DICEMBRE 2010 - PERIODICO TRIMESTRALE - N° 2/2010 - Aut. Tribunale di Orvieto n° 2 del 28/03/2008 - [GRAFICA E IMPAGINAZIONE] AKROPOLIS S.R.L. [EDITORE] CREDIUMBRIA BANCA DI CREDITO COOPERATIVO [STAMPA] TIPOLITOGRAFIA PIEVESE - CITTÀ DELLA PIEVE [DIRETTORE RESPONSABILE] GABRIELE OLIVO Verso i prossimi... cinquanta anni di Palmiro Giovagnola Circa un anno fa, esattamente il dieci dicembre, abbiamo celebrato a Città della Pieve i cinquanta anni dalla costituzione della Cassa rurale ed artigiana di Moiano, alla presenza, tra gli altri, del Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi. In quella sede abbiamo ricordato il percorso, che per tappe successive, fino alle fusioni con la Cassa Rurale di Ficulle prima, e con la BCC di Terni poi, hanno portato alla costituzione, nel 2007, di CrediUmbria, banca di Credito Cooperativo. Annunciammo allora che le celebrazioni avrebbero avuto termine nell’autunno duemiladieci, facendo coincidere l’annuale festa del socio e la inaugurazione dell’ampliamento della sede sociale di Moiano, passando per appuntamenti intermedi quali la gita in Palestina. Oggi possiamo dire che gli impegni assunti li stiamo rispettando. La gita in Palestina si è regolarmente svolta ottenendo una grande adesione da parte dei nostri soci; giovedì nove dicembre, sempre a Città della Pieve presenteremo il libro sui cinquanta anni della banca, una pubblicazione in due volumi curata dal prof. Gianfranco Cavazzoni e dal giornalista Antonio Lubrano. Infine nel pomeriggio di sabato undici dicembre procederemo alla inaugurazione della nuova sede nel corso della quale si svolgerà una conferenza alla presenza della Presidente della Regione, Catiuscia Marini, e verranno consegnati i premi ai figli dei soci che si sono diplomati/laureati, con votazioni elevate. Intendo inoltre evidenziare il fatto che stiamo mantenendo gli impegni assunti nei confronti dei nostri soci e clienti, voglio sottolineare con forza che l’appuntamento del prossimo dicembre, debba essere considerato certo, il punto di arrivo di un percorso iniziato oltre cinquanta anni fa, ma contemporaneamente vuole essere anche un punto di partenza verso una nuova fase di sviluppo della nostra banca di credito cooperativo. Una nuova fase di sviluppo che il Consiglio di Amministrazione ha già avviato assumendo decisioni importanti quali l’apertura della tredicesima filiale a Passignano, per la quale siamo nella fase di sistemazione dei locali già individuati. L’acquisizione di nuovi locali sulla piazza di Città della Pieve in modo da dotare la filiale già operante di maggiori spazi ed ai soci e clienti di ambienti più accoglienti e più efficienti, anche al fine di consolidare 2 il nostro ruolo di azienda leader nel territorio. Ancora, stiamo predisponendo nuovi studi per insediare nuove filiali nel nostro territorio di competenza e soprattutto abbiamo avviato un lavoro di riorganizzazione della azienda, che nel corso dell’anno prossimo ci porterà alla individuazione del nuovo menagement della azienda, portando a cambi generazionali importanti in modo da gettare le basi per un nuovo, lungo e solido progetto di sviluppo. Un nuovo progetto di sviluppo, che pur avendo radici profonde nel nostro passato, disegni il futuro alla luce degli scenari attuali e di quelli prevedibili per gli anni a venire. Un progetto, un piano strategico per il prossimo triennio, che ci permetta di consolidare e sviluppare il nostro ruolo sul territorio sempre più importante per gli interventi che riusciamo a mettere in campo a favore delle famiglie e delle piccole e medie imprese che qui operano. La crisi economica che stiamo attraversando è tutt’altro che finita, anzi, mi sento di affermare che dalle nostre parti, quella più pesante stia ancora per arrivare. Ed allora, CrediUmbria, come le altre aziende del Credito Cooperativo, dovranno continuare a svolgere quel ruolo anticiclico che già hanno esercitato negli ultimi due anni. Per far ciò dobbiamo crescere ancora, ridefinire i nostri processi interni, in una parola aumentare la nostra efficienza per reggere le nuove sfide che ci si presenteranno. E dobbiamo farlo pensando che almeno per il prossimo triennio dovremo andare avanti con le nostre sole forze. Ho cambiato idee sulle fusioni di cui ho parlato nel precedente numero? No. Penso che le fusioni tra banche di Credito Cooperativo, come anche la storia dimostra, saranno inevitabili. Credo che le fusioni strategiche e non di “necessità” sono opportune, necessarie, proprio per garantire all’intero mondo del Credito Cooperativo un futuro di stabilità e di ulteriore sviluppo. Registro però che ancora troppe sono le incomprensioni, i particolarismi, gli egoismi che impediscono “matrimoni” che sulla carta sarebbero maturi. Ed allora per ciò che ci riguarda lavoreremo sia per andare avanti da soli che per perseguire altre fusioni, che qualora dovessero subire una accelerazione, ci vedrebbero arrivare all’unione con una dote maggiore, nell’interesse della comunità e dei soci che in questo momento rappresentiamo. Pellegrinaggio in Terra Santa con Crediumbria di Gualtiero Bassetti* Ho sempre pensato che la Terra Santa fosse principalmente un luogo dell’anima. Uno spazio senza tempo, dal fascino non corroso dai secoli. Un fantastico lembo di terra che dai Monti del Libano si estende fino al Sinai; dai contrafforti della Giordania fino alla immensa distesa azzurra del Mediterraneo. Un luogo dove non si può fare a meno di pensare a Dio. Un'occasione per riflettere su tutto ciò mi è stata data dal pellegrinaggio organizzato l’estate scorsa per i cinquanta anni di fondazione della CrediUmbria (Banca di Credito Cooperativo del Trasimeno). Eravamo tanti, più di cento persone. Siamo partiti dall’aeroporto di Perugia-Sant’Egidio con volo diretto per Tel Aviv. Abbiamo visitato i luoghi santi di Israele e Giordania. Il caldo torrido di quei giorni non ha guastato il nostro viaggio, anzi ci ha fatto calare meglio nel contesto ambientale nel quale tanti fatti biblici, di cui abbiamo fatto memoria, si sono veramente svolti. Il sole cocente, l’arsura, la sabbia rovente del deserto e la dolce brezza delle colline della Giudea ci hanno permesso di cogliere le fatiche e le speranze di popoli che per secoli hanno convissuto con una natura spesso ostile. Mentre celebravo la santa messa tra le rocce di Petra, ho ripensato al lento e drammatico cammino del patriarca Mosé, che guidò il suo popolo lungo quel deserto infuocato, alla ricerca di un luogo di riparo, prima di giungere nella Terra Promessa. E proprio vicino al sito di Petra abbiamo potuto vedere il villaggio di Wadi Musa con l’edificio dove si conserva la sorgente di Mosè, il posto dove, colpendo la roccia, Mosè fece sgorgare l’acqua per ristorare il popolo assetato. E su, in alto, sulle alture, ancora oggi, i beduini onorano la tomba del primo sacerdote ebraico, Aronne, fratello di Mosè, che lì compì i suoi giorni. Risalendo il deserto giordano siamo poi arrivati al Monte Nebo, anch’esso caro alla tradizione ebraico-cristiana, perché in quel luogo il Signore mostrò a Mosé la terra di Israele, senza però permettergli di entrarvi. Mosé morì su quel Monte e Dio stesso seppellì il suo corpo. Scendendo verso il Giordano, si incontra la fertile valle che precede i Monti della Giudea e poi, in lontananza, le arsure del Mar Morto, con le rocce bruciate dal sole e dal sale. Infine, ecco la strada che sale a Gerusalemme. “Quale gioia, quando mi dissero: andiamo alla casa del Signore!”. Così gli antichi pellegrini ebrei pregavano salendo verso la Città Santa. Gerusalemme oggi non è più la stessa di duemila anni fa e nemmeno la stessa di quaranta anni fa, quando ci sono stato per la prima volta. L’espansione edilizia ha sconvolto la città, che ormai sembra una comune metropoli occidentale. Solo avvicinandosi verso le antiche mura, ci si accorge della mitica bellezza e del fascino di un luogo che ha conosciuto gli eventi più importanti della fede cristiana, ebraica e musulmana. È difficile muoversi dentro Gerusalemme, la nostra Via Crucis, forse come quella di Gesù, è stata accompagnata dal frastuono di mille venditori di granaglie e stoffe, e dal vocio scanzonato di tanti turisti e curiosi. Eppure, se si riesce a raccogliersi in se stessi e a non distrarsi, quei luoghi, pian piano, rivelano tutto il loro carico di storia, tutta l’aurea mistica, tutta la loro pietà. Il Muro del Pianto, la Spianata delle Moschee e il Santo Sepolcro sono spazi sacri entro i quali non si può fare a meno di pensare a Dio e all’eternità, al mistero che è l’uomo e al suo incontro con il divino. Secondo la rivelazione delle tre religioni monoteiste, Gerusalemme è il cuore del mondo. Anche noi pellegrini umbri abbiamo sperimentato il fascino di quella terra, purtroppo ancor oggi tormentata da violenze, odi e divisioni. Sono stato felice di aver compiuto il pellegrinaggio insieme ai dirigenti, ai collaboratori e ai soci della CrediUmbria, una banca da sempre amica dei piccoli risparmiatori e gelosa custode dei valori cristiani della solidarietà e dell’aiuto alle fasce più deboli della popolazione. Alla CrediUmbria e a tutti gli amici pellegrini auguro ogni bene dal Signore e un felice “pellegrinaggio”: quello della vita di tutti i giorni. *Arcivescovo di Perugia e Città della Pieve 3 Diario di una vacanza... di Paola Natalizi Rifare nel XXI secolo il cammino di Gesù in Terra Santa, passando per quei luoghi dove ha vissuto e predicato, oggi teatro di eventi violenti e drammatici, sembrava un’idea bizzarra oltre che rischiosa. Il 27 agosto, è partito da Perugia, Aeroporto di S.Egidio con volo speciale per TelAviv, un folto gruppo di pellegrini soci della CrediUmbria alla presenza di S.E.Mons. Gualtiero Bassetti della Diocesi di Perugia. Nel pomeriggio l’arrivo a Tel Aviv, la Berlino con i piedi nell’acqua, l’America mediterranea, la Miami presso i beduini con temperatura al limite della sopportazione. Eravamo sui 50°, umidità dell’80%, un’ondata di caldo eccezionale anche per quei posti. La vicinanza alla regione del Mar Morto, la più grande depressione naturale della terra, 400 metri sotto il livello del mare, rende ancor più torrido il pomeriggio. Qui il “fiume”, incastonato al crocevia di immensi deserti, è un rigagnolo largo due o tre metri; da una parte Cisgiordania, dall’altra Israele. E’ questa la Betania oltre il Giordano, dove Gesù ricevette il Battesimo da Giovanni Battista. Poco più in là si trova Tellal Karrar dove il profeta Elia ascese al Cielo su di un carro di fuoco. Alle spalle, risalendo la depressione dalla sponda giordana si trova il Monte Nebo. Da quest’altura Mosè vide la “Terra Promessa” poco prima di morire, senza riuscire a mettervi piede. In serata l’arrivo a Nazareth, il fiore all’occhiello della Galilea. La città giace in una valle della Galilea meridionale. 4 L’indomani, partenza prestissimo, visita al Monte delle Beatitudini dove Gesù pronunciò il “discorso della Montagna”; visita della Sinagoga e della Casa di Pietro. Qui la celebrazione della Santa Messa nella moderna “Chiesa Nuova” eretta sopra le rovine della Casa di Pietro. Nel pomeriggio visita di Nazareth: Nuova Basilica, Grotta dell’Annunciazione e Chiesa di S.Giuseppe. Il giorno seguente abbiamo lasciato Nazareth alla volta della Giordania, attraversata la frontiera abbiamo incontrato le guide giordane. E’ iniziato il percorso lungo il deserto alla volta di Jerash, antica città greco-romana della Decapoli ( un’alleanza di città sulle rive del Giordano). Arrivo in serata a Petra, vera meraviglia della civiltà nabatea. Stanchi per il lungo viaggio molti di noi hanno lasciato la comitiva presto per recuperare le forze. L’indomani ci attendeva la maggiore attrazione della Giordania “Il Tesoro di Petra”, una città rossa come una rosa, vecchia come il tempo. Le gigantesche montagne rosse e i grandi mausolei di una vita passata non hanno nulla in comune con la moderna civiltà e non chiedono altro che di essere ammirate per il loro vero valore, come una delle meraviglie più stupefacenti che la natura e l’uomo abbiano mai creato. Sebbene fiumi di parole siano stati scritti su Petra, nulla è più sensazionale della vista di questo incredibile luogo. Bisogna vederlo per crederci. Spesso descritta come una delle otto meraviglie del mondo antico, Petra è senza dubbio il tesoro più prezioso della Giordania e la sua maggior attrattiva turistica. E’ una vasta città dalle caratteristiche uniche: i Nabatei, industriosa popolazione araba insediatasi in questa zona oltre 2000 anni fa, la crearono dalla nuda roccia e la trasformarono in uno snodo cruciale per le rotte commerciali della seta e delle spezie. Alla città si accede attraverso il Siq, una stretta gola, lunga più di un chilometro, fiancheggiata da ripide pareti rocciose alte 80 metri. Attraversare il Siq è un’esperienza unica: i colori e le formazioni rocciose lasciano il visitatore a bocca aperta. Una volta raggiunta la fine del Siq si scorge finalmente il Khazneh (il tesoro). Un’imponente facciata, larga 30 metri e alta 43, creata dalla nuda roccia, color rosa pallido che fa sembrare insignificante quello che c’è intorno, scavata per essere la tomba di un importante re nabateo. Il Tesoro è solo la prima delle molte meraviglie che Petra offre. Non appena si entra nella valle si viene sopraffatti dalla bellezza naturale di questo luogo e dalle sue meraviglie architettoniche. Sono centinaia le tombe scavate nella roccia con intricate incisioni, sono sopravvissute a terremoti e inondazioni. All’interno del sito, numerosi artigiani della città di Wadi Musa e di un vicino insediamento beduino hanno allestito delle bancarelle per la vendita di prodotti artigianali locali, come vasellame, gioielli beduini e bottiglie di sabbia variopinta della zona. L’ingresso al sito è vietato ai veicoli a motore, ma per chi non vuole camminare si possono affittare cavalli, muli o carrozzelle a tre posti ed alcuni di noi hanno approfittato di questi mezzi per risalire il Siq con meno fatica. Nel pomeriggio abbiamo visitato “Petra Piccola”, dimora dei beduini, nomadi che un tempo vivevano in tende intessute di pelo di capra d’inverno, mentre d’estate si proteggevano dai raggi infuocati del sole con un riparo in paglia; le dimore, sovente, sono adesso capanne o case e le automobili hanno sostituito il cammello. In questo sito, tra rocce e sabbia del deserto, alla presenza di bambini beduini, S.E.Mons. Bassetti e i sacerdoti del nostro gruppo hanno celebrato la Santa Messa. Un’emozione straordinaria, tale da coinvolgere anche la persona più distratta. La giornata è stata lunga e faticosa, ma siamo rientrati in albergo arricchiti da un’esperienza emozionante e sopraffatti da così tanta bellezza. L’indomani, la nostra permanenza a Petra terminava, ci aspettava un lungo tratto in pullman nella zona desertica del Sinai, che ci avrebbe poi condotto nella valle fertile del Giordano, prima di arrivare alla nostra destinazione più ambita, Gerusalemme. Gerusalemme, il centro del mondo, la città Santa, ma lo sguardo si posa di fronte ad una realtà amara per quei luoghi un tempo teatro di gesta sacre ed immortali ed oggi preda di un terrore cieco senza nome. Gesù poteva attraversare tutti quei paesi senza passaporto né visto. Gesù poteva attraversare il Giordano e ritornare il giorno dopo sulle medesime rive. Oggi tutto ciò non è più possibile. Sono necessari visti e permessi speciali. Occorre attraversare nazioni in guerra, check points, villaggi distrutti, campagne i cui uliveti secolari sono stati ormai violentati per sempre da un muro di cemento armato. Questa è la Terra Santa di oggi, ed allora non si è trattato di fare il medesimo viaggio di Gesù, quanto piuttosto di seguire i passi, dalla nascita a Betlemme, alla morte sul Golgotha per scoprire come cristiani, ebrei e musulmani vivono oggi la propria fede ma anche il conflitto. Un conflitto esasperato che ruota intorno ad un’unica e medesima terra. Non esiste altra città che sia stata causa di così numerosi conflitti armati come Gerusalemme. Il cuore di Gerusalemme è la Città Vecchia, circondata da un muro e divisa in quattro quartieri: ebraico, armeno, cristiano e musulmano. Tra le sue mura vi sono i luoghi significativi delle tre maggiori religioni del mondo: il Muro del Pianto, sacro agli Ebrei, la chiesa del Santo Sepolcro, la Spianata delle Moschee con la Cupola della Roccia sul Tempio del monte. Milioni di fedeli visitano la Piazza del Muro 5 del Pianto unica rimanenza del Sacro Tempio, offrendo le loro preghiere e scrivendo i desideri del loro cuore sui frammenti di carta che infilano nelle fessure del muro, tra le pietre. A sud della Città Vecchia si trova la Città di Davide, dalla quale si sviluppò l’antica Gerusalemme cananea e israelita, un luogo affascinante e sorprendente, che regala un’esperienza indimenticabile. Gerusalemme rappresenta la culla del cristianesimo, il luogo dove Gesù Cristo visse e morì tra le sue mura. Il solo quartiere cristiano ospita oltre quattro edifici religiosi, tra chiese, monasteri ed ostelli. Uno dei più importanti simboli del cristianesimo è la Via Dolorosa, l’ultimo sentiero percorso, secondo la tradizione cristiana, da Gesù, dal tribunale fino alla collina del Golgotha dove venne crocefisso e sepolto. Il nostro gruppo ha ripercorso i suoi passi lungo una strada che ha inizio nel quartiere musulmano, al Ponte dei Leoni, e tocca le 14 stazioni della croce fino alla Chiesa del Santo Sepolcro. Alcune tra le più importanti reliquie cristiane sono custodite in questa chiesa, tra cui la pietra dell’unzione, dove il corpo di Gesù venne disteso prima della sepoltura, ed il suo stesso sepolcro. A sudest della città si trova il monte Sion, dove l’Abbazia della Dormizione venne costruita nel luogo dove Maria trascorse la sua ultima notte. Accanto all’Abbazia è situata anche la Stanza dell’Ultima Cena di Gesù Cristo. Ad est della Vecchia Città si eleva il Monte degli Ulivi, sede di numerose chiese: Ascensione, Padre Nostro, Maria Maddalena, Getsemani, Monastero di Lazzaro e Abramo. Attraversando la Città Vecchia, oltre a percepire la sacralità del luogo si incontrano angoli affascinanti, meravigliosi mercatini dove poter acquistare ceramiche decorate in stile armeno, file di perle,tappeti di lana colorata, deliziosi articoli in vetro. Il peregrinare di gente passo dopo passo disorienta il visitatore, che dentro di sé si chiede come Gerusalemme sia divenuta un centro di religione e spiritualità e una meta di pellegrinaggio per milioni di turisti: la risposta ha inizio migliaia di anni fa. La storia di Gerusalemme è una storia di guerra e di lotta. La città ha conosciuto guerra e pace, amore e odio, ricchezza e povertà, 6 distruzione e rinascita, felicità e dolore, ciascuna pietra è testimone di un evento. Solo percorrendo quei luoghi, incrociando lo sguardo di quella gente, si riesce a comprendere. Ciascuno di noi nella vita dovrebbe, anche una sola volta, visitare quei luoghi, forse saprebbe dare una risposta a tante domande, una certezza a tanti dubbi, forse la fede farebbe sentire l’uomo meno solo. La visita al Museo del Memoriale dell’Olocausto di Yad Vashem ha messo a nudo le atrocità che un popolo, e soprattutto degli innocenti bambini, hanno subito; si rimane impietriti, attoniti; le lacrime scendono sui volti dei visitatori come pioggia, ogni gesto ogni parola è insignificante di fronte a tanto orrore. Dopo tanto peregrinare, è arrivato il giorno della partenza, stanchi fisicamente per gli spostamenti, ma senz’altro più ricchi interiormente, abbiamo lasciato Gerusalemme e tutta la Terra Santa con il proposito di ritornarvi un giorno per riprovare le stesse emozioni e godere delle stesse bellezze. Basilea 1, 2, 3... di Libero Mario Mari Gli accordi di Basilea rappresentano un efficace tentativo per giungere ad una condivisa regolamentazione dell’attività svolta dagli intermediari creditizi, al fine di salvaguardare i risparmiatori e di garantire la sicurezza ed efficienza del sistema finanziario, correlando i rischi assunti alle potenzialità patrimoniali di ciascun istituto di credito. Il Comitato di Basilea nasce nel 1974, su iniziativa dei governatori delle Banche centrali dei dieci paesi più industrializzati, con funzioni propositive e consultive volte a assicurare una maggiore stabilità dei mercati finanziari internazionali, mediante la fissazione di standard internazionali di solvibilità e di sorveglianza, ed un livello accettabile di uniformità fra le normative vigenti nei diversi paesi. Il primo “Accordo di Basilea sui requisiti patrimoniali” (Basilea 1) risale al 1988 e ad esso, nel corso di questi anni, hanno aderito più di 100 Paesi in tutto il mondo; l’obiettivo è quello di rafforzare la base patrimoniale del sistema bancario internazionale, introducendo il concetto di “adeguatezza patrimoniale” rispetto ai rischi assunti nello svolgimento dell’attività di intermediazione. Con l’accordo, in sostanza, viene individuato un parametro utile per verificare che il livello di capitale (detto “di vigilanza”) di ogni un istituto di credito sia coerente con l’entità dell’attività di impiego di denaro. Viene così stabilito che il rapporto fra il patrimonio della banca e il valore dell’attivo sottoposto a rischio di credito e di mercato non sia mai inferiore alla soglia dell’8%; per cui, ad esempio ed in prima analisi, se si decide di impiegare 1 milione di euro occorre che il valore del capitale da “accantonare” non sia inferiore a 80.000 euro. Tuttavia, il valore dell’attivo, posto alla base del rapporto, è soggetto ad una ponderazione in relazione al soggetto affidato; cinque sono le ponderazioni: 0%, per le attività verso i governi, le banche centrali e l’UE; 20%, per le attività verso enti pubblici e banche; 50% per le attività di erogazione di mutui ipotecari per immobili residenziali; 100% per le attività verso il settore privato; 200% per le partecipazioni in imprese con risultati economici negativi. Pertanto, riprendendo l’esempio precedente, se il milione di euro riguarda la concessione di un mutuo ipotecario su immobile residenziale, il valore del capitale da “accantonare” non può essere inferiore a 40.000 euro. In sostanza, gli istituti di credito ad ogni aumento degli impieghi devono procedere ad un correlato “accantonamento” del capitale di vigilanza, in proporzione al coefficiente di ponderazione relativo alla tipologia dei debitori. Basilea 1, tuttavia, a seguito dell’evoluzione dell’attività economica e finanziaria, mostra dei limiti; fra questi il principale è che le ponderazioni non tengono minimamente in considerazione il merito creditizio del cliente affidato, ma sono standardizzate per tipologia di clientela e per forma tecnica richiesta. Ciò genera alcune negatività, fra cui una indesiderata propensione al rischio, poiché a parità di ponderazione può preferirsi un finanziamento più “rischioso” in quanto decisamente più remunerativo. Per ovviare a tali limiti, il Comitato approva nel 2004 un nuovo accordo denominato “Convergenza internazionale della misurazione del capitale e dei coefficienti patrimoniali” (Basilea 2), che entra in vigore il 1 gennaio 2007. Con esso si cercano di superare gli evidenti limiti del precedente accordo, nonché potenziare la trasparenza del sistema bancario. Pur se restano sostanzialmente invariati gli obiettivi di fondo e la percentuale dell’8% del capitale di vigilanza rispetto al valore ponderato dell’attivo, vengono introdotte importanti novità. In primo luogo, si stabilisce una differente metodologia di ponderazione con l’introduzione di modelli di rating, ossia una valutazione del grado di solvibilità e affidabilità finanziaria della clientela, affiancando al rischio di credito e di mercato anche quello operativo, legato sia a circostanze sfavorevoli esterne alle banche che a processi interni inadeguati; quindi, vengono fissati standard di trasparenza dell’informazione, soprattutto per ciò che riguarda l’entità del patrimonio di vigilanza e l’esposizione ai rischi; infine, vengono assegnati alle autorità di vigilanza nuovi poteri di controllo. Si tratta, in altri termini, dei tre “pilastri” su cui deve fondarsi, in base alle intenzioni dell’accordo, il sistema bancario, ossia 1) il possesso di livelli patrimoniali minimi; 2) il controllo prudenziale delle Banche Centrali; 3) la disciplina del mercato finanziario. Il primo dei tre pilastri rappresenta la soluzione tecnica ai limiti di Basilea 1. In particolare, vengono elaborate nuove ponderazioni del valore dell’attivo che prendono in considerazione molteplici elementi: il merito specifico di affidabilità della clientela, la solidità delle garanzie, 7 le caratteristiche di rischio dell’operazione. La stretta correlazione fra il livello di patrimonializzazione e il merito creditizio della clientela induce ogni singolo istituto di credito a valutare e distinguere i propri affidati mediante la definizione di “rating”, in grado di fornire una precisa e chiara misura dell’entità del rischio assunto dalla banca. A tal fine l’accordo prevede due distinte metodologie. Una prima, standard, per cui il valore della ponderazione, che può raggiungere anche il 150% del valore del finanziamento, è legato al rating ricevuto dalla clientela da parte di una agenzia professionale indipendente. Una seconda metodologia, a sua volta distinta nei livelli “di base” e “avanzato”, si fonda su valutazioni compiute internamente dalla stessa banca, la quale attribuisce un “rating” sulla base di una analisi qualitativa (modello di governance, mercato di riferimento, posizione settoriale, qualità delle informazioni) e quantitativa (analisi di bilancio, capacità di generare liquidità, andamento del rapporto banca-impresa, centrale dei rischi). Quattro sono i parametri di riferimento: a) la probabilità di insolvenza (PD); la percentuale di perdita in caso di insolvenza (LGD); l’effettivo ammontare del prestito al momento dell’insolvenza (EAD); la vita residua del prestito (M). Nell’approccio “base”, le banche misurano solo il parametro PD, mentre i restanti sono prefissati delle banche centrali; in quello “avanzato”, tutti i parametri sono stabiliti internamente. Ovviamente quanto migliore sarà il giudizio, interno o esterno, in termini di solvibilità, di solidità e di affidabilità, tanto minore sarà il capitale di vigilanza che l’istituto di credito dovrà “accantonare” a fronte del rischio connesso al finanziamento erogato, per cui conseguentemente migliori saranno le condizioni alle quali lo stesso finanziamento viene concesso. 8 È certo che con l’accordo di Basilea 2 si è dato vita ad un rinnovato rapporto fra banca-impresa, che deve basarsi sulla trasparenza e sulla completezza delle informazioni necessarie per l’erogazione del finanziamento. In effetti, l’impresa cliente deve giocare un ruolo attivo nel processo di valutazione del proprio merito creditizio, mediante un dialogo aperto con la banca, alla quale fornire tutte le notizie indispensabili circa l’utilizzazione, nell’ambito delle proprie strategie di azione, dei finanziamenti richiesti, nonché dei ritorni economici e finanziari previsti. Tutto ciò eviterebbe all’impresa di subire passivamente il giudizio di rating formulato dalla banca erogante. Anche a Basilea 2 sono state levate alcune critiche, in quanto il sistema così costruito finirebbe, da un lato, per favorire gli istituti di credito di grandi dimensioni e, dall’altro, per danneggiare le piccole imprese, poiché il rating potrebbe rappresentare un’ulteriore barriera di accesso al credito. Un altro rilievo mosso all’accordo è collegato alle cosiddette “prociclicità finanziarie”, che potrebbe indurre gli istituti di credito, nei periodi di crisi, a contrarre i propri impieghi, a causa dell’innalzamento del livello generale di rischio, con evidente ripercussioni negative per il superamento delle fasi di rallentamento e di stagnazione dell’economia. La grande crisi finanziaria, iniziata nel 2007, e la conseguente crisi economica, che ancora si tarda a superare, hanno portato le autorità ad attuare una riforma della regolamentazione bancaria e finanziaria. In tale contesto, il Comitato di Basilea ha proposto una rivisitazione delle regole in precedenza emanate, in modo da rendere il sistema finanziario più solido e, certamente, più prudente. La fase di revisione è iniziata anche se non ancora giunta a termine (Basilea 3). I punti principali della riforma riguardano, innanzitutto, una migliore qualità del capitale, posto a presidio dell’attività e dei rischi assunti dalla banca e, quindi, un maggior controllo sulla crescita eccessiva del credito in periodi di espansione economica. Il primo aspetto, ossia la necessità garantire livelli più adeguati di capitale e di migliore qualità, dovrebbe aumentare la capacità degli intermediari ad assorbire le perdite nei momenti di crisi economiche. A tal fine, il Comitato di Basilea ha stabilito alcune precise regole quali le deduzioni dal capitale delle componenti di minore qualità, l’aumento dei requisiti minimi e l’introduzione di cuscinetti anticiclici. Il secondo obiettivo, legato al controllo dei rischi di liquidità, è volto ad evitare che nei momenti di difficoltà la banche non dispongano di risorse sufficienti per la loro operatività. Per questo sono stati introdotti nuovi vincoli sia sulle risorse liquide in attivo sia sul grado di stabilità della raccolta. Gli effetti dell’ultimo intervento del Comitato di Basilea, per il quale si prevedono tempi di transizione più o meno lunghi, saranno visibili solo fra alcuni anni; certo è che il maggior rigore imposto sarà garante per la costruzione di un sistema finanziario sempre più solido, evitando così il ripetersi di grave situazioni di crisi, e rappresenterà uno stimolo affinché le imprese italiane, soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni, pongano in essere comportamenti virtuosi per migliorare la propria struttura finanziaria. «Superare la crisi attraverso la solidarietà» di Franco Tomassoni* L’attuale momento è difficile per tutti; imprese, famiglie, giovani e anziani, ma particolarmente lo è per le Istituzioni locali: Regioni, Province e Comuni. La crisi economica che qualcuno aveva considerata conclusa e frutto di psicosi collettiva, purtroppo è una realtà e sarà, nostro malgrado, ancora lunga e difficile. Dovremo cambiare modello di sviluppo che dovrà basarsi sempre più sul principio della solidarietà e sussidiarietà. I teorizzatori della finanza (particolarmente quella creativa) come presupposto per lo sviluppo economico e sociale, penso abbiano fallito le loro previsioni. Risolvere la crisi sarà possibile solo se le nostre comunità diventeranno più coese e solidali tra loro. Questo è un grande compito della politica, ma riguarderà anche gli altri soggetti attivi della società: imprese, associazioni di categoria, sindacati ed infine i cittadini. Dovremo ripristinare più giustizia sociale, cercare di restringere la forbice tra le diverse classi sociali, ridare speranza ai giovani, lasciare meno soli gli ultimi ed i più deboli. Come dicevo la politica dovrà ritornare ad essere protagonista, meno autoreferenziale, più vicina alla gente ed avere come obiettivo l’interesse generale e non quello particolare. La politica dovrà riappropriarsi della vecchia credibilità, autorevolezza e capacità amministrativa, trasparente nella gestione, portatrice di quei valori sempre più rari nella nostra società che invece diventa sempre più egoista ed egocentrica. Governare senza il ripristino di queste condizioni a cui accennavo, sarà difficilissimo, soprattutto, in un periodo come questo, quando ai cittadini già esasperati saremmo costretti a richiedere nuovi sacrifici. Particolarmente complicata sarà la condizione degli Enti locali che hanno dovuto subire una manovra finanziaria pesante ed iniqua, fatta dal Governo con l’intenzione provocatoria di eliminare gli sprechi delle Regioni, Province, Comuni; mentre non è altro che il modo per scaricare le responsabilità del Governo centrale sugli Enti locali, e, centralizzare sempre più le decisioni politiche, in barba al federalismo. È chiaro che l’azione riformatrice dovrà caratterizzare sempre più l’azione politica ed amministrativa degli Enti locali, razionalizzando l’organizzazione della pubblica amministrazione, tagliando i 9 costi della politica (enti inutili, agenzie regionali che si sovrappongono, Comunità montane ecc.). Ciò servirà non solo a risparmiare ma a migliorare la qualità dei servizi stessi. Il ministro Tremonti, però, ha deciso unilateralmente di fare una manovra con tagli lineari, per un totale di 4,5 - 5 miliardi di euro, non tenendo conto delle diverse peculiarità e necessità delle singole realtà locali. L’Umbria subirà un taglio da 125 milioni di euro che riguarderà settori particolarmente strategici e sensibili: edilizia, opere pubbliche, ambiente, viabilità e trasporti, economia, industria, turismo, cultura, commercio e protezione socio-sanitaria. Particolari criticità riguarderanno gli interventi straordinari sulla mobilità, Sviluppumbria, APT, Adisu, precari della scuola, le rette degli asili nido, politiche attive del lavoro ed il fondo sociale regionale. La Giunta regionale sta cercando di salvare quanto è possibile e soprattutto le politiche che riguardano il lavoro, le politiche sociali soprattutto quelle relative agli anziani (fondo sociale anziani) e alle famiglie, lo studio (assegni agli universitari), le politiche incentivanti per le imprese, attraverso un’opera di 10 ri-orientamento delle risorse, indicando le priorità, e cercando di costruire un bilancio che permetta comunque l’equilibrio finanziario. È chiaro che tutto ciò non sarà facile, soprattutto perché niente rimarrà come prima. Sarà necessario, che ognuno dei soggetti che partecipano allo sviluppo dell’Umbria non sfuggano alle proprie responsabilità e che lavorino in sintonia rispetto ad un interesse generale che sarà l’unico modo per risolvere i problemi. La democrazia economica, il mondo della cooperazione dovrà e s s e r e p a r t i c o l a rmente protagonista di questo sviluppo responsabile attraverso imprese che portano nel loro DNA i valori del mutualismo e della solidarietà pur con occhio attento al mercato. Le Banche di Credito Cooperativo, essendo banche territoriali, non possono che essere anello importante e strategico. Spero che la nostra possa continuare ad essere un'azienda responsabile e fortemente impegnata nel miglioramento della qualità della vita per gli abitanti del territorio in cui è nata, vissuta ed opera. * Assessore regionale al Bilancio Il fotovoltaico: un investimento per il futuro di Rolando Aratri Il fotovoltaico è ormai uscito dalla fase della sperimentazione ed affronta con decisione la fase dell’industrializzazione, con innovazioni tecniche continue e riduzioni di costo che non si potevano immaginare fino a qualche anno fa. Gli investimenti di settore in Italia sono stimati in oltre 3,5 miliardi di euro per il 2010; il GSE (Gestore dei Servizi Elettrici) rileva che nel corso del 2009 sono stati installati circa 720 Mw di nuova potenza e che nell’anno 2010 tale valore raggiungerà circa 850 Mwp. Considerando il trend di diffusione dell’energia fotovoltaica, secondo i dati forniti dall’Associazione Europea dell’Industria Fotovoltaica (Epia), entro il 2014 l’Italia si candida a raggiungere il secondo posto in Europa dietro la Germania quale Paese produttore di energia fotovoltaica, superando per la prima volta la Spagna. Quali sono i motivi alla base dello straordinario sviluppo del fotovoltaico nel nostro Paese? Sicuramente un ruolo fondamentale lo hanno svolto i meccanismi di incentivazione, soprattutto quelli previsti dal secondo Conto Energia (il cui ambito di operatività temporale è stato esteso anche agli impianti che, realizzati entro la fine del 2010, entreranno in servizio entro il 30 giugno 2011), fondato su tariffe incentivanti tra le più alte d’Europa. Tali tariffe sono state recentemente rivisitate dal D.M. Sviluppo Economico del 6 agosto 2010 che, definito come il “terzo Conto Energia” italiano, fissa il nuovo sistema di incentivazione per gli impianti che entreranno in esercizio nel triennio 2011-2013. Il meccanismo dell’incentivo non subisce sostanziali variazioni: il contributo sull’energia prodotta dall’impianto continua ad essere fisso e garantito per 20 anni dall’entrata in esercizio dell’impianto, ma le tariffe corrisposte subiranno una graduale diminuzione pari al 6% con cadenza quadrimestrale nel corso del 2011 ed annuale per il 2012 e il 2013. (vedi tabella) Ecco alcuni esempi dei tagli tariffari previsti in caso di realizzazione dell’investimento nel quarto trimestre 2010: Per un impianto domestico parzialmente integrato da 1-3 kW, si passerà dalla tariffa 2010 di 0,422 €/kW a 0,38 €/kW con un Taglio = 10,0% Per un impianto per piccola impresa su tetto (parzialmente integrato) da 3-20 kW, si passerà dalla tariffa 2010 di 0,404 €/kW a 0,342 €/kW con un Taglio = 15,3% Per un impianto di taglia industriale su tetto (parzialmente integrato) da 20-200 kW, si passerà dalla tariffa 2010 di 0,384 €/kW a 0,323 €/kW con un Taglio = 16,0% Per un impianto a terra di potenza medio-grande da 200-1.000 kW, si passerà dalla tariffa 2010 di 0,346 €/kW a 0,266 €/kW con un Taglio = 23,1% Per un impianto a terra di grande potenza da 1 MW o più, si passerà dalla tariffa 2010 di 0,346 €/kW a 0,257 €/kW con un Taglio = 25,7% Tra le novità previste dal D.M. 6 agosto 2010 sparisce la suddivisione tra impianti “parzialmente integrati” e quelli integrati, mentre rimane la distinzione tra “impianti realizzati sugli edifici” (che godono di tariffe più alte) e “altri impianti”; viene introdotta la categoria “impianti fotovoltaici integrati con caratteristiche innovative” (installazioni con moduli o componenti speciali sviluppati specificatamente per integrarsi e sostituire elementi architettonici di potenza nominale compresa tra 1 Kw e 5 Mw) che beneficerà di tariffe incentivanti più alte rispetto alle altre due tipologie. Per gli impianti con scambio sul posto, installati su edifici sui quali si riduca di almeno il 10% l’indice di 11 prestazione energetica, si prevede un aumento fino al 30% dell’importo della tariffa base; per gli impianti che sorgono su discariche, cave, ex aree industriali e siti da bonificare viene introdotto un premio del 5% sull’importo della tariffa base. Si conferma infine il premio del 5% per gli impianti installati in sostituzione di coperture contenenti amianto, la cumulabilità del contributo del conto energia con benefici e contributi pubblici, l’incompatibilità con la richiesta di detrazioni fiscali e l’applicazione dell’iva agevolata al 10%. Insieme ai meccanismi di incentivazione, per lo sviluppo del settore fotovoltaico un ruolo particolarmente importante è stato svolto dalle banche che, credendo fortemente nel “progetto”, hanno messo a disposizione strumenti e risorse per favorire la diffusione dell’uso di energie rinnovabili. In questo contesto si inserisce la Convenzione quadro nazionale siglata nel 2006 tra Legambiente e Federcasse (Federazione Italiana delle Banche di Credito Cooperativo) per favorire e incentivare l’efficienza energetica attraverso finanziamenti agevolati. In base alla convenzione, adottata su quasi tutto il territorio nazionale grazie all’interessamento delle Federazioni locali delle BCC e i Comitati Regionali di Legambiente, sono stati valutati positivamente 1.880 progetti, la maggior parte promossi da cittadini e piccole realtà del territorio e concessi finanziamenti per circa 100 milioni di Euro. Confortati dai lusinghieri risultati conseguiti, Federcasse e Legambiente hanno rinnovato di recente la convenzione per il triennio 20102013, ampliando la base degli interventi ammissibili ora suddivisi in quattro linee di prodotto: 12 + la Linea rinnovabili ed efficienza (realizzazione di nuovi impianti, potenziamento di impianti esistenti, interventi volti a conseguire maggiori efficienze nel consumo di energie); + la Linea Casa ecologica (acquisto e/o costruzione di abitazioni energeticamente efficienti, ristrutturazione edilizia secondo i criteri dell’efficienza energetica e della bioedilizia); + la Linea Risparmio idrico (realizzazione di interventi volti a ridurre il risparmio idrico, interventi di recupero, stoccaggio, depurazione e utilizzo di acqua piovana); + la Linea Mobilità sostenibile (acquisto mezzi di locomozione elettrici, ibridi o bifuel, realizzazione di impianti fotovoltaici per l’alimentazione di tali mezzi). Sfruttando le potenzialità offerte dalla convenzione nazionale con Legambiente, anche CrediUmbria ha coinvolto e sostenuto molte realtà (privati ed aziende) del suo territorio di competenza nella realizzazione di impianti fotovoltaici. Nel corso del triennio 2008/2010 CrediUmbria ha finanziato 90 progetti (altri sono in corso di approvazione ed erogazione prima della fine del 2010) concedendo finanziamenti agevolati per circa 3,5 milioni di Euro; un buon risultato che la Banca intende ripetere in futuro visto il crescente interesse mostrato dai suoi clienti per la produzione di energia pulita da fonti rinnovabili. Per questo motivo CrediUmbria offre finanziamenti finalizzati (chirografari e/o ipotecari) con durata massima di 20 anni e tasso variabile pari all’Euribor 6 mesi + 1,50 (i finanziamenti prevedono un tasso minimo - floor - al 3,60% per durata fino a 10 anni e al 4,00% per durata oltre i 10 anni). importo finanziato per comune Anno Filiale 2008 Moiano 2009 2010 € 439.000 € 238.000 € 677.000 € 33.000 € 33.000 € 104.750 € 153.750 € 88.000 € 88.000 € 399.700 € 479.700 € 48.000 € 48.000 Tavernelle € 49.000 Castiglione del Lago Città della Pieve € 80.000 Ficulle Allerona Totale complessivo Fabro stazione € 104.000 € 373.000 € 477.000 Pozzuolo € 48.950 € 55.000 € 103.950 Ciconia € 165.000 € 67.700 € 232.700 Orvieto € 148.283 € 119.600 € 267.883 € 34.000 € 115.000 € 595.640 € 118.500 € 157.400 € 275.900 € 1.186.733 € 1.799.150 Terni centro € 446.640 Terni Gabelletta Totale complessivo € 446.640 € 3.432.523 importo finanziato per settore Settore Filiale Moiano Az. agricola Residenziale Aziendale Totale complessivo € 150.000 € 228.000 € 299.000 € 677.000 Tavernelle € 33.000 Castiglione del Lago € 54.750 Città della Pieve € 33.000 € 99.000 € 153.750 € 88.000 € 88.000 € 365.700 € 479.700 Ficulle € 114.000 Allerona € 48.000 Fabro stazione € 189.000 Pozzuolo € 103.950 Ciconia € 136.700 € 96.000 € 232.700 Orvieto € 48.283 € 219.600 € 267.883 € 444.140 € 129.000 € 595.640 Terni centro € 22.500 € 288.000 € 172.500 € 1.675.723 € 477.000 € 103.950 € 275.900 Terni Gabelletta Totale complessivo € 48.000 € 275.900 € 1.584.300 € 3.432.523 13 iDEE – Associazione delle donne del Credito Cooperativo di Anuska Angeli Come in molte delle realtà che ci circondano, la presenza femminile inizia a far sentire la propria voce; ambiti lavorativi, ritenuti di esclusiva prerogativa maschile, vedono ormai la fattiva presenza di donne che hanno il desiderio di affermare la propria identità professionale. Nel mondo del Credito Cooperativo la presenza femminile si è andata via via incrementando negli anni sino a raggiungerne anche gli ambiti dirigenziali. Il fare banca nel Credito Cooperativo è sentirsi partecipi in prima persona dell’azienda dove si lavora, con uno spirito di collaborazione e cooperazione che contraddistingue le ex Casse Rurali ed Artigiane. Le donne che lavorano nel Credito Cooperativo, intendendo non solo le dipendenti, ma anche gli amministratori, le clienti e le socie, sono particolarmente sensibili a queste tematiche ed il 29 aprile 2004, con la costituzione di “iDEE Associazione delle donne del Credito Cooperativo”, ne hanno dato un ulteriore segno tangibile. L’associazione è stata costituita da ventidue socie fondatrici appartenenti al sistema del Credito Cooperativo, permettendo l’iscrizione a tutte le persone che lavorano o operano in qualità di soci o amministratori, nell’ambito del panorama del Credito Cooperativo; ad oggi, dopo 6 anni dalla fondazione, ha al suo attivo ben 702 iscritti, contando così sull’attività di molte e molti volontari, nonché sul loro sostegno economico essendo iDEE un’associazione senza scopo di lucro. La finalità di iDEE è quella di promuovere e valorizzare le risorse femminili, secondo il principio delle pari opportunità e della conciliazione tra lavoro e famiglia. Trasformare, inoltre, in patrimonio comune e in cultura aziendale, i valori, le conoscenze e le informazioni. E’ con questi obiettivi che opera l’Associazione delle Donne del Credito Cooperativo, impegnata anche in iniziative di scambio di esperienze e conoscenze tra le associate e, dall’altro, a dare visibilità al contributo apportato dalle donne all’interno della categoria. L’Associazione iDEE è basata sulla partecipazione proattiva di tutte le socie; a tale scopo sono stati creati Gruppi di Lavoro, ai quali le socie possono aderire liberamente secondo i propri interessi e le proprie competenze. Ogni Gruppo stabilisce autonomamente obiettivi, progetti specifici e modalità operative, presentandone i risultati a tutte le associate nel corso degli incontri istituzionali. Infatti ogni anno l’Associazione organizza eventi, seminari e giornate di approfondimento per la diffusione e condivisione di competenze ed esperienze. Si tratta di incontri a carattere nazionale con l’obiettivo 14 primario di trasferire modelli di successo professionale e imprenditoriale femminile a vantaggio della collettività, dell’organizzazione e del singolo. Ogni evento regala ai partecipanti momenti di approfondimento, di socializzazione e di scambio di idee, appunto, con un’attenzione particolare al bene in ogni sua sfaccettatura inteso come salute, come equilibrio psicofisico, come benessere interiore o ancora più esteso all’ambiente che ci circonda, parlando non solo di realtà lavorative, ma di natura, risparmio energetico ed energie rinnovabili. Ogni giornata di studio e convention meriterebbe di essere descritta, perché dalla prima del 2004 svoltasi a Rimini, all’ultima di pochi giorni fa svoltasi a Gerace (RC), sono state un crescendo di interessanti opportunità dove è stato possibile, letteralmente, arricchire le proprie conoscenze ascoltando professori universitari, medici, filosofi, manager, scrittori, attrici o semplicemente persone che hanno accolto l’invito di condividere conoscenze ed esperienze personali con un’assemblea per lo più in rosa. A tal proposito vorremmo citare l’intervento della professoressa Cristina Bombelli, docente dell’Area Organizzazione e Personale della Sda Bocconi e titolare di importanti laboratori di ricerca del benessere nelle organizzazioni e nell’individuo, nonché scrittrice, la quale in occasione delle giornate di studio “IL BENE: corpo mente e anima” che si sono svolte a Tabiano Terme il 5 e 6 aprile 2008, ha saputo con simpatia ed autoironia rappresentare quanto le differenze di genere possano inibire i comportamenti umani. Molto interessanti (all’Assemblea 2008 di Riccione), la relazione del professor Giorgio Celli, entomologo, docente presso l’Università di Bologna, europarlamentare, scrittore e presentatore televisivo, che ha parlato del comportamento cooperativo nel mondo animale e delle loro interazioni con l’ambiente, l’intervento dell’attrice Corinne Clèry, e l’immancabile saluto del Presidente di FederCasse Giorgio Azzi che ha sostenuto fin dalla costituzione l’Associazione. Tutti gli incontri prevedono poi un momento di relax per coinvolgere i familiari delle iscritte con escursioni a carattere naturalistico e culturale. In conclusione il Credito Cooperativo è anche un mondo che si tinge di rosa, e se un po’ questo articolo vi ha incuriosito, vi invitiamo a chiedere informazioni presso la filiale a voi più vicina o direttamente presso la sede di Moiano, sarebbe bello mostrarvi un altro modo di far parte di questa nostra realtà che si dimostra sempre DIFFERENTE!!!! Le iniziative editoriali Io ho 50 anni di Antonio Lubrano Due immagini leggermente sfocate e due nitide, a fuoco: le prime mostrano una folla in bianco e nero, clienti di ieri, e a colori invece una folla di clienti di oggi; le altre due invece propongono lo Stradone di Moiano com’era e lo Stradone com’è oggi. Quattro foto a simboleggiare la nascita, la crescita e l’evoluzione di una banca, CrediUmbria, che nel 2009 ha celebrato il suo primo mezzo secolo di vita. Quattro foto che vogliono essere il biglietto da visita di un‘opera in due volumi (trecento pagine) intitolata “Io ho 50 anni”, concepita e realizzata proprio per ricordare l’evento. Alla folla, e dunque ai tanti individui che sono i veri protagonisti di un istituto di credito cooperativo, è dedicata la copertina e la controcopertina del primo tomo che raccoglie le testimonianze sugli esordi della Cassa di credito rurale e artigiana e su Moiano com’era e com’è. Parlano alcuni di coloro che videro nascere lo sportello e parlano i soci di oggi, che sono per la gran parte cittadini di Moiano o dei paesi limitrofi. Ciascuno contribuisce con un dettaglio o con un ricordo a costruire il racconto di una inconsueta avventura qual è stata quella della creazione di una banca in un piccolo centro, addirittura la frazione di un paese. Allo stesso modo i titolari delle tante attività che caratterizzano questo borgo disegnano un quadro vivacissimo della Moiano attuale. Il primo volume (da me curato) si apre con il discorso del Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi che nel dicembre scorso diede lustro con la sua cordiale partecipazione al convegno del cinquantennio svoltosi a Città della Pieve. E contiene inoltre una ricostruzione dell’anno 1959 oltre che una vera e propria geografia della banca con le sue 12 filiali. Il secondo volume, avvolto nelle due immagini dello Stradone, è dedicato alla storia della Cassa da quando 85 soci firmano l’atto costitutivo fino a quando diventa CrediUmbria. Le sue vicissitudini, dai successi iniziali al periodo critico del commissariamento, dalla ripresa all’attuale consolidamento con oltre 1800 soci e un patrimonio di circa 38 milioni di euro, sono narrate dal prof. Gianfranco Cavazzoni, titolare della cattedra di economia all’Università di Perugia e profondo conoscitore dello sviluppo del credito cooperativo in Umbria. 15 Le iniziative editoriali Io ho 50 anni di Gianfranco Cavazzoni Su una pietra miliare, la “fiducia”, si è costruito un istituto di credito che oggi festeggia i 50 anni della sua attività in un contesto completamente cambiato, dove nuove sfide attendono nuove risposte: è quella piccola Cassa Rurale ed Artigiana, il cui orizzonte nel 1959 era rappresentato dal cielo di Moiano. Per chi, abituato ad avere tutto a disposizione, a coprire lunghe distanze in tempi brevi, quel mondo sembra - anche se appartiene all’esperienza di molti di noi - più lontano di quanto gli anni ci dicano. Mi sento onorato, e ringrazio chi me ne ha dato l’opportunità, per aver potuto fermare, sulle pagine di una ricerca, la storia della Banca, oggi CrediUmbria, nata dal bisogno di rimediare ai danni di una lunga guerra e di prospettare condizioni di vita migliori a chi viveva ai limiti della sopravvivenza. La narrazione inizia con il ricordo delle origini, a livello nazionale, delle Casse Rurali ed Artigiane, certo che i principi etici che le hanno ispirate sono stati gli stessi che hanno animato gli 85 volenterosi e intraprendenti soci, “uno spaccato della società civile del momento”, che il 15 febbraio si sono presentati davanti al notaio Dott. Caludio Mariottini per fondare la “Cassa Rurale ed Artigiana di Moiano”. Tra coloro che ne hanno promosso la costituzione, un ruolo determinante va riconosciuto a Geremia Galeotti, Angelo Dionisi (rispettivamente primo Presidente e suo immediato successore), Franco Gosti, Mario Graziani, Fosmeo Imbroglini, Ezio Lucacchioni, Otello Mercanti, Umberto Palmerini, Don Egisto Armellini. Il locale dove quegli uomini di buona volontà, muniti di coraggio, speranza e saggezza, hanno dato vita alla prima “difficile raccolta” è oggi quasi dimenticato. Gli spazi operativi si sono incredibilmente ampliati, i confini del territorio si sono aperti; quella prima macchina da scrivere e quella calcolatrice sono state sostituite da nuovi strumenti veloci quanto il pensiero e tutto si muove nell’etere. E allora che resta? Gli uomini che il loro “potere” hanno trasformato in un servizio per il bene comune, comprendendo che si progredisce nell’unità di intenti quando, davvero, ci si riconosce parte di un tutto che si chiama prima “comunità”, poi “società”. Alternandosi con sensibilità e con 16 professionalità alla guida della gestione aziendale, essi hanno dato vita ad iniziative economicamente e socialmente proficue per le famiglie e per le piccole e medie imprese, e ad azioni incisive per lo sviluppo dell’economia del territorio. I numeri, che Pitagora definisce “sostanza delle cose”, racchiudono nel loro mistero valori che si manifestano ad una analisi attenta. Nella asetticità delle tabelle riportate nel volume celebrativo, che evidenziano gli indicatori più significativi di sviluppo relativi alla raccolta, agli impieghi, al patrimonio, alla redditività, si dipanano tante vicende umane. Quelle cifre celano sofferenze, successi, destini che, nella memoria di coloro che li hanno vissuti, diventano “Nomi” e “Volti”. Ed anche quando competenze, ruoli e professionalità diversificano il loro operare, a tutti deve andare la riconoscenza. In questo lungo cammino c’è stato sempre chi ha saputo fare uscire la Banca dalle “secche”, anche quando ha vissuto una situazione finanziaria dai connotati piuttosto preoccupanti. Sono gli anni in cui, sottoposta al regime di amministrazione straordinaria, trova nel Commissario Prof. Sergio Corallini e nel Direttore Franco Verdi coloro che, con il sostegno delle istituzioni locali, in particolare del mondo cooperativo, riescono a raddrizzare un timone che sembrava aver perso la rotta. Una volta “rifondata”, Angelo Galeotti diventa Presidente della Cassa e, mostrando grandi doti di equilibrio, ne orienta la gestione verso una maggiore solidità aziendale, anche attraverso un incremento della base sociale. Ma chi con passione ha pensato e realizzato che l’Istituto da Moiano varcasse i confini della provincia perugina ha lasciato il suo nome in un “monumento più duraturo del bronzo”: l’evoluzione di un Paese. Si deve, infatti, alla lungimiranza di Franco Tomassoni e di Sandro Banella la proposta di realizzare, nel corso del 2000, la fusione fra la “Banca di Credito Cooperativo del Trasimeno” e la “Banca di Credito Cooperativo di Ficulle”, di cui erano i rispettivi presidenti, dando vita alla “Banca Trasimeno Orvietano - Credito Cooperativo”. Saranno poi i ripetuti contatti presi con Carmelo Campagna, Vice Presidente della “Banca di Credito Cooperativo di Terni e della Valnerina”, a favorire la costituzione di CrediUmbria – Banca di Credito Cooperativo”, istituto calibrato su un progetto di stampo regionale, alla cui guida il 18 febbraio 2009 viene nominato Palmiro Giovagnola. Dietro tutto ciò ci sono state visioni condivise, rese tali dal conseguimento di un bene comune che sempre dovrebbe essere meta per ogni azione umana. Ma quello che può sfuggire ad una analisi e che le parole non sempre riescono ad esprimere lo si ritrova nei mutamenti reali, nell’acquisita consapevolezza che, superate le necessità primarie, si cercano mete più alte per poter rispondere a quei bisogni interiori che portano l’uomo ad essere ciò che dovrebbe. L’Istituto ha curato questo aspetto, sostenendo edizioni di opere che si occupano di arte e di storia locale, nonché associazioni che hanno contribuito a salvaguardare il patrimonio storico e culturale del territorio e, rispondendo a nuove istanze, organizzando viaggi culturali per dare a “tanti” l’opportunità di vedere luoghi dello spirito dove, seppur inconsapevolmente, ognuno cerca la risposta ai perché dell’esistenza. In questo particolare momento, ci sono ulteriori ostacoli da superare di fronte ad una crisi che non sembra in via di risoluzione ed i cui effetti sono presenti in ogni settore della vita economica. Sono certo che l’Istituto, come per il passato, li saprà affrontare con successo, non avendo mai dimenticato di essere “Banca con l’anima” e continuando a vedere in coloro che a lei si rivolgono non il cliente ma il socio, uno dei tanti mattoni della sua solida costruzione. Del resto solo quando il metallo delle monete o la carta filigranata si trasformano in risposta ai bisogni e ai desideri, acquistano il loro valore, come è stato fin da quando Leone Wollemborg pensò e realizzò la Cassa Rurale di Loreggia. Trovo significativo che la prima immagine di questo lavoro sia un piccolo locale dove, per volere di chi riesce a vedere oltre il presente, viene inaugurato uno sportello bancario, simbolo di una capacità strategica e di un dinamismo gestionale che, attraverso la progressiva ricerca di un adeguato dimensionamento aziendale, hanno qualificato la Banca come centro propulsore per lo sviluppo economico dell’intera regione. 17 Le iniziative editoriali Tutte le opere di Don Egidio Binacchiella di Remo Serafini Don Egidio Binacchiella è stato parroco di Mongiovino dal 1935 al 1948 e di Panicarola dal 1948 al 1980, anno della sua morte. Don Egidio, oltre ad aver svolto con zelo e impegno il suo apostolato parrocchiale, è stato anche un appassionato ricercatore di storia del compresorio del Trasimeno. Frutto di queste sue ricerche sono tre pubblicazioni: Memorie di Panicarola (1969) Il Lago Trasimeno e i suoi dintorni (1971) Castiglione del Lago e il suo territorio (1977) Quest’ultima in particolare è l’opera più approfondita e completa che sia stata pubblicata sul territorio di Castiglione del Lago. Purtroppo le tre pubblicazioni erano da anni esaurite. La Banca Crediumbria ha favorito e sostenuto l’iniziativa degli abitanti di Panicarola di ristampare le opere di Don Egidio. La nuova pubblicazione è stata curata da Don Remo Serafini, parroco di Sanfatucchio ed esperto di storia locale. Don Remo alla morte di Don Egidio, trasferì tutte le sue “carte”, dattiloscritti e manoscritti, nell’Achivio Diocesano di Città della Pieve, dove attualmente sono conservate. Tra queste “carte” Don Remo ha ritrovato di Don Egidio una storia di Mongiovino dattiloscritta mai pubblicata, e manoscritti sulle Famiglie Antiche di Mongiovino e Panicarola e altre nove pagine manoscritte sulla canapa e l’arte del tessere. Così è stato pubblicato tutto quanto ci ha lasciato Don Egidio, le opere edite e inedite: Memorie di Panicarola Il Lago Trasimeno e i suoi Dintorni Castiglione del Lago e il suo Territorio Il Tornio, L’arrotino, e L’arte del Tessere Famiglie Antiche di Mongiovino Famiglie Antiche di Panicarola. Don Remo vi ha premesso un'introduzione di cinquanta pagine sulla figura e personalità di Don Egidio con ricordi personali. La presentazione di tutte le opere di 18 Don Egidio Binacchiella è avvenuta nell’ambito dei festeggiamenti della Madonna del Busso a Panicarola il 23 settembre 2010. Erano presenti Mons. Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia, Sergio Batino, sindaco di Castiglione del Lago, il prof. Mario Tosti dell’Università di Perugia e Franco Verdi, Direttore Generale di CrediUmbria Banca di Credito Cooperativo. Tutte le opere di Don Egidio sono così a disposizione degli studiosi e di tutti coloro che amano la storia, le origini del proprio territorio, la sua cultura e le sue tradizioni. La CrediUmbria, favorendo e sostenendo questa pubblicazione, ha reso più gioiosa la festa della Madonna del Busso, ricorrendo il 30° della permanenza dell’attuale parroco Don Leonardo Romizi a Panicarola. E proprio a Don Egidio e a Don Leonardo è dedicato il libro come segno di affetto e di gratitudine. I VANTAGGI DI ESSERE SOCIO La centralità in un’azienda cooperativa deve essere sempre più valorizzata, non solo per quanto riguarda la partecipazione alle decisioni e alla vita dell’azienda, ma anche per la “convenienza”. Conviene all’azienda avere più soci, anche per rispondere a quanto prescritto dalla normativa che prevede il mantenimento del requisito di mutualità e, quindi, i relativi vantaggi fiscali se gli affidamenti ai soci superano il 50% del totale degli affidamenti. Conviene al socio che, anche in relazione all’ultima delibera del Consiglio di Amministrazione, vede aumentare considerevolmente i vantaggi. Ad ogni buon conto vorremmo riepilogare il quadro complessivo dei vantaggi dell’essere socio della nostra Bcc. Giornale informativo periodico sull’attività della Banca Organizzazione gita sociale con vantaggi per i soci Festa annuale del socio Premi di diploma e di laurea per i soci e figli dei soci Contributo per l’acquisto di libri scolastici Prestiti per la partecipazione a corsi di specializzazione scolastica in Italia e all’estero Prestiti per cure sanitarie BONUS di 1.000 euro per i figli, neonati, dei soci con l’apertura di un libretto di deposito al risparmio Commissioni ridotte del 50% sui prestiti personali, mutui fondiari per le aziende, mutui casa per le famiglie Sconto del 50% sulle spese di custodia e amministrazione titoli Notizie dall’area FINANZA Quantitative easing, termine anglosassone che si traduce in alleggerimento quantitativo e indica la creazione di moneta da parte di una Banca Centrale e la sua iniezione, con operazioni di mercato aperto (transazioni effettuate in Borsa), nel sistema finanziario ed economico; è essenzialmente il processo attraverso il quale un istituto monetario aumenta la base monetaria attraverso la stampa (termine non esatto, dato che oggi l'immissione avviene in forma elettronica) di nuova moneta. Questa è la risposta data in questi giorni ai mercati dalla Riserva Federale americana per fronteggiare un quadro macroeconomico che stenta a stabilizzarsi e dove ancora la disoccupazione non mostra segnali di regressione attestandosi al 9,6%. La cifra stanziata per questa trance di operazioni è stata fissata in 600 mld. di dollari che si devono aggiungere alla tranche da 1.700 miliardi messa in atto dalla Fed tra il dicembre 2008 ed il marzo 2010 per far fronte alla crisi innescata dai mutui subprime. Mentre la prima tranche era stata giustificata con la carenza di liquidità che si era verificata nel dopo Lehman Brothers e dalle esigenze di rilanciare un’economia in forte recessione, questa seconda tranche avrà come obbiettivo principale la lotta alla disoccupazione ed il rilancio economico americano che presenta segni di debolezza pur non mostrando numeri da recessione. Il raggiungimento dell’obiettivo non è scontato, quel che sembrerebbe certo è che questa operazione dovrebbe sostenere sia il mercato obbligazionario, ai massimi ormai da mesi, sia il mercato azionario che peraltro, negli ultimi 4 mesi, ha messo a segno performance a due cifre. Gli obiettivi del piano sono chiari: il sostegno ai mercati, anche se quelle che sembrano non essere molto chiare sono le conseguenze di una generazione così grande di massa monetaria. Il governatore Mario Draghi, lo scorso mese, ha sottolineato come «(…) se si immette troppa liquidità, si può mettere a repentaglio la stabilità futura dei prezzi e generare instabilità». In questo contesto, la valuta americana si è fortemente indebolita nei confronti di quasi tutte le valute mondiali causando forti squilibri e generando una vera e propria “guerra delle valute”. Si sa che quando si tratta di cambi valutari le partite sono sempre molto delicate e gli eventuali interventi governativi possono sempre sorprendere; in questo contesto si consiglia di monitorare con attenzione l’andamento dei mercati azionari delle prossime settimane per capire se ci saranno i presupposti per una prosecuzione del rialzo o se ci troviamo di fronte all’ennesima “falsa partenza”. Per quanto riguarda i tassi di interesse, negli ultimi mesi si sono verificati due fenomeni opposti: l’Euribor 3 mesi si è mosso in moderato e costante rialzo dai minimi del marzo 2010 (0,65% ) andando a superare la barriera psicologica dell’1%, mentre l’I.R.S. (Interest Rate Swap) 10 anni è continuato a scendere fino a far segnare un minimo record verso la fine di agosto a ridosso del 2,30% salvo poi risalire lievemente intorno al 2,7%. Le divergenze in atto sono notevoli, gli scenari futuri potrebbero essere molto diversi in termini di aspettative, pertanto si consiglia di porre la massima attenzione nell’allocazione dei propri risparmi cercando di capire sempre la propria propensione al rischio ed il proprio orizzonte temporale di riferimento. Il nostro personale di sportello rimane sempre a completa disposizione per affiancarvi nelle scelte di investimento più idonee al vostro profilo. 19 20