LETIZIA BATTAGLIA Letizia Battaglia, nata a Palermo il 5 marzo 1935, è una fotoreporter e politica italiana. Dopo aver trascorso la sua prima infanzia fuori dalla Sicilia (a Napoli, a Civitavecchia e a Trieste), ritornò a Palermo all’età di undici anni. Letizia racconta di aver sofferto per il trasferimento della sua famiglia a Palermo perché i genitori l’avevano privata di tutte le libertà che aveva prima, come quella di andare da sola in bicicletta o farsi vedere in giro con i ragazzi. Per le donne non erano giuste troppe cose, ma lei non dava tanta importanza a tutte queste limitazioni e proprio per questo si definisce una persona anticonformista. Palermo la incuriosiva e l’affascinava così tanto che cominciò ad interessarsi di tutto ciò che accadeva intorno a lei fino a quando nel 1972 decise di lavorare per il giornale palermitano L’Ora come fotoreporter. Nel 1974 si trovò a documentare l’inizio degli anni di piombo della sua città, scattando foto dei delitti di mafia per comunicare alle coscienze la misura di quelle atrocità. Ma Letizia Battaglia non è solo “la fotografa della mafia”. Le sue foto, spesso in un vivido e nitido bianco e nero, si prefiggono di raccontare soprattutto Palermo nella sua miseria e nel suo splendore. La Battaglia predilige in particolare i soggetti femminili perché, secondo quanto ha affermato, nelle donne cerca un’energia positiva che negli uomini non riesce a trovare. Nel 1985 è stata la prima donna europea a ricevere il Premio Eugene Smith a New York, un riconoscimento internazionale che le ha permesso di entrare a far parte della storia della fotografia. Nel 1979 è diventata cofondatrice del Centro di Documentazione “Giuseppe Impastato” e intorno agli anni ’90 ha deciso di entrare in politica con la convinzione che la fotografia da sola non bastasse a denunciare il degrado della Sicilia. È stata consigliere comunale a Palermo e deputato regionale. Ma alla fine della sua candidatura ha dichiarato che essersi occupata di politica è stata per lei un’esperienza triste. Secondo la Battaglia “il mondo della politica è lo specchio della società in cui viviamo e se il potere è corrotto, di conseguenza la società si rende conto che per ottenere qualcosa deve essere corrotta anche lei”. Prova molta rabbia verso i politici che hanno spinto gente che poteva vivere serenamente a diventare mafiosa e ha pena per coloro che sono coinvolti in associazioni a delinquere; li considera dei prigionieri di “falsi miti”, cioè ossessionati dai soldi. E anche le donne, che la Battaglia pensava non potessero essere coinvolte, ci sono dentro fino al collo e il loro ruolo è quello di stare zitte proprio come nella fotografia in alto.