Il nostro Giornale 79 Bed and Breakfast (Terra-mare) Piccole Cerimonie Via Magg. Galliano, 23 SUPERSANO (LE) CUCINA TIPICA RIVISITATA www.ristorantekilometrozero.com Info: Sandro: 340 1557104 Tiziano: 333 9698484 Il nostro Giornale 79 25 DICEMBRE 2013 n. Il nostro Giornale Anno XXXVII – n. 79 = Supersano, 25 dicembre 2013 Direttore responsabile: - GINO DE VITIS Hanno collaborato: - MARIA A. BONDANESE - RAFFAELE CAPRARO - OSVALDO CASTO - FABIO MASSIMO CONTE - MICHELE DE VITIS - RAFFAELLA DE VITIS - GINO FIORITO - TETO GALATI (documento) - GIUSEPPE GRAGNANIELLO - NUNZIA GRECUCCIO - DON GIUSEPPE INDINO - ALESSANDRO LAPORTA - ARCANGELO MAGLI (documento) - DINO MANGANARO - TONIO MICOCCI Foto e riproduzioni: FOTO CANTORO – Supersano (Lecce) Stampa: EDITRICE SALENTINA - Galatina (Lecce) Il nostro Giornale Via Vittorio Alfieri, 60 73040 – Supersano (Lecce) Foto di copertina: Facciata masseria ‘Spaccaghiande’. Foto in basso: Parco Rimembranze: particolare di una delle lapidi che ricordano i Caduti supersanesi. Lettere al Giornale Marina di Leuca, 12 luglio 2013 Con il giornale, per leggere il presente, senza dimenticare il passato e consegnarlo al futuro. Carissimo Gino, ti ringrazio di cuore per ‘Il nostro Giornale’ che ricevo puntualmente anche qui a Leuca e che in qualche modo risveglia il legame con la comunità di Supersano, che ho amato e servito per nove anni. E’ lodevole l’impegno con cui porti avanti il prezioso compito che ti sei assunto con questo strumento: leggere il presente, senza dimenticare il passato, per consegnarlo al futuro. Ti assicuro che accarezzare i ricordi è un’opera di impareggiabile benessere. Approfitto per un caro saluto ad Eufemia e ai tuoi figli, e a te un caloroso abbraccio. don Giuseppe * * * Supersano, 11 ottobre 2013 Ricordando Michele Manganaro, ‘papà dei rioni in festa’ a ‘Il nostro Giornale’ “Avevo 14 anni e Michele ne aveva 16, quando ci siamo conosciuti, uniti sia per la comune passione per Il nostro Giornale 25 DICEMBRE 2013 venne sempre più nutrito (si arrivò addirittura ad averne a disposizione circa 200), al punto tale che Michele decise di organizzare una griglia di piacevoli giochi di vario genere, che contrassegnò col titolo di “Rioni in festa”. Lavoro che condusse con un tal trasporto, colmo di allegria e passione, senza per questo dover chiedere nulla in cambio, se non una piccola quota per ogni bambino, che utilizzò anche per l’acquisto di tanti piccoli regalini offerti a tutti i partecipanti. Tale trasporto portò Michele ad organizzare tal piacevole incontro, anche nel periodo delle festività natalizie, con modalità diverse, ma sempre con lo spirito sano del gioco, fattore essenziale per la sana crescita dei bambini. Questo lo scopo di Michele che organizzava ‘Tanto e Tutto’ per i piccoli amici, spinto anche dall’amara e terribile esperienza, vissuta da bambino in un orfanotrofio, che lo aveva fornito di una particolare sensibilità per dedicarsi agli altri. Forse per la dolorosa vicenda vissuta, sente sulla propria pelle le ingiustizie perpetrate nei confronti dei più piccoli e che gli consentì di mobilitare un intero paese, rione per rione, per solo impegnare, educare e far divertire i bambini, e qui guadagnarsi l’appellativo di “Papà dei rioni”. Siamo certi che negli anni che verranno, ognuno di questi bambini, divenuto adulto, ricorderà con particolare affetto Michele Manganaro ed i “Rioni in festa”. Al proposito, cogliamo l’occasione, per il tramite de “Il nostro Giornale”, di porgere un affettuoso saluto alla moglie Anna ed Agosto 2004: il gruppo organizzatore dell’intrattenimento sportivo ‘Rioni in festa’. ai suoi figli Salvatore, Laura e Bruno. In primo piano, Michele Manganaro. A lui, a Michele, giunga, da Supersano, al “Rione Paradiso”, un sincero grazie di cuore. la ‘nostra’ Juventus, sia perché giocavamo insieme al calcio. Michele era orfano di padre, e per questo aveva trascorso l’adolescenza in collegio, dove, purtroppo, veniva maltrattato, ragione questa che sovente lo portava a scappare, per tornare al suo paesello, per poi essere puntualmente ripreso e riaccompagnato in collegio. Quell’odissea ebbe fine al compimento del 17° anno, che lo vide migrante per Monza, ove trovò lavoro e qui restò”. Queste poche ma efficaci pennellate di ricordi, segnano lacrimando il volto di Tonio Micocci, per l’amico che ora Tonio Micocci – Dino Manganaro – Nunzia Grecuccio non c’è più. Erano quelli tempi d’oro per chi emigrava al Nord Italia, poiché le probabilità di trovar lavoro erano tantissime e Michele aveva avuto il modo più rispondente al suo desiderio: emergere e poter finalmente dire “ce l’ho fatta da solo!”. Formò una fortunata famiglia, e ben presto riuscì a crearsi un lavoro per sé ed i suoi, ma col pensiero fisso di poter seguire i bambini più piccoli nell’insegnamento del calcio e dei veri valori della vita, proprio quello che lui, purtroppo, non aveva ricevuto da piccolo. Fu così che prese per mano una squadra di calcio nella categoria ‘pulcini’, portandola avanti e con non poche soddisfazioni. E questa sua ardente passione volle trasmetterla anche ai bambini del suo paese natale, Supersano, e fu così che nei primi anni Novanta, cominciò ad organizzare alcuni giochi per i bambini del rione ‘Tripoli’, sfruttando pienamente il lasso di tempo estivo, quando tornava per le ferie. Ed i ricordi dei primi giochi, ci portano con la mente a quella ‘rete, distesa da un muro all’altro’, su cui bisognava far passare il pallone. Quello fu l’inizio, ma col passare degli anni il numero dei bambini che si iscrivevano di- Insieme delle squadre ‘Rioni in festa’. Michele è al centro della foto (Foto De Pascali). 2 Il nostro Giornale 25 DICEMBRE 2013 Ci uniamo al trio che ci ha dato queste note, per ricordare la figura di Michele Manganaro, spulciando dalle varie lettere, che fanno parte del nostro archivio della ‘memoria’, che Michele ci ha fatto pervenire nel corso di questi anni, sempre in veste di attento lettore de ‘il nostro Giornale’. Ne abbiamo scelte due di circa trent’anni fa, quando risiedeva in quel di Cinisello Balsamo. La prima, datata 21 maggio 1984, è una sua personale filippica contro i responsabili del festival di Sanremo, i quali avrebbero perpetrato una impietosa congiura nei confronti della compaesana Cinzia Corrado, ingiustamente esclusa dalla competizione canora, ‘realtà fatta di discriminazione che ancora oggi, alle porte del 2000 vige tra nord e sud’. Sappiamo che il palese rimbrotto di Michele venne sopito l’anno successivo, quando la brava Cinzia non solo partecipò alla più importante kermesse della canzone nazionale, ma addirittura vinse il festival, nella categoria ‘nuove proposte’, con ‘Niente di più’, il pezzo che, naturalmente, avrà colmato di gioia il nostro compaesano. La seconda citazione è del 23 luglio 1986 e con essa, l’amico si rammarica per la ridotta periodicità del nostro foglio, che lui vedrebbe, visti gli argomenti che tratta, addirittura a scadenza mensile, ma nel contempo si dà la risposta più plausibile, che non poteva essere che quella del ‘non ci sono fondi’ , proponendo una personale soluzione che in verità una comunità come quella del nostro borgo non potrebbe mai attuare. E’ già tanto, anzi tantissimo, quello che i nostri compaesani, fanno per la sopravvivenza semestrale del ‘loro’ giornale. Non solo, diciamo noi, ma soprattutto per il fatto che un paese di circa 4.500 anime, non potrebbe offrire argomenti ‘sufficienti e necessari’ per renderne più frequente l’uscita. Grazie tante, caro Michele, perché con queste indicazioni volevi solo rendere più frequente il piacere di leggere su Supersano. Assolutamente impossibile, anche perché, oltretutto, sarebbe impresa titanica, oltre ad affrontare una tal spesa, dover curare la impaginazione di un periodico in così breve lasso di tempo, raccogliendo la quantità di servizi e relativa documentazione fotografica. Resta comunque il fatto che, come accennato sopra, Michele aveva voluto sottolineare l’incontenibile contentezza vissuta ad ogni ricevimento del giornale ‘per gli argomenti trattati, che sintetizzano vita e fatti avvenuti e che ci fanno sentire sempre fresca e salutare l’aria del nostro paese natale’. Della qual cosa, rendiamo un sincero e doveroso grazie alla sua memoria, esprimendo anche noi affettuosi saluti alla moglie Anna ed ai suoi figli Salvatore, Laura e Bruno. * * * Lecce, 7 novembre 2013 Aldo De Bernart e Supersano (un ricordo) Caro Gino, comincio questa mia con un duplice ringraziamento: per la calorosa accoglienza che hai voluto riservare al mio Ritratto di Aldo De Bernart, che l’amico Luigi Giungato ha inserito, bontà sua, con precedenza assoluta, nel fascicolo di maggio-giugno della rivista “Anxa News” (che io conside- ro, insieme a “Il nostro Giornale” tra le poche voci libere e culturalmente qualificate ancora attive nella nostra provincia) e per lo spazio che invece tu, all’ultimo numero della rivista, hai riservato ad una vecchia foto (appena trent’anni fa!) che mi ritrae insieme a lui, al mai dimenticato mio collaboratore Enzo Panareo ed alle autorità supersanesi del tempo (Sindaco ed Assessore), al vernissage di una mostra di Ezio Sanapo. Mi congratulo davvero con te per il fortunato recupero –nemmeno ricordavo fossero state eseguite delle foto- e per l’omaggio affettuoso a De Bernart (che co- 24 giugno 1999: un momento della festa per il collocamento in pensione di quattro insegnanti del Circolo Didattico di Ruffano. Il Direttore Aldo De Bernart conversa con alcuni maestri. me sai bene mi era zio, per aver sposato la sorella di mia madre) che vi compare in piena forma e che, se la memoria non mi tradisce, ci incantò quella sera, descrivendo i quadri di Ezio con la sua consueta vis oratoria e con la profonda competenza che aveva in campo artistico. Ed è stata proprio quella foto, esattamente come successe a Proust con ‘La petite Madeleine” e la sua “Tazza di the”, a far rinascere in me tanti ricordi di quegli anni lontani in cui percorrevo in lungo ed in largo il Salento, alla ricerca di tutto quanto potesse servire all’attività di un giovane bibliotecario impegnato. E Supersano la attraversavo ogni giorno, all’andata e al ritorno, essendo la prima tappa del mio percorso pendolare per Lecce. Dunque, Supersano ed Aldo De Bernart, due passioni che non si dimenticano e che sono ancora grande parte di me stesso: Supersano che egli mi illustrava (come aveva già fatto magistralmente con Ruffano) descrivendomela e parlandomi dei suoi lavori scientifici che la riguardavano: Supersano con il castello dei Del Balzo, di cui mi aveva insegnato a riconoscere lo stemma caratterizzato dalla stella cometa, e si doleva per il rischio di crollo in quegli anni in cui non appariva certo smagliante come appare oggi; Supersano con il Bosco Belvedere, teatro di lotte durante il ‘brigantaggio’, nei primi anni dell’Italia Unita ed ‘oasi naturalistica’ come oggi va di moda dire, per tutto il Medioevo e negli anni straordinari del Rinascimento, quando i paesi risorgevano al seguito di prìn- 3 Il nostro Giornale 25 DICEMBRE 2013 28 giugno 1990: festa d’addio del Prof. Aldo De Bernart, che, dopo 46 anni, va in pensione, presenti autorità civili e scolastiche del Circolo. Il festeggiato, in prima fila, segue attentamente l’intervento di un’insegnante. Gli è accanto il Prof. Enzo Vetruccio, quindi il Dott. Alberto Andrani, sindaco di Supersano. cipi illuminati. Supersano infine che egli amava, compiendovi il suo quotidiano dovere di Direttore Didattico, in maniera sviscerata, privilegiando naturalmente i bambini, in cui vedeva i cittadini di domani, da formare con dedizione e devozione. E’ naturale che questo ‘patrimonio’ si trasferiva completamente in me, che ero realmente orfano di padre, e non avevo chi potesse raccontarmi queste affascinanti epopee. Ebbene, ad una di queste ‘lezioni’ familiari di storia e cultura locale, si rifà il mio ricordo che voglio partecipare a te ed ai lettori de ‘Il nostro Giornale’. Mi raccontava dunque mio zio che Supersano era famosa per un vino forte che si produceva a Sombrino, non dissimile da quelli delle nostre terre, ma più robusto, quello che con voce greca si diceva ‘mieru’, ed è ancora festeggiato annualmente a Carpignano, nel mese di settembre. Un vino che però aveva perso la sua supremazia e la sua identità, tanto che il tempo ne aveva cancellato persino la memoria. Egli mi confessava di non ricordare dove avesse letto questo particolare, e data la vastità delle sue letture non saprei proprio dove cercare, ma quello che più mi colpiva di questa vicenda, era il suo ritegno a parlarne o a scriverne: “I Supersanesi potrebbero offendersi”, mi diceva in sostanza, perché quel vino aveva l’effetto immediato di far perdere la ragione, “e poi, in mancanza della citazione precisa della fonte, come provare l’autenticità del fatto?”. Scrupolo di storico vero, pudore di studioso ‘ospite’ che rispetta il paese di cui scrive. Egli, per metà parabitano, per metà ruffanese, non ammetteva che la dignità (scientifica, s’intende) di Supersano potesse essere minimamente incrinata. Ecco, questo ricordo improvvisamente affiorato alla mia memoria, ho voluto trasmetterti, caro Gino, perché anche tu –come me- hai seguito per tanti anni con venerazione Aldo De Bernart, che per tanti anni appunto né stato per noi tutti il vero ‘maestro’. Sarebbe molto bello individuare l’origine di questa storiella ed è possibile che qualcuno ne sia al corrente: ma non tanto per arricchire di una noterella minuscola una pagina della storia di Supersano, quanto piuttosto per dare atto ulteriormente che con lui, con il mio caro zio, sono andate perdute chissà quante altre preziose vicende patrie. E sarebbe molto bello, ma questo te lo suggerisco solo come spunto di lavoro, censire tutti i suoi scritti relativi su Supersano, anche per farlo meglio conoscere e più amare alle nuove generazioni. Non aggiungo altro. Grazie, carissimo, della disponibilità e dell’ospitalità, e grazie a tutti i cittadini di Supersano, che gli hanno voluto bene, lo ricordano ancora e continueranno a stimarlo ben oltre la morte. Alessandro Laporta 7 luglio 2007: piazza IV Novembre a Supersano. Viene presentato il programma dell’Università della Terza Età, cui sono stati invitati il Prof. Donato Valli (sulla destra) ed il Prof. Aldo De Bernart che gli è accanto. Al microfono, il Prof. Bruno Contini, Assessore alla Cultura. Seduti, il Prof. Francesco Alfarano e la Prof.ssa Anna Corrado, rispettivamente presidente e segretaria dell’UPTE. 4 Presente i n d i c a t i v o Il nostro Giornale 25 DICEMBRE 2013 Lungo le strade del quotidiano. Notizie in breve per 180 giorni - 23 giugno 2013 = Il giornale è già in ‘macchina’, quando si deve purtroppo registrare la morte di un’ ultracentenaria, della quale abbiamo ampiamente parlato nel n. 73 del nostro foglio, in occasione dei festeggiamenti al compimento dei suoi cento anni. Trattasi della signora Violetta Tarantino, moglie di Salvatore Rimo, mancata alla veneranda età dei 103 anni. Era nata il 26 novembre del 1910. - 6/7 luglio 2013 = Torna puntuale la Festa per la B.V. di Coelimanna, nel segno della fede e della devozione verso la nostra Patrona. La ‘novena’, è stata ancora il momento caratterizzante della ricorrenza, che ha portato i fedeli sul sagrato del Santuario, dove ogni pomeriggio si è avuta la recitazione della S. Messa e la predicazione. La sera della vigilia, con la presenza del Vescovo, Mons. Vito Angiuli, l’attesa processione con il gruppo statuario della Coelimanna, che, dal Santuario, attraverso il paese, ha concluso in piazza IV Novembre, al canto dell’ inno alla Beata ‘Eccelsa Diva’. Il programma civile, ha presentato i concerti bandistici ‘Città di Surbo’, giorni 6 e 7, (Dir. Sabina Stella) e, per il giorno 7, ‘Città di Racale’ (Dir. Grazia Donateo). Nel contesto dei festeggiamenti, in piazza IV Novembre, la sera del 4 luglio, il Gruppo Teatrale Supersanese, ha riproposto la commedia dialettale ‘Le fissazioni te sorma’, mentre il 5 luglio, si è esibito il ‘Gruppo Show Fantasy Band’. Non è mancata la fiera mercato e quella degli animali, nella mattinata del giorno 7. Nel pomeriggio del 4 agosto, la statua della Coelimanna è tornata in processione al ‘suo’ Santuario. Dopo la celebrazione della S. Messa, un po’ di allegria in piazza Magli, con la ‘Festa della pùccia’ e la partecipazione del Gruppo ‘Zimbaria’. - 29 luglio 2013 = Il Gruppo speleologico ‘Ndronico’ di Lecce, nel corso di una spedizione in una grotta in località masseria ‘Mèndole’, ha rilevato un ordigno incastrato tra due massi, ad una profondità di circa 30 metri. Gli speleologi hanno avvertito immediatamente i carabinieri della stazione di Ruffano, i quali hanno tempestivamente allertato il Comando Provinciale dell’Arma di Lecce, sottoponendo a scrupolosa ispezione la grotta. L’ordigno identificato è risultato una bomba a mano di tipo MKL, del tipo ‘ananas’, a frattura prestabilita, ancora integra e attiva. Si è provveduto poi a farla brillare, una volta che è stata concessa l’autorizzazione da parte dell’autorità giudiziaria. - 15 agosto 2013 = Nuovo lavoro teatrale di Maria Rosaria De Vitis-Piemonti, dal titolo “Nella bufera ammaina la vela”, messo in scena dalla Compagnia ‘Attori senza Una scena della commedia ‘Nella bufera ammaina la vela’, di Maria Rosaria De Vitis. confini’, nel Kulturni Dom di Gorizia. Il giornale ‘Il Piccolo’, nel commentare il successo della commedia, tra l’altro dice che ‘anche quest’ultimo testo prende spunto dall’attualità, per mettere in scena, attraverso situazioni esilaranti, la vicenda di una famiglia che, non riuscendo ad arrivare alla fine del mese, cerca di rispolverare l’antico metodo dell’arrangiarsi, in attesa di tempi migliori. L’arte dell’ironia come antidoto per sdrammatizzare la situazione’. C’è da rilevare che la compagnia si avvale di un gruppo di attori che da circa un decennio continuano ad interpretare i testi della compaesana, la quale si impegna per la stesura di un testo nuovo ogni anno. - 23 agosto 2013 = Giunge alla IV Edizione la ‘Notte dei colori’, organizzata dall’Associazione ‘Vibrazioni per Tommaso’, festa che si rinnova nel segno della memoria del giovane scomparso, presente il Gruppo Boundless, e programmata anche con la degustazione di prodotti tipicamente paesani, da una sfilata di moda e da una mostra di antichi mestieri, rimasti ormai (purtroppo) solo nel corredo dei nostri ricordi, forse alquanto sbiaditi. Hanno fatto mostra di sé anche alcuni esemplari di auto e moto d’epoca. - 31 agosto 2013 = E’ stata organizzata la nona edizione della ‘Festa del Donatore’, da parte della locale sezione AVIS. Un piacevole intrattenimento in piazza IV Novembre, dove c’è stata musica e divertimento, non disgiunti dalla ormai rituale degustazione di prodotti strettamente paesani. 5 Il nostro Giornale 25 DICEMBRE 2013 - 1° settembre 2013 = E’ davvero, questa, l’era dei ‘necessari’ accorpamenti, ritenuti indispensabili per venire incontro alla grave situazione economica in cui versano un po’ tutti gli Stati europei, ivi compreso, naturalmente, il nostro paese? Tanto accade, ma reazioni e consensi sono sempre in palese dìsputa tra di loro. Dai tribunali agli ospedali, ai Dirigenti scolastici e viavia in altri àmbiti, la scrematura non ha soste. La data del 1° settembre, ci porta a doverci soffermare sull’ormai ‘rituale’ ricambio annuale del responsabile Dirigente nel nostro Istituto Comprensivo, che da un bel po’ di tempo, avviene ad ogni inizio di anno scolastico. Sappiamo che nel corso degli ultimi anni, si è avuta la soppressione della doppia carica, che interessava quella del Direttore Didattico e del Preside, rispettivamente nell’ambito della scuola primaria e secondaria, poi, l’accorpamento di vari Istituti comprensivi in un unico blocco. Gli è che, quest’anno, anche la nostra sede scolastica è stata fusa con altri istituti: Nociglia, Botrugno, San Cassiano, sotto la direzione di un unico Dirigente, con la sede della Direzione e degli Uffici amministrativi a Supersano. Operazione che è stata preceduta da polemiche e che si è risolta con l’assegnazione della Direzione qui da noi, per il fatto che il nostro paese ha il maggior numero di alunni frequenLa Prof.ssa Caterina Rosaria Scarascia. tanti. Vantaggi di tale assembramento? Chi lo può dire, pur se la nostra esperienza di circa 40 anni vissuti quasi per intero nella nostra sede, ci porta a dire quanto la Scuola soffra, quando viene costretta a dover sostenere il peso di oggettive difficoltà, compresa quella della gestione di più plessi diversamente dislocati, oltre quella del sovrappopolamento degli alunni in ogni classe, vere ‘classi pollaio’. Gestire 20/25 alunni, non è come farlo con 30/35 e oltre. Fortunatamente, almeno qui Supersano, tale problema non esiste, ma le considerazioni di disagio ci sembra siano del tutto lapalissiane, pensando a come diventi quanto mai difficile garantire una buona professionalità didattica, con classi che spesso superano anche i 35 alunni, fino a toccare addirittura i 50 frequentanti, vedi un istituto di Modica, senza sottacere di altri problemi, che qui è superfluo indicare. Tornando alla turnazione della Dirigente nel nostro Comprensorio scolastico, essa, come detto, si è ulteriormente rinnovata, con la nomina della prof.ssa Caterina Rosaria Scarascia di Tricase (l’anno scorso dirigeva Nociglia, Sancassiano e Botrugno), che, dovendo gestire un territorio non poco allargatosi, è costretta ad aumentarne gli spostamenti per raggiungere le varie sedi e ottemperare ai tanti e delicati servizi che impegnano quotidianamente un Capo d’Istituto (poco male se oggi le donne quasi tutte sono abilitate alla guida automobilistica…). Le auguriamo, comunque, con tutta quanta la nostra comprensione, un buon lavoro. Ed i nostri auguri vadano anche e soprattutto agli alunni e alle loro famiglie. - 14/15 settembre 2013 = La festa te lu porcu, torna puntuale con due serate, piacevolmente vissute a suon di musica e degustazione di leccornìe di stretta marca culinaria salentina, festa organizzata ancora dall’Associazione ‘Tradizioni Popolari”. Siamo già alla XXI edizione, sempre in piazza Magli, ed il successo della ricorrenza è stato assicurato da una partecipazione di pubblico quanto mai nutrita. La prima serata è stata allietata da una corroborante pizzica salentina, con il complesso de ‘Lu rùsciu nosciu’, mentre per la serata conclusiva c’è stata ancora tanta musica popolare tutta salentina, con il complesso dei ‘Ta koràssia’. - 4 novembre 2013 = Si è rinnovata la celebrazione della Festa dell’Unità d’Italia e delle Forze Armate, sempre nell’ambito del Parco delle Rimembranze, sotto un sole splendente. Commemorata il giorno 3, domenica, la ricorrenza ha avuto lo svolgimento standard, dapprima con la posa di una corona di fiori alla lapide che ricorda i nostri Caduti (ex municipio), poi, in corteo, percorrendo alcune strade del paese, fino al parco, dove si è rinnovata la posa di un’altra corona, ai piedi dei marmi all’interno della ‘villa’, seguita dall’alza bandiera. Si sono poi avuti gli interventi del Sindaco, Dott. Roberto De Vitis e dell’Assessore Giuseppe Cossa. Particolarmente fattiva, la partecipazione di un gruppo di alunni del nostro Istituto Comprensivo, che hanno letto brani di prosa assai significativi. La celebrazione della Santa Messa, officiata dal Parroco Don Oronzo Cosi, ha 6 4 Novembre 2013: viene deposta una corona di fiori ai piedi della lapide che ricorda i Caduti della Prima Guerra Mondiale. Il nostro Giornale 25 DICEMBRE 2013 nica ‘Valente’ e la partecipazione dei tamburellisti di Otranto. - 27 novembre 2013 = Presso l’Oratorio Parrocchiale, il Comune di Supersano ha indetto un‘Assemblea, per discutere insieme le sconcertanti notizie, che ultimamente stanno circolando nel Salento, riguardanti interramenti di materiali altamente tossici, che sarebbero stati occultati e disseminati nel nostro territorio, che hanno impegnato un po’ tutti i mezzi di comunicazione, primo fra tutti l’emittente TV Telerama, nel suo programma l’Indiano. All’incontro hanno partecipato alcuni sindaci e Amministrazioni dei Comuni vicini, rappresentanti di Associazioni e Comitati per la Tutela dell’Ambiente e il Dott. Giuseppe Serravezza, Presidente del LILT-Lecce. Soffermarci a dover raccontare di quanto sta accadendo è superfluo, poiché Autorità civili, militari e religiose, presenti alla manifestazione del IV Novembre. la vexata quaestio è diventata ormai, e purtroppo, di acquisito pubblico dominio: il Salento leccese, ivi compreso il concluso il programma. Erano presenti alcune rapprenostro territorio, è in giustificato stato di ebollizione, per sentanze militari. certi accadimenti, che, se pur annunciati con dovuta ri- 17 novembre 2013 = La Biblioteca Comunale e la servatezza condizionale, non possono non turbare il noParrocchia, hanno presentato Alessandro Paolo Bramanstro paese, nella auspicata attesa speranza, che, una comti, autore dell’interessante volume, dal titolo “I miracoli provata, ufficiale smentita, possa venire dalla decisione eucaristici alla luce della scienza”. Lo scrittore ha relapresa dal procuratore Cataldo Motta, intesa a ‘tranquilzionato sul mistero inesauribile dell’Eucarestia, dal punlizzare la gente’, mediante la effettuazione di ricognizioto di vista scientifico. All’incontro, sono intervenuti: Il ni con elicotteri, muniti di strumenti aerofotomagnetoparroco don Oronzo Cosi e il Dr. Gianfranco Esposito, metri, nelle aree di maggior interesse investigativo, capaDirettore della rivista ‘Osservatori’. Presenti gli artisti ci davvero di ‘leggere’ il sottosuolo, compreso tra le loSalvatore Cosi e Pamela Maglie, che hanno presentato calità di Casarano e Superano. Queste le notizie a dispoalcune loro opere di intensa spiritualità. Letture: Giustina sizione fino al momento dell’andata in macchina del De Jaco. giornale. Non abbiamo altro da aggiungere. Speriamo be- 24 novembre 2013 = Il Comune di Supersano e la ne! Provincia di Lecce, per conto di ‘Aletheia Teatro’, hanno - 3 dicembre 2013 = Con provvedimento preso dai Viproposto, dal palcoscenico dell’Oratorio Parrocchiale, gili del Fuoco, è stato temporaneamente chiuso, per mo‘Se tu avessi parlato…Emilia!’, un interessante musical, tivi di sicurezza, il plesso scolastico di via Tito Minniti. con Carla Guido, arrangiato ed eseguito da Christian Piz- 8 dicembre 2013 = Si sono svolte in tutta Italia le zuto, scritto e diretto da Marinella Anaclerio, diplomata “primarie” per la nomina del Segretario del PD. A Superin solfeggio e armonia e laureata in lettere moderne e stosano questi i risultati: votanti, 93 - Matteo Renzi, voti 63 ria dell’Arte. - Gianni Coperlo, voti 3 - Giuseppe Civati, voti 23. - 25 novembre 2013 = Il Comune di Supersano, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Studi Musicali ‘Paisiello’ di Taranto, nell’aula consiliare (ore 11) ha avviato la sottoscrizione del protocollo d’intesa tra l’Istituto tarantino e l’Accademia Musicale ‘Valente’, per l’apertura dei corsi preaccademici (Diploma accademico di I livello). Nel pomeriggio dello stesso giorno (ore 18,30), presso il Teatro dell’Oratorio Parrocchiale, si è avuto un concerto con l’Orchestra filarmoL’edificio scolastico di via Tito Minniti, dichiarato temporaneamente inagibile. 7 Il nostro Giornale 25 DICEMBRE 2013 ...e passato p r o s s i m o - r e m o t o = 23 febbraio 1913= (Dal diario autografo di Anacleto Galati, detto Teto, espatriato in USA) –Sbarco a New York: difficoltà di riconoscimento – Lo soccorre un..Angelo. “A quell’epoca arrivavano più di 5.000 emigranti alla settimana a Ellis Island; era una cosa da vedere. Non cera uno che parlava inglese e gli custodi americani ci mettevano in linea con il nostro numero dietro la spalla. Nessuno capiva niente e mentre che noi eravamo in linea me ne accorsi che io era in differente linea di loro. Si camminava piano ma a ogni passo io più mi allontanavo da loro. Era ancora vicino che Nino (Angelo De Vitis, compagno di viaggio,ndr.) mi sentiva e gli dissi, come va che io sono separato da voi? Non so mi rispose, ma poi non li vidi più (…) e quando finalmente io entrai (nel padiglione dove si facevano i controlli, ndr.) mi spaventai. Non ti posso descrivere una Babilonia, lì dentro cerano più di 3000 persone da tutte le razze del mondo, devi immaginare, io lu Tetu che veniva da Supersano e non aveva mai andato che una sola volta a Lecce e vidi Napoli quando ci imbarcammo! Trovandomi solo in mezzo a 3000 persone di tante razze, tutta l’Europa e l’Asia era rappresentata e ognuno parlava la loro lingua. Alle 12 suonava una campana e tutti quei impiegati ci spingevano gentilmente, perché nessuno capiva inglese. Cera una tavola un miglio lunga e ci facevano sedere e mangiare carne e patate, pane e caffè. E la sera verso le 6 lo stesso e alle 9 suonava la campana e si andava a letto (…) Passarono tre giorni e io non sapevo perché tutta quella gente non andava a nessun posto (…) Alla sera trovai una ragazza spagnola che era venuta sola su lo stesso Vapore con noi e io pare che vidi un Angelo e ci comprendevano abbastanza tra essa col Spagnolo e io in Italiano. Ma essa era nello stesso modo e non sapeva perché tutti gli altri era usciti e noi eravamo chiusi. Ma adesso cè un po da ridere! Noi ci mettemAnacleto Galati, detto Teto, in una foto mo assieme per scattata in famiglia negli USA. vedere se potevamo trovare qualche d’uno di darci un po di luce e così cera una grande donna che stava scopando e ci decisimo di domandare, così ci avvicinammo e io gli dissi Signora tu sai perché noi siamo chiusi qui…Allora questa grossa donna ci segnò con la mano una grande porta e come eravamo per arrivare a questa grande porta, questa donna venne di corsa e ci indicava che io solo doveva entrare, mentre la signorina doveva entrare ad’un altra porta. Così dissi, va bene, vediamo. Io entrai e uscii subito, poi entrò essa e uscì più subito. Cerano dei gabinetti! Ci facemmo una risata e poi ci divisimo perché le donne dormivano a sparte. Il giorno appresso trovai un Italiano che sapeva parlare inglese e quando io gli feci la stessa domanda e sapeva il perché di tutta quella gente, gli dissi che gli altri 5 miei paesani erano sortiti e io ero lì da quattro giorni, mi rispose che forse io non avevo passato la visita o non avevo depositate le 125 lire a Napoli. Io mi misi a piangere, ma non ne valeva la pena, perché sarei stato deportato a Supersano. Potete mai immaginare in che stato mi sentivo? Solo in mezzo alla Babilonia di umanità e non potevo trovare una persona che ti dava una consolazione (…) mi ero convinto che in un paio di giorni mi deportavano a Supersano. Il quinto giorno erano le dieci e da lontano sentì uno chiamare con un Laud Speacher, questo uno in uniforme chiamava Anacleto Galati, in perfetto italiano. Io mi misi a correre dove la voce veniva e impegnai quasi 15 minuti per fare contatto con lui per tanta Babilonia e quando mi avvicinai mi disse tu sei Anacleto Galati, e io dissi di sì e mi disse avete dei bagagli? Dissi sì una. Tremavo e piangevo e lui mi disse ritorna a prendere il tuo bagaglio e io aspetto qui. Mi fece vedere una luce rossa e mi disse guardala e non ti perderai. Io ritornai presi quella cassa e fuggii come un cane e lui mi disse sequita me, ma senza una parola di consolazione…Così venimmo di fronte al grande portone, la porta si aprì e vidi un Tribunale, cera il giudice seduto e un uomo con un cappotto grigio piegato sul braccio, adesso ero più confuso. Questuomo con il cappotto si avvicinò a me e mi disse sei tu Anacleto Galati? Risposi sì e lui mi disse io sono tuo zio Angelo, ed io dissi tra me che forse era San Michele Angelo… Allora questo Angelo si avvicinò allo giudice e la guardia mi disse in italiano, vieni a sederti in quella sedia e il Giudice mi disse questo signore è tuo zio e io non sapevo che dire, ma io non ero stupido e risposi 8 Il nostro Giornale 25 DICEMBRE 2013 che forse e mio zio, ma io vengo dall’Italia e non lo mai visto…E lui mi disse di quale parte della famiglia ti viene zio?. Angelo lontano mi guardava e non mi poteva agliutare e io confuso dissi forse dalla parte di mio padre. No disse lui non può essere perché si doveva chiamare Galati, ma io stupito forse era dalla parte di mia madre ed il suo nome fosse Romano (…) allora Angelo si avvicinò allo Giudice, parlarono, e poi Angelo firmò una Carta e così finì. Angelo era mio secondo genitore in America e mi disse, andiamo e in un minuto ci trovammo su un piccolo piroscafo. Tremavo, ma Angelo mi disse di non avere paura, nessuno più ti può toccare, tu sei libero e in unora sarai con i vostri paesani… A proposito gli dissi perché cero in tutta quella Babilonia e quando aveva saputo tutta la mia storia e l’età, aveva capito di che si trattava, ero detenuto perché ero minorenne e che dovevo stare con uno di famiglia fino a che sono di 21 anno. E io dissi Angelo che cosa ne sarebbe stato di me se tu non eri venuto a prendermi. Avessi stato deportato, mi rispose!!! (continua). = Arcangelo Magli: 1948 - “Il Salento, le sue esigenze e le sue possibilità industriali” – Relazione fatta nella riunione della Sottocommissione Industria di Napoli = Il Salento è una regione ricca di terra fertile, di sole, di mare legata alla terraferma e che ha il privilegio di stare nel cuore del Mediterraneo; ha quattro porti di cui due di primaria importanza (Taranto e Brindisi) e due secondari (Gallipoli e Otranto); ha giacimenti affioranti di bauxite e qualche traccia di lignite. Scarsa di risorse idriche ed idrauliche, attinge da altre zone le modeste quantità di energia elettrica, pressoché insufficienti anche allo stato attuale. Esuberante di mano d’opera che trova scampo soltanto nel lavoro agricolo stagionale; limitato dalle piogge invernali e dalle prolungate siccità. Nel campo agricolo può curare soltanto le culture semiaride (ulivo, vite, tabacco) e un poco le primizie e gli ortaggi. La scarsità di risorse idriche riduce la produzione di cereali e rende nullo l’allevamento del bestiame. Le sole industrie agricole (stabilimenti vinicoli, oleari, distillerie, impianti di estrazione di olii) già esuberanti per raccogliere la produzione, assorbono la mano d’opera solo per poche settimane, mentre l’industria del tabacco assorbe per pochi mesi parte della mano d’opera femminile. Le altre industrie, meno una sola navale a Taranto, sono pressoché insignificanti: la pesca è appena allo stato primordiale, pure offrendo lo Jonio e l’Adriatico larghe possibilità per l’alimentazione diretta e per l’industria conserviera (tonno, sardine, ecc.). L’industria meccanica è limitata a qualche riparazione di biciclette e di automobili e quella metallurgica a qualche minuscola fonderia di ghisa. Nulla nelle altre industrie e nell’artigianato. Se un salentino si guarda nello specchio, dal capello alla scarpa, dalla camicia alla cravatta, vede tutta merce d’importazione; se siede al tavolino, dalla penna al registro, dal lapis alla busta, dall’inchiostro alla macchina da scrivere, alla calcolatrice, alla lampadina eletIl Sen. Arcangelo Magli. trica, alla spilla, è tutta merce importata. Se deve accendere la sigaretta, deve assicurarsi se dal nord hanno mandato i cerini. L’esperienza del- 9 Il nostro Giornale 25 DICEMBRE 2013 la guerra è stata terrificante! Come si può in questi casi parlare di doppioni delle industrie nel Nord? Anche nel campo delle industrie complementari della produzione agricola (fertilizzanti, anticrittogamici, correttivi della produzione vinicola), tutto è importato. Nella sola campagna 1944, svariate centinaia di migliaia di ettolitri di vino andarono a male perché da Milano non arrivavano le bombole di anidrite solforosa. I tre cespiti maggiori che danno ai Salentini il sostentamento (olio, vino e tabacco) non bastano quasi per compensare le importazioni. Questa situazione di inaridimento delle risorse finanziarie intralcia attività ed iniziative locali ed incoraggia gli accaparratori di altre regioni a scendere nel Salento, per assorbire i prodotti all’atto della produzione ed immagazzinarli ‘ad libido’, monopolizzare le vendite, curare le trasformazioni (i vini bianchi in vermouth, gli oli meno buoni in raffinati o in saponi, ecc.), mentre alcune banche nordiche continuano nella funzione di pompe aspiranti i risparmi del Salento e premendo verso altre direzioni. Quali i reali rimedi? Anzitutto la istituzione di nuovi organismi ed incoraggiamento di vecchi organismi locali bancari, che, con l’accorgimento che è prerogativa dei funzionari degli Istituti di Credito e con la dovuta responsabilità, distribuiscano credito ai veri produttori ed industriali agricoli e moderino gli sterminati crediti agli accaparratori, in modo che gli uni e gli altri possano gareggiare in reale concorrenza e rinasca nei produttori la serenità e la possibilità economica che li incoraggi a nuove iniziative e a nuovi cimenti. Nel campo economico e sociale, occorre che lo Stato chiuda la politica dei gettoni, che offende la serenità di un popolo, che domanda solo di lavorare; che abolisca la politica dei sussidi per la costruzione di strade e marciapiedi, che vanno inquadrati in un piano organico ben diverso e che danno una soluzione effimera al problema della disoccupazione; che per primo investa i suoi miliardi in opere ciclopiche, che danno lavoro permanente a centinaia di operai, come pos- sono essere: 1) una ferriera a Taranto sul mare, a fianco del cantiere navale; 2) una raffineria di petrolio a Brindisi; 3) una vasta officina per riparazioni ferroviarie a Lecce. (…) Nel campo agricolo occorre che lo Stato incanali ed irreggimenti verso il Salento le acque di altre regioni, perché, in armonia col sole, possano aumentare la produzione cereagricola, la foraggera ed il lavoro; che crei nel Salento una rete telefonica che manca, per cui ogni cittadino, per qualsiasi affare deve sacrificare tempo e benzina; che accresca le forniture di energia elettrica in maniera da utilizzare lo sfruttamento e la lavorazione dell’alluminio nel settore Maglie-Otranto; che crei sulle strade di comunicazione già esistenti una fitta rete di filovie che unisca i vari centri del Salento; che ci allacci all’Italia con elettro-ferrovie. Alleggerita così la disoccupazione, potranno in un secondo tempo e non appena la lira si sarà stabilizzata, crescere le iniziative private, sorgere le varie fabbriche di materiale da costruzione (cementi), laterizi nei centri di giacimenti di argille, fabbriche di solfato di rame, di vetro sulle distese joniche di sabbia, fabbriche di concimi, mentre altre industrie, a carattere non stagionale, specialmente tessili, potrebbero affiorare laddove la mano d’opera è maggiormente disoccupata. Solo così il Salento, dalla concezione gretta di punto d’approdo ultimo di manufatti del Nord, potrà, in collaborazione col Nord, diventare centro di produzione e di propulsione di materie finite e col profilarsi della prima società di Navigazione Salentina e della conoscenza marinara dei suoi abitanti, potrà essere la pista di lancio per i mari vicini e lontani, oggi che minacciose nubi si affacciano sul nostro orizzonte commerciale e la nostra italianissima Trieste viene detenuta da altri come punto d’approdo di manufatti, che non scaturiscono dal lavoro e dal sudore italiano. (Relazione fatta dopo solo pochissimo tempo dalla sua elezione al Senato, avvenuta il 18 aprile 1948). La natura ci ha donato il grano, noi, con esperienza e amore, lo trasformiamo in pane e non solo... Da noi la bontà ogni giorno!!! Inoltre, per soddisfare ogni desiderio dei nostri clienti: pane caldo anche la sera = Ore 19,00. Il ‘Dolce Forno’ augura un Buon Natale e un felice Anno Nuovo 10 Il nostro Giornale 25 DICEMBRE 2013 CASTRO… A-Punti di viaggio nel tempo… M Un bel libro nei ricordi di Raffaella De Vitis e Raffaele Capraro emorie su memorie, un nugolo di memorie, tornano in regolare frequenza, quali fotogrammi di una pellicola cinematografica, che, ronzando tra i rulli del proiettore, sciorinano sul bianco lenzuolo immagini di momenti bellissimi, vissute nell’incanto di una marina: Castro. Chi le propone, staccandole dai fogli dell’album della memoria, è la dottoressa Raffaella De Vitis, che, in collaborazione con il marito, Dott. Giuseppe Gragnaniello e con Raffaele Capraro, hanno felicemente dato alle stampe un bel volume, per i tipi della Tiemme di Manduria, per conto delle Edizioni ‘Grifo’ di Lecce. Efficace il titolo: “CASTRO …A-Punti di viaggio nel tempo”, 136 pagine, corredate da circa 230 foto, su testi e ricerche storiche di Raffaele Capraro, Raffaella De Vitis, Vincenzo Capraro, Emanuele Ciullo, Giuseppe Gragnaniello e Salvatore Fersini, con progetto grafico di copertina, opera di Tommaso Ciriolo. Ebbene, tutti coloro che hanno vissuto una esperienza diretta con Castro (ed i Supersanesi ne hanno contezza al 100/100%), troveranno nelle pagine di questo bellissimo volume tutto quanto è patrimonio di tempi e luoghi mai svaniti come ricordi gelosamente conservati nel cassetto della memoria. Ma che cosa ci offre in particolare il volume? Soprattutto emozioni, che richiamano i ‘riti’ di una ‘conquistata’ villeggiatura, spasmodicamente attesa e meticolosamente preparata per le vacanze di una ‘quindicina’, alla ‘rutta tu Conte’ (La grotta del Conte, che molti dei compaesani indicavano come località ‘Marzu’), il bagno ristoratore nelle sue acque, le abitudini dei ‘castraluri’, il porto, gli itinerari storico-artistici, le grotte e soprattutto la pesca e le lampare di Castro. Non mancano neanche notizie riguardanti alcuni centri vicini, quali Ortelle, Vignacastrisi e Muro Leccese. Questo ed altro ancora ci offre il piacevole sfogliare del libro. E, nel mentre auguriamo ‘buona lettura, gustiamone qualche scorcio rilevato dai servizi elaborati dagli autori. “Per me –dice Raffaella- Castro è un’emozione. Quando, arrivando dall’interno, si vedono apparire, talora avvolti nella foschia, come nei giorni di scirocco, dapprima il castello, poi le case e infine il mare in lontananza, mi pare di entrare in una dimensione tutta particolare, quasi incantata. Ricordo una cittadina piuttosto piccola, negli anni cinquanta e sessanta dell’altro secolo, poi allargatasi a dismisura ed ora fin troppo piena di case. Tra quelle fanno capolino, ormai a fatica, storiche mura che hanno visto gli splendori del passato, ma anche vissuto drammi e tragedie. Storie o forse leggende, tramandate e raccontate dalla gente del posto, affabile e gentile, cui ho cercato conferme con approfondite ricerche, per tentare di ricostruire la memoria del luogo, anche con il grande ausilio delle immagini, da quando, naturalmente, è disponibile la fotografia. Sono nata a fine maggio e dopo pochi giorni mia madre (la Prof.ssa Maria Giannuzzi , ndr.), entusiasta del posto, sicuramente mi avrà portato in questo luogo meraviglioso. Così sin da piccina sono stata attratta da questo splendido mare, calmo o agitato che sia, e da queste grandi rocce, a macchie bianche e nere. Autentici tesori che ammiravo dalla mitica ringhiera, che ormai non c’è più, alla fine di via S. Nicola, limite del piccolo mondo a me consentito. Da quell’affaccio incomparabile su tutta la marina, a sera guardavo estasiata le tante luci delle lampare e quelle tremolanti della costa, verso la marina di Andrano e più in fondo Tricase. 11 La copertina del libro di Raffaella De Vitis e Raffaele Capraro. Come i miei avi, ho sempre abitato nella piazzetta della Grotta del Conte, dove ancora oggi è quasi tutto come un tempo. Almeno le case, mentre non c’è più la foresta di alberi che ci consentiva mille giochi, ma un assolato parcheggio. Più sotto quell’angolo di mare fantastico dove ho imparato a nuotare, sentendomi tutt’una con un’acqua che mi è sempre parsa benefica e rigenerante. Per questo, quando posso mi piace tornare a quelle che sento come le mie radici più profonde”. Le fa eco il marito, Dott. Giuseppe Gragnaniello: “Arrivai la prima volta a Castro nell’estate dell’ormai lontano 1975. Fresco di laurea, per conoscere i genitori (La Prof.ssa Maria Giannuzzi e Michele De Vitis, ndr.) della mia futura moglie, Raffaella. Un ‘ti presento i miei’, voluta- Il nostro Giornale 25 DICEMBRE 2013 mente meno formale e impegnativo, nella casa al mare, invece che nell’avita magione di famiglia. Erano altri tempi. Non avendo un’auto mia, fui costretto ad un lento, interminabile viaggio in treno. Una durata assurda, per appena 150 Km (da Terlizzi-BA, ndr.), con tante fermate lungo il percorso. Ad attendermi alla stazione di Lecce, Raffaella, in compagnia di una sorella. Da quelle parti non c’ero mai stato (…) Fu necessario qualche altro chilometro in auto, per giungere sino al mare. Ricordo l’edicola del Sacro Cuore di Gesù, la discesa verso la piazzetta e, all’ultimo bivio, la deviazione a sinistra verso il Santuario della Madonna di Pompei per giungere, dietro Castro Marina: donna che ripara le reti (foto A. Lazzari) l’angolo, in piazza Cristoforo Colombo. A metà costa, in località ‘Grotta del Conte’, antiche delle finestre, la luce dei fulmini il- pietra (…) mi avvicino e le mie macase su tre lati circondano più in al- lumina a giorno la notte, mentre ni toccano la mattonella su cui è into un ampio spazio incentrato nel pioggia e grandine sferzano e sbat- ciso il veliero. Questa si muove, per chiosco delle bibite ‘di Peppino’ e tono sulla porta come a voler entra- cui prendo un coltello con cui la epiù in basso due tornanti ricchi di re. Tutto ciò succede in piena estate. straggo rilevando una piccola caverde che portano verso il porto nuo- Io, seduto dentro il camino (Sì, ave- vità. Al suo interno, un piccolo convo. te letto bene, dentro il camino, enor- tenitore e mi rendo conto di avere Cinque anni dopo ci sposammo me, al cui interno, sui lati, ci sono tra le mani un cilindro di cuoio, nel(…) il pranzo di nozze lo facemmo due panche in pietra leccese, dove la cui parte bassa vi è il disegno doall’hotel ‘Orsa Maggiore’ (…) Con quattro o cinque persone possono rato di un veliero e di una rosa dei la nascita dei figli, Castro fu per stare comodamente sedute). Ricordo venti. Immediatamente riesco ad amolti anni il posto delle ‘vacanze in- bene quella sera…chiedo al nonno prirlo e dal suo interno scivolano telligenti’. (…) Così siamo andati a- se posso accendere il fuoco, quando, fuori alcuni fogli ingialliti dal temvanti per vent’anni, fin quando, i fi- all’improvviso, un fulmine rompe la po. Scendo dalla sedia e mi avvicino gli, ormai grandi, hanno preso altre finestra e attraversa la stanza, an- al tavolo; ora sotto la luce delle canvie e purtroppo sono anche venuti a dando a colpire la parte superiore dele posso iniziare a leggere…” Semancare i miei suoceri. Poi, capitata della cappa. Prendo una sedia per gue un lungo racconto: il diario di per fortuna in eredità, con grande salirci sopra, voglio vedere da vici- bordo del veliero ‘Carparo la Rosa contentezza mia e di mia moglie, la no il punto preciso dove la folgore dei Venti’, che parla delle avventure casa al piano terra, parva sed apta ha colpito. Appoggio lentamente e di un Capitano e della sua sosta a nobis, ne abbiamo fatto un buon riti- con cautela le mani, perché non vo- Castro Marina e Raffaele si domanro, il posto dove rifugiarci, quasi glio correre il rischio di bruciarmi le da chi fosse stato e se fosse davvero fuori dal mondo, soprattutto d’inver- dita. Stranamente però al contatto mai esistito…E conclude: “Il mondo no, quando il mare ha un suo fascino della mano la parete risulta essere ha ancora bisogno di eroi, di uomini particolare e lì quasi sempre non c’è fredda e, fatto ancor più strano, nel che antepongono ai propri desideri, nessun altro, tanto da sentirsi padro- punto esatto in cui la saetta ha col- il benessere e la felicità altrui. Solo ni del creato”. pito, come per magia, è apparso un così il nostro futuro sarà degno di Poi il racconto (’U cuntu’) del piccolo bassorilievo raffigurante un essere vissuto…!”. coautore del libro, Raffaele Capraro veliero. Nella parte bassa, si mateQuesto in condensato quanto il lidel posto, che inizia con “Era una rializzano alcune parole; mi avvici- bro ci offre, ma per gustarne appieno notte buia e tempestosa”. Mi trovo no per cercare di scoprire altri par- la sua essenza, bisogna leggerlo tutnella casa dei miei nonni paterni, il ticolari. “Carparo la Rosa dei Ven- to, dalla prima all’ultima pagina. Ne rumore dei tuoni fa tremare i vetri ti”, è la frase apparsa incisa sulla vale proprio la pena… 12 Il nostro Giornale C 25 DICEMBRE 2013 Con le statue della Madonna e del Sacro Cuore di Gesù Il religioso pellegrinaggio per le case dei Supersanesi casa, in cui si appronta un baldacchino, inondato di luci e fiori. Nel corso di queste soste, ogni pomeriggio, viene recitato il Santo Rosario, nel corso di una semplice cerimonia, cui generalmente partecipano i vicini di casa, Rosario qualche volta accompagnato da canti liturgici. Bisogna precisare che l’intrattenimento religioso non viene officiato dal parroco o da un qualsivoglia sacerdote, poiché il tutto viene devoluto ad una persona che all’uopo si presti e che abbia una pur minima conoscenza del semplice rito da condurre. Come detto, queste statue, facendo un percorso diverso l’una dall’altra, si ritrovano, tornando nella medesima zona, all’incirca dopo 14 anni, sempre accolte da un genuino fervore religioso da parte delle famiglie ospitanti. La statuetta della Madonna del Rosario, sosta in una casa di A dover sostenere via Alfieri (13 ottobre 2013). l’iniziativa e affinché non abbia a sminuire stituirla con un’altra dalle ridotte di- l’interesse per questa particolare ‘conmensioni, quella dedicata alla Madon- suetudo’ affettivo-religiosa, si sono dana di Fatima, decisione che venne at- ti carico due diversi Gruppi, che ne tuata nel 1965, su iniziativa del vica- hanno assunto la responsabilità della rio parrocchiale, Don Benedetto Seri- gestione e che si interessano di tutto no. Ora, sulla scia di questo sentito quanto occorre per l’organizzazione avvenimento religioso, crediamo sia degli spostamenti. Naturalmente emeropportuno ricordare ai Supersanesi la gono vivide nella fede, le persone adpresenza di altre due statuette, quella dette, generalmente due donne, appardella Madonna del Rosario e l’altra tenenti rispettivamente a due diversi del Sacro Cuore di Gesù, che, senza gruppi. Personalmente ricordiamo una soluzione di continuità, sono, da tan- di queste solerti e zelanti donne di chietissimi anni, devotamente accolte di sa, Maria Stradiotti, l’indimenticata casa in casa, in ognuna delle quali so- fornaia di via Diaz, dove con la sorella stano per circa 4 giorni. Le famiglie, Vata ha gestito per tantissimo tempo, che a turno sono impegnate ad ono- uno dei più caratteristici forni del paerarle, danno il meglio di se stesse per se, che rimarrà chissà per quanto temvenerarle, non lesinando alcunché per po nella memoria dei Supersanesi. A questo punto ci sembra doveroso ospitarle nell’angolo più bello della on il numero del giornale uscito lo scorso 7 luglio, abbiamo ricordato il ritorno alle celebrazioni del mese ‘mariano’, periodo in cui si venerava Maria, Madre di Gesù, la cui statua, lasciando la nicchia situata nella Chiesa Madre, era portata in solenne processione, sostando in diversi rioni del paese. Piuttosto ingombrante e alquanto difficoltosa per operare gli spostamenti, si pensò bene so- 13 puntualizzare un inciso, ricavando dalla memoria le più note e riconoscibili incaricate che con ardente fervore hanno curato tale impegno. Ne diamo conto, senza spartire, distinguendole, le operazioni con i due simulacri. Nomi che ci sono stati dati gentilmente da alcune responsabili (*). Nell’ordine, la prima ad assumerne la responsabilità, pare sia stata Abbondanza De Pascali, la quale ha gestito l’impegno con grande passione, curando entrambe le statue, fino al 1956, impegno assunto poi da Maria Stradiotti, sempre per entrambe le immagini, fino a che le due statue hanno avuto il supporto distinto, rispettivamente con Vincenza Musio e Olga Turlizzi. Poi, ed è notizia di quest’ultimo decennio, la Vergine del Rosario è stata presa in ‘cura’ da Rosina Elia, mentre il Sacro Cuore di Gesù è toccato a Vanda De Vitis, aiutata da alcune zelatrici. (*) Ringraziamo Angela Sanfilippo, Lucia Specchiarellii e Rosina Elia, che ci hanno gentilmente fornito queste notizie. La statuetta del Sacro Cuore di Gesù. Il nostro Giornale 25 DICEMBRE 2013 dal nostro ‘Annuario’ Completiamo le notizie, riferite alla vita commerciale e lavorativa di Supersano, intorno all’anno 1977. Noleggio da rimessa: Pasquale Andrani (Via C. Battisti), Geremia Corrado (Via Trento), Angelo Petracca (Via V. Emanuele). Muratori: Antonio Alfarano (Via Petrarca), Giuseppe Alfarano L’autocisterna di Antonio Tarantino. (Via V. Emanuele), Luigi Alfarano (Via Petrarca), Salvatore Cocco (Via Ruffano), Pietro Congedo (Via Martiri d’Otranto), Roberto Congedo (Via S. Michele), Luigi Contini (Via Diaz), Michele Giannuzzi (Via Trieste), Giuseppe Grasso (Via Cadorna), Donato Mele (Via Cutrofiano), Salvatore Negro (Via Diaz), Emilio Sanapo (Via B.V. di Coelimanna), Rocco Varrazza (Via V. Emanuele), Alberto Zezza (Via Paisiello). Intonacatori e piastrellatori: Luigi Calorì (Via Bengasi), Noè Contini (Via Giovanni XXIII), Francesco Corrado (Via Puccini), Ippazio Corrado (Via Vanini), Michele Corrado (Via Bengasi), Rocco Frascaro (Via Bengasi), Angelo Maggio (Via Michelangelo), Alfredo Mariano (Via Derna), Antonio Massafra (Via Verdi), Rocco Morciano (Via Bellini), Geremia Musio (Vico S. Pasquale), Luciano Negro (Via Martiri d’Otranto), Michele Santo (Via Diaz), Pasquale Verardo (Via T. Minniti), Rocco Vergari (Via Cadorna). Elettricisti: Michele Accogli (Via S. Francesco), Ippazio Corrado (Via Battisti), Oronzo Macrì (Via Pio IX), Gianpiero Manca (Via Maggiore Galliano). Autotrasportatori: Vito Antonazzo (Via Cavour), Michele Dumas Il pulmino di Geremia Corrado, al tempo utilizzato per il trasporto di studenti a Maglie. 14 (Via Scorrano), Giuseppe Fersino (Via Battisti), Rocco Frascaro (Via Bengasi), Giuliano Giannuzzi (Via Dante), Fioravante Preite (Via Diaz), Luigi Rizzello (Via Roma), Eugenio Romano (Via V. Emanuele), Antonio Tarantino (Via Maggiore Galliano). Carrozzieri: Arturo Corrado (Via V. Emanuele), Antonio Nutricato (Via Trieste). Autolavaggio: Saverio Baglivo (Via Duca d’Aosta), Antonio De Vitis (Via T. Minniti), Gerardo Piccinno (Via Garibaldi). Lavorazione plastica: Michele Accogli (Via Michelangelo). Sarti: Assunta Andrani (Via Battisti), Cesario Cacciatore (Via Duca d’Aosta), Michelina Casarano (Via Diaz), Immacolata Coluccia (Via V. Emanuele), Romina Del Tufo (Via Petrarca), Vita Caterina De Pascali (Via Cavour), Maria Teresa De Vitis (Via Bengasi), Celimanna Frascaro (Via Roma), Michele Lillo (Via Raffaello), Anna Negro (Via Trento), Maria Prete (Via V. Veneto), Giovanna Tarantino (Via Trieste), Domenico Tarsilla (Via Roma). Parrucchieri per uomo: Cosimo Bavone (Via V. Veneto), Angelo Brocca (Via V. Veneto), Michele Malorgio (Via Dante), Giuseppe Musio (via D’Annunzio). Parrucchieri per donna: Maria Rosaria Congedo (Via Diaz), Salvatore Frascaro (Via V. Emanuele), Giuseppa Galati (Via Petrarca). Falegnami: Aldo Alfarano (Via Alfieri), Giovanni Colaci-De Vitis (Via Bellini), Gustavo De Donno (Via Raffaello), Costantino De Giovanni (Via Cutrofiano), Giovanni Frascaro (Via Alfieri), Giacomo Galati (Via Trieste), Vittorio Gualtieri (Via Cutrofiano), Guido Merico (Via V. Emanuele), Amedeo Turlizzi (Via Cavour). Calzolai: Donato De Liquori (Via V. Emanuele), Michele Maggiore (Via S. Francesco), Rocco Rimo (Via della Libertà). Fotografi: Francesco Cantoro (Via Paisiello), Grazio Resta (Via S. Francesco). Mugnai: Salvatore De Vitis (Via Alfieri). Fornai: Umberto Gualtieri (Via Battisti), Lucia Stefanizzi (Via Vanini), Addolorata e Maria Stradiotti (Via Diaz). Pantalonifici: Rosanna Cuna (Via G. Toma). Autofficine: Salvatore Manganaro (Via Nociglia), Angelo Nutricato (Via T. Minniti), Giacomo Pa- Il nostro Giornale 25 DICEMBRE 2013 sanisi (Largo Rimembranze), Giuseppe Pezzulla (Via Battisti), Damiano Resta (Via Trieste). Imbianchini: Antonio Bavone-Margiotta (Via 2 Giugno), Adolfo Marini (Via V. Emanuele), Rocco Marzano (Via Trento), Michele Negro (Via Alfieri), Antonio Prete (Via Trento), Ezio Sanapo (Via S. Michele), Fernando Sticchi (Via della Libertà), Ezio Tuma (Via T. Minniti), Rocco Turlizzi (Via Cavour), Michele Valentini (Piazza Margottini), Salvatore Valentini (Via Fiume ). Oreficerie e orologerie: Cesare Congedo (Via Garibaldi). Agenzie Assicurazioni: Giuseppe De Donno – Toro – (Via Roma), Michele Maglie – Ras – (piazza IV Novembre), Salvatore Resta – Unipol – (Via S. Francesco), Michele Tarantino – Ina – (Via V. Emanuele). Riparatori macchine da cucire: Pasquale Varrazza (Via V. Veneto). Riparatori Radio-TV: Beniamino Baglivo (Via V. Emanuele), Bruno Corrado (Via S. Antonio), Carlo Elia (Via Trieste). Lavanderie: ‘Laura’ di Michele Accogli (Via S. Francesco), ‘Antonella’ di Vito Antonazzo (Via Cavour). Maglierie. Cristina Antonazzo-Fersino (via V. Emanuele), Lorenzo Martucci (via V. Emanuele). Il locale dell’Agenzia di Assicurazioni INA, in via V. Emanuele, gestita da Michele Tarantino. Viaggio nell’imprenditoria supersanese - n.14 SUPERSANO bio Chiara Ferrazzi, una storia di gusto, di sapori, qualità che continua “Supersano bio”, un logo vivace. I colori del cielo, della terra, dei frutti, del sole, evocati da un marchio in cui sono sottesi passato e presente. Dolce e salato, creme, passate e patè, confezionati secondo i princìpi dell’odierna agricoltura biologica, fanno bella mostra di sé nei vasetti della recente produzione estiva. Una soddisfazione per Chiara Ferrazzi, nel cui sguardo aperto e vibrante brilla la luce di un’intelligenza operosa. Innovare nella tradizione. Una sfida da portare avanti, partendo, ancora una volta, da Supersano. Come quando gli antenati, Attilio e Luigi Ferrazzi (nonno ‘Gino’), approdarono in questo lembo di Meridione, provenendo da La Spezia, dove si erano stabiliti dalla natìa Busto Arsizio. I ‘milanesi’, così li appellarono in paese in un misto, penso, di incredulità e ammirazione (‘milanese’ era anche, nel parlar comune della gente, un complemento di luogo riferito ai due, si che, ad esempio, ‘andare al…, fermarsi a…, lavorare da…’, ecc., era come dire:’ andare allo stabilimento Ferrazzi, fermarsi allo stabilimento Ferrazzi, lavorare dai Ferrazzi’, ecc. ndr.). Incredulità, almeno iniziale, che uomini venuti dal Nord davvero potessero amare questa terra: remoti non erano i tempi del furore, della rabbia del Sud di fronte a un Risorgimento ‘mancato’ e della brutale repressione da parte dello Stato ‘piemontese’ neo-unitario. Ammirazione, per quella straordinaria vitalità imprenditrice che rompeva gli schemi del proprietario terriero guardingo e sospettoso del nuovo. In verità, nel territorio in cui i fratelli Ferrazzi impiantarono l’A.G.F., la loro azienda vinicola, si andava scrivendo proprio allora una diversa storia produttiva e l’industria cominciava ad affermarsi in un contesto da sempre rurale. Tra fine ‘800 e inizi ‘900, infatti, in Terra d’Otranto venivano costrui- 15 Attilio e Gino Ferrazzi, artefici dell’omonima azienda vitivinicola a Supersano. ti centinaia di stabilimenti con i criteri dell’enologia più aggiornata, offrendo un quadro che modifica la visione di un Mezzogiorno tutto arretrato, fuori dai flussi della modernità e restituisce l’immagine di un’economia articolata, lontana da banali semplificazioni. Da un capo all’altro di Terra d’Otranto era un fiorire di innovazioni tecniche accanto ad abilità lavorative antiche, per rendere sempre più competitivi gli impianti enologici. Basti pensare, tra Brindisi e Gallipoli, all’azienda vitivinicola ‘Leone de Castris’ a Salice Salentino o a quella di ‘Adolfo Colosso’ ad Ugento. In questo fervore di inizi s’inserisce il decollo dell’Azienda A.G.F. a Supersano, dove Gino Ferrazzi, imprenditore oculato, competente oltreché perito agrario, esercitò anche la carica di sindaco, negli anni difficili del primo conflitto mondiale, dal 6 agosto 1914 al 13 marzo 1916 e, in Il nostro Giornale 25 DICEMBRE 2013 Accanto a Gino, la moglie Anna Montale che, dal 1911 al 1921, risiedette a Supersano, mentre la famiglia cresceva con l’arrivo dei figli Maria, Flavio ed Italo. Intensa continuava la spola tra Casa Ferrazzi e palmenti verso la fine degli anni venti. Si noti come il paese, lato sud, finiva proprio dopo lo stabilimento, mentre ancora non si disponeva dell’energia elettrica (a Supersano venne inaugurato l’arrivo nel 1927) e lo dimostra il lampione sul lato nord-ovest del palazzo; inoltre, la strada che porta a Ruffano, non è stata ancora asfaltata. seguito, per i primi sei mesi del 1919, in un’ Italia scossa dalla ‘vittoria mutilata’. Un impegno politico, il suo, intriso di ideali liberali e patriottici, da cui l’adesione alla Loggia ‘Liberi e coscienti’ di Lecce, che si batteva per un nuovo ordine di cose. Foto ripresa dal terrazzo dello stabilimento: sequela dei traini carichi di uva, che partono dall’incrocio di via Cavour. Sullo sfondo, l’ex municipio, senza la torretta dell’orologio non ancora costruita. e fratello delle fornaie Vata e Maria, ndr.) ha curato la tenuta delle macchine; Antonio De Pascali (‘Ntoni guardia) fungeva da guardiano e Mario Vinciguerra, autista dell’azienda; ora tutto è pronto per la nuova stagione della ricostruzione, che l’Italia intera intraprende dalle macerie dei bombardamenti. Una lunga, maestosa teoria di ca- Supersano e La Spezia, città di transito e commercializzazione del prodotto salentino, dove i Ferrazzi si asso- Interno dello stabilimento: spazio ‘pesa’. ciarono a Naef e Longhi, per fondare nel 1924 una banca, che ha pro- valli e carretti, con grandi tini di uve fragranti, si snoda dalla contrada di sperato fino al 1967. Scomparsi Attilio nel 1936 e Gino Bosco Belvedere, per il corso Vittonel settembre 1940, l’A.G.F. prose- rio Emanuele, fino al palmento di cague l’attività nel secondo dopoguerra sa Ferrazzi. E’ la vendemmia 1953, con la seconda generazione, Franco, impressa negli ‘storici’ fotogrammi Italo e Flavio. Quest’ultimo, giovane della pellicola super 8, che narra l’eufficiale e agronomo, sposa Giovan- vento festoso, la felice fatica di uona Ercolini nel 1949, dopo essere mini, donne, ragazzi e anziani di Sutornato indenne dalla campagna d’A- persano, sorridenti all’occhio inconfrica e dalla dura prigionia inglese in sueto della sorprendente cinepresa. India. (Al pensiero di tante traversìe In primo piano tanti lavoranti in subite da papà Flavio, lo sguardo di bianche maniche di camicia, coppole Chiara si fa assorto, mentre la sua e cappelli, biciclette, ‘tine di caricamento’, traìni, camion e una gloriosa voce si spezza nel ricordo…). Dopo le ferite della guerra, la re- ‘giardinetta’. Immagini color del quisizione della casa di La Spezia da tempo, volti ed espressioni di un’eparte tedesca e la sua distruzione da poca aspra, di sacrifici, ma non avara parte americana, bisogna tornare a di coraggio e ardita nelle speranze. Audacia che ritrovo in Chiara Fervivere. I supersanesi, ‘don Pippi Carroz- razzi. Una vita spesa nella scuola, imzini’, l’amministratore, e i fattori Mi- prenditrice ora per amore della terra chele Nutricato, ‘Ucciu’ Elia, Egidio salentina, passione di cui ha ‘contaVisconti, hanno seguito l’azienda du- giato’ anche Giano, l’affabile ed argurante la crisi bellica, mentre ‘mèsciu to consorte con i meravigliosi figli, Virgiliu’ Stradiotti (figlio di Michele Mattia, Camilla e Francesca. Il bino- 16 Il nostro Giornale 25 DICEMBRE 2013 mio ‘La Spezia-Supersano’, visibile ancora nella targa imbrunita all’ingresso dell’A.G.F., rifiorisce dal 2009 nell’azienda ‘Supersano bio’, con la fruttuosa presenza dell’agronomo-artista Antonio Giaccari, autore, oltre che della rinascenza dell’azienda agricola, anche del logo ‘Supersanobio’. che garantiscono ‘il rispetto per la salute dell’uomo e dell’ambiente, unito alla volontà di riscoprire e recuperare le tradizioni tecniche agro-alimentari salentine’. Scritto in ariose broschure, lo si può leggere anche nel sito www.supersanobio, dove un apposito link rinvia ad altre aziende di Supersano attive nell’agriturismo e nell’alberghiero. Fare sistema, entrare in una logica integrata dei vari settori, alimentare una rete di rapporti sul territorio, è necessario di fronte al mercato globale di oggi. Chiara ne ha una visione precisa, come netta è stata Targa dell’ Industria Agricola F.lli Ferrazzi, che indica la zona la sua scelta per ‘San Gennaro’ 1912 , nella tenuta ‘Belvedere’. una produzione ecosostenibile, cui non è estranea, cre“Ho voluto trovare qualcosa –dice do, anche la sua sensibilità all’arte e Chiara- che mi legasse di più al pae- al bello, di cui si fa promotrice. se”. Quasi soggiorno obbligato nelle Un mondo di bianco, di silenzio, calde estati degli anni ’70, per lei è di pietra si offriva infatti quest’estate divenuto oggi un luogo del cuore, al visitatore della mostra ‘Sophia’, della memoria (nel Camposanto ai allestita da Antonio Giaccari, all’inpiedi della Coelimanna, ha voluto terno del patio di casa Ferrazzi. Ideatrovare ultimo riposo l’amato fratello le prosieguo delle precedenti mostre Fabrizio), ma anche di un rinnovato di Giaccari a Poggiardo e Soleto, inslancio verso il futuro. titolate ‘Philìa’. Ripresa la spola tra La Spezia e E’ “un percorso infinito di conoSupersano, Chiara impronta il suo scenza che troviamo nelle sue bianmanagement ai criteri dell’agricoltu- che sculture, dall’aspetto umile…”, ra biologica: “benessere, equità, pre- ha scritto Chiara, indicando la non cauzione, ecologia”: quattro pilastri esauribilità per l’artista, ma anche 17 Attuale sito ufficiale della Casa Ferrazzi. per ognuno di noi, della ricerca di consapevolezza, di ‘sophìa’. Una tensione al meglio che Chiara esprime nella cura quotidiana per un prodotto di qualità. Proposto in fiere locali e nazionali (‘Agroalimentare’ 2011 a La Spezia; ‘Cibus’ 2012 a Parma), il marchio ‘Supersano bio’ è tra i migliori ambasciatori dell’eccellenza gastronomica e dell’ospitalità della piccola ma accogliente Supersano. Maria Antonietta Bondanese (continua) Il nostro Giornale 25 DICEMBRE 2013 Il “lago Sombrino”: 1858 - 2012 U Ce lo ricorda Alfio Vizzino na occasionale circostanza mi ha dato la opportunità di dover riprendere il discorso sul ‘lago Sombrino’. Sta di fatto che, nel corso di una passeggiatina nella zona di masseria Macrì, Alfio Vizzino mi facesse vedere un set di foto che, se non avessero avuto un impatto storico di enorme rilevanza rievocativa, sarebbero rimaste nel cassetto, nel novero di normali immagini, relative ad un terreno allagato a causa di frequenti e abbondanti piogge. Così però non è stato, poiché quelle foto ridestavano un momento di rilevante importanza, assolutamente eccezionale: ritraevano… il lago ‘Sombrino’. Amici lettori, non spalancate gli occhi, sorpresi da questa puntualizzazione, poiché, purtroppo, foto del lago non se ne hanno, in quanto la straordinaria, meravigliosa invenzione della fotografia, risale intorno all’anno 1839 e le immagini che qui sottopongo alla vostra curiosità, altro non sono se non quelle riprese lo scorso anno, da Alfio, dopo una copiosissima parentesi di piogge, raccolte nella sede originaria dell’alveo lacustre, quella compresa tra il Casino Cazzatello, il Casino Sombrino, Masseria Pagliare, Masseria Chiesa, Masseria Mèndole, Masseria Padùla, Masseria Macrì, incrocio con la Prov.le Maglie- Collepasso, l’area che fino a circa un secolo e mezzo fa, era stata occupata dalle acque del ‘lago’ in questione, su cui è qui utile tornare e riferire. Si sa come, nel corso delle abbondanti piogge spesso presenti sul nostro territorio nel periodo autunno-inverno, le acque dei comuni vicini (Ruffano, Miggiano e Montesano) affluiscano per naturale pendenza fino alle falde della nostra collina, perdendosi poi gradatamente nelle voragini, che, per appropriata etimologia, sono chiamate ‘àvisi’ e ‘vore’, volgarmente indicate come ‘ore’, delle quali, la più importante è il ‘Fao’, sita a sud del Santuario della B.V. di Coelimanna. Sta di fatto che queste, molto spesso, non riuscissero a ricevere agevolmente l’enorme massa di acque, anche per l’impedimento provocato da materiali di risulta, vomitati sconsideratamente nei loro ingressi, rendendone difficile il naturale scorrimento, provocando di conseguenza estesi allagamenti, le cui dimensioni oggi, grazie ad alcuni interventi, si sono ridotte di gran lunga. Tanto per rimanere in tema, riportiamo alla memoria l’alluvione del 1966, quando le acque giunsero (a nord) fin nella zona a cavallo di via Cutrofiano, lambendo, a sud, i gradini della Congreca dell’Immacolata, anche se già prima, esattamente nel 1934, si era provveduto ad una discreta sistemazione dell’area dell’imboccatura del ‘Fao’, per interessamento dell’On. Francesco Manfredi, al tempo Presidente della Provincia di Lecce. Ed a proposito delle ‘vore’, è il caso di riproporre quanto la penna poetica del Dott. Rocco De Vitis ebbe a scrivere: …”Le vecchie voràgo/scomparvero allora/e due ne restaro, /il Fago e la Vora./Tra Satiri e Ninfe/qual sìculo Alféo/che brama Aretusa,/tu Fago cercasti/sul fondo calcareo/la bella tua Vora/e l’acque confondi/e assieme ai torrenti/da lungi e vicino/creasti il tuo lago,/il lago Sombrino,/dimora di uccelli/di rari pennuti,/sollazzo alle genti./ Da che vi divise/il Campo dei Morti,/ch’ha sotto il suo manto/la Manna del Cielo,/sofferse il tuo lago/e diede al Salento/malaria e tormento./Poi giunse il Pozzaro/del mago Tafuri/e come d’incanto/scomparvero l’acque,/non senza rimpianto./Ne sorsero i campi/fiorenti di Bacco/ma tu Supersano,/per fatto divino,/perdesti il tuo lago,/il lago Sombrino”. E così, come nella mitologia pagana, il fiume Alfèo, attraverso il fondo del mare, dalla Grecia giunse in Sicilia, anelando di confondere le proprie acque con quelle dell’amata fonte Aretusa, e, come Alfèo, anche il ‘Fao’, L’area in cui, fino al 1859, gravitavano le acque stagnanti del lago ‘Sombrino’. Così sono state viste da Alfio Vizzino, che ha ripreso la zona dopo un violento nubifragio dello scorso anno. 18 Il nostro Giornale 25 DICEMBRE 2013 giunto sul fon- collina, bucherellando prima in senso orizzontale, quindi do calcareo, scendendo verticalmente, badando a seguire attentamente corse verso la le naturali fenditure della roccia, fino a produrre una vo‘Ora’, in cui ragine della profondità di circa 20 metri, fermandosi solac o n f l u i v a n o , mente quando, dai crepacci delle pareti non avvertì la precome detto, le senza di un vento e capì di aver raggiunto il cosiddetto ‘caacque prove- povento’, ossia il punto adatto come assorbente. Continuò nienti da sud- poi praticando altri due pozzi, che collegò con un canale est e dalla con- alle acque dello stagno. Fu così che esse, cominciarono a trada Bosco defluire lentamente nell’enorme pozzo ricavato dall’induBelvedere. strioso soletano ed il lago, come per incanto, si prosciugò. Questa vora- Si gridò al miracolo, ma era stato l’intuito e soprattutto la gine, per la sua semplice capacità operativa di Giovanni Manni ad offrire insufficienza alla nostra gente un risultato di sì enorme rilevanza. ricettiva, proL’operazione riuscita, fece naturalmente perdere ai novocò un’estesa bili la opportunità di svago con le loro battute di caccia, raccolta di ac- ma a tutto vantaggio del terreno emerso, divenuto fertilisque, spanden- simo, che in massima parte venne coltivato a vigneto. SenTavoletta topografica di 1/25000: lo spazio oc- dosi per circa za sottacere, naturalmente, della totale scomparsa della 100 ettari di ter- calamità malarica sofferta dalla gente della zona. “Si colcupato dal ‘lago Sombrino’. reno, dando ori- tivò e Supersano potè veder giustificato il suo nome, che gine così al lago ‘Sombrino’, che, col trascorrere del tem- prima di quel tempo era stato un’amara ironia” (De Giorpo, divenne preoccupante fonte di malaria, specie durante gi, in ‘Note sulla idrografia di Terra d’Otranto’). l’estate, quando emanava miasmi deleteri, coinvolgendo Oh beffarda circostanza, che si ripresenta a tormentarnon soltanto il nostro territorio, ma nell’insieme, tutta la ci ancora, ma questa volta sotto forma di rifiuti tossici, zona mediana della nostra Provincia. nella speranza che il tutto venga ridimensionato e possa Ecco, allora, la necessaria decisione di procedere al suo ridare tranquillità al nostro paese! prosciugamento, che impegnò a intensi studi e calcoli non Quel ‘lago’, quindi, oggi non è più, ma Alfio Vizzino e pochi esperti, senza però che riuscissero a trovare una pur la di lui consorte, la signora Pina, con quelle fotografie larvata via d’uscita, fino a che (Udite! Udite!), nell’anno (del set ne abbiamo scelto una che presentiamo a lato di di grazia 1858, non si propose per la soluzione del proble- pag. 18 e che riprende per intero la zona), ci hanno offerma, un semplice scavatore di pozzi di Soleto (patria del Ta- to la straordinaria opportunità di farci rivivere, non senza furi, medico letterato con fama di mago, vissuto nel XV se- emozione, un momento ed un aspetto del nostro territorio, colo), un tal Giuseppe Manni, il quale si presentò sua di tanto tempo fa. E non è poco…! sponte al proprietario latifondista Raffaele Garzia di Maglie, proponendogli un semplicissimo progetto: scavare nelle immediate vicinanze un pozzo, in grado di poter assorbire le acque stagnanti del lago…Tutto qui? Semplice e audace insieme, come l’uovo di Colombo, il progetto però non venne tenuto in dovuta considerazione, anche perché il Garzia, tra l’altro, non intendeva per nulla perdere l’occasione per le sue battute di caccia e quelle di suoi amici, in quella particolare zona lacustre. Il Manni , espertissimo in materia, malgrado la resistenza del proprietario, non si perdette d’animo e, supportato anche da un’analoga esperienza operata nei pressi di Zollino, tornò alla carica, insistendo fino al punto da convincere ‘don Rafeli’, ottenerne il placet ed avviare così il suo tentativo. Non si portò dietro mine dirompenti o particolari attrezzature, gestendo la sua opera con strumenti semplicissimi: picconi e martelli (sic!), con Ecco come si presentava lo spazio antistante il parco delle Rimembranze, dopo la viocui cominciò a crivellare la base della lentissima alluvione dell’ottobre 1956. Di fronte, il muro del giardino di Vittorio Gualtieri, che non resistette alla spinta dell’acqua, che lo aveva interamente colmato. 19 Il nostro Giornale 25 DICEMBRE 2013 Chiedo scusa se parlo di Maria Elogio ligio della società civile supersanese Q La Prof.ssa Maria Antonietta Bondanese. uando nel maggio 2009 i Comitati Elettorali supersanesi chiusero le aste e completarono le liste, non pochi storsero il naso, molti elettori si scoraggiarono e i delusi esclusi sbuffarono. Al di là dei due candidati-sindaco, viandanti perenni sul lungomai della politica paesana, poche furono le sorprese scintillanti tra i 32 candidati al consiglio Comunale. Sette donne e Cinque-under 30, colorarono un panorama ingrigito da reduci politici poco inclini all’allontanamento e militari propensi all’avvicinamento. Il pendolo si fermò una volta stilato l’elenco dei 16 eletti: alcuni militari riuscirono ad entrare –senza però sempre rientrare-, non tutti i reduci ottennero la conferma, ma alcune nuove storie presero piede nel parlamentino supersanese. La più giovane fu interrotta troppo presto da un destino infame, che in un annus horribilis, vide spegnersi di botto molte brillanti speranze. Bruciato il verde, rimase il rosa. Al netto delle facilitazioni parentali, l’ingresso in politica di Maria Bondanese da una parte e Adriana Pappadà dall’altra, è stato per i rispettivi elettorati una boccata d’aria liberatoria, il segno che, superate fondate ritrosìe e legittime incertezze, persone mai impegnate in politica e apprezzate per le qualità umane e professionali, potessero fare un passo in avanti – non frontale, ma di lato - per dare un contributo. La storia di Maria, una favola, parte da qui, da un’elezione vigorosamente applaudita, anche se non pienamente sostenuta dalla vecchia politica, come dimostra la distribuzione dei pacchetti di voti. Ma poco importa, quando il carisma, l’ottimismo della volontà, il senso dell’impegno politico come servizio, la generosità umile e il desiderio viscerale di una Supersano culturalmente vivace e coinvolta, sono ancora più schiaccianti di vittorie elettorali, consunte e usurate quanto chi le ha promosse. E così per i Supersanesi, che in questi ultimi cinque anni si sono interessati alla cosa pubblica e il voto del 2009 non lo hanno venduto o gettato con disinteresse nell’urna, l’inno ‘Ohi Marì’ non è stato solo il sospiro stupefacente degli Art. 31. E’ stato la sorpresa contenta per una Supersano travolta da un rullo continuo di iniziative culturali di spessore, mai strumentali al consenso, come talvolta accaduto nelle precedenti amministrazioni. E se la reattività dei Supersanesi, giovani e meno giovani, a quest’offerta pulsante è indicatore della loro maturità, il lustro di Maria è la miglior prova che anche tra Nociglia e 20 (*) Casarano ci sono spazi e tempi per immaginare qualcosa di diverso, perché su Supersano non si abbattono maledizioni che impediscono di essere un paese normale. Basta fare e lasciar fare. Maria si è rimboccata le maniche, ma non si è sporcata. Senza poter farsi chiamare ‘assessore’ – non per colpa sua e a volte invero molto molto pia -, ha lavorato senza rivendicare, ha costruito con poche risorse, non solo economiche. Senza bandiere e ideologie, ha seminato tra i rovi del disincanto e dischiuso i covi del pessimismo. Ha tracciato una linea retta di vitale energia, in un paese che ogni giorno si alza piatto e si dice allo specchio di essere morto. E’ per questo che lo sforzo di Maria da Lucera merita di rimanere nell’antologia supersanese. Perché parla dritto senza fiatare alla coscienza dei paesani che votano crociando un segno, ma evitano di offrire impegno: guarda in faccia quei cittadini che vivono da sudditi prima del voto e da tribuni in tribuna – o più spesso in panchina - dopo il ‘Viva questi e viva quelli!’. La storia di Maria risponde puntualmente a chi già da adesso si chiede “ci se minte in lista?” e si sfrega le mani di fronte al prossimo carnevale elettorale, senza realizzare che la politica, in un Comune destinato ad essere accorpato, è tanto debole da contare quanto un torneo di calcetto. E in fondo è per questo che a maggio le liste saranno così corte. La passione di Maria urla più della rabbia dei giovani che partono e lasciano genitori e parenti in una rassegnazione a volume 4000, che si lascia scivolare il tempo addosso. E il tempo è vita, come vita è anche quella dei giovani che scelgono di restare, perché anche non partire è una scelta. Insomma, l’esempio di Maria, fiera alfiera dell’orgoglio supersanese, non è solo un’auspicabile e fresca Il nostro Giornale 25 DICEMBRE 2013 leadership per una squadra di giovani chiamata ad assumersi pienamente una responsabilità civica. Perché di questo c’è davvero bisogno se non si vuole lasciare Supersano del 2020 alla visione cinica dei Tarzan in calore, pronti a saltare da una liana all’altra e a battersi il petto senza avere niente nelle mani. C’è di più. Mostra dopo mostra, libro dopo libro, Maria ha svelato l’oltrepolitica supersanese, togliendo ogni scusa a un mondo di 4000 persone (meno 16) che da una politica debole come quella comunale attende e pretende senza fare e dare. E’ un mondo assopito che vuole per forza vincere qualcosa senza mettersi di forza in gioco, un mondo diffidente che ogni giorno cambia ciò che vorrebbe essere e non si vive mai per quello che è, perdendosi talenti, bellezze e ricchezze. Un mondo che tra invidioso rancore e vischioso rimorso, non ci mette poi molto a scaricare le proprie colpe su sindaci e consiglieri e a invocare un totale repulisti che sani tutti i guasti. Tra un’iniziativa e l’altra, Maria ha dunque dimostrato che non è di sola politica ed elezioni che può vivere un paese. Certo, la buona politica, con facce e storie nuove, può rivitalizzarlo e risvegliarlo con una mossa soprattutto culturale. Certo, il contrario lo deprime e lo asserraglia. Ma sono le Associazioni, il Volontariato, le energie dal basso a tenerlo unito e a farlo battere. Alla politica spetta solo accompagnare e mettere sui binari, ma se il treno non c’è, il viaggio è perso. Faticoso, ma salutare, il prestito massiccio alle prossime elezioni di cittadini liberi, mai impegnati in politica; sarà il migliore antidoto contro l’usucapione affaticato e saltuario di liste e contenuti. Non salverà tutto, ma non distruggerà niente. Sarà solo un esercizio di cittadinanza e di democrazia. Finalmente. Autunnale Esanimi, le caduche piante raggruman ne l’intristite foglie pomfi di ruggine e ripuntano al cielo nuovi, ischeletriti monchi. Le sanguigne bacche, primo ristoro al passerotto stanco, tra gli arruffati sterpi occheggiano fosche. Sbatùffola il molle scirocco cinerei nembi nel giallo occaso d’un giorno senza palpiti. Rifugge la mente l’amarezza greve e stempera l’angoscia nel rimembrar l’agosto opulento e gaio, mentre le muffe dell’autunno ischemizzano gli aneliti. Nel cuor lento batte l’impassibile ritocco del tempo. MODI DI DIRE Gino Fiorito Se tice ca ci pìscia piritannu, le rèume se ne vannu. Nunn’è dittu ca ci tene ‘na chitarra sape sunare! Sintiti quista, cristiani, ca è Vangelu: ‘lu ciucciu ca nn’aquila se crite, quannu ùla pija parìte!”. A còriu t’ addhri, curìscia larga! Se è veru ca cu llu focu squaij l’oru, è veru puru ca cu ll’oru squaij la fìmmina e, cu lla fìmmina squaij l’ommu. Se lu Patreternu nu sente l’àncili cantare, òi cu ssente li ciucci rajare? Lu Diu cu tte cuarda te nu cane rraggiatu, te nu pitucchiu ‘mpinnatu e de nu prete spujatu! Te lu mutu manca, ma te lu picca resta. Te nu pòuru rriccutu e de nu riccu ‘mpoarutu, libera me, Domine! Ci cumanna nu ssuta. Lu diàulu te face le birbantate e poi te sona le campane. Cu lla farina te lu tiàulu, nu sse fannu l’ostie. Nu te truvare casa vicinu a ferrari, furnari e sonaturi te viulinu! ‘Na fìmmina beddhra, nasce cu lla tota. Cuàrdate te ‘na fìmmina ca se sente ddo misse allu giurnu, te nn’ommu ca cunta picca e dde nu cane ca nu ‘bbaja. Mejiu nu fiaccu maritu, ca nnu fiaccu vicinu. Michele De Vitis (*) Il titolo prende spunto dall’omonima canzone di Giorgio Gaber, dal disco “Far finta di esser sani” (1973-1974). 21 Supersano…ieri Il nostro Giornale 25 DICEMBRE 2013 (Racconti della memoria, con asterischi fotografici su cose, fatti e persone di casa nostra) U n inciso, patrimonio della nostra memoria, forse alquanto ‘spicciolo’, ma comunque bagaglio della storia di Supersano: la intitolazione del corso principale del paese, dedicato a Vittorio Emanuele. Ma a quale dei tre re che si sono succeduti portando questo nome bisogna far riferimento? Una curiosità per un ‘fatto’ certamente non noto ai Supersanesi, ma che in questa sede vogliamo far conoscere, una ‘quisquilia’, direbbe il principe Antonio de Curtis, Totò, involontariamente trascurata, e per questo mai presa in considerazione dai nostri amministratori, che hanno avuto… ben altro cui pensare! Per trattare dell’argomento in oggetto, dobbiamo fare un deciso passo indietro nella storia del nostro paese. Il fatto è questo: siamo in pieno ventennio fascista, quando un bel giorno, i Comuni di Supersano e Ruffano, per volontà dei loro sindaci-podestà (intimi amici), nel corso di uno dei loro frequenti incontri, venisse fuori, forse casualmente, l’argomento inerente alla figura storica, cui intitolare le vie d’ingresso che univano i due paesi (questa notizia ci venne data dal podestà del tempo, l’Avv. Michele Frascaro), con la decisione unanime, vista l’ideologia del tempo, di offrire questo privilegio a Vittorio Emanuele III, vivente (la legge prevedeva la intitolazione di una strada a persone che fossero decedute da almeno 10 anni –Art.2 Legge n. 1188/1927, ma tale di- sposizione non veniva applicata alle persone della famiglia reale, oltre ai Caduti in guerra. Ed il Re in questione era vivente). E della cosa si può avere diretta conoscenza, solo leggendo l’indicatore toponomastico posto all’ingresso di Ruffano, che intitola chiaramente la strada al suddetto monarca, il Re ‘Piccolino’. Così a Ruffano, così a Supersano, ma qui da noi, tale intitolazione restò in evidenza solo fino a che il regime era stato quello fascista, per poi disfarsene, quando, le sorti infelici del conflitto mondiale (1940-1945) e la conseguente caduta di Mussolini e della Monarchia, avrebbero convinto i nostri amministratori a cancellare il qualificativo ordinale ‘III’ (confrontare con la foto-composizione che proponiamo), senza preoccuparsi, però, di sostituirlo, ‘correggendolo’, vivaiddio!, con il più idoneo numero ‘II’, se riferito al Re ‘Padre della Patria’, fi- 22 glio di Carlo Alberto, quello che con Cavour, Mazzini e Garibaldi, aveva contribuito all’Unità d’Italia. Oggi, se si vuol indirizzare la scelta per un ‘Vittorio Emanuele’, crediamo essa debba cadere appunto su ‘Vittorio Emanuele II, il Re ‘Galantuomo’, colui che appassionatamente in parlamento, dichiarò di non poter rimanere insensibile di fronte al ‘grido di dolore’ degli Italiani oppressi. Ebbene, così sarebbero andate le cose, in merito alla intitolazione del corso principale di Supersano, ma ora non sarebbe opportuno provvedere alla piccola variazione, con l’aggiunta di quel numero romano (II), che consentirebbe la definitiva e logica acquisizione cognitiva della paternità toponomastica della nostra via principale? E non ci sarebbe da dover spendere davvero nulla, se non un pizzico di buona volontà. Spendiamolo! A Il nostro Giornale 25 DICEMBRE 2013 nno 1951: la nostra collina si veste finalmente di un abito verde che le compete naturalmente. E’ l’anno in cui l’Amministrazione Magli provvede al rivestimento degli enormi spazi spogli della ‘serra’ con un’opportuna piantumazione di alberi di pino. La foto che presentiamo, documenta un particolare momento di quell’ operazione, trasmettendoci un’emozione quanto mai viva dell’evento. Siamo in un punto alle spalle del santuario della Coelimanna e la figura che si staglia sul fondo della roccia, riprodotta nel riquadro in basso a sinistra, è quella di Serafino Corrado, meglio conosciuto in paese come ‘Sarafinu mònicu’. Al tempo, il Corrado era un componente del consiglio comunale, presente nella lista della DC, che, con il Sen. Magli aveva vinto le prime elezioni amministrative, quelle del 1946. L’incarico che nella fattispecie Serafino ha ricevuto, è quello di capo-cantiere per i lavori del rimboschimento, che, partendo dalla zona ‘Fau’, proseguiranno fin nella zona di Masseria ‘Macrì’. Ad eternare una sì importante operazione, ecco l’dea di spogliare dagli arbusti una piccola faccia di roccia, su cui viene incisa, certamente su suggerimento del Sen. Magli, la parte di una frase estrapolata dalle ‘Georgiche’ di Virgilio, che per intero testualmente dice ’Omnia vincit labor, improbus et duris urgens in rebus egestas’ (Tutto vince il lavoro e l’urgente necessità in una vita dura’). Accanto allo slogan, la data, quella del MCMLI, che suggella il valore dovuto all’opera. La seconda foto ritrae parte del primo consiglio comunale supersanese, uscito dalle elezioni del 1948, sindaco il Senatore Arcangelo Magli. Del gruppo consiliare, faceva parte anche Serafino Corrado, che è il terzo in piedi dalla destra. Nato il Corrado nel 1897, al tempo aveva 54 anni. Famiglia numerosa la sua, abitava all’ingresso in paese da via Nociglia, abbastanza noto quale esperto in conti aritmetici ed in possesso di un eccellente dono: la calligrafia. E’ morto nel 1970, all’età di 77 anni. C on relativa approssimazione, sarà stato l’anno 1960, quello cui si riferisce il gruppo di amici che la foto ci presenta. E’ un giorno festivo di primavera ed i nostri si ritrovano per una piacevole scampanata. Ma non sono i soli, in quanto il gruppo era completato altre persone. I quattro che qui posano, facilmente riconoscibili, purtroppo sono tutti scomparsi, ai quali va il nostro ricordo, particolarmente affettuoso. Partiamo dalla sinistra, con Michele Corrado, che, indicato in questo modo, potrebbe generare confusione, visti i tanti che qui in paese si annotano per omonimia. Vale perciò fissarlo col suo caratteristico soprannome, quello di ‘capuzza’, abitante in via Alfieri, angolo via Cavour. Gli sta accanto Gigi Corrado, al tempo non ancora sposato (lo sarà l’anno successivo), poi il Dott. Giuseppe Modoni da Marittima, dal 1956 a Supersano, quale vincitore di concorso per medico condotto, incarico che lascia dopo quarant’anni, nel 1996. Ultimo, sulla destra, Pippi Pasanisi. 23 V Il nostro Giornale 25 DICEMBRE 2013 enezia 1975. Siamo nello spazio antistante la locale sezione dell’AVIS, per un incontro con l’artefice della sezione fondata a Supersano, Settimio Modugno, che qui vediamo in compagnia della moglie (Uccia Bardoscia) e di alcuni paesani, i Santoro, che da Mestre, dove risiedevano, si son portati per la circostanza, a salutare i compaesani. Rilevante dover qui puntualizzare la presenza di Armando Santoro, sulla destra, al tempo già trapiantato nel Veneto, con la famiglia, sempre orgogliosamente presente quando nella sfera del suo territorio arrivava un compaesano. L’occasione ci da la opportunità di dover rilevare lo ‘sfrenato’ attaccamento che Armando aveva nei confronti del giornale. Trovandoci a Venezia nel lontano 1983, fummo da lui ospitati e quale sorpresa ci colse entrando in cas sua? Incorniciata ed esposta nel salotto, copia del primo numero de “Il nostro Giornale”, gelosamente custodita come autentico cimelio. Che emozione! Eccolo qui Armando, che, purtroppo, da qualche tempo ci ha lasciati e che vediamo nella bella foto, pronto con i suoi familiari, ad accogliere il Cav. Modugno, in una delle sue innumerevoli presenze, quando si trattava di dover seguire l’opera meritoria dell’AVIS, che quest’anno festeggia la sua presenza a Supersano con un intrattenimento, giunto alla sua nona edizione. Quali frutti sta dando l’esperimento ‘falchi’ per combattere la piaga ‘piccioni’? Q uali frutti sta dando l’esperimento ‘falchi’ per combattere la piaga ‘piccioni’? Stava quasi per passare inosservato e già compiva l’anno di prova, l’esperimento dei falchi fatti volare sul nostro cielo, per distogliere la gran massa di piccioni che un po’ dappertutto e da parecchio tempo, deturpano il territorio. Esattamente lo scorso anno, col numero numero 77 del giornale, alla pagina 14, ponevamo in essere l’argomento con la notizia per certi versi affascinante, della presenza dei falconieri, che lanciavano in libertà queste creature alate, col compito di distrarre l’invadenza dei piccioni. All’uopo, avevamo dedicato anche una suggestiva copertina, che riprendeva alcuni falconieri intenti a librare in aria, da piazza IV Novembre, i volatili perfettamente addestrati, che avrebbero dovuto portare a compimento nell’arco di un anno, l’im- portante incarico, loro affidato dall’Amministrazione Comunale, che, per tale operazione avrebbe impegnato circa 9.000 euro. A questo punto, esattamente dopo un anno, ci chiediamo un po’ tutti quali siano stati i risultati ottenuti e se l’esperimento sia servito in qualche modo a risolvere il problema. E lo facciamo per un senso di correttezza verso i nostri lettori, anche perché dovevamo doverosamente concludere il servizio su citato e rispondere al nostro interrogativo, ed a quello pòstoci a viva voce da alcuni lettori-concittadini, desiderosi di conoscere le risultanze dell’esperimento, che avrebbe dovuto concludersi appunto intorno allo scorso mese di ottobre. E per saperne di più, non ci restava naturalmente che chiedere conto ai promotori dell’iniziativa, per una qualche conferma o meno dei risultati ottenuti con l’operazione ‘falchi’. 24 E la ‘faccenda’ pare debba essere così chiarita: i falconieri, dopo un periodo di circa tre mesi, intorno alla fine del 2012, hanno temporaneamente sospeso l’esperimento, seguendo i prescritti canoni regolamentari del loro intervento, ripreso poi successivamente e attualmente in essere (queste note sono state stilate intorno ai primi giorni dello scorso mese di novembre). Detto questo, come dice uno slogan, spontanea sorge la domanda: “Ma quali sono i reali effetti prodotti da questa ‘terapia’?”. Sarà forse stata nostra personale impressione, pur confortata alquanto dalle dichiarazioni di un responsabile, ‘addetto ai lavori’, secondo cui la massa straripante di piccioni che stazionavano nell’ambito del nostro territorio, ‘pare’ sia diminuita, oppure è stata solo nostra sensazione? Non lo sapremmo dire e non possediamo strumenti idonei per accertare il contrario Il nostro Giornale S 25 DICEMBRE 2013 Alle urne, alle urne! (spigolando da volantini e manifesti, prove generali per le prossime elezioni amministrative). iamo già in dirittura d’arrivo e si intravede il traguardo delle prossime elezioni amministrative, mentre i giochi di squadra si tanno studiando, in cerca della posizione più favorevole per lanciarsi allo sprint finale. La metafora ciclistica ben si adatta alla ‘corsa’ che i contendenti, alcuni forse già pronti a vestire per la prima volta una maglia nuova di zecca, stanno già preparando per lanciarsi a tagliare il traguardo. Sono trascorsi cinque anni, dal giorno delle ultime competizioni comunali, quando la scalata alla vetta venne agevolmente conquistata da una squadra che ottenne un primato assolutamente unico nella storia municipale supersanese, con un distacco da primato, sugli inseguitori, assolutamente impensabile.. Da quel giorno, e per buona parte del lustro, gli oppositori han contrastato la maggioranza al governo, dapprima con lievi sussulti, incrementando però man mano le loro mosse d’urto, quando è venuta fuori la ‘quaestio’ relativa alla tassa sui rifiuti urbani; e qui gli animi si sono surriscaldati, con esternazioni che noi abbiamo tempestivamente seguito nei dettagli (cfr. il n. 76 del giornale), riportando fedelmente quanto le squadre avevano ufficialmente svuotato per il tramite dei loro coreografici manifesti. La qual cosa non sta avendo soluzione di continuità, ora che il ‘fil di lana’ si sta avvicinando e che i contendenti si apprestano a tagliare. Ed in attesa della ricorrenza, siamo andati a spigolare quel che i protagonisti hanno disseminato in questo ultimo periodo (fino a che il giornale non è andato in macchina), che certamente più in là li vedrà protagonisti infuocati, sperando in una loro matura lealtà agonistica (non si passeranno certamente la ‘borraccia’!). Eccoli nella loro tematica essenziale: = 30 luglio 2013 – Illegittimo l’aumento della spazzatura. “Gli amministratori seri dovrebbero tirare fuori di tasca propria i soldi per rimbor- Udite, udite! sare i cittadini, o, per non continuare a fare danni ai loro compaesani, farebbero bene a dimettersi” (Supersano Democratica – Partito Democratico – Sinistra Ecologia e Libertà di Supersano). = 10 agosto 2013 – Politica, spazzatura ingannevole. “ Come sempre falsano la realtà, la travisano dicendo che i cittadini ricorrenti hanno già diritto al rimborso, illudendoli, tanto per loro l’importante è spargere fumo con notizie ingannevoli” (Componenti Lista Civica ‘Per Supersano-Radici e Futuro) = 14 settembre 2013 – Qualcosa è andato storto: asfaltati gli antichi tratturi di Supersano: un danno enorme al paesaggio e all’ambiente. “Il CSTSA, i cittadini e le Associazioni ambientaliste lanciano un preoccupato allarme e rivolgono un accorato appello all’Amministrazione Comunale e agli Organi competenti, affinché intervengano urgentemente al ripristino della tipicità delle nostre strade rurali brutalmente deturpate” (Il Comitato Supersanese per la Tutela della Salute e dell’Ambiente). = 30 settembre 2013 – Amministratori incompetenti e irresponsabili. “I nostri amministratori, vestiti da ‘esperti giuristi’, hanno sostenuto che il Comune avrebbe vinto una causa contro i ricorsi sulla spazzatura, presentati da 27 cittadini. I nostri ‘incompetenti’ intendono difendersi fino alla Cassazione. Ricordiamo che, mentre i cittadini pagano da soli le spese per i ricorsi, i nostri amministratori pagano 2 avvocati con i nostri soldi” (Supersano Democratica – Partito Democratico – Sinistra Ecologia e Libertà di Supersano). = 9 novembre 2013 – Salva Supersano 2014. “Basta con una faziosità politico-familistica, che sinora ha prodotto interessi di parte a discapito dell’intera comunità. E’ ora di agire per Supersano bene comune, attraverso un cambiamento politico-amministrativo (…) ‘Progetto 3S’ non 25 promette, ma propone opportunità di crescita e lavoro per il futuro di questo paese!” (Per il ‘Progetto 3S’: Dott. Egidio Antonazzo). = 20 novembre 2013 – Salva Supersano 2014. ORA BASTA = Salviamo il salvabile di Supersano, ora che cominciano a scoprirsi le’tombe’ dei veleni e non si alzano i morti ma si risvegliano ed inorridiscono le coscienze degli onesti cittadini, che si ribellano a decenni di scempio perpetrato a danno di tutti ed a vantaggio di pochi soliti noti! LIBERIAMO SUPERSANO da tutti gli ‘scheletri’ rinchiusi negli armadi da 50 anni di mala politica, sempre e comunque protesa all’interesse di parte ed a discapito di SUPERSANO BENE COMUNE, sin a ridurlo ad un paese anormale! …Unìsciti alla lista ‘Salva Supersano 2014’ per attuare una BUONA POLITICA, comunicando la tua adesione a: Progetto 3S @ gmail.com, oppure 392-6634297 (Per il ‘Progetto 3S’: Dott. Egidio Antonazzo). Il nostro Giornale 25 DICEMBRE 2013 Il teatro a Supersano: realtà lievitata con tanta passione, da un gruppo di giovani dilettanti L i vedo spesso questi giovani, quelli del Gruppo Teatrale Supersanese, quando si ritrovano per le prove in un locale che è di fronte a casa mia, quello al piano rialzato dell’abitazione di Salvatore Musio. Quando la sala è illuminata, è certo che il Gruppo è lì, alle prese per la messa a punto dei tanti particolari, che servono per ritoccare un lavoro già presentato o per l’allestimento di nuovi testi teatrali. Un’allegra brigata che, all’insegna del piacere del recitare, aggiunge l’offerta di un prodotto culturale di un certo spessore. Li vedo questi giovani e tra me e me provo un gradevole compiacimento, anche perché la L’affiatato gruppo teatrale supersanese, posa in piazza A. Moro a Maglie, dopo lo spettacolo. memoria mi riporta agli anni giovanili, quelli a cavallo della fine della seconda guerra mondiale, quando anche noi, sbarba- approntare lo spettacolo teatrale, quel- ma non importa se torniamo a riprotelli studenti liceali, unitamente ad un lo (udite! udite!), data la ‘riservatezza’ porne qualcuno: Tonino Petracca, gruppetto di amici volenterosi, ci pro- dei tempi, di non poter disporre delle Flavio Petracca, Toto Nutricato, Uccio ponevamo nella bellissima arte del re- donne-interpreti da portare in scena. Giurgola (suggeritore), Gino De Vitis Quale famiglia si sarebbe prestata a di Michele, il sottoscritto, Armando citare. Ma con quale sostanziale differenza tollerare siffatta ‘digressione’? Ne an- Alfarano, Giovannino Tamborrino, con i giovani d’oggi! Al tempo, non a- dava di mezzo la reputazione della ra- Rocco Resta, Luciano Malerba, Gino vevamo un locale predisposto ad acco- gazza…! Un vero tabù, insomma, Galati. E i lavori? Ricordiamo sopratgliere una rappresentazione teatrale, quello, per cui, o si ricorreva alla uti- tutto ‘I due sergenti’ e ‘Il passato che se non ricorrendo a qualche ‘andro- lizzazione di un uomo truccato a reci- torna’, soggetti altamente drammatine’, ma spesso all’ambiente di un tar da donna, oppure, ed era la scor- ci.. Ci scusino i lettori per questa nofrantoio in disuso, per poter mettere in ciatoia più plausibile, il dover operare scena una commedia. Ed il confronto la scelta di testi adatti per soli perso- stalgica digressione, prima di riprendiventa addirittura arduo, quando si naggi maschili. E non vi dico, cari let- dere il discorso sul simpatico Gruppo pensi alle difficoltà che si incontrava- tori, quante risate non generavano Teatrale Supersanese, che da qualche no, per approntare il materiale per la queste ‘elaborate’ figure femminili! Se anno è sulla breccia, proponendo per messa in opera del palcoscenico e del- penso ad una certa ‘Lauretta’ bionda e lo più testi in vernacolo leccese, seguila sua scenografia, procurarsi i posti a ad un’altra mora, il cui nome del per- to con palese interesse, richiesto ansedere e quant’altro necessario per sonaggio ora mi sfugge…, maschi ma- che a fornire rappresentazioni-replil’allestimento di una recita. Ma quan- lamente truccati, sottoposti al giudizio che ‘fuori casa’, ottenendo consensi ta passione e quanta gioia coinvolge- ‘caritatevole’ delle donne presenti in che non possono che accreditare semvano il nostro operare! Oggi, le cose platea. Quale ‘orrore’! Eppure c’era pre più entusiasmo. Piazza felice quelnon stanno così, poiché a questi grup- chi, preso da viva commozione provo- la di Maglie, dove questi giovani hanpi non mancano i locali opportuna- cata dalla trama del libretto, lacrima- no rinnovato le loro esecuzioni, riscuotendo applausi a scena aperta, dopo il mente attrezzati. E Supersano ne van- va! Non ricordo se già nel corso delle felice esordio dell’estate 2012, all’inta uno, quello dell’Oratorio parrocchiale, che è un vero gioiello. E poi, nostre edizioni del giornale abbiamo terno del Festival del Teatro Popolare un ‘altro’ inconveniente nel modo di mai fatto cenno di questi interpreti, Salentino, ‘Teatramu 2013’, giunto al- 26 Il nostro Giornale 25 DICEMBRE 2013 la III edizione. La rassegna è gestita dalla locale Pro Loco, nel cui ambito ha agito appunto il Gruppo Supersanese, che ha messo in scena “Le fissazioni te sorma’, commedia già nota al pubblico di casa nostra, e che, tra dieci compagnie concorrenti, ha riscosso il premio speciale della Giuria, per il tema trattato, nel mentre, per la seconda volta, a Salvatore Musio è stato riservato il privilegio quale migliore attore non protagonista. L’Amministrazione Comunale magliese, per il tramite del Sindaco, si è felicitata con i nostri giovani interpreti (Anna Baglivo, Antonella Baglivo, Antonio Colazzo, Germana Martucci, Salvatore Minonna, Angelo Rimo, Maria Domenica Vergari), gratificati da incoraggianti critiche. La direzione del Gruppo supersanese, per la voce della regista Nunzia Grecuccio, ha ritenuto necessario a questo punto, spendere alcune parole sulla commedia posta in scena, onde fugare qualsivoglia dubbio sul linguaggio che gli attori adoperano, nel rispetto del copione, espressioni talvolta colorite, ben lungi da ogni pur larvata intenzionale volgarità ad ‘effetto’ e da malignità concettuali, soprattutto quando viene trattato un tema particolare come quello sull’omosessualità. “…per cui, continua Nunzia, nonostante l’utilizzo di alcuni vocaboli apparentemente riprovevoli, autori ed interpreti hanno affrontato il tema con la massima leggerezza intellettuale, sperando di far riflettere le menti, volendo con ciò, divertendo e giammai deridendo, lanciare un messaggio attraverso la magìa dell’ironia del teatro e costringere alle corde ogni sorta di falso moralismo e subdolo pregiudizio, che spesso condizionano pesantemente le esistenze altrui”. Tornando alla felice rappresentazione operata dal Gruppo Teatrale di casa nostra, anticipiamo che questo Gruppo, sta già lavorando alacremente per la messa in scena di un nuovo lavoro. La “zattera della medusa” A hhh…! Il Salento mi ha colpito come una fucilata, ma non sono morto. Appena ho potuto tuffarmi nel fascino del suo paesaggio, mi ha fatto guarire improvvisamente anche dal mal d’Africa, sofferto per tutta la mia lunghissima assenza. E’ un piccolo paradiso, l’ultimo rimasto sulla Terra (è di questi giorni la candidatura di Lecce a capitale europea della cultura per l’anno 2019, ndr.). Il suo mare è splendente al mattino e ammaliante, come Circe, la sera, quando, con la voce della risacca che si infrange sugli scogli, plagia la vittima in estasi, che al buio si fermi ad ammirare i riflessi scintillanti della luce lunare sull’acqua. Possiamo chiedere dell’altro alla natura? No!...Anzi, sì! Sarebbe perfetto, come quell’altro paradiso, che, di- na di province ma bordello!”. “Serva Italia”, il nome della zattera avvistata all’orizzonte in balìa del mare. Vi sono abbarbicati naufraghi che cercano di salvarsi da una burrasca in corso. Gèricault lo aveva previsto molti anni fa, così come lo aveva previsto con secoli d’anticipo, anche il sommo Poeta nella Divina Commedia. Costoro hanno un’espressione che fa ricordare la stessa disperazione delle figure rappresentate dal pittore nel suo quadro ‘La zattera della medusa’. Sono in fuga e vagano qua e là, senza rotta, né bussola, mentre già il tramonto incombe ed il buio è certo. Sull’ultima spiaggia si assiste alla scena: molti con malcelato desiderio di vederli tornare sani e salvi, sperando di poter protrarre la bella stagione della loro illegalità legittimata. Non Théodor Gericault: ‘La zattera della medusa’ – 1819, Museo del Louvre-Paris. cono, sia in cielo, se nel mare non ci fossero le meduse. La gente non corre nessun pericolo nel venire a contatto con quelle dal velo trasparente ed urticante che vediamo danzare con eleganza sotto il pelo dell’acqua. Sono altre, un genere umanoide, quelle che hanno fatto diventare un inferno il nostro Paese. E Dante avrebbe commentato così la cronaca dei nostri tempi: “Ahi, serva Italia…di dolore ostello…nave senza nocchiere in gran tempesta…non don- 27 sono trepidanti ma pronti, se è il caso, ad abbandonarli al loro destino, se nell’aria fiutano il cambiamento di un vento più favorevole. E’ questo il mondo di molti umani, lo stesso dei pesci in barile: mostrano vitalità soltanto nel saltare in una tinozza più sicura, trasportata da altra nave. Il colore della bandiera che sventola a poppa è irrilevante, poiché a loro interessa soltanto galleggiare. Osvaldo Casto Il nostro Giornale 25 DICEMBRE 2013 Antonio Baglivo: un supersanese, protagonista di uno storico evento sportivo C Il ‘Circolo Tennis- Maglie’ promosso in serie ertamente il 2013 sarà ricordato nella storia dello sport salentino e del tennis in particolare, come l’anno di una grande impresa, a conclusione di un campionato straordinario, del Circolo Tennis Maglie, condotto sempre in testa alla classifica e con il decisivo trionfo nei ‘play.off’. Protagonista determinante di questo evento storico, è stato il supersanese doc Antonio Baglivo, Direttore Sportivo del nostro Circolo e Dirigente Regionale della Federtennis, da sempre appassionato dei questo sport. Ed è stato proprio sotto la sua guida, che in pochi anni il Circolo magliese ha realizzato una entusiasmante serie di promozioni, fino alla straordinaria impresa della promozione nella massima serie nazionale. Vediamone gli ultimi sviluppi: la partita decisiva è stata quella disputata a Maglie lo scor- La squadra Circolo Tennis –Maglie al completo, sul campo, con il Direttore Sportivo Anso 23 giugno (non abbiamo potuto riportare tonio Baglivo (sulla destra). tempestivamente la notizia, in quanto il giornale era già in fase di impaginazione, ndr.), contro le da mandare in visibilio dirigenti, giocatori e pubblico. E i fortissimi avversari del TC Bergamo, davanti ad un nu- così tanto importante era stato il traguardo raggiunto che il merosissimo pubblico, qui giunto da ogni parte della re- volto di Antonio era rimasto in atteggiamento di incredugione. Antonio, lo si vedeva bene, era ben consapevole del- lità, piacevolmente ‘stordito’ da un’impresa così eclatante l’importanza dell’incontro e dalla sua faccia traspariva tut- dei sui ragazzi. Il sogno, il suo sogno e quello dei giocatota quanta la tensione che, si sa, avviluppa una persona in ri, dirigenti a appassionati era stato davvero realizzato! queste circostanze: da quest’incontro, dipendeva la proieE, mentre a fine partita in campo si scatenava la gioia inzione del circolo magliese nella storia del tennis salentino contenibile dei giocatori, esternata da abbracci, secchi e regionale. Il nostro sodalizio sportivo è l’unico che mili- d’acqua e da malcelate lacrime di contentezza, accompata nella massima serie. gnate da una musica che a tutto volume percorreva campo Detto questo, si sa che l’incontro vedeva vincitore il Ma- e spalti, Antonio, invece, cercava di guadagnare gli spoglie, che in campo esprimeva una superiorità evidente, ta- gliatoi, percosso da un’indicibile emozione, e per questo desideroso, almeno per qualche momento, di potersi godere in solitudine questo indimenticabile pomeriggio. E da buon supersanese non poteva che festeggiare la vittoria nel paese natìo, con un pranzo presso il suggestivo agriturismo ‘Le Stanzìe’ di Donatino Fersino, per questo vagheggiato e meritato epilogo di un avvenimento così memorabile. Archiviato il successo della promozione, Antonio è già al lavoro per mettere a punto la formazione che dovrà affrontare il prossimo campionato e organizzare, inoltre, l’insieme degli eventi tennistici internazionali, in calendario per il prossimo anno. Amante com’è della sua terra, Antonio conserva sempre in sè la speranza che Supersano possa esprimere qualche giovane talento, capace domani di indossare la prestigiosa maglia del Circolo Tennis - Maglie. Questo, quanto mi è sembrato doveroso porgere all’attenzione dei Supersanesi, per il tramite del giornale, che ringrazio distintamente. Gli atleti del Circolo Tennis-Maglie, col Direttore Sportivo A. BaFabio Massimo Conte glivo, festeggiano la promozione in Serie A1, presso l’agriturismo (Addetto stampa Circolo Tennis – Maglie) ‘Le Stanzìe’ a Supersano. 28 Il nostro Giornale 25 DICEMBRE 2013 Dopo l’insulto sofferto dalle palme e dagli agrumi, ci mancava il fendente della ‘Xylella Fastidiosa’ a completar l’opera! Cosa succede al nostro patrimonio oleario? Un seminario in Comune. U n patrimonio agricolo d’avanguardia ha sempre caratterizzato l’identità del nostro paese, quale terra dell’olio, del vino, dei cereali, del tabacco e dell’ortofrutta. Poi l’”evoluzione” dei tempi ha prodotto un certo disamore verso queste ‘ricchezze’, intaccando mano mano vigneti, tabacco, frumento, ma facendoci rimanere ancora fortunatamente saldi sulla venerazione dell’ulivo, nel rispetto delle più solide tradizioni, poi…, di colpo, verso la metà di quest’anno, ecco i funesti sintomi di un disfacimento di queste nobilissime piante, che segue quello della morte delle palme e degli agrumeti. Una calamità che potrebbe essere fatale per il più prestigioso patrimonio agricolo della Puglia, ivi compreso quello salentino. “Non abbiamo mai visto niente di simile in tutta la storia dell’agricoltura italiana!”. Sentenza, questa, quanto mai preoccupante, espressa intorno ai primi giorni dello scorso mese di novembre, da un esponente dell’Osservatorio Fitosanitario Regionale, in merito al decadimento di alberi di ulivo, che, d’un tratto, cedono sotto l’impronta di una sintomatologia, che si presenta con l’ingiallimento di estese chiome, l’imbrunimento interno del legno e le foglie accartocciate, quasi fossero delle sigarette. Sarà per la presenza di un fungo, il Phaeoacremonnium, che sarebbe presente in ogni campione studiato dai ricercatori? O per un batterio, la “Xylella fastidiosa”, che, quale sgraditissimo ospite, intaccherebbe impietosamente la specie vegetale dell’ulivo? Scorrendo le pagine di documenti contestuali, leggiamo che questo batterio, di tipo ‘patogeno’, rientra nella lista nera da ‘quarantena’, che in ogni modo bisogna isolare, per la sua incisiva portata infettiva. E sarebbe questo il male che sta perseguitando gran parte del nostro patrimonio oleario? E in che modo e quando il temuto parassita, avrebbe fatto la sua comparsa nelle nostre campagne? Ce ne siamo accorti, quando ha cominciato a far capolino nella zona di Gallipoli, per poi propagarsi repentinamente a macchia d’olio intorno a quell’area, trasportato da alcuni insetti della famiglia dei “Cicadellidi”, che corrono veloci e trovano fertile terreno nelle nostre campagne. Qui la domanda nasce spontanea: cosa ne sarà della nostra agricoltura se non si riuscirà a fermare in tempo una simile tragica calamità? A questo punto, è chiaro che nell’alveo di sì preoccupante ansia, il nostro mondo agricolo debba atten- 29 dere precise risposte e adeguati interventi, quando già si ritiene obbligatorio l’obbligo di estirpare tutte le piante infette, che già hanno assunto proporzioni gigantesche. Intanto gli organi competenti si sono già mossi: il 14 dello scorso mese di novembre, sono giunti in Italia alcuni ricercatori dell’Università di Berkeley (USA), dai quali si attendono risposte confortanti. Si spera che il batterio sia uno dei tanti conosciuti e combattuti in America e che per questo si possa avere una precisa indicazione per adeguati interventi. Sennò… Si pensi che il Salento ospita una densità media di 80 piante d’ulivo ad ettaro, per cui, facendo un calcolo sommario, è a rischio un’area immensa di uliveti. La questione intanto, non manca del ‘supporto rituale’ fatto di critiche, nei confronti delle ipotesi sopra viste. Rileviamo, infatti, che il Movimento ‘5 Stelle’ nell’invitare a porre da parte ogni allarmismo, diffida apertamente le ‘versioni ufficiali’ giunte da Roma, a proposito della presenza di batteri e del necessario abbattimento delle piante infette, semplificazioni che possono comportare un rischio molto alto di speculazione da parte di chi con faciloneria e forse ad arte non vuole risolvere la criticità dell’ ‘agroecosistema’ ulivo e dell’agricoltura in generale. Nel bersaglio c’è quindi il batterio della Xylella Fastidiosa, indicato come probante causa del disseccamento, che non convince affatto il citato Movimento e che le cause del ‘male’ sofferto dalle piante, sono invece da ricercare nella cattiva condotta degli uliveti e nell’uso indiscriminato di diserbanti. Insomma, la sventura toccata agli ulivi, genera, com’era da aspettarsi, diversi umori e diverse (opportune o inopportune) interpretazioni, che, se hanno il ‘piglio’ della faziosità partitica, non possono che peggiorare il ‘malanno’ di queste piante. A questo punto sentiamo di dover Il nostro Giornale 25 DICEMBRE 2013 aprire una parentetica nostalgica, rievocando con un certo trasporto i tempi in cui a Supersano agivano così tanti impianti oleari (i’trappiti’), che ricordiamo perfettamente nei loro proprietari e nei posti in cui erano dislocati. Ecco Mosè Agrosì (via D’Annunzio), Michele Petracca (Corso V. Emanuele – Oggi sede ‘Juventus Club’), F.lli Eugenio e Michele Frascaro (Corso V. Emanuele-Oggi ‘Superplastica’ Nutricato-Accogli), Rocco Musio (via Garibaldi, adiacente casa Antonio Piccinno), Pippi Cossa (Via Alfieri), Silvio De Luca (via Alfieri) Michele Corrado (Via V. Veneto-Oggi sede Mocli), Mar.llo Giuseppe Frascaro (Corso V. EmanueleOggi Agenzia Banca Popolare Pugliese) Antonio Rizzo (via Nocigliaex Stabilimento Magli), Dr. Eugenio Frascaro (Torrepaduli-spazio ad est del Santuario di S. Rocco) e poi viavia, in tempi più recenti, quello della Cooperativa ACLI -San Michele Arcangelo (oggi chiuso) di Pippi Cossa, in via Nociglia, di Peppino Agrosì (Corso V. Emanuele), di Stefanizzi in via Celimanna, di Cesare Vergari (Via Cutrofiano) e Salvatore Vergari (in agro San Cassiano). E che dire degli impianti vinicoli? Quale stretta al cuore, ripensando agli stabilimenti Ferrazzi, Manfredi, Frascaro ed ai tanti a conduzione familiare, disseminati in più punti del paese. Poi, fatalmente, anche la totale scomparsa dei ‘magazzini’ tabacchi, una volta gestiti dai Fratelli Magli, dai Fratelli Frascaro, da Giuseppe Manfredi ed altri. Perché questa defaillance? Perché vigneti, tabacco e seminativi, sono quasi del tutto spariti dalla nomenclatura agricola supersanese? Ci è rimasta la cultura dell’ulivo, che occupa la gran parte del feudo supersanese, curata e gestita ancora con competenza e passione, ma ecco, l’attacco proditorio, forse di un fungo o di un batterio, che da qualche mese sta letteralmente sconvolgendo il Salento, problema di sì enorme intensità che non fa certo dormire sonni tranquilli. A discutere del problema, si stanno dando da fare un po’ tutti i Comuni, ivi compreso il nostro, che, in collaborazione con il Consorzio delle Produzioni intensive della Provincia e della Coldiretti, ha organizzato, nel pomeriggio del 7 novembre scorso, nell’aula consiliare, un Seminario informativo sul “Complesso del disseccamento rapido dell’ulivo” (patogeni identificati e misure di intervento), con l’intervento del Dr. Benedetto De Serio (Direttore Coldiretti di Lecce), del Dr. Vincenzo Parisi (Coord, Ufficio Tecnico Codile), del Geom. Amedeo Falcone (Presidente Codile) e l’Ufficio Provinciale Agricoltura di Lecce, ospiti presentati dal Sindaco, Dott. Roberto De Vitis e dal Dr. Francesco Pacella (Ass. Turismo e Marketing Territoriale Agricoltura e Risorse del Mare-Prov. Di Lecce), che hanno sì evidenziato la gravità degli uliveti salentini, ma non hanno potuto dare risposte atte a rasserenare l’ambiente. Ne è seguito un dibattito. Presente i n d i c a t i v o – ULTIMISSIME – - Dicembre 2013-gennaio 2014 (parentesi feste natalizie) = Iniziative promosse dalla ‘Pro Loco-Supersano’, all’insegna de ‘La magia del Natale’, con il VI Concorso dei presepi più belli - ‘Progetto Albero Amico’ della scuola primaria e la presenza del Babbo Natale per la vigilia della Natività. Intenso il programma di intrattenimento, organizzato dalla locale sez. Avis, in piazza IV Novembre, con la esposizione di oggetti d’arte e artigianato, la esibizione di ‘rope skipping’ di Chiara Nutricato e la partecipazione di gruppi musicali. Non è mancata la rituale degustazione di specialità gastronomiche locali. L’Associazione ‘Vibrazioni per Tommaso’ è tornata con la IV edizione natalizia, nelle giornate del 14 dicembre 2013 e 6 gennaio 2014, proponendo la pastorale natalizia, l’accoglienza della Sacra Famiglia nella chiesa del SS. Sacramento, la inaugurazione del presepe ed il mercatino natalizio, con la parentesi gastronomica riservata ai ‘sapori di Natale’. e poi... le nostre befane, generose con grandi e piccini. N.B.: Per tutti questi intrattenimenti, purtroppo, non abbiam potuto tracciare una cronaca dettagliata, dovuta al fatto che il giornale andava in macchina nello stesso arco di tempo. da noi Qualità, freschezza e convenieza Trovi solo il MEGLIO Buone Feste e un felice 2014 SUPERMERCATO Fratelli NEGRO Via Leonardo da Vinci - Angolo via S. Michele 73040 - Supersano (LE) 30 Il nostro Giornale 25 DICEMBRE 2013 GLOSSARIO DI CASA NOSTRA E DINTORNI - Lu vinni òve…marce = Una voce che il tempo ha quasi del tutto cancellato, è quella riferita alla figura del contadino, che, per sbarcare il lunario, vendeva uova del proprio pollaio, andando in giro per le vie del paese, così come lo si faceva con il latte, la ricotta, il petrolio, ecc. Oggi il ‘vinni òve’ non c’è più, anche se la relativa metafora ricavata, aleggia purtroppo con una certa frequenza, per indicare quel particolare stampo di individui, che, vanagloriosamente, elargiscono ‘saggezza non richiesta’, millantatori, redivivi Pirgopolinice, fanfarone e spaccone soldato del ‘Miles gloriosus’, di Plauto, il protagonista che stenta a porre in dubbio se stesso, ritenendosi sempre nel giusto. Niente di male, se un tal tipo, preso così un po’ con beneficio d’inventario, fa anche suscitare terapeutiche sonore risate, pur se qualche volta la sua spregiudicata autoesaltazione reca fastidio. Assai diversa è invece, questo è il punto, la figura di un ‘diverso’ tipo di millantatore, che qui identifichiamo appunto quale venditore di ‘uova marce’, quelle, tanto per meglio intenderci, per molto tempo dimenticate in un cesto, dal ‘pìpulu’ (il tuorlo) naturalmente puzzolente, protetto sì da un guscio, ma che, se alla prima pur lieve pressione si rompe, lascia passare uno scostante e nauseabondo fetore…Qui la metafora gioca meglio le sue carte, perché involge tutta quanta la figura del millantatore, da tener d’occhio, perché colmo d’invidia, astioso, incline costui a ‘prepararle’ scientemente le uova marce, pronto a scaraventarle impietosamente in faccia al prossimo. - Ssammuttàre = Generalmente questa voce la si usa, nel particolare significato di ‘calare’, ‘immergere’ qualcuno sott’acqua, per ischerzo. Pur nel variegato uso che si fa del vocabolo, con le diverse sfaccettature ricavate dalle sue varianti, esso è assai in uso nel nostro meridione, ivi compreso, naturalmente, anche il nostro Salento. Si da per probabile la sua derivazione, manco a farlo apposta, ancora dal latino (questa volta prendendone in uso quello parlato), che lo presentava con il verbo ‘subputeare’ (tuffare, immergersi), quale composto parasintetico di ‘sub’ (sotto) e ‘putèus’ (pozzo). Una delle più indicative forme derivata dal vocabolo in questione è quella di ‘sommozzatore’. - Riggettu= “L’anima tua cu ‘nnàggia riggettu!”, orazione che molto spesso completava la preghiera per la morte di una persona cara, con il preciso significato di ’riposo’, ‘pace’. Tolto da quest’alveo, il termine si può collocare facilmente in diverso ambito, pur di facile ‘consumo’, come, ad esempio, quando si rimprovera un bambino irrequieto, apostrofandolo con “Ma nu ssi bbonu cu stai riggittatu?”, o “Statte nu picca rrigittatu!”. Il termine, letteralmente, significa ‘ricetto’, dal latino ‘receptus’, il luogo dove si possono raccogliere cose o persone: ‘ricovero’, ‘rifugio’ ed altri, dove è solo possibile trovar da vivere nella calma, scevra da qualsivoglia turbolenza fisica o psichica. - Scarfare = Voce di preminenza meridionale e assai in uso in casa nostra, col preciso significato di ‘riscaldare’. Deriva dal latino ‘excalefàcere’, attraverso la forma ‘ scalfare’. E dal latino dipende anche la voce francese ‘ schuffer’ ed i suoi derivati, tra cui ‘ schaufferette’, che è lo scaldavivande da porre in tavola. - Scinnire = Forse il lettore si sorprenderebbe non poco, sapendo che con questo termine si volesse significare anche l’atto del ‘rapire una ragazza conseziente’. Certo, per noi Salentini, la cosa parrebbe davvero assai nuova, se con esso vogliamo invece indicare solo l’atto dello ‘scendere’ o di ‘far scendere’, e che per altri posti, come detto, è riferito invece allo scendere di casa di una ragazza, che vuole ‘scappar via’ (fuscìre) col fidanzato! Questo strano modo di intendere il vocabolo, compare nel libro dello scrittore C.G. Viola, ‘Il romanzo del lume a petrolio’, in cui l’Autore descrive proprio così la ‘fuita’ dei fidanzati, per cui il detto ‘scendere la sposa’, è inteso come ‘rapire la sposa’, l’atto, rito spicciolo, con cui due decidevano di unirsi, per poi in seguito procedere alla regolamentazione dell’unione con la celebrazione del matrimonio, sotterfugi questi che oggi non vengono più attuati. Non ce n’è bisogno! - Schettu/a = Dal dizionario della lingua italiana: ‘schietto’, l’aggettivo, che significa ‘puro’, ‘non mischiato ad altre sostanze che ne alterino la natura’, ‘intatto’, ecc. E’ un derivato dal germanico ‘sliht’, che, simpaticamente mantiene la sua struttura grafica, anche nel nostro dialetto, ma che lo rende ‘portavoce’ di un altro significato, quello di scapolo, celibe, nubile, zitellona, e simili; insomma un attributo che si espande anche a dover indicare un uomo o una donna, sessualmente vergini. Voce, questa, che rappresenta uno spostamento semantico del significato di base, rappresentato appunto dall’italiano ‘schietto’. Al proposito, ricorda il lettore l’esilarante racconto che un giovane fa riferendosi ad una delle due sorelle, quella, maritata, che non riusciva ad avere figli? Fu per questo che, unitamente alla sorella nubile, si recassero in pellegrinaggio a chieder la grazia per un figlio e che poi, o perché avessero pregato male o perché la Madonna si era ‘confonduta’, fosse uscita incinta la 31 sorella nubile, quella ‘schietta’ e non la maritata! - Jàcciu (nive), panàru e mmìle = Un tempo, quando il frigorifero era solo un sogno o non lo era proprio per niente, veniva surrogato con l’uso della ghiacciaia, che, si badi bene, solo i ricchi se la potevano concedere, perché la povera gente, la più gran parte, specie nel periodo estivo, per poter rinfrescare ‘na ucàla d’acqua, o ‘nu bicchieri te vinu’, ricorreva ad altri, eppur efficaci escamotages. Grande ‘conquista’, con la compera del ghiaccio, venduto ‘a stozzi’, un po’ da tutte le ‘puteche te vinu’, al prezzo (lo ricordiamo molto bene) di uno, due o quattro soldi, a seconda della quantità richiesta. All’uopo, il ‘puticaru’, fornito di apposito strumento, vibrava ‘sapientemente’ e seccamente il colpo idoneo, onde separare dal blocco di ghiaccio, quanto richiesto dall’avventore, quindi, con gesto ‘caritatevole’ raccoglieva i pezzettini di risulta, aggiungendoli alla porzione di ghiaccio venduta, accompagnando qualche volta l’operazione con: “Quistu è dde cchiùi!”. Ma non è che in ogni famiglia c’era la possibilità di comprare, anche se una volta tanto, un pezzo di ghiaccio (jàcciu oppure nive), un ‘lusso’ che ancora non era bagaglio della sua cultura e non le ‘competeva’. Ma la cosa, pur se alquanto ‘sofferta’, non dava modo di disperarsi così tanto, in quanto, al frigorifero, alla ghiacciaia o al pezzo di ghiaccio, sapientemente si riusciva a porre rimedio per avere acqua o vino fresco, ricorrendo al sistema offerto naturalmente: c’era il pozzo di casa, presente in quasi tutte le famiglie e con l’uso di una ‘cista’ o meglio ancora di un ‘panaru’, si provvedeva a calarvi dentro una o più bottiglie di acqua o di vino, quando non si ricorreva all’uso di un caratteristico recipiente in terracotta,‘lu mmile’, atto a contenere acqua potabile, dalla forma del tutto particolare (corpo sferico od ovale e collo allungato), spesso usato dal contadino, che, in campagna, provvedeva ad avere a portata di nano acqua fresca, e che, in casa, chiuso ben bene con un tappo, lo si faceva scivolare nel fondo del pozzo, per poi tirarlo su al momento dell’uso, con il risultato appunto di avere l’acqua fresca. E che dire poi delle ‘niviere’ che ricettavano una massiccia raccolta di neve fresca, sapientemente ammassata in questo locale sotterraneo e che opportunamente veniva conservata, per poterla poi usare nella stagione calda? Una delle più interessanti del nostro territorio, era quella ricavata a masseria ‘Macrì’, posta davanti, sul lato destro e della quale abbiamo ampiamente parlato in altro numero del giornale. Il nostro Giornale 25 DICEMBRE 2013 GRAZIE ! Si ringraziano i lettori qui appresso indicati, che hanno liberamente contribuito alla edizione del giornale: - Anonimo - Ivano Musio (Supersano) - Tonio Modugno (Supersano) - Bruna Martucci (Supersano) - Giovanni Turlizzi (Supersano) - Dott. Roberto De Vitis (Supersano) - Santo Miggiano (Supersano) - Ing. Fernando Galati (Supersano) - Massimo Vergari (Supersano) - Bruno Alfarano (Supersano) - Antonio Puce (Supersano) - Tonio Cossa (Supersano) - Elio Rimo (Oberengstring –CH) - Michela Turlizzi (Supersano) - Avv. Lazzaro Contini (Supersano) - Donatino Fersino (Supersano) - Nino Marra (Supersano ) - Salvatore Vizzino (Supersano) - Angelo De Pascali (Supersano) - Michele Corrado (Supersano) - Lucio Mariano (Supersano) - Pippi Frascaro (Supersano) - Dr. Michele De Vitis (Roma) - Geom. Giuseppe Frascaro (Maglie) - Angelo Corrado-‘Scozzi’ (Supersano) - Aldo Elia (Supersano) - Ins. Celimanna Corrado (Supersano) - Tonio Bavone (Supersano) - Signora Casto (Supersano) - Gino Nutricato (Supersano) - Enzo Contini (Supersano) - Maria Rosaria Pasanisi (Supersano) - Rag. Salvatore Contini (Supersano) - Prof. Gianfranco Corrado (Supersano) - Aldo Modugno (Supersano) - Loris Bavone (Supersano) - Angelo Nutricato (Supersano) - Raffaele Legittimo (Supersano) - Michele Musio (Supersano) - Giuseppe Riccardo (Supersano) - Avv. Luigi Palese (Supersano) - Giuseppe Musio (Supersano) - Enzo Martucci (Supersano) - Rocco Corrado – Capuzza (Supersano) - Anonimo - Fernando Corrado – Scozzi (Supersano) - Roberto Congedo (Supersano) - Geom. Roberto Corrado (Supersano) - Dott. Michele Antonazzo (Maglie) - Rocco Corrado –Spedizioni –(Supersano) - Rocco Grecuccio (Supersano) - Rocco Costa (Supersano) € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € La “AUTO 55,00 5,00 20,00 5,00 5,00 30,00 20,00 20,00 20,00 5,00 5,00 10,00 30,00 10,00 5,00 20,00 15,00 5,00 5,00 5,00 10,00 10,00 20,00 10,00 10,00 10,00 10,00 5,00 10,00 10,00 5,00 20,00 10,00 5,00 5,00 5,00 10,00 10,00 5,00 5,00 10,00 5,00 20,00 10,00 10,00 10,00 10,00 10,00 20,00 10,00 5,00 5,00 - Prof. Rocco Corrado (Supersano) - Domenico Gualtieri (Supersano) - Donato De Liquori (Supersano) - Silvana Frascaro (Supersano) - Fam. Gianni Verrienti (Torino) - Liliana Santo (Supersano) - Don Giuseppe Indino (Marina di Leuca) - Adele Sanapo (Supersano) - Michele De Vitis –Via V. Emanuele (Supersano) - Elio Modugno (Graenichen –CH) - Fenizia Manganaro (Paderno Dugnano) - Dott.ssa Anna Giurgola (Paderno Dugnano) - Michelino Accogli (Supersano) - Prof. Marco Antonazzo (Supersano) - Tonino Corrado ( La Coruna - Espana) - Franco Petracca (Cuneo) - Bruno Petracca (Borgo S. Dalmazzo) - Eleonora Lipani-Petracca (Imperia) - Fam. D’Amato-Petracca (Quaregnon –B) - Maria D’Aversa (Supersano) - Michelangelo Negro (Signa) - Fernando Alfarano (Modena) - Fam. Dott. Giuseppe Gragnaniello (Terlizzi) - Prof.ssa Antonietta De Vitis (Acquarica Capo) - Fam. Rag. Rocco Contini (Supersano) - Prof.ssa Maria Rosaria De Vitis (Gorizia) - Silvano Bardoscia (Graenichen –CH) - Fiorentino Nutricato (Supersano) - Augusto Piceci (Chailly –CH) - Rag. Angelo Petracca (Supersano) - Aldo De Vitis (Maranello) - Maria Antonietta Petracca (Maranello) - Fernando Beltrante (Bruxelles –B) - Fam. Salvatore Scarciglia (Venaria Reale) - Gino Varrazza (Padova) - Giuseppe Casto (Basel –CH) - Maria Rita Nuzzo (Torino) - Geom. Giuseppe Fracasso (Nociglia) - Michele Resta (Milano) - Mar.llo Paolo Petracca (Santa Cesarea Terme) - Fam. Danilo Nuzzo (Schliren – CH) - Uccio Tarantino (Supersano) - Miriam Sirsi (Supersano) - Giusy Puce (Paderno Dugnano) - Anna Puce (Paderno Dugnano) - Ins. Irma Sanapo (Taranto) - Prof. Luigi Bardoscia (Ruffano) - Adele Sanapo (Supersano) - Paolo Micbele Corrado (Milano) - Aldo Visconti (Milano) - Maria Marini (Supersano) ROMANO SPORT” € 10,00 € 10,00 € 10,00 € 5,00 € 15,00 € 12,00 € 20,00 € 20,00 € 10,00 € 20,00 € 25,00 € 25,00 € 10,00 € 10,00 € 20,00 € 20,00 € 10,00 € 10,00 € 10,00 € 5,00 € 20,00 € 10,00 € 20,00 € 20,00 € 100,00 € 30,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 25,00 € 25,00 € 50,00 € 20,00 € 20,00 € 20,00 € 10,00 € 10,00 € 10,00 € 10,00 € 30,00 € 10,00 € 10,00 € 10,00 € 10,00 € 15,00 € 20,00 € 30,00 € 20,00 € 20,00 € 10,00 presente sul posto da oltre 40 anni, nell’augurare alla gentile clientela felici festività, ne ricorda l’attività commerciale, vendita di auto nuove ed usate, che ha favorito anche la conoscenza del nostro paese a migliaia di persone, qui giunte da ogni provincia della Puglia. A tutti, il più sentito ringraziamento, per la fiducia trasmessaci nell’ambito e al di là dei rapporti commerciali. 32 Genuinità all’insegna della tradizione ELETTROIMPIANTI e DOMOTICA 73040 Supersano (Le) - Via Marconi, 3 - Tel. 0833.631850 - Cell.339.7125018 - [email protected] coffee dream C.so Vittorio Emanuele Supersano (Le) info: 0833.631490