Periodico riservato ai soci dell’Atri Onlus ATRINFORMA nr. 29 di Settembre 2012 SOMMARIO MESSAGGIO DEL PRESIDENTE. (di Simone Vannini) SI AVVICINA ALLO STUDIO UMANO LA TERAPIA GENICA EMERGENTE PER LA RP RECESSIVA. (Articolo tratto da "FFD" - Trad. della Redazione Atri Toscana) CELLULE UMANE IPS DERIVATE DAL SANGUE GENERANO STRUTTURE SIMILI ALLE VESCICOLE OTTICHE CON LA CAPACITÀ DI FORMARE LAMINE DI RETINA E SVILUPPARE SINAPSI. (Articolo della "Waisman Center, University of WisconsinMadison, Madison, Wisconsin, USA. Waisman Center, University of Wisconsin-Madison, Madison, Wisconsin, USA) STAMINALI IPS CONTRO LA DEGENERAZIONE DELLA RETINA (Articolo tratto da "Aduc.it") LA CHIMICA RIPRISTINA LA VISIONE IN UNO STUDIO DI LABORATORIO. (Articolo tratto da "FFD") AUTO E DISABILI: I BENEFICI DEL FISCO. (Articolo tratto da "Altroconsumo") ISEE: LA SITUAZIONE È QUESTA . (Articolo di Carlo Giacobini - Direttore editoriale di Superando.it, responsabile del Servizio HandyLex.org) PER TUTTI I MALATI AFFETTI DA PATOLOGIE A TRASMISSIONE GENETICA È UNA PRIORITA', CONOSCERE IL GENE CAUSA DELLA PATOLOGIA STESSA. (Articolo della "Redazione Atri Toscana") SPIRAGLI DI LUCE. (Articolo tratto dal notiziario di "Telethon" nr. 4) LA STIMOLAZIONE ELETTRICA DELLA RETINA APRE UNA SPERANZA AI PAZIENTI AFFETTI DA RETINITE PIGMENTOSA . (Articolo tratto dal sito "Prnewswire.com") IL VALORE DELLA VISTA. (Articolo di Sarina Biraghi de "Il Tempo") 1 Pag. 2 Pag. 3 Pag. 4 Pag. 5 Pag. 5 Pag. 7 Pag. 9 Pag. 12 Pag. 13 Pag. 16 Pag. 18 MESSAGGIO DEL PRESIDENTE (di Simone Vannini, Presidente dell’Atri Onlus) NUOVA STAGIONE, NUOVE FORZE E NUOVE IDEE. Sembrava impossibile, ma anche quest'anno l'estate è finita ed entra la nuova stagione. Anche per noi, dopo aver sopportato le fastidiose temperature, inizia un periodo più propizio al lavoro e quindi eccoci qui ad inventare il nostro futuro. Che cosa ci ha lasciato in eredità la bella stagione trascorsa tra i vari eventi sportivi e mediatici, e tra questi anche le paraolimpiadi, le quali da molti vengono fin troppo evidenziate, facendo apparire alcuni portatori di handicap come dei veri e propri fenomeni da circo, fino al punto che spesso mi chiedo se veramente tutto questo fa il bene della categoria. Poi è trascorsa insieme ai nostri problemi economici, per i quali tutti, chi più chi meno, facciamo e faremo un po' di sacrifici. Come non dimenticare, poi, le nostre difficoltà oggettive, alle quali magari abbiamo fatto l'abitudine, ma che a parer mio, in quest'ultimo periodo si vanno di nuovo moltiplicando a causa della riduzione dei servizi e che in estate quando dobbiamo utilizzare i vari mezzi di trasporto, gli immancabili nodi arrivano al pettine. E allora visto la scarsa eredità ricevuta, ci apprestiamo a vivere una nuova stagione di lavoro che per noi dell'Atri Onlus sarà scandita da alcune importanti scadenze. Nel mese di Novembre si terrà l'assemblea dei soci, nella quale vi potrebbero essere svelate considerevoli novità, quindi fin da adesso vi invito in modo particolare alla partecipazione. Anche per quest'anno stiamo pensando all'organizzazione di un convegno tematico allo scopo di chiarire alcuni aspetti della nostra condizione, e che se avrà il successo degli ultimi due, potremmo considerarci veramente all'altezza. Vorremmo realizzare anche un evento a sfondo ricreativo, ma in questo siamo un pò bloccati dal risultato dell'ultimo viaggio organizzato, il quale non ha ottenuto alcun interesse. Noi cercheremo di fare del nostro meglio, ma se non ci sarà il vostro interesse e la vostra partecipazione, il tutto diverrà sempre più difficile, e badate bene che quando le associazioni si troveranno in difficoltà il tutto si potrebbe ripercuotere anche in campo medico scientifico. Quindi non mi 2 resta che spingervi alla partecipazione, noi abbiamo bisogno di nuove forze e di nuove idee! SI AVVICINA ALLO STUDIO UMANO LA TERAPIA GENICA EMERGENTE PER LA RP RECESSIVA (Articolo tratto da “FFD” – Trad. della Redazione Atri Toscana) Ricercatori francesi hanno utilizzato con successo la terapia genica per garantire la visione in un modello canino di retinite pigmentosa autosomica recessiva (arRP) causata da difetti nel gene PDE6β. Il risultato è un passo avanti fondamentale per il lancio di uno studio clinico di trattamento per le persone con stessa forma di arRP. I risultati dello studio terapia genica PDE6β sono stati pubblicati il 24 luglio 2012, nell'edizione online della rivista Molecular Therapy. In entrambi persone e animali, con difetti di PDE6β inizialmente c'è la perdita di bastoncelli, le cellule della retina che forniscono visione periferica e la capacità di vedere con poca luce. Ma nel corso del tempo, la degenerazione dei bastoncelli porta alla perdita dei coni, le cellule della retina che forniscono la visione centrale e diurna. Trattando i bastoncelli con la terapia genica PDE6β, i ricercatori sperano di prevenire la perdita del tutto della vista. Nel loro recente studio, i ricercatori hanno iniettato una piccola goccia di liquido contenente il trattamento sotto le retine dei cani affetti. La terapia consiste in copie sane di PDE6β, che sono state inserite in un virus adeno-associato umano ingenierizzato, o AAV. L'AAV penetra nelle cellule della retina e consegna le copie del gene PDE6β terapeutico. Gli AAV sono la tecnologia di trasferimento genico già usata in studi clinici di terapia genica per la amaurosi congenita di Leber (difetti su RPE65 ), arRP (difetti MERTK) e sulla degenerazione maculare umida dovuta all'età. Entrambi i test di sensibilità della retina e i test comportamentali hanno dimostrato che la terapia genica PDE6β ha conservato la visione per 18 mesi negli occhi del cane. Gli investigatori fanno notare che gli animali trattati devono essere monitorati per un periodo di tempo più lungo per verificare l'idoneità della terapia per l'uomo. Il Dr. Fabienne Rolling, sperimentatore principale dello studio INSERM , 'istituto di ricerca 3 governativo a Nantes, in Francia, dice che lei e i suoi colleghi stanno iniziando a pianificare il processo per identificare i pazienti che potrebbero essere adatti per una sperimentazione clinica futura. CELLULE UMANE IPS DERIVATE DAL SANGUE GENERANO STRUTTURE SIMILI ALLE VESCICOLE OTTICHE CON LA CAPACITÀ DI FORMARE LAMINE DI RETINA E SVILUPPARE SINAPSI. (Articolo della “Waisman Center, University of Wisconsin-Madison, Madison, Wisconsin, USA. Waisman Center, University of Wisconsin-Madison, Madison, Wisconsin, USA) SCOPO: Abbiamo cercato di determinare se cellule staminali umane pluripotenti indotte (iPSCs) derivate dal sangue potrebbero produrre vescicola ottica-come le strutture (OVS), con la capacità di stratificare ed esprimere marcatori di comunicazione intercellulare. METODI: I linfociti T attivati da un campione di routine del sangue periferico sono stati riprogrammati con trasduzione retrovirale per iPSCs. I T-linfociti derivati iPSCs (TiPSCs) sono stati caratterizzati per pluripotenza e differenziati in OVS (strutture di vescicole ottiche), utilizzando il nostro protocollo precedentemente pubblicato. TiPSC-OVS sono state poi manualmente isolate, messe in comune, e coltivate in massa per stadi più maturi di retinogenesis. Durante questo processo di differenziazione graduale, sono stati monitorati variazioni anteriori dell'espressione del marcatore neuronale della retina, e sinaptica mediante PCR, immunocitochimica, e / o citometria a flusso. RISULTATI: TiPSCs generavano abbondanti OVS, che contenevano una popolazione omogenea per proliferare cellule progenitrici neuroretiniche (NRPCs). Queste NRPCs si differenziavano in diversi tipi di cellule neuroretiniche, simili alle culture OV da cellule staminali embrionali umane derivate da fibroblasti e iPSCs. . Inoltre, alcune parti di alcuni TiPSC-Ovs mantengono il loro aspetto distintivo neuroepiteliale e spontaneamente formano lamine primitive, che ricordano la retina in via di sviluppo. Culture di progenie della retina da TiPSC-OV hanno espresso numerosi geni e 4 proteine fondamentali per la formazione di giunzione sinaptogenesi e gap, in concomitanza con l'emergere di glia e la sovraregolazione di thrombospondins nella cultura. CONCLUSIONI: Abbiamo dimostrato per la prima volta che derivati umani dal sangue iPSCs possono generare tipi di cellule retiniche, fornendo una sorgente altamente conveniente cellule per studi basati IPSC retiniche . Mostriamo anche che le colture TiPSC di OVS hanno la capacità di auto-assemblamento in strutture rudimentali neuroretiniche e marcatori espressi indicativi di chimica e sinapsi elettriche STAMINALI IPS CONTRO LA DEGENERAZIONE DELLA RETINA (Articolo tratto da “Aduc.it”) Il Governo e il RIKEN, istituto di ricerca con base nella citta' di Wako, hanno annunciato l'avvio, per il 2013, dei primi esperimenti (con accordo delle autorita' sanitarie) sull'uomo di trattamenti a base di cellule staminali pluripotenti indotte (iPS). Durante un congresso, il professor Masayo Takahashi ha fatto sapere che l'applicazione sara' su persone affette da malattia degenerativa della retina legata all'eta'. I primi cinque test clinici verranno effettuati su persone di eta' media che hanno perso completamente la vista. Delle cellule iPS saranno fabbricate a partire dalla pelle di questi pazienti, quindi differenziate in epitelio pigmentario (tessuto che assicura l'irrigazione delle cellule della retina) e infine inculcate nei medesimi pazienti. L'intervento dovrebbe risolvere il problema o quantomeno rallentare lo sviluppo della malattia. Siccome i trattamenti a base di iPS sono suscettibili di sviluppare il cancro, questo di oggi dovrebbe avere un minor pericolo in tal senso, e per questo sono diverse le équipe di scienziati che vi lavorano. LA CHIMICA RIPRISTINA LA VISIONE IN UNO STUDIO DI LABORATORIO (Articolo tratto da “FFD”) 5 Un team internazionale di ricercatori è stato in grado di ripristinare temporaneamente una visione in topi ciechi trattando le loro retine con una sostanza chimica chiamata acrilammide-azobenzene ammonio quaternario (AAQ). Mentre la ricerca è ancora in una fase iniziale, AAQ, o un suo derivato, potrebbe essere usato un giorno per ripristinare la visione nelle persone non vedenti da avanzate degenerazioni retiniche, come la retinite pigmentosa (RP) o la degenerazione maculare senile. Nei loro esperimenti, gli scienziati hanno iniettato piccole quantità di AAQ negli occhi di topi,con una malattia degenerativa , che avevano perso tutti i loro bastoncelli o coni, le cellule che normalmente forniscono visione. AAQ ha permesso ai topi di rispondere alla luce, come hanno dimostrato dei semplici test. Gli scienziati riconoscono che non si può dire che cosa esattamente i topi stanno vedendo. AAQ sembra abilitare le cellule bipolari, amacrine e le cellule gangliari della retina a rispondere alla luce. Queste cellule non sono normalmente sensibili alla luce, ma spesso sopravvivono dopo che coni e bastoncelli sono persi per RP e altre degenerazioni retiniche. AAQ è un trattamento emergente dall' optogenetica , per attivare cellule gangliari a rispondere alla luce,una potenziale alternativa alla terapia genica che si rivolge a cellule sopravissute,di una retina degenerata. I ricercatori ritengono che una singola somministrazione della terapia genica durerà diversi anni, mentre gli effetti di una singola iniezione di AAQ sono temporanei, della durata di pochi giorni. Tuttavia, un vantaggio potenziale di un trattamento a base di AAQ è che può essere immediatamente fermato, oppure la dose può essere cambiata, se ci sono effetti indesiderati. I ricercatori stanno ora lavorando per individuare le modalità per la somministrazione di AAQ alla retina. Hanno anche bisogno di effettuare altri test per valutare la sicurezza AAQ, la tossicità e l'efficacia. Il team internazionale guidato dal Dr. Richard Kramer dell'università della California Berkley, comprende il Dott. Russell Van Gelder ,presso la University of Washington, Seattle, ha presentato i risultati preliminari della ricerca AAQ ai recenti terapie Optogenetics per officina Vision co-ospitati dalla Foundation Fighting Blindness. I risultati più recenti della ricerca AAQ sono stati pubblicati online il 26 luglio 2012, nella rivista Neuron. 6 AUTO E DISABILI: I BENEFICI DEL FISCO (Articolo tratto da “Altroconsumo”) La legge prevede agevolazioni fiscali per l'acquisto di un'auto da parte di persone disabili. Ecco quali sono e cosa fare per ottenerle. Le agevolazioni fiscali per l’acquisto dell’auto spettano a persone che hanno disabilità di tipo diverso: 1) i non vedenti, colpiti da cecità assoluta o che hanno un residuo visivo non superiore a un decimo a entrambi gli occhi con eventuale correzione e i sordi dalla nascita o prima dell’apprendimento della lingua parlata; 2) le persone con handicap grave (art. 3 della legge 104/92) certificato dalla Commissione Asl per l’accertamento dell’handicap, con patologie che limitano la deambulazione o con handicap fisico o mentale se sono titolari di indennità di accompagnamento; 3) i disabili con ridotte o impedite capacità motorie, per i quali il diritto alle agevolazioni è condizionato a particolari adattamenti del veicolo. Handicap: Iva al 4% per l’acquisto dell’auto. Chi rientra nelle categorie appena elencate può godere dell’Iva al 4% anziché al 21% per l’acquisto di un veicolo, anche usato, purché si tratti di un’auto a benzina con cilindrata fino a 2.000 cc e fino a 2.800 cc per quelle diesel. L’Iva agevolata si applica anche a eventuali adattamenti a un veicolo che si possiede già, per renderlo utilizzabile da un disabile. L’Iva ridotta si può applicare solamente una volta in quattro anni (a partire dalla data di acquisto), senza limiti di valore; tuttavia, se il veicolo viene cancellato dal Pra (Pubblico registro automobilistico) si può avere di nuovo l’agevolazione entro il quadriennio (bisogna presentare il certificato di cancellazione dal Pra). Attenzione: se si rivende l’auto entro due anni dall’acquisto si deve pagare la differenza tra l’imposta ordinaria e quella agevolata. Il fisco ci grazia solo se la vendita e il riacquisto del veicolo sono dettate dal cambiamento delle esigenze legate alla disabilità. Non si deve nulla al fisco, invece, anche se si vende il veicolo prima di due anni qualora la persona disabile sia defunta e l’auto sia ceduta dall’erede. Per ottenere l’Iva agevolata bisogna presentare la dichiarazione sostitutiva di atto notorio attestante che nei quattro anni 7 precedenti la data di acquisto non è stato comprato un analogo veicolo agevolato. Niente bollo per l’auto del disabile. Per l’auto intestata alla persona disabile o al familiare che lo dichiara a proprio carico non si paga il bollo. Per godere dell’esenzione bisogna rivolgersi all’Ufficio tributi della Regione o, nelle Regioni in cui non è stato istituito, all’Agenzia delle entrate. In alcune Regioni è l’Aci (Automobile club italiano) a gestire queste pratiche (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Puglia, Toscana, Umbria e le province di Trento e Bolzano). Il primo anno in cui si chiede l’esenzione bisogna presentare la documentazione che certifica la disabilità all’ufficio competente (della Regione o dell’Agenzia delle entrate) entro 90 giorni dalla scadenza del termine per il pagamento del bollo. Per gli anni successivi l’esenzione, invece, si rinnova automaticamente, senza dover presentare alcun documento. Disabilità: passaggio di proprietà dell’auto senza imposte. La legge concede anche l’esenzione per l’imposta di trascrizione al Pra per il passaggio di proprietà destinato al trasporto o alla guida di disabili (in quest’ultimo caso sono esclusi i non vedenti e non udenti). L’esenzione è riconosciuta anche per l’eventuale familiare che dichiara il disabile a proprio carico, sia per la prima iscrizione al Pra di un’auto nuova, sia per la trascrizione di un “passaggio” riguardante un’auto usata. Handicap: detrazione auto nella dichiarazione dei redditi. La cifra è 18.075,99 euro: è la spesa massima per l’acquisto di veicoli usati in via esclusiva o prevalente a beneficio di un portatore di handicap sulla quale il fisco riconosce una detrazione del 19%. Per usufruirne bisogna presentare la dichiarazione dei redditi tramite modello 730 o Unico (anche Mini). Lo sconto fiscale si può avere su un solo veicolo in quattro anni e si può scegliere di far valere la detrazione tutta nel primo anno o dividerla in quattro quote annuali di pari importo. Quest’ultima possibilità è conveniente se si pagano poche imposte, perché le detrazioni potrebbero superare l’imposta dovuta e si perderebbe l’agevolazione. Non è prevista alcuna detrazione per la manutenzione ordinaria, né per il premio assicurativo né per il 8 carburante. Se per comprare l’auto si spende meno della soglia massima concessa e, nei quattro anni successivi, si sostengono spese di manutenzione straordinaria sul veicolo, si possono detrarre nel limite massimo dei 18.075,99 euro totali. ISEE: LA SITUAZIONE È QUESTA (Articolo di Carlo Giacobini - Direttore editoriale di Superando.it, responsabile del Servizio HandyLex.org) Proponiamo un dettagliato esame della bozza di decreto sull’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), che il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali sta portando a compimento e che tanta motivata preoccupazione sta diffondendo tra le persone con disabilità e le loro famiglie. L’auspicio è che i nuovi criteri in essa contenuti vengano profondamente rivisti. In queste settimane il Governo sta elaborando il decreto che rivede i criteri di calcolo e le modalità di applicazione dell’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), cioè lo strumento usato per definire l’accesso alle prestazioni sociali. Si tratta di un decreto che interessa milioni di famiglie italiane perché potrà condizionare la partecipazione alla spesa per molti servizi (asili nido, assistenza domiciliare, servizi alla persona ecc.) e altrettanti sostegni economici (assegno di maternità, assegno al nucleo familiare ecc.). Non si può per altro dimenticare che l’indicazione di rivedere l’ISEE è contenuta all’interno di una norma – la Legge 214/11, conversione del noto “Decreto Salva-Italia” – di rigido contenimento della spesa e a poco valgono le rassicurazioni circa gli intenti equitativi o di razionalizzazione. È condivisibile, quindi, la diffusa preoccupazione da parte di chi a quei servizi deve fare ricorso e in particolare da parte delle persone con disabilità e delle loro famiglie. In tal senso va detto che le preoccupazioni maggiori – aumentate in questi ultimi mesi – derivano in particolare dal timore che per il calcolo del nuovo ISEE ci si riferisca anche a pensioni, indennità e assegni riservati agli invalidi civili, ai ciechi e ai sordi. Infatti, l’ISEE, così calcolato, sarebbe più svantaggioso, soprattutto per le famiglie in cui sia presente una persona con disabilità. Infine, il timore più diffuso è che il nuovo limite ISEE si applichi anche alle provvidenze assistenziali riservate agli invalidi civili, ai ciechi e ai sordi, comprese l’indennità di accompagnamento e l’indennità di comunicazione, fino ad oggi 9 erogate a prescindere da qualsiasi reddito. Negli ultimi due mesi, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha elaborato diverse stesure del decreto di ridefinizione dell’ISEE, giungendo a una bozza piuttosto definita, anche se passibile di ulteriori correzioni, prima di essere sottoposta all’esame (consultivo) del Parlamento. Il quadro che ne esce non è migliorativo per le famiglie in generale e per quelle in cui sia presente una persona con disabilità. Innanzitutto, la scelta di considerare alla stessa stregua di un reddito da lavoro o di una rendita finanziaria tutte le prestazioni assistenziali in denaro, spinge gli indicatori reddituali di chi le percepisce molto più in alto di dove siano attualmente, né le franchigie e le detrazioni previste compensano certamente l’effetto di quella scelta. Ma vediamo di capire meglio le ragioni di quanto detto. Nel calcolo dell’indicatore della situazione reddituale verrebbero computati, oltre agli altri redditi da lavoro (e assimilati) o da rendite finanziarie: - tutte le provvidenze economiche (pensioni, assegni, indennità) concesse agli invalidi civili; - la pensione sociale; - l’assegno di maternità; - voucher o contributi per prestazioni sociali (quali, ad esempio, i contributi per la “Vita Indipendente”); - assegni di cura; - indennità agli invalidi del lavoro; - contributi (nazionali o regionali) per l’abbattimento di barriere architettoniche o per l’acquisto di prodotti tecnologicamente avanzati; - ogni altro contributo pubblico. Tutte queste voci, nella normativa ancora vigente, non sono computate. Dalla somma dei redditi e delle somme percepite, sarebbero poi ammesse alcune franchigie: - per chi vive in affitto, il valore del canone annuo previsto nel contratto di locazione per un ammontare massimo di 7.000 euro; - per chi risiede in abitazione di proprietà, una franchigia pari a 5.000 euro, accresciuta di 500 euro per ogni componente il nucleo familiare successivo al primo, fino a un massimo di 7.000 euro; - 3.500 euro di franchigia per ogni persona con “disabilità media” (più sotto ne specificheremo il significato) presente nel nucleo; - 5.000 euro di franchigia per ogni persona con “disabilità grave” o - non autosufficiente” presente nel nucleo. 10 Dalla somma dei redditi, inoltre, potrebbero essere detratte alcune spese: - le spese sanitarie per disabili e quelle per l’acquisto di cani guida (detraibili in denuncia dei redditi), nonché le spese mediche e di assistenza specifica per i disabili (deducibili in denuncia dei redditi), fino ad un massimo di 6.000 euro; - le spese per collaboratori domestici e addetti all’assistenza personale (solo se regolarmente assunti direttamente), fino a un massimo di 5.000 euro; questa seconda detrazione viene ammessa solo per le persone non autosufficienti. Riassumendo: nei nuclei familiari in cui è presente una persona con disabilità, si aggiungeranno ai redditi anche altre somme (ad esempio l’indennità di accompagnamento o l’assegno di cura), si potranno detrarre alcune spese (sempre che siano dimostrabili) e vi sarà una franchigia differenziata. Scomparirebbe invece, dalle scale di equivalenza, il parametro aggiuntivo dello 0,5, precedentemente riconosciuto per i nuclei in cui fosse presente una persona con disabilità con invalidità superiore al 66%. È indispensabile, a questo punto, spiegare cosa si intenda per disabilità media, disabilità grave, non autosufficienza, poiché le diverse condizioni comportano un diverso trattamento. Il Ministero, nel tentare di elaborare una non facile definizione, si è “scontrato” con il ben noto marasma degli inquadramenti vigenti delle diverse invalidità. Disabilità media: - Minori invalidi titolari di indennità di frequenza; - Invalidi civili dal 67 al 99%; - Sordi perlinguali; - Invalidi per servizio di terza e seconda categoria; - Invalidi per lavoro dal 50 al 79%; - Invalidi INPS. Disabilità grave: - Invalidi civili al 100%; - Ciechi civili parziali; - Invalidi per lavoro dall’80 al 100%; - Invalidi per servizio di prima categoria; - Inabili INPS. Non autosufficienza: - Titolari di indennità di accompagnamento (ciechi e invalidi civili); - Invalidi sul lavoro con diritto all’assegno per l’assistenza personale e continuativa; 11 - Inabili INPS con diritto all’assegno per l’assistenza personale e continuativa; - Invalidi per servizio con diritto all’assegno di superinvalidità. Detto che la bozza di decreto non propone alcun riferimento alla certificazione di handicap (Legge 104/92), in conclusione, per comprendere il reale impatto di questa formulazione dei nuovi criteri – che ci si augura possano essere profondamente rivisti - suggeriamo senz’altro anche la lettura di una serie di simulazioni realizzate dal Servizio HandyLex.org, all’interno di un approfondito dossier sulle ipotesi di riforma dell’ISEE. Con immenso piacere, prima delle ferie, riesco a comunicarvi questo importante risultato. Abbiamo acquistato, ed è anche gia stato consegnato, un indispensabile strumento, per completare il nuovo sistema “NGS ILLUMINA” presso la SOD di diagnostica molecolare di Careggi (FI). Il costo dell'apparecchiatura è stato abbastanza oneroso, ma crediamo che questo comporterà un sicuro nuovo passo avanti nel facilitare e migliorare le indagini genetiche. Vi inserisco di seguito il comunicato stampa che a accompagnato l'evento. Un saluto. Il Presidente dell’Atri Onlus - Simone Vannini PER TUTTI I MALATI AFFETTI DA PATOLOGIE A TRASMISSIONE GENETICA È UNA PRIORITA', CONOSCERE IL GENE CAUSA DELLA PATOLOGIA STESSA. (Articolo della “Redazione Atri Toscana”) Per questo l'Atri Onlus ( Associazione Toscana Retinopatici ed Ipovedenti), che si impegna da sempre per trovare una soluzione per le malattie genetiche della retina, ha contribuito ad un nuovo importante passo avanti. Le malattie retiniche a trasmissione eredo famigliare, sono una grande varietà di patologie visive cosiddette rare che, in diversi casi, già alla nascita alcuni individui presentano cecità, mentre, in altri casi, i danni all'apparato visivo, cominciano a manifestarsi in età più adulta. La perdita progressiva della qualità visiva, porterà a sicura ipovisione, e nelle patologie più gravi alla cecità, con conseguenze devastanti per la vita individuale, familiare e lavorativa della persona, creando un alto numero di invalidi. 12 L’Associazione collabora con l’Ospedale Universitario di Careggi, sostenendo studi per trovare possibili soluzioni terapeutiche con cellule staminali e per individuare i geni mutati, responsabili delle patologie. In questi anni l'associazione si è fatta carico dell’acquisto di materiali vari, supporto professionale e, recentemente, anche di un costoso strumento, “BIORUPTOR”, donato alla SOD di Diagnostica Genetica dell'Ospedale di Careggi per completare la strumentazione gia in dotazione, allo scopo di migliorare e velocizzare la ricerca delle varie mutazioni. L'apparecchiatura arrivata in questi giorni permetterà un grosso risparmio di lavoro sveltendo la procedura per la preparazione del campione ed effettuare così più analisi in un tempo limitato. La SOD di diagnostica genetica dell'AOU di Careggi, diretta dalla DR. Francesca Torricelli, si è dotata di strumentazioni e software di ultima generazione, “NGS ILLUMINA” che permetteranno di analizzare batterie di geni contemporaneamente e l'apparecchiatura donata da Atri Onlus si inserisce proprio in queste nuove tecnologie. Conoscere il gene mutato causa della patologia è di massima importanza perché: - permette di avere un quadro clinico diagnostico più preciso; - permette di capire meglio le cause della patologia; - permette una prognosi più attendibile; - permette di usare eventuali farmaci ed integratori in modo mirato - permette di capire il tipo di trasmissione ereditaria all'interno della famiglia e capire eventuali rischi per la prole; - permette di accedere ad eventuale prossima terapia genica; Questa nuova strumentazione inoltre faciliterà qualsiasi altra indagine genetica, anche non in ambito oculistico. SPIRAGLI DI LUCE (Articolo tratto dal notiziario di “Telethon” nr. 4) Le sue cellule sono tra le più specializzate dell’organismo, gioielli biologici che la natura ha perfezionato nel corso dell’evoluzione: è la retina, la membrana più interna dell’occhio che consente di captare i segnali luminosi e trasferirli al cervello per trasformarli in informazioni visive. Talvolta, però, un singolo errore nel Dna può impedirne il corretto funzionamento: è quanto accade in un folto gruppo di malattie note come retinopatie ereditarie. «Degenerative e progressive, possono rendere ciechi già entro l’adolescenza» spiega 13 Francesca Simonelli della Seconda Università di Napoli. «Al momento non ci sono cure, ma è importante conoscerle e diagnosticarle precocemente. Soltanto così possiamo insegnare a questi pazienti come sfruttare al meglio la poca capacità visiva rimasta per usare il computer, leggere, muoversi nello spazio. Inoltre, conoscendo lo specifico difetto responsabile della loro malattia possiamo dare indicazioni pratiche da seguire nella vita quotidiana, ma soprattutto inserirli in eventuali studi clinici. Questa carta di identità genetica, che nell’immediato può sembrare inutile, è un vero investimento per il futuro». Lo conferma la storia recente: proprio Simonelli e il team dei ricercatori dell’Istituto Telethon di genetica e medicina Napoli (Tigem) hanno preso parte al primo studio clinico al mondo per testare la terapia genica contro l’amaurosi congenita di Leber. Questa malattia appartiene al gruppo delle retiniti pigmentose, che colpiscono la periferia della retina e portano a un progressivo restringimento del campo visivo. In collaborazione con il Children’s Hospital di Philadelphia, i ricercatori napoletani sono riusciti a fornire una versione corretta del gene difettoso grazie a un virus, ingegnerizzato in laboratorio in modo da essere innocuo ma ancora capace di inserire il proprio patrimonio genetico nella cellula bersaglio. A più di tre anni dall’avvio della sperimentazione, la terapia genica ha dato ottimi risultati, dimostrandosi sicura e capace di migliorare le capacità visive, soprattutto se effettuata precocemente. «Forti di questo primo successo stiamo provando ad applicarla a una forma ancora più grave di amaurosi, che richiede vettori virali più efficienti» spiega Enrico Maria Surace del Tigem. «In parallelo stiamo lavorando su forme di retinite pigmentosa particolarmente problematiche, quelle a trasmissione autosomica dominante, in cui basta ricevere il gene difettoso da uno dei genitori malato a sua volta - per sviluppare la malattia. Queste forme determinano non l’assenza di una proteina, ma la presenza di una variante anomala tossica. Non serve quindi fornire al paziente una copia del gene sano: piuttosto, bisogna “spegnere” quello difettoso e questo è molto più difficile, tanto che ad oggi in pochi hanno investito nella ricerca in questo ambito, nonostante circa un terzo delle malattie genetiche sia a eredità autosomica dominante». Surace e il suo gruppo sono però riusciti a costruire un “interruttore universale” per il gene più frequentemente alterato in questa malattia, quello della rodopsina: «Nel modello animale abbiamo inattivato con successo questo gene nella retina. Prossimo passo 14 sarà fornire, oltre all’interruttore, anche il gene sano e ricostituire così la funzionalità completa». Sempre sulle forme dominanti di retinite pigmentosa si concentra il lavoro di Francesca Fanelli, ricercatrice dell’Istituto Telethon Dulbecco presso l’Università di Modena e Reggio Emilia, che si svolge al computer anziché al bancone: «Abbiamo costruito modelli molecolari della rodopsina in forma sia normale sia patogena, su cui testeremo milioni di composti chimici già in commercio. In base alla loro capacità di correggere il difetto strutturale dovuto alla mutazione, selezioneremo i possibili farmaci candidati». La palla passerà così a Valeria Marigo, che presso lo stesso ateneo valuterà su modelli viventi la capacità di questi farmaci di ripristinare l’attività normale della rodopsina, grazie soprattutto alle conoscenze sviluppate in questi anni sui meccanismi che portano alla morte delle cellule della retina. Tornando alla terapia genica, un’altra difficoltà è rappresentata dalla capienza del vettore: lo sa bene Alberto Auricchio, che da anni al Tigem sta cercando dei sistemi di trasporto per geni di grosse dimensioni come quelli alterati nella sindrome di Stargardt (la più comune degenerazione ereditaria della macula, la porzione centrale dell’occhio) e di Usher di tipo 1, una forma di retinite pigmentosa associata anche a sordità. «Stiamo provando a superare il problema in due modi: utilizzando due piccoli virus contenenti due frammenti distinti del gene da far poi ricomporre nella retina del paziente, oppure selezionando tra i virus più “capienti” quelli più efficienti nell’infezione della retina». Sempre al Tigem Sandro Banfi studia invece il ruolo nella retina dei micro-Rna, piccole molecole naturalmente coinvolte nella regolazione dell’attività dei geni, da sfruttare eventualmente per potenziare o modulare la terapia genica stessa. Buona parte delle malattie genetiche che colpiscono gli occhi è dovuta a difetti nei mitocondri, le centrali energetiche delle cellule (vedi numero scorso): è quanto avviene per esempio nell’atrofia ottica di Leber che, come spiega Valerio Carelli dell’Università di Bologna. «Si manifesta verso i 15-20 anni e porta velocemente alla cecità a causa della progressiva degenerazione del nervo ottico, il “cavo elettrico” che collega la retina al cervello. Poiché le informazioni per questa proteina si trovano nel Dna dei mitocondri, l’ereditarietà non segue le regole della genetica classica. Nonostante sia nota da oltre 20 anni - è la prima malattia associata a difetti del Dna mitocondriale mai identificata - è ancora piuttosto misteriosa: a parità di difetto genetico, alcuni pazienti si ammalano e altri no, 15 mentre i maschi sembrano essere più suscettibili delle femmine». Per capire come mai - e migliorare diagnosi e possibilità terapeutiche - non c’è che una strada: la ricerca di base. LA STIMOLAZIONE ELETTRICA DELLA RETINA APRE UNA SPERANZA AI PAZIENTI AFFETTI DA RETINITE PIGMENTOSA (Articolo tratto dal sito “Prnewswire.com”) Presso l’Università di Tubingen, in Germania, è stato sperimentato uno strumento, basato su stimolazioni elettriche, che potrebbe aiutare a rallentare la progressione della malattia ed il ripristino del campo visivo in pazienti affetti da Retinite Pigmentosa. La RP è una forma ereditaria di degenerazione della retina ed è tra le cause principali di cecità nel mondo, solo in Italia affligge circa 30mila persone tra cui la nota cantante Annalisa Minetti, vincitrice di una medaglia d’oro alle recenti paraolimpiadi di Londra. La Diffusione della malattia, secondo le statistiche internazionali, colpisce circa una persona ogni 3.000/4.000 sane, compare tra la pubertà e l’età matura, ma non sono assolutamente rari gli esempi di bambini colpiti nella prima infanzia, e porta progressivamente alla cecità. Il termine “Retinite” indica una disfunzione della retina, mentre “Pigmentosa” si riferisce alla caratteristica comparsa, negli stadi avanzati della malattia, di zone abnormi di pigmento nella retina. La degenerazione riguarda entrambi gli occhi e colpisce i fotorecettori (coni e bastoncelli) e l’epitelio pigmentato retinico uccidendo queste cellule in modo lento e progressivo. Le cellule fotorecettrici sono quindi geneticamente programmate a deteriorarsi gradualmente, prima lentamente e poi molto rapidamente. La retina subisce così un progressivo danneggiamento, perdendo la capacità di trasmettere al cervello le informazioni visive. Anche se recenti studi clinici hanno mostrato risultati promettenti per impianti di retina per ridare la vista ai pazienti con RP in fase avanzata, non esisteva, sino ad oggi, un trattamento efficace per questa condizione. Durante il Congresso Euretina, conclusosi 2 giorni fa a Milano, è stato presentato un lavoro dal titolo "Effetti della Transcorneal stimolazione elettrica in pazienti con retinite pigmentosa" dal Dr. Tobias Roeck del Centro di Oculistica dell'Università di Tubingen. Questo studio ha dimostrato come 16 stimolando elettricamente la retina si può contribuire a preservare la morte delle cellule retiniche e promuovere la rigenerazione delle cellule dei fotorecettori, ritardando la progressiva perdita di vista in pazienti con RP. Il trattamento, che nello studio riportato è stato ripetuto ogni 7 giorni per 6 settimane, viene eseguito tramite un dispositivo, simile ad una montatura per occhiali, indossato attorno alla testa del paziente, con due elettrodi a contatto della cornea, altri due a contatto delle tempie ed un palmare per controllarne la stimolazione. Questa terapia è ambulatoriale, non provoca dolore o fastidio (alcuni pazienti hanno accusato solo una sensazione di solletico) e consiste in una stimolazione elettrica della retina a bassa energia per 30 minuti, tramite un filo, sottile come un capello, che viene adagiato tra il bordo inferiore della congiuntiva e della cornea. I risultati di uno studio pilota erano già stati pubblicati nel mese di aprile 2011 su Investigative of Ophthalmology and Visual Science dimostrando che i pazienti trattati con la stimolazione hanno mostrato un miglioramento statisticamente significativo del loro campo visivo dopo aver ricevuto il 150 per cento della loro soglia di percezione di stimoli per sei settimane. Su Ocular Surgery News Europe del giugno 2012, vi è un articolo che dimostra come il trattamento stimola il rilascio dei fattori di crescita, ripristinando la funzione delle cellule danneggiate e zone del campo visivo. In studi su animali si è dimostrato come la stimolazione elettrica sia volta a promuovere la rigenerazione delle cellule fotorecettrici dal rilascio di fattori di crescita endogeni e si è appurato come questi fattori, introdotti nell'occhio, abbiano la capacità di migliorare la funzione delle cellule danneggiate. Con questa stimolazione elettrica, invece di iniettarli, si induce l’organismo a produrli da solo. In un primo studio prospettico controllato con 24 pazienti, svolto dal Dott. Florian Gekeler, si è evidenziato come la terapia di stimolazione elettrica (EST) è sicura ed efficace nelle prime fasi della malattia. I pazienti sono stati suddivisi in tre gruppi: il primo ha ricevuto un minor grado di stimolazione elettrica, il secondo un grado maggiore in relazione alla soglia individuale fosfene/paziente ed un terzo è stato utilizzato come controllo. Nel gruppo che ha ricevuto una stimolazione superiore si è verificato un miglioramento del 20% del campo visivo. Si è inoltre evidenziata una tendenza generale di incremento dell’acuità visiva. “La maggior parte dei pazienti erano felici e voleva ripetere il trattamento” ha dichiarato il Prof. Gekeler. “Poiché la Retinite Pigmentosa è una malattia eterogenea sia in termini di 17 fisiopatologia che di progresso, la risposta dei pazienti è variabile. Ulteriori studi sono necessari per stabilire i parametri prognostici per i vari gruppi e la quantità ottimale di erogazione di corrente” continua Gekeler. "L'importante, per ora, è che siamo stati in grado di dimostrare che questa tecnologia ha un effetto positivo sulla funzione della retina ed è facile da applicare, non invasivo e sicuro, all'interno del programma e dei parametri utilizzati nello studio. L'unico effetto collaterale riportato finora è una sensazione transitoria di occhio secco subito dopo il trattamento, che può essere risolta con lacrime artificiali”. Il nuovo dispositivo ha il marchio CE e sarà tra poco disponibile nei nostri ambulatori oculistici per effettuare i trattamenti. Altri studi, comunque, sono in corso, tra cui un trial clinico di grandi dimensioni in cui sono iscritti pazienti con diversi stadi della malattia. I risultati ottenuti sino ad ora, però, ci lasciano ottimisti nel credere che finalmente qualcosa di concreto ed affidabile sia stato trovato per uscire dal tunnel di questa terribile ed invalidante patologia. IL VALORE DELLA VISTA (Articolo di Sarina Biraghi de “Il Tempo”) Aumentano i ciechi. Lo Stato corre ai ripari Eppure c'e' qualcuno che li considera privilegiati... peccato che loro non lo sanno. Uno su due non è assistito adeguatamente. Nel piano nazionale soluzioni all’avanguardia. Invecchiamento Viviamo di più e gli occhi risentono di patologie che nell’80% dei casi si possono prevenire Nove italiani su 10 (89%) considerano la vista il senso più importante, a cui non rinuncerebbero mai. Perdere la vista provocherebbe il dolore di non «vedere i propri cari», non «essere indipendenti», non «vedere la natura», avere difficoltà a «muoversi/orientarsi» e «leggere». Ma anche non «vedere il viso delle persone», non «lavorare», non «vedere la luce e il sole» e non «guidare». L’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha stimato che nel mondo ci sono 285 milioni di persone con gravi problemi di vista; di questi, 39 milioni sono ciechi e 246 milioni sono ipovedenti. Con l’aumento della vita media, avanza di conseguenza la percentuale di persone colpite, poiché le malattie legate all’apparato visivo si manifestano principalmente nell’infanzia e nella vecchiaia. In Italia sono 233.000 i pazienti affetti da degenerazione maculare di forma umida, quella più grave, con 18 un’incidenza di 36.000 nuovi casi l’anno. La cataratta colpisce l’ 8,5% della popolazione tra i 70 e i 74 anni, il 12,4% nei cinque anni successivi e il 17,1% di chi supera gli 80 anni; sono circa 550.000 i pazienti affetti da glaucoma e 59.000 sono le persone affette da edema maculare diabetico. Tutti dati emersi durante il Convegno «Il Valore della Vista. La salute degli occhi tra bisogni e realtà nel contesto socio sanitario italiano», che si è svolto in Senato con il supporto di Novartis e Alcon, con il patrocinio dell’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-Iapb Italia onlus, della Società oftalmologica italiana (Soi) e della Società italiana della retina (Sir). Obiettivo dell’incontro, per Philippe Barrois, amministratore delegato e presidente di Novartis Italia, «dialogare con gli attori del Sistema salute: istituzioni, società scientifiche e associazioni di pazienti. È fondamentale lavorare insieme e fornire adeguate risorse per garantire appropriatezza e sicurezza delle cure e una risposta assistenziale integrata ed omogenea». Viene definito ipovedente chi ha un’acuità visiva compresa tra valori di poco superiori a 1/20 ed inferiori a 3/10. Al di sotto di 1/20 un soggetto è dichiarato cieco. Questi valori significano che, nel caso di 1/20, un soggetto riconosce ad un metro di distanza un simbolo o un oggetto che una persona normale riconosce a 20 metri e, nel caso di 3/10, riconosce a 3 metri ciò che dovrebbe riconoscere a 10 metri. L’ipovisione è un deficit visivo che non permette a una persona di svolgere normali attività come leggere i giornali o riconoscere i volti delle persone o muoversi in maniera autonoma. I pazienti ipovedenti, rispetto alla media, hanno un rischio di depressione aumentato di 3 volte, un rischio di cadute superiore di 2 volte e di fratture dell’anca da 4 a 8 volte. Negli ultimi anni è stato registrato un notevole incremento delle malattie che causano ipovisione (cataratta, degenerazione maculare, retinopatia diabetica, glaucoma), pato logie strettamente legate all’invecchiamento e quindi in forte aumento per l’incremento dell’età media della popolazione, o di altre patologie come il diabete. È stato calcolato che circa l’80% di queste potrebbe essere prevenuto o curato. Secondo i dati dell’Oms, la cataratta rappresenta la prima causa di cecità nella maggior parte del mondo, mentre il glaucoma e la degenerazione maculare si collocano rispettivamente al secondo e al terzo posto. L’impatto socio-economico della cecità e dell’ipovisione è molto rilevante: nel mondo è stato nel 2010 di 2.954 miliardi di dollari, mentre uno studio condotto dalla Luiss di Roma ha evidenziato un impatto 19 economico totale delle patologie che causano cecità, in Italia, di circa 4,4 miliardi di euro l’anno, di cui 2,8 di costi sanitari; 1 miliardo per sussidi e pensioni; il rimanente suddiviso tra tasse, istruzione, cultura e aiuti. A questi costi vanno aggiunti circa 2,1 miliardi per la perdita di produttività; «Eppure - precisa Giuseppe Venturelli, Doxapharma sono ancora alte le attese per il futuro se si pensa che ben il 48% degli ipovedenti lamenta ancora la mancanza di un supporto economico adeguato che rappresenta un problema reale nella gestione dell’ipovisione». «In Italia la prevenzione della cecità e dell’ipovisione è un capitolo specifico nel Piano nazionale della prevenzione - ha aggiunto Mario Stirpe, presidente della Commissione di prevenzione della cecità - Il nostro Paese è pertanto consapevole dell’importanza della vista, tanto che si stanno mettendo in atto delle azioni congiunte per favorire la prevenzione della malattie e la definizione di percorsi diagnostico-terapeutici appropriati. In questa direzione è fondamentale sviluppare linee guida e protocolli che assicurino maggiore sostegno al paziente tramite cure innovative e sicure e un’assistenza continuativa basata su un’integrazione tra le diverse strutture assistenziali, tra ospedale e territorio». LA REDAZIONE DELL’ATRINFORMA Bertante Maddalena De Majo Riccardo, Greci Stefano, Santucci Luca, Vannini Simone. Sito Web: www.atritoscana.it E-mail: [email protected] Per informazioni contattare i seguenti numeri: 055 8951998 oppure 0584 333454 20