distanze comprese fra 600 e 2000 chilometri. Il periodo T in corrispondenza del quale la magnitudo viene di solito determinata è di 1-3 secondi. Una sua formula semplificata è: mb = log (A/T) + 0.01 D + 5.9 25°<D<90° 58 Magnitudo di Momento - Mw Si basa sul parametro sismologico Momento Sismico, esso rappresenta il prodotto tra la Superficie della faglia, la dislocazione e la resistenza della roccia, per cui è connesso all’energia liberata durante un evento sismico: Mw=µ uA µ = costante di Lamé, ovvero è il modulo di taglio delle rocce crostali in cui avviene la frattura sismica su una faglia, u = il valore medio dello spostamento relativo sulla superficie di frattura A = l’area di tale superficie. 59 Momento Sismico M0 AD µ = modulo di rigidità (32 GPa nella crosta, 75 GPa nel mantello) A = area di frattura D = dislocazione media Sussiste una relazione tra la scala di magnitudo-momento MW e le altre scale: MW = ML per MW ≤ 6.2 ed MW = MS per 6.2 ≤ Mw ≤ 8.0. 60 Magnitudo ed Energia La Magnitudo di un terremoto è correlata all’energia sismica rilasciata. Calcoliamo l’energia considerando la risposta di una particella a un campo sismico transiente. Al passaggio dell’onda, la particella, che ha una sua energia potenziale, acquisterà velocità e quindi energia cinetica. La somma delle energie cinetica e potenziale integrata sul tempo è l’energia totale. Gutenberg e Richter hanno trovato le seguenti relazioni empiriche: logE 5.8 2.4mb logE 11.8 1.5MS Un incremento di un’unità della Magnitudo comporta un incremento di 32 volte l’energia rilasciata. 61 SCALA RICHTER - 1935 Magnitudo: unità di misura dell’ampiezza delle onde sismiche pregio : permette di determinare la quantità di energia liberata MAGNITUDO QUANTITA’ TRITOLO EQUIVALENTE MERCALLI 1,0 20 Kg 0° 2,0 625 Kg I° 3,0 20 tonn. II° 3,5 110 tonn. III° 4,0 625 tonn. IV° 4,5 3500 tonn. V° 5,0 20000 tonn. VI° 5,5 110000 tonn. VII° 6,0 625000 tonn. VIII° 6,5 3.500.000 tonn. IX° 7,5 20.000.000 tonn. X° 8,0 10 miliardi tonn. XI° 9,0 625 miliardi tonn. XII° Leggi di attenuazione Per risalire all’intensità del terremoto a diverse distanze dall’epicentro si usano espressioni empiriche, dette leggi di attenuazione, che descrivono in forma semplificata, come il moto del suolo si attenua in ampiezza al crescere della distanza dalla sorgente sismica. Esse impiegano una unica grandezza per descrivere l’intensità del terremoto alla sorgente (la magnitudo), ed una unica grandezza per mettere in conto gli effetti legati alla propagazione delle onde sismiche dalla sorgente al sito (una misura della distanza). Inoltre si mette in conto la categoria del suolo (es tramite VS) e anche il meccanismo di faglia che ha generato il terremoto. Un’espressione recente è quella di Ambraseys (2005), relativa all’accelerazione massima orizzontale e ricavata sull’osservazione di circa 600 terremoti europei: log amax = 2.522-0.142 MW + (-3.184+0.314MW)log d+ 0.137SS+ 0.056SA -0.084 FN+0.062 FT-0.044Fo d r 2 7.6 2 1/ 2 amax = accelerazione orizzontale di picco del suolo (massimo nelle due direzioni ortogonali) r= distanza epicentrale in Km SA e SS dipendono dalle caratteristiche del suolo SA ed SS = indicatori delle caratteristiche del profilo del terreno in sito, sulla base di classi di valori della velocità media VS (=b) di propagazione delle onde trasversali entro 30 m dalla superficie. Più precisamente, si assume: SA = 0, SS = 0 per roccia o materiale molto rigido (VS > 750 m/s) SA = 1, SS = 0 per profilo di terreno rigido (VS = 360–750 m/s) SA = 0, SS = 1 per profilo di terreno soffice (VS = 180–360 m/s) SA = 1, SS = 1 per profilo di terreno molto deformabile (VS < 180 m/s). 63 Leggi di attenuazione log amax = 2.522-0.142 MW + (-3.184+0.314MW)log d+ 0.137SS+ 0.056SA -0.084 FN+0.062 FT-0.044Fo d r 2 7.6 2 1/ 2 FN , FT , Fo: indicatori del meccanismo di faglia. Più precisamente, si assume: FN= 1 per terremoti generati da faglie normali, altrimenti uguale a zero FT= 1 per terremoti generati da faglie inverse altrimenti uguale a zero Fo = 0, per terremoti generati da faglie con meccanismo sconosciuto altrimenti uguale a zero Una legge di attenuazione derivante dalla sola osservazione di terremoti italiani è quella di Sabetta e Pugliese (1996) log amax =-1.562 +0.306M-log (r2+5.82) l1/2+ 0.169S S = 0 per siti rigidi o depositi alluvionali profondi (H>20m) S= 1 per depositi superficiali (5m<H<20m) M assimilabile ad MW Le precedenti relazioni sono utili per definire la mappa di pericolosità sismica, su cui si basa la zonazione nazionale. 64 Confronto tra le relazioni di attenuazione su siti rocciosi per l’accelerazione orizzontale di picco, agmax, di Ambraseys et. al. (2005) per i dati europei, a tratto spesso, e quella di Sabetta e Pugliese (1996) per i dati italiani. 65 Zonazione sismogenetica La zonazione sismica ha per scopo la determinazione della pericolosità di un sito specifico (o di una regione estesa), cioè della severità dei terremoti attesi nel sito. La macrozonazione considera innanzitutto la sismicità regionale e deriva da questa la descrizione dello scuotimento del suolo facendo riferimento a condizioni standard di suolo rigido, idealmente costituito da substrato roccioso affiorante. Così le norme sismiche, ed in particolare l’Eurocodice 8 (a cui si sono ispirate le norme italiane), presuppongono che sia disponibile per il territorio nazionale di applicazione una carta di zonazione sismica, in cui si rappresenta la severità dei terremoti attesi (o pericolosità di riferimento) con i valori del parametro ag, accelerazione di picco su suolo roccioso o comunque rigido aventi un fissato periodo di ritorno. La microzonazione si rivolge ad un territorio di limitata estensione (un comune) ed ha per scopo primario di valutare le modificazioni apportate allo scuotimento dalle condizioni geologico-geotecniche e dalle irregolarità topografiche, locali. Rientrano tradizionalmente nelle problematiche della microzonazione anche il trattamento degli effetti di sorgenti sismiche prossime al sito e i cosiddetti effetti “indotti” dello scuotimento del suolo, quali l’instabilità dei versanti, i fenomeni di liquefazione dei terreni). 66 Zonazione sismogenetica Zonazione sismogenetica : Si identificano e caratterizzano le aree sorgenti (faglie) nella regione considerata. 67 Mappa di pericolosità sismica Per definire il livello di sismicità caratteristico di ciascuna area sorgente si procede a un’analisi statistica degli eventi del passato. Nella stima del tasso di occorrenza per ogni classe di magnitudo degli eventi, occorre anche valutare quale è l’intervallo temporale in cui tale classe risulta completa. Le leggi di attenuazione con la distanza dalla sorgente dei parametri sismologici scelti quali indicatori del livello di scuotimento (intensità, accelerazione orizzontale di picco PGA-, etc.) sono prese dalla letteratura. In figura è mostrata la mappa della pericolosità del territorio italiano, come mappa dell’intensità macrosismica che ha una probabilità del 90% di non essere superata in un periodo di 50 anni, ovvero che ha un periodo di ritorno di 475 anni. Il Rischio Sismico R=V*E*P V = Vulnerabilità:è la probabilità che un bene, una categoria di beni presenti in un sito subiscano un certo livello di danno per effetto di un certo livello di scuotimento. E = Esposizione: è una misura della qualità e consistenza di beni e/o persone che possono essere danneggiate dall’evento sismico. P = Pericolosità sismica o Hazard: è la probabilità che in un sito si verifichi un evento di una fissata intensità in un prestabilito intervallo di tempo. Non si può agire sull’hazard, ma si può senz’altro cercare di mitigare il rischio. 69 La normativa sismica: la storia… 1784 – Circolare emanata da Ferdinando IV di Borbone (dopo il terremoto di Reggio Calabria) 1859 - Circolare emanata dal governo pontificio di Pio IX 1884 - Regio Decreto n. 2600 1906- Regio Decreto n. 511 1909 – Regio Decreto n. 193 - La distruzione totale di Messina e Reggio Calabria con circa 12000 vittime condusse all’emanazione del decreto che prevedeva fra l’altro: eliminazione delle strutture spingenti, distanza massima di 5 m fra i muri portanti, realizzazione delle costruzioni con ossatura in legno, ferro, cemento armato, muratura armata. 1926- Regio Decreto n. 1099 Introduzione delle categorie sismiche 1969- Circolale ll.pp. 6090 “Norme tecniche per la progettazione il calcolo, l’esecuzione e il collaudo con strutture prefabbricate in zone asisimche e sismiche” Emanata in seguito al terremoto del Belice 1974- Legge n. 64 del 2 Febbraio 1974 1977- Introduzione del metodo POR 1996- Aggiornamento della normativa sismica 1997-Circolare n. 65 del 10 Aprile 1997 2003 – OPCM N° 3274 2005 - OPCM 3341 2005 - Ottobre, Testo unico sulle costruzioni. 2008 – Gennaio, Norme tecniche sulle costruzioni. 2009 – Febbraio, circolare 617 del 2/2/2009 esplicativa del D.M. 14/1/2008 (Testo Unico sulla Costruzioni) 2009 - CIRCOLARE 5 agosto 2009 “Nuove norme tecniche per le costruzioni approvate con decreto del Ministro delle infrastrutture 14 gennaio 2008 - Cessazione del regime transitorio di cui all'articolo 20, comma 1, del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248.” Sulla Gazzetta Ufficiale n.187 del 13 agosto 2009 è stata pubblicata la circolare. Il terremoto dell’Aquila ha segnato una svolta sull’eterno regime transitorio della normativa in materia sismica. NORMATIVA EUROPEA: EC8 (Eurocodice 8) In 370 anni sono state emanati circa 40 fra leggi, decreti e circolare che avrebbero dovuto migliorare notevolmente la qualità della progettazione, la pratica esecutiva, le proprietà dei materiali. 70 Reperto fotografico Il 28 dicembre 1908, all'alba, una forte scossa di terremoto, con epicentro nello Stretto di Messina e di magnitudo 7,2 della scala Richter, danneggiò gravemente Messina e Reggio Calabria, e i centri limitrofi, provocando circa 100.000 vittime e distruggendo gran parte del patrimonio edilizio e urbanistico delle due città. Il sisma fu seguito da un maremoto violentissimo: onde alte tra i 6 e i 10 m colpirono le coste della Sicilia orientale, causando con ogni probabilità il maggior numero di vittime perché la gente, uscita di casa per timore dei crolli, si era riversata proprio sulle spiagge. Nella foto, un quartiere di Messina distrutto dal terremoto. Il terremoto di Valdivia del 1960, conosciuto anche come Grande Terremoto Cileno, fu un terremoto avvenuto il 22 maggio 1960 alle 19:11 UTC. Il suo epicentro è localizzato nei dintorni della città di Valdivia, Cile, con una magnitudo di 9,5º della scala Richter: è il terremoto più forte mai registrato. Dopo la scossa principale si registrarono una serie di importanti movimenti tellurici che tra il 21 maggio e il 6 luglio colpirono la maggior parte del sud del paese. Il sisma fu avvertito in differenti parti del pianeta e produsse uno tsunami che colpì diverse località dell'Oceano Pacifico, come le Hawaii e il Giappone e l'eruzione del Vulcano Puyehue. Il disastro provocò circa 3.000 morti e più di due milioni di sfollati. 71 EFFETTO DEI TERREMOTI Accelerazione Sismica Medio-Bassa Ribaltamento di mobili Danni ai tramezzi 23/11/1980 – Irpinia e Basilicata Danni alle pareti di tamponamento per azioni nel loro piano EFFETTO DEI TERREMOTI Accelerazione Sismica Elevata Northridge, California earthquake, Jan 17 1994, M 6.69 Edificio con struttura intelaiata in c.a. non duttile, meccanismi a taglio MECCANISMI DI PIANO 1999 – Turchia Espulsione di blocchi di Calcestruzzo, scorrimento lungo la lesione 1999 – Turchia MECCANISMI DI PIANO-Progressione del danneggiamento Perdita di un piano intermedio 1995 – Kobe Meccanismi di piano S. Angelo dei Lombardi 23/11/1980 – Irpinia e Basilicata Crollo totale – tipico (pilastri scadenti) 1999 – Turchia Crollo totale – pilastri di ottima fattura 1994 – Northridge IzmitIzmit (KocaeliKocaeli ), Turkey earthquake, Aug. 17, 1999 M 7.4 Danno al nodo colonna -trave Nei riguardi della Vulnerabilità in particolare, l’esperienza del passato ha mostrato quanto influisce sulla risposta strutturale • La cattiva qualità muraria Cedimenti delle fondazioni Spanciamento del paramento murario Danni nel Piano Errori in edifici consolidati (cordoli non collegati) 6 Aprile 2009: l’Aquila Secondo l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), l’evento principale della notte del 6 Aprile è stato generato da una faglia normale, orientata lungo la direzione NW-SE, ed ha avuto Magnitudo Locale ML=5.8 e Magnitudo Momento MW=6.3. La profondità ipocentrale è stata di circa 10 Km. Stazioni della RAN Le accelerazioni registrate in prossimità dell’epicentro, entro un raggio di circa 5 km, variano tra 0.4 e 0.7 g, e sono sempre maggiori di quelle stimate da Sabetta e Pugliese alla stessa distanza, per eventi della stessa Magnitudo. Ciò conferma la particolare intensità dello scuotimento generato dal sisma nella zona epicentrale, che è da attribuire sia al tipo di meccanismo focale, sia alla modesta profondità alla quale l’energia è stata rilasciata. Le accelerazioni registrate decrescono fortemente al crescere della distanza epicentrale Tali osservazioni sono congruenti con quanto osservato in sito circa i danni indotti, che si estinguono molto rapidamente allontanandosi dall’epicentro. 92 6 Aprile 2009:l’Aquila Intervallo temporale più significativo Accelerogrammi registrati in una delle stazioni nelle tre direzioni ortogonali La durata dello scuotimento è di circa 20 s Gli accelerogrammi sono asimmetrici, vale a dire che l’ampiezza riferita alla stessa direzione non è uguale nei due versi. L’accelerazione di picco verticale è paragonabile con quella nelle due direzioni orizzontali. 93 6 Aprile 2009:l’Aquila Intervallo di tempo più significativo Il moto ondulatorio parte in maniera intensa subito dopo l’inizio del forte moto sussultorio (con un ritardo di appena 1 secondo circa), quando le accelerazioni verticali sono ancora significative (finanche dell’ordine di 0.2÷0.3g). Ciò è dovuto alla breve distanza dalla faglia, per cui le onde di compressione P (Primae, più veloci) e le onde di taglio S (Secundae, più lente) compiono un breve percorso, arrivando praticamente insieme. Peraltro, sempre a causa del breve percorso dalla sorgente, sia le onde P sia le onde S arrivano in superficie con angoli di incidenza variabili, contribuendo entrambe sia al moto sussultorio sia al moto ondulatorio. 94 6 Aprile 2009:l’Aquila Contenuto in frequenza 95 6 Aprile 2009:l’Aquila Tempo di rilascio dell’energia 96 6 Aprile 2009:l’Aquila Il terremoto de L’Aquila è stato un terremoto forte in un’area molto concentrata nell’intorno della zona ipocentrale (terremoto Near Fault). Nel caso specifico, purtroppo, una intera città e molti paesi si sono ritrovati proprio a ridosso della zona sismogenetica, patendo conseguenze gravissime. 97 FESSURE DIAGONALI 98 FESSURE DIAGONALI 6 Aprile 2009 99 6 Aprile 2009 100 6 Aprile 2009 Collasso fuori dal piano per effetto dell’azione orizzontale della trave in legno. 6 Aprile 2009 Collasso fuori dal piano per meccanismo di tipo flessionale. La presenza delle catene ha scongiurato il ribaltamento delle pareti. 6 Aprile 2009 Collasso fuori dal piano per effetto del ribaltamento della facciata a causa di mancanza di collegamento con il muro ortogonale. 6 Aprile 2009 Danneggiamento a taglio nel piano. La presenza delle catene in corrispondenza dei muri ortogonali ha evitato il collasso fuori dal piano. 104 6 Aprile 2009 6 Aprile 2009 6 Aprile 2009 6 Aprile 2009 Assenza di danni. Il buon ammorsamento fra i muri ortogonali e la buona qualità muraria ha evitato il danneggiamento 6 Aprile 2009 Il collasso di una parte dell’edificio ha riguardato tutti i piani, con elevate rotazioni plastiche nelle travi. 6 Aprile 2009 Meccanismo di piano: La presenza di grandi aperture al piano terra, rispetto a quelle presenti ai piani superiori ha determinato una concentrazione del danno in tale piano. 6 Aprile 2009 Collasso a taglio del nodo Assenza di staffe nel nodo ed instabilità delle barre longitudinali 6 Aprile 2009 6 Aprile 2009 6 Aprile 2009 6 Aprile 2009 Paganica 115 6 Aprile 2009 Paganica 116