PIANO FAUNISTICO VENATORIO DELLA PROVINCIA DI SIENA 2012-2015 VOLUME II PIANIFICAZIONE FAUNISTICA E VENATORIA A cura del Settore Risorse Faunistiche e Aree Protette della Provincia di Siena ALLEGATO A2 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 INDICE PREMESSA ................................................................................................................................ 1 Cap. 1 - OBIETTIVI DI PIANIFICAZIONE ........................................................................................ 2 1.1 OBIETTIVI GENERALI ................................................................................................................................ 2 1.2 OBIETTIVI FAUNISTICI E VENATORI ......................................................................................................... 5 CAP. 2 - DESTINAZIONE DIFFERENZIATA DEL TERRITORIO AGRICOLO FORESTALE ............................. 6 2.1 SITI DI IMPORTANZA REGIONALE ............................................................................................................ 8 2.2 CRITERI PER L’ISTITUZIONE E LA GESTIONE DEGLI ISTITUTI PUBBLICI A TUTELA DELLA FAUNA............. 8 2.3 CRITERI PER L’AUTORIZZAZIONE E LA GESTIONE DEGLI ISTITUTI PRIVATI ............................................ 22 2.4 AREE PER L’ADDESTRAMENTO, L’ALLENAMENTO E LE GARE DEI CANI ................................................ 33 2.5 FONDI CHIUSI......................................................................................................................................... 38 2.6 CRITERI PER LA GESTIONE DEL TERRITORIO A CACCIA PROGRAMMATA.............................................. 38 CAP. 3 - FAUNA SELVATICA: CONSERVAZIONE E INCREMENTO DELLA FAUNA SELVATICA, ANCHE AL FINE DI GARANTIRNE LA COESISTENZA CON LE ATTIVITÀ ANTROPICHE PRESENTI SUL TERRITORIO, E CRITERI UNIFORMI PER LA GESTIONE DEGLI UNGULATI SUL TERRITORIO ....................................... 40 3.1 CRITERI GESTIONALI PER LA PICCOLA FAUNA STANZIALE..................................................................... 40 3.2 CRITERI GESTIONALI PER LA FAUNA MIGRATRICE ................................................................................ 42 3.3 CRITERI GESTIONALI PER GLI UNGULATI ............................................................................................... 44 3.4 SPECIE OGGETTO DI PIANI DI LIMITAZIONE NUMERICA ....................................................................... 50 3.5 INCIDENTI STRADALI, RECUPERO FAUNA SELVATICA, SMALTIMENTO DELLE CARCASSE..................... 52 3.6 FAUNA VERTEBRATA OMEOTERMA DI ELEVATO VALORE CONSERVAZIONISTICO ............................... 54 CAP. 4 - CRITERI E MODALITÀ PER IL MONITORAGGIO DELLA FAUNA .............................................. 57 4.1 MONITORAGGIO DEGLI UNGULATI ....................................................................................................... 57 4.2 MONITORAGGIO DELLA PICCOLA SELVAGGINA STANZIALE E DEI PREDATORI ..................................... 57 CAP. 5 – CRITERI PER LA REALIZZAZIONE DEI MIGLIORAMENTI AMBIENTALI NEGLI ISTITUTI FAUNISTICI PUBBLICI ............................................................................................................... 59 CAP. 6 - CRITERI E MODALITÀ PER LA PREVENZIONE E PER IL RISARCIMENTO DANNI IN FAVORE DEGLI IMPRENDITORI AGRICOLI PER I DANNI ARRECATI DALLA FAUNA SELVATICA ALLE PRODUZIONI AGRICOLE E ALLE OPERE APPRONTATE SUI FONDI........................................................................ 60 6.1 Competenze........................................................................................................................................... 60 6.2 Soggetti beneficiari................................................................................................................................ 60 6.3 Prevenzione danni ................................................................................................................................. 60 6.4 Procedure per l’erogazione dei contributi per le opere di prevenzione ............................................... 61 6.5 Risarcimento danni................................................................................................................................ 62 6.6 Procedure per il risarcimento dei danni ................................................................................................ 62 6.7 Procedure per il risarcimento dei danni alle opere funzionali all’attività agricola ............................... 64 6.8 Commissione arbitrale........................................................................................................................... 65 6.9 Liquidazione del danno.......................................................................................................................... 65 6.10 Banca dati georeferenziata.................................................................................................................. 65 Cap. 7 – LA VIGILANZA VENATORIA ............................................................................................ 66 CAP. 8 - QUADRO FINANZIARIO DI RIFERIMENTO ......................................................................... 68 ALLEGATI – TABELLE E TAVOLE .................................................................................................. 71 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 PREMESSA La Provincia di Siena si trova oggi a gestire un patrimonio faunistico rilevante, il cui valore intrinseco è sempre meglio compreso dall’opinione pubblica e la cui rilevanza economica e sociale appare sempre più evidente. In quest’ottica siamo chiamati a realizzare una moderna politica di conservazione e gestione delle risorse faunistiche e a incardinare il Piano Faunistico Venatorio Provinciale in un progetto più ampio di tutela e valorizzazione della biodiversità e di riduzione del conflitto fauna selvatica – attività produttive. Negli ultimi anni la gestione della fauna è diventata sempre più difficile e complessa e la pianificazione dell’attività venatoria ha assunto un ruolo marginale rispetto ad altre operazioni gestionali, quali per esempio il controllo delle specie predatrici e delle specie problematiche nei confronti delle colture agricole e il recupero della fauna in difficoltà. L’impianto normativo esistente andrebbe in tal senso adeguato, perché non risolve alcune problematiche, di seguito sinteticamente elencate. - Il controllo della fauna è consentito per una serie di finalità (LR 3/94 art. 37 co. 2), tra le quali non è elencata quella della sicurezza stradale. Dove la gestione ai sensi della LR 3/94 è stata effettuata correttamente e la densità di ungulati raggiunta è ritenuta sostenibile per l’agricoltura, ma si verificano comunque incidenti stradali con fauna selvatica, oggi proprio le carenze normative lasciano intravedere nelle Provincie la responsabilità al risarcimento, senza che le Provincie stesse abbiano né la delega né gli strumenti per effettuare un controllo mirato specifico. - Al di là delle finalità del contenimento, le modalità (peraltro estese dalla Regione Toscana rispetto alla normativa nazionale, che non prevede le guardie volontarie né i cacciatori abilitati agli interventi) utilizzabili dalle Provincie sono comunque divenute insufficienti rispetto alla dimensione del problema. Occorre quindi in primo luogo incrementare le conoscenze sulla dinamica di popolazione degli ungulati nella nostra Provincia, potenziando e migliorando i metodi e le attività di monitoraggio (soprattutto sulla specie cinghiale); in secondo luogo dovremo adottare strategie efficaci sulla base di (anche nuove e/o diverse) indicazioni tecnicoscientifiche (ISPRA) e considerazioni socio-economiche. Le criticità sopra citate sono aggravate da alcuni fattori quali: - la diminuzione del numero di cacciatori e l’età media sempre più alta, che rende sempre più difficile il coinvolgimento in attività che in pratica si svolgono tutto l’anno; la gestione del territorio e della fauna non può più reggersi solo sul mondo del volontariato (cacciatori e guardie volontarie) perché sono diventati troppo onerosi gli sforzi richiesti per catture e lanci, contenimenti, opere di prevenzione, censimenti, vigilanza, manutenzioni del bosco, delle strade bianche e dei fossi, ecc.; - la crisi economica in genere e del comparto agricolo in particolare ha inasprito il rapporto caccia/agricoltura e rischia di compromettere un equilibrio faticosamente raggiunto, che ha visto destinare una parte consistente delle risorse della Provincia e degli ATC (e nella nostra Provincia della Fondazione MPS) agli agricoltori per i miglioramenti ambientali a fini faunistici, ha visto i cacciatori impegnati nel controllo e nelle opere di prevenzione, i proventi delle quote dei cacciatori utilizzati per la gestione faunistica e ambientale, ecc… - le modificazioni socio-economiche intervenute nel territorio rurale hanno in alcuni casi creato una diversa percezione dell’importanza di un territorio correttamente gestito dal punto di vista faunistico-venatorio, abbassando la soglia di sostenibilità del conflitto uomo/fauna selvatica, e si è affievolita la consapevolezza della figura del cacciatore, non solo come elemento di cultura e tradizione tipico delle aree rurali della nostra Provincia, ma anche del ruolo sociale di soggetto regolatore; sempre di più (anche indipendentemente dai danni alle colture) si assiste alla realizzazione di fondi chiusi, che oltre a creare un impatto paesaggistico, ostacolano una corretta gestione del territorio e della fauna selvatica, soprattutto degli ungulati; - l’affermarsi, nelle diverse componenti sociali, di posizioni fondamentaliste che, unite alla scarsa conoscenza delle complessità gestionali, rischiano di esasperare la conflittualità e destabilizzare equilibri faticosamente raggiunti tra il mondo agricolo, ambientalista e venatorio; - le risorse da destinare alla gestione della fauna selvatica sono sempre più ridotte, quando invece la complessità delle norme, delle competenze e le modificazioni del territorio imporrebbero sempre più soldi da destinare ai miglioramenti ambientali, agli investimenti, agli studi e monitoraggi, a compensi per chi è chiamato a contribuire alla gestione. Pagina 1 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 CAP. 1 - OBIETTIVI DI PIANIFICAZIONE La principale finalità del Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) è quella di definire, nel rispetto della L. 157/1992(1) e della legge di recepimento regionale LR 3/1994(2) e in coerenza con le indicazioni contenute nel Piano Regionale Agricolo Forestale (PRAF) 20122015, gli obiettivi, le strategie di intervento, le priorità e gli strumenti di intervento oltre alle risorse necessarie che saranno alla base della gestione faunistica per il periodo di programmazione 2012-2015, con particolare riferimento agli interventi di urgenza. Nell’individuazione degli obiettivi, la Provincia fa propri i presupposti regionali in merito alla progressiva integrazione della programmazione faunistico-venatoria nelle politiche complessive di governo del territorio, alla visione unitaria del territorio rurale e al ruolo della gestione faunistica per il rilancio dell’economia agricola. La pianificazione faunistica e venatoria interessa l’intero territorio provinciale e prevede il coordinamento di linee programmatiche omogenee sull’intero mosaico territoriale di strutture e istituti, anche se soggetti a vincolo o a regime di protezione, che nel rispetto delle normative specifiche e delle differenti finalità dei diversi comprensori territoriali perseguano interessi collettivi e obiettivi unitari, tra cui il conseguimento della densità ottimale delle specie selvatiche. E’ importante sottolineare che la pianificazione faunistica e venatoria avviene in conformità e in coerenza non solo con la conservazione delle specie faunistiche di interesse venatorio, ma anche con la tutela e conservazione della biodiversità e dell’ambiente in generale. Per questo motivo, il Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena rientra tra gli atti di pianificazione che, ai sensi dell’articolo 5, comma 2, punto b) della L.R. 10/2010(3), sono obbligatoriamente soggetti a Valutazione Ambientale Strategica (VAS). Ai fini di questa valutazione, il Piano contiene quindi il Rapporto Ambientale e, per il territorio ricadente nei 19 SIR/SIC/ZPS, anche un apposito Studio di Incidenza, facenti parte integrante e sostanziale del Piano stesso. Il presente Piano recepisce tutte le misure di mitigazione individuate dal Rapporto Ambientale e dallo Studio di Incidenza, dandone in parte attuazione nel Piano stesso. Le misure di mitigazione che riguardano azioni non disciplinate nel dettaglio dal presente Piano Faunistico saranno invece applicate nei successivi strumenti di attuazione (Calendario venatorio, Regolamenti, Disciplinari, singoli atti autorizzativi ecc…), comunque entro il periodo di efficacia del Piano stesso. Gli strumenti di attuazione del PFVP dovranno tener conto anche di eventuali aggiornamenti del quadro conoscitivo derivanti da studi e indagini su specie di interesse conservazionistico effettuati durante il periodo di vigenza. Andranno pertanto sottoposte a specifica valutazione di Incidenza solo quelle azioni non previste dal presente Piano Faunistico e dunque non valutate nello Studio di Incidenza. In recepimento del Parere Motivato, si prevede che gli strumenti attuativi del presente Piano (Calendario venatorio, Regolamenti, Disciplinari, singoli atti autorizzativi ecc…) saranno impostati al fine di permettere il raggiungimento degli obiettivi di Piano, nell’arco della sua validità, con particolare riferimento agli obiettivi di densità sostenibile degli ungulati e alla previsione di idonee ed efficaci misure di controllo delle popolazioni di gabbiani 1.1 OBIETTIVI GENERALI La pianificazione faunistico-venatoria è orientata al raggiungimento dei seguenti obiettivi generali. 1) La Provincia, nell’ambito delle competenze assegnategli dalla normativa vigente, intende svolgere pienamente il ruolo di programmazione, pianificazione, studio, monitoraggio, oltre a quello di coordinamento e controllo della loro attuazione pratica per mezzo dell’azione gestionale degli Ambiti Territoriali di Caccia e dei titolari degli Istituti faunistici e venatori privati. Note: (1) Legge 11 febbraio 1992, n.157 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio” Legge Regionale 12 gennaio 1994, n. 3 “Recepimento della Legge 11 febbraio 1992, n. 157 - Norme per la (2) protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio" (3) Legge Regionale 12 febbraio 2010, n. 10 “Norme in materia di valutazione ambientale strategica (VAS), di valutazione di impatto ambientale (VIA) e di valutazione di incidenza” Pagina 2 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 In particolare deve essere potenziato il coordinamento delle strutture tecniche degli ATC, sia attraverso riunioni periodiche presso il Servizio Risorse Faunistiche, sia attraverso la stesura di un protocollo per uniformare il più possibile le tecniche di raccolta, archiviazione e elaborazione dati e per standardizzare procedure gestionali su tutto il territorio provinciale, anche attivando ove possibile procedure informatiche, fatto salvo il rispetto di alcune modalità operative legate a particolari situazioni locali e a progetti sperimentali. La Provincia inoltre interviene a disciplinare specifici aspetti della gestione faunistica e venatoria (p.es. modalità di gestione delle Aziende Venatorie, delle AAC e degli istituti pubblici, Progetto di riqualificazione ambientale e di produzione del fagiano di qualità) attraverso regolamenti, disciplinari o altri atti amministrativi, per esercitare, nel rispetto delle normative regionali, nazionali e comunitarie, la facoltà di individuare percorsi operativi idonei alla specifica realtà provinciale e a regolamentare settori specifici (p.es. gestione faunistica e venatoria di Cervidi e Bovidi, gestione faunistica e venatoria del cinghiale, appostamenti fissi di caccia). Quanto detto deve tuttavia essere limitato a quegli ambiti in cui le determinazioni regolamentari della Provincia appaiono necessarie o quantomeno fortemente opportune, tenuto conto della complessità della normativa esistente. 2) Per l’attuazione degli obiettivi programmatici previsti nel Piano Faunistico Venatorio Provinciale appare fondamentale il metodo della concertazione e del confronto con le varie componenti sociali e con i vertici degli ATC. Si conferma il ruolo del “Tavolo di concertazione provinciale in materia di Gestione Faunistica Venatoria” (istituito con Delib. G.P. n. 198 del 6.07.2010), di cui fanno parte le organizzazioni professionali agricole, venatorie, ambientaliste, l’Ente Produttori Selvaggina e gli Ambiti Territoriali di Caccia, quale strumento di supporto alla definizione degli obiettivi della programmazione provinciale, nonché per contribuire a rendere coerenti le azioni degli organismi politici e di indirizzo della Provincia e dei soggetti portatori di interessi (economici, sociali e ambientali rappresentativi delle imprese agricole, del mondo venatorio ed ambientalista, nonché degli Ambiti Territoriali di Caccia) provinciali, al fine di favorire la convergenza operativa attraverso l’espressione di diversi contributi. Altre forme di partecipazione da incentivare sono gli incontri annuali con i responsabili dei distretti di gestione al cinghiale, i responsabili dei distretti di gestione dei cervidi e bovidi, i direttori concessionari delle strutture private sia per fornire e acquisire informazioni che per valutare congiuntamente i risultati raggiunti e raccogliere opinioni e suggerimenti, nell’ottica di una sempre maggiore responsabilizzazione e consapevolezza dei soggetti in campo Imprescindibile il raccordo con Enti e amministrazioni locali (p.es. Comuni, AUSL) per affrontare in maniera strutturale e sinergica problematiche specifiche legate in particolare alla conflittualità fauna selvatica e pubblica incolumità. 3) Di importanza rilevante appare il confronto e la collaborazione con l’ISPRA, concretizzabile dove possibile con lo strumento del protocollo d’intesa, per fornire linee programmatiche e operative condivise e snellire gli aspetti burocratici della gestione (p.es. protocollo d’intesa per gli interventi di controllo art. 37 della LRT 3/1994, protocollo per la gestione faunistica e venatoria degli ungulati). 4) Si conferma la politica di formazione e aggiornamento dei soggetti che operano nel settore della gestione faunistico-venatoria (p.es. abilitazione per il controllo dei capi abbattuti in caccia di selezione e della stima dell’età dall’analisi della dentatura, conduttori cani da traccia, aggiornamenti specifici finalizzati a mitigare i fattori di rischio per le specie di interesse conservazioni stico, azioni di sensibilizzazione/informazione per prevenire l’abbandono dei bossoli esplosi delle cartucce utilizzate). Si può prevedere uno schema articolato, che preveda sia corsi veri e propri, della durata di alcune ore e suddivisi in vari giorni, sia delle iniziative formative più puntuali, di carattere quasi seminariale. Il coordinamento generale sarà compito della Provincia che si potrà avvalere delle associazioni venatorie, agricole e ambientaliste, degli ATC, di professionisti e docenti con essa convenzionati e del proprio personale. Pagina 3 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 5) Di primaria importanza appare l’individuazione di un percorso operativo che consenta di portare avanti una gestione sostenibile, sociale e partecipata, per sfruttare al meglio le risorse umane a disposizione e non disperdere il patrimonio di volontari che partecipano attivamente alla gestione. Nel contempo, è necessario ottimizzare le risorse economiche a disposizione per la gestione faunistico venatoria, per non arretrare rispetto ai livelli gestionali raggiunti. 6) Attraverso la revisione critica delle procedure amministrative, si promuove ove possibile una semplificazione degli adempimenti a carico dell’utenza, sia in fase di richiesta, di rilascio di atti autorizzativi che di rendicontazione. Si promuove nel contempo il potenziamento di strumenti (accertamenti sul campo, rendicontazione) per la verifica del raggiungimento degli obiettivi prefissati, in particolare per gli istituti pubblici e privati e le altre unità di gestione. Pagina 4 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 1.2 OBIETTIVI FAUNISTICI E VENATORI Con il PFVP si delineano le strategie e gli strumenti di intervento per il raggiungimento degli obiettivi faunistici e venatori individuati come prioritari per il periodo di programmazione 20122015. 1) Destinazione differenziata del territorio agricolo forestale provinciale, per garantire la coesistenza di tutte le tipologie di istituti previsti dalla legge (art. 6 bis della LR 3/1994) nel rispetto della normativa e dei criteri orientativi dettati dalla Regione e funzionali al raggiungimento degli obiettivi generali e faunistici venatori provinciali. L’individuazione degli istituti e strutture deve avvenire in una più attenta verifica delle finalità istitutive e degli obiettivi previsti con il presente Piano, per una loro riqualificazione. 2) Gestione della fauna selvatica, anche al fine di garantirne la coesistenza con le attività antropiche presenti sul territorio. Variazioni oggettive del quadro ambientale, faunistico e sociale verificatesi negli ultimi anni (p.es. affermazione degli ungulati, rarefazione della piccola fauna stanziale, andamenti fluttuanti della migrazione, riduzione numerica dei cacciatori, diminuzione delle risorse economiche e umane disponibili per il comparto) hanno determinato condizioni che richiedono la massima attenzione per utilizzare al meglio gli strumenti della pianificazione e della gestione. In quest’ottica, nel rispetto dei criteri gestionali individuati dal PRAF, sono individuati come prioritari per il PFVP i seguenti obiettivi faunistici e venatori: individuazione dei criteri gestionali per la piccola fauna stanziale, con particolare attenzione alla valorizzazione del fagiano, per la fauna migratrice e per le specie di interesse conservazionistico; definizione dei criteri gestionali per gli ungulati per il raggiungimento di densità sostenibili, anche attraverso una gestione non conservativa delle specie per tutelare le produzioni agricole e per ridurre lo stato di rischio e preoccupazione per la pubblica incolumità (incidenti stradali, frequentazione di aree periurbane e residenziali); determinazione dei criteri gestionali anche per i selvatici diversi dagli ungulati, per la valorizzazione e tutela delle specie di interesse conservazionistico e per la difesa delle colture e in generale delle attività antropiche attraverso piani di limitazione dei danni delle specie predatrici e concorrenti (art. 37 della LR 3/1994) e delle specie "problematiche" allo scopo di aumentare il valore delle risorse faunistiche riducendo al tempo stesso gli aspetti negativi. 3) Criteri e modalità per il monitoraggio della fauna stanziale, predatori). Nel PFVP si individuano i criteri e le modalità per il quantitativo della fauna selvatica, soprattutto in riferimento fauna stanziale, da applicarsi in maniera standardizzata sul conto delle finalità e caratteristiche dei singoli Istituti. (ungulati, piccola fauna monitoraggio qualitativo e agli ungulati e alla piccola territorio provinciale tenuto 4) Criteri e modalità per la prevenzione e per il risarcimento danni in favore degli imprenditori agricoli per i danni arrecati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole e alle opere approntate sui fondi. In coerenza con il PRAF il presente Piano definisce i criteri e le modalità per l’erogazione dei contributi per le opere di prevenzione, delle procedure di accertamento e risarcimento dei danni alle colture agricole. Pagina 5 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 CAP. 2 - DESTINAZIONE DIFFERENZIATA DEL TERRITORIO AGRICOLO FORESTALE La Regione Toscana, con Delib. G.R. n. 262 del 2.04.2012, ha individuato la nuova superficie agro-forestale (SAF) delle Province, che nel caso di Siena è quantificata in 360.277 ettari, pari al 94,3% dell’intero territorio provinciale, con una riduzione di 6.972 ettari rispetto a quella deliberata nel 2007. Ai fini della pianificazione faunistica si conferma l’articolazione del territorio provinciale nei 3 comprensori omogenei. COMPRENSORIO Siena1 (SI 17) Siena2 (SI 18) Siena3 (SI 19) Superficie Comprensorio (ha) 125.739 132.244 124.540 382.160 SAF Comprensorio (ha) 119.080 124.336 116.858 360.277 I numerosi elementi di criticità che si sono venuti a evidenziare in ambito faunistico e venatorio (p.es. rarefazione di specie di interesse venatorio, incremento della presenza di specie problematiche, difficoltà nella gestione delle stesse, sia in termini di possibilità normative, sia in termini operativi) hanno mostrato la necessità di procedere a un’analisi critica dell’attuale assetto del territorio provinciale e alla valutazione di percorsi alternativi che seppur di complessa applicazione appaiono risolutivi per il raggiungimento degli obiettivi individuati. Con il presente Piano si intende pertanto garantire la coesistenza di tutte le tipologie di istituti previsti dalla legge, nel rispetto della normativa e dei criteri orientativi dettati dalla Regione, attraverso la conferma di alcune strutture e il riassetto di altre. Di seguito è riportata la destinazione differenziata della SAF provinciale proposta per il prossimo periodo di programmazione: - QUOTA DI TERRITORIO UTILIZZATA PER LA PROTEZIONE DELLA FAUNA. Nel rispetto della percentuale prevista dalla normativa (co. 5 art. 6 LR 3/1994), la quota che si intende destinare alla protezione della fauna selvatica per il prossimo periodo di programmazione è compresa tra 72.000 ettari (20% circa della SAF provinciale) e 108.000 ettari (30% circa). Fermo restando l’attuale assetto delle Riserve Naturali Statali, delle Riserve Naturali Regionali, delle aree sottratte all’esercizio venatorio per effetto della proprietà demaniali, di fondi chiusi e delle aree istituite ai sensi dell’art. 25 LR 3/1994, le altre strutture pubbliche finalizzate alla protezione della fauna (Zone di Protezione - ZP, Oasi di Protezione, Zone di Ripopolamento e Cattura - ZRC, Zone di Rispetto Venatorio – ZRV - superiori a 150 ha e di durata pari al PFVP) che si propongono con il presente PFVP coprono nel complesso una superficie di circa 62.000 ha (si veda anche Tabella allegata 1). Sono ricomprese in tale superficie anche le Oasi di protezione da istituire sulle Aree di Rilevanza Faunistica individuate nel Rapporto Ambientale che non sono già tutelate da istituti faunistici preesistenti (Tabella allegata 2 e Tavola 1). TERRITORIO SOTTOPOSTO A DIVIETO DI CACCIA Cornocchia Palazzo Riserve naturali statali Palazzo di Montecellesi Tocchi Riserve regionali Alto Merse Basso Merse Bosco di Santa Agnese Castelvecchio Cornate e Fosini Farma Lago di Montepulciano La Pietra Lucciolabella Pietraporciana Pigelleto Il Bogatto ETTARI 521 218 3 894 1897 1374 262 626 392 69 456 71 1181 336 833 588 SUPERFICIE (ha) % SAF 1.636 0,5% 8.880 2,5% Pagina 6 TERRITORIO SOTTOPOSTO A DIVIETO DI CACCIA Ripa d’Orcia Crete dell’Orcia Demanio a divieto di caccia Art. 25 e fondi chiusi Zone di Protezione Zone di Ripopolamento e cattura Zone di Rispetto Venatorio Oasi di Protezione (Aree di Rilevanza Faunistica) Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 ETTARI 274 521 2.541 7.838 TOTALE ‐ QUOTA SUPERFICIE (ha) % SAF 2.541 7.838 4.367 42.402 15.838 70 83.572 0,7% 2,2% 1,2% 11,8% 4,4% 0,0% 23,2% 18, 20 e 21 LR 3/1994). Nel rispetto della percentuale massima prevista dalla normativa (15%; co. 7 art. 6 LR 3/1994), la quota che si intende destinare alla gestione privata (Aziende Faunistiche Venatorie - AFV, Aziende Agrituristico Venatorie - AAV, Centri Privati Riproduzione della Fauna Selvatica CPRFS) per il prossimo periodo di programmazione non può superare il 12,5% (ca. 45.000 ettari) di SAF provinciale, e deve tendere alla più uniforme distribuzione di questi istituti tra i tre comprensori (si veda Tabella allegata 1). - DI TERRITORIO RISERVATA ALLA GESTIONE PRIVATA (art. QUOTA DI TERRITORIO RISERVATA ALLE AREE PER L’ADDESTRAMENTO, ALLENAMENTO E LE GARE DEI CANI. La superficie massima destinata alle Aree per l’addestramento, l’allenamento e le gare dei cani (AAC) non deve superare il 2% del territorio agro-silvo-pastorale provinciale, di cui lo 0,5% destinato alle AAC in cui è consentito l’abbattimento su fauna selvatica di allevamento appartenente alle specie quaglia, fagiano, starna e pernice rossa, nel rispetto di cui stabilito all’art. 24 co. 6 LR 3/1994 (si veda Tabella allegata 1). La parte del territorio agro-silvo-pastorale di ogni comprensorio che residua dalla presenza sullo stesso degli istituti e delle strutture di cui all’art. 6bis co. 4 della LR 3/1994 e che non è soggetta ad altra destinazione, è destinata alla caccia programmata ed è gestita dal rispettivo Ambito Territoriale di Caccia (ATC): ATC SI 17; ATC SI 18, ATC SI 19. All’interno di ciascun comprensorio le strutture e gli istituti di competenza del Servizio Risorse Faunistiche della Provincia di Siena sono autorizzati in ottemperanza a quanto previsto dal presente Piano e restano immutati per tutta la durata del Piano stesso fatte salve eventuali revoche. L’atto provinciale di istituzione esplicherà i suoi effetti alla chiusura della stagione venatoria e la collocazione (o rimozione) delle tabelle di segnalazione di cui art. 26 della LR 3/1994 sui confini individuati potrà avvenire dal 15 marzo successivo (e comunque almeno entro 30 giorni prima dell’inizio della stagione venatoria). Ai sensi degli artt. 20 e 21 della LR 3/1994, le AFV e le AAV non possono essere confinanti e tra loro deve intercorrere la distanza di almeno 500 metri. Tale distanza deve essere rispettata anche nei confronti di altri istituti o strutture già presenti nella precedente programmazione. Per congruenza, quanto detto si applica anche alle AAC e al CPRFS. Una distanza compresa tra 250 e 500 metri va garantita da fondi chiusi con estensione superiore ai 3 ettari esistenti al momento dell’autorizzazione. Qualora il fondo chiuso sia di proprietà del concessionario o di altri proprietari o conduttori dei fondi inclusi nell’azienda, va garantita la distanza di metri 500 anche nel caso di rinnovo. In subordine al corridoio di metri 500, il medesimo fondo chiuso, può essere incorporato, previa completa rimozione della recinzione. Il fondo riaperto e incorporato nella Azienda Venatoria dovrà essere permutato con una identica superficie in altra parte del perimetro. Per le AFV, qualora la superficie offerta in permuta sia boscata è sufficiente una equivalenza del 80%. Gli istituti faunistici pubblici (ZRC, ZRV, ZP) non possono essere confinanti e tra loro deve intercorrere una distanza non inferiore a 400 metri. Tale distanza deve essere rispettata anche nei confronti di altri istituti faunistici o faunistici venatori privati già presenti nella precedente programmazione (AFV, AAV, CPRFS, AAC). Pagina 7 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Si conferma l’utilità della creazione di corridoi tra gli istituti faunistici e i confini della Provincia, confermando, altresì, come questi ultimi debbano essere, in ogni caso, di limitate dimensioni e comunque tali da non compromettere la funzionalità faunistica complessiva dell'istituto interessato. Sono fatte salve le situazioni già consolidate nella precedente programmazione, i casi in cui l’operazione garantisca la ricomposizione di situazioni di emergenza nella gestione faunistica del territorio che non abbiano altre soluzioni praticabili e le situazioni che scaturiscono dal recepimento delle misure di mitigazione individuate nello Studio di Incidenza e nel Rapporto Ambientale. La Provincia, in seguito all’approvazione del presente Piano, provvederà a trasmettere al Settore Sistema Informativo Territoriale Ambientale gli elaborati cartografici redatti in formato digitale e georeferenziati secondo le specifiche tecniche approvate con Decreto Dirigenziale n. 1654 del 24/03/2005. 2.1 SITI DI IMPORTANZA REGIONALE I SIR Siti di Importanza Regionale (SIC, ZPS, Sir) della Provincia di Siena sono descritti nel Cap. 1.4 del Volume I. Il Volume III “PFVP 2012-2015 - Studio di Incidenza” è dedicato alla valutazione dei possibili effetti della gestione faunistico venatoria sui SIR, tenuto conto dei loro obiettivi di conservazione, così come previsto dalla LR 56/2000(4) art. 15, affinché i piani e gli interventi previsti nel presente PFVP nei SIR siano integrati e redatti nel rispetto della pianificazione della tutela e conservazione degli habitat naturali e semi-naturali e delle specie di fauna e flora di importanza conservazionistica. Il grado di dettaglio dello Studio di Incidenza e delle relative misure di mitigazione consentirà una semplificazione per i cittadini delle procedure di rilascio delle autorizzazioni/concessioni, che nella maggior parte dei casi non dovranno presentare lo Studio di Incidenza in quanto le attività e gli interventi saranno già stati valutati nel Piano faunistico. E’ importante tuttavia sottolineare che la valutazione di incidenza riguarda le attività e le strutture che sono autorizzate per quanto di competenza della Provincia, ma la loro validità è subordinata all’acquisizione di atti di consenso, comunque denominati, previsti dalla normativa vigente di competenza di altre amministrazioni pubbliche. 2.2 CRITERI PER L’ISTITUZIONE E LA GESTIONE DEGLI ISTITUTI PUBBLICI A TUTELA DELLA FAUNA 2.2.1 ZONE DI PROTEZIONE DELLA FAUNA Premessa La valutazione delle finalità istitutive delle sei Zone di Protezione attualmente presenti nel territorio provinciale, eseguita con il progetto “Monitoraggio dell’avifauna migratoria nelle Zone di Protezione (ZP) della Provincia di Siena” (2009-2010), ha evidenziato una loro diversa importanza per la protezione dell’avifauna e in particolare per la presenza-assenza di flussi di avifauna migratoria, con particolare riferimento alle specie di interesse venatorio. Una valutazione più complessiva di questi istituti pubblici che tiene conto invece dei criteri e delle tecniche gestionali ha evidenziato ulteriori fattori di criticità (p.es. mancanza di coordinamento delle attività di gestione, caratteristiche ambientali che per conformazione e copertura vegetazionale favoriscono la presenza di ungulati, ubicazione in territorio vocato al cinghiale con “effetto serbatoio” per i cinghiali durante la stagione venatoria). Sulla base di quanto detto, si propone il riesame degli istituti esistenti per garantire l’assolvimento delle finalità conservative previste per legge e per individuare, tenuto conto del sistema Natura 2000, un’adeguata rete di territori protetti per la tutela di aree critiche e di specie in difficoltà, con conferma dell’attuale assetto o con modifiche di confini di quelle che svolgono un ruolo nell’ambito della conservazione della fauna migratoria. (4) Note: Legge Regionale 6 aprile 2000, n. 56 “Norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali della flora e della fauna” Pagina 8 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Nell’arco di vigenza del presente Piano verrà valutata in maniera più approfondita, attraverso un Piano Operativo di Revisione, e previo Tavolo di ascolto e confronto con le componenti sociali e gli Enti Locali interessati, la funzionalità delle ZP esistenti in funzione delle specie in stato di conservazione sfavorevole o comunque di accertato declino, tenuto conto anche delle ricadute che l’istituto avrà sulle colture agricole presenti nell’area e nelle zone limitrofe, sulle altre specie faunistiche e sul territorio circostante a caccia programmata. La Provincia redige per le ZP un adeguato piano di gestione mirato a evidenziare eventuali criticità faunistiche e ambientali, a garantire i censimenti delle specie selvatiche e il controllo del cinghiale. Inoltre, la provincia costituisce una commissione composta da rappresentanti di associazioni culturali, ambientaliste, venatorie e agricole per una migliore gestione delle stesse. Per la realizzazione degli interventi di miglioramento ambientali, finalizzati al ripristino e la salvaguardia degli ecosistemi, si privilegiano forme associate di proprietari e conduttori di fondi inclusi. Per il controllo del cinghiale, da realizzarsi per quanto possibile in modo coerente e conforme rispetto al territorio circostante, la Provincia può avvalersi dell’ATC di competenza territoriale. INDICAZIONI PER L’ISTITUZIONE DELLE ZONE DI PROTEZIONE (Tabella allegata 3 e Tavola 1). 1 - AMIATA Comune: ABBADIA S.S., CASTIGLION D'ORCIA, PIANCASTAGNAIO Conferma della ZP con ampia ristrutturazione dei confini finalizzata alla riduzione di superficie fino alla coincidenza con il SIC 117 “Cono Vulcanico del Monte Amiata” (SIC IT51A0017). 2 - CAPANNELLE Comune: GAIOLE IN CHIANTI Conferma della ZP nel suo attuale assetto fino al completamento del piano operativo di revisione delle ZP provinciali. 3 - LAGO DI CHIUSI Comune: CHIUSI Conferma della ZP con ristrutturazione dei confini finalizzata a ricomprendere l’area individuata con LR 56/2000 come SIR 95 “Lago di Chiusi” (SIC/ZPS IT5190009). 4 - MONTEMAGGIO Comune: MONTERIGGIONI Conferma della ZP fino al completamento del piano operativo di revisione delle ZP provinciali. 5- PESCINALE Comune: SOVICILLE Conferma della ZP nel suo attuale assetto fino al completamento del piano operativo di revisione delle ZP provinciali. 6 - RICAVO Comune: CASTELLINA IN CHIANTI Conferma della ZP nel suo attuale assetto fino al completamento del piano operativo di revisione delle ZP provinciali. 2.2.2 ZONE DI RIPOPOLAMENTO E CATTURA Nell’ambito complessivo della gestione, la provincia di Siena ha sempre assegnato un ruolo centrale a questi istituti, destinati al mantenimento e miglioramento degli habitat e “alla riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale e alla cattura della stessa per l’immissione e il suo irradiamento sul territorio, in tempi e condizioni utili all’ambientamento, fino alla Pagina 9 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 ricostituzione e alla stabilizzazione della densità faunistica ottimale per il territorio” (art. 16 LR 3/1994). L’analisi dei risultati faunistici conseguiti in questi ultimi anni dalle ZRC senesi (cfr. par. 3.1 Vol. I) ha evidenziato alcune difficoltà gestionali (risorse finanziarie insufficienti, scarsa motivazione e/o competenza delle Commissioni di verifica e controllo, carenza di volontariato, ridotta vigilanza, elevata presenza di ungulati e in particolare di cinghiale) che hanno portato alcuni istituti a disattendere le finalità istitutive (densità di lepre e fagiano medio basse; ridotte catture). In particolare la valutazione dei dati relativi al precedente periodo di programmazione 2006-2010, forniti dagli ATC che gestiscono convenzionalmente queste strutture, hanno mostrato una situazione ambientale, faunistica e gestionale molto variegata, con indici di presenza e di produttività faunistica diversificati tra le varie ZRC, evidenziando in alcuni casi riscontri gestionali positivi o comunque stabili nel tempo, mentre in altri casi i risultati di gestione possono essere definiti critici: - densità della specie in indirizzo (lepre) decisamente basse che non superano i 5 capi/100 ettari oppure densità inferiori a 10 capi/100 ha per un certo numero di anni; - decremento delle catture di fauna selvatica senza una giustificazione motivata, soprattutto in quelle strutture dove la densità della specie in indirizzo sono soddisfacenti e per le quali quindi la “criticità” è da attribuirsi solamente all’organizzazione delle operazioni di cattura; - zone per le quali l’indirizzo faunistico è in parte compromesso dalla presenza di specie concorrenti o antagoniste e in particolare del cinghiale. Alla luce di quanto detto, si intende rivalorizzare questi istituti destinati alla riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale e alla cattura di una frazione della popolazione prodotta annualmente. Alle catture si associa la possibilità di uno sfruttamento della fauna a fini venatori attraverso l'irradiamento naturale nel territorio limitrofo, una funzione che tuttavia è svolta in sinergia e in via prioritaria dalle ZRV. Sulla base di queste premesse, il presente piano, intende: - confermare il ruolo fondamentale svolto dalle ZRC, valorizzando questo tipo di istituto nel perseguire le finalità istitutive; - confermare l’affidamento della gestione delle ZRC agli ATC per il prossimo periodo di programmazione, attraverso il rinnovo della convenzione da approvare con apposito atto sulla base delle risorse finanziarie disponibili (ZRC convenzionate) e attraverso un accordo di collaborazione da stipulare soprattutto in funzione della disponibilità della mano d’opera volontaria e quindi dell’autonomia economica di gestione degli ATC. La convenzione/accordo è comprensiva di un nuovo disciplinare contenente norme di dettaglio per la gestione e la verifica del raggiungimento degli obiettivi attraverso la misurazione della produttività reale e potenziale che tengano conto della tipologia e dell’entità economica degli investimenti effettuati. Appare opportuno concentrare risorse finanziarie e umane in quelle aree (4-5 ZRC convenzionate per ATC) che per potenzialità faunistiche (p.es. alto rendimento di catture e vocazione per la piccola selvaggina) entrano a far parte della rete di istituti pubblici sperimentali finalizzati a garantire una dotazione annua di selvaggina naturale nel territorio provinciale attraverso l’irradiamento e le catture. In queste strutture è attivato il progetto sperimentale di riqualificazione ambientale e riequilibrio faunistico (vedi par. 3.1), con il potenziamento degli interventi di miglioramento ambientale a fini faunistici, attraverso l’uso di risorse trasferite dalla Regione. Gli interventi di miglioramento ambientale dovranno essere rendicontati per tipologia colturale impiegata, per Azienda Agricola destinataria e finanziamento impegnato ed effettivamente erogato e dovranno essere mappati e informatizzati su cartografia GIS. Nella gestione di questi istituti sperimentali ad alto rendimento saranno prevalentemente concentrati i finanziamenti provinciali (ca. 80-90%); la rendicontazione degli ATC dovrà essere precisa e distinta per voci di spesa destinate a queste ZRC. Il finanziamento per ogni struttura sarà stabilito su base annua prioritariamente sulla base della produttività della ZRC. Si prevede la conferma delle ZRC, già presenti nella precedente programmazione, caratterizzate da elevate potenzialità faunistiche e capacità operative e conformi ai parametri sotto descritti e per le quali l’ATC si impegna a garantire un’idonea gestione principalmente attraverso il coordinamento del volontariato, mentre le altre sono state trasformate in ZRV in Pagina 10 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 cui la gestione permane comunque finalizzata alla riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale (cd. ZRV a gestione naturale). Le ZRC non convenzionate, le ZRC convenzionate fino alla definizione degli accordi economici subordinati ai trasferimenti regionali, e tutte le ZRV saranno finanziate dagli ATC con proprie risorse derivanti dalle quote cacciatori, oltre che con il rimanente finanziamento provinciale (ca. 20-10%) e con eventuali risorse aggiuntive che fossero nella disponibilità della Provincia. La Provincia individua con il presente PFVP le ZRC su proposta dell’ATC valutando: - caratteristiche ambientali: vocazionalità ambientale per le specie in indirizzo, specie migratrici e altre specie di interesse conservazionistico o venatorio; assenza di estesi appezzamenti forestali che possono creare problemi per il concentrarsi di cinghiali; colture non suscettibili di danni gravi e non sostenibili p.es. assenza di colture di elevato pregio; - ubicazione della struttura: le ZRC devono ricadere all’interno dell’area non vocata al cinghiale e non devono essere confinanti con l’area vocata, con la quale di norma deve intercorrere la distanza di almeno 500 metri, o comunque non devono essere a essa interconnesse con corridoi ecologici che facilitano il diffondersi del cinghiale (p.es. presenza di appezzamenti boschivi nelle ZRC direttamente collegati a boschi abitualmente abitati da cinghiali). La distanza dei confini delle ZRC dalle strade a elevato rischio di incidenti stradali con fauna selvatica (ungulati) deve essere tale da lasciare un’area “cuscinetto” di territorio non vincolato soprattutto in quei punti dove statisticamente tali incidenti avvengono con maggiore frequenza; - dati pregressi: monitoraggio faunistico nel quinquennio precedente (densità delle specie in indirizzo e delle altre specie di interesse gestionale), capacità organizzativa e disponibilità di mano d’opera (dati di cattura), sostenibilità sociale di eventuali danni, efficacia della vigilanza, densità di ungulati e attività di controllo; - dimensioni adeguate alla riproduzione e al mantenimento di popolazioni stabili delle specie in indirizzo (lepre, fagiano) (di norma comprese tra 700 e 1.000 ettari) e confini il più possibili lineari, naturali e facilmente sorvegliabili. La scelta dei confini deve considerare anche i criteri che favoriscano l’irradiamento naturale della fauna in indirizzo sul territorio adibito alla caccia programmata. - - - - - Gli obiettivi gestionali specifici e le principali scelte operative per le ZRC sono i seguenti: incremento di popolazioni stabili delle specie in indirizzo (lepre e fagiano). Le densità della piccola fauna stanziale devono essere tali da favorire il loro irradiamento e la loro diffusione nel territorio circostante ed eventualmente la cattura della stessa per l’immissione nelle ZRV o nel territorio a caccia programmata. Considerati i dati positivi sulla produttività della lepre in alcuni recinti posti all’interno delle ZRC e a suo tempo utilizzati per starna e pernice rossa, è auspicabile il ripristino e l’utilizzo di quelli non più gestiti da tempo ma che comunque avrebbero delle potenzialità; potenziamento delle stime delle densità faunistiche all’interno delle ZRC, in coerenza con quanto indicato nel successivo Cap. 4; le catture sono autorizzate solo al raggiungimento di determinati valori soglia di densità, per salvaguardare la popolazione riproduttiva, individuati in: 15 lepri/100 ha – 25 fagiani/100 ha. Nelle catture deve essere rispettato il più possibile un rapporto sessi di 1 maschio: 1 femmina; non sono ammesse nelle ZRC immissioni delle specie di indirizzo. Solo per il fagiano possono essere previste operazioni di immissione nella fase di primo impianto, con animali di cattura, quando sia accertato un palese declino della popolazione dietro autorizzazione provinciale; nelle ZRC appare ancora più rilevante rispetto al restante territorio il maggiore coinvolgimento degli agricoltori nelle politiche di tutela della piccola selvaggina e di miglioramenti ambientali a fini faunistici, attraverso l’attivazione di una collaborazione con le associazioni agricole allo scopo di una diffusa sensibilizzazione degli agricoltori all’attività di salvaguardia e recupero delle covate e anche mediante il coinvolgimento del Settore Sviluppo Agricolo per l’individuazione di adeguati strumenti di partecipazione; rafforzamento negli istituti pubblici individuati dell’attività di vigilanza e di controllo attraverso l’incentivazione dell’opera di personale volontario e l’impiego regolare di Agenti di cui all’art. 51 della LR 3/1994 che in collaborazione con il Corpo di Polizia Provinciale Pagina 11 - - Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 intervengano a minimizzare i fattori limitanti per la piccola selvaggina. Il finanziamento per attivare forme di convenzione con le Associazioni Venatorie per la vigilanza e per decurtare o rimborsare le quote di iscrizione di ATC ai volontari degli Istituti pubblici potranno essere coperte da un eventuale e auspicato aumento della quota di iscrizione all’ATC sia per i cacciatori fuori regione che per i cacciatori toscani; prosecuzione delle attività di controllo sulla fauna selvatica ai sensi dell’art. 37 della LR 3/1994 per limitare la predazione da parte di specie, in coerenza con il “Protocollo d’intesa tra la Provincia di Siena e l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) sugli indirizzi tecnici per gli interventi di controllo”; densità sostenibile tendente a 0 per il cinghiale; questo obiettivo va perseguito con metodi di controllo individuali o con l’utilizzo del cane limiere; percentuale di danni alle colture causati dalle specie ungulate tendente a zero o comunque inferiore a quella che si verifica nel territorio a caccia programmata circostante; si sottolinea l’importanza della Commissione di verifica e controllo istituita dalla Provincia per ogni ZRC e facente parte dell’atto di istituzione della zona stessa; è composta in misura paritetica da 3 rappresentanti dei proprietari o conduttori dei fondi ricompresi nelle zone e da 3 rappresentanti dei cacciatori, che eleggono al loro interno un Presidente. Le commissioni di verifica e controllo sono designate dal comitato di gestione dell’ATC competente per territorio. Le Commissioni di verifica e controllo nella gestione delle ZRC hanno principalmente il compito di coadiuvare le seguenti operazioni: realizzazione dei piani di gestione ambientale e faunistica dettagliati nell’apposito disciplinare; realizzazione dei piani di miglioramento ambientale a fini faunistici; realizzazione dei piani di foraggiamento della piccola selvaggina; realizzazione delle opere necessarie all’attivazione del progetto sperimentale di riqualificazione ambientale e riequilibrio faunistico finalizzato alla produzione del Fagiano di qualità; rispetto dei piani di cattura e di ripopolamento; messa a punto dei piani di controllo di specie ungulate, predatrici e antagoniste (eradicazione nel caso del cinghiale) redatti ai sensi dell’art. 37 LR 3/94; adozione di eventuali misure di prevenzione danni a carico di colture agricole soprattutto se di pregio; raccordo, anche attraverso le riunioni mensili della vigilanza venatoria, con un gruppo di agenti volontari (GAV, GGVV) che svolgono la loro attività di vigilanza in maniera prevalente all’interno dell’istituto (si veda Cap. 7). Maggiori dettagli su questo argomento saranno trattati nel nuovo Disciplinare provinciale per la gestione delle Zone di Ripopolamento e cattura. All’interno del Disciplinare sarà valutata la possibilità di erogare incentivi economici agli agricoltori non soltanto in funzione dei miglioramenti ambientali, ma anche sulla base dei risultati di gestione conseguiti in termini di cattura di lepri e fagiani. L’ATC potrà valutare la possibilità di stipulare convenzioni annuali/pluriennali con quegli agricoltori presenti all’interno degli istituti pubblici che si impegnino a collaborare attivamente alla gestione attraverso impegni definiti quali l’ordinamento colturale, l’uso ridotto di prodotti chimici, la rotazione delle colture, programmi di miglioramenti ambientali condivisi ecc… INDICAZIONI PER L’ISTITUZIONE DELLE ZONE DI RIPOPOLAMENTO E CATTURA In attuazione del presente PFVP, tutte le ZRC che si intendono confermare (anche con variazione di tipologia in ZRV e/o con variazione di confini) e che erano presenti nel precedente periodo di programmazione sono prorogate in via provvisoria fino al completamento dell’iter di nuova istituzione (art. 16, co. 2, LR 3/1994). Le ZRC che non sono riconfermate decadono automaticamente al termine della stagione venatoria 2013/2014 (15 marzo 2014). (Tabella allegata 4 e Tavola 2). Pagina 12 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Comprensorio Siena 1 (ATC SI 17) 1 - BARONTOLI Comune: SOVICILLE Conferma della ZRC con limitata modifica dei confini 2 - BASCIANO Comune: MONTERIGGIONI, CASTELLINA IN CHIANTI Conferma della ZRC e del suo attuale assetto 3 - COLLE VAL D’ELSA Comune: COLLE DI VAL D’ELSA Conferma della ZRC, con piccole modifiche dei confini volte a migliorare la funzionalità della struttura 4 - IL PALAZZONE Comune: CHIUSDINO Revoca della ZRC 5 - IL PIANO Comune: CASOLE D’ELSA Conferma della ZRC e del suo attuale assetto 6 - MENSANELLO Comune: COLLE DI VAL D’ELSA Conferma della ZRC e del suo attuale assetto 7 - RACCIANO Comune: SAN GIMIGNANO Conferma della ZRC con ristrutturazione e diminuzione di superficie finalizzata alla risoluzione dei problemi relativi alla vicinanza con l’area vocata al cinghiale 8 - STROZZAVOLPE Comune: POGGIBONSI Conferma della ZRC con ristrutturazione e diminuzione di superficie finalizzata alla risoluzione dei problemi relativi alla vicinanza con l’area vocata al cinghiale 9 - VAL D’ELSA CHIANTI Comune: POGGIBONSI Conferma della ZRC e del suo attuale assetto Comprensorio Siena 2 (ATC SI 18) 1 - BIBBIANO Comune: BUONCONVENTO Conferma della ZRC e del suo attuale assetto 2 - CASANOVALPINO Comune: RAPOLANO TERME Conferma della ZRC con modifica confini per l’eliminazione di aree faunisticamente improduttive 3 - CASTELVERDELLI Comune: S. GIOVANNI D’ASSO Conferma della ZRC con diminuzione di superficie e modifica dei confini tesa all’aumento dell’irradiamento della piccola selvaggina Pagina 13 4 - CITTA’ DI SIENA Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Comune: SIENA Conferma della ZRC con moderata modifica dei confini 5 - I SOLI Comune: S. GIOVANNI D’ASSO Revoca della ZRC con parziale trasformazione dell’istituto in ZRV 6 - IL DESERTO Comune: MONTERONI D’ARBIA Conferma della ZRC con scorporo di superficie mirato all’eliminazione di aree faunisticamente improduttive 7 - IL PECORILE Comune: ASCIANO Conferma della ZRC e del suo attuale assetto 8 - LE PALAIE Comune: ASCIANO Revoca della ZRC con parziale trasformazione dell’istituto in ZRV 9 - LEONINA Comune: ASCIANO Conferma della ZRC e del suo attuale assetto 10 - MONTAPERTI Comune: CASTELNUOVO B.GA Conferma della ZRC con limitato aggiustamento dei confini 11 - S. MARTINO – S. FABIANO Comune: MONTERONI D’ARBIA Conferma di parte della ZRC con ristrutturazione ed istituzione di una ZRV a salvaguardia della fauna preesistente 12 - VAL DI CAVA Comune: MONTALCINO Conferma della ZRC con ristrutturazione e diminuzione di superficie finalizzata all’allontanamento dall’area vocata al cinghiale 13 - VESCONA Comune: ASCIANO Conferma della ZRC con ristrutturazione finalizzata alla sottrazione di aree a scarso valore faunistico 14 - VILLE DI CORSANO Comune: MONTERONI D’ARBIA Conferma della ZRC con ristrutturazione e diminuzione di superficie finalizzata all’allontanamento dall’area vocata al cinghiale della ZRC Comprensorio Siena 3 (ATC SI 19) 1 - ACQUAVIVA Comune: MONTEPULCIANO Conferma della ZRC con parziale modifica dei confini finalizzata al miglioramento della produttività faunistica 2 - BELSEDERE Comune: TREQUANDA Conferma della ZRC e del suo attuale assetto Pagina 14 3 - CASA DEL CORTO Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Comune: PIANCASTAGNAIO Conferma della ZRC con variazione dei confini tesa a migliorare l’irradiamento della piccola selvaggina della ZRC 4 - CHIANCIANO Comune: CHIANCIANO TERME Conferma della ZRC con limitate diminuzioni di superficie 5 - COLLE MOSCA Comune: PIENZA Conferma della ZRC con limitata correzione dei confini 6 - CONTIGNANO Comune: RADICOFANI Conferma della ZRC e del suo attuale assetto 7 - CORSIGNANO Comune: PIENZA Conferma della ZRC con aumento di superficie 8 - I POGGI Comune: TORRITA DI SIENA Conferma della ZRC con ristrutturazione e diminuzione sostanziale di superficie 9 - IL POLIZIANO Comune: MONTEPULCIANO Conferma della ZRC e del suo attuale assetto 10 - LA FOCE Comune: CHIANCIANO TERME Revoca della ZRC con istituzione ZRV e sostanziale diminuzione di superficie 11 - LA NOVELLA Comune: S. CASCIANO DEI BAGNI Conferma della ZRC con modifica dei confine 12 - LA TROVE Comune: TREQUANDA Revoca della ZRC con istituzione ZRV e sostanziale diminuzione di superficie 13 - LE PIANINE Comune: RADICOFANI Conferma della ZRC e del suo attuale assetto 14 - MACCIANO Comune: CHIUSI Conferma della ZRC con marginali aggiustamenti di confine 15 - MALTAIOLO - MATERO Comune: CETONA Conferma della ZRC e del suo attuale assetto 16 – PALAZZO DI PIERO Comune: SARTEANO Conferma della ZRC con modesta variazione di confini Pagina 15 17 – POGGI GIALLI Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Comune: SINALUNGA Conferma della ZRC con marginali aggiustamenti di confine 18 – VAL DI PAGLIA Comune: ABBADIA S. SALVATORE Conferma della ZRC con variazione dei confini tesa a migliorare l’irradiamento della piccola selvaggina e con diminuzione della superficie 19 – VAL D’ORCIA Comune: CASTIGLIONE D’ORCIA Conferma della ZRC con ristrutturazione e con sostanziale diminuzione della superficie mantenendo all’interno dell’istituto le aree con maggiore valenza faunistico ambientale (interne al SIR), in particolare dal punto di vista delle risorse idriche. E’ necessario altresì l’individuazione di confini tali da garantire un sufficiente irradiamento della piccola selvaggina stanziale 20 – VIGNONI Comune: S. QUIRICO D’ORCIA Conferma della ZRC con marginali aggiustamenti di confine 2.2.3 ZONE DI RISPETTO VENATORIO Le recenti integrazioni alla LR 3/94 individuano in maniera specifica le ZRV come strutture destinate all’attuazione di opere di miglioramento ambientale tramite programmi predisposti dagli ATC che ne propongono l’istituzione e le gestiscono direttamente ai sensi di legge. I dati faunistici in nostro possesso evidenziano un’evoluzione nell’utilizzo delle Zone di Rispetto Venatorio e un notevole discostarsi dalla loro finalità iniziali: mentre nei primi anni della loro istituzione la gestione delle ZRV era finalizzata alla ricostituzione di popolazioni sempre più vicine a quelle selvatiche, con diminuzione graduale di immissione di fagiani allevati, successivamente le ZRV hanno assunto una connotazione più prettamente venatoria con un potenziamento delle immissioni (cfr. par. 3.2 del Volume I), anche se ciò è avvenuto in maniera completamente diversa nei tre ATC senesi. Con il presente Piano si intende creare una rete diffusa di ZRV di dimensioni variabili, che contribuisca alla valorizzazione della fauna stanziale attraverso diverse due modalità di gestione: - le ZRV afferenti ai comparti di caccia: le ZRV con dimensioni relativamente ridotte (con un range dimensionale indicativo di 200 – 400 ettari), di durata pari al PFVP, finalizzate all’attuazione di programmi di miglioramento ambientale e, ove ritenuto opportuno, di riequilibrio faunistico basati anche sull’adesione al progetto provinciale del fagiano di qualità (si veda il successivo par. 3.1) che prevede piani eccezionali d’immissione (con durata predefinita pari al periodo di vigenza del presente PFVP) finalizzati all’incremento numerico di nuclei naturali di fagiano; detti piani devono impiegare selvaggina traslocata proveniente da catture condotte sul territorio provinciale oppure giovani prodotti con tecniche di allevamento seminaturali immessi previa stabulazione in recinti a cielo aperto. Si ritiene positivo valorizzare e incrementare la vecchia esperienza dell’allevamento semi – naturale della lepre all’interno dei recinti di ambientamento sulla scia di quelli all’interno delle ZRC. Queste ZRV infatti esplicano la loro funzione soprattutto attraverso l’irradiamento spontaneo della fauna selvatica; le dimensioni pertanto devono essere tali da favorire la dispersione e lo sconfinamento degli animali presenti al loro interno e i confini devono consentire un prelievo venatorio continuativo nel tempo (percorribilità da parte del cacciatore dei confini). - le “ZRV a gestione naturale” che derivano dalla trasformazione di ZRC, con dimensioni maggiori, finalizzate alla ricostituzione e al mantenimento di popolazioni di fauna selvatica allo stato naturale attraverso opere di miglioramento ambientale e di interventi gestionali. Su tali ZRV non sono consentite immissioni di fauna selvatica di allevamento o preambientata. Pagina 16 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Le aree in cui istituire le ZRV, stabilite di concerto con gli ATC, dovranno avere caratteristiche ambientale idonee; particolarmente adatte risultano quelle aree con terreni agricoli interessati da rotazioni agrarie e agricoltura biologica, mentre non devono ricomprendere superficie di bosco superiore al 50% e comunque non superiore al 60% se particolarmente frammentata. Le motivazioni che portano a incrementare rispetto alla precedente programmazione la creazione di tali zone risiedono: 1) nella necessità di superare la fase critica di rarefazione della piccola fauna selvatica, attraverso il mantenimento di una rete di aree ambientalmente favorevole alla piccola selvaggina e attraverso l’attivazione, nelle aree di ridotte dimensioni e strettamente afferenti ai comparti di caccia, di programmi di riequilibrio faunistico, anche basati sulla produzione e sull’ambientamento di piccola fauna stanziale, che consentano una soddisfacente fruizione venatoria della quota naturalmente irradiata lungo i confini; 2) nel fatto che le ZRV sono istituti con vincolo all’esercizio venatorio di tipo parziale: il programma di valorizzazione delle specie di piccola fauna selvatica stanziale può essere affiancato e rinforzato da scelte gestionali mirate ad esempio a ridurre la presenza di specie “problematiche” come nel caso degli ungulati attraverso l’attività venatoria (senza il ricorso alle più complesse operazioni di controllo ai sensi dell’art. 37 della LR 3/1994). Anche nelle ZRV va posta attenzione al problema dei danni alle colture agricole a carico di specie ungulate, in quanto alcune di esse sono situate in prossimità dell’area vocata al cinghiale; tali danni non dovranno superare quelli che si verificano nel territorio a caccia programmata circostante o essere tendenzialmente inferiori considerata la possibilità che si ha all’interno di questi istituti di esercitare un prelievo venatorio programmato. Per ogni ZRV è costituita una commissione di gestione, composta in misura paritetica da rappresentanti dei proprietari o conduttori dei fondi ricompresi nella zona e da rappresentanti dei cacciatori designati dal comitato di gestione dell’ATC in cui essa ricade. INDICAZIONI PER L’ISTITUZIONE DELLE ZONE DI RISPETTO VENATORIO In attuazione del presente PFVP, tutte le ZRV che si intendono confermare (anche con variazione di tipologia in ZRC e/o con variazione di confini) e che erano presenti nel precedente periodo di programmazione sono prorogate in via provvisoria fino al completamento dell’iter di nuova istituzione (art. 16, co. 2, LR 3/1994). Le ZRV che non sono riconfermate decadono automaticamente al termine della stagione venatoria 2013/2014 (15 marzo 2014). (Tabella allegata 5 e Tavola 3). Comprensorio Siena 1 (ATC SI 17) 1 – BADESSE Comune: MONTERIGGIONI Conferma della ZRV e del suo attuale assetto 2 – BELFORTE Comune: RADICONDOLI Conferma della ZRV con moderata modifica dei confini 3 – CAMPOMAGGIO Comune: RADDA IN CHIANTI Conferma della ZRV e del suo attuale assetto 4 – CASTELLINA Comune: CASTELLINA IN CHIANTI Conferma della ZRV con aggiustamento dei confini volto a migliorare le caratteristiche ambientali in favore della piccola selvaggina 5 – CASTELLO DI MONTERIGGIONI Comune: MONTERIGGIONI Conferma della ZRV e del suo attuale assetto Pagina 17 6 - COLLALTO Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Comune: COLLE DI VAL D’ELSA Conferma della ZRV con aggiustamenti dei confini di importanza marginale 7 - I RIGUARDI Comune: S. GIMIGNANO Revoca della ZRV 8 - IESA Comune: MONTICIANO Conferma della ZRV con riduzione di superficie. Istituzione di eventuali altre aree da sottoporre a tutela se individuate come necessarie ai fini della conservazione di specie e habitat all’interno del Piano di Gestione del SIR Val di Farma. 9 - LA CHIOCCIOLA Comune: MONTERIGGIONI Conferma della ZRV e del suo attuale assetto 10 - MONTALCINELLO Comune: CHIUSDINO Conferma della ZRV con aggiustamento dei confini volto a migliorare le caratteristiche ambientali in favore della piccola selvaggina 11 - MONTEFALCONI Comune: POGGIBONSI Conferma della ZRV con variazione dei confini volta al raggiungimento della superficie minima di ha 150 12 - MONTESTIGLIANO Comune: SOVICILLE Conferma della ZRV e del suo attuale assetto 13 - PIEVESCOLA Comune: CASOLE D’ELSA Conferma della ZRV e del suo attuale assetto 14 - PISCIALEMBITA Comune: SOVICILLE Conferma della ZRV e del suo attuale assetto 15 - POGGIARELLI Comune: MONTICIANO Conferma della ZRV e del suo attuale assetto 16 - POGGIO BONIZIO Comune: POGGIBONSI Conferma della ZRV con aumento di superficie e inclusione contiguo art. 33 17 - POGGIO MALLECCHI Comune: MONTICIANO Revoca della ZRV. Valutare nell’ambito degli strumenti di pianificazione delle aree protette, la possibilità di trasformare la superficie della ZRV revocata in Area Contigua della Riserva Naturale. 18 - RADICONDOLI Comune: RADICONDOLI Conferma della ZRV e del suo attuale assetto Pagina 18 19 - S. LORENZO A MERSE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Comune: MONTICIANO Revoca della ZRV 20 - SELVOLE Comune: RADDA IN CHIANTI Conferma della ZRV con aumento di superficie e inclusione di terreni a elevata vocazione per la piccola selvaggina stanziale 21 – I RIGUARDI Comune: SAN GIMIGNANO Nuova istituzione di ZRV in sostituzione della ZRV I RIGUARDI 22 – CASTELLETTO Comune: CHIUSDINO Nuova istituzione di ZRV in sostituzione parziale della ZRC IL PALAZZONE 23 –PALAZZETTO Comune: CHIUSDINO Nuova istituzione di ZRV in sostituzione parziale della ZRC IL PALAZZONE 24 – CAMPIGLIA Comune: COLLE DI VAL D’ELSA Nuova istituzione di ZRV in sostituzione della ZRV I RIGUARDI Comprensorio Siena 2 (ATC SI 18) 1 – CASTELNUOVO ABATE Comune: MONTALCINO Conferma della ZRV e del suo attuale assetto 2 – CERTANO – BELCARO Comune: SIENA Conferma della ZRV con piccola modifica dei confini 3 – CHIUSURE Comune: ASCIANO Conferma della ZRV con limitata variazione dei confini 4 – FOENNA Comune: RAPOLANO Conferma della ZRV e del suo attuale assetto 5 – GAIOLE Comune: GAIOLE IN CHIANTI Conferma della ZRV con limitata modifica dei confini 6 – LA PIEVINA Comune: ASCIANO Revoca dell’attuale ZRV e istituzione di nuova ZRV totalmente spostata con diminuzione di superficie per migliorarne la produttività 7 – LARNIANO Comune: CASTELNUOVO B.GA Conferma della ZRV e limitata modifica dei confini 8 – MONTE CUCCO Comune: CASTELNUOVO B.GA Conferma della ZRV e del suo attuale assetto Pagina 19 9 – MONTISI Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Comune: S. GIOVANNI D’ASSO Conferma della ZRV con ristrutturazione dei confini per migliorane la produttività 10 – PIEVASCIATA Comune: CASTELNUOVO BERARDENGA Conferma della ZRV con variazione dei confini volta al raggiungimento della superficie minima di ha 150 11 – POGGIO PINCI Comune: ASCIANO Conferma della ZRV e del suo attuale assetto con limitate modifiche dei confini 12 – QUERCEGROSSA Comune: CASTELNUOVO BERARDENGA Conferma della ZRV e dell’attuale assetto 13 - RENACCIO Comune: SIENA Conferma della ZRV e del suo attuale assetto con limitate modifiche dei confini 14 - TAVERNELLE Comune: MONTALCINO Conferma della ZRV e del suo attuale assetto 15 - TORRENIERI Comune: MONTALCINO Conferma della ZRV e del suo attuale assetto con limitate modifiche dei confini 16 – VAGLIAGLI Comune: CASTELNUOVO BERARDENGA Conferma della ZRV con modifica dei confini per problemi di gestione degli ungulati 17 –VESCOVADO Comune: MURLO Conferma della ZRV con modifica dei confini per migliorarne la produttività 18 – VITIGNANO – S. PIERO Comune: CASTELNUOVO BERARDENGA Conferma della ZRV con modifica dei confini per migliorarne la produttività 19 – I SOLI Comune: SAN GIOVANNI D’ASSO Istituzione di una nuova ZRV mediante ristrutturazione con diminuzione di superficie dell’omonima ZRC 20 – LE PALAIE Comune: ASCIANO – RAPOLANO Istituzione di una nuova ZRV mediante ristrutturazione con diminuzione di superficie dell’omonima ZRC 21 – MONTERONI Comune: MONTERONI D’ARBI Nuova istituzione di ZRV in sostituzione parziale della ZRC SAN MARTINO – SAN FABIANO Pagina 20 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Comprensorio Siena 3 (ATC SI 19) 1 – ARMATELLO Comune: S. CASCIANO DEI BAGNI Conferma della ZRV con sostanziale diminuzione di superficie tesa all’allontanamento dall’area vocata al cinghiale 2 – ORIATO Comune: SARTEANO Conferma della ZRV e del suo attuale assetto con limitate modifiche dei confini 3 – PALAZZONE Comune: S. CASCIANO DEI BAGNI Conferma della ZRV e del suo attuale assetto 4 - POGGIO ROSA Comune: CASTIGLIONE D’ORCIA Conferma della ZRV e del suo attuale assetto 5 - RIPA D’ORCIA Comune: CASTIGLIONE D’ORCIA Revoca della ZRV. Valutare nell’ambito degli strumenti di pianificazione delle aree protette, la possibilità di trasformare parte dei territori della ZRV revocata in Area Contigua della Riserva Naturale (parte compresa tra l’attuale AC e la RN). 6 - SCROFIANO Comune: SINALUNGA Conferma della ZRV con possibile ristrutturazione dei confini volto a migliorare le caratteristiche ambientali in favore della piccola selvaggina 7 - VALIANO Comune: MONTEPULCIANO Conferma della ZRV e del suo attuale assetto 8 - LA TROVE Comune: TREQUANDA Istituzione di una nuova ZRV in sostituzione dell’omonima ZRC con diminuzione di superficie 9 - MONTEFOLLONICO Comune: TORRITA DI SIENA Istituzione di una nuova ZRV 10 - BETTOLE Comune: SINALUNGA Istituzione di una nuova ZRV 11 – LA FOCE Comune: CHIANCIANO Istituzione di una nuova ZRV in sostituzione dell’omonima ZRC con diminuzione di superficie Pagina 21 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 2.3 CRITERI PER L’AUTORIZZAZIONE E LA GESTIONE DEGLI ISTITUTI PRIVATI Gli istituti faunistici e faunistici-venatori privati rappresentano, per percentuale di superficie occupata e per distribuzione territoriale, un tipo di istituto di grande rilevanza gestionale, in grado di influenzare il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla legge e individuati dal presente Piano. Pertanto con il presente Piano si intende proseguire nella direzione intrapresa con i precedenti PFVP, finalizzata all’ottimizzazione del ruolo che questi istituti svolgono sia nel raggiungimento delle finalità istitutive, sia nel complesso della realtà provinciale, nell’ottica di integrare sempre più la gestione privata con quella del territorio a caccia programmata e di favorire quindi una gestione partecipata e sinergica di tutte le realtà locali, anche mediante intese con gli ATC (p.es. collaborazione nel progetto “Fagiano di qualità”, nelle operazioni di monitoraggio faunistico, di prelievo venatorio degli ungulati e di interventi di controllo). L’analisi critica dei risultati conseguiti nel precedente periodo di programmazione ha evidenziato nel complesso il raggiungimento di risultati gestionali soddisfacenti, sebbene la realtà degli istituti privati appaia molto variegata, con strutture che risultano critiche per molti aspetti. Sulla base di quanto detto, appare fondamentale una revisione delle singole aziende venatorie esistenti e l’individuazione di alcuni correttivi gestionali per valorizzare al massimo le funzioni di questi istituti, oltre a una attenta verifica delle richieste di nuove istituzione. 2.3.1 CENTRO PRIVATO DI RIPRODUZIONE DELLA FAUNA SELVATICA ALLO STATO NATURALE L’analisi dei risultati conseguiti dall’unico CPRFS denominato Presciano nel periodo di programmazione 2006-2010 evidenzia notevoli difficoltà nel raggiungimento delle finalità istitutive, soprattutto in termini di produttività (densità e catture) delle specie in indirizzo (lepre e fagiano), legate in larga misura all’avvio di una riorganizzazione operativa del CPRFS. Tale riassetto sembra oggi fornire garanzie di poter produrre significative quantità di fauna selvatica stanziale. In attuazione del presente PFVP si prevede di confermare il CPRFS Presciano, con revisione dei confini; la predisposizione di un nuovo testo del Disciplinare di Autorizzazione per CPRFS, da approvare con apposito atto amministrativo, deve garantire il raggiungimento di obiettivi faunistici e naturalistici attraverso l’individuazione di strategie gestionali per l’incremento della produttività delle specie da ripopolamento. In particolare si prevede l’adesione del CPRFS al progetto provinciale di produzione del fagiano di qualità, anche nell’ottica di creare una stretta collaborazione tra il CPRFS e gli enti interessati (Provincia, ATC e altri istituti privati) per l’avvio sperimentale del progetto e per la fornitura di fagiani di cattura da utilizzare come riproduttori in altre strutture. Non si individuano concrete possibilità di istituzione di nuovi CPRFS. 2.3.2 AZIENDE VENATORIE La Provincia istituisce gli istituti privati richiesti dai soggetti interessati valutando: - dati pregressi: revisione delle Aziende Venatorie autorizzate nella precedente programmazione, con conferma di quelle che sulla base di parametri di correttezza di gestione, qualità faunistica e ambientale (per le AFV) e dinamismo imprenditoriale (per le AAV), sono valutate positivamente e con ristrutturazione, trasformazione di tipologia di istituto o diniego di quelle valutate negativamente; - programma di conservazione e ripristino ambientale (per le AFV) e piano economico e di gestione (per le AAV): valutazione dei progetti faunistici, di recupero e valorizzazione ambientale e di organizzazione dell’attività venatoria per il raggiungimento delle finalità faunistiche e naturalistiche delle AFV e delle finalità di recupero e valorizzazione delle aree agricole per le AAV presentati dai soggetti interessati con la domanda di nuova autorizzazione/rinnovo ai sensi dell’art. 29 e dell’art. 39 del DPGR 33R/2011(5). (5) Note: DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE 26 luglio 2011, n. 33/R “Regolamento di attuazione della legge regionale 12 gennaio 1994, n. 3 (Recepimento della legge 11 febbraio 1992, n. 157 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”). “ Pagina 22 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Tale verifica deve essere particolarmente attenta per le proposte di istituzione di nuove Aziende Venatorie, e mirata a valutare il riflesso sugli assetti faunistici e ambientali (AFV) ovvero sugli aspetti venatori ed economici (AAV) di nuove iniziative private nel complesso della realtà comprensoriale; - caratteristiche ambientali: l’autorizzazione di AFV deve interessare aree idonee, con elevata vocazionalità ambientale per le specie in indirizzo, per specie migratrici e per altre specie di interesse conservazionistico o venatorio e con ridotta presenza di appezzamenti forestali ininfluenti per la conservazione della piccola fauna stanziale e, al contrario, capaci di favorire la presenza del cinghiale. Le AFV di nuova istituzione non possono avere una percentuale complessiva di bosco superiore al 30%. L’autorizzazione per AAV deve interessare aree agricole, in particolare montane e svantaggiate; la superficie boscata, se non ricadente all’interno di strutture per la cinofilia venatorie e di recinti di caccia e comunque se non utilizzata ai fini del raggiungimento delle finalità istitutive, deve essere ridotta; - dimensioni: le AFV devono avere dimensione adeguata alla realizzazione dei programmi di conservazione e ripristino ambientale e non superiori a 800 ettari per quelle di nuova istituzione. La scelta dei confini deve considerare anche i criteri che favoriscano l’irradiamento naturale della fauna in indirizzo sul territorio adibito alla caccia programmata. Le dimensioni delle AAV devono essere adeguate al perseguimento degli obiettivi previsti nel programma di ripristino ambientale e nel piano economico di gestione e comunque non superiori a 500 ettari per quelle di nuova istituzione. Almeno il 50% della superficie della AAV deve essere utilizzata per il raggiungimento delle finalità istitutive (p.es. recinti di caccia, strutture per la cinofilia); per un miglior controllo degli ungulati la restante porzione di territorio inutilizzato a fini faunistici non può avere una percentuale di bosco superiore al 30%; in caso di mancato adeguamento ai suddetti parametri tale superficie boscata dovrà essere scorporata nell’arco di vigenza del presente Piano; - priorità per le Aziende Venatorie già presenti nel precedente periodo di programmazione: alla luce dei criteri stabiliti nel presente PFVP, la Provincia individua le Aziende Venatorie da autorizzare per il prossimo periodo di programmazione, dando la precedenza a quelle già presenti nello scorso periodo, in considerazione degli investimenti, p.es. in interventi ambientali, strutture venatorie, cinofile, e dell’impegno profusi nel corso degli anni; - ubicazione degli istituti: è possibile istituire nuove aziende venatorie di cui agli artt. 18, 20 e 21 della LR 3/1994 non presenti nel precedente periodo di programmazione in ottemperanza ai criteri già stabiliti nel precedente PFVP 2006-2010. Nuovo Disciplinare di Autorizzazione Appare necessario un aggiornamento del testo dei Disciplinari di Autorizzazione di AFV e AAV che deve contenere elementi di semplificazione degli adempimenti procedurali e dettagliare i parametri di valutazione. In particolare si ritiene utile introdurre alcuni correttivi circa l’attività di vigilanza, la compilazione dei registri, gli allevamenti di selvaggina e le recinzioni interne alle Aziende. La concessione delle autorizzazioni è subordinata alla sottoscrizione del nuovo testo da parte dei Direttori Concessionari. Le AFV e i requisiti minimi di gestione Le “specie in indirizzo” da produrre per il conseguimento delle finalità dell’istituto, valide per tutta la durata dell’autorizzazione, sono da individuare tra la lepre e/o il fagiano, sulla base della vocazionalità ambientale, della gestione faunistica e della conduzione agricola dell’area. Nell’AFV Sperimentale Olli l’obiettivo faunistico comprende oltre alla produzione di lepre e/o fagiano un programma di gestione sperimentale sulla comunità di ungulati presenti e in particolare sul capriolo italico (Capreolus capreolus sottospecie italicus), da concordare sulla base di valutazioni tecniche e scientifiche con apposito Comitato Tecnico Scientifico, di cui ad oggi fa parte anche l’ISPRA. Pagina 23 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Per valutare annualmente la validità della gestione faunistica e ambientale delle AFV, si stabiliscono i seguenti “REQUISITI MINIMI DI GESTIONE”: (A) parametri relativi alle specie in indirizzo - AFV con la lepre quale specie in indirizzo: AFV in cui la prioritaria finalità faunistica è lo sviluppo e il mantenimento di una popolazione naturale di questa specie che deve avere a fine stagione venatoria una densità compatibile con la densità presente nelle ZRC dell’ATC in cui sono collocate e aventi caratteristiche ambientali simile e comunque non inferiore a 10 capi ogni 100 ettari; - AFV con il fagiano quale specie in indirizzo: AFV in cui la prioritaria finalità faunistica è lo sviluppo e il mantenimento di una popolazione stabile di fagiani, anche potenziata con tecniche gestionali che prevedono il ripopolamento attraverso l’allevamento seminaturale della specie, con l’adesione al progetto provinciale del “Fagiano di qualità”. La densità della specie in indirizzo a fine stagione venatoria deve essere di 40 capi ogni 100 ettari; - AFV con la lepre e il fagiano quali specie in indirizzo: AFV in cui le finalità faunistiche sono raggiunte attraverso una gestione faunistica e ambientale che consenta di mantenere popolazioni stabili di lepre e fagiano, anche con ripopolamento/produzione del “Fagiano di qualità”. Per le AFV a duplice vocazionalità faunistica, la densità minima della lepre a fine stagione venatoria deve essere compatibile con la densità presente nelle ZRC dell’ATC in cui sono collocate e aventi caratteristiche ambientali simile e comunque non inferiore a 8 capi ogni 100 ettari e la densità del fagiano a fine stagione venatoria deve tendere a 20 capi ogni 100 ettari; (B) parametri relativi ai miglioramenti ambientali - superficie (in ettari) destinata a interventi di miglioramento ambientale non inferiore al 6% della superficie vincolata e superficie equivalente (in “ettari equivalenti”) destinata a miglioramenti ambientali non inferiore al 3% della superficie vincolata. Questo duplice metodo di valutazione, da precisare in dettaglio all’interno del nuovo Disciplinare, non è riferito soltanto alla semplice misurazione della estensione degli appezzamenti (in ettari), ma è ispirato a una valutazione di tipo comparato che tenga conto di aspetti sostanziali, quali le essenze utilizzate, il frazionamento degli interventi e il tipo di gestione agraria (morganature, sfalci, etc.) (in “ettari equivalenti”). Gli obiettivi faunistici sopra detti relativi al fagiano e gli obiettivi minimi di gestione per le AFV che non erano autorizzate nel precedente periodo di programmazione devono essere raggiunti entro il termine del terzo anno del periodo di programmazione e assumono valore come parametro fondamentale per la riconferma dell’autorizzazione. Tuttavia, tutte le AFV sono soggette a valutazione annuale da parte della Provincia per quanto attiene i requisiti minimi di cui ai parametri (A) e (B), a seguito della quale: - quelle AFV che non raggiungono i requisiti minimi sono soggette a sanzione, consistente nella sospensione dell’attività venatoria (inclusa quella alla fauna selvatica migratoria) per i primi quindici giorni dall’apertura generale della caccia, e a valutazione della possibilità di ristrutturazione dei confini e delle modalità di gestione; oltre a ciò l’AFV è chiamata a realizzare specifici interventi di gestione quali l’azzeramento obbligatorio delle quote annuali di prelievo della lepre e del fagiano e interventi straordinari di miglioramento ambientale, di controllo delle specie in esubero e di vigilanza. Tali sanzione e obblighi permangono fino a quando il Direttore concessionario non ritenga di aver raggiunto la densità obiettivo e non richieda alla Provincia un nuovo controllo, e comunque trascorso un tempo sufficiente per l’evoluzione naturale della specie di cui si riscontra una presenza insufficiente (almeno un anno). Il progetto “Fagiano di qualità” nelle AFV Le AFV possono aderire al progetto sperimentale provinciale “Produzione del fagiano di qualità” (si veda par. 3.1), che promuove la ricostituzione di locali popolazioni selvatiche di Pagina 24 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 fagiano nel territorio provinciale, anche attraverso processi produttivi che garantiscano elevati parametri qualitativi (p.es. rusticità e adattamento all’ambiente), da utilizzare per operazioni di ripopolamento. Sulla base delle caratteristiche ambientale e delle disponibilità logistiche e organizzative la Provincia stipula con l’AFV uno specifico protocollo tecnico nel quale sono contenuti i dati tecnici del piano produttivo e delle tecniche di allevamento. Altri obiettivi e criteri di gestione per le AFV Gli altri obiettivi gestionali e i principali criteri di gestione per le AFV sono i seguenti: - potenziamento della stima delle densità faunistiche all’interno delle AFV, da eseguire con le modalità indicate nel cap. 4 e dettagliate nel Disciplinare; - il piano di prelievo e cattura della/e specie in indirizzo è autorizzato solo al raggiungimento di determinati valori soglia di densità stimata, per salvaguardare la popolazione riproduttiva, individuati in: AFV con la lepre quale specie in indirizzo: 12 lepri /100 ha; AFV con il fagiano quale specie in indirizzo: 40 fagiani/100 ha; AFV con la lepre e il fagiano quali specie in indirizzo: 10 lepri/100 ha e 25 fagiani/100 ha; - non sono ammesse nelle AFV immissioni di lepre. Per le AFV che hanno la lepre quale specie in indirizzo produttivo, possono essere autorizzate dalla Provincia immissioni di animali di cattura provenienti dal territorio provinciale nella fase di prima costituzione o in caso di situazioni eccezionali (2° anno consecutivo di densità insufficiente - tutte le AFV, qualunque sia la/e specie in indirizzo produttivo, devono garantire la presenza di popolazioni consistenti di fagiano. Si confermano al riguardo le indicazioni gestionali da sempre privilegiate dalla Provincia nei confronti del fagiano, ribadendo il dovere per le AFV di privilegiare, nella misura massima possibile, la riproduzione naturale di questa specie. La densità minima di fagiani a fine stagione venatoria che deve essere presente in tutte le aziende al fine di essere esonerati dall’obbligo di immissione è di 10 capi/100 ha. La quantità di fagiani (prodotti secondo il progetto provinciale del “Fagiano di qualità”, da quando disponibili) che altrimenti l’azienda deve immettere in appositi recinti di ambientamento di adeguate dimensioni è di due capi ogni ettaro; - le AFV che hanno il fagiano in indirizzo produttivo devono comunque promuovere azioni tese a garantire la presenza di popolazioni consistenti di lepre. I valori di densità stimati delle lepre in queste AFV durante il presente periodo di programmazione rappresentano un parametro di valutazione per la riconferma dell’autorizzazione; - mantenimento di un efficace attività di vigilanza e di controllo attraverso l’opera di Agenti di cui all’art. 51 della LR 3/1994, adeguatamente preparati, a disposizione dell’azienda e nominativamente individuati, che in collaborazione con il Corpo di Polizia Provinciale intervengano a minimizzare i fattore limitanti per la piccola selvaggina; - prosecuzione delle attività di controllo, al di fuori del periodo di caccia, ai sensi dell’art. 37 della LR 3/1994 nei confronti di specie predatrici, antagoniste e concorrenti, per limitare l’impatto predatorio sulle componenti faunistiche di importanza venatoria e per ridurre i danni alle attività antropiche, secondo quanto stabilito nel testo aggiornato del “Protocollo d’intesa tra la Provincia di Siena e l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) sugli indirizzi tecnici per gli interventi di controllo”; - mantenimento della densità sostenibile degli ungulati in coerenza con le linee gestionali previste dalla provincia; Si conferma l'indicazione già contenuta nel precedente Piano Faunistico Venatorio Provinciale 2006-2010 di adottare tutti gli accorgimenti in grado di limitare la presenza del cinghiale all'interno delle AFV, limitando ove possibile l’inclusione all’interno dei confini di appezzamenti di bosco particolarmente estesi. Inoltre, nelle AFV che ricadono in area non vocata al cinghiale, va perseguito il permanente e tempestivo abbattimento dei cinghiali secondo quando disposto dalla provincia. - si conferma l‘indicazione di non consentire l’impianto di recinti per la caccia agli ungulati nelle AFV; - la presenza di recinzioni in rete metallica interne all’AFV realizzate a qualsiasi scopo (p.es. a tutela delle produzioni agricole per danni da fauna selvatica, a protezione di terreni utilizzati per specifiche finalità) devono essere preventivamente comunicate alla Provincia. Pagina 25 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Le AAV e i requisiti minimi di gestione Anche per le AAV si individuano i seguenti “Requisiti minimi di gestione” per valutare annualmente la validità della gestione: (A) parametri relativi all’organizzazione dell’attività venatoria - numero di specie su cui viene esercitata l’attività venatoria non inferiore a 2 (due); - densità minima di capi immessi non inferiore a 0,5 capi/ettaro di recinto per gli ungulati e le lepri oppure non inferiore a 2 capi/ha di superficie vincolata per le altre specie utilizzabili oppure densità minima di capi immessi non inferiore a 0,3 capi/ettaro di recinto per gli ungulati e le lepri e non inferiore a 1,5 capi/ha di superficie vincolata per le altre specie utilizzabili; - numero minimo di permessi di caccia rilasciati non inferiore a 150 per quelle AAV con superficie vincolata non superiore a 300 ettari e a 250 permessi per quelle con superficie superiore a 300 ettari. La valutazione della gestione dell’AAV in termini di indotto economico complementare all’attività venatoria (es. pasti e pernottamenti, numero di dipendenti e ore lavorate sul settore caccia ecc…) sarà funzionale al rinnovo delle autorizzazioni. (B) parametri relativi ai miglioramenti ambientali - superficie (in ettari) destinata a interventi di miglioramento o ripristino ambientale a fini faunistici non inferiore al 2% della superficie vincolata che eccede la superficie minima per il rilascio (100 ettari) individuata dall’art. 21, co. 4 della LR 3/1994 e che non ricade all’interno di strutture per la cinofilia venatorie e di recinti di caccia e comunque non utili ai fini del raggiungimento delle finalità istitutive. Le AAV che alla verifica annuale eseguita dalla Provincia risultano al di sotto dei requisiti minimi di cui ai parametri (A) e (B) sono soggette a sanzioni. Altri obiettivi e criteri di gestione per le AAV Gli altri obiettivi gestionali e i principali criteri di gestione per le AAV sono i seguenti: - le AAV possono aderire al progetto provinciale del fagiano di qualità, dietro individuazione per ciascuna AAV aderente del piano produttivo e dei dettagli operativi delle tecniche di allevamento; - potenziamento dei controlli provinciali sull’entità dell’attività venatoria e delle attività di complemento (p.es. attività cinofila, attività delle strutture ricettive); - valutazione positiva di eventuali modificazioni e miglioramenti ambientali e di eventuali progetti di recupero e valorizzazione ambientale; - mantenimento di un efficace attività di vigilanza e di controllo attraverso l’opera di Agenti di cui all’art. 51 della LR 3/1994, adeguatamente preparati, a disposizione dell’azienda e nominativamente individuati; - immissione di fauna selvatica effettuata a discrezione del titolare in tutti i periodi dell’anno con specie selvatiche proprie della fauna toscana e, ad eccezione degli ungulati, con capi provenienti da allevamenti nazionali. Le specie ungulate e la lepre devono essere immesse in aree recintate in modo da impedire la fuoriuscita degli animali; - attivazione degli interventi di controllo ai sensi dell’art. 37 della LR 3/1994 nei confronti di specie predatrici, antagoniste e concorrenti, secondo quanto stabilito nel testo aggiornato del “Protocollo d’intesa tra la Provincia di Siena e l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) sugli indirizzi tecnici per gli interventi di controllo”; - mantenimento della densità sostenibile degli ungulati in coerenza con le linee gestionali previste dalla provincia. Pagina 26 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 INDICAZIONI SUL RILASCIO DELLE AUTORIZZAZIONE PER LE AZIENDE VENATORIE In ottemperanza al presente Piano, la Provincia autorizza con apposito atto dirigenziale le Aziende Venatorie che ne hanno fatto richiesta (ai sensi della Disposizione Dirigenziale n. 280 del 22.02.2012), e che alla luce dei criteri specificati nel presente documento e della valutazione tecnica sono risultate idonee, previa valutazione della conformità della documentazione amministrativa all’art. 29 del DPGR 33/R/2013 e previo Tavolo di ascolto e confronto con le componenti sociali e gli Enti Locali interessati in merito all’individuazione puntuale dei confini per gli istituti non presenti nella precedente programmazione. Con apposito atto dirigenziale la Provincia formalizza il diniego alle richieste di autorizzazione non risultate idonee. La Provincia potrà valutare l’istituzione di nuove Aziende Venatorie sulla base di progetti innovativi finalizzati al raggiungimento degli obiettivi del PFVP stesso e proposti al tavolo di Concertazione. INDICAZIONI PER L’ISTITUZIONE DELLE AZIENDE FAUNISTICO VENATORIE (Tabella allegata 6 e Tavola 4). Comprensorio Siena 1 (ATC SI 17) 1 - ANQUA Comune: SOVICILLE Istituzione dell'AFV subordinata alla valutazione da parte del Tavolo di concertazione di un progetto innovativo finalizzato al raggiungimento degli obiettivi del PFVP stesso. 2 - CAVAGLIONI Comune: SOVICILLE Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto. 3 - CINCIANO LE FONTI Comune: POGGIBONSI Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto. 4 - IL MONTE Comune: S.GIMIGNANO Conferma dell'AFV con possibile revisione dei confini (permuta con aumento di circa 30 ettari), subordinata al rispetto della distanza dall’AFV Le Rote. 5 - LE ROTE Comune: S.GIMIGNANO Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto. 6 - LECCHI POGGIARELLO Comune: POGGIBONSI - CASTELLINA IN CHIANTI Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto; auspicabile la variazione della specie in indirizzo (lepre e fagiano). 7 - LILLIANO Comune: CASTELLINA IN CHIANTI Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto. 8 - OLLI Comune: RADICONDOLI Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto, nonché della sua natura sperimentale, subordinata anche al raggiungimento di apprezzabili risultati nella gestione e nello studio delle popolazioni di Ungulati presenti al suo interno. Pagina 27 9 - PENTOLINA Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Comune: CHIUSDINO Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto, subordinando l'autorizzazione al cambio della specie in indirizzo (lepre e fagiano). 10 - POGGIO AI QUERCIONI Comune: COLLE VAL D'ELSA – CASOLE D’ELSA Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto, subordinando l'autorizzazione al cambio della specie in indirizzo (lepre e fagiano). 11 - QUERCETO Comune: CASOLE D'ELSA – COLLE VAL D’ELSA Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto. 12 - RENCINE TRASQUA Comune: CASTELLINA IN CHIANTI Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto. - (SAN GALGANO) Comune: CHIUSDINO Trasformazione in AAV con modifica dei confini. 13 - SCORGIANO IL TERMINE Comune: MONTERIGGIONI - CASOLE D'ELSA Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto. 14 - SETTEFONTI Comune: S.GIMIGNANO Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto. Comprensorio Siena 2 (ATC SI 18) 1 - ARCENO Comune: CASTELNUOVO BERARDENGA Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto. 2 - BAGNAIA Comune: MURLO – MONTERONI D’ARBIA – SOVICILLE (ATC SI 17) Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto, subordinando l'autorizzazione al cambio della specie in indirizzo (lepre e fagiano). 3 - CAMPRIANO Comune: MURLO - MONTERONI D'ARBIA Conferma dell'AFV (in attuazione dell’art. 63 co. 2 LRT 3/1994) con possibile ristrutturazione dei confini. 4 - CASABIANCA Comune: MURLO Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto, subordinando l'autorizzazione al cambio della specie in indirizzo (lepre e fagiano). 5 - CASALE DEL BOSCO Comune: MONTALCINO Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto. 6 - CASALE S.ANDREA Comune: BUONCONVENTO - ASCIANO Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto, subordinando l'autorizzazione al cambio della specie in indirizzo (lepre e fagiano). Pagina 28 7 - CASTELL'IN VILLA Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Comune: CASTELNUOVO BERARDENGA Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto. 8 - CASTIGLION DEL BOSCO Comune: MONTALCINO Conferma dell'AFV con possibili aumento di superficie. 9 - CHIATINA MALANDRINE ALTESI Comune: BUONCONVENTO - ASCIANO Conferma dell'AFV con possibile e modesto aumento di superficie. 10 - CURIANO SUVIGNANO Comune: MONTERONI D'ARBIA Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto; auspicabile variazione della specie in indirizzo (lepre e fagiano). 11 - FAGNANO Comune: CASTELNUOVO BERARDE Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto. 12 - FELSINA Comune: CASTELNUOVO BERARDENGA Conferma dell'AFV, con possibile revisione dei confini subordinata al rispetto della distanza dall’AFV Il Grillo. 13 - GAIOLE SUD Comune: GAIOLE IN CHIANTI Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto. 14 - IL GRILLO Comune: CASTELNUOVO BERARDENGA Conferma dell'AFV con riduzione di superficie. 15 - LA CAMPANA Comune: ASCIANO - MONTERONI D'ARBIA Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto, subordinando l'autorizzazione al cambio della specie in indirizzo (lepre e fagiano o solo fagiano). 16 - LUCIGNANO D'ASSO Comune: S.GIOVANNI D'ASSO – PIENZA (ATC SI 19) Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto. 17 - MONTECAMERINI Comune: RAPOLANO TERME - ASCIANO Conferma dell'AFV, con possibile revisione dei confini. 18 - MONTEPESCINI Comune: MURLO Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto. 19 - MONTERONGRIFFOLI Comune: S.GIOVANNI D'ASSO Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto. 20 - MONTESOLI Comune: BUONCONVENTO Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto; auspicabile variazione della specie in indirizzo (lepre e fagiano). Pagina 29 21 - MUGNANO Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Comune: MONTERONI D'ARBIA – SIENA - SOVICILLE Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto; auspicabile variazione della specie in indirizzo (lepre e fagiano). 22 – PIEVE A SALTI Comune: BUONCONVENTO Nuova istituzione, subordinando il rilascio dell'autorizzazione a: 1) rimozione fondo chiuso al di fuori del territorio della nuova AFV; 2) eliminazione della recinzione qualora venga a ricadere sui confini; 3) specie in indirizzo: lepre e fagiano 23 - POGGIO ALLE MURA Comune: MONTALCINO Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto. 24 - RADI Comune: MONTERONI D'ARBIA Conferma dell'AFV (in attuazione dell’art. 63 co. 2 LRT 3/1994) con possibile ristrutturazione dei confini e scorporo di circa 35 ettari per l’istituzione dell’Oasi delle Volpaie (Aree di Rilevanza Faunistica “Lago delle Volpaie”) 25 - S.ANGELO IN COLLE Comune: MONTALCINO Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto. 26 - S.GIUSTO A RENTENNANO Comune: GAIOLE IN CHIANTI Conferma dell'AFV, con possibile revisione dei confini (aumento di circa 10 ettari). 27 - SALTEANO Comune: ASCIANO Conferma dell'AFV, con ampia ristrutturazione dei confini, subordinando l'autorizzazione al cambio della specie in indirizzo (lepre e fagiano). 28 - TERRAROSSA Comune: MONTALCINO Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto. Comprensorio Siena 3 (ATC SI 19) 1 - ABBADIA A SICILLE Comune: TREQUANDA - SINALUNGA Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto, subordinando l'autorizzazione al cambio della specie in indirizzo (lepre e fagiano). 2 - ABBADIA DI MONTEPULCIANO Comune: MONTEPULCIANO Conferma dell'AFV, con possibile lieve aggiustamento di confine. 3 - CASTELVECCHIO Comune: RADICOFANI - CASTIGLION D'ORCIA Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto, subordinando l'autorizzazione al cambio della specie in indirizzo (lepre e fagiano). 4 - CELAMONTI Comune: S.QUIRICO D'ORCIA Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto. Pagina 30 5 - DOLCIANO MONTELUCE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Comune: CHIUSI Conferma dell'AFV con possibile revisione dei confini (aumento di circa 20 ettari). 6 - IL CASTELLO Comune: S.CASCIANO DEI BAGNI Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto, subordinando l'autorizzazione al cambio della specie in indirizzo (lepre e fagiano). 7 - LA FRATTA Comune: SINALUNGA – TORRITA DI SIENA Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto. 8 - PALAZZO MASSAINI Comune: PIENZA – TREQUANDA – TORRITA Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto. 9 - SELVOLI Comune: PIENZA Nuova istituzione, subordinando l’autorizzazione alla mancata inclusione del territorio ricadente all’interno della nuova ZRC Vignoni e a quello necessario per il corridoio con la stessa ZRC 10 - SPINETO Comune: SARTEANO Conferma dell'AFV e del suo attuale assetto. INDICAZIONI PER L’ISTITUZIONE DELLE AZIENDE AGRITURISTICO VENATORIE (Tabella allegata 7 e Tavola 4). Comprensorio Siena 1 (ATC SI 17) 1 - BERIGNONE Comune: CASOLE D’ELSA Conferma dell'AAV con possibile ristrutturazione dei confini. 2 - BOSCAGLIA Comune: RADICONDOLI Conferma dell'AAV e del suo attuale assetto. 3 - CERRECCHIA Comune: CASOLE D’ELSA - MONTERIGGIONI Conferma dell'AAV e del suo attuale assetto. 4 - CUSONA Comune: S.GIMIGNANO Conferma dell'AAV con riduzione di superficie. 5 - FONTERUTOLI Comune: CASTELLINA IN CHIANTI Nuova istituzione, subordinata al rispetto delle distanze previste dall'art. 21 LRT 3/1994 da altri istituti già costituiti. 6 - FOSINI Comune: RADICONDOLI Nuova istituzione ricadente su parte Fondo Chiuso Fosini, subordinata alla riapertura di tutto il fondo chiuso. Pagina 31 7 - FROSINI Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Comune: CHIUSDINO Conferma dell'AAV e del suo attuale assetto. 8 - IL SANTO Comune: MONTICIANO Conferma dell'AAV e del suo attuale assetto. 9 – LA ROSA Comune: CHIUSDINO Nuova istituzione (ai sensi dell’art. 63 co. 2 LRT 3/1994). 10 - LURIANO Comune: CHIUSDINO - MONTICIANO Conferma dell'AAV e del suo attuale assetto. 11 - PIAN D’ALBOLA Comune: RADDA IN CHIANTI Conferma come AAV nel suo attuale assetto. 12 – SAN GALGANO Comune: CHIUSDINO Nuova istituzione, derivante dalla trasformazione dell’AFV San Galgano con riduzione di superficie. Comprensorio Siena 2 (ATC SI 18) 1 - ARMAIOLO Comune: RAPOLANO TERME Conferma dell'AAV e del suo attuale assetto. 2 – LA SELVA Comune: MURLO – MONTERONI D’ARBIA Nuova istituzione subordinata al rispetto delle distanze previste dall'art. 21 LRT 3/1994 da altri istituti già costituiti 3 - MONTALTO Comune: CASTELNUOVO BERARDENGA Conferma dell'AAV e del suo attuale assetto. 4 - PALAZZO VENTURI Comune: ASCIANO Conferma dell'AAV e del suo attuale assetto. 5 – SANTA LUCIA Comune: ASCIANO Nuova istituzione. 6 – SAN GIOVANNI Comune: SIENA Istituzione dell'AAV subordinata alla valutazione da parte del Tavolo di concertazione di un progetto innovativo finalizzato al raggiungimento degli obiettivi del PFVP stesso. Pagina 32 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Comprensorio Siena 3 (ATC SI 19) 1 - AIOLA Comune: SARTEANO Nuova istituzione subordinata al rispetto delle distanze previste dall'art. 21 LRT 3/1994 da altri istituti già costituiti e alla presentazione di un progetto di utilizzo venatorio, nonché alla rimozione di tutto il fondo chiuso di loro proprietà. 2 - CAMPOTORNO Comune: SAN CASCIANO DEI BAGNI Nuova istituzione derivante dalla trasformazione dell’AAC Campotorno con variazione dei confini. 3 – I POGGI Comune: SAN CASCIANO DEI BAGNI Nuova istituzione subordinata al rispetto delle distanze previste dall'art. 21 LRT 3/1994 da altri istituti già costituiti e dai confini di Provincia. 4 - LA QUERCE Comune: CASTIGLION D’ORCIA Conferma dell'AAV e del suo attuale assetto. Non si prevede invece l’istituzione delle seguenti AAV, che ne avevano fatto richiesta ai sensi della DD 280/2012: - AAV La Pievina (Comune di Asciano) in quanto ricadente quasi interamente sul territorio attualmente vincolato ad Istituto Pubblico (ZRV La Pievina), ai fini della salvaguardia della fauna selvatica presente; - AAV Mensanello (Comune di Colle di Val d’Elsa), in quanto ricadente in gran parte sul territorio attualmente vincolato ad Istituto Pubblico (ZRC Mensanello), ai fini della salvaguardia della fauna selvatica presente; la necessità di lasciare il corridoio di 500 m dalla ZRC Mensanello non consente l’istituzione della AAV che avrebbe una superficie residua inferiore a quella prevista dall’art. 21 della LR 3/94; - AAV La Chiocciola (Comune di Monteriggioni), in quanto ricadente parzialmente sul territorio attualmente vincolato ad Istituto Pubblico (ZRV La Chiocciola), ai fini della salvaguardia della fauna selvatica presente; la necessità di lasciare i corridoi di 500 m da altri istituti faunistici (AAC Il Poggiolo, ZRV La Chiocciola) non consente l’istituzione della AAV che avrebbe una superficie residua quasi interamente boscata e non utilizzabile ai fini faunistici e venatori secondo il programma di ripristino ambientale presentato; - AAV Sensanese (Comune di San Gimignano), in quanto ampliamento (insufficiente per una gestione autonoma) di altro Istituto autorizzato in Provincia di Pisa. 2.4 AREE PER L’ADDESTRAMENTO, L’ALLENAMENTO E LE GARE DEI CANI Con il presente Piano si conferma l’importanza di questo istituto per gli appassionati della cinofilia venatoria, che devono trovare in questi istituti una valida risposta alla necessità di allenare e addestrare il proprio ausiliare anche nel periodo in cui la caccia è chiusa. Il miglioramento del livello qualitativo degli ausiliari rimane un importante obiettivo da perseguire a livello provinciale, soprattutto per quanto riguarda i cani da seguita e i cani limieri per il cinghiale, nell’ottica di attuare piani di controllo sempre più efficaci. Inoltre, è prevalentemente all’interno di queste strutture che si devono organizzare le gare cinofile per le varie categorie: queste manifestazioni, richiamando un numero considerevole di addetti possono rappresentare una vantaggiosa opportunità per la valorizzazione di territori provinciali più svantaggiati e marginali. Pagina 33 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Allo scopo di recepire gli aggiornamenti introdotti dalla normativa regionale, nonché le indicazioni gestionali contenute nel presente Piano, si rende necessaria l’approvazione di un Disciplinare di Autorizzazione per le AAC. Il nuovo testo conterrà tra l’altro le procedure di verifica del rispetto delle finalità istitutive, con individuazione di “Requisiti minimi di gestione” che potranno riguardare le affluenze che scaturiscono dall’organizzazione dell’attività cinofila (p.es. numero minimo di autorizzazioni di accesso da rilasciare nell’anno solare). Di seguito si riporta l’intervallo dimensionale e le caratteristiche ambientali delle diverse tipologie di aree per l’addestramento, l’allenamento e le gare dei cani (al di fuori delle AAV) che si intende istituire in attuazione del presente PFVP. 1. Le AAC senza abbattimento su fauna selvatica naturale Queste zone sono destinate all’addestramento, allenamento e gare dei cani da ferma, da cerca e riporto e allo svolgimento di manifestazioni cinotecniche su fauna selvatica naturale che escludono l'abbattimento. A discrezione del titolare dell’autorizzazione, è consentita l’immissione del fagiano con l’uso di recinti di ambientamento. Queste aree devono insistere su terreni idonei agli scopi della cinofilia venatoria, sia per specifiche condizioni ambientali, sia per interesse faunistico, e devono avere a disposizione una superficie unitaria sufficiente al mantenimento di una piccola popolazione di fagiano e/o lepre. Le dimensioni devono essere comprese tra 10 e 100 ettari; possono essere istituite AAC di superficie maggiore di 100 ettari solo se gestite dall’Enci e/o altre associazioni cinofile o venatorie riconosciute a livello nazionale. In queste AAC può essere esercitata anche l’attività cinofila con cani da traccia e da tana. In questa tipologia di AAC ricadono anche i c.d. sgambatoi, ossia AAC senza immissione e abbattimento, richiesti dalle associazioni venatorie di concerto con i Comuni, di superficie di norma non superiore a 7 ettari. 2. Le AAC senza abbattimento su cinghiale L'attività cinofila sul cinghiale è effettuata in aree adeguatamente recintate, che devono insistere su terreni idonei per specifiche condizioni ambientali: per questo tipo di attività sono da prediligere territori prevalentemente boscati. La superficie recintata non può essere inferiore ai 10 ettari e maggiore di 100 ettari. Solo per l'addestramento dei cuccioli di età non superiore ai diciotto mesi e dei cani di piccola taglia possono essere autorizzati recinti con superficie più ridotta, secondo le disposizioni ENCI. 3. Le AAC senza abbattimento su lepre L'attività cinofila sulla lepre è effettuata in aree adeguatamente recintate, che devono insistere su terreni idonei per specifiche condizioni ambientali: per questo tipo di attività sono da prediligere territori prevalentemente aperti e ricchi in ecotoni. La superficie recintata non può essere inferiore ai 10 ettari e maggiore di 100 ettari. 4. Le AAC con abbattimento esclusivamente su fauna selvatica autoctona di allevamento appartenente alle seguenti specie: quaglia (Coturnix coturnix), fagiano (Phasianus colchicus), starna (Perdix perdix), pernice rossa (Alectoris rufa). Devono essere situate in zone di scarso pregio faunistico e insistere su terreni idonei agli scopi della cinofilia venatoria per specifiche condizioni ambientali. Le dimensioni di queste aree devono essere comprese tra 10 e 100 ettari. Nel caso in cui l’attività cinofila sia svolta esclusivamente su quaglie il limite dimensionale inferiore è fissato a 3 ettari. Durante il periodo di vigenza del PFVP 2012-2015 la Provincia può rilasciare autorizzazioni temporanee di durata inferiore al PFVP per aree per l’addestramento, allenamento e gare dei cani senza abbattimento. Pagina 34 INDICAZIONI SUL RILASCIO DELLE Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 AUTORIZZAZIONI PER LE AREE L’ALLENAMENTO E LE GARE DEI CANI PER L’ADDESTRAMENTO, Di seguito si riportano le AAC che si intendono autorizzare per il prossimo periodo di programmazione, tenuto conto che ai sensi dalla DGR 454/2008 e come recepimento delle misure di mitigazione dello Studio di Incidenza e del Rapporto Ambientale, è vietata la costituzione di nuove AAC, nonché l’ampliamento di quelle esistenti, in tutti i SIR e nelle Aree di Rilevanza Faunistica. Ai sensi della DGR 454/2008, non è consentito lo svolgimento delle attività di addestramento di cani da caccia, prima del 1 settembre e dopo la chiusura della stagione venatoria nelle AAC ricadenti all’interno delle ZPS, salvo quelle sottoposte in fase di rinnovo a specifica procedura di valutazione di incidenza, con esito positivo. (Si veda anche Tabella allegata 8). Comprensorio Siena 1 (ATC SI 17) - AAC con abbattimento di fauna selvatica di allevamento N. Denominazione Comune Indicazioni del PFVP 1 Aiano S.Gimignano Conferma dell'autorizzazione 2 Vico di Boscona Colle Val d'Elsa Conferma dell'autorizzazione - AAC senza abbattimento di fauna selvatica di allevamento N. Denominazione Comune Indicazioni del PFVP 1 Boschi di Capraia Sovicille Conferma dell'autorizzazione 2 Bosco dell'Amalberti Castellina in Chianti Conferma dell'autorizzazione 3 Calbello Sovicille Conferma dell'autorizzazione 4 Capraia Sovicille Conferma dell'autorizzazione 5 Fabbiano di Sotto Casole d'Elsa Conferma dell'autorizzazione 6 Fornace Casole d'Elsa Conferma dell'autorizzazione Nuova istituzione, subordinata alla valutazione tecnica e amministrativa, di circa 100 ha o fino a 400 ha se gestita dall’Enci e/o altre associazioni cinofile o venatorie riconosciute a livello nazionale (come da criteri PFVP) 7 Il Cerro Casole d'Elsa 8 Il Poggiolo 2 Monteriggioni Conferma dell'autorizzazione 9 La Pineta "A" Monticiano Conferma dell'autorizzazione 10 La Pineta "B" Monticiano Conferma dell'autorizzazione 11 Le Capanne Radicondoli Conferma dell'autorizzazione 12 Le Cataste Monticiano Conferma dell'autorizzazione 13 Le cerreta Gaiole in Chianti Conferma dell'autorizzazione 14 Le Gabbra Casole d'Elsa Conferma dell'autorizzazione 15 Le Lame Radicondoli Conferma dell'autorizzazione 16 Malpensata Colle Val d'Elsa Conferma dell'autorizzazione 17 Poggio a Issi S.Gimignano Conferma dell'autorizzazione 18 Poggio alle Forche Casole d'Elsa Conferma dell'autorizzazione 19 Poggiolo Monteriggioni Conferma dell'autorizzazione 20 S.Marco Radicondoli Conferma dell'autorizzazione 21 Tramonti Castellina in Chianti Conferma dell'autorizzazione 22 Vignoni Monticiano Conferma dell'autorizzazione Pagina 35 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Comprensorio Siena 2 (ATC SI 18) - AAC con abbattimento di fauna selvatica di allevamento N. Denominazione Comune Indicazioni del PFVP 1 Fontanelle Asciano Conferma dell'autorizzazione 2 Ginestreto Siena Conferma dell'autorizzazione 3 Rencinone Asciano Conferma dell'autorizzazione 4 Romanella Villa Petroni Monteroni d’Arbia - Asciano Conferma dell'autorizzazione 5 Tamara Siena - Monteriggioni Conferma dell'autorizzazione - AAC senza abbattimento di fauna selvatica di allevamento N. Denominazione Comune Indicazioni del PFVP 1 Bosco al Capannone Asciano Conferma dell'autorizzazione 2 Casa al vento Castelnuovo Berardenga Conferma dell'autorizzazione 3 I Pianelli Murlo Conferma dell'autorizzazione 4 Il Ginepro Gaiole in Chianti Conferma dell'autorizzazione 5 le Querciole Monticiano Conferma dell'autorizzazione 6 Leccetella Murlo Conferma dell'autorizzazione 7 Lecceto Siena Conferma dell'autorizzazione 8 Mocali Montalcino Conferma dell'autorizzazione 9 Monastero Basso Siena Conferma dell'autorizzazione Monte Sante Marie Asciano Conferma dell'autorizzazione 11 Pietrafocaia Montalcino Conferma dell'autorizzazione 12 Pulcianese Murlo Conferma dell'autorizzazione 13 Villa a Sesta Castelnuovo Berardenga Conferma dell'autorizzazione 10 Comprensorio Siena 3 (ATC SI 19) - AAC con abbattimento di fauna selvatica di allevamento N. Denominazione Comune 1* Campotorno S.Casciano Bagni Conferma dell'autorizzazione Colmata Torrita di Siena Conferma dell'autorizzazione 2 Indicazioni del PFVP 3 Gineprone S.Quirico d'Orcia Conferma dell'autorizzazione 4 La Guardia Sinalunga Conferma dell'autorizzazione 5 Malavere Pienza Conferma dell'autorizzazione 6 Paicci Piancastagnaio Conferma dell'autorizzazione 7 Poggio Romito Montepulciano Conferma dell'autorizzazione 8* Selvoli Pienza Conferma dell'autorizzazione Pagina 36 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 - AAC senza abbattimento di fauna selvatica di allevamento N. Denominazione Comune Indicazioni del PFVP 1* Campotorno S.Casciano Bagni Conferma dell'autorizzazione 2* Campotorno S.Casciano Bagni Conferma dell'autorizzazione 3* Campotorno n. 2 S.Casciano Bagni Conferma dell'autorizzazione 4 Monteloro Pienza Conferma dell'autorizzazione 5 Moro Abbadia S.S. Conferma dell'autorizzazione 6 S.Albino Montepulciano Conferma dell'autorizzazione 7 Gineprone S.Quirico d'Orcia Conferma dell'autorizzazione *possibile trasformazione con revisione dei confini in Istituto Privato secondo i criteri e le modalità stabilite nel presente Piano. In attuazione del presente PFVP si prevede inoltre la possibilità di istituire nuove AAC che ne hanno già fatto richiesta, sentite l’ENCI e/o altre associazioni cinofile o venatorie riconosciute a livello nazionale per una valutazione sull’opportunità e funzionalità delle aree per la cinofilia in provincia di Siena. GARE CINOFILE Le gare cinofile devono essere organizzate all’interno delle Aree per l’addestramento, l’allenamento e le gare dei cani (AAC) appositamente istituite e all’interno delle Aziende Faunistico Venatorie e delle Aziende Agrituristico Venatorie, a discrezione del titolare dell’autorizzazione. Al di fuori di questi istituti, nel periodo compreso dal 1 febbraio al 31 agosto non sono consentite gare cinofile in tutto il territorio ricompreso nei SIR. Le gare cinofile possono essere organizzate anche al di fuori degli istituti sopra detti nel rispetto delle seguenti indicazioni: a) nelle Zone di Ripopolamento e Cattura le gare cinofile, senza immissione e abbattimento, ai sensi della normativa vigente, sono autorizzate dalla Provincia solo se di livello internazionale, nazionale e regionale e promosse dall’ENCI o da altre associazioni cinofile o venatorie riconosciute a livello nazionale. Le gare sono autorizzate solo in periodo di divieto di caccia, e comunque al di fuori del periodo 10 aprile – 15 luglio, e con l’adozione delle necessarie misure di salvaguardia della fauna selvatica, anche in riferimento alle misure di mitigazioni previste dal Rapporto Ambientale, e delle produzioni agricole; b) nelle Zone di Rispetto Venatorio le gare cinofile di livello internazionale, nazionale, regionale e locale, senza immissione e abbattimento, sono autorizzate dalla Provincia solo se promosse dall’ENCI o da altre associazioni cinofile o venatorie riconosciute a livello nazionale. Le gare sono autorizzate solo in periodo di divieto di caccia, e comunque al di fuori del periodo di immissione e ambientamento e del periodo riproduttivo (10 aprile – 15 luglio) della selvaggina, e con l’adozione delle necessarie misure di salvaguardia della fauna selvatica e delle produzioni agricole; c) sono vietate le gare cinofile nel territorio a gestione programmata della caccia tranne che le gara internazionali, nazionali o regionali su cinghiale in area vocata e in periodo di divieto di caccia. La Provincia intende dotarsi di un apposito regolamento attuativo che contenga indicazioni di tipo tecnico sulle modalità di realizzazione delle gare cinofile. Queste indicazioni scaturiranno da una valutazione degli istituti faunistici pubblici (ZRC, ZRV), basata sulle dimensioni e caratteristiche ambientali, eseguita da una commissione tecnica formata dall’ENCI, da altre associazioni esperte nel settore e dagli ATC, in modo da destinarli in maniera diversa alle varie tipologie di gare (p.es. da seguita, da ferma, per singoli, per mute), da stabilire il numero massimo e minimo di gare possibili in ciascun istituto faunistico e da individuare tempi e modi di realizzazione delle gare. Pagina 37 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 2.5 FONDI CHIUSI I fondi chiusi sono aree in regime di divieto di caccia, disciplinate dall’art. 25 della LR 3/1994, che devono essere notificati alla Provincia oltre che al Comune qualora la superficie sia superiore a 3 ettari. I fondi chiusi devono essere delimitati “da muro o da rete metallica o altra effettiva chiusura di altezza non inferiore a metri 1,20 o da corsi o specchi d’acqua perenni il cui letto abbia profondità di almeno metri 1,50 e la larghezza di almeno metri 3” (co. 1, art. 25, LR 3/1994). Ai sensi dell’art. 28 ter della LR 3/1994 “Indennizzo dei danni causati dagli ungulati”, ai responsabili dei fondi chiusi ricadenti nel territorio a gestione programmata della caccia o all’interno di qualsiasi istituto o struttura pubblica, che non abbiano posto in essere i programmi di gestione e di controllo degli ungulati, predisposti o indicati dalla Provincia, lo stesso ente imputa l’indennizzo dei danni causati dalle specie selvatiche suddette entro la fascia di 200 metri circostanti i loro confini. In considerazione della necessità di ridurre la presenza del cinghiale all’interno dei fondi chiusi, anche a tutela delle colture circostanti, la Provincia può predisporre Piani di Gestione e Controllo in coerenza con quanto previsto all’art. 25 c. 4 della LR 3/94, e sulla base di quanto indicato dall’ISPRA. Durante la vigenza del presente PFVP, si ritiene necessario fare una verifica sul territorio e/o con la collaborazione dei Comuni, della Polizia Provinciale e degli ATC, dei fondi chiusi esistenti, per appurare i reali confini e le caratteristiche necessarie alla loro valutazione ai fini dell’applicazione di quanto detto sopra e procedere al perfezionamento del database provinciale. 2.6 CRITERI PER LA GESTIONE DEL TERRITORIO A CACCIA PROGRAMMATA L’Ambito Territoriale di Caccia (ATC) è la porzione di territorio agro-silvo-pastorale che residua dalla presenza sul comprensorio degli istituti e delle strutture di cui all’ articolo 6 bis, comma 4 della LR 3/1994 e non soggetta ad altra destinazione (Territorio a gestione programmata della caccia). La gestione degli ATC è affidata ai Comitati di Gestione i cui compiti sono definiti all’articolo 12 della LR 3/1994 e sono finalizzati al perseguimento delle finalità gestionali previste nel presente PFVP. L’ATC è il principale istituto di gestione faunistico-venatoria e svolge un ruolo fondamentale, in quanto oltre a collaborare attivamente con la Provincia alla pianificazione faunistica e venatoria, rappresenta l’organo per l’attuazione delle politiche di governo del territorio a fini faunistici e venatori e per la programmazione dell’attività venatoria nel territorio di propria competenza. L’ATC svolge un ruolo chiave anche nel coinvolgimento nella gestione e nella conservazione della fauna selvatica delle categorie maggiormente interessate: agricoltori, ambientalisti e cacciatori. In particolare gli ATC rappresentano un tramite essenziale nei rapporti tra le istituzioni e il mondo venatorio: è grazie alla loro attività di organizzazione e coinvolgimento, che molti degli interventi fondamentali per la gestione del territorio e della fauna selvatica possono essere realizzati, anche attraverso un consolidamento di un corretto rapporto dei cacciatori con il territorio. L’attività dei tre ATC senesi è coordinata dalla Provincia, che fornisce anche un costante supporto di consulenza e assistenza. Alla Provincia spettano i compiti di programmazione e indirizzo delle attività degli ATC, anche attraverso specifiche direttive, nonché quelli di vigilanza e controllo. I rapporti tra la Provincia e gli ATC sono improntati alla reciproca e costante cooperazione. Per il perseguimento delle finalità gestionali previste nel PFVP e per assicurare la necessaria omogeneizzazione e uniformità di applicazione tra ATC degli indirizzi provinciali, la Provincia organizza periodiche riunioni di coordinamento con gli ATC, sia di carattere tecnico, sia di carattere politico - amministrativo. Inoltre, pur nel rispetto delle differenze territoriali e di un certo grado di autonomia dell'ATC, la Provincia intende attivare un protocollo d’intesa di natura tecnica con gli ATC per uniformare i metodi di raccolta, elaborazione e archiviazione dei dati, per uguagliare la modulistica e le procedure amministrative e in generale per standardizzare le modalità di gestione. Pagina 38 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Alla Provincia spetta altresì il compito di realizzare, gestire e aggiornare l’archivio informatico dei dati ambientali e faunistici dell'intero territorio provinciale, attraverso la collaborazione con gli ATC chiamati a fornire, con scadenze e in formati prestabiliti, tutti i dati necessari per avere un quadro aggiornato della realtà faunistica e gestionale e per mantenere una ragionevole fruibilità dei dati stessi da parte di coloro che ne costituiscono i naturali “target”. E’ importante ricordare che la raccolta e l’analisi dei dati rappresenta infatti un parametro fondamentale per valutare le scelte operate, per impostare i piani programmatici, per elaborare i Piani di gestione e qualsiasi altro strumento di pianificazione faunistico-venatoria, che deve essere redatto in attuazione degli indirizzi regionali o per intervenute esigenze a livello locale. Inoltre, la Provincia è spesso chiamata a rendicontare per finalità statistiche e conoscitive la propria attività presso altri Enti (p.es. ISTAT, Regione Toscana, ISPRA). Anche per il prossimo periodo di programmazione, in funzione delle risorse finanziarie disponibili, la Provincia intende affidare la gestione delle Zone di Ripopolamento e Cattura all’ATC competente per territorio, attraverso la stipula di specifica convenzione. Si prevede inoltre l’aggiornamento dei disciplinari di gestione degli istituti pubblici (ZRC e ZRV), nei quali devono essere tra l’altro stabiliti i termini e le modalità di presentazione dei piani di gestione ambientale e faunistica da sottoporre all’approvazione della Provincia. Gli ATC devono accogliere al meglio le opportunità che i Calendari Venatori e i Regolamenti regionali offrono. Nell’ambito del prelievo venatorio, e in particolare del prelievo degli ungulati, al fine di promuovere e incentivare il valore anche economico della fauna selvatica, gli ATC devono promuovere forme di turismo venatorio compatibili con gli obiettivi gestionali individuati nel presente documento e disciplinato da apposite clausole regolamentari. Appare necessario affrontare attraverso una concreta collaborazione con gli ATC il crescente problema della crisi del volontariato e del coinvolgimento dei cacciatori, senza il cui importante contributo non vi può essere una buona gestione faunistico-venatoria, p.es. attraverso la divulgazione dei programmi gestionali per sollecitare e stimolare la partecipazione attiva, l’individuazione di un contributo operativo minimo per accedere a determinati prelievi venatori (p.es. giornate di prestazione d’opera per monitoraggio della migratoria), l’identificazione di prestazioni volontarie incentivate con sgravio del costo di accesso all’ATC. Nel contesto della prestazione d’opera si può inquadrare anche il contributo offerto dagli Agenti di vigilanza volontaria delle Associazioni, che devono svolgere la loro opera sotto il coordinamento e controllo della Polizia Provinciale, con il supporto degli organi di gestione degli ATC ove si trovano a operare. Nel clima di incertezza che si è venuto a creare circa le risorse disponibili per la gestione faunistico venatoria, la Provincia, sentiti gli ATC, valuterà la possibilità di prevedere servizi centralizzati per gli Ambiti stessi e soluzioni per possibili riduzioni di costi di funzionamento (es. costo sedi). Pagina 39 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 CAP. 3 FAUNA SELVATICA: CONSERVAZIONE E INCREMENTO DELLA FAUNA SELVATICA, ANCHE AL FINE DI GARANTIRNE LA COESISTENZA CON LE ATTIVITÀ ANTROPICHE PRESENTI SUL TERRITORIO, E CRITERI UNIFORMI PER LA GESTIONE DEGLI UNGULATI SUL TERRITORIO 3.1 CRITERI GESTIONALI PER LA PICCOLA FAUNA STANZIALE FAGIANO Il cambiamento delle politiche agricole, le difficoltà nel controllo delle specie predatrici, la diminuzione della mano d’opera volontaria e la notevole riduzione delle risorse finanziarie hanno contribuito alla recente rarefazione del fagiano sul territorio provinciale, in particolare negli istituti faunistici pubblici (ZRC). Occorre pertanto concentrare gli sforzi su pochi istituti faunistici che presentano un ambiente particolarmente vocato alla cerealicoltura in modo da privilegiare la riproduzione naturale e quindi il mantenimento di ceppi selvatici, anche attraverso il coinvolgimento delle imprese agricole. Tenuto conto di quanto premesso, nel periodo di vigenza del presente PFVP, gli obiettivi prioritari per la valorizzazione faunistica e venatoria di questa specie risultano essere coordinati nel “Progetto sperimentale di riqualificazione ambientale e di produzione del Fagiano di qualità a livello provinciale” (approvato con Delib. G.P. n. 3 del 03.01.2012), che prevede una serie di interventi tesi a promuovere la ricostituzione di locali popolazioni selvatiche di fagiano nel territorio provinciale e realizzati in via prioritaria negli istituti faunistici pubblici. In particolare il progetto si articola nelle seguenti fasi operative. I. A seguito dell’approvazione del presente PFVP, si prevede l’istituzione di un tavolo di concertazione e raccordo con gli ATC SI 17, SI 18 e SI 19 per la pianificazione operativa e la verifica periodica dello stato di avanzamento e dei risultati del progetto. II. La prima fase prevede l’individuazione di concerto con gli ATC di una rete di istituti pubblici sperimentali che possano concorrere significativamente a garantire una dotazione annua di selvaggina di elevata qualità nel territorio provinciale attraverso l’irradiamento nel territorio circostante e programmi di cattura e immissione sul territorio cacciabile o in altre strutture faunistiche. All’interno delle strutture faunistiche pubbliche prescelte devono essere potenziati gli interventi di miglioramento ambientale a fini faunistici, attraverso il trasferimento delle risorse regionali disponibili, e deve essere rafforzata l’attività di vigilanza e di controllo con l’incentivazione dell’opera di personale volontario e l’impiego regolare di Agenti di cui all’art. 51 della LR 3/1994 che in collaborazione con il Corpo di Polizia Provinciale intervengano a minimizzare i fattore limitanti per la piccola selvaggina. III. Si prevede nel corso del primo anno di vigenza del presente PFVP, in funzione delle risorse finanziarie disponibili, di: - progettare dei centri cofinanziati dalla Provincia e dagli ATC interessati in cui attivare processi produttivi del fagiano attraverso (A) il recupero di covate che altrimenti andrebbe distrutte durante le operazioni agricole e (B) la produzione di soggetti ottenuti da riproduttori selvatici provenienti da catture. Lo scopo è quello di effettuare, ove ritenuto opportuno, piani di immissione sul territorio della provincia solo con fagiani nati, allevati e ambientati nelle strutture provinciali, in grado di garantire la rispondenza a determinati parametri qualitativi (p.es. rusticità e adattamento all’ambiente), tenuto conto dell’art. 115 del DPGR 33/R/2011. I fagiani da utilizzare come riproduttori devono essere animali di cattura provenienti da istituti faunistici del territorio provinciale, come ZRC, ZRV e AFV (che non immettono fagiani); - attivare un programma di assistenza tecnica e agronomica da parte dei Tecnici del Servizio Risorse Faunistiche teso a fornire indicazioni specifiche e personalizzate sulla gestione dei recinti di allevamento, di ambientamento e del territorio circostante; - attivare una collaborazione con le associazioni agricole allo scopo di una diffusa sensibilizzazione degli agricoltori sull’attività di salvaguardia e recupero delle covate. Pagina 40 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Nel contempo si intende sensibilizzare la Regione Toscana al fine di prevedere nei propri atti deliberativi la possibilità di differenziare le quote di iscrizione agli ATC in base a un protocollo di prestazioni d’opera certificate dagli ATC stessi. Nel progetto sono coinvolti anche gli istituti faunistici venatori privati (Aziende Faunistico Venatorie e Agrituristico Venatorie) che manifestano in fase di rilascio dell’autorizzazione di Azienda Venatoria la volontà di aderire al progetto attraverso la sottoscrizione di uno specifico Disciplinare tecnico, che dettagli le modalità operative e autorizzi l’istituzione di un allevamento di fauna selvatica per fini di ripopolamento. Anche il CPRFS Presciano nel Comune di Siena è coinvolto nel progetto, secondo quanto indicato nel nuovo Disciplinare di Autorizzazione per CPRFS, che in una più attenta verifica del rispetto delle finalità previste dalla legge per questo istituto individui le strategie gestionali per l’incremento della produttività di specie da ripopolamento. Per fornire l’assistenza veterinaria alle strutture di produzione del fagiano, si prevede l’attivazione di una rapporto di collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana. Di fondamentale importanza per il raggiungimento degli obiettivi previsti nel progetto provinciale appare la definizione di un programma di controllo ai sensi dell’art. 37 della LR 3/1994 da condividere con l’ISPRA che valuti il reale contributo offerto dal contenimento della fauna concorrente ed antagonista alla produttività faunistica locale. Inoltre, in coerenza con i criteri stabiliti dal PRAF, si ritiene utile implementare forme innovative di gestione ambientale e venatoria, utilizzando le opportunità derivanti dalla PAC, dal PSR e dalla normativa vigente, come per esempio forme di razionalizzazione del prelievo venatorio e la possibilità, attraverso convenzioni, di un coinvolgimento diretto delle imprese agricole per servizi di rilevanza ambientale. Progetti realizzati in via sperimentale su porzioni di territorio, di concerto con gli ATC e le associazioni agricole e venatorie a livello provinciale, potranno fornire utili elementi di valutazione in merito a metodologie gestionali da applicarsi poi su ampia scala. Queste forme sperimentali di gestione dovranno rispondere a maggiori caratteristiche di sostenibilità e avranno come ricaduta oggettiva un maggiore coinvolgimento dei cacciatori nella parte gestionale oltre ad una positiva, maggiore interazione con il mondo agricolo. E’ importante evidenziare altre scelte provinciale eseguite nell’ottica di valorizzare questa specie: - il fagiano è inserito tra le specie in indirizzo degli istituti faunistici privati; - conferma delle indicazioni gestionali da sempre privilegiate in provincia di Siena nei confronti del fagiano di favorire la riproduzione naturale della specie intervenendo nel corso del periodo di programmazione del presente PFVP per sostenere localmente, ove strettamente necessario, le popolazioni di fagiano in rarefazione con operazioni di ripopolamento effettuate con soggetti di cattura o, quando disponibili in quantità adeguate e se fornite a prezzi adeguati, con capi prodotti esclusivamente secondo il progetto provinciale del Fagiano di qualità; - utilizzazione di idonee strutture di ambientamento per l’immissione dei capi; - si prevede di attivare negli istituti a vario titolo coinvolti nella gestione del fagiano punti di foraggiamento, in particolare durante i periodi di maggiore scarsità alimentare. I governatoi dei fagiani devono essere resi inaccessibili agli ungulati e pertanto nella loro attivazione vanno usati accorgimenti specifici: quelli a cassetta devono essere collocati a un’altezza non inferiore a 1,50 metri e quelli a terra devono essere protetti con rete di robuste dimensioni dotate di fori di ridotte dimensioni. LEPRE La presenza della lepre si mantiene su livelli sicuramente positivi su tutto il territorio provinciale nonostante la flessione numerica registrata all’interno degli istituti faunistici pubblici. Soddisfacente è la presenza della specie all’interno degli istituti faunistici privati che hanno questo selvatico come specie in indirizzo. I carnieri registrati dai cacciatori sono altrettanto positivi. Pagina 41 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Per il prossimo periodo di programmazione si confermano i principali indirizzi di gestione per la lepre previsti nel precedente Piano Faunistico Venatorio Provinciale: - conferma della lepre quale specie in indirizzo per gli istituti faunistici privati che nella passata gestione hanno mostrato densità superiore ai 15 capi/100 ha di superficie; - incremento dei miglioramenti ambientali a fini faunistici all’interno degli istituti faunistici privati (fino al 3% della superficie vincolata); - potenziamento degli interventi di miglioramento ambientale anche negli istituti faunistici pubblici; - generale revisione dei confini degli istituti pubblici e privati, per favorire l’irradiamento della piccola fauna stanziale sul territorio circostante, rispetto alle operazioni di cattura; - divieto di immissione su tutto il territorio provinciale di soggetti provenienti da allevamenti. Eventuali immissioni saranno possibili solo con soggetti di cattura o con capi prodotti con metodo semi-naturale di seguito descritto provenienti dal territorio della Provincia di Siena e previa autorizzazione della stessa; - i recinti di ambientamento per fasianidi, gestiti dagli ATC nelle ZRV ritenute più idonee, possono essere utilizzati anche per la produzione semi-naturale della lepre, basata sull’immissione di un numero limitato di riproduttori selvatici nella seconda decade di gennaio e sulla successiva cattura, al termine del periodo riproduttivo, di tutti i soggetti presenti nel recinto; - proseguo del monitoraggio sanitario dei capi rinvenuti morti da parte dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana, per avere un quadro aggiornato in particolare per quanto attiene importante patologie, p.es. EBHS; - chiusura della caccia all’8 dicembre. STARNA E PERNICE ROSSA In passato, la reintroduzione sul territorio provinciale di queste due specie è stata oggetto di numerosi studi, dalla carta delle vocazioni faunistiche a progetti di immissione con varie tecniche, realizzati sia sul territorio gestito dagli ATC che all’interno degli istituti faunistici privati. I risultati positivi ottenuti dall’ATC SI 19 dal 2000 al 2005 si sono esauriti nel corso degli ultimi anni. Alla luce di quanto detto, si ritiene di non investire ulteriori risorse in tali iniziative, fatti salvi progetti scientifici di reintroduzione di di specie di interesse conservazionistico regionale che l’ATC, anche in collaborazione con le Associazioni Ambientaliste, potrà attivare con finanziamenti del PSR o LIFE, senza oneri finanziari aggiuntivi per la Provincia e l’ATC. Le immissioni di queste due specie rimangono pertanto collegate alla caccia esercitata nelle Aziende Agrituristico venatorie. 3.2 CRITERI GESTIONALI PER LA FAUNA MIGRATRICE Nell’ambito della gestione della fauna migratrice, appare particolarmente importante la raccolta e l’analisi dei dati dei programmi di monitoraggio esistenti (p.es. censimenti IWC), da integrare con eventuali nuovi piani specifici, allo scopo di poter ottimizzare le azioni di tutela di una così importante risorsa faunistica. Le difficoltà di attuare interventi efficaci a scala locale su specie che utilizzano il territorio provinciale solo per una parte, spesso molto limitata, del loro ciclo vitale sono evidenti, ma proprio per questo è necessario che le azioni che si possono attuare in favore dell’avifauna migratoria siano ottimizzate tramite una più approfondita conoscenza. La raccolta dei dati sui flussi migratori e sugli svernanti può essere effettuata in più modi, anche sinergici. Lo studio sul “Monitoraggio dell’avifauna migratoria nelle Zone di Protezione (ZP) della Provincia di Siena” realizzato nel 2010 su convenzione provinciale da esperti del settore ha sottolineato gli aspetti positivi dell’attività di inanellamento a scopo scientifico. L’inanellamento è la metodologia che meglio consente lo studio delle migrazioni degli uccelli e questa pratica ha subito un enorme crescita in anni recenti in Italia. Questa attività è regolata a livello nazionale dal Centro Nazionale di Inanellamento dell’ISPRA (Istituto per la Protezione Ambientale), che si occupa della gestione della banca dati degli uccelli inanellati e della formazione del personale. Pagina 42 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 L’attività di inanellamento dei passeriformi è attualmente fondata sull’utilizzo delle reti “mist-net”; per avere efficacia questo metodo di cattura deve essere praticato in zone in cui si ha una forte concentrazione delle presenze dei migratori. In provincia di Siena, caratterizzata da un paesaggio collinare, non esistono aree che possano creare “imbuti naturali” che concentrino la presenza dei migratori e l’unico corridoio migratorio riconosciuto è costituito dalla Valdichiana; pertanto l’attività di inanellamento potrebbe avvenire attraverso il ripristino del centro di inanellamento del Lago di Montepulciano, attivo fino al 2003, o con l’attivazione di un nuovo centro (p.es. nel Lago di Chiusi). Nel prossimo periodo di programmazione si prevede pertanto di valutare la fattibilità di un progetto di inanellamento dell’avifauna migratoria, attraverso un’analisi della disponibilità di adeguate risorse finanziarie e di personale adeguatamente preparato; questo è costituito per la quasi totalità da volontari che, prima di poter praticare l’inanellamento, debbono ottenere un patentino a seguito di un esame qualificante presso l’ISPRA. Apparirebbe quindi importante la formazione di nuovo personale da adibire a tale attività, che per la sua complessità e richiesta di professionalità richiede necessariamente tempi di formazione relativamente lunghi. L’altra fonte di dati ipotizzabile, relativamente poco costosa e finanziabile attraverso uno specifico progetto a cura degli ATC sotto il coordinamento della Provincia, è rappresentata dagli stessi appostamenti fissi, ai cui titolari può essere affidata la compilazione di un registro dell’appostamento, in cui annotare le giornate di utilizzo, i carnieri realizzati e gli avvistamenti. Questo rilevamento è già attuabile sugli appostamenti autorizzati nelle AFV, mediante la lettura o il riepilogo affidato alle aziende dei registri. Per quelli sul territorio a caccia programmata, la riconsegna del registro potrebbe essere richiesta all’atto della conferma annuale dell’appostamento. Per il colombaccio si potrebbe anche tentare una mappatura dei principali dormitori e di una parte delle rotte dei voli di foraggiamento. I dati dei carnieri relativi alle specie migratrici potrebbero anche essere integrati dalla lettura dei tesserini venatori sia a livello di ATC che regionale. Il criterio generale per la gestione della fauna migratoria è ovviamente quello della salvaguardia di un patrimonio insostituibile e impossibile da gestire a livello locale. Per quanto riguarda le azioni da intraprendere queste si concretizzano in una maggiore attenzione all’efficacia nella salvaguardia di queste specie degli istituti preposti alla protezione della fauna selvatica, ed in particolare: le Zone di Protezione devono essere valutate in particolare per la loro idoneità come dormitori per il colombaccio o come aree di protezione dei flussi migratori per i turdidi, esclusa ovviamente quella istituita sul Lago di Chiusi, sulla quale comunque già sono disponibili moltissimi dati raccolti da altri soggetti (COT – Centro Ornitologico Toscano); le ZRC e le ZRV nella loro istituzione o modifica dovranno comunque prevedere anche gli effetti sulla fauna migratrice, sulla base di valutazioni ambientali ed eventualmente di osservazioni dirette. APPOSTAMENTI FISSI DI CACCIA (Tabella allegata 10). Inoltre, per quanto attiene la gestione degli appostamenti fissi di caccia, si prevede: - conferma del divieto all’impianto di appostamenti fissi intorno al Lago di Montepulciano e al Lago di Chiusi, per un raggio di 1.000 metri dallo specchio d’acqua; - come recepimento delle misure di mitigazione dello studio di incidenza e del Rapporto Ambientale, nei SIR e nelle Aree di Rilevanza Faunistica (cartograficamente individuate nel Rapporto Ambientale) non è consentito l’impianto di nuovi appostamenti fissi derivanti da: 1) richiesta di “nuova autorizzazione”; 2) richiesta di “nuova collocazione” che preveda lo spostamento di un appostamento già autorizzato al di fuori dei SIR e delle Aree di Rilevanza Faunistica a un sito geografico interno a queste aree. - negli appostamenti fissi a palmipedi e trampolieri già autorizzati nei SIR e nelle Aree di Rilevanza Faunistica non può essere utilizzato munizionamento con pallini di piombo. Pagina 43 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 3.3 CRITERI GESTIONALI PER GLI UNGULATI 3.3.1 CINGHIALE Premessa L’analisi della gestione faunistica e venatoria del cinghiale attuata nel periodo di programmazione 2006-2010 ha evidenziato il progressivo aumento del numero dei capi abbattuti durante l’attività di caccia e durante gli interventi di controllo eseguiti nel territorio non vocato alla specie ai sensi dell’art. 37 della LR 3/1994: nel 2011 sono stati abbattuti complessivamente su tutto il territorio provinciale circa 18.000 cinghiali. Nonostante l’elevata pressione di prelievo, permangono alcune importanti problematiche legate ai danni alle attività produttive, soprattutto in area non vocata alla specie, e situazioni conflittuali in ambito urbano, periurbano e di marginalità urbana. L’analisi ha inoltre evidenziato alcune criticità: - i piani di abbattimento approvati per l’area vocata non sono quasi mai completati; - la gestione del cinghiale appare carente in alcuni istituti in divieto di caccia che per ubicazione ed estensione possono influenzare i risultati gestionali. Un altro dato da sottolineare è l’elevato numero di cinghiali abbattuti nelle ZRC: negli ultimi 5 anni i cinghiali prelevati all’interno di questo tipo di istituto costituiscono in media il 17,3% del totale dei capi abbattuti in attività di controllo (art. 37 LR 3/1994). Per superare la fase di criticità legata all’incremento del cinghiale e dei conseguenti problemi di carattere ecologico, economico e sociale (danni all’agricoltura, alla biodiversità e inasprimento del conflitto tra le diverse categorie sociali), si intende potenziare le azioni sinora intraprese, tenuto conto che trattandosi di una gestione adattativa potranno intervenire progressivi affinamenti e correzioni con il Piano annuale di gestione (art. 28 bis LR 3/1994) in funzione dell’aumento delle conoscenze e della verifica dei risultati. Una delle principali difficoltà gestionali che resta ancora da superare in maniera completa è legata alla suddivisione del territorio provinciale in ambiti in cui è consentita l’attività venatoria (Distretti di gestione, AFV) e ambiti in cui la caccia è vietata (p.es. ZP, RN, Demani regionali, CPRFS, ZRC), ma che spesso risultano omogenei dal punto di vista ambientale e faunistico. Si ritiene necessario procedere quanto prima alla stesura di un nuovo Regolamento provinciale per la gestione del cinghiale nei tre ATC, per adeguare quello vigente (DCP 62/2005) dal punto di vista normativo e per dettagliare le modalità organizzative sia dell’attività venatoria che degli interventi di controllo. Nel Regolamento sarà previsto un sistema sanzionatorio che comprenda anche la sospensione della squadra (fino all’intera stagione venatoria) o la revoca dell’assegnazione del territorio per particolari violazioni alla normativa, in primis il foraggiamento non autorizzato. ZONIZZAZIONE DEL TERRITORIO IN ZONE VOCATE E NON VOCATE AL CINGHIALE Gli obiettivi e le strategie operative sono individuati in funzione della vocazionalità (socio-) ambientale del territorio che è suddiviso: area non vocata al cinghiale, in cui la presenza del cinghiale non è sostenibile; area vocata dove risulta possibile e sostenibile la presenza della specie a determinate densità (DAF). L’attuale suddivisione del territorio in vocato e non vocato di ciascun comprensorio è stata revisionata, sentiti gli ATC, come è riportato nella cartografia allegata (Tavola 5), e resterà immutata, ad eccezione di limitati aggiustamenti, per tutto il periodo di vigenza del PFVP 20122015. I tempi appaiono inoltre maturi per valutare l’opportunità di attivare la caccia di selezione al cinghiale, previa approvazione di uno specifico Disciplinare che dettagli le modalità operative, comprese le procedure di abilitazione. Nell’occasione si intende avviare una campagna di informazione finalizzata a portare all’attenzione di tutte le categorie coinvolte nella gestione faunistica e venatoria una problematica che, oltre a riguardare la tutela della fauna selvatica e dell’ambiente, presenta, secondo recenti evidenze scientifiche (Rapporti ISPRA, 158/2012*), una potenziale pericolosità per la salute umana. Tale problematica è legata all’uso del piombo nel munizionamento da caccia. La campagna informativa dovrà rappresentare il primo passo per una presa di Pagina 44 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 coscienza del problema, a cui dovranno seguire nell’arco della programmazione del Piano una serie di misure di mitigazione (legate anche a meccanismi di premialità e/o incentivanti), a partire dall’abbandono delle munizioni tradizionali nelle aree umide ricomprese nei SIR e nelle Aree a Rilevanza faunistica, fino alla caccia di selezione e quindi per tutte le forme di caccia e di controllo, garantendo il mantenimento delle pratiche venatorie tradizionali. (*Andreotti A., Fabrizio B. 2012. Il piombo nelle munizioni da caccia: problematiche e possibili soluzioni. Rapporti ISPRA, 158/2012). OBIETTIVI GESTIONALI E PIANO OPERATIVO 1) LA GESTIONE DEL CINGHIALE NELL’AREA VOCATA La gestione del cinghiale nell’area vocata è finalizzata al raggiungimento e mantenimento delle popolazioni di cinghiale a determinate densità (DAF) in assenza di danni rilevanti e non sostenibili a coltivazioni e piantagioni, alla soddisfazione dei cacciatori che esercitano questa pratica venatoria e alla conservazione di altre specie selvatiche. La gestione razionale della specie prende avvio dalla conoscenza della dinamica delle popolazioni; si ritiene quindi indispensabile sensibilizzare ulteriormente i soggetti coinvolti nella gestione della specie (ATC, titolari di istituti privati) a implementare le sessioni di monitoraggio (si veda cap. 4). Di grande importanza appare inoltre l’analisi dei risultati cinegetici e dei capi abbattuti. Nelle aree vocate è stata individuata di concerto con gli ATC e le organizzazioni professionali agricole la densità sostenibile a fine stagione venatoria, compresa tra 1 e 3 capi per 100 ettari di territorio vocato. Questa densità è perseguita prioritariamente attraverso l’attività venatoria, secondo le modalità e i tempi stabiliti dalla normativa e dal calendario venatorio. Nel territorio vocato a gestione programmata della caccia di ciascun comprensorio, gli ATC individuano i Distretti di gestione (Tavola allegata 6). I Distretti sono gestiti dalle squadre di caccia al cinghiale, i cui confini e la ripartizione in zone fisse di caccia devono essere rivisti in funzione della revisione dell’area vocata e del principio di equità che deve permettere un potenziale prelievo venatorio equiparabile per cacciatore iscritto alle diverse squadre. In particolare a partire dalla stagione venatoria 2014-2015, in caso di assegnazione diretta del territorio alle squadre, l’ATC provvede, tenuto conto (A) della densità venatoria (numero ettari di territorio cacciabile per cacciatore) e (B) della capacità venatoria delle aree di battuta (numero pregresso di cinghiali abbattuti per ettaro). Le aree così individuate restano immutate per tutta la durata del PFVP, ad eccezione dei casi di sopravvenuto cambio di destinazione del territorio che riducano in maniera sostanziale i suddetti parametri (es. realizzazione fondi chiusi ecc..) e fatte salve le modalità di assegnazione del territorio stesso. Sono ricomprese nel Distretto anche le Aree Critiche, ossia zone interessate da attività agricole o arboricoltura da legno disperse nell’area vocata, caratterizzate da elevata idoneità ambientale per la specie e ridotta sostenibilità socio-economica dei danni. Nelle Aziende Agrituristiche Venatorie che ricadono in area vocata, la Provincia, previa intesa con il titolare dell’autorizzazione e con l’ATC, può approvare piani di prelievo del cinghiale da attuare nel corso della stagione venatoria; in questo caso, l’AAV è ricompresa nel Distretto di gestione in cui ricade. Per quanto attiene l’attività venatoria nei Distretti di gestione è necessario stabilire alcuni principi per una corretta e funzionale organizzazione della caccia, tenendo però in considerazione due aspetti: 1) il numero dei cacciatori iscritti alle squadre di caccia al cinghiale è progressivamente diminuito, con 5.476 iscritti nel 2011 a fronte di 7.973 iscritti nel 2000 (-32%); 2) le misure previste nei Piani Faunistici Venatori 2000-2005 e 2006-2010 hanno portato a una consistente riduzione del numero delle squadre operanti sul territorio provinciale (99 squadre nel 2000, 76 squadre nel 2011), per la fusione tra squadre più piccole. Si ritiene Pagina 45 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 pertanto che non sia necessario introdurre ulteriori parametri restrittivi che inducano un’ulteriore consistente riduzione del numero delle squadre operanti in provincia di Siena. Pertanto: - si conferma in 40 il numero minimo di iscritti a una squadra (come previsto dalla normativa regionale); - il numero minimo di partecipanti/iscritti alla squadra per effettuare una braccata al cinghiale nel territorio assegnato è fissato in 25; - ogni squadra di caccia al cinghiale potrà effettuare battute congiuntamente ad altra squadra secondo le norme fissate nel calendario venatorio; - i cacciatori iscritti a ciascuna squadra di caccia al cinghiale, per conseguire il diritto a fare parte della squadra stessa, devono partecipare in ogni stagione venatoria ad almeno il 25% delle giornate di caccia effettuate dalla squadra; - ogni squadra deve effettuare almeno 20 giornate di caccia per stagione venatoria, salvo accertati impedimenti (p.es. neve), altrimenti viene sciolta; - divieto di costituzione di nuove squadre di caccia al cinghiale; - le aree di battuta assegnate dall’ATC a una squadra, con il metodo dell’assegnazione diretta, devono essere confinanti; - la caccia al cinghiale deve essere effettuata su tutte le aree di battuta assegnate alla squadra; - conferma del divieto di foraggiamento. Fanno eccezione le operazioni di foraggiamento in appoggio al monitoraggio del cinghiale o per fini dissuasivi nei periodi autorizzati dalla Provincia, sentite le Associazioni agricole e con il consenso del proprietario/conduttore del fondo. Tale foraggiamento è comunque vietato nelle Aree di Rilevanza Faunistica e soggetto a valutazione di incidenza nei SIR (modulo di prevalutazione); - in fase di attuazione dei piani ordinari, straordinari e di controllo degli ungulati eseguiti in forma collettiva i cacciatori sono obbligati a indossare almeno gilet (o pettorina) ad alta visibilità. In occasione delle battute di caccia al cinghiale le aree interessate devono essere adeguatamente segnalate con l’esposizione lungo strade o sentieri di accesso all’area di battuta, almeno un’ora prima dell’inizio della battuta, di un cartello visibile a distanza che riporti il nome della squadra e della dicitura “Battuta al cinghiale in atto”. Inoltre è necessario attivare un sistema web in modo che possano essere verificabili le aree di battuta al cinghiale. E’ obbligatorio applicare all’orecchio sinistro di tutti i capi abbattuti durante l’attività venatoria un contrassegno numerato fornito dall’ATC o dalla Provincia, prima di procedere allo spostamento del capo dal punto di abbattimento. 2) LA GESTIONE DEL CINGHIALE NELL’AREA NON VOCATA Nelle aree non vocate al cinghiale si attua una gestione non conservativa della specie, finalizzata a contenere numericamente le popolazioni di cinghiale (densità sostenibile tendente a zero). Gli obiettivi sono perseguiti con interventi di contenimento ai sensi dell’art. 37 LR 3/1994 e con l’attività venatoria se prevista e normata dal calendario venatorio regionale. 3) GLI INTERVENTI DI CONTROLLO DEL CINGHIALE (ART. 37, LR 3/1994) Quanto di seguito descritto esprime l’orientamento della Provincia, ma per divenire esecutivo necessita del parere favorevole dell’ISPRA (cfr. L. 157/92, art 19). Nell’area vocata al cinghiale gli interventi di controllo possono essere autorizzati: nelle ZRV, nei Fondi chiusi (cfr par. 2.4), nei terreni demaniali a divieto di caccia, nelle ZP, nei divieti di caccia istituiti ai sensi dell’art. 33 della L.R. 3/94 e nelle AAC (di tipo 1: senza abbattimento su fauna selvatica), per ricondurre localmente la popolazione a livelli di densità compatibili, da realizzarsi di norma durante la stagione venatoria; nelle Aree Critiche ovunque ricomprese. Le Aree Critiche, oggetto di danneggiamento e le loro immediate vicinanze, in corrispondenza delle fasi fenologiche in cui si manifestano i danni e al di fuori della stagione venatoria sono considerate come aree non vocate, nelle Pagina 46 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 quali la presenza del cinghiale è ostacolata con programmi sistematici di prevenzione dei danni e quindi con interventi di controllo numerico predisposti dall’ente competente; per la risoluzione di specifiche problematiche ricadenti tra quelle indicate all’art. 37 della LR 3/1994, su parere dell’ISPRA; per il completamento dei Piani di abbattimento assegnati ai comprensori di gestione. Nelle aree non vocate alla specie, gli interventi di controllo possono essere realizzati negli ambiti a divieto di caccia (ZRC, AAV, CPRFS, Demani Regionali, divieti di caccia istituiti ai sensi dell’art. 33 della L.R. 3/94, Fondi Chiusi (cfr par. 2.4), ZP). Gli interventi di controllo possono autorizzati anche nelle AFV, ZRV e nel territorio a gestione programmata della caccia, in sinergia con gli abbattimenti eseguiti con la caccia di selezione al cinghiale. La gestione dei cinghiali all’interno del demanio regionale in divieto di caccia è affidata al Comitato di Gestione dell’ATC competente per territorio al quale spetta l’individuazione dei Responsabili e dei soggetti da incaricare per gli abbattimenti sentita l’Unione dei Comuni. Gli interventi di controllo in area vocata e non vocata alla specie possono essere effettuati, in funzione delle caratteristiche ambientali, con la modalità dell’aspetto, della cerca, della girata con limiere e della cattura. Gli interventi con la modalità della braccata potranno essere autorizzati, previa valutazione dell’inefficacia degli altri metodi di controllo e quando ritenuti tecnicamente necessari al raggiungimento degli obiettivi, secondo le indicazioni contenute nel Protocollo con l’ISPRA e/o dietro specifici pareri, e nei SIR previa valutazione d’incidenza. Il metodo della cerca notturna con l’uso di arma a canna rigata, munita di ottica o sistema elettronico di puntamento di calibro consentito dalla vigente normativa, attuato anche a bordo di autoveicolo, può essere attuato esclusivamente all’interno dei confini di strutture e istituti lungo un percorso fisso secondo specifiche prescrizioni provinciali. Nelle ZRC vanno realizzate tutte le azioni necessarie per eliminare la specie da questi istituti, privilegiando le operazioni di cattura. Il cinghiale, pertanto, è abbattibile anche durante tutte le operazioni di controllo effettuate nei confronti di altre specie selvatiche, fermo il divieto di usare munizione spezzata. Tutti gli interventi di controllo devono essere accompagnati ove possibile da attività di prevenzione dei danni alle colture, con la messa in opera p.es. di recinzioni, shelters, strumenti dissuasivi. Sono da considerarsi metodi di prevenzione anche gli interventi finalizzati alla limitazione di risorse trofiche o di aree di rifugio per la specie, in grado di limitare la presenza del cinghiale in una determinata area. Di particolare importanza risulta l’individuazione delle aree in cui il fenomeno dei danni alle colture assume caratteristiche di sistematicità, per attivare prontamente interventi di prevenzione. In caso di mancato raggiungimento delle densità previste nel Piano di gestione ordinario degli ungulati e della accertata inefficacia delle eventuali misure adottate con specifici atti di controllo predisposti ai sensi dell’art. 37 della LR 3/94, con conseguente incremento dei danni alle coltivazioni agricole e ai boschi, si prevede l’approvazione di un Piano Straordinario di gestione degli Ungulati ai sensi all’art. 28bis co. 7 della LR 3/94 che, cogliendo le opportunità introdotte dalla modificata normativa regionale anche in relazione alle modalità di contenimento di cui all’art. 92 del Regolamento Regionale 33R/2011 potrà affidare le operazioni di abbattimento del cinghiale anche a soggetti diversi da quelli solitamente impiegati. Per risolvere situazioni conflittuali nel rapporto uomo-cinghiale, legate all’incolumità pubblica o alla percezione di rischio per la salute umana, come nel caso della presenza del cinghiale in aree suburbane o urbane, si prevede l’attuazione di: - interventi non strutturali, finalizzati a ridurre l’entità dei danni o dei disagi, intervenendo all’occorrenza sulla popolazione selvatica. I metodi da utilizzare per la rimozione dei cinghiali sono le catture e, ove non sussista un potenziale rischio per la pubblica incolumità delle Pagina 47 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 persone, con abbattimenti. Nei casi di effettiva emergenza appare fondamentale la collaborazione con altre autorità competenti, e in particolare con il Prefetto, in qualità di responsabile dell’ordine e della sicurezza pubblica; - interventi strutturali, indirizzati a prevenire o ridurre nel medio-lungo periodo il rischio dei danni da cinghiale, attraverso la programmazione di opere di gestione forestale che, nel rispetto della normativa, riducano localmente l’idoneità ambientale per la specie soprattutto in termini di protezione e riparo offerte alla specie, p.es. diradamento o altre opere di selvicoltura di cespugliati, arbusteti e circoscritte compagini forestali in aree urbane e periurbane, per evitare la possibilità di rimessa di gruppi di cinghiali. Questi interventi sono concordati con altri Enti interessati (principalmente ATC e Comuni) e realizzati dai soggetti proprietari e/o conduttori dei fondi. Nelle aree in cui il problema dell’avvicinamento del cinghiale ai centri abitati assume carattere di sistematicità o in quelle catalogate come aree ad alto rischio, tali operazioni sono attuate anche in forma preventiva. Per quanto riguarda la gestione del cinghiale nelle Riserve Naturali della Provincia di Siena, l’Ente, viste le specifiche normative riguardanti le aree protette e al fine di coordinare la gestione del cinghiale su tutto il territorio provinciale, ha affidato nel 2010 l’incarico per la redazione di un “Piano triennale per il monitoraggio del cinghiale nelle aree protette”. La prima fase dello studio ha portato alla predisposizione di un piano di prevenzione nelle tre Riserve in cui è maggiore l’intensità del danno, con la realizzazione di opere di prevenzione sperimentali attuate con un contributo del Piano di Sviluppo Rurale. I risultati finali dello studio hanno fornito l’impostazione dell’attività di controllo del cinghiale nelle Riserve Naturali strutturata su tre livelli: Piano di gestione pluriennale armonizzato con il PFVP, programmi di intervento annuale impostati secondo le indicazioni del Piano e provvedimenti di intervento straordinario per situazioni critiche localizzate e non rientranti nei programmi annuali. Il Piano di gestione pluriennale entrerà nel dettaglio delle prescrizioni specifiche per ciascuna RN, in relazione alla peculiarità dei contesti e ai valori naturalistici presenti. La tempistica degli interventi prenderà in considerazione anche la necessità di mitigare il c.d. “effetto spugna”. Per quanto riguarda gli strumenti di intervento, coerentemente con quanto previsto dalle norme e dagli indirizzi e strumenti tecnici in materia di aree protette, verranno previste tutte le tecniche ritenute nel contempo efficaci e poco impattanti in termini di disturbo sulle altre specie animali, ad eccezione delle situazioni di carattere straordinario e a seguito di una motivata giustificazione. 3.3.2 CERVIDI Premessa L’analisi dei dati relativi alla gestione faunistica e venatoria del capriolo del precedente periodo di programmazione ha evidenziato un progressivo incremento numerico della specie su tutto il territorio provinciale, nonostante il considerevole aumento dei piani di prelievo e quindi dei capi abbattuti. Le operazioni di monitoraggio eseguite nei Distretti di gestione nella primavera 2011 stimano una consistenza di circa 29.000 caprioli, pari a una densità media provinciale di poco superiore a 10 capi/100 ha, contro i 25.000 caprioli stimati nella primavera 2005. Con l’aumento dei capi da abbattere è cresciuto anche l’interesse venatorio per questa specie evidenziato in particolare dall’incremento del numero dei selecontrollori. La percentuale di realizzazione dei piani di prelievo rimane invece relativamente costante e raramente supera l’80% del contingente provinciale abbattibile. Fino al 2010 si sono registrati danni consistenti alle produzioni agricole ed è aumentato il numero di incidenti stradali causati da questo cervide; questa situazione ha creato forti conflitti sociali ed economici, a volte difficilmente sostenibili, collegati al forte impatto che questa specie può esercitare sull’ambiente e sulle attività antropiche. Le popolazioni di daino presenti nel territorio provinciale risultano sostanzialmente stabili nel tempo. Rispetto alla precedente programmazione non è stata rilevata alcuna espansione territoriale e anche demograficamente non si registra un aumento della densità nei due comprensori (SI17 e SI18) dove la specie è più presente. Negli ultimi anni le problematiche legate all’aumento degli ungulati, e in particolare l’incremento dei danni alle colture, hanno determinato un aumento dei piani di prelievo anche per il daino, con l’abbattimento di oltre 500 capi, anche se la percentuale di realizzazione si mantiene su livelli medio - bassi (38%). Pagina 48 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Il cervo è presente in forma stabile nell’area del Chianti e nella Val di Feccia (comprese l’AFV Pentolina e la Riserva Naturale Alto Merse dove si registra la popolazione più numerosa), sebbene sia stata accertata una recente espansione della specie nel comprensorio dell’ATC18. I dati pregressi evidenziano una certa difficoltà nella realizzazione degli abbattimenti; infatti il prelievo medio delle ultime stagioni venatorie è inferiore ai 20 capi annui. Alla luce di quanto detto, appare necessario attuare un preciso programma di gestione per il capriolo, daino e cervo, finalizzato al mantenimento delle popolazione a determinate densità, in equilibrio con l’ambiente e con le attività antropiche (Tavola allegata 7). Tenuto conto dei riscontri gestionali dell’ultimo quinquennio sono state individuate come prioritarie le seguenti linee operative: - potenziare le attività di monitoraggio e stima delle popolazione di capriolo. Per valutare i principali parametri demografici delle popolazioni in modo da rendere confrontabili i risultati e consentire di costruire la dinamica delle popolazioni basata su una serie storica di dati, è necessaria l’applicazione standardizzata e ripetuta nel tempo di tecniche di conteggio il più possibile omogenee tra i diversi ambiti territoriali di gestione, compatibilmente con le caratteristiche ambientali. E’ necessario inoltre estendere le operazioni gestionali anche a altri istituti faunistici e faunistico-venatori, per accrescere le conoscenze sulla specie a livello provinciale. Per le tecniche di monitoraggio si veda il par. 4.1.; - perfezionare l’archivio dati provinciale in cui raccogliere le principali informazioni demografiche delle popolazioni, i dati cinegetici, di attività di prevenzione dei danni e di danni alle colture, secondo criteri di uniformità e sistematicità, forniti dai soggetti coinvolti nella gestione, per poter attuare una gestione adattiva basata su un quadro faunistico e contestuale aggiornato e valutare i riscontri gestionali; - mantenere le popolazioni di capriolo su determinati valori di densità agricola forestale sostenibili (DAF), individuate a livello locale nel Piano annuale di gestione di cui al comma 1 dell’art. 28 bis della LR 3/1994, di concerto con gli ATC e le Associazioni professionali agricole, tenuto conto degli effettivi danneggiamenti alle coltivazioni agricole. La DAF rappresenta il parametro di riferimento su cui modulare localmente l’intensità del prelievo venatorio; - il raggiungimento delle densità sostenibili è perseguito tramite il prelievo venatorio, attuato con il metodo della caccia di selezione secondo i tempi stabiliti nel calendario venatorio. Per gestire correttamente il prelievo dei cervidi nelle AAV, tenuto conto che tali comprensori per loro natura non sono preclusi alla caccia, si conferma la procedura di inserire nell’ambito dei Distretti di gestione (Tavole 8 e 9), ai soli fini della gestione faunistica e venatoria dei cervidi, e con esclusione delle aree recintate destinate esclusivamente all’attività venatoria su fauna immessa, i territori delle AAV i cui titolari dell’autorizzazione hanno manifestato all’ATC di competenza la volontà di raggiungere e mantenere una densità sostenibile di popolazioni naturali di cervidi nel territorio di pertinenza dell’azienda venatoria. Le modalità di realizzazione dei piani di prelievo devono essere oggetto di accordo scritto tra l’ATC ed i Direttori Concessionari. Eventuali situazioni di emergenza, che possono presentarsi in aree soggette a regime di protezione o di vincolo e/o in tempi diversi da quelli previsti dal calendario venatorio, saranno affrontate attraverso la richiesta di specifici pareri tecnici all’ISPRA, ai sensi dell’art. 37 della LR 3/1994. Le modalità operative del prelievo venatorio e di eventuali piani di controllo sono definite nel Regolamento e Disciplinare provinciale per la gestione faunistico venatoria dei cervidi e bovidi, nel Piano Annuale di Gestione e Prelievo degli Ungulati in Provincia di Siena (art. 28 bis LR 3/1994) e/o in specifici atti amministrativi, secondo le indicazione tecniche fornite dall’ISPRA. Tenuto conto del numero di cacciatori necessari a garantire la corretta funzionalità del Distretto, del numero di capi prelevabili e delle caratteristiche ambientali, il Comitato di gestione dell’ATC assegna a ogni distretto un numero adeguato di Selecontrollori. Il Comitato di gestione stabilisce il livello di saturazione del distretto sulla base dei parametri stabiliti nel PRAF. Pagina 49 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Nell’ottica di un progressivo aumento dei piani di abbattimento i tempi sono maturi per dare seguito alla possibilità offerta dal Regolamento Regionale 33/R/2011 art. 100 c.4 circa una diversa utilizzazione di una parte dei capi oggetto del piano di abbattimento. Ciò, oltre a facilitare il completamento del piano, porta anche a incamerare risorse economiche da parte degli enti gestori da finalizzare alla gestione compresa la prevenzione e il risarcimento dei danni alle colture agricole. 3.3.3 MUFLONE Premessa I dati relativi alla gestione del muflone negli ultimi anni evidenziano una progressiva diminuzione della specie sul territorio provinciale. Dalla gestione 2006-2010 i capi abbattuti nei Distretti sono progressivamente diminuiti fino ad arrivare nella stagione venatoria 2010-2011 a un solo capo abbattuto e i dati acquisiti durante le operazioni di monitoraggio stimano la residua presenza di un modesto nucleo circoscritto in una parte del Distretto Chianti Nord. Si confermano pertanto gli indirizzi del precedente PFVP 2006-2010 inerenti la possibilità di sospendere temporaneamente la caccia di selezione a questa specie nei Distretti di gestione. 3.4 SPECIE OGGETTO DI PIANI DI LIMITAZIONE NUMERICA Nel prossimo periodo di programmazione si intende proseguire nella direzione intrapresa con il Piano precedente per quanto attiene gli interventi di controllo sulla specie predatrici, antagoniste e concorrenti, confermando l’ISPRA come principale riferimento tecnico per l’individuazione delle linee operative ai sensi dell’art. 37 della LR 3/1994. La finalità pubblica che è alla base delle attività di controllo e che si affianca a quella prioritaria di tutela e conservazione della fauna selvatica è essenzialmente riconducibile a ridurre e prevenire situazioni di criticità, con particolare attenzione alle aree maggiormente sensibili da un punto di vista ecologico ed economico. Infatti, la presenza di alcune specie ornitiche e di mammiferi selvatici in determinati contesti ambientali e in alcuni periodo dell’anno creano, anche in relazione alla loro abbondanza, evidenti problemi di compatibilità con la tutela degli interessi e delle attività umane e con le altre componenti della biocenosi, assumendo lo status di specie “problematiche”. Le specie interessate dal Piano di controllo sono: cornacchia grigia Corvus corone cornix e gazza Pica pica (appartenenti alla famiglia dei Corvidi), storno Sturnus vulgaris, tortora dal collare Streptopelia decaocto decaocto, colombo di città Columba livia forma domestica, volpe Vulpes vulpes, nutria Myocastor coypus, coniglio selvatico Oryctolagus cuniculus. Per intervenute esigenze, non si esclude la possibilità di richiedere successivi pareri all’ISPRA su piani di controllo su altre specie (es. gabbiano, cormorano, ghiandaia ecc…). Nel rispetto dei dettami dell’art. 37 della LR 3/1994, i metodi di controllo devono assicurare adeguata selettività, escludendo un significativo disturbo su componenti non target della zoocenosi, e devono avvenire prioritariamente mediante l’utilizzo di metodi ecologici su parere dell’ISPRA e in secondo ordine con interventi di limitazione numerica. Per metodi ecologici si intendono quegli interventi non cruenti che agiscono sull’ambiente per renderlo “meno ospitale” alla specie problematica (p.es. eliminazione di fonti alimentari facilmente accessibili), impediscono o limitano l’accesso alla risorsa da tutelare (p.es. incremento delle aree di rifugio per le specie preda da tutelare, dissuasori, reti di protezione). I piani di abbattimento devono avvenire con modalità di intervento selettive e compatibili con le diverse caratteristiche ambientali e faunistiche delle aree interessate. Di seguito si riporta uno schema descrittivo che esprime l’orientamento della Provincia in merito alle attività di controllo, ma che per divenire esecutivo necessita del parere favorevole dell’ISPRA (cfr. L. 157/92, art 19). Pagina 50 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 FINALITA’ AMBITO TERRITORIALE SPECIE AUTORIZZABILI Tutela delle produzioni zooagro-forestali. istituti faunistici in cui è prioritaria l’esigenza della conservazione e riproduzione della fauna stanziale (ZRC, ZRV, CPRFS, AFV, e aree limitrofe). Controllo della presenza/densità di specie indigene In tutto il territorio provinciale Danni alle colture agricole In tutto il territorio provinciale (nelle aree in cui si manifesta il danno e nelle sue immediate vicinanze) CORVIDI PICCIONE, TORTORA STORNO Danni alle attività produttive (allevamenti, strutture) In tutto il territorio provinciale (nelle aree in cui si manifesta il danno e nelle sue immediate vicinanze) CORVIDI PICCIONE TORTORA VOLPE CORVIDI NUTRIA CONIGLIO SELVATICO Per quanto attiene gli interventi di controllo sulle singole specie o taxon, si specificano di seguito gli obiettivi previsti dal presente PFVP. - COLUMBIDI. Per fronteggiare il problema degli asporti di cariossidi nei depositi di stoccaggio e quello della veicolazione di patologie negli allevamenti avicoli e in generale zootecnici appare di fondamentale importanza favorire la circolazione di informazione rivolte alle categorie professionali maggiormente colpite attraverso la collaborazione con gli ATC, le associazioni di categoria e l’AUSL sulla messa in opera di adeguati metodi ecologici. Infatti, negli allevamenti avicoli intensivi e nei depositi di stoccaggio di cariossidi, compatibilmente con le caratteristiche strutturali degli immobili interessati, è possibile provvedere all’applicazione di efficaci sistemi di dissuasione all’accesso dei volatili. Ciò può essere fatto attraverso la posa di reti di maglia adeguata a protezione delle strutture con finalità anti-intrusiva. In tal modo è possibile escludere l’accesso dei volatili limitando sia il prelievo di cariossidi, sia la trasmissione di patologie. Rappresentando questi approcci altrettanti metodi ecologici ai sensi del disposto dell’art. 19, comma 2, della legge n. 157/92, ad essi viene attribuita prioritaria attuazione laddove ragionevolmente attuabili. In subordine all’attuazione delle suddette misure si potrà dare corso ad azioni di controllo numerico - CORVIDI. Il controllo dei corvidi è uno strumento gestionale di grande importanza nelle aree finalizzate alla produzione della piccola fauna stanziale di interesse venatorio. Sebbene non siano disponibili dati sistematici sul monitoraggio quantitativo di questo taxon, le popolazioni di gazza e cornacchia grigia sembrano in costante aumento numerico nel territorio; a questo aumento di consistenza nel corso degli anni non è corrisposto un proporzionale incremento dello sforzo di cattura e quindi dei capi prelevati, soprattutto nelle AFV, dove l’utilizzo delle trappole appare piuttosto limitato e puntiforme. Con il presente PFVP si vuole pertanto incentivare un uso efficace delle trappole di cattura per i corvidi, concentrando gli sforzi di cattura in quegli istituti faunistici ove appaia più necessario il contributo offerto dal controllo dei corvidi al miglioramento della produttività faunistica locale. Si conferma che le trappole dei corvidi, così come tutte le altre trappole di cattura (per la volpe, cinghiale, nutria), devono essere dotate di targhetta che certifica l’omologazione da parte della Provincia e l’autorizzazione alla detenzione e all’uso. Per facilitare l’attivazione annuale delle trappole di cattura con l’uso di richiami vivi, si prevede la possibilità di autorizzare i responsabili delle operazioni alla detenzione di alcuni capi di gazza e cornacchia grigia anche durante il periodo 1 agosto – 14 marzo. Il controllo dei corvidi attraverso la pratica dello sparo al nido è sempre vietata; il controllo demografico delle popolazioni dei corvidi è comunque vietato nei SIR nei quali è presente il Lanario e nelle Aree di Rilevanza Faunistica. - NUTRIA. Si prevede di ricomprendere tra i casi eccezionali in cui è possibile autorizzare per periodi definiti anche interventi di controllo con l’uso dei mezzi di caccia di cui all’art. 31 della L.R. 3/94, oltre alle particolare condizioni offerte dalla stagione fredda (p.es. scarsa vegetazione, presenza ghiaccio), anche le situazioni legate a danni idraulici con compromissione dell’integrità degli argini dei corsi d’acqua naturali, degli invasi di bonifica e delle scarpate ferroviarie per l’attività di scavo tipica di questo roditore. Pagina 51 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 - VOLPE. Nel caso della volpe appare evidente la difficoltà incontrata in alcuni istituti faunistici e faunistici venatori di realizzare con efficienza il piano annuale di contenimento di questo predatore con le tecniche di controllo autorizzate (aspetto, cerca, tana, trappole) per le seguenti motivazioni che si accompagnano tuttavia anche a una limitata accettazione dei metodi di controllo individuali: ampie aree boscate e scarsa viabilità interna che limita l’applicabilità delle tecniche di controllo “a vista in aree aperte”, difficoltà nel reperire operatori volontari disponibili in orario crepuscolare e notturno, e soprattutto, complessità nel coinvolgere tiratori particolarmente esperti sulla volpe. Questa difficoltà è evidenziata dal fatto che il numero di volpi abbattute è ben al di sotto del contingente annuale abbattibile (circa il 30%). Per la salvaguardia della piccola fauna stanziale appare evidente invece la necessità di contenere numericamente questo carnivoro, soprattutto nelle aree con concentrazione di fagiani in riproduzione e fagianotti, fonte di attrazione per tutti i predatori. Si prevede pertanto di effettuare una disamina dei risultati ottenuti con gli interventi di controllo della volpe, condivisa con i tecnici degli ATC e gli altri operatori, per razionalizzare l’attività di abbattimento sulla base delle indicazioni tecniche dell’ISPRA e delle evidenze scientifiche, accompagnata eventualmente anche dalla realizzazione di corsi di preparazioni sulle tecniche di controllo e sulla loro efficacia. E’ importante ricordare nell’ottica di una gestione complessiva di questo carnivoro che la volpe è specie cacciabile e che pertanto negli istituti faunistici e faunistici venatori in cui è consentita l’attività venatoria e nel territorio a gestione programmato della caccia il mantenimento di densità compatibile con la salvaguardia di altre specie deve essere perseguito nel periodo concesso dal calendario venatorio anche attraverso l’attività venatoria nella tradizionale forma in battuta. 3.5 INCIDENTI STRADALI, RECUPERO FAUNA SELVATICA, SMALTIMENTO DELLE CARCASSE INCIDENTI STRADALI Per quanto attiene la prevenzione e riduzione degli incidenti stradali causati dalla fauna selvatica, la Provincia intende proseguire sulla strada già intrapresa con la Delib. GP n. 113 del 20.04.2011 “Atto di indirizzo per l’individuazione di strategie volte alla riduzione degli incidenti stradali provocati da fauna selvatica”. In particolare si intende: - continuare con il monitoraggio di tutti gli incidenti occorsi nel territorio provinciale da archiviare in apposita banca dati, con mappatura cartografica dei sinistri, al fine di evidenziare l’andamento degli incidenti e verificare l’esito delle strategie di prevenzione messe in atto. Questo archivio è basato sul numero di richieste di risarcimento e su quello degli incidenti rilevati dalla Polizia Provinciale; nel prossimo futuro nella banca dati confluiranno anche i sinistri in cui, anche in assenza di danni a cose e persone (e quindi di richiesta di risarcimento danni), si richiede l’intervento dell’ente convenzionato con la Provincia per il recupero della fauna selvatica ferita o in difficoltà ai sensi dell’art. 38 della LR 3/1994; - proseguire con la gestione faunistica venatoria degli ungulati, finalizzata al mantenimento delle popolazioni a densità sostenibili localmente anche molte contenute e concentrando gli abbattimenti nelle aree a maggior rischio. E’ importante tuttavia premettere che la corretta gestione della fauna selvatica e il rispetto del Codice della Strada per quanto riguarda l’installazione dei cartelli di pericolo non può eliminare il rischio di incidenti con fauna vagante in considerazione della percentuale di territorio agroforestale della provincia di Siena (363.806 ha su 382.160 ha complessivi) e della ricchezza di selvaggina che ne fanno una delle provincie più ambite dal punto di vista faunistico-venatorio e più ricche in biodiversità. Inoltre, altri tipi di interventi, presumibilmente più risolutivi ma decisamente più invasivi, come la recinzione di tratti stradali, non sono applicabili: trattandosi di fauna selvatica vagante, “patrimonio indisponibile dello Stato” ai sensi della L. 157/92, l’Ente delegato può gestirla ma non frammentarne l’habitat o limitarne la libertà di spostamento fino al contenimento all’interno di recinzioni, anche in virtù del forte impatto ambientale e Pagina 52 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 paesaggistico che avrebbe la recinzione completa di tutte le vie di comunicazione della Provincia (solo quelle provinciali si estendono per ben 1.800 km). Preme infatti sottolineare che per la riduzione degli incidenti stradali provocati da fauna selvatica sono determinanti soprattutto i comportamenti dei cittadini al volante, sia per evitare la collisione con gli animali selvatici che per ridurre al minimo i danni a cose o persone; trattandosi infatti di fauna vagante, anche densità sostenibili non sono sufficienti a scongiurare l’incidente se non vengono messi in atto comportamenti responsabili e consapevoli. Sulla base di quanto detto, la Provincia intende procedere nella messa in atto di tutte le strategie di prevenzione per la riduzione degli incidenti stradali provocati da fauna selvatica tese a responsabilizzare il comportamento dei cittadini alla guida ed in particolare: - divulgazione di un opuscolo informativo predisposto dalla Polizia Provinciale contenente una serie di nozioni utili per i guidatori; - partecipazione al progetto “Tra passione e sicurezza” del Comitato Associazioni Sportive Senesi attraverso l’inserimento da parte della Polizia Provinciale di prove pratiche e teoriche per i ragazzi che si approcciano ad ottenere il patentino e la patente di guida; - adesione al “Piano di comunicazione Regionale per la prevenzione degli incidenti stradali causati da fauna selvatica” che prevede la realizzazione di un cortometraggio sulla prevenzione da incidenti, da mostrare e divulgare in una giornata di formazione che si svolgerà a Siena; - partecipazione al LIFE STRADE “Sperimentazione e diffusione di un pacchetto di misure per la gestione e riduzione delle collisioni veicolari con la fauna”, un progetto pluriennale che prevede, dopo un primo anno di azioni preparatorie, l’installazione di un certo numero di strumenti dissuasivi innovativi (in grado di emettere suoni dissuasivi per l’animale solo quando questo è effettivamente presente sul bordo stradale, grazie all’individuazione tramite celle ad infrarosso) lungo i tratti stradali scelti tra quelli più rappresentativi per l’alta incidentalità con fauna selvatica. La sperimentazione e la taratura di questi dispositivi e, in generale, le esperienze maturate nel corso del progetto affluiranno nella redazione di un Protocollo di intervento per la prevenzione degli incidenti con fauna selvatica, che sarà di riferimento in ambito regionale per la prevenzione dei danni alla biodiversità dovuti agli incidenti stradali. Inoltre il progetto prevede azioni volte a definire la percezione del problema da parte della società e azioni di sensibilizzazione. La Provincia promuove e realizza le misure di prevenzione sopra elencate e individua ulteriori strategie che si rendessero necessarie attraverso il Gruppo di Lavoro già istituzionalizzato (Delib. GP 113/2011) che coinvolge diversi Settori dell’Ente in maniera integrata per quanto di loro competenza, e in particolare il Settore Risorse Faunistiche e Aree protette per il contenimento della fauna, il Settore Opere Pubbliche e Assetto del Territorio per l’installazione della cartellonistica e la progettazione di infrastrutture idonee, il Settore Polizia Provinciale per la sicurezza della circolazione stradale e la relativa formazione e informazione dei cittadini Il PFVP prevede inoltre una stretta collaborazione, all’interno del Gruppo di Lavoro, con gli uffici provinciali deputati alla mobilità, per garantire nei progetti di realizzazione e ripristino delle infrastrutture adeguati interventi per il mantenimento della connessione ecologica, evitando la frammentazione degli habitat. La problematica della frammentazione è infatti strettamente connessa sia alla conservazione della fauna (comprese le specie di interesse venatorio) sia al tema della sicurezza stradale riguardo gli incidenti sulla fauna selvatica. Inoltre la Provincia aderisce, per quanto concerne gli incidenti da fauna selvatica, all’Osservatorio permanente sulla Sicurezza Stradale costituito presso la Prefettura di Siena. RECUPERO FAUNA SELVATICA La LR 3/1994 (articolo 38) assegna alle Province il compito di provvedere al soccorso e al ricovero della fauna selvatica in difficoltà, ferita, ammalata o debilitata rinvenuta sul territorio di competenza. La LR 56/2000 attribuisce alle province le competenze amministrative per l’attuazione delle misure di tutela della fauna selvatica di interesse conservazionistico regionale, riconosce i Centri per la conservazione, la riproduzione, il recupero e il ricovero di specie animali di Pagina 53 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 interesse regionale e ne definisce i requisiti strutturali, organizzativi e strumentali (con norme di attuazione di cui alla D.G.R. 1175/2004). In particolare l’art. 38, comma 1, della LR 3\94 prevede che “.. spetta alle province competenti per territorio provvedere al ricovero della suddetta fauna selvatica presso centri specializzati di recupero o servizi veterinario e a provvedere alla successiva liberazione una volta accertata la completa guarigione.” La Provincia di Siena, in applicazione alle normative legislative sopraccitate, provvede al recupero degli animali selvatici in difficoltà con una gestione di tipo integrato che affronti tutte le problematiche afferenti a varie fasi ed attività (rinvenimento, soccorso, trasporto, cura, ricovero, degenza, riabilitazione, re-immissione in natura ove possibile). La gestione di tale attività necessita di avere un sistema di recupero della fauna attivo 24 ore su 24, con un veterinario sempre reperibile e adeguate strutture di recupero di riferimento, gestite da soggetti specializzati, in cui curare, ricoverare e riabilitare, fino al momento del rilascio in natura, la fauna recuperata. Ad oggi la Provincia per esercitare le funzioni di soccorso della fauna selvatica in difficoltà si avvale dell’unico Centro specializzato di recupero riconosciuto in Toscana ai sensi della L.R. 56/2000, il “Centro di Recupero Animali Selvatici della Maremma” (CRASM) nel Comune di Semproniano in Provincia di Grosseto sulla base di uno specifico Protocollo di intesa sottoscritto con l’Associazione “WWF ITALIA ONG-Onlus” in qualità di soggetto affidatario e gestore del suddetto Centro (Delib. GP n. 357 del 27.12.2011). II CRASM di Semproniano opera in collegamento e sinergia con il CRASE-Centro di Recupero per gli animali selvatici esotici, struttura in grado di ospitare la fauna alloctona anche pericolosa che può essere rinvenuta nel territorio. SMALTIMENTO DELLE CARCASSE E UTILIZZO DELLE CARNI CERTIFICATE Considerato il consistente numero di capi di fauna selvatica abbattuto durante le operazioni di controllo effettuate ai sensi della normativa vigente, appare importante individuare un percorso operativo per la destinazione delle carne e per lo smaltimento delle carcasse e degli scarti di macellazione. Ai sensi dell’art. 37 co. 6 ter della LR 3/1994, per la destinazione delle carni provenienti dagli abbattimenti sarebbe auspicabile collaborare con i centri di lavorazione riconosciuti ai sensi del Reg. n. 853/2004/CE, che oltre a consentire una lavorazione idonea sotto il profilo igienico permettono adeguate ispezioni sanitarie con le modalità previste dal Reg. n. 853/2004/CE di tutte le carcasse le quali possono poi essere destinate al consumo previa bollatura sanitaria. Inoltre per gli scarti della lavorazione e eventuali animali o parti di questi dichiarati non idonei al consumo deve essere prevista la raccolta e l’invio a stabilimenti che trattano sottoprodotti o un adeguato smaltimento. Con questi centri si prevede la stipula di protocolli o apposite convenzioni. La vendita delle carni lavorate deve essere destinata a uno specifico fondo per la prevenzione e il risarcimento dei danni alle colture agricole, nonché per il rimborso delle spese sostenute (carburante, munizioni ecc…) dai soggetti volontariamente impegnati nelle numerose operazioni di abbattimento (guardie volontarie, abilitati ex art. 37). Per lo smaltimento delle carcasse di specie non commestibili o per i resti di lavorazione, si prevede di impostare attraverso la collaborazione con altri Settori della Provincia una procedure di raccolta differenziata degli scarti diffusa sul territorio provinciale, da destinare a centri di lavorazione di sottoprodotti o a adeguato smaltimento. 3.6 FAUNA VERTEBRATA OMEOTERMA DI ELEVATO VALORE CONSERVAZIONISTICO ISTRICE L’istrice Hystrix cristata è un roditore ampiamente distribuito nel territorio provinciale, come risulta dai censimenti notturni eseguiti negli istituti faunistici e faunistici venatori. E’ una specie soggetta a regime di protezione: è considerata “specie rigorosamente protetta” dalla convenzione di Berna, “specie animale di interesse comunitario che richiede una Pagina 54 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 protezione rigorosa” dalla direttiva Habitat 92/43/CEE, e “specie particolarmente protetta” dalla L. 157/92. Per le caratteristiche biologiche ed eco-etologiche della specie, l’istrice può causare danni anche localmente ingenti alle attività antropiche. In particolare, in provincia di Siena sono accertati danni a colture agricole, soprattutto in ambiente urbano e periurbano alle colture orticole e da frutto. Inoltre, l’attività di scavo tipica di questa specie può localmente creare danni idraulici, con compromissione dell’integrità degli argini dei corsi d’acqua naturali, degli invasi di bonifica e danni alle scarpate ferroviarie. Ai sensi dell’art. 37 della LR 3/1994, le attività di prevenzione (p.es. recinzioni, recinzioni elettrificate, repellenti) rappresentano la fase propedeutica e necessaria per la limitazione dei danni. Per quanto attiene i danni alle colture, vista l’esiguità dei danneggiamenti, sia in termini di eventi che di entità, le attività di prevenzione e l’indennizzo delle produzioni danneggiate ad oggi rappresentano le sole soluzioni che si intende attivare per questa specie, anche in considerazione del rigoroso regime di protezione di cui questo mammifero gode. Invece, per fronteggiare situazioni eccezionali, legate a ingenti danneggiamenti a strutture e infrastrutture (p.es. attività di scavo lungo gli argini con compromissione della stabilità) o per altri motivi di rilevante interesse pubblico, si intende procedere a delineare, qualora sia stato accertato che non esista un'altra soluzione valida e verificato di non pregiudicare lo stato di conservazione della specie, un piano di cattura e traslocazione di istrice dietro autorizzazione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (necessario ai sensi del DPR 357/97) e acquisito il parere favorevole dell’ISPRA. LUPO Il lupo Canis lupus è un’entità faunistica di elevato interesse conservazionistico, sia a scala internazionale che nazionale; rientra tra le specie particolarmente protette dalla legge 11 febbraio 1992, n. 157 ed è inserito nel DPR 8 settembre 1997, n. 357 tra le specie di interesse comunitario che richiedono una tutela rigorosa. Le norme di protezione della specie, la plasticità ecologica e comportamentale del lupo, il progressivo abbandono da parte dell’uomo delle aree agricole e marginali, il conseguente incremento delle popolazioni di ungulati selvatici, hanno determinato nell’ultimo decennio un generale incremento distributivo e numerico di questo carnivoro in buona parte del continente europeo, Italia compresa. In seguito a questa naturale espansione, questo predatore è entrato a far parte anche della fauna del territorio senese; il ritrovamento di carcasse lungo le strade, le immagini catturate con foto trappole, le segnalazioni di avvistamenti, di tracce e di segni di predazione su fauna selvatica e domestica risultano in costante aumento negli ultimi anni e fanno presupporre un incremento numerico e di areale della specie sul territorio provinciale. La presenza di questa entità faunistica può creare dei problemi di accettazione da parte dell’opinione pubblica, in grado di influenzare la politica di conservazione che si persegue nei confronti di questa specie. E’ infatti importante tenere in considerazione la percezione della popolazioni nei confronti di un grande predatore come il lupo e in particolare da parte di alcune categorie sociali come gli allevatori, direttamente colpiti nei propri interessi da episodi di predazione, e i cacciatori, che in alcuni casi possono percepire il lupo come un competitore sulla fauna selvatica. Pertanto nel periodo di vigenza del presente Piano, per quanto di competenza del Settore Risorse Faunistiche e Aree Protette, si ritiene opportuno concentrare l’attenzione sul raggiungimento dei seguenti obiettivi: - avvio di un monitoraggio preliminare per stimare la distribuzione sul territorio provinciale, mediante la collaborazione con il Servizio Sviluppo Rurale della Provincia di Siena competente per la tutela del patrimonio zootecnico soggetto a predazione; la raccolta dei dati dei danni prodotti da canidi alle produzioni zootecniche (discriminando ove possibile la responsabilità tra lupo e cani vaganti) costituisce un’attività di primaria importanza. Particolarmente utile appare inoltre la collaborazione con gli ATC, le associazioni di categoria e altri enti per la raccolta di dati di avvistamenti, tracce e carcasse durante le varie attività (p.es. di censimento e di caccia), con impostazione di un archivio organizzato di raccolta dati possibilmente Pagina 55 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 accompagnato dalla georeferenziazione degli eventi certi di presenza del lupo (p.es. carcasse sottoposte a caratterizzazione genetica per verificare il grado di ibridazione); - realizzazione di campagne di sensibilizzazione e informazione rivolte in generale alla popolazione e in particolare alle categorie professionali maggiormente coinvolte dalla presenza di questa entità faunistica; - affiancamento al progetto LIFE IBRIWOLF “Azioni pilota per la riduzione della perdita del patrimonio genetico del lupo in Italia centrale” che si pone come obiettivo principale la salvaguardia della popolazione di lupi in Italia e la risoluzione dei conflitti con particolare riferimento ai danni alla zootecnia attraverso una serie di azioni specifiche e la revisione della attuale normativa. In particolare il progetto si focalizza su di un fenomeno, relativamente recente, l’ibridazione tra lupo e cane che sta costituendo una minaccia alla conservazione della specie e criticità di tipo gestionale dovute alla mancanza di norme specifiche; il problema è stato oggetto di approfondimento nell’ambito dell’edizione 2009 dei “Cantieri della Biodiversità”, iniziativa congiunta della Provincia di Siena, Federparchi e dell’ISPRA, i cui esiti hanno prodotto una specifica segnalazione ai Ministeri e agli altri Organi competenti. Pagina 56 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 CAP. 4 - CRITERI E MODALITÀ PER IL MONITORAGGIO DELLA FAUNA Il PFVP nel confermare l’importanza del monitoraggio quale strumento fondamentale nella gestione faunistica promuove le attività volte a incrementare le conoscenze. A tal proposito con il presente PFVP si intende attivare programmi di monitoraggio anche sulle specie di interesse conservazionistico maggiormente sensibili alla gestione faunistica e venatoria. 4.1 MONITORAGGIO DEGLI UNGULATI I censimenti e le operazioni di monitoraggio rappresentano lo strumento tecnico fondamentale per la gestione del cinghiale, capriolo, cervo, daino e muflone, che consentono di: - acquisire informazioni sui parametri demografici delle popolazioni propedeutiche per l’elaborazione dei piani di gestione e per la valutazione dei risultati conseguiti; - stimare l’evoluzione delle popolazioni in un comprensorio territoriale, con ripetizione nel tempo di tecniche di conteggio che forniscono risultati comparabili, per evidenziare la tendenza all’incremento o al decremento numerico delle popolazioni (serie storiche); - stimare l’area di distribuzione di alcune specie (p.es. cervo, muflone). Inoltre la realizzazione dei conteggi consente di coinvolgere attivamente i cacciatori nelle pratiche gestionali delle specie di loro interesse, rendendoli partecipi e co-responsabili delle scelte faunistiche e venatorie operate dagli enti gestori. L’esperienza maturata in provincia di Siena evidenzia tuttavia la necessità di aggiornare il protocollo operativo di monitoraggio delle diverse specie di ungulati selvatici nel territorio provinciale con le seguenti finalità: (1) potenziare le attività di monitoraggio delle popolazioni e applicare tecniche diverse, per integrare e/o comparare i risultati al fine di favorire l’attendibilità dei risultati e ottimizzare gli sforzi di campionamento; (2) estendere l’indagine faunistica anche ad istituti faunistici e faunistico-venatori; (3) sperimentare nuove tecniche di indagine con l’uso di strumenti innovativi che la ricerca e la tecnologia rendono disponibili, anche per stimolare la motivazione dei cacciatori nell’eseguire attività nuove. Per ogni unità territoriale di gestione, la Provincia provvede a promuovere e coordinare le attività di monitoraggio e stima degli ungulati, individuando su proposta e di concerto con l’ATC e gli altri enti gestori, le tecniche da utilizzare in maniera integrata, comparata o alternativa, nel rispetto di quanto individuato nel PRAF e secondo le indicazioni tecniche fornite dall’ISPRA. I risultati devono essere certificati da personale tecnico qualificato e fornire valori di densità specifica e interspecifica propedeutici alla elaborazione dei piani di gestione delle unità territoriali e stimare, per quanto possibile e nei limiti dei metodi applicati, la consistenza delle popolazioni di ungulati. Inoltre, in linea con quanto riportato nel PRAF, appare raccomandabile adottare come indici cinegetici per la verifica dei trend annuali delle popolazioni alcuni indicatori quali il numero di capi prelevati, la densità di abbattimento (n. capi prelevati/kmq) e lo sforzo di caccia (n. giornate di caccia/capo prelevato). Particolarmente utile è la raccolta di dati biometrici di una frazione rappresentativa del contingente abbattuto, da rilevare in adeguati centri di raccolta da personale qualificato. 4.2 MONITORAGGIO DELLA PICCOLA SELVAGGINA STANZIALE E DEI PREDATORI Come per gli ungulati anche per la piccola selvaggina stanziale e altre specie selvatiche oggetto di caccia o controllo, i conteggi e i monitoraggi rappresentano lo strumento fondamentale per una corretta gestione di tali risorse. Consapevoli dei limiti che hanno le varie modalità di censimento, anche in ragione del comportamento delle diverse specie selvatiche, la Provincia di Siena ha cercato di affinare e sperimentare diverse tecniche per avere risultati sempre più attendibili. Vanno pertanto incrementate le azioni di monitoraggio di tali specie prendendo come riferimento metodologie scientificamente testate, comparabili e omogenee sia Pagina 57 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 per il territorio degli ATC che per le diverse tipologie di istituti faunistici individuati nel PFVP. Le operazioni di monitoraggio della piccola selvaggina stanziale (lepre, fagiano) e dei predatori dovranno essere attuate avvalendosi della consulenza o supervisione di personale tecnico qualificato. Le tecniche da utilizzare in maniera integrata, comparata o alternativa saranno dettagliate nei nuovi Disciplinari per la gestione faunistica e venatoria degli istituti privati (AFV, AAV, CPRFS) nonché nei protocolli tecnici per la gestione degli Istituti faunistici pubblici (ZRC, ZRV), tenendo presente che le metodologie individuate nel PRAF e già adottate da anni nella Provincia di Siena rappresentano un valido punto di partenza. Inoltre, per le specie predatrici, opportuniste o concorrenti (volpi, corvidi) i tempi e metodi da utilizzare saranno ulteriormente specificati nel nuovo protocollo tecnico che la provincia andrà a concordare con il mondo scientifico (ISPRA). A sostegno delle operazioni di censimento si ritiene importante continuare a monitorare e valutare il numero dei capi abbattuti sia in termini qualitativi che quantitativi al fine di acquisire maggiori conoscenze sulle varie specie selvatiche. A questo proposito vanno incentivati gli ATC per il proseguimento della lettura dei tesserini venatori dei cacciatori residenti nella provincia di Siena. Pagina 58 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 CAP. 5 – CRITERI PER LA REALIZZAZIONE DEI MIGLIORAMENTI AMBIENTALI NEGLI ISTITUTI FAUNISTICI PUBBLICI Il criterio indispensabile da seguire è la razionalizzazione degli investimenti, dal momento che le risorse finanziarie disponibili sono in una fase apparentemente irreversibile di contrazione. La razionalizzazione ha come primo criterio fondamentale la scelta degli istituti su cui intervenire con un programma organico di miglioramenti ambientali. Nelle restanti strutture gli interventi saranno attuati singolarmente in funzione delle disponibilità finanziarie. Questa scelta si deve basare su considerazioni relative alla produttività faunistica ipotizzabile di ogni singolo istituto. In pratica si devono prendere in considerazione prima di tutto gli indirizzi colturali presenti, dato che un intervento di miglioramento ambientale che riguarda una percentuale di territorio spesso inferiore al 3% non può contrastare pratiche agricole negative diffuse sulla gran parte di un istituto. L’altro fattore da tenere nella massima considerazione è l’efficacia della gestione dell’istituto faunistico, e l’unico criterio per avere indicazioni attendibili in questo senso è l’analisi dei dati pregressi della struttura, da cui si può facilmente dedurre l’impegno profuso dalla commissione di verifica e controllo ed in generale dai responsabili della ZRC o della ZRV. Per quanto riguarda un eventuale diverso orientamento nella scelta delle tipologie di intervento, si ritiene che non possa essere definito se non caso per caso, a seconda delle esigenze riscontrate in loco. Infatti, ad esempio, anche interventi abbastanza onerosi, come il ripristino di piccoli invasi, possono essere indispensabili per la produttività di una intera area, mentre interventi di tipo estensivo, come l’adozione della barra di involo sono utili solo in aree ad alta densità di fagiani. Si ritengono marginali gli interventi di miglioramento ambientale attuati sul territorio a gestione programmata dell’attività venatoria in quanto fruibili in genere da popolazioni selvatiche numericamente limitate. Unica eccezione potrebbe essere la fascia di confine delle ZRV provviste di recinti di ambientamento, in modo da favorire un irradiamento controllato dei fagiani immessi. In sintonia con gli indirizzi della precedente programmazione e considerata la costante diminuzione delle risorse finanziarie si ritiene che gli interventi di miglioramento ambientale in area vocata al cinghiale siano attuati esclusivamente all’interno degli istituti pubblici e privati previa adeguata programmazione che escluda, comunque, l’incremento degli ungulati. Si ritengono del tutto inutili apprestamenti pabulari realizzati in zona vocata, dato che difficilmente si riesce ad ottenere una coltura minimamente produttiva, per il pascolamento alla semina da parte dei cinghiali, ed inoltre ogni tipo di intervento favorisce esclusivamente le popolazioni di ungulati. Nella scelta delle pratiche agricole da realizzare ai fini del miglioramento ambientale costituisce strumento di riferimento e indirizzo anche la DGR 454/2008 relativa ai criteri minimi per la definizioni di misure di conservazione delle ZPS. Pagina 59 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 CAP. 6 - CRITERI E MODALITÀ PER LA PREVENZIONE E PER IL RISARCIMENTO DANNI IN FAVORE DEGLI IMPRENDITORI AGRICOLI PER I DANNI ARRECATI DALLA FAUNA SELVATICA ALLE PRODUZIONI AGRICOLE E ALLE OPERE APPRONTATE SUI FONDI Per quanto riguarda i criteri e le modalità per la prevenzione e per il risarcimento danni si confermano le indicazioni regionali contenute nel PRAF con limitate specifiche ed integrazioni; di seguito si riporta il testo coordinato. 6.1 COMPETENZE Gli ATC sono competenti per la determinazione e l’erogazione dei contributi (anche sottoforma di collaborazione operativa) per le opere di prevenzione e per il risarcimento dei danni alle produzioni agricole causati dalla fauna selvatica nel territorio a caccia programmata, nelle ZRC convenzionate e nelle ZRV, nei limiti delle risorse finanziarie previste trasferite con il Decreto di attuazione del PRAF e degli importi inseriti nel bilancio di previsione dell’ATC. La Provincia è competente per la determinazione e l’erogazione dei contributi per le opere di prevenzione e per il risarcimento dei danni alle produzioni agricole causati dalla fauna selvatica all’interno delle Zone e Oasi di Protezione, nonché nelle aree protette di cui hanno la gestione diretta, fermo restando che le risorse utilizzate a tale scopo (cioè per prevenzione e risarcimento dei danni nelle aree protette istituite ai sensi della LR 49/1995) deriveranno da fondi comunque destinati alle aree protette di cui alla LR 49/1995 e ai Siti della Rete Natura 2000. La Provincia e/o gli ATC provvedono al risarcimento dei danni anche nella fascia di 200 metri circostanti i confini delle aree sottoposte a divieto di caccia, delle aree protette di cui alla LR 49/95 e delle strutture pubbliche o private, e si rivalgono nei confronti dei responsabili delle aree stesse ai sensi dell’articolo 28 ter della LR 3/1994. Per i danni che si verifichino nella fascia di 200 metri dalle strutture private e dalle aree protette, la stima, per ragioni di opportunità ed economia, è effettuata dal tecnico dell’ATC competente per territorio, e immediatamente inviata, per le valutazioni, al gestore del divieto interessato e alla Provincia per le valutazioni e gli atti necessari. Verificato che il soggetto gestore non abbia posto in essere i programmi di gestione e controllo degli ungulati predisposti o indicati dalla Provincia, l’ATC (ad eccezione del caso delle aree protette di competenza dell’Ente) anticipa la liquidazione del danno accertato all’agricoltore; la Provincia recupererà dette somme dal soggetto gestore con le modalità ed i tempi indicati in successivi atti. 6.2 SOGGETTI BENEFICIARI Possono richiedere il contributo per la prevenzione e/o per il risarcimento dei danni alle colture agricole esclusivamente gli imprenditori agricoli di cui all'art. 2135 del Codice Civile, muniti di partita IVA. 6.3 PREVENZIONE DANNI La prevenzione dei danni è attuata dalla Provincia e dagli ATC in tutto il territorio di competenza mediante una adeguata gestione delle popolazioni di fauna selvatica e mediante la predisposizione di apposite iniziative di prevenzione concordate preventivamente con gli imprenditori agricoli, nei limiti delle risorse finanziarie previste trasferite con il Decreto di attuazione del PRAF e degli importi inseriti nel bilancio di previsione dell’ATC. Nella destinazione delle risorse disponibili per la tutela delle colture agricole è garantita priorità al finanziamento delle iniziative di prevenzione danni. Le modalità di controllo della fauna particolarmente idonee a garantire un’efficace prevenzione dei danni alle colture agricole sono quelle che prevedono un tempestivo intervento a seguito della segnalazione da parte degli agricoltori. Pertanto occorre avvalersi di ogni modalità prevista dalla normativa vigente per perseguire l’obiettivo ivi compresa, ove possibile, Pagina 60 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 l’autorizzazione dei proprietari e dei conduttori dei fondi a effettuare direttamente le catture o gli abbattimenti degli ungulati. Il piano di prevenzione dei danni all’agricoltura è parte integrante del piano di gestione e prelievo degli ungulati e deve essere predisposto tenuto conto della realtà agricola presente sul territorio, dell’ammontare dei danni che si sono verificati, delle popolazioni animali presenti e delle caratteristiche dei luoghi. L’azione di prevenzione dei danni può essere esercitata mediante: a) recinzioni individuali in rete metallica o "shelter" in materiale plastico; b) reti antiuccello; c) protezione elettrica con filo percorso da corrente elettrica a bassa intensità purché non si prefiguri come barriera per le specie selvatiche non oggetto dell’intervento di prevenzione; d) protezione meccanica con recinzioni perimetrali in rete metallica, purché non si prefiguri come barriera per le specie selvatiche non oggetto dell’intervento di prevenzione o precostituire condizioni idonee alla istituzione di fondi chiusi; e) protezione acustica con strumenti a emissione di onde sonore di ampiezza variabile, apparecchi radio, apparecchi con emissione di grida registrate di allarme o di stress; f) palloni predator, dissuasori acustici e nastri riflettenti; g) interventi di protezione con sostanze repellenti, tali da non arrecare danni alla salute delle persone e degli animali, che agiscono sul gusto e/o sull'olfatto dell'animale. Oltre alle tipologie suddette la Provincia e gli ATC possono implementare, anche in via sperimentale, sistemi innovativi di prevenzione. Costituiscono comunque azione di prevenzione dei danni tutti gli interventi agronomici, ambientali e silvocolturali in grado di offrire alla fauna selvatica fonti trofiche alternative alle produzioni agricole. Tali interventi dovranno comunque essere validati dalla Provincia o dagli ATC prima della loro realizzazione a fini preventivi. La posa in opera e la manutenzione delle strutture di prevenzione sono oggetto di specifico Protocollo di Intesa tra la Provincia, l’ATC e le Associazioni Agricole. La Provincia promuove seminari di aggiornamento e formazione in tema di prevenzione dei danni all’agricoltura rivolti ai soggetti interessati, compresi agricoltori e tecnici. 6.4 PROCEDURE PREVENZIONE PER L’EROGAZIONE DEI CONTRIBUTI PER LE OPERE DI Gli imprenditori agricoli che intendono realizzare opere o attuare accorgimenti atti a prevenire i danni arrecati dalla fauna selvatica alle opere e alle colture agricole possono presentare domanda alla Provincia o all’ATC territorialmente competente. Specifici interventi di prevenzione danni possono essere suggeriti all’imprenditore agricolo direttamente dalla Provincia o dall’ATC. Sono esclusi gli interventi per i quali i provvedimenti comunitari e nazionali prevedono contributi finalizzati a tale scopo attivabili sul territorio di riferimento. Non saranno accolte domande per la realizzazione di recinzioni permanenti che possono impedire il passaggio delle specie selvatiche non oggetto dell’intervento di prevenzione o precostituire condizioni idonee alla istituzione di fondi chiusi. Nella prevenzione dei danni, laddove possibile, devono essere privilegiati gli interventi di miglioramento ambientale e i progetti di dimensioni comprensoriali, coordinati con specifici interventi complementari, realizzati tramite la collaborazione tra cacciatori e agricoltori. Fatti salvi diversi accordi a livello locale, i materiali utilizzati nelle opere di prevenzione restano di proprietà della Provincia o dell’ATC competente che li concede agli agricoltori in comodato d’uso gratuito, riservandosi la possibilità del loro ritiro, per altri interventi di prevenzione, nel caso del loro mancato o errato utilizzo, o quando sia venuta meno la necessità del loro impiego. Il rifiuto da parte dell’imprenditore agricolo di adottare i mezzi di prevenzione suggeriti dalla Provincia/ATC, pur in presenza di danni da fauna selvatica già verificati in precedenza, la non ottemperanza degli oneri di manutenzione definiti al par. 6.3 o l'inadeguato utilizzo dei medesimi, esonerano il soggetto competente dall’obbligo del risarcimento dei danni. Pagina 61 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 6.5 RISARCIMENTO DANNI Qualora l’imprenditore agricolo abbia subito un danno alle proprie colture, pur avendo adottato le eventuali misure di prevenzione dei danni, è previsto il risarcimento del danno a carico del soggetto competente. Sono oggetto di risarcimento esclusivamente le produzioni agricole in campo e le opere approntate su terreni agricoli. Per quanto riguarda le produzioni agricole, sono ammesse a contributo per il risarcimento: 1) colture erbacee; 2) colture arboree; 3) rimboschimenti fino a tre anni dall’impianto; 4) boschi cedui nei tre anni successivi al taglio; 5) colture vivaistiche. Sono considerate opere approntate sui terreni agricoli quelle funzionali all’esercizio dell’attività agricola stessa, in particolare: 1) le serre e le serre/tunnel; 2) opere realizzate a sostegno dei filari nelle colture arboree; 3) opere per la regimazione delle acque. Non sono comunque ammessi a risarcimento, secondo queste modalità procedurali, i danni che si sono verificati: 1) nei fondi chiusi o nei terreni sottratti alla gestione programmata della caccia ai sensi dell’articolo 25 della LR 3/1994, 2) nei fondi comunque recintati in modo da impedire il libero passaggio di animali o persone, 3) su superfici interessate da istituti o aziende private che abbiano tra le finalità la tutela, la produzione faunistica o l’attività venatoria. Non sono inoltre ammessi a risarcimento: 1) i danni richiesti non in tempo utile per la verifica in campo del danno da parte dei tecnici incaricati; 2) i danni alle colture che al momento del sopralluogo siano già state raccolte o comunque manomesse; 3) i danni alle colture dove non sia in alcun modo tecnicamente accertabile la causa del danneggiamento; 4) i danni richiesti oltre il normale periodo di maturazione e il normale periodo di raccolta, in relazione all’annata, all’area geografica e alla tipicità della produzione; 5) gli impianti di essenze arboree attuati con i contributi comunitari ove non sia stata prevista in progetto alcuna opera di prevenzione, qualora ammessa dalla normativa comunitaria; 6) i danni provocati da piccioni di città o da altri animali domestici; 7) i danni alle colture spontanee ottenute in assenza di operazioni agronomiche; 8) i danni di importo complessivo inferiore a Euro 100. 6.6 PROCEDURE PER IL RISARCIMENTO DEI DANNI L’imprenditore agricolo che ha subito un danno alle proprie coltivazioni a causa della presenza di fauna selvatica e che intende richiedere il risarcimento deve presentare domanda su modulistica unica predisposta a livello regionale all’ATC o alla Provincia competente entro 48 ore dalla constatazione del danno in modo tale da dare al soggetto destinatario l’opportunità di adottare tempestivamente tutti i provvedimenti e/o accorgimenti tecnici atti a impedire, o comunque limitare, un ulteriore aggravamento del danno. Fino alla predisposizione della modulistica da parte della Regione, la richiesta di risarcimento dovrà essere presentata sul modello messo a disposizione dall’ATC. Nella domanda di indennizzo dovranno essere specificati: a) dati anagrafici o ragione sociale del richiedente con indicazione della partita IVA; b) riferimenti catastali dei terreni interessati dal danneggiamento; c) stima indicativa della superficie e della quantità di prodotto danneggiato; d) tipologia di coltura o di opera danneggiata; e) le specie di selvaggina ritenute causa del danno e loro approssimativa zona di provenienza; Pagina 62 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 f) descrizione dell’attività di prevenzione danni eventualmente adottata; g) eventuale sottoscrizione di polizze assicurative con contributo pubblico. Con la sottoscrizione della domanda il richiedente si assume la responsabilità di quanto dichiarato ed esonera la Provincia o l’ATC da qualsiasi responsabilità nei confronti di eventuali altri aventi diritto all’indennizzo riconosciuto. Qualora la domanda risulti incompleta, irregolare o errata, l’imprenditore agricolo è tenuto al completamento o regolarizzazione della domanda stessa entro 30 giorni dall’avvenuta segnalazione. Decorso inutilmente il suddetto termine la domanda viene rigettata. La Provincia o l’ATC competente, entro i 10 giorni successivi alla data di ricevimento della segnalazione del danno, è tenuta ad effettuare un sopralluogo per l’accertamento del danno, la stima del danno stesso e per verificare con l’imprenditore agricolo gli eventuali interventi e/o accorgimenti di prevenzione da adottare; tale termine potrà essere ridotto in casi di comprovata necessità e compatibilmente con le possibilità operative del tecnico incaricato. La data del sopralluogo deve essere comunicata all’imprenditore agricolo con almeno 3 giorni di preavviso in modo da consentire la presenza del richiedente o di un suo delegato, ivi compreso un eventuale perito di parte. Il tecnico incaricato, che deve avere idonea qualifica e abilitazione, procede ai seguenti adempimenti: 1) verifica della documentazione catastale e della cartografia particellare in scala adeguata a consentire l’individuazione territoriale del danno. In caso di vigneti certificati è obbligatoria la certificazione del catasto vitivinicolo; 2) in caso di non corrispondenza fra certificato catastale e titolare della richiesta, verifica della documentazione attestante il titolo di conduzione; 3) mappatura del danno anche mediante tecnologia GPS e rilevamenti fotografici; 4) valutazione e stima del danno procedendo, ove necessario, con metodo analitico alle misurazioni degli appezzamenti danneggiati se facilmente individuabili o, in caso di danno diffuso, alla delimitazione di aree di saggio distribuite uniformemente sull’appezzamento con conseguente determinazione della media ponderale e definizione dell’aliquota percentuale media complessiva; 5) redazione del verbale di sopralluogo su apposita scheda. Il richiedente è tenuto a non procedere alla raccolta anteriormente al tempo utile necessario per l’effettuazione del sopralluogo. Il verbale di sopralluogo deve indicare: 1) luogo, data e tecnico incaricato del sopralluogo; 2) azienda agricola presso la quale si effettua il sopralluogo e persone presenti; 3) opera o coltura oggetto di sopralluogo; 4) stato vegetazionale, fitosanitario e produttività della coltura; 5) superficie danneggiata; 6) quantità di prodotto perduto; 7) presunta data del danno; 8) specie animale ritenuta responsabile e presunta provenienza dell’animale stesso; 9) prevenzione danni eventualmente effettuata; 10) indicazioni circa le opere di prevenzione da attuare per evitare ulteriori danni. Il verbale del sopralluogo deve essere sottoscritto dal tecnico incaricato e dall’imprenditore richiedente o suo delegato per accettazione. In caso di mancata sottoscrizione da parte dell’imprenditore richiedente è necessario indicare, nel verbale stesso, le motivazioni della mancata accettazione. Una copia del verbale deve essere consegnata all’imprenditore agricolo richiedente. La stima del danno deve essere effettuata in contraddittorio fra il tecnico incaricato e il richiedente, o suo delegato, ivi compreso un eventuale perito di parte. Nel caso di danni verificatisi in aree limitrofe a istituti pubblici o privati il tecnico incaricato dovrà convocare anche il competente soggetto gestore che potrà pertanto presenziare alle operazioni peritali. Per la stima dei danni occorre considerare le seguenti casistiche: A) Danni alle colture cerealicole, foraggere e pascoli permanenti Nel caso di danni che interessano parti consistenti dell’appezzamento e verificati nella fase di semina o comunque in tempi tali da consentire le operazioni di risemina, è ammessa, se richiesta, la risemina. In questo caso occorre far presente al richiedente che Pagina 63 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 qualora non vi provveda non potrà essere riconosciuto alcun rimborso diverso dal costo delle sementi originariamente danneggiate. In caso di risemina il risarcimento è calcolato moltiplicando la superficie interessata per il costo delle lavorazioni meccaniche relative alla semina, delle sementi e relativa manodopera. In caso di danni di lieve entità, diffusi sull’appezzamento o in caso di mancato parziale raccolto, il danno dovrà essere verificato prima del raccolto. E’ compito del richiedente, inoltrare richiesta scritta all’Ambito Territoriale di Caccia, per un ulteriore sopralluogo prima del raccolto, pena il non riconoscimento del danno. In questo caso il risarcimento è calcolato moltiplicando le stime quantitative verbalizzate per i prezzi unitari dei diversi prodotti agricoli previsti dai mercuriali delle CCIAA e dalla Borsa merci di Bologna per quanto riguarda i cereali. In caso di superfici totalmente danneggiate non soggette a raccolta il risarcimento è decurtato delle spese della raccolta medesima. In presenza di danni arrecati a prato o prato pascolo, la valutazione dovrà essere fatta in superficie danneggiata e non a fieno. Se lo stesso danno si presenta su superfici inerite, ma non facenti parte di una coltivazione, non può essere riconosciuto, come non sono riconosciuti danni a scarpate o muri a secco. Per i danni causati in fase di maturazione del prodotto, il risarcimento sarà pari alla perdita del prodotto definito in sede di valutazione. B) Danni alle colture orticole. Il risarcimento viene determinato secondo i seguenti criteri: - superficie danneggiata; - prezzo del prodotto; - produzione media della zona. Gli importi del risarcimento sono determinati sulla base dei prezzi unitari dei diversi prodotti agricoli previsti dai mercuriali delle CCIAA. C) Danni alle colture arboree in attualità di coltivazione a) frutteti – oliveti – vigneti - castagneti da frutto. Nel caso di danni tali da rendere preferibile la sostituzione delle piante, il risarcimento è basato sul costo delle sostituzioni (messa a dimora completa), con una integrazione pari al valore del prodotto perduto stimata con riferimento alla produttività della pianta danneggiata e del periodo necessario all’entrata in produzione di quella reimpiantata. Nel caso di danni a vigneti soggetti a disciplinari di produzione dovrà essere prodotta copia della dichiarazione di produzione vitivinicola presentata agli organismi competenti nei termini di legge. b) rimboschimenti fino a tre anni dall’impianto; Nel caso di danni tali da rendere necessaria la sostituzione delle piantine danneggiate (per danni verificatisi entro tre anni dall’impianto) il risarcimento è basato sul costo delle sostituzioni con messa a dimora completa. Per i danni alle uve sottoposte a disciplinare e per tutti i prodotti locali, come ortaggi, olive ecc si prenderanno a riferimento i listini prezzi dai bollettini della Camera di Commercio di Siena, concordando direttamente con l’agricoltore, anche dietro presentazione di fatture o contratti di coltivazione, i valori di produzioni particolari non quotate. È istituita una Commissione Provinciale Prezzi per la determinazione dei prezzi dei prodotti agricoli. Detta Commissione è costituita da un tecnico incaricato dalla Provincia, un tecnico indicato dalle Associazioni Agricole ed uno indicato dagli AATTCC, e si riunisce due volte l’anno. 6.7 PROCEDURE PER IL RISARCIMENTO DEI DANNI ALLE OPERE FUNZIONALI ALL’ATTIVITÀ AGRICOLA Per il risarcimento dei danni alle opere funzionali all’attività agricola il richiedente dovrà presentare alla Provincia un preventivo per la rimessa in pristino delle opere danneggiate con prezzi in linea con quanto riportato nei prezzari regionali vigenti per opere analoghe. La provincia può effettuare apposita perizia attraverso un tecnico incaricato. Pagina 64 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 L’effettiva erogazione del risarcimento è comunque subordinata all’effettiva esecuzione dei lavori e alla presentazione, da parte del richiedente, di fatture e/o ricevute fiscali attestanti le spese sostenute. 6.8 COMMISSIONE ARBITRALE Al fine di pronunciarsi su eventuali contenziosi sorti per la stima del danno accertato deve essere istituita una Commissione arbitrale provinciale così composta: 1) un membro in rappresentanza delle OOPPAA, 2) un membro in rappresentanza dell’ATC o della Provincia a seconda della competenza al risarcimento del danno, 3) un membro nominato congiuntamente dall’Ordine dei dottori Agronomi e Forestali, dagli Agrotecnici e dal Collegio dei periti agrari con funzioni di Presidente. Non possono far parte della Commissione agronomi, agrotecnici e periti agrari che hanno avuto incarichi per l’accertamento dei danni nell’area interessata negli ultimi tre anni. La Commissione è convocata dalla Provincia su propria iniziativa e su richiesta degli interessati. Con proprio atto la Provincia definirà le regole di funzionamento della Commissione. Gli oneri derivanti dall’intervento della Commissione sono a carico della parte soccombente. Il lodo espresso dalla Commissione non è appellabile. 6.9 LIQUIDAZIONE DEL DANNO L’ATC o la Provincia provvedono a liquidare gli importi accertati a titolo di risarcimento per danni alle colture agricole o alle opere funzionali all’attività agricola entro 60 giorni dal giorno dell’accertamento definitivo e comunque dopo la definizione dei prezzi operata dalla Commissione Provinciale Prezzi. Le modalità di liquidazione devono sempre essere preventivamente concordate fra ente competente e imprenditore agricolo richiedente. Non è ammessa la liquidazione dei danni a mezzo contante. 6.10 BANCA DATI GEOREFERENZIATA La provincia implementa una banca dati georeferenziata dei danni alle coltivazioni agricole e alle opere approntate sui terreni che consenta di registrare: 1) data della richiesta del danno e soggetto richiedente; 2) tipologia di danno indicata con quantificazione del danno richiesto; 3) data del sopralluogo; 4) mappatura del danno; 5) quantificazione del danno accertato (quantità di prodotto danneggiato e valutazione economica del danno); 6) importo liquidato e data della liquidazione. Tutti i dati contenuti nella banca dati georeferenziata dovranno essere trasmessi alla Regione Toscana con modalità che saranno indicate dalla competente struttura della Giunta Regionale. Pagina 65 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 CAP. 7 – LA VIGILANZA VENATORIA Il controllo dell’attività venatoria e la salvaguardia della fauna selvatica sono tra le competenze storiche della Polizia Provinciale, che esercita un’azione di vigilanza e presidio del territorio tesa a garantire il rispetto della normativa e il corretto svolgimento dell’attività venatoria, a fornire una costante informazione al cittadino cacciatore e a prevenire e reprimere il bracconaggio. Di importanza fondamentale risulta inoltre l’attività della Guardie volontarie in ambito faunistico venatorio che la Provincia riconosce e organizza, sotto il coordinamento della Polizia Provinciale: Guardie Ambientali Volontarie (GAV) e Guardie Giurate Venatorie Volontarie (GGVV). Le Guardie volontarie collaborano con le istituzioni pubbliche con lo scopo principale di: - promuovere la conoscenza della natura e dei problemi di tutela ambientale; - svolgere attività educative e informative sulla legislazione vigente in materia di tutela ambientale; - vigilare sull’osservanza delle norme statali e regionali in materia di salvaguardia ambientale e di tutela del patrimonio faunistico; - svolgere attività di vigilanza sull’esercizio dell’attività venatoria. La Provincia di Siena, attraverso la Polizia Provinciale, coordina l’attività della Vigilanza Volontaria delle GAV e delle GGVV, anche con la costituzione di un Comitato di coordinamento e con riunioni di coordinamento, come stabilito nel “Regolamento provinciale per il coordinamento e il riconoscimento delle Guardie Ambientali Volontarie (GAV) e Guardie Giurate Venatorie Volontarie (GGVV)” (approvato con Delib. C.P. n. 44 del 24.06.2011). Il Comitato di Coordinamento può integrare con proprie proposte il programma annuale di coordinamento delle GAV e GGVV predisposto dalla Polizia Provinciale e approvato dalla Giunta Alle riunioni, in relazione agli argomenti trattati, potranno essere chiamati a partecipare esperti di altri corpi e/o enti, Associazioni e rappresentanti di altre autorità, degli ATC o della stessa Provincia. Per perseguire gli obiettivi individuati nel presente PFVP ed in particolare per potenziare l’attività di vigilanza e di controllo in alcuni istituti pubblici reputati particolarmente importanti per la salvaguardia della fauna selvatica o per progetti sperimentali finalizzati alla conservazione, riproduzione e incremento della piccola fauna stanziale (p.es. “Progetto provinciale del fagiano di qualità”) dove è maggiormente utile minimizzare i fattori limitanti per la piccola selvaggina, sia per quanto riguarda la repressione degli abusi, sia per la prevenzione e tutela delle risorse faunistiche e ambientali, il Dirigente del Settore Risorse Faunistiche e Aree Protette della Provincia di Siena, in qualità di componente del Comitato di Coordinamento, si impegna a proporre le seguenti integrazioni al programma di coordinamento delle GAV e GGVV a partire dalla prossima annualità: 1. individuazione degli istituti pubblici (Zone di Ripopolamento e Cattura, Zone Rispetto Venatorio e Zone di Protezione), anche su proposta degli ATC, sui quali concentrare in maniera prioritaria la vigilanza, a seconda dei periodi e in base a specifiche necessità, da aggiornare anche durante le riunioni periodiche di coordinamento; 2. individuazione per ogni istituto faunistico pubblico di interesse (ZP, ZRC, ZRV) di un gruppo di agenti volontari che vi svolgono la loro attività di vigilanza in maniera prevalente e che riferiscono problematiche e soluzioni a una figura di riferimento residente nella struttura, possibilmente facente parte del tessuto produttivo inserito nella zona e rappresentativo di tutti i proprietari o conduttori dei fondi inclusi in seno alla Commissione o al Comitato che gestisce l’area. Gli agenti di vigilanza volontaria avranno quindi come referente coordinatore la Provincia (attraverso il Corpo di Polizia Provinciale) che mensilmente incontra, aggiorna e fornisce supporto sulle problematiche comuni che potrebbero essere incontrate durante lo svolgimento delle loro funzioni sul territorio e dall’altro un incaricato locale che viene costantemente informato sia di ciò che accade all’interno della struttura sia delle eventuali possibilità attraverso le quali giungere più velocemente possibile alla soluzione dei problemi incontrati. Pagina 66 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Tale proposta ovviamente dovrebbe essere condivisa con le Associazioni venatorie, agricole e ambientaliste che vedrebbero i propri addetti di vigilanza volontaria impegnati all’interno di strutture specifiche e interessati da progetti stimolanti sempre e comunque volti alla tutela e alla valorizzazione della fauna selvatica. Anche alla luce delle criticità evidenziate nell’ambito dello Studio di Incidenza e del Rapporto Ambientale, per la tutela della biodiversità e per le finalità del presente Piano Faunistico, dovranno essere potenziate le attività di vigilanza all’interno dei SIR e delle Aree di rilevanza faunistica individuate dal Rapporto Ambientale stesso. Pagina 67 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 CAP. 8 - QUADRO FINANZIARIO DI RIFERIMENTO Le misure previste nel Piano Faunistico Venatorio Provinciale sono attuate con risorse proprie dell’ATC, derivanti quasi esclusivamente dalle quote di iscrizione dei cacciatori, risorse proprie della Provincia e (in larga misura) risorse della Regione Toscana, attraverso gli stanziamenti annuali previsti nel PRAF e nei relativi Documenti di Attuazione. Eventuali risorse aggiuntive potranno essere reperite attraverso la partecipazione a bandi regionali, statali, comunitari. RISORSE FINANZIARIE DESTINANTE ALLA GESTIONE FAUNISTICA IN PROVINCIA DI SIENA NELL’ANNO 2012 Per quanto attiene le risorse queste sono individuate in: - trasferite dalla Regione Toscana con il documento di attuazione annuale del PRAF attraverso l’accesso a bandi finalizzati; - proprie del Settore Risorse Faunistiche derivanti da sanzioni venatorie, conferimenti selvaggina e da proventi per tariffe varie (per l’anno 2012 vedi Delib. G.P n. 335 del 20 dicembre 2011). - fondi propri dell’ATC (qui non evidenziati) dipendenti dal numero degli iscritti. Finanziamenti regionali Tipologia importo destinatario e utilizzo finale Esercizio funzioni delegate: € 60.745,22 (PRAF Misura c.2.1 Azione b) di cui: Settore Risorse Faunistiche € 45.745,22 funzioni istituzionali (carburanti, stampa calendario, materiali) Settore Polizia provinciale € 15.000,00 funzioni istituzionali Provincia; trasferimenti per progetti faunistici finalizzati Tutela produzioni agricole agricoltori (PRAF Misura C.1.1 Azione a) € 113.556,40 ATC per risarcimento danni Interventi piano annuale di gestione: € 850.085,36 (importo totale) (LR 3/1994 art. 9) di cui: Gestione ZRC € 477.160,00 ATC (quota parte convenz. circa 82%) Miglioramenti ambientali € 255.300,00 ATC per agricoltori Coordinamento vigilanza volontaria € 44.625,36 Ass.ni vigilanza volontaria Soccorso Fauna in difficoltà € 70.000,00 protocollo d’intesa WWF ItaliaCRASM Risorse proprie della Provincia Tipologia importo destinatario e utilizzo finale Contributi gestione ATC € 102.840,00 (importo totale) per Gestione ZRC quota 18%, Spese di funzionamento ATC Risorse collegate ad introiti diretti della Provincia (importi presunti da verificare in entrata) Tipologia importo destinatario e utilizzo finale Da cessione selvaggina € 25.000,00 (importo totale presunto ) Da sanzioni venatorie € 70.000,00 (importo totale presunto) Pagina 68 Da conferimenti selvaggina funzionamento ATC Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 € 16.000,00 Provincia per cattura spese (importo presunto) Da proventi per tariffe varie € 40.000,00 (importo totale presunto) ___________________________________________________________________________ Risorse straordinarie 2012: residuo di erogazione FMPS 2009 (Pratica 36738) Tipologia importo destinatario e utilizzo finale Incremento qualità ambientale € 60.735,00 ATC per agricoltori (miglioramenti ambientali nelle ZRC) Di seguito sono riportate le previsioni sulle misure da attuare per compensare le previste diminuzioni delle risorse trasferite. Pagina 69 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 AZIONI INCREMENTO ENTRATE AUMENTO QUOTE ATC Si ribadisce la necessità che la Regione determini una soglia più alta per le quote di accesso agli che potranno poi essere modulate sulla base ATC, di criteri diversi (prestazioni d’opera, legame col territorio, riduzioni “sociali” ecc….) PSR È necessario individuare misure a favore degli ATC e degli agricoltori che possano contribuire su miglioramenti ambientali, prevenzione, incremento piccola fauna ecc… UNGULATI COME RISORSA - gli ATC possono avvalersi di quanto previsto dal RR 33/R/2011 art. 100 c. 4. “Il Comitato di gestione può riservare una quota non superiore del 30% di cervidi e bovidi, abbattibili con la caccia di selezione, a cacciatori non iscritti all’ATC e non abilitati, purché accompagnati da personale abilitati”. Potrebbe essere prevista una quota per il permesso di caccia ed una aggiuntiva in caso di abbattimento. - Va avviato uno studio di fattibilità per la vendita degli ungulati provenienti dagli interventi di controllo come previsto dalla LR 3/94 art. 37 c. 6ter; in caso di abbattimenti il ricavato, al netto delle spese di macellazione e smaltimento scarti, confluirà in un fondo destinato in percentuale paritetica al risarcimento danni e al rimborso delle spese sostenute per l’abbattimento ed il trasporto ai centri di lavorazione individuati dalla Provincia. CONTRIBUTO STRAORDINARIO DI GESTIONE - applicazione di quanto previsto dall’art. 90 co. 4 e co. 5 del Regolamento Regionale 33R/2011. RAZIONALIZZAZIONE SPESE MIGLIORAMENTI AMBIENTALI La disponibilità di risorse ha fatto propendere negli anni per miglioramenti ambientali estesi e costosi (colture a perdere, incolti …). Per il prossimo periodo di programmazione saranno forniti indirizzi per miglioramenti più diffusi e meno dispendiosi (barra d’involo, margini colturali, foraggiamenti, ritardo nella lavorazione delle stoppie ecc..). All’interno delle strutture i Comitati disporranno di importi da suddividere tra gli agricoltori che, sulla base di un piano di miglioramenti, mettano in campo una o più azioni tese all’incremento della piccola fauna. L’importo per la zona sarà proporzionale alla sua redditività (misurata attraverso censimenti e catture laddove esercitate) GESTIONE INTEGRATA PUBBLICO/PRIVATO Le aziende private, attraverso la sottoscrizione del Disciplinare provinciale, contribuiranno al rilascio di selvaggina sul territorio (iniziando con allevamenti seminaturali con individui di cattura, fino all’autosufficienza con fauna non immessa). Ciò porterà ad un risparmio nelle spese di acquisto dei fagiani. PRESTAZIONI D’OPERA La Provincia e gli ATC dovranno, attraverso uno studio di fattibilità, ai sensi della LR 3/94 art. 1 c. 12 h), organizzare forme di collaborazione dei cacciatori; l’espletamento di tali attività può essere considerata condizione necessaria per l’accesso all’ATC RIDUZIONE SPESE FUNZIONAMENTO ATC La Provincia, sentiti gli ATC, dovrà ridurre progressivamente la spesa per il funzionamento degli ATC provvedendo, ove possibile, ad unificare a livello provinciale sedi e servizi tecnici. Pagina 70 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 ALLEGATI – TABELLE E TAVOLE TABELLA ALLEGATA 1- Riepilogo del territorio sottratto alla gestione programmata della caccia previsto dal Piano Faunistico Venatorio 2012-2015. PROVINCIA DI SIENA (ETTARI) % SAF 8.897 2,5 34.179 9,5 SUPERFICIE Istituti Faunistici Aziende Agrituristico Venatorie (art. 20 LR 3/1994) Aziende Faunistico Venatorie (art. 21 LR 3/1994) Centro Privato Riproduzione Fauna Selvatica (art. 18 LR 3/1994) 569 0,2 TOTALE ISTITUTI PRIVATI (art. 6 co. 7 LR 3/1994) 43.645 12,1 Aree per addestramento, allenamento e gare dei cani (con abbattimento) (art. 24 LR 3/1994) Aree per addestramento, allenamento e gare dei cani (senza abbattimento) (art. 24 LR 3/1994) TOTALE AAC (art. 24 co. 6 LR 3/1994) 266 0,1 1.422 0,4 1.688 0,5 Riserve naturali statali (art. 6 co. 6 LR 3/1994) 1.636 0,5 Riserve naturali regionali (art. 6 co. 6 LR 3/1994) 8.880 2,5 Zone di Protezione (art. 14 LR 3/1994) 4.367 1,2 Oasi di Protezione (art. 15 LR 3/1994) 70 0,0 Zone di Ripopolamento e Cattura (art. 16 LR 3/1994) 42.402 11,8 Zone di rispetto Venatorio (art. 17bis LR 3/1994) 15.838 4,4 2.541 0,7 106 0,0 7.732 2,1 83.572 23,2 Divieti a vario titolo (Demanio a divieto di caccia, art. 6 co. 6 LR 3/1994) Divieti a vario titolo (Aree sottratte alla caccia programmata, art. 25 LR 3/1994) Divieti a vario titolo (Fondi Chiusi, art. 25 LR 3/1994 ) TOTALE AREE DESTINATE ALLA PROTEZIONE DELLA FAUNA SELVATICA (art. 6 co. 5 LR 3/1994) Divieti a vario titolo (ZRV di superficie inferiore a 150 ha) TOTALE 341 0,1 129.246 35,9 COMPRENSORIO Siena 1 (ATC 17) Istituti Faunistici Aziende Agrituristico Venatorie (art. 20 LR 3/1994) Aziende Faunistico Venatorie (art. 21 LR 3/1994) Centro Privato Riproduzione Fauna Selvatica (art. 18 LR 3/1994) TOTALE ISTITUTI PRIVATI (art. 6 co. 7 LR 3/1994) Aree per addestramento, allenamento e gare dei cani (con abbattimento) (art. 24 LR 3/1994) Aree per addestramento, allenamento e gare dei cani (senza abbattimento) (art. 24 LR 3/1994) TOTALE AAC (art. 24 co. 6 LR 3/1994) Riserve naturali statali (art. 6 co. 6 LR 3/1994) Riserve naturali regionali (art. 6 co. 6 LR 3/1994) Zone di Protezione (art. 14 LR 3/1994) Oasi di Protezione (art. 15 LR 3/1994) Zone di Ripopolamento e Cattura (art. 16 LR 3/1994) Zone di rispetto Venatorio (art. 17bis LR 3/1994) Divieti a vario titolo (Demanio a divieto di caccia, art. 6 co. 6 LR 3/1994) Divieti a vario titolo (Aree sottratte alla caccia programmata, art. 25 LR 3/1994) Divieti a vario titolo (Fondi Chiusi, art. 25 LR 3/1994 ) TOTALE AREE DESTINATE ALLA PROTEZIONE DELLA FAUNA SELVATICA (art. 6 co. 5 LR 3/1994) Divieti a vario titolo (ZRV di superficie inferiore a 150 ha) TOTALE - ATC 17 superficie (ha) 5.140 10.031 0 15.171 % SAF provincia 1,4 2,8 0,0 4,2 % SAF ATC 4,3 8,4 0,0 12,7 35 0,0 0,0 1.020 0,3 0,9 1.055 1.636 3.130 1.325 0 8.555 6.873 2.504 0 2.998 0,3 0,5 0,9 0,4 0,0 2,4 1,9 0,7 0,0 0,8 0,9 1,4 2,6 1,1 0,0 7,2 5,8 2,1 0,0 2,5 27.021 7,5 22,7 108 0,0 0,1 43.355 12,0 36,4 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 COMPRENSORIO Siena 2 (ATC 18) Istituti Faunistici Aziende Agrituristico Venatorie (art. 20 LR 3/1994) Aziende Faunistico Venatorie (art. 21 LR 3/1994) Centro Privato Riproduzione Fauna Selvatica (art. 18 LR 3/1994) TOTALE ISTITUTI PRIVATI (art. 6 co. 7 LR 3/1994) Aree per addestramento, allenamento e gare dei cani (con abbattimento) (art. 24 LR 3/1994) Aree per addestramento, allenamento e gare dei cani (senza abbattimento) (art. 24 LR 3/1994) TOTALE AAC (art. 24 co. 6 LR 3/1994) Riserve naturali statali (art. 6 co. 6 LR 3/1994) Riserve naturali regionali (art. 6 co. 6 LR 3/1994) Zone di Protezione (art. 14 LR 3/1994) Oasi di Protezione (art. 15 LR 3/1994) Zone di Ripopolamento e Cattura (art. 16 LR 3/1994) Zone di rispetto Venatorio (art. 17bis LR 3/1994) Divieti a vario titolo (Demanio a divieto di caccia, art. 6 co. 6 LR 3/1994) Divieti a vario titolo (Aree sottratte alla caccia programmata, art. 25 LR 3/1994) Divieti a vario titolo (Fondi Chiusi, art. 25 LR 3/1994 ) TOTALE AREE DESTINATE ALLA PROTEZIONE DELLA FAUNA SELVATICA (art. 6 co. 5 LR 3/1994) Divieti a vario titolo (ZRV di superficie inferiore a 150 ha) TOTALE - ATC 18 superficie (ettari) % SAF provincia % SAF ATC 2.016 17.908 569 20.493 0,6 5,0 0,2 5,7 1,6 14,4 0,5 16,5 144 0,0 0,1 356 0,1 0,3 500 0 2.148 474 0 12.726 5.959 0 106 1.884 0,1 0,0 0,6 0,1 0,0 3,5 1,7 0,0 0,0 0,5 0,4 0,0 1,7 0,4 0,0 10,2 4,8 0,0 0,1 1,5 23.297 6,5 18,7 233 0,1 0,2 44.523 12,4 35,8 superficie (ettari) % SAF provincia % SAF ATC 1.741 6.240 0 7.981 0,5 1,7 0,0 2,2 1,5 5,3 0,0 6,8 87 0,0 0,1 46 0,0 0,0 133 0 3.602 2.568 70 21.121 3.007 37 0 2.850 0,0 0,0 1,0 0,7 0,0 5,9 0,8 0,0 0,0 0,8 0,1 0,0 3,1 2,2 0,1 18,1 2,6 0,0 0,0 2,4 33.255 9,2 28,5 41.369 11,5 34,7 COMPRENSORIO Siena 3 (ATC 19) Istituti Faunistici Aziende Agrituristico Venatorie (art. 20 LR 3/1994) Aziende Faunistico Venatorie (art. 21 LR 3/1994) Centro Privato Riproduzione Fauna Selvatica (art. 18 LR 3/1994) TOTALE ISTITUTI PRIVATI (art. 6 co. 7 LR 3/1994) Aree per addestramento, allenamento e gare dei cani (con abbattimento) (art. 24 LR 3/1994) Aree per addestramento, allenamento e gare dei cani (senza abbattimento) (art. 24 LR 3/1994) TOTALE AAC (art. 24 co. 6 LR 3/1994) Riserve naturali statali (art. 6 co. 6 LR 3/1994) Riserve naturali regionali (art. 6 co. 6 LR 3/1994) Zone di Protezione (art. 14 LR 3/1994) Oasi di Protezione (art. 15 LR 3/1994) Zone di Ripopolamento e Cattura (art. 16 LR 3/1994) Zone di rispetto Venatorio (art. 17bis LR 3/1994) Divieti a vario titolo (Demanio a divieto di caccia, art. 6 co. 6 LR 3/1994) Divieti a vario titolo (Aree sottratte alla caccia programmata, art. 25 LR 3/1994) Divieti a vario titolo (Fondi Chiusi, art. 25 LR 3/1994 ) TOTALE AREE DESTINATE ALLA PROTEZIONE DELLA FAUNA SELVATICA (art. 6 co. 5 LR 3/1994) TOTALE - ATC 19 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 TABELLA ALLEGATA 2 - Riepilogo delle Oasi di Protezione (OP) proposte con il presente Piano Faunistico Venatorio, per la tutela delle Aree di Rilevanza Faunistica individuate nel Rapporto Ambientale e non tutelate da altri istituti faunistici. ATC ISTITUTO NOME COMUNE 19 OP LE VOLPAIE 19 OP CASTIGLIONCELLO DEL TRINORO Sarteano 19 OP RILIEVI DELLA VAL D’ORCIA Monteroni d’Arbia Pienza, Montepulciano Area di Rilevanza Faunistica ETTARI PFV Lago delle Volpaie Rilievi di Castiglioncello del Trinoro Rilievi della Val d’Orcia 52 10 TOTALE 70 8 TABELLA ALLEGATA 3 - Riepilogo delle Zone di Protezione (ZP) proposte con il presente Piano Faunistico Venatorio. ATC ISTITUTO ETTARI 2011 ETTARI PFV 17 ZP MONTEMAGGIO NOME Monteriggioni COMUNE 362 362 17 ZP PESCINALE Sovicille 463 463 17 ZP RICAVO Castellina in Chianti 500 500 18 ZP CAPANNELLE Gaiole in Chianti 474 474 19 ZP LAGO DI CHIUSI 175 801 19 ZP AMIATA Chiusi Abbadia S.S., Castiglion d'Orcia, Piancastagnaio TOTALE 3.452 1.767 5.426 4.367 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 TABELLA ALLEGATA 4 - Riepilogo delle Zone di Ripopolamento e Cattura (ZRC) proposte con il presente Piano Faunistico Venatorio. ATC ISTITUTO NOME COMUNE ETTARI 2011 17 ZRC BARONTOLI Sovicille 862 862 17 ZRC BASCIANO Monteriggioni 1.218 1.218 17 ZRC COLLE VAL D'ELSA Colle Val d'Elsa 1.119 1.116 17 ZRC IL PALAZZONE Chiusdino 17 ZRC IL PIANO Casole d'Elsa 979 979 17 ZRC MENSANELLO Colle Val d'Elsa 1.133 1.133 720 17 ZRC RACCIANO S.Gimignano 1.720 1.542 17 ZRC STROZZAVOLPE Poggibonsi 1.046 917 17 ZRC VAL D'ELSA - CHIANTI Poggibonsi 788 788 18 ZRC BIBBIANO Buonconvento 1.080 1.080 18 ZRC CASANOVALPINO Rapolano Terme 956 837 18 ZRC CASTELVERDELLI S.Giovanni d'Asso 730 617 18 ZRC CITTÀ DI SIENA Siena 2.504 2.426 18 ZRC I SOLI S.Giovanni d'Asso 577 18 ZRC IL DESERTO Monteroni d'Arbia 1.080 1.063 1.045 18 ZRC IL PECORILE Asciano 1.045 18 ZRC LE PALAIE Asciano 881 18 ZRC LEONINA Asciano 1.124 18 ZRC MONTAPERTI Castelnuovo Berardenga 1.065 1.073 18 ZRC S.MARTINO-S.FABIANO Monteroni d'Arbia 1.553 1.194 1.124 18 ZRC VAL DI CAVA Montalcino 966 930 18 ZRC VESCONA Asciano 775 399 18 ZRC VILLE DI CORSANO Monteroni d'Arbia 1.024 938 19 ZRC ACQUAVIVA Montepulciano 1.089 1.224 19 ZRC BELSEDERE Trequanda 843 843 19 ZRC CASA DEL CORTO Piancastagnaio 1.234 1.073 19 ZRC CHIANCIANO Chianciano Terme 963 897 19 ZRC COLLE MOSCA Pienza 815 890 19 ZRC CONTIGNANO Radicofani 847 847 19 ZRC CORSIGNANO Pienza 1.438 1.539 19 ZRC I POGGI Torrita di Siena 1.431 1.048 1.913 1.913 19 ZRC IL POLIZIANO Montepulciano 19 ZRC LA FOCE ChiancianoTerme 834 19 ZRC LA NOVELLA S.Casciano dei Bagni 19 ZRC LA TROVE Trequanda 1.053 525 1.300 1.057 19 ZRC LE PIANINE Radicofani 19 ZRC MACCIANO Chiusi 951 883 19 ZRC MALTAIOLO - MATERO Cetona 1.233 1.233 1.300 19 ZRC PALAZZO DI PIERO Sarteano 1.103 1.087 19 ZRC POGGI GIALLI Sinalunga 1.521 1.515 19 ZRC VAL DI PAGLIA Abbadia S.S. 1.194 1.015 19 ZRC VAL D'ORCIA Castiglione d'Orcia 2.481 1.493 19 ZRC VIGNONI S.Quirico d'Orcia 1.299 1.264 49.012 42.402 TOTALE ETTARI PFV Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 TABELLA ALLEGATA 5 - Riepilogo delle Zone di Rispetto Venatorio (ZRV) proposte con il presente Piano Faunistico Venatorio. ATC ISTITUTO NOME COMUNE ETTARI 2011 ETTARI PFV 17 ZRV BADESSE Monteriggioni 226 226 411 346 200 200 17 ZRV BELFORTE Radicondoli 17 ZRV CAMPIGLIA Colle val d'Elsa 17 ZRV CAMPOMAGGIO Radda in Chianti 17 ZRV CASTELLETTO Chiusdino 386 380 17 ZRV CASTELLINA Castellina in Chianti 578 565 17 ZRV CASTELLO DI MONTERIGGIONI Monteriggioni 108 108 17 ZRV COLLALTO Colle val d'Elsa 320 355 208 17 ZRV I RIGUARDI S.Gimignano 356 17 ZRV IESA Monticiano 215 150 17 ZRV LA CHIOCCIOLA Monteriggioni 203 203 17 ZRV MONTALCINELLO Chiusdino 337 278 17 ZRV MONTEFALCONI Poggibonsi 136 216 17 ZRV MONTESTIGLIANO Sovicille 528 528 17 ZRV PALAZZETTO Chiusdino 17 ZRV PIEVESCOLA Casole d'Elsa-Colle V.Elsa 332 332 17 ZRV PISCIALEMBITA Sovicille 472 472 322 17 ZRV POGGIARELLI Monticiano 213 213 17 ZRV POGGIO BONIZIO Poggibonsi 311 509 17 ZRV POGGIO MALLECCHI Monticiano 361 17 ZRV RADICONDOLI Rdicondoli 269 17 ZRV S. LORENZO A MERSE Monticiano 17 ZRV SELVOLE Radda in Chianti 622 715 18 ZRV CASTELNUOVO DELL'ABATE Montalcino 326 326 236 269 67 18 ZRV CERTANO BELCARO Siena 225 18 ZRV CHIUSURE Asciano 129 131 18 ZRV FOENNA Rapolano 337 337 18 ZRV GAIOLE Gaiole in Chianti 541 516 18 ZRV LA PIEVINA Asciano 276 180 18 ZRV LARNIANO Castelnuovo B.ga 172 174 18 ZRV MONTE CUCCO Castelnuovo B.ga 102 102 18 ZRV MONTISI S.Giovanni d'Asso 214 377 18 ZRV PIEVEASCIATA Castelnuovo B.ga 137 150 18 ZRV POGGIO PINCI Asciano 262 276 18 ZRV QUERCEGROSSA Castelnuovo B.ga 244 244 18 ZRV RENACCIO Siena 264 316 18 ZRV TAVERNELLE Montalcino 358 358 18 ZRV TORRENIERI Montalcino 260 289 18 ZRV VAGLIAGLI Castelnuovo B.ga 384 336 18 ZRV VESCOVADO Murlo 448 353 407 511 18 ZRV VITIGNANO SAN PIERO Castelnuovo B.ga 18 ZRV I SOLI San giovanni d'Asso 407 18 ZRV LE PALAIE Asciano - Rapolano 389 18 ZRV MONTERONI Monteroni d'Arbia 19 ZRV ARMATELLO S.Casciano Bagni 19 ZRV BETTOLLE Sinalunga 183 544 409 238 19 ZRV LA FOCE ChiancianoTerme 529 19 ZRV LA TROVE Trequanda 254 19 ZRV MONTEFOLLONICO Torrita di Siena 232 19 ZRV ORIATO Sarteano 173 380 NOME Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 ATC ISTITUTO 19 ZRV PALAZZONE S.Casciano Bagni COMUNE ETTARI 2011 332 317 19 ZRV POGGIO ROSA Castiglione d'Orcia 219 173 19 ZRV RIPA D'ORCIA Castiglione d'Orcia 153 0 19 ZRV SCROFIANO Sinalunga 219 322 19 ZRV VALIANO Montepulciano 153 153 TOTALE 13.146 ETTARI PFV 16.179 TABELLA ALLEGATA 6 - Riepilogo delle Aziende Faunistico Venatorie (AFV) proposte con il presente Piano Faunistico Venatorio. ATC AFV NOME COMUNE ettari 2011 ettari PFVP 17 AFV ANQUA Radicondoli 662 662 17 AFV CAVAGLIONI Sovicille 405 405 17 AFV CINCIANO LE FONTI Poggibonsi 460 460 17 AFV IL MONTE S.Gimignano 620 652 17 AFV LE ROTE S.Gimignano 533 533 17 AFV LECCHI POGGIARELLO Poggibonsi (Castellina in Chianti) 767 761 17 AFV LILLIANO Castellina in Chianti 772 772 17 AFV OLLI Radicondoli 821 821 17 AFV PENTOLINA Chiusdino 999 999 17 AFV POGGIO AI QUERCIONI Colle Val d'Elsa (Casole d’Elsa) 568 585 17 AFV QUERCETO Casole d'Elsa (Colle Val d’Elsa) 707 707 17 AFV RENCINE TRASQUA Castellina In Chianti 622 622 17 AFV S.GALGANO Chiusdino 446 Trasformazione in AAV 17 AFV SCORGIANO IL TERMINE Monteriggioni (Casole D'Elsa) 1.072 1.072 17 AFV SETTEFONTI S.Gimignano 704 704 18 AFV ARCENO Castelnuovo B.Ga 446 466 18 (17) AFV BAGNAIA Murlo (Monteroni, Sovicille) 841 841 18 AFV CASABIANCA Murlo 503 503 18 AFV CASALE DEL BOSCO Montalcino 438 438 18 AFV CASALE S.ANDREA Buonconvento (Asciano) 519 519 18 AFV CASTELL'IN VILLA Castelnuovo B.Ga 640 640 18 AFV CASTIGLION DEL BOSCO Montalcino 620 676 18 AFV CHIATINA MALANDRINE ALTESI Buonconvento (Asciano) 938 952 18 AFV CURIANO SUVIGNANO Monteroni D'arbia 632 632 18 AFV FAGNANO Castelnuovo B.Ga 623 623 18 AFV FELSINA Castelnuovo B.Ga 550 570 18 AFV GAIOLE SUD Gaiole In Chianti 979 979 18 AFV IL GRILLO Castelnuovo B.Ga 1.355 1.313 18 AFV LA CAMPANA Asciano (Monteroni d'Arbia) 714 714 18 (19) AFV LUCIGNANO D'ASSO S.Giovanni d’Asso (Pienza) 919 919 18 AFV MONTECAMERINI Rapolano Terme (Asciano) 641 622 18 AFV MONTEPESCINI Murlo 457 457 18 AFV MONTERONGRIFFOLI S.Giovanni d'Asso 598 598 18 AFV MONTESOLI Buonconvento 657 657 18 AFV MUGNANO Monteroni d’Arbia (Siena, Sovicille) 429 429 18 AFV POGGIO ALLE MURA Montalcino 842 842 ATC AFV NOME Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 COMUNE ettari 2011 ettari PFVP 18 AFV RADI CAMPRIANO Monteroni d'Arbia (Murlo) 996 Divisione autor. art. 63 LR 3/94 18 AFV S.ANGELO IN COLLE Montalcino 563 563 18 AFV S.GIUSTO A RENTENNANO Gaiole in Chianti 497 507 18 AFV SALTEANO Asciano 513 533 18 AFV TERRAROSSA Montalcino 707 707 18 AFV PIEVE A SALTI S.Giovanni d'Asso, Buonconvento 494 18 AFV RADI Monteroni d'Arbia 633 18 AFV CAMPRIANO Murlo (Monteroni d’Arbia) 19 AFV ABBADIA A SICILLE Trequanda (Sinalunga) 417 417 19 AFV ABBADIA DI MONTEPULCIANO Montepulciano 697 698 406 19 AFV CASTELVECCHIO Radicofani (Castiglion d'Orcia) 724 724 19 AFV DOLCIANO MONTELUCE Chiusi 404 425 19 AFV IL CASTELLO S.Casciano dei Bagni 509 509 19 AFV LA FRATTA Sinalunga (Torrita) 800 800 19 AFV PALAZZO MASSAINI Pienza (Trequanda, Torrita) 874 874 19 AFV SPINETO Sarteano 684 684 19 AFV SELVOLI Pienza, S.Quirico d'Orcia 19 (18) AFV CELAMONTI Montalcino (S.Quirico d’Orcia) 572 TOTALE 488 488 33.372 34.179 TABELLA ALLEGATA 7 - Riepilogo delle Aziende Agrituristico Venatorie (AAV) proposte con il presente Piano Faunistico Venatorio. ATC ISTITUTO NOME COMUNE ettari (2011) ettari PFVP 17 AAV BERIGNONE Casole d’Elsa 378 429 17 AAV BOSCAGLIA Radicondoli 573 573 17 AAV CERRECCHIA Casole (Monteriggioni) 372 372 17 AAV CUSONA S.Gimignano 435 399 17 AAV FONTERUTOLI Castellina in Chianti 17 AAV FOSINI Radicondoli 17 AAV FROSINI Chiusdino 574 17 AAV IL SANTO Monticiano 705 17 AAV LA ROSA Chiusdino 17 AAV LURIANO Chiusdino (Monticiano) 600 17 AAV PIAN D'ALBOLA Radda in Chianti 364 17 AAV SAN GALGANO Chiusdino 200 300 574 705 196 600 364 428 18 AAV ARMAIOLO Rapolano Terme 18 AAV LA SELVA Murlo (Monteroni d’Arbia) 466 18 AAV MONTALTO Castelnuovo B.Ga 466 205 231 231 18 AAV PALAZZO VENTURI Asciano 794 794 18 AAV S.GIOVANNI Siena 203 203 18 AAV SANTA LUCIA Asciano 117 19 AAV AIOLA Sarteano 490 19 AAV CAMPOTORNO San Casciano dei Bagni 102 19 AAV I POGGI San Casciano dei Bagni 400 19 AAV LA QUERCE Castiglion d’Orcia TOTALE 749 749 6.445 8.897 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 TABELLA ALLEGATA 8 - Riepilogo delle Aree per l’addestramento, l’allenamento e le gare dei cani (AAC) proposte con il presente Piano Faunistico Venatorio. ATC Denominazione Comune tipologia AAC ETTARI 2011 ETTARI PFV 17 AIANO S.Gimignano 17 VICO DI BOSCONA Colle Val d'Elsa con abbattimento 25 25 con abbattimento 10 10 17 BOSCHI DI CAPRAIA Sovicille 17 BOSCO DELL'AMALBERTI Castellina in Chianti senza abbattimento 33 33 senza abbattimento 23 17 CALBELLO 23 Sovicille senza abbattimento 39 23 17 CAPRAIA Sovicille senza abbattimento 89 89 17 FABBIANO DI SOTTO Casole d'Elsa senza abbattimento 10,5 10,5 17 FORNACE Casole d'Elsa senza abbattimento 11 11 17 IL CERRO Casole d'Elsa senza abbattimento 17 IL POGGIOLO 2 Monteriggioni senza abbattimento 30 30 17 LA PINETA "A" Monticiano senza abbattimento 59 59 17 LA PINETA "B" Monticiano senza abbattimento 17 17 17 LE CAPANNE Radicondoli senza abbattimento 26 26 17 LE CATASTE Monticiano senza abbattimento 69 69 17 LE CERRETA Gaiole in Chianti senza abbattimento 47 47 17 LE GABBRA Casole d'Elsa senza abbattimento 33 33 17 LE LAME Radicondoli senza abbattimento 41 41 17 MALPENSATA Colle Val d'Elsa senza abbattimento 3 3 390 17 POGGIO A ISSI S.Gimignano senza abbattimento 13 13 17 POGGIO ALLE FORCHE Casole d'Elsa senza abbattimento 11 11 17 POGGIOLO Monteriggioni senza abbattimento 30 30 17 S.MARCO Radicondoli senza abbattimento 11 11 17 TRAMONTI Castellina in Chianti senza abbattimento 34 34 17 VIGNONI Monticiano senza abbattimento 16,4 16,4 18 FONTANELLE Asciano con abbattimento 73 73 18 GINESTRETO Siena con abbattimento 6 6 18 RENCINONE ROMANELLA VILLA PETRONI TAMARA Asciano Monteroni d’Arbia Asciano Siena - Monteriggioni con abbattimento 50 50 con abbattimento 12 12 con abbattimento 3 3 18 18 18 BOSCO AL CAPANNONE Asciano senza abbattimento 28 28 18 CASA AL VENTO Castelnuovo Berardenga senza abbattimento 17,5 17,5 18 I PIANELLI Murlo senza abbattimento 84 84 18 IL GINEPRO Gaiole in Chianti senza abbattimento 15 15 18 LE QUERCIOLE Monticiano senza abbattimento 58 58 18 LECCETELLA Murlo senza abbattimento 12 12 18 LECCETO Siena senza abbattimento 28 28 18 MOCALI Montalcino senza abbattimento 11,4 11,4 18 MONASTERO BASSO Siena senza abbattimento 7 9 18 MONTE SANTE MARIE Asciano senza abbattimento 47 47 18 PIETRAFOCAIA Montalcino senza abbattimento 17 17 18 PULCIANESE Murlo senza abbattimento 19 19 10 10 18 VILLA A SESTA Castelnuovo Berardenga senza abbattimento 19 COLMATA Torrita di Siena con abbattimento 3 3 19 GINEPRONE S.Quirico d'Orcia con abbattimento 5,5 5,5 19 LA GUARDIA Sinalunga con abbattimento 10 10 19 MALAVERE Pienza con abbattimento 28 28 19 PAICCI Piancastagnaio con abbattimento 34 34 19 POGGIO ROMITO Montepulciano con abbattimento 6 con abbattimento 100 Trasformazione in AAV 19 SELVOLI Pienza ATC Denominazione Comune Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 tipologia AAC ETTARI 2011 19 CAMPOTORNO S.Casciano Bagni con abbattimento 19 CAMPOTORNO S.Casciano Bagni senza abbattimento 25 19 CAMPOTORNO S.Casciano Bagni senza abbattimento 18 ETTARI PFV 4 Trasformazione in AAV 19 CAMPOTORNO N. 2 S.Casciano Bagni senza abbattimento 42 19 MONTELORO Pienza senza abbattimento 23 23 19 MORO Abbadia S.S. senza abbattimento 12 12 19 S.ALBINO Montepulciano senza abbattimento 19 GINEPRONE S.Quirico d'Orcia senza abbattimento 7,2 7,2 1.491 1.688 4 TOTALE TABELLA ALLEGATA 9 – Centro Privato di Riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale (CPRFS) proposto con il presente Piano Faunistico Venatorio. ATC 18 Denominazione Comune PRESCIANO Siena ETTARI 2011 ETTARI PFV 581 569 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 TAVOLA ALLEGATA 1 - Zone di Protezione (ZP) e Oasi di protezione proposte con il presente Piano Faunistico Venatorio per il prossimo periodo di programmazione. Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 TAVOLA ALLEGATA 2 - Zone di Ripopolamento e Cattura (ZRC) proposte con il presente Piano Faunistico Venatorio per il prossimo periodo di programmazione. Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 TAVOLA ALLEGATA 3 - Zone di Rispetto Venatorio (ZRV) proposte con il presente Piano Faunistico Venatorio per il prossimo periodo di programmazione. Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 TAVOLA ALLEGATA 4 - Aziende Faunistico Venatorie (AFV) e Aziende Agrituristico Venatorie (AAV) proposte con il presente Piano Faunistico Venatorio per il prossimo periodo di programmazione. Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 TAVOLA ALLEGATA 5 – Suddivisione del territorio provinciale in area vocata e non vocata al cinghiale. TAVOLA ALLEGATA 6 – Distretti di gestione del cinghiale. Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 TAVOLA ALLEGATA 7 – Territori a diversa vocazionalità per il capriolo. TAVOLA ALLEGATA 8 – Unità di gestione (UdG) per il capriolo. Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 TAVOLA ALLEGATA 9 –Distretti di gestione per il capriolo. Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Siena 2012‐2015 TAVOLA ALLEGATA 10 – Aree dove non sono collocabili gli appostamenti fissi.