Il nostro
Giornale
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Il nostro Giornale
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25 DICEMBRE 2013
n.
Il nostro Giornale
Anno XXXVII – n. 79 = Supersano, 25 dicembre 2013
Direttore responsabile:
- GINO DE VITIS
Hanno collaborato:
- MARIA A. BONDANESE
- RAFFAELE CAPRARO
- OSVALDO CASTO
- FABIO MASSIMO CONTE
- MICHELE DE VITIS
- RAFFAELLA DE VITIS
- GINO FIORITO
- TETO GALATI (documento)
- GIUSEPPE GRAGNANIELLO
- NUNZIA GRECUCCIO
- DON GIUSEPPE INDINO
- ALESSANDRO LAPORTA
- ARCANGELO MAGLI (documento)
- DINO MANGANARO
- TONIO MICOCCI
Foto e riproduzioni:
FOTO CANTORO – Supersano (Lecce)
Stampa:
EDITRICE SALENTINA - Galatina (Lecce)
Il nostro Giornale
Via Vittorio Alfieri, 60
73040 – Supersano (Lecce)
Foto di copertina: Facciata masseria ‘Spaccaghiande’.
Foto in basso: Parco Rimembranze: particolare di una delle lapidi che ricordano i Caduti supersanesi.
Lettere
al Giornale
Marina di Leuca, 12 luglio 2013
Con il giornale, per leggere il presente, senza dimenticare il passato e consegnarlo al futuro.
Carissimo Gino,
ti ringrazio di cuore per ‘Il nostro Giornale’ che ricevo puntualmente anche qui a Leuca e che in qualche
modo risveglia il legame con la comunità di Supersano,
che ho amato e servito per nove anni.
E’ lodevole l’impegno con cui porti avanti il prezioso compito che ti sei assunto con questo strumento: leggere il presente, senza dimenticare il passato, per consegnarlo al futuro.
Ti assicuro che accarezzare i ricordi è un’opera di impareggiabile benessere.
Approfitto per un caro saluto ad Eufemia e ai tuoi
figli, e a te un caloroso abbraccio.
don Giuseppe
*
* *
Supersano, 11 ottobre 2013
Ricordando Michele Manganaro, ‘papà dei rioni
in festa’
a ‘Il nostro Giornale’
“Avevo 14 anni e Michele ne aveva 16, quando ci
siamo conosciuti, uniti sia per la comune passione per
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venne sempre più nutrito (si arrivò addirittura ad averne a
disposizione circa 200), al punto tale che Michele decise di
organizzare una griglia di piacevoli giochi di vario genere,
che contrassegnò col titolo di “Rioni in festa”. Lavoro che
condusse con un tal trasporto, colmo di allegria e passione,
senza per questo dover chiedere nulla in cambio, se non una
piccola quota per ogni bambino, che utilizzò anche per l’acquisto di tanti piccoli regalini offerti a tutti i partecipanti. Tale trasporto portò Michele ad organizzare tal piacevole incontro, anche nel periodo delle festività natalizie, con modalità diverse, ma sempre
con lo spirito sano del gioco, fattore essenziale per la sana crescita dei bambini.
Questo lo scopo di Michele che organizzava ‘Tanto e Tutto’ per i piccoli amici,
spinto anche dall’amara e terribile esperienza, vissuta da bambino in un orfanotrofio,
che lo aveva fornito di una particolare sensibilità per dedicarsi agli altri. Forse per la
dolorosa vicenda vissuta, sente sulla propria pelle le ingiustizie perpetrate nei confronti dei più piccoli e che gli consentì di
mobilitare un intero paese, rione per rione,
per solo impegnare, educare e far divertire i
bambini, e qui guadagnarsi l’appellativo di
“Papà dei rioni”.
Siamo certi che negli anni che verranno,
ognuno di questi bambini, divenuto adulto,
ricorderà con particolare affetto Michele
Manganaro ed i “Rioni in festa”.
Al proposito, cogliamo l’occasione, per
il tramite de “Il nostro Giornale”, di porgere un affettuoso saluto alla moglie Anna ed
Agosto 2004: il gruppo organizzatore dell’intrattenimento sportivo ‘Rioni in festa’. ai suoi figli Salvatore, Laura e Bruno.
In primo piano, Michele Manganaro.
A lui, a Michele, giunga, da Supersano, al
“Rione Paradiso”, un sincero grazie di cuore.
la ‘nostra’ Juventus, sia perché giocavamo insieme al calcio. Michele era orfano di padre, e per questo aveva trascorso l’adolescenza in collegio, dove, purtroppo, veniva
maltrattato, ragione questa che sovente lo portava a scappare, per tornare al suo paesello, per poi essere puntualmente ripreso e riaccompagnato in collegio. Quell’odissea
ebbe fine al compimento del 17° anno, che lo vide migrante
per Monza, ove trovò lavoro e qui restò”.
Queste poche ma efficaci pennellate di ricordi, segnano
lacrimando il volto di Tonio Micocci, per l’amico che ora
Tonio Micocci – Dino Manganaro – Nunzia Grecuccio
non c’è più. Erano quelli tempi d’oro per chi emigrava al
Nord Italia, poiché le probabilità di trovar lavoro
erano tantissime e Michele aveva avuto il modo
più rispondente al suo desiderio: emergere e poter finalmente dire “ce l’ho fatta da solo!”.
Formò una fortunata famiglia, e ben presto riuscì a crearsi un lavoro per sé ed i suoi, ma col
pensiero fisso di poter seguire i bambini più piccoli nell’insegnamento del calcio e dei veri valori della vita, proprio quello che lui, purtroppo,
non aveva ricevuto da piccolo. Fu così che prese
per mano una squadra di calcio nella categoria
‘pulcini’, portandola avanti e con non poche soddisfazioni. E questa sua ardente passione volle
trasmetterla anche ai bambini del suo paese natale, Supersano, e fu così che nei primi anni Novanta, cominciò ad organizzare alcuni giochi per
i bambini del rione ‘Tripoli’, sfruttando pienamente il lasso di tempo estivo, quando tornava
per le ferie. Ed i ricordi dei primi giochi, ci portano con la mente a quella ‘rete, distesa da un
muro all’altro’, su cui bisognava far passare il
pallone. Quello fu l’inizio, ma col passare degli
anni il numero dei bambini che si iscrivevano di- Insieme delle squadre ‘Rioni in festa’. Michele è al centro della foto (Foto De Pascali).
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Il nostro Giornale
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Ci uniamo al trio che ci ha dato queste note, per ricordare la figura di Michele Manganaro, spulciando dalle varie lettere, che fanno parte del nostro archivio della ‘memoria’, che Michele ci ha fatto pervenire nel corso di questi
anni, sempre in veste di attento lettore de ‘il nostro Giornale’. Ne abbiamo scelte due di circa trent’anni fa, quando risiedeva in quel di Cinisello Balsamo. La prima, datata 21
maggio 1984, è una sua personale filippica contro i responsabili del festival di Sanremo, i quali avrebbero perpetrato
una impietosa congiura nei confronti della compaesana
Cinzia Corrado, ingiustamente esclusa dalla competizione
canora, ‘realtà fatta di discriminazione che ancora oggi, alle porte del 2000 vige tra nord e sud’. Sappiamo che il palese rimbrotto di Michele venne sopito l’anno successivo,
quando la brava Cinzia non solo partecipò alla più importante kermesse della canzone nazionale, ma addirittura vinse il festival, nella categoria ‘nuove proposte’, con ‘Niente
di più’, il pezzo che, naturalmente, avrà colmato di gioia il
nostro compaesano.
La seconda citazione è del 23 luglio 1986 e con essa, l’amico si rammarica per la ridotta periodicità del nostro foglio, che lui vedrebbe, visti gli argomenti che tratta, addirittura a scadenza mensile, ma nel contempo si dà la risposta
più plausibile, che non poteva essere che quella del ‘non ci
sono fondi’ , proponendo una personale soluzione che in verità una comunità come quella del nostro borgo non potrebbe mai attuare. E’ già tanto, anzi tantissimo, quello che i
nostri compaesani, fanno per la sopravvivenza semestrale
del ‘loro’ giornale. Non solo, diciamo noi, ma soprattutto
per il fatto che un paese di circa 4.500 anime, non potrebbe
offrire argomenti ‘sufficienti e necessari’ per renderne più
frequente l’uscita. Grazie tante, caro Michele, perché con
queste indicazioni volevi solo rendere più frequente il piacere di leggere su Supersano. Assolutamente impossibile, anche perché, oltretutto, sarebbe impresa titanica, oltre ad affrontare una tal spesa, dover curare la impaginazione di un
periodico in così breve lasso di tempo, raccogliendo la
quantità di servizi e relativa documentazione fotografica.
Resta comunque il fatto che, come accennato sopra, Michele aveva voluto sottolineare l’incontenibile contentezza
vissuta ad ogni ricevimento del giornale ‘per gli argomenti trattati, che sintetizzano vita e fatti avvenuti e che ci fanno sentire sempre fresca e salutare l’aria del nostro paese
natale’.
Della qual cosa, rendiamo un sincero e doveroso grazie
alla sua memoria, esprimendo anche noi affettuosi saluti alla moglie Anna ed ai suoi figli Salvatore, Laura e Bruno.
*
*
*
Lecce, 7 novembre 2013
Aldo De Bernart e Supersano (un ricordo)
Caro Gino,
comincio questa mia con un duplice ringraziamento: per
la calorosa accoglienza che hai voluto riservare al mio Ritratto di Aldo De Bernart, che l’amico Luigi Giungato ha
inserito, bontà sua, con precedenza assoluta, nel fascicolo di
maggio-giugno della rivista “Anxa News” (che io conside-
ro, insieme a “Il nostro Giornale” tra le poche voci libere e
culturalmente qualificate ancora attive nella nostra provincia) e per lo spazio che invece tu, all’ultimo numero della rivista, hai riservato ad una vecchia foto (appena trent’anni
fa!) che mi ritrae insieme a lui, al mai dimenticato mio collaboratore Enzo Panareo ed alle autorità supersanesi del
tempo (Sindaco ed Assessore), al vernissage di una mostra
di Ezio Sanapo. Mi congratulo davvero con te per il fortunato recupero –nemmeno ricordavo fossero state eseguite
delle foto- e per l’omaggio affettuoso a De Bernart (che co-
24 giugno 1999: un momento della festa per il collocamento in
pensione di quattro insegnanti del Circolo Didattico di Ruffano.
Il Direttore Aldo De Bernart conversa con alcuni maestri.
me sai bene mi era zio, per aver sposato la sorella di mia
madre) che vi compare in piena forma e che, se la memoria
non mi tradisce, ci incantò quella sera, descrivendo i quadri
di Ezio con la sua consueta vis oratoria e con la profonda
competenza che aveva in campo artistico.
Ed è stata proprio quella foto, esattamente come successe a Proust con ‘La petite Madeleine” e la sua “Tazza di
the”, a far rinascere in me tanti ricordi di quegli anni lontani in cui percorrevo in lungo ed in largo il Salento, alla ricerca di tutto quanto potesse servire all’attività di un giovane bibliotecario impegnato. E Supersano la attraversavo ogni giorno, all’andata e al ritorno, essendo la prima tappa
del mio percorso pendolare per Lecce. Dunque, Supersano
ed Aldo De Bernart, due passioni che non si dimenticano e
che sono ancora grande parte di me stesso: Supersano che egli mi illustrava (come aveva già fatto magistralmente con
Ruffano) descrivendomela e parlandomi dei suoi lavori
scientifici che la riguardavano: Supersano con il castello dei
Del Balzo, di cui mi aveva insegnato a riconoscere lo stemma caratterizzato dalla stella cometa, e si doleva per il rischio di crollo in quegli anni in cui non appariva certo smagliante come appare oggi; Supersano con il Bosco Belvedere, teatro di lotte durante il ‘brigantaggio’, nei primi anni
dell’Italia Unita ed ‘oasi naturalistica’ come oggi va di moda dire, per tutto il Medioevo e negli anni straordinari del
Rinascimento, quando i paesi risorgevano al seguito di prìn-
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Il nostro Giornale
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28 giugno 1990: festa d’addio del Prof. Aldo De Bernart, che, dopo 46 anni, va in pensione, presenti autorità civili e scolastiche del
Circolo. Il festeggiato, in prima fila, segue attentamente l’intervento di un’insegnante. Gli è accanto il Prof. Enzo Vetruccio,
quindi il Dott. Alberto Andrani, sindaco di Supersano.
cipi illuminati. Supersano infine che egli amava, compiendovi il suo quotidiano dovere di Direttore Didattico, in maniera sviscerata, privilegiando naturalmente i bambini, in cui vedeva i cittadini di domani, da formare con dedizione e devozione.
E’ naturale che questo ‘patrimonio’
si trasferiva completamente in me, che
ero realmente orfano di padre, e non
avevo chi potesse raccontarmi queste
affascinanti epopee. Ebbene, ad una di
queste ‘lezioni’ familiari di storia e
cultura locale, si rifà il mio ricordo
che voglio partecipare a te ed ai lettori de ‘Il nostro Giornale’. Mi raccontava dunque mio zio che Supersano
era famosa per un vino forte che si
produceva a Sombrino, non dissimile
da quelli delle nostre terre, ma più robusto, quello che con voce greca si diceva ‘mieru’, ed è ancora festeggiato
annualmente a Carpignano, nel mese
di settembre. Un vino che però aveva
perso la sua supremazia e la sua identità, tanto che il tempo ne aveva cancellato persino la memoria. Egli mi confessava di non ricordare dove avesse letto questo particolare, e data la vastità delle sue letture non
saprei proprio dove cercare, ma quello che più mi colpiva di
questa vicenda, era il suo ritegno a parlarne o a scriverne: “I
Supersanesi potrebbero offendersi”, mi diceva in sostanza,
perché quel vino aveva l’effetto immediato di
far perdere la ragione, “e poi, in mancanza della citazione precisa della fonte, come provare
l’autenticità del fatto?”. Scrupolo di storico vero, pudore di studioso ‘ospite’ che rispetta il
paese di cui scrive. Egli, per metà parabitano,
per metà ruffanese, non ammetteva che la dignità (scientifica, s’intende) di Supersano potesse essere minimamente incrinata.
Ecco, questo ricordo improvvisamente affiorato alla mia memoria, ho voluto trasmetterti,
caro Gino, perché anche tu –come me- hai seguito per tanti anni con venerazione Aldo De
Bernart, che per tanti anni appunto né stato per
noi tutti il vero ‘maestro’. Sarebbe molto bello
individuare l’origine di questa storiella ed è
possibile che qualcuno ne sia al corrente: ma
non tanto per arricchire di una noterella minuscola una pagina della storia di Supersano,
quanto piuttosto per dare atto ulteriormente che
con lui, con il mio caro zio, sono andate perdute chissà quante altre preziose vicende patrie. E
sarebbe molto bello, ma questo te lo suggerisco
solo come spunto di lavoro, censire tutti i suoi
scritti relativi su Supersano, anche per farlo meglio conoscere e più amare alle nuove generazioni.
Non aggiungo altro. Grazie, carissimo, della disponibilità
e dell’ospitalità, e grazie a tutti i cittadini di Supersano, che
gli hanno voluto bene, lo ricordano ancora e continueranno
a stimarlo ben oltre la morte.
Alessandro Laporta
7 luglio 2007: piazza IV Novembre a Supersano. Viene presentato il programma dell’Università della Terza Età, cui sono stati invitati il Prof. Donato Valli (sulla destra) ed il Prof. Aldo De Bernart che gli è accanto. Al microfono, il Prof. Bruno Contini, Assessore alla Cultura. Seduti, il Prof. Francesco Alfarano e la
Prof.ssa Anna Corrado, rispettivamente presidente e segretaria
dell’UPTE.
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Presente i n d i c a t i v o
Il nostro Giornale
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Lungo le strade del quotidiano. Notizie in breve per 180 giorni
- 23 giugno 2013 = Il giornale è già in ‘macchina’,
quando si deve purtroppo registrare la morte di un’ ultracentenaria, della quale abbiamo ampiamente parlato nel
n. 73 del nostro foglio, in occasione dei festeggiamenti al
compimento dei suoi cento anni. Trattasi della signora
Violetta Tarantino, moglie di Salvatore Rimo, mancata
alla veneranda età dei 103 anni. Era nata il 26 novembre
del 1910.
- 6/7 luglio 2013 = Torna puntuale la Festa per la B.V.
di Coelimanna, nel segno della fede e della devozione
verso la nostra Patrona. La ‘novena’, è stata ancora il momento caratterizzante della ricorrenza, che ha portato i
fedeli sul sagrato del Santuario, dove ogni pomeriggio si
è avuta la recitazione della S. Messa e la predicazione. La
sera della vigilia, con la presenza del Vescovo, Mons. Vito Angiuli, l’attesa processione con il gruppo statuario
della Coelimanna, che, dal Santuario, attraverso il paese,
ha concluso in piazza IV Novembre, al canto dell’ inno
alla Beata ‘Eccelsa Diva’. Il programma civile, ha presentato i concerti bandistici ‘Città di Surbo’, giorni 6 e 7,
(Dir. Sabina Stella) e, per il giorno 7, ‘Città di Racale’
(Dir. Grazia Donateo). Nel contesto dei festeggiamenti,
in piazza IV Novembre, la sera del 4 luglio, il Gruppo
Teatrale Supersanese, ha riproposto la commedia dialettale ‘Le fissazioni te sorma’, mentre il 5 luglio, si è esibito il ‘Gruppo Show Fantasy Band’. Non è mancata la fiera mercato e quella degli animali, nella mattinata del
giorno 7. Nel pomeriggio del 4 agosto, la statua della
Coelimanna è tornata in processione al ‘suo’ Santuario.
Dopo la celebrazione della S. Messa, un po’ di allegria in
piazza Magli, con la ‘Festa della pùccia’ e la partecipazione del Gruppo ‘Zimbaria’.
- 29 luglio 2013 = Il Gruppo speleologico ‘Ndronico’
di Lecce, nel corso di una spedizione in una grotta in località masseria ‘Mèndole’, ha rilevato un ordigno incastrato tra due massi, ad una profondità di circa 30 metri.
Gli speleologi hanno avvertito immediatamente i carabinieri della stazione di Ruffano, i quali hanno tempestivamente allertato il Comando Provinciale dell’Arma di
Lecce, sottoponendo a scrupolosa ispezione la grotta.
L’ordigno identificato è risultato una bomba a mano di
tipo MKL, del tipo ‘ananas’, a frattura prestabilita, ancora integra e attiva. Si è provveduto poi a farla brillare, una
volta che è stata concessa l’autorizzazione da parte dell’autorità giudiziaria.
- 15 agosto 2013 = Nuovo lavoro teatrale di Maria Rosaria De Vitis-Piemonti, dal titolo “Nella bufera ammaina
la vela”, messo in scena dalla Compagnia ‘Attori senza
Una scena della commedia ‘Nella bufera ammaina la vela’, di Maria Rosaria De Vitis.
confini’, nel Kulturni Dom di Gorizia. Il giornale ‘Il Piccolo’, nel commentare il successo della commedia, tra
l’altro dice che ‘anche quest’ultimo testo prende spunto
dall’attualità, per mettere in scena, attraverso situazioni esilaranti, la vicenda di una famiglia che, non riuscendo ad
arrivare alla fine del mese, cerca di rispolverare l’antico
metodo dell’arrangiarsi, in attesa di tempi migliori. L’arte
dell’ironia come antidoto per sdrammatizzare la situazione’. C’è da rilevare che la compagnia si avvale di un gruppo di attori che da circa un decennio continuano ad interpretare i testi della compaesana, la quale si impegna per la
stesura di un testo nuovo ogni anno.
- 23 agosto 2013 = Giunge alla IV Edizione la ‘Notte
dei colori’, organizzata dall’Associazione ‘Vibrazioni
per Tommaso’, festa che si rinnova nel segno della memoria del giovane scomparso, presente il Gruppo Boundless, e programmata anche con la degustazione di prodotti tipicamente paesani, da una sfilata di moda e da una
mostra di antichi mestieri, rimasti ormai (purtroppo) solo
nel corredo dei nostri ricordi, forse alquanto sbiaditi.
Hanno fatto mostra di sé anche alcuni esemplari di auto e
moto d’epoca.
- 31 agosto 2013 = E’ stata organizzata la nona edizione della ‘Festa del Donatore’, da parte della locale sezione AVIS. Un piacevole intrattenimento in piazza IV
Novembre, dove c’è stata musica e divertimento, non disgiunti dalla ormai rituale degustazione di prodotti strettamente paesani.
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- 1° settembre 2013 = E’ davvero, questa, l’era dei
‘necessari’ accorpamenti, ritenuti indispensabili per venire incontro alla grave situazione economica in cui versano
un po’ tutti gli Stati europei, ivi compreso, naturalmente,
il nostro paese? Tanto accade, ma reazioni e consensi sono
sempre in palese dìsputa tra di loro. Dai tribunali agli ospedali, ai Dirigenti scolastici e viavia in altri àmbiti, la
scrematura non ha soste. La data del 1° settembre, ci porta a doverci soffermare sull’ormai ‘rituale’ ricambio annuale del responsabile Dirigente nel nostro Istituto Comprensivo, che da un bel po’ di tempo, avviene ad ogni inizio di anno scolastico. Sappiamo che nel corso degli ultimi anni, si è avuta la soppressione della doppia carica, che
interessava quella del Direttore Didattico e del Preside, rispettivamente nell’ambito della scuola primaria e secondaria, poi, l’accorpamento di vari Istituti comprensivi in un
unico blocco. Gli è che, quest’anno, anche la nostra sede
scolastica è stata fusa con
altri istituti: Nociglia, Botrugno, San Cassiano, sotto
la direzione di un unico Dirigente, con la sede della
Direzione e degli Uffici
amministrativi a Supersano. Operazione che è stata
preceduta da polemiche e
che si è risolta con l’assegnazione della Direzione
qui da noi, per il fatto che il
nostro paese ha il maggior
numero di alunni frequenLa Prof.ssa Caterina Rosaria Scarascia. tanti. Vantaggi di tale assembramento? Chi lo può
dire, pur se la nostra esperienza di circa 40 anni vissuti
quasi per intero nella nostra sede, ci porta a dire quanto la
Scuola soffra, quando viene costretta a dover sostenere il
peso di oggettive difficoltà, compresa quella della gestione di più plessi diversamente dislocati, oltre quella del sovrappopolamento degli alunni in ogni classe, vere ‘classi
pollaio’. Gestire 20/25 alunni, non è come farlo con 30/35
e oltre. Fortunatamente, almeno qui Supersano, tale problema non esiste, ma le considerazioni di disagio ci sembra siano del tutto lapalissiane, pensando a come diventi
quanto mai difficile garantire una buona professionalità didattica, con classi che spesso superano anche i 35 alunni,
fino a toccare addirittura i 50 frequentanti, vedi un istituto
di Modica, senza sottacere di altri problemi, che qui è superfluo indicare.
Tornando alla turnazione della Dirigente nel nostro
Comprensorio scolastico, essa, come detto, si è ulteriormente rinnovata, con la nomina della prof.ssa Caterina
Rosaria Scarascia di Tricase (l’anno scorso dirigeva Nociglia, Sancassiano e Botrugno), che, dovendo gestire un
territorio non poco allargatosi, è costretta ad aumentarne
gli spostamenti per raggiungere le varie sedi e ottemperare ai tanti e delicati servizi che impegnano quotidianamente un Capo d’Istituto (poco male se oggi le donne
quasi tutte sono abilitate alla guida automobilistica…).
Le auguriamo, comunque, con tutta quanta la nostra
comprensione, un buon lavoro. Ed i nostri auguri vadano
anche e soprattutto agli alunni e alle loro famiglie.
- 14/15 settembre 2013 = La festa te lu porcu, torna
puntuale con due serate, piacevolmente vissute a suon di
musica e degustazione di leccornìe di stretta marca culinaria salentina, festa organizzata ancora dall’Associazione ‘Tradizioni Popolari”. Siamo già alla XXI edizione,
sempre in piazza Magli, ed il successo della ricorrenza è
stato assicurato da una partecipazione di pubblico quanto mai nutrita. La prima serata è stata allietata da una corroborante pizzica salentina, con il complesso de ‘Lu rùsciu nosciu’, mentre per la serata conclusiva c’è stata ancora tanta musica popolare tutta salentina, con il complesso dei ‘Ta koràssia’.
- 4 novembre 2013 = Si è rinnovata la celebrazione
della Festa dell’Unità d’Italia e delle Forze Armate,
sempre nell’ambito del Parco delle Rimembranze, sotto
un sole splendente. Commemorata il giorno 3, domenica, la ricorrenza ha avuto lo svolgimento standard, dapprima con la posa di una corona di fiori alla lapide che
ricorda i nostri Caduti (ex municipio), poi, in corteo,
percorrendo alcune strade del paese, fino al parco, dove
si è rinnovata la posa di un’altra corona, ai piedi dei
marmi all’interno della ‘villa’, seguita dall’alza bandiera. Si sono poi avuti gli interventi del Sindaco, Dott. Roberto De Vitis e dell’Assessore Giuseppe Cossa. Particolarmente fattiva, la partecipazione di un gruppo di alunni del nostro Istituto Comprensivo, che hanno letto
brani di prosa assai significativi. La celebrazione della
Santa Messa, officiata dal Parroco Don Oronzo Cosi, ha
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4 Novembre 2013:
viene deposta una
corona di fiori ai
piedi della lapide
che ricorda i Caduti della Prima
Guerra Mondiale.
Il nostro Giornale
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nica ‘Valente’ e la partecipazione dei
tamburellisti di Otranto.
- 27 novembre 2013 = Presso l’Oratorio Parrocchiale, il Comune di Supersano
ha indetto un‘Assemblea, per discutere
insieme le sconcertanti notizie, che ultimamente stanno circolando nel Salento,
riguardanti interramenti di materiali altamente tossici, che sarebbero stati occultati e disseminati nel nostro territorio,
che hanno impegnato un po’ tutti i mezzi
di comunicazione, primo fra tutti l’emittente TV Telerama, nel suo programma
l’Indiano. All’incontro hanno partecipato
alcuni sindaci e Amministrazioni dei Comuni vicini, rappresentanti di Associazioni e Comitati per la Tutela dell’Ambiente e il Dott. Giuseppe Serravezza,
Presidente del LILT-Lecce.
Soffermarci a dover raccontare di
quanto sta accadendo è superfluo, poiché
Autorità civili, militari e religiose, presenti alla manifestazione del IV Novembre.
la vexata quaestio è diventata ormai, e
purtroppo, di acquisito pubblico dominio: il Salento leccese, ivi compreso il
concluso il programma. Erano presenti alcune rapprenostro territorio, è in giustificato stato di ebollizione, per
sentanze militari.
certi accadimenti, che, se pur annunciati con dovuta ri- 17 novembre 2013 = La Biblioteca Comunale e la
servatezza condizionale, non possono non turbare il noParrocchia, hanno presentato Alessandro Paolo Bramanstro paese, nella auspicata attesa speranza, che, una comti, autore dell’interessante volume, dal titolo “I miracoli
provata, ufficiale smentita, possa venire dalla decisione
eucaristici alla luce della scienza”. Lo scrittore ha relapresa dal procuratore Cataldo Motta, intesa a ‘tranquilzionato sul mistero inesauribile dell’Eucarestia, dal punlizzare la gente’, mediante la effettuazione di ricognizioto di vista scientifico. All’incontro, sono intervenuti: Il
ni con elicotteri, muniti di strumenti aerofotomagnetoparroco don Oronzo Cosi e il Dr. Gianfranco Esposito,
metri, nelle aree di maggior interesse investigativo, capaDirettore della rivista ‘Osservatori’. Presenti gli artisti
ci davvero di ‘leggere’ il sottosuolo, compreso tra le loSalvatore Cosi e Pamela Maglie, che hanno presentato
calità di Casarano e Superano. Queste le notizie a dispoalcune loro opere di intensa spiritualità. Letture: Giustina
sizione fino al momento dell’andata in macchina del
De Jaco.
giornale. Non abbiamo altro da aggiungere. Speriamo be- 24 novembre 2013 = Il Comune di Supersano e la
ne!
Provincia di Lecce, per conto di ‘Aletheia Teatro’, hanno
- 3 dicembre 2013 = Con provvedimento preso dai Viproposto, dal palcoscenico dell’Oratorio Parrocchiale,
gili del Fuoco, è stato temporaneamente chiuso, per mo‘Se tu avessi parlato…Emilia!’, un interessante musical,
tivi di sicurezza, il plesso scolastico di via Tito Minniti.
con Carla Guido, arrangiato ed eseguito da Christian Piz- 8 dicembre 2013 = Si sono svolte in tutta Italia le
zuto, scritto e diretto da Marinella Anaclerio, diplomata
“primarie” per la nomina del Segretario del PD. A Superin solfeggio e armonia e laureata in lettere moderne e stosano questi i risultati: votanti, 93 - Matteo Renzi, voti 63
ria dell’Arte.
- Gianni Coperlo, voti 3 - Giuseppe Civati, voti 23.
- 25 novembre 2013 = Il Comune di Supersano, in collaborazione con l’Istituto Superiore di
Studi Musicali ‘Paisiello’ di Taranto,
nell’aula consiliare (ore 11) ha avviato
la sottoscrizione del protocollo d’intesa
tra l’Istituto tarantino e l’Accademia
Musicale ‘Valente’, per l’apertura dei
corsi preaccademici (Diploma accademico di I livello). Nel pomeriggio dello
stesso giorno (ore 18,30), presso il Teatro dell’Oratorio Parrocchiale, si è avuto un concerto con l’Orchestra filarmoL’edificio scolastico di via Tito Minniti, dichiarato temporaneamente inagibile.
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Il nostro Giornale
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...e passato p r o s s i m o - r e m o t o
= 23 febbraio 1913= (Dal diario autografo di Anacleto Galati, detto Teto, espatriato in USA) –Sbarco a
New York: difficoltà di riconoscimento – Lo soccorre un..Angelo. “A quell’epoca arrivavano più di 5.000
emigranti alla settimana a Ellis Island; era una cosa da
vedere. Non cera uno che parlava inglese e gli custodi
americani ci mettevano in linea con il nostro numero
dietro la spalla. Nessuno capiva niente e mentre che
noi eravamo in linea me ne accorsi che io era in differente linea di loro. Si camminava piano ma a ogni passo io più mi allontanavo da loro. Era ancora vicino che
Nino (Angelo De Vitis, compagno di viaggio,ndr.) mi
sentiva e gli dissi, come va che io sono separato da
voi? Non so mi rispose, ma poi non li vidi più (…) e
quando finalmente io entrai (nel padiglione dove si facevano i controlli, ndr.) mi spaventai. Non ti posso descrivere una Babilonia, lì dentro cerano più di 3000
persone da tutte le razze del mondo, devi immaginare,
io lu Tetu che veniva da Supersano e non aveva mai
andato che una sola volta a Lecce e vidi Napoli quando ci imbarcammo! Trovandomi solo in mezzo a 3000
persone di tante razze, tutta l’Europa e l’Asia era rappresentata e ognuno parlava la loro lingua. Alle 12
suonava una campana e tutti quei impiegati ci spingevano gentilmente, perché nessuno capiva inglese. Cera
una tavola un miglio lunga e ci facevano sedere e mangiare carne e patate, pane e caffè. E la sera verso le 6
lo stesso e alle 9 suonava la campana e si andava a letto (…) Passarono tre giorni e io non sapevo perché tutta quella gente non andava a nessun posto (…) Alla sera trovai una ragazza spagnola che era venuta sola su
lo stesso Vapore
con noi e io pare
che vidi un Angelo e ci comprendevano abbastanza tra essa
col Spagnolo e
io in Italiano.
Ma essa era nello stesso modo e
non sapeva perché tutti gli altri
era usciti e noi
eravamo chiusi.
Ma adesso cè un
po da ridere!
Noi
ci mettemAnacleto Galati, detto Teto, in una foto
mo assieme per
scattata in famiglia negli USA.
vedere se potevamo trovare qualche d’uno di darci un
po di luce e così cera una grande donna che stava scopando e ci decisimo di domandare, così ci avvicinammo e io gli dissi Signora tu sai perché noi siamo chiusi qui…Allora questa grossa donna ci segnò con la mano una grande porta e come eravamo per arrivare a
questa grande porta, questa donna venne di corsa e ci
indicava che io solo doveva entrare, mentre la signorina doveva entrare ad’un altra porta. Così dissi, va bene, vediamo. Io entrai e uscii subito, poi entrò essa e uscì più subito. Cerano dei gabinetti! Ci facemmo una
risata e poi ci divisimo perché le donne dormivano a
sparte.
Il giorno appresso trovai un Italiano che sapeva parlare inglese e quando io gli feci la stessa domanda e sapeva il perché di tutta quella gente, gli dissi che gli altri 5 miei paesani erano sortiti e io ero lì da quattro
giorni, mi rispose che forse io non avevo passato la visita o non avevo depositate le 125 lire a Napoli. Io mi
misi a piangere, ma non ne valeva la pena, perché sarei stato deportato a Supersano. Potete mai immaginare in che stato mi sentivo? Solo in mezzo alla Babilonia di umanità e non potevo trovare una persona che ti
dava una consolazione (…) mi ero convinto che in un
paio di giorni mi deportavano a Supersano.
Il quinto giorno erano le dieci e da lontano sentì uno
chiamare con un Laud Speacher, questo uno in uniforme chiamava Anacleto Galati, in perfetto italiano. Io
mi misi a correre dove la voce veniva e impegnai quasi 15 minuti per fare contatto con lui per tanta Babilonia e quando mi avvicinai mi disse tu sei Anacleto Galati, e io dissi di sì e mi disse avete dei bagagli? Dissi
sì una. Tremavo e piangevo e lui mi disse ritorna a
prendere il tuo bagaglio e io aspetto qui. Mi fece vedere una luce rossa e mi disse guardala e non ti perderai. Io ritornai presi quella cassa e fuggii come un cane e lui mi disse sequita me, ma senza una parola di
consolazione…Così venimmo di fronte al grande portone, la porta si aprì e vidi un Tribunale, cera il giudice seduto e un uomo con un cappotto grigio piegato sul
braccio, adesso ero più confuso. Questuomo con il
cappotto si avvicinò a me e mi disse sei tu Anacleto
Galati? Risposi sì e lui mi disse io sono tuo zio Angelo, ed io dissi tra me che forse era San Michele Angelo…
Allora questo Angelo si avvicinò allo giudice e la
guardia mi disse in italiano, vieni a sederti in quella sedia e il Giudice mi disse questo signore è tuo zio e io
non sapevo che dire, ma io non ero stupido e risposi
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Il nostro Giornale
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che forse e mio zio, ma io vengo dall’Italia e non lo
mai visto…E lui mi disse di quale parte della famiglia
ti viene zio?.
Angelo lontano mi guardava e non mi poteva agliutare e io confuso dissi forse dalla parte di mio padre.
No disse lui non può essere perché si doveva chiamare Galati, ma io stupito forse era dalla parte di mia madre ed il suo nome fosse Romano (…) allora Angelo si
avvicinò allo Giudice, parlarono, e poi Angelo firmò
una Carta e così finì.
Angelo era mio secondo genitore in America e mi
disse, andiamo e in un minuto ci trovammo su un piccolo piroscafo. Tremavo, ma Angelo mi disse di non avere paura, nessuno più ti può toccare, tu sei libero e in
unora sarai con i vostri paesani…
A proposito gli dissi perché cero in tutta quella Babilonia e quando aveva saputo tutta la mia storia e l’età, aveva capito di che si trattava, ero detenuto perché ero
minorenne e che dovevo stare con uno di famiglia fino
a che sono di 21 anno. E io dissi Angelo che cosa ne sarebbe stato di me se tu non eri venuto a prendermi. Avessi stato deportato, mi rispose!!! (continua).
= Arcangelo Magli: 1948 - “Il Salento, le sue esigenze e le sue possibilità industriali” – Relazione
fatta nella riunione della Sottocommissione Industria di Napoli = Il Salento è una regione ricca di terra fertile, di sole, di mare legata alla terraferma e che
ha il privilegio di stare nel cuore del Mediterraneo; ha
quattro porti di cui due di primaria importanza (Taranto e Brindisi) e due secondari (Gallipoli e Otranto); ha giacimenti affioranti di bauxite e qualche traccia di lignite.
Scarsa di risorse idriche ed idrauliche, attinge da
altre zone le modeste quantità di energia elettrica,
pressoché insufficienti anche allo stato attuale. Esuberante di mano d’opera che trova scampo soltanto nel
lavoro agricolo stagionale; limitato dalle piogge invernali e dalle prolungate siccità. Nel campo agricolo
può curare soltanto le culture semiaride (ulivo, vite,
tabacco) e un poco le primizie e gli ortaggi. La scarsità di risorse idriche riduce la produzione di cereali e
rende nullo l’allevamento del bestiame.
Le sole industrie agricole (stabilimenti vinicoli, oleari, distillerie, impianti di estrazione di olii) già esuberanti per raccogliere la produzione, assorbono la mano
d’opera solo per poche settimane, mentre l’industria del
tabacco assorbe per pochi mesi parte della mano d’opera femminile. Le altre industrie, meno una sola navale a Taranto, sono pressoché insignificanti: la pesca è
appena allo stato primordiale, pure offrendo lo Jonio e
l’Adriatico larghe possibilità per l’alimentazione diretta e per l’industria conserviera (tonno, sardine, ecc.).
L’industria meccanica è limitata a qualche riparazione
di biciclette e di automobili e quella metallurgica a
qualche minuscola fonderia di ghisa. Nulla nelle altre
industrie e nell’artigianato.
Se un salentino
si guarda nello
specchio, dal capello alla scarpa,
dalla camicia alla cravatta, vede
tutta merce d’importazione; se
siede al tavolino,
dalla penna al
registro, dal lapis
alla busta, dall’inchiostro alla
macchina
da
scrivere, alla calcolatrice, alla
lampadina eletIl Sen. Arcangelo Magli.
trica, alla spilla,
è tutta merce importata. Se deve accendere la sigaretta, deve assicurarsi se dal nord hanno mandato i cerini. L’esperienza del-
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Il nostro Giornale
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la guerra è stata terrificante! Come si può in questi casi parlare di doppioni delle industrie nel Nord?
Anche nel campo delle industrie complementari della
produzione agricola (fertilizzanti, anticrittogamici, correttivi della produzione vinicola), tutto è importato. Nella sola campagna 1944, svariate centinaia di migliaia
di ettolitri di vino andarono a male perché da Milano
non arrivavano le bombole di anidrite solforosa.
I tre cespiti maggiori che danno ai Salentini il sostentamento (olio, vino e tabacco) non bastano quasi
per compensare le importazioni. Questa situazione di
inaridimento delle risorse finanziarie intralcia attività
ed iniziative locali ed incoraggia gli accaparratori di
altre regioni a scendere nel Salento, per assorbire i
prodotti all’atto della produzione ed immagazzinarli
‘ad libido’, monopolizzare le vendite, curare le trasformazioni (i vini bianchi in vermouth, gli oli meno
buoni in raffinati o in saponi, ecc.), mentre alcune
banche nordiche continuano nella funzione di pompe
aspiranti i risparmi del Salento e premendo verso altre direzioni.
Quali i reali rimedi? Anzitutto la istituzione di nuovi organismi ed incoraggiamento di vecchi organismi
locali bancari, che, con l’accorgimento che è prerogativa dei funzionari degli Istituti di Credito e con la dovuta responsabilità, distribuiscano credito ai veri produttori ed industriali agricoli e moderino gli sterminati crediti agli accaparratori, in modo che gli uni e gli
altri possano gareggiare in reale concorrenza e rinasca nei produttori la serenità e la possibilità economica che li incoraggi a nuove iniziative e a nuovi cimenti. Nel campo economico e sociale, occorre che lo Stato chiuda la politica dei gettoni, che offende la serenità di un popolo, che domanda solo di lavorare; che
abolisca la politica dei sussidi per la costruzione di
strade e marciapiedi, che vanno inquadrati in un piano organico ben diverso e che danno una soluzione effimera al problema della disoccupazione; che per primo investa i suoi miliardi in opere ciclopiche, che danno lavoro permanente a centinaia di operai, come pos-
sono essere: 1) una ferriera a Taranto sul mare, a fianco del cantiere navale; 2) una raffineria di petrolio a
Brindisi; 3) una vasta officina per riparazioni ferroviarie a Lecce. (…) Nel campo agricolo occorre che lo
Stato incanali ed irreggimenti verso il Salento le acque
di altre regioni, perché, in armonia col sole, possano
aumentare la produzione cereagricola, la foraggera
ed il lavoro; che crei nel Salento una rete telefonica
che manca, per cui ogni cittadino, per qualsiasi affare
deve sacrificare tempo e benzina; che accresca le forniture di energia elettrica in maniera da utilizzare lo
sfruttamento e la lavorazione dell’alluminio nel settore Maglie-Otranto; che crei sulle strade di comunicazione già esistenti una fitta rete di filovie che unisca i
vari centri del Salento; che ci allacci all’Italia con elettro-ferrovie.
Alleggerita così la disoccupazione, potranno in un
secondo tempo e non appena la lira si sarà stabilizzata, crescere le iniziative private, sorgere le varie fabbriche di materiale da costruzione (cementi), laterizi
nei centri di giacimenti di argille, fabbriche di solfato
di rame, di vetro sulle distese joniche di sabbia, fabbriche di concimi, mentre altre industrie, a carattere
non stagionale, specialmente tessili, potrebbero affiorare laddove la mano d’opera è maggiormente disoccupata.
Solo così il Salento, dalla concezione gretta di
punto d’approdo ultimo di manufatti del Nord, potrà,
in collaborazione col Nord, diventare centro di produzione e di propulsione di materie finite e col profilarsi della prima società di Navigazione Salentina e
della conoscenza marinara dei suoi abitanti, potrà
essere la pista di lancio per i mari vicini e lontani,
oggi che minacciose nubi si affacciano sul nostro orizzonte commerciale e la nostra italianissima Trieste
viene detenuta da altri come punto d’approdo di manufatti, che non scaturiscono dal lavoro e dal sudore
italiano.
(Relazione fatta dopo solo pochissimo tempo dalla
sua elezione al Senato, avvenuta il 18 aprile 1948).
La natura ci ha donato il grano, noi, con esperienza e amore, lo trasformiamo in pane e non solo...
Da noi la bontà ogni giorno!!!
Inoltre, per soddisfare ogni desiderio dei nostri
clienti: pane caldo anche la sera = Ore 19,00.
Il ‘Dolce Forno’
augura un Buon Natale e un felice Anno Nuovo
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CASTRO… A-Punti di viaggio nel tempo…
M
Un bel libro nei ricordi di Raffaella De Vitis e Raffaele Capraro
emorie su memorie, un
nugolo di memorie, tornano in regolare frequenza, quali fotogrammi di una pellicola cinematografica, che, ronzando tra i rulli del proiettore, sciorinano sul bianco lenzuolo immagini di momenti bellissimi, vissute
nell’incanto di una marina: Castro. Chi le propone, staccandole
dai fogli dell’album della memoria, è la dottoressa Raffaella De Vitis, che, in collaborazione con il marito, Dott. Giuseppe Gragnaniello e
con Raffaele Capraro, hanno felicemente dato alle stampe un bel volume, per i tipi della Tiemme di Manduria, per conto delle Edizioni
‘Grifo’ di Lecce. Efficace il titolo:
“CASTRO …A-Punti di viaggio nel
tempo”, 136 pagine, corredate da
circa 230 foto, su testi e ricerche storiche di Raffaele Capraro, Raffaella
De Vitis, Vincenzo Capraro, Emanuele Ciullo, Giuseppe Gragnaniello
e Salvatore Fersini, con progetto
grafico di copertina, opera di Tommaso Ciriolo.
Ebbene, tutti coloro che hanno vissuto una esperienza diretta con Castro (ed i Supersanesi ne hanno contezza al 100/100%), troveranno nelle
pagine di questo bellissimo volume
tutto quanto è patrimonio di tempi e
luoghi mai svaniti come ricordi gelosamente conservati nel cassetto della
memoria.
Ma che cosa ci offre in particolare
il volume? Soprattutto emozioni, che
richiamano i ‘riti’ di una ‘conquistata’ villeggiatura, spasmodicamente
attesa e meticolosamente preparata
per le vacanze di una ‘quindicina’,
alla ‘rutta tu Conte’ (La grotta del
Conte, che molti dei compaesani indicavano come località ‘Marzu’), il
bagno ristoratore nelle sue acque, le
abitudini dei ‘castraluri’, il porto, gli
itinerari storico-artistici, le grotte e
soprattutto la pesca e le lampare di
Castro. Non mancano neanche notizie riguardanti alcuni centri vicini,
quali Ortelle, Vignacastrisi e Muro
Leccese.
Questo ed altro ancora ci offre il
piacevole sfogliare del libro. E, nel
mentre auguriamo ‘buona lettura,
gustiamone qualche scorcio rilevato
dai servizi elaborati dagli autori.
“Per me –dice Raffaella- Castro è
un’emozione. Quando, arrivando
dall’interno, si vedono apparire, talora avvolti nella foschia, come nei
giorni di scirocco, dapprima il castello, poi le case e infine il mare in
lontananza, mi pare di entrare in una
dimensione tutta particolare, quasi
incantata.
Ricordo una cittadina piuttosto
piccola, negli anni cinquanta e sessanta dell’altro secolo, poi allargatasi a dismisura ed ora fin troppo
piena di case. Tra quelle fanno capolino, ormai a fatica, storiche mura
che hanno visto gli splendori del
passato, ma anche vissuto drammi e
tragedie.
Storie o forse leggende, tramandate e raccontate dalla gente del posto,
affabile e gentile, cui ho cercato conferme con approfondite ricerche, per
tentare di ricostruire la memoria del
luogo, anche con il grande ausilio
delle immagini, da quando, naturalmente, è disponibile la fotografia.
Sono nata a fine maggio e dopo
pochi giorni mia madre (la Prof.ssa
Maria Giannuzzi , ndr.), entusiasta
del posto, sicuramente mi avrà portato in questo luogo meraviglioso.
Così sin da piccina sono stata attratta da questo splendido mare, calmo o
agitato che sia, e da queste grandi
rocce, a macchie bianche e nere. Autentici tesori che ammiravo dalla mitica ringhiera, che ormai non c’è
più, alla fine di via S. Nicola, limite
del piccolo mondo a me consentito.
Da quell’affaccio incomparabile su
tutta la marina, a sera guardavo estasiata le tante luci delle lampare e
quelle tremolanti della costa, verso
la marina di Andrano e più in fondo
Tricase.
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La copertina del libro di Raffaella De Vitis
e Raffaele Capraro.
Come i miei avi, ho sempre abitato nella piazzetta della Grotta del
Conte, dove ancora oggi è quasi tutto come un tempo. Almeno le case,
mentre non c’è più la foresta di alberi che ci consentiva mille giochi, ma
un assolato parcheggio. Più sotto
quell’angolo di mare fantastico dove
ho imparato a nuotare, sentendomi
tutt’una con un’acqua che mi è sempre parsa benefica e rigenerante.
Per questo, quando posso mi piace
tornare a quelle che sento come le
mie radici più profonde”.
Le fa eco il marito, Dott. Giuseppe
Gragnaniello: “Arrivai la prima volta a Castro nell’estate dell’ormai
lontano 1975. Fresco di laurea, per
conoscere i genitori (La Prof.ssa
Maria Giannuzzi e Michele De Vitis,
ndr.) della mia futura moglie, Raffaella. Un ‘ti presento i miei’, voluta-
Il nostro Giornale
25 DICEMBRE 2013
mente meno formale e impegnativo, nella casa al mare, invece
che nell’avita magione di famiglia.
Erano altri tempi. Non avendo un’auto mia, fui costretto ad
un lento, interminabile viaggio
in treno. Una durata assurda,
per appena 150 Km (da Terlizzi-BA, ndr.), con tante fermate
lungo il percorso. Ad attendermi alla stazione di Lecce, Raffaella, in compagnia di una sorella. Da quelle parti non c’ero
mai stato (…) Fu necessario
qualche altro chilometro in auto, per giungere sino al mare.
Ricordo l’edicola del Sacro
Cuore di Gesù, la discesa verso
la piazzetta e, all’ultimo bivio,
la deviazione a sinistra verso il
Santuario della Madonna di
Pompei per giungere, dietro Castro Marina: donna che ripara le reti (foto A. Lazzari)
l’angolo, in piazza Cristoforo
Colombo. A metà costa, in località ‘Grotta del Conte’, antiche
delle finestre, la luce dei fulmini il- pietra (…) mi avvicino e le mie macase su tre lati circondano più in al- lumina a giorno la notte, mentre ni toccano la mattonella su cui è into un ampio spazio incentrato nel pioggia e grandine sferzano e sbat- ciso il veliero. Questa si muove, per
chiosco delle bibite ‘di Peppino’ e tono sulla porta come a voler entra- cui prendo un coltello con cui la epiù in basso due tornanti ricchi di re. Tutto ciò succede in piena estate. straggo rilevando una piccola caverde che portano verso il porto nuo- Io, seduto dentro il camino (Sì, ave- vità. Al suo interno, un piccolo convo.
te letto bene, dentro il camino, enor- tenitore e mi rendo conto di avere
Cinque anni dopo ci sposammo me, al cui interno, sui lati, ci sono tra le mani un cilindro di cuoio, nel(…) il pranzo di nozze lo facemmo due panche in pietra leccese, dove la cui parte bassa vi è il disegno doall’hotel ‘Orsa Maggiore’ (…) Con quattro o cinque persone possono rato di un veliero e di una rosa dei
la nascita dei figli, Castro fu per stare comodamente sedute). Ricordo venti. Immediatamente riesco ad amolti anni il posto delle ‘vacanze in- bene quella sera…chiedo al nonno prirlo e dal suo interno scivolano
telligenti’. (…) Così siamo andati a- se posso accendere il fuoco, quando, fuori alcuni fogli ingialliti dal temvanti per vent’anni, fin quando, i fi- all’improvviso, un fulmine rompe la po. Scendo dalla sedia e mi avvicino
gli, ormai grandi, hanno preso altre finestra e attraversa la stanza, an- al tavolo; ora sotto la luce delle canvie e purtroppo sono anche venuti a dando a colpire la parte superiore dele posso iniziare a leggere…” Semancare i miei suoceri. Poi, capitata della cappa. Prendo una sedia per gue un lungo racconto: il diario di
per fortuna in eredità, con grande salirci sopra, voglio vedere da vici- bordo del veliero ‘Carparo la Rosa
contentezza mia e di mia moglie, la no il punto preciso dove la folgore dei Venti’, che parla delle avventure
casa al piano terra, parva sed apta ha colpito. Appoggio lentamente e di un Capitano e della sua sosta a
nobis, ne abbiamo fatto un buon riti- con cautela le mani, perché non vo- Castro Marina e Raffaele si domanro, il posto dove rifugiarci, quasi glio correre il rischio di bruciarmi le da chi fosse stato e se fosse davvero
fuori dal mondo, soprattutto d’inver- dita. Stranamente però al contatto mai esistito…E conclude: “Il mondo
no, quando il mare ha un suo fascino della mano la parete risulta essere ha ancora bisogno di eroi, di uomini
particolare e lì quasi sempre non c’è fredda e, fatto ancor più strano, nel che antepongono ai propri desideri,
nessun altro, tanto da sentirsi padro- punto esatto in cui la saetta ha col- il benessere e la felicità altrui. Solo
ni del creato”.
pito, come per magia, è apparso un così il nostro futuro sarà degno di
Poi il racconto (’U cuntu’) del piccolo bassorilievo raffigurante un essere vissuto…!”.
coautore del libro, Raffaele Capraro veliero. Nella parte bassa, si mateQuesto in condensato quanto il lidel posto, che inizia con “Era una rializzano alcune parole; mi avvici- bro ci offre, ma per gustarne appieno
notte buia e tempestosa”. Mi trovo no per cercare di scoprire altri par- la sua essenza, bisogna leggerlo tutnella casa dei miei nonni paterni, il ticolari. “Carparo la Rosa dei Ven- to, dalla prima all’ultima pagina. Ne
rumore dei tuoni fa tremare i vetri ti”, è la frase apparsa incisa sulla vale proprio la pena…
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Il nostro Giornale
C
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Con le statue della Madonna
e del Sacro Cuore di Gesù
Il religioso pellegrinaggio per le case dei Supersanesi
casa, in cui si appronta un baldacchino, inondato di luci e fiori. Nel corso
di queste soste, ogni pomeriggio, viene recitato il Santo Rosario, nel corso
di una semplice cerimonia, cui generalmente partecipano i vicini di casa,
Rosario qualche volta accompagnato
da canti liturgici. Bisogna precisare
che l’intrattenimento religioso non
viene officiato dal parroco o da un
qualsivoglia sacerdote, poiché il tutto
viene devoluto ad una
persona che all’uopo
si presti e che abbia
una pur minima conoscenza del semplice
rito da condurre.
Come detto, queste
statue, facendo un percorso diverso l’una
dall’altra, si ritrovano,
tornando nella medesima zona, all’incirca
dopo 14 anni, sempre
accolte da un genuino
fervore religioso da
parte delle famiglie ospitanti.
La statuetta della Madonna del Rosario, sosta in una casa di
A dover sostenere
via Alfieri (13 ottobre 2013).
l’iniziativa e affinché
non abbia a sminuire
stituirla con un’altra dalle ridotte di- l’interesse per questa particolare ‘conmensioni, quella dedicata alla Madon- suetudo’ affettivo-religiosa, si sono dana di Fatima, decisione che venne at- ti carico due diversi Gruppi, che ne
tuata nel 1965, su iniziativa del vica- hanno assunto la responsabilità della
rio parrocchiale, Don Benedetto Seri- gestione e che si interessano di tutto
no. Ora, sulla scia di questo sentito quanto occorre per l’organizzazione
avvenimento religioso, crediamo sia degli spostamenti. Naturalmente emeropportuno ricordare ai Supersanesi la gono vivide nella fede, le persone adpresenza di altre due statuette, quella dette, generalmente due donne, appardella Madonna del Rosario e l’altra tenenti rispettivamente a due diversi
del Sacro Cuore di Gesù, che, senza gruppi. Personalmente ricordiamo una
soluzione di continuità, sono, da tan- di queste solerti e zelanti donne di chietissimi anni, devotamente accolte di sa, Maria Stradiotti, l’indimenticata
casa in casa, in ognuna delle quali so- fornaia di via Diaz, dove con la sorella
stano per circa 4 giorni. Le famiglie, Vata ha gestito per tantissimo tempo,
che a turno sono impegnate ad ono- uno dei più caratteristici forni del paerarle, danno il meglio di se stesse per se, che rimarrà chissà per quanto temvenerarle, non lesinando alcunché per po nella memoria dei Supersanesi.
A questo punto ci sembra doveroso
ospitarle nell’angolo più bello della
on il numero del giornale uscito
lo scorso 7 luglio, abbiamo ricordato il ritorno alle celebrazioni del mese ‘mariano’, periodo in
cui si venerava Maria, Madre di Gesù,
la cui statua, lasciando la nicchia situata nella Chiesa Madre, era portata in
solenne processione, sostando in diversi rioni del paese. Piuttosto ingombrante e alquanto difficoltosa per operare gli spostamenti, si pensò bene so-
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puntualizzare un inciso, ricavando
dalla memoria le più note e riconoscibili incaricate che con ardente fervore
hanno curato tale impegno. Ne diamo
conto, senza spartire, distinguendole,
le operazioni con i due simulacri. Nomi che ci sono stati dati gentilmente
da alcune responsabili (*).
Nell’ordine, la prima ad assumerne
la responsabilità, pare sia stata Abbondanza De Pascali, la quale ha gestito
l’impegno con grande passione, curando entrambe le statue, fino al 1956, impegno assunto poi da Maria Stradiotti,
sempre per entrambe le immagini, fino
a che le due statue hanno avuto il supporto distinto, rispettivamente con Vincenza Musio e Olga Turlizzi. Poi, ed è
notizia di quest’ultimo decennio, la
Vergine del Rosario è stata presa in
‘cura’ da Rosina Elia, mentre il Sacro
Cuore di Gesù è toccato a Vanda De
Vitis, aiutata da alcune zelatrici.
(*) Ringraziamo Angela Sanfilippo, Lucia Specchiarellii e Rosina Elia, che ci hanno gentilmente fornito
queste notizie.
La statuetta del Sacro Cuore di Gesù.
Il nostro Giornale
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dal nostro ‘Annuario’
Completiamo le notizie, riferite alla vita commerciale e lavorativa di Supersano, intorno all’anno 1977.
Noleggio da rimessa: Pasquale Andrani (Via C. Battisti), Geremia Corrado (Via Trento), Angelo Petracca (Via V.
Emanuele). Muratori: Antonio Alfarano (Via Petrarca), Giuseppe Alfarano
L’autocisterna di Antonio Tarantino.
(Via V. Emanuele), Luigi Alfarano (Via
Petrarca), Salvatore Cocco (Via Ruffano), Pietro Congedo (Via Martiri d’Otranto), Roberto Congedo (Via S. Michele), Luigi Contini (Via Diaz), Michele Giannuzzi (Via Trieste), Giuseppe
Grasso (Via Cadorna), Donato Mele
(Via Cutrofiano), Salvatore Negro (Via
Diaz), Emilio Sanapo (Via B.V. di Coelimanna), Rocco Varrazza (Via V. Emanuele), Alberto Zezza (Via Paisiello). Intonacatori e piastrellatori: Luigi Calorì (Via Bengasi), Noè Contini (Via
Giovanni XXIII),
Francesco Corrado
(Via Puccini), Ippazio Corrado (Via
Vanini), Michele
Corrado (Via Bengasi), Rocco Frascaro (Via Bengasi), Angelo Maggio
(Via Michelangelo), Alfredo Mariano (Via Derna), Antonio Massafra (Via
Verdi), Rocco Morciano (Via Bellini),
Geremia Musio (Vico S. Pasquale), Luciano Negro (Via
Martiri d’Otranto),
Michele Santo (Via Diaz), Pasquale Verardo (Via T. Minniti), Rocco Vergari
(Via Cadorna). Elettricisti: Michele Accogli (Via S. Francesco), Ippazio Corrado (Via Battisti), Oronzo Macrì (Via Pio
IX), Gianpiero Manca (Via Maggiore
Galliano). Autotrasportatori: Vito Antonazzo (Via Cavour), Michele Dumas
Il pulmino di Geremia Corrado, al tempo utilizzato per il trasporto di studenti a Maglie.
14
(Via Scorrano), Giuseppe Fersino (Via
Battisti), Rocco Frascaro (Via Bengasi),
Giuliano Giannuzzi (Via Dante), Fioravante Preite (Via Diaz), Luigi Rizzello
(Via Roma), Eugenio Romano (Via V. Emanuele), Antonio Tarantino (Via Maggiore Galliano).
Carrozzieri: Arturo Corrado (Via
V. Emanuele), Antonio Nutricato (Via
Trieste). Autolavaggio: Saverio Baglivo (Via Duca d’Aosta), Antonio De Vitis (Via T. Minniti), Gerardo Piccinno
(Via Garibaldi). Lavorazione plastica:
Michele Accogli (Via Michelangelo).
Sarti: Assunta Andrani (Via Battisti),
Cesario Cacciatore (Via Duca d’Aosta), Michelina Casarano (Via Diaz),
Immacolata Coluccia (Via V. Emanuele), Romina Del Tufo (Via Petrarca),
Vita Caterina De Pascali (Via Cavour),
Maria Teresa De Vitis (Via Bengasi),
Celimanna Frascaro (Via Roma), Michele Lillo (Via Raffaello), Anna Negro (Via Trento), Maria Prete (Via V.
Veneto), Giovanna Tarantino (Via
Trieste), Domenico Tarsilla (Via Roma). Parrucchieri per uomo: Cosimo
Bavone (Via V. Veneto), Angelo Brocca (Via V. Veneto), Michele Malorgio
(Via Dante), Giuseppe Musio (via
D’Annunzio). Parrucchieri per donna: Maria Rosaria Congedo (Via
Diaz), Salvatore Frascaro (Via V. Emanuele), Giuseppa Galati (Via Petrarca). Falegnami: Aldo Alfarano (Via
Alfieri), Giovanni Colaci-De Vitis (Via
Bellini), Gustavo De Donno (Via Raffaello), Costantino De Giovanni (Via
Cutrofiano), Giovanni Frascaro (Via
Alfieri), Giacomo Galati (Via Trieste),
Vittorio Gualtieri (Via Cutrofiano),
Guido Merico (Via V. Emanuele), Amedeo Turlizzi (Via Cavour). Calzolai:
Donato De Liquori (Via V. Emanuele),
Michele Maggiore (Via S. Francesco),
Rocco Rimo (Via della Libertà). Fotografi: Francesco Cantoro (Via Paisiello), Grazio Resta (Via S. Francesco).
Mugnai: Salvatore De Vitis (Via Alfieri). Fornai: Umberto Gualtieri (Via
Battisti), Lucia Stefanizzi (Via Vanini),
Addolorata e Maria Stradiotti (Via
Diaz). Pantalonifici: Rosanna Cuna
(Via G. Toma). Autofficine: Salvatore
Manganaro (Via Nociglia), Angelo Nutricato (Via T. Minniti), Giacomo Pa-
Il nostro Giornale
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sanisi (Largo Rimembranze), Giuseppe Pezzulla (Via Battisti), Damiano
Resta (Via Trieste). Imbianchini: Antonio Bavone-Margiotta (Via 2 Giugno), Adolfo Marini (Via V. Emanuele), Rocco Marzano (Via Trento), Michele Negro (Via Alfieri), Antonio Prete (Via Trento), Ezio Sanapo (Via S.
Michele), Fernando Sticchi (Via della
Libertà), Ezio Tuma (Via T. Minniti),
Rocco Turlizzi (Via Cavour), Michele
Valentini (Piazza Margottini), Salvatore Valentini (Via Fiume ). Oreficerie e
orologerie: Cesare Congedo (Via Garibaldi). Agenzie Assicurazioni: Giuseppe De Donno – Toro – (Via Roma),
Michele Maglie – Ras – (piazza IV
Novembre), Salvatore Resta – Unipol
– (Via S. Francesco), Michele Tarantino – Ina – (Via V. Emanuele). Riparatori macchine da cucire: Pasquale
Varrazza (Via V. Veneto). Riparatori
Radio-TV: Beniamino Baglivo (Via V.
Emanuele), Bruno Corrado (Via S.
Antonio), Carlo Elia (Via Trieste). Lavanderie: ‘Laura’ di Michele Accogli
(Via S. Francesco), ‘Antonella’ di Vito
Antonazzo (Via Cavour). Maglierie.
Cristina Antonazzo-Fersino (via V. Emanuele), Lorenzo Martucci (via V. Emanuele).
Il locale dell’Agenzia di Assicurazioni
INA, in via V. Emanuele, gestita da Michele Tarantino.
Viaggio nell’imprenditoria supersanese - n.14
SUPERSANO bio
Chiara Ferrazzi, una storia di gusto, di sapori, qualità che continua
“Supersano bio”, un logo vivace.
I colori del cielo, della terra, dei frutti, del sole, evocati da un marchio in
cui sono sottesi passato e presente.
Dolce e salato, creme, passate e
patè, confezionati secondo i princìpi
dell’odierna agricoltura biologica,
fanno bella mostra di sé nei vasetti
della recente produzione estiva. Una
soddisfazione per Chiara Ferrazzi,
nel cui sguardo aperto e vibrante
brilla la luce di un’intelligenza operosa. Innovare nella tradizione. Una
sfida da portare avanti, partendo, ancora una volta, da Supersano.
Come quando gli antenati, Attilio
e Luigi Ferrazzi (nonno ‘Gino’), approdarono in questo lembo di Meridione, provenendo da La Spezia, dove si erano stabiliti dalla natìa Busto
Arsizio. I ‘milanesi’, così li appellarono in paese in un misto, penso, di
incredulità e ammirazione (‘milanese’ era anche, nel parlar comune
della gente, un complemento di luogo riferito ai due, si che, ad esempio,
‘andare al…, fermarsi a…, lavorare
da…’, ecc., era come dire:’ andare
allo stabilimento Ferrazzi, fermarsi
allo stabilimento Ferrazzi, lavorare
dai Ferrazzi’, ecc. ndr.). Incredulità,
almeno iniziale, che uomini venuti
dal Nord davvero potessero amare
questa terra: remoti non erano i tempi del furore, della rabbia del Sud di
fronte a un Risorgimento ‘mancato’
e della brutale repressione da parte
dello Stato ‘piemontese’ neo-unitario.
Ammirazione, per quella straordinaria vitalità imprenditrice che rompeva gli schemi del proprietario terriero guardingo e sospettoso del nuovo. In verità, nel territorio in cui i
fratelli Ferrazzi impiantarono
l’A.G.F., la loro azienda vinicola, si
andava scrivendo proprio allora una
diversa storia produttiva e l’industria
cominciava ad affermarsi in un contesto da sempre rurale.
Tra fine ‘800 e inizi ‘900, infatti,
in Terra d’Otranto venivano costrui-
15
Attilio e Gino Ferrazzi, artefici dell’omonima azienda vitivinicola a Supersano.
ti centinaia di stabilimenti con i criteri dell’enologia più aggiornata, offrendo un quadro che modifica la visione di un Mezzogiorno tutto arretrato, fuori dai flussi della modernità
e restituisce l’immagine di un’economia articolata, lontana da banali
semplificazioni. Da un capo all’altro
di Terra d’Otranto era un fiorire di
innovazioni tecniche accanto ad abilità lavorative antiche, per rendere
sempre più competitivi gli impianti
enologici. Basti pensare, tra Brindisi
e Gallipoli, all’azienda vitivinicola
‘Leone de Castris’ a Salice Salentino
o a quella di ‘Adolfo Colosso’ ad Ugento.
In questo fervore di inizi s’inserisce il decollo dell’Azienda A.G.F. a
Supersano, dove Gino Ferrazzi, imprenditore oculato, competente oltreché perito agrario, esercitò anche
la carica di sindaco, negli anni difficili del primo conflitto mondiale, dal
6 agosto 1914 al 13 marzo 1916 e, in
Il nostro Giornale
25 DICEMBRE 2013
Accanto a Gino, la
moglie Anna Montale che, dal 1911 al
1921, risiedette a
Supersano, mentre
la famiglia cresceva
con l’arrivo dei figli
Maria, Flavio ed Italo. Intensa continuava la spola tra
Casa Ferrazzi e palmenti verso la fine degli anni venti. Si noti
come il paese, lato sud, finiva proprio dopo lo stabilimento,
mentre ancora non si disponeva dell’energia elettrica (a Supersano venne inaugurato l’arrivo nel 1927) e lo dimostra il lampione sul lato nord-ovest del palazzo; inoltre, la strada che porta a Ruffano, non è stata ancora asfaltata.
seguito, per i primi sei mesi del
1919, in un’ Italia scossa dalla ‘vittoria mutilata’. Un impegno politico, il
suo, intriso di ideali liberali e patriottici, da cui l’adesione alla Loggia
‘Liberi e coscienti’ di Lecce, che si
batteva per un nuovo ordine di cose.
Foto ripresa dal terrazzo dello stabilimento: sequela dei traini carichi di uva,
che partono dall’incrocio di via Cavour.
Sullo sfondo, l’ex municipio, senza la torretta dell’orologio non ancora costruita.
e fratello delle fornaie Vata e Maria,
ndr.) ha curato la tenuta delle macchine; Antonio De Pascali (‘Ntoni
guardia) fungeva da guardiano e Mario Vinciguerra, autista dell’azienda;
ora tutto è pronto per la nuova stagione della ricostruzione, che l’Italia
intera intraprende dalle macerie dei
bombardamenti.
Una lunga, maestosa teoria di ca-
Supersano e La
Spezia, città di
transito e commercializzazione
del prodotto salentino, dove i
Ferrazzi si asso- Interno dello stabilimento: spazio ‘pesa’.
ciarono a Naef e
Longhi, per fondare nel 1924 una banca, che ha pro- valli e carretti, con grandi tini di uve
fragranti, si snoda dalla contrada di
sperato fino al 1967.
Scomparsi Attilio nel 1936 e Gino Bosco Belvedere, per il corso Vittonel settembre 1940, l’A.G.F. prose- rio Emanuele, fino al palmento di cague l’attività nel secondo dopoguerra sa Ferrazzi. E’ la vendemmia 1953,
con la seconda generazione, Franco, impressa negli ‘storici’ fotogrammi
Italo e Flavio. Quest’ultimo, giovane della pellicola super 8, che narra l’eufficiale e agronomo, sposa Giovan- vento festoso, la felice fatica di uona Ercolini nel 1949, dopo essere mini, donne, ragazzi e anziani di Sutornato indenne dalla campagna d’A- persano, sorridenti all’occhio inconfrica e dalla dura prigionia inglese in sueto della sorprendente cinepresa.
India. (Al pensiero di tante traversìe In primo piano tanti lavoranti in
subite da papà Flavio, lo sguardo di bianche maniche di camicia, coppole
Chiara si fa assorto, mentre la sua e cappelli, biciclette, ‘tine di caricamento’, traìni, camion e una gloriosa
voce si spezza nel ricordo…).
Dopo le ferite della guerra, la re- ‘giardinetta’. Immagini color del
quisizione della casa di La Spezia da tempo, volti ed espressioni di un’eparte tedesca e la sua distruzione da poca aspra, di sacrifici, ma non avara
parte americana, bisogna tornare a di coraggio e ardita nelle speranze.
Audacia che ritrovo in Chiara Fervivere.
I supersanesi, ‘don Pippi Carroz- razzi. Una vita spesa nella scuola, imzini’, l’amministratore, e i fattori Mi- prenditrice ora per amore della terra
chele Nutricato, ‘Ucciu’ Elia, Egidio salentina, passione di cui ha ‘contaVisconti, hanno seguito l’azienda du- giato’ anche Giano, l’affabile ed argurante la crisi bellica, mentre ‘mèsciu to consorte con i meravigliosi figli,
Virgiliu’ Stradiotti (figlio di Michele Mattia, Camilla e Francesca. Il bino-
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Il nostro Giornale
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mio ‘La Spezia-Supersano’, visibile
ancora nella targa imbrunita all’ingresso dell’A.G.F., rifiorisce dal 2009
nell’azienda ‘Supersano bio’, con la
fruttuosa presenza dell’agronomo-artista Antonio Giaccari, autore, oltre
che della rinascenza dell’azienda agricola, anche del logo ‘Supersanobio’.
che garantiscono ‘il rispetto per la
salute dell’uomo e dell’ambiente, unito alla volontà di riscoprire e recuperare le tradizioni tecniche agro-alimentari salentine’. Scritto in ariose
broschure, lo si può leggere anche
nel sito www.supersanobio, dove un
apposito link rinvia ad altre aziende
di Supersano attive nell’agriturismo e nell’alberghiero.
Fare sistema,
entrare in una logica integrata dei vari settori, alimentare una rete di rapporti sul territorio,
è necessario di
fronte al mercato
globale di oggi.
Chiara ne ha una
visione precisa,
come netta è stata
Targa dell’ Industria Agricola F.lli Ferrazzi, che indica la zona la sua scelta per
‘San Gennaro’ 1912 , nella tenuta ‘Belvedere’.
una produzione ecosostenibile, cui
non è estranea, cre“Ho voluto trovare qualcosa –dice do, anche la sua sensibilità all’arte e
Chiara- che mi legasse di più al pae- al bello, di cui si fa promotrice.
se”. Quasi soggiorno obbligato nelle
Un mondo di bianco, di silenzio,
calde estati degli anni ’70, per lei è di pietra si offriva infatti quest’estate
divenuto oggi un luogo del cuore, al visitatore della mostra ‘Sophia’,
della memoria (nel Camposanto ai allestita da Antonio Giaccari, all’inpiedi della Coelimanna, ha voluto terno del patio di casa Ferrazzi. Ideatrovare ultimo riposo l’amato fratello le prosieguo delle precedenti mostre
Fabrizio), ma anche di un rinnovato di Giaccari a Poggiardo e Soleto, inslancio verso il futuro.
titolate ‘Philìa’.
Ripresa la spola tra La Spezia e
E’ “un percorso infinito di conoSupersano, Chiara impronta il suo scenza che troviamo nelle sue bianmanagement ai criteri dell’agricoltu- che sculture, dall’aspetto umile…”,
ra biologica: “benessere, equità, pre- ha scritto Chiara, indicando la non
cauzione, ecologia”: quattro pilastri esauribilità per l’artista, ma anche
17
Attuale sito ufficiale della Casa Ferrazzi.
per ognuno di noi, della ricerca di
consapevolezza, di ‘sophìa’. Una
tensione al meglio che Chiara esprime nella cura quotidiana per un prodotto di qualità. Proposto in fiere locali e nazionali (‘Agroalimentare’
2011 a La Spezia; ‘Cibus’ 2012 a
Parma), il marchio ‘Supersano bio’
è tra i migliori ambasciatori dell’eccellenza gastronomica e dell’ospitalità della piccola ma accogliente Supersano.
Maria Antonietta Bondanese
(continua)
Il nostro Giornale
25 DICEMBRE 2013
Il “lago Sombrino”: 1858 - 2012
U
Ce lo ricorda Alfio Vizzino
na occasionale circostanza mi ha dato la opportunità di dover riprendere il discorso sul ‘lago Sombrino’. Sta di fatto che, nel corso
di una passeggiatina nella zona di masseria Macrì, Alfio Vizzino mi
facesse vedere un set di foto che, se non avessero avuto un impatto storico
di enorme rilevanza rievocativa, sarebbero rimaste nel cassetto, nel novero
di normali immagini, relative ad un terreno allagato a causa di frequenti e
abbondanti piogge. Così però non è stato, poiché quelle foto ridestavano un
momento di rilevante importanza, assolutamente eccezionale: ritraevano…
il lago ‘Sombrino’. Amici lettori, non spalancate gli occhi, sorpresi da questa puntualizzazione, poiché, purtroppo, foto del lago non se ne hanno, in
quanto la straordinaria, meravigliosa invenzione della fotografia, risale intorno all’anno 1839 e le immagini che qui sottopongo alla vostra curiosità,
altro non sono se non quelle riprese lo scorso anno, da Alfio, dopo una copiosissima parentesi di piogge, raccolte nella sede originaria dell’alveo lacustre, quella compresa tra il Casino Cazzatello, il Casino Sombrino, Masseria Pagliare, Masseria Chiesa, Masseria Mèndole, Masseria Padùla, Masseria Macrì, incrocio con la Prov.le Maglie- Collepasso, l’area che fino a
circa un secolo e mezzo fa, era stata occupata dalle acque del ‘lago’ in questione, su cui è qui utile tornare e riferire.
Si sa come, nel corso delle abbondanti piogge spesso presenti sul nostro
territorio nel periodo autunno-inverno, le acque dei comuni vicini (Ruffano, Miggiano e Montesano) affluiscano per naturale pendenza fino alle falde della nostra collina, perdendosi poi gradatamente nelle voragini, che, per
appropriata etimologia, sono chiamate ‘àvisi’ e ‘vore’, volgarmente indicate come ‘ore’, delle quali, la più importante è il ‘Fao’, sita a sud del Santuario della B.V. di Coelimanna. Sta di fatto che queste, molto spesso, non
riuscissero a ricevere agevolmente l’enorme massa di acque, anche per l’impedimento provocato da materiali di risulta, vomitati sconsideratamente nei
loro ingressi, rendendone difficile il naturale scorrimento, provocando di
conseguenza estesi allagamenti, le cui dimensioni oggi, grazie ad alcuni interventi, si sono ridotte di gran lunga.
Tanto per rimanere in tema, riportiamo alla memoria l’alluvione del
1966, quando le acque giunsero (a nord) fin nella zona a cavallo di via Cutrofiano, lambendo, a sud, i gradini della Congreca dell’Immacolata, anche
se già prima, esattamente nel 1934, si era provveduto ad una discreta sistemazione dell’area dell’imboccatura del ‘Fao’, per interessamento dell’On.
Francesco Manfredi, al tempo Presidente della Provincia di Lecce.
Ed a proposito delle ‘vore’, è il caso di riproporre quanto la penna poetica del Dott. Rocco De Vitis ebbe a scrivere: …”Le vecchie voràgo/scomparvero allora/e due ne restaro, /il Fago e la Vora./Tra Satiri e Ninfe/qual sìculo Alféo/che brama Aretusa,/tu Fago cercasti/sul fondo calcareo/la
bella tua Vora/e l’acque confondi/e assieme ai torrenti/da lungi e vicino/creasti
il tuo lago,/il lago Sombrino,/dimora di uccelli/di rari pennuti,/sollazzo alle
genti./ Da che vi divise/il Campo dei Morti,/ch’ha sotto il suo manto/la Manna
del Cielo,/sofferse il tuo lago/e diede al Salento/malaria e tormento./Poi giunse il Pozzaro/del mago Tafuri/e come d’incanto/scomparvero l’acque,/non senza rimpianto./Ne sorsero i campi/fiorenti di Bacco/ma tu Supersano,/per fatto
divino,/perdesti il tuo lago,/il lago Sombrino”.
E così, come nella mitologia pagana, il fiume Alfèo, attraverso il fondo
del mare, dalla Grecia giunse in Sicilia, anelando di confondere le proprie
acque con quelle dell’amata fonte Aretusa, e, come Alfèo, anche il ‘Fao’,
L’area in cui, fino al 1859, gravitavano le acque stagnanti del lago ‘Sombrino’. Così
sono state viste da Alfio Vizzino, che ha ripreso la zona dopo un violento nubifragio
dello scorso anno.
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Il nostro Giornale
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giunto sul fon- collina, bucherellando prima in senso orizzontale, quindi
do
calcareo, scendendo verticalmente, badando a seguire attentamente
corse verso la le naturali fenditure della roccia, fino a produrre una vo‘Ora’, in cui ragine della profondità di circa 20 metri, fermandosi solac o n f l u i v a n o , mente quando, dai crepacci delle pareti non avvertì la precome detto, le senza di un vento e capì di aver raggiunto il cosiddetto ‘caacque prove- povento’, ossia il punto adatto come assorbente. Continuò
nienti da sud- poi praticando altri due pozzi, che collegò con un canale
est e dalla con- alle acque dello stagno. Fu così che esse, cominciarono a
trada
Bosco defluire lentamente nell’enorme pozzo ricavato dall’induBelvedere.
strioso soletano ed il lago, come per incanto, si prosciugò.
Questa vora- Si gridò al miracolo, ma era stato l’intuito e soprattutto la
gine, per la sua semplice capacità operativa di Giovanni Manni ad offrire
insufficienza alla nostra gente un risultato di sì enorme rilevanza.
ricettiva, proL’operazione riuscita, fece naturalmente perdere ai novocò un’estesa bili la opportunità di svago con le loro battute di caccia,
raccolta di ac- ma a tutto vantaggio del terreno emerso, divenuto fertilisque, spanden- simo, che in massima parte venne coltivato a vigneto. SenTavoletta topografica di 1/25000: lo spazio oc- dosi per circa za sottacere, naturalmente, della totale scomparsa della
100 ettari di ter- calamità malarica sofferta dalla gente della zona. “Si colcupato dal ‘lago Sombrino’.
reno, dando ori- tivò e Supersano potè veder giustificato il suo nome, che
gine così al lago ‘Sombrino’, che, col trascorrere del tem- prima di quel tempo era stato un’amara ironia” (De Giorpo, divenne preoccupante fonte di malaria, specie durante gi, in ‘Note sulla idrografia di Terra d’Otranto’).
l’estate, quando emanava miasmi deleteri, coinvolgendo
Oh beffarda circostanza, che si ripresenta a tormentarnon soltanto il nostro territorio, ma nell’insieme, tutta la ci ancora, ma questa volta sotto forma di rifiuti tossici,
zona mediana della nostra Provincia.
nella speranza che il tutto venga ridimensionato e possa
Ecco, allora, la necessaria decisione di procedere al suo ridare tranquillità al nostro paese!
prosciugamento, che impegnò a intensi studi e calcoli non
Quel ‘lago’, quindi, oggi non è più, ma Alfio Vizzino e
pochi esperti, senza però che riuscissero a trovare una pur la di lui consorte, la signora Pina, con quelle fotografie
larvata via d’uscita, fino a che (Udite! Udite!), nell’anno (del set ne abbiamo scelto una che presentiamo a lato di
di grazia 1858, non si propose per la soluzione del proble- pag. 18 e che riprende per intero la zona), ci hanno offerma, un semplice scavatore di pozzi di Soleto (patria del Ta- to la straordinaria opportunità di farci rivivere, non senza
furi, medico letterato con fama di mago, vissuto nel XV se- emozione, un momento ed un aspetto del nostro territorio,
colo), un tal Giuseppe Manni, il quale si presentò sua di tanto tempo fa. E non è poco…!
sponte al proprietario latifondista Raffaele Garzia di Maglie, proponendogli
un semplicissimo progetto: scavare nelle immediate vicinanze un pozzo, in
grado di poter assorbire le acque stagnanti del lago…Tutto qui?
Semplice e audace insieme, come
l’uovo di Colombo, il progetto però non
venne tenuto in dovuta considerazione,
anche perché il Garzia, tra l’altro, non
intendeva per nulla perdere l’occasione
per le sue battute di caccia e quelle di
suoi amici, in quella particolare zona
lacustre. Il Manni , espertissimo in materia, malgrado la resistenza del proprietario, non si perdette d’animo e,
supportato anche da un’analoga esperienza operata nei pressi di Zollino,
tornò alla carica, insistendo fino al
punto da convincere ‘don Rafeli’, ottenerne il placet ed avviare così il suo tentativo. Non si portò dietro mine dirompenti o particolari attrezzature, gestendo la sua opera con strumenti semplicissimi: picconi e martelli (sic!), con Ecco come si presentava lo spazio antistante il parco delle Rimembranze, dopo la viocui cominciò a crivellare la base della lentissima alluvione dell’ottobre 1956. Di fronte, il muro del giardino di Vittorio Gualtieri, che non resistette alla spinta dell’acqua, che lo aveva interamente colmato.
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Il nostro Giornale
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Chiedo scusa se parlo di Maria
Elogio ligio della società civile supersanese
Q
La Prof.ssa Maria Antonietta Bondanese.
uando nel maggio 2009 i Comitati Elettorali supersanesi
chiusero le aste e completarono le liste, non pochi storsero il naso,
molti elettori si scoraggiarono e i delusi esclusi sbuffarono. Al di là dei
due candidati-sindaco, viandanti perenni sul lungomai della politica paesana, poche furono le sorprese scintillanti tra i 32 candidati al consiglio
Comunale.
Sette donne e Cinque-under 30,
colorarono un panorama ingrigito da
reduci politici poco inclini all’allontanamento e militari propensi all’avvicinamento. Il pendolo si fermò una
volta stilato l’elenco dei 16 eletti: alcuni militari riuscirono ad entrare
–senza però sempre rientrare-, non
tutti i reduci ottennero la conferma,
ma alcune nuove storie presero piede
nel parlamentino supersanese.
La più giovane fu interrotta troppo
presto da un destino infame, che in
un annus horribilis, vide spegnersi di
botto molte brillanti speranze.
Bruciato il verde, rimase
il rosa. Al netto delle facilitazioni parentali, l’ingresso
in politica di Maria Bondanese da una parte e Adriana
Pappadà dall’altra, è stato
per i rispettivi elettorati una
boccata d’aria liberatoria, il
segno che, superate fondate
ritrosìe e legittime incertezze, persone mai impegnate
in politica e apprezzate per
le qualità umane e professionali, potessero fare un
passo in avanti – non frontale, ma di lato - per dare un
contributo.
La storia di Maria, una
favola, parte da qui, da
un’elezione vigorosamente
applaudita, anche se non
pienamente sostenuta dalla
vecchia politica, come dimostra la distribuzione dei
pacchetti di voti.
Ma poco importa, quando il carisma, l’ottimismo
della volontà, il senso dell’impegno
politico come servizio, la generosità
umile e il desiderio viscerale di una
Supersano culturalmente vivace e
coinvolta, sono ancora più schiaccianti di vittorie elettorali, consunte e
usurate quanto chi le ha promosse.
E così per i Supersanesi, che in
questi ultimi cinque anni si sono interessati alla cosa pubblica e il voto
del 2009 non lo hanno venduto o gettato con disinteresse nell’urna, l’inno
‘Ohi Marì’ non è stato solo il sospiro
stupefacente degli Art. 31. E’ stato la
sorpresa contenta per una Supersano
travolta da un rullo continuo di iniziative culturali di spessore, mai
strumentali al consenso, come talvolta accaduto nelle precedenti amministrazioni.
E se la reattività dei Supersanesi,
giovani e meno giovani, a quest’offerta pulsante è indicatore della loro
maturità, il lustro di Maria è la miglior prova che anche tra Nociglia e
20
(*)
Casarano ci sono spazi e tempi per
immaginare qualcosa di diverso, perché su Supersano non si abbattono
maledizioni che impediscono di essere un paese normale. Basta fare e
lasciar fare.
Maria si è rimboccata le maniche,
ma non si è sporcata. Senza poter
farsi chiamare ‘assessore’ – non per
colpa sua e a volte invero molto molto pia -, ha lavorato senza rivendicare, ha costruito con poche risorse,
non solo economiche. Senza bandiere e ideologie, ha seminato tra i rovi
del disincanto e dischiuso i covi del
pessimismo. Ha tracciato una linea
retta di vitale energia, in un paese
che ogni giorno si alza piatto e si dice allo specchio di essere morto.
E’ per questo che lo sforzo di Maria da Lucera merita di rimanere nell’antologia supersanese. Perché parla
dritto senza fiatare alla coscienza dei
paesani che votano crociando un segno, ma evitano di offrire impegno:
guarda in faccia quei cittadini che vivono da sudditi prima del voto e da
tribuni in tribuna – o più spesso in
panchina - dopo il ‘Viva questi e viva quelli!’.
La storia di Maria risponde puntualmente a chi già da adesso si chiede “ci se minte in lista?” e si sfrega le
mani di fronte al prossimo carnevale
elettorale, senza realizzare che la politica, in un Comune destinato ad essere accorpato, è tanto debole da
contare quanto un torneo di calcetto.
E in fondo è per questo che a maggio
le liste saranno così corte.
La passione di Maria urla più della rabbia dei giovani che partono e
lasciano genitori e parenti in una rassegnazione a volume 4000, che si lascia scivolare il tempo addosso. E il
tempo è vita, come vita è anche quella dei giovani che scelgono di restare, perché anche non partire è una
scelta.
Insomma, l’esempio di Maria, fiera alfiera dell’orgoglio supersanese,
non è solo un’auspicabile e fresca
Il nostro Giornale
25 DICEMBRE 2013
leadership per una squadra di giovani chiamata ad assumersi pienamente una responsabilità civica. Perché
di questo c’è davvero bisogno se non
si vuole lasciare Supersano del 2020
alla visione cinica dei Tarzan in calore, pronti a saltare da una liana all’altra e a battersi il petto senza avere
niente nelle mani.
C’è di più. Mostra dopo mostra, libro dopo libro, Maria ha svelato l’oltrepolitica supersanese, togliendo ogni scusa a un mondo di 4000 persone (meno 16) che da una politica debole come quella comunale attende e
pretende senza fare e dare.
E’ un mondo assopito che vuole
per forza vincere qualcosa senza
mettersi di forza in gioco, un mondo
diffidente che ogni giorno cambia
ciò che vorrebbe essere e non si vive
mai per quello che è, perdendosi talenti, bellezze e ricchezze. Un mondo che tra invidioso rancore e vischioso rimorso, non ci mette poi
molto a scaricare le proprie colpe su
sindaci e consiglieri e a invocare un
totale repulisti che sani tutti i guasti.
Tra un’iniziativa e l’altra, Maria
ha dunque dimostrato che non è di
sola politica ed elezioni che può vivere un paese. Certo, la buona politica, con facce e storie nuove, può rivitalizzarlo e risvegliarlo con una
mossa soprattutto culturale. Certo, il
contrario lo deprime e lo asserraglia.
Ma sono le Associazioni, il Volontariato, le energie dal basso a tenerlo unito e a farlo battere. Alla politica
spetta solo accompagnare e mettere
sui binari, ma se il treno non c’è, il
viaggio è perso.
Faticoso, ma salutare, il prestito
massiccio alle prossime elezioni di
cittadini liberi, mai impegnati in politica; sarà il migliore antidoto contro
l’usucapione affaticato e saltuario di
liste e contenuti. Non salverà tutto,
ma non distruggerà niente. Sarà solo
un esercizio di cittadinanza e di democrazia. Finalmente.
Autunnale
Esanimi,
le caduche piante
raggruman ne l’intristite foglie
pomfi di ruggine
e ripuntano al cielo
nuovi, ischeletriti monchi.
Le sanguigne bacche,
primo ristoro al passerotto stanco,
tra gli arruffati sterpi
occheggiano fosche.
Sbatùffola il molle scirocco
cinerei nembi
nel giallo occaso d’un giorno
senza palpiti.
Rifugge la mente l’amarezza greve
e stempera l’angoscia
nel rimembrar l’agosto opulento e
gaio,
mentre le muffe dell’autunno
ischemizzano gli aneliti.
Nel cuor lento batte
l’impassibile ritocco del tempo.
MODI DI DIRE
Gino Fiorito
Se tice ca ci pìscia piritannu, le rèume se ne vannu.
Nunn’è dittu ca ci tene ‘na chitarra sape sunare!
Sintiti quista, cristiani, ca è Vangelu: ‘lu ciucciu ca nn’aquila se crite, quannu ùla pija parìte!”.
A còriu t’ addhri, curìscia larga!
Se è veru ca cu llu focu squaij l’oru, è veru puru ca cu ll’oru squaij la fìmmina e, cu lla fìmmina squaij l’ommu.
Se lu Patreternu nu sente l’àncili cantare, òi cu ssente li ciucci rajare?
Lu Diu cu tte cuarda te nu cane rraggiatu, te nu pitucchiu ‘mpinnatu e de nu
prete spujatu!
Te lu mutu manca, ma te lu picca resta.
Te nu pòuru rriccutu e de nu riccu ‘mpoarutu, libera me, Domine!
Ci cumanna nu ssuta.
Lu diàulu te face le birbantate e poi te sona le campane.
Cu lla farina te lu tiàulu, nu sse fannu l’ostie.
Nu te truvare casa vicinu a ferrari, furnari e sonaturi te viulinu!
‘Na fìmmina beddhra, nasce cu lla tota.
Cuàrdate te ‘na fìmmina ca se sente ddo misse allu giurnu, te nn’ommu ca
cunta picca e dde nu cane ca nu ‘bbaja.
Mejiu nu fiaccu maritu, ca nnu fiaccu vicinu.
Michele De Vitis
(*) Il titolo prende spunto dall’omonima canzone di Giorgio Gaber,
dal disco “Far finta di esser sani”
(1973-1974).
21
Supersano…ieri
Il nostro Giornale
25 DICEMBRE 2013
(Racconti della memoria, con asterischi fotografici su cose,
fatti e persone di casa nostra)
U
n inciso, patrimonio della nostra memoria,
forse alquanto ‘spicciolo’, ma comunque bagaglio della storia di Supersano: la intitolazione
del corso principale del
paese, dedicato a Vittorio Emanuele. Ma a
quale dei tre re che si
sono succeduti portando
questo nome bisogna
far riferimento? Una curiosità per un ‘fatto’ certamente non noto ai Supersanesi, ma che in
questa sede vogliamo
far conoscere, una ‘quisquilia’, direbbe il principe Antonio de Curtis,
Totò, involontariamente
trascurata, e per questo
mai presa in considerazione dai nostri amministratori, che
hanno avuto… ben altro cui pensare!
Per trattare dell’argomento in oggetto, dobbiamo fare un deciso passo indietro nella storia del nostro paese. Il
fatto è questo: siamo in pieno ventennio fascista, quando un bel giorno, i
Comuni di Supersano e Ruffano, per
volontà dei loro sindaci-podestà (intimi amici), nel corso di uno dei loro
frequenti incontri, venisse fuori, forse
casualmente, l’argomento inerente alla
figura storica, cui intitolare le vie
d’ingresso che univano i due paesi
(questa notizia ci venne data dal podestà del tempo, l’Avv. Michele Frascaro), con la decisione unanime, vista l’ideologia del tempo, di offrire questo
privilegio a Vittorio Emanuele III, vivente (la legge prevedeva la intitolazione di una strada a persone che fossero decedute da almeno 10 anni
–Art.2 Legge n. 1188/1927, ma tale di-
sposizione non veniva applicata alle
persone della famiglia reale, oltre ai
Caduti in guerra. Ed il Re in questione
era vivente). E della cosa si può avere
diretta conoscenza, solo leggendo l’indicatore toponomastico posto all’ingresso di Ruffano, che intitola chiaramente la strada al suddetto monarca, il
Re ‘Piccolino’. Così a Ruffano, così a
Supersano, ma qui da noi, tale intitolazione restò in evidenza solo fino a che
il regime era stato quello fascista, per
poi disfarsene, quando, le sorti infelici
del conflitto mondiale (1940-1945) e
la conseguente caduta di Mussolini e
della Monarchia, avrebbero convinto i
nostri amministratori a cancellare il
qualificativo ordinale ‘III’ (confrontare con la foto-composizione che proponiamo), senza preoccuparsi, però, di
sostituirlo, ‘correggendolo’, vivaiddio!, con il più idoneo numero ‘II’, se
riferito al Re ‘Padre della Patria’, fi-
22
glio di Carlo Alberto, quello che con
Cavour, Mazzini e Garibaldi, aveva
contribuito all’Unità d’Italia. Oggi, se
si vuol indirizzare la scelta per un ‘Vittorio Emanuele’, crediamo essa debba
cadere appunto su ‘Vittorio Emanuele
II, il Re ‘Galantuomo’, colui che appassionatamente in parlamento, dichiarò di non poter rimanere insensibile di fronte al ‘grido di dolore’ degli Italiani oppressi.
Ebbene, così sarebbero andate le cose, in merito alla intitolazione del corso principale di Supersano, ma ora non
sarebbe opportuno provvedere alla
piccola variazione, con l’aggiunta di
quel numero romano (II), che consentirebbe la definitiva e logica acquisizione cognitiva della paternità toponomastica della nostra via principale? E
non ci sarebbe da dover spendere davvero nulla, se non un pizzico di buona
volontà. Spendiamolo!
A
Il nostro Giornale
25 DICEMBRE 2013
nno 1951: la nostra collina si veste finalmente
di un abito verde che le compete naturalmente.
E’ l’anno in cui l’Amministrazione Magli
provvede al rivestimento degli enormi spazi spogli della ‘serra’ con un’opportuna piantumazione di alberi di
pino. La foto che presentiamo, documenta un particolare momento di quell’ operazione, trasmettendoci
un’emozione quanto mai viva dell’evento. Siamo in un
punto alle spalle del santuario della Coelimanna e la
figura che si staglia sul fondo della roccia, riprodotta
nel riquadro in basso a sinistra, è quella di Serafino
Corrado, meglio conosciuto in paese come ‘Sarafinu
mònicu’. Al tempo, il Corrado era un componente del
consiglio comunale, presente nella lista della DC, che,
con il Sen. Magli aveva vinto le prime elezioni amministrative, quelle del 1946. L’incarico che nella fattispecie Serafino ha ricevuto, è quello di capo-cantiere
per i lavori del rimboschimento, che, partendo dalla
zona ‘Fau’, proseguiranno fin nella zona di Masseria
‘Macrì’. Ad eternare una sì importante operazione, ecco l’dea di spogliare dagli arbusti una piccola faccia di
roccia, su cui viene incisa, certamente su suggerimento del Sen. Magli, la parte di una frase estrapolata dalle ‘Georgiche’ di Virgilio, che per intero testualmente
dice ’Omnia vincit labor, improbus et duris urgens in
rebus egestas’ (Tutto vince il lavoro e l’urgente necessità in una vita dura’). Accanto allo slogan, la data,
quella del MCMLI, che suggella il valore dovuto all’opera. La seconda foto ritrae parte del primo consiglio comunale supersanese, uscito dalle elezioni del
1948, sindaco il Senatore Arcangelo Magli. Del gruppo consiliare, faceva parte anche Serafino Corrado,
che è il terzo in piedi dalla destra. Nato il Corrado nel
1897, al tempo aveva 54 anni. Famiglia numerosa la
sua, abitava all’ingresso in paese da via Nociglia, abbastanza noto quale esperto in conti aritmetici ed in
possesso di un eccellente dono: la calligrafia. E’ morto
nel 1970, all’età di 77 anni.
C
on relativa approssimazione, sarà stato l’anno 1960,
quello cui si riferisce il gruppo di amici che la foto ci
presenta. E’ un giorno festivo di primavera ed i nostri si
ritrovano per una piacevole scampanata. Ma non sono i soli, in
quanto il gruppo era completato altre persone. I quattro che qui
posano, facilmente riconoscibili, purtroppo sono tutti scomparsi, ai quali va il nostro ricordo, particolarmente affettuoso. Partiamo dalla sinistra, con Michele Corrado, che, indicato in questo modo, potrebbe generare confusione, visti i tanti che qui in
paese si annotano per omonimia. Vale perciò fissarlo col suo
caratteristico soprannome, quello di ‘capuzza’, abitante in via
Alfieri, angolo via Cavour. Gli sta accanto Gigi Corrado, al
tempo non ancora sposato (lo sarà l’anno successivo), poi il
Dott. Giuseppe Modoni da Marittima, dal 1956 a Supersano,
quale vincitore di concorso per medico condotto, incarico che
lascia dopo quarant’anni, nel 1996. Ultimo, sulla destra, Pippi
Pasanisi.
23
V
Il nostro Giornale
25 DICEMBRE 2013
enezia 1975. Siamo nello spazio antistante la locale sezione dell’AVIS, per
un incontro con l’artefice della sezione fondata a Supersano, Settimio Modugno,
che qui vediamo in compagnia della moglie
(Uccia Bardoscia) e di alcuni paesani, i Santoro, che da Mestre, dove risiedevano, si son
portati per la circostanza, a salutare i compaesani. Rilevante dover qui puntualizzare la
presenza di Armando Santoro, sulla destra,
al tempo già trapiantato nel Veneto, con la famiglia, sempre orgogliosamente presente
quando nella sfera del suo territorio arrivava
un compaesano. L’occasione ci da la opportunità di dover rilevare lo ‘sfrenato’ attaccamento che Armando aveva nei confronti del
giornale. Trovandoci a Venezia nel lontano
1983, fummo da lui ospitati e quale sorpresa
ci colse entrando in cas
sua? Incorniciata ed esposta nel salotto,
copia del primo numero de “Il nostro Giornale”, gelosamente custodita come autentico cimelio. Che emozione!
Eccolo qui Armando, che, purtroppo, da qualche tempo
ci ha lasciati e che vediamo nella bella foto, pronto con i
suoi familiari, ad accogliere il Cav. Modugno, in una delle
sue innumerevoli presenze, quando si trattava di dover seguire l’opera meritoria dell’AVIS, che quest’anno festeggia
la sua presenza a Supersano con un intrattenimento, giunto
alla sua nona edizione.
Quali frutti sta dando l’esperimento ‘falchi’
per combattere la piaga ‘piccioni’?
Q
uali frutti sta dando l’esperimento ‘falchi’ per combattere la piaga ‘piccioni’?
Stava quasi per passare inosservato e già compiva l’anno di prova,
l’esperimento dei falchi fatti volare
sul nostro cielo, per distogliere la
gran massa di piccioni che un po’
dappertutto e da parecchio tempo,
deturpano il territorio. Esattamente
lo scorso anno, col numero numero
77 del giornale, alla pagina 14, ponevamo in essere l’argomento con
la notizia per certi versi affascinante, della presenza dei falconieri, che
lanciavano in libertà queste creature alate, col compito di distrarre
l’invadenza dei piccioni. All’uopo,
avevamo dedicato anche una suggestiva copertina, che riprendeva alcuni falconieri intenti a librare in aria, da piazza IV Novembre, i volatili perfettamente addestrati, che avrebbero dovuto portare a compimento nell’arco di un anno, l’im-
portante incarico, loro affidato dall’Amministrazione Comunale, che,
per tale operazione avrebbe impegnato circa 9.000 euro.
A questo punto, esattamente dopo
un anno, ci chiediamo un po’ tutti
quali siano stati i risultati ottenuti e
se l’esperimento sia servito in qualche modo a risolvere il problema. E
lo facciamo per un senso di correttezza verso i nostri lettori, anche
perché dovevamo doverosamente
concludere il servizio su citato e rispondere al nostro interrogativo, ed
a quello pòstoci a viva voce da alcuni lettori-concittadini, desiderosi di
conoscere le risultanze dell’esperimento, che avrebbe dovuto concludersi appunto intorno allo scorso
mese di ottobre.
E per saperne di più, non ci restava naturalmente che chiedere conto
ai promotori dell’iniziativa, per una
qualche conferma o meno dei risultati ottenuti con l’operazione ‘falchi’.
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E la ‘faccenda’ pare debba essere
così chiarita: i falconieri, dopo un
periodo di circa tre mesi, intorno alla fine del 2012, hanno temporaneamente sospeso l’esperimento, seguendo i prescritti canoni regolamentari del loro intervento, ripreso
poi successivamente e attualmente
in essere (queste note sono state stilate intorno ai primi giorni dello
scorso mese di novembre). Detto
questo, come dice uno slogan, spontanea sorge la domanda: “Ma quali
sono i reali effetti prodotti da questa
‘terapia’?”. Sarà forse stata nostra
personale impressione, pur confortata alquanto dalle dichiarazioni di
un responsabile, ‘addetto ai lavori’,
secondo cui la massa straripante di
piccioni che stazionavano nell’ambito del nostro territorio, ‘pare’ sia
diminuita, oppure è stata solo nostra sensazione? Non lo sapremmo
dire e non possediamo strumenti idonei per accertare il contrario
Il nostro Giornale
S
25 DICEMBRE 2013
Alle urne, alle urne! (spigolando da volantini
e manifesti, prove generali per le prossime
elezioni amministrative).
iamo già in dirittura d’arrivo e si
intravede il traguardo delle prossime elezioni amministrative,
mentre i giochi di squadra si tanno
studiando, in cerca della posizione più
favorevole per lanciarsi allo sprint finale. La metafora ciclistica ben si adatta alla ‘corsa’ che i contendenti, alcuni forse già pronti a vestire per la
prima volta una maglia nuova di zecca, stanno già preparando per lanciarsi a tagliare il traguardo. Sono trascorsi cinque anni, dal giorno delle ultime competizioni comunali, quando
la scalata alla vetta venne agevolmente conquistata da una squadra che ottenne un primato assolutamente unico
nella storia municipale supersanese,
con un distacco da primato, sugli inseguitori, assolutamente impensabile..
Da quel giorno, e per buona parte
del lustro, gli oppositori han contrastato la maggioranza al governo, dapprima con lievi sussulti, incrementando però man mano le loro mosse d’urto, quando è venuta fuori la ‘quaestio’
relativa alla tassa sui rifiuti urbani; e
qui gli animi si sono surriscaldati, con
esternazioni che noi abbiamo tempestivamente seguito nei dettagli (cfr. il
n. 76 del giornale), riportando fedelmente quanto le squadre avevano ufficialmente svuotato per il tramite dei
loro coreografici manifesti.
La qual cosa non sta avendo soluzione di continuità, ora che il ‘fil di
lana’ si sta avvicinando e che i contendenti si apprestano a tagliare. Ed in attesa della ricorrenza, siamo andati a
spigolare quel che i protagonisti hanno disseminato in questo ultimo periodo (fino a che il giornale non è andato in macchina), che certamente più in
là li vedrà protagonisti infuocati, sperando in una loro matura lealtà agonistica (non si passeranno certamente
la ‘borraccia’!). Eccoli nella loro tematica essenziale:
= 30 luglio 2013 – Illegittimo l’aumento della spazzatura. “Gli amministratori seri dovrebbero tirare fuori di tasca propria i soldi per rimbor-
Udite, udite!
sare i cittadini, o, per non continuare
a fare danni ai loro compaesani, farebbero bene a dimettersi” (Supersano Democratica – Partito Democratico
– Sinistra Ecologia e Libertà di Supersano).
= 10 agosto 2013 – Politica, spazzatura ingannevole. “ Come sempre
falsano la realtà, la travisano dicendo
che i cittadini ricorrenti hanno già
diritto al rimborso, illudendoli, tanto
per loro l’importante è spargere fumo con notizie ingannevoli” (Componenti Lista Civica ‘Per Supersano-Radici e Futuro)
= 14 settembre 2013 – Qualcosa è
andato storto: asfaltati gli antichi
tratturi di Supersano: un danno enorme al paesaggio e all’ambiente.
“Il CSTSA, i cittadini e le Associazioni ambientaliste lanciano un preoccupato allarme e rivolgono un accorato appello all’Amministrazione
Comunale e agli Organi competenti,
affinché intervengano urgentemente
al ripristino della tipicità delle nostre
strade rurali brutalmente deturpate”
(Il Comitato Supersanese per la Tutela della Salute e dell’Ambiente).
= 30 settembre 2013 – Amministratori incompetenti e irresponsabili. “I nostri amministratori, vestiti da
‘esperti giuristi’, hanno sostenuto
che il Comune avrebbe vinto una
causa contro i ricorsi sulla spazzatura, presentati da 27 cittadini. I nostri
‘incompetenti’ intendono difendersi
fino alla Cassazione. Ricordiamo che,
mentre i cittadini pagano da soli le
spese per i ricorsi, i nostri amministratori pagano 2 avvocati con i nostri soldi” (Supersano Democratica –
Partito Democratico – Sinistra Ecologia e Libertà di Supersano).
= 9 novembre 2013 – Salva Supersano 2014. “Basta con una faziosità
politico-familistica, che sinora ha
prodotto interessi di parte a discapito dell’intera comunità. E’ ora di agire per Supersano bene comune, attraverso un cambiamento politico-amministrativo (…) ‘Progetto 3S’ non
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promette, ma propone opportunità di
crescita e lavoro per il futuro di questo paese!” (Per il ‘Progetto 3S’: Dott.
Egidio Antonazzo).
= 20 novembre 2013 – Salva Supersano 2014. ORA BASTA = Salviamo il salvabile di Supersano, ora che
cominciano a scoprirsi le’tombe’ dei
veleni e non si alzano i morti ma si risvegliano ed inorridiscono le coscienze degli onesti cittadini, che si ribellano a decenni di scempio perpetrato a
danno di tutti ed a vantaggio di pochi
soliti noti! LIBERIAMO SUPERSANO da tutti gli ‘scheletri’ rinchiusi
negli armadi da 50 anni di mala politica, sempre e comunque protesa all’interesse di parte ed a discapito di
SUPERSANO BENE COMUNE, sin
a ridurlo ad un paese anormale!
…Unìsciti alla lista ‘Salva Supersano
2014’ per attuare una BUONA POLITICA, comunicando la tua adesione a: Progetto 3S @ gmail.com, oppure 392-6634297 (Per il ‘Progetto
3S’: Dott. Egidio Antonazzo).
Il nostro Giornale
25 DICEMBRE 2013
Il teatro a Supersano: realtà lievitata con tanta
passione, da un gruppo di giovani dilettanti
L
i vedo spesso questi giovani, quelli del Gruppo
Teatrale Supersanese,
quando si ritrovano per le prove in un locale che è di fronte
a casa mia, quello al piano
rialzato dell’abitazione di Salvatore Musio. Quando la sala
è illuminata, è certo che il
Gruppo è lì, alle prese per la
messa a punto dei tanti particolari, che servono per ritoccare un lavoro già presentato
o per l’allestimento di nuovi
testi teatrali. Un’allegra brigata che, all’insegna del piacere del recitare, aggiunge
l’offerta di un prodotto culturale di un certo spessore. Li
vedo questi giovani e tra me e
me provo un gradevole compiacimento, anche perché la L’affiatato gruppo teatrale supersanese, posa in piazza A. Moro a Maglie, dopo lo spettacolo.
memoria mi riporta agli anni
giovanili, quelli a cavallo della fine della seconda guerra
mondiale, quando anche noi, sbarba- approntare lo spettacolo teatrale, quel- ma non importa se torniamo a riprotelli studenti liceali, unitamente ad un lo (udite! udite!), data la ‘riservatezza’ porne qualcuno: Tonino Petracca,
gruppetto di amici volenterosi, ci pro- dei tempi, di non poter disporre delle Flavio Petracca, Toto Nutricato, Uccio
ponevamo nella bellissima arte del re- donne-interpreti da portare in scena. Giurgola (suggeritore), Gino De Vitis
Quale famiglia si sarebbe prestata a di Michele, il sottoscritto, Armando
citare.
Ma con quale sostanziale differenza tollerare siffatta ‘digressione’? Ne an- Alfarano, Giovannino Tamborrino,
con i giovani d’oggi! Al tempo, non a- dava di mezzo la reputazione della ra- Rocco Resta, Luciano Malerba, Gino
vevamo un locale predisposto ad acco- gazza…! Un vero tabù, insomma, Galati. E i lavori? Ricordiamo sopratgliere una rappresentazione teatrale, quello, per cui, o si ricorreva alla uti- tutto ‘I due sergenti’ e ‘Il passato che
se non ricorrendo a qualche ‘andro- lizzazione di un uomo truccato a reci- torna’, soggetti altamente drammatine’, ma spesso all’ambiente di un tar da donna, oppure, ed era la scor- ci..
Ci scusino i lettori per questa nofrantoio in disuso, per poter mettere in ciatoia più plausibile, il dover operare
scena una commedia. Ed il confronto la scelta di testi adatti per soli perso- stalgica digressione, prima di riprendiventa addirittura arduo, quando si naggi maschili. E non vi dico, cari let- dere il discorso sul simpatico Gruppo
pensi alle difficoltà che si incontrava- tori, quante risate non generavano Teatrale Supersanese, che da qualche
no, per approntare il materiale per la queste ‘elaborate’ figure femminili! Se anno è sulla breccia, proponendo per
messa in opera del palcoscenico e del- penso ad una certa ‘Lauretta’ bionda e lo più testi in vernacolo leccese, seguila sua scenografia, procurarsi i posti a ad un’altra mora, il cui nome del per- to con palese interesse, richiesto ansedere e quant’altro necessario per sonaggio ora mi sfugge…, maschi ma- che a fornire rappresentazioni-replil’allestimento di una recita. Ma quan- lamente truccati, sottoposti al giudizio che ‘fuori casa’, ottenendo consensi
ta passione e quanta gioia coinvolge- ‘caritatevole’ delle donne presenti in che non possono che accreditare semvano il nostro operare! Oggi, le cose platea. Quale ‘orrore’! Eppure c’era pre più entusiasmo. Piazza felice quelnon stanno così, poiché a questi grup- chi, preso da viva commozione provo- la di Maglie, dove questi giovani hanpi non mancano i locali opportuna- cata dalla trama del libretto, lacrima- no rinnovato le loro esecuzioni, riscuotendo applausi a scena aperta, dopo il
mente attrezzati. E Supersano ne van- va!
Non ricordo se già nel corso delle felice esordio dell’estate 2012, all’inta uno, quello dell’Oratorio parrocchiale, che è un vero gioiello. E poi, nostre edizioni del giornale abbiamo terno del Festival del Teatro Popolare
un ‘altro’ inconveniente nel modo di mai fatto cenno di questi interpreti, Salentino, ‘Teatramu 2013’, giunto al-
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Il nostro Giornale
25 DICEMBRE 2013
la III edizione. La rassegna è gestita
dalla locale Pro Loco, nel cui ambito
ha agito appunto il Gruppo Supersanese, che ha messo in scena “Le fissazioni te sorma’, commedia già nota al
pubblico di casa nostra, e che, tra dieci compagnie concorrenti, ha riscosso
il premio speciale della Giuria, per il
tema trattato, nel mentre, per la seconda volta, a Salvatore Musio è stato riservato il privilegio quale migliore attore non protagonista.
L’Amministrazione Comunale magliese, per il tramite del Sindaco, si è
felicitata con i nostri giovani interpreti (Anna Baglivo, Antonella Baglivo,
Antonio Colazzo, Germana Martucci,
Salvatore Minonna, Angelo Rimo,
Maria Domenica Vergari), gratificati
da incoraggianti critiche.
La direzione del Gruppo supersanese, per la voce della regista Nunzia
Grecuccio, ha ritenuto necessario a
questo punto, spendere alcune parole
sulla commedia posta in scena, onde
fugare qualsivoglia dubbio sul linguaggio che gli attori adoperano, nel
rispetto del copione, espressioni talvolta colorite, ben lungi da ogni pur
larvata intenzionale volgarità ad ‘effetto’ e da malignità concettuali, soprattutto quando viene trattato un tema particolare come quello sull’omosessualità. “…per cui, continua Nunzia, nonostante l’utilizzo di alcuni vocaboli apparentemente riprovevoli,
autori ed interpreti hanno affrontato
il tema con la massima leggerezza intellettuale, sperando di far riflettere le
menti, volendo con ciò, divertendo e
giammai deridendo, lanciare un messaggio attraverso la magìa dell’ironia
del teatro e costringere alle corde ogni
sorta di falso moralismo e subdolo
pregiudizio, che spesso condizionano
pesantemente le esistenze altrui”.
Tornando alla felice rappresentazione operata dal Gruppo Teatrale di
casa nostra, anticipiamo che questo
Gruppo, sta già lavorando alacremente per la messa in scena di un nuovo
lavoro.
La “zattera della medusa”
A
hhh…! Il Salento mi ha colpito
come una fucilata, ma non sono
morto.
Appena ho potuto tuffarmi nel fascino del suo paesaggio, mi ha fatto guarire improvvisamente anche dal mal
d’Africa, sofferto per tutta la mia lunghissima assenza. E’ un piccolo paradiso, l’ultimo rimasto sulla Terra (è di
questi giorni la candidatura di Lecce a
capitale europea della cultura per
l’anno 2019, ndr.). Il suo mare è splendente al mattino e ammaliante, come
Circe, la sera, quando, con la voce della risacca che si infrange sugli scogli,
plagia la vittima in estasi, che al buio si
fermi ad ammirare i riflessi scintillanti
della luce lunare sull’acqua.
Possiamo chiedere dell’altro alla
natura? No!...Anzi, sì! Sarebbe perfetto, come quell’altro paradiso, che, di-
na di province ma bordello!”.
“Serva Italia”, il nome della zattera
avvistata all’orizzonte in balìa del mare. Vi sono abbarbicati naufraghi che
cercano di salvarsi da una burrasca in
corso. Gèricault lo aveva previsto
molti anni fa, così come lo aveva previsto con secoli d’anticipo, anche il
sommo Poeta nella Divina Commedia. Costoro hanno un’espressione
che fa ricordare la stessa disperazione
delle figure rappresentate dal pittore
nel suo quadro ‘La zattera della medusa’. Sono in fuga e vagano qua e là,
senza rotta, né bussola, mentre già il
tramonto incombe ed il buio è certo.
Sull’ultima spiaggia si assiste alla
scena: molti con malcelato desiderio
di vederli tornare sani e salvi, sperando di poter protrarre la bella stagione
della loro illegalità legittimata. Non
Théodor Gericault: ‘La zattera della medusa’ – 1819, Museo del Louvre-Paris.
cono, sia in cielo, se nel mare non ci
fossero le meduse.
La gente non corre nessun pericolo
nel venire a contatto con quelle dal
velo trasparente ed urticante che vediamo danzare con eleganza sotto il
pelo dell’acqua. Sono altre, un genere
umanoide, quelle che hanno fatto diventare un inferno il nostro Paese. E
Dante avrebbe commentato così la
cronaca dei nostri tempi: “Ahi, serva
Italia…di dolore ostello…nave senza
nocchiere in gran tempesta…non don-
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sono trepidanti ma pronti, se è il caso,
ad abbandonarli al loro destino, se
nell’aria fiutano il cambiamento di un
vento più favorevole.
E’ questo il mondo di molti umani,
lo stesso dei pesci in barile: mostrano
vitalità soltanto nel saltare in una tinozza più sicura, trasportata da altra
nave.
Il colore della bandiera che sventola a poppa è irrilevante, poiché a loro
interessa soltanto galleggiare.
Osvaldo Casto
Il nostro Giornale
25 DICEMBRE 2013
Antonio Baglivo: un supersanese,
protagonista di uno storico evento sportivo
C
Il ‘Circolo Tennis- Maglie’ promosso in serie
ertamente il 2013 sarà ricordato nella
storia dello sport salentino e del tennis in
particolare, come l’anno di una grande
impresa, a conclusione di un campionato
straordinario, del Circolo Tennis Maglie, condotto sempre in testa alla classifica e con il decisivo trionfo nei ‘play.off’.
Protagonista determinante di questo evento
storico, è stato il supersanese doc Antonio Baglivo, Direttore Sportivo del nostro Circolo e Dirigente Regionale della Federtennis, da sempre appassionato dei questo sport. Ed è stato proprio
sotto la sua guida, che in pochi anni il Circolo
magliese ha realizzato una entusiasmante serie di
promozioni, fino alla straordinaria impresa della
promozione nella massima serie nazionale.
Vediamone gli ultimi sviluppi: la partita decisiva è stata quella disputata a Maglie lo scor- La squadra Circolo Tennis –Maglie al completo, sul campo, con il Direttore Sportivo Anso 23 giugno (non abbiamo potuto riportare tonio Baglivo (sulla destra).
tempestivamente la notizia, in quanto il giornale era già in fase di impaginazione, ndr.), contro
le da mandare in visibilio dirigenti, giocatori e pubblico. E
i fortissimi avversari del TC Bergamo, davanti ad un nu- così tanto importante era stato il traguardo raggiunto che il
merosissimo pubblico, qui giunto da ogni parte della re- volto di Antonio era rimasto in atteggiamento di incredugione. Antonio, lo si vedeva bene, era ben consapevole del- lità, piacevolmente ‘stordito’ da un’impresa così eclatante
l’importanza dell’incontro e dalla sua faccia traspariva tut- dei sui ragazzi. Il sogno, il suo sogno e quello dei giocatota quanta la tensione che, si sa, avviluppa una persona in ri, dirigenti a appassionati era stato davvero realizzato!
queste circostanze: da quest’incontro, dipendeva la proieE, mentre a fine partita in campo si scatenava la gioia inzione del circolo magliese nella storia del tennis salentino contenibile dei giocatori, esternata da abbracci, secchi
e regionale. Il nostro sodalizio sportivo è l’unico che mili- d’acqua e da malcelate lacrime di contentezza, accompata nella massima serie.
gnate da una musica che a tutto volume percorreva campo
Detto questo, si sa che l’incontro vedeva vincitore il Ma- e spalti, Antonio, invece, cercava di guadagnare gli spoglie, che in campo esprimeva una superiorità evidente, ta- gliatoi, percosso da un’indicibile emozione, e per questo
desideroso, almeno per qualche momento, di potersi godere in solitudine questo indimenticabile pomeriggio.
E da buon supersanese non poteva che festeggiare la vittoria nel paese natìo, con un pranzo presso il suggestivo agriturismo ‘Le Stanzìe’ di Donatino Fersino, per questo vagheggiato e meritato epilogo di un avvenimento così memorabile.
Archiviato il successo della promozione, Antonio è già
al lavoro per mettere a punto la formazione che dovrà affrontare il prossimo campionato e organizzare, inoltre,
l’insieme degli eventi tennistici internazionali, in calendario per il prossimo anno.
Amante com’è della sua terra, Antonio conserva sempre
in sè la speranza che Supersano possa esprimere qualche
giovane talento, capace domani di indossare la prestigiosa
maglia del Circolo Tennis - Maglie.
Questo, quanto mi è sembrato doveroso porgere all’attenzione dei Supersanesi, per il tramite del giornale, che
ringrazio distintamente.
Gli atleti del Circolo Tennis-Maglie, col Direttore Sportivo A. BaFabio Massimo Conte
glivo, festeggiano la promozione in Serie A1, presso l’agriturismo
(Addetto stampa Circolo Tennis – Maglie)
‘Le Stanzìe’ a Supersano.
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Il nostro Giornale
25 DICEMBRE 2013
Dopo l’insulto sofferto dalle palme e dagli agrumi, ci mancava il fendente della ‘Xylella Fastidiosa’ a completar l’opera!
Cosa succede al nostro patrimonio oleario? Un seminario in Comune.
U
n patrimonio agricolo d’avanguardia ha sempre caratterizzato l’identità del nostro
paese, quale terra dell’olio, del vino,
dei cereali, del tabacco e dell’ortofrutta. Poi l’”evoluzione” dei tempi
ha prodotto un certo disamore verso
queste ‘ricchezze’, intaccando mano
mano vigneti, tabacco, frumento,
ma facendoci rimanere ancora fortunatamente saldi sulla venerazione
dell’ulivo, nel rispetto delle più solide tradizioni, poi…, di colpo, verso
la metà di quest’anno, ecco i funesti
sintomi di un disfacimento di queste
nobilissime piante, che segue quello
della morte delle palme e degli agrumeti. Una calamità che potrebbe essere fatale per il più prestigioso patrimonio agricolo della Puglia, ivi compreso quello salentino.
“Non abbiamo mai visto niente di
simile in tutta la storia dell’agricoltura italiana!”. Sentenza, questa,
quanto mai preoccupante, espressa
intorno ai primi giorni dello scorso
mese di novembre, da un
esponente dell’Osservatorio Fitosanitario Regionale, in merito al decadimento di alberi di ulivo,
che, d’un tratto, cedono
sotto l’impronta di una
sintomatologia, che si
presenta con l’ingiallimento di estese chiome,
l’imbrunimento interno
del legno e le foglie accartocciate, quasi fossero
delle sigarette.
Sarà per la presenza di
un fungo, il Phaeoacremonnium, che sarebbe
presente in ogni campione studiato dai ricercatori? O per un batterio, la
“Xylella fastidiosa”, che,
quale sgraditissimo ospite, intaccherebbe impietosamente la specie vegetale dell’ulivo?
Scorrendo le pagine di
documenti contestuali,
leggiamo che questo batterio, di tipo
‘patogeno’, rientra nella lista nera da
‘quarantena’, che in ogni modo bisogna isolare, per la sua incisiva portata infettiva. E sarebbe questo il male
che sta perseguitando gran parte del
nostro patrimonio oleario? E in che
modo e quando il temuto parassita, avrebbe fatto la sua comparsa nelle
nostre campagne?
Ce ne siamo accorti, quando ha cominciato a far capolino nella zona di
Gallipoli, per poi propagarsi repentinamente a macchia d’olio intorno a
quell’area, trasportato da alcuni insetti della famiglia dei “Cicadellidi”,
che corrono veloci e trovano fertile
terreno nelle nostre campagne. Qui la
domanda nasce spontanea: cosa ne
sarà della nostra agricoltura se non si
riuscirà a fermare in tempo una simile tragica calamità?
A questo punto, è chiaro che nell’alveo di sì preoccupante ansia, il
nostro mondo agricolo debba atten-
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dere precise risposte e adeguati interventi, quando già si ritiene obbligatorio l’obbligo di estirpare tutte le piante infette, che già hanno assunto proporzioni gigantesche.
Intanto gli organi competenti si sono già mossi: il 14 dello scorso mese
di novembre, sono giunti in Italia alcuni ricercatori dell’Università di
Berkeley (USA), dai quali si attendono risposte confortanti. Si spera che il
batterio sia uno dei tanti conosciuti e
combattuti in America e che per questo si possa avere una precisa indicazione per adeguati interventi.
Sennò… Si pensi che il Salento ospita una densità media di 80 piante d’ulivo ad ettaro, per cui, facendo un calcolo sommario, è a rischio un’area
immensa di uliveti.
La questione intanto, non manca
del ‘supporto rituale’ fatto di critiche,
nei confronti delle ipotesi sopra viste.
Rileviamo, infatti, che il Movimento
‘5 Stelle’ nell’invitare a porre da parte
ogni allarmismo, diffida apertamente
le ‘versioni ufficiali’ giunte da Roma,
a proposito della presenza di batteri e
del necessario abbattimento delle
piante infette, semplificazioni che
possono comportare un rischio molto
alto di speculazione da parte di chi
con faciloneria e forse ad arte non
vuole risolvere la criticità dell’ ‘agroecosistema’ ulivo e dell’agricoltura in
generale. Nel bersaglio c’è quindi il
batterio della Xylella Fastidiosa, indicato come probante causa del disseccamento, che non convince affatto il
citato Movimento e che le cause del
‘male’ sofferto dalle piante, sono invece da ricercare nella cattiva condotta degli uliveti e nell’uso indiscriminato di diserbanti. Insomma, la sventura toccata agli ulivi, genera, com’era da aspettarsi, diversi umori e diverse (opportune o inopportune) interpretazioni, che, se hanno il ‘piglio’ della
faziosità partitica, non possono che
peggiorare il ‘malanno’ di queste
piante.
A questo punto sentiamo di dover
Il nostro Giornale
25 DICEMBRE 2013
aprire una parentetica nostalgica, rievocando con un certo trasporto i tempi in cui a Supersano agivano così
tanti impianti oleari (i’trappiti’), che
ricordiamo perfettamente nei loro
proprietari e nei posti in cui erano dislocati. Ecco Mosè Agrosì (via D’Annunzio), Michele Petracca (Corso V.
Emanuele – Oggi sede ‘Juventus
Club’), F.lli Eugenio e Michele Frascaro (Corso V. Emanuele-Oggi ‘Superplastica’ Nutricato-Accogli), Rocco Musio (via Garibaldi, adiacente
casa Antonio Piccinno), Pippi Cossa
(Via Alfieri), Silvio De Luca (via Alfieri) Michele Corrado (Via V. Veneto-Oggi sede Mocli), Mar.llo Giuseppe Frascaro (Corso V. EmanueleOggi Agenzia Banca Popolare Pugliese) Antonio Rizzo (via Nocigliaex Stabilimento Magli), Dr. Eugenio
Frascaro (Torrepaduli-spazio ad est
del Santuario di S. Rocco) e poi viavia, in tempi più recenti, quello della
Cooperativa ACLI -San Michele Arcangelo (oggi chiuso) di Pippi Cossa, in via Nociglia, di Peppino Agrosì (Corso V. Emanuele), di Stefanizzi
in via Celimanna, di Cesare Vergari
(Via Cutrofiano) e Salvatore Vergari
(in agro San Cassiano).
E che dire degli impianti vinicoli?
Quale stretta al cuore, ripensando agli stabilimenti Ferrazzi, Manfredi,
Frascaro ed ai tanti a conduzione familiare, disseminati in più punti del
paese. Poi, fatalmente, anche la totale scomparsa dei ‘magazzini’ tabacchi, una volta gestiti dai Fratelli Magli, dai Fratelli Frascaro, da Giuseppe Manfredi ed altri.
Perché questa defaillance? Perché
vigneti, tabacco e seminativi, sono
quasi del tutto spariti dalla nomenclatura agricola supersanese? Ci è rimasta la cultura dell’ulivo, che occupa la
gran parte del feudo supersanese, curata e gestita ancora con competenza
e passione, ma ecco, l’attacco proditorio, forse di un fungo o di un batterio, che da qualche mese sta letteralmente sconvolgendo il Salento, problema di sì enorme intensità che non
fa certo dormire sonni tranquilli.
A discutere del problema, si stanno
dando da fare un po’ tutti i Comuni,
ivi compreso il nostro, che, in collaborazione con il Consorzio delle Produzioni intensive della Provincia e
della Coldiretti, ha organizzato, nel
pomeriggio del 7 novembre scorso,
nell’aula consiliare, un Seminario
informativo sul “Complesso del disseccamento rapido dell’ulivo” (patogeni identificati e misure di intervento), con l’intervento del Dr. Benedetto De Serio (Direttore Coldiretti di
Lecce), del Dr. Vincenzo Parisi
(Coord, Ufficio Tecnico Codile), del
Geom. Amedeo Falcone (Presidente
Codile) e l’Ufficio Provinciale Agricoltura di Lecce, ospiti presentati dal
Sindaco, Dott. Roberto De Vitis e dal
Dr. Francesco Pacella (Ass. Turismo
e Marketing Territoriale Agricoltura
e Risorse del Mare-Prov. Di Lecce),
che hanno sì evidenziato la gravità
degli uliveti salentini, ma non hanno
potuto dare risposte atte a rasserenare l’ambiente. Ne è seguito un dibattito.
Presente i n d i c a t i v o
– ULTIMISSIME –
- Dicembre 2013-gennaio 2014 (parentesi feste natalizie) = Iniziative
promosse dalla ‘Pro Loco-Supersano’, all’insegna de ‘La magia del Natale’,
con il VI Concorso dei presepi più belli - ‘Progetto Albero Amico’ della scuola primaria e la presenza del Babbo Natale per la vigilia della Natività.
Intenso il programma di intrattenimento, organizzato dalla locale sez. Avis, in piazza IV Novembre, con la esposizione di oggetti d’arte e artigianato, la esibizione di ‘rope skipping’ di Chiara Nutricato e la partecipazione di
gruppi musicali. Non è mancata la rituale degustazione di specialità gastronomiche locali.
L’Associazione ‘Vibrazioni per Tommaso’ è tornata con la IV edizione natalizia, nelle giornate del 14 dicembre 2013 e 6 gennaio 2014, proponendo
la pastorale natalizia, l’accoglienza della Sacra Famiglia nella chiesa del SS.
Sacramento, la inaugurazione del presepe ed il mercatino natalizio, con la parentesi gastronomica riservata ai ‘sapori di Natale’. e poi... le nostre befane,
generose con grandi e piccini.
N.B.: Per tutti questi intrattenimenti, purtroppo, non abbiam potuto tracciare una cronaca dettagliata, dovuta al fatto che il giornale andava in macchina nello stesso arco di tempo.
da noi
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Il nostro Giornale
25 DICEMBRE 2013
GLOSSARIO DI CASA NOSTRA
E DINTORNI
- Lu vinni òve…marce = Una voce che
il tempo ha quasi del tutto cancellato, è quella riferita alla figura del contadino, che, per
sbarcare il lunario, vendeva uova del proprio
pollaio, andando in giro per le vie del paese,
così come lo si faceva con il latte, la ricotta,
il petrolio, ecc.
Oggi il ‘vinni òve’ non c’è più, anche se
la relativa metafora ricavata, aleggia purtroppo con una certa frequenza, per indicare
quel particolare stampo di individui, che,
vanagloriosamente, elargiscono ‘saggezza
non richiesta’, millantatori, redivivi Pirgopolinice, fanfarone e spaccone soldato del
‘Miles gloriosus’, di Plauto, il protagonista
che stenta a porre in dubbio se stesso, ritenendosi sempre nel giusto. Niente di male,
se un tal tipo, preso così un po’ con beneficio d’inventario, fa anche suscitare terapeutiche sonore risate, pur se qualche volta la
sua spregiudicata autoesaltazione reca fastidio. Assai diversa è invece, questo è il punto, la figura di un ‘diverso’ tipo di millantatore, che qui identifichiamo appunto quale
venditore di ‘uova marce’, quelle, tanto per
meglio intenderci, per molto tempo dimenticate in un cesto, dal ‘pìpulu’ (il tuorlo) naturalmente puzzolente, protetto sì da un guscio, ma che, se alla prima pur lieve pressione si rompe, lascia passare uno scostante e
nauseabondo fetore…Qui la metafora gioca
meglio le sue carte, perché involge tutta
quanta la figura del millantatore, da tener
d’occhio, perché colmo d’invidia, astioso,
incline costui a ‘prepararle’ scientemente le
uova marce, pronto a scaraventarle impietosamente in faccia al prossimo.
- Ssammuttàre = Generalmente questa
voce la si usa, nel particolare significato di
‘calare’, ‘immergere’ qualcuno sott’acqua,
per ischerzo. Pur nel variegato uso che si fa
del vocabolo, con le diverse sfaccettature ricavate dalle sue varianti, esso è assai in uso
nel nostro meridione, ivi compreso, naturalmente, anche il nostro Salento. Si da per
probabile la sua derivazione, manco a farlo
apposta, ancora dal latino (questa volta
prendendone in uso quello parlato), che lo
presentava con il verbo ‘subputeare’ (tuffare, immergersi), quale composto parasintetico di ‘sub’ (sotto) e ‘putèus’ (pozzo). Una
delle più indicative forme derivata dal vocabolo in questione è quella di ‘sommozzatore’.
- Riggettu= “L’anima tua cu ‘nnàggia
riggettu!”, orazione che molto spesso completava la preghiera per la morte di una persona cara, con il preciso significato di
’riposo’, ‘pace’. Tolto da quest’alveo, il termine si può collocare facilmente in diverso
ambito, pur di facile ‘consumo’, come, ad esempio, quando si rimprovera un bambino
irrequieto, apostrofandolo con “Ma nu ssi bbonu cu stai riggittatu?”, o “Statte nu picca rrigittatu!”. Il termine, letteralmente, significa ‘ricetto’, dal latino ‘receptus’, il luogo dove si possono raccogliere cose o persone: ‘ricovero’, ‘rifugio’ ed altri, dove è solo
possibile trovar da vivere nella calma, scevra da qualsivoglia turbolenza fisica o psichica.
- Scarfare = Voce di preminenza meridionale e assai in uso in casa nostra, col preciso significato di ‘riscaldare’. Deriva dal
latino ‘excalefàcere’, attraverso la forma ‘
scalfare’. E dal latino dipende anche la voce
francese ‘ schuffer’ ed i suoi derivati, tra cui
‘ schaufferette’, che è lo scaldavivande da
porre in tavola.
- Scinnire = Forse il lettore si sorprenderebbe non poco, sapendo che con questo termine si volesse significare anche l’atto del
‘rapire una ragazza conseziente’. Certo, per
noi Salentini, la cosa parrebbe davvero assai
nuova, se con esso vogliamo invece indicare solo l’atto dello ‘scendere’ o di ‘far scendere’, e che per altri posti, come detto, è riferito invece allo scendere di casa di una ragazza, che vuole ‘scappar via’ (fuscìre) col
fidanzato! Questo strano modo di intendere
il vocabolo, compare nel libro dello scrittore C.G. Viola, ‘Il romanzo del lume a petrolio’, in cui l’Autore descrive proprio così la
‘fuita’ dei fidanzati, per cui il detto ‘scendere la sposa’, è inteso come ‘rapire la sposa’,
l’atto, rito spicciolo, con cui due decidevano
di unirsi, per poi in seguito procedere alla
regolamentazione dell’unione con la celebrazione del matrimonio, sotterfugi questi
che oggi non vengono più attuati. Non ce
n’è bisogno!
- Schettu/a = Dal dizionario della lingua
italiana: ‘schietto’, l’aggettivo, che significa
‘puro’, ‘non mischiato ad altre sostanze che
ne alterino la natura’, ‘intatto’, ecc. E’ un derivato dal germanico ‘sliht’, che, simpaticamente mantiene la sua struttura grafica, anche nel nostro dialetto, ma che lo rende ‘portavoce’ di un altro significato, quello di scapolo, celibe, nubile, zitellona, e simili; insomma un attributo che si espande anche a
dover indicare un uomo o una donna, sessualmente vergini. Voce, questa, che rappresenta uno spostamento semantico del significato di base, rappresentato appunto dall’italiano ‘schietto’. Al proposito, ricorda il
lettore l’esilarante racconto che un giovane
fa riferendosi ad una delle due sorelle, quella, maritata, che non riusciva ad avere figli?
Fu per questo che, unitamente alla sorella
nubile, si recassero in pellegrinaggio a chieder la grazia per un figlio e che poi, o perché
avessero pregato male o perché la Madonna
si era ‘confonduta’, fosse uscita incinta la
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sorella nubile, quella ‘schietta’ e non la maritata!
- Jàcciu (nive), panàru e mmìle = Un
tempo, quando il frigorifero era solo un sogno o non lo era proprio per niente, veniva
surrogato con l’uso della ghiacciaia, che, si
badi bene, solo i ricchi se la potevano concedere, perché la povera gente, la più gran
parte, specie nel periodo estivo, per poter
rinfrescare ‘na ucàla d’acqua, o ‘nu bicchieri te vinu’, ricorreva ad altri, eppur efficaci
escamotages. Grande ‘conquista’, con la
compera del ghiaccio, venduto ‘a stozzi’, un
po’ da tutte le ‘puteche te vinu’, al prezzo (lo
ricordiamo molto bene) di uno, due o quattro soldi, a seconda della quantità richiesta.
All’uopo, il ‘puticaru’, fornito di apposito
strumento, vibrava ‘sapientemente’ e seccamente il colpo idoneo, onde separare dal
blocco di ghiaccio, quanto richiesto dall’avventore, quindi, con gesto ‘caritatevole’ raccoglieva i pezzettini di risulta, aggiungendoli alla porzione di ghiaccio venduta, accompagnando qualche volta l’operazione con:
“Quistu è dde cchiùi!”.
Ma non è che in ogni famiglia c’era la
possibilità di comprare, anche se una volta
tanto, un pezzo di ghiaccio (jàcciu oppure
nive), un ‘lusso’ che ancora non era bagaglio della sua cultura e non le ‘competeva’.
Ma la cosa, pur se alquanto ‘sofferta’, non
dava modo di disperarsi così tanto, in quanto, al frigorifero, alla ghiacciaia o al pezzo
di ghiaccio, sapientemente si riusciva a porre rimedio per avere acqua o vino fresco, ricorrendo al sistema offerto naturalmente:
c’era il pozzo di casa, presente in quasi tutte le famiglie e con l’uso di una ‘cista’ o
meglio ancora di un ‘panaru’, si provvedeva a calarvi dentro una o più bottiglie di acqua o di vino, quando non si ricorreva all’uso di un caratteristico recipiente in terracotta,‘lu mmile’, atto a contenere acqua potabile, dalla forma del tutto particolare (corpo sferico od ovale e collo allungato), spesso usato dal contadino, che, in campagna,
provvedeva ad avere a portata di nano acqua fresca, e che, in casa, chiuso ben bene
con un tappo, lo si faceva scivolare nel fondo del pozzo, per poi tirarlo su al momento
dell’uso, con il risultato appunto di avere
l’acqua fresca.
E che dire poi delle ‘niviere’ che ricettavano una massiccia raccolta di neve fresca,
sapientemente ammassata in questo locale
sotterraneo e che opportunamente veniva
conservata, per poterla poi usare nella stagione calda? Una delle più interessanti del
nostro territorio, era quella ricavata a masseria ‘Macrì’, posta davanti, sul lato destro e
della quale abbiamo ampiamente parlato in
altro numero del giornale.
Il nostro Giornale
25 DICEMBRE 2013
GRAZIE !
Si ringraziano i lettori qui appresso indicati, che hanno liberamente contribuito alla edizione del giornale:
- Anonimo
- Ivano Musio (Supersano)
- Tonio Modugno (Supersano)
- Bruna Martucci (Supersano)
- Giovanni Turlizzi (Supersano)
- Dott. Roberto De Vitis (Supersano)
- Santo Miggiano (Supersano)
- Ing. Fernando Galati (Supersano)
- Massimo Vergari (Supersano)
- Bruno Alfarano (Supersano)
- Antonio Puce (Supersano)
- Tonio Cossa (Supersano)
- Elio Rimo (Oberengstring –CH)
- Michela Turlizzi (Supersano)
- Avv. Lazzaro Contini (Supersano)
- Donatino Fersino (Supersano)
- Nino Marra (Supersano )
- Salvatore Vizzino (Supersano)
- Angelo De Pascali (Supersano)
- Michele Corrado (Supersano)
- Lucio Mariano (Supersano)
- Pippi Frascaro (Supersano)
- Dr. Michele De Vitis (Roma)
- Geom. Giuseppe Frascaro (Maglie)
- Angelo Corrado-‘Scozzi’ (Supersano)
- Aldo Elia (Supersano)
- Ins. Celimanna Corrado (Supersano)
- Tonio Bavone (Supersano)
- Signora Casto (Supersano)
- Gino Nutricato (Supersano)
- Enzo Contini (Supersano)
- Maria Rosaria Pasanisi (Supersano)
- Rag. Salvatore Contini (Supersano)
- Prof. Gianfranco Corrado (Supersano)
- Aldo Modugno (Supersano)
- Loris Bavone (Supersano)
- Angelo Nutricato (Supersano)
- Raffaele Legittimo (Supersano)
- Michele Musio (Supersano)
- Giuseppe Riccardo (Supersano)
- Avv. Luigi Palese (Supersano)
- Giuseppe Musio (Supersano)
- Enzo Martucci (Supersano)
- Rocco Corrado – Capuzza (Supersano)
- Anonimo
- Fernando Corrado – Scozzi (Supersano)
- Roberto Congedo (Supersano)
- Geom. Roberto Corrado (Supersano)
- Dott. Michele Antonazzo (Maglie)
- Rocco Corrado –Spedizioni –(Supersano)
- Rocco Grecuccio (Supersano)
- Rocco Costa (Supersano)
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- Prof. Rocco Corrado (Supersano)
- Domenico Gualtieri (Supersano)
- Donato De Liquori (Supersano)
- Silvana Frascaro (Supersano)
- Fam. Gianni Verrienti (Torino)
- Liliana Santo (Supersano)
- Don Giuseppe Indino (Marina di Leuca)
- Adele Sanapo (Supersano)
- Michele De Vitis –Via V. Emanuele (Supersano)
- Elio Modugno (Graenichen –CH)
- Fenizia Manganaro (Paderno Dugnano)
- Dott.ssa Anna Giurgola (Paderno Dugnano)
- Michelino Accogli (Supersano)
- Prof. Marco Antonazzo (Supersano)
- Tonino Corrado ( La Coruna - Espana)
- Franco Petracca (Cuneo)
- Bruno Petracca (Borgo S. Dalmazzo)
- Eleonora Lipani-Petracca (Imperia)
- Fam. D’Amato-Petracca (Quaregnon –B)
- Maria D’Aversa (Supersano)
- Michelangelo Negro (Signa)
- Fernando Alfarano (Modena)
- Fam. Dott. Giuseppe Gragnaniello (Terlizzi)
- Prof.ssa Antonietta De Vitis (Acquarica Capo)
- Fam. Rag. Rocco Contini (Supersano)
- Prof.ssa Maria Rosaria De Vitis (Gorizia)
- Silvano Bardoscia (Graenichen –CH)
- Fiorentino Nutricato (Supersano)
- Augusto Piceci (Chailly –CH)
- Rag. Angelo Petracca (Supersano)
- Aldo De Vitis (Maranello)
- Maria Antonietta Petracca (Maranello)
- Fernando Beltrante (Bruxelles –B)
- Fam. Salvatore Scarciglia (Venaria Reale)
- Gino Varrazza (Padova)
- Giuseppe Casto (Basel –CH)
- Maria Rita Nuzzo (Torino)
- Geom. Giuseppe Fracasso (Nociglia)
- Michele Resta (Milano)
- Mar.llo Paolo Petracca (Santa Cesarea Terme)
- Fam. Danilo Nuzzo (Schliren – CH)
- Uccio Tarantino (Supersano)
- Miriam Sirsi (Supersano)
- Giusy Puce (Paderno Dugnano)
- Anna Puce (Paderno Dugnano)
- Ins. Irma Sanapo (Taranto)
- Prof. Luigi Bardoscia (Ruffano)
- Adele Sanapo (Supersano)
- Paolo Micbele Corrado (Milano)
- Aldo Visconti (Milano)
- Maria Marini (Supersano)
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presente sul posto da oltre 40 anni, nell’augurare alla gentile clientela felici festività, ne ricorda l’attività commerciale, vendita di auto nuove ed usate, che ha favorito anche la conoscenza del nostro paese
a migliaia di persone, qui giunte da ogni provincia della Puglia.
A tutti, il più sentito ringraziamento, per la fiducia trasmessaci nell’ambito e al di là dei rapporti commerciali.
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Genuinità all’insegna della tradizione
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