STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
INDICE GENERALE
Scheda di sintesi impianto idroelettrico sul Siume Sinni…………………….……..
Introduzione....…………………………………………………………………………...
pag. I
pag. i
A - QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO………………………………………...
 A.1 - Relazioni tra l’opera progettata e gli strumenti di pianificazione e di
programmazione vigenti…………………………………………………………………
 A.2 - Descrizione dei vincoli di varia natura esistenti nell’area prescelta e
nell’intera zona di studio…………………………………………………………………....
pag. 1
B - QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE……………………………………………..
 B.1 – Descrizione delle caratteristiche fisiche dell’insieme del progetto e delle
esigenze di utilizzazione del suolo durante le fasi di costruzione………………….
pag.58


 B.2 – Descrizione delle principali caratteristiche dei processi produttivi, con
l’indicazione della natura e della quantità dei materiali impiegati………………..
 B.3 – Descrizione della tecnica prescelta, con riferimento alle migliori tecniche
disponibili a costi non eccessivi, e delle altre tecniche previste per prevenire le
emissioni degli impianti o per ridurre l’utilizzo delle risorse naturali,
confrontando le tecniche prescelte con le migliori tecniche disponibili…………..
 B.4 – Valutazione del tipo e della quantità dei residui e delle emissioni
previste (quali inquinamento dell’acqua, dell’aria e del suolo, rumore,
vibrazioni, luce, calore, radiazioni, ecc.) risultanti dalla realizzazione e dalla
attività del progetto proposto……………………………………………………………....
 B.5 – Descrizione delle principali soluzioni alternative possibili, inclusa
l’alternativa zero, con indicazione dei motivi principali della scelta compiuta,
tenendo conto dell’impatto sull’ambiente……………………………………………….
pag. 1
pag. 14
pag. 58
pag. 80
pag. 107
pag. 109
pag. 114
C - QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE………………………………………………..
 C.1 – Analisi della qualità ambientale con riferimento alle componenti
dell’ambiente potenzialmente soggette ad un impatto importante del progetto
proposto, con particolare riferimento alla popolazione, alla fauna e alla flora,
al sottosuolo, all’acqua, all’aria, ai fattori climatici, ai beni materiali, compreso
il patrimonio architettonico e archeologico, al paesaggio, all’interazione tra
questi fattori……………………………………………………………………………………
 C.2 - descrizione dei probabili effetti sull’ambiente in riferimento………………..
 C.2.1 All’esistenza del progetto…………………………………………………..
 C.2.2 Alla utilizzazione delle risorse naturali…………………………………
 C.2.3 Alle emissioni di inquinanti, creazione di sostanze nocive e
smaltimento dei rifiuti……………………………………………………………..
 C.3 – Indicazione dei metodi di previsione utilizzati per valutare gli effetti
sull’ambiente…………………………………………………………………………………..
pag. 119
D - DISMISSIONE DELL’IMPIANTO………………………………………………………………
E - STUDIO DELLA VALUTAZIONE DI INCIDENZA…………………………………………..
F - CONCLUSIONI E CONSIDERAZIONI…………………………………………………………
pag. 225
pag. 229
pag. 263
pag.
pag.
pag.
pag.
121
194
194
204
pag. 208
pag. 211
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
SCHEDA DI SINTESI
IMPIANTO IDROELETTRICO SUL FIUME SINNI
UBICAZIONE IMPIANTO
Regione:
Provincia di:
Comune di:
BASILICATA
POTENZA
EPISCOPIA
RICHIEDENTE
Società:
Sede:
Codice Fiscale:
Numero REA:
S.E.R. “Sinnica Energia Rinnovabile” S.r.l.
via Felicione, 1 – 85033 EPISCOPIA (PZ)
01 674 760 762
PZ - 126161
BACINO ALLA PRESA
Complessivo
Area:
Quota minima:
Quota media:
Quota massima:
230,03
460,80
949,04
2.001,82
Kmq
m s.l.m.
m s.l.m.
m s.l.m.
Cogliandrino
Area:
Quota minima:
Quota media:
Quota massima:
Lunghezza massima:
Afflusso annuo:
Deflusso annuo:
Coefficiente di deflusso:
120,52
659,00
1.025,66
2.001,82
20,437
1.585,63
901
0,568
Kmq
m s.l.m.
m s.l.m.
m s.l.m.
Km
mm/anno
mm/anno
Interbacino in esame
Area:
Quota minima:
Quota media:
Quota massima:
Lunghezza massima:
Afflusso annuo:
Deflusso annuo:
Coefficiente di deflusso:
109,51
460,80
864,62
1.896,14
35,881
1.414
713
0,504
Kmq
m s.l.m.
m s.l.m.
m s.l.m.
Km
mm/anno
mm/anno
OPERE DI PRESA
CANALE DI PRESA
Ubicazione:
Posto a tergo della briglia esistente
Lunghezza totale:
40,00
m (grigliato + canale DMV)
Lunghezza canale del DMV:
4,00
m (1/10 della lunghezza totale)
Lunghezza del solo grigliato:
36,00
m
Larghezza canale:
2,00
m
Deflusso Minimo Vitale QDMV:
0,394
mc/s
Portata media annua derivata Qdm:
2,250
mc/s
Portata massima derivata Qd60:
4,600
mc/s
Portata derivata a 240 gg Qd240:
0,478
mc/s
Portata minima derivata Qd270:
0,161
mc/s
Quota canale di presa:
462,41
m s.l.m.
Quota pelo libero nel canale di presa:
461,48
m s.l.m. (a Qd60=4,60 mc/s)
Quota pelo libero nel canale di presa:
460,94
m s.l.m. (a Qdm=2,250 mc/s)
Quota pelo libero nel canale di presa:
460,45
m s.l.m. (a Qd240=0,478 mc/s)
Volume di acqua lordi V:
1,05x107 mc (passanti in 270gg)
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I
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
Volume di acqua derivati Vd:
Bilancio idrico nei 270gg Vd/V:
Dimensioni Locale comandi b x l x h:
CONDOTTA ADDUTTRICE
Tratto 1
Lunghezza:
Diametro:
Pendenza media:
Grado di riempimento:
Materiale: PRFV
Tratto 2
Lunghezza:
Diametro:
Pendenza media:
Grado di riempimento:
Materiale: PRFV
DISSABBIATORE
Lunghezza (netta interna):
Larghezza (netta interna):
Quota di fondo minima:
Quota di fondo massima:
Quota pelo libero:
VASCA DI CARICO
Lunghezza (netta interna):
Larghezza (netta interna):
Quota di fondo:
Quota pelo libero:
Locale comandi b x l x h:
2013
5.2x106 mc (in 270gg)
50
%
3,36 m x 3,10 m x 2,80 m
196,23
2,00
0,301
49,92%
m
m
%
(a Q60=4,60 mc/s)
496,96
2,00
0,298
50,06%
m
m
%
(a Q60=4,60 mc/s)
15,18
9,00
455,62
454,35
457,66
m
m
m s.l.m.
m s.l.m.
m s.l.m.
25,20
9,00
453,91
457,66
3,36 m x
m
m
m s.l.m.
m s.l.m.
3,10 m x 2,80 m
CONDOTTA FORZATA
Lunghezza complessiva:
Diametro:
Area sezione:
Perdite di carico distribuite:
Perdite di carico concentrate:
Cadente:
Velocità media del fluido in condotta:
Materiale:
1.623,86
1,800
2,545
1,54
0,14
0,000948
1,8077
PRFV
m
m
mq
m
m
m/m
m/s
CENTRALE DI PRODUZIONE
Struttura:
Dimensioni planimetriche di ingombro:
Altezza max fuori terra:
CANALE DI SCARICO
Tratto 1
Materiale:
Sezione:
Lunghezza:
Altezza:
Base:
Pendenza:
Velocità max:
Tratto 2
Materiale:
Sezione:
Lunghezza:
Diametro:
c.a.
26,20 m x 17,50 m
7,50
m
c.a.
(tratto nella centrale di produzione)
Rettangolare
4,20
m
2,30
m
2,10
m
0,48
%
2,19
m/s
Tubazione in cls
Circolare
49,90
m
2,00
m
________________________________________________________________________________________________
II
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
Pendenza:
Velocità max:
Tratto 3
Materiale:
Sezione:
Lunghezza:
Diametro:
Pendenza:
Velocità max:
Tratto 4
Materiale:
Sezione:
Base:
Altezza:
Pendenza:
Velocità max:
0,483
2,63
2013
%
m/s
Tubazione in cls
Circolare
25,16
m
2,00
m
0,159
%
1,75
m/s
Materassi “Reno”
Trapezia
4,00
m
0,75
m
4,850
%
1,85
m/s
SALTO
Quota pelo libero alla vasca di carico:
Quota pelo libero allo scarico:
Salto geometrico:
Perdite di carico distribuite:
Perdite di carico concentrate:
Salto utile
457,66
418,66
39,00
1,54
0,14
37,32
m s.l.m.
m s.l.m.
m
m
m
m
MISURATORI
Misuratore di portata
Posizione:
sulla condotta forzata in uscita dalla vasca di carico
Funzionamento:
Elettromagnetico
Produttore:
Automation Progetti
Tipo:
AP1021/AP1022
Materiale:
in acciaio inox
Misuratore volumi d’acqua restituiti
Posizione:
canale di scarico della centrale di produzione
Funzionamento:
Ultrasuoni
Sensore di velocità
tipo “Speedy RS485”
Trasduttore a ultrasuoni:
tipo “2UTFHR” (misuratore di livello)
Trasmettitore livello di acqua (eventuale)
Posizione:
vasca di carico
Funzionamento:
ultrasuoni
Tipo:
“MU-C 03/06/10” o tipo “45AC150” con display.
Misuratori di livello differenziale (eventuale)
Tipo:
“AcquaRanger 5 - UTF03HR””.
Sistema di Automazione:
PLC+Panel PC/S_OP – n.1 CPU, n.10 schede da 32 ingressi digitali e n.8 da 32 uscite digitali, n.2
schede per encoder, n.8 ingressi/uscite/PT100; n.1 scheda comunicazione.
MATERIALE ELETTRO-IDRAULICO
TURBINE
Numero:
Tipo:
Asse girante:
Portata:
Potenza:
Velocità di rotazione:
GENERATORI
Numero:
3
turbine identiche
Francis
orizzontale
1,53
mc/s ciascuna
600
kW ciascuna
1.000
rpm
3
generatori identici
________________________________________________________________________________________________
III
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
Frequenza:
Tipo:
Potenza:
Tensione:
Velocità nominale:
TRASFORMATORI
Numero:
Frequenza:
Tipo:
Potenza nominale servizio continuativo:
Tensione nominale primaria:
Velocità nominale:
Raffreddamento:
PARTI ELETTRICHE:
50
Marelli
800
690
1.000
2013
Hz
kVA ciascuno
V
rpm
3
trasformatori identici
50
Hz
Resina elevatore
1.000
kVA ciascuno
690
V+N
1.000
rpm
naturale
impianto di terra
illuminazione
automazione
DATI DI PRODUZIONE
Potenza di concessione:
Potenza efficiente max:
Ore di funzionamento:
Energia producibile:
Ore di funzionamento equivalenti:
Ore di funzionamento equivalenti:
859,13
1.449,85
6.480
5
3.512
2.829
kW
kW
h/anno
GWh/anno
h/anno (come da GSE)
h/anno (come da PIEAR Regione Basilicata)
N.B. In questa scheda, le potenze di turbina e generatore sono state ridotte rispetto ai valori
originariamente previsti e riportati nella relazione sulle macchine [Elab. 115] in ottemperanza a
quanto richiesto dal PIEAR Basilicata.
________________________________________________________________________________________________
IV
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
PREMESSA
SOMMARIO
1.0
PREMESSA .................................................................................................................................................... ii
1.1
INTERVENTO PROPOSTO ........................................................................................................................ ii
1.2
REDAZIONE DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE ........................................................... iv
1.3
ELENCO ELABORATI DI PROGETTO .................................................................................................. vi
1.4
GENERALITÀ E MOTIVAZIONE DELL’OPERA .................................................................................viii
________________________________________________________________________________________________
i
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
1.0
2013
PREMESSA
Il presente Studio di Impatto Ambientale è relativo al progetto per la realizzazione di un Impianto
Idroelettrico ad acqua fluente da realizzare sul “Fiume Sinni”, interessante l’asta fluviale
mostrata dall’immagine successiva e ricadente per intero nel territorio comunale di EPISCOPIA
(PZ). L’espressione “centrale idroelettrica” individua una serie di opere di ingegneria idraulica,
posizionate in una certa successione, accoppiate ad una serie di macchinari idonei allo scopo di
ottenere la produzione di energia elettrica da masse di acqua in movimento. La terminologia
“centrale idroelettrica ad acqua fluente” indica un impianto che preleva acqua da un corso idrico,
senza servirsi di un bacino, per convogliarla in una condotta forzata fino ad una o più turbine per
produrre energia elettrica.
Corografia: Ubicazione opere di presa, del dissabbiatore-vasca di carico e della centrale di produzione.
1.1
INTERVENTO PROPOSTO
Le opere principali che costituiscono l’impianto idroelettrico ad acqua fluente di progetto, sono:
- Le opere di presa e opere di adduzione;
- La condotta forzata;
- L’edificio centrale di produzione ove alloggia il macchinario elettro-meccanico con annesso
canale di scarico (o restituzione).
Le opere di derivazione sono posizionate in destra idraulica alla quota di 462,20 m s.l.m. con
restituzione, nello stesso alveo ed in destra idraulica, ad una quota di circa 412,00 m s.l.m.
La derivazione avviene mediante un’opera di presa del tipo a trappola, ossia, le acque, intercettate
da apposite griglie fissate sul canale di presa, sono convogliate, tramite canale derivatore prima e
canale adduttore poi, nel sistema dissabbiatore – vasca di carico. Dalla vasca di carico e
attraverso la condotta forzata, sono alimentate le macchine idrauliche poste nell’edificio centrale
di produzione posizionato a valle. La restituzione delle acque avviene a mezzo di un canale di
scarico che restituisce le acque turbinate nell’alveo della stessa asta idraulica. L’opera di presa è
individuata dalle seguenti coordinate riferite, rispettivamente, al centro della griglia di derivazione
________________________________________________________________________________________________
ii
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
(inteso come intersezione tra asse mediano longitudinale e trasversale del canale di presa) ed al
punto di prelievo dell’acqua, ovvero all’imbocco del canale derivatore:
Coordinate Opere di presa
UTM (ED50) N Fuso 33
4.436.809,53
UTM (ED50) E Fuso 33
592.288,15
GEOGRAFICHE (ED50) - Lat.
GEOGRAFICHE (ED50) - Long.
Riferite al centro della griglia
40,07582
16,08231
UTM (WGS84) N Fuso 33
4.436.617
UTM (WGS84) E Fuso 33
592.223
GEOGRAFICHE (WGS84) - Lat.
40,07477
GEOGRAFICHE (WGS84) - Long.
16,08157
Coordinate Opere di presa
UTM (ED50) N Fuso 33
UTM (ED50) E Fuso 33
GEOGRAFICHE (ED50) - Lat.
Riferite al punto di prelievo dell’acqua
GEOGRAFICHE (ED50) - Long.
UTM (WGS84) N Fuso 33
UTM (WGS84) E Fuso 33
4.436.787
592.311
40,07561
16,08257
4.436.595
592.247
GEOGRAFICHE (WGS84) - Lat.
40,07457
GEOGRAFICHE (WGS84) - Long.
16,08152
Coordinate dell’opera di presa.
La trasformazione dal sistema UTM Fuso 33 a coordinate Gauss-Boaga Fuso Est è ottenuta
impiegando i seguenti fattori di passaggio: E = 2.019.943; N = -186. La cartografia regionale in
cui l’area ricade è identificata dagli elementi 522091, 522092, 522103 e 522104, (1:5.000) GaussBoaga, Fuso Est. La condotta forzata si snoda, lungo il tracciato previsto, ancorandosi a capisaldi
ovvero a vertici ove compie deviazioni angolari orizzontali e/o verticali. Le coordinate
planimetriche dei vertici della condotta forzata sono riportate nella tabella seguente.
Coordinate dei vertici della condotta forzata in UTM (ED50).
________________________________________________________________________________________________
iii
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
In un impianto idroelettrico, l’edificio a valle, ovvero “la centrale di produzione” ha il compito di
proteggere l’equipaggiamento idraulico ed elettrico che converte l’energia potenziale dell’acqua in
energia elettrica. Il numero, il tipo e la potenza delle turbine, la loro disposizione rispetto al canale
di scarico, l’altezza del salto e la geomorfologia del luogo condizionano la tipologia dell’edificio.
Le coordinate, riferite all’edificio, sono le seguenti:
Coordinate Edificio Centrale di Produzione
UTM (ED50) N Fuso 33
4.436.202,36
UTM (ED50) E Fuso 33
594.270,64
GEOGRAFICHE (ED50) - Lat.
Centrale di Produzione
GEOGRAFICHE (ED50) - Long.
UTM (WGS84) N Fuso 33
UTM (WGS84) E Fuso 33
40,07013
16,10546
4.436.010
594.206
GEOGRAFICHE (WGS84) - Lat.
40,06909
GEOGRAFICHE (WGS84) - Long.
16,10474
Tab. 5.3.1 - Coordinate riferite all’edificio Centrale di Produzione.
La trasformazione dal sistema UTM Fuso 33 a coordinate Gauss-Boaga Fuso Est è ottenuta
impiegando i seguenti fattori di passaggio: E = 2.019.943; N = -186. La cartografia regionale in
cui l’area ricade è identificata dagli elementi 522091, 522092, 522103 e 522104, (1:5.000) GaussBoaga, Fuso Est.
1.2
REDAZIONE DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Il presente Studio di Impatto Ambientale (S.I.A.) é articolato secondo lo schema indicato dalla
normativa vigente, ovvero suddivisa in:



QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ove sono riportate le principali leggi
relative alla normativa di impatto ambientale e alla realizzazione di impianti per la
produzione di energia idroelettrica, a livello comunitario, nazionale e regionale. Si è
valutata, infine, la coerenza dell’opera con gli strumenti di pianificazione e di
programmazione vigenti;
QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE ove sono stati descritti l’impianto, le opere
accessorie, gli aspetti tecnico/progettuali e le azioni di progetto;
QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE ove é stato definito lo stato dell’ambiente
attraverso le analisi delle diverse componenti, e sono stati individuati i possibili impatti
che la realizzazione dell’impianto idroelettrico di cui trattasi potrebbe avere su ciascuna
componente ambientale, nelle fasi progettuali di cantierizzazione, di esercizio e di
dismissione.
In riferimento all’allegato “C” della L.R. 47/98 e s.m.i., il presente Studio di Impatto Ambientale
ha sviluppato i seguenti temi:
 Per il quadro di riferimento programmatico:
- Descrizione delle relazioni tra l’opera progettata e gli strumenti di pianificazione e di
programmazione vigenti con particolare riferimento ai rapporti di coerenza e allo stato di
attuazione di tali strumenti;
- Descrizione dei vincoli di varia natura esistenti nell’area prescelta e nell’intera zona di studio.
 Per il quadro di riferimento progettuale:
- Descrizione delle caratteristiche del progetto e delle esigenze inerenti l' utilizzazione del suolo
durante le fasi di costruzione e di funzionamento;
________________________________________________________________________________________________
iv
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
- Descrizione delle principali caratteristiche dei processi produttivi, con l’indicazione della natura
e delle quantità dei materiali impiegati;
- Descrizione della tecnica prescelta, con riferimento alle migliori tecniche disponibili a costi non
eccessivi e delle altre tecniche previste per prevenire le emissioni degli impianti o per ridurre
l’utilizzo delle risorse naturali, confrontando le tecniche prescelte con le migliori tecniche
disponibili;
- Valutazione del tipo e della quantità dei residui e delle emissioni risultanti (quali inquinamento
dell’acqua, dell’aria e del suolo, rumore, vibrazioni, luce, calore, radiazioni, etc.) risultanti dalla
realizzazione e dall’attività del progetto proposto;
- Descrizione delle principali soluzioni alternative possibili, inclusa l’alternativa zero, con
indicazione dei motivi principali della scelta compiuta, tenendo conto dell’impatto sull’ambiente.
 Per il quadro di riferimento ambientale:
- Analisi della qualità ambientale con riferimento alle componenti dell’ambiente potenzialmente
soggette ad un impatto importante del progetto proposto, con particolare riferimento alla
popolazione, alla fauna e alla flora, al suolo, al sottosuolo, all’acqua, all’aria, ai fattori climatici,
ai beni materiali, compreso il patrimonio architettonico e archeologico, al paesaggio,
all’interazione tra questi fattori;
- Descrizione dei probabili effetti rilevanti, positivi e negativi, del progetto proposto sull’ambiente
dovuti:
• all’esistenza del progetto;
• all’utilizzazione delle risorse naturali;
• all’emissione di inquinanti, alla creazione di sostanze nocive allo smaltimento dei
rifiuti.
- Indicazione dei metodi di previsione utilizzati per valutare gli effetti sull’ambiente;
- La descrizione delle misure previste per evitare, ridurre e se possibile compensare rilevanti effetti
negativi del progetto sull’ambiente.
A corredo del presente documento, nel rispetto dell'art. 5 della L.R. n. 47/98, sono stati redatti i
documenti di seguito elencati:

Elaborati di progetto con livello di approfondimento tecnico sufficiente ad individuare
compiutamente i lavori da realizzare e con tutti gli elementi necessari per il rilascio delle
prescritte autorizzazioni ed approvazioni;

Sintesi non tecnica destinata a fornire un quadro riepilogativo dello studio di impatto
ambientale. (Tale elaborato contiene la cartografia con ubicazione dell’opera ed é stata
redatta con modalità tali da consentire un’agevole comprensione da parte del pubblico ed
una facile riproduzione);

Sintesi non tecnica e coordinate in formato U.T.M. espresse con intervalli non superiori a
200 metri su apposito supporto magnetico (CD);

Dichiarazione giurata dai redattori dello studio di impatto ambientale attestante l’esattezza
degli allegati.
Di seguito si riporta l’elenco completo degli elaborati di progetto che sono parte integrante del
presente Studio di Impatto Ambientale.
________________________________________________________________________________________________
v
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
1.3
2013
ELENCO ELABORATI DI PROGETTO
N. Elab.
ELENCO ELABORATI
Scala
RELAZIONE TECNICA GENERALE
100
ALLEGATO A - ANALISI DELLA PRODUTTIVITA' E PIANO ECONOMICO E FINANZIARIO
ALLEGATO B - CALCOLI IDRAULICI
ALLEGATO C - DISPOSITIVI DI MISURAZIONE
-
105
RELAZIONE PAESAGGISTICA
-
110
RELAZIONE IDROLOGICA E IDRAULICA
-
115
RELAZIONE TECNICA SULLE MACCHINE E SUGLI IMPIANTI
-
117
S.I.A. - STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE E VALUTAZIONE DI INCIDENZA
-
118
S.I.A. - SINTESI NON TECNICA
-
120
RELAZIONE GEOLOGICA
-
121
LITOLOGIE POTENZIALMENTE CONTENENTI AMIANTO
-
122
CARTA GEOLOGICA E SEZIONI GEOLOGICHE
1:2.000
123
CARTA GEOMORFOLOGICA
1:2.000
124
CARTA GEOMORFOLOGICA CON SOVRAPP. P.A.I. E UBICAZIONE INDAGINI
1:2.000
125
UBICAZIONE INTERVENTI DI PRESIDIO E CONSOLIDAMENTO E STRUMENTI DI MONIT.
1:2.000
126
PLANIMETRIA INTERVENTI DI PRESIDIO E SEZ. RELATIVE ALLE VERIFICHE DI STABILITA'
Varie
127A
VERIFICA SULLA STABILITA' DEI VERSANTI E SULLE OPERE DI PRESIDIO PREVISTE
-
127B
VERIFICA SULLA STABILITA' DEI VERSANTI E SULLE OPERE DI PRESIDIO PREVISTE
-
200
COROGRAFIA
1:25.000
210
BACINO IMBRIFERO SOTTESO
1:50.000
220
PLANIMETRIA GENERALE IMPIANTO SU CARTOGRAFIA A CURVE DI LIVELLO
1:2.000
221
PLANIMETRIA GENERALE IMPIANTO SU CARTOGRAFIA A CURVE DI LIVELLO
1:2.000
230
PLANIMETRIA GENERALE IMPIANTO SU FOTO AEREA
1:5.000
231
PLANIMETRIA GENERALE IMPIANTO SU FOTO AEREA
1:5.000
240
PLANIMETRIA GENERALE IMPIANTO SU BASE CATASTALE
1:5.000
300
PIANO STRALCIO DELLE AREE DI VERSANTE - P.A.I. BASILICATA
310
PIANO STRALCIO DELLE FASCE FLUVIALI - P.A.I. BASILICATA
1:5.000
320
PLANIMETRIA GENERALE IMPIANTO SU CARTOGRAFIA P.T.C.
1:2.000
330
PERIMETRAZIONE DEL PARCO NAZIONALE DEL POLLINO
1:10.000
340
STRALCIO P.R.G. DEL COMUNE DI EPISCOPIA
1:10.000
350
FASCE FLUVIALI: DETERMINAZIONE AREE DI PERTINENZA DI PROGETTO
1:2.000
351
PLANIMETRIA GENERALE CON INDICAZIONE DELLE SEZIONI DI VERIFICA IDRAULICA
1:2.000
352
FASCE FLUVIALI: SEZIONI TRASVERSALI PER LA VERIFICA IDRAULICA
1:1.000
354
FASCE FLUVIALI: CONTRONTO TRA AREE DI PERTINENZA P.A.I. E QUELLE DI PROGETTO
1:5.000
1:10.000
________________________________________________________________________________________________
vi
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
N. Elab.
ELENCO ELABORATI
2013
Scala
450
OPERE DI PRESA: PLANIMETRIA QUOTATA, SEZIONI SUL TERRENO, CANALE DI SCARICO
Varie
460
OPERE DI PRESA: PIANTE, SEZIONI E PROSPETTI
Varie
461
OPERE DI PRESA: PIANTE, SEZIONI E PROSPETTI
Varie
470
CONDOTTA ADDUTTRICE: PROFILO LONGITUDINALE, SEZ. TRASVERSALI E SEZIONI TIPO
Varie
480
VASCA DI CARICO: PLANIMETRIA QUOTATA, SEZ. SUL TERRENO E CANALE DI SCARICO
Varie
490
VASCA DI CARICO: PIANTA, SEZIONI E PROSPETTI
Varie
491
VASCA DI CARICO: PIANTA, SEZIONI E PROSPETTI
Varie
500
CONDOTTA FORZATA: PROFILO LONGITUDINALE
1:1.000
510
CONDOTTA FORZATA: SEZIONI TRASVERSALI
1:500
520
CONDOTTA FORZATA: SEZIONI TIPO
1:200
600
EDIFICIO DI PRODUZIONE: PLANIM. QUOTATA, SEZ. SUL TERRENO E CANALE DI SCARICO
Varie
601
EDIFICIO DI PRODUZIONE: PLANIM. QUOTATA, SEZ. SUL TERRENO E CANALE DI SCARICO
Varie
610
EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE: PIANTE
1:100
611
EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE: PIANTE
1:100
612
EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE: PROSPETTI
1:100
613
EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE: PROSPETTI
1:100
614
EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE: SEZIONI
1:100
615
EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE: SEZIONI
1:100
618
EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE: PROSPETTI CONTESTUALIZZATI
1:100
620
EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE: SEZIONI SUL TERRENO
1:200
700
INDICAZIONE DEI PERCORSI CARRABILI UTILIZZATI IN FASE DI ESECUZIONE DEI LAVORI
730
DOCUMENT. FOTOGRAFICA: RILIEVI STATO DI FATTO CON INDICAZ. ASSE CONDOTTA
-
731
DOCUMENT. FOTOGRAFICA: RILIEVI STATO DI FATTO CON INDICAZ. ASSE CONDOTTA
-
750
STRADA DI ACCESSO EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE - RELAZIONE TECNICA
-
760
STRADA DI ACCESSO EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE - ELABORATI GRAFICI
780
INDAGINE ARCHEOLOGICA: CARTA DEL POTENZIALE ARCHEOLOGICO
784
INDAGINE ARCHEOLOGICA: CARTA DI DISTRIBUZIONE DEI SITI SU CARTOGR. IGM
786
INDAGINE ARCHEOLOGICA: CARTA DEL RISCHIO SU CARTA CATASTALE
1:5.000
788
INDAGINE ARCHEOLOGICA: CARTA VISIBILITÀ ARCHEOLOGICA SU CARTA CATASTALE
1:5.000
1:5.000
Varie
1:25.000
Elenco degli elaborati di progetto allegati al presente studio di impatto ambientale.
________________________________________________________________________________________________
vii
2013
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
1.4
GENERALITÀ E MOTIVAZIONE DELL’OPERA
Una fonte di energia é rinnovabile quando il suo sfruttamento avviene in un tempo confrontabile
con quello necessario per la sua rigenerazione. Il D.L. 387/2003 “Attuazione della Direttiva
2001/77/CE relativa alla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili
nel mercato interno dell’elettricità”, definisce all’art. 2, lettera a) le fonti energetiche rinnovabili o
fonti rinnovabili: “le fonti energetiche rinnovabili non fossili (eolica, solare, geotermica, del moto
ondoso, maremotrice, idraulica, biomasse, gas di discarica, gas residuati dai processi di
depurazione e biogas)”. A differenza dei combustibili fossili e nucleari, le fonti rinnovabili possono
essere considerate virtualmente inesauribili. L’utilizzo di tali fonti rappresenta uno strumento
fondamentale per i paesi industrializzati, nel raggiungere gli obiettivi di utilizzazione sostenibile
delle risorse, riduzione delle emissioni di gas serra, riduzione dell’inquinamento atmosferico.
Inoltre, é da considerare positivamente la diversificazione del mercato energetico e la maggiore
sicurezza di approvvigionamento dell’energia. Le energie rinnovabili rappresentano altresì una
concreta opportunità di sviluppo sostenibile e di accesso all’energia in aree remote per i paesi in
via di sviluppo. Per promuovere la diffusione dell’utilizzo di tali fonti, l’Unione Europea ha fissato
l’obiettivo di una produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili pari al 22% del consumo
totale, da raggiungere entro l’anno 2020. Nel settembre 2007 il Governo italiano ha trasmesso
all’Unione Europea il proprio Energy Position Paper, nel quale prevede per l’Italia gli obiettivi
riportati in Tabella1.1.
2005
FONTE
IDROELETTRICO
EOLICO
SOLARE FV
GEOTERMICO
BIOMASSE, BIOGAS
ONDE E MAREE
TOTALE
ENERGIA PRIMARIA
SOSTITUITA (MTEP)
POTENZA (MW)
2020
ENERGIA (TWH)
POTENZA (MW)
ENERGIA (TWH)
17.325
36
20.200
43.15
1.718
2.35
12.000
22.60
34
0.04
9.500
13.20
711
5.32
1.300
9.73
1.201
6.16
2.415
14.50
0
0.00
800
1.00
20.989
49.87
46.215
104.15
4.29
8.96
Obiettivi di produzione di energia elettrica al 2020
La Regione Basilicata nel PIER (Piano Energetico Regionale) ha fissato come obiettivi la riduzione
del 20% delle emissioni di C02 per il 2020 (riduzione rispetto alle emissioni del 1990),e l’aumento
del 20% dell’energia prodotta mediante l’impiego di fonti di energia rinnovabili. Sulla base dei
risultati ottenuti dall’analisi ambientale, dei temi sviluppati nel presente documento, é possibile
affermare, a verifica della validità delle scelte progettuali proposte, che non vi sono impatti
rilevanti da associare alla realizzazione dell’impianto di produzione di energia elettrica “verde“
mediante la tecnologia del mini idroelettrico, per natura definito a basso impatto ambientale.
Nella fase di cantiere sono prevedibili, limitate e temporanee interferenze, generate dall’utilizzo di
mezzi meccanici e dagli scavi per la posa in opera delle condotte, attenuabili mediante l’adozione
di uno specifico protocollo ambientale. É possibile affermare che gli impatti negativi derivanti dalla
temporanea occupazione di superficie siano compensati dalla produzione di energia elettrica
prodotta da fonte rinnovabile. I benefici ambientali ottenibili con la tecnologia del mini
idroelettrico sono proporzionali alla quantità di energia prodotta. È opportuno evidenziare, come
l’intervento proposto si inserisca coerentemente nella programmazione energetica ambientale
comunitaria, nazionale e regionale, integrandosi pienamente nella strategia generale dello
sviluppo sostenibile, presupposto imprescindibile per un collettivo miglioramento della qualità
della vita.
________________________________________________________________________________________________
viii
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
A - QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
A.1 - RELAZIONI TRA L’OPERA PROGETTATA E GLI STRUMENTI
DI PIANIFICAZIONE E DI PROGRAMMAZIONE VIGENTI.
A.2 - DESCRIZIONE DEI VINCOLI DI VARIA NATURA ESISTENTI
NELL’AREA PRESCELTA E NELL’INTERA ZONA DI STUDIO.
SOMMARIO PARTE A
A - QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ..................................................................... 3
A.1 - RELAZIONI TRA L’OPERA PROGETTATA E GLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE E DI
PROGRAMMAZIONE VIGENTI ..................................................................................................... 3
A.1 - 1.0
A.1 - 1.1
A.1 - 2.0
INTRODUZIONE ..................................................................................................... 3
IL FIUME SINNI: CARATTERISTICHE GENERALI ................................................. 4
NORMATIVA IN MATERIA DI IMPATTO AMBIENTALE ............................................. 6
A.1 - 2.1
NORMATIVA COMUNITARIA ............................................................................... 6
A.1 - 2.2
NORMATIVA NAZIONALE .................................................................................... 6
A.1 - 2.3
NORMATIVA REGIONALE ................................................................................... 8
A.1 - 3.0
NORMATIVA IN MATERIA DI IMPATTI DA ENERGIA RINNOVABILE ........................ 9
A.1 - 3.1
NORMATIVA COMUNITARIA ............................................................................... 9
A.1 - 3.2
NORMATIVA NAZIONALE .................................................................................... 9
A.1 - 3.3
NORMATIVA REGIONALE ................................................................................. 10
A.1 - 4.0
PROGRAMMAZIONE DI RIFERIMENTO IN MATERIA DI IMPIANTI DA ENERGIA
RINNOVABILE .......................................................................................................................... 11
A.1 - 4.1
PROGRAMMAZIONE COMUNITARIA ................................................................. 11
A.1 - 4.2
PROGRAMMAZIONE NAZIONALE ...................................................................... 12
A.1 - 4.3
PROGRAMMAZIONE REGIONALE ..................................................................... 12
A.2 - DESCRIZIONE DEI VINCOLI DI VARIA NATURA ESISTENTI NELL’AREA PRESCELTA E
NELL’INTERA ZONA DI STUDIO. ........................................................................................... 14
A.2 - 1.0
LA CONVENZIONE “RAMSAR” SULLE ZONE UMIDE ............................................. 14
A.2 - 2.0
RETE NATURA 2000 - AREE ZPS E SITI SIC ......................................................... 15
A.2 - 3.0
IBA - IMPORTANT BIRDS AREAS .......................................................................... 16
A.2 - 4.0
ELENCO UFFICIALE AREE PROTETTE (EUAP) ..................................................... 18
A.2 - 4.1
EUAP 0008 - IL PARCO NAZIONALE DEL POLLINO ........................................... 18
________________________________________________________________________________________________
1
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
A.2 - 4.2
2013
ALLEGATO A - DPR 15.11.1993 - MISURE DI SALVAGUARDIA .......................... 20
A.2 - 5.0
IL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DEL POLLINO ............................. 22
A.2 - 6.0
VINCOLO IDROGEOLOGICO AI SENSI DEL R.D. n. 3267/1923 ............................ 26
A.2 - 7.0
PIANO ASSETTO IDROGEOLOGICO (PAI) ............................................................. 27
A.2 - 7.1
IL PIANO STRALCIO DELLE AREE DI VERSANTE .............................................. 27
A.2 - 7.2
IL PIANO STRALCIO DELLE FASCE FLUVIALI ................................................... 28
A.2 – 8.0
LITOLOGIE POTENZIALMENTE CONTENENTI AMIANTO ..................................... 29
A.2 - 8.1
ESECUZIONE DEL LAVORO NEL SUO COMPLESSO. ........................................ 31
A.2 - 8.2
ESECUZIONE DEL MICROTUNNEL. .................................................................. 31
A.2 - 9.0
POTENZIALE ARCHEOLOGICO DEL TERRITORIO DI EPISCOPIA.......................... 32
A.2 - 9.1
RICERCHE ARCHEOLOGICHE NELLA VALLE DEL SINNI .................................. 32
A.2 - 9.2
LA CONCA DI EPISCOPIA ................................................................................. 32
A.2 - 9.3
POPOLAMENTO DEL TERRITORIO.................................................................... 33
A.2 - 9.4
ETÀ PRE-PROTOSTORICA ................................................................................ 34
A.2 - 9.5
ETÀ STORICA ................................................................................................... 35
A.2 - 9.6
SCHEDE SINTETICHE DEI PRINCIPALI SITI MENZIONATI ................................ 36
A.2 - 9.7
CARTA ARCHEOLOGICA DELLA VALLE DEL SINNI ........................................... 42
A.2 - 9.8
DISTRIBUZIONE DEGLI INSEDIAMENTI RISPETTO AL CORSO DEL FIUME E DEI
SUOI AFFLUENTI .................................................................................................................. 49
A.2 - 9.9
VIABILITA’ ANTICA E TOPONOMASTICA ........................................................... 50
A.2 - 9.10
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE ...................................................................... 52
A.2 - 10.0
STRUMENTO URBANISTICO COMUNALE ............................................................. 52
A.2 - 11.0
VINCOLI DI ESPROPRIO....................................................................................... 53
A.2 - 12.0
FASCE DI RISPETTO STRADALI ........................................................................... 53
A.2 - 13.0
QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO: CONCLUSIONI ........................... 53
A.2 - 13.1
COERENZA DEL PROGETTO CON GLI STRUMENTI PROGRAMMATICI .............. 53
A.2 - 13.2
COERENZA DEL PROGETTO CON LA PROGRAMMAZIONE REGIONALE ........... 53
A.2 - 13.3
COERENZA DEL PROGETTO CON LA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ........... 54
________________________________________________________________________________________________
2
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
A - QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
A.1 - RELAZIONI TRA L’OPERA PROGETTATA E GLI STRUMENTI
DI PIANIFICAZIONE E DI PROGRAMMAZIONE VIGENTI
A.1 - 1.0
INTRODUZIONE
Il presente documento descrive il progetto riguardante la realizzazione di un impianto idroelettrico
sul “Fiume Sinni”, nel territorio del Comune di EPISCOPIA in Provincia di Potenza. Il progetto in
esame, ai sensi del vigente PIEAR (paragrafo 4.1 — Appendice A - Piano di Indirizzo Energetico
Ambientale Regionale, adottato con Delibera del Consiglio Regionale n. 2260 del 29.12.2010 e
pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Basilicata n.51 del 31.12.2010) si configura come
“piccola derivazione superficiale” poiché progettato per una potenza di concessione inferiore alla
soglia di 3.000 kW, oltre la quale si identifica un impianto di grande derivazione. Il sito prescelto
presenta condizioni particolarmente favorevoli per lo sfruttamento dell’energia rinnovabile
idroelettrica, data la presenza di un salto idraulico naturale. La realizzazione dell’opera permetterà
di generare elettrica rinnovabile con un basso impatto ambientale e con un risparmio notevole di
emissioni di gas serra. L’energia elettrica annua prodotta verrà immessa nella rete elettrica
nazionale a M.T. gestita da Enel Distribuzione e contribuirà alla copertura del fabbisogno
energetico.
Lo Studio di Impatto Ambientale, redatto ai sensi delle vigenti norme, intende affrontare le
finalità, le caratteristiche, gli impatti ambientali ed i benefici economici del progetto.
Dal punto di vista normativo si ha che:
 Il progetto in esame, ai sensi del vigente PIEAR (paragrafo 4.1 — Appendice A - Piano di
Indirizzo Energetico Ambientale Regionale, adottato con Delibera del Consiglio Regionale n.
2260 del 29.12.2010 e pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Basilicata n.51 del
31.12.2010) si configura come “piccola derivazione superficiale” poiché progettato per una
potenza di concessione inferiore alla soglia di 3.000 kW, oltre la quale si identifica un
impianto di grande derivazione;
 L’impianto idroelettrico di progetto risulta soggetto alla procedura di valutazione di impatto
ambientale ai sensi della disposizione di cui alla lettera b), comma 6, Art.6, del D. Lgs.
n.152/2006 e s.m.i. poiché:
- Ricompreso tra le opere di cui all’All. IV - 7.0 Progetti di Infrastrutture - lettera d)
“derivazione di acque superficiali ed opere connesse che prevedano derivazioni
superiori a 200 litri al secondo …..”;
- Ricadente parzialmente all’interno di area naturale protetta (Parco Nazionale del
Pollino) come definita dalla L. 06.12.1991 n. 394.
 Per il disposto di cui al comma 8, art.6, del n.152/2006 e s.m.i. le soglie dimensionali
previste per i progetti ricadenti all’interno di aree naturali protette, come definite dalla
Legge 06.12.1991 n. 394, sono ridotte del 50%;
 Il progetto, inoltre, risulta di esclusiva competenza Regionale poiché:
- Le opere da eseguirsi sono comprese tra quelle di cui al D. Lgs. n. 4/2008, All. IV 7.0 Progetti di Infrastrutture - lettera d) “derivazione di acque superficiali ed opere
connesse che prevedono derivazioni superiori a 200 litri al secondo …..”;
Rientrano tra le opere di competenza statale le centrali idroelettriche con potenza di
concessione superiore a 30MW, per quanto disposto nell’’All. II – Progetti di
Competenza Statale - 2.0 Progetti di Infrastrutture - punto 2).
Il rilascio dell'autorizzazione unica, ai sensi del D.Lgs 387/03, costituisce titolo a costruire ed
esercire l'impianto in conformità al progetto approvato e deve contenere, in ogni caso, l'obbligo alla
________________________________________________________________________________________________
3
-
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
messa in ripristino dello stato dei luoghi a carico del soggetto esercente a seguito della
dismissione dell'impianto.
Foto aerea: Ubicazione opere di presa, del dissabbiatore-vasca di carico e della centrale di produzione.
A.1 - 1.1
IL FIUME SINNI: CARATTERISTICHE GENERALI
[Fonte: sito dell’Autorità Interregionale di Bacino della Basilicata]
Il fiume Sinni nasce a quota 1380 metri, dalla Serra della Giumenta sul versante orientale del
monte Sirino-Papa e percorre, da ovest a est, l'estremo settore meridionale della Basilicata. Il
Sinni è lungo 94 km ed il suo bacino idrografico ha una superficie complessiva di 1292 kmq,
confinando con i bacini dei fiumi Agri a nord, Noce ad ovest, Lao e Coscile-Crati a sud. Il fiume
Sinni ha una considerevole portata media annua, conseguenza del notevole afflusso meteorico, ed
allo scopo di valorizzare tale risorsa sono stati realizzati gli invasi artificiali di Masseria Nicodemo
e Monte Cotugno.
Estensione Bacino
Idrografico (Km²)
1.292
(di cui 47 in Calabria)
Affluenti Principali
Torrente Serrapotamo
Torrente Cogliandrino
Fiumarella Sant'Arcangelo
Fiume Sarmento
Torrente Frido
Lunghezza Asta
Principale (Km)
Foce
94
Mar Jonio
La parte interna del bacino presenta un carattere montuoso, con il 17% dell’area di bacino
compresa tra le isoipse 900 e 1200 m. Il 16% dell’area del bacino è a quota inferiore ai 300 m e
circa il 54% è a quota superiore ai 600 m. La quota media del bacino risulta di 680 m s.l.m. Le
cime più alte sono: Monte Papa (2.005 m), Madonna di Sirino (1.906 m), Monte Alpi (1.892 m),
Serra del Prete (2.186 m), Monte Pollino (2.278 m), Serra Dolcedorme (2.271m). Le zone
pianeggianti cominciano nei pressi di Valsinni e si espandono in maniera progressiva fino al
litorale jonico. La pendenza media del corso d’acqua è del 5% circa. Dopo un primo tratto in
direzione NO-SE, il corso d’acqua procede per circa 7 km in direzione sud, per poi ruotare verso
E-NE fino alla confluenza col torrente Cogliandrino. In questo primo tratto la valle è stretta e il
fiume mantiene un andamento unicursale. Nel tratto successivo, fino alla confluenza con il
torrente Serrapotamo, la valle diviene molto ampia, l’alveo si allarga e il corso d’acqua si suddivide
in vari rami attivi. Poco a valle della confluenza con il torrente Serrapotamo, il fiume devia verso
________________________________________________________________________________________________
4
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
N-NE fino alla confluenza con la Fiumarella di Sant’Arcangelo; tale zona corrisponde all’invaso del
bacino artificiale di Monte Cotugno. Dopo Monte Cotugno il fiume scorre in direzione SE in una
valle stretta e profonda fino alla confluenza con il fiume Sarmento. Successivamente riprende, con
un alveo allargato, la direzione verso NE, fino alla stretta di Valsinni. Superata la stretta l’alveo si
allarga di nuovo e dopo un’ampia conversione a Nord di Rotondella si dirige verso SE fino alla
foce. Gli affluenti sono numerosi e spesso caratterizzati da portate considerevoli. In riva sinistra si
rinvengono il T. Cogliandrino, il T. Fiumicello, il T. Serrapotamo, la Fiumarella di Sant’ Arcangelo.
In riva destra sono presenti il Torrente Frido, il Torrente Rubbio, il Fosso Carbone e il Fiume
Sarmento. La morfologia del bacino imbrifero principale e dei sottobacini fa si che nella parte
apicale vi sia una fitta rete idrografica secondaria caratterizzata da pendenze considerevoli e tempi
di corrivazione piccoli, cui corrisponde una notevole energia cinetica, significativi fenomeni di
erosione e trasporto solido e, conseguentemente, fenomeni di destabilizzazione dei versanti per
scalzamento al piede. Il reticolo secondario in questa parte apicale del bacino imbrifero è
mediamente caratterizzato da:
- Tempi di corrivazione dell’ordine delle 2 - 4 ore;
- Sviluppo altimetrico medio da 1.500 m s.l.m. a 600 m s.l.m.;
- Lunghezze di corrivazione dell’ordine dei 5 -10 Km fino all’immissione nell’asta principale.
Nella parte mediana, intorno alle quote di circa 400 m s.l.m. i bacini secondari si restringono
rapidamente e la rete idrografica si sviluppa perpendicolarmente all’asta principale in modo
continuo ed uniforme. Il reticolo secondario di valle è mediamente caratterizzato da:
- Tempi di corrivazione dell’ordine di 1-2 ore;
- Perdita di quota mediamente di circa 300 m;
- Lunghezze di corrivazione dell’ordine dei 2-5 km fino all’immissione nell’asta principale.
A differenza della rete idrografica secondaria apicale, costituita da torrenti e valloni anche
significativi, la rete idrografica secondaria di valle è costituita da fossi dal limitato bacino imbrifero
che, tuttavia, per effetto della loro pendenza e della costituzione geologica del bacino, sono noti
per la loro capacità di erosione e trasporto solido, con il conseguente squilibrio e destabilizzazione
dei versanti. Questo tipo di reticolo idrografico secondario, riscontrabile sino al litorale jonico,
erodendo le pendici degli spartiacque, ha originato un territorio calanchivo estremamente
vulnerabile ed esposto a rischio di dissesto idrogeologico. Il tratto montano del bacino del Sinni è
caratterizzato dagli affioramenti di calcari mesozoici dell’Appennino Lucano e della catena del
Pollino. Calcari del trias affiorano lungo la dorsale montuosa che dal Sirino si prolunga a Nord fino
alla Serra Giumenta, in sovrapposizione tettonica sugli Scisti silicei della stessa epoca, che
affiorano a quote molto elevate. In destra orografica, fino a Castelluccio Inferiore si hanno
formazioni di calcari dolomitici (trias) emergenti dalle formazioni flyschoidi eoceniche. Affioramenti
di serpentini, gabbri e scisti granatiferi si hanno sulla destra del Sinni, principalmente in
corrispondenza di Tempa la Guardia. Lungo la valle del Sarmento, affluente di sinistra del Sinni,
affiorano successioni mesozoico-terziarie riferite alle Formazioni del Frido, delle Crete Nere, del
Saraceno e di Albidona. La media e bassa valle del Sinni, a partire da Francavilla, è caratterizzata
dagli affioramenti di successioni plio-pleistoceniche marine, argilloso-sabbiosoconglomeratiche che
nella parte terminale sono sostituite da terrazzi marini quaternari. Lungo la dorsale Valsinni Colobraro affiorano successioni cretacico-mioceniche rappresentate dalle formazioni delle Argille
Varicolori, del Flysch Numidico e di Serra Palazzo.
________________________________________________________________________________________________
5
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
A.1 - 2.0
NORMATIVA IN MATERIA DI IMPATTO AMBIENTALE
A.1 - 2.1
NORMATIVA COMUNITARIA
2013
Direttiva n.85/337/CEE “Direttiva del Consiglio concernente la valutazione dell’impatto
ambientale di determinati progetti pubblici e privati".
É la prima direttiva Europea in materia di Via e introduce la valutazione di impatto ambientale di
determinati progetti pubblici e privati, elencati negli allegati alla Direttiva stessa, al fine di
valutare gli effetti diretti e indiretti di un progetto sui seguenti fattori:
1. L’uomo, la fauna e la flora;
2. Il suolo, l’acqua, l’aria, il clima e il paesaggio;
3. L’interazione tra i fattori di cui al punto 1 e 2;
4. I beni materiali ed il patrimonio culturale.
In particolare il punto 3 dell’Allegato II riguarda l’industria energetica e fa riferimento agli “
impianti industriali per la produzione di energia elettrica, vapore e acqua calda."
Direttiva 96/61/CE
Modifica la Direttiva 85/337/CEE e introduce il concetto di prevenzione e riduzione integrata
dell’inquinamento proveniente da attività industriali al fine di conseguire un livello adeguato di
protezione dell’ambiente nel suo complesso; inoltre introduce l’AlA (Autorizzazione Integrata
Ambientale). La direttiva tende alla promozione delle produzioni pulite, valorizzando il concetto
di“migliori tecniche disponibili”.
Direttiva n.97/11/CE
Costituisce una revisione critica della Direttiva 85/337/CE in base all’esperienza di applicazione
delle procedure di VIA in Europa. Estende le categorie dei progetti ed inserisce un ulteriore
allegato relativo ai criteri di selezione dei progetti stessi. Introduce le fasi di “screening" e “scoping”
e fissa i principi fondamentali della VIA che i Paesi membri devono recepire.
Direttiva CEE/CEEA/CE n.35 del 26/05/2003
Prevede la partecipazione del pubblico nell’elaborazione di alcuni piani e programmi in materia
ambientale, e modifica le direttive 85/337/CEE e 96/61/CE relativamente alla partecipazione del
pubblico e all’accesso alla giustizia. Contribuisce all’attuazione degli obblighi derivanti dalla
convenzione di Arhus del 25 giugno 1998, tra i cui obiettivi vi é il desiderio di garantire il diritto di
partecipazione del pubblico alle attività decisionali in materia ambientale.
A.1 - 2.2
NORMATIVA NAZIONALE
R.D. 11 Dicembre 1933 n°1775- Approvazione del Testo Unico delle disposizioni di legge
sulle acque e sugli impianti elettrici
All'art. 1, tale decreto, riporta: "Sono pubbliche tutte le acque sorgenti, fluenti e lacuali, anche se
artificialmente estratte dal sottosuolo, sistemate o incrementate, le quali, considerate sia
isolatamente per la loro portata o per l' ampiezza del rispettivo bacino imbrifero, sia in relazione al
sistema idrografico al quale appartengono, abbiano od acquistino attitudine ad usi di pubblico
generale interesse. Le acque pubbliche sono inscritte, a cura del Ministero dei lavori pubblici,
distintamente per province, in elenchi da approvarsi per decreto reale, su proposta del Ministro dei
lavori pubblici, sentito il Consiglio Superiore dei lavori pubblici, previa la procedura da esperirsi nei
modi indicati dal regolamento........".
All'art. 2, riporta: "Possono derivare ed utilizzare acqua pubblica:
a) coloro che posseggono un titolo legittimo;
b) coloro i quali, per tutto il triennio anteriore alla pubblicazione della legge 10 agosto 1884, n.
2644, hanno derivato e utilizzato acqua pubblica, limitatamente al quantitativo di acqua e di
forza motrice effettivamente utilizzate durante il triennio;
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
c) coloro che ottengono regolare concessione, a norma della presente legge...".
Negli articoli successivi viene più esplicitamente disciplinato l' uso dell' acqua pubblica.
Legge n. 439/1986
Recepisce la normativa comunitaria istituendo il Ministero dell’Ambiente e fornisce le prime
indicazioni sulla procedura di VIA.
D.P.C.M. 1988
Il D.P.C.M. n. 377, del 20 agosto 1988, individua le categorie di opere da sottoporre alla VIA e il
D.P.C.M. del 27 dicembre 1988 definisce la procedura VIA, la modalità di presentazione della
domanda di pronuncia sulla compatibilità ambientale di un progetto e le norme tecniche di
redazione degli studi di impatto ambientale.
Legge quadro in materia di Lavori Pubblici (L. 11/02/94, n. 109 e s.m.i.)
Definisce tre livelli di progettazione caratterizzati da diverso approfondimento tecnico (progetto
preliminare, definitivo esecutivo). Relativamente agli aspetti ambientali viene stabilito che sia
assoggettato alla procedura di VIA il progetto definitivo.
D.P.R. del 12aprile 1996
É un atto di indirizzo e coordinamento nel quale vengono date disposizioni in materia di VIA come
stabilito dalla legge 146/94, che prevede che il Governo definisca le condizioni, i criteri e le norme
tecniche per l’applicazione della procedura di impatto ambientale ai progetti inclusi nell’Allegato Il
alla Direttiva 85/337/CEE. In particolare nell’Allegato A del suddetto Decreto é riportato l’elenco
delle opere soggette a valutazione di impatto ambientale. Nell’Allegato B del Decreto é invece
riportato l’elenco delle opere che sono assoggettate alla procedura di valutazione d’impatto
ambientale solo nel caso in cui ricadano, anche parzialmente, all’interno di aree naturali protette
(in caso contrario l’Autorità competente ne verifica o meno l’assoggettabilità a procedura di VIA).
Gli impianti idroelettrici sono compresi nell’Allegato B, al Punto 7, lettera d).
L.443/2001 (Legge Obiettivo) e relativo decreto di attuazione O. Lgs n. 190/2002
Individua una procedura di VIA speciale, con una apposita Commissione dedicata, che regola la
progettazione, l’approvazione dei progetti e la realizzazione delle infrastrutture strategiche,
descritte nell’elenco della delibera CIPE del 21 dicembre 2001.
CIPE n.57/2002
Fornisce disposizioni sulla strategia nazionale ambientale per lo sviluppo sostenibile 2000-2010.
Afferma la necessità di rendere più efficace l’applicazione della VIA (ad esempio tramite
l’istituzione di Osservatori ambientali, e il monitoraggio dei problemi ambientali in fase della
realizzazione delle opere). Afferma altresì che la VIA debba essere integrata con Piani e Programmi
che nella loro formulazione abbiano già assunto i criteri di sostenibilità ambientale, tramite la
Valutazione Ambientale Strategica (VAS).
D. Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 (Codice ambientale)
Norma la valutazione di impatto ambientale, la difesa del suolo e tutela delle acque, la gestione dei
rifiuti, la riduzione dell’inquinamento atmosferico e risarcimento dei danni ambientali, abrogando
la maggior parte dei precedenti provvedimenti di settore. La parte seconda, titolo III,
successivamente modificata dal D. Lgs n.4/2008, disciplina la Valutazione Ambientale Strategica
(VAS), la Valutazione dell’impatto Ambientale (VIA) e l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA),
coordinandole tra loro. Il processo di VIA si conclude con il provvedimento di valutazione
dell’impatto ambientale emesso dall’Autorità Competente, obbligatorio, vincolante e sostitutivo di
ogni altro provvedimento in materia ambientale e di patrimonio culturale. Gli impianti idroelettrici
rientrano nell’Allegato III alla parte seconda del detto Decreto, nell’elenco B, al Punto 7, lettera d).
Rimane la condizione di assoggettabilità alla procedura di VIA nel caso in culle opere ricadano
anche parzialmente all’interno di aree naturali protette e si aggiunge la discrezionalità, per
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7
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
l’Autorità competente, di richiedere ugualmente lo svolgimento della procedura di valutazione di
impatto ambientale, sulla base di elementi indicati nell’Allegato IV alla parte seconda del Decreto,
anche se le opere non ricadono in aree naturali protette.
Il D. Lgs n. 4/2008
Il D.Lgs n.4/2008 (Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del D.Lgs 3 aprile 2006, n. 152,
recante norme in materia ambientale) integra la Parte I, Il, III e IV del T.U.A., dando completa
attuazione al recepimento di alcune Direttive Europee e introducendo i principi fondamentali di:
sviluppo sostenibile; prevenzione e precauzione etc.
A.1 - 2.3
NORMATIVA REGIONALE
L.R. 47/94, 3/96 e L.R. 47/98 - Norme per l’applicazione della valutazione di impatto
ambientale
La Regione Basilicata, in conformità con la direttiva CEE 85/377, ha emanato, anticipando la
successiva legislazione nazionale, la Legge Regionale n. 47/94 “Disciplina della Valutazione di
Impatto Ambientale e norme per la tutela dell’ambiente”. La stessa é stata modificata ed aggiornata
successivamente con la Legge Regionale 3/96 “Modifiche ed integrazioni alla L.R. 19.12.1994 n. 47
Disciplina della Valutazione di Impatto Ambientale e norme per la tutela dell’ambiente”.
Con l’entrata in vigore della L.R. n. 47/98 “Disciplina della Valutazione di impatto Ambientale e
norme per la tutela dell’ambiente”, abrogante la L.R. n. 47/94 e la L.R. n. 3/96, la Regione
Basilicata compie il formale e necessario recepimento della direttiva Europea 97/11 e di
attuazione alle indicazioni espresse nel D.P.R. n. 1214/1996 disciplinando la procedura per
l’impatto ambientale dei progetti pubblici e privati riguardanti la realizzazione di impianti, opere
ed interventi che possano avere rilevante incidenza sull’ambiente. Essa si configura come legge
quadro regionale, in quanto, in coerenza con la normativa nazionale e Comunitaria, vuole
rappresentare uno strumento strategico per perseguire importanti obiettivi, quali, ad esempio:
- l’affermazione della valutazione d’impatto ambientale come metodo e come elemento informatore
di scelte strategiche e di decisioni puntuali a garanzia dell’ambiente e della salute;
- la semplificazione delle procedure;
- definizione di un unico processo decisionale di valutazione ed autorizzazione;
- coinvolgimento del sistema delle autonomie locali;
- la partecipazione attiva dei cittadini nel processo decisionale;
- la trasparenza delle procedure.
PIEAR — Piano di Indirizzo Energetico Ambientale della Basilicata
Con la Legge Regionale n. 1 del 19.01.2010, la Regione Basilicata ha adottato le norme in materia
di energia ed il Piano di Indirizzo Energetico Ambientale Regionale (D.lgs. n. 152/2006 — L.R.
n.9/2007). Il PIEAR é il principale strumento attraverso il quale la Regione programma e indirizza
gli investimenti, anche strutturali, in campo energetico nei propri territori e regola le funzioni degli
enti locali, armonizzando e decisioni rilevanti che vengono assunte a livello regionale e locale, nel
pieno rispetto delle direttive comunitarie vigenti.
All’interno dello strumento di pianificazione energetica regionale sono contenuti gli obiettivi di
sostenibilità, coerenti con gli obiettivi europei, da raggiungere entro il 2020: “ridurre del 20 per
cento i consumi energetici, aumentare del 20 per cento la quota delle energie rinnovabili, ridurre di
almeno il 20 per cento le emissioni di gas a effetto serra, aumentare almeno del 10 per cento la
quota dei biocarburanti nel consumo totale di benzina e diesel, realizzare un mercato interno
dell’energia che apporti benefici reali e tangibili ai privati e alle imprese, migliorare l’integrazione
della politica energetica con le politiche agricole e commerciali”.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Il Piano prevede entro il 2020 l’installazione complessiva di una potenza pari a circa 1500 MW,
ripartita tra le diverse fonti energetiche (60 per cento eolico, 20 per cento solare termodinamico e
fotovoltaico, 15 per cento biomasse, 5 per cento idroelettrico) con una produzione di energia
elettrica corrispondente ad oltre 2000 GWH, che consentirà di raggiungere una sicura
autosufficienza rispetto ai consumi regionali. Prevista, inoltre, la creazione di un “distretto
energetico” in Val d’Agri, finalizzato principalmente all’insediamento di imprese innovative
specializzate nella produzione di componenti di impianti e materiali del settore energetico, nonché
di enti e soggetti capaci di svolgere ricerca ed alta formazione. Il PIEAR stabilisce anche il regime
delle autorizzazioni, la cui procedura varia a seconda della potenza e della tipologia degli impianti
come meglio specificato dal relativo Disciplinare regionale. Quest’ultimo strumento attuativo
(Procedure per l‘attuazione degli obiettivi del Piano di Indirizzo Energetico Ambientale Regionale
P.I.E.A.R. e disciplina del procedimento di cui all’art. 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n.
387 per l’autorizzazione alla costruzione e all’esercizio di impianti di produzione di elettricità da
fonti rinnovabili nonché linee guida tecniche per la progettazione degli impianti), é stato adottato con
Delibera del Consiglio Regionale n. 2260 del 29 dicembre 2010 e pubblicato sul Bollettino Ufficiale
della Regione Basilicata n.51 del 31 dicembre 2010.
A.1 - 3.0 NORMATIVA IN MATERIA DI IMPATTI DA ENERGIA RINNOVABILE
A.1 - 3.1
NORMATIVA COMUNITARIA
Direttiva 96/92/CE
Stabilisce norme comuni per la generazione, la trasmissione e la distribuzione dell’energia
elettrica. Definisce le norme organizzative e di funzionamento del settore, l’accesso al mercato, i
criteri e le procedure da applicarsi nei bandi di gara e nel rilascio delle autorizzazioni nonché della
gestione delle reti. La premessa di questa direttiva fa riferimento alle fonti rinnovabili.
Direttiva europea 2001/77/CE
Stabilisce che gli Stati membri devono individuare gli obiettivi di incremento della quota dei
consumi interni lordi da soddisfare con l’utilizzo delle fonti rinnovabili, imponendo di raggiungere
entro l’anno 2010 una percentuale di energia da fonti rinnovabili pari al 12% del bilancio
energetico complessivo e al 22% dei consumi elettrici totali dei Paesi UE. All’Italia viene assegnato
un obiettivo indicativo di copertura del consumo lordo al 2010 del 25%.
Direttiva 2001/77/CE
Fissa un obiettivo da conseguire lasciando al singolo Stato la scelta dei mezzi e delle modalità
attuative: ogni Paese membro resta libero di definire i propri obiettivi di consumi elettrici da FER e
di adottare le misure di sostegno più consone alla situazione sociale, ambientale e normativa
presente all’interno del proprio sistema.
Direttiva 2003/87/CE: Emission Trading System, del 13 ottobre 2003
Istituisce un sistema comunitario per lo scambio di quote di emissioni di gas denominato
Emission Trading System (ETS), al fine di ridurre le emissioni di C0 2. Tale sistema consente di
rispondere agli obblighi di riduzione delle emissioni attraverso l’acquisto dei diritti di emissione.
A.1 - 3.2
NORMATIVA NAZIONALE
Legge n. 10/1991
Demanda alle Regioni una serie di compiti (emanazione di norme attuative, attività di
programmazione, concessione ed erogazione di contributi, informazione e formazione, diagnosi
energetica, partecipazione e consorzi e società per realizzare interventi) e definisce le linee guida
per il mercato dell’energia, in conformità a quanto previsto dalle direttive Europee. In accordo con
la politica energetica della Comunità Europea si stabilisce l’uso razionale dell’energia, il
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
contenimento dei consumi di energia nella produzione e nell’utilizzo di manufatti, l’utilizzazione
delle fonti rinnovabili di energia, la riduzione dei consumi specifici di energia nei processi
produttivi. Definisce le fonti rinnovabili di energia o assimilate.
D. Lgs. 79/99 - Attuazione della direttiva 96/92/CE recante norme comuni per il mercato
interno dell’energia elettrica (decreto Bersani).
Definisce le linee generali del riassetto del settore elettrico in Italia, introducendo importanti
innovazioni in diversi settori, comprese le fonti rinnovabili: dal 2001 i produttori o distributori di
energia elettrica hanno l’obbligo di immettere nel sistema elettrico nazionale una quota di energia
elettrica prodotta da impianti da fonti rinnovabili entrati in esercizio o ripotenziati.
Decreto Ministeriale 79/99 - Direttive per l’attuazione delle norme in materia di energia
elettrica da fonti rinnovabili di cui ai commi 1. 2 e 3 dell’Articolo 11 del Decreto
Legislativo n. 79, del 16 marzo 1999
Introduce i Certificati Verdi (CV), la nuova struttura di incentivazione delle fonti rinnovabili dopo
la liberalizzazione del settore dell’energia disciplinata dal Decreto Bersani.
Delibera CIPE 126/99
Con questa delibera il Governo ha definito gli obiettivi al 2010 di riduzione delle emissioni di gas a
effetto serra, individuando gli obiettivi da perseguire per ciascuna fonte rinnovabile.
Protocollo di Torino
É un documento stipulato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, dal Ministero
delle Attività Produttive, dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dalla Conferenza delle
Regioni. Le Regioni si impegnano a predisporre entro il 2002 i rispettivi piani energetico ambientali che privilegino le fonti rinnovabili e la razionalizzazione della produzione elettrica e dei
consumi energetici.
D.L. n. 387/2003
Concerne l’attuazione della direttiva 2001/77/CE. É finalizzato a promuovere un maggior
contributo delle fonti energetiche rinnovabili. Descrive le opere per la realizzazione degli impianti
alimentati da fonti rinnovabili, come di pubblica utilità, indifferibili ed urgenti. Prevede che la
costruzione e l’esercizio delle opere connesse siano soggetti ad una autorizzazione unica, rilasciata
dalla regione o altro soggetto istituzionale delegato dalla regione, nel rispetto delle normative
vigenti in materia di tutela dell’ambiente, di tutela del paesaggio e del patrimonio storico artistico.
A.1 - 3.3
NORMATIVA REGIONALE
L.R. 47/94, L.R. 3/96 e L.R. 47/98 - Norme per l’applicazione della valutazione di impatto
ambientale
La Regione Basilicata, in conformità con la direttiva CEE 85/377, ha emanato, anticipando la
successiva legislazione nazionale, la Legge Regionale 47/94 “Disciplina della Valutazione di
Impatto Ambientale e norme per la tutela dell’ambiente”. La stessa é stata modificata e aggiornata,
successivamente, con la Legge Regionale 3/96 “Modifiche ed integrazioni alla L.R. 19.12.1994 n.
47 Disciplina della Valutazione di Impatto Ambientale e norme per la tutela dell’ambiente”.
Con L’entrata in vigore della Legge Regionale 47/98 “Disciplina della Valutazione di impatto
Ambientale e norme per la tutela dell’ambiente”, abrogante la L.R. 47/94 e la L.R.3/96, la Regione
Basilicata compie il formale e necessario recepimento della direttiva Europea 97/11 e di
attuazione alle indicazioni espresse nel D.P.R. 1214/1996 disciplinando la procedura per
l’impatto ambientale dei progetti pubblici e privati riguardanti la realizzazione di impianti, opere
ed interventi che possano avere rilevante incidenza sull’ambiente. Essa si configura come legge
quadro regionale, in quanto, in coerenza con la normativa nazionale e Comunitaria, vuole
rappresentare uno strumento strategico per perseguire importanti obiettivi, quali, ad esempio:
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
- l’affermazione della valutazione d’impatto ambientale come metodo e come elemento informatore
di scelte strategiche e di decisioni puntuali a garanzia dell’ambiente e della salute;
- la semplificazione delle procedure;
- definizione di un unico processo decisionale di valutazione ed autorizzazione;
- coinvolgimento del sistema delle autonomie locali;
- la partecipazione attiva dei cittadini nel processo decisionale;
- la trasparenza delle procedure.
PIEAR — Piano di Indirizzo Energetico Ambientale della Basilicata
Con la Legge Regionale n. 1 del 19.01.2010, la Regione Basilicata ha adottato le norme in materia
di energia ed il Piano di Indirizzo Energetico Ambientale Regionale (D.lgs. n. 152/2006 — L.R.
n.9/2007). Il PIEAR é il principale strumento attraverso il quale la Regione programma e indirizza
gli investimenti, anche strutturali, in campo energetico nei propri territori e regola le funzioni degli
enti locali, armonizzando e decisioni rilevanti che vengono assunte a livello regionale e locale, nel
pieno rispetto delle direttive comunitarie vigenti. All’interno dello strumento di pianificazione
energetica regionale sono contenuti gli obiettivi di sostenibilità, coerenti con gli obiettivi europei,
da raggiungere entro il 2020: “ridurre del 20 per cento i consumi energetici, aumentare del 20 per
cento la quota delle energie rinnovabili, ridurre di almeno il 20 per cento le emissioni di gas a effetto
serra, aumentare almeno del 10 per cento la quota dei biocarburanti nel consumo totale di benzina e
diesel, realizzare un mercato interno dell’energia che apporti benefici reali e tangibili ai privati e alle
imprese, migliorare l’integrazione della politica energetica con le politiche agricole e commerciali”.
Il Piano prevede entro il 2020 l’installazione complessiva di una potenza pari a circa 1500 MW,
ripartita tra le diverse fonti energetiche (60 per cento eolico, 20 per cento solare termodinamico e
fotovoltaico, 15 per cento biomasse, 5 per cento idroelettrico) con una produzione di energia
elettrica corrispondente ad oltre 2000 GWH, che consentirà di raggiungere una sicura
autosufficienza rispetto ai consumi regionali. Prevista, inoltre, la creazione di un “distretto
energetico” in Val d’Agri, finalizzato principalmente all’insediamento di imprese innovative
specializzate nella produzione di componenti di impianti e materiali del settore energetico, nonché
di enti e soggetti capaci di svolgere ricerca ed alta formazione. Il PIEAR stabilisce anche il regime
delle autorizzazioni, la cui procedura varia a seconda della potenza e della tipologia degli impianti
come meglio specificato dal relativo Disciplinare regionale. Quest’ultimo strumento attuativo
(Procedure per l‘attuazione degli obiettivi del Piano di Indirizzo Energetico Ambientale Regionale
P.I.E.A.R. e disciplina del procedimento di cui all’art. 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n.
387 per l’autorizzazione alla costruzione e all’esercizio di impianti di produzione di elettricità da
fonti rinnovabili nonché linee guida tecniche per la progettazione degli impianti), é stato adottato con
Delibera del Consiglio Regionale n. 2260 del 29 dicembre 2010 e pubblicato sul Bollettino Ufficiale
della Regione Basilicata n.51 del 31 dicembre 2010.
A.1 - 4.0 PROGRAMMAZIONE DI RIFERIMENTO IN MATERIA DI IMPIANTI
DA ENERGIA RINNOVABILE
A.1 - 4.1
PROGRAMMAZIONE COMUNITARIA
Libro Bianco della Commissione Europea - Energia per il futuro: le fonti di energia
rinnovabili, del 20 novembre 1996
Ha lo scopo di realizzare un piano d’azione sulle Fonti di Energia Rinnovabili (FER). Secondo
quanto riportato in questo documento, le FER disponibili in Europa fino al 1996 sono sfruttate in
maniera insufficiente.
Protocollo di Kyoto, del 11 dicembre 1997
Il Protocollo di Kyoto, in vigore dal 16 febbraio 2005, é un documento internazionale che affronta
il problema dei cambiamenti climatici. Lo scopo primario é la riduzione di emissione di gas
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
inquinanti e gas serra in atmosfera. Gli stati firmatari, tra i quali l’Italia, si impegnano a ridurre le
emissioni di gas serra al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile. Nell’Allegato B é riportata la
quantificazione degli impegni di limitazione o riduzione delle emissioni. Gli Stati membri
dell’Unione Europea devono ridurre collettivamente le loro emissioni di gas ad effetto serra dell’8%
tra il 2008 e il 2012.
A.1 - 4.2
PROGRAMMAZIONE NAZIONALE
Piano Energetico Nazionale del 1988
É stato uno dei primi strumenti governativi a sostegno delle fonti rinnovabili: comincia a
delinearsi una nuova politica energetica, caratterizzata da una maggiore attenzione verso
l’ambiente. Gli obiettivi primari presi in considerazione sono riconducibili principalmente al
risparmio energetico, alla protezione dell’ambiente e della salute dell’uomo e all’incentivazione
dello sviluppo delle risorse nazionali.
Delibera CIPE n. 137/98 - Linee guida per le politiche e misure nazionali di riduzione delle
emissioni di gas serra
Assegna alla produzione di energia da FER un contributo di circa il 20% per il conseguimento
degli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni di gas serra, ai fini del rispetto degli impegni
assunti con il Protocollo di Kyoto. Stabilisce che l’Italia deve ridurre le proprie emissioni annue di
circa 100 Mt di C02 equivalenti tra il 2008 e il 2012, con interventi sul fronte dell’offerta (aumento
di efficienza del parco termoelettrico, produzione di energia da fonti rinnovabili), sul fronte della
domanda di energia (riduzione dei consumi nel settore dei trasporti e nei settori industriale,
abitativo e terziario) e su quello degli usi non energetici riportati nella tabella seguente.
Azioni
Mt CO2
Mt CO2
Mt CO2
2002
2006
2008 - 2012
Aumento di efficienza del parco elettrico
-4/5
-10/12
-20/23
Riduzione dei consumi energetici nel settore trasporti
-4/6
-9/11
-18/21
Produzione di energia da fonti rinnovabili
-4/5
-7/9
-18/20
-
-12/14
-24/29
-2
-7/9
-15/19
-
-
-(0,7)
-20/25
-45/55
-95/112
Riduzione dei consumi energetici nei settori
industriale/abitativo/terziario
Riduzione delle emissioni nei settori non energetici
Assorbimento delle emissioni di CO2 dalle foreste
TOTALE
Obiettivi di riduzione di C02. [Fonte: Delibera CIPE 19 novembre 1998].
A.1 - 4.3
PROGRAMMAZIONE REGIONALE
PIER (Piano di Indirizzo Energetico Regionale)
Con il Piano di Indirizzo Energetico Regionale approvato con la Legge Regionale n. 1 del
19.01.2010, la Basilicata intende sviluppare un progetto sostenibile del sistema energetico
regionale, garantendo la corrispondenza tra energia prodotta, il suo uso razionale e la capacità di
carico del territorio e dell’ambiente. Tre sono i temi fondamentali che propone di sviluppare il
Piano: la sostenibilità nell’uso delle risorse naturali, la sicurezza nell’approvvigionamento nelle
fonti energetiche e l’efficienza energetica.
Nella tabella seguente si riportano gli obiettivi specifici perseguiti dal PIER e le azioni con cui si
intende raggiungerli.
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12
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
Obiettivi specifici
1
2
3
4
5
Ridurre del 20% i gas
serra nel 2020
Obiettivo al 2020: 20%
dell’energia prodotta
mediante impiego di
FER ed incremento
dell’efficienza
energetica
Sviluppare la ricerca
nel settore nelle FER
Migliorare il
rendimento energetico
degli edifici civili e degli
impianti
Realizzazione di un
Distretto Energetico in
Val d’Agri
2013
Azioni
1. Contributo delle FER e dell’efficienza energetica al raggiungimento dell’obiettivo
1. Favorire lo sviluppo di eolico e mini-eolico
2. Favorire lo sviluppo del fotovoltaico
3. Favorire lo sviluppo della risorsa geotermica
4. Favorire lo sviluppo dell’idroelettrico
5. Favorire lo sviluppo del solare termico
6. Favorire la diffusione delle sonde geotermiche e di altre tecnologie per produrre calore
7. Favorire l’impiego delle biomasse agricole e forestali
8. Favorire la cogenerazione a gas metano
9. Favorire lo sviluppo del biodiesel e bioetanolo
10. Promuovere la cooperazione tra utenti (cittadini, imprese e enti pubblici) per la
produzione
di
energia
finalizzata
all’autoconsumo,
con
possibilità
di
commercializzazione delle eccedenze, ciò con particolare riferimento alle fonti
rinnovabili.
1. Favorire
attività di ricerca di base e di ricerca applicata
1. Favorire processi di riqualificazione energetica degli edifici
2. Favorire il risparmio energetico negli impianti di pubblica illuminazione e fissare
parametri di tutela dell’inquinamento luminoso
3. Favorire processi di riqualificazione energetica delle strutture produttive, commerciali e
di servizio
4. Favorire il recupero di energia dai rifiuti
1. Lo sviluppo di attività di ricerca, innovazione tecnologica in campo energetico,
coinvolgendo a tal fine le eccellenze regionali, a partire dall’Università degli Studi della
Basilicata, CNR, ENEA, Agrobios, Fondazione Mattei etc.
2. Creazione di un centro permanente di formazione ed alta formazione mediterranea sui
temi dell’energia, in stretta collaborazione con ENEA, Fondazione Mattei ed i centri di
ricerca presenti sul territorio regionale
3. La formazione sarà rivolta agli installatori e manutentori di impianti di produzione di
energia da fonti rinnovabili, l’alta formazione ai progettisti ed ai ricercatori del settore
4. L’insediamento nell’area di imprese innovative specializzate nella produzione di
materiali innovativi, impiantistica e componentistica per il miglioramento dell’efficienza
energetica degli usi finali, sia in campo civile, sia nel settore produttivo
5. L’attivazione di filiere produttive incentrate sull’adozione di tecnologie innovative per la
produzione di energia, con particolare riferimento alle fonti rinnovabili e alla
cogenerazione
6. Realizzazione di impianti innovativi e sperimentali per la produzione di energia da fonti
rinnovabili, per la tri-quadrigenerazione, con il diretto coinvolgimento di Enti di ricerca
(Università, ENEA, Agrobios, CNR, ecc..), Enti locali e. ove necessario, di grandi
operatori del settore, anche attraverso gli strumenti della programmazione negoziata.
7. Svolgimento di attività di ricerca e di sperimentazione sulla produzione di biocarburanti
a partire dalla matrice lignocellulosica e sulla definizione di idonei sistemi per il
contenimento delle emissioni di particolato solido e delle altre sostanze dannose
prodotte dalla combustione di biomassa
8. Attività di formazione nel settore energetico e trasferimento tecnologico alle PMI locali
9. Realizzazione di un parco energetico (denominato Valle dell’energia) finalizzato ad
evidenziare le più avanzate tecnologie nel settore delle fonti energetiche rinnovabili e
dell’efficienza energetica (anche con la realizzazione di un edificio dimostrativo ad
emissioni zero ed energeticamente autosufficiente).
Obiettivi ed azioni PIEAR Basilicata.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
A.2 - DESCRIZIONE DEI VINCOLI DI VARIA NATURA ESISTENTI
NELL’AREA PRESCELTA E NELL’INTERA ZONA DI STUDIO
I vincoli di varia natura considerati per l’area prescelta e nell’intera zona di studio, comprendono:

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


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
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

La convenzione “Ramsar” sulle zone umide;
Rete Natura 2000 - Direttiva “Uccelli” (Aree ZPS) e Direttiva “Habitat” (Siti SIC);
Aree importanti per l'avifauna (IBA - important birds areas);
Elenco ufficiale aree protette (EUAP);
- Il Parco Nazionale del Pollino;
Il Piano Territoriale di Coordinamento del Pollino (P.T.C.);
Vincolo Idrogeologico ai sensi del R.D. n.3267/1923;
Piano Assetto Idrogeologico (PAI):
- Il piano stralcio delle aree di versante;
- Il piano stralcio delle fasce fluviali;
Litologie potenzialmente contenenti amianto;
Potenziale Archeologico del territorio di Episcopia;
Strumento urbanistico comunale;
Vincoli di esproprio;
Fasce di rispetto stradali.
A.2 - 1.0
LA CONVENZIONE “RAMSAR” SULLE ZONE UMIDE
La Convenzione sulle zone umide, di importanza internazionale, soprattutto come habitat degli
uccelli acquatici, é stata firmata a Ramsar, in Iran, il 2 febbraio 1971. L’atto viene siglato nel
corso della “Conferenza Internazionale sulla Conservazione delle Zone Umide e sugli Uccelli
Acquatici”, promossa dall'Ufficio Internazionale per le Ricerche sulle Zone Umide e sugli Uccelli
Acquatici (IWRB- International Wetlands and Waterfowl Research Bureau) con la collaborazione
dell’Unione internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN - International Union for the
Nature Conservation) e del Consiglio Internazionale per la protezione degli uccelli (ICBP International Council for bird Preservation). L’evento internazionale determina un’autorevole
svolta nella cooperazione internazionale per la protezione degli habitat, riconoscendo l’importanza
ed il valore delle zone denominate “umide”, ecosistemi con altissimo grado di biodiversità, habitat
vitale per gli uccelli acquatici. Sono costituite da paludi, aree acquitrinose, torbiere oppure zone di
acque naturali od artificiali, comprese zone di acqua marina la cui profondità non superi i sei
metri (quando c’é bassa marea) che, per le loro caratteristiche, possano essere considerate di
importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar. Il fattore limitante in tali aree é
rappresentato dall’elemento acqua, il cui livello può subire nel corso dell’anno oscillazioni anche
di notevole rilievo. Tali ecosistemi sono quindi aree a rischio, soggette a forti impatti ambientali.
Le zone umide e le comunità vegetali di piante acquatiche hanno subito nel corso di questo secolo
una riduzione nel numero, nell’estensione e nelle loro qualità e complessità. Cause di tale declino
sono: interrimenti naturali, bonifiche (da ricordare che la stessa Costituzione Italiana con l’art. 44
considerava l’intervento di bonifica di tali aree quale azione preliminare per il “razionale
sfruttamento del suolo”), drenaggi, ma anche inquinamento. La Convenzione di Ramsar, ratificata
e resa esecutiva dall’Italia con il DPR 13 marzo 1976, n. 448, e con il successivo DPR 11febbraio
1987, n. 184, si pone come obiettivo la tutela internazionale, delle zone definite “umide” mediante
l’individuazione e delimitazione, lo studio degli aspetti caratteristici, in particolare l’avifauna e di
mettere in atto programmi che ne consentano la conservazione e la valorizzazione. Ad oggi in Italia
sono sati riconosciuti e inseriti n. 50 siti nell’elenco d’importanza internazionale ai sensi della
Convenzione di Ramsar e due ricadono nel territorio regionale lucano, la “Riserva regionale San
Giuliano” (n. 47) e la “Riserva regionale Lago Pantano di Pignola” (n. 48).
Entrambi i siti sono ben distanti dal luogo interessato dall’intervento in oggetto con
esclusione di possibili interferenze dirette o indirette.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
A.2 - 2.0
2013
RETE NATURA 2000 - AREE ZPS E SITI SIC
Natura 2000 é il nome che il Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea ha assegnato ad un
sistema coordinato e coerente (rete) di aree destinate alla conservazione della diversità biologica
presente nel territorio dell’Unione stessa e, in particolare, alla tutela di una serie di habitat e
specie animali e vegetali indicati negli allegati I e II della Direttiva 92/43/CEE “Habitat” (recepita
dal DPR 357/1997 e successive modifiche nel DPR 120/2003) e delle specie di uccelli indicati
nell’allegato I della Direttiva 79/409/CEE “Uccelli” (recepita dalla Legge 157/1992). Rete Natura
2000, ai sensi della Direttiva “Habitat” (art.3), é attualmente composta da due tipi di aree:
-
Zone di Protezione Speciale (ZPS), previste dalla “Direttiva Uccelli”,
Siti di Importanza Comunitaria, i quali possono essere proposti (pSlC) o definitivi (SIC).
Tali zone possono avere tra loro diverse relazioni spaziali, dalla totale sovrapposizione alla
completa separazione. L’Italia riveste un ruolo importante nell’ottica della protezione della natura
a livello continentale: su un totale di 198 habitat (di cui 64 prioritari) presenti in Europa ed
elencati dalla Direttiva Habitat, ben 127 (di cui 31 prioritari) sono presenti in Italia.
Aree ZPS
Le ZPS, come i SIC, non sono aree protette in senso stretto, ma sono previste e regolamentate
dalla direttiva comunitaria 79/409 “Uccelli”, recepita dall’Italia dalla legge sulla caccia n. 157/92.
L’obiettivo delle ZPS é la “conservazione di tutte le specie di uccelli viventi naturalmente allo stato
selvatico”, che viene raggiunta non soltanto attraverso la tutela delle popolazioni ma anche
proteggendo i loro habitat naturali. Diversamente dai SIC, destinate ad evolversi in ZSC (Zone
Speciali di Conservazione), le ZPS rimarranno tali.
Siti SIC
I SIC non sono aree protette nel senso tradizionale perché non rientrano nella legge quadro sulle
aree protette n. 394/91, ma nascono con la Direttiva 92/43/CEE “Habitat”, recepita dal DPR
357/1997 come modificato dal DPR 120/2003, finalizzata alla conservazione degli habitat
naturali e delle specie animali e vegetali di interesse comunitario e sono designati per tutelare la
biodiversità attraverso specifici piani di gestione. Le misure adottate a norma della presente
direttiva sono intese ad assicurare il mantenimento o il ripristino, in uno stato di conservazione
soddisfacente, degli habitat naturali e delle specie di fauna e flora selvatiche di interesse
comunitario. Con la Decisione N.C./2001/3998 del 28 dicembre 2001, la Commissione europea
ha stabilito l’elenco dei Siti d’importanza comunitaria per la regione biogeografica macaronesica.
Negli anni successivi sono stati adottati i SIC di altre regioni biogeografiche. Con le Decisioni
2009/93/CE, 2009/91/CE e 2009/95/CE del 12/12/2008, la Commissione ha adottato il
secondo elenco aggiornato dei SIC rispettivamente delle Regioni Biogeografiche Continentale,
Alpina e Mediterranea.
La tabella seguente riporta per la Regione Basilicata, il numero, l’estensione totale in ettari e la
percentuale rispetto al territorio complessivo regionale, rispettivamente delle ZPS, dei SIC e
dell’intera rete Natura 2000.
REGIONE
BASILICATA
n° siti
17
ZPS
Sup.(ha)
160.540
%
16.1%
n° siti
50
SIC
Sup.(ha)
61.179
%
6.1%
NATURA 2000
n° siti
Sup.(ha)
53
170.479
%
17.1%
L’intervento di progetto non ricade in alcuna area SIC e ricade parzialmente entro il
perimetro della ZPS IT9210275 MASSICCIO DEL POLLINO E MONTE ALPI.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Localizzazione e tracciato delle opere di progetto (in alto) e perimetro della ZPS IT9210275 MASSICCIO DEL
POLLINO E MONTE ALPI. La sez. Z-Z indicata nella figura in alto, suddivide l’impianto di progetto esterno al
perimetro (a sx) da quello interno (a dx).
A.2 - 3.0
IBA - IMPORTANT BIRDS AREAS
Le “Important Bird Areas” o IBA, sono aree che rivestono un ruolo chiave per la salvaguardia degli
uccelli e della biodiversità, la cui identificazione è parte di un progetto a carattere mondiale,
curato da BirdLife International. Il progetto IBA nasce dalla necessità di individuare dei criteri
omogenei e standardizzati per la designazione delle ZPS. Le IBA sono state utilizzate per valutare
l'adeguatezza delle reti nazionali di ZPS designate negli Stati membri, il 71% della superficie delle
IBA è anche ZPS. Per essere riconosciuto come IBA, un sito deve possedere almeno una delle
seguenti caratteristiche:
- Ospitare un numero significativo di individui di una o più specie minacciate a livello globale;
- Fare parte di una tipologia di aree importante per la conservazione di particolari specie;
- Essere una zona in cui si concentra un numero particolarmente alto di uccelli in migrazione.
Il perimetro “IBA 1998-2000: Pollino 143” corrisponde con quello del Parco Nazionale del Pollino e
della ZPS che comprende tutte le zone più importanti per le specie per le quali è stata individuata
l’IBA stessa.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Ubicazione dell’intervento proposto
Ubicazione dell’intervento rispetto al perimetro della ZPS IT9210275 MASSICCIO DEL POLLINO E MONTE ALPI.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
A.2 - 4.0
2013
ELENCO UFFICIALE AREE PROTETTE (EUAP)
L’elenco Ufficiale Aree Naturali Protette (EUAP) è istituito in base alla legge 394/91 “Legge quadro
sulle aree protette” e l’elenco ufficiale attualmente in vigore è quello relativo al 6° Aggiornamento
approvato con D.M. 27/04/2010 e pubblicato nel Supplemento Ordinario n. 115 alla Gazzetta
Ufficiale n. 125 del 31/05/2010. In base alla legge 394/91, le aree protette sono distinte in Parchi
Nazionali (PNZ), Aree Naturali Marine Protette (MAR), Parchi Naturali Statali marini (PNZ_m),
Riserve Naturali Statali (RNS), Parchi e Riserve Naturali Regionali (PNR - RNR), Parchi Naturali
sommersi (GAPN), Altre Aree Naturali Protette (AAPN). L'Elenco è stilato, e periodicamente
aggiornato, dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - Direzione
Protezione della Natura. [Fonte: Fornitore del dato: Ministero dell'Ambiente e della Tutela del
Territorio e del Mare - Geoportale nazionale Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del
Mare - Direzione generale per la protezione della natura].
A.2 - 4.1
EUAP 0008 - IL PARCO NAZIONALE DEL POLLINO
L’opera di progetto ricade, parzialmente, all’interno del perimetro del PARCO NAZIONALE DEL
POLLINO, area naturale protetta come definita dalla Legge 06.12.1991 n. 394.
Stralcio della perimetrazione del Parco Nazionale del Pollino.
Le parti d’opera previste nel progetto, ricadono nelle seguenti zone del Parco Nazionale del Pollino:
Opere di Presa
Fuori dal Parco
Condotta Adduttrice
Fuori dal Parco
Vasca di Carico
Fuori dal Parco
Condotta Forzata
Da vertice
Al vertice
Lungh. Tratto
V1
V8
455,56
Fuori dal Parco
V8
Centrale
1.169,20
Zona 2 del Parco
Edificio “Centrale di Produzione”
Zona 2 del Parco
Strada di accesso
Zona 2 del Parco
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Le opere da realizzare, come già detto, ricadono parzialmente all’interno del perimetro del Parco
Nazionale del Pollino e sono soggette alle misura di salvaguardia (Allegato A) del D.P.R.
15.11.1993 che ridefinisce, inoltre, la perimetrazione provvisoria di cui al Decreto del Ministero
dell’Ambiente del 31.12.1990.
L’area del Parco Nazionale del Pollino, ai sensi delle citate misure di salvaguardia, è suddivisa in
due zone:
Zona 1: Di rilevante interesse naturalistico, paesaggistico e culturale con limitato o inesistente
grado di antropizzazione;
Zona 2: Di valore naturalistico, paesaggistico e culturale con maggior grado di antropizzazione.
Stralcio della perimetrazione del Parco Nazionale del Pollino.
Le parti d’opera previste nel progetto che sono comprese all’interno dell’area Parco Nazionale del
Pollino ricadono in Zona 2.
L’intervento è compatibile con le misure di salvaguardia del Parco Nazionale del Pollino e
risultante dalle previsioni di fattibilità (previa autorizzazione dell’Ente Parco Nazionale del
Pollino) dall’art. 7, lettera g) dell’allegato A del D.P.R. 15.11.1993 che si riporta, per esteso,
di seguito.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
A.2 - 4.2
2013
ALLEGATO A - DPR 15.11.1993 - MISURE DI SALVAGUARDIA
Allegato A - D.P.R. 15.11.1993 Misure di salvaguardia
MISURE DI SALVAGUARDIA DEL PARCO NAZIONALE DEL POLLINO
Art. 1. - Zonazione interna
1. L’area del Parco Nazionale del Pollino, così come delimitata nella cartografia allegata, è suddivisa nelle
seguenti zone:
zona 1. di rilevante interesse naturalistico, paesaggistico e culturale con limitato o inesistente grado di
antropizzazione;
zona 2. di valore naturalistico, paesaggistico e culturale con maggior grado di antropizzazione.
Art. 2. - Tutela e promozione
1. Nell’ambito del territorio di cui al precedente art. 1 sono assicurate:
a) la conservazione di specie animali o vegetali, di associazioni vegetali o forestali, di singolarità geologiche, di
formazioni paleontologiche, di comunità biologiche, di biotopi, di valori scenici e panoramici, di processi
naturali, di equilibri idraulici ed idrogeologici, di equilibri ecologici;
b) l’applicazione di metodi di gestione e di restauro ambientale idonei a realizzare un’integrazione tra uomo
ed ambiente naturale, anche mediante la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici ed
architettonici e delle attività agro-silvo-pastorali e tradizionali;
c) la promozione di attività di educazione, di formazione e di ricerca scientifica, anche interdisciplinare,
nonché di attività ricreative compatibili;
d) la difesa e la ricostituzione degli equilibri idraulici ed idrogeologici.
Art. 3. - Divieti generali
1. Sono vietate su tutto il territorio del Parco Nazionale del Pollino le seguenti attività:
a) la cattura, l’uccisione,il danneggiamento ed il disturbo della fauna selvatica, ad eccezione di quanto
eseguito per fini di ricerca e di studio previa autorizzazione dell’Ente Parco. Alle specie ittiche si applica la
normativa vigente,
b) la raccolta ed il danneggiamento della flora spontanea, ad eccezione di quanto eseguito per fini di ricerca e
di studio previa autorizzazione dell’ Ente Parco, sono peraltro consentiti, anche in attuazione dell’ art. 6
comma 1, lettera b) della legge 23 agosto 1993 n. 352, il pascolo e la raccolta di funghi, tartufi ed altri
prodotti del bosco, nel rispetto delle vigenti normative, degli usi civici e consuetudini locali;
c) l’introduzione in ambiente naturale non recintato di specie e popolazioni estranee alla flora ed alla fauna
autoctona;
d) il prelievo di materiali di rilevante interesse geologico e paleontologico, ad eccezione di quello eseguito, per
fini di ricerca e di studio, previa autorizzazione dell’ Ente Parco;
e) l’apertura in nuovi siti di cave, miniere e discariche escluse le discariche per rifiuti solidi urbani ed inerti;
f) l’introduzione da parte di privati di armi, esplosivi e di qualsiasi mezzo di distruzione e cattura, se non
autorizzata;
g) il campeggio al di fuori delle aree destinate a tale scopo ed appositamente attrezzate; è consentito il
campeggio temporaneo appositamente autorizzato in base alla normativa vigente;
h) il sorvolo non autorizzato dalle competenti autorità secondo quanto espressamente regolamentato dalle
leggi sulla disciplina del volo;
i) il transito dei mezzi motorizzati fuori dalle strade statali, provinciali, comunali, vicinali gravate dai servizi
di pubblico passaggio, e private, fatta eccezione per i mezzi di servizio e per le attività agro-silvo-pastorali;
l) la costruzione nelle zone agricole di qualsiasi tipo di recinzione, ad eccezione di quelle necessarie alla
sicurezza delle abitazioni, degli impianti tecnologici e di quelle accessorie alle attività agro-silvo-pastorali,
purché realizzate secondo tipologie e materiali tradizionali, e delle delimitazioni temporanee a protezione delle
attività zootecniche.
Art. 4. - Divieti in zona
1. nelle aree di zona 1. di cui al precedente art.1 vigono i seguenti ulteriori divieti:
a) lo svolgimento di attività sportive con veicoli a motore;
b) la circolazione dei natanti a motore lungo le aste fluviali ed i bacini lacustri, fatta eccezione per le
eventuali attività di sorveglianza e di soccorso;
c) la pesca sportiva e l’introduzione in ambiente naturale di specie, razze e popolazioni estranee alla flora
spontanea ed alla fauna autoctona;
d) la realizzazione di opere che comportino la modificazione del regime delle acque, fatte salve le opere
necessarie alla sicurezza delle popolazioni;
e) l’apertura di nuove cave, miniere e discariche per rifiuti solidi urbani e inerti;
f) l’apposizione di cartelli e manufatti pubblicitari di qualunque natura e scopo, con esclusione della
segnaletica stradale di cui alla normativa vigente e di quella informativa del Parco;
g) la realizzazione di nuove opere di mobilità : ferrovie, filovie, impianti a fune ed aviosuperfici, tracciati
stradali ad eccezione di quelli previsti alle lettere a) ed e) del comma 1 del successivo art. 6.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Art. 5. - Regime autorizzativi generale
1. Su tutto il territorio del Parco Nazionale del Pollino, salvo quanto disposto dai precedenti articoli 3 e 4,
nonché dai successivi articoli 6 e 7, sono fatte salve le previsioni contenute negli strumenti urbanistici
comunali vigenti e, ove esistenti, le norme sulla ricostruzione delle zone terremotate.
2. Sono sottoposti ad autorizzazione dell’ Ente Parco:
i nuovi strumenti urbanistici generali o quelli non ancora definitivamente approvati alla data di entrata in
vigore della normativa;
i piani attuativi relativi alle zone territoriali omogenee “C”, “D” ed “F”, o ad esse assimilabili, di cui al decreto
ministeriale del 2 aprile 1968 n. 1444, non definitivamente approvati e quelli per i quali, pur in presenza
dell’approvazione definitiva alla data di emanazione del presente decreto, non si sia ancora proceduto
all’avvio dei lavori per la realizzazione di opere di urbanizzazione primaria o di singoli insediamenti.
3. Le utilizzazioni boschive ricadenti all’interno del perimetro del Parco Nazionale del Pollino vengono
autorizzate dall’autorità competente territorialmente, secondo le normative regionali vigenti in materia, salvo
quanto previsto dalla lettera e), comma 1, del successivo art. 6 e dalla lettera e), comma 1, del successivo art.
7.
4. Per il territorio della regione Calabria ricadente in zona 1 si applicano le norme di cui alla legge regionale
n. 23 del 12 aprile 1990.
5. Nelle aree industriali previste nei Piani per gli insediamenti produttivi ( P.I.P.) già vigenti alla data di
entrata in vigore della presente normativa e nei loro ampliamenti, ricadenti all’interno del perimetro del Parco
Nazionale del Pollino, sono ammesse attività industriali manifatturiere e di trasformazione, nonché la
realizzazione delle infrastrutture e servizi necessari, nel rispetto della vigente normativa antinquinamento, e
previa autorizzazione dell’Ente Parco.
Art. 6 - Regime autorizzativo in zona 1
1. Salvo quanto disposto dai precedenti articoli 3 e 4, sono sottoposti ad autorizzazione dell’ Ente Parco, i
seguenti i nuovi interventi di rilevante trasformazione del territorio per i quali, alla data di entrata in vigore
delle presenti norme, non sia stata effettuato l’inizio di lavori:
a) opere di mobilità che non rientrino tra quelle indicate alla lettera g), comma 1, del precedente art. 4 e in
particolare: tracciati stradali interpoderali;
b) opere fluviali comprese le opere che comportano modifiche del regime delle acque ai fini della sicurezza
delle popolazioni;
c) opere tecnologiche: elettrodotti con esclusione delle opere necessarie all’elettrificazione rurale, gasdotti con
esclusione delle reti di distribuzione, acquedotti con esclusione delle reti di distribuzione, depuratori e
ripetitori;
d) opere di trasformazione e bonifica agraria;
e) piani economici forestali, nonché l’apertura di nuove piste forestali e tagli di utilizzazione dei boschi
trattati a fustaia;
f) realizzazione di bacini idrici e centraline idroelettriche;
g) ogni attività che richieda l’uso di esplosivi;
h) impianti di acquicoltura;
i) la realizzazione di nuovi edifici, ed il cambio di destinazione d’uso di quelli esistenti all’interno delle zone
territoriali omogenee“E” di cui al decreto ministeriale del 2 aprile 1968 n. 1444, ad esclusione di:
interventi già autorizzati e regolarmente iniziati alla data di entrata in vigore delle presenti norme;
interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, di restauro conservativo e di risanamento igienicoedilizio, così come definiti alle lettere a), b), c) dell’art. 31 della legge n.457 del 1978;
interventi di adeguamento tecnologico e funzionale;
l) alterazioni tipologiche dei manufatti e qualsiasi intervento di modifica dello stato dei luoghi non finalizzate
al miglioramento ed alla valorizzazione ambientale.
Art. 7 - Regime autorizzativo in zona 2
1. Salvo quanto disposto dal precedente art. 3, sono sottoposti ad autorizzazione dell’Ente Parco, i nuovi
interventi di rilevante trasformazione del territorio, per i quali, alla data di entrata in vigore delle presenti
norme, non sia stato effettuato l’inizio dei lavori:
a) opere di mobilità, e in particolare: tracciati stradali o le modifiche di quelle esistenti, ferrovie, filovie,
impianti a fune ed aviosuperfici;
b) opere fluviali comprese le opere che comportano modifiche del regime delle acque ai fini della sicurezza
delle popolazioni;
c) opere tecnologiche: elettrodotti con esclusione delle opere necessari all’elettrificazione rurale, gasdotti con
esclusione delle reti di distribuzione, derivazioni, acquedotti con esclusione delle reti di distribuzione,
depuratori, discariche, ripetitori, captazioni ed adduzioni idriche;
d) opere di trasformazione e bonifica agraria;
e) piani economico-forestali, nonché l’apertura di nuove piste forestali;
f) coltivazioni di cave e miniere esistenti;
g) realizzazione di bacini idrici e centraline idroelettriche;
h) impianti per allevamenti intensivi ed impianti di stoccaggio agricolo, così come definiti dalla normativa
vigente nazionale e comunitaria.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Art. 8 - Modalità di richiesta di autorizzazioni
1. L’eventuale rilascio di autorizzazioni da parte dell’Ente Parco, per quanto disposto dai precedenti articoli 5,
6 e 7 è subordinato al rispetto, da parte del richiedente, delle seguenti condizioni:
gli elaborati tecnici relativi alle istanze prodotte dovranno essere corredati da tutte le autorizzazioni, i nulla
osta, i pareri, comprese le eventuali prescrizioni, da parte degli Enti istituzionalmente competenti per
territorio secondo quanto richiesto dalla normativa vigente;
l’autorizzazione è rilasciata entro sessanta giorni dalla ricezione della documentazione richiesta, completata
in ogni sua parte, tale termine potrà essere prorogato, per una sola volta, di ulteriori trenta giorni per
necessità di istruttoria, decorsi i predetti termini, l’autorizzazione si intende rilasciata.
2. Le richieste di autorizzazioni concernenti gli atti di cui al precedente art. 5, comma 2, debbono essere
trasmesse all’Ente Parco prima della loro definitiva approvazione e dopo che sia stato compiuto ogni altro
atto del relativo procedimento autorizzativo. Le autorizzazioni sono rilasciate entro novanta giorni dalla
ricezione della richiesta corredata da copia di tutti gli atti del procedimento, tale termine può essere
prorogato per una sola volta per ulteriori sessanta giorni per necessità istruttorie. Decorsi i predetti termini,
l’autorizzazione si intende rilasciata.
Art. 9. - Sorveglianza
1. La sorveglianza sul territorio di cui al precedente art. 1 è affidata al Corpo Forestale dello Stato, all’Arma
dei Carabinieri ed alle altre Forze di polizia i cui appartenenti rivestano la qualifica di agente o di ufficiale di
polizia giudiziaria, ai sensi del codice di procedura penale.
Art. 10. - Norme transitorie e finali
1. La presente normativa entra in vigore dopo quindici giorni dalla data di pubblicazione nella Gazzetta
Ufficiale della Repubblica italiana.
2. Sino al 31 marzo 1994, il presidente dell’Ente Parco, può avvalersi anche della commissione per la
valutazione delle opere di cui al decreto del Ministro dell’Ambiente del 31 dicembre 1990, ai fini
dell’istruttoria per il rilascio delle autorizzazioni.
3. La presente normativa costituisce attuazione dell’art. 4 del decreto ministeriale 21 luglio 1987, n.423,
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.244 del 19 ottobre 1987 con il quale è stata istituita la riserva naturale
orientata “ Valle del fiume Lao “. La gestione della predetta riserva è affidata all’Ente Parco Nazionale del
Pollino.
A.2 - 5.0
IL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO DEL POLLINO
L’opera ricade nel Piano Territoriale di Coordinamento del Pollino (P.T.C.) approvato con Legge
Regionale n°24 del 05.07.2002 (variante al piano già esistente) relativo al versante lucano, che ha
anche veste di Piano Territoriale Paesistico di Area Vasta.
Stralcio del Piano Territoriale di Coordinamento del Pollino.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Le parti d’opera previste nel progetto ricadono nelle seguenti aree del P.T.C. del Pollino:
PARTI D’OPERA
Opere di Presa
Condotta Adduttrice
Da picchetto
A picchetto
[n]
[n]
1
19
19
24
24
27
Vasca di Carico
Condotta Forzata
Da vertice
Al vertice
[n]
[n]
V1
V94
Vasca di carico
Centrale
Edificio “Centrale di Produzione”
Strada di accesso
Zona del P.T.C.
C3 (PI)
Lungh. Tratto
[m]
494,48
151,75
29,00
C3 (PI)
Zona B – Boschi di Casa (BC)
C3 (PI)
C3 (PI)
Lungh. Tratto
[m]
1.624,76
C3 (PI)
C3 (PI)
C3 (PI)
L’intervento è compatibile in quanto rientra tra le opere previste all’Art. 17 delle Norme
Tecniche di Attuazione del Piano Territoriale di Coordinamento del Pollino (P.T.C.)
approvato con Legge Regionale n°24 del 05.07.2002. Di seguito si riporta per esteso il
citato Art.17 delle N.T.A.
Art.17 - Opere Tecnologiche e Pubbliche
Nelle zone C2, C3 e C7 è comunque consentita, previa intesa dell’Ente Parco e dell’Ufficio
regionale per la tutela del paesaggio per il rilascio del Nulla-Osta Paesaggistico e l’Ente Parco, la
realizzazione delle seguenti opere tecnologiche ed infrastrutturali:
 Depuratori;
 Discariche ed impianti di smaltimento dei rifiuti;
 Impianti di sollevamento e raccolta delle acque;
 Reti elettriche di BT ed MT, nonché limitati impianti per la produzione di energia alternativa;
 Acquedotti e fognature;
 Nuove strade a carattere locale con sede stradale non superiore a ml. 6.00, nonché le opere
di adeguamento e di rettifica dei tracciati della viabilità esistente;
 L’ampliamento di edifici ed impianti pubblici esistenti.
Si riportano, a seguire, stralci del P.T.C. relativi alla Zona C3 - Paesaggi di rilevante interesse (PI) e
Zona B - Boschi di casa (BC) interessate dalle opere di progetto.
Art. 7 - Zona B - Boschi di casa (BC)
Nei boschi di casa si intende mantenere e migliorare il particolare ambiente attraverso una adeguata
coltura del bosco, tesa al mantenimento e/o alla ricostituzione delle specie vegetali autoctone,
attuata dagli organismi del Parco o da quelli comunali preposti.
Solo a tal fine è consentita la realizzazione di piste di esbosco (da sottoporre a ripristino) e
tagliafuoco. Nei boschi di casa esistono sia edifici abitati che percorsi stradali anche di rilevante
importanza e livello.
Le prescrizioni riguardano:
- Edifici esistenti destinati all’abitazione.
Sono consentiti gli interventi di manutenzione, miglioramento igienico e di ristrutturazione, nonché
un incremento della volumetria esistente, nei limiti desumibili dal seguente grafico:
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
È consentito, inoltre, ai fini della preparazione e commercializzazione dei prodotti del sottobosco,
l'uso di fabbricati esistenti e del relativo incremento conseguibile ai sensi del presente articolo.
- Opere di civiltà nelle campagne.
Sono consentiti gli interventi rivolti a migliorare le condizioni residenziali degli abitanti della zona,
previsti in piani di intervento degli enti comunali.
- Viabilità
Sono consentiti gli interventi previsti nella Tavola di progetto del PTC. Le opere di adeguamento e di
rettifica dei tracciati della viabilità esistente potranno essere consentite solo previo rilascio del Nulla
Osta paesaggistico Regionale .
- Impianti per la lavorazione del legno
È
consentita
la
realizzazione
di
manufatti
e
impianti
per
la
lavorazione
e
trasformazione del legno (piccoli laboratori di falegnameria) quando ciò fosse dettato dalle necessità
colturali del bosco.
Ubicazione e dimensionamento saranno sottoposti anche al parere dell'organismo di gestione del
Parco, sentito il servizio forestale regionale.
Art. 10 - Zona C3 Paesaggi di rilevante interesse (PI)
I territori posti sulle falde del massiccio del Pollino compresi fra Il Cuore del parco e i Boschi di casa
ed utilizzati dall'insediamento sparso, dall'agricoltura e dalla pastorizia, sono dichiarati di rilevante
interesse paesistico, secondo le indicazioni campite nella Tavola di progetto del PTC. In questa zona
si intende promuovere l'agricoltura anche attraverso forme di utilizzazione integrata del patrimonio
edilizio (agriturismo), migliorando la qualità ambientale e paesistica. Di conseguenza in essa verrà
reperita parte della ricettività turistica entro le abitazioni rurali esistenti.
Le prescrizioni riguardano:
- EDIFICI ESISTENTI
Sono consentite le opere di manutenzione e ristrutturazione, così come definite dall'art. 31 della
legge n. 457/78, nonché gli incrementi volumetrici, sia in altezza che in ampliamento planimetrico,
per i soli adeguamenti igienici, anche in deroga ai parametri urbanistici vigenti per la zona. È
consentita la modifica della destinazione d'uso degli edifici esistenti, o autorizzati alla data di
approvazione della presente legge, allo scopo di adibirli a residenza e/o ad attività agrituristica,
nonché ad attività artigianali compatibili con la residenza e per le volumetrie rientranti nei parametri
consentiti per le specifiche destinazioni. È fatto esplicito divieto di modificare la destinazione d'uso
degli edifici o di manufatti esistenti, da destinare ad attività non direttamente collegate alla
residenza e all'agricoltura, ovvero all'agriturismo oltre che all'attività artigianale compatibile con la
residenza.
- NUOVA EDIFICAZIONE
È consentita la costruzione di nuovi edifici rurali - nonché ampliamenti di quelli esistenti, connessi
con le necessità operative e produttive del fondo, destinati a:
1 - Abitazioni
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
• Indice di fabbricabilità territoriale non superiore a 0.03 mc/mq, con possibilità di
accorpamento di superfici, con destinazione omogenea, situate nell'ambito del territorio comunale,
secondo le modalità sotto riportate:
• altezza massima delle pareti esterne non superiore a mt. 7.50, misurata a valle del
fabbricato in caso di terreno acclive e calcolata nei seguenti modi:
- dall'intersezione dell'intradosso del solaio di copertura con la parete verticale
esterna, alla quota del piano di campagna esistente;
- se il solaio di copertura presenta una proiezione della lunghezza di ogni singola falda
superiore a mt. 7, l'altezza massima della parete esterna è fissata a metri 5.25;
• Lotto minimo mq. 10.000;
Tale superficie minima può essere ottenuta anche attraverso il conteggio di non più di due
appezzamenti di terreno non contigui, con destinazione omogenea, rientranti in un raggio di 150
metri dalla sagoma del fabbricato da realizzare;
• Pendenza massima = 35 %;
• Rapporto di copertura pari a 1/20 della superficie disponibile;
• Volume massimo realizzabile = 600 mc.;
• il tetto deve essere realizzato non a falda unica, con colmo parallelo al lato lungo
della costruzione;
• La giacitura del fabbricato deve essere parallela alle curve di livello;
2 - Annessi
Gli annessi per attività agricola, o artigianale compatibili con la residenza, dovranno essere
realizzati a non meno di metri 10 dalle abitazioni e secondo i seguenti parametri:
• Indice di fabbricabilità territoriale non superiore a 0.07 mc/mq, con possibilità di
accorpamento di superfici, con destinazione omogenea, situate nell'ambito del territorio comunale:
• altezza massima non superiore a mt. 4.50, misurata con le stesse modalità definite nel
precedente punto 1);
• lotto minimo mq. 10.000, calcolato anche attraverso il conteggio di non più di due
appezzamenti di terreno non contigui con destinazione omogenea;
• rapporto di copertura pari a 1/10 della superficie disponibile;
• volumetria massima ammissibile = 1500 mc.;
• pendenza massima pari al 35%;
• Il tetto deve essere realizzato non a falda unica, con colmo parallelo al lato lungo della
costruzione;
• La giacitura del fabbricato deve essere parallela alle curve di livello;
3 - Opere di Civiltà nelle Campagne.
Sono consentiti gli interventi rivolti a migliorare le condizioni di vita degli abitanti della zona e la
qualità della ricettività turistica (acquedotti rurali, allacciamenti alle linee elettriche, telefoniche e
gas, stradine di accesso ai fondi purché di larghezza non superiore a metri 3.00);
4 - Viabilita'
Sono consentiti gli interventi previsti nella Tavola della viabilità del PTC. Potranno essere
consentite, previa acquisizione di Nulla-Osta Regionale ai fini paesaggistici, le opere di adeguamento
e di rettifica dei tracciati della viabilità esistente.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
A.2 - 6.0
2013
VINCOLO IDROGEOLOGICO AI SENSI DEL R.D. n. 3267/1923
Il territorio del Comune di Episcopia è soggetto a vincolo per scopi idrogeologici, ai sensi del R.D.
n. 3267/1923. Sono sottoposti a vincolo per scopi idrogeologici i terreni di qualsiasi natura e
destinazione che, per effetto di forme di utilizzazione possono subire denudazioni, perdere la
stabilità o turbare il regime delle acque. Si riportano, a seguire, le aree interessate dalle opere su
apposito stralcio cartografico.
Territorio del Comune di Episcopia (PZ). Vincolo per scopi idrogeologici ai sensi del R.D. n.3267/1923. Le opere
sono tutte posizionate in destra idraulica del Fiume Sinni.
Territorio del Comune di Episcopia (PZ). Vincolo per scopi idrogeologici ai sensi del R.D. n.3267/1923 (in
trasparenza la foto aerea dell’area). Le opere sono tutte posizionate in destra idraulica del Fiume Sinni.
Le opere di progetto ricadono tutte nel perimetro dell’area sottoposta a vincolo per scopi
idrogeologici e soggette, pertanto, ad apposito parere dell’Ufficio Foreste e Tutela del Territorio
della Regione Basilicata.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
A.2 - 7.0
2013
PIANO ASSETTO IDROGEOLOGICO (PAI)
Il Piano Stralcio per la Difesa dal Rischio Idrogeologico, denominato Piano Stralcio o PAI (Piano
Assetto Idrogeologico), redatto ai sensi dell’art.65 del D.Lgs 152/2006, ha valore di Piano
Territoriale di Settore ed è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il
quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d’uso riguardanti la difesa dal rischio
idraulico e idrogeologico del territorio compreso nell’Autorità di Bacino della Basilicata. Il Piano
Stralcio ha la funzione di eliminare, mitigare o prevenire i maggiori rischi derivanti da fenomeni
calamitosi di natura geomorfologica (dissesti gravitativi dei versanti) o di natura idraulica
(esondazioni dei corsi d’acqua) e costituisce uno stralcio tematico e funzionale del Piano di Bacino
ai sensi dell’art.65, c.8 del D.Lgs 152/2006.
Nello specifico individua e perimetra le aree a rischio idraulico (Piano Stralcio delle Fasce
Fluviali) e idrogeologico (Piano Stralcio delle Aree di Versante) per l’incolumità delle persone,
per i danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, per
l’interruzione di funzionalità delle strutture socio-economiche e per i danni al patrimonio
ambientale e culturale, nonché gli interventi prioritari da realizzare e le norme di attuazione
relative alle suddette aree. La pianificazione stralcio per la difesa dal rischio idrogeologico
definisce, nelle sue linee generali, l’assetto idraulico e idrogeologico del territorio appartenente
all’AdB della Basilicata.
A.2 - 7.1
IL PIANO STRALCIO DELLE AREE DI VERSANTE
La figura riportata di seguito individua le opere da realizzare su tavola del Piano Stralcio delle
Aree di Versante del territorio del Comune di Episcopia (PZ).
Piano Stralcio per la Difesa dal Rischio Idrogeologico - Piano Stralcio delle Aree di Versante, ubicazione
interventi previsti in progetto.
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27
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
A.2 - 7.2
2013
IL PIANO STRALCIO DELLE FASCE FLUVIALI
Le figure seguenti individuano le opere da realizzare su tavola del Piano Stralcio delle Fasce
Fluviali, rispettivamente per Tr=30 anni e per Tr=200 anni, del territorio del Comune di Episcopia
(PZ).
Piano Stralcio per la Difesa dal Rischio Idrogeologico - Piano Stralcio delle Fasce Fluviali per Tr = 30 anni,
ubicazione interventi previsti in progetto.
Piano Stralcio per la Difesa dal Rischio Idrogeologico - Piano Stralcio delle Fasce Fluviali per Tr = 200 anni,
ubicazione interventi previsti in progetto.
Si specifica che l’Autorità di Bacino della Basilicata, con Determina N. 80E/2013/D.89 del
17.05.2013, in merito all’istanza ai sensi dell’art.30 delle Norme di Attuazione del P.A.I. ha
espresso Parere Definitivo Favorevole in merito alla realizzazione delle opere relative in
oggetto da realizzarsi nel Comune di Episcopia (PZ).
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28
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
A.2 – 8.0
2013
LITOLOGIE POTENZIALMENTE CONTENENTI AMIANTO
La Deliberazione n.1743 del 29.11.2011 della Regione Basilicata, Dipartimento Ambiente,
Territorio, Politiche della Sostenibilità, ha per oggetto l’approvazione dei “Criteri per
l’autorizzazione di attività interferenti con suolo e sottosuolo nelle aree con presenza di rocce
potenzialmente contenenti amianto e per l’utilizzo e la gestione delle terre e rocce da scavo
provenienti dalle suddette aree e dagli inerti estratti dagli alvei fluviali”.
Nel caso in esame è possibile affermare che le litologie di interesse, nonché i prodotti della
normale evoluzione dei versanti (ossia detriti di falda e/o materiale comunque rimaneggiato) sono
tali da contenere, potenzialmente, minerali appartenenti al gruppo dell'asbesto.
La mappatura della Regione Basilicata sulle specifiche aree di affioramento delle formazioni
contenenti amianto, esclude la presenza dello stesso elemento lungo le direttrici dell'intervento
proposto sia sul percorso attraversato dalla condotta forzata sia in corrispondenza dell'ubicazione
delle opere previste in progetto (opera di presa; sistema dissabbiatore-vasca di carico, centrale di
produzione). L'unico tratto in cui avviene una interazione tra tracciato della condotta forzata e
aree mappate è quello in cui la stessa condotta forzata corre in galleria (microtunnel).
Mappatura delle aree di affioramento delle formazioni contenenti amianto lungo le direttrici dell’intervento e
posizionamento delle opere da realizzare.
In particolare:
Il tratto della condotta forzata previsto in microtunnel che va dal picchetto 59 al picchetto 76 per
complessivi 177,89 m (per maggiori dettagli si rimanda all’Elab_221 - Planimetria Generale
impianto a curve di livello ed all’Elab_500 - Condotta Forzata: Profilo Longitudinale) interseca una
modesta area che secondo le indicazioni è tale da contenere, potenzialmente, Metabasiti e
Metadoleriti. L’estensione dell’interferenza è pari a circa 80 m per una volumetria massima
producibile di materiale di scavo pari circa 251 mc.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Stralcio Elab_221 (Planimetria generale impianto su cartografia a curve di livello) con indicazione del tratto di
condotta forzata in microtunnel.
La Deliberazione n.1743 del 29.11.2011 della Regione Basilicata dispone che in mancanza della
prescritta caratterizzazione dei terreni interessati si assume accertata la presenza di materiali
contenenti amianto. Le lavorazioni da effettuare per la realizzazione del tratto di microtunnel che
attraversa il fronte di circa 80 m, contenente potenzialmente Metabasiti e Metadoleriti, sono,
pertanto, soggette alle norme indicate di seguito:
 Al Titolo IX, capo III, del Dlgs. N.81/2008;
 Al Titolo V, parte IV, del Dlgs n. 152/2006;
 Alla Legge 27 marzo 1992, n.257 e successivi decreti attuativi.
In particolare vige l’obbligo di:
a. Valutazione del rischio da amianto ai sensi dell’art. 26 del Dlgs n. 81/2008;
b. Notifica all’organo di Vigilanza competente per territorio, ai sensi dell’art. 250;
c. Predisporre il piano di lavoro di cui all’art. 256.
Particolare della mappatura delle aree di affioramento delle formazioni contenenti amianto e interferenza con il
tratto di condotta forzata in microtunnel (tratteggio in giallo).
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Le lavorazioni saranno eseguite da ditta specializzata negli interventi di bonifica da amianto. I
materiali rinvenienti dagli scavi, in quanto rifiuti pericolosi, saranno smaltiti da Imprese iscritte
all’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali per la rispettiva categoria nel rispetto del Titolo V, parte
IV, del D.lgs. n. 152/2006. La società attuatrice dell’intervento si riserva comunque la facoltà,
prima della esecuzione dei lavori, di far compiere mirate indagini certificate da strutture
ufficialmente accreditate, allo scopo di definire con certezza la presenza e l’estensione di banchi di
minerali appartenenti al gruppo dell'asbesto.
A.2 - 8.1
ESECUZIONE DEL LAVORO NEL SUO COMPLESSO.
L'attività di scavo, per l’intero lavoro da eseguirsi, sarà controllata e diretta da geologo abilitato
che assisterà i lavori e, al fine di consentirne la prosecuzione, terrà conto della petrografica dei
litotipi incontrati durante l'avanzamento dei fronti di scavo. L'eventuale affioramento di filoni
ricchi di amianto sarà prontamente segnalato con sospensione dell'attività, predisponendo azioni
preventive mediante incapsulamento o confinamento a mezzo teli e successiva introduzione di
specifiche modifiche progettuali. L'eventuale presenza di amianto evidente in superficie sarà
valutata in termini qualitativi e riportata in cartografia con indicazione, se possibile, delle direzioni
di immersione dei filoni o degli strati che contengono amianto. Il top-soil di queste aree, le rocce
spontaneamente affioranti ed il materiale detritico saranno indagati per accertare se nella loro
composizione mineralogica rientrino i minerali d'amianto.
A.2 - 8.2
ESECUZIONE DEL MICROTUNNEL.
Le lavorazioni da effettuare, nel tratto di circa 80 m contenente potenzialmente Metabasiti e
Metadoleriti, in assenza di alternative progettuali, saranno effettuate in microtunnel. Le operazioni
saranno svolte come attività a rischio amianto con preventiva adozione integrale delle prescrizioni
della Deliberazione n.1743 del 29.11.2011 della Regione Basilicata. Il Piano di Lavoro prescritto
prima dell’inizio dei lavori conterrà le necessarie indicazioni in merito allo svolgimento delle
operazioni di scavo e di sistemazione del materiale di risulta. In funzione delle condizioni locali, il
materiale di risulta potrà essere impiegato provvedendo a realizzare interventi di naturalizzazione
capaci di confinare le fibre d'amianto impedendone la dispersione, ricorrendo a tecniche di
ingegneria naturalistica per realizzare prati e terre armate. Qualora non esistano condizioni locali
che consentano di adottare tali soluzioni, il materiale di scavo sarà smaltito in discarica e sarà
evitato l'accumulo in area di cantiere di cumuli di terre e rocce da scavo non correttamente
confezionati in appositi big bag. I mezzi d'opera per gli scavi saranno idonei alle lavorazioni da
eseguire e i loro impianti di ventilazione, climatizzazione, condizionamento, saranno provvisti di
sistemi di filtrazione a filtri assoluti. L'area di scavo sarà interdetta agli estranei e segnalata come
area a rischio amianto, organizzando il cantiere adottando gli stessi criteri, metodi, tecnologie e
sistemi di protezione utilizzati per materiali friabili contenenti amianto. La contaminazione
ambientale sarà prevenuta eseguendo le attività di scavo ad umido, mediante nebulizzazione di
acqua a bassa pressione in condizioni tali da evitare il ruscellamento delle acque. La
contaminazione del personale addetto sarà prevenuto adottando dispositivi individuali di
protezione idonei, nonché unità di decontaminazione del personale e dei mezzi in uscita dall'area
di scavo. Le lavorazioni saranno eseguite da ditta specializzata negli interventi di bonifica da
amianto e saranno controllati mediante specifico programma di monitoraggio della
concentrazione aerodispersa di fibre di amianto, finalizzata a prevenire stati di contaminazione
ambientale pericolosi per la salute pubblica e per gli addetti. Il programma comprenderà analisi
dello stato ex ante, per accertare i valori di fondo presenti nell'area in assenza di attività che
possano determinare la liberazione di fibre di amianto, la misura della concentrazione delle
fibre di amianto nel particolato atmosferico nel corso dei lavori di scavo, nonché la misura
della stessa ad ultimazione lavori. Il monitoraggio degli interventi e la gestione operativa si
svolgeranno secondo le indicazioni delle linee guida approvate con Dgr 10 giugno 2008, n. 867.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
A.2 - 9.0
2013
POTENZIALE ARCHEOLOGICO DEL TERRITORIO DI EPISCOPIA
[Studio Archeologico condotto dalla Dott.ssa Serena Cosentino e dal Dott. Gianfranco Mieli. Elaborati
di progetto corrispondenti: El. n.780, El. n.784, El. n.786, El. n.788].
A.2 - 9.1
RICERCHE ARCHEOLOGICHE NELLA VALLE DEL SINNI
Tutta la Valle del Sinni è stata oggetto negli anni tra il 1997 e il 2000 di una intensa attività di
ricerca da parte della cattedra di Topografia Antica della Seconda Università di Napoli, con
l’apporto scientifico della cattedra di Topografia dell’Italia Antica dell’Università di Bologna,
nell’ambito della ricerca promossa dal CNR e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali con il
Piano Operativo 94-99 “Ricerca, sviluppo tecnologico ed alta formazione” Progetto “Inventario
informatico dei Beni Artistici e Culturali della Basilicata e di alcune regioni limitrofe”. La Carta
Archeologica che ne è derivata è stata edita in più fascicoli distinti territorialmente: il fascicolo 7
interessa in modo specifico la zona di Episcopia, Latronico fino a Seluci e Monte Sirino. Nel
redigere il presente lavoro sono stati utilizzati anche il fascicolo 5, per il crinale meridionale di
Serra della Cerrosa, amministrativamente nel territorio di Fardella; il fascicolo 6 limitatamente al
territorio di Agromonte Magnano e Mileo, confinante ad ovest con Episcopia e il fascicolo 8 che
comprende la documentazione cartografica di tutti i volumi da 1 a 7. Le ricerche di superficie,
integrate da testimonianze di studiosi locali e segnalazioni degli abitanti del posto, hanno
evidenziato un intenso popolamento di tutta la vallata attraversata da uno dei più grandi fiumi
della regione Basilicata e in particolare hanno mostrato una occupazione che si sviluppa intorno a
centri maggiori, come Colle dei Greci e Castello di Seluci, ma anche nelle aree limitrofe, quasi a
coprire in modo capillare tutto il territorio. Trattandosi di dati esclusivamente da ricognizione non
è possibile avere un quadro preciso sulle fasi cronologiche effettive che interessano la zona. Gli
affioramenti, tuttavia, sembrerebbero riferirsi quasi esclusivamente ad una occupazione in età
ellenistico-lucana, con il modello fattoria agricola e annessa piccola necropoli. Fanno eccezione
pochi siti per i quali si ipotizza una funzione diversa legata soprattutto alla posizione strategica in
cui vengono a collocarsi. Uno di questi è costituito proprio dal centro di Episcopia per il quale, a
causa soprattutto della continuità abitativa che insiste sempre sulla cima dell’altura ed ha portato
ad una inevitabile distruzione o almeno obliterazione delle fasi più antiche, non si dispone
tuttavia di dati certi anteriori all’età rinascimentale1.
A.2 - 9.2
LA CONCA DI EPISCOPIA
La conca di Episcopia è caratterizzata a livello morfologico da una serie di alture poco distanti tra
loro che raggiungono circa i 1000 m di altitudine e dalla presenza del corso del fiume Sinni,
determinante per la storia del popolamento di tutto il comprensorio. Attualmente le sue acque
sono regimate da interventi che a monte ne riducono la portata (l'invaso artificiale del
Cogliandrino, posto in località Caposepale, comune di Lauria); nel periodo delle piogge invernali
tuttavia è ancora a rischio straripamento. Riceve l'apporto sia delle sue sorgenti poste in
corrispondenza della località Costa di Milordo, a quota 1350 m s.l.m. lungo le pendici orientali del
massiccio del Monte Sirino, che dei numerosi tributari che vi convogliano le acque di
ruscellamento superficiale in seguito ad eventi pluviometrici e/o di scioglimento delle nevi. Lungo
il suo percorso il fiume Sinni attraversa terreni di diversa litologia e competenza avendo così un
L’abitato di Episcopia rientra nell’ambito di quei centri per i quali è quasi certa una occupazione in età
precedente l’incastellamento ma che tuttavia, a meno che non si siano conservati lembi di stratigrafia nel
perimetro delle mura del castello, sarà impossibile dimostrarlo.
1
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32
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
diverso effetto sulla stabilità e conformazione delle sponde su una lunghezza complessiva di circa
94 Km.
Zone collinari i cui toponimi rimandano in particolare alla coltivazione di piante di fichi
(Ficantuono, Ficolia) o ad altre specie vegetali (Vignale, Avena) contribuiscono ad ampliare
l’eterogeneità del territorio, che appare così molto variegato. Elemento comune sia alla zona
montana che collinare è rappresentato da terreni argillosi, impermeabili, soggetti a forte erosione,
che a valle dell’abitato di Episcopia si presentano come calanchi in continua trasformazione.
Territorio di Episcopia: Carta di distribuzione dei siti.
A.2 - 9.3
POPOLAMENTO DEL TERRITORIO
Testimonianze di ricerche archeologiche nella conca di Episcopia in senso ampio, se ne hanno a
partire dai decenni centrali del 1800 grazie al lavoro di A. Lombardi “Saggio sulla topografia e sugli
avanzi delle antiche città italo-greche, daune e peucezie comprese nell’odierna Basilicata” che portò
all’attenzione degli studiosi il sito di Colle dei Greci, sebbene utilizzando il toponimo errato di
Agromonte, che pure nella cartografia dell’epoca è presente in prossimità del Colle stesso.
Successivamente l’Arcieri (1853) descriverà con esattezza i luoghi visitati dal Lombardi
confermandoci che si trattava dell’abitato attualmente afferente al territorio di Latronico e delle
necropoli che lo circondano. Negli ultimi anni del secolo XIX ancora uno studioso si interessa dei
luoghi ampliando le indagini anche al vicino monte Pallareta, le cui caratteristiche si
presentavano promettenti per un ulteriore insediamento. Si tratta di M. Lacava che, risalendo il
monte a dorso di muli, verificò personalmente, nonostante le potenzialità del luogo, l’assenza di
qualsiasi resto archeologico sulla ampia sommità (circa 5 ettari). Non vi erano tracce di
occupazione stabile né aree di dispersione di materiale fittile. Al contrario, anche Lacava poté
osservare la ricchezza dell’adiacente Colle dei Greci che sarà oggetto di indagini scientifiche solo a
partire dalla fine degli anni ’80, ma del secolo successivo!
M. Tagliente così scriveva nel BTCG del 1989:
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33
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
L’occupazione del territorio di Episcopia sembra essere avvenuta principalmente nel IV sec. a. C.
Un’altura (contrada Paddareta), periferica rispetto all’importante insediamento indigeno di Colle dei
Greci, sembra interessata da una cinta muraria di limitata estensione riconoscibile come avamposto
fortificato, secondo uno schema documentato anche in altri centri fortificati della Basilicata. In
contrada Valle del Ponte è documentata la presenza di un’area sacra di limitata estensione
collegata, fatto piuttosto frequente nel mondo lucano, con una fattoria del IV sec. a. C. In numerose
contrade sono documentate altre fattorie e nuclei sparsi di sepolture dello stesso periodo.
In contrasto con le osservazioni di Lacava, Tagliente accenna a fortificazioni sul Monte Pallareta
che, tuttavia, non vengono confermate neanche durante le ricognizioni della zona. Gli altri siti
menzionati da Tagliente sono, invece,
con molta probabilità quelli inseriti nella Carta
Archeologica della Valle del Sinni sulla quale ci soffermeremo nelle pagine successive.
Nel corso di questo lungo tempo rinvenimenti casuali e scavi clandestini “mirati” hanno
contribuito ad accelerare un processo di degrado che spesso si riscontra in aree, come la valle del
Sinni, che nonostante la moderna rete viaria che le collega in particolare alle arterie principali
della regione, restano ancora realtà “svantaggiate” e difficili anche a livello di tutela.
A.2 - 9.4
ETÀ PRE-PROTOSTORICA
Tracce di una frequentazione ad oggi nota di età preistorica e protostorica si hanno a Latronico
con l’importante complesso di grotte in località La Calda, che vede l’occupazione di alcuni
ambienti ipogei sin dal Mesolitico fino all’età del bronzo. E’ questo il solo contesto indagato in
maniera sistematica sin dagli inizi del secolo scorso e che rappresenta, dunque, il principale
punto di riferimento per la Basilicata sud-occidentale, nonché il solo disponibile per l’età
mesolitica. Dati provengono dal territorio di Seluci e, allontanandoci dall’area di nostro interesse,
troviamo in ordine cronologico testimonianze dell’eneolitico a Lagonegro con le grotte del Cervaro
che si aprono ai confini con la Campania, mentre la media età del bronzo è ben attestata a
Moliterno e a Rotonda. Non sembra, allo stato attuale delle conoscenze, di poter parlare di una
occupazione capillare del territorio, come appare per la fascia tirrenica e ionica della Basilicata e
della Calabria, ma si può senz’altro iniziare a delineare un popolamento importante delle aree
interne che vanno a colmare il “vuoto” di rinvenimenti che spesso, archeologi che si sono occupati
del territorio, lamentavano per la Basilicata sud-occidentale. Tuttavia, siamo ancora ben lontani
dal poter fare osservazioni in assenza di indagini
sistematiche che potrebbero, come è successo negli anni scorsi nella vicina valle dell’Agri 2,
cambiare davvero il volto di questi luoghi.
Paleolitico: strumenti risalenti al Paleolitico Superiore sono stati raccolti nell’area del sepolcreto
protostorico di Contrada Sotto la Croce (sito 519), a Chiaromonte (Manzelli 2001, p. 124).
Mesolitico: le testimonianze si limitano al complesso delle grotte di Latronico contrada La Calda.
Neolitico: dati stratigrafici provengono unicamente dal complesso delle grotte di Latronico in
contrada La Calda. Materiali sporadici frammisti a reperti dell’età del bronzo provengono dal sito
708 della Carta Archeologica della Valle del Sinni, località Timpa del Castello, immediatamente
oltre il confine orientale di Episcopia. Materiali in giacitura secondaria provengono anche dall’area
del sepolcreto protostorico di Contrada Sotto la Croce (sito 519), a Chiaromonte (Manzelli 2001, p.
124).
La costruzione dell’oleodotto ENI Monte Alpi-Taranto a partire dal 1998 ha reso possibile la scoperta di
numerosi siti archeologici che coprono un lungo arco cronologico mostrando un popolamento diffuso dal
Neolitico all’età del Bronzo (Bianco, Preite, Natali 2009 pp. 21-44) e una occupazione capillare in età
ellenistico-lucana (Russo 2009, pp. 45-48) con la costruzione di villaggi, fattorie e necropoli. Minori sono le
attestazioni di età romana periodo al quale risalgono soprattutto alcune ville.
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2013
Eneolitico: accanto alle grotte di Latronico contrada La Calda si segnala la frequentazione delle
grotticelle del Cervaro di Lagonegro, ai confini con la Campania. Tracce di una frequentazione con
ceramiche a squame si hanno un po’ più a nord sempre in territorio di Casalbuono (lavori di
ammodernamento tracciato autostradale Padula-Lauria Nord; materiali inediti).
Età del Bronzo: è il momento meglio documentato su un ampio territorio e fa presupporre una
occupazione capillare distribuita sulle principali vie di comunicazione innanzitutto fluviali.
Vengono scelti per lo più pianori posti su alture naturalmente difese, distribuite sia sulla fascia
più esterna che nelle aree interne collegando così il versante tirrenico con la Val d’Agri e con il
materano. Per la conca di Episcopia il sito più rappresentativo è ancora una volta Latronico: le
affinità a livello formale e stilistico dei manufatti ceramici permettono di delineare una vera e
propria facies regionale per il Bronzo Medio 3 o cultura appenninica. Tra i siti di rilievo oltre a
Latronico vanno segnalati Paterno, Capo La Timpa (Maratea), Valsinni-il Pizzo, Valsinni-Timpa del
Ponto, Timpa del Gallo, I Timponi, Monopoli, Cersosimo, Moliterno (materiali al museo di
Grumento). Non si hanno testimonianze di utilizzo delle grotte dopo il XV-XIV sec. a.C. fatta
eccezione per qualche presenza sporadica nella grotta L1 di Latronico; nella valle del Sinni tracce
si leggono nei siti 7,14,204,388 individuati nella Carta Archeologica della Valle del Sinni. In
particolare nel sito Il Pizzo-Valsinni la presenza di grandi dolii sembrerebbe ricollegarsi alla
tradizione di siti a lunga frequentazione come Broglio di Trebisacce che sul finire dall’età del
Bronzo (a partire dalla fase recente) inizia una produzione specializzata nella conservazione di
derrate (olio e vino) che risente in modo particolare dei contatti con il mondo miceneo. E’
ipotizzabile che buona parte delle alture che hanno restituito frequentazioni a partire almeno
dall’età arcaica fossero, in realtà, sede di insediamenti già nel corso della protostoria, a conferma
di ciò le esigue testimonianze rinvenute sul Castello di Seluci. Interessante anche la segnalazione
di materiale ceramico dalla Timpa del Castello (sito 708 presso il quale è stato rinvenuta anche
ceramica neolitica) che conferma, ancora una volta, l’esigenza di visibilità e controllo del territorio.
Dall’età del Ferro al periodo arcaico: tracce esigue sono state rinvenute su Colle dei Greci e si
riferiscono alla fase iniziale dell’età del ferro (Bianco 1988, p. 67; Bianco 1999, p. 175).
Testimonianze cospicue di carattere funerario risalenti alla prima età del Ferro provengono
dall’area di Chiaromonte.3 Il VII sec. a.C. è documentato nelle necropoli di Chiaromonte (e della
più lontana Noepoli), mentre l’età arcaica è attesta anche dalla necropoli di Case Temparello di
Colle dei Greci.
A.2 - 9.5
ETÀ STORICA
Età ellenistico-lucana: il periodo che va dal IV al III sec. a.C. è il momento più noto in buona
parte della regione, allorché le genti Lucane che a partire dal V sec. a.C. hanno iniziato una
progressiva infiltrazione tra gli indigeni Enotri, introducono il modello di fattoria rurale che
garantisce un intenso sfruttamento di tutte le risorse disponibili sul territorio, sia agricole che
boschive. Sembra da ricondurre ad una intensa espansione demografica la notevole diffusione di
piccoli nuclei rurali, autonomi, con annessa necropoli oltre che aree di produzione quali in
particolare fornaci. La maggior parte dei siti segnalati nella Carta Archeologica della Valle del
Sinni si riferiscono a questo periodo storico; pochi di questi insediamenti sopravvivono anche nei
secoli successivi per i quali le testimonianze sono in ogni caso molto più labili.
La necropoli di Chiaromonte in Contrada Sotto la Croce è stata utilizzata dal IX sec. a.C. fino alla prima
metà del V sec. a.C. Anche dalla Contrada Santo Spirito sono segnalate testimonianza a partire dal X sec.
a.C. fino al VI sec. a.C.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
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Età romana: tra i comuni prossimi all’area di nostro interesse il territorio di Chiaromonte è quello
che forse ha restituito le maggiori tracce di una occupazione che dal IV sec. a.C. prosegue,
sebbene in modo meno intenso, anche nei secoli successivi4. Le caratteristiche legate ai suoli atti
ad uno sfruttamento agricolo intensivo ne hanno fatto, certamente, un luogo privilegiato
frequentato in maniera quasi ininterrotta, con ovvi spostamenti dovuti alle diverse esigenze
contingenti, dalla preistoria fino ai giorni nostri. Molte scoperte sono infatti dovute proprio
all’attività agricola moderna e all’edificazione sia urbana che rurale. Per Chiaromonte, inoltre, si
dispone di dati derivanti da attività archeologiche di scavo con relativa edizione scientifica. Un
altro sito che va dall’età repubblicana fino al IV sec. d.C. è Vigna della Corte a Castelluccio
Inferiore, la cui scoperta ha fatto avanzare l’ipotesi che possa trattarsi di Nerulum, altrimenti
collocata a Rotonda senza avere tuttavia riscontri archeologici (per ulteriori dettagli si rimanda al
paragrafo successivo alla voce “Rinvenimenti archeologici nel territorio di Castelluccio”).
A.2 - 9.6
SCHEDE SINTETICHE DEI PRINCIPALI SITI MENZIONATI
Latronico: Diffuse tracce di frequentazione preistorica, arcaica e storica. Il complesso più
significativo per la preistoria e la protostoria è costituito dalle grotte in località La Calda. La
sequenza stratigrafica della grotta L3 ha restituito una successione culturale che dal Mesolitico
recente di facies castelnoviana arriva fino all’età dei metalli. I livelli mesolitici ricchi di industria
microlitica rappresentano l’unica traccia di questo periodo per l’Italia meridionale, con datazioni
radiometriche che vanno da 7400±90 BP a 8024±100 BP (Grifoni Cremonesi 2003, p. 244).
Testimoniano una economia fortemente protesa alla raccolta di molluschi terrestri e alla caccia di
animali selvatici (cervi, cinghiali, orsi e caprioli, stambecchi e camosci) che popolavano le cime del
Monte Alpi alla base del quale si aprono le cavità. Segue la frequentazione nel corso del Neolitico a
ceramica impressa (6900-6600 BP) quando l’economia di caccia e raccolta verrà integrata dalle
produzioni cerealicole. In un momento finale del neolitico antico avviene un potente distacco di
massi dalla volta che portano ad un ridimensionamento degli spazi utilizzabili. Sui livelli di crollo
è attestata la facies di Serra d’Alto (seconda metà del IV millennio a.C.) con le classiche produzioni
ceramiche in figulina con fasce dipinte di bruno e la facies di Diana, in particolare del momento
finale, con decorazioni a graffito. Ai livelli neolitici seguono quelli eneolitici, allorché iniziano ad
essere frequentate anche le altre cavità probabilmente per scopi abitativi, come testimonierebbero
i focolari rinvenuti all’interno delle grotte L1 e L2, ma anche per scopi sepolcrali, almeno
relativamente alla facies del Gaudo. Potenti sono, inoltre, i livelli della media età del Bronzo
quando la frequentazione si estende anche al di fuori del complesso carsico e sembra rientrare in
un sistema che vede abitati dislocati lungo tutta la valle fluviale.
Non ci sono indizi consistenti di una continuità di frequentazione nella parte finale dell’età dei
metalli e nel corso del VII sec. a.C. Le testimonianze riprendono con l’età arcaica: il sito più
importante è Colle dei Greci, già noto per la sua valenza archeologica a partire dal 1800 (si veda
paragrafo 3.2), con la necropoli Case Temparello (siti 795-796) caratterizzata da tombe a fossa ad
inumazione singola, con il defunto posto in posizione supina. Dalle associazioni degli oggetti che
compongono il corredo di accompagno traspare la presenza di beni di prestigio e l’adozione di
forme greche ed etrusche che si mescolano ad elementi indigeni. Come nella necropoli di
Chiaromonte (Russo Tagliente e Berlingò 1992-93), anche in questa di Colle dei Greci appare
evidente il contatto con il mondo greco ed etrusco-italico, penetrato rispettivamente attraverso il
In particolare in Contrada San Pasquale oltre al sito 524 (Manzelli 2001, p. 125), un’area sacra nei pressi di
una sorgente indagata dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata che ha restituito
testimonianze di una intensa frequentazione in età ellenistico-lucana che prosegue fino almeno al I sec. a.C. (
dalla metà IV sec. a.C.-I sec. d.C.), sono stati indagati resti di edifici abitativi di età lucana. Tombe di età
romana imperiale provengono dal sito 595 nella medesima contrada.
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commercio con il Tirreno e con lo Jonio grazie ai corsi fluviali dell’Agri e del Sinni su cui
gravitavano i due siti. Dopo una almeno apparente assenza di tracce tra V e IV sec. a.C., a partire
da quest’ultimo Colle dei Greci sembra acquisire una nuova centralità rientrando però in un tipo
di occupazione del tutto diversa dalla precedente, caratterizzata dal modello sparso delle fattorie
che, tuttavia, non escludono centri maggiori. Con la ricchezza di testimonianze abitative e
sepolcrali dell’età ellenistico-lucana contrasta la scarsità di aree sacre 5. Il rinvenimento di una
statuetta rappresentante Ercole (Arcieri 1853, p. 45; Quilici Gigli 2003, p. 87 e note 169-170)
potrebbe indiziare una testimonianza a favore dell’esistenza di un santuario nella zona, ma la
provenienza del reperto potrebbe anche venire da un corredo funebre.
Lagonegro: La grotta del Cervaro di origine carsica, si apre sul versante NW del massiccio
omonimo che viene a trovarsi tra i confini di Campania e Basilicata. Rappresenta la cavità più
grande di un sistema di numerose grotticelle originatesi dal disfacimento dei grossi banchi di
formazione calcarea che caratterizzano il rilievo 6. Presenta uno sviluppo complesso: l’ingresso, di
piccole dimensioni accanto al quale sulla sinistra si apre una piccola grotticella laterale, immette
in uno stretto corridoio lungo circa 3 m per 1 m di altezza che va percorso a carponi e a sua volta
conduce ad una grande sala alta in alcuni punti fino a 4-5 m. L’ambiente va poi restringendosi
fino a diramarsi in ulteriori cunicoli. Il corridoio di ingresso conduce anche ad un ulteriore piccola
cavità, posta sulla destra, che sembrerebbe non essere stata oggetto di indagine in quanto mai
menzionata. Il De Lorenzo (1926) effettuò uno scavo nell’ambiente laterale che si presentava privo
di crosta stalagmitica e restituì un deposito fortemente antropizzato descritto come “terra nera”. Il
saggio nella sala grande interessò una superficie ampia “parecchi metri quadri” per uno spessore
di 15 cm ca.3, al di sotto del quale apparve lo sterile. E’ qui che furono portati alla luce numerosi
resti ossei (“nella parte più spaziosa della caverna”), senza alcuna connessione anatomica4,
mescolati al materiale archeologico. L’intervento del Di Cicco, nell’agosto del 1912, portò
all’ampliamento delle aree precedentemente aperte sia nel “primo ambiente” dove, tra gli oggetti
rinvenuti, vengono menzionate in particolare due accettine di pietra levigata, pochi altri strumenti
litici e numerosi frammenti ceramici; sia nel “secondo ambiente” ovvero nella sala grande indicata
come il luogo in cui il De Lorenzo aveva raccolto “la maggior parte delle ossa umane”.
La grotta del Cervaro non è che uno dei tanti ambienti sotterranei noti nel territorio ed interessati
da una frequentazione archeologica.
Tra i siti esplorati più o meno contemporaneamente (D’Erasmo 1926, p. 14) sempre nel corso delle
indagini condotte dal Di Cicco citiamo:
1) Fenditura superiore del Cervaro che restituì pochi frammenti “d’impasto grossolano e a scarsa
cottura..., alcuni sono a superficie ruvida e con i soliti cordoni rilevati e impressi, generalmente a
disposizione angolare …”
2) Antro della Pertusata: dal quale furono recuperati “frammenti d’impasto grossolano, alcuni dei
quali appartenevano a grossi vasi, con orlo talvolta rimboccato all’esterno e ornati di cordoncini
rilevati e decorati a pizzico”;
3) grotta dei Monti di Giangaglino (a nord del Cervaro): dalla quale proviene “una piccolissima
capeduncola a superficie ben levigata e d’impasto fine, con ansa a vertice acuto, frammentaria, che
rivela per i suoi caratteri l’età del bronzo”.
Seluci: A rinvenimenti nel territorio di Seluci accenna già il Lombardi che parlava di Siluce e del
popolo dei Sirini (Lombardi 1832, p. 241) e Lacava chiamandolo Siruce (1891, pp. 31-32),
Al momento un’area sacra è segnalata nella zona di Valle del Ponte sotto Timpa Rossa, nel comune di
Episcopia (sito 755).
6 Per una bibliografia aggiornata si rimanda a Cosentino e Mieli 2008.
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accennando a resti di un probabile castello con chiesa annessa e a resti di abitazioni medievali
costruite su un antico pago. Ad avvalorare il tutto il rinvenimento di monete e ceramiche.
Identificato con Sirinos o Semuncla dell’Itinerarium Antonini e della Tabula Peutingeriana, ha
destato interesse in particolare negli studi sulla viabilità antica, in quanto ricadente su un
tracciato che collegava Grumentum a Nerulum, secondo alcuni studiosi identificato come l’ultimo
tratto della via Herculia. Indagini scientifiche sono state condotte dalla Soprintendenza per i Beni
Archeologici della Basilicata negli anni 1990 e 1995 in collaborazione con il Museo Provinciale di
Potenza. Grazie ai dati emersi dagli scavi e dalle successive ricognizioni condotte per la Carta
Archeologica della Valle del Sinni è stato possibile arrivare a riconoscere varie fasi di occupazione
sparse nel territorio. Partiamo come sempre dall’esame di quelle più antiche per arrivare alle fasi
più recenti che in questo caso risalgono al XIII-XIV sec. Il comprensorio di Seluci è il solo ad aver
restituito tracce più consistenti di una frequentazione in età protostorica che rientra nella
casistica della scelta delle alture naturalmente difese e in posizione di controllo. Tracce dell’età del
bronzo medio-recente sono state individuate nel sito di Bosco di Seluci (sito 885: Quilici e Quilici
Gigli 2003 pp. 172-180): sulle pendici settentrionali del Monte di Seluci, dominate da una
imponente frana che ha interessato la cima del monte stesso, è stato rinvenuto un deposito
cospicuo relativo a livelli di abitati protostorici, i cui frammenti più diagnostici hanno permesso
una datazione alle fasi centrale dell’età del bronzo. La Grotta Sant’Angelo (sito 874), sulle pendici
del monte Zaccana è stata frequentata sicuramente nella media età del bronzo per divenire poi
luogo di culto in età tardo antica e medievale, quando fu certamente consacrata al culto di San
Michele, diffuso in età bizantina e longobarda. Un’altra grotta, quella di Monte Seluci (sito 886), è
stata individuata sul versante nord orientale di Monte Seluci inciso dal fosso Fiumitello, zona
detta Cupone. Sono presenti due cavità dalle quali è segnalato materiale di impasto (Quilici e
Quilici Gigli 2003 p. 180). Dal Castello Seluci (sito 887) indagini del 1982 da parte della
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata portarono alla luce materiale dell’età del
bronzo; anche dagli scavi del 1990 risulta, sotto la rocca, la presenza di reperti di impasto. Si
tratterebbe, dunque, di una ulteriore conferma della presenza di comunità protostoriche nell’area
di Seluci e in particolare della scelta di un luogo naturalmente fortificato che confermerebbe
l’esigenza difensiva delle popolazioni afferenti in particolare alla cultura appenninica. In località
Tempa Arena Bianca (sito 904), sul versante meridionale, viene segnalata la presenza di materiale
della tarda età del Ferro. In questo caso si ipotizza un piccolo insediamento d’alta quota, posto a
controllo del passo. Infine, dalla Valle Argentata, sul Monte Sirino (sito 910) a quota 1230 m (300
m a nord ovest di Masseria Viceconti) materiali attribuiti al bronzo medio-recente sarebbero
riconducibili ad un luogo di frequentazione occasionale destinato ad alpeggio o a caccia estiva.
Sul Castello di Seluci spiccano i resti di un castello di vetta con un borgo costruito più in basso
attraverso intagli nella roccia per alloggiare i vani; visibili anche i resti di una torre di
avvistamento costruita alla stessa quota del borgo. Due sono gli accessi, distanti tra loro circa 50
m, in origine legati ad un camminamento regolarizzato e difeso. Resti di una fortificazione, in
opera poligonale, di età ellenistico-lucana sempre sulla vetta, racchiudono un’area di circa 1500
mq, maggiore rispetto a quella occupata dal castello medievale. L’accesso alla vetta era consentito
da strade mulattiere, oggi di difficile percorso a causa dei distacchi della roccia che nel frattempo
hanno interessato l’altura. Alla fase ellenistico-lucana è da riferire una piccola necropoli. Il sito
permetteva il controllo delle valle del Sinni e del valico di Pecorone oltre alle vie trasversali per
Cogliandrino-Val d’Agri e per la sella del Perruttiere e di Acqua Fredda nella valle del Mercure e
del Lao. Ai piedi del monte era ubicato un abitato (sito 888) e una vasta necropoli (sito 889),
mentre un’altra area sepolcrale dalla parte opposta volgeva verso il Sinni (sito 822). Intorno
sorgevano fattorie e necropoli. Nella località Il Pantano (o Pescogrosso sito 901) 7 è stato fatto un
7
Il rinvenimento viene menzionato da Paola Bottini in Quilici e Qulici Gigli 2003, a cura di, p. 269 con il
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interessante rinvenimento sulla riva destra del fiume Sinni di un abitato di età ellenistico-lucana,
nelle immediate vicinanze del tratturo. Tra i reperti numismatici rinvenuti molti, di IV e II sec.
a.C., provengono dai regni ellenistici attestando un collegamento stretto di quest’area interna
della Lucania con l’Oriente. Le testimonianze si affievoliscono dall’età tardo-repubblicana in poi
per riprendere in epoca tardo antica. Ancora una volta monete (di X e XI sec.) attestano una fase
bizantina sia per il Castello di Seluci che per la stazione sottostante e per l’Orto dei Monaci (sito
884). Documentato ancora in età angioina, le ultime testimonianze sempre di carattere
numismatico (e ancora una volta di origine orientale, anatolica) la vedono protagonista fino al XIIIXIV sec.
Chiaromonte: Il territorio di Chiaromonte è senz’altro il più noto da un punto di vista
archeologico in quanto oggetto di indagini scientifiche a partire dagli anni settanta del secolo
scorso (Adamesteanu 1974). Le tracce più antiche sono note da Timpa Angari e in contrada Angri
(Bianco 1986, p. 21; Manzelli 2001, p. 148). Scavi e rinvenimenti sono avvenuti in varie contrade:
Sotto la Croce, Serrone, Tuvolo, Santo Spirito, San Pasquale e coprono un lungo arco cronologico,
soprattutto per quanto riguarda la sfera funeraria, a partire dal X-IX sec. a.C a cui vanno
attribuiti ricchi corredi femminili con forte concentrazione di ricchezza, in particolare
nell’abbondanza degli ornamenti personali, e maschili con chiari indicatori di ruolo (armi).
Evidente l’influsso dall’area tirrenica, come confermato anche dalla posizione supina del defunto
(Tagliente 1985, pp. 159-191). In età arcaica è presente nelle sepolture abbondante materiale
ceramico in gran parte collocato ai piedi dell’individuo, secondo una procedura rituale
“standardizzata”. Rispetto all’abitato moderno le aree che sono interessate dalla frequentazione
antica sono ubicate a Sud e sud-est tra l’abitato e il Sinni e a Sud-ovest tra il fosso Cotusa e il
versante orientale di Serra Cerrosa. Notevole la presenza di fattorie di età ellenistico-lucana che
proseguono anche nel periodo romano-repubblicano, quasi sempre associate a necropoli. Più
frequente la loro dislocazione in prossimità della cima del paese “a testimonianza della funzione di
aggregazione svolta dal centro urbano” (Manzelli 2001, p. 149). Per l’età romano imperiale si
conosce una necropoli alle pendici di Chiaromonte (sito 523) scavata nel 1999, ma dai clandestini
(Qulici e Quilici Gigli 2001)! Si assiste in questo periodo ad uno spostamento dei siti in
concomitanza con gli assi viari secondo una consuetudine ampiamente attestata anche altrove
con la romanità. Nascono i siti di contrada Cupolo e Corice. In contrada San Pasquale, la più
ricca di testimonianze che spaziano dalla necropoli di X-VIII a una probabile di V (rinvenimento
isolato: tomba 227), all’abitato di fine IV inizi III a.C. alla necropoli altomedievale, è stato indagato
anche un santuario dedicato a divinità femminili, forse la dea Mefitis (si rimanda alla nota 19 in
Manzelli 2001, pp. 125-126 per una bibliografia esaustiva sull’argomento). Il santuario appare
legato alla presenza di una ricca sorgente8 secondo una consuetudine ricorrente in Basilicata. Il
sito in età arcaica sarebbe stato utilizzato come area sepolcrale (sito 524).
toponimo Pescogrosso non riportato sull’IGM; lo stesso luogo segnalato come sito 901 viene denominato nella
Carta Archeologica della valle del Sinni come località “Il Pantano”. Converge il tipo di evidenza rinvenuta in
entrambi i casi.
8 Un probabile santuario legato alla presenza dell’acqua potrebbe sorgere ad Acqualauria (sito 755): su un
cucuzzolo a quota 800 m dell’altura detta Timpa Rossa, tra i fossi Lomea e Massa e Monaco, viene segnalato
il rinvenimento di materiali riconducibili ad un luogo di culto (santuario?) di età ellenistico-lucana. Alle
pendici del poggio, la presenza di una fontana Acqualauria, da il nome alla zona. I reperti editi (due spiedi di
piombo: Quilici e Quilici Gigli 2003 p. 29 fig. 18) potrebbero riferirsi anche semplicemente ad elementi di
corredi tombali diffusi in sepolture della fine del IV sec. a.C. Sulla base, tuttavia, di dati non editi, alcuni
studiosi sono più propensi per l’attribuzione del contesto ad un santuario legato alla presenza della ricca
sorgente (Tagliente 1984, p. 51; Giardino 1985, p. 113; Bianco 1988, p. 150; Tagliente 1989, p. 196).
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Rinvenimenti archeologici nei comuni di Castelluccio Superiore e Castelluccio Inferiore9
Molto articolato si presenta il quadro della conca di Castelluccio. Pur offrendo una successione
cronologica10 simile a quella di Rivello, grazie fondamentalmente ai dati forniti dall’archeologia
funeraria, si nota per l’età arcaica “la maggiore frequenza di oggetti di diretta produzione greca, sia
essa attica, corinzia o laconica” (Bottini 1998) e una migliore qualità grazie certamente alla
preferenziale via di comunicazione offerta dal fiume Lao con la costa tirrenica e dalla valle del
Coscile con Sibari. Per l’età classica vi è una maggiore omogeneità con i corredi di Rivello, sebbene
a Castelluccio vi sia una maggiore frequenza di oggetti metallici. Gli insediamenti riportati alla
luce nella zona sono strettamente legati alla direttrice viaria che viene riconosciuta nella Via
Popilia. L’abitato di S. Evraso a Castelluccio Superiore occupa un terrazzo calcareo compreso tra il
fosso Mangosa e il torrente Magliasole ed è stato sede di un insediamento di età tardo classicaellenistica, organizzato su di un accurato livellamento del banco di calcare, ottenuto con un fitto
acciottolato di schegge di pietra e ciottoli, misti a frammenti laterizi e ceramici riutilizzati. L’alzato
delle strutture abitative è da immaginare in materiale deperibile, la copertura era ottenuta con
tegoloni fittili, di cui sono stati rinvenuti svariati frammenti, mentre la presenza di kalypteres
(trave di colmo) segna l’adozione di un doppio spiovente. Annessa all’insediamento è una necropoli
con tombe a fossa delimitate da pietre. Testimonianze di carattere funerario sono state individuate
in località Petruzzolo e Foresta, alle estreme propaggini del Monte Palazzo a circa 640 m s.l.m., e si
riferiscono a necropoli di età arcaica con una prevalenza di materiale greco (o di tipo greco) su
quello indigeno. Dalla tomba 1 di Petruzzolo proviene un kothon corinzio che risulta del tutto
unico nell’intera Basilicata sud-occidentale, così come unica rimane la connotazione di armato
con lancia di ferro. Il resto del corredo è costituito da due coppe di tipo ionico (di cui una tipo B2),
una kylix attica a figure nere e due brocche di produzione locale; vi è poi uno skyphos attico a
figure nere, un fondo di cratere laconico e una oinochoe trilobata frammentaria.
In località
Foresta è venuto alla luce anche un insediamento, interpretato come magazzino e centro di
commerci, ubicato in un punto di transito obbligato. Tracce sparse nel territorio attestano un
sistema di villae nelle valli e sui terrazzi collinari. L’intera area di Petrajasso è stata sede di una
necropoli arcaica. In una tomba a fossa è stato possibile recuperare resti di tegoloni a dente
rilevato, che servivano parte per la copertura e parte come piano di deposizione. Il corredo era
composto da vario vasellame fittile (ceramica a vernice nera, ceramica acroma) oltre che da un
imponente cratere a volute. Guarancio (Castelluccio Inferiore) fu sede di una importante necropoli
con tombe a fossa di epoca classico-ellenistica. In una di queste è stato riportato alla luce un
intero corredo funebre composto da varie suppellettili in ceramica figurata, in ceramica a vernice
nera, in bronzo, ed in piombo. A Madonna della Neve (Castelluccio Inferiore) è stata indagata una
tomba di età classico-ellenistica parzialmente disturbata. Tra i materiali superstiti che formavano
il corredo si possono elencare vari resti di vasellame in ceramica a vernice nera e in ceramica
acroma, vari fittili miniaturistici ed alcune suppellettili in piombo. Gli scavi condotti in località
Vigna della Corte (Castelluccio Inferiore), su una superficie di circa 2 ettari, hanno riportato alla
luce un insediamento che va dall’età repubblicana fino al IV sec. d.C. L’insediamento romano, già
sottoposto a vincolo di tutela, rientra nella tipologia della villa rustica, ma non è da escludere che
abbia rivestito la duplice funzione di villa-mansio, data l’innegabile connessione con il tracciato
della via Popilia, tangente all’area (Bottini 1998). Sono stati messi in luce, in tutto o solo in parte,
dodici ambienti dei quali i muri sono conservati pressoché esclusivamente a livello di fondazione.
Il testo è stato ripreso dalla “Carta Archeologica del territorio di Castelluccio Inf.” realizzata dagli scriventi
per un progetto di impianto idroelettrico nel territorio di Castelluccio Inferiore (PZ).
10 Anteriormente all’età arcaica i soli dati disponibili risalgono all’età del Ferro, periodo al quale va riferita
una necropoli con fibule ad arco semplice, “ad occhiali” e ad arco serpeggiante menzionata da E. Galli nel
1929.
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La muratura è a sacco, con ciottoli e schegge di pietra legati da calce; solo occasionalmente sono
stati utilizzati dei blocchi tufacei. Alcuni tratti di muratura a secco, che definiscono vani a luce
diversa, sono apparentemente pertinenti ad una fase edilizia anteriore. L’insieme degli ambienti
sembra costituire l’ala sud dell’edificio: il vano porticato meridionale si apre su di uno spazio
scoperto in cui sorgeva una fornace, che costituisce con ogni evidenza il limite del complesso.
L’abitato era strettamente connesso al tracciato della Via Popilia (che ancora una volta ricalca
quello della ss. 19) tanto che gli studiosi che se ne sono occupati propendono per l’individuazione
di questo sito con la Nerulum della Tabula Peutingeriana. In località Campanella (Castelluccio
Inferiore) a seguito di un’aratura, sono venuti alla luce alcuni frammenti laterizi. Un successivo
intervento di scavo ha messo in luce una sepoltura infantile, in tegoloni fittili, disposti a formare
una cassa, inquadrabile nell’età classico-ellenistica. Il corredo risulta composto da varie
suppellettili in ceramica sia a vernice nera che di tipo indigeno. Da un’area immediatamente
prossima al Campo Sportivo di Castelluccio Inferiore provengono oggetti miniaturistici e
ceramiche; il rinvenimento di natura sporadico è segnalato da Bottini (1988). Infine, va
menzionato il Valico di Prestieri altra statio che ha restituito tra l’altro i resti di una fornace e che
consente di ricostruire il percorso della Via Popilia ancora una volta strettamente ricalcato dalla
ss. 19. L’ubicazione di impianti produttivi presso i valichi si ritrova, dunque, sia nel caso di Rivello
(Valico dei Cerri) sia di Castelluccio e rappresenta certamente un dato importante sulle modalità
insediative in età storica.
Rivello e Nemoli: Il centro maggiormente noto per la Valle del Noce, le cui vicende sono
ricostruibili a partire dal IV sec. a.C. 11 è Serra Città, una collina in posizione dominante,
attraversata da una strada “che ricalca in buona parte un percorso antico, ricollegandosi sia con la
viabilità di fondovalle sia con il tracciato di mezza costa situato a monte che in età romana diverrà
la via Popilia” (Bottini 1998, p. 39). Era cinta da un sistema di mura difensive e ha restituito
nuclei sepolcrali alle sue pendici (necropoli settentrionale e meridionale). Si tratta di un centro
strutturato con officine ceramiche al suo interno e cospicue testimonianze di rapporti commerciali
su larga scala. Sempre nel territorio di Rivello è stata indagata un’altra struttura identificata come
una officina ceramica12; in questo caso il toponimo “Piani del Pignataro” e la continuità di
produzione ceramica fino agli anni ’50 conferma la destinazione d’uso del sito13. Nelle vicinanze è
stata in parte riportata alla luce la necropoli di “Capo Elce” con testimonianze della fine del IV sec.
a.C.; ancora in questo comprensorio è stata occasionalmente rinvenuta una sepoltura, in località
“I Piani” che “va a collocarsi lungo un probabile percorso antico che, seguendo la pendice
meridionale del monte Coccovello e valicando il passo Colla, raggiunge la costa tirrenica”14 e un
santuario rurale (datato tra la metà IV sec. a.C. e la prima metà III sec. a.C.) che, pur situato alle
estreme propaggini del versante sud-occidentale di “Serra Città”, doveva costituire un punto di
riferimento di più centri ubicati nel fondovalle. Rientra ancora nel territorio di Rivello l’area
archeologica del Valico dei Cerri (a più di 800 m s.l.m.) che potrebbe aver rappresentato un luogo
di sosta o stationes e nei cui pressi è stata indagata una fornace. Nel territorio di Nemoli la località
“Piana Ospedale” ha restituito tracce di un’occupazione a carattere abitativo di età romana con
annessa necropoli; vi sorgeva probabilmente anche un santuario, sembrerebbe dedicato ad una
divinità maschile, di cui restano alcuni bronzetti votivi15. Come si deduce dal nome stesso, si
tratta di un’area pianeggiante di facile accesso a quota circa 300 m s.l.m. probabilmente collegata
se si escludono i dati relativi al periodo arcaico in buona parte obliterato dall’occupazione di età successiva
ma che ci permettono comunque di tracciare un quadro per l’abitato già nel VI sec. a.C.
12 Bottini 1998, p. 85.
13 Sempre a Rivello in località Fiumicello è stato esplorato un altro impianto di fornace.
14 Bottini 1998, p. 104.
15 Bottini 1998 p. 116.
11
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
al tracciato viario antico che si snodava a mezzacosta attraverso una viabilità ancora in uso che
arriva alla ss. 19 in località Varcovalle.
A.2 - 9.7
CARTA ARCHEOLOGICA DELLA VALLE DEL SINNI
Prima dell’edizione della Carta Archeologica della Valle del Sinni curata da Lorenzo Quilici e
Stefania Quilici Gigli, notizie relative al territorio di Episcopia erano state date da M. Tagliente (si
veda paragrafo 3.2); tra i siti segnalati, quello di Monte Pallareta non sembra essere stato
confermato nella Carta Archeologica, mentre per quanto riguarda le fattorie nei dintorni e nella
Valle del Ponte risultano indicati i siti 753-754-765 che potrebbero coincidere con quelli segnalati
da Tagliente16. Materiale provenienti dalla “zona di Episcopia” e conservato, sembrerebbe di capire
da privati17, comprende due lekythoi e tre coppette in ceramica a vernice nera; frammenti di
skyphoi e tre protomi fittili rappresentanti volti umani. Due di queste potrebbero essere state
realizzate dalla stessa matrice e trovano confronto con contesti di VII-VI sec. Sono presenti,
inoltre, un coperchio, un peso da telaio e altri frammenti vascolari. I reperti sono indicativi
soprattutto di una frequentazione precedente l’età ellenistico-lucana che, tuttavia, non trova
riscontro nei siti individuati fino ad oggi (se si eccettua l’area di Colle dei Greci).
La base per la redazione della nostra Carta del potenziale archeologico di Episcopia è costituita,
dunque, dalla Carta Archeologica della Valle del Sinni (Quilici e Quilici Gigli 2003). Tra le
segnalazioni riscontrate dagli Autori dell’imponente lavoro sono state scelte quelle che ricadono
grossomodo in una fascia in media di 2,5-3 km rispettivamente a destra e a sinistra dell’impianto
da realizzare. In direzione est-ovest si è scelto di arrivare alle evidenze del territorio di Latronico e
ai confini del comune di Chiaromonte, ritenendo di aver acquisito sufficienti elementi per
inquadrare le diverse tipologie di insediamento che sono testimoniate lungo il corso del fiume
Sinni, sebbene siano stati individuati insediamenti anche sui terrazzi sottostanti la dorsale dei
monti, fino a quota 800-900 m. Sono stati esaminati i siti segnalati dalla Carta Archeologica della
valle del Sinni, distinguendoli tra quelli identificati a nord del Sinni, sponda sinistra, e a sud del
Sinni, sponda destra, (si veda La Carta di distribuzione allegata). Si riportano, organizzati
all’interno di due tabelle secondo la categoria di appartenenza (tombe-abitato/fattoria/area di
materiali/altro/non identificato), i siti in ordine numerico, segue una breve descrizione 18 nella
quale si fornisce anche la datazione del complesso attenendosi rigorosamente ai dati editi:
Contrada Aracia (sito 595): necropoli di età lucana intercettata, sul fianco meridionale di Serra
della Cerrosa, dai lavori per la posa in opera di un metanodotto all’interno di un uliveto che si
raggiunge attraverso un tratturo partendo dalla s.s. 104. Scavi clandestini sono stati effettuati
dopo l’apertura della trincea per l’infrastruttura. I materiali relativi ad almeno quattro sepolture
sono stati recuperati dalla Soprintendenza Archeologica (Manzelli 2001 p. 209-210).
Episcopia (sito 746): l’abitato moderno sorge su una collina dominante la sponda sinistra del
fiume Sinni. La presenza dell’abitato è attestata, attraverso le fonti, con certezza nel XII secolo. Le
tecniche murarie leggibili nel castello e nelle torri risalgono invece al XVI sec. Evidente la sua
funzione a guardia del territorio che potrebbe essere anche all’origine del nome, derivante da un
Le osservazioni di M. Tagliente vengono commentate nella nota 71 a p. 40 da S. Quilici Gigli che sottolinea
l’uso di un toponimo errato (Paddareta per Pallareta) ed un equivoco nella localizzazione di un insediamento
sul Monte omonimo che già Lacava aveva osservato agli inizi del secolo scorso privo di alcuna evidenza
archeologica. Nel corso della perlustrazione dell’altura, tuttavia, il gruppo guidato dalla Quilici Gigli ha
potuto osservare grazie alla segnalazione di un contadino la probabile presenza di un’area sepolcrale a quota
900 m, in un luogo chiamato Manganello (non presente sull’IGM) corrispondente al sito 776.
17 Si rimanda per i dettagli alle pagine 76-79 di Quilici e Quilici Gigli 2003.
18 Sono in grassetto e sottolineate le località presso le quali sono stati individuati più di un sito. Le restanti
sono solo evidenziate in grassetto.
16
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2013
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
termine greco. Ipotesi protendono per una occupazione già in età precedente (II sec. a.C.) ma non
vi sono al momento prove certe a supporto.
Siti a nord del fiume Sinni (Tavole IGM Fardella F11 III N.E.; S. Severino Lucano F.211 III
S.O.; Castelluccio Inf. F.211 III S.O)
Sito
595
746
747
748
749
750
751
752
753
754
765
767
768
769
770
771
772
773
774
777
778
779
780
781
782
784
785
786
787
788
789
790
791
792
793
794
795
796
797
798
799
856
857
Tombe
X
Abitato/fattoria
Area materiali
Altro
Non det.
?
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
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X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
Strada statale Sapri-Ionio (sito 747): a nord dell’abitato di Episcopia, a monte della strada
statale Sapri-Ionio, su un poggio, durante lavori per la costruzione di un serbatoio e in ogni caso
durante lavori agricoli nei terreni vicini viene segnalato il rinvenimento di materiali che risultano
dispersi. In particolare la descrizione del rinvenimento di una “testa femminile in bronzo
sormontata da una anello di sospensione” ha fatto supporre la sua appartenenza ad una stadera
diffusa in contesti di epoca tardo-repubblicana e imperiale.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Cimitero di Episcopia (sito 748): a nord del cimitero, in occasione di lavori eseguiti ai margini
della strada che lo percorre, e nei campi vicini si segnala un’area di dispersione di materiali
inquadrabili tra età arcaica ed ellenistica. Le forme e i materiali farebbero pensare ad aree
abitative.
L’Avena: toponimo che indica una vasta area collinare che si affaccia sul fiume Sinni,
morfologicamente caratterizzata da alture e terrazzi, a settentrione del paese moderno di
Episcopia, delimitata sul versante sinistro dal fosso Monaco. In quest’area, le ricognizioni che
hanno portato alla stesura della Carta Archeologica della Valle del Sinni hanno individuato ben 4
diversi insediamenti riconducibili alla medesima tipologia. Si tratta di fattorie di età ellenisticolucana con annessi, in due casi, nuclei sepolcrali. Le evidenze sono venute alla luce durante i
lavori per la posa in opera di un metanodotto 19.
Sito 749: a nord di Episcopia, un vasto pianoro articolato in terrazzi, delimitato tra due affluenti
del fiume Sinni ha restituito tracce di una fattoria e annessa necropoli. La zona più elevata in cui
sorgeva un vigneto avrebbe restituito, proprio durante l’impianto in profondità della vigna, tombe
a inumazione con copertura di tegole. Da una lunga trincea (circa 40 m) aperta per la messa in
opera di un metanodotto sono emersi numerosi materiali ceramici riconducibili ad una
occupazione del sito in età ellenistico-lucana. Si ipotizza la presenza di una fattoria secondo un
costume ben noto in tutta l’area. In particolare, la sommità sarebbe stata destinata all’area
funeraria mentre le pendici avrebbero ospitato il piccolo insediamento almeno fino al I o alla metà
del II sec. d.C.
Sito 750: tra la terra di risulta di una trincea per la posa in opera del metanodotto, sul versante
meridionale di un pianoro che volge ad ovest sul fosso Monaco, è stato raccolto materiale
riconducibile ad una probabile fattoria di età ellenistico-lucana.
Sito 751: poco più a nord del sito 750, sempre su un pianoro a monte dell’Avena, affacciato sul
fosso Monaco, si segnala un’area di dispersione di materiali che fanno supporre ancora una volta
la presenza di una fattoria ellenistico-lucana.
Sito 752: tra l’Avena e la Salicara su un pendio di un sistema di pianori, sempre i lavori per il
metanodotto del 1999 hanno portato in superficie abbondante materiale ceramico tra cui coppi,
tegole ma anche ceramica a vernice nera, ceramica comune e un frammento di coroplastica
riferibile ad una statuetta femminile seduta, che richiama schemi diffusi in santuari e necropoli di
IV e III sec. a.C. I dati raccolti uniti alle caratteristiche dei luoghi fanno ipotizzare anche in questo
caso la presenza di una fattoria con annesso nucleo sepolcrale la cui datazione, grazie in
particolare all’elemento figurato, andrebbe collocata tra IV e III sec. a.C.
La Salicara (sito 753): sul declivio occidentale intorno a quota 650 m s.l.m., più a nord del
complesso L’Avena, prospiciente il Fosso del Monaco, è stata individuata un’area di dispersione di
materiale che fa presupporre una occupazione in età ellenistico-lucana.
Fosso Matasse (sito 754): ritrovamento di tombe a fossa durante la costruzione di “uno stradello
che scende lungo il declivio sud-occidentale del poggio posto tra la Salicara ed il fosso Matese, a
nord di Episcopia”. Si tratterebbe di un rinvenimento occasionale a cui non ha fatto seguito alcun
tipo di indagine fatta eccezione per le ricognizioni eseguite dall’équipe di Quilici e Quilici Gigli che
hanno localizzato l’area del rinvenimento ipotizzando la presenza di una necropoli di epoca
ellenistico-lucana.
Dalle informazioni disponibili sembrerebbe che i lavori per la posa in opera del metanodotto non siano
stati preceduti né seguiti da assistenza archeologica. Questo spiegherebbe anche l’assenza di dati precisi
sulle varie segnalazioni riconducibili solo all’osservazione dei reperti rimasti fuori dalle trincee ormai chiuse
quando è stato effettuato il lavoro di survey.
19
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
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Fosso Monaco (sito 765): su un pianoro a valle de La Salicara prospiciente sul fosso Monaco,
viene segnalata un’area di dispersione che restituisce soprattutto frammenti di tegole riferibili
all’età ellenistico-lucana.
Altura di Timpa Matarosa, Santa Maria del Piano (siti 767-768-769):
Sito 767: in uno dei pianori sulle propaggini di Timpa Matarosa, a sud est di Santa Maria del
Piano, vengono segnalati frammenti di tegole con listello arrotondato nel raccordo con la piastra. Il
materiale è riferibile all’età ellenistico-lucana.
Sito 768: sempre in una situazione di pianoro sul declivio che da Timpa Matarosa scende a Santa
Maria viene raccolto materiale struttivo di età tardo-antica (V-VI sec. d.C.). Nel pianoro a sud del
santuario di Santa Maria del Piano.
Sito 769: a sud della chiesa di Santa Maria del Piano si riconoscono due diverse aree di
dispersione con materiale vascolare in ceramica a vernice nera e ceramica da cucina riconducibile
ad una fattoria di età ellenistico-lucana.
Lago Angella (sito 770 e 771): area di materiale struttivo riconosciuta nella zona ad ovest
circostante un gruppo di abitazioni costruite sulla sommità di una dorsale collinare detta Lago
Angella. La presenza dei reperti sarebbe avvalorata dalla testimonianza degli abitanti del posto
che ricordano rinvenimenti archeologici durante i lavori per la costruzione delle case. Su una
balza che si protende sul Sinni a sud di Santa Maria del Piano (sito 771) si segnalano reperti
vascolari in ceramica comune e frammenti di tegole bruciate: si ipotizza la presenza di una fattoria
ellenistico-lucana con annessa fornace.
Territorio di Episcopia: Carta della visibilità.
Ficantuono (siti 772-773-774): nella omonima località percorsa dalla vecchia strada LatronicoEpiscopia viene segnalato dalle persone del posto il rinvenimento di tombe; nel corso delle
ricognizioni sono stati individuati frammenti di tegole. Si ipotizza una necropoli relativa ad una
fattoria. Lungo il declivio che volge al fosso di Mezzo si segnala la presenza di materiali di piccole
dimensioni (sito 773); un’altra area di materiali è stata individuata su uno dei pianori del limite
occidentale della Conca di Episcopia che da Timpa Matarosa volge al fosso di Mezzo e al Sinni
(sito 774).
Case Perosa (sito 777): su un poggio che scende sulla riva sinistra del Sinni, in località Case
Perosa, a partire dal 1958 data a cui risale la costruzione della casa, sarebbero state rinvenute
tombe con copertura a tegole. Per il corredo viene ricordato un elmo, ceramica a vernice nera, a
figure rosse e materiale di bronzo. Tra i reperti documentati da Quilici Gigli si veda fig. 38 e 39 p.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
45. Si tratta dunque di una piccola necropoli di età ellenistico-lucana con una probabile
frequentazione anche in un momentopiù antico attesta dalla presenza di un bacile di età arcaica.
Perosa - Monte Pallareta (sito 778 e 779): area di materiali, in particolar modo tegole, su un
breve pianoro del declivio del Monte Pallareta sul Sinni. Sempre su un pianoro sulle ultime
propaggini del monte in oggetto è stata individuata un’altra area di materiali.
Vignale (siti 780-781-782): nel vallone del fosso Vignacce, nei pressi di una fornace di epoca
moderna scavata dai clandestini ritenendola antica, è stata osservata la presenza di tegole (780).
Alle pendici meridionali dell’altura di Colle dei Greci è stata osservata un’area di materiali (781);
tra le località Torre e Vignale si rinvengono frammenti di tegole (sito782).
Località Torre (sito 784): a nord della confluenza del Sinni nel fosso Catrapone, lungo la strada
statale 104, sono stati individuati frammenti di tegole di probabile età ellenistico-lucana. In
questo caso va segnalato il toponimo che potrebbe ricordare un luogo o anche un edificio di
avvistamento.
Isca dei Felici (sito 785): area di necropoli ubicata su un pianoro appena sopraelevato sul fiume
Sinni, segnalato dalla gente del posto. Presenza di affioramenti di materiale sia vascolare che
struttivo (tegole) che conferma la segnalazione mentre rimane dubbia l’attribuzione cronologica
che vedrebbe una prosecuzione del sito oltre l’età ellenistico-lucana anche in età tardorepubblicana.
Calcinara (sito 786): a circa 600 m su un pianoro è stato raccolto materiale di età ellenisticolucana. Da testimonianze orali si apprende che nel corso di lavori Enel negli anni settanta in loc.
Calcinara non meglio specificata fu intercettato un deposito archeologico non segnalato alle
autorità competenti.
Colle dei Greci: i siti numerati da 787 fino ad arrivare a 794 segnalano i rinvenimenti nell’area
dell’altura di Colle dei Greci. Si riferiscono ad una occupazione che interessa sia l’età arcaica sia
l’età ellenistico-lucana. In particolare con il sito 787 si indica l’abitato relativo alle necorpoli
sottostanti, al quale si accedeva secondo le osservazioni di S. Quilici Gigli (2003 p. 51), attraverso
due accessi uno dei quali ancora oggi percorribile porta ad una ricca sorgente. L’insediamento
non è mai stato indagato scientificamente. Un’area di materiali di età ellenistico-lucana è stata
individuata nel sito 788; mentre il sito 798 indica una fattoria i cui materiali si mesoclano ad una
occupazione di età successiva, tardoantica. Tombe sono segnalate nel sito 790-792 e 793; una
fattoria nel sito 791 su un pianoro a sud-est di Colle dei Greci. Infine un’area di materiali nel sito
794.
Case Temparello: (siti 795-800). Tra Colle dei Greci e Monte Pallareta tra la sella che formano
queste due alture, su un pianoro asud-ovest della località Case Temparello è stato effettuato lo
scavo archeologico di numerose sepolture di epoca arcaica e tardo arcaica (per ulteriori dettagli si
rimanda al paragrafo 3.3). Sepolture sono segnalate anche nei siti indicati come 796 e 798 ma si
riferiscono alla fase ellenistico-lucana; aree con materiale di superficie sono state individuate nei
siti 797 e 799; infine, una fattoria di epoca ellenistico-lucana viene segnalata nel sito 800 tra Case
Temparello e Campo La Corte.
Località Trogliano (sito 856): ai piedi dell’abitato di Latronico, nei pressi della strada statale 104
al km 72 viene segnalata ceramica a vernice nera databile tra IV e III sec. a.C. Non sembra
presente materiale struttivo dunque non è certa la natura del rinvenimento, ovvero se si riferisce a
tombe o ad una nucleo abitativo della serie fattoria. Incerta anche la cronologia per la quale è
ipotizzabile una continuità anche oltre l’età ellenistico-lucana.
Località Monica (sito 857): non lontano dalla statale 104 presso un casolare di campagna è stato
notato materiale che va dall’età medievale al XIX sec.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
Siti a sud del fiume Sinni (IGM S. Severino Lucano F.211 III S.O.; Castelluccio Inf. F.211 III
S.O.)
Sito
708
709
711
712
713
714
715
716
717
718
719
720
721
722
723
724
725
726
727
728
729
730
731
733
734
735
737
738
741
Tombe
X
Abitato/fattoria
Area materiali
Altro
Non det.
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
Timpa del Castello (siti 708 e 709): si tratta di un’altura che raggiunge quota intorno a 657 m;
sulla parte pianeggiante è stata segnalata la presenza di tombe scavate clandestinamente con
corredo vascolare in ceramica a vernice nera e a figure rosse. E’ stato inoltre raccolto materiale
pre-protostorico che indizierebbe una lunga frequentazione dell’altura, situata a poco più di 300
m dal fosso denominato “Femmina Morta”. Ceramica sigillata italica e ceramiche medievali
farebbero pensare che alla necropoli di età ellenistico-lucana sia subentrato poi un piccolo
insediamento (sito 708). Poco lontano dal sito 708 viene segnalata, in un campo tenuto a pascolo,
un’area di materiale vascolare di età medievale (sito 709).
Contrada Pietrapica (siti 711-712 e 713): probabile fattoria di età ellenistico-lucana indiziata
dalla presenza di affioramenti di ceramica in un campo a ridosso delle falde occidentali di Tempa
Castello (sito 711). A quota 568 m, sul versante occidentale della Contrada, è stato segnalato
materiale vascolare di età ellenistico-lucana (sito 712). A poco meno di 1 km dal fosso Femmina
Morta è stato individuato uno scavo fatto da un mezzo meccanico che ha intaccato una o due
sepolture con copertura di tegole e coppi. Lo scavo raggiungeva circa 60 cm di profondità. La
necropoli dovrebbe riferirsi all’età ellenistica (sito 713).
Contrada Manca di Sotto (siti 714-715 e 716): si tratta di tre segnalazioni a breve distanza tra
loro: lungo la vecchia strada per Episcopia a circa 750 m in direzione nord-est da Casa del
Brigante è stato raccolto qualche frammento vascolare che fa ipotizzare un nucleo di sepolture di
età lucana (714); su un ampio pianoro che si affaccia sul fiume Sinni, sempre a ridosso della
vecchia strada che portava ad Episcopia, viene ipotizzata la presenza di una fattoria ellenistico-
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
lucana sulla base di materiale di superficie, in particolare ceramica a vernice nera (715); altra
possibile fattoria a 630 m a NNE da Casa del Brigante, su un pianoro terrazzato.
Manca Sorba (sito 717): viene ipotizzata la presenza di tombe di età ellenistica sconvolte dai lavori
agricoli, in località Manca Sorba presso un nucleo abitativo moderno, tra la strada statale 104 e il
corso del fiume Sinni.
Località Ginestre (sito 718): in un vecchio casale lungo la strada statale 104 è stato segnalato
materiale di reimpiego (soprattutto tegole) attribuibile all’età ellenistica. Non è stato notato
materiale di superficie nel corso delle ricognizioni.
Località S. Iorio (sito 719): sul ciglio orientale del vallone del fosso Tarantola, a poco meno di 200
m a nord est della carrareccia sterrata, affiora materiale che fa supporre una tomba isolata di età
ellenistica.
Fosso Tarantola (siti 720-721-722): 200 m ad est del fosso viene segnalato un affioramento di
tegole frammentarie che farebbero pensare ad una o più tombe isolate (720); sul ciglio del dirupo
che delimita il versante sinistro del torrente si suppone ugualmente la presenza di sepolture
sconvolte (721); ancora un nucleo sepolcrale viene segnalato nei pressi dell’attraversamento del
fosso, pochi metri a monte della carrareccia che porta a Manca di Sopra (sito 722).
Nella contrada Case Demanio vengono segnalati quattro siti:
Sito 723: area sepolcrale in un campo della frazione Case Demanio, nelle vicinanze della strada
104. La cronologia indicata è l’età ellenistico-lucana.
Sito 724: (frazione Caputo-contrada Demanio) area di affioramento di materiali su circa 500 mq.
Frammenti di tegole e di recipienti da derrata fanno ipotizzare la presenza di una struttura rustica
di età ellenistica.
Siti 725 e 726: nei vigneti a nord del nucleo abitato è stata individuata una vasta area di
dispersione di materiali sia tegole che ceramica vascolare comune. Si ipotizza la presenza di una
piccola fattoria ellenistico-lucana. Poco distante in un vigneto adiacente ad una strada sterrata
che da Case Demanio porta ad un casolare isolato, è stata individuata un’area di materiale che
potrebbe costituire l’indizio di un nucleo sepolcrale riferibile al sito 725.
Contrada Demanio (siti 727-728-729): nei pressi di una cabina elettrica è stato notato
l’affioramento di frammenti di tegole e ceramica comune. Si ipotizza una piccola necropoli di età
ellenistica (727). In un campo incolto in forte pendenza è stata osservata una dispersione di
materiali su circa 200 mq; segni di scavi clandestini ancora riconoscibili uniti a framenti
esclusivamente di tegole attestano la presenza di una necropoli ormai distrutta (728). Tombe
sarebbero presenti anche a 200 metri a valle della frazione di Contrada Demanio dove insieme a
tegole sono stati raccolti frammenti di uno skyphos a vernice nera che daterebbe il contesto al IVIII sec. a.C. (729).
Località Masonara (sito 730): 400 m a ovest della frazione moderna di Case Demanio, materiali
sporadici attestano una frequentazione dell’area in età
romana.
Case Papaleo (sito 731): è stata individuata una tomba
isolata venuta alla luce in seguito ad uno smottamento
del terreno. E’ stata documentata con foto e rilievo
grafico la sezione esposta (Quilici e Quilici Gigli, a cura
di, 2001, p. 176, fig. 7 e 8). Non risulta indagata
archeologicamente. Viene attribuita genericamente
all’età ellenistica.
Agromonte Magnano (siti 733 e 734): nei vigneti
circostanti il tracciato stradale che parte dall’incrocio
________________________________________________________________________________________________
48
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
tra la strada 104 e la carrareccia asfaltata che porta ad
Agromonte Magnano, a quota 540 m, è stata individuata un’area
di dispersione di materiale che fa supporre la presenza di una
fattoria di età ellenistica (733). Sempre seguendo la stessa
strada, a quota 572 m, è stata individuata un’area di materiali di
età ellenistica: si tratta probabilmente di un nucleo di tombe
intercettate nel corso della realizzazione della strada sterrata (sito
734).
Case Peluso (siti 735 e 736): circa 300 m a nord dell’agglomerato
di Case Peluso è stato individuato un impianto a più vani
quadrangolari, realizzati a secco, disposti su almeno due piani
terrazzati artificialmente. La posizione a diretto controllo del
Sinni fa pensare ad una funzione di avvistamento collegato al
centro di Colle dei Greci (Quilici e Quilici Gigli, a cura di, 2001,
p. 178, fig. 11: pianta delle strutture). In un vigneto presso le
case della frazione omonima, argilla vetrificata e tegole malfatte e
arrossate fanno presumere la presenza di una fornace per laterizi attiva in età ellenistica (sito
736).
Località La Mattiosa (siti 737 e 738): nei campi incolti che si estendono in senso est-ovest sul
limite della scarpata che scende al letto del fiume Sinni è stato individuato materiale struttivo e
vascolare riferibile a sepolture. Nei pressi di fornaci in uso fino al secolo scorso, in corrispondenza
di alcune abitazioni, è stata individuata una vasta area con materiali di diversa cronologia tra cui
tegole che fanno pensare alla presenza di una fornace già in età ellenistica.
Frazione Mulini (sito 741): segnalazione da parte di un agricoltore di sepolture in
letto del fiume Sinni. Il riscontro diretto non ha potuto però accertare altro che
pochi frammenti di ceramica comune attribuibile all’età ellenistica. In questo
considerato il toponimo e la vicinanza all’acqua, potrebbe avere ospitato uno dei
che vengono ricordati esistere ad Episcopia fino agli anni ’50 del secolo scorso.
prossimità del
la presenza di
caso il luogo,
cinque mulini
A.2 - 9.8
DISTRIBUZIONE DEGLI INSEDIAMENTI RISPETTO AL CORSO DEL FIUME E
DEI SUOI AFFLUENTI
La carta di distribuzione dei siti realizzata inserendo il posizionamento dei siti tratti da stralci
delle tavole X-XII-XIII della Carta Archeologica della Valle del Sinni, ben evidenzia una
occupazione lungo la riva destra e sinistra del fiume, a diverse fasce altimetriche che vanno da
quote più basse fino a raggiungere anche quote elevate. Trattandosi di dati non sempre definiti,
non si è ritenuto opportuno distinguere le segnalazioni per fasi cronologiche, anche perché
almeno nel 90% dei casi sembrerebbero essere riferite alla medesima età ellenistico-lucana.
Interessante risulta in questo periodo l’occupazione della fascia più prossima al fiume a conferma
del periodo climatico asciutto che caratterizzò l’epoca suddetta. Considerata la portata del fiume,
molto diversa da quella attuale che risente dello sbarramento artificiale operato a monte, non
sarebbe immaginabile una vicinanza ad un grosso corso d’acqua soggetto a straripamenti continui
in periodi climatici piovosi. Molti siti sono stati individuati nelle vicinanze dei numerosi fossi che
alimentano il Sinni o nei pressi delle sorgenti di cui è ricca tutta la conca. Si è notato che i fossi
sembrano rappresentare dei confini entro i quali si distribuiscono gli insediamenti in un areale
che, se delimitato graficamente, mostra almeno tre principali clusters su entrambe le rive.
Trattandosi, come già precisato, di dati da ricognizioni e non da scavo, qualsiasi ipotesi può essere
facilmente smentita, ma sembrerebbe che pur nella capillarità della occupazione del territorio
possano esserci stati dei centri maggiori intorno ai quali il sistema delle fattorie si andava a
localizzare. Il Fosso di Mezzo divide il nucleo che si raggruppa alle pendici meridionali di Colle dei
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49
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Greci da quello delle località Ficantuono e Santa Maria; anche il toponimo potrebbe indicare un
confine sentito come “fisico”, tanto da entrare a far parte della tradizione orale poi adottata nelle
IGM da fine ottocento a oggi. L’altro cluster si delinea tra Fosso di Mezzo e Fosso Monaco,
entrambi affluenti del Sinni; infine, per quanto riguarda la sponda sinistra, una serie di fattorie si
concentrano a est del Fosso Monaco e potrebbero aver avuto come centro maggiore Episcopia. Per
la sponda destra del Sinni un nucleo sembra incentrarsi nelle prossimità di Agromonte Magnano,
un altro ad est del Fosso Acquafredda presso Case Demanio. Segue un’area priva di rinvenimenti
sebbene vi sia Tempa Dorio, un’altura che potenzialmente potrebbe essere promettente con la sua
modesta quota. Un piccolo cluster è stato individuato, invece, lungo il Fosso Tarantola e
l’omonima sorgente. E’ indubbia l’esigenza di posizionarsi nei pressi dei corsi d’acqua o delle
sorgenti il che spiega anche la scelta di questi luoghi che abbondano di acqua in tutte le sue
forme.
A.2 - 9.9
VIABILITA’ ANTICA E TOPONOMASTICA
Un ruolo importante che oggi conosciamo ancora solo in parte è quello svolto dalla rete viaria sia
di tipo strutturato, che collegava centri maggiori, sia quella funzionale alla comunicazione tra
centri minori sia, infine, quella che collegava centri maggiori o minori con insediamenti sparsi,
aree agricole o produttive (Capano 2009, p. 91). Da qui la distinzione di vie di transito, vie di
collegamento e vie di servizio. Ruolo non secondario nel nostro caso svolgeva poi la via fluviale
(secondo le fonti in età medievale ancora navigabile: Guillou 1965) che collegava, nei 94 km di
percorso che il Sinni compie attraversando in senso ovest-est la Basilicata, un ampio territorio
giungendo all’altezza di Policoro nella piana di Metaponto, per poi sfociare nel Mar Jonio.
Fondamentale, dunque, si rivela lo studio della viabilità per la comprensione della distribuzione
dei siti archeologici e della loro natura politica ed economica. Rispetto al panorama disponibile,
anche se solo a livello di segnalazioni, per la conca di Episcopia è possibile avanzare ipotesi di
viabilità esclusivamente per la fase più rappresentata, quella ellenistico-lucana. Tuttavia la
presenza di un sito maggiore quale era Colle dei Greci già in età arcaica permette qualche
considerazione anche nei secoli precedenti. Una interessante puntualizzazione sulle
trasformazioni che hanno subito le strade nel tempo viene fatta da A. Capano nel lavoro già
menzionato, quando accenna al legame tra viabilità e cambiamenti climatici ricordandoci,
implicitamente, che anche la scelta insediativa ha risentito su lunga scala del clima più o meno
favorevole. Sulla base dei dati disponibili per l’Olocene dell’Italia meridionale, la fase che coincide
con la massima espansione insediativa nella conca di Episcopia, come in buona parte della
regione, fu caratterizzata da un clima caldo umido che dal I sec. d.C. in poi va trasformandosi in
caldo semiarido e poi arido. Tra il V sec. e il IX sec. si assiste ad una inversione di tendenza con
prevalente umidità per poi ritornare ad essere caldo tra il X e il XII sec. (per ulteriori scansioni si
rimanda al lavoro di Capano 2009 e soprattutto di Boenzi et alii 2001). Considerazioni legate alla
distribuzione dei rinvenimenti di superficie vengono avanzate dagli Autori della Carta Archeologica
del Sinni che ci invitano a non valutare i potenziali insediamenti partendo dai collegamenti
attuali, che si concentrano nella vallata, ma ad immaginare una sviluppata rete di collegamenti
montani che riducevano senz’altro le distanze, pur aumentandone i disagi. I centri d’altura erano
inseriti nel territorio circostante e sottostante attraverso una capillare rete di collegamenti che
andavano dai sentieri alle mulattiere, ai tratturi. Essi, soprattutto in età medievale avevano tra
l’altro, anche il compito di vigilare sulle principali vie di comunicazione sulle cui direttrici
venivano edificati i castelli. I toponimi riportati ancora sulle IGM del 1956 sono di grande aiuto
per la ricostruzione della toponomastica medievale le cui strade, spesso sentieri, non sono sempre
facilmente riconoscibili. A questo va aggiunto il fatto che, essendo rimaste in uso a volte fino a
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50
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
qualche decennio fa, sono state soggette a rifacimenti e pavimentazioni continue che ne hanno
alterato definitivamente l’aspetto originario. I soli dati attestati da fonti 20 per le zone interne della
Lucania riguardano la Via Herculia e la Via Popilia. Non si hanno testimonianze certe su
collegamenti viari che percorrevano la valle del Sinni all’altezza di Episcopia. Per quanto riguarda
il percorso seguito dalla Via Herculia che, costruita nel III sec. d.C. con Diocleziano si staccava
dalla via Traiana nel Sannio e raggiungeva la Lucania interna, gli studiosi già a partire dal 1800
ritengono che dopo Grumentum la via arrivasse a Nerulum21 passando attraverso la valle di
Cogliandrino e la stazione di Semuncla22; a Nerulum confluiva poi nella via Popilia (la CapuaRhegium). Quest’ultima invece dopo Polla snodandosi tra percorsi di cresta e di crinale (Capano
2009 p. 111) raggiungeva Lagonegro e poi seguendo probabilmente il percorso della statale 19
arrivava a Nerulum. Uno snodo poteva esistere all’altezza di Pecorone o del Cavallo, zona di valico
che collegava la Valle del Noce con la valle del Sinni e in particolare con Seluci e Latronico.
Tuttavia, in assenza di qualsiasi evidenza archeologica, non si può andare al di là delle ipotesi sui
collegamenti che necessariamente dovevano esistere tra i vari centri. Un accenno merita la
toponomastica che nella conca di Episcopia non sembra aver lasciato molte tracce evidenti
relative alla viabilità. Ad est del paese moderno, nell’area denominata Manca di sotto23, una serie
di terrazzi sulla riva destra sono menzionati come “Piano del Ponte” richiamando un probabile
punto di attraversamento del Sinni; “la Valle del Ponte” alle pendici di Timpa Rossa potrebbe,
invece, essere connessa all’attraversamento del fosso Lonca. Un solo termine, “La Carrosa” a
nord-est del tratturo Latronico-Episcopia-Teana potrebbe, invece, riferirsi ad una strada carrabile
se non proprio al tratturo. Prevalgono decisamente i toponimi riguardanti il controllo e i confini
del territorio: sempre a est di Episcopia, ormai fuori dai moderni confini amministrativi, oltre il
Fosso Femmina Morta (già di per sé significativo), troviamo Tempa del Castello, Tre confini, Piano
della Difesa, Tempa della Guardia e tra la nomenclatura dei corsi d’acqua: Fosso di Mezzo, Fosso
di Confine. Sono tutti termini molto espliciti che indicano il ruolo di controllo di un territorio. Ci
sono poi vocaboli che richiamano l’uso del comprensorio da parte dei religiosi che, almeno nel
caso del Convento del Sagittario, sappiano essere monaci benedettini insediatisi nei luoghi a
partire dal IX sec. Oltre al convento menzionato (sito 682), l’IGM riporta il toponimo Croce di Serra
a quota 818 m e ancora più a sud-est Rovine Cappella. La valle attraversata dai torrenti Peschiera
e Frido (per quest’ultimo va segnalato il Ponte Frido), conserva anche il toponimo di una Taverna
(taverna di Magnano) che potrebbe richiamare, come più volte osservato in territori affini, una
stazione di posta di età romana o medievale. Tornando nella zona prossima al centro abitato di
Episcopia notiamo in due casi il richiamo a impianti produttivi: “Mulini” e “Fornace”, mentre in
prossimità del sito 784 il toponimo “Torre” conserva i resti di un complesso medievale (sito 783),
indicando dunque un presidio a controllo del territorio, essendo proprio localizzato alle pendici
meridionali dell’altura di Colle dei Greci. Funzione di avvistamento è stata ipotizzata per il sito
735 ubicato sulla riva destra del Sinni (si veda descrizione sito nelle pagine precedenti). Ricorre
ancora il toponimo “la Torretta” a sud di Episcopia alle pendici di Serra S. Severino. Per quanto
riguarda toponimi di carattere religioso, alcune aree sono dedicata a Santa Maria, San Giovanni,
San Rocco.
Tabula Peutingeriana; Itinerarium Antonini; Cosmographia dell’Anonimo di Ravenna
l’attuale centro di Castelluccio, secondo la proposta di Paola Bottini
22 Per la quale Paola Bottini propone l’identificazione con Castello di Seluci
23 Il termine “Manca” ricorre molto spesso, sia al singolare (Manca di sotto; Manca di sopra; Serra Manca
grande; Manca del Gelo) sia al plurale “Le Manche”, nelle aree gravitanti immediatamente a nord e a sud-est
di Episcopia. Manca viene usato in opposizione a Destra, indicando quindi la parte Sinistra; il tiponimo viene
usato però anche per indicare aree brulle, non esposte al sole, o particolarmente disagiate.
20
21
________________________________________________________________________________________________
51
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
A.2 - 9.10
2013
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
I dati raccolti nel corso della realizzazione del presente lavoro non hanno evidenziato l’esistenza di
presenze archeologiche visibili o note attraverso la letteratura specialistica o dati d’archivio
ricadenti in modo puntuale nei terreni attraversati dall’impianto idraulico da progetto. Rispetto
alle numerose segnalazioni che risultano dalla Carta Archeologica della Valle del Sinni che
costituisce, insieme al GIS della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata, il punto
di riferimento più aggiornato per la conca di Episcopia, si segnala infatti una vera e propria
assenza di testimonianze. Tale assenza può essere in parte addotta alla scarsa visibilità di questo
tratto prospiciente il corso del fiume o, forse, ancor di più alla natura alluvionale dei terreni che
potrebbe aver obliterato eventuali presenze archeologiche.
Territorio di Episcopia: Carta del rischio archeologico.
Da qui la necessità, a nostro avviso, di eseguire saggi preventivi nelle aree indicate nella Carta del
Rischio da affiancare all’assistenza archeologica nei tratti a rischio medio e basso. I restanti tratti
che nella Carta del rischio sono caratterizzati dal color giallo non necessitano, a nostro avviso, di
alcun tipo di intervento trattandosi di aree o già alterate e disturbate, o di tratti in cui i lavori
verranno eseguiti in microtunnel (da picchetto 59 a 76) intersecando, tra l’altro, un’area che nella
mappatura della regione Basilicata è segnalata come a potenziale rischio “amianto” (si veda nei
dettagli la Relazione geologica).
I risultati dei lavori potranno costituire una importante
integrazione alla Carta Archeologica della Valle del Sinni sia nel caso accertino tracce di
frequentazione antica sia allo stesso tempo nel caso le escludano del tutto.
A.2 - 10.0 STRUMENTO URBANISTICO COMUNALE
L’opera ricade nel P.R.G. del Comune di Episcopia, zona E- Aree Agricole.
In tali zone valgono le seguenti Norme:





Indice di fabbricabilità per abitazioni: 0,03 m 3/m2;
Indice di fabbricabilità per pertinenze agricole: 0,07 m 3/m2;
Indice di fabbricabilità per conduzione fondi rustici 1/25 come indice di copertura;
Altezza massima 7,50 m;
Lotto minimo 8.000 m2;
________________________________________________________________________________________________
52
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni


2013
Piani massimi 2;
Distanza dai confini 10,00 m;
A seguito dell’approvazione da parte della Regione Basilicata della Variante Normativa alla zona
“E” sono stati aggiunti i seguenti nuovi indici:







Lotto minimo 2.000 m2;
Destinazione consentita: deposito attrezzi e macchine agricole, prodotti del suolo e/o
animali, allevamento e trasformazione per una superficie coperta di 35 m2;
Altezza massima 4,50 m;
Numeri di piani 1;
Distanza dai confini: 5,00 m a confine o aderenza;
Distanza tra i fabbricati: 10,00 m a confine o aderenza;
Distanza dalla strade: secondo quanto previsto dal D.P.R. 147/93.
A.2 - 11.0 VINCOLI DI ESPROPRIO
Come sancito dall’articolo 12 del DM 387/03, tutte le opere per la realizzazione degli impianti
alimentati da fonti rinnovabili, nonché le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla
costruzione e all'esercizio degli stessi impianti, autorizzate ai sensi del comma 3, sono di pubblica
utilità, indifferibili ed urgenti. Pertanto, il proponente dell’opera, può usufruire delle procedure di
esproprio secondo quanto stabilito dal D.P.R. dell’8 giugno 2001, n. 327.
A.2 - 12.0 FASCE DI RISPETTO STRADALI
La presenza della Superstrada Sinnica S.S. n.653 impone limiti di rispetto dalle fasce stradali, in
ossequio a quanto previsto dalle norme del Nuovo Codice della strada. Per le opere di presa e per
la centrale di produzione si ci è attenuti ad una fascia di rispetto superiore ai 30 m.
A.2 - 13.0 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO: CONCLUSIONI
A.2 - 13.1
COERENZA DEL PROGETTO CON GLI STRUMENTI PROGRAMMATICI
Gli strumenti programmatici attinenti al progetto sono quelli relativi a piani connessi alla
produzione di energia e alla riduzione delle emissioni in atmosfera. Il progetto, per quanto
riguarda gli strumenti a livello comunitario, é coerente con la Direttiva europea 2001/77/CE per
cui gli Stati membri devono soddisfare con l'utilizzo delle fonti rinnovabili una percentuale dei
consumi energetici interni pari al 12% del bilancio energetico complessivo (all’Italia viene
assegnato un obiettivo indicativo di copertura del consumo lordo al 2010 del 25%). Le opere sono
altresì coerenti con il Protocollo di Kyoto, in vigore dal 2005, col quale gli Stati firmatari si
impegnano a ridurre le emissioni di gas serra: gli Stati membri dell’Unione Europea devono
ridurre collettivamente le loro emissioni di gas ad effetto serra dell’8% tra il 2008 e il 2012.
Per quanto concerne gli strumenti programmatici a livello nazionale, le opere in progetto sono
coerenti con la Delibera CIPE 137/98 che assegna alla produzione di energia da FER un
contributo pari a circa il 20% del totale e con la Delibera CIPE 126/99 con cui si individuano gli
obiettivi da perseguire per ciascuna fonte rinnovabile.
A.2 - 13.2
COERENZA DEL PROGETTO CON LA PROGRAMMAZIONE REGIONALE
Le opere in progetto sono connesse allo strumento programmatico a livello regionale, ovvero con il
Piano di Indirizzo Energetico Ambientale Regionale (PIEAR) e relativo Disciplinare regionale,
(Procedure per l’attuazione degli obiettivi del Piano di Indirizzo Energetico Ambientale Regionale
________________________________________________________________________________________________
53
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
P.I.E.A.R. e disciplina del procedimento di cui all'art 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003,n.
387 per l’autorizzazione alla costruzione e all' esercizio di impianti di produzione di elettricità da
fonti rinnovabili nonché linee guida tecniche per la progettazione degli impianti), adottato con
Delibera del Consiglio Regionale n. 2260 del 29 dicembre 2010 e pubblicato sul Bollettino Ufficiale
della Regione Basilicata n.51 del 31 dicembre 2010.
Il PIEAR ha come obiettivo la riduzione dei gas serra e l’incremento dell'energia prodotta mediante
l’impiego di FER. Fra le azioni considerate per il raggiungimento degli obiettivi figura lo sviluppo
dell'idroelettrico, unitamente allo sviluppo delle altre FER. In relazione alla riduzione del gas
serra, l’obiettivo della Regione Basilicata é quello di conseguire una riduzione pari ai 20% delle
emissioni dal 1990 per il 2020. Per quanto riguarda la produzione di energia elettrica attraverso
impianti idroelettrici, l'obiettivo é quello di raggiungere entro il 2020, una potenza istallata di 75
MW. La realizzazione dell’impianto idroelettrico in esame contribuirà a centrare gli obiettivi del
2012 e del 2020, compatibilmente con quanto stabilito nel PIEAR che favorisce lo sviluppo della
tecnologia citata. In riferimento alla verifica della coerenza tra l'iniziativa proposta e la
programmazione energetica regionale, ai sensi del PIEAR (paragrafo 4.1 — Appendice A), il
progetto in esame si configura come “piccola derivazione superficiale” poiché progettato per una
potenza di concessione inferiore alla soglia di 3.000 kW, oltre la quale si identifica un impianto di
grande derivazione.
Il progetto definitivo redatto soddisfa anche principi generali di cui al paragrafo 4.2.( Appendice A)
del PIEAR ossia:
-
Il rispetto del DMV, ai fini della tutela delle caratteristiche fisiche e chimiche del corso
d'acqua utilizzato e della salvaguardia delle biocenosi tipiche delle condizioni naturali locali;
La massima restituzione di acqua in rapporto agli obiettivi di qualità del corso d'acqua.
Inoltre, la condotta forzata dell’impianto idroelettrico soddisfa le seguenti caratteristiche:
-
Ha la minore estensione possibile, per ridurre al minimo l'impatto ambientale e l'uso del
territorio;
Il tracciato esclude l'attraversamento di corsi d’acqua, ai fini della tutela degli stessi;
É completamente interrata ai fini della salvaguardia del paesaggio.
A.2 - 13.3
COERENZA DEL PROGETTO CON LA PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
Dalle analisi precedentemente esposte si evince che:
a) L'opera non presenta conflittualità con gli strumenti di pianificazione e programmazione
vigenti;
b) Risulta compatibile e coerente con i vincoli e le norme insistenti sul territorio.
________________________________________________________________________________________________
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
B - QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE
B.1 – Descrizione delle caratteristiche fisiche dell’insieme del progetto e delle esigenze di
utilizzazione del suolo durante le fasi di costruzione;
B.2 – Descrizione delle principali caratteristiche dei processi produttivi, con l’indicazione della
natura e della quantità dei materiali impiegati;
B.3 – Descrizione della tecnica prescelta, con riferimento alle migliori tecniche disponibili a costi
non eccessivi, e delle altre tecniche previste per prevenire le emissioni degli impianti o per ridurre
l’utilizzo delle risorse naturali, confrontando le tecniche prescelte con le migliori tecniche
disponibili;
B.4 – Valutazione del tipo e della quantità dei residui e delle emissioni previste (quali
inquinamento dell’acqua, dell’aria e del suolo, rumore, vibrazioni, luce, calore, radiazioni, ecc.)
risultanti dalla realizzazione e dalla attività del progetto proposto;
B.5 – Descrizione delle principali soluzioni alternative possibili, inclusa l’alternativa zero, con
indicazione dei motivi principali della scelta compiuta, tenendo conto dell’impatto sull’ambiente.
SOMMARIO PARTE B
B - QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE ........................................................................ 58
B.1 - DESCRIZIONE DELLE CARATTERISTICHE FISICHE DELL’INSIEME DEL PROGETTO E
DELLE ESIGENZE DI UTILIZZAZIONE DEL SUOLO DURANTE LE FASI DI COSTRUZIONE ........ 58
B.1 - 1.0
PREMESSA .......................................................................................................... 58
B.1 - 2.0
LE OPERE DI PRESA ............................................................................................ 58
B.1 - 2.1
LE GRIGLIE SUB-ORIZZONTALI........................................................................ 59
B.1 - 2.2
IL RILASCIO DEL DMV ..................................................................................... 60
B.1 - 2.3
IL CANALE DI PRESA, IL CANALE DERIVATORE, LO SCARICO DEL CANALE
DERIVATORE, IL CANALE ADDUTTORE ................................................................................ 61
B.1 - 2.4
IL SISTEMA DISSABBIATORE – VASCA DI CARICO ........................................... 62
B.1 - 2.5
SFIORATORI DI SUPERFICIE ............................................................................ 63
B.1 - 2.6
SCARICHI DI FONDO ........................................................................................ 63
B.1 - 2.7
IL CANALE DI SFIORO E IL CANALE DI SCARICO NELL’OPERA DI PRESA ........ 63
B.1 - 2.8
LE OPERAZIONI DI MANUTENZIONE ................................................................ 63
B.1 - 3.0
LA CONDOTTA FORZATA ..................................................................................... 64
B.1 - 3.1
MATERIALE DI COSTITUZIONE DELLA CONDOTTA .......................................... 64
B.1 - 3.1
POSA IN OPERA DELLE TUBAZIONI ................................................................. 64
B.1 - 3.2
DIAMETRO DELLA CONDOTTA E PERDITE DI CARICO..................................... 65
__________________________________________________________________________________________________________
55
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
B.1 - 3.3
B.1 - 4.0
2013
ESECUTIVITA’ DELLA CONDOTTA LUNGO IL TRACCIATO ................................ 66
EDIFICIO DEL MACCHINARIO ELETTRICO E IDRAULICO .................................... 67
B.1 - 4.1
LA CONFIGURAZIONE DELL’EDIFICIO ............................................................. 67
B.1 - 4.2
IL CANALE DI SCARICO DELLA CENTRALE DI PRODUZIONE ........................... 69
B.1 - 5.0
STRADA DI ACCESSO ALL’EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE ....................... 71
B.1 - 5.1
OPERE DI PROGETTO ...................................................................................... 71
B.1 - 5.2
STRADA DI PROGETTO .................................................................................... 73
B.1 - 5.3
PIAZZOLA DI PROGETTO .................................................................................. 75
B.1 - 6.0
ALLACCIO ALLA RETE ENEL ................................................................................ 78
B.1 - 7.0
ESIGENZE DI UTILIZZAZIONE DEL SUOLO DURANTE LE FASI COSTRUZIONE ... 79
B.1 - 7.1
MOVIMENTI DI TERRA ..................................................................................... 79
B.1 - 7.2
OPERE DI MITIGAZIONE E DI RIPRISTINO AMBIENTALE .................................. 79
B.2 - DESCRIZIONE DELLE PRINCIPALI CARATTERISTICHE DEI PROCESSI PRODUTTIVI,
CON L’INDICAZIONE DELLA NATURA E DELLA QUANTITÀ DEI MATERIALI IMPIEGATI ......... 80
B.2 - 1.0
IL MACCHINARIO ELETTRICO E IDRAULICO ....................................................... 80
A) GRUPPO TURBINA ............................................................................................................ 80
B) GENERATORE .................................................................................................................. 84
C) PARATOIA DI MACCHINA .................................................................................................. 85
D) TRASFORMATORI ............................................................................................................. 86
E) PARTI ELETTRICHE – CABINA MT ..................................................................................... 88
F) PARTI ELETTRICHE - QUADRO BT, AUTOMAZIONE .......................................................... 92
G) ALTRI IMPIANTI ................................................................................................................ 95
B.2 - 1.1
B.2 - 2.0
IMPIANTO ELETTRICO: SCHEMA UNIFILARE ................................................... 96
QUANTIFICAZIONE DELLE ACQUE DERIVATE E DMV ......................................... 97
B.2 - 2.1
DESCRIZIONE DEL BACINO IDROGRAFICO ..................................................... 97
B.2 - 2.2
I DATI IDROLOGICI .......................................................................................... 97
B.2 - 2.3
VALUTAZIONE DEI DEFLUSSI ANNUALI, CURVA DI DURATA E MEDIE MENSILI
101
B.2 - 2.4
IL DEFLUSSO MINIMO VITALE (DMV) ............................................................. 102
B.2 - 2.5
APPLICAZIONE DEL METODO VAPI AL BACINO DEL SINNI ............................ 103
B.2 - 2.6
BILANCIO IDRICO: VOLUMI D’ACQUA DERIVATI ............................................ 105
B.3 - DESCRIZIONE DELLA TECNICA PRESCELTA, CON RIFERIMENTO ALLE MIGLIORI
TECNICHE DISPONIBILI A COSTI NON ECCESSIVI, E DELLE ALTRE TECNICHE PREVISTE
__________________________________________________________________________________________________________
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
PER PREVENIRE LE EMISSIONI DEGLI IMPIANTI O PER RIDURRE L’UTILIZZO DELLE
RISORSE NATURALI, CONFRONTANDO LE TECNICHE PRESCELTE CON LE MIGLIORI
TECNICHE DISPONIBILI. .................................................................................................... 107
B.3 - 1.0
DESCRIZIONE DELLA TECNICA PRESCELTA ..................................................... 107
B.3 - 2.0
IMPIANTI AD ACQUA FLUENTE E TECNICHE DISPONIBILI ................................ 107
B.4 - VALUTAZIONE DEL TIPO E DELLA QUANTITÀ DEI RESIDUI E DELLE EMISSIONI
PREVISTE (QUALI INQUINAMENTO DELL’ACQUA, DELL’ARIA E DEL SUOLO, RUMORE,
VIBRAZIONI, LUCE, CALORE, RADIAZIONI, ECC.) RISULTANTI DALLA REALIZZAZIONE E DALLA
ATTIVITÀ DEL PROGETTO PROPOSTO. .................................................................................. 109
B.4 - 1.0
LE SOSTANZE PRODOTTE, TRASFORMATE ED UTILIZZATE NEL PROCESSO
PRODUTTIVO ......................................................................................................................... 109
B.4 - 2.0
DATI RELATIVI ALLA PRODUZIONE DI RIFIUTI, DI EMISSIONI ATMOSFERICHE, DI
SCARICHI IDRICI, DI SVERSAMENTI AL SUOLO, DI SOTTOPRODOTTI, DI EMISSIONI
TERMICHE, DI RUMORI VIBRAZIONI E RADIAZIONI............................................................... 109
B.4 - 2.1
SCARICHI IDRICI ............................................................................................ 110
B.4 - 2.2
SVERSAMENTI AL SUOLO .............................................................................. 110
B.4 - 2.3
EMISSIONI ATMOSFERICHE .......................................................................... 110
B.4 - 2.4
SOTTOPRODOTTI ........................................................................................... 112
B.4 - 2.5
EMISSIONI TERMICHE ................................................................................... 112
B.4 - 2.6
RUMORI E VIBRAZIONI .................................................................................. 112
B.4 - 2.7
RADIAZIONI ................................................................................................... 112
B.4 – 3.0
DATI RELATIVI AI MATERIALI PERICOLOSI UTILIZZATI, IMMAGAZZINATI O
PRODOTTI SUL SITO .............................................................................................................. 113
B.4 – 4.0
DEFINIZIONE DEL RISCHIO INCIDENTI ............................................................. 113
B.5 - DESCRIZIONE DELLE PRINCIPALI SOLUZIONI ALTERNATIVE POSSIBILI, INCLUSA
L’ALTERNATIVA ZERO, CON INDICAZIONE DEI MOTIVI PRINCIPALI DELLA SCELTA COMPIUTA,
TENENDO CONTO DELL’IMPATTO SULL’AMBIENTE. .............................................................. 114
B.5 - 1.0
MOTIVI PRINCIPALI DELLA SCELTA COMPIUTA ................................................. 114
B.5 – 1.1
RISPARMIO DI COMBUSTIBILE ...................................................................... 115
B.5 – 1.2
ANALISI DELLE RICADUTE OCCUPAZIONALI ................................................. 115
B.5 – 2.0
PRINCIPALI SOLUZIONI ALTERNATIVE POSSIBILI .............................................. 116
B.5 – 3.0
L’ALTERNATIVA ZERO ....................................................................................... 116
__________________________________________________________________________________________________________
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
B - QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE
B.1 – Descrizione delle caratteristiche fisiche dell’insieme del progetto e delle esigenze di
utilizzazione del suolo durante le fasi di costruzione;
B.2 – Descrizione delle principali caratteristiche dei processi produttivi, con l’indicazione della
natura e della quantità dei materiali impiegati;
B.3 – Descrizione della tecnica prescelta, con riferimento alle migliori tecniche disponibili a costi
non eccessivi, e delle altre tecniche previste per prevenire le emissioni degli impianti o per ridurre
l’utilizzo delle risorse naturali, confrontando le tecniche prescelte con le migliori tecniche
disponibili;
B.4 – Valutazione del tipo e della quantità dei residui e delle emissioni previste (quali
inquinamento dell’acqua, dell’aria e del suolo, rumore, vibrazioni, luce, calore, radiazioni, ecc.)
risultanti dalla realizzazione e dalla attività del progetto proposto;
B.5 – Descrizione delle principali soluzioni alternative possibili, inclusa l’alternativa zero, con
indicazione dei motivi principali della scelta compiuta, tenendo conto dell’impatto sull’ambiente.
B.1 - DESCRIZIONE DELLE CARATTERISTICHE FISICHE
DELL’INSIEME DEL PROGETTO E DELLE ESIGENZE DI
UTILIZZAZIONE DEL SUOLO DURANTE LE FASI DI COSTRUZIONE
B.1 - 1.0
PREMESSA
[I calcoli idraulici completi, per quel che riguarda il dimensionamento dei singoli componenti dell’impianto, sono
riportati nella Relazione Tecnica Generale (Elab_100) - All. B].
Le opere principali che costituiscono l’impianto idroelettrico ad acqua fluente di progetto, sono:
-
Le opere di presa e opere di adduzione;
La condotta forzata;
L’edificio centrale di produzione ove alloggia il macchinario elettro-meccanico.
Le opere di derivazione sono posizionate in destra idraulica alla quota di 462,20 m s.l.m. con
restituzione, nello stesso alveo ed in destra idraulica, ad una quota di circa 412,00 m s.l.m.
La derivazione avviene mediante un’opera di presa del tipo a trappola, ossia, le acque, intercettate
da apposite griglie fissate sul canale di presa, sono convogliate, tramite canale derivatore prima e
canale adduttore poi, nel sistema dissabbiatore – vasca di carico. Dalla vasca di carico e
attraverso la condotta forzata, sono alimentate le macchine idrauliche poste nell’edificio centrale
di produzione posizionato a valle. La restituzione delle acque avviene a mezzo di un canale di
scarico che restituisce le acque turbinate nell’alveo della stessa asta idraulica.
B.1 - 2.0
LE OPERE DI PRESA
Le opere di presa dell’impianto in progetto si compongono: Del canale di presa sormontato da
apposita griglia, del canale per il rilascio del DMV previsto, del canale adduttore, del sistema
dissabbiatore - vasca di carico e degli appositi scarichi. L’opera di presa è posizionata ad una
quota di 462,20 m s.l.m. (cfr Elab. 460) le cui coordinate seguenti sono riferite, rispettivamente,
al centro della griglia di derivazione (inteso come intersezione tra asse mediano longitudinale e
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58
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
trasversale del canale di presa) ed al punto di prelievo dell’acqua, ovvero all’imbocco del canale
derivatore:
Coordinate Opere di presa
Riferite al centro della griglia
UTM (ED50) N Fuso 33
4.436.809,53
UTM (ED50) E Fuso 33
592.288,15
GEOGRAFICHE (ED50) - Lat.
40,07582
GEOGRAFICHE (ED50) - Long.
16,08231
UTM (WGS84) N Fuso 33
UTM (WGS84) E Fuso 33
4.436.617
592.223
GEOGRAFICHE (WGS84) - Lat.
40,07477
GEOGRAFICHE (WGS84) - Long.
16,08157
Coordinate Opere di presa
UTM (ED50) N Fuso 33
4.436.787
UTM (ED50) E Fuso 33
592.311
GEOGRAFICHE (ED50) - Lat.
Riferite al punto di prelievo dell’acqua
GEOGRAFICHE (ED50) - Long.
UTM (WGS84) N Fuso 33
UTM (WGS84) E Fuso 33
40,07561
16,08257
4.436.595
592.247
GEOGRAFICHE (WGS84) - Lat.
40,07457
GEOGRAFICHE (WGS84) - Long.
16,08152
Coordinate dell’opera di presa.
La trasformazione dal sistema UTM Fuso 33 a coordinate Gauss-Boaga Fuso Est è ottenuta
impiegando i seguenti fattori di passaggio:
E = 2.019.943
N = -186
La cartografia regionale in cui l’area ricade è identificata dagli elementi 522091, 522092, 522103 e
522104, (1:5.000) Gauss-Boaga, Fuso Est.
B.1 - 2.1
LE GRIGLIE SUB-ORIZZONTALI
Il canale di presa è posizionato a circa 462,41 m slm a monte di una briglia esistente ed è
realizzato in calcestruzzo cementizio armato con estensione che si sviluppa dalla sinistra verso la
destra idraulica. L’architettura è quella tipica delle prese mediante traversa con feritoia sub
orizzontale e comunemente definite a trappola. Il canale di presa, al fine di captare la portata di
dimensionamento pari a Qdim=4,60 mc/s, ha una lunghezza netta complessiva di 36,10 m, una
larghezza netta interna di 2,00 m ed altezza utile minima di 1,45 m, La figura seguente mostra, in
maniera esemplificativa, il canale di presa a trappola posizionato a tergo della briglia esistente
nella sezione di presa. Le griglie sub orizzontali sormontano il canale di presa e risultano
costituite da elementi in acciaio che possono essere usuali profili quadri e/o piatti a sezione
piena, oppure profili tipo UNI a sezione a T oppure a C; tali elementi sono fissati alle estremità del
canale di presa ed opportunamente inclinati di un angolo  rispetto all’orizzontale. La larghezza L
delle griglie sub orizzontali è funzionale alla portata da derivare, alla pendenza del fondo del fiume
a monte, alle dimensioni geometriche eseguibili, all’inclinazione delle stesse rispetto
all’orizzontale, nonché alla lunghezza complessiva del grigliato.
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59
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Sezione del canale di presa a trappola.
Il calcolo della larghezza delle griglie, nota la portata Q da derivare, è effettuato imponendo:
- L’estensione (o lunghezza) B dell’intero grigliato, pari all’estensione del canale di presa, al netto
del canale per il rilascio del DMV;
- L’inclinazione  della griglia rispetto all’orizzontale;
- Il rapporto di costruzione  della griglia, funzione dello spessore delle barre e della loro
distanza.
Nota la portata Q da derivare e calcolata l’altezza di moto sulla griglia, si verifica la velocità iniziale
della corrente U. A partire da tali dati si determina, in funzione dell’altezza critica raggiungibile
dalla corrente a monte della griglia, l’altezza effettiva della corrente sulla griglia stessa. Applicando
apposite correzioni, tramite impiego di opportuni coefficienti, si determina la lunghezza L ottimale
degli elementi costitutivi la griglia. Nello specifico, la lunghezza ricercata degli elementi della
griglia è fornita dalla integrazione, ottenuta esclusivamente per via numerica, della seguente
funzione:
dx
h  U 2 / 2  g (2  3  y )  y 0,13


dy
2    ko
y  (1  y )
In tale relazione si individuano:
x
= ascissa incrementale della griglia a partire dall’origine;
y
= altezza della corrente riferita al carico totale;
U
= velocità della corrente;
h
= profondità media della corrente sulla griglia;

= rapporto geometrico tra elementi della griglia;
Ko
= fattore di posizione numerica.
Il calcolo, eseguito per le diverse portate significative consente di ottenere una lunghezza minima
degli elementi della griglia pari a: L = 2,15 m; tale lunghezza ottenuta è quella della griglia
inclinata nel verso del moto dell’acqua di un angolo  = 20° sull’orizzontale; la sua proiezione L’
risulta: L’=Lcos =2,03 m ossia L’=2,00 m. Il valore di L’, necessario per la derivazione della
portata imposta, costituisce la larghezza utile del canale di presa di progetto. Sulla base del
risultato ottenuto, la trappola, progettata al fine di captare la portata di dimensionamento
Qdim=4,60 mc/s, avrà una larghezza utile netta interna pari a: L’=2,00 m.
B.1 - 2.2
IL RILASCIO DEL DMV
Il rilascio in alveo del DMV, quantificato in 0,394 mc/s, avviene tramite una soglia a stramazzo di
dimensioni geometriche tali da garantire il transito dell’effettivo passaggio della portata prevista.
L’altezza effettiva di moto sullo stramazzo è determinabile attraverso l’utilizzo di un fattore di
riduzione, in corrispondenza della profondità critica, funzione delle caratteristiche geometriche
dello stramazzo stesso. Le dimensioni definitive dello stramazzo DMV, tali da garantire l’effettivo
passaggio della quantità prevista e quantificata in 0,394 mc/s sono le seguenti: bDMV =4,00 m;
hDMV =0,15m. L’altezza di moto pari a 0,089 m è contenuta nella sezione rettangolare di base 4,00
m e altezza pari a 0,15 m, garantendo il deflusso del DMV.
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60
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
B.1 - 2.3
IL CANALE DI PRESA, IL CANALE DERIVATORE, LO SCARICO DEL CANALE
DERIVATORE, IL CANALE ADDUTTORE
Il canale di presa
Il canale di presa avrà un’altezza tale da contenere la portata da derivare, oltre ad un necessario
franco di sicurezza. La scala delle portate, costruita per la portata di dimensionamento pari a
Qdim=4,60 mc/s e per un canale a sezione rettangolare di base pari a 2,00 m, fornisce un’altezza
di riempimento pari a 1,28 m. A tale altezza occorrerà aggiungere un adeguato franco di sicurezza.
Sezione tipo canale
Geometria del canale di presa
La verifica è stata condotta per il tratto di lunghezza pari a 57,96 m e pendenza pari allo 0,12%,
da quota 460,20 m s.l.m. a quota 460,13 m s.l.m., che include sia il canale di presa sia il canale
derivatore.
Il canale derivatore
Il canale derivatore costituisce il raccordo tra il canale di presa ed il canale adduttore; le
dimensioni utili previste, nette interne, sono le stesse del canale di presa. Esso, pertanto, avrà
base pari a quella del canale di presa e altezza pari a quella della spalletta superiore di
quest’ultimo. Esecutivamente, come dai grafici relativi alle opere di presa, la sezione del canale
derivatore avrà le seguenti dimensioni geometriche nette interne: Base=2,00 m; Altezza=1,80 m.
Lo scarico del canale derivatore
Lo scarico del canale derivatore, protetto da paratoia, consente la reimmissione in alveo dell’intera
portata in arrivo. Il canale di scarico, realizzato a sezione trapezoidale con materassi tipo “Reno”,
ha una lunghezza complessiva pari a circa 28 m con pendenza dello 0,35% e dimensionato per
smaltire una portata pari a quella massima derivabile, ossia di 4,60 mc/s. La sezione di progetto è
tale da reimmettere la portata massima derivabile, nell’alveo del Fiume Sinni, in condizioni di
estrema sicurezza e con una velocità pari a 1,20 m/s.
Il canale adduttore
Dal canale derivatore e attraverso il pozzetto-sghiaiatore la portata è convogliata al canale
adduttore a pelo libero per poi giungere all’interno del complesso dissabbiatore - vasca di carico. Il
canale adduttore si compone di due tratti:
- Il primo tratto ha una lunghezza di 196,23 m, un dislivello di 0,59 m per una pendenza
dello 0,301%;
- Il secondo tratto ha una lunghezza di 469,96 m, un dislivello di 1,40 m per una pendenza
dello 0,298%.
Complessivamente il canale adduttore ha uno sviluppo pari a 666,19 m e sarà realizzato mediante
tubazione in PRFV - o gettata in opera - di diametro interno pari a 2,00 m. Nel primo tratto, la
portata di dimensionamento, pari a Qdim=4,60 mc/s, determina un grado di riempimento del
49,92 %.
Nel secondo tratto, la portata di dimensionamento pari a Qdim=4,60 mc/s determina un grado di
riempimento del 50,06 % garantendo un tirante in vasca a quota 457,66 m s.l.m.
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61
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
B.1 - 2.4
2013
IL SISTEMA DISSABBIATORE – VASCA DI CARICO
Dissabbiatore
Il canale adduttore immette la portata derivata nel dissabbiatore. Il dimensionamento del
dissabbiatore, funzione anche del tipo di turbina idraulica da adottare, è stato definito applicando
sia gli studi sperimentali di Eghiaziaroff , sia quelli di Komar e Clemens, sia il metodo di Camp.
Posta pari a d la grandezza minima delle particelle da sedimentare, che nel caso in esame per
turbine Francis è compresa tra 0,40 e 1,0 mm, assegnate B e Hm, rispettivamente base e altezza
media del dissabbiatore, nota la portata in ingresso si determina il coefficiente di resistenza Cdn
funzione del numero di Reynolds Re. Nelle stesse ipotesi di progetto è stata applicata la teoria di
Camp che presenta diverse analogie procedurali con il metodo precedente, seppur con sostanziali
variazioni. I risultati conseguiti in termini di lunghezza utile da assegnare al dissabbiatore
risultano convergenti sulla lunghezza L pari a circa 13,63 m. Assegnando le dimensioni
geometriche definitive alla zona di ingresso, a quella destinata alla sedimentazione ed a quella di
uscita.
Zona Ingresso
Zona Sedimentazione
Zona Uscita
Iz =
L=
1,50 [m]
10,18 [m]
Oz =
3,50 [m]
LTOT =
15,18 [m]
Valori relativi al metodo di Camp.
L’efficienza della lunghezza del dissabbiatore è stata stimata sia attraverso la verifica del “carico
idraulico”, sia secondo le indicazioni teoriche di “Dobbins-Camp”. I risultati ottenuti sono
accettabili, considerando le diverse restrizioni imposte al calcolo a favore di sicurezza.
Stramazzo
Il flusso dal dissabbiatore passa alla vasca di carico mediante uno stramazzo concepito in
maniera tale da determinare, per la portata di progetto, un profilo della corrente con quota di pelo
libero costante.
Vasca di carico
Il volume della vasca di carico è funzionale al tempo di permanenza t dell’acqua all’interno della
stessa vasca. Nota la portata di dimensionamento in arrivo, Qdim = 4,60 mc/s, e imposto un
tempo di permanenza, si ricava il volume V della vasca di carico.
Sezione del sistema dissabbiatore - vasca di carico nell’opera di presa.
La vasca di carico, nel caso in oggetto, ha dimensioni di base pari a 25,20 m di lunghezza, 9,00 m
di larghezza e un’altezza di carico di 3,75 m; l’altezza di carico di 3,75 m corrisponde alla quota
degli sfioratori di superficie, previsti in numero di tre, il cui scopo è quello di smaltire le portate in
esubero. L’altezza effettiva interna della vasca di carico è pari a 5,00 m, ottenuta sommando a
3,75 m l’altezza degli sfioratori pari a 0,80 m oltre a un franco di sicurezza pari a circa 0,45 m. Lo
spessore degli elementi strutturali emergenti è pari a 0,50 m. Le dimensioni delle opere sono
riportate negli elaborati grafici che compongono la documentazione progettuale. La quota del
livello d’acqua nella vasca di carico è pari a 457,66 m s.l.m.
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62
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
B.1 - 2.5
2013
SFIORATORI DI SUPERFICIE
Sfioratori di superficie
Dissabbiatore e vasca di carico sono muniti di appositi sfioratori di superficie per consentire lo
smaltimento del “troppo pieno” all’interno della struttura. La verifica eseguita determina una
portata smaltibile pari a 4,774 mc/s per uno sfioratore di dimensioni pari a: b = 4,00 m (base); h
= 0,80 m (altezza).
B.1 - 2.6
SCARICHI DI FONDO
Scarichi di fondo (Paratoie)
Dissabbiatore e vasca di carico sono muniti di appositi scarichi di fondo, protetti da paratoie
azionabili a comando, per consentirne lo svuotamento al fine di eseguire operazioni di pulizia o di
manutenzione ordinaria. Sono stati previsti due scarichi di fondo nella vasca di carico ed uno nel
dissabbiatore; il dimensionamento è stato effettuato operando in termini di massima sicurezza. Le
dimensioni utili determinate per ciascuno scarico di fondo sono le seguenti: Base=1,00 m;
Altezza= 1,00 m.
B.1 - 2.7
IL CANALE DI SFIORO E IL CANALE DI SCARICO NELL’OPERA DI PRESA
Il fluido che affluisce dagli scarichi di fondo e dagli sfioratori viene convogliato, tramite opportuna
raccolta, nell’alveo del Fiume Sinni. La raccolta è affidata al canale di sfioro, mentre il
convogliamento è affidato al canale di scarico.
Canale di sfioro
Il canale di sfioro dell’opera di presa è a sezione rettangolare - base pari a 3,00 m e altezza utile
massima per il deflusso pari a 3,85 m - e si sviluppa lateralmente al sistema dissabbiatore - vasca
di carico con dimensionamento commisurato all’efflusso massimo proveniente dai singoli scarichi
di fondo.
Canale di scarico
Il canale di scarico dell’opera di presa è a sezione rettangolare - base pari a 3,00 m e altezza utile
netta per il deflusso pari a 2,20 m - si sviluppa secondo la direttrice ortogonale al canale di sfioro
e si compone di tre distinti tratti, separati da due salti, per convogliare le acque raccolte nel
canale di sfioro nell’alveo del Fiume Sinni.
OSSERVAZIONE SUL CANALE DI SCARICO
Per un'adeguata progettazione del canale si è proceduto prima all'individuazione del ciglio di
sponda, definito come il luogo dei punti della sponda dell'alveo inciso o alveo attivo avente quota più
elevata e individuato dalla delimitazione della parte di regione fluviale interessata dal deflusso
idrico in condizioni di piena ordinaria. In tal modo l’ultimo tratto del canale di scarico sarà realizzato
a sezione trapezia con materassi tipo "Reno" fino all'immissione nel Fiume Sinni, in modo da non
alterare la morfologia dei luoghi e garantendo anche una protezione, per la sponda stessa, contro
eventuali fenomeni di erosione in caso di piene eccezionali. Per evitare fenomeni di erosione al piede
del versante si sistemerà il fondo dell'alveo, nel tatto interessato dalla reimmissione delle acque,
ancora con materassi tipo “Reno”. Lo scarico previsto è tangente al flusso della corrente in alveo e
comunque tale non interferire con le dinamiche morfoevolutive del Fiume Sinni e da non interessare
la sponda opposta a quella ove si verifica il rilascio.
B.1 - 2.8
LE OPERAZIONI DI MANUTENZIONE
Le operazioni di manutenzione sia del dissabbiatore sia della vasca di carico sono effettuate
tramite accesso dalle botole di servizio. Scale metalliche, opportunamente posizionate, consentono
di scendere all’interno delle vasche per effettuare le lavorazioni necessarie.
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63
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
B.1 - 3.0
2013
LA CONDOTTA FORZATA
La condotta forzata collega la vasca di carico con le macchine idrauliche poste nell’edificio centrale
di produzione. Il pelo libero alla vasca di carico è posto a quota 457,66 m s.l.m. ed il pelo libero
allo scarico della centrale di produzione è posto a quota 418,66 m s.l.m.
Il salto geometrico utile risultante è pari a: H = 457,66 m – 418,66 m = 39,00 m.
B.1 - 3.1
MATERIALE DI COSTITUZIONE DELLA CONDOTTA
La condotta forzata è realizzata mediante tubazioni in Poliestere Rinforzato con Fibre di Vetro
(P.R.F.V.). I plastici rinforzati con fibra di vetro rientrano nella categoria dei materiali compositi,
nei quali un materiale di natura fibrosa con elevate caratteristiche di resistenza alla trazione è
inglobato in un materiale omogeneo di minori caratteristiche meccaniche. La matrice è costituita
da resine poliesteri insature termoindurenti ed ha il compito di tenere assieme le fibre con
orientazione e densità definite dalle specifiche di costruzione. Le fibre di vetro sono presenti in
varie forme (rovings continui, mats a fili tagliati, stuoie e tessuti, veli di superficie, ecc.). La parete
della tubazione (P.R.F.V.), prodotte su mandrino per avvolgimento di fili, è costituita da tre strati,
perfettamente aderenti l’uno all’altro, che formano un unico elemento strutturale: Lo strato
interno, lo strato meccanico resistente, lo strato esterno.
Le tubazioni sono collegate mediante giunti a bicchiere con tenuta idraulica assicurata da doppia
guarnizione elastomerica toroidale. Il bicchiere di cui ogni barra è dotata è integrale e monolitico
alla barra e costruito contemporaneamente alla barra stessa. Le sedi per le guarnizioni di tenuta
sono ricavate in sovra spessore sull’altra estremità della barra, senza intaccare lo strato
meccanico resistente del tubo. Le guarnizioni elastomeriche, ad anello toroidale, sono in gomma
sintetica (SBR).
B.1 - 3.1
POSA IN OPERA DELLE TUBAZIONI
Trincea
La trincea è tale da consentire una corretta costipazione del materiale utilizzato per il rinfianco
della tubazione e il riempimento di tutti gli spazi al disotto della tubazione.
Letto di posa
La superficie del letto di posa, in corrispondenza dell’appoggio del tubo, sarà continua, livellata e
priva di sassi o altri oggetti che potrebbero danneggiare la tubazione. Lo spessore del letto di posa
non risulterà, comunque, inferiore a 15 cm.
Giunzione e posa
Dopo aver preparato e costipato il letto di posa, le tubazioni vengono giuntate e posate in accordo
al tipo di giunto e alle prescrizioni di fabbrica. Una volta posato nella trincea e giuntato, il tubo
può essere ruotato nella giunzione fino alla massima angolazione consentita dalle specifiche di
produzione. Il tubo sarà adagiato sul letto di posa in modo da essere sostenuto uniformemente
per l’intera lunghezza.
Esempio di sistemazione in trincea: Metodo di posa 1
Esempio di sistemazione in trincea:Metodo di posa
2
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64
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Il riempimento del cavo di posa verrà eseguito a strati di non più di 30 cm, da entrambi i lati della
tubazione. In particolare, sarà curato il riempimento delle zone sottostanti la tubazione, per un
arco di 90°. Il letto di posa e il rinfianco nella zona primaria saranno compattati al 90% dell’Indica
Proctor Standard. Il raggiungimento della densità prevista, in relazione al materiale impiegato e al
metodo di costipazione, verrà verificato sui singoli tratti della condotta, confrontando la misura
della deflessione con il valore teorico calcolato. La restante parte del rinterro verrà eseguita
riportando in strato omogenei, di uniforme spessore, il materiale di risulta degli scavi.
B.1 - 3.2
DIAMETRO DELLA CONDOTTA E PERDITE DI CARICO
Il diametro ottimale per la condotta in esame è stato determinato attraverso l’equazione di
Manning, imponendo una perdita di carico al disotto del limite del 4% del salto utile. Il
contenimento della perdita di carico al disotto del limite dettato comporta l’utilizzo di un diametro
commerciale pari a 1,80 m con una perdita di carico pari a 1,54 m. Sono state stimate in 0,14 m
le perdite di carico concentrate, relative alle deviazioni angolari presenti lungo il tracciato della
condotta. I valori determinati di Re, , /D, risultano perfettamente identificati nel corrispondente
abaco di Moody.
E’ stata eseguita una stima per la verifica a colpo d’ariete determinando: la celerità della
perturbazione c = 513,81 m/s; pw = working pressure = 3,825 bar; ps = surge pressure = 9,288
bar; la pressione massima : pw + ps = 13,113 bar e il “ritmo” della condotta  = 6,32 s; tali valori
sono stati determinati assumendo, per il materiale costitutivo della condotta forzata (PRFV),
caratteristiche fisiche e meccaniche generali con dati presenti in letteratura e le corrispondenti
verifiche sulla classe di pressione nominale delle tubazioni, condotte secondo le norme AWWA C
950/95, risultano soddisfatte. Le caratteristiche generali della condotta, sono riassunte nella
tabella seguente.
Quota del pelo libero alla vasca di carico (per Qmedia270 = 2,25 mc/s)
Quota del pelo libero allo scarico
(per Qmedia270 = 2,25 mc/s)
Salto Geometrico
(per Qmedia270 = 2,25 mc/s)
h sup
h inf
H
Diametro della condotta

Area della Sezione
Ω
Lunghezza complessiva della condotta
L
Perdite di carico distribuite
Y
Perdite di carico concentrate
hf
Cadente
hc
Velocità del fluido in condotta
U
Materiale della condotta forzata
=
=
=
=
=
=
=
=
=
457,66
418,66
m slm
m slm
39,00
m
1.800
mm
2,545
mq
1.623,86
m
1,54
m
0,14
m
0,0009484
m/m
1,8077
m/s
P.R.F.V.
Caratteristiche generali della condotta forzata.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
La condotta forzata si snoda, lungo il tracciato previsto, ancorandosi a capisaldi, ovvero a vertici
ove compie deviazioni angolari orizzontali e/o verticali. Le coordinate planimetriche dei vertici
della condotta forzata sono riportate nella tabella seguente.
Coordinate dei vertici della condotta forzata in UTM (ED50).
B.1 - 3.3
ESECUTIVITA’ DELLA CONDOTTA LUNGO IL TRACCIATO
Il percorso della tubazione è, nella sua totalità, interrato. La trincea è tale da consentire una
corretta costipazione del materiale utilizzato per il rinfianco della tubazione e il riempimento di
tutti gli spazi al disotto della tubazione. La figura seguente illustra la sezione tipo dello scavo in
trincea da effettuarsi per la posa della condotta forzata. Nessun tratto della condotta si svilupperà
fuori terra. L’esecuzione degli scavi verrà effettuata nelle condizioni di massima sicurezza e nel
rispetto delle norme vigenti in materia.
Attraversamenti con carotaggi
Il tracciato della condotta forzata può incrociare, in taluni casi, strutture murarie non
opportunamente segnalate come vecchie ali di briglie non rimosse, paramenti murari residui di
opere ormai non più presenti, trovanti, ecc. In tali casi, per la continuità del percorso della
tubazione, sarà necessario ricorrere al carotaggio della sezione muraria e all’alloggiamento di
appositi collari distanziatori, in polietilene ad alta densità, che andranno ad interporsi tra la
condotta forzata e la muratura.
Attraversamenti in microtunnelling
Un tratto della condotta forzata sarà realizzato in microtunnelling. Il tratto interessato della
condotta forzata va dal picchetto 59 al picchetto 76 per complessivi 177,89 m. La tecnologia
adottata è una soluzione molto vantaggiosa e precisa per la posa di tubazioni a spinta attraverso
un pozzo delle dimensioni minime di 200 x 300 cm, senza scavare trincee. Il suo impiego è rivolto
soprattutto verso impianti che richiedono un elevato grado di precisione.
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66
2013
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
B.1 - 4.0
EDIFICIO DEL MACCHINARIO ELETTRICO E IDRAULICO
In un impianto idroelettrico, la centrale ha il compito di proteggere l’equipaggiamento idraulico ed
elettrico che converte l’energia potenziale dell’acqua in energia elettrica. Il numero, il tipo e la
potenza delle turbine, la loro disposizione rispetto al canale di scarico, l’altezza del salto e la
geomorfologia del luogo condizionano la tipologia dell’edificio. Le coordinate, riferite all’edificio,
sono le seguenti:
Coordinate Edificio Centrale di Produzione
UTM (ED50) N Fuso 33
4.436.202,36
UTM (ED50) E Fuso 33
594.270,64
GEOGRAFICHE (ED50) - Lat.
GEOGRAFICHE (ED50) - Long.
Centrale di Produzione
UTM (WGS84) N Fuso 33
UTM (WGS84) E Fuso 33
40,07013
16,10546
4.436.010
594.206
GEOGRAFICHE (WGS84) - Lat.
40,06909
GEOGRAFICHE (WGS84) - Long.
16,10474
Coordinate riferite all’edificio Centrale di Produzione.
La trasformazione dal sistema UTM Fuso 33 a coordinate Gauss-Boaga Fuso Est è ottenuta
impiegando i seguenti fattori di passaggio:
E = 2.019.943
N = -186
La cartografia regionale in cui l’area ricade è identificata dagli elementi 522091, 522092, 522103 e
522104, (1:5.000) Gauss-Boaga, Fuso Est.
B.1 - 4.1
LA CONFIGURAZIONE DELL’EDIFICIO
Il corpo dell’edificio, realizzato in calcestruzzo cementizio armato ed ubicato in destra idraulica del
Fiume Sinni, è articolato spazialmente su tre livelli funzionali. I primi due al disotto del piano
campagna, il terzo fuori terra. Il primo, a quota più bassa, ospita lo scarico delle turbomacchine e
la partenza del canale di scarico; il secondo a quota intermedia contiene sia le macchine
idrauliche che le macchine elettriche; il terzo, integralmente fuori terra, ospita i quadri elettrici, le
celle di connessione ed i locali di consegna G.R.T.N. la sala trasformatori, gli uffici e i servizi
annessi nonché il carroponte di servizio per espletare le operazioni di montaggio, di manutenzione
e gestione dell’impianto. In pianta, il fabbricato, ha forma rettangolare con uno sviluppo di 26,20
m x 17,50 m ed un’altezza massima fuori terra, da piano campagna a livello di gronda, pari a
circa 7,50 m. La sezione longitudinale dell’edificio di progetto, riportata nella figura seguente,
evidenzia i diversi livelli di cui si compone la struttura in esame. Il piano seminterrato della
centrale di produzione, può svilupparsi tanto parzialmente al di sotto del piano terra o anche
occupare tutta la dimensione longitudinale dell’edificio. L’effettiva estensione, dettata da
motivazioni tecnico-esecutive, è riportata nell’apposito elaborato grafico riferito alla centrale di
produzione. La figura seguente riporta il piano dell’edificio destinato ad ospitare il macchinario
elettrico - idraulico, ovvero le turbine e i generatori.
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67
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Sezione longitudinale schematica dell’edificio centrale di produzione di progetto.
Pianta piano interrato ospitante le turbine e i generatori.
La figura seguente riporta la sezione trasversale dell’edificio centrale di produzione. Il livello a
quota inferiore ospita il canale di raccolta delle acque provenienti dallo scarico delle turbine. Le
acque, raccolte, vengono convogliate attraverso il canale di scarico nell’alveo del Fiume Sinni, a
valle dell’edificio centrale di produzione.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Sezione trasversale dell’edificio centrale di produzione.
La pianta completa dell’edificio è riportata nella figura seguente. Dal piano terra, cui si accede
direttamente dal piazzale, si può passare alla “fossa macchine” ossia al piano interrato che ospita
le turbine Francis, tramite apposita scala metallica. Il piano terra, come detto, ospita i quadri
elettrici, le celle di connessione ed i locali di consegna G.R.T.N. la sala trasformatori, gli uffici e i
servizi annessi nonché il carroponte di servizio per espletare le operazioni sia di montaggio sia di
manutenzione e gestione dell’impianto. L’edificio centrale di produzione è interrato per la parte
relativa al locale macchine e canale di scarico, mentre emerge dal piano campagna per la parte
destinata al locale ufficio, bagno, locale trasformatori, locale misure ENEL. I caratteri
architettonici dell’edificio si legano alle tipologie prevalenti degli edifici rurali circostanti con la
finalità di mimetizzarne la destinazione d’uso e avvicinarlo il più possibile ai caratteri costruttivi
delle abitazioni rurali tipiche. La copertura del fabbricato è prevista in tegole tipo portoghesi, la
tinteggiatura esterna in colori tenui, gronde e discendenti in rame e per gli infissi e le porte è
prevista la posa della soglia in pietra. E’ previsto il ripristino dello stato dei luoghi circostanti che,
a seguito degli scavi necessari per la realizzazione dell’opera, risulteranno temporaneamente
alterati. L’opera prevede la realizzazione di un piazzale al servizio dell’edificio e necessario per la
sosta dei veicoli di servizio. Le caratteristiche qualitative del paesaggio, complessivamente, non
vengono meno se non temporaneamente durante la fase di costruzione.
B.1 - 4.2
IL CANALE DI SCARICO DELLA CENTRALE DI PRODUZIONE
Il canale di scarico è posto alla base dell’edificio che ospita tutto il macchinario elettroidraulico ed
ha lo scopo di restituire l’acqua turbinata nell’alveo del Fiume Sinni. Il canale, a puro scopo
descrittivo, è stato suddiviso in quattro tratti.
Il primo tratto, annesso alla struttura dell’edificio centrale di produzione per una lunghezza di
4,20 m, è in calcestruzzo armato a sezione rettangolare avente sezione netta interna pari a 2,10 m
di base e 2,30 m di altezza, pendenza di fondo pari allo 0,48% con quota di scorrimento a 418,20
m s.l.m.
Il secondo tratto è a sezione circolare del diametro  2000 mm, lunghezza pari 49,90 m e
pendenza pari allo 0,483%.
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69
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Il terzo tratto, separato dal secondo da un pozzetto di salto, è a sezione circolare del diametro 
2000 mm, lunghezza pari 25,16 m e pendenza pari allo 0,159%.
Il quarto tratto è a cielo aperto, a sezione trapezia con base minore pari a 4,00 m, altezza della
sezione pari a 0,75 m, lunghezza pari 5,78 m, pendenza pari al 4,85%.
Il quarto tratto, realizzato con materassi “Reno”, restituisce le acque turbinate nell’alveo del Fiume
Sinni. La restituzione delle acque turbinate, allo scopo di minimizzare le perturbazioni al regolare
andamento delle acque, è tangenziale al flusso della corrente nel tratto di immissione e avviene
con velocità pari a 1,85 m/s per la portata media derivata nei 270 giorni di funzionamento
Qdm270=2,25 mc/s con un massimo di 2,52 m/s per la massima turbinata Qdim=4,60 mc/s.
Canale di
scarico
Edificio Centrale di Produzione: Partenza del canale di scarico.
OSSERVAZIONE SUL CANALE DI SCARICO
Per un'adeguata progettazione del canale si è proceduto all'individuazione del ciglio di sponda,
definito come il luogo dei punti della sponda dell'alveo inciso, o alveo attivo, avente quota più elevata
e individuato dalla delimitazione della parte di regione fluviale interessata dal deflusso idrico in
condizioni di piena ordinaria. In tal modo il canale di scarico verrà realizzato con materassi tipo
"Reno" fino all'immissione nel Fiume Sinni, in modo da non alterare la morfologia dei luoghi e
garantendo anche una protezione, per la sponda stessa, contro eventuali fenomeni di erosione in
caso di piene eccezionali. Per evitare fenomeni di erosione al piede del versante si sistemerà il fondo
dell'alveo, nel tatto interessato dalla reimmissione delle acque, ancora con materassi tipo “Reno”. La
restituzione in alveo avviene tangenzialmente al flusso della corrente in modo da non interferire con
le dinamiche morfoevolutive del Fiume Sinni e da non interessare la sponda opposta a quella ove si
verifica il rilascio.
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70
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
B.1 - 5.0
STRADA DI ACCESSO ALL’EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE
B.1 - 5.1
OPERE DI PROGETTO
Le opere da realizzare ricadono interamente nel territorio del Comune di Episcopia (PZ) al km
22+400 della S.S. 653 “Sinnica” direzione sud ove già esiste una piazzola di sosta.
Stralcio foto aerea: Piazzola esistente al km 22+400 ove è previsto l’accesso e l’area ove è prevista la nuova
piazzola di sosta.
La piazzola di sosta esistente al km 22+400 è identificata nelle seguenti immagini. Il progetto,
pertanto, consiste nella costruzione:
a) Di un accesso al km 22+400 della S.S. 653 “Sinnica”, lato direzione sud, al servizio di un
impianto per produzione di energia elettrica;
b) Di una piazzola al km 22+600, lato direzione sud, posto che per la realizzazione
dell’accesso all’impianto sarà utilizzata l’attuale piazzola esistente.
La posizione della piazzola esistente, ai fini della sicurezza stradale, è visibile da una distanza di
200 m in direzione sud.
La posizione della piazzola di progetto è visibile dalla piazzola attualmente esistente che sarà
utilizzata per la costruzione dell’accesso all’impianto.
Piazzola esistente al km 22+450 ove è prevista la realizzazione dell’accesso carrabile.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Gli elaborati grafici riportano la planimetria dell’area su cartografia a curve di livello e l’ubicazione
delle opere previste nel presente progetto. L’accesso e il relativo incrocio saranno realizzati
secondo le specifiche ANAS disposte per le prescrizioni geometriche dei raggi di curvatura, per i
cigli, per la segnaletica verticale e orizzontale.
- La corsia di decelerazione è lunga 15,00 m dall’imbocco e si sviluppa per 30,00 m fino
all’inizio della strada di accesso alla centrale.
La corsia di decelerazione è larga 4,50 m ed è raccordata alla strada di accesso alla
centrale con una curva di raggio adeguato.
- L’immissione sulla S.S. 653 “Sinnica” sarà realizzato con un tratto stradale di 13,00 m e
largo 4,50 m.
- L’isola spartitraffico ha cigli arrotondati secondo le specifiche emanate dall’ANAS ed è
progettata nell’osservanza delle misure geometriche che consentono un’agevole
percorrenza sia in entrata sia in uscita.
L’isola spartitraffico ha le seguenti caratteristiche:
- Lunghezza totale di 7,90 m;
- Lunghezza complessiva di 16,41 m se si considera anche la segnaletica orizzontale.
Piazzola esistente al km 22+450 con identificazione della chilometrica.
Per il tracciamento dei cigli si è fatto riferimento alle specifiche ANAS come di seguito riportate.
Planimetria tipo di tracciamento dei cigli.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Planimetria tipo tracciamento segnaletica.
Planimetria segnaletica prevista.
Sia l’accesso che l’uscita sono consentite unicamente dalla direzione sud.
B.1 - 5.2
STRADA DI PROGETTO
La strada di progetto che dall’imbocco conduce all’edificio “Centrale di Produzione” avrà una
lunghezza di circa 60 m e una larghezza utile di carreggiata pari a 3,75 m; Non sono previsti
sbocchi della strada di progetto su altre strade esistenti a monte dell’edificio “Centrale di
Produzione”.
Per la costruzione della strada di accesso non saranno necessari movimenti di materie.
Come si evince dai profili la livelletta coincide con la pendenza del terreno. In prossimità del
picchetto 4 (cfr. Sez. B-B, coincidente con il profilo della strada, fig. 8.0) è prevista la raccolta in
apposito pozzetto predisposto sul canale di scarico che convoglierà le acque verso il Fiume Sinni.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Stralcio dell’accesso da realizzare e della strada che conduce all’edificio “Centrale di Produzione”.
Sezione B-B, ovvero profilo longitudinale della strada di accesso di progetto.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
B.1 - 5.3
PIAZZOLA DI PROGETTO
La piazzola esistente utilizzata per realizzare l’accesso sarà sostituita da una nuova piazzola che
sarà costruita a circa 200 m di distanza e le opere da realizzare ricadono interamente nel territorio
del Comune di Episcopia (PZ).
Chilometrica del posizionamento della nuova piazzola.
La nuova piazzola avrà una larghezza minima pari a 4,50 m e una lunghezza complessiva pari a
60 m, ovvero in imbocco e in uscita una lunghezza di 15,00 m e per la sosta una lunghezza pari a
30,00 m.
Planimetria della piazzola di progetto.
Negli elaborati grafici è stata predisposta una sezione trasversale che dimostra la fattibilità
dell’intervento. Di seguito sono allegate le foto dell’area interessata.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Area prevista per la realizzazione della nuova piazzola.
Area prevista per la realizzazione della nuova piazzola.
Area prevista per la realizzazione della nuova piazzola. (Vista dal sovrappasso).
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Le immagini di seguito riportate illustrano lo stato di fatto dei luoghi e quello di progetto,
elaborate a mezzo di rendering fotografico.
Stato di fatto: area prevista per la realizzazione della nuova piazzola.
Stato futuro: area prevista per la realizzazione della nuova piazzola (rendering).
Le opere da realizzare sono state assentite già dall’ANAS del compartimento di Potenza.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
B.1 - 6.0
2013
ALLACCIO ALLA RETE ENEL
La linea di allaccio alla rete ENEL è riportata negli elaborati grafici di riferimento (Elab 221 ed
Elab 231). Uno stralcio si ripropone in basso; la linea di allaccio aerea va dalla “Centrale di
Linea MT
“Produzione” al punto A, ove la linea esistente MT a 20 kV interseca il tracciato.
Linea AT
A
Linea aerea di allaccio alla rete ENEL.
Dalla figura può notarsi l’estensione e l’andamento della linea MT esistente (tracciato blu) e quello
della linea AT (tracciato rosso). L’estensione dell’allaccio, ossia la lunghezza del tratto che va da
Cp ad A è pari a circa 240 m che saranno coperti mediante posa in opera di due pali con tre
campate che viaggeranno a circa 80 m.
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78
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
B.1 - 7.0 ESIGENZE DI UTILIZZAZIONE DEL SUOLO DURANTE LE FASI
COSTRUZIONE
La realizzazione delle opere di presa, posa della condotta e della centrale di produzione, richiede,
necessariamente, dei movimenti di terra. Di seguito sono riportati, previa determinazione, i
quantitativi associati a ciascuna singola macro-opera ed il relativo reimpiego previsto.
B.1 - 7.1
MOVIMENTI DI TERRA
I movimenti di terra, in relazione a ciascuna macro – opera, sono riepilogati nella seguente tabella
che evidenzia anche il bilancio complessivo tra le operazioni di scavo e quelle dei rinterri,
rinfianchi e riempimenti.
Scavi, rinterri e bilancio delle terre per la realizzazione delle opere.
Il materiale di scavo utilizzato per rinterri, riempimenti e rinfianchi, è solo quello proveniente
direttamente dagli scavi in sito, non essendovi frammiste altre frazioni merceologiche identificabili
come rifiuti. I lavori di movimento terra saranno eseguiti avendo cura e rispetto della salvaguardia
ambientale con certezza sul materiale utilizzato e con un miglioramento della percezione
paesaggistica. Sarà garantito un elevato livello di tutela ambientale, nel rispetto delle norme, delle
acque superficiali e sotterranee, della flora, della fauna e degli habitat. Il materiale di risulta sarà
conferito a discarica autorizzata. L'accertamento che le terre e rocce da scavo non provengano da
siti contaminati, sarà svolto a cura e spese della committenza e accertato dalle autorità
competenti nell'ambito delle procedure previste.
B.1 - 7.2
OPERE DI MITIGAZIONE E DI RIPRISTINO AMBIENTALE
Dopo il rinterro della condotta e a completamento dei lavori di costruzione, saranno eseguiti gli
interventi di ripristino ambientale allo scopo di ristabilire nell’area gli equilibri naturali
preesistenti, permettendo la ripresa della normale attività di utilizzo del territorio. Le tipologie di
ripristino adottate prevedono l’esclusivo utilizzo di materiali naturali e consistono, principalmente,
in quelle di seguito descritte.
Sistemazioni generali di linea
Consistono nella riprofilatura dell’area interessata dai lavori, ricostituendo la morfologia originaria
del terreno. Nella fase di rinterro della condotta è utilizzato dapprima il terreno con elevata
percentuale di scheletro e successivamente il suolo agrario accantonato, ricco di humus.
Opere di difesa idraulica
Hanno la funzione di regimare il corso d’acqua al fine di evitare fenomeni di erosione spondale e di
fondo. Esse, in generale, possono suddividersi in opere longitudinali ed opere trasversali. Le opere
longitudinali che hanno andamento parallelo alle sponde dei corsi d’acqua sono realizzate per il
contenimento dei terreni e per la difesa spondale.
Nel caso in esame si prevede la realizzazione di opere longitudinali, caratterizzate da:
- Sistemazione con materassi tipo “Reno” in corrispondenza del canale di scarico del canale
derivatore, del canale di scarico delle opere di presa e del canale di scarico della centrale di
produzione.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
B.2 - DESCRIZIONE DELLE PRINCIPALI CARATTERISTICHE DEI
PROCESSI PRODUTTIVI, CON L’INDICAZIONE DELLA NATURA E
DELLA QUANTITÀ DEI MATERIALI IMPIEGATI
B.2 - 1.0
IL MACCHINARIO ELETTRICO E IDRAULICO
Il processo produttivo si sviluppa nell’edificio “Centrale di Produzione” che accoglie il macchinario
in dotazione, di seguito descritto:
A) GRUPPI TURBINA
B) GENERATORI
C) PARATOIA DI MACCHINA
D) TRASFORMATORI
E) PARTI ELETTRICHE – CABINA MT
F) PARTI ELETTRICHE – QUADRO BT, AUTOMAZIONE
G) ALTRI IMPIANTI
A) GRUPPO TURBINA
Le turbine idrauliche hanno lo scopo di trasformare l’energia potenziale e cinetica dell’acqua in
energia meccanica di rotazione. In funzione del salto motore e delle portate disponibili alla sezione
di chiusura considerata, dai diagrammi di impiego delle varie macchine idrauliche si trova che le
turbomacchine ottimali allo scopo sono quelle tipo Francis. La turbina Francis è una macchina a
reazione a vena chiusa, vale a dire senza punti di contatto con l’atmosfera e con pressione
variabile da punto a punto tra l’ingresso del distributore e l’uscita della girante.
Generica turbina tipo Francis
Le turbine idrauliche hanno lo scopo di trasformare l’energia potenziale e cinetica dell’acqua in
energia meccanica di rotazione. In funzione del salto motore e delle portate disponibili alla sezione
di chiusura considerata, dai diagrammi di impiego delle varie macchine idrauliche si trova che le
turbomacchine ottimali allo scopo sono quelle tipo Francis. La turbina Francis è una macchina a
reazione a vena chiusa, vale a dire senza punti di contatto con l’atmosfera e con pressione
variabile da punto a punto tra l’ingresso del distributore e l’uscita della girante. La turbina
prescelta è di tipo Francis ad asse orizzontale con pale in acciaio INOX e, per il soddisfacimento
delle esigenze dell’impianto proposto, sono necessarie tre turbine Francis di identica potenza e
concezione tecnica; pertanto, a seguire, è descritta la singola turbina e ciascun equipaggiamento
si intende esteso alle altre turbine gemelle. La scelta della turbina è eseguita in base al salto e alla
portata, secondo le indicazioni riportate nel grafico seguente.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Diagramma portata-salto per la scelta delle turbine da utilizzare (Celso Penche, 1998)
Il dimensionamento della turbina è poi effettuato a partire dal numero di giri caratteristico, noto il
salto, secondo il grafico seguente.
Diagramma salto-numero di giri caratteristico per il dimensionamento delle turbine.
Il numero di giri caratteristico della turbina è dato dalla seguente relazione:
nc  n 
0,5
Pm
H1,25
Dove:
- n è il Numero di Giri di funzionamento a regime della turbina che dipende dal tipo di
alternatore con cui deve essere accoppiata [n=60.f/p dove f è la frequenza della rete e p il
numero delle coppie polari dell’alternatore];
- Pm è la Potenza meccanica utile che dovrà erogare per soddisfare le esigenze dell’impianto;
- H è il Salto geodetico.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
CAMERA
La camera è realizzata in lamiera d’acciaio saldata tra le flange principali, l’interno può essere
ispezionato periodicamente attraverso apposite finestre. Su adatti raccordi, saldati sul corpo
camera, sono allocati i sensori di pressione e il tappo di scarico. Forma e spessore dell’acciaio
della camera sono oggetto di appositi calcoli basati sulla resistenza dei materiali utilizzati
consentendo anche di ottimizzare il numero dei settori. Le predirettrici profilate rendono solidali le
due flange della camera. Le fiancate superiori ed inferiori che reggono il distributore ed il mantello
della girante sono fissate e centrate su queste 2 flange. Il diametro interno delle flange ed il
fissaggio delle pareti sono concepite per un facile montaggio e smontaggio della girante e del
distributore. La camera della turbina è fissata su di una placca metallica, inghisata nel cemento
del getto di seconda fase.
Camera di una turbina Francis
DISTRIBUTORE
Le pareti del distributore sono fissate sulle due flange della camera con viti modificate; un giunto
torico ne assicura la tenuta. Le direttrici sono fuse o saldate meccanicamente, l’asse dei perni è
posizionato sulle direttrici per fornire una coppia residua alla chiusura. La guida e la tenuta sono
assicurate da giunti torici montati su anelli di bronzo. Il cerchio mobile permette la
sincronizzazione dell’insieme delle direttrici grazie all’intervento di bielle e leveraggi. Assi
eccentrici e dei giunti a sfera montati sulle bielle permettono di recuperare i difetti di
allineamento. Un asse di scorrimento, studiato al fine di evitare un danno grave dovuto ad un
corpo estraneo durante una chiusura, assicura il legame con le bielle. L’anello mobile guidato dai
cuscinetti è azionato da 1 o 2 martinetti.
Apertura del distributore
Il distributore è aperto dai martinetti alimentati dalle elettrovalvole.
Chiusura del distributore
Il distributore è chiuso dalle molle di richiamo dei martinetti, e dei diaframmi pre-regolati sul
circuito di ritorno permettono di controllare la velocità di chiusura.
Sicurezza
In caso di chiusura del parallelo, le molle di richiamo chiudono il distributore per evitare la
velocità di fuga del gruppo turbina-alternatore. Per prevenire i colpi d’ariete, un diaframma preregolato sul circuito di richiamo dei martinetti garantisce la chiusura lenta del distributore. Ogni
elettrovalvola di sicurezza è doppiata.
GIRANTE
La girante è fusa in un solo pezzo a partire da un modello in materiale composito o legno. Il
modello è calcolato, disegnato e poi realizzato specificatamente per questa ruota, in funzione:
 delle caratteristiche idrauliche;
 della velocità di rotazione;
 dell’altezza del salto;
 della portata d’ acqua;
 della qualità dell’acqua;
 dei rischi di cavitazione.
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82
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Girante di una turbina tipo Francis.
La ruota grezza di fonderia viene bilanciata e pre-lavorata; in seguito è pulita alla mola. Le pale
sono calibrate e levigate, poi la ruota viene lavorata prima della equilibratura finale. Il mozzo viene
forato, quindi alesato per il fissaggio sull’albero.
ALBERO
L’albero è studiato e disegnato in funzione dei tipi di cuscinetto e dei limiti di funzionamento. E’
realizzato in acciaio speciale trattato. I cuscinetti che lo supportano sono calcolati e scelti in base
al tipo di turbine. La lubrificazione è eseguita con olio o grasso. La tenuta a livello dell’albero è
assicurata da dei doppi labirinti centrifughi con recupero delle fughe d’acqua, mentre lo scolo è
assicurato dalla depressione dell’aspiratore. Il collegamento tra l’albero e la ruota viene fatta
tramite inchiavettatura e bullonaggio. Il funzionamento del generatore viene garantito da un
giunto d’accoppiamento semi-elastico.
SUPPORTI
L'albero della turbina é montato tra due cuscinetti, il cuscinetto in battuta sopporta le
sollecitazioni radiali ed assiali ed il cuscinetto libero sopporta le sollecitazioni radiali. La
lubrificazione di questi cuscinetti viene fatta tramite sbattimento dell’olio, ed il raffreddamento è
ad acqua per il cuscinetto reggispinta.
ASPIRATORE
L’aspiratore in acciaio è a gomito, di sezione evolutiva. Può essere di sezione quadrata o
rettangolare a seconda della forma del canale di scolo. E’ stato studiato per recuperare una parte
dell’energia cinetica dell’acqua in uscita dalla ruota evitando comunque gli scollamenti ed i rischi
di cavitazione.
REGOLAZIONE
Il regolatore è composto da:
 Una pompa dell’olio;
 Una valvola di sicurezza;
 Un serbatoio d’olio;
 Elettrovalvole;
 Un filtro dell’olio con" by-pass";
 Sonde di pressione;
 Una sonda di temperatura;
 Valvole anti-ritorno;
 Livello dell’olio;
 Uno (o due) martinetti idraulici;
 Organi di sicurezza (rondelle elastiche, molle o accumulatore).
Il cerchio mobile è pilotato da uno (o due) martinetti effetto semplice con molla di richiamo.
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83
2013
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
DATI TECNICI
 Tipo:
Francis
 Asse della girante:
Orizzontale
 Velocità di rotazione:
1000 rpm
 Rendimento in funzione dei decimi di apertura:
% Portata
10
9
8
7
6
5
4
3
Rendimento
88,90%
90,20%
90,70%
89,80%
87,10%
82,60%
76,20%
70,00%
B) GENERATORE
L’insieme alternatore è montato all’interno di un carter in acciaio, munito sulla flangia di appoggio
di fori per fissare l’alternatore al suo supporto. Per la movimentazione, il carter dispone nella
parte superiore di quattro occhielli, quindi due fori per inserirvi dei dispositivi di sollevamento. Il
sistema di raffreddamento dell’alternatore è assicurato da uno scambiatore aria/aria (ventilazione
forzata). Per permettere la rotazione del rotore, l’alternatore è equipaggiato con i cuscinetti
corrispondenti.
CARTER
Il carter supporta gli elementi principali: statore, rotore, eccitatrice, cuscinetti e morsettiera. La
struttura del carter è costituita da due sezioni esterne unite tramite delle nervature, che
supportano, a loro volta, i pacchi magnetici dello statore. Dispone di ingressi per il raccordo dei
cavi esterni all’alternatore, per le sonde di temperatura delle bobine e dei cuscinetti così come per
le resistenze di riscaldamento. Queste ultime sono accessibili (per il controllo o la sostituzione)
attraverso delle aperture realizzate appositamente nella parte inferiore del carter.
STATORE
I pacchi magnetici sono impiantati e mantenuti in posizione da due placche in pressione; i pacchi
magnetici formanti i poli dell’alternatore sono fissati sulle nervature del carter. I morsetti di
connessione degli avvolgimenti dello statore, che hanno per codice U1, V1 e W1, si trovano
all’interno della morsettiera principale. I morsetti U2, V2 e W2, posizionati anch’essi nella
morsettiera principale, sono connessi tra loro per mezzo di trasformatori di protezione differenziali
T4-T5-T6 per formare il NEUTRO della STELLA. La temperatura della bobina è controllata da 6
sonde (3 fili), 2 per fase, tipo Pt-100 (100 ohm a 0 °C) inserite nelle cave dello statore.
ROTORE
L’insieme rotore è composto dall’albero, dal ventilatore, dalla ruota polare, dall’eccitatrice e dal
gruppo raddrizzatore rotativo montato sull’albero e formato da 3 diodi raddrizzatori ed 1 varistore.
Il cablaggio dell’eccitatrice al raddrizzatore rotante passa attraverso l’albero per essere connesso
alle bobine della ruota polare. Le bobine polari sono fissate lateralmente.
CUSCINETTI
L’albero del generatore è guidato da due cuscinetti a rotolamento. La lubrificazione avviene per
ingrassaggio. Delle sonde Pt-100 permettono di controllare il livello della temperatura di ogni
cuscinetto.
SCATOLA DI GIUNZIONE
La scatola dispone di una (1) morsettiera principale per connettere gli avvolgimenti dello statore
ed alloggiare i trasformatori di intensità T1 (sensing), di tensione T2 (sensing) e di intensità T4, T5
& T6 (misure e protezione); e di tre (3) morsettiere ausiliarie per la connessione dei secondari del
trasformatore, delle bobine di campo dell’eccitatrice, delle resistenze anticondensa, dei sensori di
temperatura della bobina statore e dei cuscinetti, così come i sensori induttivi.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
SISTEMA DI ECCITAZIONE
L’equipaggiamento di eccitazione e di regolazione dell’alternatore (l’unità di controllo) viene fornito
a parte, per la sua installazione sul pannello di controllo e comando. L’equipaggiamento fornisce
la regolazione della tensione e del fattore di potenza a mezzo del «Sistema numerico di eccitazione
e controllo», con il modulo di potenza, il trasformatore e gli equipaggiamenti d’alimentazione e
presa dei segnali di riferimento.
CARATTERISTICHE TECNICHE
 Tipo:
Generatore trifase sincrono, senza spazzole
 Frequenza:
50 Hz
 Posizione:
Verticale
 Temperature ammissibili:
40° C
 Protezione:
IP23
 Raffreddamento:
Aria
 Tensione:
690 V
 Tipo rotore:
A poli avvolti
 Velocità nominale:
1000 rpm
 Velocità di fuga:
2000 rpm
 Classe di Isolamento:
H
 Classe di riscaldamento:
B
- N.1 resistenza di riscaldamento monofase;
- N.1 sensore di temperatura sulle bobine, composto da 6 Termoresistenze Pt-100 (3 fili), 2 per
fase;
- N.1 sensore di temperatura sugli avvolgimenti (segnalaz 145°C, scatto +5°C);
- N.1 sonda di temperatura Pt-100 (3 fili) per cuscinetto (segnalaz 80°C, scatto +10°C);
- N.1 pannello di regolazione per parallelo rete (fornito sciolto).
C) PARATOIA DI MACCHINA
È prevista una paratoia per ciascuna turbina, composta da una valvola a farfalla inserita sulla
tubazione. La valvola a farfalla è composta da:
 Carter e farfalla in acciaio E 36-4 saldato meccanicamente;
 Giunto in acciaio 77 - CN 18 1 0 (304L) nel carter;
 Giunto al nitrito 70 Sh sulla farfalla (smontabile senza smontare la farfalla);
 Asse Z30C13 acciaio che gira su degli anelli in acciaio + PTFE;
 Raccordo per le flangie secondo lo standard HFE Z9201;
 Tolleranza tra le pareti secondo le norme IB NFE 29305 série 14 (serie lunga);
 Tutti i pezzi metallici in E 36-4 con rivestimento allo zinco 80 (microns) + uno strato
epossidico - zinco 50 (microns) + 2 strati epossidici (nafta) 300 (microns).
GIUNTO DI SMONTAGGIO
Un adattatore in contro-pressione è un congegno che garantisce la tenuta e la ripresa dell’effetto
di fondo dovuta alla pressione del fluido. Gli adattatori della flangia sono costituiti da un corpo,
da una flangia di compressione, da una guarnizione stagna di forma trapezoidale, da una serie di
bulloni di compressione, di giunti e di una flangia in contropressione con il suo gioco di tiranti. La
lunghezza di questi steli è stata calcolata per il montaggio di paratoie a flangia o del tipo
sandwich. Al momento del serraggio dei bulloni, la flangia di compressione va a spingere la
guarnizione contro il corpo ed il tubo, creando così una pressione di contatto molto superiore alla
pressione del fluido. Il confinamento intorno al giunto e le caratteristiche meccaniche
dell’elastomero permettono di mantenere un livello di energia importante, assicurando così la
tenuta a lungo termine. Immediatamente dopo l’installazione, la pre-sollecitazione della
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
guarnizione crea un flusso in tutte le parti non occupate. Il livello del flusso dipende da più
fattori, tra cui lo stato della superficie e la lubrificazione. Nelle normali condizioni di utilizzo, la
pre-sollecitazione più importante interviene nelle prime 24 ore. La realizzazione del giunto si
ottiene tramite:
 Corpo acciaio A37 saldato meccanicamente;
 Giunto elastometrico stagno;
 Tiranti acciaio A 193 grado B7.
CARATTERISTICHE
- Tipo:
- Apertura:
- Chiusura:
- N. servomotori:
- Carico idrostatico:
A farfalla
Idraulica
A contrappeso
1
PN 10
ESERCIZIO
Una lente o una farfalla che ruotano all’interno di un carter su di un asse in acciaio compongono
la valvola. Un pistone a effetto semplice apre la valvola a farfalla. Il tempo di chiusura può essere
aggiustato da una valvola micrometrica installata sul circuito. Anche il pistone possiede una
funzione di ammortizzamento della chiusura. Il profilo a traliccio della farfalla permette alla
valvola di resistere alle forti velocità di caduta dell’acqua. Le caratteristiche di funzionamento sono
le seguenti :




Pressione massima di funzionamento:
Pressione di prova:
Pressione di prova:
Velocità limite accettabile:
Pressione nominale
1.5 volte la pressione di servizio
1,1 volte la pressione di servizio
20 m/s
In caso di colpo d’ariete, la sovrappressione non deve superare 1,5 volte la pressione nominale
dell’unità. La valvola deve essere montata con l’asse in posizione orizzontale. La valvola è robusta,
e non ha bisogno di una manutenzione specifica poiché l’asse gira su speciali anelli auto
lubrificanti. A dispetto di ciò, è necessario verificare regolarmente lo stato dei giunti in caso di
passaggio di acqua con sabbia. Un By-pass è assicurato con una valvola azionata per un quarto di
giro da un dispositivo idraulico.
D) TRASFORMATORI
TRASFORMATORI DI POTENZA
E’ previsto un trasformatore di potenza per ciascun gruppo, in totale tre trasformatori.
CARATTERISTICHE
Tipo:
Tensione nominale primaria:
Tensione secondaria a vuoto:
Frequenza:
Collegamento primario:
Gruppo vettoriale:
Tensione di riferimento:
Tensione di riferimento:
Installazione:
Raffreddamento:
Tipo di protezione:
Resina elevatore
V 690+N
V 15750 +/- 2x2,5 %
Hz 50
Stella +N/TRIANGOLO
DYN11
AT KV 17,5
BT KV 1.1/3
Interno
Naturale
IP00
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
Classe







2013
termica isolamenti:
Avvolgimenti primari F;
Avvolgimenti secondari F;
Sovratemperatura nucleo °C 100;
Sovratemperatura avvolgimenti AT BT °C 100;
Classi ambientali E2-C2-F1;
Rumorosità dB (A) 62;
Scariche parziali pC inferiore a 20.
Garanzie:
 Perdite a vuoto W 1350;
 Perdite in c.to-c.to a 75/120°C W 8000/9000;
 Tensione di cto-cto a 75°C % 6;
 Corrente a vuoto % 1.
Dimensioni:
 Peso totale Kg 2820;
 Lunghezza mm 1800;
 Larghezza mm 1200;
 Altezza mm 1900;
 Interasse ruote mm 820 +-50.
ACCESSORI
 Isolatori portanti collegati AT;
 Piastre di attacco coll.ti BT;
 Morsetteria variazione rapporto e Targa caratteristiche;
 Golfari di sollevamento;
 Carrello con ruote orientabili e Supporti antivibranti;
 Attacchi per traino;
 Morsetti di terra;
 Centralina elettronica con contatti allarme e sgancio;
 N. 1 sonda PT100 per colonna BT cablata in cassetta IP 55 + N. 1 sul nucleo;
 Prova di accettazione (norme CEI);
 Misura scariche parziali (IEC).
NORMATIVA E CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE
Tutti i trasformatori sono realizzati in conformità alle seguenti norme:
 DPR 547 del 27/4/55 e successive integrazioni;
 Norma IEC 726 trasformatori di potenza a secco;
 Norma IEC 76 dove applicabile;
 Norma IEC 270 misure di scariche parziali;
 Norma IEC 71 coordinamento dell’isolamento;
 Norma IEC 551 determinazione dei livelli di rumore di trasformatori e reattori;
 Norma IEC 905 guida di carico per trasformatori di potenza a secco.
Tutte le superfici esterne in metallo ferroso saranno trattate con 3 strati di vernice, il primo
antiruggine ed i 2 esterni con smalto di tipo sintetico.
TRASFORMATORE SERVIZI AUSILIARI
È previsto un trasformatore elettrico trifase in resina, costruito a regola d’arte e secondo norme
CEI.
- Tipo:
Resina
- Potenza nominale:
KVA 100
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
-
2013
Tensione nominale primaria: V 15000 +/- 2x2,5 %
Tensione secondaria a vuoto:
V 400+N
Frequenza:
Hz 50
Collegamento:
STELLA + N / TRIANGOLO
Gruppo vettoriale:
DYN11
E) PARTI ELETTRICHE – CABINA MT
QUADRO DI POTENZA
I quadri previsti saranno eseguiti nel rispetto della vigente normativa CEI-IEC-DPR547 e
successive modifiche e integrazioni. Il quadro protetto di media tensione, tipo NORMAMED,
costruito in lamiera pressopiegata sp. 20-30/10, verniciato con polveri epossidiche colore grigio
RAL7030, ha le seguenti caratteristiche elettriche:
Tensione nominale
kV 24
Tensione esercizio
kV 15
Tens. di prova a freq. ind. per 1min. kV 50
Tensione di tenuta ad impulso
kV 125
Corrente nominale
A 630
Corrente di breve durata per 1 sec.
kA 16
Frequenza nominale
Hz 50
Il quadro, con accessibilità solo frontale, sarà costituito dai seguenti scomparti (sviluppo da sx a
dx):
N°1 Scomparto “Risalita cavi”
Carpenteria con dimensioni mm L250xH1950xP1150 predisposta per risalita cavi MT.
N°1 Scomparto “Misure di Sbarra”
Carpenteria con dimensioni mm L700xH1950xP1150 contenente:
 N.1 telaio portafusibili 24kV 2°;
 N.3 riduttori di tensione rapp. 15000:rad.3/100:rad3/100:3 V 50VA/0,5 30VA/3P;
 N.2 riduttore di tensione rapp. 15000/100V 50VA/0,5;
 N.1 relè di interfaccia per autoproduttori tipo Thytronic SVF5740 (o equivalente);
 Serie di isolatori portanti 24KV;
 Sistema di sbarre in piatto di rame per collegamenti di potenza e di terra;
 Serie di accessori di montaggio.
N°1 Scomparto "Protezione Generale - Rincalzo"
Carpenteria con dimensioni mm L750xH1950xP1150 contenente:
 N.1 Sezionatore rotativo controsbarre ABB tipo A R/D 24kV 630A 16kA, completo di:
- Lame di terra inferiori 24kV 16kA;
- Isolatori con divisori capacitivi e lampade presenza tensione.
 N.1 Interruttore in vuoto ABB VD4/R 24kV 630A 16 kA, corredato di:
- comando laterale;
- 01 motoriduttore carica molle 230Vca;
- 02 sganciatore apertura 24Vcc;
- 01 sganciatore di chiusura 24Vcc;
- 01 sganciatore minima tensione 24vcc;
- Contatti ausiliari;
- Blocco a chiave;
- Carrello di sostegno;
- Connettore spina-presa circuiti ausiliari;
- Illuminazione interna con relativo interruttore;
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
-
2013
Sistema di sbarre in piatto di rame per collegamenti di potenza e di terra;
Serie di accessori di montaggio e cablaggio;
N.1 relè di protezione generale tipo Thytronic SSG DK5600 (o equivalente) con funzioni
51.1-51.2-67.1-67.2-51.N.
N°1 Scomparto "Risalita-Misure"
Carpenteria con dimensioni mm L550xH1950xP1150, contenente:

N.3 Riduttori di corrente rapp. 300/5 A 10VA 5P3 0 Visol: 24kV Tesar
- Serie isolatori portanti 24Kv
- Sistema di sbarre in piatto di rame per collegamenti di potenza e di terra
- Serie di accessori di montaggio
N°1 Scomparto " Protez. Trafo aux. TRA 100kVA 15/ 0,4 kV"
Carpenteria con dimensioni mm L700xH1950xP1150, contenente:
 N.1 Sezionatore rotativo sottocarico Abb tipo AM/YFB 24kV completo di:
- Sistema di sbarre in piatto di rame per collegamenti di potenza e di terra;
- Lame di terra inferiori 24kV 16kA;
- Isolatori con divisori capacitivi, valvole di tensione, scatola segnalazione Presenza
tensione;
- Telaio portafusibili con dispositivo di sgancio;
- 01 bobina di apertura;
- Contatti ausiliari;
- Blocchi a chiave;
- N.3 Fusibili 24kV di taratura adeguata;
- Illuminazione interna con relativo interruttore;
- Serie di accessori di montaggio e cablaggio.
N°1 Scomparto “ Interfaccia”
Carpenteria con dimensioni mm L750xH1950xP1150 contenente:
 N.1 Sezionatore rotativo controsbarre Abb tipo AR/D 24kV completo di:
- Lame di terra inferiori 24kV;
- Isolatori con divisori capacitivi, valvole di tensione, scatola segnalazione Presenza
tensione;
- Blocchi a chiave;
 N.1 Interruttore in vuoto Abb Sace VD4/R 24kV corredato di:
- Comando laterale;
- 01 motoriduttore carica molle 220Vca;
- 01 sganciatore di apertura 24Vcc;
- 01 sganciatore di chiusura 24Vcc;
- 01 sganciatore di minima tensione 24Vcc;
- Contati ausiliari;
- Blocco a chiave;
- Carrello di sostegno;
- Connettore spina-presa circuiti ausiliari;
- Illuminazione interna con relativo interruttore;
- Sistema di sbarre in piatto di rame per collegamenti di potenza e di terra;
- Serie di accessori di montaggio e cablaggio.
N°1 Scomparto “Risalita Sbarre”
Carpenteria con dimensioni mm L550xH1950xP1150, contenente:
 Serie di isolatori portanti 24KV;
 Sistema di sbarre in piatto di rame per collegamenti di potenza e di terra;
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni

2013
Serie di accessori di montaggio.
N°1 Scomparto “Protezione trasformatore TR1 1000 kVA 15/ 0,69 kV ”
Carpenteria con dimensioni mm L900xH1950xP1150 contenente:
 N.1 sezionatore rotativo controsbarre ABB tipo AR/D 24kV completo di:
- Lame di terra inferiori 24kV;
- Isolatori con divisori capacitivi, valvole di tensione, scatola segnalazione Presenza
tensione;
- Blocchi a chiave;
 N.1 Interruttore in vuoto Abb Sace VD4/R 24kV corredato di:
- Comando laterale;
- 01 relè elettronico PR521/P, funzioni 50-51 con riduttori di corrente;
- 01 motoriduttore carica molle 230Vca;
- 01 sganciatore di apertura 24Vcc;
- 01 sganciatore di chiusura 24Vcc;
- 01 sganciatore di minima tensione 24Vcc;
- Contatti ausiliari;
- Blocco a chiave;
- Carrello di sostegno;
- Connettore spina-presa circuiti ausiliari;
- Illuminazione interna con relativo interruttore;
- Sistema di sbarre in piatto di rame per collegamenti di potenza e di terra;
- Serie di accessori di montaggio e cablaggio;
- N.2 riduttori di tensione rapp. 15000/100 V 50VA/0,5.
N°1 Scomparto “Protezione trasformatore TR2 1000 kVA 15/ 0,69 kV ”
Carpenteria con dimensioni mm L900xH1950xP1150 contenente:
 N.1 Sezionatore rotativo controsbarre ABB tipo AR/D 24kV completo di:
- Lame di terra inferiori 24kV;
- Isolatori con divisori capacitivi, valvole di tensione, scatola segnalazione Presenza
tensione;
- Blocchi a chiave.
 N.1 Interruttore in vuoto Abb Sace VD4/R 24kV corredato di:
- Comando laterale;
- 01 relè elettronico PR521/P, funzioni 50-51 con riduttori di corrente;
- 01 motoriduttore carica molle 230Vca;
- 01 sganciatore di apertura 24Vcc;
- 01 sganciatore di chiusura 24Vcc;
- 01 sganciatore di minima tensione 24Vcc;
- Contati ausiliari e blocco a chiave;
- Carrello di sostegno;
- Connettore spina-presa circuiti ausiliari;
- Illuminazione interna con relativo interruttore;
- Sistema di sbarre in piatto di rame per collegamenti di potenza e di terra;
- Serie di accessori di montaggio e cablaggio;
- N.2 riduttori di tensione rapp. 15000/100 V 50VA/0,5.
N°1 Scomparto “Protezione trasformatore TR3 1000 kVA 15/ 0,69 kV ”
Carpenteria con dimensioni mm L900xH1950xP1150 contenente:
 N.1 Sezionatore rotativo controsbarre ABB tipo AR/D 24kV completo di:
- Lame di terra inferiori 24kV;
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
-

Isolatori con divisori capacitivi, valvole di tensione, scatola segnalazione Presenza
tensione;
- Blocchi a chiave.
N.1 Interruttore in vuoto Abb Sace VD4/R 24kV corredato di:
- Comando laterale;
- 01 relè elettronico PR521/P, funzioni 50-51 con riduttori di corrente incorporati;
- 01 motoriduttore carica molle 230Vca;
- 01 sganciatore di apertura 24Vcc;
- 01 sganciatore di chiusura 24Vcc;
- 01 sganciatore di minima tensione 24Vcc;
- Contati ausiliari;
- Blocco a chiave;
- Carrello di sostegno;
- Connettore spina-presa circuiti ausiliari;
- Illuminazione interna con relativo interruttore;
- Sistema di sbarre in piatto di rame per collegamenti di potenza e di terra;
- Serie di accessori di montaggio e cablaggio;
- N.2 riduttori di tensione rapp. 15000/100 V 50VA/0,5.
N°1 Scomparto “Box trasformatore TR1 1000kVA 15/ 0,69 kV
Carpenteria con dimensioni indicative mm L2100xH2250xP1800 adatta al contenimento del
trasformatore completa di:
 Serratura di sicurezza AREL ELP1;
 Serie di accessori di montaggio e cablaggio;
 Sui codoli BT del trasformatore in olio saranno attestate delle opportune bandelle in rame
che oltre ad essere il supporto per il collegamento dei cavi BT, permetteranno il fissaggio
delle seguenti apparecchiature di misura e protezione:
- N.3 riduttore di corrente rapp. 1000/5A 10VA 0,5 per analizzatore multifunzione;
- N.3 riduttore di tensione rapp. 690:1.73/100:1.73V 50VA/0,5 per analizzatore
multifunzione;
- N.3 riduttore di corrente rapp. 1000/5A 10VA 0,5 UTIF per contatore fiscale;
- N.3 riduttore di tensione rapp. 690:1.73/100:1.73V 50VA/0,5 UTIF per contatore
fiscale;
- N.3 riduttore di corrente rapp. 1000/5A 10VA 0,5 per protez. Differenziale;
- N.1 morsettiere di prova sigillabile a tre sistemi;
- N.1 contatori UTIF.
Sul lato BT del trasformatore MT/bt sara’ realizzato un vano segregabile e piombabile atto a
contenere i TA e i TV sopra citati e il punto di fissaggio dei cavi BT provenienti dal GE.
N°1 Scomparto “Box trasformatore TR2 1000kVA 15/ 0,69 kV
Carpenteria con dimensioni indicative mm L2100xH2250xP1800 adatta al contenimento del
trasformatore completa di:
 Serratura di sicurezza AREL ELP1;
 Serie di accessori di montaggio e cablaggio;
 Sui codoli BT del trasformatore in olio saranno attestate delle bandelle in rame per
supporto collegamento dei cavi BT per permettere il fissaggio;
 Le seguenti apparecchiature di misura e protezione :
- N.3 riduttori di corrente rapp. 1000/5A 10VA 0,5 per analizzatore multifunzione;
- N.3 riduttori di tensione rapp. 690:1.73/100:1.73V 50VA/0,5 per analizzatore
multifunzione;
- N.3 riduttori di corrente rapp. 1000/5A 10VA 0,5 UTIF contatore fiscale;
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
-
N.3 riduttori di tensione rapp. 690:1.73/100:1.73V 50VA/0,5 UTIF per contatore
fiscale;
- N.3 riduttori di corrente rapp. 1000/5A 10VA 0,5 per protez. differenziale;
- N.1 morsettiere di prova sigillabile a tre sistemi;
- N.1 contatori UTIF.
Sul lato BT del trasformatore MT/bt sara’ realizzato un vano segregabile e piombabile atto a
contenere i TA e i TV sopra citati e il punto di fissaggio dei cavi BT provenienti dal GE.
N°1 Scomparto “Box trasformatore TR3 1000kVA 15/ 0,69 kV
Carpenteria con dimensioni indicative mm L2100xH2250xP1800 adatta al contenimento del
trasformatore completa di:
 Serratura di sicurezza AREL ELP1;
 Serie di accessori di montaggio e cablaggio;
 Sui codoli BT del trasformatore in olio saranno attestate delle opportune bandelle in rame
che oltre ad essere il supporto per il collegamento dei cavi BT, permetteranno il fissaggio
delle seguenti apparecchiature di misura e protezione:
- N.3 riduttore di corrente rapp. 1000/5A 10VA 0,5 per analizzatore multifunzione;
- N.3 riduttore di tensione rapp. 690:1.73/100:1.73V 50VA/0,5 per analizzatore
multifunzione;
- N.3 riduttore di corrente rapp. 1000/5A 10VA 0,5 UTIF contatore fiscale;
- N.3 riduttore di tensione rapp. 690:1.73/100:1.73V 50VA/0,5 UTIF per contatore
fiscale;
- N.3 riduttore di corrente rapp. 1000/5A 10VA 0,5 per protez. differenziale;
- N.1 morsettiere di prova sigillabile a tre sistemi;
- N.1 contatori UTIF.
Sul lato BT del trasformatore MT/bt sara’ realizzato un vano segregabile e piombabile atto a
contenere i TA e i TV sopra citati e il punto di fissaggio dei cavi BT provenienti dal GE.
N°1 Scomparto “ Box trasformatore TRA 100kVA “
Carpenteria con dimensioni indicative mm L1400Xh1950xP1150 adatta al contenimento di
trasformatore servizi ausiliari, completa di:
 Serratura di sicurezza AREL ELP1;
 Serie di accessori di montaggio e cablaggio;
 Interruttore automatico ABB T1N 160A 4P – Generale serv. Aux.
F) PARTI ELETTRICHE - QUADRO BT, AUTOMAZIONE
Il quadro sarà costituito da 4 carpenterie con dimensioni ciascuna mm L800 x H2250 x P800.
Esso gestisce il funzionamento del gruppo e dei servizi comuni.

La prima anta conterrà :
- Dispositivo sincroaccoppiatore per GE1;
- Relè di protezione multifunzione generatore;
- Relè di protezione differenziale generatore;
- Gruppo di misure – analizzatore multifunzione;
- Dispositivi di protezione e comando gruppo turbina, generatore, valvola di macchina,
centralina idraulica;
- Panel PC per la visualizzazione ed i comandi-automatismi GE1 + serv. comuni;
- Modulo ET200 per I/O segnali.

La seconda anta conterrà :
- Dispositivo sincroaccoppiatore per GE2;
- Relè di protezione multifunzione generatore;
__________________________________________________________________________________________________________
92
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
-
2013
Relè di protezione differenziale generatore;
Gruppo di misure – analizzatore multifunzione;
Dispositivi di protezione e comando gruppo turbina, generatore, valvola di macchina,
centralina idraulica;
Panel PC per la visualizzazione ed i comandi-automatismi GE2 + serv. comuni;
Modulo ET200 per I/O segnali.

La terza anta conterrà :
- Dispositivo sincroaccoppiatore per GE3;
- Relè di protezione multifunzione generatore;
- Relè di protezione differenziale generatore;
- Gruppo di misure – analizzatore multifunzione;
- Dispositivi di protezione e comando gruppo turbina, generatore, valvola di macchina,
centralina idraulica;
- Panel PC per la visualizzazione ed i comandi-automatismi GE3 + serv. comuni;
- Modulo ET200 per I/O segnali.

La quarta anta conterrà :
- Interruttore generale di protezione servizi di centrale;
- PLC per gestione generale centrale;
- UPS;
- Modem;
- Morsettiere;
- Apparecchiature di comando e protezione per il sistema di automazione della centrale.
 Automazione
L’automazione è formata da:
 N.1 PLC S7-300
Architettura:
- N.1 unità centrale (CPU) ;
- N.4 schede da 32 ingressi digitali;
- N.3 schede da 32 uscite digitali;
- N.1 scheda di comunicazione.
 N.3 Periferica decentrata ET-200
Architettura:
- N.3 schede da 32 ingressi digitali;
- N.2 schede da 32 uscite digitali;
- N.1 scheda di comunicazione;
- N.2 scheda per conteggio (ingresso contatore o scheda per encoder) ;
- N.8 schede da 8 ingressi/uscite analogiche/PT100.
 N.3 Panel PC touch-screen
Posizione:
Frontalmente sul fronte quadro, permette di visualizzare, parametrizzare e comandare
gli attuatori.
I messaggi di stato di allarme vengono visualizzati con cronologia e memorizzati.
Tutti i comandi principali possono essere dati direttamente da video o da pulsanteria su fronte
quadro (i più comuni sono: auto/manuale, apertura paratoia, chiusura paratoia, apertura pale,
chiusura pale, apertura direttrici, chiusura direttrici, etc…).
Per ogni gruppo possono essere visualizzati:
- Contatori orari;
- Dati di consegna e regolazione;
- Energia prodotta;
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93
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
- Velocità di rotazione;
- Potenza prodotta;
- Livello acqua opera di presa-etc…
Il PC/PLC è in rete con i quadri periferici e contiene al suo interno il sistema di tele gestione
(rilancio dati e segnali a distanza tramite modem GSM o rete telefonica standard).
 Sincronizzazione/parallelo
Un sincro accoppiatore con anticipo assicura l’aumento della velocità ed il parallelo in automatico
del gruppo.
 Eccitazione
L’alternatore possiede una eccitazione integrata ; un circuito elettronico permette tramite il PLC di
controllare il suo funzionamento U = U , o regolazione del Cos phi con consegna fissa o variabile.
 Protezioni dell’alternatore
Queste sono assicurate da un relè numerico tipo generatore.
 Regolazione livello acqua
Il livello di acqua a monte viene rilevato da una sonda di livello ad ultrasuoni che genera un
segnale analogico 4-20 mA. Detto segnale verrà integrato nel sistema di gestione del gruppo e
visualizzato su Panel PC.
Il funzionamento dell’installazione è completamente automatico, senza intervento di personale.
L’equipaggiamento di Comando/Controllo assicura le seguenti funzioni:
 Protezione del gruppo;
 Controllo e visualizzazione delle grandezze misurate (elettriche, idrauliche, termiche,
meccaniche …);
 Comandi degli equipaggiamenti (in modo automatico e manuale), con in particolare:
-
Sincronizzazione e parallelo;
Regolazione e utilizzo dell’acqua;
Ausiliari della turbina;
Regolatore di tensione dell’ alternatore;
Gestione delle paratoie;
Gestione degli ausiliari e dell’insieme delle sicurezze;
Segnalazione delle informazioni di funzionamento;
Segnalazione allarmi e anomalie, etc…
Il gruppo sarà accoppiato ad una rete di potenza e dunque non assicurerà la regolazione della
frequenza e non contribuirà alla regolazione della frequenza o della tensione della rete. La centrale
non potrà funzionare in una rete isolata. L’insieme di produzione dell’energia permette di
determinare uno stato “accoppiamento diretto” che autorizza il parallelo del gruppo sulla rete. Se
questo stato viene a mancare il gruppo sarà disaccoppiato dalla rete e si arresterà.
Il gruppo sarà rimesso in servizio automaticamente quando la rete sarà ritornata nello stato
corretto.
 Supervisione
Il PC di supervisione legge le informazioni di stato, misure, malfunzionamento in ogni parte
collegata al sistema di automazione.
Esso permette:


La visualizzazione delle informazioni;
L’archiviazione delle misure (tramite rapporti cronologici).
Il software di supervisione permette un controllo dell’insieme delle installazioni tecniche ed
industriali del sito, seguendone l’evoluzione. Un accesso a distanza permette di consultare i dati e
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94
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
le informazioni tramite Internet. Possono essere inviate delle informazioni verso il personale
reperibile. Il sito sarà rappresentato su un sinottico grafico; potrà essere associato a più
rappresentazioni grafiche che permettono una interfaccia semplice e veloce. Sarà così possibile
per l’utilizzatore visualizzare in tempo reale l’insieme delle componenti collegate con l’installazione
ed avere una istantanea di una zona precisa.
 Telecontrollo
Il telecontrollo permette, tramite linea telefonica o MODEM, l’interfacciamento del PC di
supervisione con la rete telefonica. Questa tecnologia permette un controllo da remoto del sito
(tutte le grandezze visibili sul PC della centrale possono essere visualizzate a distanza); è possibile
entrare nel programma con un sistema protetto di password. Tramite il telecontrollo si invieranno
anche i vari messaggi di stato dell’impianto ed eventuali chiamate al personale reperibile.
G) ALTRI IMPIANTI
Impianto di terra
Nella centrale verrà installato un impianto di terra opportunamente dimensionato in base alle
grandezze elettriche.
Tale impianto sarà formato da:
 Anello in treccia di rame nudo;
 Puntazze (o griglia);
 Nodo equipotenziale;
 Quadretto contenente gli scaricatori di tensione e/o le protezioni necessarie;
 Serie di scaricatori di sovratensione (installati direttamente nei quadri elettrici).
Quadri prese
All’interno dei locali tecnici verranno posizionati 2 quadri prese contenenti i seguenti componenti:
 Interruttori di protezione;
 Presa industriale 220 V (2p+t);
 Presa industriale 380 V (3p+t);
 Prese IEC 220 V.
Sensori di livello
Verrà installato almeno 1 sensore di livello ad ultrasuoni, adeguatamente dimensionato con uscita
analogica 4-20 mA. I misuratori di livello avranno la funzione di regolare il livello di acqua a
monte presso l’opera di presa (agendo sui dovuti attuatori) e verificare il livello a valle. La misura
sarà letta e gestita con tutte le altre variabili del sistema della centrale. Tali misure saranno
visualizzate nel sistema di supervisione. Il collegamento (circa 2,5 km) fra centrale ed opera di
presa sarà realizzato in fibra ottica.
__________________________________________________________________________________________________________
95
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
B.2 - 1.1
2013
IMPIANTO ELETTRICO: SCHEMA UNIFILARE
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96
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
B.2 - 2.0
QUANTIFICAZIONE DELLE ACQUE DERIVATE E DMV
B.2 - 2.1
DESCRIZIONE DEL BACINO IDROGRAFICO
2013
Il bacino imbrifero del fiume Sinni si estende per una superficie complessiva di 1427 Kmq. La
parte interna del bacino presenta un diffuso carattere montuoso, con quote mediamente al di
sotto dei 1000 m. Le zone pianeggianti cominciano in prossimità di Valsinni, sviluppandosi in
maniera progressiva fino al litorale jonico. Il 16% dell’area del Bacino è a quota inferiore ai 300 m.
circa il 54% è a quota superiore ai 600 m., mentre il 16,8% risulta compreso tra le isoipse 900 e
1200. La quota media del bacino risulta di 687 m. s.l.m. La sezione idrica di interesse per il
presente studio è collocata nella parte alta del bacino e ricade a monte della sezione idrometrica
denominata Sinni a Pizzutello. Il bacino del Fiume Sinni chiuso in prossimità della città di
Episcopia copre un’area di circa 230 kmq. Al suo interno ricade l’invaso di Cogliandrino che
raccoglie le acque di un bacino di circa 120 kmq. L’invaso del Cogliandrino è utilizzato per scopi
idroelettrici ed effettua il turbinaggio delle acque con una restituzione presso la foce del Fiume
Noce. Questo implica che durante l’esercizio normale le portate del bacino del Cogliandrino non
saranno disponibili per l’impianto in progetto. Il bacino idrografico è stato caratterizzato mediante
un modello digitale del terreno alla risoluzione di 20 m in ambiente GIS. Il bacino è stato
analizzato attraverso il programma ArcView 3.2 utilizzando un programma sviluppato in “Avenue
script”. Partendo dal Digital Elevation Model (DEM) si è condotta una analisi topografica
necessaria per definire il sistema idrologico. Il primo passo è quello di realizzare la “flowdirection”
del bacino, cioè realizzare una matrice in cui ad ogni pixel sia assegnato un valore che indichi la
direzione di drenaggio o di moto che avrà la particella d’acqua caduta in quel punto. Definite le
direzioni del flusso, è possibile elaborare il valore dell'area di drenaggio corrispondente ad ogni
punto (in unità di celle). Da tale informazione in cascata è possibile dedurre il reticolo idrografico
del bacino assegnando un valore della flowaccumulation che rappresenta la soglia per la
formazione del reticolo idrografico. Qui di seguito sono riportati i risultati delle elaborazioni fatte
per derivare le principali caratteristiche dei bacini idrografici oggetto di studio.
BACINO
AREA
PERIMETRO
PENDENZA
MEDIA
QUOTA
MINIMA
QUOTA
MASSIMA
QUOTA
MEDIA
LUNGHEZZA
MASSIMA
[Kmq]
[km]
[%]
[m s.l.m.]
[m s.l.m.]
[m s.l.m.]
[km]
Cogliandrino
Episcopia
120,52
230,03
62,22
91,57
27,64
28,55
659,00
460,80
2.001,82
2.001,82
1.025,66
949,04
20,437
35,881
Interbacino
109,51
460,80
1.896,14
864,62
35,881
Caratteristiche principali dei sottobacini analizzati: area sottesa, perimetro, pendenza media del bacino,
variazioni di quota a lunghezza del percorso idrologico più lungo.
Il bacino ha le tipiche caratteristiche di un bacino montano con quote variabili tra i 400 fino a
1500 m s.l.m.
B.2 - 2.2
I DATI IDROLOGICI
Gli afflussi meteorici sull’area
All’interno della zona di indagine ricadono 6 stazioni pluviometriche del Servizio Idrografico
Italiano (SII), oggi Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale (SIMN). Sono state prese in
considerazione le stazioni le cui aree di influenza, determinate attraverso il metodo dei poligoni di
Thiessen (topoieti), sono comprese nell’area del bacino di interesse.
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97
2013
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
Aree di influenza dei pluviometri che ricadono sull’interbacino oggetto di studio.
Le stazioni pluviometriche considerate sono elencate i, dove sono anche riportati la quota sul
mare, la tipologia dell’apparecchio ed il numero di anni di osservazione.
BACINO
STAZIONE
Codice
Tipo di
apparecchio
Quota
[m s.l.m.]
Anni di
osservazone
Agri
Sinni
CASTELSARACENO
AGROMONTE
54
74
PR
P
950
500
54
66
Sinni
CARBONE
75
PN
685
64
Noce
Cestll. Inferiore
13
P
490
-
Sinni
COGLIANDRINO
77
PR
700
54
Sinni
EPISCOPIA
78
PR
520
29
Caratteristiche delle stazioni pluviometriche del SIMN presenti nell’area di studio.
Pluviometro
Castelsaraceno
Area [kmq]
Meda annuale [mm/anno]
7,8
1633
Cogliandrino
29,4
1550
Agromonte
48,8
1339
Episcopia
7,4
1287
Carbone
4,0
1056
12,1
1444
Castelluccio Inferiore
Media
1414
Stima dell’afflusso meteorico medio annuale.
Deflussi registrati
Nell’area indagata è presente una sezione di misura idrometrica del SIMN, per la quale sono
disponibili dati di portata a diversa scala di aggregazione temporale. Per tale sezione, le cui
caratteristiche sono riportate in sono state considerate le serie complete delle portate medie
giornaliere pubblicate sugli Annali Idrologici (Parte II) della sezione di Catanzaro del SIMN. Il
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98
2013
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
numero di dati, gli afflussi e i deflussi medi annui sono indicati in, mentre le caratteristiche di
lunghezza e continuità delle serie giornaliere dei dati idrometrici sono desumibili dalla.
SEZIONE
Area
[kmq]
233
Altitudine media
[m s.l.m.]
932
Zero idrometrico
[m s.l.m.]
445
Distanza dalla foce
[km]
70
SINNI A PIZZUTELLO
Caratteristiche delle sezioni utilizzate dal SIMN per le misure di portata.
SEZIONE
SINNI A PIZZUTELLO
Area
[kmq]
233
Numero dei dati
34
Am
[mm]
1583
Dm
[mm]
1029
Numero di dati delle serie dei deflussi nell’anno idrologico, afflusso medio annuo A m e deflusso medio annuo Dm
delle sezioni utilizzate dal SIMN per le misure di portata.
Nella figura seguente viene riportata la serie storica delle portate registrate al Sinni a Pizzutello.
Da questa, è possibile osservare che la serie presenta contributi consistenti di portata con volumi
di piena invernali che superano i 15 Mmc/giorno. Le analisi svolte da Manfreda et al. [2003]
hanno inoltre consentito di definire il valore percentuale del deflusso di base (BFI) che si attesta
intorno al 64%. Questo rappresenta uno dei valori più alti di contributo di base registrati sul
territorio della Regione Basilicata.
SEZIONE
Periodo di
funzionamento
Totale anni di
osservazione
SINNI A PIZZUTELLO
1925-1980
48
Periodi di
osservazione
1925-1928
1930-1942
1948-1967
1970-1980
Massima lunghezza
serie parziale
20
Caratteristiche delle serie storiche osservate nelle sezioni di misura del SIMN.
Evapotraspirazione Potenziale
Per il calcolo dell’evapotraspirazione potenziale nel bacino in oggetto di studio è stato utilizzato il
metodo di Thornthwaite che presenta una buona affidabilità in climi di tipo umido. Il metodo di
Thornthwaite, di semplice applicazione, è basato sull’uso di una formula per il calcolo
dell’evapotraspirazione di una generica copertura vegetale, e che, come input climatico, richiede
solamente la temperatura media mensile. Il metodo usa la stima della temperatura media mensile
locale, la latitudine per calcolare l’evapotraspirazione potenziale mensile. Presume che esista un
grado alto di correlazione tra la temperatura e le altre variabili, come radiazione, l'umidità
atmosferica e vento. Le analisi presentate mostrano che nel bacino in oggetto l’afflusso meteorico
è nettamente superiore alla richiesta atmosferica per evapotraspirazione. In prima analisi è
possibile valutare il contributo minimo di deflusso in alveo che potrebbe aversi qualora
l’evapotraspirazione reale eguagliasse il suo valore potenziale. In base a tale ipotesi è possibile
osservare che tale valore di portata potrebbe raggiungere un minimo pari a 0.262 mc/s per
l’interbacino compreso tra la diga di Cogliandrino e la sezione di Episcopia. È opportuno peraltro
sottolineare che il contributo di portata valutato per il Sinni a Cogliandrino risulta più alto di
quello valutato per l’interbacino per tre ragioni fondamentali: 1) il primo riceve afflussi meteorici
maggiori; 2) il primo ha una quota media superiore e quindi una domanda evapotraspirativa
minore; 3) il secondo drena un area leggermente inferiore. Tali considerazioni consentono di dire
che l’interbacino compreso tra la diga di cogliandrino e la sezione di Episcopia contribuisce al
deflusso in alveo con una percentuale pari a circa il 42% del deflusso. Per tale ragione l’impianto
in progetto sarà dimensionato facendo riferimento alle caratteristiche statistiche dei deflussi
registrati al Sinni a Pizzutello ridotti del 58% assumendo che, allo stato attuale, la diga di
Cogliandrino utilizzi la restante parte per scopi idroelettrici (considerato che la restituzione di tale
impianto avviene in un differente bacino idrografico).
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99
2013
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
Evapotraspirazione
potenziale annuale
Evapotraspirazione potenziale mensile
Mese
EP [mm/giorno]
Giorni
EP [mm/mese]
Gennaio
31
0.28
8.587
Febbraio
28
0.33
9.3296
Marzo
31
0.71
22.04
Aprile
30
1.50
44.88
Maggio
31
2.59
80.247
Giugno
30
3.61
108.39
Luglio
31
4.05
125.4
Agosto
31
3.71
115.15
Settembre
30
2.85
85.5
Ottobre
31
1.83
56.814
Novembre
30
0.98
29.469
EP [mm/anno]
701
Dicembre
31
0.48
14.8273
Evapotraspirazione potenziale mensile calcolata alla scala di bacino (interbacino Sinni).
Gennaio
Febbraio
4
100
200
3
300
Marzo
4
100
200
3
300
1
600
200 400 600 800
0
200
1
600
200 400 600 800
0
3
300
200
3
300
1
500
600
200 400 600 800
0
3
300
200 400 600 800
0
4
100
200
3
200 400 600 800
200
0
3
1
600
200 400 600 800
200 400 600 800
0
0
4
100
200
3
300
2
2
400
1
500
600
200 400 600 800
0
4
100
200
1
500
600
200 400 600 800
0
Dicembre
3
4
100
200
3
300
2
400
500
600
Agosto
4
100
2
400
1
0
300
2
400
600
200 400 600 800
1
500
Novembre
300
500
600
Ottobre
4
200
1
600
Settembre
100
1
500
400
500
2
400
2
400
3
300
300
2
400
200
Luglio
4
100
4
100
2
Giugno
4
3
400
500
Maggio
100
200
2
400
500
4
100
300
2
400
Aprile
2
400
1
500
600
200 400 600 800
0
1
500
600
200 400 600 800
0
Mappe di evapotraspirazione potenziale a scala mensile espresse in mm/giorno per ogni mese dell’anno.
__________________________________________________________________________________________________________
100
2013
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
Area
Affusso
Annuo
[mm]
1414
Evapotraspirazione
Potenziale
[mm]
701
109.51
[kmq]
Bilancio di bacino: Interbacino del Sinni.
Deflussi Deflussi Coefficiente
deflusso
[mm]
[mc/s]
713
2.477
0.504
Evapotraspirazione potenziale mensile
Mese
Giorni
EP
[mm/giorno]
0.2571
EP
[mm/mese]
7.9701
Gennaio
31
Febbraio
28
0.3111
8.7108
Marzo
31
0.688
21.32
Aprile
30
1.465
43.95
Maggio
31
2.5372
78.653
Giugno
30
3.5346
106.04
Luglio
31
3.953
122.5
Agosto
31
3.6315
112.58
Settembre
30
2.7924
83.772
Ottobre
31
1.8001
55.803
Novembre
30
0.9634
28.902
Dicembre
31
0.4615
14.3065
Indice
Climatico
[EP/P]
0.496
Clima
Umido
Evapotraspirazione
potenziale annuale
EP
[mm/anno]
685
Evapotraspirazione potenziale mensile calcolata alla scala di bacino (Sinni a Cogliandrino).
Area
Affusso
Annuo
[mm]
1585.63
Evapotraspirazione
Potenziale
[mm]
685
120.52
[kmq]
Bilancio di bacino: Sinni a Pizzutello.
B.2 - 2.3
Deflussi
[mm]
Deflussi
[mc/s]
Coefficiente
deflusso
901
3.444
0.568
Indice
Climatico
[EP/P]
0.432
Clima
Umido
VALUTAZIONE DEI DEFLUSSI ANNUALI, CURVA DI DURATA E MEDIE MENSILI
Il contributo idrico, in termini di deflusso medio annuo, che i singoli bacini sono in grado di
fornire è stato valutato utilizzando una relazione aggiornata tra afflussi medi annui e relativi
deflussi
D1/ 3  28,2  11,98 log(A m )
m
dove Am (mm) è l’afflusso medio sul bacino idrografico, Dm (mm) è il deflusso generato. La
precedente espressione è stata definita attraverso l’analisi dei dati disponibili in Basilicata
ottenendo un coefficiente di correlazione lineare R 2=0.95. Il valore dei deflussi di magra può essere
dedotto secondo la relazione empirica trovata da (Rossi, 1987). I deflussi della stagione secca, nel
seguito indicati con d, risultano anch'essi molto variabili da un anno all'altro ed il loro valore
medio dm tende, in generale, ad essere fortemente correlato con il valore medio annuo Dm,
osservato ovviamente nella stessa sezione del corso d'acqua.
Il legame correlativo è generalmente assunto come (Rossi, 1987):
dm = b×Dm
dove b=0.014 e =1.419 per i bacini in esame.
Sulla base delle registrazioni degli afflussi giornalieri registrati è stato possibile valutare il deflusso
annuale ed il deflusso minimo annuale secondo la formulazione proposta da Rossi (1987). I
risultati di tali elaborazioni sono riportati nella seguente Tabella.
__________________________________________________________________________________________________________
101
2013
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
Bacino
Area
[Kmq]
Deflusso annuale
[mm/anno]
Deflusso
annuale
[mc/sec]
Dm
[mm]
Deflusso minimo annuale
[mc/sec]
Interbacino
Cogliandrino
110
121
869
1042
3.017
3.983
207.27
268.25
0.720
1.025
Deflussi medi durante l’anno e durante la stagione secca calcolati con formule empiriche di Claps et al. (1998).
Anche questa analisi confermano che l’interbacino considerato contribuisce ai deflussi in un
rapporto che si attesta intorno allo 0.43. Sulla base di tali considerazioni sono state dedotti i
valori di riferimento delle portate medie mensili e della curva di durata relativamente al solo
interbacino compreso tra la diga di cogliandrino e la sezione di Episcopia.
20
Interbacino
media
minimo
18
16
14
Q [mc/s]
12
10
8
6
4
2
0
0
50
100
150
200
250
300
350
durata [giorni]
Curva di durata calcolata per l’interbacino compreso tra la diga di Cogliandrino e la sezione di Episcopia.
B.2 - 2.4
IL DEFLUSSO MINIMO VITALE (DMV)
Il deflusso minimo vitale è inteso come la portata istantanea da determinare in un tratto
omogeneo di un corso d’acqua, portata che deve garantire la salvaguardia delle caratteristiche
fisiche del corpo idrico, in particolare delle sue caratteristiche idrologiche e morfologiche, delle
caratteristiche chimico-fisiche delle acque (tutto ciò in linea con il D. Lgs. 152/99) e della naturale
capacità di autodepurazione del corso d’acqua, e delle biocenosi “tipiche delle condizioni naturali”.
Per la sezione in oggetto di studio, essendo stata una sezione monitorata per diversi anni,
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102
2013
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
l’Autorità di Bacino ha fornito delle indicazioni sulle portate da rilasciare come deflusso minimo
vitale che si attesta intorno ai 0.394 mc/s. Tali indicazioni sono contenute nella relazione del
piano di bacino - stralcio del bilancio idrico e del deflusso minimo vitale.
Indicazioni sul DVM dell’Autorità di Bacino della Basilicata (piano di bacino - stralcio del bilancio idrico e del
deflusso minimo vitale - relazione).
MESE
GENNAIO
FEBBRAIO
Q
[mc/s]
7,3878
6,9669
DMV da rilasciare
[mc/s]
0,394
0,394
Portate Utili per l’impianto
[mc/s]
6,9938
6,5729
MARZO
4,9677
0,394
4,5737
APRILE
3,8272
0,394
3,4332
MAGGIO
2,8099
0,394
2,4159
GIUGNO
1,2537
0,394
0,8597
LUGLIO
0,6534
0,394
0,2594
AGOSTO
0,3932
0,394
0,0000
SETTEMBRE
0,7636
0,394
0,3696
OTTOBRE
1,0822
0,394
0,6882
NOVEMBRE
4,5519
0,394
4,1579
DICEMBRE
5,8179
0,394
5,4239
Valori di portata medi mensili per l’interbacino in oggetto depurati delle portate rilasciate per il DMV.
B.2 - 2.5
APPLICAZIONE DEL METODO VAPI AL BACINO DEL SINNI
La portata al colmo di piena è definita attraverso la procedura VAPI descritta da Claps e
Fiorentino [2001] trascurando l’effetto di laminazione indotta dall’invaso di Cogliandrino
sull’evoluzione degli idrogrammi di piena. Tale ipotesi risulta a vantaggio di sicurezza considerato
il fatto che la presenza della diga di Cogliandrino crea un effetto di laminazione con un
conseguente abbattimento delle portate massime che in questo studio viene intenzionalmente
trascurato. Per tale ragione, si è assunto che tutto il bacino contribuisca in modo omogeneo alla
formazione delle piene e non semplicemente l’interbacino compreso tra Cogliandrino ed il Sinni
chiuso in prossimità di Episcopia. La portata al colmo di piena può calcolarsi attraverso gli studi
idrologici presentati nello studio di sintesi VAPI-Basilicata e facendo riferimento agli areali
omogenei individuati. Le analisi saranno eseguite con riferimento a due sezioni caratteristiche
quella di prelievo con un area drenata totale di 230.03 kmq, e la sezione del Sinni in
corrispondenza della centrale di turbinaggio a cui è associata un area drenata di 232.61 kmq. In
considerazione dello studio di sintesi VAPI-Basilicata è possibile ricostruire il valore atteso della
portata al colmo di piena mediante la formula caratterizzante la portata indice:
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103
2013
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
m(Q) = 5.98 A0.645
dove A rappresenta l’area di drenaggio del bacino idrografico.
Il fattore di crescita KT è invece determinato attraverso la seguente espressione valida per i Bacini
Umidi della Basilicata (zona omogenea C):
K T  0.0565 + 0.5977 LN(T)
dove T rappresenta il periodo di ritorno.
Il metodo proposto nella metodologia VAPI consente di valutare, attraverso una procedura
semplificata, l’entità di una piena con assegnato periodo di ritorno. Tale procedura è basata su
uno studio di regionalizzazione svolto da Claps e Fiorentino [2001] basato sull’utilizzo della
distribuzione TCEV per descrivere la distribuzione di probabilità dei massimi annuali.
L’espressione sintetica per il calcolo della portata al colmo di piena ad assegnato periodo di ritorno
è:
QT = KT m(Q)
Sulla base di questi elementi è possibile procedere ad una stima delle portate al colmo di piena
per il bacino in esame in corrispondenza della sezione di prelievo dell’impianto idroelettrico in
progetto ed in corrispondenza della sezione del Fiume Sinni in prossimità dell’opera di
Turbinaggio. Considerata inoltre l’importanza dell’opera e il suo rilievo si ritiene opportuno di
verificare l’opera per eventi eccezionali con periodo di ritorno di 500 anni.
T (anni)
KT
Q (mc/s)
10
1.43
285.6
30
2.09
416.5
100
2.81
560.0
200
3.22
642.6
500
3.77
751.7
1000
4.19
834.3
10000
5.56
1108.7
Portate al colmo di piena calcolate mediante il metodo VAPI riferite alla sezione del Fiume Sinni all’opera di
presa.
T (anni)
KT
Q (mc/s)
10
1.43
287.7
30
2.09
419.5
100
2.81
564.0
200
3.22
647.2
500
3.77
757.2
1000
4.19
840.4
10000
5.56
1116.7
Portate al colmo di piena calcolate mediante il metodo VAPI riferite alla sezione del Fiume Sinni in prossimità
della centrale di turbinaggio.
Assumendo di utilizzare un periodo di ritorno pari a 500 anni e considerato che la vita media di
un opera quale è quella in progetto si aggira intorno agli 30 anni significa che stiamo assumendo
che esiste una probabilità pari a 0.058 che nei 30 anni la struttura possa essere inondata. La
pericolosità definisce le caratteristiche del fenomeno fisico rispetto all’intervallo temporale di
osservazione. Essa è definita sulla base del tempo di ritorno oppure del rischio intrinseco, vale a
dire la probabilità che x(Tr) venga superata una o più volte in N anni:
N
1 

PN [ x(Tr)]  1  1 

Tr 

dove N è il numero di anni di vita media della struttura, in questo caso.
Tr [anni]
P[x(Tr)] [-]
N [anni]
10
0,958
30
0,638
100
0,260
200
0,140
500
0,058
1000
0,030
Tr = Periodo di ritorno;
P[x(Tr)] = Probabilità dell'evento a verificarsi;
30
N = Numero di anni di vita media dell'opera.
Pericolosità assunta rispetto al periodo di ritorno dell’evento di piena.
__________________________________________________________________________________________________________
104
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
B.2 - 2.6
2013
BILANCIO IDRICO: VOLUMI D’ACQUA DERIVATI
GIORNI DI UTILIZZO DELL’IMPIANTO
L’andamento della curva di durata fornisce valide indicazioni in merito al periodo utile di
derivazione. I giorni di utilizzo dell’impianto sono quelli in cui le portate da derivare consentono
un efficace “turbinaggio” definito da un sufficiente funzionamento del macchinario elettroidraulico, ovvero del sistema turbina - generatore. Nel caso in esame i giorni di utili per il
funzionamento dell’impianto sono pari a 270, per complessive 6.480 ore.
LE PORTATE MEDIE MENSILI
Le portate medie mensili disponibili per l’utilizzo idroelettrico sono ripartite nel modo seguente:
Mesi
Q (mc/s)
DMV da rilasciare (mc/s)
Portate utili per l'impianto (mc/s)
1
Gennaio
7,3878
0,3940
6,9938
2
Febbraio
6,9669
0,3940
6,5729
3
Dicembre
5,8179
0,3940
5,4239
4
Marzo
4,9677
0,3940
4,5737
5
Novembre
4,5519
0,3940
4,1579
6
Aprile
3,8272
0,3940
3,4332
7
Maggio
2,8099
0,3940
2,4159
8
Giugno
1,2537
0,3940
0,8597
9
Ottobre
1,0822
0,3940
0,6882
10
Settembre
0,7636
0,3940
0,0000
11
Luglio
0,6534
0,3940
0,0000
12
Agosto
0,3932
0,3940
0,0000
Portate medie mensili depurate delle portate rilasciate per il DMV.
L’andamento delle portate medie mensili, rigorosamente ordinate in funzione della portata lorda,
conferma la possibilità di sfruttamento dell’asta torrentizia per 270 giorni, corrispondenti ai nove
mesi più produttivi. In termini di utilizzo, pertanto, si prevede di escludere dal ciclo produttivo i
mesi di luglio, agosto e settembre. Il grafico seguente riporta l’andamento della portata media
lorda mensile, riferita a ciascun mese, in ordine decrescente di portata.
Mesi produttivi per l’impianto: Ottobre, Novembre, Dicembre, Gennaio, Febbraio, Marzo, Aprile,
Maggio, Giugno.
Mesi non produttivi per l’impianto: Luglio, Agosto, Settembre.
Andamento delle portate lorde medie mensili in ordine decrescente.
__________________________________________________________________________________________________________
105
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Il grafico proposto di seguito rappresenta il progressivo dei volumi d’acqua derivati nei 270 giorni
utili di funzionamento dell’impianto e integralmente restituiti, a valle dell’edificio centrale di
produzione dal canale di scarico, nell’asta del Fiume Sinni.
Volumi d’acqua derivati nel periodo di funzionamento dell’impianto.
Il bilancio idrico relativo ai volumi d’acqua derivati e restituiti è riportato nella figura seguente.
Bilancio idrico relativo ai volumi derivati nel periodo di funzionamento dell’impianto.
Il valore del rapporto A/B racchiude il concetto di bilancio idrico in merito ai volumi d’acqua
derivati nei giorni utili di funzionamento dell’impianto, difatti:
A  270
1 Qderivate
 i270
 0,50
B
 i1 QLorde
Ossia, i volumi d’acqua derivati e successivamente restituiti, nell’ambito della stessa asta fluviale
interessata alle opere di derivazione, risultano pari al 50% dei volumi d’acqua che attraversano la
sezione di derivazione.
__________________________________________________________________________________________________________
106
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
B.3 - DESCRIZIONE DELLA TECNICA PRESCELTA, CON
RIFERIMENTO ALLE MIGLIORI TECNICHE DISPONIBILI A COSTI
NON ECCESSIVI, E DELLE ALTRE TECNICHE PREVISTE PER
PREVENIRE LE EMISSIONI DEGLI IMPIANTI O PER RIDURRE
L’UTILIZZO DELLE RISORSE NATURALI, CONFRONTANDO LE
TECNICHE
PRESCELTE
CON
LE
MIGLIORI
TECNICHE
DISPONIBILI.
B.3 - 1.0
DESCRIZIONE DELLA TECNICA PRESCELTA
L’idroelettrico minore è, tra le rinnovabili, la fonte che maggiormente contribuisce alla produzione
elettrica, sia a livello europeo sia mondiale. La larga maggioranza dei piccoli impianti idroelettrici
sono “ad acqua fluente”: cioè la turbina produce quando l’acqua è disponibile nel fiume. Quando il
corso d’acqua è in magra e la portata scende al di sotto di un certo valore predeterminato, la
produzione di energia cessa. Questo significa, ovviamente, che piccoli impianti indipendenti non
sono in grado di fornire energia con continuità, almeno che essi non siano dimensionati in modo
tale da avere sempre acqua sufficiente per funzionare. Questo problema può essere risolto in due
modi. Il primo è l’utilizzo di laghi esistenti o bacini artificiali di accumulo posti a monte
dell’impianto. Il secondo è la connessione dell’impianto ad una rete di distribuzione elettrica.
Questo secondo gode del vantaggio di facilitare la regolazione ed il controllo automatico della
frequenza di generazione dell’energia elettrica, ma paga lo svantaggio di dover vendere l’energia
all’azienda distributrice a prezzo imposto - il cosiddetto buy-back - che può essere troppo basso.
In anni recenti, nella maggior parte degli Stati Membri, il prezzo è stato fissato dai governi
nazionali che, consapevoli dei benefici ambientali delle fonti rinnovabili, hanno provveduto ad
aumentare il buy-back. Portogallo, Spagna e Germania hanno dimostrato che buy-back
ragionevoli sono essenziali per aumentare la produzione d’energia elettrica da fonti rinnovabili
Con l’annunciata “liberalizzazione” del mercato europeo dell’energia elettrica, i piccoli produttori si
troveranno in una posizione svantaggiata nel contrattare l’acquisto della propria energia da parte
delle compagnie distributrici. Tuttavia i governi nazionali non possono fare a meno delle fonti
rinnovabili nel loro sforzo per porre un freno alle emissioni di CO2 e devono trovare i modi, simili
eventualmente al NFFO adottato nel Regno Unito, per sostenere la produzione d’energia
rinnovabile. Scopo di un impianto idroelettrico è convertire l’energia potenziale di una massa
d’acqua che defluisce naturalmente con una certa differenza di quota (denominato salto o caduta),
in energia elettrica nel punto più basso dell’impianto, dove è collocata la centrale. La potenza
dell’impianto è proporzionale alla portata d’acqua ed al salto. In dipendenza del salto disponibile,
gli impianti possono essere divisi in tre categorie:
• Alta caduta: al di sopra di 100 m.
• Media caduta: 30-100 m.
• Bassa caduta: 2-30 m.
Questi intervalli di valori non sono rigidi, ma hanno il solo scopo di classificare i siti idroelettrici.
Gli impianti possono anche essere definiti come:
•Impianti ad acqua fluente.
•Impianti con la centrale al piede di una diga.
•Impianti inseriti in un canale od in una condotta per approvvigionamento idrico.
B.3 - 2.0
IMPIANTI AD ACQUA FLUENTE E TECNICHE DISPONIBILI
Negli impianti ad acqua fluente la turbina produce con modi e tempi totalmente dipendenti dalla
disponibilità nel corso d’acqua. Quando il corso d’acqua è in magra e la portata scende al di sotto
__________________________________________________________________________________________________________
107
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
di un certo valore predeterminato - la portata minima della turbina installata sull’impianto - la
produzione di energia cessa. Gli impianti a medio ed alto salto utilizzano sbarramenti per avviare
l’acqua verso l’opera di presa dalla quale l’acqua è convogliata alle turbine attraverso una
tubazione in pressione (condotta forzata). Le condotte forzate sono opere costose e quindi uno
schema di progetto come quello descritto di solito è antieconomico. Un’alternativa è quello di
addurre l’acqua per mezzo di un canale a debole pendenza che corre accanto al fiume fino ad un
bacino di carico e da qui in una breve condotta forzata fino alle turbine. Se la topografia e la
morfologia del terreno non consentono l’agevole realizzazione di un canale a pelo libero, una
soluzione che può essere economicamente valida è quella di realizzare una tubazione in bassa
pressione che consente una maggior libertà nella scelta delle pendenze. Allo scarico delle turbine
l’acqua viene reimmessa nel corso d’acqua attraverso un canale di restituzione. Talvolta può venir
creato dallo sbarramento un piccolo invaso sufficiente ad immagazzinare l’acqua per l’esercizio
dell’impianto nelle sole ore di punta. Allo stesso scopo e con gli stessi criteri di dimensionamento
può essere realizzato fuori alveo o presso la camera di carico della condotta forzata un bacino
artificiale sfruttando le possibilità costruttive fornite dai geotessili. Tipicamente, gli impianti a
bassa caduta sono realizzati presso l’alveo del fiume. Si possono scegliere due soluzioni tecniche.
La prima è quella di derivare l’acqua fino all’ingresso delle macchine mediante una breve condotta
forzata come negli impianti ad alta caduta; la seconda è quella di creare il salto mediante una
piccola diga equipaggiata con paratoie a settore e nella quale è inserita l’opera di presa, la centrale
e la scala dei pesci. Quanto alle tecniche disponibili, gli impianti possono essere:
A. Ad acqua fluente (è il caso del progetto in esame);
B. A bacino o ad accumulazione;
C. Di accumulo a mezzo pompaggio.
Centrali ad acqua fluente
Le turbine delle centrali ad acqua fluente sono azionate dall'acqua di un fiume. Il dislivello tra
l'alto e il basso corso del fiume è minimo, se paragonato a quello delle centrali ad accumulazione.
Per contro, la quantità d'acqua disponibile è maggiore. Le centrali ad acqua fluente funzionano
ininterrottamente, coprendo la domanda di base: sono quindi centrali di base.
Centrali ad accumulazione
Per azionare le turbine, le centrali ad accumulazione sfruttano l'acqua accumulata nei laghi
artificiali. Sono caratterizzate da grandi dislivelli e quindi da alte pressioni, ma da piccole portate
d'acqua. A seconda del bisogno, le centrali ad accumulazione possono essere messe in esercizio e
arrestate nel giro di pochi minuti. Per questo motivo, sono utilizzate soprattutto per coprire il
carico durante i periodi di punta, vale a dire a mezzogiorno e in inverno.
Centrali di pompaggio
Le centrali di pompaggio dispongono di un bacino di accumulazione superiore (bacino di svaso) e
uno inferiore (bacino di invaso). Nei periodi di basso consumo, l'acqua è pompata nel bacino
superiore: può così essere riutilizzata per la produzione di elettricità quando aumenta la
domanda. Solitamente l’acqua viene pompata a monte durante la notte, in quanto le tariffe
energetiche sono più economiche. Dal punto di vista energetico tali impianti rappresentano un
non senso: infatti la quantità di energia necessaria a riempire il bacino di svaso è certamente
superiore (a causa di tutte le dissipazioni ed i consumi ausiliari) dell’energia fornita dalla stessa
quantità di acqua durante la caduta. La validità di tali impianti è prettamente economica,
basandosi sul fatto che il valore commerciale dell’energia elettrica adoperata per il pompaggio
(prodotta nelle ore notturne in impianti termoelettrici che funzionano tutto il giorno) è inferiore al
valore commerciale dell’energia prodotta, nelle ore diurne, dalla stessa quantità di acqua in
caduta: le tariffe commerciali notturne dell’energia sono inferiori a quelle diurne. Sulla base di tale
criterio risulta pertanto conveniente la realizzazione di tali impianti. Nel caso di basse cadute si
possono utilizzare turbine reversibili, che funzionano, nelle ore notturne, come macchine
operatrici (pompa centrifuga-mista).
__________________________________________________________________________________________________________
108
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
B.4 - VALUTAZIONE DEL TIPO E DELLA QUANTITÀ DEI RESIDUI
E DELLE EMISSIONI PREVISTE (QUALI INQUINAMENTO
DELL’ACQUA, DELL’ARIA E DEL SUOLO, RUMORE, VIBRAZIONI,
LUCE, CALORE, RADIAZIONI, ECC.) RISULTANTI DALLA
REALIZZAZIONE E DALLA ATTIVITÀ DEL PROGETTO PROPOSTO.
B.4 - 1.0 LE SOSTANZE PRODOTTE, TRASFORMATE ED UTILIZZATE NEL
PROCESSO PRODUTTIVO
Nel ciclo produttivo è utilizzata l’acqua del Fiume SINNI e, alla fine dello stesso ciclo, è rilasciata
nello stesso alveo la stessa acqua in qualità e quantità non alterate rispetto a quelle in entrata, e
pertanto, non vi é alcuna aggiunta o emissione di sostanza elencata nella Tabella III/A
dell’Allegato 5 della Parte Terza del D. Lgs. 152/06. Non sono dunque prodotte, né trasformate,
sostanze o composti di cui alle Tabelle 5 e 3/A dell’Allegato 5 della Parte Terza del D.Lgs 152/06,
ovvero non saranno, neppure occasionalmente, scaricate, né trasformate, o utilizzate o prodotte
alcune delle sostanze di cui alle Tabelle 5 e 3/A dell’Allegato 5 della Parte Terza del D.Lgs 152/06.
B.4 - 2.0 DATI RELATIVI ALLA PRODUZIONE DI RIFIUTI, DI EMISSIONI
ATMOSFERICHE, DI SCARICHI IDRICI, DI SVERSAMENTI AL SUOLO, DI
SOTTOPRODOTTI, DI EMISSIONI TERMICHE, DI RUMORI VIBRAZIONI E
RADIAZIONI
I rifiuti prodotti derivano essenzialmente dalla fase di cantiere per la realizzazione delle opere
previste in progetto. Procedendo all’attribuzione preliminare dei singoli codici CER, che sarà resa
definitiva solo in fase di lavori iniziati, si possono descrivere i rifiuti prodotti come appartenenti
alle seguenti categorie:
CER 150203 assorbenti, materiali filtranti, stracci e indumenti protettivi diversi da quelli di cui
alla voce 150202
CER 160210 apparecchiature fuori uso contenenti Pc5 o da essi contaminate, diverse da quelle
di cui alla voce 160209
CER 160304 rifiuti inorganici, diversi da quelli di cui alla voce 160303
CER 160306 rifiuti organici, diversi da quelli di cui alla voce 160305
CER 160799 rifiuti non specificati altrimenti (acque di lavaggio piazzale)
CER 161002 soluzioni acquose di scarto, diverse da quelle di cui alla voce 161001
CER 161104 altri rivestimenti e materiali refrattari provenienti dalle lavorazioni metallurgiche,
diversi da quelli di cui alla voce161103
CER 161106 rivestimenti e materiali refrattari provenienti da lavorazioni non metallurgiche,
diversi da quelli di cui alla voce 161105
CER 170107 miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diverse da quelle di
cui alla voce 170106
CER 170202 vetro
CER 170302 miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce 170301
CER 170407 metalli misti
CER 170411 cavi, diversi da quelli di cu alla voce 170410
CER 170504 terra e rocce, diverse da quelle di cui alla voce 170503
CER 170604 materiali isolanti diversi da quelli di cui alle voci 170601 e 170603
CER 170903 altri rifiuti dell’attività di costruzione e demolizione (compresi rifiuti misti)
contenenti sostanze pericolose
CER 170203 plastica
Categorie dei rifiuti prodotti.
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109
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Le quantità totali prodotte non risultano eccessive. In ogni caso, nell’area di cantiere saranno
organizzati gli stoccaggi in modo da gestire i rifiuti separatamente per tipologia e pericolosità, in
contenitori adeguati alle caratteristiche del rifiuto. I rifiuti destinati al recupero saranno stoccati
separatamente da quelli destinati allo smaltimento. Tutte le tipologie di rifiuto prodotte in cantiere
saranno consegnate a ditte esterne, regolarmente autorizzate alle successive operazioni di
trattamento (smaltimento e/o recupero) ai sensi della vigente normativa di settore.
Per quanto riguarda il particolare codice CER 170504, riconducibile alle terre e rocce provenienti
dallo scavo per lo scavo della condotta interrata, si prevede di riutilizzarne la maggior parte per i
rinterri previsti. Coerentemente con quanto disposto dall’art. 186 del correttivo al Codice
dell’ambiente, il riutilizzo in loco di tale quantitativo di terre (per rinterri, riempimenti,
rimodellazioni e rilevati) viene effettuato nel rispetto di alcune condizioni:


l’impiego diretto delle terre escavate deve essere preventivamente definito;
la certezza dell’integrale utilizzo delle terre escavate deve sussistere sin dalla fase di
produzione;
non deve sussistere la necessità di trattamento preventivo o di trasformazione preliminare
delle terre escavate ai fini del soddisfacimento dei requisiti merceologici e di qualità
ambientale idonei a garantire che il loro impiego ad impatti qualitativamente e
quantitativamente diversi da quelli ordinariamente consentiti ed autorizzati per il sito dove
sono desinate ad essere utilizzate;
deve essere garantito un elevato livello di tutela ambientale;
le terre non devono provenire da siti contaminati o sottoposti ad interventi di bonifica;
le loro caratteristiche chimiche e chimico-fisiche siano tali che il loro impiego nel sito
prescelto non determini rischi per la salute e per la qualità delle matrici ambientali
interessate ed avvenga nel rispetto delle norme di tutela delle acque superficiali e
sotterranee, della flora, della fauna degli habitat e delle aree naturali protette.




La parte rimanente, previa verifica analitica, sarà avviata al corretto smaltimento o riutilizzo.
B.4 - 2.1
SCARICHI IDRICI
L’impianto idroelettrico non immette in circolo scarichi idrici e, pertanto, non ha nessuna
connessione con l’ambiente idrico superficiale e profondo poiché alla base del funzionamento della
tecnologia é necessario utilizzare temporaneamente il salto idraulico dell’acqua derivata dal fiume
per poi restituirla nel medesimo alveo. Le azioni di progetto non prevedono opere che possano
alterare il regime e la qualità delle acque di scorrimento superficiali e profonde. Non c’é alcuna
sostanziale modificazione dei normali percorsi di scorrimento delle acque meteoriche.
B.4 - 2.2
SVERSAMENTI AL SUOLO
Le componenti dell’opera non contengono, per la specificità del loro funzionamento, sostanze
liquide che potrebbero essere sversate al suolo e quindi esserne assorbite; é quindi da escludere
ogni tipo di interazione tra le opere in progetto e le acque sotterranee.
B.4 - 2.3
EMISSIONI ATMOSFERICHE
In fase di esercizio non vi sono emissioni a carico dell’atmosfera. In fase di cantiere le sorgenti di
emissione possono essere distinte in base alla natura del possibile contaminante in:


Sostanze chimiche inquinanti;
Polveri.
Le sorgenti di queste emissioni sono:


I mezzi operatori;
I macchinari;
__________________________________________________________________________________________________________
110
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni


2013
I cumuli di materiale di scavo;
I cumuli di materiale da costruzione.
Le polveri saranno prodotte dalle operazioni di:




Scavo e riporto per il livellamento dell’area;
Adeguamento della viabilità interna al campo funzionale all’attività di cantiere;
Accumulo e trasporto del materiale proveniente dalle fasi di scavo in attesa della
successiva utilizzazione per il rinterro, la sistemazione e il livellamento dell’area;
Movimentazione dei mezzi utilizzati nel cantiere.
L’impatto che può aversi riguarda per lo più la deposizione sugli apparati fogliari della vegetazione
circostante. L’entità del trasporto ad opera del vento e della successiva deposizione del particolato
e delle polveri più sottili dipenderà dalle condizioni meteo - climatiche (in particolare direzione e
velocità del vento al suolo) presenti nell’area di intervento al momento dell’esecuzione dei lavori. Si
stima che non più del 10% del materiale sollevato dai lavori possa depositarsi nell’area esterna al
cantiere. L’impatto viene considerato lieve e, in ogni caso, reversibile.
Le sostanze chimiche emesse in atmosfera sono quelle generate dai motori a combustione interna
utilizzati, ovvero mezzi di trasporto, compressori, generatori. Gli inquinanti che compongono tali
scarichi sono:









Biossido di zolfo (S02);
Monossido di Carbonio (CO);
Ossidi di azoto (NOX — principalmente NO ed N02);
Composti organici volatili (COV);
Composti organici non metanici — idrocarburi non metanici (NMOC);
Idrocarburi policiclici aromatici (IPA);
Benzene (C6H6);
Composti Contenenti metalli pesanti (Pb);
Particelle sospese (polveri sottili).
Gli impatti derivanti dall’immissione di tali sostanze possono facilmente essere assorbiti
dall’atmosfera locale, sia per la loro temporaneità, sia per lo spazio a disposizione per una
costante dispersione e diluizione da parte del vento.
Verranno in ogni caso adottati i seguenti accorgimenti per minimizzare l’impatto durante la fase di
realizzazione:
-
I macchinari e le apparecchiature utilizzate risponderanno ai criteri dettati dalla direttiva
Macchine (marcatura CE) per quanto riguarda la rumorosità di funzionamento;
I motori a combustione interna utilizzati saranno conformi ai vigenti standard europei in
termini di emissioni allo scarico;
Le attività di cantiere si svolgeranno solo nel periodo diurno;
Le lavorazioni più rumorose saranno gestite in modo da essere concentrate per un periodo
limitato di tempo;
Eventuali macchinari particolarmente rumorosi potranno essere alloggiati in apposito box
o carter fonoassorbente;
I mezzi e i macchinari saranno tenuti accesi solo per il tempo necessario;
In caso di clima secco, le superfici sterrate di transito saranno mantenute umide per
limitare il sollevamento di polveri;
La gestione del cantiere provvederà affinché i materiali da utilizzare siano stoccati per il
minor tempo possibile, compatibilmente con le lavorazioni.
__________________________________________________________________________________________________________
111
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
B.4 - 2.4
2013
SOTTOPRODOTTI
Le fasi di cantierizzazione, esercizio e dismissione non comportano la presenza di sottoprodotti di
alcun tipo.
B.4 - 2.5
EMISSIONI TERMICHE
L’impianto idroelettrico non prevede utilizzo di impianti di combustione o di riscaldamento. Non
sarà svolta alcuna attività che possa comportare variazioni termiche, immissioni di vapore
acqueo, fumi o altri rilasci che possano modificare in modo significativo il microclima locale.
B.4 - 2.6
RUMORI E VIBRAZIONI
Un impianto idroelettrico, nel suo normale funzionamento di regime, ha parti meccaniche in
movimento confinate all’interno dell’edificio di produzione, posizionato a valle dell’impianto. Le
emissioni sonore potranno essere generate dall’attività di rotazione della turbina, dal generatore
elettrico e dal trasformatore. Il livello di rumore ammissibile dipende dalla presenza di centri
abitati o di case isolate nelle vicinanze della centrale. Il rumore proviene principalmente dalle
turbine e, se esistono, dai moltiplicatori. Attualmente il rumore può essere ridotto, se necessario,
fino a 70 dBA all’interno della centrale, e fino a livelli pressoché impercettibili all’esterno. La
riduzione del rumore all’esterno è ottenuta isolando dalle vibrazioni i muri e il tetto della centrale.
Il principio del sistema di riduzione può essere perseguito lasciando la platea, le vie d’acqua in
calcestruzzo ed i pilastri di sostegno del carroponte liberi di essere eccitati dalle vibrazioni delle
macchine. Le altre parti dell’edificio, come le travi in calcestruzzo di appoggio del tetto e gli
eventuali elementi prefabbricati, possono poggiarsi su speciali elementi in gomma con costante di
elasticità in grado di garantire la massima riduzione del rumore. Il problema del rumore è
particolarmente sentito negli impianti a bassa caduta con gruppi Kaplan ad asse verticale che
emettono rumore in una o due frequenze (suoni puri) che risultano facilmente rilevabili nei
dintorni della centrale al di sopra del rumore dell’acqua nel fiume. Sembra che l’origine di questi
suoni puri sia nel moltiplicatore ed a volte nel generatore. Nello studio del rumore la presenza di
suoni puri è considerata un fattore aggravante del disegno acustico.
B.4 - 2.7
RADIAZIONI
In normali condizioni atmosferiche, il campo elettrico tra la superficie terrestre e la ionosfera é di
200 V/m. Nel corso di un temporale, ad esempio, il valore può crescere molto, fino a raggiungere i
20.000 V/m. Campi di intensità simili a quella di temporale possono essere riconducibili alla
carica elettrostatica dei pavimenti, sempre tenendo presente che l’intensità di tali campi decresce
rapidamente con la distanza. Il campo elettrico misurato su una linea di alta tensione può
arrivare fino a 6.000 V/m, mentre a una distanza di 50 m dai conduttori si assesta nel range di
200 - 500 V/m. L’apporto dell’impianto idroelettrico in esercizio si considera marginale rispetto ai
valori di base attualmente registrabili per la presenza di diverse linee elettriche presenti. Le
apparecchiature che potrebbero rappresentare una fonte di CEM diversi da zero sono quelle che
vanno dalla cabina di consegna fino alla sottostazione. Il valore ditali emissioni non é noto, in
assenza di misure dirette, ma comunque risulterebbe significativamente inferiore all’attuale valore
di fondo. I fattori che influenzano il campo magnetico prodotto da un campo interrato sono:
• distanza fra le fasi;
• profondità di posa;
• geometria di posa;
• correnti indotte dal campo magnetico stesso nelle guaine metalliche.
Considerata la potenza elettrica che si intende installare e che nell’area attraversata non sono
presenti abitazioni o altri edifici occupati per una parte significativa della giornata, si può ritenere
l’impatto dovuto ai campi elettromagnetici di modesta entità.
__________________________________________________________________________________________________________
112
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
B.4 – 3.0 DATI RELATIVI AI MATERIALI
IMMAGAZZINATI O PRODOTTI SUL SITO
PERICOLOSI
2013
UTILIZZATI,
Non è prevista utilizzazione, stoccaggio e produzione di materiali pericolosi per la salute o per
l’ambiente.
B.4 – 4.0
DEFINIZIONE DEL RISCHIO INCIDENTI
L’impianto progettato si compone di opere puntuali, quali:

Sistema di presa e derivazione: opera necessaria per la presa (griglia e canale di presa in
alveo) e la derivazione (tramite canale derivatore) delle acque con successiva immissione
nel canale adduttore (condotta a pelo libero) per condurle all’accumulo temporaneo
(sistema dissabbiatore-vasca di carico);

Opera di scarico alla presa: manufatto interrato che consente il rilascio della portata in
eccesso o le operazioni di svuotamento in alveo;

Sistema Dissabbiatore-Vasca di carico: opera quasi completamente interrata, necessaria
all’accumulo temporaneo dei volumi d’acqua turbinabili al fine di stabilizzare il
funzionamento della condotta in pressione che alimenta la turbina posta a valle;

Centrale di produzione: manufatto seminterrato ospitante la turbina, il generatore,
trasformatore ed i quadri elettrici, necessari per la trasformazione dell’energia cinetica e
potenziale dell’acqua proveniente dalla vasca di carico - al netto delle perdite idrauliche e
meccaniche di varia natura - in energia elettrica;

Opera di scarico in centrale: manufatto interrato che consente il rilascio della portata in
alveo, priva di energia, in particolari condizioni idrauliche.
Per il completamento dello schema idraulico è previsto il collegamento degli elementi puntuali
descritti, mediante opere lineari a sviluppo plano-altimetrico, quali:

Canale adduttore: opera completamente interrata di collegamento tra le opere di presa e
derivazione con il sistema dissabbiatore-vasca di carico. Il moto idraulico avviene a pelo
libero, ossia non in pressione;

Condotta Forzata interrata: di collegamento dalla vasca di carico alla centrale di
produzione con moto idraulico in pressione a mezzo del tirante idrico nella vasca di carico;

Canale di Scarico: collegamento interrato tra la turbina ed il punto di scarico in alveo
definito dal diffusore della turbina, collegato al canale di scarico, grazie al quale il moto in
pressione, proveniente dalla turbina, ritorna ad essere a pelo libero fino alla confluenza
con l’alveo del Fiume Sinni per la restituzione integrale della portata derivata.
In caso di malfunzionamenti, guasti o sabotaggi, l’impianto non produce emissioni nocive e, dal
punto di vista elettrico, qualsiasi variazione dalla condizione standard di operatività comporta lo
spegnimento dell’impianto stesso.
La presenza di un impianto idroelettrico non origina rischi per la salute pubblica. Gli elementi
elettromeccanici sono realizzati e installati secondo criteri e norme standard di sicurezza per
quanto riguarda la messa a terra sia delle strutture sia dei componenti metallici.
Per le attività di controllo e manutenzione dell’impianto è adottato uno specifico protocollo di
sicurezza finalizzalo al controllo dei rischi per la sicurezza degli operatori, nel rispetto della
normativa vigente del settore.
__________________________________________________________________________________________________________
113
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
B.5
DESCRIZIONE
DELLE
PRINCIPALI
SOLUZIONI
ALTERNATIVE POSSIBILI, INCLUSA L’ALTERNATIVA ZERO, CON
INDICAZIONE
DEI
MOTIVI
PRINCIPALI
DELLA
SCELTA
COMPIUTA, TENENDO CONTO DELL’IMPATTO SULL’AMBIENTE.
B.5 - 1.0
MOTIVI PRINCIPALI DELLA SCELTA COMPIUTA
Allo scopo di promuovere la “contestualizzazione paesaggistica ed ambientale” dell’opera, il
progetto si è evoluto sulla scorta dei seguenti criteri:
a) criteri di localizzazione;
b) criteri strutturali.
a) Criteri di localizzazione
L’asta fluviale individuata per il progetto in esame, ricadente completamente nel territorio del
Comune di EPISCOPIA, tra le diverse aree potenzialmente idonee lungo il corso del fiume SINNI è
stata ritenuta idonea e compatibile dal punto di vista logistico e ambientale, poiché:
-
-
-
Consente l’utilizzo di una briglia esistente per il posizionamento del canale di presa,
favorendone la mimetizzazione, garantendone la tenuta e limitando l’intervento rispetto
all’inserimento per realizzazione di una traversa ex novo;
Il canale adduttore attraversa in larga parte terreni privi di vegetazione e solo in minima
parte area boscata;
Il sito di ubicazione del sistema dissabbiatore-vasca di carico é piano e privo di
vegetazione;
La condotta forzata segue, affiancandolo, il percorso del fiume Sinni che a sua volta si
interseca, per l’intera asta fluviale compresa tra la derivazione (a monte) e la restituzione
delle acque (a valle), con il percorso della superstrada S.S. 653 “Sinnica”;
L'edificio centrale é posto in area pianeggiante e direttamente collegata alla superstrada
S.S. 653 “Sinnica” dalla quale è possibile accedere.
L’intera area di intervento è antropizzata, posizionata a valle dell’abitato di Episcopia e percorsa da
rete stradale a scorrimento veloce - S.S. n.653 “Sinnica” - che ha inciso notevolmente sullo stato
originario dei luoghi. L’asse viario, infatti, presenta diversi tratti in viadotto, alte pile e fondazioni
direttamente in alveo a platea su pali, tratti in galleria, tratti in consistente rilevato e tagli del terreno
per i tratti in trincea. A tale rete stradale di scorrimento veloce si affiancano altri tracciati stradali
minori (statale, comunali, vicinali); reti gas metano; reti elettriche. Anche l’alveo del Fiume SINNI,
nell’asta considerata, non è stata immune da interventi: diverse sono le briglie esistenti e
costantemente interessate da opere di manutenzione che hanno già alterato il naturale habitat del
corso fluviale e, probabilmente, annullata la possibilità della risalita dei pesci.
Altri fattori hanno poi determinato un maggior interesse sull’attuale sito, in particolare:
- Verifica della presenza di risorsa idrica economicamente sfruttabile;
- Disponibilità di territorio in relazione alla destinazione d’uso prevista dagli strumenti
pianificatori vigenti;
- Basso impatto visivo;
- Viabilità già presente in loco;
- Prossimità di linee elettriche allo scopo di ridurre al minimo l’intrusione della rete di
connessione dell’impianto a quella elettrica del gestore;
- Possibilità di sviluppare gran parte dello schema idraulico su aree destinate ad ordinarie
attività agricole o di scarsa rilevanza ambientale.
__________________________________________________________________________________________________________
114
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
b) Criteri strutturali
I criteri strutturali, finalizzati ad ottimizzare la disposizione delle opere per una migliore resa
energetica, compatibilmente con il minor disturbo ambientale sono stati i seguenti:
-
-
Distanza dai centri abitati;
Disposizione della viabilità esistente;
Condizioni morfologiche favorevoli per minimizzare gli interventi sul suolo e ridurre i
volumi degli scavi per la posa della condotta forzata;
Tracciato delle opere lineari interrate (condotte) poste a profondità tali da permettere il
riutilizzo agrario delle superfici temporaneamente interessate dalla realizzazione delle
opere;
Sistema dissabbiatore - vasca di carico quasi totalmente interrato;
Edificio della Centrale di Produzione parzialmente interrato.
B.5 – 1.1
RISPARMIO DI COMBUSTIBILE
L’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili fornisce, all’azienda, un’immagine sicuramente positiva,
data la sempre crescente attenzione dell’opinione pubblica e del governo verso temi ecologici e
soprattutto di risparmio energetico. Nel caso in esame, la produzione media annua di energia
idroelettrica dell’impianto è pari a circa 5 GWh, si ha un risparmio energetico, espresso in termini
di tonnellate equivalenti di petrolio, pari a circa 492,92 TEP e in venti anni pari a circa 8.598,45
TEP. In termini di tonnellate equivalenti di carbone, il risparmio in un anno è pari a circa 614,40
TEC, in venti anni è pari a circa 12.2088,03 TEC.
B.5 – 1.2
ANALISI DELLE RICADUTE OCCUPAZIONALI
L’intervento produrrà, infine, un incremento occupazionale circoscritto temporalmente alle attività
di costruzione, mentre per il regolare esercizio dell’impianto idroelettrico è previsto l’utilizzo non
continuativo di tecnici per interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria e di personale
impegnato in modo permanente per l’attività di controllo e vigilanza dell’impianto.
Le professionalità richieste saranno principalmente:
•
•
•
•
•
•
•
Operai edili (muratori, carpentieri, addetti a macchine movimento terra);
Topografi;
Elettricisti generici e specializzati;
Coordinatori;
Progettisti;
Personale di sorveglianza;
Operai agricoli.
Durante il periodo di normale esercizio dell’impianto verranno utilizzate maestranze per la
manutenzione, la gestione e la supervisione dell’impianto, nonché per la sorveglianza dello stesso.
Alcune di queste figure professionali saranno impiegate in modo continuativo, come ad esempio il
personale dì gestione e supervisione tecnica e di sorveglianza. Altre figure verranno impiegate
occasionalmente a chiamata al momento del bisogno, ovvero quando si presenta la necessità di
manutenzioni ordinarie o straordinarie dell’impianto. La tipologia di figure professionali richieste
in questa fase sono, oltre ai tecnici della supervisione dell’impianto e al personale di sorveglianza,
elettricisti, operai edili, artigiani e operai agricoli e giardinieri per la manutenzione del terreno di
pertinenza dell’impianto (taglio dell’erba, sistemazione delle aree a verde etc).
__________________________________________________________________________________________________________
115
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
B.5 – 2.0
2013
PRINCIPALI SOLUZIONI ALTERNATIVE POSSIBILI
Le particolarità plano-altimetriche dell’area e la presenza di vincoli hanno condizionato l’originario
progetto redatto pervenendo, con la presente proposta progettuale per la realizzazione
dell’impianto, alla quarta soluzione alternativa possibile.
La soluzione originaria prevedeva:





un posizionamento più a monte del sistema dissabbiatore – vasca di carico;
l’assenza della condotta adduttrice;
la presenza di attraversamenti in alveo;
un diverso tracciato della condotta forzata;
ubicazione dell’edificio centrale di produzione a valle della S.S. 653 “Sinnica”.
Le rielaborazioni al progetto hanno comportato le seguenti modifiche:





spostamento verso valle del sistema dissabbiatore – vasca di carico con collegamento al
canale di presa a mezzo di una condotta adduttrice (canale a pelo libero, ovvero non in
pressione);
l’eliminazione degli attraversamenti in alveo;
un miglioramento nel tracciato della condotta forzata;
lo spostamento a monte della S.S. 653 “Sinnica” dell’edificio centrale di produzione;
Inserimento di opere di presidio e di controllo nelle aree a rischio.
Tutte le scelte sono state condivise dai funzionari degli uffici dell’Autorità di Bacino della
Basilicata che hanno, di fatto, approvato definitivamente il progetto.
B.5 – 3.0
L’ALTERNATIVA ZERO
L’alternativa zero, qui di seguito analizzata, è relativa alla opzione di NON realizzazione della
centrale idroelettrica di progetto.
In base a tale opzione, le risultanze evidenziano come il corso d’acqua interessato e l’ambiente
circostante non subiscano modifiche o impatti anche solo temporanei.
L’alternativa zero, pertanto, ha i seguenti effetti:
Effetti positivi dell’alternativa zero
(+) Assoluta certezza in merito alla mancanza di alterazione delle acque superficiali;
(+) Assoluta certezza in merito alla mancanza di alterazione delle acque sotterranee;
(+) Assoluta certezza in merito alla emissione di sorgenti sonore in aggiunta a quelle già esistenti;
(+) Assoluta certezza in merito alla mancanza di alterazione della componente atmosfera;
(+) Assoluta certezza in merito alla mancanza di alterazione del patrimonio ittico presente nel
tratto interessato;
(+) Assoluta certezza in merito alla mancanza di alterazione al patrimonio faunistico ed alla flora.
Effetti negativi dell’alternativa zero
(-) Mancata produzione di energia elettrica “pulita” da fonte rinnovabile a basso impatto
ambientale con conseguente mancato contributo al raggiungimento degli obiettivi nazionali fissati
dal Protocollo di Kyoto;
(-) Mancato contributo al raggiungimento degli obiettivi generali previsti nel QUADRO
STRATEGICO NAZIONALE 2007-2013 allorquando, testualmente, recita: “La Priorità si articola in
due obiettivi generali ciascuno dei quali persegue due obiettivi specifici. Il primo obiettivo generale
riguarda lo sviluppo delle energie rinnovabili e il risparmio energetico. Il secondo obiettivo generale
riguarda la gestione delle risorse idriche, la gestione dei rifiuti, la bonifica dei siti inquinati, la difesa
del suolo e la prevenzione dei rischi naturali e tecnologici.”
__________________________________________________________________________________________________________
116
2013
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
(-) Mancato contributo al saldo regionale di energia elettrica come da DOCUMENTO STRATEGICO
REGIONALE che, testualmente, recita:
“Dal Piano Energetico Regionale esistente si rileva “che il saldo di energia elettrica con le altre
Regioni” si mantiene da alcuni anni negativo con una produzione interna, che per quanto in
progressivo aumento, non copre neppure il 50% della richiesta. La Basilicata al pari delle Marche e
solo dopo la Campania è tra le regioni d’Italia con il più consistente deficit elettrico. Nella relazione
di programmazione energetica, che accompagnerà l’avvio di tali attività verranno individuati gli
obiettivi energetici, che la Regione si pone di raggiungere nel prossimo quinquennio e le modalità per
il raggiungimento di tali obiettivi”.
(-) Mancato sfruttamento delle reali potenzialità del fiume nel tratto interessato al progetto;
(-) Nessuna riduzione della capacità di trasporto solido del corso d’acqua, nel medio periodo, nel
tratto interessato dal prelievo;
(-) Nessuna valorizzazione delle fonti energetiche rinnovabili e mancata possibilità di realizzare
visite guidate con finalità educative ed informative.
(-) Mancata possibilità occupazionale: in un contesto, come quello del Mezzogiorno d’Italia, ove si
riscontra il più alto tasso di disoccupazione (sempre crescente) l’investimento proposto dal
progetto in esame ha certamente delle benefiche ricadute anche a livello occupazionale.
La produzione di 1 TJ (pari a circa 277.780 kWh) di elettricità da impianti a combustibile fossile,
comporta una produzione di circa 100.000 kg di CO2, di 2 kg di SOX, di 2 kg di NOX, di 1 kg di
composti organici. Le tabelle seguenti evidenziano in risparmio di combustibile e quello in
emissioni in atmosfera, ottenuto attraverso la realizzazione delle opere di progetto.
RISPARMIO DI COMBUSTIBILE IN “TEP” E PENALI
Fattori di conversione utilizzati:
1 TEP =
11.630,00
kWh
TEC = Tonnellate Equivalenti di Carbone
1 TEC =
8.138,00
kWh
J = Joule - Unità di misura dell'energia nel S.I.
1 kWh =
3,60E+06
Joule
MBTU = British Thermal Unit
Fattori di conversione
1 MWh =
3,41214
MBTU
TEP = Tonnellate Equivalenti di Petrolio
Risparmio di combustibile
In 1 anno
Produzione Annua
5,00
GWh
pari a
In anni
Totale
429,92
TEP
20
8.598,45
TEP
614,40
TEC
20
12.288,03
TEC
J
20
3,60E+14
J
3,41E+05
MBTU
1,80E+13
1,71E+04 MBTU
20
Risparmio di combustibile ottenuto dalla produzione dell’impianto idroelettrico di progetto
Riduzioni di emissioni atmosferiche
1 TJ di elettricità da combustibile
fossile, producono:
In 1 anno
In 20 anni
100.000,00
kg di CO2
1,8x106
kg di CO2
3,6x107
kg di CO2
2,00
kg di SOX
36,00
kg di SOX
720,00
kg di SOX
2,00
kg di NOX
36,00
kg di NOX
720,00
kg di NOX
18,00
kg di composti org.
360,00 kg di composti org.
1,00 kg di composti organici
Riduzione delle emissione atmosferiche ottenute dalla produzione dell’impianto idroelettrico di progetto
__________________________________________________________________________________________________________
117
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Penali e risparmio
1 tonnellata di CO2 vale circa 40,00 € di penale sul mercato internazionale, vale:
In 1 anno
40,00 €/t di CO2 pari a
1 TEP equivale a circa 8 barili di petrolio al prezzo di 102 €/barile.
Il risparmio in Italia sull'importazione del greggio ammonta a:
72.000,00
In 20 anni
€
In 1 anno
102,00 €/barile pari a
Sommano in 1 anno
Sommano in 20 anni
Penali e risparmio in termini di CO2 e di barili di petrolio.
1.440.000,00
€
In 20 anni
350.816,85
€
422.816,85
€
7.016.337,06
€
8.456.337,06
€
__________________________________________________________________________________________________________
118
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
C- QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
C.1 – ANALISI DELLA QUALITÀ AMBIENTALE CON RIFERIMENTO ALLE
COMPONENTI DELL’AMBIENTE POTENZIALMENTE SOGGETTE AD UN
IMPATTO IMPORTANTE DEL PROGETTO PROPOSTO, CON PARTICOLARE
RIFERIMENTO ALLA POPOLAZIONE, ALLA FAUNA E ALLA FLORA, AL
SOTTOSUOLO, ALL’ACQUA, ALL’ARIA, AI FATTORI CLIMATICI, AI BENI
MATERIALI,
COMPRESO
IL
PATRIMONIO
ARCHITETTONICO
E
ARCHEOLOGICO, AL PAESAGGIO, ALL’INTERAZIONE TRA QUESTI FATTORI;
C.2 DESCRIZIONE DEI PROBABILI EFFETTI SULL’AMBIENTE:
- ESISTENZA DEL PROGETTO;
- UTILIZZAZIONE DELLE RISORSE NATURALI;
- EMISSIONI DI INQUINANTI, CREAZIONE DI SOSTANZE NOCIVE E
SMALTIMENTO DEI RIFIUTI.
C.3 – INDICAZIONE DEI METODI DI PREVISIONE UTILIZZATI PER
VALUTARE GLI EFFETTI SULL’AMBIENTE.
INDICE PARTE C
C.1 - ANALISI DELLA QUALITÀ AMBIENTALE CON RIFERIMENTO ALLE COMPONENTI
DELL’AMBIENTE POTENZIALMENTE SOGGETTE AD UN IMPATTO IMPORTANTE DEL
PROGETTO PROPOSTO, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLA POPOLAZIONE, ALLA FAUNA
E ALLA FLORA, AL SOTTOSUOLO, ALL’ACQUA, ALL’ARIA, AI FATTORI CLIMATICI, AI BENI
MATERIALI, COMPRESO IL PATRIMONIO ARCHITETTONICO E ARCHEOLOGICO, AL
PAESAGGIO, ALL’INTERAZIONE TRA QUESTI FATTORI. ......................................................... 121
C.1 - 1.0
COMPONENTE POPOLAZIONE ........................................................................... 121
C.1 - 1.1
COMPONENTE POPOLAZIONE - IMPATTO ESTETICO ..................................... 121
C.1 - 1.2
COMPONENTE POPOLAZIONE – IMPATTO ACUSTICO (RUMORE) ................... 125
C.1 - 1.3
COMPONENTE POPOLAZIONE – IMPATTO DA RADIAZIONI ............................. 133
C.1 - 1.4
COMPONENTE POPOLAZIONE – IMPATTO DA AMIANTO ................................. 139
C.1 - 1.5
ALTRI IMPATTI ............................................................................................... 142
C.1 - 2.0
COMPONENTE ACQUE SUPERFICIALI ............................................................... 143
C.1 - 3.0
COMPONENTE ACQUE SOTTERRANEE ............................................................. 148
C.1 - 4.0
COMPONENTE ARIA .......................................................................................... 150
C.1 - 5.0
COMPONENTE SUOLO E SOTTOSUOLO ............................................................ 154
C.1 - 6.0
COMPONENTE BENI MATERIALI ........................................................................ 177
C.1 - 6.1
COMPONENTE PATRIMONIO ARCHITETTONICO ............................................ 178
C.1 - 6.2
COMPONENTE PATRIMONIO ARCHEOLOGICO ............................................... 180
C.1 - 7.0
COMPONENTE FLORA E FAUNA ........................................................................ 183
C.1 - 8.0
COMPONENTE ITTIOFAUNA............................................................................... 186
________________________________________________________________________________________________
119
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
C.2 DESCRIZIONE DEI PROBABILI EFFETTI SULL’AMBIENTE ................................................ 194
C.2.1 DESCRIZIONE DEI PROBABILI EFFETTI SULL’AMBIENTE: ESISTENZA DEL PROGETTO.
.............................................................................................................................................. 194
C.2 - 1
EFFETTI PRODOTTI DAL PROGETTO: TIPOLOGIA IMPATTI ................................ 194
IMPATTI NELLA FASE DI CANTIERE ................................................................................... 195
IMPATTI IN FASE DI ESERCIZIO ......................................................................................... 201
C.2.2 DESCRIZIONE DEI PROBABILI EFFETTI SULL’AMBIENTE: UTILIZZAZIONE DELLE
RISORSE NATURALI. .............................................................................................................. 204
C.2 - 2.1
RISORSA SUOLO ............................................................................................ 204
C.2 - 2.2
RISORSA ACQUA ............................................................................................ 204
C.2.3 - DESCRIZIONE DEI PROBABILI EFFETTI SULL’AMBIENTE: EMISSIONI DI INQUINANTI,
CREAZIONE DI SOSTANZE NOCIVE E SMALTIMENTO DEI RIFIUTI. ....................................... 208
C.2 - 3.1
SOSTANZE PRODOTTE, TRASFORMATE ED UTILIZZATE NEL PROCESSO
PRODUTTIVO ...................................................................................................................... 208
C.2 - 3.2
DATI RELATIVI ALLA PRODUZIONE DI RIFIUTI, DI EMISSIONI ATMOSFERICHE,
DI SCARICHI IDRICI, DI SVERSAMENTI AL SUOLO, DI SOTTOPRODOTTI, DI EMISSIONI
TERMICHE, DI RUMORI VIBRAZIONI E RADIAZIONI ........................................................... 208
C.3 - INDICAZIONE DEI METODI DI MONITORAGGIO UTILIZZATI PER VALUTARE GLI EFFETTI
SULL’AMBIENTE. ................................................................................................................... 211
C.3 - 1
MONITORAGGIO IN FASE DI ESERCIZIO DEGLI EFFETTI .................................. 211
C.3 - 2
MONITORAGGIO IN FASE DI ESERCIZIO DELLE PORTATE ................................ 213
C.3 - 2.1
DISPOSITIVI DI MISURAZIONE .................................................................... 213
C.3 - 2.2
MISURATORI ELETTROMAGNETICI DI PORTATA ........................................ 213
C.3 - 2.3
MISURA DEI VOLUMI D’ACQUA RESTITUITI ............................................... 216
C.3 - 2.4
MISURA DEL DMV ...................................................................................... 217
C.3 - 2.5
TRASMETTITORI DI LIVELLO ...................................................................... 218
C.3 - 2.6
MISURATORI DI LIVELLO DIFFERENZIALE ................................................. 221
C.3 - 2.7
SISTEMA DI SUPERVISIONE ....................................................................... 222
________________________________________________________________________________________________
120
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
C.1 - ANALISI DELLA QUALITÀ AMBIENTALE CON RIFERIMENTO
ALLE
COMPONENTI
DELL’AMBIENTE
POTENZIALMENTE
SOGGETTE AD UN IMPATTO IMPORTANTE DEL PROGETTO
PROPOSTO,
CON
PARTICOLARE
RIFERIMENTO
ALLA
POPOLAZIONE, ALLA FAUNA E ALLA FLORA, AL SOTTOSUOLO,
ALL’ACQUA, ALL’ARIA, AI FATTORI CLIMATICI, AI BENI
MATERIALI, COMPRESO IL PATRIMONIO ARCHITETTONICO E
ARCHEOLOGICO, AL PAESAGGIO, ALL’INTERAZIONE TRA
QUESTI FATTORI.
C.1 - 1.0
COMPONENTE POPOLAZIONE
Nel presente paragrafo si analizza la qualità ambientale con particolare riferimento all’impatto
dell’opera proposta con la componente popolazione.
Si analizzano, a seguire, i seguenti impatti:
1.
2.
3.
4.
5.
IMPATTO ESTETICO
IMPATTO ACUSTICO (RUMORE)
IMPATTO DA RADIAZIONI
IMPATTO DA AMIANTO (TERRE E ROCCE DA SCAVO)
ALTRI IMPATTI
C.1 - 1.1
COMPONENTE POPOLAZIONE - IMPATTO ESTETICO
Negli impianti ad acqua fluente, ove gran parte delle opere (opere di presa, condotta adduttrice e
condotta forzata) è realizzata nel sottosuolo (interrate), la visibilità delle opere è limitata alla
presenza di due piccoli locali comandi ubicati, rispettivamente, in corrispondenza del canale
derivatore e in adiacenza alla vasca di carico, oltre alla centrale di produzione che, nel caso
specifico, si rivela essere un semplice edificio del tutto assimilabile ad altri depositi agricoli
presenti nel territorio.
Gli indicatori da utilizzare in questo caso sono:
a)
Grado di intrusione visiva;
b)
Ingombro fisico del nuovo intervento;
c)
Distanza del nuovo intervento;
d)
Caratteri qualitativi dell'intrusione visiva;
e)
Mimetismo dell'opera nel contesto;
f)
Variazione della qualità paesaggistica complessiva.
In modo particolare:
a - b) Il grado di intrusione visiva definisce l’ingombro fisico determinato da un nuovo intervento
ed il secondo punto definisce il volume da esso occupato;
c) La distanza del nuovo intervento indica la distanza tra il soggetto percepente e l’opera in
progetto;
d) I caratteri qualitativi dell’introduzione visiva riguardano il contrasto o la coerenza dell’opera
rispetto all’unità paesistica circostante;
e) Il mimetismo dell’opera mira a rendere il meno possibile visibili le nuove strutture che verranno
introdotte nel paesaggio;
f) L’ultimo punto definisce le variazioni che il nuovo intervento comporta nell’ambiente
circostante.
________________________________________________________________________________________________
121
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
I LOCALI COMANDI
a - b) Le opere emergenti dal piano campagna sono:
- Il locale comandi in corrispondenza del canale derivatore;
- Il locale comandi adiacente alla vasca di carico.
I due locali comandi sono perfettamente identici sia per dimensioni geometriche (3,30 m x 3,80 m
in pianta, altezza alla gronda pari a 3,50 m) sia per forma architettonica. I materiali previsti per la
finitura dei due locali comandi rispondono alle caratteristiche ambientali del sito e sono i
seguenti:
- Manto di copertura in coppi;
- Romanella di mattoni pieni disposti a coltello;
- Gronde e discendenti in rame;
- Infissi in legno-alluminio;
- Soglie in pietra naturale;
- Intonaco colorato di finitura tipo "Terranova" a tinta tenue a base di terre;
- Zoccolo con intonaco in calce di cemento e soglia in mattone pieno.
c - e - d) Le opere di presa non risultano visibili a chi transita sulle strade circostanti, a meno del
locale comandi adiacente alla vasca di carico;
f) Le caratteristiche qualitative del paesaggio complessivamente non vengono meno se non
temporaneamente durante la fase di costruzione. I manufatti sono necessari al funzionamento
dell’impianto idroelettrico in progetto.
Architettura del locale comandi.
Opere di finitura del locale comandi.
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122
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
L’EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE
a - b) L’edificio “Centrale di Produzione” risulta parzialmente interrato rispetto all’originario
profilo del terreno, come è possibile verificare dalle sezioni sul terreno riportate di seguito ma
meglio definite nell'Elab. 601 - Edificio centrale di produzione - Planimetria quotata, sezioni sul
terreno e canale di scarico.
Sezione trasversale dell'edificio "Centrale di Produzione".
c) L’edificio "Centrale di Produzione" è parzialmente visibile da chi transita sulle strade circostanti;
d) L’edificio "Centrale di Produzione" ha dimensioni geometriche in pianta pari a 26,20 m x 17,70
m, altezza alla gronda di 7,10 m rispetto alla quota del piazzale di progetto ma, di fatto, pari a
2,90 m rispetto alla quota originaria del terreno. La forma architettonica dell’edificio si adatta al
contesto paesaggistico nel quale ben si inserisce.
I materiali previsti per la finitura dell’edificio sono i seguenti:
- Manto di copertura in coppi;
- Romanella di mattoni pieni disposti a coltello;
- Gronde e discendenti in rame;
- Infissi in legno-alluminio;
- Soglie in pietra naturale;
- Intonaco colorato di finitura tipo "Terranova" a tinta tenue a base di terre;
- Zoccolo con intonaco in calce di cemento e soglia in mattone pieno.
-
Particolare delle opere di finitura dell'edificio "Centrale di Produzione".
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123
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Opere di finitura dell'edificio "Centrale di Produzione".
e) La scelta architettonica sulla tipologia dell’edificio tende ad avvicinarsi il più possibile ai
caratteri costruttivi delle abitazioni rurali presenti nell’area. Il mimetismo dell’opera mira a
rendere il meno possibile visibile la nuova struttura che sarà inserita nel paesaggio;
f) Le caratteristiche qualitative del paesaggio complessivamente non vengono meno se non
temporaneamente durante la fase di costruzione. Il manufatto è necessario al funzionamento
dell’impianto idroelettrico in progetto.
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124
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
C.1 - 1.2
2013
COMPONENTE POPOLAZIONE – IMPATTO ACUSTICO (RUMORE)
INQUADRAMENTO TECNICO E NORMATIVO
Il rumore viene distinto dal suono perché è generato da onde acustiche irregolari e non periodiche,
percepite come sensazioni uditive sgradevoli e fastidiose. Il tipo di risposta umana ad un
fenomeno sonoro è quantificata misurando la pressione sonora. Nell’acustica tecnica si ricorre alla
considerazione di livelli espressi in decibel. Il decibel viene definito in tutta generalità come 10
volte il logaritmo decimale del rapporto di due potenze.
Si definiscono:
Il livello di pressione sonora: Lp=20xlg10(p/p0), ove p0 è una pressione di riferimento pari a 2x105Pa che è la pressione di soglia uditiva a 1.000Hz;
Il livello di intensità sonora: Li=10xlg(I/I0) ove I0 è l’intensità di riferimento pari a 10-12W/mq, che
corrisponde approssimativamente all’intensità di un’onda piana progressiva la cui pressione è
uguale alla pressione di soglia p0 in condizioni normali di temperatura e pressione atmosferica.
A 0°C ed a 101,325 kPa l’intensità di riferimento sarebbe esattamente 0,935x10 -12W, ossia
corrispondente alla potenza di una sorgente puntiforme che produce, su una superficie sferica di
1 mq, ossia alla distanza di 0,28m, una pressione che si approssima alla pressione p0 di
riferimento.
Il decibel è definito, dunque, dalla seguente relazione logaritmica:
Lp=10/log [p/p0]2
dove:
p = pressione acustica misurata;
p0 = pressione di riferimento, pari a 20 µPa.
Come detto, un parametro importante per descrivere l’intensità della sensazione sonora percepita
dall’orecchio è la pressione sonora. Il valore medio della pressione sonora lungo un periodo è pari
a zero, in quanto sono presenti sia compressioni che rarefazioni in ugual misura. Il valor medio
della pressione non è pertanto un valido descrittore del fenomeno acustico.
Risulta che l’energia trasportata dall’onda acustica è proporzionale al quadrato del valore RMS
(RMS che sta per Root Mean Square) della pressione sonora, in genere indicato con PRMS, detta
anche pressione efficace. Tale grandezza si ottiene elevando al quadrato i singoli valori istantanei
di pressione compresi nell’intervallo di tempo di un periodo, mediandoli rispetto al tempo ed
estraendo infine la radice quadrata. Risulta che l’intervallo di valori di pressione PRMS a cui
l’orecchio umano è sensibile si estende da 0,00001 a 200 Pa (dalla soglia di udibilità alla soglia del
dolore). Tale intervallo è quindi molto ampio e per questo motivo è risultato opportuno introdurre
una scala logaritmica, detta decibel (dB) che comprime tale intervallo. Il livello di pressione, ovvero
il valore di pressione misurato in dB, si ottiene dal logaritmo del rapporto tra il quadrato della
pressione che si vuole misurare ed il quadrato della pressione minima di udibilità, ossia dalla
formula:
Lp = 10xlog [P2 (RMS)/ P2 (min)] = 20xlog [P (RMS)/ P (min)
Dove:
Pmin = 2x10-5 [Pa] (per la soglia di udibilità).
Il termine di ponderazione, approssima la risposta in frequenza dell'udito. Essendo infatti il nostro
apparato uditivo diversamente sensibile a suoni caratterizzati da una differente composizione in
frequenza, viene utilizzato convenzionalmente questo filtro che simula tale risposta. La scelta di
questo indicatore, oltre ad essere espressamente indicato dalle normative di riferimento, dipende
dal fatto che esso tiene conto del contenuto energetico totale del rumore, nel tempo di misura
scelto. Il livello equivalente può essere visto come quel livello di pressione sonora costante
________________________________________________________________________________________________
125
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
contenente la stessa energia del segnale di rumore variabile prodotto nello stesso intervallo di
tempo dalla sorgente in esame; l'unità di misura del LAeq è il dB(A). La natura "energetica" di
questo parametro implica che la somma di due livelli equivalenti non corrisponda alla somma
algebrica ma riguardi la somma logaritmica. In base ai riferimenti normativi nazionali, il tempo di
riferimento per la stima dei livelli sonori, vale per il periodo diurno (6:00 22:00) e notturno (22:00
06:00). Il tempo di riferimento (TR) rappresenta il periodo della giornata all'interno del quale si
eseguono le misure. I rilievi di rumorosità devono tenere conto delle variabilità sia dell'emissione
sonora delle sorgenti che della loro propagazione. La misura può essere eseguita o per
integrazione continua o con tecnica così detta di campionamento. Nel primo caso il valore di
LAeq,TR viene ottenuto misurando il rumore ambientale durante l'intero periodo di riferimento,
con l'esclusione eventuale degli intervalli in cui si verificano condizioni anomale non
rappresentative del fenomeno in esame, nel secondo il valore LAeq,TR viene calcolato come media
dei valori del livello continuo equivalente di pressione sonora ponderata "A" relativo agli interventi
del tempo di osservazione (T0)i ovvero:
con
dove (T0)i rappresenta il tempo di osservazione.
La normativa italiana prevede che siano utilizzati descrittori sia per definire i limiti del livello
sonoro di una specifica sorgente sia per definire il livello complessivo dell'insieme delle sorgenti.
L'evoluzione degli approcci normativi, comunitari e nazionali, richiede però che la quantificazione
dei livelli sonori debba essere distinta per tipologia di sorgente. Nel caso specifico della valutazione
del rumore generato dalle infrastrutture di trasporto, il parametro acustico SEL (livello sonoro di
un singolo evento LAE) può servire a quantificare il contenuto energetico di ogni singolo passaggio
veicolare.
Il SEL è definito come il livello di segnale continuo della durata di un secondo che possiede lo
stesso contenuto energetico dell'evento considerato e serve per quantificare energeticamente un
singolo evento di rumore.
dove:


t2 - t1 è un intervallo di tempo sufficientemente lungo da comprendere l'evento;
t0 è la durata di riferimento (1 s).
La legge quadro 447/1995 (L. 26.10.1995 n.447 “Legge quadro sull’inquinamento acustico”) ha
stabilito, per sua espressa dichiarazione, i principi fondamentali in tema di inquinamento
acustico.
I valori limite, con l’entrata in vigore del D.P.C.M. 14.11.97 “Determinazione dei valori limite delle
sorgenti sonore” vengono determinati in una situazione transitoria ed una a regime.
Situazione transitoria: Nell’attesa che i Comuni provvedano alla classificazione acustica del
territorio comunale si continueranno ad applicare i valori limite dei livelli sonori di immissione
così come all’art. 6, comma 1, del D.P.C.M. 01.03.1991;
Situazione a regime: il livello di immissione dovrà rispettare i limiti assoluti di immissione di cui
________________________________________________________________________________________________
126
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
alla tabella C del D.P.C.M. 14.11.97 ed i limiti differenziali di cui all’art. 4, comma 1, del D.P.C.M.
14.11.1997.
Per definire i limiti assoluti occorre attribuire, alla zona in esame, una classe acustica.
CLASSE I – aree particolarmente protette: rientrano in questa classe le aree nelle quali la quiete
rappresenta un elemento di base per la loro utilizzazione: aree ospedaliere, scolastiche, aree
destinate al riposo ed allo svago, aree residenziali rurali, aree di particolare interesse urbanistico,
parchi pubblici, etc;
CLASSE II – aree destinate ad uso prevalentemente residenziale: rientrano in questa classe le aree
urbane interessate prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa densità di popolazione,
con limitata presenza di attività commerciali ed assenza di attività industriali ed artigianali;
CLASSE III – aree di tipo misto: rientrano in questa classe le aree urbane interessate da traffico
veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, con presenza di attività
commerciali, uffici, con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali;
aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici;
CLASSE IV – aree di intensa attività umana: rientrano in questa classe le aree urbane interessate
da intenso traffico veicolare, con alta densità di popolazione, con elevata presenza di attività
commerciali e uffici, con presenza di attività artigianali; le aree in prossimità di strade di grande
comunicazione e di linee ferroviarie; le aree portuali, le aree con limitata presenza di piccole
industrie;
CLASSE V – aree prevalentemente industriali:rientrano in questa classe le aree interessate da
insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni;
CLASSE VI – aree esclusivamente industriali: rientrano in questa classe le aree esclusivamente
interessate da attività industriali e prive di insediamenti abitativi.
Tab A - D.P.C.M. 14.11.97
La L. 447/95 conferma la suddivisione, prevista dal D.P.C.M. 01.03.1991, del territorio comunale
nelle 6 classi previste e, mediante il D.P.C.M. 14.11.1997 si definiscono nuovi e più articolati
limiti, introducendo i valori di attenzione e di qualità definiti nel modo seguente:
Limite di emissione: il valore massimo di rumore che può essere emesso da una sorgente
sonora, misurato in prossimità della sorgente stessa;
Limite di immissione: il valore massimo di rumore che può essere immesso da una o più
sorgenti sonore nell'ambiente abitativo o nell'ambiente esterno, misurato in prossimità dei
ricettori; i valori limite di immissione sono distinti in:
a) valori limite assoluti, determinati con riferimento al livello equivalente di rumore ambientale;
b) valori limite differenziali, determinati con riferimento alla differenza tra il livello equivalente di
rumore ambientale ed il rumore residuo;
Valore di Attenzione: livello di rumore che segnala la presenza di un potenziale rischio per la
salute umana o per l’ambiente;
Valore di Qualità: i valori di rumore da conseguire nel breve, nel medio e nel lungo periodo con le
tecnologie e le metodiche di risanamento disponibili, per realizzare gli obiettivi di tutela previsti
dalla presente legge.
I limiti normativi fissati dal D.P.C.M. 14.11.1997, attuativo della legge quadro, sono definiti nelle
tabelle B, C e D riportate in seguito:
________________________________________________________________________________________________
127
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Tabella b: valori limite di emissione - LeQ db(A) – (ART. 2)
Tabella c: valori limite di emissione - LeQ db(A) – (ART. 3)
Tabella d: valori limite di emissione - LeQ db(A) – (ART. 7)
Il D.P.R. n. 142/2004 “Disposizioni per il contenimento e la prevenzione dell’inquinamento acustico
derivante dal traffico veicolare” ha sostanzialmente completato il quadro normativo volto alla
gestione delle diverse fonti di rumore. Tale decreto, distinguendo tra strade di nuova realizzazione
e strade esistenti, individua per ciascuna categoria di strada (secondo quanto previsto dal codice
della strada) l’ampiezza della fascia di pertinenza acustica e i limiti diurni e notturni che
all’interno di essa devono essere rispettati, distinti a seconda del tipo di ricettori. Il concetto di
fascia di pertinenza acustica, già presente nel decreto sul rumore ferroviario (D.P.R. 459/1998),
stabilisce che all’interno della propria fascia di pertinenza (di larghezza dipendente dal tipo di
strada ed eventualmente raddoppiata in presenza di scuole, ospedali, case di cura e di riposo)
l’infrastruttura deve rispettare unicamente i limiti del decreto 142/2004, mentre al di fuori di tale
fascia il rumore derivante da traffico veicolare è trattato come qualsiasi altra fonte di rumore,
concorrendo pertanto, con tutte le altre fonti di rumorosità ambientale presenti, al
raggiungimento dei limiti assoluti di immissione previsti dal Piano comunale di classificazione
acustica. Va sottolineato che l’infrastruttura stradale non è tenuta al rispetto dei limiti di
emissione, dei limiti differenziali di immissione e dei valori limite di attenzione.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
COMPONENTE POPOLAZIONE – IMPATTO ACUSTICO (RUMORE) – FASE ANTE OPERAM
Per potere quantificare l’impatto acustico generato dall’impianto si procede, per quanto espresso
al paragrafo precedente, alla caratterizzazione dei livelli di rumore residuo presenti nell’area di
interesse, ovvero alla quantificazione dei livelli di rumore nello scenario ante-operam.
La quantificazione dei livelli presenti può essere desunta dalle seguenti considerazioni:
-
le opere risultano parzialmente localizzate all’interno di un’area naturale protetta, come
definita dalla legge 06.12.1991 n.394;
-
sono presenti evidenti sorgenti antropiche di emissione sonora in quanto l’area soggetta ai
lavori è interessata dalla presenza dell’arteria stradale “S.S. n.653 Sinnica”.
L’area, per la presenza di evidenti sorgenti antropiche di emissione sonora va inclusa nella classe
IV (aree di intensa attività umana), relativamente alla FASE DI CANTIERE, i cui limiti sono definiti
dal D.P.C.M. 14 Novembre 1997 riportati nella tabella che segue [Tab. B del D.P.C.M. 14
Novembre 1997] (limite estremamente conservativo):
TABELLA B: VALORI LIMITE DI EMISSIONE - LeQ db(A) – (ART. 2)
Classi di destinazione d’uso del territorio
IV
Aree di intensa attività umana
Tempi di riferimento
Diurno (06.00 – 22.00)
Notturno (22.00 – 06.00)
60
50
TABELLA C: VALORI LIMITE ASSOLUTI DI IMMISSIONE - LeQ db(A) – (ART. 3)
Tempi di riferimento
Classi di destinazione d’uso del territorio
Diurno (06.00 – 22.00)
Notturno (22.00 – 06.00)
IV
Aree di intensa attività umana
65
55
TABELLA D: VALORI DI QUALITA’ - LeQ db(A) – (ART. 7)
Classi di destinazione d’uso del territorio
IV
Aree di intensa attività umana
Tempi di riferimento
Diurno (06.00 – 22.00)
Notturno (22.00 – 06.00)
62
52
L’edificio “Centrale di Produzione” ricade pienamente all’interno di un’area naturale protetta, come
definita dalla legge 06.12.1991 n.394, e pertanto la FASE DI ESERCIZIO dell’impianto sarà
valutata con riferimento alla classe I (aree particolarmente protette) i cui limiti sono definiti dal
D.P.C.M. 14 Novembre 1997 riportati nella tabella che segue [Tab. B del D.P.C.M. 14 Novembre
1997] (limite estremamente conservativo):
TABELLA B: VALORI LIMITE DI EMISSIONE - LeQ db(A) – (ART. 2)
Classi di destinazione d’uso del territorio
I
Aree particolarmente protette
Tempi di riferimento
Diurno (06.00 – 22.00)
Notturno (22.00 – 06.00)
45
35
TABELLA C: VALORI LIMITE ASSOLUTI DI IMMISSIONE - LeQ db(A) – (ART. 3)
Classi di destinazione d’uso del territorio
I
Aree particolarmente protette
Tempi di riferimento
Diurno (06.00 – 22.00)
Notturno (22.00 – 06.00)
50
40
TABELLA D: VALORI DI QUALITA’ - LeQ db(A) – (ART. 7)
Classi di destinazione d’uso del territorio
I
Aree particolarmente protette
Tempi di riferimento
Diurno (06.00 – 22.00)
Notturno (22.00 – 06.00)
47
37
________________________________________________________________________________________________
129
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
COMPONENTE POPOLAZIONE – IMPATTO ACUSTICO (RUMORE) – FASE DI CANTIERE
Le attività di scavo e movimentazione dei materiali legate alla fase di realizzazione delle opere
comportano un impatto sulla componente rumore. Le sorgenti di rumore maggiormente
significative legate alle attività di cantiere sono rappresentate dai mezzi meccanici (escavatori e
martello pneumatico montato sull’escavatore) durante le operazioni di scavo delle trincee per la
posa delle tubazioni. Nel corso di una normale giornata di cantiere, si possono prevedere in
attività, per 6h, due escavatori idraulici di cui uno dotato di martello pneumatico per la rottura di
eventuali trovanti. La condizione può essere considerata sicuramente conservativa in quanto
prevede la contemporanea presenza ed attività di tutti i mezzi meccanici, disponibili nell’area di
cantiere, durante una giornata lavorativa. Le potenze sonore emesse dai mezzi meccanici
individuati sono ricavabili in funzione delle potenze stesse dei mezzi. Di seguito si riportano le
caratteristiche delle sorgenti acustiche, in termini di Leq dB(A), rilevate sui cantieri italiani.
Livelli di esposizione tipici degli addetti delle varie lavorazioni per cantieri stradali ed edili
Caratteristiche acustiche delle attrezzature per lavorazioni in edilizia
Caratteristiche acustiche dei mezzi di trasporto
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130
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
L’impatto acustico in termini di Leq (A) (Livello equivalente continuo di pressione sonora
ponderato in curva A) per ogni singola sorgente elementare può essere stimato ricorrendo alle
formule di propagazione dei fenomeni acustici, considerando le attenuazioni causate dalle
condizioni ambientali, ossia la divergenza geometrica, l’assorbimento dell’aria, l’assorbimento del
suolo e la diffrazione in presenza di ostacoli. Le stime effettuabili dell’impatto acustico generato
dalle attività connesse con la realizzazione delle opere, conducono ad un’accettabilità dei risultati
in considerazione dei seguenti fattori prioritari:
 il “valore di fondo” esistente cagionato dalla presenza di un’arteria di grande comunicazione, la
S.S. n.653 “Sinnica”, oltre alle diverse strade circostanti (Provinciale, comunali, vicinali).
 la sufficiente distanza tra le aree associate alle lavorazioni con le zone più prossime interessate
da un’edificazione di tipo civile;
 l’assenza, nel raggio d’azione dei lavori, di aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento di
base per la loro utilizzazione, ossia di aree ospedaliere, scolastiche o destinate al riposo;
 la limitata durata nel tempo delle operazioni di cantiere, per cui gli eventuali impatti negativi e
disagi da parte dei potenziali recettori risulteranno solo temporanei.
A supporto delle considerazioni espresse, può esser utile, come esempio, far riferimento alle
lavorazioni con martello demolitore non silenziato, tra le più rumorose; tale attrezzo è capace di
imporre un livello di esposizione pari a circa 103 Leq dB(A) all’addetto alla percussione. All’aperto
ed a distanza di dieci metri e senza interposizione di barriere, il livello di esposizione per un
osservatore cala a meno di 75 Leq dB(A). Di contro, un trattore, tipico mezzo agricolo che percorre
le strade comunali e vicinali circostanti, impone un livello di esposizione pari a 90 Leq dB(A).
COMPONENTE POPOLAZIONE – IMPATTO ACUSTICO (RUMORE) – FASE DI ESERCIZIO
Nella fase di esercizio dell’impianto, le opere di presa e la condotta forzata non daranno luogo a
fenomeni di impatto sonoro, trattandosi di opere interrate che non rilasciano, nell’ambiente,
rumori. All’interno della centrale di produzione verranno alloggiate n. 3 turbine Francis
caratterizzate, ciascuna, da un livello di potenza sonora nominale pari a circa 83 dB; il locale che
ospiterà le macchine sarà realizzato con pareti in c.a. posizionate ad una profondità dal piano
campagna di circa 3,50 m.
ESEMPIO DI CALCOLO LIVELLI SONORI PER LA
SOVRAPPOSIZIONE DELLE SINGOLE EMISSIONI
Si consideri il caso di 3 macchine a, b, c intorno
alle quali i livelli sonori periferici, considerati come
omogenei, siano rispettivamente di 87, 92 e 85
dB. Prima di impiantare queste sorgenti sonore si
vogliono conoscere i livelli sonori teorici nelle zone
di lavoro p, q, r, s espressi in dB. Il calcolo
consiste,
per
ogni
zona
considerata,
nell'addizionare le intensità sonore facendo
ricorso al calcolo logaritmico per conoscere i livelli
in dB.
[Fonte: "Cahiers de Comités de prévention du batiment et des travaux publics"]
STUDIO DI IMPATTO ACUSTICO
Per quanto su esposto l’impatto acustico della sorgente presente all’interno del progetto in esame
risulterà decisamente limitato, sia dalla capacità di fono-assorbimento delle pareti in cemento
armato, sia del terreno di copertura. L’effetto di assorbimento dovuto alla collocazione della
sorgente di emissione sonora è quantificabile in almeno 50 dB. Per valutare il contributo
dell’impianto sull’impatto acustico, si può procedere con il calcolo del livello di pressione sonora
ponderato A, dovuto al contributo delle singole sorgenti sonore, seguendo la procedura indicata
________________________________________________________________________________________________
131
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
nella “ISO standards 9613”. Anzitutto si valuta il Livello di potenza sonora ponderato A in
corrispondenza di un determinato recettore:
Lp,i = Lw,i – Atot,i
Lp,i = Livello di potenza sonora ponderato A in dB(A) in corrispondenza di un determinato punto
dello spazio;
Lw,i = Potenza sonora emessa dalla sorgente i-esima ponderata A in dB(A);
Atot,i= Attenuazione in dB(A) per la sorgente i-esima.
L’attenuazione dB(A) va calcolata come somma dei diversi effetti:
Atot,i = Att1 + Att2 + Att3 + Att4
Att1 è la divergenza geometrica; Att2 è l’assorbimento da parte dell’aria; Att3 è l’assorbimento da
parte del suolo; Att4 è la diffrazione del suono dovuta a presenza di barriere acustiche od ostacoli.
Il livello continuo equivalente di pressione sonora per la singola sorgente può essere determinato
attraverso la relazione:
Leqi = 10xlog[(T/T0)x100,1xLp,i]
Lp,i = livello di potenza sonora ponderato A, in dB(A), in corrispondenza di un determinato punto
dello spazio;
T= Durata delle emissioni sonore (h);
T0= Tempo di riferimento per il calcolo del Leq Diurno [16 h], Notturno [8 h].
Noto il livello continuo equivalente di pressione sonora per la singola sorgente, può essere
determinato quello complessivo dalla relazione:
Leqtot = 10xlog[i=1,n 100,1xLeq,i]
n = numero di sorgenti;
Si ipotizza di trascurare l’effetto di assorbimento del suolo e la presenza di eventuali barriere
interposte, mentre saranno valutati la divergenza geometrica e l’assorbimento atmosferico.
L’ipotesi di non considerare l’effetto fonoassorbente generato dalle barriere interposte è, per il caso
in esame, decisamente conservativa in quanto il locale di alloggiamento delle turbine risulta
interrato. L’analisi effettuata porta ai seguenti risultati:
Livello
Macchina 1
Macchina 2
Macchina 3
macchine
T [h] =
T0 [h]=
Att1 =
Att2 =
Att3 =
Att4 =
83,01
83,01
83,01
87,78
Diurno
24
13,97
10,00
0,00
0,00
16
16
[20°C]
dB
dB
dB
dB
Notturno
8
8
Leq_1 [dB(A)] =
[70% u.rel.] Leq_2 [dB(A)] =
Leq_3 [dB(A)] =
Leq_tot [dB(A)] =
Diurno
13,78
13,78
13,78
18,55
Notturno
9,78
9,78
9,78
14,55
I livelli equivalenti in dB(A) ottenuti [18,55 dB(A) diurno e 14,55 dB(A) notturno], simulati per la
sorgente emissiva in esercizio, rispettano i limiti di emissione previsti dal D.P.C.M. 14/11/97 per
“Classe I – Aree particolarmente protette, 50 dB(A) per funzionamento diurno 40 dB(A) per
funzionamento notturno”. A distanza di 10  20 m dall’edificio i livelli equivalenti di immissione in
dB(A) simulati per lo scenario globale della fase di esercizio evidenziano valori trascurabili e
considerando le ipotesi, decisamente conservative per condurre le valutazioni, si può concludere
che il contributo dell’impianto risulta inavvertibile già a pochi metri dalla centrale di produzione e
pertanto l’impatto acustico dell’opera è da considerare pienamente accettabile.
________________________________________________________________________________________________
132
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
C.1 - 1.3
2013
COMPONENTE POPOLAZIONE – IMPATTO DA RADIAZIONI
La radiazione é la propagazione di energia attraverso lo spazio, o un qualsiasi mezzo materiale,
sotto forma di onde e di energia cinetica propria di alcune particelle. Le radiazioni, propagandosi
nel vuoto, non mutano le proprie caratteristiche. Se invece incontrano un mezzo materiale
trasferiscono parte o tutta l’energia al mezzo stesso.
Le radiazioni si distinguono in:

RADIAZIONI IONIZZANTI - ovvero particelle sospese e onde elettromagnetiche capaci di
penetrare nella materia. Possono quindi far saltare da un atomo all’altro gli elettroni che
incontrano nel loro percorso. Gli atomi, urtati dalle radiazioni, si caricano elettricamente,
ionizzandosi. La ionizzazione negli organismi viventi può essere causa di alterazioni che
portano alla morte delle cellule, o alla loro radicale trasformazione. Sono prodotte da
nuclidi radioattivi, da particelle provenienti dal cosmo (raggi cosmici) e da speciali
apparecchiature elettroniche (raggi x);
 RADIAZIONI NON IONIZZANTI [NON IONIZING RADIATION - NIR] - ovvero onde
elettromagnetiche che non possiedono l’energia sufficiente per rimuovere un elettrone
dell’atomo con cui interagiscono e creare una coppia ionica.
La vigente normativa in materia di radiazioni é costituita da:

D.M. Ambiente n. 381/1988: Regolamento che reca norme per la determinazione dei tetti
di radiofrequenza compatibili con la salute umana, fissa i valori limite di esposizione ai
campi elettromagnetici connessi al funzionamento e all’esercizio dei sistemi fissi delle
telecomunicazioni e radio visivi operanti nell’intervallo di frequenza compresa tra i 100 kHz
e 300 GHz. In corrispondenza di edifici adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore
non devono essere superati i seguenti valori, indipendentemente dalla frequenza, mediati
su un’area equivalente alla sezione verticale del corpo umano e su un qualsiasi intervallo
di sei minuti: 6 V/m per il campo elettrico, 0,016 per il campo magnetico, intesi come
valori efficaci e, per frequenze comprese tra 3 MHz e 300 GHz, 0,10 W/m2 per la densità di
potenza dell’onda piana equivalente;

D.P.C.M. del 23 aprile 1992: relativo ai limiti massimi di esposizione ai campi elettrici
magnetici generati alla frequenza industriale nominale (50 Hz) negli ambienti abitativi
nell’ambiente esterno fissa i limiti di esposizione per la protezione da effetti accertati
breve termine. Prevede inoltre le distanze di sicurezza dagli elettrodotti per garantire
rispetto dei limiti di esposizione.

D.P.C.M. del 28/09/1995: - Norme tecniche procedurali di attuazione del D.P.C.M.
23/04/1992 limitatamente agli elettrodotti - limita, in una prima fase, le azioni di
risanamento al rispetto dei limiti di esposizione e fissa il termine per il completamento
delle azioni di risanamento al 31/12/2004.
e
e
a
il
Nelle radiazioni non ionizzanti si distinguono i seguenti intervalli di frequenza:
 microonde con frequenze comprese tra 300 MHz e 3000Hz, le cui principali sorgenti sono
costituite dagli impianti di telefonia cellulare e dai ponti radio;
 radiofrequenze (RF) comprese tra 300 kHz e 300 MHz, le cui principali sorgenti sono
costituite dagli impianti di ricetrasmissione TV;
 frequenze estremamente basse (ELF) pari a 50 - 60 Hz, la cui principale sorgente é
costituita dagli elettrodotti.
Le NIR sono caratterizzate dal “vettore campo elettrico E” e dal “vettore campo magnetico B”. I
valori di queste due grandezze possono essere calcolati in ogni punto dello spazio ed in ogni
istante come soluzioni delle equazioni fondamentali dell’elettromagnetismo di Maxwell. Le NIR di
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133
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
maggiore interesse per i loro possibili effetti sull’uomo sono le ELF [Extremely Low Frequency] e le
RF/MW [Radiofrequenze e Microonde]. Le caratteristiche fondamentali che contraddistinguono i
campi elettromagnetici e ne determinano le proprietà sono la frequenza (Hz) e la lunghezza d’onda
(m), che esprimono il contenuto energetico del campo stesso. Per l’area sede delle opere in
progetto l’unico apporto di CEM è costituito dalle linee elettriche aeree e dalle apparecchiature
della stazione elettrica; verranno analizzate le frequenze estremamente basse [ELF]. Il campo
elettromagnetico è costituito da onde elettriche e onde magnetiche che viaggiano insieme. I campi
ELF sono definiti come quelli di frequenza fino a 300 Hz. A frequenze così basse corrispondono
lunghezze d’onda in aria molto grandi. Il campo elettrico e quello magnetico agiscono in modo
indipendente l’uno dall’altro, e vengono valutati separatamente. Il termine inquinamento
elettromagnetico si riferisce alle interazioni fra le radiazioni non ionizzanti [NIR] e la materia. I
campi NIR a bassa frequenza sono generati dalle linee di trasporto e distribuzione dell’energia
elettrica ad alta, media e bassa tensione, e dagli elettrodomestici e i dispositivi elettrici in genere.
Con riferimento specifico alle linee di vettoriamento dell’energia elettrica dai produttori agli
utilizzatori, si possono distinguere diversi tipi di elettrodotto, in base alla tensione di
alimentazione:

linee elettriche di trasporto ad altissima tensione (380 kV), collegano le centrali di
produzione alle stazioni primarie dove la tensione viene abbassata dal valore di trasporto a
quello delle reti di distribuzione;

linee elettriche di distribuzione o linee di sub-trasmissione ad alta tensione (132 kV e 220
kV), partono dalle stazioni elettriche primarie e alimentano le grandi utenze o le cabine
primarie da cui originano le linee di distribuzione a media tensione;

linee elettriche di distribuzione a media tensione (15 kV), partono dalle cabine primarie e
alimentano le cabine secondarie e le medie utenze industriali e talvolta utenti particolari;

linee elettriche di distribuzione a bassa tensione (220-380 V), partono dalle cabine
secondarie e alimentano gli utenti della zona.
Per i campi a bassa frequenza si misura l’intensità del campo elettrico (V/m) e l’induzione
magnetica (T), generalmente in millesimi di Tesla (mT) o in milionesimi di Tesla. In materia di
prevenzione dai rischi di esposizione ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, il riferimento
legislativo é costituito dalla legge quadro 36/2001 - Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni
a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici - ricorre a differenti strumenti di prevenzione e di
controllo, intervenendo sulle sorgenti dei campi elettromagnetici, al fine di ridurre l’esposizione
della popolazione. Oggetto della normativa sono gli impianti e le apparecchiature per usi civili,
militari e delle forze di polizia, che possano comportare l’esposizione a campi elettrici, magnetici
ed elettromagnetici con frequenze comprese tra 0 e 300 GHz.
La legge quadro 36/2001 introduce i valori di attenzione, così da considerare anche gli effetti di
lungo e medio termine e, in particolare, sono definiti:

LIMITE DI ESPOSIZIONE: valore di campo elettrico, magnetico, elettromagnetico
(considerato come valore di immissione), da considerarsi limite inderogabile a tutela della
salute umana da effetti acuti da esposizione;

VALORE DI ATTENZIONE: valore di campo elettrico, magnetico, elettromagnetico definito a
fine cautelativo per la protezione della popolazione da effetti cronici dei campi
elettromagnetici nel caso di abitazioni, scuole e permanenze prolungate;

OBIETTIVI DI QUALITÀ: volti a prefigurare i progressivi e graduali miglioramenti della
qualità ambientale, in una prospettiva temporale di lunga durata. Si suddividono in:
criteri localizzativi, standard urbanistici, prescrizioni e incentivi per l’utilizzo delle BAT;
-
________________________________________________________________________________________________
134
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
valori di campo elettrico, magnetico, elettromagnetico, definiti dallo Stato, per il
raggiungimento di una progressiva minimizzazione dell’esposizione a tali campi.
Il D.P.C.M. dell’8 luglio 2003, decreto attuativo della legge quadro 36/2001, fissa i limiti di
esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle
esposizioni ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete (50 Hz) generati dagli elettrodotti.
In generale, il sistema di protezione dagli effetti delle esposizioni agli inquinamenti ambientali
distingue tra:
 effetti acuti o di breve periodo, basati su una soglia, per cui si fissano limiti di esposizione
che garantiscono, con margini cautelativi, la non insorgenza degli effetti stessi;
 effetti cronici o di lungo periodo, privi di soglia e di natura probabilistica: all’aumentare
dell’esposizione aumenta la probabilità del danno; si fissano dei livelli operativi di
riferimento per prevenire o limitare il possibile danno complessivo.
I valori di attenzione e gli obiettivi di qualità costituiscono riferimenti operativi per il
conseguimento di obiettivi di tutela da possibili effetti di lungo periodo nell’applicazione del
principio cautelativo. In attesa dei decreti attuativi della 36/2001, il riferimento normativo per le
basse e le bassissime frequenze é costituito dal D.P.C.M. del 23/04/1992 e dal D.P.C.M. del
28/09/1995. I sistemi elettrici di potenza (costituiti da centrali, stazioni e linee elettriche)
costituiscono particolari sorgenti di campi elettromagnetici che, in dipendenza della loro frequenza
di funzionamento (50 Hz) vengono definiti come sorgenti ELF (Extrernely Low Frequency).
I sistemi di potenza sono costituiti da sottosistemi a differenti tensioni di esercizio:
 altissima tensione AAT (da 220 a 380 kV);
 alta tensione AT (da 30 a 150 kV);
 media tensione MT (da I a 30 kV);
 bassa tensione BT (400 V).
Attualmente il sistema elettrico nazionale è gestito per la maggioranza dall’ENEL e, in minor
misura, dalle Aziende Elettriche Municipalizzate e dalle Ferrovie dello Stato.
La quasi totalità delta distribuzione di energia in Italia è ottenuta con linee aeree. Per analizzare i
campi generati dai diversi elettrodotti è possibile analizzare il campo elettrico e quello magnetico
separatamente. Il campo elettrico prodotto da un sistema polifase di conduttori posti entro uno
spazio imperturbato si può esprimere con un vettore di intensità E che ruota in un piano
trasversale rispetto ai conduttori, descrivendo un’ellisse; è presente non appena la linea si mette
in tensione, indipendentemente dal fatto che essa trasporti o meno potenza. Il campo magnetico H
è un vettore ortogonale al campo elettrico, associato alla corrente (e quindi alla potenza)
trasportata. Nel caso di un sistema polifase in corrente alternata, il vettore campo magnetico
nasce dalla composizione dei contributi di tutte le correnti circolanti nei conduttori e ruota in un
piano trasversale rispetto ai conduttori, descrivendo un’ellisse.
-
IMPATTI POTENZIALI
Il progetto proposto consta nella realizzazione di un impianto per la produzione di circa 5 GWh di
energia elettrica tramite l’uso temporaneo della risorsa idrica al fine dell’utilizzo esclusivo del
cosiddetto “salto idraulico”. L’impianto é costituito dai seguenti elementi elettrici principali che,
avendo parti in tensione, possono dar luogo all’emissione di onde elettromagnetiche:
 cavidotti interrati per il collegamento alla cabina di impianto (cavi a 15 kV);
 cavidotti su pali per il collegamento della cabina di impianto con la cabina di consegna
(cavi a 15 kV).
CABINA DI IMPIANTO: alla cabina di impianto, contenuta all’interno del manufatto seminterrato
in cemento armato, vengono convogliati i cavi provenienti dal generatore accoppiato alla turbina.
La cabina di impianto è poi collegata alla cabina di consegna tramite cavidotto interrato.
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135
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
CABINA DI CONSEGNA: nelle cabine la tensione viene innalzata fino a 20 kV. La cabina di
impianto ospita il modulo MT con le celle MT (ricezione linea, interfaccia e contatori) ed il quadro
BT di alimentazione dei servizi ausiliari di cabina, nonché il sistema computerizzato di gestione
dell’impianto. Le cabine ad alta tensione (cabina di impianto) sono caratterizzate da valori di
campo elettrico ed induzione magnetica che dipendono - oltre che dall’intensità di corrente di
esercizio - dagli specifici componenti (sezionatori di sbarra, interruttori, trasformatori, etc.)
presenti nella cabina stessa. I valori più elevati del campo elettrico sono attribuibili al
funzionamento dei sezionatori di sbarra (1.2 - 5.0 kV/m), mentre il valore più elevato di induzione
magnetica é registrabile in corrispondenza dei trasformatori (6.0- 15.0 mT). Le cabine ad alta
tensione, quindi, sono caratterizzate da valori di induzione magnetica e di campo elettrico inferiori
ai limiti normativi vigenti.
CAVI INTERRATI: La rete di connessione tra le varie apparecchiature dell’impianto é circoscritta
esclusivamente all’interno del manufatto turbina seminterrato. La linea interrata per la
connessione invece, sarà costituita, salvo specifiche direttive Enel e del costruttore delle altre
componenti elettriche, da terne trifase con varie geometrie, sistemate in apposito alloggiamento
sotterraneo; ciò consente di avere campi elettrici assai ridotti, grazie alla possibilità di avvicinare i
cavi ed all’effetto schermante del terreno. Il valore massimo di campo elettrico e di induzione
magnetica rilevati sotto la linea aerea a 20 kV, ad un metro dal suolo, a metà tracciato, sono
rispettivamente di 0,1 kV/m e 0,1 mT. Alla cabina di connessione e consegna converge una sola
terna da 20 kV. Date le ridotte potenze elettriche in questione, i potenziali campi elettromagnetici
generati raggiungono livelli del tutto trascurabili. Va inoltre considerato che i cavi sono interrati
ed i punti sensibili hanno distanza nettamente superiore ad un metro, questo valore dunque si
ridurrà ulteriormente. In base alle informazioni attualmente disponibili, possono comunque
essere delineate le considerazioni che seguono, valide anche per la presenza di campi
elettromagnetici dovuti ad elettrodotti aerei da 150 kV. La probabilità dell’impatto é da
considerarsi del tuffo trascurabile. Le frequenze elettromagnetiche sono estremamente basse (25150 Hz) e quindi, di per sé, assolutamente innocue. Inoltre, l’intensità di tutti i campi
elettromagnetici decade nello spazio più velocemente che con il quadrato della distanza dalla
sorgente. Lo studio dell’impatto elettromagnetico di tali impianti permette di evitare che, le già
basse emissioni, possano in qualche modo interferire con le attività umane. Molta attenzione é,
quindi, riservata al rispetto dei limiti di legge, sia per quanto riguarda l’influenza elettromagnetica
dell’impianto, sia per le linee elettriche a corredo. Gli eventuali limiti spaziali dell’impatto sono
confinati ad un’area molto ristretta intorno alla cabina di connessione. Il limite temporale
dell’eventuale impatto é dato dalla vita utile dell’impianto, pari a circa 30 anni. L’impatto é del
tutto reversibile.
COMPONENTE POPOLAZIONE - IMPATTO DA RADIAZIONI - FASE ANTE OPERAM
La fase ante-operam è caratterizzata dai caratteristici “valori di fondo” nell’area di intervento. La
figura seguente riepiloga le attività di monitoraggio eseguite nei comuni della Basilicata.
Attività di monitoraggio [Fonte: M.V. Liguori, Task Force Rete APAT – ARPA PON – ATAS Progetto Ambiente].
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136
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Nell’attività di monitoraggio compiuta, che ha interessato diversi siti nei comuni della Basilicata,
solo il 5% (12 su 227) hanno riportato valori del campo elettrico superiore al limite di legge di 6
V/m, come mostrato dalla figura seguente.
Distribuzione dei valori massimi del campo elettrico nei siti monitoratio
[Fonte: M.V. Liguori, Task Force Rete APAT – ARPA PON – ATAS Progetto Ambiente].
L’indice di qualità globale, scelto per caratterizzare l’efficienza globale d’uso delle centraline di
monitoraggio, evidenzia (figura successiva) come la regione Basilicata abbia ottenuto il miglior
risultato su scala nazionale.
Andamento dell’indice di qualità globale
[Fonte: M.V. Liguori, Task Force Rete APAT – ARPA PON – ATAS Progetto Ambiente].
La tabella seguente evidenzia lo sviluppo delle linee elettriche in Basilicata, mentre la tabella
successiva riporta i “valori di fondo” del Campo Elettrico registrati in due distinti siti nel territorio
del comune di EPISCOPIA.
Sviluppo delle linee elettriche in Basilicata al 2006
[Fonte: M.V. Liguori, Task Force Rete APAT – ARPA PON – ATAS Progetto Ambiente].
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137
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Monitoraggio campi elettromagnetici nel territorio comunale di Episcopia [Fonte: ARPAB].
COMPONENTE POPOLAZIONE - IMPATTO DA RADIAZIONI - FASE DI CANTIERE
Le attività previste in fase di cantiere non genereranno impatto riguardo le radiazioni.
COMPONENTE POPOLAZIONE - IMPATTO DA RADIAZIONI - FASE DI ESERCIZIO
L’impianto di progetto é ubicato su terreni non caratterizzati dalla permanenza media di
popolazione superiore alle quattro ore giornaliere o non considerati come zone sensibili ai sensi
dell’art. 4, comma 1 del D.P.C.M. 8 luglio 2003 e in ogni caso situato a distanza tale dagli
eventuali fabbricati da non richiedere una valutazione puntuale dei campi elettromagnetici in
relazione a tessuti urbani esistenti. Il valore massimo di campo elettrico e di induzione magnetica
rilevati sotto la linea aerea a 20 kV, ad un metro dal suolo, a metà tracciato, sono rispettivamente
di 0,1 kV/m e 0,1 mT. Alla cabina di connessione e consegna converge una sola terna da 20 kV.
Date le ridotte potenze elettriche in questione, i potenziali campi elettromagnetici generati
raggiungono livelli del tutto trascurabili.
CONCLUSIONI
In condizioni cautelative, per quanto riguarda le intensità delle correnti nominali dei generatori, i
risultati delle simulazioni indicano che l’intensità del campo induzione elettromagnetica non
assume mai valori superiori a 0,1 mT. Lungo il tracciato della rete di connessione su pali, inoltre,
non si riscontra la presenza di abitazioni od in generale di luoghi in cui vi sia la presenza di
persone per tempi superiori alle quattro ore.
Si può affermare che:
 l’intensità del campo induzione elettromagnetica ai ricettori risulta essere ben al di sotto
della soglia di qualità indicata per legge e che non é necessario stabilire alcuna fascia di
rispetto per l’elettrodotto in quanto l’obiettivo qualità é rispettato ovunque;
 esclusivamente attorno alla cabina elettrica viene prevista, cautelativamente, una fascia di
rispetto pari a 1,5 m.
Scelte progettuali che mitigano e di fatto minimizzano l’impatto prodotto dai campi
elettromagnetici dovuti a linee elettriche in tensione sono:
 disposizione dei cavi MT in forma intrecciata, che assicura una riduzione del campo
magnetico complessivo oltre che una riduzione dei disturbi elettromagnetici ad eventuali
cavi telefonici e di trasmissione dati installati nelle vicinanze;
 notevole distanza degli elettrodotti da edifici abitati o stabilmente occupati.
La corrente viene distribuita alternata e non diretta: la corrente alternata riduce le perdite a parità
di tensione, perché queste sono proporzionali al quadrato della corrente. Una corrente alternata,
dissipa meno potenza di una corrente continua. La potenza dissipata per effetto termico (effetto
Joule) è data dall’espressione: W=R i(t)2. Mentre per la corrente continua (DC) la corrente vale
sempre i(t) = i0, per la corrente alternata (AC) il valore della corrente varia nel tempo: i
(t)=i0*sen(Wt).
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138
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
C.1 - 1.4
2013
COMPONENTE POPOLAZIONE – IMPATTO DA AMIANTO
(TERRE E ROCCE DA SCAVO)
[Rif. Paragrafo della presente relazione A.2 - 8.0 LITOLOGIE POTENZIALMENTE CONTENENTI AMIANTO; Rif.
Elab_221 di progetto]
Il tratto della condotta forzata previsto in microtunnel che va dal picchetto 59 al picchetto 76 per
complessivi 177,89 m (per maggiori dettagli si rimanda all’Elab_221 - Planimetria Generale
impianto a curve di livello ed all’Elab_500 - Condotta Forzata: Profilo Longitudinale) interseca una
modesta area che secondo le indicazioni è tale da contenere, potenzialmente, Metabasiti e
Metadoleriti. L’estensione dell’interferenza è pari a circa 80 m per una volumetria massima
producibile di materiale di scavo pari circa 251 mc.
Stralcio Elab_221 (Planimetria generale impianto su cartografia a curve di livello) con indicazione del tratto di
condotta forzata in microtunnel.
COMPONENTE POPOLAZIONE - IMPATTO DA AMIANTO - FASE ANTE OPERAM
La Deliberazione n.1743 del 29.11.2011 della Regione Basilicata, Dipartimento Ambiente,
Territorio, Politiche della Sostenibilità, ha per oggetto l’approvazione dei:
“Criteri per l’autorizzazione di attività interferenti con suolo e sottosuolo nelle aree con presenza di
rocce potenzialmente contenenti amianto e per l’utilizzo e la gestione delle terre e rocce da scavo
provenienti dalle suddette aree e dagli inerti estratti dagli alvei fluviali”.
Nel caso in esame è possibile affermare che le litologie di interesse, nonché i prodotti della
normale evoluzione dei versanti (ossia detriti di falda e/o materiale comunque rimaneggiato) sono
tali da contenere, potenzialmente, minerali appartenenti al gruppo dell'asbesto.
La mappatura della Regione Basilicata sulle specifiche aree di affioramento delle formazioni
contenenti amianto, ESCLUDE la presenza dello stesso elemento lungo le direttrici dell'intervento
proposto sia sul percorso attraversato dalla condotta forzata sia in corrispondenza dell'ubicazione
delle opere previste in progetto (opera di presa; sistema dissabbiatore-vasca di carico, centrale di
produzione).
________________________________________________________________________________________________
139
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Mappatura delle aree di affioramento delle formazioni contenenti amianto lungo le direttrici dell’intervento e
posizionamento delle opere da realizzare.
L'unico tratto in cui avviene una interazione con le aree mappate è lungo il tracciato della
condotta forzata che si sviluppa in galleria (microtunnel).
Particolare della mappatura delle aree di affioramento delle formazioni contenenti amianto e interferenza con il
tratto di condotta forzata in microtunnel (tratteggio in giallo).
COMPONENTE POPOLAZIONE - IMPATTO DA AMIANTO - FASE DI CANTIERE
La Deliberazione n.1743 del 29.11.2011 della Regione Basilicata dispone che in mancanza della
prescritta caratterizzazione dei terreni interessati si assume accertata la presenza di materiali
contenenti amianto. Le lavorazioni da effettuare per la realizzazione del tratto di microtunnel che
attraversa il fronte di circa 80 m, contenente potenzialmente Metabasiti e Metadoleriti, sono
pertanto soggette alle norme indicate di seguito:
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140
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
-
2013
Al Titolo IX, capo III, del Dlgs. N.81/2008;
Al Titolo V, parte IV, del Dlgs n. 152/2006;
Alla Legge 27 marzo 1992, n.257 e successivi decreti attuativi.
In particolare vige l’obbligo di:
a – Valutazione del rischio da amianto ai sensi dell’art. 26 del Dlgs n. 81/2008;
b – Notifica all’organo di Vigilanza competente per territorio, ai sensi dell’art. 250;
c – Predisporre il piano di lavoro di cui all’art. 256.
Le lavorazioni saranno eseguite da ditta specializzata negli interventi di bonifica da amianto. I
materiali rinvenienti dagli scavi, in quanto rifiuti pericolosi, saranno smaltiti da Imprese iscritte
all’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali per la rispettiva categoria nel rispetto del Titolo V, parte
IV, del D.lgs. n. 152/2006. La società attuatrice dell’intervento si riserva comunque la facoltà,
prima della esecuzione dei lavori, di far compiere mirate indagini certificate da strutture
ufficialmente accreditate, allo scopo di definire con certezza la presenza e l’estensione di banchi di
minerali appartenenti al gruppo dell'asbesto.
Le lavorazioni da effettuare, nel tratto di circa 80 m contenente potenzialmente Metabasiti e
Metadoleriti, in assenza di alternative progettuali, saranno effettuate in microtunnel. Le operazioni
saranno svolte come attività a rischio amianto con preventiva adozione integrale delle prescrizioni
della Deliberazione n.1743 del 29.11.2011 della Regione Basilicata. Il Piano di Lavoro prescritto
prima dell’inizio dei lavori conterrà le necessarie indicazioni in merito allo svolgimento delle
operazioni di scavo e di sistemazione del materiale di risulta. In funzione delle condizioni locali, il
materiale di risulta potrà essere impiegato provvedendo a realizzare interventi di naturalizzazione
capaci di confinare le fibre d'amianto impedendone la dispersione, ricorrendo a tecniche di
ingegneria naturalistica per realizzare prati e terre armate. Qualora non esistano condizioni locali
che consentano di adottare tali soluzioni, il materiale di scavo sarà smaltito in discarica e sarà
evitato l'accumulo in area di cantiere di cumuli di terre e rocce da scavo non correttamente
confezionati in appositi big bag. I mezzi d'opera per gli scavi saranno idonei alle lavorazioni da
eseguire e i loro impianti di ventilazione, climatizzazione, condizionamento, saranno provvisti di
sistemi di filtrazione a filtri assoluti. L'area di scavo sarà interdetta agli estranei e segnalata come
area a rischio amianto, organizzando il cantiere adottando gli stessi criteri, metodi, tecnologie e
sistemi di protezione utilizzati per materiali friabili contenenti amianto. La contaminazione
ambientale sarà prevenuta eseguendo le attività di scavo ad umido, mediante nebulizzazione di
acqua a bassa pressione in condizioni tali da evitare il ruscellamento delle acque. La
contaminazione del personale addetto sarà prevenuto adottando dispositivi individuali di
protezione idonei, nonché unità di decontaminazione del personale e dei mezzi in uscita dall'area
di scavo. Le lavorazioni saranno eseguite da ditta specializzata negli interventi di bonifica da
amianto e saranno controllati mediante specifico programma di monitoraggio della
concentrazione aerodispersa di fibre di amianto, finalizzata a prevenire stati di contaminazione
ambientale pericolosi per la salute pubblica e per gli addetti. Il programma comprenderà analisi
dello stato ex ante, per accertare i valori di fondo presenti nell'area in assenza di attività che
possano determinare la liberazione di fibre di amianto, la misura della concentrazione delle
fibre di amianto nel particolato atmosferico nel corso dei lavori di scavo, nonché la misura
della stessa ad ultimazione lavori. Il monitoraggio degli interventi e la gestione operativa si
svolgeranno secondo le indicazioni delle linee guida approvate con Dgr 10 giugno 2008, n. 867.
COMPONENTE POPOLAZIONE - IMPATTO DA AMIANTO - FASE DI ESERCIZIO
Nella fase di esercizio non si avrà alcuna interazione tra impianto e aree di affioramento delle
formazioni contenenti amianto. La mappatura della Regione Basilicata esclude la presenza dello
stesso elemento in corrispondenza dell'ubicazione delle opera di presa, del sistema dissabbiatorevasca di carico e del sito di collocazione della centrale di produzione.
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141
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
C.1 - 1.5
2013
ALTRI IMPATTI
Altri impatti considerati sono i seguenti:
IMPATTI DA EMISSIONI TERMICHE
L’impianto idroelettrico non prevede l’utilizzo di impianti di combustione o di riscaldamento. Non
sarà svolta alcuna attività che possa comportare variazioni termiche, immissioni di vapore acqueo
e altri rilasci che possano modificare in modo significativo il microclima locale.
IMPATTI DA INQUINAMENTO LUMINOSO
Per inquinamento luminoso si intende qualunque alterazione della quantità naturale di luce
presente di notte nell’ambiente esterno, e dovuta ad immissione di luce di cui l’uomo abbia
responsabilità. L’effetto più eclatante dell’inquinamento luminoso, ma non certo l’unico, é
l’aumento della brillanza e la conseguente perdita di visibilità del cielo notturno, elemento che si
ripercuote negativamente sulle necessità operative di quegli enti che svolgono lavoro di ricerca e
divulgazione nel campo dell’Astronomia. Nella letteratura scientifica é possibile individuare
numerosi effetti di tipo ambientale, riguardanti soprattutto il regno animale e quello vegetale,
legati all’inquinamento luminoso, in quanto possibile fonte di alterazione dell’equilibrio tra giorno
e notte. Nel caso del progetto in esame, gli impatti, potrebbero essere determinati da un numero
esiguo di corpi illuminanti da posizionare all’ingresso del manufatto centrale di produzione.
Tale impatto sarà pertanto assolutamente nullo.
IMPATTI DA TRAFFICO VEICOLARE
Durante la fase di esercizio l’impatto sulla componente aria causato dal traffico veicolare deriverà
unicamente dal controllo non quotidiano del corretto funzionamento dell’impianto verificabile
soprattutto in modalità remota mediante la rete internet e dalla movimentazione dei mezzi per la
manutenzione annuale.
Tale impatto sarà pertanto assolutamente trascurabile.
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142
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
C.1 - 2.0
2013
COMPONENTE ACQUE SUPERFICIALI
In recepimento della direttiva 91/271/CEE, trattamento acque reflue urbane, della direttiva
91/676/CEE, protezione delle acque dall’inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti
agricole e della direttiva 60/2000/CEE, quadro per l’azione comunitaria in materia di acque, fu
emanato il D.Lgs n.152/2006 che rappresenta la normativa di riferimento per le politiche di tutela
e di uso sostenibile delle risorse idriche. Il D.Lgs n.152/2006, nella parte III, artt. dal 73 al 140,
abroga la maggior parte dei provvedimenti del settore, tra i quali l’omologo D.Lgs 152/1999, e
rappresenta la normativa di riferimento per le politiche di tutela e di uso sostenibile delle risorse
idriche e la legge quadro sulla tutela delle acque dall’inquinamento.
COMPONENTE ACQUE SUPERFICIALI – FASE ANTE OPERAM
Lo stato della componente acque superficiali al 1999, in attuazione del D.Lgs 152/99 che
recepiva la Direttiva 76/464/CEE. [Fonte: Regione Basilicata, Dipartimento Ambiente e Territorio
“Integrazione della valutazione ambientale ex ante del POR Basilicata 2000-2006”].
Un giudizio di qualità che tenga conto della complessità dell’ecosistema acquatico deve tener
conto sia dello stato chimico-fisico, che di quello ecologico. Per la valutazione di quest’ultimo il
D.Lgs. 152/99 ha introdotto un indice sintetico SECA (Stato Ecologico dei Corsi d’Acqua) costruito
tenendo conto del livello d’inquinamento espresso da parametri macrodescrittori di tipo chimico e
microbiologico LIM6 (Livello di Inquinamento da Macrodescrittori: 100-Ossigeno Disciolto, BOD5,
COD, NH4, NO3, P tot ed Escherichia Coli) e dei risultati dell’IBE7 (Indice Biotico Esteso).
Indice sintetico SECA: Lo Stato Ecologico dei Corsi d’Acqua è l’espressione dell’ecosistema acquatico, della
natura fisica e chimica delle acque e dei sedimenti, delle caratteristiche del flusso idrico e della struttura
fisica del corpo idrico. Concorrono alla definizione dello stato ecologico opportuni indicatori biologici (I.B.E.) e
i parametri chimici e fisici di base relativi al bilancio dell’ossigeno ed allo stato trofico.
S.E.C.A.
Classe 1
Classe 2
Classe 3
Classe 4
Classe 5
I.B.E.
 10
8-9
6-7
4-5
1, 2, 3
L.I.M.
480 - 560
240 - 475
120 - 235
60 - 115
 60
Livello di Inquinamento da Macrodescrittori L.I.M.: 100 O Disciolto (% sat), BOD5 (mg/l), COD (mg/l),
NO3 (N mg/l), P tot (P mg/l), Escherichia coli (UFC/100 ml).
Livello di Inquinamento espresso da Macrodescrittori
Livelli
Livello di Inquinamento totale
Stato
Livello 1
480 – 560
Elevato
Livello 2
240 – 475
Buono
Livello 3
120 – 235
Sufficiente
Livello 4
60 – 115
Scadente
Livello 5
 60
Pessimo
Indice Biotico Esteso I.B.E. : Consiste nello studio delle comunità animali di macroinvertebrati (dimensioni
superiori al mn) bentonici (nei fiumi italiani i gruppi rappresentati sono Molluschi, Crostacei, Insetti e
Anellidi) presenti nei vari tratti del corso d’acqua. Il calcolo dell’I.B.E. viene effettuato sulla base
dell’identificazione sistematica degli organismi trovati nel campione d’acqua e può assumere valori dall’1 al
14, divisi in cinque classi di qualità.
Classi di Qualità
Classe 1
Classe 2
Classe 3
Classe 4
Classe 5
INDICE
Valori di I.B.E.
10 – 11 – 12
8–9
6–7
4–5
1–2-3
BIOTICO ESTESO
Ambiente
Ambiente
Ambiente
Ambiente
Ambiente
Giudizio
non inquinato o non alterato in modo sensibile
in cui sono evidenti alcuni effetti di inquinamento
inquinato
molto inquinato
fortemente inquinato
________________________________________________________________________________________________
143
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Lo stato chimico è invece definito in base alla presenza di sostanze chimiche pericolose, per le
quali il D.Lgs. 152/99 rimanda ai valori soglia stabiliti dalla Direttiva 76/464/CEE e derivate.
INQUINANTI CHIMICI
Inquinanti chimici da controllare nelle acque dolci superficiali (già normati dalle direttive comunitarie:
Inquinanti chimici inorganici (disciolti): Cadmio, Cromo totale, Mercurio, Nichel, Piombo, Rame, Zinco.
Inquinanti chimici organici (tal quale): aldrin, diedrin, endrin, isodrin, DDT, esaclorobenzene,
esaclorocicloesano, esaclorobutadiene, dicloroetano, tricloroetilene, triclorobenzene, cloroformio, tetracloruro
di carbonio, percloroetilene, pentaclorofenolo.
La tabella che segue riporta i risultati dell’analisi di qualità delle acque superficiali riferita all’anno
1999 effettuata, ai sensi del D.Lgs 152/99, su dati della Regione Basilicata.
I valori dell’IBE risultano generalmente coerenti con quelli del LIM.
CORSO
D’ACQUA
DENOMINAZIONE
CODICE
STAZIONE
L.I.M. 1999*
LIVELLO
I.B.E. 1999
VALORE
CLASSE DI
QUALITÀ
11
1
S.E.C.A. 1999
CLASSE DI
QUALITÀ
2
Masseria Nicodemo
S101
L.2 – Buono
Ponte S.S. 106
L.3 S102
7
3
3
Ionica
Sufficiente
Stato ecologico del Fiume Sinni all’anno 1999, elaborazioni ai sensi del D.Lgs 152/99 su dati della Regione
Basilicata. *Per il calcolo del L.I.M. è stato utilizzato il parametro coliformi fecali anziché Escherichia Coli.
Sinni
La gran parte dei fiumi della Basilicata risulta di qualità sufficiente, tranne che in corrispondenza
delle foci dei fiumi Bradano e Basento in cui la qualità diventa scadente. Qualità scadente delle
acque è presente anche lungo il Basento a valle della zona industriale di Pisticci e lungo il
Bradano in corrispondenza della Diga di S. Giuliano. Pur possedendo una buona capacità
descrittiva dello stato di salute generale, il ricorso a macrodescrittori fa perdere informazioni
riguardo al “peso” relativo dei parametri sullo stato di salute del corpo idrico. Guardando alla
distribuzione nei cinque livelli di qualità dei valori dei parametri per ciascun singolo sito di
campionamento si osserva che, in generale, Ossigeno disciolto e COD sono i parametri che
incidono maggiormente sull’abbassamento del livello di qualità indicando condizioni di stress del
corpo idrico nel mantenere il naturale processo di autodepurazione e di ricarica dell’ossigeno
disciolto. Nel triennio 1997-1999 l’andamento del L.I.M. per i fiumi della Basilicata mostra una
relativa costanza.
CORSO
D’ACQUA
DENOMINAZIONE
CODICE
STAZIONE
L.I.M. 1997
(elaborazioni
INEA)
L.2 – Buono
L.I.M. 1998
L.I.M. 1999
(elaborazioni INEA)
Masseria Nicodemo
S101
L.2 – Sufficiente
L.2 – Buono
Ponte S.S. 106
S102
L.3 - Sufficiente
L.3 - Sufficiente
L.3 - Sufficiente
Ionica
Livello di qualità del Fiume Sinni nel triennio 1997-1999 calcolato ai sensi del D.Lgs 152/99 su dati della
Regione Basilicata.
Sinni
Non è possibile avere un quadro completo dello stato d’inquinamento chimico, poiché non sono
disponibili tutte le rilevazioni riguardanti i metalli pesanti, mancano infatti le rilevazioni di AS, Cd,
Pb, e Se per tutte le stazioni della rete. Nelle aree designate dalla Regione Basilicata (DGR n.
159/94) come aree da sottoporre a tutela ai sensi del D.Lgs 130/92 (situate nel Parco Nazionale
del Pollino) non vi sono centri abitati con più di 10.000 abitanti, né insediamenti industriali o
artigianali di rilievo. I principali fattori di pressione sono costituiti dall’attività agricola e dal
settore turistico. Questo è confermato dai risultati delle analisi chimico fisiche ed dei parametri
ecologici dei siti analizzati che indicano livelli di qualità generalmente buoni. Per tutti i siti i valori
dell’ossigeno disciolto rientrano nei limiti guida previsti dal D.Lgs 152/99. In generale i risultati
delle analisi chimico fisiche sono coerenti con i risultati IBE riportati nella tabella che segue.
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144
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
Coso d’acqua
SINNI
2013
I.B.E.
Codice
Stazione
Valore
Classe di qualità
Peschiera Sorgente
P01
10
Peschiera confluenza
P06
11
I
I
Frido Confluenza
P07
8
II
Frido Sorgente
P08
10
I
Sinni Sorgente
P09
11
I
Cogliandrino Centro
P10
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
Denominazione
Sinni a monte del Lago Cogliandrino
Torrente Cogliandrino a Monte Lago
omonimo
Sinni Confluenza
P10/1
P12
9
II
Sinni Confluenza
P12/1
n.d.
n.d.
P10/2
I
Indice Biotico Esteso all’anno 1999 ai sensi del D.Lgs 152/99 [Fonte: Regione Basilicata]
Nei siti che mostrano i valori IBE più bassi (Frida confluenza Sinni, Sinni confluenza con
Montecotugno) anche le analisi chimico fisiche hanno rilevato alcuni effetti d’inquinamento.
Lo stato della componente acque superficiali al 2006, in attuazione del D.Lgs 152/2006 in
recepimento della direttiva 91/271/CEE, trattamento acque reflue urbane, della direttiva
91/676/CEE, protezione delle acque dall’inquinamento provocato dai nitrati provenienti da
fonti agricole e della direttiva 60/2000/CEE, quadro per l’azione comunitaria in materia di
acque. [Fonte: ARPAB – Idrosfera, B. Bove, E. Di Muro, L. Lamorgese].
La rete di monitoraggio dei corsi d’acqua superficiali della Basilicata interessa i corpi idrici
significativi. La rete, rivisitata rispetto a quella inizialmente definita, consta di 23 punti di
campionamento e tre
Stazioni di campionamento sul Fiume SINNI [Fonte: ARPAB]
I macrodescrittori sono i parametri obbligatori per il monitoraggio come introdotti dal D.Lgs
152/99 dei quali si è parlato in precedenza; essi concorrono a determinare il L.I.M. e sono: deficit
di Ossigeno Disciolto, BOD5, COD, NH4, NO3, Fosforo totale ed Escherichia Coli. Il livello di qualità
ai macrodescrittori viene attribuito utilizzando la tabella seguente.
Macrodescrittori [Fonte: ARPAB]
Nel periodo 2001 – 2006 le oscillazioni nelle concentrazioni riscontrate per ciascun parametro
sono contenute, ne risulta un andamento del livello di inquinamento espresso dai
macrodescrittori piuttosto stabile. Al Fiume SINNI vengono attribuiti punteggi pari al livello 2
(buono).
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145
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Macrodescrittori rilevati per i Fiume SINNI [Fonte: ARPAB]
Il LIM è un indice sintetico di inquinamento introdotto dal D.Lgs 152/99 che descrive le qualità
degli ambienti di acque correnti sulla base di dati ottenuti dalle analisi chimico-fisiche e
microbiologiche ed è un numero derivato dalla somma dei punteggi attribuiti al 75° percentile di
ogni macrodescrittore. La tabella seguente evidenzia gli intervalli possibili, rappresentativi di un
livello di inquinamento crescente.
Livello di Inquinamento espresso dai Macrodescrittori [Fonte: ARPAB]
L’Indice Biotico Esteso [IBE] è un indicatore dello stato di qualità di un corso d’acqua che integra
nel tempo gli effetti di differenti alterazioni fisiche, chimiche e biologiche. Lo scopo dell’IBE è
quello di valutare la qualità degli ambienti fluviali sulla base delle modificazioni nella
composizione delle comunità di macroinvertebrati sensibili alle condizioni di inquinamento
presenti. La seguente tabella evidenzia le classi di qualità dell’IBE.
Classi di qualità dell’IBE [Fonte: ARPAB]
Lo stato ecologico dei corpi idrici superficiali (SECA) è un indice sintetico costruito integrando i
dati ottenuti dalle analisi chimico-fisiche e microbiologiche (LIM) con i risultati dell’applicazione
dell’Indice Biotico Esteso (IBE), considerando il peggiore tra i due. Tale indicatore è espressione
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146
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
della qualità degli ecosistemi acquatici e della natura chimico-fisica delle acque, derivanti dagli
impatti dei principali inquinanti di origine antropica provenienti da scarichi civili e da fonti
diffuse. La tabella seguente segue le indicazioni APAT e le modalità di presentazione dei risultati
previsti dal D.Lgs 152/2006.
Classi SECA [Fonte: ARPAB]
La figura seguente riporta la sintesi per il periodo 2001-2006 dell’andamento degli indicatori LIM,
IBE e SECA. Seguendo l’indicazione cromatica è possibile leggere le evoluzioni qualitative di
ciascuna sezione del corso d’acqua in esame. Per il Fiume SINNI la classificazione SECA si
mantiene sempre almeno sufficiente e nel 2005-2006 la migliore situazione si registra a nella
stazione S01.
Trend 2001-2006 degli indicatori per le acque superficiali [Fonte: ARPAB]
COMPONENTE ACQUE SUPERFICIALI - FASE DI CANTIERE
Nell’ambiente acquatico del fiume SINNI l’impatto più significativo in fase di cantiere è legato:





al disturbo meccanico dovuto alla presenza dei mezzi d’opera;
alla movimentazione di materiale e al conseguente intorbidimento delle acque;
al consumo della risorsa che sarà utilizzata per il lavaggio dei mezzi;
al consumo della risorsa per la bagnatura delle piste percorse dai mezzi di cantiere;
al consumo della risorsa per la bagnatura delle terre oggetto di movimentazione.
Gli effetti sono comunque mitigabili con i seguenti accorgimenti:
 minimizzazione degli ingombri di cantiere;
 movimentazione del materiale con la massima cautela in modo da ridurre gli effetti sotto il
livello dell’acqua;
 esecuzione dei lavori in condizioni di magra;
 favorire la possibilità di isolare l’eventuale habitat attivo fuori dal raggio di influenza delle
macchine e delle attività di cantiere.
Per quanto attiene al deflusso delle acque, non si prevede alcuna alterazione degli impluvi
naturali, mentre le acque sanitarie, relative alla presenza del personale, saranno eliminate dalle
strutture di raccolta e smaltimento di cantiere.
COMPONENTE ACQUE SUPERFICIALI – FASE DI ESERCIZIO
La derivazione idroelettrica comporta la sottrazione di portate nel tratto interessato e ciò
contribuisce a determinare una situazione di maggiore calma della corrente, ossia una minore
capacità di trasporto solido e quindi una maggiore stabilità delle aree a rischio presenti lungo il
tratto interessato. Tale aspetto può, quindi, essere valutato come un beneficio derivante dalla
derivazione idroelettrica in termini di riduzione della capacità di trasporto solido. È chiaro che
l’azione della derivazione in tal senso si esplica sulle portate ordinarie e non sulle piene
eccezionali, che costituiscono eventi di forte trasporto solido; tuttavia, il beneficio atteso appare di
un certo interesse. In fase di esercizio non si ravvisano situazioni che possano alterare lo stato
delle acque superficiali.
________________________________________________________________________________________________
147
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
C.1 - 3.0
2013
COMPONENTE ACQUE SOTTERRANEE
[Fonte: Regione Basilicata, Dipartimento Ambiente e Territorio “Integrazione della valutazione
ambientale ex ante del POR Basilicata 2000-2006”]
COMPONENTE ACQUE SOTTERRANEE – FASE ANTE OPERAM
Nell’ambito dei controlli finalizzati al monitoraggio delle acque di falda la Regione Basilicata ha
avviato il monitoraggio chimico - fisico delle acque di falda, prelevate sia per uso potabile sia
irriguo, della fascia ionica metapontina sottesa tra i fiumi Bradano e Sinni. Obiettivo del progetto
era anche la progettazione della geometria della rete di monitoraggio e la corretta localizzazione
dei punti di misura. I criteri adottati per la scelta dei pozzi sono stati: accessibilità, fruibilità del
punto di misura ed uso della risorsa idrica e distanza dalla linea di costa. Allo scopo furono
individuati 120 punti d’acqua per i quali sono stati effettuati dei campionamenti preliminari. Sulla
base dei risultati di misure periodiche e dal confronto tra misure relative ai punti d’acqua
adiacenti è stata proposta una rete definitiva di monitoraggio che consta di 53 pozzi spia,
distribuiti su una superficie di quasi 400 kmq per una densità media di 0,1 p.ti/kmq, così
ripartiti per comune: 19 Policoro, 20 Scanzano Jonico, 1 Pisticci, 13 Bernalda. I parametri
misurati riguardano temperatura, conducibilità elettrica specifica, durezza, calcio, magnesio,
sodio, carbonati, bicarbonati, cloruri, solfati, nitrati, SAR, torbidità. L’entrata in vigore del D.Lgs
152/99 ha imposto una revisione dei parametri di misura, i parametri scelti per il proseguimento
delle fasi di monitoraggio coincideranno con i parametri di base di cui all’allegato 1 del D.Lgs
152/99.
Aspetti quantitativi: Non esistono studi che consentano di determinare lo stato quantitativo
della risorsa (Indice SquAS) in termini di bilancio idrogeologico degli acquiferi
(emungimenti/ricarica).
Aspetti qualitativi: Una prima interpretazione sullo stato di salute dei corpi idrici sotterranei
costieri della fascia ionica lucana, ai sensi del D.Lgs 152/99 (tab.20 allegato 1), è stata possibile
dall’analisi delle misure, ad oggi disponibili, relative al periodo settembre-dicembre 1997.
La tabella che segue riporta i risultati relativi alla definizione dello stato qualitativo (Indice SCAS –
Stato Chimico Acque Sotterranee) delle acque sotterranee in Basilicata [Fonte: L’Ambiente in
Basilicata 1999 - Regione Basilicata, 2000] che complessivamente può essere definito scadente.
INDICE SCAS (Stato Chimico Acque Sotterranee)
Classe di
Qualità
1
2
3
4
Stato
Impatto antropico nullo o trascurabile con pregiate caratteristiche
idrochimiche
Impatto antropico ridotto e sostenibile sul lungo periodo e con
buone caratteristiche idrochimiche
Impatto antropico significativo e con caratteristiche idrochimiche
generalmente buone, ma con alcuni segnali di compromissione
Impatto antropico rilevante con caratteristiche idrochimiche
scadenti
% sul territorio
0,00
5,26
19,74
75,00
Qualità dei corpi idrici sotterranei ai sensi del D.Lgs 152/99 [Fonte: Regione Basilicata]
Nella figura seguente è riportata la percentuale afferente ad ogni singola classe chimica del totale
dei 53 punti di misura e quindi la valutazione complessiva dell’impatto antropico sui corpi idrici
sotterranei. Circa il 75% dei corpi idrici ricade nella classe 4, il parametro che incide
maggiormente sull’abbassamento della qualità è costituito dai nitrati che rappresentano un
indicatore dell’impatto dell’attività agricola sulle risorse idriche.
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148
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Stato chimico delle Acque Sotterranee nell’area della costa jonica ai sensi del D.Lgs 152/99 [Fonte: Regione
Basilicata]
Per 12 pozzi su 53 la concentrazione di nitrati supera il limite dei 50 mg/l che rappresenta uno
dei criteri per l’individuazione delle zone vulnerabili di cui all’allegato 7 del D.Lgs 152/99. Per
quanto riguarda la presenza di fenomeni di salinizzazione l’analisi dei valori di conducibilità e del
contenuto in sali induce a ritenere che la presenza di questi potrebbe essere dovuta più ad
alterazioni della struttura geochimica dei terreni causata dal ricorso all’irrigazione con acque
precedentemente accumulate in invasi artificiali, piuttosto che effetto di contaminazioni d’acqua
marina. Tuttavia la lontananza da stati di criticità consente di considerare l’impatto
dell’irrigazione artificiale contenuto se confrontato con l’impiego di sostanze fertilizzanti.
Fattori di pressione sulle acque sotterranee: Sullo sfruttamento delle risorse idriche
sotterranee non esistono dati certi per cui non è possibile definire esattamente il bilancio idrico
degli acquiferi. La gran parte dei prelievi viene effettuato a scopo irriguo, ma anche per il solo uso
potabile sono stati prelevati nel 1998 volumi pari a circa 35.700.000 mc.
COMPONENTE ACQUE SOTTERRANEE – FASE DI CANTIERE
In fase di cantiere non si ravvisano situazioni che possano alterare lo stato delle acque
sotterranee.
COMPONENTE ACQUE SOTTERRANEE – FASE DI ESERCIZIO
La derivazione, come già illustrato, non produce variazioni significative nel regime complessivo dei
deflussi a monte e a valle del tratto interessato. In ogni caso la tipologia di terreno caratterizzante
l’alveo del fiume preclude fenomeni di filtrazione: la variazione di portata non ha nessun effetto
sulla dinamica di eventuali falde presenti. Le opere non hanno effetti significativi in relazione alle
acque sotterranee, per cui gli impatti sono da ritenersi irrilevanti
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149
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
C.1 - 4.0
2013
COMPONENTE ARIA
[Fonte: ARPAB – Atmosfera, B. Bove, A. Coviello, A.M. Crisci, G. Di Nuzzo, C. Mancusi, L.
Mangiamele, G. Motta, L. Ticconi, G. D’Avenia].
ATMOSFERA. L’atmosfera è lo stato gassoso che circonda la terra e assorbe la maggior parte dei
raggi cosmici provenienti dallo spazio; la fascia più vicina alla terra è la Troposfera.
L’inquinamento atmosferico consiste in ogni modificazione della composizione dell’atmosfera per
la presenza di sostanze con caratteristiche e concentrazioni tali da poter produrre potenziali effetti
nocivi sull’uomo, gli ecosistemi e i beni materiali.
SOSTANZE INQUINANTI. Le sostanze inquinanti immesse possono essere distinte in due gruppi:
-
di origine naturale come l’erosione, le esalazioni vulcaniche, la decomposizione di natura
batterica di materiale organico;
-
prodotte da attività antropica, come le produzioni industriali, le centrali termoelettriche, i
trasporti, il riscaldamento domestico.
I contaminanti atmosferici possono essere classificati in primari e secondari:
-
i primari vengono liberati nell’ambiente come, per esempio, il biossido di azoto e il
monossido d’azoto;
-
i secondari, ad esempio l’ozono, si formano successivamente in atmosfera a seguito di
reazioni chimico-fisiche.
QUADRO NORMATIVO. Il DPCM28/03/1983 ha imposto, per la prima volta, valori limite e valori
guida di qualità dell’aria. La Direttiva quadro 96/62/CEE, recepita dal D.Lgs n.351 del 4/8/1999
sulla qualità dell’aria, ha definito le modalità di realizzazione della valutazione e gestione della
qualità dell’aria in termini di protezione della salute umana e salvaguardia dell’ambiente.
Il D.M. n.60 del 02/04/2002 ha recepito le direttive 99/30/CEE e 2000/69/CEE ed ha stabilito i
valori limite per il biossido di zolfo, biossido di azoto, PM10, piombo, benzene e monossido di
carbonio e le soglie di allarme relative a biossido di zolfo e biossido di azoto. I valori limite per la
protezione degli ecosistemi e della vegetazione sono entrati in vigore nel 2001, i valori limite per la
protezione della salute umana per il biossido di zolfo, PM10, piombo e monossido di carbonio sono
entrati in vigore dal 1 gennaio 2005, dal 2010 i valori limite per la salute umana per il benzene,
biossido e ossidi di azoto.
Con il D.Lgs del 21 maggio n.181/2004 è stata recepita la direttiva 2002/3/CE relativa all’ozono
nell’aria e gli obiettivi prefissati. Nel 2004 è stata emanata la direttiva 2004/17/CE concernente i
metalli pesanti e gli IPA che fissa i valori obiettivo per l’arsenico, il cadmio, il nikel e il
benzopirene. Il Titolo V del D.Lgs n.152 del 3 aprile 2006, rivede molti aspetti normativi in tema di
emissione che di qualità dell’aria. Il DM n.60 del 2002 continua a far riferimento per quanto
riguarda i valori limite della qualità dell’aria.
COMPONENTE ARIA – FASE ANTE OPERAM
La Regione Basilicata non dispone, attualmente, di strumenti di pianificazione e controllo della
qualità dell’aria che interessino le zone coinvolte dal progetto. La rete di monitoraggio, gestita da
ARPAB a partire dal 2003, risulta limitata ai due Capoluoghi di provincia, Potenza e Matera e alle
aree industriali di Melfi e Lavello. A partire dal 2006 la rete é stata potenziata con l’entrata in
servizio di nuove stazioni posizionate nella zona petrolifera della Val d’Agri. La stazione fissa più
prossima all’area di intervento é costituita dalla una centralina installata da ARPAB nel Comune
di Grumento Nova.
________________________________________________________________________________________________
150
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
I dati disponibili sono riportati nell’Annuario dei Dati Ambientali regionali 2010 pubblicato da
ARPAB e presentano i seguenti valori:
VALORI LIMITE
VALORE REGISTRATO
SO2
125 mg/m3
52.00mg/m3
CO
10 mg/m3
1.50mg/m3
PM10
50 mg/m3
47.00mg/m3
OZONO
240 mg/m3
53.00 mg/m3
In considerazione delle caratteristiche ambientali della zona interessata dal progetto e dell’assenza
di insediamenti industriali, pur non essendo disponibili dati specifici nell’area d’intervento, si può
ritenere che la qualità dell’aria non presenti elementi di criticità particolari e possa essere
considerata sicuramente buona.
COMPONENTE ARIA – FASE DI CANTIERE
Le opere in progetto non prevedono l’utilizzo di impianti di combustione e/o riscaldamento né
attività comportanti variazioni termiche, immissioni di vapore acqueo ed altri rilasci che possano
modificare in tutto o in parte il microclima locale. Si evidenzia che comunque tutti gli eventuali
impatti prodotti sono reversibili in tempi brevi.
Gli impatti attesi, in fase di cantiere, sono dovuti essenzialmente:

ad emissione, in atmosfera, di polveri;

ad emissione, in atmosfera, di inquinanti dovuti a traffico veicolare.
Emissione di polveri in atmosfera
Le emissioni di polveri in atmosfera sono dovute essenzialmente alle seguenti attività:
-
movimentazione dalle macchine operatrici e dai mezzi di cantiere;
-
scavi per la posa in opera delle condotte e per la realizzazione delle strutture previste.
La produzione di polveri in un cantiere è di difficile quantificazione. Per tutta la fase di costruzione
delle opere il cantiere produrrà fanghiglia nel periodo invernale e polveri nel periodo estivo che,
inevitabilmente, si riverseranno in funzione delle prevalenti condizioni di ventosità, sulle aree
agricole vicine. Oltre a queste ultime, un recettore sensibile potenzialmente danneggiabile è
costituito dal manto vegetale presente in loco; la deposizione di elevate quantità di polveri sulle
superfici fogliari, sugli apici vegetativi e sulle formazioni può essere causa di squilibri fotosintetici
alla base della biochimica vegetale e di interferenze sulle funzioni alimentari e riproduttive della
fauna. Si stima tuttavia che l’incidenza di tale impatto ambientale sulla componente aria sia
basso. Le polveri emesse, che costituiscono un danno temporaneo e quindi reversibile derivante
esclusivamente dalla movimentazione di materiali, non saranno arrecare modificazioni alla qualità
dell’aria.
Impatti dovuti al traffico veicolare
I potenziali effetti negativi dovuti al traffico veicolare sono determinati dalla emissione di sostanze
nocive, quali NOX, PM10, CO, S02 ma saranno in quantità tali da non compromettere la qualità
dell’aria. La velocità degli autoveicoli all’interno dell’area é limitata, così come la durata dei lavori
e pertanto l’emissione rimane circoscritta sostanzialmente all’area in esame. L’intervento perciò
non determinerà direttamente alterazioni permanenti nella componente nelle aree di pertinenza
del cantiere.
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151
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
MISURE DI MITIGAZIONE E COMPENSAZIONE
Le misure di mitigazione da adottare sono le seguenti:


Per il massimo contenimento o, eventualmente abbattimento delle polveri dovute alle fasi
di scavo e al passaggio dei mezzi di cantiere si realizzeranno:

periodiche bagnature delle piste di cantiere e dei cumuli di materiali in
deposito durante le fasi di lavorazione dei cantieri fissi, al fine di limitare il
sollevamento delle polveri e la conseguente diffusione in atmosfera;

coperture dei mezzi adibiti al trasporto dei materiali polverulenti sia in
carico che a vuoto mediante teloni;

nelle aree dei cantieri fissi, una piazzola destinata al lavaggio delle ruote dei
mezzi in uscita dall’area di cantiere;

costante lavaggio e spazzamento a umido delle strade adiacenti al cantiere e
dei primi tratti di viabilità pubblica in uscita da dette aree;

costante manutenzione dei mezzi in opera, con particolare riguardo alla
regolazione della combustione dei motori per minimizzare le emissioni di
inquinanti allo scarico (controllo periodico gas di scarico a norma di legge).
Per la riduzione delle emissioni dovute alla viabilità su gomma dei mezzi di cantiere:

si utilizzeranno mezzi rientranti nella normativa sugli scarichi prevista
dall’Unione Europea (Euro III e Euro IV).
COMPONENTE ARIA – FASE DI ESERCIZIO
Impatti dovuti al traffico veicolare: Durante la fase di esercizio l’impatto sulla componente aria
causato dal traffico veicolare deriverà unicamente dal controllo non quotidiano del corretto
funzionamento dell’impianto, verificabile soprattutto in modalità remota mediante la rete internet,
e dalla movimentazione dei mezzi per la manutenzione annuale. Impatto sicuramente
trascurabile.
Emissioni in atmosfera: L’opera determinerà un impatto positivo sulla componente ambientale
aria e clima, in quanto la produzione elettrica avverrà senza alcuna emissione in atmosfera,
diversamente da altre fonti tradizionali (petrolio, gas, carbone) e rinnovabili (biomasse, biogas).
Durante la fase di esercizio della centrale idroelettrica non sono prevedibili impatti negativi sulla
componente atmosfera, in quanto le emissioni di macro e microinquinanti sono pari a zero. La
realizzazione ed entrata in esercizio della centrale idroelettrica di progetto comporta la produzione
annua di energia rinnovabile.
L’idroelettrico consente la produzione di energia elettrica senza il rilascio di gas inquinanti e di gas
serra, quindi non sono imputabili impatti negativi in fase di esercizio sulla componente atmosfera.
Al contrario si può quantificare il beneficio in termini di emissioni inquinanti e di gas serra evitati
mediante l’utilizzo di tale fonte. Per la stima delle emissioni evitate, si può ricorrere ai dati
pubblicati dal GRTN relativamente alle fonti energetiche utilizzate per la produzione di energia
elettrica sul territorio italiano da cui emerge che un 40 % proviene da centrali termoelettriche a
Gas Naturale, un 13 % da Carbone, un 15 % da Idroelettrico, un 29% da Petrolio ed infine solo un
3% da altre fonti di energia rinnovabile.
La fonte energetica sfruttata dalle centrali idroelettriche, grandi o piccole che siano, è una fonte
rinnovabile poiché nel meccanismo di produzione dell’elettricità, proprio di questi impianti, non si
genera un consumo o una modifica di composizione della risorsa idrica utilizzata. Dal punto di
vista dell’inquinamento atmosferico gli impianti idroelettrici, non realizzando alcun processo di
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152
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
combustione, contribuiscono alla riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra associate alla
produzione di energia elettrica.
La produzione di 1 TJ (pari a circa 277.780 kWh) di elettricità da impianti a combustibile fossile,
comporta una produzione di circa 100.000 kg di CO2, di 2 kg di SOX, di 2 kg di NOX, di 1 kg di
composti organici. Le tabelle seguenti evidenziano in risparmio di combustibile e quello in
emissioni in atmosfera, ottenuto attraverso la realizzazione delle opere di progetto.
RISPARMIO DI COMBUSTIBILE IN “TEP”
Fattori di conversione utilizzati:
1 TEP =
11.630,00
kWh
TEC = Tonnellate Equivalenti di Carbone
1 TEC =
8.138,00
kWh
J = Joule - Unità di misura dell'energia nel S.I.
1 kWh =
3,60E+06
Joule
MBTU = British Thermal Unit
1 MWh =
3,41214
MBTU
TEP = Tonnellate Equivalenti di Petrolio
Fattori di conversione
Risparmio di combustibile
In 1 anno
Produzione Annua
5,00
GWh
pari a
In anni
Totale
429,92
TEP
20
8.598,45
TEP
614,40
TEC
20
12.288,03
TEC
1,80E+13
J
20
3,60E+14
J
1,71E+04
MBTU
20
3,41E+05
MBTU
Risparmio di combustibile ottenuto dalla produzione dell’impianto idroelettrico di progetto
Riduzioni di emissioni atmosferiche
1 TJ di elettricità da combustibile
fossile, producono:
In 1 anno
In 20 anni
100.000,00
kg di CO2
1,8x106
kg di CO2
3,6x107
kg di CO2
2,00
kg di SOX
36,00
kg di SOX
720,00
kg di SOX
2,00
kg di NOX
36,00
kg di NOX
720,00
kg di NOX
1,00
kg di composti organici
18,00
kg di composti org.
360,00
kg di composti org.
Riduzione delle emissione atmosferiche ottenute dalla produzione dell’impianto idroelettrico di progetto
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153
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
C.1 - 5.0
2013
COMPONENTE SUOLO E SOTTOSUOLO
Nella presente sezione si fa riferimento ai seguenti elaborati di progetto:

Elab. 100 - Relazione Tecnica Generale;

Elab. 110 - Relazione Idrologica e Idraulica;

Elab. 120 - Relazione Geologica;

Elab. 122 - Carta Geologica e Sezioni Geologiche;

Elab. 123 - Carta Geomorfologica;

Elab. 124 - Carta Geomorfologica con sovrapp. P.A.I. e ubicazione indagini;

Elab. 125 - Ubicazione interventi di presidio e consolidamento e strumenti di Monitoraggio;

Elab. 126 - Planimetria interventi di presidio e sezioni relative alle verifiche di stabilità;

Elab. 127A - Verifica sulla stabilità dei versanti e sulle opere di presidio previste;

Elab. 127B - Verifica sulla stabilità dei versanti e sulle opere di presidio previste.
SUOLO - CARATTERISTICHE DEL BACINO
Le caratteristiche fisiche del bacino vengono indagate al fine di caratterizzare la permeabilità del
bacino e le condizioni idrologiche dei suoli che sono fortemente influenzate anche dalla
destinazione d’uso di questi. La litologia del bacino è caratterizzata per una percentuale superiore
all’40% dal Complesso Liguride. Sono presenti in entità inferiore formazioni diverse, ma nel suo
complesso il bacino può definirsi a permeabilità alta (per permeabilità secondaria) a meno nella
sua parte in quota ove sono presenti depositi carbonatici della piattaforma interna (con
percentuale pari a circa 12%) ad altissima permeabilità. Al fine di comprendere l’influenza
esercitata dalla copertura vegetale nei confronti delle variabili idrologiche che si utilizzeranno nel
seguito, è stata realizzata una zonazione di tutto il territorio relativo ai bacini di interesse,
suddividendo ogni area secondo le seguenti classi di uso del suolo:

zone destinate all’agricoltura;

zone caratterizzate da intervento antropico;

zone occupate da boschi ed aree seminaturali;

specchi d’acqua.
Tali informazioni sono state dedotte dalla cartografia satellitare realizzata nell’ambito del progetto
Corine Land Cover, promosso dall’UE, che utilizza una classificazione dell’uso del suolo secondo
tre livelli descrittivi con dettaglio crescente procedendo dal primo verso il terzo. In particolare, nel
presente lavoro si fa esclusivamente riferimento al primo livello descrittivo, poiché non si
necessita di informazioni ad elevato grado di dettaglio. Il bacino del Sinni chiuso in prossimità di
Pizzutello presenta una copertura vegetale costituita prevalentemente da boschi di latifoglie (circa
l’80%) ed in minima parte da suoli ad uso agricolo eterogeneo. È opportuno sottolineare
l’importanza ed il ruolo rivestito dai boschi richiamando alcuni concetti di base dell’idrologia
forestale (Hewlett, 1969):
 i boschi e, più in generale, le colture arboree favoriscono la stabilità dei pendii, garantendo
minori apporti di materiale sciolto a valle delle sezioni fluviali;
 le aree boscate comportano un potenziale luogo di accumulo delle acque nel terreno;
 la presenza di boschi in un bacino determina, inoltre, un maggiore tasso di infiltrazione nel
terreno.
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154
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Mappa descrittiva delle principali formazioni litologiche del bacino del Sinni.
SINNI - AREA PERCENTUALE DEI SINGOLI LITOTIPI PRESENTI
Sinni
a Pizzutello
Sinni
a Valsinni
Sinni
a mare
Alluvioni
Argille grigio-azzurre
3.0
1.5
8.3
7.8
14.7
8.6
Calcari con selce
4.6
1.0
0.8
Comp. Argilloscisti Varicolori
2.9
6.6
8.7
Complesso Liguride
42.4
36.7
31.2
Dep Carbonatici Piatt. Interna
11.8
3.9
3.3
2.3
0.6
0.9
Soil type
Detrito
Dune costiere
-
-
0.3
Flysch Numidico
-
1.2
1.8
Form. degli scisti silicei
1.1
0.2
0.2
Form. di Monte Sierio
2.0
0.4
0.3
Form. del Galestrino
19.3
3.9
3.4
9.1
29.4
25.8
100
100
100
Sabbie e conglomerati
Area percentuale dei singoli litotipi presenti nel bacino del Sinni.
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155
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Bacino del Sinni: primo livello di dettaglio della CORINE Land Cover.
Land cover
Sinni a Pizzutello
Area Agricole
Superfici impermeabili (aree urban)
Foreste e aree seminaturali
Corpi d’acqua
Totale
Sinni a
Sinni a
Valsinni
km2
%
km2
%
40.72
17.3
320.16
1.21
0.5
192.04
mare
km2
%
27.9
466.81
34.6
2.94
0.3
5.99
0.4
81.8
816.37
71.3
868.36
64.4
0.92
0.4
6.11
0.5
6.22
0.5
234.89
100
1145.56
100
1347.38
100
Area per classe di copertura del suolo relativa al bacino del Sinni.
MORFOLOGIA E CLIMATOLOGIA – CARATTERISTICHE DEL BACINO
La parte interna dell’area del bacino del fiume Sinni presenta un carattere montuoso con il 17%
compresa tra le isoipse 900 e 1200 m, il 16% a quota inferiore ai 300 m e circa il 54% a quota
superiore ai 600 m. La quota media risulta di 680 m s.l.m. Le zone pianeggianti si incontrano nei
pressi di Valsinni e si espandono in maniera progressiva fino al litorale jonico. La pendenza media
del corso d’acqua è del 5% circa. La litologia del bacino è caratterizzata, per una percentuale
superiore al 40%, dal Complesso Liguride. Sono presenti, in entità inferiore, formazioni diverse,
ma nel suo complesso il bacino può definirsi a permeabilità alta (per permeabilità secondaria) a
meno nella sua parte in quota, ove sono presenti depositi carbonatici della piattaforma interna,
con percentuale pari a circa 12%, ad altissima permeabilità. Un esame esaustivo sulle
caratteristiche del suolo costituente il bacino è riportato alla Relazione Geologica allegata al
presente progetto, cui si rimanda per i necessari approfondimenti. Le caratteristiche fisiche del
bacino interessato vengono indagate al fine di caratterizzarne la permeabilità e le condizioni
idrologiche dei suoli, fortemente influenzati anche dalla loro destinazione d’uso. L’idrografia
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156
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
superficiale ha uno sviluppo variabile con reticolo ramificato costituito da un cospicuo numero di
affluenti. Il fiume Sinni ha una considerevole portata media annua, conseguenza del notevole
afflusso meteorico. La morfologia del bacino imbrifero principale e dei sottobacini fa sì che, nella
parte apicale, vi sia una fitta rete idrografica secondaria caratterizzata da pendenze considerevoli
e tempi di corrivazione piccoli cui corrisponde una notevole energia cinetica; fonti di significativi
fenomeni di erosione e trasporto solido e consequenziale destabilizzazione dei versanti per
scalzamento al piede. All’interno della zona di indagine ricadono sei stazioni pluviometriche del
Servizio Idrografico Italiano (SII), oggi Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale (SIMN); allo
scopo sono state considerate le stazioni le cui aree di influenza, determinate attraverso il metodo
dei poligoni di Thiessen (topoieti), sono comprese nell’area del bacino di interesse. Esse vengono
opportunamente elencate nelle tabelle seguenti, ove si è riportata anche la quota sul mare, la
tipologia dell’apparecchio ed il numero di anni di osservazione.
BACINO
Agri
Sinni
Sinni
Noce
Sinni
Sinni
STAZIONE
CASTELSARACENO
AGROMONTE
CARBONE
CASTELLUCCIO INF.
COGLIANDRINO
EPISCOPIA
Codice
Tipo di
apparecchio
Quota
(m s.l.m.)
Anni di
osservazione
54
74
75
13
77
78
PR
P
PN
P
PR
PR
950
500
685
490
700
520
54
66
64
54
29
Caratteristiche delle stazioni pluviometriche del SIMN presenti nell’area di studio.
Nell’area indagata è presente una sezione di misura idrometrica del SIMN per la quale sono
disponibili dati di portata a diversa scala di aggregazione temporale.
Pluviometro
Area [kmq]
Media Annuale [mm/anno]
Castelsaraceno
Cogliandrino
7.80
29.40
1633
1550
Agromonte
48.80
1339
7.40
1287
4.00
1056
12.10
1444
Episcopia
Carbone
Castelluccio Inferiore
Media
1414
Stima dell’afflusso meteorico medio annuale.
Per tale sezione sono state considerate le serie complete delle portate medie giornaliere pubblicate
sugli Annali Idrologici, parte II, della sezione di Catanzaro. Il numero di dati, gli afflussi e i
deflussi medi annui e le caratteristiche di lunghezza e continuità delle serie giornaliere dei dati
idrometrici, sono desumibili dalle tabelle seguenti.
SEZIONE
Area
(kmq)
Altitudine media
(m s.l.m.)
Zero idrometrico
(m s.l.m.)
Distanza dalla foce
(km)
SINNI A PIZZUTELLO
233
932
445
70
Caratteristiche delle sezioni utilizzate dal SIMN per le misure di portata.
SEZIONE
SINNI A PIZZUTELLO
Area
(kmq)
Numero dei dati
Am
(mm)
Dm
(mm)
233
34
1583
1029
Numero di dati delle serie dei deflussi nell’anno idrologico, afflusso medio annuo Am e deflusso medio annuo
Dm delle sezioni utilizzate dal SIMN per le misure di portata.
________________________________________________________________________________________________
157
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
La mappa delle isoiete relative all’area in oggetto, dedotta dalla carta del CNR, è risultata utile per
definire la precipitazione media annuale che investe l’area attraverso una media pesata basata
sulle aree a uguale piovosità. Questo approccio ha portato a stimare la pioggia media annuale sul
bacino sotteso all’opera di presa. Sulla base dei dati di temperatura, nota la latitudine media del
bacino, è stato possibile calcolare le mappe di evapotraspirazione potenziale mensili per
l’interbacino considerato. Con riferimento al bacino del Sinni, chiuso alla sezione di Cogliandrino,
sono state condotte analisi analoghe in modo da valutare i contributi di portata dovuti alle due
porzioni del bacino del Sinni a Pizzutello. Le analisi mostrano che, nel bacino in oggetto, l’afflusso
meteorico è superiore alla richiesta atmosferica per evapotraspirazione. È opportuno sottolineare
che il contributo di portata, valutato per il Sinni a Cogliandrino, risulta più alto di quello valutato
per l’interbacino sia perché riceve afflussi meteorici maggiori e possiede una maggiore quota
media e, pertanto, una minore domanda evapotraspirativa, sia perché l’interbacino drena un’area
leggermente inferiore. L’impianto in progetto sarà dimensionato facendo riferimento alle
caratteristiche statistiche dei deflussi registrati al Sinni a Pizzutello ridotti, considerando che, allo
stato attuale, la diga di Cogliandrino utilizza la restante parte per scopi idroelettrici (la
restituzione di tale impianto avviene in un differente bacino idrografico).
GEOLOGIA DELL’AREA
Il fiume Sinni scorre in direzione W–E, per una lunghezza di circa 90 km, originandosi dalle
sorgenti poste alle falde del massiccio del Monte Sirino - Monte Papa (2.005 m s.l.m.), per sfociare
nel Mare Ionio. Nell’area in esame è possibile distinguere una serie di terreni di copertura, di età
recente, al di sopra del substrato in posto la cui composizione litologica e petrologica è
estremamente variabile. I terreni di copertura superficiali presentano spessori diseguali ma, in
ogni caso, rivestono un’importanza significativa per quanto riguarda l’interazione con le opere;
essi verranno opportunamente descritti, di seguito, senza differenziazione per età, riportandone la
descrizione litologica. Sotto la denominazione complessiva di QUATERNARIO si comprendono:
 Alluvioni (Recenti ed attuali): Depositi ghiaiosi e sabbiosi che compongono il fondo
dell’alveo del corso d’acqua principale e di quelli secondari, disposti in più ordini di
terrazzi, differenziati anche dalla presenza di vegetazione e coltivazioni;
 Detrito da morfoevoluzione dei versanti: Macereti di terreni indifferenziati composti
essenzialmente da materiale detritico e limoso–argilloso, caoticizzati e rimaneggiati. Alla
base della dorsale, sulla quale è ubicato l’abitato di Episcopia, questi terreni sono presenti
quali poliedri rocciosi di dimensioni anche maggiore del metro cubo, scollatisi dal
substrato e rotolati lungo il versante;
 Eluvio-colluvioni: Terreni aventi spessori variabili in funzione dell’ampiezza e della
morfologia dei luoghi di accumulo, provenienti dall’alterazione delle successioni del
substrato.
Il SUBSTRATO PRE–QUATERNARIO è ricoperto per larghe porzioni da una falda trasgressiva,
sinorogena, arenaceo–marnosa–argillosa, che mostra, quale primo termine della sovrapposizione,
un membro francamente conglomeratico (Complesso ex–post orogeno).
Sottoposto a quest’ultimo ed alle coperture quaternarie, si ritrova il Complesso Liguride autoctono
(Giurassico–Eocene), la cui già complessa struttura tessiturale è ulteriormente complicata dalla
tettonizzazione molto spinta e dall’intercalazione di terreni basici ed ultrabasici di origine
magmatica intrusiva e sovente metamorfizzati.
Unità Nord–Calabrese:
 Formazione delle Crete Nere (Selli, 1962): Alternanza di quarzareniti in strati e banchi e
argilliti grigio scure;
 Formazione del Saraceno (Selli, 1962): Torbiditi calcaree–calcareniti e calcilutiti – spesso
silicizzate;
________________________________________________________________________________________________
158
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni

2013
Unità del Frido (Vezzani 1968, Bonardi et alii, 1985): Alternanza di metapeliti, quarziti e
meta calcarei, neri e verdastri. Il grado metamorfico è assai debole, corrispondente a
condizioni di bassa temperatura ed alta pressione. In più punti ai termini descritti sono
associate rocce basiche ed ultrabasiche (ofioliti) e frammenti di crosta continentale (gneiss
a granato, anfibolitici e granitoidi).
Stralcio topografico Foglio n° 211 “Sant’Arcangelo”della Carta Geologica d’Italia.
Ulteriori e maggiori approfondimenti in merito all’assetto geologico e strutturale locale, possono
essere desunti dalla relazione geologica allegata al progetto.
COMPONENTE SUOLO E SOTTOSUOLO - FASE ANTE OPERAM
CRITERI DI ANALISI
La fase di studio geologico dell’area ha previsto una serie di indagini in sito sia con prelievo di
campioni - con esiti di laboratorio certificati in conformità alle N.T.C. 2008 - sia con “stendimenti
sismici” atti a rilevare gli spessori degli strati del terreno e le caratteristiche dinamo-elastiche degli
stessi. In particolare, per ogni sezione di verifica, i criteri utilizzati per le analisi sono stati:






Rilievo topografico di dettaglio;
Individuazione degli spessori degli strati mediante indagini geognostiche dirette ed
indirette;
Determinazione del livello di falda mediante misurazione in pozzi esistenti e correlazione
con il livello di base del corso d'acqua;
Determinazione dei parametri geotecnici dei terreni mediante analisi su campioni
indisturbati prelevati in corrispondenza delle aree a rischio attraversate e correlate a prove
in situ (SPT) nei fori di sondaggio;
Utilizzazione dei parametri geotecnici residui;
Analisi in condizioni dinamiche considerando superfici di forma generica e di diversa
estensione e circolari definendo un'opportuna maglia dei centri.
Criteri di analisi:
________________________________________________________________________________________________
159
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni




2013
Pendio non modificato e analisi in condizioni drenate e non drenate;
Pendio modificato dall'apertura della trincea di escavazione per la posa in opera della
condotta forzata: analisi nelle condizioni a breve termine per superficie generica e circolare
passante per la base dello scavo;
Livello di falda, laddove necessario, abbattuto sul piano di posa;
Pendio modificato in fase di esercizio: posa in opera condotta nella trincea di scavo e
riempimento con materiale arido. Analisi nelle condizioni drenate e non drenate per le
stesse superfici generiche e circolari.
INDAGINI GEOGNOSTICHE DISPONIBILI
Laddove le verifiche non risultano soddisfatte si è dimensionato e posizionato un idoneo
intervento di sistemazione (muro in gabbioni) inserito in verifica. Essi consistono nella stratigrafia
di sondaggi geognostici a rotazione e campionamento continuo eseguiti nell’ambito di uno studio
sul territorio dei Proff. Guerricchio e Melidoro, e di quelli eseguiti per la redazione del P.R.G. La loro
utilizzabilità è sicuramente affidabile per quanto concerne le aree immediatamente a margine
dell’agglomerato urbano e solo parzialmente per le altre di interesse. Infatti, come è visibile
nell’Allegato specifico Elab. 124 “"Sovrapposizione della carta geologica - geomorfologica con le aree
classificate "a rischio idrogeologico" dal P.A.I. con indicazione delle sezioni utilizzate per le verifiche
di stabilita' del versante e delle indagini geognostiche, dirette ed indirette, eseguite"; la loro
disposizione è concentrata soprattutto all’interno ed ai margini del centro urbano. I dati ricavabili
consentono una valida ricostruzione degli assetti delle formazioni all’interno del settore occupato
dall’abitato, che seppur di non diretto interesse per gli scopi del presente lavoro, rappresentano
delle evidenze geologicamente molto significative. Interpretando criticamente i dati, possono essere
utilizzabili le stratigrafie provenienti dai sondaggi S1, S2 ed S4 P.R.G., che si riportano di seguito
ed in Allegato “Stratigrafia dei terreni”:
SONDAGGIO S1 PRG
Da p.c. a – 3,00m
Argille limose bruno – giallastre
Da -3,00 a -4,20m
Ofioliti verdastre (serpentiniti) alterate e scagliettate
Da -4,20 a -20,0m (f.f.)
Argilliti scagliettate nerastre e grigiastre con intercalazioni di calcilutiti e
calcareniti in strati decimetrici.
SONDAGGIO S2 PRG
Da p.c. a – 2,00m
Argille limose bruno – giallastre con inclusi lapidei
Da -2,00 a -25,00m (f.f.)
Argilliti scagliettate nerastre e grigiastre con intercalazioni di calcilutiti e
calcareniti in strati decimetrici.
SONDAGGIO S4 PRG
Da p.c. a – 1,80m
Argille limose bruno – giallastre
Da -1,80 a -4,50m
Argilliti scagliettate nerastre e grigiastre con intercalazioni di calcilutiti e
calcareniti in strati decimetrici alterate
Argilliti scagliettate nerastre e grigiastre con intercalazioni di calcilutiti e
calcareniti in strati decimetrici.
Calcilutiti e calcareniti in strati decimetrici associate a livelli di argilloscisti
grigiastri.
Argilliti scagliettate nerastre e grigiastre con intercalazioni di calcilutiti e
calcareniti in strati decimetrici.
Da -4,50 a -12,00m (f.f.)
Da -12,00 a -15,00m
Da -15,00 a -20,00m (f.f.)
INDAGINI GEOGNOSTICHE IN SITU
Ai fini di una migliore definizione degli assetti stratigrafico - strutturali dei terreni e della
esplicitazione delle caratteristiche geotecniche degli stessi, è stata pianificata una campagna di
indagini geognostiche indirette proporzionata alla entità degli interventi previsti ed alla
complessità dei lineamenti geologico - geomorfologici rilevati.
Essa è consistita in:
________________________________________________________________________________________________
160
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
 Rilievo topografico delle aree perimetrate e classificate a rischio dal P.A.I. e dallo studio
geologico;
 Esecuzione di indagini geognostiche indirette consistenti in n° 4 Prospezioni Sismiche a
Rifrazione atte alla determinazione degli spessori di terreno ed alla determinazione delle
caratteristiche dinamo - elastiche degli orizzonti stratigrafici.
 Esecuzione di n° 2 saggi con escavatore meccanico;
 Estrazione di campioni di terreno indisturbati rappresentativi dell'orizzonte di copertura e del
substrato (precedentemente individuati nel loro posizionamento altimetrico mediante le
indagini indirette) successivamente sottoposti ad analisi di laboratorio;
 Esecuzione di n° 1 Prova Penetrometrica Dinamica Leggera per la determinazione della Rpd e,
conseguentemente, della Coesione non drenata.
 L'analisi critica di tutti i dati rilevati ha permesso di definire, con attendibilità, i modelli
geologico - tecnici del terreno successivamente utilizzati per l'esecuzione delle verifiche di
stabilità del versante in sezioni significative.
PROSPEZIONI SIMICHE
Le registrazioni, nelle prospezioni eseguite, sono avvenute convogliando i dati delle singole stazioni
alla centrale raccolta dati PASI mod. 16S12L, composta da una unità di acquisizione a 12 canali,
dotata di memoria per la cumulabilità degli impulsi.
 L’impulso sismico (battuta) è stato creato con una sorgente meccanica in grado di produrre
un impatto con il terreno netto e chiaro. Difatti, nel corso dell’indagine geofisica, si è
ottenuto un ottimo rapporto segnale/rumore e, quindi, mediante l’introduzione di
opportuna amplificazione della memoria ad accumulo di segnale si è verificata la
rilevabilità del primo impulso per tutti gli stendimenti eseguiti.
 Tutti i sismogrammi ottenuti e registrati su apposito supporto magnetico sono stati filtrati
per discriminare e pertanto rendere minimo il rapporto segnale/rumore.
SCAVI GEOGNOSTICI
Come specificato sono stati eseguiti, a cura della committenza:
- N° 4 scavi geognostici finalizzati, anche, all'estrazione, tramite fustella campionatrice
infissa a pressione, di campioni indisturbati da sottoporre ad analisi di laboratorio; la
quota di estrazione dei campioni è stata determinata sulla scorta delle risultanze delle
prospezioni sismiche eseguite.
L’ubicazione degli stessi è riportata nell' Elab. 124 “"Sovrapposizione della carta geologica geomorfologica con le aree classificate "a rischio idrogeologico" dal P.A.I. con indicazione delle
sezioni utilizzate per le verifiche di stabilita' del versante e delle indagini geognostiche, dirette ed
indirette, eseguite".
Come specificato anche nel paragrafo specifico, il campione S1C1 è stato estratto in
corrispondenza dello scavo SC1, ubicato in prossimità dell'area dell'opera di presa, mentre i
campioni S2C1 ed S2C3 sono stati estratti nell'area classificata a rischio "R3".
PROVE PENETROMETRICHE
Per la determinazione delle caratteristiche geomeccaniche dell'ammasso, soprattutto per quanto
concerne la determinazione della Coesione non drenata, si è fatto riferimento direttamente alle
risultanze della Prova Penetrometrica eseguite. L’ubicazione della stessa è riportata nell' Elab. 124
“"Sovrapposizione della carta geologica - geomorfologica con le aree classificate "a rischio
idrogeologico" dal P.A.I. con indicazione delle sezioni utilizzate per le verifiche di stabilita' del
versante e delle indagini geognostiche, dirette ed indirette, eseguite", mentre nell' Allegato n° 2
"Elaborazione grafica ed analitica delle indagini geognostiche eseguite: Prova penetrometrica" sono
contenuti:
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161
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
a) i tabulati contenenti il numero dei colpi necessario all’infissione delle aste per tratti della
lunghezza di 10cm e la relativa correlazione con il numero di colpi da Nspt equivalenti;
b) la diagrammazione dei valori del numero dei colpi per segmento d’asta e della Rpd
(Resistenza dinamica di punta del terreno), che mostra con immediatezza l’andamento
delle caratteristiche con la profondità.
c) La tabella relativa alla parametrizzazione geotecnica degli intervalli litologici, determinata
direttamente dal valore degli Nspt equivalenti;
d) La relativa documentazione fotografica.
Le correlazioni empiriche N (numero dei colpi) – Nspt provengono dall’elaborazione digitale dei dati
mediante programmi di calcolo basati sulle più attuali teorie di Meccanica dei Terreni ed in
particolare Muromachi e Kobayashi (1981), Vannelli e Benassi (1983) e Tissoni (1987).
Il sondaggio è stato eseguito per una profondità di 2,80m, in corrispondenza della quale si è
ottenuto un elevato numero dei colpi ( > di 30 ) per l’infissione delle aste, quando non un vero e
proprio rifiuto. Il Penetrometro utilizzato ha le seguenti caratteristiche:
Peso massa battente
Altezza caduta libera
Peso sistema battuta
Diametro punta conica
Area base punta conica
Angolo apertura punta
Lunghezza delle aste
Peso aste per metro
Profondità giunzione prima asta
Rivestimento/fanghi
M = 30.00Kg
H = 0.20 m
Ms = 13.00 Kg
D = 35.7 mm
A = 10.00 cmq
α = 60°
La = 1.00 m
Pa = 3.93 Kg
P1 = 0.80 m
No
CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA DEI TERRENI:
PARAMETRI GEOTECNICI CARATTERISTICI E DI PROGETTO (NTC 2008)
Come specificato in premessa sono stati realizzati due scavi, nelle zone classificate a rischio
idrogeologico per poter compiutamente corrispondere alle NTA del P.A.I., quindi per estrarre dei
campioni indisturbati da sottoporre ad analisi di laboratorio, al fine di ottenere i valori dei
parametri GEOTECNICI CARATTERISTICI del terreno. I campioni estratti in questa posizione sono
due, denominati rispettivamente S2C1 e S3C1, mentre un terzo campione S1C1,è stato estratto
in corrispondenza dell'area di allocazione dell'opera di presa; la profondità di estrazione è stata
determinata sulla scorta delle risultanze delle indagini geognostiche, indirette, precedentemente
eseguite. Le analisi eseguite sono consistite in:
 per il campione S1C1: a) determinazione delle caratteristiche fisiche generali; b) analisi
granulometrica per sedimentazione;
 per i campioni S2C1 ed S3C1: a) determinazione delle caratteristiche fisiche generali; b) analisi
granulometrica per sedimentazione; c) Prova di taglio diretto.
CAMPIONE:
S1C1
QUOTA PRELIEVO:
-1,50 m
CLASSIFICAZIONE:
Argilla di colore grigio scuro, scagliosa con numerosi inclusi calcarenitici di
dimensioni centimetriche e presenza di venature di calcite spatica. La porzione
più superficiale del campione è costituita da ghiaia e clasti arrotondati
calcarenitici grigi.
Avente le seguenti caratteristiche fisiche:
Peso specifico del terreno
ys = 26,74 KN/mc
Peso di volume
y = 17,15 KN/mc
Umidità
w = 4,81 %
Peso secco
yd = 16,36 KN/mc
Indice dei vuoti
e = 0,634
________________________________________________________________________________________________
162
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
Porosità
Grado di saturazione
n = 39 %
S = 21 %
Peso di volume saturo
yd = 20,17 KN/mc
2013
L 'analisi granulometrica ha evidenziato i seguenti valori:
Ghiaia
71,83 %
Sabbia
14,90 %
Limo
13,27 %
CAMPIONE:
S2C1
QUOTA PRELIEVO:
-2,00, - 2,50 m
CLASSIFICAZIONE:
Sabbia di colore verde bottiglia con inclusi silicei di dimensioni centimetriche a
spigoli vivi e di colore nero - verdastri. La porzione più superficiale è costituita da
inclusi centimetrici alterati superficialmente a spigoli vivi e di colore marrone.
Avente le seguenti caratteristiche fisiche:
Peso specifico del terreno
ys = 25,45 KN/mc
Peso di volume
y = 17,58 KN/mc
Umidità
w = 5,28 %
Peso secco
yd = 16,69 KN/mc
Indice dei vuoti
e = 0,524
Porosità
n = 34 %
Grado di saturazione
S = 26 %
Peso di volume saturo
yd = 20,07 KN/mc
Caratteristiche geotecniche:
c (coesione)
11,29 KPa
 (angolo di attrito)
25,86°
cu (coesione non drenata)
152,98 KPa
CAMPIONE:
S3C1
QUOTA PRELIEVO:
-1,00; -1,50 m
CLASSIFICAZIONE:
Limo sabbioso di colore marrone chiaro con rari inclusi di dimensioni
centimetriche arrotondati. La porzione più superficiale è costituita da ghiaia
arrotondata.
Avente le seguenti caratteristiche fisiche:
Peso specifico del terreno
Peso di volume
yr = 26,24 KN/mc
y = 17,11 KN/mc
Umidità
w = 7,04 %
Peso secco
yd = 15,99 KN/mc
Indice dei vuoti
e = 0,641
Porosità
n = 39 %
Grado di saturazione
S = 29 %
Peso di volume saturo
yd = 19,82 KN/mc
Caratteristiche geotecniche:
c (coesione)
3,86 KPa
 (angolo di attrito)
27,13°
61,78 KPa
cu (coesione non drenata)
________________________________________________________________________________________________
163
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Il valore della Cu è stato valutato tramite l'esecuzione della prova penetrometrica. I dati relativi ai
campioni estratti sono rappresentativi di larghe porzioni dei terreni attraversati. Solamente in
corrispondenza del tratto compreso tra il vertice 20 ed il vertice 26, laddove la condotta forzata si
troverà ad interagire direttamente con i terreni appartenenti alla successione Flyschoide del Frido,
detta successione in facies semilitoide, è stata parametrizzata cosi come è possibile farlo da dati
rivenienti dalla letteratura specifica che si rifanno ad analisi geomeccanica di ammassi similari,
direttamente provenienti da una correlazione diretta tra il valore di RMR, proprio dell'ammasso, e
i valori di c' e f' propri di un terreno opportunamente valutati e ridotti cautelativamente.
Pertanto essi possono essere assunti come nelle tabelle:
Peso di volume
y = 22,55 KN/mc
c (coesione)
220,55 KPa
 (angolo di attrito)
28°
cu (coesione non drenata)
186,33 KPa
E’ stato adottato, per le verifiche di stabilità globali, l’approccio progettuale 1 previsto dalle NTC
2008, vale a dire: COMBINAZIONE 2 : (A2+M2+R2). Tenendo conto dei coefficienti parziali
riportati nelle Tab. 6.2.I e 6.2.II per le azioni e i parametri geotecnici, rispettivamente, e nella Tab.
6.8.I per le resistenze globali.
Si rimanda alle Sezioni Litotecniche utilizzate per l’esecuzione delle verifiche di stabilità del
pendio, per la definizione degli effettivi spessori interessati nelle singole sezioni.
MODELLO GEOLOGICO – TECNICO DEL SOTTOSUOLO
Le tabelle seguenti riportano i parametri geotecnici caratteristici, utilizzati nelle verifiche di
stabilità globale, ottenuti dai valori di laboratorio e ridotti tramite l’impiego dei coefficienti parziali
come da normativa (Tab. 6.2.II - NTC 2008) mentre, a seguire, la figura riporta la colonna
stratigrafica tipo, che identifica i parametri geotecnici di progetto con i valori già ridotti
dall’impiego dei coefficienti.
________________________________________________________________________________________________
164
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
STRATO 1 – TERRENI DI COPERTURA DETRITICA
Valore della c’ (coesione)
ottenuta da prove di laboratorio
c’ [KPa]
3,86
Valore di ’ (angolo di resistenza a taglio)
ottenuto da prove di laboratorio
’ [°]
27,13°
Valore della cu ottenuta dalla
Prova penetrometrica
cu [KPa]
61,68
Valore di 
ottenuto da prove di laboratorio
 [KN/mc]
17,11
Coefficiente
parziale NTC 2008
c’
1,25
Coefficiente
parziale NTC 2008
tan ’
1,25
Coefficiente
parziale NTC 2008
cu
1,40
Coefficiente
parziale NTC 2008

1,00
Valore della c’ (coesione) applicando
il coefficiente parziale delle NTC 2008
c’ [KPa]
3,088
Valore di ’ (angolo) applicando
il coefficiente parziale delle NTC 2008
’ [°]
22,29°
Valore della cu adottata
a vantaggio di sicurezza
cu [Kg/cmq]
44,06
Valore della cu adottata
a vantaggio di sicurezza
 [KN/mc]
17,11
STRATO 2 – TERRENI DEL SUBSTRATO FLYSCHOIDE ARGILLITICO
Valore della c’ (coesione)
ottenuta da prove di laboratorio
c’ [KPa]
11,29
Valore di ’ (angolo di resistenza a taglio)
ottenuto da prove di laboratorio
’ [°]
25,86°
Valore della cu ottenuta dalla
Prova penetrometrica
cu [KPa]
152,98
Valore di 
ottenuto da prove di laboratorio
 [KN/mc]
17,15
Coefficiente
parziale NTC 2008
c’
1,25
Coefficiente
parziale NTC 2008
tan ’
1,25
Coefficiente
parziale NTC 2008
cu
1,40
Coefficiente
parziale NTC 2008

1,00
Valore della c’ (coesione) applicando
il coefficiente parziale delle NTC 2008
c’ [KPa]
9,03
Valore di  (angolo) applicando
il coefficiente parziale delle NTC 2008
’ [°]
21,20°
Valore della cu adottata
a vantaggio di sicurezza
cu [KPa]
109,27
Valore della cu adottata
a vantaggio di sicurezza
 [KN/mc]
17,15
STRATO 3 – TERRENI FLYSCHOIDI SEMILITOIDI
Valore della c’ (da letteratura)
c’ [KPa]
220,55
Valore di ’ (da letteratura)
’ [°]
28°
Valore della cu (da letteratura)
cu [KPa]
186,33
Valore di 
ottenuto da prove di laboratorio
 [KN/mc]
22,55
Coefficiente
parziale NTC 2008
c’
1,25
Coefficiente
parziale NTC 2008
tan ’
1,25
Coefficiente
parziale NTC 2008
cu
1,40
Coefficiente
parziale NTC 2008

1,00
Valore della c’ (coesione) applicando
il coefficiente parziale delle NTC 2008
c’ [KPa]
176,44
Valore della ’ (angolo) applicando
il coefficiente parziale delle NTC 2008
’ [°]
22,4°
Valore della cu adottata
a vantaggio di sicurezza
cu [KPa]
133,09
Valore della cu adottata
a vantaggio di sicurezza
 [KN/mc]
22,55
________________________________________________________________________________________________
165
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
VALUTAZIONI ANALITICHE; VERIFICHE DI STABILITA’ DEI VERSANTI E DELLE SEZIONI DI
SCAVO NELLA SITUAZIONE ATTUALE E MODIFICATA.
CLASSIFICAZIONE DEI TERRENI O.P.C.M. 3274/2003
Il sito di interesse non può essere identificato geograficamente da coordinate costanti per tutta
l’estensione e pertanto si rimanda all’atto dell’esecuzione delle singole verifiche di stabilità del
versante (cfr. paragrafi successivi) la definizione dei parametri sismici da utilizzare. Il Decreto
della Presidenza del Consiglio dei Ministri DPCM n° 3274/2003, e successive modifiche, così come
esso ricompreso interamente all’interno delle Norme Tecniche sulle Costruzioni (NTC 2008) ha
operato una riclassificazione sismica del territorio nazionale suddividendolo in quattro zone
caratterizzate da differenti valori dell’accelerazione sismica orizzontale massima. Ai fini della
Normativa contenuta nelle N.T.C. 2008, quindi, le successioni in esame, in funzione del valore
della Cu (Coesione non drenata) si possono riferire alla categoria di suolo C, (Depositi di terreni a
grana grossa mediamente addensati o terreni a grana fine mediamente consistenti, con spessori
superiori a 30m, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la
profondità e da valori Vs30 compresi tra 180m/s e 360m/s (Nspt compreso tra 15 e 50; Cu
compresa tra 70Kpa e 250Kpa), per i quali è previsto un fattore di incremento sismico. Al fine di
valutare l’incidenza delle operazioni di escavazione sulla stabilità dei versanti, sono state
analizzate, mediante programmi di calcolo che sfruttano le metodologie più aderenti alle finalità
dello studio, le sezioni – tipo lungo le quali si verificheranno le maggiori interazioni opera –
terreno, e rappresentative degli assetti geologico – strutturali dell’intera area. Nell' Elab. 145 "Verifiche sulla stabilità dei versanti e sulle opere di presidio previste", sono riportate le sezioni
analizzate (dopo essere passati dal modello geologico al modello geotecnico), la metodologia ed i
criteri di calcolo utilizzati.
La procedura di analisi utilizzata è stata la seguente:
 Rilievo topografico di dettaglio;
 Individuazione degli spessori degli strati mediante indagini geognostiche dirette (scavi) ed
indirette (sondaggi geognostici precedentemente realizzati; prospezioni sismiche e
penetrometrie);
 Determinazione del livello di falda mediante misurazione in pozzi esistenti e correlazione
con il livello di base del corso d'acqua;
 Determinazione dei parametri geotecnici dei terreni mediante analisi su campioni
indisturbati prelevati in corrispondenza delle aree a rischio attraversate;
 Analisi in condizioni dinamiche considerando superfici di forma generica e di diversa
estensione e circolari definendo un'opportuna maglia dei centri.
Criteri di analisi:
 Pendio non modificato e analisi in condizioni drenate e non drenate;
 Pendio modificato dall'apertura della trincea di escavazione per la posa in opera della
condotta forzata; Analisi solo nelle condizioni a breve termine per superficie generica e
circolare passante per la base dello scavo;
 Livello di falda, laddove necessario, abbattuto sul piano di posa;
 Pendio modificato in fase di esercizio: Posa in opera condotta nella trincea di scavo e
riempimento con materiale arido; Analisi nelle condizioni drenate e non drenate per le
stesse superfici generiche e circolari.
Laddove le verifiche non risultano soddisfatte, si è dimensionato e posizionato un idoneo
intervento di sistemazione (muri in gabbioni) inseriti in verifica e riportato nell’Elab. 146 “Ubicazione interventi di presidio e consolidamento e strumenti di monitoraggio” e nell’Elab. 145 "Verifiche sulla stabilità dei versanti e sulle opere di presidio previste" per il dimensionamento e le
verifiche degli interventi.
Le superfici analizzate sono quelle che presentano le maggiori criticità.
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166
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
SOLLECITAZIONI SISMICHE
Sono state adottate le sollecitazioni sismiche proprie della normativa attualmente vigente.
Facendo riferimento a quanto contenuto nel paragrafo specifico sullo studio della sismicità locale,
vengono, di seguito riportati nelle tabelle i valori dei parametri sismici e dei coefficienti sismici
relativi alle sezioni analizzate.
OPERA DI PRESA
LATITUDINE
40,0692
LONGITUDINE
15,8135
CLASSE INTERVENTI E OPERE DI CONSOLIDAMENTO
II
VITA NOMINALE
30
CATEGORIA TOPOGRAFICA
T1
CATEGORIA SOTTOSUOLO
D
PARAMETRI SISMICI
SLO
Probabilità di superamento
81%
Tr (anni)
30
Ag (g)
0,053
Fo
2,420
Tc* (s)
0,276
SLD
63%
30
0,053
2,420
0,276
SLV
10%
285
0,187
2,315
0,350
SLU
5%
585
0,264
2,319
0,373
COEFFICIENTI SISMICI
Ss
Cc
St
Kh
Kv
Amax
Beta
SLO
1,80
2,38
1,00
0,019
0,010
0,944
0,200
SLD
1,80
2,38
1,00
0,019
0,010
0,944
0,200
SLV
1,75
2,11
1,00
0,079
0,039
3,208
0,240
SLU
1,48
2,05
1,00
0,109
0,055
3,827
0,280
VASCA di CARICO
LATITUDINE
40,0475
LONGITUDINE
15,7974
CLASSE INTERVENTI E OPERE DI CONSOLIDAMENTO
II
VITA NOMINALE
30
CATEGORIA TOPOGRAFICA
T1
CATEGORIA SOTTOSUOLO
D
PARAMETRI SISMICI
SLO
Probabilità di superamento
81%
Tr (anni)
30
Ag (g)
0,052
Fo
2,420
Tc* (s)
0,277
SLD
SLV
63%
30
0,052
2,420
0,277
10%
285
0,177
2,329
0,353
SLU
5%
585
0,250
2,325
0,376
COEFFICIENTI SISMICI
SLO
SLD
SLV
SLU
Ss
1,80
1,80
1,78
1,53
Cc
2,37
2,37
2,10
2,04
St
1,00
1,00
1,00
1,00
Kh
0,019
0,019
0,076
0,107
Kv
0,009
0,009
0,038
0,054
Amax
0,913
0,913
3,095
3,751
Beta
0,200
0,200
0,240
0,280
________________________________________________________________________________________________
167
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
CENTRALE DI PRODUZIONE
LATITUDINE
40,0475
LONGITUDINE
15,7974
CLASSE INTERVENTI E OPERE DI CONSOLIDAMENTO
II
VITA NOMINALE
30
CATEGORIA TOPOGRAFICA
T1
CATEGORIA SOTTOSUOLO
D
PARAMETRI SISMICI
Probabilità di superamento
Tr (anni)
Ag (g)
Fo
Tc* (s)
SLO
81%
30
0,052
2,420
0,277
SLD
63%
30
0,052
2,420
0,277
SLV
10%
285
0,177
2,329
0,353
SLU
5%
585
0,250
2,325
0,376
COEFFICIENTI SISMICI
Ss
Cc
St
Kh
Kv
Amax
Beta
SLO
1,80
2,37
1,00
0,019
0,009
0,913
0,200
SLD
1,80
2,37
1,00
0,019
0,009
0,913
0,200
SLV
1,78
2,10
1,00
0,076
0,038
3,095
0,240
SLU
1,53
2,04
1,00
0,107
0,054
3,751
0,280
Per ogni sezione di verifica sono stati determinati i corrispondenti parametri sismici in funzione
delle coordinate, della categoria del suolo e del coefficiente di amplificazione topografica così come
riportato in testa ad ogni singola verifica.
INTERVENTI DI PRESIDIO PREVISTI IN PROGETTO
SISTEMAZIONE DELL'AREA DELLE OPERE DI PRESA
Le opere di presa sono state posizionate a valle della strada statale S.S. 653 Sinnica, a protezione
del rilevato stradale viene realizzata un'opportuna sistemazione a causa dell'impossibilità di
realizzare una riprofilatura del terreno. L'intervento consiste in un muro in gabbioni a circa 3,00
m dal locale comandi e di lunghezza pari a circa 23 m.
Tipologia interventi di presidio dell’area delle opere di presa
________________________________________________________________________________________________
168
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
SISTEMAZIONE DELLE AREE PERIMETRATE DAL P.A.I. BASILICATA
La condotta forzata nel tratto che va dal vertice V07 - picchetto 19 - al vertice V12 - picchetto 32 attraversa delle aree perimetrate a rischio R2 ed R3 dal P.A.I. Basilicata per tale motivo sono state
rilevate le sezioni:




SEZ. 006B CT che interessa tutta la prima area R2 ;
SEZ. 007 CT che interessa tutta l'area a rischio R3;
SEZ. 007A CT che attraversa trasversalmente l'area R3;
SEZ. 007B CT che attraversa la parte esterna dell'area R3 e l'area adiacente R2 al fine di
verificare la stabilità dell'area prima e dopo la realizzazione delle opere in progetto.
L'area a rischio R2 rappresentata dalla SEZ 006B CT dalle analisi effettuate, sia nella condizione
attuale non modificata che in quella futura modificata con la posa in opera della condotta forzata,
non presenta superfici critiche per cui sono attivabili cinematismi gravitativi. Ciò nonostante, a
vantaggio di sicurezza, si è ritenuto opportuno realizzare l'opera di presidio anche in quest'area,
essa avrà uno sviluppo di circa 30 m con una distanza dall'asse della condotta che va da un
minimo di 13 m fino a 26 m nella parte iniziale della sistemazione.
Successivamente le analisi effettuate per le altre aree hanno dimostrato che già nella condizione
attuale non modificata esiste una superficie critica per cui necessita un intervento di
stabilizzazione dell'area anche a protezione della condotta forzata dell'impianto. L'intervento
principale consiste in un muro in gabbioni a circa 19 m dall'asse della condotta forzata nella parte
iniziale fino ad una distanza massima di circa 30 m nella parte finale e di lunghezza totale pari a
circa 130 m.
________________________________________________________________________________________________
169
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Nella seguente relazione vengono riportate le verifiche geotecniche e strutturali inerenti la
realizzazione delle opere di presidio a gravità in gabbioni.
Tipologia interventi di presidio nelle aree perimetrale dal PAI Basilicata
________________________________________________________________________________________________
170
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
La sistemazione in gabbioni da realizzare, cosi come riportato nell'Elaborato 144, ha le seguenti
caratteristiche:
Opera





Opera





Opera





Opera





Opera





di presidio Opere di Presa:
Tipologia a gravita in gabbioni metallici con fondazione in cls ;
Lunghezza massima di 23,00 m,
Altezza massima di 4,00 m in 4 ordini di gabbioni;
Spessore gabbionata da 2,50 m per il primo ordine; da 2,00 m per il secondo e terzo ordine
e da 1,00 m per l'ultimo ordine;
Fondazione in calcestruzzo spessore 25 cm e larghezza 4,50 m.
di presidio Area a rischio R3 SEZ. 006B CT - Muro 1:
Tipologia a gravita in gabbioni metallici con fondazione in cls ;
Lunghezza massima di 30,00 m,
Altezza massima di 3,00 m in 3 ordini di gabbioni;
Spessore gabbionata da 2,00 m per il primo ordine e per il secondo ordine e da 1,00 m per
l'ultimo ordine;
Fondazione in calcestruzzo spessore 25 cm e larghezza 4,50 m.
di presidio Area a rischio R3 SEZ. 007 CT - Muro 2:
Tipologia a gravita in gabbioni metallici con fondazione in cls ;
Lunghezza massima di 63,00 m,
Altezza massima di 3,00 m in 3 ordini di gabbioni;
Spessore gabbionata da 2,00 m per il primo ordine e per il secondo ordine e da 1,00 m per
l'ultimo ordine;
Fondazione in calcestruzzo spessore 25 cm e larghezza 4,50 m.
di presidio Area a rischio R3 SEZ. 007A CT - Muro 3:
Tipologia a gravita in gabbioni metallici con fondazione in cls ;
Lunghezza massima di 41,00 m,
Altezza massima di 4,00 m in 4 ordini di gabbioni;
Spessore gabbionata da 3,00 m per il primo ordine, da 2,00 m per il secondo e terzo ordine
e da 1,00 m per il quarto ordine;
Fondazione in calcestruzzo spessore 25cm e larghezza 4,50 m.
di presidio Area a rischio R3 SEZ. 007B CT - Muro 4:
Tipologia a gravita in gabbioni metallici con fondazione in cls ;
Lunghezza massima di 26,00 m,
Altezza massima di 4,00 m in 4 ordini di gabbioni;
Spessore gabbionata da 3,00 m per il primo ordine, da 2,00 m per il secondo e terzo ordine
e da 1,00 m per il quarto ordine;
Fondazione in calcestruzzo spessore 25cm e larghezza 4,50 m.
________________________________________________________________________________________________
171
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Tipologia interventi di presidio nelle aree perimetrale dal PAI Basilicata
SISTEMAZIONE DELLA REIMMISSIONE IN ALVEO: CANALE DI SCARICO CENTRALE DI
PRODUZIONE
In corrispondenza dell'area della centrale di produzione verrà realizzata un'opera di presidio in
gabbioni metallici per la reimmissione in alveo delle acque turbinate. L'area analizzata
corrisponde alla sezione di verifica di stabilità SEZ 0019 CT dalle analisi effettuate, sia nella
condizione attuale non modificata che in quella futura modificata con la realizzazione del
manufatto edilizio, non presenta superfici critiche per cui risultino necessari interventi di
stabilizzazione. Ciò nonostante si è proceduto al dimensionamento di un muro in gabbioni in
corrispondenza dell'immissione del canale di scarico mediante materassi tipo Reno anche a
protezione della strada di accesso della centrale di produzione.
________________________________________________________________________________________________
172
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Tipologia interventi di presidio in corrispondenza della centrale di produzione
Opera



di presidio Centrale di produzione:
Tipologia a gravita in gabbioni metallici con fondazione in cls ;
Lunghezza massima di 16,00 m,
Altezza massima di 6,00 m in 6 ordini di gabbioni;
________________________________________________________________________________________________
173
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni


2013
Spessore gabbionata da 4,00 m per il primo ordine, 3,50 m per il secondo ordine, 3,00 m
per il terzo, 2,50 m per il quarto, 2,00 m per il quinto e da 1,50 m per l'ultimo ordine;
Fondazione in calcestruzzo spessore 25 cm e larghezza 4,50 m;
E’ previsto lo scavo della scarpata con l’asportazione del primo strato del terreno di copertura e il
riempimento con materiale arido di pezzatura idonea efficacemente costipato per raggiungere un
angolo d’attrito interno non inferiore a 33°.
Elab_125 - Interventi di presidio e di monitoraggio in fase di esercizio.
COMPONENTE SUOLO E SOTTOSUOLO – FASE DI CANTIERE
La componente ambientale più sollecitata, se pur temporalmente e limitatamente alla fase di
cantiere, è quella relativa all’uso del suolo in occasione degli scavi per la realizzazione delle opere
di progetto, quali:




Dissabbiatore - vasca di carico interrati;
Condotta forzata interrata;
Manufatto centrale di produzione seminterrato;
Opere di presidio previste.
Le risorse naturali utilizzate durante la fase di cantiere si riferiscono:

All’occupazione temporanea di suolo e alla movimentazione di terreno.
Le misure di mitigazione generali previste sono di seguito elencate:
-
Limitazione degli scavi alla sola porzione di terreno destinato all’opera in questione,
adottando opportune misure volte alla razionalizzazione ed al contenimento della superficie
dei cantieri con particolare attenzione alle aree da adibire allo stoccaggio dei materiali;
-
Riutilizzo dei materiali provenienti dagli scavi riducendo le quantità di materiali da
conferire a discarica;
Nello specifico:
Vasca di carico interrata: L’ubicazione del manufatto è stata studiata, oltre che in funzione dei
profili idraulici, anche per garantire una facile accessibilità ad uomini e mezzi. Al termine dei
lavori di scavo e realizzazione, il manufatto si inserirà nell’ambiente senza produrre particolari
alterazioni al contesto paesaggistico in quanto poco visibile. Sull’estradosso del solaio di
copertura, inoltre, sarà riportato uno strato di terreno vegetale inerbito.
________________________________________________________________________________________________
174
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Condotta forzata interrata: I terreni subiranno delle alterazioni contenute. I criteri da utilizzare
saranno finalizzati all’applicazione di alcune modalità operative, funzionali ai risultati dei futuri
ripristini ambientali di seguito descritti:
- per contenere la formazione di polvere in atmosfera derivante dai movimenti terra e dal
lavoro dei mezzi meccanici, il materiale estratto dagli scavi e le piste di servizio saranno
tenute costantemente umide;
- in fase di apertura della pista, attraverso l’accantonamento dello scortico (strato di terreno
vegetale);
-
-
in fase di scavo della trincea, l’accantonamento del materiale di risulta avverrà
separatamente dal terreno fertile di cui sopra;
in fase di ripristino dell’area di passaggio, dopo aver posato la condotta, verrà riportato il
terreno, nel rispetto della morfologia originaria, ricostituendo la sequenza stratigrafica
precedentemente estratta. L’operazione sarà conclusa eseguendo un’adeguata riprofilatura
del terreno;
verranno promossi gli interventi di ripristino al fine di ristabilire, nella zona di intervento,
gli equilibri naturali preesistenti per gli scopi agricoli e di impedire, contemporaneamente,
il verificarsi di fenomeni erosivi, non compatibili con le prescrizioni ambientali già citate e
con la sicurezza della condotta stessa. Determinante per il successo della rivegetazione,
sarà la modalità di effettuazione a regola d’arte dello scortico, accumulo e ripristino.
Quest’ultimo sarà basilare per il riutilizzo a scopi agricoli dei fondi attraversati.
Manufatto seminterrato “centrale di produzione”: Nel rispetto delle prescrizioni di cui ai
paragrafi precedenti, le superfici a vista della struttura fuori terra saranno definite mediante
l’utilizzo dei caratteri tipologici e costruttivi storicamente utilizzati nella zona. I volumi e l’intera
area recintata risulteranno visibili da valle ma saranno schermati mediante la piantumazione di
essenze arboree ed arbustive autoctone. Per avere maggiori garanzie di attecchimento, sarà
utilizzato materiale allevato in fitocella e proveniente dal vivaio forestale di SENISE, prossimo alla
zona interessata. L’intervento di rinaturalizzazione del sito, che prevede la riprofilatura del terreno
nel rispetto dell’orografia originaria, sarà completata dall’inerbimento del piazzale alternato
all’inghiaiatura delle superfici carrabili.
Scarico della Centrale di produzione: Particolare attenzione sarà riservata alle attività di
ripristino ambientale delle opere poste a ridosso dell’alveo, come lo scarico. Detti interventi in
alveo ed in prossimità degli argini, saranno considerati ultimati e ben inseriti nel paesaggio, non
solo se saranno adottati tutti quegli accorgimenti atti a creare un legame tra l’opera ed il suo
contesto, ma anche quando saranno terminati tutti quegli interventi atti a garantire che, cessata
l’attività di cantiere, il sito possa essere reinserito nell’ecosistema circostante con la ripresa della
vegetazione autoctona. La rivegetazione spondale ripristinerà lo scollegamento delle fasce naturali
ripariali, strettamente legate all’azione dinamica ed idrologica del fiume. Pertanto, sia lo scarico,
sia gli interventi di ripristino spondale devono sottintendere alla volontà di ricreare una
configurazione ambientale che risponda a criteri funzionali, estetici e soprattutto ecologici.
COMPONENTE SUOLO E SOTTOSUOLO – FASE DI ESERCIZIO
Durante la fase di esercizio dell’impianto si prevedono interventi manutentivi delle aree
circoscritte alle opere da realizzare. La risorsa idrica sarà soltanto temporaneamente utilizzata per
alimentare la turbina, poiché, la portata preventivamente addotta in corrispondenza della presa,
sarà integralmente restituita in alveo in prossimità dell’opera di scarico. Nella lavorazione
dell’impianto idroelettrico, l’acqua, non subisce alcuna alterazione fisica e chimica poiché il
processo di produzione dell’energia elettrica “Verde, non prevede alcuna emissione di sostanze
________________________________________________________________________________________________
175
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
inquinanti di cui alla Tabella 3 ed alle Tabelle 5 e 3/A dell’Allegato 5 della parte terza del D. Lgs.
152/06.
Lo studio geologico in relazione alla componente suolo e sottosuolo è attuato, in fase di esercizio
dell’impianto, con un continuo monitoraggio a mezzo di apposita strumentazione di misura e
controllo posizionata nelle aree a rischio attraversate dalla condotta.
In particolare sono stati previsti i seguenti strumenti di controllo:
-
Inclinometri;
-
Piezometri.
L’ubicazione della strumentazione adottata è riportata nelle tavole geologiche di riferimento (Elab.
125).
Elab_125 - Interventi di presidio e di monitoraggio in fase di esercizio.
________________________________________________________________________________________________
176
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
C.1 - 6.0
2013
COMPONENTE BENI MATERIALI
[Fonte: Regione Basilicata, Dipartimento Ambiente e Territorio “Integrazione della valutazione
ambientale ex ante del POR Basilicata 2000-2006”].
La Regione Basilicata ha promosso numerosi studi tesi alla elaborazione di una strategia di
valorizzazione del proprio patrimonio culturale il più efficace possibile, sempre nel rispetto ed in
coerenza con l’obiettivo primario della salvaguardia del patrimonio stesso. Questi studi sono
comunque dovuti passare attraverso un censimento, il più esaustivo possibile, dei beni culturali
esistenti sul territorio lucano, anche se, ogni volta, ognuno di essi ha tentato una classificazione
diversa, funzionale al proprio approccio metodologico e ai propri obiettivi di ricerca. Il più recente
di questi studi è stato affidato al Touring Club Italiano ed ha prodotto un report intitolato
“Potenzialità di sviluppo legate alla valorizzazione dei beni e delle attività culturali. Metodologia di
indagine e sperimentazione pilota in ambito regionale”. Questo report è collegato ad un progetto
esecutivo e pertanto risente di una impostazione troppo pragmatica rispetto alle esigenze di una
classificazione tecnico-scientifica. Infatti per la schedatura delle risorse culturali si sono scelte
solo alcune categorie di beni, relative a quelli dotati di un coefficiente di attrattività turistica più
significativo e misurabile, per cui è stato necessario integrare il censimento con alcune categorie
di beni culturali da esso ignorate. Ciò non di meno questo studio si è rivelato prezioso in quanto
un elenco di beni immobili distinto per categorie riesce a restituire il quadro complessivo del
patrimonio architettonico lucano sicuramente meglio del freddo elenco dei beni vincolati per legge.
Inoltre questo studio ha raccolto e reso disponibili, con un ampio margine di affidabilità, dati
relativi al patrimonio demoetnoantropologico della regione altrimenti dispersi in una miriade di
fonti bibliografiche e non. Il censimento compiuto dal su citato studio, ordina i beni culturali,
presenti all’interno della regione Basilicata, nelle dieci categorie seguenti:
1. Chiese e Abbazie. Si tratta del raggruppamento di tutti i luoghi di culto presenti sul territorio:
monasteri, conventi, santuari, chiese rupestri, etc. Sono stati considerati anche quelli che nel
tempo hanno cambiato destinazione d’uso o che si trovano in un cattivo stato di conservazione ma
che sono, comunque, rilevanti dal punto di vista storico-artistico;
2. Palazzi e residenze. Si tratta di edifici di pregio storico-architettonico che, nel corso degli
anni, possono aver mutato destinazione d’uso, da sede privata a municipale o vescovile. In tale
categoria rientrano anche le strutture teatrali di rilievo, non associate allo svolgimento di attività
artistiche o di spettacolo al loro interno;
3. Castelli e fortificazioni. Tale categoria individua tutte le opere particolarmente interessanti
dal punto di vista architettonico ed estetico che presentano un’elevata significatività locale e che
hanno ricoperto un ruolo funzionale e di supporto per il mantenimento dell’unità politica,
economica e sociale (torri di avvistamento, ponti, masserie, fattorie fortificate, etc.);
4. Siti archeologici. Aree che, con riferimento al territorio lucano, risalgono prevalentemente
all’epoca romana o a periodi precedenti con un livello di strutturazione interna medio-alto. In tale
raggruppamento, infatti, si trovano necropoli, impianti urbanistici, rovine di villaggi, etc.;
5. Nuclei storici. Nel presente censimento si è assegnato un significato estensivo al termine,
comprendendo nella categoria quei centri che, presentando realtà edilizie/architettoniche in un
sistema territoriale integrato, consentono di collocare/identificare il passato storico del luogo.
6. Giardini storici. Tale categoria individuata nella metodologia complessiva dell’impianto è stata
modificata nel caso specifico della Basilicata. Per ragioni di specificità territoriali i giardini storici
non sono una realtà così diffusa nel contesto da giustificare una catalogazione specifica. A ciò
supplisce la presenza di un cospicuo numero di masserie che rappresentano, invece, una
struttura caratteristica della regione: per tale motivo ai giardini storici, in questa implementazione
dell’impianto metodologico proposto sono stati sostituite le masserie;
7. Musei. Sono state comprese tutte quelle strutture che svolgono una funzione di conservazione
sistematica ed espositiva di beni culturali e che rendono possibile la loro fruizione;
________________________________________________________________________________________________
177
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
8. Luoghi dello spettacolo. Sono state rilevate quelle strutture che ospitano spettacoli dal vivo o
riprodotti, eventi e rassegne di carattere cinematografico, teatrale e culturale come cinema,
auditorium, etc. In tale categoria rientrano dunque le sedi delle principali manifestazioni che si
svolgono nella regione;
9. Cultura popolare, artigianato. Con tale definizione si indicano tutte le manifestazioni
tradizionali della cultura e della produzione locale: esse possono essere ricondotte ad eventi di
natura religiosa (feste del patrono, etc.), a rituali di origine precristiana (legati alle pratiche
agricole) o a sagre e fiere fortemente radicate sul territorio in relazione a produzioni tipiche
gastronomiche e dell’artigianato. Nella categoria rientrano, dunque, anche le botteghe artigiane
come testimonianza della cultura locale e attrattore turistico;
10. Eventi, rassegne, festival. A differenza della categoria precedente in questo caso si
considerano tutte le manifestazioni (teatrali, cinematografiche, artistiche, etc.) nate in tempi
recenti per promuovere e rendere visibile ad un pubblico più vasto il patrimonio culturale lucano.
È molto probabile che la maggior parte delle informazioni rilevate si sovrappongano a quelle
presenti nei luoghi dello spettacolo in quanto rappresentano le manifestazioni che annualmente si
svolgono nelle strutture già censite.
C.1 - 6.1
COMPONENTE PATRIMONIO ARCHITETTONICO
Chiese e Abbazie: Ognuno dei paesi lucani, anche il più piccolo ha la sua Chiesa Madre, e alcuni
di essi sono stati sede arcivescovile anche se nell’ ultimo secolo hanno perso tale statuto. Da
sempre il fulcro della vita civile in questi paesi non era costituito da un inesistente centro
comunale, essi sono rimasti assoggettati ad un regime feudale praticamente fino alla
proclamazione della Repubblica Italiana, tutto il sistema dell’assistenza sociale, dell’istruzione e
finanche della sanità pubblica veniva gestito dagli ecclesiastici, attraverso un imponente sistema
di conventi, chiese e oratori. Pertanto il patrimonio edilizio ecclesiastico, in ragione della sua
distribuzione pressoché omogenea sul territorio lucano, costituisce una maglia infrastrutturale
perfettamente sovrapponibile a quella urbanistico-territoriale. Un patrimonio consistente, ma
importante soprattutto per la sua significatività.
Palazzi e residenze: A partire dal Catalogum Baronum la feudalità in Basilicata è stata sempre
attestata e numericamente nutrita, anche se si solo alternate le dominazioni più varie,
longobarda, normanna, sveva, angioina, aragonese, borbonica, sabauda.
Castelli e fortificazioni: La punte più alte della qualità architettonica nel patrimonio storico
lucano si registrano coi suoi castelli; a parte le eccellenze di Melfi e Venosa, va colto il valore
complessivo di una rete di fortificazioni che insieme era struttura difensiva, amministrativa, ma
soprattutto luogo della prima costituzione di una identità regionale lucana.
Masserie: Sono numerose le masserie sparse nel territorio lucano, alcune sono più propriamente
definibili come grancie, vale a dire masserie fortificate, dotate di un alto muro di cinta che
circonda includendolo uno jazzo, una specie di aia, la casa del massaro e quella dei sui contadini
a volte finanche una piccola cappella. Altre masserie recuperano la struttura di una chiesa di
campagna, altre sono cenobi di fondazioni magari basiliana, altre nuclei relittuali di insediamenti
rurali originariamente più vasti.
Nuclei storici: Praticamente tutti i centri abitati lucani conservano un centro storico, inteso non
solo agli effetti della zonizzazione urbanistica, ma proprio come patrimonio culturale e storico;
anche le città nuove come Grumento Nova o Marconia, fondate in epoca fascista, posseggono un
certo numero di edifici da ritenersi significativi per la storia dell’architettura. I centri storici lucani
conservano traccia di epoche lontanissime, infatti, nonostante la furia ricorrente dei terremoti,
con tenacia, nei secoli, si è riedificato sempre nel medesimo luogo, cosicché gli impianti
urbanistici sono rimasti immutati sebbene si ricostruisse ogni volta, magari da zero, ma con le
stesse pietre.
________________________________________________________________________________________________
178
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Ma la vera ricchezza della regione non è nei singoli centri, quanto nella struttura territoriale ad
essi sottesa, una struttura compostasi in epoche passate in una rete costituita da nodi tutti
uguali: i piccoli borghi rurali, distanti fra loro in misura proporzionale alla propria consistenza
demografica, in modo da potere disporre ognuno della porzione di territorio necessaria alla propria
autosufficienza, secondo uno schema improntato alla più rigida ed autentica sostenibilità la cui
qualità etico-economica dovrebbe essere riscoperta e valorizzata proprio in una prospettiva
ambientale.
COMPONENTE PATRIMONIO ARCHITETTONICO – FASE ANTE OPERAM
I beni vincolati nel territorio comunale di Episcopia sono:
Il Castello. Edificato nel sec. XI e poi ampliato, presenta torrioni cilindrici e affreschi del XVI
secolo. Sull'ingresso del portale, vi sono tracce di affreschi raffiguranti stemmi nobiliari delle
famiglia feudatarie di Episcopia. In cima alla gradinata che porta al portone, si distinguono
ancora i supporti del ponte levatoio.
Chiesa e Convento di Sant’Antonio. Del X secolo con campanile rivestito a mosaico e,
nell’interno, una navata in stile barocco.
Chiesa di Santa Maria. Fondata intorno al 900 da San Saba. Oggi presenta pregevoli affreschi del
sec. XVI, fra cui il Diluvio Universale (ignoto l’autore).
COMPONENTE PATRIMONIO ARCHITETTONICO – FASE DI CANTIERE
Non sussistono interazioni, data la differente ubicazione, tra le lavorazioni da eseguire per le opere
di progetto e le opere appartenenti al patrimonio architettonico.
COMPONENTE PATRIMONIO ARCHITETTONICO – FASE DI ESERCIZIO
Non sussistono interazioni, data la differente ubicazione, tra dell’impianto idroelettrico in fase di
esercizio e le opere appartenenti al patrimonio architettonico.
________________________________________________________________________________________________
179
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
C.1 - 6.2
2013
COMPONENTE PATRIMONIO ARCHEOLOGICO
[Studio Archeologico condotto dalla Dott.ssa Serena Cosentino e dal Dott. Gianfranco Mieli.
Elaborati di progetto corrispondenti: El. n.780, El. n.784, El. n.786, El. n.788].
[Si rimanda, per la trattazione, al “§ A.2 – 9.0 Potenziale Archeologico del Territorio di
Episcopia” del presente elaborato, di seguito si riportano alcuni stralci, le conclusioni e le
interazioni con l’impianto idroelettrico di progetto].
LA CONCA DI EPISCOPIA: è caratterizzata a livello morfologico da una serie di alture poco
distanti tra loro che raggiungono circa i 1000 m di altitudine e dalla presenza del corso del fiume
Sinni, determinante per la storia del popolamento di tutto il comprensorio. Attualmente le sue
acque sono regimate da interventi che a monte ne riducono la portata (l'invaso artificiale del
Cogliandrino, posto in località Caposepale, comune di Lauria); nel periodo delle piogge invernali
tuttavia è ancora a rischio straripamento. Riceve l'apporto sia delle sue sorgenti poste in
corrispondenza della località Costa di Milordo, a quota 1350 m s.l.m. lungo le pendici orientali del
massiccio del Monte Sirino, che dei numerosi tributari che vi convogliano le acque di
ruscellamento superficiale in seguito ad eventi pluviometrici e/o di scioglimento delle nevi. Lungo
il suo percorso il fiume Sinni attraversa terreni di diversa litologia e competenza avendo così un
diverso effetto sulla stabilità e conformazione delle sponde su una lunghezza complessiva di circa
94 Km. Zone collinari i cui toponimi rimandano in particolare alla coltivazione di piante di fichi
(Ficantuono, Ficolia) o ad altre specie vegetali (Vignale, Avena) contribuiscono ad ampliare
l’eterogeneità del territorio, che appare così molto variegato. Elemento comune sia alla zona
montana che collinare è rappresentato da terreni argillosi, impermeabili, soggetti a forte erosione,
che a valle dell’abitato di Episcopia si presentano come calanchi in continua trasformazione.
COMPONENTE PATRIMONIO ARCHEOLOGICO – FASE ANTE OPERAM
La carta di distribuzione dei siti realizzata inserendo il posizionamento dei siti tratti da stralci
delle tavole X-XII-XIII della Carta Archeologica della Valle del Sinni, ben evidenzia una
occupazione lungo la riva destra e sinistra del fiume, a diverse fasce altimetriche che vanno da
quote più basse fino a raggiungere anche quote elevate. Trattandosi di dati non sempre definiti,
non si è ritenuto opportuno distinguere le segnalazioni per fasi cronologiche, anche perché
almeno nel 90% dei casi sembrerebbero essere riferite alla medesima età ellenistico-lucana.
Interessante risulta in questo periodo l’occupazione della fascia più prossima al fiume a conferma
del periodo climatico asciutto che caratterizzò l’epoca suddetta. Considerata la portata del fiume,
molto diversa da quella attuale che risente dello sbarramento artificiale operato a monte, non
sarebbe immaginabile una vicinanza ad un grosso corso d’acqua soggetto a straripamenti continui
in periodi climatici piovosi. Molti siti sono stati individuati nelle vicinanze dei numerosi fossi che
alimentano il Sinni o nei pressi delle sorgenti di cui è ricca tutta la conca. Si è notato che i fossi
sembrano rappresentare dei confini entro i quali si distribuiscono gli insediamenti in un areale
che, se delimitato graficamente, mostra almeno tre principali clusters su entrambe le rive.
Trattandosi, come già precisato, di dati da ricognizioni e non da scavo, qualsiasi ipotesi può essere
facilmente smentita, ma sembrerebbe che pur nella capillarità della occupazione del territorio
possano esserci stati dei centri maggiori intorno ai quali il sistema delle fattorie si andava a
localizzare. Il Fosso di Mezzo divide il nucleo che si raggruppa alle pendici meridionali di Colle dei
Greci da quello delle località Ficantuono e Santa Maria; anche il toponimo potrebbe indicare un
confine sentito come “fisico”, tanto da entrare a far parte della tradizione orale poi adottata nelle
IGM da fine ottocento a oggi. L’altro cluster si delinea tra Fosso di Mezzo e Fosso Monaco,
entrambi affluenti del Sinni; infine, per quanto riguarda la sponda sinistra, una serie di fattorie si
concentrano a est del Fosso Monaco e potrebbero aver avuto come centro maggiore Episcopia. Per
la sponda destra del Sinni un nucleo sembra incentrarsi nelle prossimità di Agromonte Magnano,
un altro ad est del Fosso Acquafredda presso Case Demanio. Segue un’area priva di rinvenimenti
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
sebbene vi sia Tempa Dorio, un’altura che potenzialmente potrebbe essere promettente con la sua
modesta quota. Un piccolo cluster è stato individuato, invece, lungo il Fosso Tarantola e
l’omonima sorgente. E’ indubbia l’esigenza di posizionarsi nei pressi dei corsi d’acqua o delle
sorgenti il che spiega anche la scelta di questi luoghi che abbondano di acqua in tutte le sue
forme.
Territorio di Episcopia: Carta di distribuzione dei siti.
COMPONENTE PATRIMONIO ARCHEOLOGICO – FASE DI CANTIERE
I dati raccolti nel corso della realizzazione del presente lavoro non hanno evidenziato l’esistenza di
presenze archeologiche visibili o note attraverso la letteratura specialistica o dati d’archivio
ricadenti in modo puntuale nei terreni attraversati dall’impianto idraulico da progetto. Rispetto
alle numerose segnalazioni che risultano dalla Carta Archeologica della Valle del Sinni che
costituisce, insieme al GIS della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata, il punto
di riferimento più aggiornato per la conca di Episcopia, si segnala infatti una vera e propria
assenza di testimonianze. Tale assenza può essere in parte addotta alla scarsa visibilità di questo
tratto prospiciente il corso del fiume o, forse, ancor di più alla natura alluvionale dei terreni che
potrebbe aver obliterato eventuali presenze archeologiche.
Da qui la necessità, a nostro avviso, di eseguire saggi preventivi nelle aree indicate nella Carta del
Rischio da affiancare all’assistenza archeologica nei tratti a rischio medio e basso. I restanti tratti
che nella Carta del rischio sono caratterizzati dal color giallo non necessitano, a nostro avviso, di
alcun tipo di intervento trattandosi di aree o già alterate e disturbate, o di tratti in cui i lavori
verranno eseguiti in microtunnel (da picchetto 59 a 76) intersecando, tra l’altro, un’area che nella
mappatura della regione Basilicata è segnalata come a potenziale rischio “amianto” (si veda nei
dettagli la Relazione geologica). I risultati dei lavori potranno costituire una importante
integrazione alla Carta Archeologica della Valle del Sinni sia nel caso accertino tracce di
frequentazione antica sia allo stesso tempo nel caso le escludano del tutto.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Territorio di Episcopia: Carta della visibilità.
Territorio di Episcopia: Carta del rischio archeologico.
COMPONENTE PATRIMONIO ARCHEOLOGICO – FASE DI ESERCIZIO
Le possibili interazioni sussistono solo in fase di cantiere; in fase di esercizio dell’impianto
idroelettrico non sono fondati i presupposti per possibili interazioni con il patrimonio
archeologico.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
C.1 - 7.0
2013
COMPONENTE FLORA E FAUNA
La caratterizzazione ambientale esposta va integrata con quella più specifica dell’area del Parco
Nazionale del Pollino che comprende gran parte del territorio del Comune di Episcopia. I
riferimenti che seguono e che interessano la fauna e la flora, sono stati estratti dal sito
www.parcopollino.it. L’area del Parco Nazionale del Pollino, ai sensi delle citate misure di
salvaguardia è suddivisa in due zone:
Zona 1: Di rilevante interesse naturalistico, paesaggistico e culturale con limitato o inesistente
grado di antropizzazione;
Zona 2: Di valore naturalistico, paesaggistico e culturale con maggior grado di antropizzazione.
L’intervento da effettuarsi ricade parzialmente all’interno della perimetrazione del Parco Nazionale
del Pollino, in Zona 2, ed è soggetto, pertanto, alle misura di salvaguardia (Allegato A) del D.P.R.
15.11.1993 che, inoltre, ridefinisce la perimetrazione provvisoria di cui al Decreto del Ministero
dell’Ambiente del 31.12.1990.
COMPONENTE FLORA
La vegetazione si distingue per la grande ricchezza delle specie presenti che testimoniano la
varietà e la vastità del territorio e le diverse condizioni climatiche che lo influenzano; alcune specie
endemiche e la presenza di rare associazioni vegetali, rendono l’area del Parco unica in tutto il
mediterraneo. La vegetazione è diversificata in fasce altitudinali, anche se intervengono alcuni
fattori come il microclima, la natura del suolo o l’esposizione a rendere puramente indicativo ogni
riferimento di quota. Nelle zone prossime alla costa, fino ai 700-800 m, prevale la macchia
mediterranea con la presenza di leccio (Quercus ilex), lentisco (Pistacia lentiscus), ginepro
(Juniperus communis, Juniperus oxycedrus, Juniperus phoenicea), mirto (Myrtus communis),
corbezzolo (Arbutus unedo), roverella (Quercus pubescens), acero minore (Acer monspessulanum)
e ginestra comune (Spartium junceum). Sui fondi sabbiosi e rocciosi, tendenzialmente aridi, si
evidenzia una vegetazione bassa e rada denominata “gariga”, costituita da specie, talvolta
aromatiche, come cisto (Cistus salvifolius, Cistus incanus, Cistus monspeliensis), timo (Thimus
capitatus), camedrio arboreo (Teucrium fruticans); in altri casi predomina la “steppa
mediterranea” con la presenza di graminacee perenni. In particolari aree del Parco, lungo le pareti
più soleggiate delle timpe di S. Lorenzo, di Cassano e di Porace, la macchia mediterranea insiste
con alcuni esemplari di ginepro fino ai 900 m di quota, grazie a condizioni microclimatiche
determinate dalla capacità della roccia di accumulare calore. Oltre gli 800 m fino ai 1100 m, nella
fascia sopramediterranea, dominano le diverse varietà di querce, roverella (Quercus pubescens),
cerro (Quercus cerris), farnetto (Quercus frainetto) sovente in reciproca coesistenza o in boschi
misti con carpino orientale (Carpinus orientalis), acero (Acer obtusatum), castagno (Castanea
sativa), ontano napoletano (Alnus cordata), specie endemica, quest’ultima, della Corsica e
dell’Appennino meridionale. Formazioni forestali di estrema rilevanza naturalistica sono le acerete
del Monte Sparviere, nel versante ionico, che adunano, in una singolare quanto straordinaria
convivenza arborea, cinque specie di acero - acero campestre (Acer campestre), acero di monte
(Acer pseudoplatanus), acero di Lobel (Acer lobelii), acero di Ungheria (Acer obtusatum), acero
riccio (Acer platanoides). Nella fascia montana, fino a quasi 2000 m, prevale la faggeta (Fagus
sylvatica), pura o in formazioni miste con castagno, cerro e aceri. Nelle quote più basse il faggio si
accompagna all’agrifoglio (Ilex aquifolium) e all’acero di Ungheria; nelle quote più alte e in
ambiente di forra si accompagna all'acero di Lobel e, prevalentemente nel versante settentrionale
del Parco, il faggio dà luogo alla particolare associazione con l’abete bianco (Abies alba), conifera
presente in modo discontinuo nell'Appennino. Formazioni aperte di pino nero (Pinus nigra)
compaiono, sul versante meridionale del massiccio, fino ai 1700 m. Ciò che distingue e rende
unica la vegetazione montana ed altomontana del Pollino è, di certo, il pino loricato (Pinus
leucodermis), emblema del Parco, che svetta imponente, isolato o in nuclei, dai piani soleggiati
alle creste più impervie, inerpicandosi su aspre pareti di roccia ed esponendosi tenacemente alle
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
intemperie e ai venti più forti. Giunto nell’area calabro-lucana in epoche remote, è presente nella
fascia alto-montana, fino ai 2200 m, sulle cime del Pollino e scende eccezionalmente fino ai 550 m
nel versante sud-occidentale del Parco. La corteccia di questa conifera è grigio chiara, soprattutto
nelle piante giovani, da cui il nome “leucodermis”; negli esemplari adulti la corteccia è fessurata in
placche irregolari, cosiddette “loriche”, che richiamano le antiche corazze romane. Nel corso della
sua vita millenaria, può raggiungere un’altezza di 40 metri e un diametro di oltre un metro. La
qualità altamente resinosa delle sue fibre permette al fusto e ai rami di sopravvivere oltre il corso
vitale e di trasformarsi in un monumento arboreo, singolare scultura del tempo di encomiabile
suggestione e bellezza. Per questa caratteristica il suo legname è stato impiegato nel passato per
la costruzione di imbarcazioni, mobili e, nella prima metà del '900, di bauli destinati ad
accompagnare la gente in partenza dai paesi del Pollino per le Americhe, nella difficile via
dell’emigrazione. In aree montane e altomontane, in prossimità dei pianori carsici si estendono
le praterie e i pascoli di altitudine che al disgelo della neve si coprono di un manto fiorito che si
apre agli occhi in un incomparabile spettacolo di bellezza naturalistica e paesaggistica con specie
come millefoglio montano (Achillea millefolium), genziana maggiore (Genziana lutea), asfodelo
montano (Asphodelus albus), narciso selvatico (Narcissus poeticus), zafferano maggiore (Crocus
albiflorus), ranuncolo lanuto (Ranunculus lanuginosus), e varie specie di Orchidaceae quali
Orchis mascula e Dactiylorhiza latiifoglia.
COMPONENTE FAUNA
Anche dal punto di vista faunistico, l’area del Pollino è fra le più rilevanti di tutto il meridione
d’Italia. Oltre alla varietà di ambienti, da quelli strettamente mediterranei a quelli alto montani, la
posizione geografica consente una elevata ricchezza di specie e di peculiarità zoologiche, in quanto
favorisce lo scambio di elementi faunistici con il resto dell’Appennino. Fra gli Insetti deve essere
menzionato Buprestis splendens, uno dei coleotteri più rari d’Europa, e Rosalia alpina, un
bellissimo e appariscente Coleottero di colore azzurro cenere con macchie nere vellutate, tipico
delle estese faggete mature, presenti nel Pollino e nei Monti di Orsomarso, e indice di un basso
grado di alterazione degli ambienti forestali. Fra le numerose specie di farfalle, di grande interesse
è Melanargia arge, molto localizzata e poco frequente. Tipica delle zone aride del Parco è invece la
malmignatta (Latrodectes tredecimguttatus), un ragno rosso e nero dal morso doloroso e tossico,
appartenente allo stesso genere della vedova nera americana. Fra i crostacei Chirocephalus ruffoi
è un endemismo del Pollino, addirittura individuato solo in alcune pozze d’alta quota, mentre il
gambero di fiume (Austropotamobius pallipes) è un indicatore di una elevata qualità delle acque.
Gli Anfibi del Pollino comprendono diverse specie e sottospecie endemiche italiane, tra cui il
tritone crestato italiano (Triturus carnifex), la salamandrina dagli occhiali (Salamandrina
terdigitata), riconoscibile per il caratteristico disegno sugli occhi, l’ululone dal ventre giallo
(Bombina variegata pachypus) e la più comune raganella (Hyla intermedia). Tra i Rettili, nel Parco
vivono due specie minacciate: la testuggine palustre (Emys orbicularis), piccola tartaruga
carnivora presente a quote eccezionalmente elevate per questa specie, e la più nota testuggine
comune (Testudo hermanni). I serpenti più significativi sono il cervone (Elaphe quatuorlineata) ed
il colubro leopardino (Elaphe situla), rari, e la comune e velenosa vipera (Vipera aspis). Varia e
non meno rilevante è l’avifauna. La coturnice (Alectoris graeca), tipica delle zone montane aperte
con scarsa copertura vegetale, è specie assai minacciata che sta giovando, nel territorio del Parco,
della cessazione della caccia. Presente è anche il raro picchio nero (Dryocopus martius), il più
grande picchio europeo, e i più comuni picchio verde (Picus viridis) e picchio rosso maggiore
(Picoides major). Di grande rilevanza è la coesistenza, nell’ambiente steppico della Petrosa, di tutte
e cinque le specie italiane di allodola. Recentemente è stata rilevata la presenza del gracchio
corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax). Ben dodici sono le specie di rapaci diurni nidificanti, tra cui
la magnifica aquila reale (Aquila chrysaetos), presente con poche coppie nel versante meridionale
del Parco, il nibbio reale (Milvus milvus) ed il pellegrino (Falco peregrinus), eccezionale e
rapidissimo volatore. Il versante orientale del Parco, più arido e ricco di pareti rocciose, offre
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
l’habitat per due specie estremamente minacciante: il lanario (Falco biarmicus feldeggi), falcone
localizzato nel mediterraneo, ed il capovaccaio (Neophron percnopterus), piccolo avvoltoio bianco e
nero ridotto, in Italia, a pochissime coppie nidificanti. Il grande gufo reale (Bubo bubo) è invece il
più raro e spettacolare fra i rapaci notturni. Riguardo ai Mammiferi, sono rappresentate tutte le
specie più significative dell’Appennino meridionale. Fra i Carnivori vive nel Parco una consistente
popolazione di lupo (Canis lupus), il gatto selvatico (Felis silvestris), di distribuzione e abbondanza
non noti, la martora (Martes martes), la puzzola (Mustela putorius) e, non ultima, la lontra (Lutra
lutra), la cui presenza è stata rilevata in diversi corsi d’acqua laddove si conservano abbondanza
di prede e buon grado di copertura vegetale delle sponde.Gli Ungulati, oltre al comune cinghiale
(Sus scrofa), comprendono il capriolo (Capreolus capreolus) presente soprattutto sui Monti di
Orsomarso con una piccola popolazione ritenuta una delle poche autoctone d’Italia. Fra i Roditori
più significativi, va citato il driomio (Dryomys nitedula), un piccolo gliride presente, in Italia,
oltre che sui rilievi montuosi calabresi, solo sulle Alpi orientali. Il driomio, insieme al
moscardino, (Muscardinus avellanarius) al ghiro (Myoxus glis) e al quercino (Eliomys quercinus)
rappresenta tutte le specie italiane di Gliridi nel Parco. Lo scoiattolo meridionale (Sciurus
vulgaris meridionalis) è una sottospecie tipica dell’Appenino centro-meridionale caratterizzata
dalla colorazione nera del mantello e dal ventre bianco. L’istrice (Hystrix cristata) è localizzata nel
settore meridionale e orientale del Parco, con clima più spiccatamente mediterraneo. Infine, oltre
alla lepre europea (Lepus europaeus), frutto di scriteriate immissioni, sopravvivono alcuni nuclei
di lepre appenninica (Lepus corsicanus), specie autoctona dell’Italia centro-meridionale. Tra i
Pipistrelli, finora poco studiati, vanno segnalati il rinolofo minore (Rhinolophus hipposideros), il
vespertilio maggiore (Myotis myotis), il vespertilio di Capaccini (Myotis capaccinii), il pipistrello
albolimbato (Pipistrellus kuhli), il miniottero (Miniopterus schreibersi) e il poco frequente molosso
del Cestoni (Tadarida teniotis).
COMPONENTE FLORA E FAUNA – FASE ANTE OPERAM
Ovviamente l’utilizzo delle singole tipologie di habitat da parte delle specie è da intendere come
potenziale in quanto, sul reale utilizzo, incidono una serie di variabili difficilmente prevedibili nella
loro complessità. Per tali motivazioni non si può comunque escludere una frequentazione, seppur
occasionale e sporadica, degli habitat presenti nell’area di pertinenza.
COMPONENTE FLORA E FAUNA – FASE DI CANTIERE
Nella fase di cantiere possono verificarsi i seguenti disturbi più significativi:
 disturbo meccanico dovuto alla presenza dei mezzi d’opera e degli operatori;
 sottrazione di habitat dovuto alle operazioni di escavazione;
 rumore dovuto alle operazioni di cantiere per la presenza dei mezzi meccanici;
 disturbo della funzione di connessione ecologica espletata dal corridoio fluviale.
Rimarcando che l’area di cantiere è ubicata lungo la direttrice di una strada di collegamento a
traffico sostenuto e che per gran parte dello sviluppo delle opere da realizzare le aree circostanti
risultano antropizzate, gli effetti sopra descritti sono comunque mitigabili con i seguenti
accorgimenti:
 minimizzazione degli ingombri di cantiere;
 movimentazione del materiale con cautela in modo da ridurre gli effetti sulle aree
marginali;
 favorire la possibilità di isolare l’eventuale habitat attivo fuori dal raggio di influenza delle
macchine e delle attività di cantiere.
COMPONENTE FLORA E FAUNA – FASE DI ESERCIZIO
La criticità in fase di esercizio è limitata alla seguente condizione significativa:
 disturbo per eventuali attività di manutenzione ordinaria e/o straordinaria.
Non sono prevedibili interazioni negative con le connessioni ecologiche del sito.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
C.1 - 8.0
2013
COMPONENTE ITTIOFAUNA
[Fonte: Dati e relazioni ripresi da pubblicazioni e studi della Regione Basilicata]
Durante i campionamenti per la redazione della Carta Ittica sono state rilevate nei corpi d'acqua
della Regione, le 29 specie elencate nella tabella seguente.
Di queste 29 specie finora censite nei corpi idrici della regione, solo 14 sembrerebbero autoctone,
le altre sono state introdotte volutamente o accidentalmente ad opera dell'uomo nelle acque
lucane (specie alloctone).
Le stesse specie autoctone talvolta sono presenti con popolazioni che hanno subito ibridazioni
dall'incrocio dei ceppi indigeni con contingenti immessi a scopo di ripopolamento e provenienti dal
nord Italia o dall'estero (inquinamento genetico). Ciò è vero ad esempio per la trota fario e per il
barbo per i quali il ripopolamento è praticato da decenni. Gli obiettivi verso i quali andranno
indirizzati i prossimi studi ed i prossimi interventi dovranno pertanto puntare in via prioritaria
alla salvaguardia e valorizzazione delle specie autoctone e successivamente al recupero dei ceppi
autoctoni per le specie che presentano problemi di inquinamento genetico con particolare
attenzione a quelle vulnerabili ed a rischio di estinzione. In particolare occorrono programmi di
recupero di soggetti autoctoni, riproduzione e ripopolamento per due specie a rischio di estinzione
quali l’arborella del Vulture e la trota fario autoctona.
In riferimento all’arborella del Vulture va precisato che nelle acque interne italiane si distinguono
due specie di ciprinidi appartenenti al genere Alburnus: Alburnus alburnus alborella (De Filippi,
1844) ed Alburnus albidus (Costa, 1838). La prima è considerata una sottospecie della
Transalpina Alburnus alburnus alburnus (Heckel, 1843) e vive nell’Italia centro-settentrionale
(Gandolfi et al., 1991); la seconda è diffusa oggi in quasi tutti i corsi d’acqua della Basilicata e in
quelli del versante adriatico della Puglia e del Molise (Bianco, 1978). E’ necessario precisare che
questa specie fu scoperta e descritta da Costa nei laghi di Monticchio in Rionero in Vulture e fu
battezzata dallo stesso Costa, in omaggio al Vulture: Leuciscus vulturìus (Costa, 1838). Quando
fu osservato, però, che i caratteri del nuovo ciprinide coincidevano con quelli dell’Alburnus, la
specie prese necessariamente il nome di Alburnus albidus. Oggi l’alborella del Vulture non esiste
più nella zona ma, come accennato in precedenza, la ritroviamo in quasi tutti i corsi d’acqua della
Basilicata ed in una vasta area ad essa confinante (Caricato G. et al., 1998; Caricato G. et al.,
2000). Riguardo invece alla trota fario va rilevato che durante i campionamenti per la redazione
della Carta Ittica sono stati campionati soggetti con livrea riconducibile alla trota fario autoctona
dell’Appennino meridionale.
Ai fini della gestione dei ripopolamenti si consiglia di tutelare le zone popolate da trota fario
autoctona, con livrea riconducibile al ceppo mediterraneo (o macrostigmoide). Una razionale
gestione dell’area potrebbe essere l’istituzione di uno o più incubatoi di valle, gestiti dagli ambiti
ittici, in modo da recuperare in situ i riproduttori autoctoni, riprodurli e ripopolare la zona
interamente con soggetti autoctoni. L’incubatoio di valle è una struttura posta nelle vicinanze di
un corso d’acqua presso la quale vengono stoccati e riprodotti esemplari autoctoni di trota fario, ai
fini del ripopolamento del corso d’acqua stesso. Esemplari autoctoni di trota fario sono stati
rinvenuti presso le sorgenti del Mercure, del Sinni e dell’Agri; presso il torrente San Giovanni è
presente un impianto di allevamento di trote, apparentemente dimesso, che potrebbe essere
riconvertito in incubatoio di valle. Proprio ai fini della tutela e della salvaguardia della trota fario
autoctona sono stati chiusi alla pesca alcuni tratti del fiume Agri di particolare interesse ittico
poiché zone di riproduzione delle trote.
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Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
ELENCO DELLE SPECIE ITTICHE PRESENTI IN BASILICATA
Trota fario
Salmo (trutta) Trutta
Trota idrica (**)
Oncorhynchus mykiss
Alborella (*)
Alburnus alburnus alborella
Alborella del Vulture
Alburnus albidus
Barbo comune
Barbus plebejus
Carassio comune (**)
Carassius carassius
Carassio dorato (**)
Carassius auratus
Carpa (**)
Cyprinus carpio
Cavedano
Leuciscus cephalus
Pseudorasbora (**)
Pseudorasbora parva
Rovella
Rutilus rubilio
Scardola
Scardinius eritrophtalmus
Tinca
Tinca tinca
Triotto (*)
Rutilus eritrophalmus
BLENNIDAE
Cagnetta (*)
Salaria fluviatilis
ANGUILLIDAE
Anguilla
Anguilla anguilla
COBITIDAE
Cobite comune (*)
Cobitis taenia
PERCIDAE
Persico reale (*)
Perca fluviatilis
ICTALURIDAE
Pesce gatto (**)
Ictalurus melas
ESOCIDAE
Luccio (*)
Esox lucius
Persico sole (**)
Lepomis gibbosus
SALMONIDAE
CIPRINIDAE
CENTRARCHIDAE
Persico trota (**)
Micropterus
CLUPEIDAE
Cheppia (Agone)
Alosa fallax
SERRANIDAE
Spigola
Dicentrarchus labrax
MUGILIDAE
Cefalo
Mugil cephalus
GASTEROSTEIDE
Spinarello
Gasterosteus aculeatus
CIPRINODONTIDAE
Nono
Aphanius fasciatus
ATHERINIDAE
Latterino
Atherina boyeri
POECILIDAE
Gambusia (**)
Gambusia holbroocki
(°) Specie segnalata ma non campionata.
(*) Specie introdotte, recentemente o in epoca storica, nelle acque lucane;
(**) Specie introdotte, recentemente o in epoca storica, nelle acque italiane.
[Fonte: Regione Basilicata]
Si riportano in sintesi le aree già decretate dalla Provincia di Potenza:
 Torrente Caolo: dal ponte della S.S. 276 alle sorgenti (comune di Tramutola);
 Fiume Agri: dalla diga di Marsico Nuovo alle sorgenti;
 Torrente Molinara: dalle Masserie Filipetti del comune di Marsico Vetere fino alle sorgenti.
In attesa che la Regione attui ulteriori approfondimenti della carta ittica, contenente le indicazioni
relative alla densità ittica, si auspica che le Province provvedano ad individuare ulteriori tratti
fluviali di particolare valore biologico ai fini della salvaguardia delle specie più sensibili quali:
l’alborella del Vulture e la trota fario autoctona.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
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COMPONENTE ITTIOFAUNA – FASE ANTE OPERAM
[Fonte: Dati e relazioni ripresi da pubblicazioni e studi della Regione Basilicata]
Le indagini sull'ittiofauna del bacino del fiume Sinni sono state condotte, su 10 stazioni di
campionamento, così ubicate:
Stazione Si.1
– Torrente Peschiera,
tratto a monte di Castelluccio Superiore.
Stazione Si.2
– Torrente Peschiera,
tratto a monte della confluenza con il Frido.
Stazione Si.3
– Torrente Frido,
tratto a monte della confluenza con il Sinni.
Stazione Si.4
– Torrente Frido,
tratto a monte della confluenza con il Peschiera.
Stazione Si.5
– Torrente Frido,
tratto a valle della confluenza con il Peschiera.
Stazione Si.6
– Fiume Sinni,
a monte dell’invaso di Cogliandrino.
Stazione Si.7
– Torrente Cogliandrino,
a monte dell’invaso di Cogliandrino.
Stazione Si.8
– Fiume Sinni,
tratto molto più a valle dell’invaso del Cogliandrino.
Stazione Si.9
– Fiume Sinni,
tratto a monte dell’invaso di Monte Cotugno.
Stazione Si.10
– Invaso di Monte Cotugno.
Dallo studio condotto a cura della Regione Basilicata, si estrapolano le risultanze relative a due
sezioni, la Si.8 e la Si.9, rispettivamente a monte ed a valle del tratto di fiume interessato ai lavori
in oggetto. Per ogni stazione di campionamento è stata compilata una scheda, su cui sono state
annotate le specie ittiche rinvenute, nonché valutazioni soggettive sullo stato generale
dell'ittiofauna. Per ogni specie catturata è stato attribuito un indice di abbondanza assoluto.
INDICE DI ABBONDANZA
Specie
Specie
Specie
Specie
sporadica
presente
abbondante
molto abbondante
1
2
3
4
Indici di abbondanza delle specie catturate.
Per ciascuna delle specie campionata è stato valutato l’indice relativo alla struttura della
popolazione.
STRUTTURA DI POPOLAZIONE
Popolazione strutturata
Popolazione non strutturata: assenza di adulti
Popolazione non strutturata: assenza di giovani
INDICE
1
2
3
Indici di relativo di struttura delle popolazioni ittiche.
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Si è assegnato:

indice1 alle popolazioni ben strutturate, ovvero a quelle nelle quali erano presenti gli stadi
giovanili, gli intermedi e gli adulti;

indice 2 alle popolazioni non strutturate, se non erano presenti gli stadi adulti;

indice 3 alle popolazioni non strutturate che non presentavano gli stadi giovanili.
L’indice di struttura dipopolazione permette di assegnare un giudizio oltre che sulla popolazione,
anche sullo stato dell’ambiente in quanto migliore è l’ambiente tanto più l’indice si avvicinerà ad
1.
STAZIONE SI.8 - FIUME SINNI - CARATTERISTICHE DEL TRATTO CAMPIONATO
La stazione di campionamento è ubicata presso l’immissione nel lago di Monte Cotugno. Il tratto
campionato è pluricorsale ed è caratterizzato dalla dominanza di tratti a raschio su ambienti a
buca ed a piana.
La profondità media è di 10 cm, la massima di 60 cm. La componente dominante del substrato è
la ghiaia. L’ombreggiatura sulla superficie bagnata è assente. Il tratto campionato presenta segni
di antropizzazione. La fauna ittica è costituita dalla trota fario, dall’alborella, dal barbo comune,
dal cavedano, dal cobite, dal persico reale, dalla rovella e dalla cagnetta. Specie segnalate ma non
catturate: carpa, tinca, persico trota, carassio, rovella, anguilla, pesce gatto.
Tutti i ciprinidi, ad eccezione dell’alborella, sono sporadici e rappresentati da pochi individui
giovani. Il cobite è presente con esemplari adulti.
Durante il campionamento estivo si è osservato un’abbondanza della comunità ittica rispetto al
campionamento invernale, sia quantitativamente, sia in numero di specie. Tutte le specie, ad
eccezione del cobite, sono rappresentate da stadi giovanili. Cagnetta e rovella hanno popolazione
strutturata.
________________________________________________________________________________________________
189
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
STAZIONE SI.9 - FIUME SINNI - CARATTERISTICHE DEL TRATTO CAMPIONATO
La stazione di campionamento è ubicata nel comune di Senise. Il tratto campionato è pluricorsale
ed è caratterizzato dalla dominanza di tratti a raschio su ambienti a piana.
La profondità media è di 30 cm, la massima di 100 cm. La componente dominante del substrato è
la ghiaia. L’ombreggiatura sulla superficie bagnata è assente. Il tratto campionato presenta alcuni
segni di antropizzazione, quali pennelli e tratti disalveati. La fauna ittica è costituita dalla trota
fario, dal cavedano, dalla rovella. Specie segnalate, non catturate: nessuna.
La trota fario è presente con sporadici individui giovani d’immissione, il cavedano è rappresentato
da stadi giovanili, mentre la comunità di rovelle, pur non abbondante, è strutturata.
Durante il campionamento estivo si è osservato un incremento numerico di tutte le specie, con la
cattura di due specie, alborella e cobite, non rinvenute nel campionamento invernale. I ciprinidi
reofili formano comunità molto abbondanti e ben strutturate. Cavedano e rovella sono le due
specie dominanti. Sono stati catturati individui con fenotipo intermedio tra Alburnus albidus e
Leuciscus cephalus e Alburnus albidus e Rutilus rubilio.
Talune considerazioni in merito a quella che è stata considerata la fase ante-operam appare
necessaria. La stazione SI.8 di campionamento è ubicata presso l’immissione nel lago di Monte
Cotugno, la stazione SI.9 di campionamento è ubicata nel comune di Senise, rispettivamente,
molto più a monte e molto più a valle del tratto interessato alla derivazione in oggetto.
Entrambe le stazioni di campionamento, inoltre, si trovano in prossimità di un invaso, habitat
naturale per l’ittiofauna. Il tratto interessato alla derivazione, invece, ubicato a valle dell’abitato
del comune di Episcopia, presenta ostacoli difficilmente superabili per l’ittiofauna individuata. Il
tratto è presidiato da briglie sia nella sezione relativa alla presa che in quella a valle che di fatto
impediscono, o quanto meno limitano di parecchio, il transito dell’ittiofauna.
Le foto seguenti evidenziano quanto sostenuto.
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190
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Briglia ove sarà ubicato il canale di presa.
Briglia di poco a monte dell’ubicazione del canale di scarico dell’edificio “Centrale di Produzione”.
Le foto seguenti [Fonte: Immagini prelevate dal Web] identificano le specie ittiche rilevate nelle
stazioni di campionamento.
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191
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
SALMONIDAE: Trota fario [Salmo (trutta) Trutta]
CIPRINIDAE: Alborella [Alburnus alburnus alborella]
CIPRINIDAE: Barbo comune [Barbus plebejus]
CIPRINIDAE: Cavedano [Leuciscus cephalus]
COBITIDAE: Cobite [Cobitis taenia]
PERCIDAE: Persico reale [Perca fluviatilis]
CIPRINIDAE: Rovella [Rutilus rubilio]
BLENNIDAE: Cagnetta [Salaria fluviatilis]
Specie ittiche rilevate nelle stazioni di campionamento
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192
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
COMPONENTE ITTIOFAUNA – FASE DI CANTIERE
Nell’ambiente acquatico del fiume SINNI l’impatto più significativo in fase di cantiere è legato:





al disturbo meccanico dovuto alla presenza dei mezzi d’opera;
alla movimentazione di materiale e al conseguente intorbidimento delle acque;
al consumo della risorsa che sarà utilizzata per il lavaggio dei mezzi;
al consumo della risorsa per la bagnatura delle piste percorse dai mezzi di cantiere;
al consumo della risorsa per la bagnatura delle terre oggetto di movimentazione.
Gli effetti sono comunque mitigabili con i seguenti accorgimenti:
minimizzazione degli ingombri di cantiere;
movimentazione del materiale con la massima cautela in modo da ridurre gli effetti sotto il
livello dell’acqua;
 esecuzione dei lavori in condizioni di magra;
 favorire la possibilità di isolare l’eventuale habitat attivo fuori dal raggio di influenza delle
macchine e delle attività di cantiere.


L’area oggetto di intervento non appare habitat potenzialmente idoneo a soddisfare le esigenze
ecologiche delle specie elencate in precedenza; ovviamente l’utilizzo delle singole tipologie di
habitat da parte delle specie è da intendere come potenziale in quanto, sul reale utilizzo, incidono
una serie di variabili difficilmente prevedibili nella loro complessità. Per tali motivazioni non si può
comunque escludere una frequentazione, seppur occasionale e sporadica, degli habitat presenti
nell’area di pertinenza.
Non sono prevedibili interazioni negative con le connessioni ecologiche del sito ed in particolare
con la funzionalità ecologica, svolta all’interno dalla fascia fluviale, che potrà essere limitata solo
durante la fase di cantiere poiché vi è un disturbo limitato nel tempo e, ad ogni buon conto,
saranno attuate le misure necessarie a garantire un limitato disturbo alla fauna acquatica.
COMPONENTE ITTIOFAUNA – FASE DI ESERCIZIO
La criticità in fase di esercizio, per quanto concerne la fauna acquatica, potrebbe essere
rappresentata dalla riduzione della portata in alveo nel tratto compreso tra l’opera di presa e il
canale di scarico a valle della centrale idroelettrica. La scelta di un DMV conservativo garantisce
adeguate condizioni di sopravvivenza durante i periodi di magra, deve essere rispettato il valore
del deflusso minimo vitale (DMV), altrimenti si possono arrecare danni alla deposizione,
incubazione, crescita e transito dei pesci. Il deflusso minimo vitale, infatti, è inteso come la
portata istantanea da determinare in un tratto omogeneo di un corso d’acqua, che deve garantire
la salvaguardia delle caratteristiche fisiche del corpo idrico, in particolare delle sue caratteristiche
idrologiche e morfologiche, delle caratteristiche chimico-fisiche delle acque e della naturale
capacità di autodepurazione del corso d’acqua, e delle biocenosi “tipiche delle condizioni naturali”.
Per la sezione in oggetto di studio, essendo stata una sezione monitorata per diversi anni,
l’Autorità di Bacino ha fornito un valore del deflusso minimo vitale che si attesta intorno ai 0.394
mc/s. Le indicazioni sul quantitativo di rilascio in alveo sono state recepite e considerate nel
progetto in esame.
________________________________________________________________________________________________
193
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
C.2 DESCRIZIONE DEI PROBABILI EFFETTI SULL’AMBIENTE
C.2.1 DESCRIZIONE DEI PROBABILI EFFETTI SULL’AMBIENTE:
ESISTENZA DEL PROGETTO.
C.2 - 1
EFFETTI PRODOTTI DAL PROGETTO: TIPOLOGIA IMPATTI
INTERVENTI PREVISTI
Gli effetti prodotti e dovuti all’esistenza del progetto, sono dovuti dalla previsione per la
realizzazione delle seguenti opere:
 Canale di presa con grigliato, posto trasversalmente al verso della corrente, posizionato a
tergo della briglia esistente;
 Canale per il rilascio del DMV;
 Canale derivatore per l’immissione delle acque derivate nel canale adduttore;
 Canale di scarico di derivazione;
 Un piccolo locale comandi alla derivazione;
 Condotta adduttrice;
 Sistema dissabbiatore - vasca di carico, relativo canale di scarico e un piccolo locale
comandi;
 Condotta forzata;
 Edificio “Centrale di Produzione” e canale di scarico.
 Elettrodotto di collegamento tra la centrale di produzione e la cabina ENEL;
 Viabilità di servizio per la Centrale di Produzione.
 Gli interventi non comprendono sia quelli dovuti per opere di mitigazione e di ripristino
ambientale, sia per il posizionamento di strumentazione di controllo.
Durata della pressione dell’effetto
La durta della pressione dell’effetto è stata stimata, in condizioni ottimali, in 24 mesi naturali
consecutivi, pari a 730 giorni.
Azioni e recettori dell’effetto
Canale di presa, canale rilascio DMV, canale
derivatore, locale comandi
Vegetazione terrestre. Fauna acquatica. Uso del
suolo. Torbidità delle acque. Paesaggio visivo.
Condotta adduttrice
Vegetazione terrestre. Uso del suolo. Fauna
terrestre. Paesaggio.
Dissabbiatore – vasca di carico, canale di
scarico, locale comandi
Vegetazione terrestre. Uso del suolo. Fauna
terrestre. Paesaggio.
Condotta forzata
Edificio “Centrale di Produzione” e canale di
scarico
Vegetazione terrestre. Uso del suolo. Fauna
terrestre. Fauna acquatica. Stabilità dei
versanti. Paesaggio.
Vegetazione terrestre. Uso del suolo. Fauna
terrestre. Paesaggio.
Elettrodotto
Vegetazione terrestre. Uso del suolo. Fauna
terrestre. Paesaggio.
Strada di accesso alla centrale
Vegetazione terrestre. Uso del suolo. Fauna
terrestre. Paesaggio.
________________________________________________________________________________________________
194
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
EFFETTI IN FASE DI ESERCIZIO
Una volta completata la condotta e l’edificio centrale di produzione, gli effetti, positivi e negativi,
residui e permanenti, imputabili alla presenza delle opere civili ed idrauliche ed alla loro
funzionalità, risultano molto limitati.
IMPATTO ESTETICO
La visibilità delle opere è limitata alla presenza di due piccoli locali comandi ubicati,
rispettivamente, in corrispondenza del canale derivatore e in adiacenza alla vasca di carico, oltre
alla centrale di produzione.
I locali comandi
Le caratteristiche qualitative del paesaggio complessivamente non vengono meno se non
temporaneamente durante la fase di costruzione. I manufatti sono necessari al funzionamento
dell’impianto idroelettrico in progetto.
L’edificio Centrale di Produzione
L’edificio "Centrale di Produzione" è parzialmente visibile da chi transita sulle strade circostanti ed
ha dimensioni geometriche in pianta pari a 26,20 m x 17,70 m, altezza alla gronda di 7,10 m
rispetto alla quota del piazzale di progetto ma, di fatto, pari a 2,90 m rispetto alla quota originaria
del terreno. La forma architettonica dell’edificio si adatta al contesto paesaggistico nel quale ben si
inserisce.
- La scelta architettonica sulla tipologia dell’edificio tende ad avvicinarsi il più possibile ai
caratteri costruttivi delle abitazioni rurali presenti nell’area. Il mimetismo dell’opera mira
a rendere il meno possibile visibile la nuova struttura che sarà inserita nel paesaggio;
- Le caratteristiche qualitative del paesaggio complessivamente non vengono meno se non
temporaneamente durante la fase di costruzione.
Il manufatto è necessario al funzionamento dell’impianto idroelettrico in progetto.
IMPATTI NELLA FASE DI CANTIERE
IMPATTO ACUSTICO (RUMORE) – FASE DI CANTIERE
Le attività di scavo e movimentazione dei materiali legate alla fase di realizzazione delle opere
comportano un impatto sulla componente rumore. Le sorgenti di rumore maggiormente
significative legate alle attività di cantiere sono rappresentate dai mezzi meccanici (escavatori e
martello pneumatico montato sull’escavatore) durante le operazioni di scavo delle trincee per la
posa delle tubazioni.
Le stime effettuabili dell’impatto acustico generato dalle attività connesse con la realizzazione delle
opere, conducono ad un’accettabilità dei risultati in considerazione dei seguenti fattori prioritari:
 il “valore di fondo” esistente cagionato dalla presenza di un’arteria di grande comunicazione, la
S.S. n.653 “Sinnica”, oltre alle diverse strade circostanti (Provinciale, comunali, vicinali).
 la sufficiente distanza tra le aree associate alle lavorazioni con le zone più prossime interessate
da un’edificazione di tipo civile;
 l’assenza, nel raggio d’azione dei lavori, di aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento di
base per la loro utilizzazione, ossia di aree ospedaliere, scolastiche o destinate al riposo;
 la limitata durata nel tempo delle operazioni di cantiere, per cui gli eventuali impatti negativi e
disagi da parte dei potenziali recettori risulteranno solo temporanei.
A supporto delle considerazioni espresse, può esser utile, come esempio, far riferimento alle
lavorazioni con martello demolitore; tale attrezzo è capace di imporre un livello di esposizione pari
a circa 103 Leq dB(A) all’addetto alla percussione. All’aperto ed a distanza di dieci metri e senza
interposizione di barriere, il livello di esposizione per un osservatore cala a meno di 75 Leq dB(A).
Di contro, un trattore, tipico mezzo agricolo che percorre le strade comunali e vicinali circostanti,
impone un livello di esposizione pari a 90 Leq dB(A).
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195
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
IMPATTO DA RADIAZIONI - FASE DI CANTIERE
Le attività previste in fase di cantiere non genereranno impatto riguardo le radiazioni.
IMPATTO DA AMIANTO - FASE DI CANTIERE
La Deliberazione n.1743 del 29.11.2011 della Regione Basilicata dispone che in mancanza della
prescritta caratterizzazione dei terreni interessati si assume accertata la presenza di materiali
contenenti amianto. Le lavorazioni da effettuare per la realizzazione del tratto di microtunnel che
attraversa il fronte di circa 80 m, contenente potenzialmente Metabasiti e Metadoleriti, sono
pertanto soggette alle norme indicate di seguito:
-
Al Titolo IX, capo III, del Dlgs. N.81/2008;
Al Titolo V, parte IV, del Dlgs n. 152/2006;
Alla Legge 27 marzo 1992, n.257 e successivi decreti attuativi.
In particolare vige l’obbligo di:
a – Valutazione del rischio da amianto ai sensi dell’art. 26 del Dlgs n. 81/2008;
b – Notifica all’organo di Vigilanza competente per territorio, ai sensi dell’art. 250;
c – Predisporre il piano di lavoro di cui all’art. 256.
Le lavorazioni saranno eseguite da ditta specializzata negli interventi di bonifica da amianto. I
materiali rinvenienti dagli scavi, in quanto rifiuti pericolosi, saranno smaltiti da Imprese iscritte
all’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali per la rispettiva categoria nel rispetto del Titolo V, parte
IV, del D.lgs. n. 152/2006. La società attuatrice dell’intervento si riserva comunque la facoltà,
prima della esecuzione dei lavori, di far compiere mirate indagini certificate da strutture
ufficialmente accreditate, allo scopo di definire con certezza la presenza e l’estensione di banchi di
minerali appartenenti al gruppo dell'asbesto.
IMPATTO DA EMISSIONI TERMICHE - FASE DI CANTIERE
L’impianto idroelettrico non prevede l’utilizzo di impianti di combustione o di riscaldamento. Non
sarà svolta alcuna attività che possa comportare variazioni termiche, immissioni di vapore acqueo
e altri rilasci che possano modificare in modo significativo il microclima locale.
IMPATTO DA INQUINAMENTO LUMINOSO - FASE DI CANTIERE
Impatto assolutamente nullo in fase di cantiere.
IMPATTO DA TRAFFICO VEICOLARE - FASE DI CANTIERE
Durante la fase di cantiere l’impatto sulla componente aria causato dal traffico veicolare deriverà
unicamente dai mezzi occorrenti per l’esecuzione dei lavori. Tale impatto sarà pertanto
assolutamente esiguo considerato lo svolgimento dei lavori in un ambito (cantiere) ben definito.
IMPATTO SULLE ACQUE SUPERFICIALI - FASE DI CANTIERE
Nell’ambiente acquatico del fiume SINNI l’impatto più significativo in fase di cantiere è legato:
 al disturbo meccanico dovuto alla presenza dei mezzi d’opera;
 alla movimentazione di materiale e al conseguente intorbidimento delle acque;
 al consumo della risorsa che sarà utilizzata per il lavaggio dei mezzi;
 al consumo della risorsa per la bagnatura delle piste percorse dai mezzi di cantiere;
 al consumo della risorsa per la bagnatura delle terre oggetto di movimentazione.
Gli effetti sono comunque mitigabili con i seguenti accorgimenti:
 minimizzazione degli ingombri di cantiere;
 movimentazione del materiale con la massima cautela in modo da ridurre gli effetti sotto il
livello dell’acqua;
 esecuzione dei lavori in condizioni di magra;
 favorire la possibilità di isolare l’eventuale habitat attivo fuori dal raggio di influenza delle
macchine e delle attività di cantiere.
________________________________________________________________________________________________
196
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Per quanto attiene al deflusso delle acque, non si prevede alcuna alterazione degli impluvi
naturali.
IMPATTO SULLE ACQUE SOTTERRANEE – FASE DI CANTIERE
In fase di cantiere non si ravvisano situazioni che possano alterare lo stato delle acque
sotterranee.
IMPATTO SULL’ARIA (ATMOSFERA) – FASE DI CANTIERE
Le opere in progetto non prevedono l’utilizzo di impianti di combustione e/o riscaldamento né
attività comportanti variazioni termiche, immissioni di vapore acqueo ed altri rilasci che possano
modificare in tutto o in parte il microclima locale. Si evidenzia che comunque tutti gli eventuali
impatti prodotti sono reversibili in tempi brevi.
Gli impatti attesi, in fase di cantiere, sono dovuti essenzialmente:
 ad emissione, in atmosfera, di polveri;
 ad emissione, in atmosfera, di inquinanti dovuti a traffico veicolare.
Emissione di polveri in atmosfera
Le emissioni di polveri in atmosfera sono dovute essenzialmente alle seguenti attività:
- movimentazione dalle macchine operatrici e dai mezzi di cantiere;
- scavi per la posa in opera delle condotte e per la realizzazione delle strutture previste.
La produzione di polveri in un cantiere è di difficile quantificazione. Le polveri emesse, che
costituiscono un danno temporaneo e quindi reversibile derivante esclusivamente dalla
movimentazione di materiali, non saranno arrecare modificazioni alla qualità dell’aria.
Impatti dovuti al traffico veicolare
I potenziali effetti negativi dovuti al traffico veicolare sono determinati dalla emissione di sostanze
nocive, quali NOX, PM10, CO, S02 ma saranno in quantità tali da non compromettere la qualità
dell’aria.
MISURE DI MITIGAZIONE E COMPENSAZIONE
Le misure di mitigazione da adottare sono le seguenti:

Per il massimo contenimento o, eventualmente abbattimento delle polveri dovute alle fasi
di scavo e al passaggio dei mezzi di cantiere si realizzeranno:
 periodiche bagnature delle piste di cantiere e dei cumuli di materiali in
deposito durante le fasi di lavorazione dei cantieri fissi, al fine di limitare il
sollevamento delle polveri e la conseguente diffusione in atmosfera;
 coperture dei mezzi adibiti al trasporto dei materiali polverulenti sia in
carico che a vuoto mediante teloni;
 nelle aree dei cantieri fissi, una piazzola destinata al lavaggio delle ruote dei
mezzi in uscita dall’area di cantiere;
 costante lavaggio e spazzamento a umido delle strade adiacenti al cantiere e
dei primi tratti di viabilità pubblica in uscita da dette aree;
 costante manutenzione dei mezzi in opera, con particolare riguardo alla
regolazione della combustione dei motori per minimizzare le emissioni di
inquinanti allo scarico (controllo periodico gas di scarico a norma di legge).

Per la riduzione delle emissioni dovute alla viabilità su gomma dei mezzi di cantiere:
 si utilizzeranno mezzi rientranti nella normativa sugli scarichi prevista
dall’Unione Europea (Euro III e Euro IV).
________________________________________________________________________________________________
197
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
IMPATTO SU SUOLO E SOTTOSUOLO – FASE DI CANTIERE
La componente ambientale più sollecitata, se pur temporalmente e limitatamente alla fase di
cantiere, è quella relativa all’uso del suolo in occasione degli scavi per la realizzazione delle opere
di progetto, quali:
 Dissabbiatore - vasca di carico interrati;
 Condotta forzata interrata;
 Manufatto centrale di produzione seminterrato;
 Opere di presidio previste.
Le risorse naturali utilizzate durante la fase di cantiere si riferiscono:
 All’occupazione temporanea di suolo e alla movimentazione di terreno.
Le misure di mitigazione generali previste sono di seguito elencate:
- Limitazione degli scavi alla sola porzione di terreno destinato all’opera in questione,
adottando opportune misure volte alla razionalizzazione ed al contenimento della superficie
dei cantieri con particolare attenzione alle aree da adibire allo stoccaggio dei materiali;
- Riutilizzo dei materiali provenienti dagli scavi riducendo le quantità di materiali da
conferire a discarica;
Nello specifico:
Vasca di carico interrata: L’ubicazione del manufatto è stata studiata, oltre che in funzione dei
profili idraulici, anche per garantire una facile accessibilità ad uomini e mezzi. Al termine dei
lavori di scavo e realizzazione, il manufatto si inserirà nell’ambiente senza produrre particolari
alterazioni al contesto paesaggistico in quanto poco visibile. Sull’estradosso del solaio di
copertura, inoltre, sarà riportato uno strato di terreno vegetale inerbito.
Condotta forzata interrata: I terreni subiranno delle alterazioni contenute. I criteri da utilizzare
saranno finalizzati all’applicazione di alcune modalità operative, funzionali ai risultati dei futuri
ripristini ambientali di seguito descritti:
- per contenere la formazione di polvere in atmosfera derivante dai movimenti terra e dal
lavoro dei mezzi meccanici, il materiale estratto dagli scavi e le piste di servizio saranno
tenute costantemente umide;
- in fase di apertura della pista, attraverso l’accantonamento dello scortico (strato di terreno
vegetale);
- in fase di scavo della trincea, l’accantonamento del materiale di risulta avverrà
separatamente dal terreno fertile di cui sopra;
- in fase di ripristino dell’area di passaggio, dopo aver posato la condotta, verrà riportato il
terreno, nel rispetto della morfologia originaria, ricostituendo la sequenza stratigrafica
precedentemente estratta. L’operazione sarà conclusa eseguendo un’adeguata riprofilatura
del terreno;
- verranno promossi gli interventi di ripristino al fine di ristabilire, nella zona di intervento,
gli equilibri naturali preesistenti per gli scopi agricoli e di impedire, contemporaneamente,
il verificarsi di fenomeni erosivi, non compatibili con le prescrizioni ambientali già citate e
con la sicurezza della condotta stessa. Determinante per il successo della rivegetazione,
sarà la modalità di effettuazione a regola d’arte dello scortico, accumulo e ripristino.
Quest’ultimo sarà basilare per il riutilizzo a scopi agricoli dei fondi attraversati.
Manufatto seminterrato “centrale di produzione”: Nel rispetto delle prescrizioni di cui ai
paragrafi precedenti, le superfici a vista della struttura fuori terra saranno definite mediante
l’utilizzo dei caratteri tipologici e costruttivi storicamente utilizzati nella zona. I volumi e l’intera
area recintata risulteranno visibili da valle ma saranno schermati mediante la piantumazione di
essenze arboree ed arbustive autoctone. Per avere maggiori garanzie di attecchimento, sarà
utilizzato materiale allevato in fitocella e proveniente dal vivai forestali. L’intervento di
________________________________________________________________________________________________
198
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
rinaturalizzazione del sito, che prevede la riprofilatura del terreno nel rispetto dell’orografia
originaria, sarà completata dall’inerbimento del piazzale alternato all’inghiaiatura delle superfici
carrabili.
Scarico della Centrale di produzione: Particolare attenzione sarà riservata alle attività di
ripristino ambientale delle opere poste a ridosso dell’alveo, come lo scarico. Detti interventi in
alveo ed in prossimità degli argini, saranno considerati ultimati e ben inseriti nel paesaggio, non
solo se saranno adottati tutti quegli accorgimenti atti a creare un legame tra l’opera ed il suo
contesto, ma anche quando saranno terminati tutti quegli interventi atti a garantire che, cessata
l’attività di cantiere, il sito possa essere reinserito nell’ecosistema circostante con la ripresa della
vegetazione autoctona. La rivegetazione spondale ripristinerà lo scollegamento delle fasce naturali
ripariali, strettamente legate all’azione dinamica ed idrologica del fiume. Pertanto, sia lo scarico,
sia gli interventi di ripristino spondale devono sottintendere alla volontà di ricreare una
configurazione ambientale che risponda a criteri funzionali, estetici e soprattutto ecologici.
IMPATTO SUL PATRIMONIO ARCHITETTONICO – FASE DI CANTIERE
Non sussistono interazioni, data la differente ubicazione, tra le lavorazioni da eseguire per le opere
di progetto e le opere appartenenti al patrimonio architettonico.
IMPATTO SUL PATRIMONIO ARCHEOLOGICO – FASE DI CANTIERE
I dati raccolti nel corso della realizzazione del presente lavoro non hanno evidenziato l’esistenza di
presenze archeologiche visibili o note attraverso la letteratura specialistica o dati d’archivio
ricadenti in modo puntuale nei terreni attraversati dall’impianto idraulico da progetto. Rispetto
alle numerose segnalazioni che risultano dalla Carta Archeologica della Valle del Sinni che
costituisce, insieme al GIS della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata, il punto
di riferimento più aggiornato per la conca di Episcopia, si segnala infatti una vera e propria
assenza di testimonianze. Tale assenza può essere in parte addotta alla scarsa visibilità di questo
tratto prospiciente il corso del fiume o, forse, ancor di più alla natura alluvionale dei terreni che
potrebbe aver obliterato eventuali presenze archeologiche.
Da qui la necessità di eseguire saggi preventivi nelle aree indicate nella Carta del Rischio da
affiancare all’assistenza archeologica nei tratti a rischio medio e basso. I restanti tratti che nella
Carta del rischio sono caratterizzati dal color giallo non necessitano, a nostro avviso, di alcun tipo
di intervento trattandosi di aree o già alterate e disturbate, o di tratti in cui i lavori verranno
eseguiti in microtunnel (da picchetto 59 a 76) intersecando, tra l’altro, un’area che nella
mappatura della regione Basilicata è segnalata come a potenziale rischio “amianto” (si veda nei
dettagli la Relazione geologica). I risultati dei lavori potranno costituire una importante
integrazione alla Carta Archeologica della Valle del Sinni sia nel caso accertino tracce di
frequentazione antica sia allo stesso tempo nel caso le escludano del tutto.
IMPATTO SULLA COMPONENTE FLORA E SULLA FAUNA – FASE DI CANTIERE
Nella fase di cantiere, alla componente flora e fauna, possono verificarsi i seguenti disturbi più
significativi:




disturbo meccanico dovuto alla presenza dei mezzi d’opera e degli operatori;
sottrazione di habitat dovuto alle operazioni di escavazione;
rumore dovuto alle operazioni di cantiere per la presenza dei mezzi meccanici;
disturbo della funzione di connessione ecologica espletata dal corridoio fluviale;
Rimarcando che l’area di cantiere è ubicata lungo la direttrice di una strada di collegamento a
traffico sostenuto e che per gran parte dello sviluppo delle opere da realizzare le aree circostanti
risultano antropizzate, gli effetti sopra descritti sono comunque mitigabili con i seguenti
accorgimenti:

minimizzazione degli ingombri di cantiere;
________________________________________________________________________________________________
199
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
movimentazione del materiale con cautela in modo da ridurre gli effetti sulle aree
marginali;
 favorire la possibilità di isolare l’eventuale habitat attivo fuori dal raggio di influenza delle
macchine e delle attività di cantiere.

IMPATTO SULL’ITTIOFAUNA – FASE DI CANTIERE
Nell’ambiente acquatico del fiume SINNI l’impatto più significativo in fase di cantiere è legato:





al disturbo meccanico dovuto alla presenza dei mezzi d’opera;
alla movimentazione di materiale e al conseguente intorbidimento delle acque;
al consumo della risorsa che sarà utilizzata per il lavaggio dei mezzi;
al consumo della risorsa per la bagnatura delle piste percorse dai mezzi di cantiere;
al consumo della risorsa per la bagnatura delle terre oggetto di movimentazione.
Gli effetti sono comunque mitigabili con i seguenti accorgimenti:
minimizzazione degli ingombri di cantiere;
movimentazione del materiale con la massima cautela in modo da ridurre gli effetti sotto il
livello dell’acqua;
 esecuzione dei lavori in condizioni di magra;
 favorire la possibilità di isolare l’eventuale habitat attivo fuori dal raggio di influenza delle
macchine e delle attività di cantiere.


L’area oggetto di intervento non appare habitat potenzialmente idoneo a soddisfare le esigenze
ecologiche delle specie elencate in precedenza; ovviamente l’utilizzo delle singole tipologie di
habitat da parte delle specie è da intendere come potenziale in quanto, sul reale utilizzo, incidono
una serie di variabili difficilmente prevedibili nella loro complessità. Per tali motivazioni non si può
comunque escludere una frequentazione, seppur occasionale e sporadica, degli habitat presenti
nell’area di pertinenza.
Non sono prevedibili interazioni negative con le connessioni ecologiche del sito ed in particolare
con la funzionalità ecologica, svolta all’interno dalla fascia fluviale, che potrà essere limitata solo
durante la fase di cantiere poiché vi è un disturbo limitato nel tempo e, ad ogni buon conto,
saranno attuate le misure necessarie a garantire un limitato disturbo alla fauna acquatica.
________________________________________________________________________________________________
200
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
IMPATTI IN FASE DI ESERCIZIO
IMPATTO ACUSTICO (RUMORE) – FASE DI ESERCIZIO
Nella fase di esercizio dell’impianto, le opere di presa e la condotta forzata non daranno luogo a
fenomeni di impatto sonoro, trattandosi di opere interrate che non rilasciano, nell’ambiente,
rumori. Per quanto esposto l’impatto acustico della sorgente presente all’interno del progetto in
esame risulterà decisamente limitato, sia dalla capacità di fono-assorbimento delle pareti in
cemento armato, sia del terreno di copertura. L’effetto di assorbimento dovuto alla collocazione
della sorgente di emissione sonora è quantificabile in almeno 50 dB. I livelli equivalenti in dB(A)
ottenuti [18,55 dB(A) diurno e 14,55 dB(A) notturno], simulati per la sorgente emissiva in
esercizio, rispettano i limiti di emissione previsti dal D.P.C.M. 14/11/97 per “Classe I – Aree
particolarmente protette, 50 dB(A) per funzionamento diurno 40 dB(A) per funzionamento notturno”.
A distanza di 10  20 m dall’edificio i livelli equivalenti di immissione in dB(A) simulati per lo
scenario globale della fase di esercizio evidenziano valori trascurabili e considerando le ipotesi,
decisamente conservative per condurre le valutazioni, si può concludere che il contributo
dell’impianto risulta inavvertibile già a pochi metri dalla centrale di produzione e pertanto
l’impatto acustico dell’opera è da considerare pienamente accettabile.
IMPATTO DA RADIAZIONI - FASE DI ESERCIZIO
L’impianto di progetto é ubicato su terreni non caratterizzati dalla permanenza media di
popolazione superiore alle quattro ore giornaliere o non considerati come zone sensibili ai sensi
dell’art. 4, comma 1 del D.P.C.M. 8 luglio 2003 e in ogni caso situato a distanza tale dagli
eventuali fabbricati da non richiedere una valutazione puntuale dei campi elettromagnetici in
relazione a tessuti urbani esistenti.
IMPATTO DA AMIANTO - FASE DI ESERCIZIO
Nella fase di esercizio non si avrà alcuna interazione tra impianto e aree di affioramento delle
formazioni contenenti amianto. La mappatura della Regione Basilicata esclude la presenza dello
stesso elemento in corrispondenza dell'ubicazione delle opera di presa, del sistema dissabbiatorevasca di carico e del sito di collocazione della centrale di produzione.
IMPATTO DA EMISSIONI TERMICHE) – FASE DI ESERCIZIO
L’impianto idroelettrico non prevede l’utilizzo di impianti di combustione o di riscaldamento. Non
sarà svolta alcuna attività che possa comportare variazioni termiche, immissioni di vapore acqueo
e altri rilasci che possano modificare in modo significativo il microclima locale.
IMPATTO DA INQUINAMENTO LUMINOSO – FASE DI ESERCIZIO
Nel caso del progetto in esame, gli impatti, potrebbero essere determinati da un numero esiguo di
corpi illuminanti da posizionare all’ingresso del manufatto centrale di produzione.
Tale impatto sarà pertanto assolutamente nullo.
IMPATTO DA TRAFFICO VEICOLARE – FASE DI ESERCIZIO
Durante la fase di esercizio l’impatto sulla componente aria causato dal traffico veicolare deriverà
unicamente dal controllo non quotidiano del corretto funzionamento dell’impianto verificabile
soprattutto in modalità remota mediante la rete internet e dalla movimentazione dei mezzi per la
manutenzione annuale. Tale impatto sarà pertanto assolutamente trascurabile.
COMPONENTE ACQUE SUPERFICIALI – FASE DI ESERCIZIO
La derivazione idroelettrica comporta la sottrazione di portate nel tratto interessato e ciò
contribuisce a determinare una situazione di maggiore calma della corrente, ossia una minore
capacità di trasporto solido e quindi una maggiore stabilità delle aree a rischio presenti lungo il
tratto interessato. Tale aspetto può, quindi, essere valutato come un beneficio derivante dalla
derivazione idroelettrica in termini di riduzione della capacità di trasporto solido. È chiaro che
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201
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
l’azione della derivazione in tal senso si esplica sulle portate ordinarie e non sulle piene
eccezionali, che costituiscono eventi di forte trasporto solido; tuttavia, il beneficio atteso appare di
un certo interesse. In fase di esercizio non si ravvisano situazioni che possano alterare lo stato
delle acque superficiali.
COMPONENTE ACQUE SOTTERRANEE – FASE DI ESERCIZIO
La derivazione, come già illustrato, non produce variazioni significative nel regime complessivo dei
deflussi a monte e a valle del tratto interessato. In ogni caso la tipologia di terreno caratterizzante
l’alveo del fiume preclude fenomeni di filtrazione: la variazione di portata non ha nessun effetto
sulla dinamica di eventuali falde presenti. Le opere non hanno effetti significativi in relazione alle
acque sotterranee, per cui gli impatti sono da ritenersi irrilevanti.
COMPONENTE ARIA – FASE DI ESERCIZIO
Emissioni in atmosfera: L’opera determinerà un impatto positivo sulla componente ambientale
aria e clima, in quanto la produzione elettrica avverrà senza alcuna emissione in atmosfera,
diversamente da altre fonti tradizionali (petrolio, gas, carbone) e rinnovabili (biomasse, biogas).
Durante la fase di esercizio della centrale idroelettrica non sono prevedibili impatti negativi sulla
componente atmosfera, in quanto le emissioni di macro e microinquinanti sono pari a zero. La
realizzazione ed entrata in esercizio della centrale idroelettrica di progetto comporta la produzione
annua di energia rinnovabile.
L’idroelettrico consente la produzione di energia elettrica senza il rilascio di gas inquinanti e di gas
serra, quindi non sono imputabili impatti negativi in fase di esercizio sulla componente atmosfera.
Al contrario si può quantificare il beneficio in termini di emissioni inquinanti e di gas serra evitati
mediante l’utilizzo di tale fonte. Per la stima delle emissioni evitate, si può ricorrere ai dati
pubblicati dal GRTN relativamente alle fonti energetiche utilizzate per la produzione di energia
elettrica sul territorio italiano da cui emerge che un 40 % proviene da centrali termoelettriche a
Gas Naturale, un 13 % da Carbone, un 15 % da Idroelettrico, un 29% da Petrolio ed infine solo un
3% da altre fonti di energia rinnovabile.
La fonte energetica sfruttata dalle centrali idroelettriche, grandi o piccole che siano, è una fonte
rinnovabile poiché nel meccanismo di produzione dell’elettricità, proprio di questi impianti, non si
genera un consumo o una modifica di composizione della risorsa idrica utilizzata. Dal punto di
vista dell’inquinamento atmosferico gli impianti idroelettrici, non realizzando alcun processo di
combustione, contribuiscono alla riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra associate alla
produzione di energia elettrica.
COMPONENTE SUOLO E SOTTOSUOLO – FASE DI ESERCIZIO
Durante la fase di esercizio dell’impianto si prevedono interventi manutentivi delle aree
circoscritte alle opere da realizzare. La risorsa idrica sarà soltanto temporaneamente utilizzata per
alimentare la turbina, poiché, la portata preventivamente addotta in corrispondenza della presa,
sarà integralmente restituita in alveo in prossimità dell’opera di scarico. Nella lavorazione
dell’impianto idroelettrico, l’acqua, non subisce alcuna alterazione fisica e chimica poiché il
processo di produzione dell’energia elettrica “Verde, non prevede alcuna emissione di sostanze
inquinanti di cui alla Tabella 3 ed alle Tabelle 5 e 3/A dell’Allegato 5 della parte terza del D. Lgs.
152/06. Lo studio geologico in relazione alla componente suolo e sottosuolo è attuato, in fase di
esercizio dell’impianto, con un continuo monitoraggio a mezzo di apposita strumentazione di
misura e controllo posizionata nelle aree a rischio attraversate dalla condotta.
In particolare sono stati previsti i seguenti strumenti di controllo:
- Inclinometri;
- Piezometri.
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202
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
COMPONENTE PATRIMONIO ARCHITETTONICO – FASE DI ESERCIZIO
Non sussistono interazioni, data la differente ubicazione, tra dell’impianto idroelettrico in fase di
esercizio e le opere appartenenti al patrimonio architettonico.
COMPONENTE PATRIMONIO ARCHEOLOGICO – FASE DI ESERCIZIO
Le possibili interazioni sussistono solo in fase di cantiere; in fase di esercizio dell’impianto
idroelettrico non sono fondati i presupposti per possibili interazioni con il patrimonio
archeologico.
COMPONENTE FLORA E FAUNA – FASE DI ESERCIZIO
La criticità in fase di esercizio è limitata alla seguente condizione significativa:

disturbo per eventuali attività di manutenzione ordinaria e/o straordinaria.
Non sono prevedibili interazioni negative con le connessioni ecologiche del sito.
COMPONENTE ITTIOFAUNA – FASE DI ESERCIZIO
La criticità in fase di esercizio, per quanto concerne la fauna acquatica, potrebbe essere
rappresentata dalla riduzione della portata in alveo nel tratto compreso tra l’opera di presa e il
canale di scarico a valle della centrale idroelettrica. La scelta di un DMV conservativo garantisce
adeguate condizioni di sopravvivenza durante i periodi di magra, deve essere rispettato il valore
del deflusso minimo vitale (DMV), altrimenti si possono arrecare danni alla deposizione,
incubazione, crescita e transito dei pesci. Il deflusso minimo vitale, infatti, è inteso come la
portata istantanea da determinare in un tratto omogeneo di un corso d’acqua, che deve garantire
la salvaguardia delle caratteristiche fisiche del corpo idrico, in particolare delle sue caratteristiche
idrologiche e morfologiche, delle caratteristiche chimico-fisiche delle acque e della naturale
capacità di autodepurazione del corso d’acqua, e delle biocenosi “tipiche delle condizioni naturali”.
Per la sezione in oggetto di studio, essendo stata una sezione monitorata per diversi anni,
l’Autorità di Bacino ha fornito un valore del deflusso minimo vitale che si attesta intorno ai 0.394
mc/s. Le indicazioni sul quantitativo di rilascio in alveo sono state recepite e considerate nel
progetto in esame.
________________________________________________________________________________________________
203
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
C.2.2 DESCRIZIONE DEI PROBABILI EFFETTI SULL’AMBIENTE:
UTILIZZAZIONE DELLE RISORSE NATURALI.
C.2 - 2.1
RISORSA SUOLO
L’utilizzo della risorsa suolo è prevista per quel che riguarda l’interramento dell’opera di presa,
delle tubazioni delle condotte e della centrale di produzione in cemento armato, all’interno della
quale saranno alloggiate le macchine idrauliche per il turbinamento. Il canale di scarico
provvederà alla reimmissione delle acque turbinate in alveo.
C.2 - 2.2
RISORSA ACQUA
L’estratto della curva di durata, alle portate più significative, per il Fiume Sinni è sintetizzato dal
grafico seguente con relativa tabella:
Curva di durata delle portate
La sezione oggetto di studio è stata monitorata per diversi anni; l’Autorità di Bacino ha fornito
delle indicazioni sulle portate da rilasciare come deflusso minimo vitale che si attesta intorno ai
0,394 mc/s. Tali indicazioni sono contenute nella relazione del piano di bacino - stralcio del
bilancio idrico e del deflusso minimo vitale.
La portata derivabile è ottenuta sottraendo alla portata lorda il DMV determinato. La portata da
derivare - ossia quella che effettivamente sarà derivata - è commisurata al grado di
dimensionamento che si vuole fornire all’impianto. La tabella seguente mostra le portate effettive.
Il valore di portata di dimensionamento dell’impianto in questione è pari a Qdim = 4,60 mc/s.
________________________________________________________________________________________________
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Valori delle portate in mc/s alle diverse durate.
Il grafico seguente riporta in finzione dei giorni dell’anno:
- la curva di durata alle portate significative;
- il deflusso minimo vitale (DMV);
- la curva della portata da derivare;
- il rilascio effettivo, ovvero il quantitativo d’acqua effettivamente rilasciato in alveo.
L’andamento della curva di durata fornisce valide indicazioni in merito al periodo utile di
derivazione. I giorni di utilizzo dell’impianto sono quelli in cui le portate da derivare consentono
un efficace “turbinaggio” definito da un sufficiente funzionamento del macchinario elettroidraulico, ovvero del sistema turbina - generatore. Nel caso in esame i giorni di utili per il
funzionamento dell’impianto sono pari a 270, per complessive 6.480 ore.
Le portate medie mensili disponibili per l’utilizzo idroelettrico sono ripartite nel modo seguente:
________________________________________________________________________________________________
205
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Portate medie mensili depurate delle portate rilasciate per il DMV.
L’andamento delle portate medie mensili, rigorosamente ordinate in funzione della portata
lorda, conferma la possibilità di sfruttamento dell’asta torrentizia per 270 giorni, corrispondenti
ai nove mesi più produttivi. In termini di utilizzo, pertanto, si prevede di escludere dal ciclo
produttivo i mesi di luglio, agosto e settembre.
Il grafico seguente riporta l’andamento della portata media lorda mensile, riferita a ciascun
mese, in ordine decrescente di portata.
Mesi produttivi per l’impianto: Ottobre, Novembre, Dicembre, Gennaio, Febbraio, Marzo, Aprile,
Maggio, Giugno.
Mesi non produttivi per l’impianto: Luglio, Agosto, Settembre.
Il bilancio idrico relativo ai volumi d’acqua derivati e restituiti è riportato nella figura seguente.
________________________________________________________________________________________________
206
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Bilancio idrico relativo ai volumi derivati nel periodo di funzionamento dell’impianto.
Il valore del rapporto A/B racchiude il concetto di bilancio idrico in merito ai volumi d’acqua
derivati nei giorni utili di funzionamento dell’impianto.
Difatti:
A  270
1 Qderivate
 i270
 0,50
B
 i1 QLorde
Ossia: I volumi d’acqua derivati e successivamente restituiti, nell’ambito della stessa asta fluviale
interessata alle opere di derivazione, risultano pari al 50% dei volumi d’acqua che attraversano la
sezione di derivazione.
________________________________________________________________________________________________
207
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
C.2.3 - DESCRIZIONE DEI PROBABILI EFFETTI SULL’AMBIENTE:
EMISSIONI DI INQUINANTI, CREAZIONE DI SOSTANZE NOCIVE E
SMALTIMENTO DEI RIFIUTI.
C.2 - 3.1
SOSTANZE PRODOTTE, TRASFORMATE ED UTILIZZATE NEL
PROCESSO PRODUTTIVO
Nel ciclo produttivo è utilizzata l’acqua del Fiume SINNI e, alla fine dello stesso ciclo, è rilasciata
nello stesso alveo la stessa acqua in qualità e quantità non alterate rispetto a quelle in entrata, e
pertanto, non vi é alcuna aggiunta o emissione di sostanza elencata nella Tabella III/A
dell’Allegato 5 della Parte Terza del D. Lgs. 152/06. Non sono dunque prodotte, né trasformate,
sostanze o composti di cui alle Tabelle 5 e 3/A dell’Allegato 5 della Parte Terza del D.Lgs 152/06,
ovvero non saranno, neppure occasionalmente, scaricate, né trasformate, o utilizzate o prodotte
alcune delle sostanze di cui alle Tabelle 5 e 3/A dell’Allegato 5 della Parte Terza del D.Lgs 152/06.
C.2 - 3.2
DATI RELATIVI ALLA PRODUZIONE DI RIFIUTI, DI EMISSIONI
ATMOSFERICHE, DI SCARICHI IDRICI, DI SVERSAMENTI AL SUOLO, DI
SOTTOPRODOTTI, DI EMISSIONI TERMICHE, DI RUMORI VIBRAZIONI E
RADIAZIONI
I rifiuti prodotti derivano essenzialmente dalla fase di cantiere per la realizzazione delle opere
previste in progetto. Procedendo all’attribuzione preliminare dei singoli codici CER, che sarà resa
definitiva solo in fase di lavori iniziati, si possono descrivere i rifiuti prodotti come appartenenti
alle seguenti categorie:
CER 150203 assorbenti, materiali filtranti, stracci e indumenti protettivi diversi da quelli di cui
alla voce 150202
CER 160210 apparecchiature fuori uso contenenti Pc5 o da essi contaminate, diverse da quelle
di cui alla voce 160209
CER 160304 rifiuti inorganici, diversi da quelli di cui alla voce 160303
CER 160306 rifiuti organici, diversi da quelli di cui alla voce 160305
CER 160799 rifiuti non specificati altrimenti (acque di lavaggio piazzale)
CER 161002 soluzioni acquose di scarto, diverse da quelle di cui alla voce 161001
CER 161104 altri rivestimenti e materiali refrattari provenienti dalle lavorazioni metallurgiche,
diversi da quelli di cui alla voce161103
CER 161106 rivestimenti e materiali refrattari provenienti da lavorazioni non metallurgiche,
diversi da quelli di cui alla voce 161105
CER 170107 miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diverse da quelle di
cui alla voce 170106
CER 170202 vetro
CER 170302 miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce 170301
CER 170407 metalli misti
CER 170411 cavi, diversi da quelli di cu alla voce 170410
CER 170503* terra e rocce, contenenti sostanze pericolose
CER 170504 terra e rocce, diverse da quelle di cui alla voce 170503
CER 170604 materiali isolanti diversi da quelli di cui alle voci 170601 e 170603
CER 170903 altri rifiuti dell’attività di costruzione e demolizione (compresi rifiuti misti)
contenenti sostanze pericolose
CER 170203 plastica
Categoria dei rifiuti prodotti.
Le quantità totali prodotte non risultano eccessive. In ogni caso, nell’area di cantiere saranno
organizzati gli stoccaggi in modo da gestire i rifiuti separatamente per tipologia e pericolosità, in
contenitori adeguati alle caratteristiche del rifiuto. I rifiuti destinati al recupero saranno stoccati
________________________________________________________________________________________________
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
separatamente da quelli destinati allo smaltimento. Tutte le tipologie di rifiuto prodotte in cantiere
saranno consegnate a ditte esterne, regolarmente autorizzate alle successive operazioni di
trattamento (smaltimento e/o recupero) ai sensi della vigente normativa di settore.
Per quanto riguarda il particolare codice CER 170504, riconducibile alle terre e rocce provenienti
dallo scavo per lo scavo della condotta interrata, si prevede di riutilizzarne la maggior parte per i
rinterri previsti. Coerentemente con quanto disposto dall’art. 186 del correttivo al Codice
dell’ambiente, il riutilizzo in loco di tale quantitativo di terre (per rinterri, riempimenti,
rimodellazioni e rilevati) viene effettuato nel rispetto di alcune condizioni:


l’impiego diretto delle terre escavate deve essere preventivamente definito;
la certezza dell’integrale utilizzo delle terre escavate deve sussistere sin dalla fase di
produzione;

non deve sussistere la necessità di trattamento preventivo o di trasformazione preliminare
delle terre escavate ai fini del soddisfacimento dei requisiti merceologici e di qualità
ambientale idonei a garantire che il loro impiego ad impatti qualitativamente e
quantitativamente diversi da quelli ordinariamente consentiti ed autorizzati per il sito dove
sono desinate ad essere utilizzate;

deve essere garantito un elevato livello di tutela ambientale;

le terre non devono provenire da siti contaminati o sottoposti ad interventi di bonifica;

le loro caratteristiche chimiche e chimico-fisiche siano tali che il loro impiego nel sito
prescelto non determini rischi per la salute e per la qualità delle matrici ambientali
interessate ed avvenga nel rispetto delle norme di tutela delle acque superficiali e
sotterranee, della flora, della fauna degli habitat e delle aree naturali protette.
La parte rimanente, previa verifica analitica, sarà avviata al corretto smaltimento o riutilizzo.
SCARICHI IDRICI
L’impianto idroelettrico non immette in circolo scarichi idrici e, pertanto, non ha nessuna
connessione con l’ambiente idrico superficiale e profondo poiché alla base del funzionamento della
tecnologia é necessario utilizzare temporaneamente il salto idraulico dell’acqua derivata dal fiume
per poi restituirla nel medesimo alveo. Le azioni di progetto non prevedono opere che possano
alterare il regime e la qualità delle acque di scorrimento superficiali e profonde. Non c’é alcuna
sostanziale modificazione dei normali percorsi di scorrimento delle acque meteoriche.
SVERSAMENTI AL SUOLO
Le componenti dell’opera non contengono, per la specificità del loro funzionamento, sostanze
liquide che potrebbero essere sversate al suolo e quindi esserne assorbite; é quindi da escludere
ogni tipo di interazione tra le opere in progetto e le acque sotterranee.
EMISSIONI ATMOSFERICHE
In fase di esercizio non vi sono emissioni a carico dell’atmosfera. In fase di cantiere le sorgenti di
emissione possono essere distinte in base alla natura del possibile contaminante in:


Sostanze inquinanti;
Polveri.
Le sorgenti di queste emissioni sono:




I
I
I
I
mezzi operatori;
macchinari;
cumuli di materiale di scavo;
cumuli di materiale da costruzione.
Le polveri saranno prodotte dalle operazioni di:

Scavo e riporto per il livellamento dell’area;
________________________________________________________________________________________________
209
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni



2013
Adeguamento della viabilità interna al campo funzionale all’attività di cantiere;
Accumulo e trasporto del materiale proveniente dalle fasi di scavo in attesa della
successiva utilizzazione per il rinterro, la sistemazione e il livellamento dell’area;
Movimentazione dei mezzi utilizzati nel cantiere.
L’impatto che può aversi riguarda per lo più la deposizione sugli apparati fogliari della vegetazione
circostante. L’entità del trasporto ad opera del vento e della successiva deposizione del particolato
e delle polveri più sottili dipenderà dalle condizioni meteo - climatiche (in particolare direzione e
velocità del vento al suolo) presenti nell’area di intervento al momento dell’esecuzione dei lavori. Si
stima che non più del 10% del materiale sollevato dai lavori possa depositarsi nell’area esterna al
cantiere. L’impatto viene considerato lieve e, in ogni caso, reversibile.
Le sostanze chimiche emesse in atmosfera sono quelle generate dai motori a combustione interna
utilizzati, ovvero mezzi di trasporto, compressori, generatori. Gli inquinanti che compongono tali
scarichi sono:









Biossido di zolfo (S02);
Monossido di Carbonio (CO);
Ossidi di azoto (NOX — principalmente NO ed N02);
Composti organici volatili (COV);
Composti organici non metanici — idrocarburi non metanici (NMOC);
Idrocarburi policiclici aromatici (IPA);
Benzene (C6H6);
Composti Contenenti metalli pesanti (Pb);
Particelle sospese (polveri sottili).
Gli impatti derivanti dall’immissione di tali sostanze possono facilmente essere assorbiti
dall’atmosfera locale, sia per la loro temporaneità, sia per lo spazio a disposizione per una
costante dispersione e diluizione da parte del vento.
Verranno in ogni caso adottati i seguenti accorgimenti per minimizzare l’impatto durante la fase di
realizzazione:
-
I macchinari e le apparecchiature utilizzate risponderanno ai criteri dettati dalla direttiva
Macchine (marcatura CE) per quanto riguarda la rumorosità di funzionamento;
I motori a combustione interna utilizzati saranno conformi ai vigenti standard europei in
termini di emissioni allo scarico;
Le attività di cantiere si svolgeranno solo nel periodo diurno;
Le lavorazioni più rumorose saranno gestite in modo da essere concentrate per un periodo
limitato di tempo;
Eventuali macchinari particolarmente rumorosi potranno essere alloggiati in apposito box
o carter fonoassorbente;
I mezzi e i macchinari saranno tenuti accesi solo per il tempo necessario;
In caso di clima secco, le superfici sterrate di transito saranno mantenute umide per
limitare il sollevamento di polveri;
La gestione del cantiere provvederà affinché i materiali da utilizzare siano stoccati per il
minor tempo possibile, compatibilmente con le lavorazioni.
SOTTOPRODOTTI
Le fasi di cantierizzazione, esercizio e dismissione non comportano la presenza di sottoprodotti di
alcun tipo.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
C.3 - INDICAZIONE DEI METODI DI MONITORAGGIO UTILIZZATI
PER VALUTARE GLI EFFETTI SULL’AMBIENTE.
C.3 - 1
MONITORAGGIO IN FASE DI ESERCIZIO DEGLI EFFETTI
MONITORAGGIO ACUSTICO (RUMORE)
Nella fase di esercizio dell’impianto saranno eseguite le misurazioni necessarie, con cadenza
annuale, atte a verificare il livello sonoro nell’area circostante l’edificio “Centrale di Produzione”,
ove sono alloggiate le turbine idrauliche. Lo scopo delle misurazioni sarà teso a determinare il
“livello sonoro di fondo” all’atto dell’avviamento dell’impianto e, tramite le successive misurazioni,
le eventuali variazioni del livello sonoro che dovessero prodursi nel tempo.
MONITORAGGIO DA RADIAZIONI
Il monitoraggio, nella fase di esercizio dell’impianto, sarà eseguito attraverso misurazioni, a
cadenza annuale, atte a verificare il valore del campo elettrico e di induzione magnetica sotto la
linea aerea che va dalla cabina di connessione a quella di consegna, ad un metro dal suolo ed a
metà tracciato. Il “valore di fondo” si assumerà pari a quello rilevato all’atto dell’avviamento
dell’impianto.
MONITORAGGIO SULLE ACQUE SUPERFICIALI
Il monitoraggio sulle acque superficiali avverrà attraverso un giudizio di qualità che terrà conto
della complessità dell’ecosistema acquatico attraverso lo stato chimico-fisico e quello ecologico. Si
prevede di monitorare lo stato ecologico dell’asta interessata alla derivazione attraverso l’Indice
Biotico Esteso (IBE). Tale indicatore è espressione della qualità degli ecosistemi acquatici. Il
monitoraggio, previsto ogni anno, interesserà un punto di misurazione compreso tra la sezione di
presa e quella di restituzione.
MONITORAGGIO SUL SUOLO E SUL SOTTOSUOLO
Durante la fase di esercizio dell’impianto si prevedono interventi manutentivi delle aree
circoscritte alle opere da realizzare. La risorsa idrica sarà soltanto temporaneamente utilizzata per
alimentare la turbina, poiché, la portata preventivamente addotta in corrispondenza della presa,
sarà integralmente restituita in alveo in prossimità dell’opera di scarico. Lo studio geologico in
relazione alla componente suolo e sottosuolo è attuato, in fase di esercizio dell’impianto, con un
continuo monitoraggio a mezzo di apposita strumentazione di misura e controllo posizionata nelle
aree a rischio attraversate dalla condotta.
In particolare sono stati previsti i seguenti strumenti di controllo:
-
Inclinometri;
-
Piezometri.
L’ubicazione della strumentazione adottata è riportata nelle tavole geologiche di riferimento (Elab.
125).
________________________________________________________________________________________________
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Elab_125 - Interventi di presidio e di monitoraggio in fase di esercizio.
MONITORAGGIO SULLA FLORA E SULLA FAUNA E SULL’ITTIOFAUNA
Gli interventi di ingegneria naturalistica previsti e le opere di presidio andranno monitorati
annualmente con sopralluoghi cadenzati ai diversi momenti idrologici e vegetativi.
La criticità in fase di esercizio, per quanto concerne la fauna acquatica, è rappresentata dalla
riduzione della portata in alveo nel tratto compreso tra l’opera di presa e il canale di scarico a valle
della centrale idroelettrica. La scelta di un DMV conservativo garantisce adeguate condizioni di
sopravvivenza durante i periodi di magra, deve essere rispettato il valore del deflusso minimo
vitale (DMV), altrimenti si possono arrecare danni alla deposizione, incubazione, crescita e
transito dei pesci. Il deflusso minimo vitale, infatti, è inteso come la portata istantanea da
determinare in un tratto omogeneo di un corso d’acqua, che deve garantire la salvaguardia delle
caratteristiche fisiche del corpo idrico, in particolare delle sue caratteristiche idrologiche e
morfologiche, delle caratteristiche chimico-fisiche delle acque e della naturale capacità di
autodepurazione del corso d’acqua, e delle biocenosi “tipiche delle condizioni naturali”. Per la
sezione in oggetto di studio, essendo stata una sezione monitorata per diversi anni, l’Autorità di
Bacino ha fornito un valore del deflusso minimo vitale che si attesta intorno ai 0.394 mc/s. Le
indicazioni sul quantitativo di rilascio in alveo sono state recepite, previste nel progetto e attuate
in fase di esecuzione lavori. In fase di esercizio occorrerà provvedere alla quotidiana pulizia del
canale di rilascio del DMV.
Il monitoraggio interesserà:
 la verifica del quantitativo di rilascio in alveo corrispondente al DMV quantificato;
 la quotidiana pulizia del canale di rilascio del DMV;
 la verifica periodica attecchimento delle piante e nel caso provvedere alla integrazione della
ripiantumazione delle specie vegetali presenti ante operam, dotati di rapida crescita, ossia
vegetazione ripariale del tipo: salici, ontani, e pioppi.
 la verifica periodica delle opere di ripristino geomorfologico e vegetazionale e provvedere
alle operazioni di manutenzione;
 l’esecuzione, annuale, del monitoraggio delle acque attraverso un punto di misurazione,
dell’Indice Biotico Esteso nel tratto compreso tra l’opera di presa e quella di restituzione;
 verifica periodica dei luoghi circostanti quelli interessati dalla realizzazione degli interventi
previsti nel progetto.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
C.3 - 2
MONITORAGGIO IN FASE DI ESERCIZIO DELLE PORTATE
C.3 - 2.1
DISPOSITIVI DI MISURAZIONE
L’impianto idroelettrico sul Fiume SINNI sarà dotato di idonei dispositivi per la misurazione delle
portate e dei volumi acqua derivati e restituiti.
C.3 - 2.2
MISURATORI ELETTROMAGNETICI DI PORTATA
Sul primo tratto rettilineo della condotta forzata, dalla vasca di carico dell’opera di presa sul
Fiume SINNI, sarà installato un misuratore elettromagnetico di portata allo scopo di determinare i
volumi d’acqua transitanti. Il mercato offre diverse tipologie di misuratori e, tra questi, di seguito,
si riportano due possibili scelte, descritte insieme alle caratteristiche tecniche, destinati per essere
installati sulla condotta forzata di progetto.
Tipologia 1:
Misuratore elettromagnetico di portata - Tipologia 1.
Dati tecnici del misuratore elettromagnetico di portata - Tipologia 1.
Tipologia 2:
Misuratore di portata ad induzione elettromagnetica avente corpo e flange in acciaio al carbonio,
tubo sensore in acciaio Inox, pressione di esercizio 16 bar (1,6 MPa), rivestimento interno in
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Teflon o ebanite alimentare, elettrodi in acciaio inox, centralina di conversione a microprocessore,
menù guidato in lingua italiana con display a 16 cifre su due linee, grado di protezione IP 66,
alimentazione 220 V, segnale in uscita 4-20 mA, flangiato e forato, conforme alle norme UNI EN
1092-1.
Misuratore elettromagnetico di portata - Tipologia 2.
Caratteristiche tecniche del misuratore elettromagnetico di portata di tipologia 2:
Tubo di misura:
- Corpo e flange in acciaio al carbonio;
- Tubo di misura in acciaio Inox;
- Rivestimento interno in PTFE/elastomero/neoprene;
- Elettrodi in acciaio Inox;
- Grado di protezione IP 66.
Centralina Elettronica:
- Convertitore incorporato al tubo di misura remotabile fino a 200 m;
- Custodia elettronica in polipropilene rinforzato;
- Uscita 4-20 mA;
- Uscita in impulsi a frequenza programmabile, max 1 kHz;
- Tipo di misura bidirezionale.
Display alfanumerico 2 linee, 16 caratteri retroilluminato:
- Portata istantanea 0-100 % o lettura diretta;
- Totalizzatore diretta - inversa – differenza;
- Segnale di allarme programmabile da tastiera;
- Grado di protezione IP 65;
- Alimentazione 220 Volt o con batterie (optional);
- Autodiagnosi con visualizzazione delle anomalie.
Precisione:
- Precisione tipica 0,5 % del valore misurato, per portate tra il 10% e il 100% del fondo scala
impostato;
- Precisione tipica 1 % del valore misurato, per portate tra il 4% e il 10% del fondo scala
impostato;
- Specifiche EMC direttive 89/336/EEC a 10 V/m;
- Elettronica intercambiabile su qualsiasi misura del tubo sensore, senza effetti per le
prestazioni.
Registratore grafico REKORD 305 DISPLAY:
In alternativa ai tradizionali registratori su nastro carta, visualizza in continuo, registra, riproduce
su display i dati provenienti da misuratori di portata, livello, pressione ecc. I dati registrati
vengono memorizzati su un Datalogger e possono essere periodicamente trasmessi a postazione
remota o trasferiti su PC ed editati con comuni programmi di calcolo.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Caratteristiche:
- Display monocromatico b/n 4,7” o 5,7” a colori;
- Ingressi di misura 4÷20 mA, 0-50 mA, 0-150 mV, 0-25 Volt;
- 1 canale di traccia (incrementabili fino a 4);
- Canali di misura con separazione galvanica;
- Visualizzazione grafica (tracciato orizzontale o verticale) o digitale (numerica);
- Memorizzazione Dati su memoria interna Flash da 8Mb;
- Archiviazione su Scheda SD 128 Mb rimovibile o fino a 1Gb;
- Velocità di campionamento variabile da 0,1 sec a 12 ore;
- Registrazione di allarmi, data ora dell’evento, fino a 200 eventi;
- Calcoli statistici (media, massimo, minimo);
- Uscita rele’ 5A (NAC);
- Uscita Rs485 o Ethernet;
- Alimentatore interno 24 V CC per sensori di misura tecnica 2 fili;
- Accuratezza della lettura 0,2 %;
- Software di elaborazione dati su PC;
- Protezione conforme agli standard NEMA4X – IP66;
- Installabile direttamente su staffa o a quadro;
- Alimentazione 85-240 V50 Hz;
- Dimensioni 144x144 mm, profondità d'incasso 50 mm.
Display a colori ad alta definizione a sinistra e in b/n a destra.
Eventuale optional:
Registratore su nastro REKORD 4000
Tipicamente impiegato in idraulica per registrare le variazioni dei valori di portata e/o pressione
nelle condotte. Registratore da quadro a traccia continua ingresso 4÷20 mA controllato da
microprocessore.
Caratteristiche:
- Alimentazione 220 V50 Hz;
- Ingressi di misura DC 4÷20 mA oppure DC 0÷20 mA;
- 1 canale di traccia (incrementabili fino a 4);
- Canali di misura con separazione galvanica;
- Rotolo di carta diagrammale ampiezza utile di scrittura 100 mm;
- Pennarello con autonomia di scrittura di 1300 m;
- Scrittoio combinato per carta a rotoli (32 m) o piegata (16 m);
- Velocità avanzamento selezionabile in campo da 1 a 600 mm/h;
- Scrittura continua a mezzo di cartuccia colorata;
- Lunghezza visibile del diagramma 60 mm;
- Dispositivo avvolgicarta automatico;
- Classe di precisione 0,5 (secondo IEC 484);
- Protezione lato frontale IP 54;
- Dimensioni 144x144 mm, profondità d'incasso 250 mm.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Registratore su nastro REKORD 4000.
C.3 - 2.3
MISURA DEI VOLUMI D’ACQUA RESTITUITI
I più comuni di tali misuratori sono quelli a riflessione; se si emette un'onda sonora dalla parete
verso il centro di un tubo o canale, questa verrà riflessa (in parte) dalla parete opposta. Se vi è un
fluido in movimento questo sposterà l'onda sonora che, quindi, compirà un percorso diverso per
raggiungere il sensore. Misurando il tempo intercorso tra l'emissione dell'onda e la sua captazione
si può risalire alla velocità del fluido. Il sistema misura, quindi, il tempo che intercorre tra
l'emissione di un impulso ultrasonico ed il suo ritorno, dopo essere stato riflesso da una
superficie; il tempo è funzione diretta della distanza tra strumento e superficie riflettente, ed è
adatta perciò alla misura di livello in una grande varietà di applicazioni. La testina contenente
l'emettitore/ricevitore, è posizionata in alto, ed emette verso il basso il fascio di onde ultrasoniche.
L'elettronica interna converte il tempo misurato in un segnale rappresentativo del livello.
Tipologia 1:
La misura dei volumi d’acqua restituiti, invece, sarà eseguita tramite l’installazione, nel canale di
scarico dell’edificio centrale, di:
- un sensore di velocità posto sul fondo (del tipo Speedy RS485);
- un trasduttore ad ultrasuoni per la misurazione dei livelli (del tipo 2UTFHR).
La figura seguente illustra il sensore di velocità e il trasduttore descritti.
Sensore di velocità e trasduttore per la misura dei volumi d’acqua restituiti.
L’apparecchiatura sarà collegata ad un apposito convertitore dei segnali e le misurazioni
effettuate, tramite cablatura a fibre ottiche, saranno rese disponibili sui quadri di riscontro in
centrale e anche contemporaneamente trasferite, via modem, in remoto.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Tipologia 2:
In alternativa al trasduttore ad ultrasuoni per la misurazione dei livelli tipo 2UTFHR, può essere
utilizzata l'apparecchiatura 45AC150. Gli impulsi ultrasonici emessi dal trasmettitore, posto
verticalmente sopra la superficie del liquido, vengono riflessi e inviati al display con
microprocessore che li elabora proporzionalmente alla loro frequenza, rilevando costantemente
l'altezza della colonna d'acqua.
I dati tecnici dell'apparecchiatura 45AC150 sono i seguenti:
Trasmettitore apparecchiatura 45AC150:
- Trasmettitore di livello a sonda ultrasonora compensata in temperatura;
- Campo di misura da 0÷0,2 a 0÷5/10/15/20/25 metri;
- Segnale in uscita analogico 4÷20 mA;
- Programmabilità in sito del range di misura e del valore di corrente in uscita, e di 2 soglie
di allarme a mezzo di pulsanti alloggiati nello strumento o tramite computer;
- Possibilità di attenuazione e guadagno del segnale;
- Set 2 relè in scambio liberamente configurabili su tutto il campo scala;
- Precisione tipica ± 0,5 % del valore letto;
- Grado di protezione IP 68;
- Alimentazione 220 V a.c. o 24 V d.c.
Display indicatore/totalizzatore a microprocessore:
- Alta visibilità con display a led;
- Programmazione parametri da pannello frontale;
- Precisa indicazione del processo di misura: 0,1 %;
- Ingresso 4-20 mA o ingresso impulsivo;
- Uscita 4-20 mA per trasmissione dati a registratori o datalogger;
- Uscita a relè per la trasmissione o il comando di allarmi;
- Display a 6 cifre;
- Scheda di comunicazione dati pc (opzionale);
- Grado di protezione frontale IP 65, retro IP 20;
- Dimensioni frontale 48x96 mm installabile a quadro.
C.3 - 2.4
MISURA DEL DMV
Il canale di presa ha una lunghezza netta complessiva di 40,60 metri, incluso le dimensioni dello
stramazzo per il rilascio del DMV. Il quantitativo da rilasciare come deflusso minimo vitale è stato
determinato, operando a vantaggio di sicurezza, in 0,394 mc/s. Il rispetto del quantitativo fissato
per il DMV da rilasciare in alveo è affidato ad una soglia a stramazzo posta lateralmente al canale
derivatore. Il controllo risulta pertanto diretto e a vista, ossia non affidato a sistemi elettronici di
rilevamento. Posto b = 4,00 m si ottengono i seguenti valori:
Altezza di moto
h = 0,149
[m]
Velocità di moto
U = 0,659
[m/s]
Altezza di moto sullo stramazzo
Altezza effettiva di moto sullo stramazzo
 0,099
ho = 0,089
[m]
[m]
Velocità effettiva di moto sullo stramazzo
Uo = 1,105
[m/s]
L’altezza effettiva di moto sullo stramazzo è determinabile attraverso l’utilizzo di un fattore di
riduzione, in corrispondenza della profondità critica, funzione delle caratteristiche geometriche
dello stramazzo stesso. Le dimensioni definitive dello stramazzo DMV, tali da garantire l’effettivo
passaggio della quantità prevista e quantificata in 0,394 mc/s sono le seguenti:
bDMV = 4,00
[m]
hDMV = 0,15
[m]
L’altezza di deflusso pari a 0,89 m garantisce una portata pari a quella del DMV di 0,394 mc/s e
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
la sezione rettangolare imposta è stata congruamente stimata per garantire il quantitativo d’acqua
necessario per il sostentamento dell’asta torrentizia interessata.
Soglia per il passaggio del DMV quantificato.
C.3 - 2.5
TRASMETTITORI DI LIVELLO
I trasmettitori di livello avranno la funzione di verificare il livello di acqua a monte, presso l’opera
di presa, e a valle. La misura sarà letta e gestita con tutte le altre variabili del sistema della
centrale. Le misurazioni effettuate, tramite cablatura a fibre ottiche, saranno rese disponibili sui
quadri di riscontro in centrale e contemporaneamente trasferite, via modem, in remoto per la
gestione del funzionamento dell’impianto. Di seguito si descriveranno, per completezza, i
trasmettitori di livello ad ultrasuoni e quelli a sonda immersa, specificando che la tipologia di
trasmettitori previsti per l’impianto in esame è quella definita a sonda immersa.
1. TRASMETTITORI DI LIVELLO AD ULTRASUONI
L'apparecchiatura ad ultrasuoni vigila sul livello del liquido, dall'alto, senza entrarne a contatto.
Gli impulsi ultrasonici emessi dal trasmettitore, posto verticalmente sopra la superficie del
liquido, vengono riflessi e inviati al display con microprocessore che li elabora proporzionalmente
alla loro frequenza, rilevando costantemente l'altezza della colonna d'acqua.
Posizionamento del trasmettitore di livello ad ultrasuoni.
Una prima tipologia di trasmettitori è quella MU- C le cui caratteristiche sono quelle illustrate
nella figura seguente.
Tipo del trasmettitore di livello a ultrasuoni.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
In alternativa può essere utilizzata l'apparecchiatura 45AC150. Gli impulsi ultrasonici emessi dal
trasmettitore, posto verticalmente sopra la superficie del liquido, vengono riflessi e inviati al
display con microprocessore che li elabora proporzionalmente alla loro frequenza, rilevando
costantemente l'altezza della colonna d'acqua.
I dati tecnici dell'apparecchiatura 45AC150 sono i seguenti:
Trasmettitore apparecchiatura 45AC150:
- Trasmettitore di livello a sonda ultrasonora compensata in temperatura;
- Campo di misura da 0÷0,2 a 0÷5/10/15/20/25 metri;
- Segnale in uscita analogico 4÷20 mA;
- Programmabilità in sito del range di misura e del valore di corrente in uscita, e di 2 soglie
di allarme a mezzo di pulsanti alloggiati nello strumento o tramite computer;
- Possibilità di attenuazione e guadagno del segnale;
- Set 2 relè in scambio liberamente configurabili su tutto il campo scala;
- Precisione tipica ± 0,5 % del valore letto;
- Grado di protezione IP 68;
- Alimentazione 220 V a.c. o 24 V d.c.
Display indicatore/totalizzatore a microprocessore:
- Alta visibilità con display a led;
- Programmazione parametri da pannello frontale;
- Precisa indicazione del processo di misura: 0,1 %;
- Ingresso 4-20 mA o ingresso impulsivo;
- Uscita 4-20 mA per trasmissione dati a registratori o datalogger;
- Uscita a relè per la trasmissione o il comando di allarmi;
- Display a 6 cifre;
- Scheda di comunicazione dati pc (opzionale);
- Grado di protezione frontale IP 65, retro IP 20;
- Dimensioni frontale 48x96 mm installabile a quadro.
2. TRASMETTITORI DI LIVELLO A SONDA IMMERSA (SOMMERGIBILE)
Il sensore piezoresistivo immerso nel liquido, trasmette il segnale in corrente in misura
proporzionale all'altezza del battente idrostatico (colonna d'acqua). Le misurazioni effettuate,
tramite cablatura a fibre ottiche, saranno rese disponibili sui quadri di riscontro in centrale e
contemporaneamente trasferite, via modem, in remoto.
Posizionamento del trasmettitore di livello a sonda immersa.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
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Tipologia 1:
Trasmettitore di livello tipo UFT06 sommergibile.
Caratteristiche tecniche:
- Misuratore di livello per acqua a sonda piezoresistiva;
- Precisione ± 0,2% del valore misurato;
- Segnale reso 4÷20 mA;
- Campi di misura: da 0÷4,6 m a 0÷255 m;
- Diametro sonda 18 mm;
- Grado di protezione IP 68;
- Alimentazione: 12/36 V d.c.
Il sensore piezoresistivo può anche non essere immerso nel liquido, ma comunque, in caso di
evenienza, sommergibile.
Posizionamento del trasmettitore di livello tipo UFT06 sommergibile.
Esso trasmette il segnale in corrente in misura proporzionale all'altezza del battente idrostatico
(colonna d'acqua). Le misurazioni effettuate, tramite cablatura a fibre ottiche, saranno rese
disponibili sui quadri di riscontro in centrale e contemporaneamente trasferite, via modem, in
remoto.
Tipologia del trasmettitore di livello tipo UFT06 sommergibile.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
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Tipologia 2:
Trasmettitore di livello tipo MLS 255 sommergibile.
Il sensore piezoresistivo immerso nel liquido, trasmette il segnale in corrente al display in misura
proporzionale all'altezza del battente idrostatico (colonna d'acqua). Per le sue ridotte dimensioni
(meno di 2 cm di diametro) il "MLS 255" è l'apparecchio ideale per monitorare il livello in spazi
difficilmente accessibili.
Caratteristiche tecniche:
Trasmettitore:
- Misuratore di livello per acqua a sonda piezoresistiva;
- Taratura sul campo a mezzo di potenziometri;
- Precisione ± 0,2% del valore misurato;
- Segnale reso 4÷20 mA;
- Campi di misura: da 0÷4,6 m a 0÷255 m;
- Diametro sonda 18 mm;
- Grado di protezione IP 68;
- Alimentazione: 12/36 V d.c e cavo autoportante compensato;
Display indicatore a microprocessore:
- Alta visibilità con display a 6 cifre;
- Alimentatore per trasduttori da campo 24 V 30 mA;
- Programmazione parametri da pannello frontale;
- Doppia soglia di allarme e comando;
- Memoria dati in assenza di alimentazione mediante EEPROM;
- Precisa indicazione del processo di misura: 0,1 %;
- Ingresso 4-20 mA;
- Uscita 4-20 mA per trasmissione dati a registratori o datalogger;
- Alimentazione 230 V;
- Grado di protezione frontale IP 65, retro IP 20;
- Dimensioni frontale 48 x 96 mm installabile a quadro.
C.3 - 2.6
MISURATORI DI LIVELLO DIFFERENZIALE
I misuratori di livello differenziale rappresentano una valida strumentazione per opere di presa
che immettono l’acqua nel canale derivatore attraverso una griglia. Essi, attraverso la
misurazione, letta e gestita con tutte le altre variabili dal sistema di supervisione presente in
centrale di produzione, consentono la regolazione della portata che confluisce nel dissabbiatore
attraverso il dosaggio del grado di apertura di una opportuna paratoia. Viene così garantito
l’afflusso di una portata costante e/o, comunque, l’afflusso della massima portata prevista in fase
di dimensionamento dell’impianto.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
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Posizionamento del misuratore di livello differenziale.
Misuratore di livello differenziale tipo UTF03HR.
C.3 - 2.7
SISTEMA DI SUPERVISIONE
L’insieme di tutte le misure effettuate saranno visualizzate nel sistema di supervisione. Il
collegamento fra centrale ed opera di presa sarà realizzato in fibra ottica. Tutte le misurazioni
effettuate, tramite cablatura a fibre ottiche, saranno rese disponibili sui quadri di riscontro in
centrale e contemporaneamente trasferite, via modem, in remoto.
AUTOMAZIONE
L’automazione è formata da un PLC (oppure Soft-PLC) + Panel PC/schermo operatore ed ha la
seguente architettura:

N°1 unità centrale (CPU);

N°10 schede da 32 ingressi digitali;

N°8 schede da 32 uscite digitali;

N°2 schede per conteggio (ingresso contatore o scheda per encoder);

N°8 schede da 8 ingressi/uscite analogiche/PT100;

N°1 scheda di comunicazione.
Un PC touch-screen, posizionato sul fronte quadro, permette di visualizzare e di parametrizzare e
comandare gli attuatori. I messaggi di stato di allarme vengono visualizzati con cronologia e
memorizzati. Tutti i comandi principali possono essere dati direttamente da video o da pulsanteria
su fronte quadro (i più comuni sono: auto/manuale, apertura paratoia, chiusura paratoia,
apertura pale, chiusura pale, apertura direttrici, chiusura direttrici, etc…).
Per ogni gruppo possono essere visualizzati:
• Contatori orari;
• Dati di consegna e regolazione
• Energia prodotta
• Velocità di rotazione
• Potenza prodotta
• Livello acqua opera di presa-etc…
Il PC/PLC è in rete con i quadri periferici e contiene al suo interno il sistema di telegestione
(rilancio dati e segnali a distanza tramite modem GSM o rete telefonica standard).
REGOLAZIONE LIVELLO ACQUA
Il livello di acqua a monte viene rilevato da un misuratore di livello ad ultrasuoni che genera un
segnale analogico 4-20 mA. Detto segnale verrà integrato nel sistema di gestione del gruppo e
visualizzato su Panel PC. Il funzionamento dell’installazione è completamente automatico, avviene
senza intervento di personale.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
L’equipaggiamento di Comando/Controllo assicura le seguenti funzioni:
 protezione del gruppo;
 controllo e visualizzazione delle grandezze misurate (elettriche, idrauliche, termiche,
meccaniche …);
 Comandi degli equipaggiamenti (in modo automatico e manuale), con in particolare:
o sincronizzazione e parallelo;
o regolazione e utilizzo dell’acqua
o ausiliari della turbina
o regolatore di tensione dell’ alternatore
o gestione delle paratoie
o gestione degli ausiliari e dell’insieme delle sicurezze
o segnalazione delle informazioni di funzionamento
o segnalazione allarmi e anomalie, etc…
Il gruppo sarà accoppiato ad una rete di potenza e dunque non assicurerà la regolazione della
frequenza e non contribuirà alla regolazione della frequenza o della tensione della rete. La centrale
non potrà funzionare in una rete isolata. L’insieme di produzione dell’energia permette di
determinare uno stato “accoppiamento diretto” che autorizza il parallelo del gruppo sulla rete. Se
questo stato viene a mancare il gruppo sarà disaccoppiato dalla rete e si arresterà. Il gruppo sarà
rimesso in servizio automaticamente quando la rete sarà ritornata nello stato corretto.
PC DI SUPERVISIONE
Il PC di supervisione legge le informazioni di stato, misure, malfunzionamento in ogni parte
collegata al sistema di automazione. Il software di supervisione permette un controllo dell’insieme
delle installazioni tecniche ed industriali di un sito, seguendone l’evoluzione. Un accesso a
distanza permette di consultare i dati e le informazioni tramite Internet, possono essere inviate
informazioni verso il personale reperibile ed il sito sarà rappresentato su un sinottico grafico;
potrà essere associato a più rappresentazioni grafiche che permettono una interfaccia semplice e
veloce. Sarà così possibile per l’utilizzatore visualizzare in tempo reale l’insieme delle componenti
collegate con la sua installazione ed avere una istantanea di una zona precisa.
TELECONTROLLO
Il telecontrollo permette, tramite linea telefonica o MODEM, l’interfacciamento del PC di
supervisione con la rete telefonica. Questa tecnologia permette un controllo da remoto del sito
(tutte le grandezze visibili sul PC della centrale possono essere visualizzate a distanza); è possibile
entrare nel programma con un sistema protetto di password. Tramite il telecontrollo si invieranno
anche i vari messaggi di stato dell’impianto ed eventuali chiamate al personale reperibile.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
D - DISMISSIONE DELL’IMPIANTO
INDICE PARTE D
D - DISMISSIONE DELL’IMPIANTO ......................................................................................... 227
D.1 - GENERALITA’ ................................................................................................................ 227
D.2 - OPERE DI PRESA .......................................................................................................... 227
D.3 - EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE .......................................................................... 228
D.4 - DETTAGLI RIGUARDANTI LO SMALTIMENTO DEI COMPONENTI ................................... 228
D.5 - CONFERIMENTO DEL MATERIALE DI RISULTA ............................................................. 228
D.6 - IL RIPRISTINO DELLO STATO DEI LUOGHI .................................................................... 228
________________________________________________________________________________________________
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
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2013
D - DISMISSIONE DELL’IMPIANTO
D.1 - GENERALITA’
Le analisi tecniche ed economiche per l’impianto in oggetto fanno riferimento ad una vita
produttiva, utile e complessiva, di trenta anni; E’ ragionevole ipotizzare che fra trenta anni
saranno in uso nuove tecniche sia di produzione sia di smaltimento, basate su modalità e costi,
ad oggi, di difficile stima ma è del tutto plausibile che i materiali destinati allo smaltimento,
tramite opportuna rimessa in produzione, costituiranno fonte di guadagno piuttosto che un onere.
La dismissione dell’impianto avverrà tramite necessaria rimozione di tutti gli elementi costitutivi
l’impianto stesso, la separazione per tipologia di rifiuto e il corretto recupero e smaltimento
tramite apposite ditte specializzate. La società che assumerà la gestione dell’impianto si impegna
sia a separare i materiali riciclabili da quelli non riciclabili sia a garantire il successivo
smaltimento.
Le operazioni programmate di dismissione consistono essenzialmente in:
 Rimozione dei manufatti metallici presenti nelle opere di presa e nell’edificio Centrale di
Produzione (Griglie, paratoie, infissi);
 Demolizione e smaltimento a discarica di quelle parti dei manufatti edilizi delle opere di
presa emergenti dal suolo;
 Rimozione con recupero del materiale impiantistico presente nella centrale di produzione
(Turbina, generatore, trasformatori e quadri elettrici);
 Demolizione e smaltimento a discarica del manufatto edilizio adibito a centrale di
produzione relativamente alle parti emergenti dal suolo;
 Stesa e modellazione di idoneo spessore di terreno di coltivo sulle aree utilizzate per le fasi
di produzione ed oggetto di demolizione;
 Formazione del tappeto erboso negli spazi ricoperti da terreno vegetale.
 Ripristino della continuità fluviale tramite posa in opera di materassi metallici tipo “Reno”,
nell’alveo, limitatamente alle aree oggetto di lavorazione del demolizione o rimozione di
opere esistenti.
A seguito degli interventi previsti nessuna opera o volume fuori terra impatterà con l'ambiente
naturale circostante, saranno annullati i disturbi visivi o di altro genere al sistema naturale ed
agli equilibri avi-faunistici dei luoghi.
Nello specifico, sono previste le seguenti lavorazioni:
D.2 - OPERE DI PRESA
Rimozioni e demolizioni:
 Rimozione della griglia del canale di presa a trappola;
 Rimozione delle paratoie poste a salvaguardia degli scarichi e sull’ingresso della condotta
forzata;
 Rimozione dei grigliati metallici presenti e delle opere in ferro.
 Rimozione degli infissi;
 Demolizione locale comandi;
 Demolizione del canale di presa;
 Demolizione della soletta del canale derivatore e del solaio del sistema dissabbiatore-vasca
di carico;
 Demolizione delle strutture murarie fuori terra del canale derivatore e del sistema
dissabbiatore-vasca di carico;
Reinserimento e recupero ambientale:

Riempimento dei vuoti con terreno;
________________________________________________________________________________________________
227
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
 Stesa e modellazione di terreno di coltivo per uno spessore minimo di 30 cm;
 Formazione del tappeto erboso su terreno agrario;
 Posa in opera di materassi metallici tipo “Reno” nell’alveo, limitatamente alle aree oggetto
di demolizione del canale di presa e rimozione del canale di scarico, per il completo
ripristino della continuità fluviale.
D.3 - EDIFICIO CENTRALE DI PRODUZIONE
Rimozioni e demolizioni:
 Rimozione dei grigliati metallici presenti e delle opere in ferro;
 Rimozione degli infissi;
 Smontaggio, rimozione e recupero delle apparecchiature elettromeccaniche ed idrauliche e
delle linee elettriche ed apparati elettrici e meccanici della centrale di produzione.
 Demolizione dell’edificio Centrale di Produzione;
 Rimozione del canale di scarico.
Reinserimento e recupero ambientale:
 Riempimento dei vuoti con terreno;
 Stesa e modellazione di terreno di coltivo per uno spessore minimo di 30 cm;
 Formazione del tappeto erboso su terreno agrario;
 Posa in opera di materassi metallici tipo “Reno” nell’alveo, limitatamente all’area oggetto di
rimozione del canale di scarico, per il completo ripristino della continuità fluviale.
D.4 - DETTAGLI RIGUARDANTI LO SMALTIMENTO DEI COMPONENTI
 Apparecchiature elettromeccaniche ed idrauliche: Tali apparecchiature sono realizzate con
materiali di alto valore e pertanto saranno smontate, rimosse e recuperate per essere
successivamente riciclate.
 Linee elettriche ed apparati elettrici e meccanici della centrale di produzione: La componentistica
ed i materiali elettrici saranno opportunamente rimossi, smontati e, le parti ancora suscettibili
di riutilizzo, opportunamente lavorate e selezionate, saranno recuperate e riciclate.
D.5 - CONFERIMENTO DEL MATERIALE DI RISULTA
La dismissione dell’impianto comporta operazioni di demolizione, rimozione e smontaggio delle
parti costituenti. A seguito della demolizione delle parti in muratura fuori terra si prosegue con la
raccolta ed il trasporto in discarica autorizzata. La rimozione e lo smontaggio delle
apparecchiature elettromeccaniche, idrauliche e degli apparati elettrici e meccanici seguirà, come
sopra riportato, l’iter dello smontaggio, del recupero e del completo riciclo delle parti.
D.6 - IL RIPRISTINO DELLO STATO DEI LUOGHI
Il ripristino dello stato dei luoghi, a valle delle operazioni di demolizione dei volumi fuori terra,
prevede la stesa e la modellazione di terreno di coltivo per uno spessore minimo di 30 cm e la
successiva formazione del tappeto erboso su terreno agrario. Limitatamente alle aree oggetto di
demolizione del canale di presa e rimozione dei canali di scarico è prevista la posa in opera di
materassi metallici tipo “Reno” in alveo, per il completo ripristino della continuità fluviale.
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228
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
E - STUDIO DELLA VALUTAZIONE DI INCIDENZA
INDICE PARTE E
E - STUDIO DELLA VALUTAZIONE DI INCIDENZA .................................................................. 230
E.1 - PREMESSA ................................................................................................................. 230
E.1.1 - ALCUNE DEFINIZIONI .......................................................................................... 230
E.2 - LA VALUTAZIONE DI INCIDENZA NELLA NORMATIVA ITALIANA ................................. 231
E.2.1 - INTRODUZIONE ................................................................................................... 231
E.2.2 - AUTORITÀ COMPETENTI ...................................................................................... 232
E.2.3 - INDIRIZZI PER LA VALUTAZIONE DI INCIDENZA DEI PIANI .................................. 232
E.3 - LA PROCEDURA DELLA VALUTAZIONE DI INCIDENZA ............................................... 233
E.3.1 - INTRODUZIONE ................................................................................................... 233
E.3.2 - FASE 1: VERIFICA (SCREENING) .......................................................................... 234
E.3.3 - FASE 2: VALUTAZIONE 'APPROPRIATA' ................................................................ 235
E.3.4 - FASE 3: ANALISI DI SOLUZIONI ALTERNATIVE .................................................... 237
E.3.5 - FASE 4: DEFINIZIONE DI MISURE DI COMPENSAZIONE ...................................... 237
E.3.6 - SCHEMA RIASSUNTIVO ....................................................................................... 238
E.3.7 - IMPATTO AMBIENTALE ........................................................................................ 238
E.3.8 - COSTI E VANTAGGI AMBIENTALI ......................................................................... 239
E.4 – ZPS: SITO IT9210275 - MASSICCIO DEL MONTE POLLINO E MONTE ALPI .............. 241
E.5 - COMPONENTE FLORA E FAUNA ................................................................................. 246
E.5.1 - LOCALIZZAZIONE ................................................................................................. 246
E.5.2 - SITO NATURA 2000 .............................................................................................. 246
E.5.3 - TIPI DI HABITAT PRESENTI NEL SITO .................................................................. 247
E.5.4 - COMPONENTE FLORA - FASE ANTE OPERAM ...................................................... 257
E.5.5 - COMPONENTE FLORA - FASE DI CANTIERE ........................................................ 257
E.5.6 - COMPONENTE FLORA - FASE DI ESERCIZIO ....................................................... 257
E.5.7 - COMPONENTE FAUNA - FASE ANTE OPERAM ..................................................... 258
E.5.8 - COMPONENTE FAUNA - FASE DI CANTIERE ........................................................ 259
E.5.9 - MISURE DI MITIGAZIONE IN FASE DI CANTIERE ................................................. 260
E.5.10 - COMPONENTE FAUNA - FASE DI ESERCIZIO ..................................................... 261
E.5.11 - MISURE DI MITIGAZIONE IN FASE DI ESERCIZIO .............................................. 262
________________________________________________________________________________________________
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
E - STUDIO DELLA VALUTAZIONE DI INCIDENZA
[Fonte: Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare]
E.1 - PREMESSA
La valutazione d'incidenza è il procedimento di carattere preventivo al quale è necessario
sottoporre qualsiasi piano o progetto che possa avere incidenze significative su un sito o proposto
sito della rete Natura 2000, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti e tenuto
conto degli obiettivi di conservazione del sito stesso. Tale procedura è stata introdotta dall'articolo
6, comma 3, della direttiva "Habitat" con lo scopo di salvaguardare l'integrità dei siti attraverso
l'esame delle interferenze di piani e progetti non direttamente connessi alla conservazione degli
habitat e delle specie per cui essi sono stati individuati, ma in grado di condizionarne l'equilibrio
ambientale. La valutazione di incidenza, se correttamente realizzata ed interpretata, costituisce lo
strumento per garantire, dal punto di vista procedurale e sostanziale, il raggiungimento di un
rapporto equilibrato tra la conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie e l'uso
sostenibile del territorio. E' bene sottolineare che la valutazione d'incidenza si applica sia agli
interventi che ricadono all'interno delle aree Natura 2000 (o in siti proposti per diventarlo), sia a
quelli che pur sviluppandosi all'esterno, possono comportare ripercussioni sullo stato di
conservazione dei valori naturali tutelati nel sito. La valutazione d'incidenza rappresenta uno
strumento di prevenzione che analizza gli effetti di interventi che, seppur localizzati, vanno
collocati in un contesto ecologico dinamico. Ció in considerazione delle correlazioni esistenti tra i
vari siti e del contributo che portano alla coerenza complessiva e alla funzionalità della rete
Natura 2000, sia a livello nazionale che comunitario. Pertanto, la valutazione d'incidenza si
qualifica come strumento di salvaguardia, che si cala nel particolare contesto di ciascun sito, ma
che lo inquadra nella funzionalità dell'intera rete. Per l'interpretazione dei termini e dei concetti di
seguito utilizzati in relazione alla valutazione di incidenza, si fa riferimento a quanto precisato
dalla Direzione Generale (DG) Ambiente della Commissione Europea nel documento tecnico "La
gestione dei siti della rete Natura 2000 - Guida all'interpretazione dell'art. 6 della direttiva Habitat".
E.1.1 - ALCUNE DEFINIZIONI
Incidenza significativa: si intende la probabilità che un piano o un progetto ha di produrre effetti
sull'integrità di un sito Natura 2000; la determinazione della significatività dipende dalle
particolarità e dalle condizioni ambientali del sito.
Incidenza negativa: si intende la possibilità di un piano o progetto di incidere significativamente
su un sito Natura 2000, arrecando effetti negativi sull'integrità del sito, nel rispetto degli obiettivi
della rete Natura 2000.
Incidenza positiva: si intende la possibilità di un piano o progetto di incidere significativamente
su un sito Natura 2000, non arrecando effetti negativi sull'integrità del sito, nel rispetto degli
obiettivi della rete Natura 2000.
Valutazione d'incidenza positiva: si intende l'esito di una procedura di valutazione di un piano o
progetto che abbia accertato l'assenza di effetti negativi sull'integrità del sito (assenza di incidenza
negativa).
Valutazione d'incidenza negativa: si intende l'esito di una procedura di valutazione di un piano
o progetto che abbia accertato la presenza di effetti negativi sull'integrità del sito.
Integrità di un sito: definisce una qualità o una condizione di interezza o completezza nel senso
di "coerenza della struttura e della funzione ecologica di un sito in tutta la sua superficie o di
habitat, complessi di habitat e/o popolazioni di specie per i quali il sito è stato o sarà classificato".
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230
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
E.2 - LA VALUTAZIONE DI INCIDENZA NELLA NORMATIVA ITALIANA
[Fonte: Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare]
E.2.1 - INTRODUZIONE
In ambito nazionale, la valutazione d'incidenza viene disciplinata dall'art. 6 del DPR 12 marzo
2003, n. 120, (G.U. n. 124 del 30 maggio 2003) che ha sostituito l'art. 5 del DPR 8 settembre
1997, n. 357 che trasferiva nella normativa italiana i paragrafi 3 e 4 della direttiva "Habitat". Il
DPR 357/97 è stato, infatti, oggetto di una procedura di infrazione da parte della Commissione
Europea che ha portato alla sua modifica ed integrazione da parte del DPR 120/2003.
In base all'art. 6 del nuovo DPR 120/2003, comma 1, nella pianificazione e programmazione
territoriale si deve tenere conto della valenza naturalistico-ambientale dei proposti siti di
importanza comunitaria, dei siti di importanza comunitaria e delle zone speciali di conservazione.
Si tratta di un principio di carattere generale tendente ad evitare che vengano approvati strumenti
di gestione territoriale in conflitto con le esigenze di conservazione degli habitat e delle specie di
interesse comunitario.
Il comma 2 dello stesso art. 6 stabilisce che, vanno sottoposti a valutazione di incidenza tutti
i piani territoriali, urbanistici e di settore, ivi compresi i piani agricoli e faunistico-venatori e le
loro varianti.
Sono altresì da sottoporre a valutazione di incidenza (comma 3), tutti gli interventi non
direttamente connessi e necessari al mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente
delle specie e degli habitat presenti in un sito Natura 2000, ma che possono avere incidenze
significative sul sito stesso, singolarmente o congiuntamente ad altri interventi.
L'articolo 5 del DPR 357/97, limitava l'applicazione della procedura di valutazione di incidenza a
determinati progetti tassativamente elencati, non recependo quanto prescritto dall'art.6, paragrafo
3 della direttiva "Habitat".
Ai fini della valutazione di incidenza, i proponenti di piani e interventi non finalizzati unicamente
alla conservazione di specie e habitat di un sito Natura 2000, presentano uno "studio" (ex
relazione) volto ad individuare e valutare i principali effetti che il piano o l'intervento può avere sul
sito interessato.
Lo studio per la valutazione di incidenza deve essere redatto secondo gli indirizzi dell'allegato G al
DPR 357/97. Tale allegato, che non è stato modificato dal nuovo decreto, prevede che lo studio
per la valutazione di incidenza debba contenere:


una descrizione dettagliata del piano o del progetto che faccia riferimento, in particolare,
alla tipologia delle azioni e/o delle opere, alla dimensione, alla complementarietà con altri
piani e/o progetti, all'uso delle risorse naturali, alla produzione di rifiuti, all'inquinamento
e al disturbo ambientale, al rischio di incidenti per quanto riguarda le sostanze e le
tecnologie utilizzate;
un'analisi delle interferenze del piano o progetto col sistema ambientale di riferimento, che
tenga in considerazione le componenti biotiche, abiotiche e le connessioni ecologiche.
Nell'analisi delle interferenze, occorre prendere in considerazione la qualità, la capacità di
rigenerazione delle risorse naturali e la capacità di carico dell'ambiente. Il dettaglio minimo di
riferimento è quello del progetto CORINE Land Cover, che presenta una copertura del suolo in
scala 1:100.000, fermo restando che la scala da adottare dovrà essere connessa con la
dimensione del Sito, la tipologia di habitat e la eventuale popolazione da conservare.
Per i progetti già assoggettati alla procedura di Valutazione d'Impatto Ambientale (VIA), la
valutazione d'incidenza viene ricompresa nella procedura di VIA (DPR 120/2003, art. 6, comma
4). Di conseguenza, lo studio di impatto ambientale predisposto dal proponente dovrà contenere
anche gli elementi sulla compatibilità fra progetto e finalità conservative del sito in base agli
indirizzi dell'allegato G.
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231
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Per i piani o gli interventi che interessano siti Natura 2000 interamente o parzialmente ricadenti
all'interno di un'area protetta nazionale, la valutazione di incidenza si effettua sentito l'ente
gestore dell'area (DPR 120/2003, art. 6, comma 7).
Qualora, a seguito della valutazione di incidenza, un piano o un progetto risulti avere
conseguenze negative sull'integrità di un sito (valutazione di incidenza negativa), si deve procedere
a valutare le possibili alternative. In mancanza di soluzioni alternative, il piano o l'intervento può
essere realizzato solo per motivi di rilevante interesse pubblico e con l'adozione di
opportune misure compensative dandone comunicazione al Ministero dell'Ambiente e della Tutela
del Territorio (DPR 120/2003, art. 6, comma 9).
Se nel sito interessato ricadono habitat naturali e specie prioritari, l'intervento può essere
realizzato solo per esigenze connesse alla salute dell'uomo e alla sicurezza pubblica, o per esigenze
di primaria importanza per l'ambiente, oppure, previo parere della Commissione Europea, per altri
motivi imperativi di rilevante interesse pubblico (DPR 120/2003, art. 6, comma 10). In tutti gli
altri casi (motivi interesse privato o pubblico non rilevante), si esclude l'approvazione.
E.2.2 - AUTORITÀ COMPETENTI
Gli atti di pianificazione territoriale di rilevanza nazionale da sottoporre a valutazione di incidenza,
devono essere presentati al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio. Nel caso di piani
di rilevanza regionale, interregionale, provinciale e comunale, lo studio per la valutazione di
incidenza viene presentato alle regioni e alle province autonome competenti (DPR 120/2003, art.
6 comma 2).
Ai fini della valutazione d'incidenza di piani o progetti, le regioni e le province autonome, per
quanto di propria competenza, dovranno (DPR 120/2003 art. 6 commi 5 e 6):




definire le modalità di presentazione degli studi necessari per la valutazione di incidenza;
individuare le autorità competenti alla verifica dei suddetti studi, da effettuarsi secondo gli
indirizzi di cui all'allegato G;
definire i tempi per l'effettuazione della medesima verifica;
individuare le modalità di partecipazione alle procedure nel caso di piani interregionali.
Fino alla definizione dei tempi, le autorità competenti effettuano la verifica entro sessanta giorni
dal ricevimento dello studio e possono chiedere una sola volta integrazioni dello stesso ovvero
indicare prescrizioni alle quali il proponente deve attenersi. Nel caso in cui le predette autorità
chiedano integrazioni dello studio, il termine per la valutazione di incidenza decorre nuovamente
dalla data in cui le integrazioni pervengono alle autorità medesime.
E.2.3 - INDIRIZZI PER LA VALUTAZIONE DI INCIDENZA DEI PIANI
Gli strumenti di pianificazione, a qualsiasi livello territoriale, devono recepire gli indirizzi della
direttiva "Habitat" e garantire il coordinamento delle finalità di conservazione ai sensi della
direttiva stessa con gli obiettivi da perseguire nella pianificazione e le conseguenti azioni di
trasformazione.
Più precisamente, tali piani devono tenere conto della presenza dei siti Natura 2000 nonché delle
loro caratteristiche ed esigenze di tutela. Dunque è necessario che contengano:




il nome e la localizzazione dei siti Natura 2000,
il loro stato di conservazione,
il quadro conoscitivo degli habitat e delle specie in essi contenuti,
le opportune prescrizioni finalizzate al mantenimento in uno stato di conservazione
soddisfacente degli habitat e delle specie presenti.
Le informazioni che è necessario fornire riguardo ad habitat e specie dovranno essere sempre più
specifiche e localizzate man mano che si passa da tipologie di piani di ampio raggio (piani dei
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
parchi, piani di bacino, piani territoriali regionali, piani territoriali di coordinamento provinciale,
ecc.), a piani circoscritti e puntuali (piani di localizzazione di infrastrutture e impianti a rete, piani
attuativi).
E.3 - LA PROCEDURA DELLA VALUTAZIONE DI INCIDENZA
[Fonte: Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare]
E.3.1 - INTRODUZIONE
La procedura della valutazione di incidenza deve fornire una documentazione utile a individuare e
valutare i principali effetti che il piano/progetto (o intervento) può avere sul sito Natura 2000,
tenuto conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. Infatti, "la valutazione” è un passaggio
che precede altri passaggi, cui fornisce una base: in particolare, l'autorizzazione o il rifiuto del
piano o progetto. La valutazione va quindi considerata come un documento che comprende
soltanto quanto figura nella documentazione delle precedenti analisi.
Il percorso logico della valutazione d'incidenza è delineato nella guida metodologica "Assessment
of plans and projects significantly affecting Natura 2000 sites. Methodological guidance on the
provisions of Article 6 (3) and (4) of the Habitats Directive 92/43/EEC" redatto dalla Oxford Brookes
University per conto della Commissione Europea DG Ambiente. Il documento è disponibile in una
traduzione italiana, non ufficiale, a cura dell'Ufficio Stampa e della Direzione regionale
dell'ambiente Servizio VIA - Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, "Valutazione di piani e
progetti aventi un'incidenza significativa sui siti della rete Natura 2000. Guida metodologica alle
disposizioni dell'articolo 6, paragrafi 3 e 4 della direttiva "Habitat" 92/43/CEE".
La metodologia procedurale proposta nella guida della Commissione è un percorso di analisi e
valutazione progressiva che si compone di 4 fasi principali:

FASE 1: verifica (screening) - processo che identifica la possibile incidenza significativa su
un sito della rete Natura 2000 di un piano o un progetto, singolarmente o congiuntamente
ad altri piani o progetti, e che porta all'effettuazione di una valutazione d'incidenza
completa qualora l'incidenza risulti significativa;

FASE 2: valutazione "appropriata" - analisi dell'incidenza del piano o del progetto
sull'integrità del sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, nel rispetto
della struttura e della funzionalità del sito e dei suoi obiettivi di conservazione, e
individuazione delle misure di mitigazione eventualmente necessarie;

FASE 3: analisi di soluzioni alternative - individuazione e analisi di eventuali soluzioni
alternative per raggiungere gli obiettivi del progetto o del piano, evitando incidenze negative
sull'integrità del sito;

FASE 4: definizione di misure di compensazione - individuazione di azioni, anche
preventive, in grado di bilanciare le incidenze previste, nei casi in cui non esistano
soluzioni alternative o le ipotesi proponibili presentino comunque aspetti con incidenza
negativa, ma per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico sia necessario che il
progetto o il piano venga comunque realizzato.
L'iter delineato nella guida non corrisponde necessariamente a un protocollo procedurale, molti
passaggi possono essere infatti seguiti "implicitamente" ed esso deve, comunque, essere calato
nelle varie procedure già previste, o che potranno essere previste, dalle Regioni e Province
Autonome. Occorre inoltre sottolineare che i passaggi successivi fra le varie fasi non sono
obbligatori, sono invece consequenziali alle informazioni e ai risultati ottenuti; ad esempio, se le
conclusioni alla fine della fase di verifica indicano chiaramente che non ci potranno essere effetti
con incidenza significativa sul sito, non occorre procedere alla fase successiva.
Nello svolgere il procedimento della valutazione d'incidenza è consigliabile l'adozione di matrici
descrittive che rappresentino, per ciascuna fase, una griglia utile all'organizzazione standardizzata
________________________________________________________________________________________________
233
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
di dati e informazioni, oltre che alla motivazione delle decisioni prese nel corso della procedura di
valutazione. Le informazioni che è necessario fornire riguardo ad habitat e specie dovranno essere
sempre più specifiche e localizzate man mano che si passa da tipologie di piani di ampio raggio
(piani dei parchi, piani di bacino, piani territoriali regionali, piani territoriali di coordinamento
provinciale, ecc.), a piani circoscritti e puntuali (piani di localizzazione di infrastrutture e impianti
a rete, piani attuativi).
E.3.2 - FASE 1: VERIFICA (SCREENING)
Obiettivo della fase di screening è quello di verificare la possibilità che dalla realizzazione di un
piano/progetto, non direttamente connesso o necessario alla gestione di un sito Natura 2000,
derivino effetti significativi sugli obiettivi di conservazione del sito stesso.
a) Gestione del sito - In primo luogo si verifica se il piano/progetto è direttamente connesso o
necessario alla gestione del sito, ovvero, se riguarda misure che sono state concepite unicamente
per la gestione ai fini della conservazione. Nel caso in cui il piano/progetto abbia tale unica
finalità la valutazione d'incidenza non è necessaria.
Nel caso in cui invece si tratti di piani o progetti di gestione del sito integrati ad altri piani di
sviluppo, la componente non direttamente legata alla gestione deve comunque essere oggetto di
una valutazione. Può infine verificarsi il caso in cui un piano/progetto direttamente connesso o
necessario per la gestione di un sito possa avere effetti su un altro sito: in tal caso si deve
comunque procedere ad una valutazione d'incidenza relativamente al sito interessato da tali
effetti.
b) Descrizione del piano/progetto - la procedura prevede l'identificazione di tutti gli elementi del
piano/progetto suscettibili di avere un'incidenza significativa sugli obiettivi di conservazione del
sito Natura 2000 oltre all'individuazione degli eventuali effetti congiunti di altri piani/progetti.
La guida metodologica della DG Ambiente contiene una checklist esemplificativa degli elementi da
considerare (si veda inoltre l'allegato G al DPR 357/97):
 dimensioni, entità, superficie occupata
 settore del piano
 cambiamenti fisici che deriveranno dal progetto/piano (da scavi, fondamenta, ecc.)
 fabbisogno in termini di risorse (estrazione di acqua, ecc.)
 emissioni e rifiuti (smaltimento in terra, acqua aria)
 esigenze di trasporto
 durata della fasi di edificazione, operatività e smantellamento, ecc.
 periodo di attuazione del piano
 distanza dal sito Natura 2000 o caratteristiche salienti del sito
 impatti cumulativi con altri piani/progetti
 altro
Se disponibile, è molto utile l'uso di un sistema informativo geografico per la migliore
comprensione delle possibili interazioni spaziali tra gli elementi del piano/progetto e le
caratteristiche del sito.
La previsione e valutazione degli impatti cumulativi (valutazione cumulativa) è piuttosto
complessa in quanto richiede:
 la difficile valutazione dei confini a fronte di fonti di impatto ubicate in aree distanti o
laddove le specie o altri fattori naturali sono disperse nello spazio;
 la definizione delle competenze per la valutazione di piani/progetti proposti da organismi
diversi;
 la determinazione degli impatti potenziali in termini di cause, modalità ed effetti; - la
valutazione attenta delle possibilità di mitigazione nel caso in cui due o più fonti agiscono
in maniera combinata;
________________________________________________________________________________________________
234
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni

2013
l'attribuzione delle competenze per la realizzazione delle soluzioni di mitigazione più
opportune.
c) Caratteristiche del sito - L'identificazione della possibile incidenza sul sito Natura 2000
richiede la descrizione dell'intero sito, con particolare dettaglio per le zone in cui gli effetti hanno
piú probabilità di manifestarsi. L'adeguata conoscenza del sito evidenzia le caratteristiche che
svolgono un ruolo chiave per la sua conservazione. Per la descrizione del sito possono essere prese
in considerazione diverse fonti (ad esempio, il modulo standard di dati di Natura 2000 relativo al
sito, le mappe o gli archivi storici del sito, ecc.).
d) Valutazione della significatività dei possibili effetti: per valutare la significatività
dell'incidenza, dovuta all'interazione fra i parametri del piano/progetto e le caratteristiche del sito,
possono essere usati alcuni indicatori chiave quali, ad esempio:
 perdita di aree di habitat (%)
 frammentazione (a termine o permanente, livello in relazione all'entità originale)
 perturbazione (a termine o permanente, distanza dal sito)
 cambiamenti negli elementi principali del sito (ad es. qualità dell'acqua)
Nel caso in cui si possa affermare con ragionevole certezza che il piano/progetto non avrà
incidenza significativa sul sito Natura 2000, non è necessario passare alla fase successiva della
valutazione appropriata.
Se permane incertezza sulla possibilità che si producano effetti significativi si procede alla fase di
verifica successiva. Qualsiasi decisione deve essere documentata in una relazione che illustri i
motivi che hanno condotto a tale conclusione.
Il documento di indirizzo della Commissione Europea suggerisce l'utilizzo di una "matrice dello
screening" e di una "matrice in assenza di effetti significativi".
E.3.3 - FASE 2: VALUTAZIONE 'APPROPRIATA'
In questa fase si valuta se il piano o progetto possa avere un'incidenza negativa sull'integrità del
sito Natura 2000, singolarmente e congiuntamente ad altri progetti o piani. La valutazione
dell'impatto sull'integrità del sito viene effettuata in riferimento agli obiettivi di conservazione, alla
struttura e alla funzionalità del sito all'interno della rete Natura 2000, limitando il campo di
analisi e valutazione a tali aspetti.
a) Informazioni necessarie: si procede verificando la completezza dei dati raccolti nella prima fase
(elementi descrittivi del piano/progetto, i possibili effetti cumulativi, gli elementi utili per
l'individuazione degli obiettivi di conservazione del sito) ed eventualmente integrare le informazioni
mancanti. La guida metodologica riporta una checklist esemplificativa sulle informazioni
necessarie per la valutazione "appropriata" e sulle relative fonti principali.
b) Previsione degli impatti: la determinazione del tipo di incidenza derivante dal realizzarsi del
piano/progetto è un'operazione complessa. Gli elementi che compongono la struttura e le funzioni
ecologiche di un sito, e che ne definiscono gli obiettivi di conservazione sono, per loro natura,
dinamici, e quindi difficilmente quantificabili, inoltre le interrelazioni tra di essi sono raramente
conosciute in modo soddisfacente.
Al fine di definire l'incidenza dei diversi effetti ambientali è utile la compilazione di una scheda
analitica in cui organizzare i possibili impatti negativi sul sito in categorie, permettendo di
percorrere il processo di previsione dell'incidenza con ordine e sistematicità.
Gli effetti possono essere elencati secondo le seguenti tipologie:
 diretti o indiretti;
 a breve o a lungo termine;
 effetti dovuti alla fase di realizzazione del progetto, alla fase di operatività, alla fase di
smantellamento;
________________________________________________________________________________________________
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
 effetti isolati, interattivi e cumulativi.
Gli effetti possono essere previsti tramite diversi metodi: metodi di calcolo diretto dell'area di
habitat perduta o danneggiata o metodi indiretti, che impiegano modelli di previsione matematici
relativi, ad esempio, alla modalità di dispersione degli inquinanti e che, in genere, si basano
sull'uso di appositi GIS, di diagrammi di flusso e di sistemi logici.
c) Obiettivi di conservazione: individuati i possibili impatti, è necessario stabilire se essi possano
avere un'incidenza negativa sull'integrità del sito, ovvero, sui fattori ecologici chiave che
determinano gli obiettivi di conservazione di un sito. Per arrivare a conclusioni ragionevolmente
certe, è preferibile procedere restringendo progressivamente il campo di indagine. Prima si
considera se il piano o il progetto possa avere effetti sui fattori ecologici complessivi,
danneggiando la struttura e la funzionalità degli habitat compresi nel sito. Poi si analizzano le
possibilità che si verifichino occasioni di disturbo alle popolazioni, con particolare attenzione alle
influenze sulla distribuzione e sulla densità delle specie chiave, che sono anche indicatrici dello
stato di equilibrio del sito. Attraverso quest'analisi, sempre piú mirata, degli effetti ambientali, si
arriva a definire la sussistenza e la maggiore o minore significatività dell'incidenza sull'integrità
del sito. Per effettuare tale operazione la guida suggerisce l'utilizzo di una checklist. La
valutazione viene svolta in base al principio di precauzione per cui se non si puó escludere che vi
siano effetti negativi si procede presumendo che vi saranno.
d) Misure di mitigazione: una volta individuati gli effetti negativi del piano o progetto e chiarito
quale sia l'incidenza sugli obiettivi di conservazione del sito, è possibile individuare in modo
mirato le necessarie misure di mitigazione/attenuazione. E' opportuno sottolineare che le misure
di mitigazione sono concettualmente diverse dalle misure di compensazione che intervengono
nella IV fase anche se, misure di mitigazione ben realizzate limitano la portata delle misure
compensative necessarie, in quanto riducono gli effetti negativi che necessitano di compensazione.
In effetti, le misure di mitigazione hanno lo scopo di ridurre al minimo o addirittura eliminare gli
effetti negativi di un piano/progetto durante o dopo la sua realizzazione; esse possono essere
imposte dalle autorità competenti, ma i proponenti sono spesso incoraggiati ad includerle fin
dall'inizio nella documentazione da presentare. Le misure di compensazione, invece, sono volte a
garantire la continuità del contributo funzionale di un sito alla conservazione in uno stato
soddisfacente di uno o piú habitat o specie nella regione biogeografica interessata.
Le misure di mitigazione possono riguardare, ad esempio:




tempi di realizzazione (ad es. divieto di interventi durante il periodo di evoluzione di un
habitat o di riproduzione di una specie);
tipologia degli strumenti e degli interventi da realizzare (ad es. l'uso di una draga speciale
ad una distanza stabilita dalla riva per non incidere su un habitat fragile);
individuazione di zone rigorosamente non accessibili all'interno di un sito (ad es. tane di
ibernazione di una specie animale);
uso di specie vegetali autoctone o di comunità vegetali pioniere successionali correlate
dinamicamente con la vegetazione naturale potenziale.
Ogni misura di mitigazione deve essere accuratamente descritta, illustrando come essa possa
ridurre o eliminare gli effetti negativi, quali siano le modalità di realizzazione, quale sia la
tempistica in relazione alle fasi del piano o del progetto, quali siano i soggetti preposti al controllo
e quali siano le probabilità di un loro successo.
Se permangono alcuni effetti negativi, nonostante le misure di mitigazione, si procede alla terza
fase della valutazione.
Si rammenta che ogni conclusione va documentata in una relazione che puó assumere la forma
suggerita dalla guida metodologica.
________________________________________________________________________________________________
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
E.3.4 - FASE 3: ANALISI DI SOLUZIONI ALTERNATIVE
Qualora permangano gli effetti negativi sull'integrità del sito, nonostante le misure di mitigazione,
occorre stabilire se vi siano soluzioni alternative attuabili. Per fare ció è fondamentale partire dalla
considerazione degli obiettivi che s'intendono raggiungere con la realizzazione del piano/progetto.
a) Identificazione delle alternative: è compito dell'autorità competente esaminare la possibilità che
vi siano soluzioni alternative (compresa l'opzione 'zero'), basandosi non solo sulle informazioni
fornite dal proponente del piano/progetto, ma anche su altre fonti.
Le soluzioni alternative possono tradursi, ad esempio, nelle seguenti forme:
ubicazione/percorsi alternativi (tracciati diversi, nel caso di interventi a sviluppo lineare);






dimensioni o impostazioni di sviluppo alternative;
metodi di costruzione alternativi;
mezzi diversi per il raggiungimento degli obiettivi;
modalità operative diverse;
modalità di dismissione diverse;
diversa programmazione delle scadenze temporali.
b) Valutazione delle soluzioni alternative: ciascuna delle possibili soluzioni alternative individuate
viene sottoposta alla procedura di valutazione dell'incidenza sull'integrità del sito. Completata
questa analisi è possibile stabilire con ragionevole certezza se tali soluzioni riescono ad annullare
tutti gli effetti con incidenza negativa sugli obiettivi di conservazione del sito. Nel caso in cui non
esistano soluzioni che ottengano i risultati desiderati, si procede all'individuazione di misure
compensative (quarta fase della "procedura").
E.3.5 - FASE 4: DEFINIZIONE DI MISURE DI COMPENSAZIONE
Nel caso non vi siano adeguate soluzioni alternative ovvero permangano effetti con incidenza
negativa sul sito e contemporaneamente siano presenti motivi imperativi di rilevante interesse
pubblico, inclusi motivi di natura sociale ed economica, è possibile autorizzare la realizzazione del
piano o progetto, solo se sono adottate adeguate misure di compensazione che garantiscano la
coerenza globale della rete Natura 2000 (art. 6, comma 9, DPR 120/2003). L'espressione motivi
imperativi di rilevante interesse pubblico si riferisce a situazioni dove i piani o i progetti previsti
risultano essere indispensabili nel quadro di azioni o politiche volte a tutelare i valori
fondamentali della vita umana (salute, sicurezza, ambiente), o fondamentali per lo Stato e la
società, o rispondenti ad obblighi specifici di servizio pubblico, nel quadro della realizzazione di
attività di natura economica e sociale.
Inoltre, l'interesse pubblico è rilevante se, paragonato alla fondamentale valenza degli obiettivi
perseguiti dalla direttiva, esso risulti prevalente e rispondente ad un interesse a lungo termine.
Individuazione di misure di compensazione: le misure di compensazione rappresentano l'ultima
risorsa per limitare al massimo l'incidenza negativa sull'integrità del sito derivante dal progetto o
piano, 'giustificato da motivi rilevanti di interesse pubblico'. L'art. 6 della direttiva (recepito
dall'art. 6, comma 9 del DPR 120/2003) prevede che 'lo Stato membro' ovvero l'amministrazione
competente 'adotta ogni misura compensativa necessaria per garantire che la coerenza globale
della rete Natura 2000 sia tutelata.'
Tali misure sono finalizzate a garantire la continuità del contributo funzionale di un sito alla
conservazione di uno o piú habitat o specie nella regione biogeografica interessata, è dunque
fondamentale che il loro effetto si manifesti prima che la realizzazione del piano o del progetto
abbia influenzato in modo irreversibile la coerenza della rete ecologica.
Le misure di compensazione possono, ad esempio, connotarsi nel modo seguente:

ripristino dell'habitat nel rispetto degli obiettivi di conservazione del sito;
________________________________________________________________________________________________
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni



2013
creazione di un nuovo habitat, in proporzione a quello che sarà perso, su un sito nuovo o
ampliando quello esistente;
miglioramento dell'habitat rimanente in misura proporzionale alla perdita dovuta al
piano/progetto;
individuazione e proposta di un nuovo sito (caso limite).
Le misure di compensazione devono essere considerate efficaci quando bilanciano gli effetti con
incidenza negativa indotti dalla realizzazione del progetto o del piano e devono essere attuate il più
vicino possibile alla zona da interessata dal piano o progetto che produrrà gli effetti negativi.
Inoltre, le misure di compensazione devono essere monitorate con continuità per verificare la loro
efficacia a lungo termine per il raggiungimento degli obiettivi di conservazione previsti e per
provvedere all'eventuale loro adeguamento.
E.3.6 - SCHEMA RIASSUNTIVO
Fonte: “La gestione dei siti Natura 2000. Guida all'interpretazione dell'art.6 della dir. Habitat
92/43/CEE'; 'Assessment of plans and projects significantly affecting Natura 2000 sites.
Methodological guidance on the provisions of Article 6 (3) and (4) of the Habitats Directive
92/43/EEC', EC, 11/2001”.
E.3.7 - IMPATTO AMBIENTALE
A parità di energia prodotta, una centrale idroelettrica che genera 6 GWh permette di ridurre
l'emissione di anidride carbonica di 4.000 t/anno rispetto ad una centrale a carbone.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Per una generazione di 1.900 GWh/anno, quale quella che si realizzerebbe sviluppando il
potenziale prima detto, si avrebbe una riduzione di 1,27 Mt/anno di diossido di carbonio e 3.800 t
di ossidi di azoto oltre a 535 t di particolati vari.
L'impatto ambientale degli impianti è comunque legato alla trasformazione del territorio e alla
derivazione o captazione di risorse idriche da corpi idrici superficiali.
Il deflusso minimo vitale costituisce come anticipato un elemento di valutazione notevole per la
stima della effettiva incidenza che hanno le derivazione sui corpi idrici assoggettati.
L'impatto ambientale degli impianti idraulici è ben diverso e varia in misura notevole a seconda
che si tratti di impianti a bacino o meno.
Fermo restando la presenza di notevoli opere di captazione e contenimento, e la stessa esistenza
del bacino, che mutano il paesaggio e la fruibilità del territorio, esistono due aspetti che sono
strettamente collegati con il prelievo di acque superficiali e che possono generare impatti notevoli
di due diversi ordini:


I. impatto relativo alla variazione (diminuzione) della quantità dell'acqua, con possibili
conseguenze conflittuali per gli utilizzatori;
II. Impatto relativo alla variazione di qualità dell'acqua in conseguenza di variazioni di
quantità ed anche in conseguenza di modificazioni della vegetazione riparia.
La limitazione dell'entità e della rilevanza di queste due voci può esser conseguita sfruttando il
concetto di deflusso minimo vitale (DMV) negli alvei sottesi. L'impiego tecnico di un criterio di
progetto basato su tale parametro non è facile, in quanto lo stesso può essere valutato sulla base
di due diversi punti di vista: quello idrologico e quello basato sugli equilibri biologici
(microhabitat) del corpo idrico in esame. Fra i due esiste una notevole diversità. In ogni caso la
stima del DMV è assai delicata ed il parametro va impiegato con notevole cautela.
In genere, gli impianti mini-hydro presentano un impatto più contenuto di quelli di dimensioni
maggiori, specie nella versione a recupero, in quanto si inseriscono entro schemi idrici già
esistenti e quindi, eventualmente, già caratterizzati da un impatto mitigato in altre maniere.
La loro presenza sul territorio può contribuire alla regolazione e regimazione delle piene sui corpi
idrici a regime torrentizio, specie in aree montano ove esista degrado e dissesto del suolo e,
quindi, possono contribuire efficacemente alla difesa e salvaguardia del territorio.
E.3.8 - COSTI E VANTAGGI AMBIENTALI
COSTI
Si è detto che per razionalizzazione energetica s'intende quella operazione tecnologica che si
ripromette l'obiettivo di ottenere la stessa produzione di beni e servizi con il minor consumo di
energia, eventualmente a fronte di maggiori oneri d'altra natura.
In generale, infatti, il risparmio energetico non è un'operazione gratuita, ma può comportare:




una maggiore attenzione di esercizio;
un maggior onere d'investimento;
una minore flessibilità d'impianto;
una maggiore contaminazione ambientale.
Un razionale atteggiamento in proposito sarà quello di ricercare, per ciascun caso, il miglior
compromesso fra il vantaggio energetico e le suddette controindicazioni. La tematica in esame è
sostanzialmente diversa a seconda che sia volta all'ottimizzazione del consumo di energia elettrica
oppure termica: in generale può dirsi che è più difficile ottenere un risparmio nel primo caso,
rispetto al secondo. Molti provvedimenti, vantaggiosi dal punto di vista energetico complessivo,
comportano un relativo maggiore dispendio di energia elettrica: basti pensare alle pompe di calore
e al teleriscaldamento, che sono tecniche nelle quali, a fronte di un'economia di calore, insorge un
nuovo consumo di energia elettrica (o termica).
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
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Il punto di partenza di ogni seria operazione di razionalizzazione energetico è una rigorosa
contabilità energetica, in sede sia di progettazione degli interventi, che di verifica ad impianti
realizzati o modificati. Per dichiarare conveniente un intervento è necessario indicare su quale
specifico consumo agisca e verificare, a livello di sistema, tutte le sue conseguenze, calcolandone
attentamente l'importanza.
Il puro e semplice confronto fra i livelli di consumo riscontrati prima e dopo l'intervento non è
sufficiente a permettere la formulazione di giudizi definitivi: infatti i consumi energetici
complessivi dipendono da molti fattori (come il carico di lavoro degli impianti, la distribuzione
temporale del fabbisogno energetico, le condizioni ambientali), la cui accidentale variazione può,
in alcuni, casi dare effetti più rilevanti di quelli ascrivibili al provvedimento adottato.
Esistono molte possibilità di utilizzazione razionale dell'energia già a partire dalla scelta della
fonte cui attingere e dall'impianto di captazione e conversione ritenuto più idoneo al caso
specifico, senza prescindere ovviamente dagli oneri economici relativi alle successive politiche di
intervento sugli impianti in attività, ad esempio di tipo manutentivo.
Nella pratica, non è scontata la corrispondenza tra beneficio energetico e beneficio economico ed
allora è da considerare che non si ritiene di interesse un intervento che, pur realizzando un
vantaggio energetico, non comporti anche un ritorno economico. è proprio l'aspetto economico a
costituire il più delle volte un freno alla libera espansione sul mercato di sistemi energetici ad alto
rendimento e del tutto innovativi rispetto a quelli convenzionali.
La realizzazione di un intervento di uso razionale dell'energia comporta quasi sempre un
investimento economico, la cui convenienza deve essere preventivamente valutata a fronte del
"valore" del risparmio energetico ottenibile; si tratta in sostanza di determinare quanto "costa"
risparmiare energia. Diverse tecniche di analisi permettono di ricavare indici di efficienza
economica legati alle diverse strategie di razionalizzazione energetica, tra le quali il calcolo del
costo dell'unità di combustibile risparmiata, il calcolo del risparmio netto attualizzato e del tempo
di pay-back di un dato investimento. Nei vari settori degli usi finali energetici, soprattutto in quelli
civili, purtroppo, manca ancora un cultura diffusa del risparmio energetico. Ciò implica costi
energetici superiori a quelli altrimenti ottenibili con un migliore utilizzo delle risorse. Ad esempio,
l'adozione delle tecnologie di misurazione dei consumi e della qualità della fornitura elettrica può
fruttare risparmi del 20%-30%, cui vanno aggiunti i risparmi ulteriori generati dalla riduzione dei
guasti.
VANTAGGI AMBIENTALI
I principi guida su cui si fondano le moderne tecniche di uso razionale dell'energia, senza dubbio
si possono collocare storicamente come reazione dei mercati energetici alla crisi economica che si
trovarono ad affrontare all'indomani della crisi energetica che all'inizio degli anni '70 segnò
profondamente il mondo industrializzato occidentale.
Oggi quelle necessità economiche sembrano tramontate, ma si sono aggiunte nuove e più
pressanti esigenze di razionalizzazione dei consumi e di sfruttamento delle risorse energetiche,
dettate dalla sempre più delicata situazione ambientale che sta ormai assumendo proporzioni
globali.
Senza soffermarsi sulle ovvie ripercussioni positive che l'uso razionale dell'energia permette di
conseguire sull'ambiente, occorre considerare che esso rappresenta uno dei pochi strumenti per
evitare le disastrose conseguenze prospettate dal vertiginoso aumento dei consumi energetici
mondiali, determinati soprattutto dagli elevati tassi di sviluppo industriale che negli ultimi anni
hanno interessato alcuni paesi terzi.
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Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
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E.4 – ZPS: SITO IT9210275 - MASSICCIO DEL MONTE POLLINO E MONTE ALPI
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E.5 - COMPONENTE FLORA E FAUNA
NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Direttiva Europea 79/409/CEE del 02-04-1979 - Relativa alla conservazione degli uccelli
Selvatici.
Direttiva Europea 92/43/CEE del 21-05-1992 - Relativa alla conservazione degli habitat
naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche.
D.P.R. n. 357 del 08-09-1997 - Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE
relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna
selvatiche
D.P.R. n. 120 del 12-03-2003 - Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del
Presidente della Repubblica 8-Settembre 1997, n. 357, concernente l’attuazione della direttiva
92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e
della fauna selvatiche.
D.G.R. n. 2454 del 22 Dicembre 2003 - d.p.r. 8 Settembre 1997, n. 357 – Regolamento recante
attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e
seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche. (Indirizzi applicativi in materia di
Valutazione d’Incidenza).
D.G.R. n. 590 del 14 Marzo 2005 - Individuazione e richiesta di individuazione di nuove
zone a
protezione speciale ZPS ai sensi ed in applicazione della Direttiva “Habitat” 92/43/CEE e
della Direttiva “Uccelli” 79/409/CEE quali: IT9210275 - MASSICCIO DEL MONTE POLLINO
E DEL MONTE ALPI corrispondente all’IBA coerentemente con le richieste manifestate dalla
commissione Europea nel parere motivato ed allegati IV.
E.5.1 - LOCALIZZAZIONE
L’area interessata dalle opere di progetto ricade all’interno dell’area naturale protetta EUAP 0008 PARCO NAZIONALE DEL POLLINO - Zona 2 - (D.P.R. 15 nov. 1993) ed è classificata, ai sensi
del P.T.C. L.R. n.24 del 05.07.2002, come zona C3 (PI) e Zona B (BC) (Paesaggi di Rilevante
Interesse - Zona Boschi di Casa) nella tavola del P.T.C. del Pollino (L.R. n. 3/90).
AREA ZPS Codice sito IT9210275, Tipo: F, nome del sito: MASSICCIO DEL MONTE
POLLINO E MONTE ALPI - Long. 16 11’ 40’’- Lat. 40 03’ 46’’.
E.5.2 - SITO NATURA 2000
Area ZPS IT9210275 MASSICCIO DEL MONTE POLLINO E MONTE ALPI.
Caratteristiche generali del sito:
Territorio prevalentemente montuoso, caratterizzato da emergenze naturalistiche peculiari
dell’appennino
meridionale
sia
geomorologicamente (glacialismo, carsismo, fenomeni
tettonici) sia nel popolamento floro - faunistico (specie endemiche, cenosi relittuali).
L’habitat 6210 è prioritario.
Qualità e Importanza: Territorio generalmente con elevato stato di conservazione, molto
importante per la notevole diversità ambientale e le numerose specie animali e vegetali
endemiche.
Vulnerabilità:
 Attività antropiche ad elevato impatto ambientale (infrastrutture, urbanizzazione di
aree montane, centrali per la produzione di energia elettrica);
 Scarso controllo e regolamentazione delle attività turistiche;
 Abbandono delle pratiche agricole e selvicolturali tradizionali;
 Perdita di valore paesaggistico per la possibile costruzione di elettrodotti e parchi eolici.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
E.5.3 - TIPI DI HABITAT PRESENTI NEL SITO
Si riportano i tipi di habitat riportati del formulario standard Natura 2000.
Codice
Habitat
Nome Habitat
Superficie
%
5130
Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli
2
5210
Matorral arborescenti di Juniperus spp.
5
6210
Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su
substrato calcareo (Festuco-Brometalia)
2
6310
Dehesas con Quercus spp sempreverde
2
8130
Ghiaioni del Mediterraneo occidentale e termofili
2
8210
Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica
91AA
Boschi orientali di quercia bianca
-
9180
Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Aceron
2
9210
Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex
20
9220
Faggeti degli Appennini con Albies alba e faggete con Abies nebrodensis
10
9380
Foreste di Ilex Aquifolium
9540
Pinete mediterranee di pini mesogeni endemisi
10
2
10
A seguire, i vari tipi di habitat con le caratteristiche principali e le combinazioni fisionomiche di
riferimento.
5130: FORMAZIONI A JUNIPERUS COMMUNIS SU LANDE O PRATI CALCICOLI
Frase diagnostica dell’habitat in Italia
Arbusteti più o meno radi dominati da Juniperus communis. Sono generalmente cenosi arbustive
aperte, che includono sia gli ambiti di prateria in cui il ginepro comune forma piccoli nuclei che gli
ambiti in cui il ginepro, spesso accompagnato da altre specie arbustive (fra cui Rosa sp. pl.,
Crataegus monogyna, Prunus spinosa), forma nuclei più ampi. Si tratta di cenosi secondarie che
colonizzano praterie pascolate e prato-pascoli ora in abbandono.
Sono diffusi nella fascia collinare e montana, prevalentemente su substrati carbonatici, ma anche
di natura diversa, in condizioni da xerofile a mesoxerofile. L’habitat è presente in tutta l’Italia
settentrionale e centrale; nella regione alpina è poco comune mentre è frequente nell’area
appenninica.
Sottotipi e varianti
Sono distinguibili due sottotipi:
31.881. Formazioni a Juniperus communis che si sviluppano su substrati calcarei in praterie
xerofile o mesofile essenzialmente riconducibili alla Festuco-Brometea Br.-Bl. et Tx. ex Br.-Bl.
1949.
31.882. Formazioni a Juniperus communis che si sviluppano in ambiti di brughiera riferibili alle
classi Calluno-Ulicetea Br.-Bl. & Tx. ex Klika & Hadac 1944 o Nardo-Callunetea Oberdorfer 1979
Combinazione fisionomica di riferimento
Nel sottotipo 31.881, sono frequenti le specie riconducibili alla classe Festuco-Brometea come,
ad esempio, Artemisia alba, Bromus erectus, Brachypodium rupestre, Dianthus carthusianorum,
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
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Galium lucidum, Stachys recta, Teucrium chamaedrys.
Nel sottotipo 31.882 Calluna vulgaris, Danthonia decumbens, Deschampsia flexuosa, Genista
germanica, G. tinctoria, Nardus stricta, Vaccinum myrtillus.
Combinazione fisionomica di riferimento
Juniperus communis, Crataegus monogyna, Prunus spinosa, Berberis vulgaris e diverse specie
del genere Rosa (fra cui Rosa pouzinii, Rosa corymbifera,Rosa spinosissima, Rosa canina s.s.,
Rosa squarrosa) e del genere Rubus.
Inoltre, per la Sardegna sono da aggiungere Cornus sanguinea, Pyracantha coccinea, Borago
morisiana, Thymelaea tartonraira.
Nel sottotipo 31.881, sono frequenti le specie riconducibili alla classe Festuco-Brometea come,
ad esempio, Artemisia alba, Bromus erectus, Brachypodium rupestre, Dianthus carthusianorum,
Galium lucidum, Stachys recta, Teucrium chamaedrys.
Nel sottotipo 31.882 Calluna vulgaris, Danthonia decumbens, Deschampsia flexuosa, Genista
germanica, G. tinctoria, Nardus stricta, Vaccinum myrtillus.
Fra le specie di interesse conservazionistico rilevabili in questo habitat sono da segnalare le
numerose specie di Orchidaceae, soprattutto legate ai lembi di prateria. Per la Toscana e le
Marche è di particolare rilevanza la presenza nell’habitat di Arceuthobium oxycedri.
5210: MATORRAL ARBORESCENTI DI JUNIPERUS SPP.
Frase diagnostica dell’habitat in Italia
Macchie di sclerofille sempreverdi mediterranee e submediterranee organizzate attorno a ginepri
arborescenti. Sono costituite da specie arbustive che danno luogo a formazioni per lo più
impenetrabili.
Tali formazioni possono essere interpretate sia come stadi dinamici delle formazioni forestali
(matorral secondario), sia come tappe mature in equilibrio con le condizioni edafiche
particolarmente limitanti che non consentono l’evoluzione verso le formazioni forestali (matorral
primario). L’habitat è tipico dei substrati calcarei e si ritrova prevalentemente in aree ripide e
rocciose del piano termomediterraneo.
Sottotipi e varianti
32.131 a Juniperus oxycedrus s.l., scarsamente diffuso in quanto, come specifica il nome
dell’habitat, J. oxycedrus deve assumere portamento arboreo.
32.132 a J. phoenicea s.l. Di questa specie sono note due sottospecie: J. phoenicea ssp.
phoenicea, dei settori occidentali dell’areale della specie, generalmente situata sulle parti più
elevate delle montagne mediterranee e maccaronesiche, e J. phoenicea ssp. turbinata delle aree
costiere del Mediterraneo occidentale e centrale. La diversa distribuzione ecologica e corologica dei
due ginepri, determina differenze sostanziali nella composizione floristica delle comunità a cui
partecipano, nonostante corrispondano entrambe allo stesso sottotipo di habitat.
Combinazione fisionomica di riferimento
Juniperus oxycedrus, J. phoenicea, Pistacia lentiscus, Rhamnus alaternus, Phillyrea latifolia,
Myrtus communis, Lonicera implexa, Prasium majus, Smilax aspera, Rubia peregrina, Olea
europaea var. sylvestris, Clematis flammula, C. cirrhosa, Euphorbia dendroides, Daphne gnidium,
Chamaerops humilis, Helichrysum stoechas, Arisarum vulgare, Vincetoxicum hirundinaria,
Brachypodium ramosum.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
6210: FORMAZIONI ERBOSE SECCHE SEMINATURALI E FACIES COPERTE DA CESPUGLI
SU SUBSTRATO CALCAREO (FESTUCO-BROMETALIA)
Frase diagnostica dell’habitat in Italia
Praterie polispecifiche perenni a dominanza di graminacee emicriptofitiche, generalmente
secondarie, da aride a semimesofile, diffuse prevalentemente nel Settore Appenninico ma presenti
anche nella Provincia Alpina, dei Piani bioclimatici Submeso-, Meso-, Supra-Temperato, riferibili
alla classe Festuco-Brometea, talora interessate da una ricca presenza di specie di Orchideaceae
ed in tal caso considerate prioritarie (*). Per quanto riguarda l’Italia appenninica, si tratta di
comunità endemiche, da xerofile a semimesofile, prevalentemente emicriptofitiche ma con una
possibile componente camefitica, sviluppate su substrati di varia natura.
Per individuare il carattere prioritario deve essere soddisfatto almeno uno dei seguenti criteri:
(a) il sito ospita un ricco contingente di specie di orchidee;
(b) il sito ospita un’importante popolazione di almeno una specie di orchidee ritenuta non molto
comune a livello nazionale;
(c) ) il sito ospita una o più specie di orchidee ritenute rare, molto rare o di eccezionale rarità a
livello nazionale.
Combinazione fisionomica di riferimento
La specie fisionomizzante è quasi sempre Bromus erectus, ma talora il ruolo è condiviso da altre
entità come Brachypodium rupestre. Tra le specie frequenti, già citate nel Manuale EUR/27,
possono essere ricordate per l’Italia: Anthyllis vulneraria, Arabis hirsuta, Campanula
glomerata, Carex caryophyllea, Carlina vulgaris, Centaurea scabiosa, Dianthus
carthusianorum, Eryngium campestre, Koeleria pyramidata, Leontodon hispidus,
Medicago sativa subsp. falcata, Polygala comosa, Primula veris, Sanguisorba minor,
Scabiosa columbaria, Veronica prostrata, V. teucrium, Fumana procumbens, Globularia
elongata, Hippocrepis comosa. Tra le orchidee, le più frequenti sono Anacamptis pyramidalis,
Dactylorhiza sambucina, #Himantoglossum adriaticum, Ophrys apifera , O. bertolonii, O. fuciflora,
O. fusca, O. insectifera, O. sphegodes, Orchis mascula, O. militaris, O. morio, O. pauciflora, O.
provincialis, O. purpurea, O. simia, O. tridentata, O. ustulata.
6310: DEHESAS CON QUERCUS SPP SEMPREVERDE
Frase diagnostica dell’habitat in Italia
Pascoli alberati a dominanza di querce sempreverdi (Quercus suber, Q.ilex, Q.coccifera),
indifferenti al substrato, da termomediterraneo inferiore secco inferiore a supramediterraneo
inferiore umido superiore. Sono presenti maggiormente nella subregione biogeografica
Mediterranea occidentale, quindi in Italia maggiormente, ma non esclusivamente, nel versante
tirrenico, isole incluse. Si tratta comunque di un habitat seminaturale, mantenuto dalle attività
agro-zootecniche, in particolare l’allevamento brado ovi-caprino, bovino e suino.
Combinazione fisionomica di riferimento
Quercus suber, Q. ilex ssp. ilex, Q. coccifera e specie della classe Poetea bulbosae: Trifolium
subterraneum, T. nigrescens, T, micranthum, T. tormentosum, T. bocconei, Ranunculus paludosus,
R. bullatum, Parentucellia latifolia , Ornithopus compressus, Moenchia erecta, Morisia monanthos
(endemica sarda), Poa bulbosa.
8130: GHIAIONI DEL MEDITERRANEO OCCIDENTALE E TERMOFILI
Frase diagnostica dell’habitat in Italia
Ghiaioni, pietraie e suoli detritici ad esposizione calda delle Alpi e degli Appennini con vegetazione
termofila degli ordini Androsacetalia alpinae p., Thlaspietalia rotundifolii p., Stipetalia
calamagrostis e Polystichetalia lonchitis p.
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249
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2013
Sottotipi e varianti
61.31. Ghiaioni termofili perialpini. Stipion calamagrostidis, Leontodontion hyoseroidis.
Ghiaioni calcarei e dei calcescisti soleggiati, instabili e abbastanza grossolani, montano-subalpini
delle Alpi.
Ghiaioni dell'Italia peninsulare e delle grandi isole mediterranee.
61.3B. Ghiaioni del Mediterraneo centrale.
Combinazione fisionomica di riferimento
61.31 (perialpini). Achnatherum calamagrostis, Galeopsis angustifolia, Gymnocarpium
robertianum, Leontodon hyoseroides, Linaria supina, Globularia cordifolia, Athamanta
vestina, Teucrium montanum, Scrophularia juratensis, Calamintha nepeta, Epilobium dodonaei,
Asplenium fissum, Festuca spectabilis, Aethionema saxatile.
61.3B: Achnatherum calamagrostis, Scrophularia canina, S. juratensis, Laserpitium gallicum,
Epilobium dodonaei, Linaria supina, Ononis rotundifolia, Rumex scutatus, Teucrium montanum,
Alyssum bertolonii, Minuartia laricifolia ssp. ophiolitica, Centranthus angustifolius, Ptychotis
saxifraga, Galeopsis reuteri, Teucrium lucidum, Linaria purpurea, Ptilostemon niveum, Arenaria
grandiflora, Senecio candidus, Scutellaria rubicunda, Scrophularia bicolor, Lactuca viminea, Senecio
siculus, Arrhenatherum nebrodense, Melica cupani, Brassica montana, Campanula cochleariifolia,
Woodsia alpina, Campanula sabatia*, Rumex scutatus subsp. glaucescens, Anchusa formosa,
Anchusa capellii, Dryopteris pallida, Calamintha sandaliotica, Helichrysum saxatile subsp.
morisianum, Delphinium pictum.
8210: PARETI ROCCIOSE CALCAREE CON VEGETAZIONE CASMOFITICA
Frase diagnostica dell’habitat in Italia
Comunità casmofitiche delle rocce carbonatiche, dal livello del mare nelle regioni mediterranee a
quello cacuminale nell’arco alpino.
Sottotipi e varianti
EUR27 individua i seguenti sottotipi:
62.13. Comunità rupicole liguro-appenniniche (Saxifragion lingulatae)
62.14. Comunità dell'Italia meridionale (Dianthion rupicolae)
62.15 e 62.1B. Comunità eurosibiriche e supra- ed oro-mediterranee (Potentilletalia caulescentis).
In tale ambito si riconoscono le seguenti varianti: - comunità sciafile; -comunità xerofile; comunità microterme della fascia alpina; -comunità dell'Italia centrale e meridionale (Saxifragion
australis).
Va incluso qui anche:
62.1114. Comunità rupicole delle coste orientali dell'Adriatico settentrionale (Golfo di Trieste)
talvolta esposte anche a moderato aerosol alino (Centaureo-Campanulion)
Combinazione fisionomica di riferimento
- 62.11 comunità ovest-mediterranee (Asplenion petrarchae) (= Asplenion glandulosi): Asplenium
petrarchae, Asplenium trichomanes ssp. pachyrachis, Cheilanthes acrostica, Melica
minuta;
- 62.13 comunità liguro-appenniniche (Saxifragion lingulatae Rioux & Quézel 1949): Saxifraga
lingulata ssp. lingulata, Moehringia sedifolia, Asperula hexaphylla, Micromeria marginata,
Campanula macrorrhiza, Primula marginata, P. allionii, Phyteuma cordatum, Ballota
frutescens, Potentilla saxifraga, Silene campanula, Phyteuma charmelii, Globularia
incanescens, Leontodon anomalus, Silene saxifraga;
- 62.14 comunità dell’Italia meridionale (Dianthion rupicolae): Dianthus rupicola, Antirrhinum
siculum, Cymbalaria pubescens, Scabiosa limonifolia, Micromeria fruticosa, Inula verbascifolia
ssp. verbascifolia, Centaurea subtilis, Phagnalon rupestre ssp. illyricum, Phagnalon saxatile,
Phagnalon rupestre s.l., Athamanta sicula, Pimpinella tragium, Aurinia sinuata, Sesleria juncifolia
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Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
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ssp. juncifolia, Euphorbia spinosa ssp. spinosa, Teucrium flavum ssp. flavum, Rhamnus saxatilis
ssp. infectoria, Rhamnus saxatilis s.l.; Asperulion garganicae: Campanula garganica subsp.
garganica, Lomelosia crenata ssp. dallaportae, Aubretia columnae ssp. italica, Asperula
garganica, Leontodon apulus, Dianthus garganicus; Campanulion versicoloris-Dianthion
japigici/Campanulion versicoloris: Dianthus japigicus, Scrophularia lucida, Aurinia
leucadea, Centaurea japygica, C. leucadea, C. tenacissima, C. nobilis, C. brulla; Caro
multiflori-Aurinion megalocarpae: Campanula versicolor, Melica transsilvanica ssp.
transsilvanica, Aurunia saxatilis ssp. megaslocarpa, Carum multifolrum ssp. multiflorum,
Scrophularia lucida, Silene fruticosa, Athamanta sicula, Brassica sp. pl., Dianthus arrostii, Iberis
semperflorens, Convolvolus cneorum, Helichysum pendiulum, Centaurea sp. pl., Galium aetnicum,
Hypochoeris laevigata, Anthemis cupaniana, Anthyllis vulneraria ssp. busambarensis, Scabiosa
cretica, Campanula fragilis, Brassica incana, Brassica rupestris, Lithodora rosmarinifolia, Iberis
semperflorens;
- 62.15 e 62.1B. Limitatamente all’Italia centro meridionale e Sicilia (Saxifragion australis):
Achillea mucronulata, Campanula tanfanii, Edraianthus siculus, Potentilla caulescens,
Potentilla caulescens ssp. nebrodensis, Saxifraga australis (= Saxifraga callosa ssp. callosa),
Trisetum bertoloni (= Trisetaria villosa);
Da 62.16 a 62.1A (comunità illirico-greco-balcaniche). In Italia sono presenti: 62.1114 (Triestin
karst cliffs) Centaureo-Campanulion: Centaurea kartschiana, Campanula pyramidalis, Asplenium
lepidum, Euphorbia fragifera, Micromeria thymifolia (=Satureja thymifolia), Moehringia tommasinii,
Teucrium flavum, Euphorbia wulfenii, Sesleria juncifolia;
62.15 e 62.1B: Potentilla caulescens, Arabis bellidifolia ssp. stellulata, Bupleurum petraeum,
Campanula carnica, Carex mucronata, Globularia repens, Paederota bonarota, Primula marginata,
Rhamnus pumilus, Saxifraga crustata, Silene saxifraga, Helianthemum lunulatum, Saxifraga
cochlearis, Moehringia lebrunii, M. sedoides, Androsace pubescens, Saxifraga valdensis#,
Cystopteris fragilis, Cystopteris alpina, Asplenium viride, A. trichomanes, Silene pusilla, Carex
brachystachys, Dryopteris villarii, Alyssum argenteum, Cheilanthes marantae, Alyssoides
utriculata, Campanula bertolae;
Altre specie: Asplenium viride, Carex brachystachys, Cystopteris fragilis, Minuartia rupestris,
Potentilla caulescens, Potentilla nitida, Valeriana elongata, Androsace hausmannii, Androsace
helvetica, Asplenium seelosii, Campanula carnica, Campanula morettiana, Campanula petraea,
Campanula raineri, Campanula elatinoides, Cystopteris alpina, Daphne petraea, Daphne
reichsteinii, Draba tomentosa, Gypsophila papillosa, Hieracium humile, Jovibarba arenaria,
Minuartia cherlerioides, Moehringia bavarica, Moehringia glaucovirens, Paederota bonarota,
Paederota lutea, Physoplexis comosa, Primula recubariensis, Primula spectabilis, Primula tyrolensis,
Saxifraga arachnoidea, Saxifraga burseriana, Saxifraga facchinii, Saxifraga petraea, Saxifraga
presolanensis, Saxifraga squarrosa, Saxifraga tombeanensis, Silene veselskyi, Woodsia pulchella,
Aquilegia thalictrifolia, Arabis bellidifolia, Artemisia nitida, Asplenium ceterach, Asplenium rutamuraria, Asplenium trichomanes, Bupleurum petraeum, Carex mucronata, Cystopteris montana,
Erinus alpinus, Festuca alpina, Festuca stenantha, Hieracium amplexicaule, Hypericum coris,
Kernera saxatilis, Phyteuma sieberi, Primula auricula, Primula glaucescens, Rhamnus pumilus,
Rhodothamnus chamaecistus, Saxifraga caesia, Saxifraga crustata, Saxifraga hostii ssp. rhaetica,
Saxifraga paniculata, Sedum dasyphyllum, Sedum hispanicum, Silene elisabethae, Silene
saxifraga, Telekia speciosissima, Thalictrum foetidum, Valeriana saliunca, Valeriana saxatilis,
Hypericum coris, Alyssum ligusticum, Saxifraga diapensioides, Daphne alpina ssp. alpina,
Paronychia kapela ssp. serpyillifolia, Silene calabra, Centaurea pentadactyli, Allium pentadactyli,
Crepis aspromontana, Erucastrum virgatum, Dianthus vulturius ssp. aspromontanus, Dianthus
vulturius ssp. vulturius, Dianthus brutius ssp. pentadactyli, Jasione sphaerocephala,
Portenschlagiella ramosissima, Ptilostemon gnaphaloides, Primula palinuri, Seseli polyphyllus,
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Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
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Senecio gibbosus, Senecio cineraria, Dianthus longicaulis, Dianthus longicaulis, Athamanta sicula,
Centaurea aspromontana, Centaurea scillae, Centaurea ionicae.
91AA: BOSCHI ORIENTALI DI QUERCIA BIANCA
Frase diagnostica dell’habitat in Italia
Boschi mediterranei e submediterranei adriatici e tirrenici (area del Carpinion orientalis e del
Teucrio siculi-Quercion cerris ) a dominanza di Quercus virgiliana, Q. dalechampii, Q. pubescens e
Fraxinus ornus, indifferenti edafici, termofili e spesso in posizione edafo-xerofila tipici della
penisola italiana ma con affinità con quelli balcanici, con distribuzione prevalente nelle aree
costiere, subcostiere e preappenniniche. Si rinvengono anche nelle conche infraappenniniche.
L’habitat è distribuito in tutta la penisola italiana, dalle regioni settentrionali (41.731) a quelle
meridionali, compresa la Sicilia dove si arricchisce di specie a distribuzione meridionale quali
Quercus virgiliana, Q. congesta, Q. leptobalana, Q. amplifolia ecc. (41.732) e alla Sardegna (41.72)
con Quercus virgiliana, Q. congesta, Q. ichnusae.
Combinazione fisionomica di riferimento
Quercus pubescens, Q. dalechampii, Q. ichnusae, Q. virgiliana, Fraxinus ornus, Carpinus
orientalis, C. betulus, Ostrya carpinifolia, Coronilla emerus, Anthericum ramosum, Asparagus
acutifolius, Cornus sanguinea, Crataegus monogyna, Dictamnus albus, Geranium sanguineum,
Epipactis helleborinae, Hedera helix, Ligustrum vulgare, Rosa sempervirens, Rubia peregrina,
Smilax aspera, Viola alba subsp. dehnhardtii.
9180: FORESTE DI VERSANTI, GHIAIONI E VALLONI DEL TILIO-ACERON
Frase diagnostica dell’habitat in Italia
Boschi misti di caducifoglie mesofile che si sviluppano lungo gli impluvi e nelle forre umide con
abbondante rocciosità superficiale e talvolta con abbondanti muschi, nel piano bioclimatico
supratemperato e penetrazioni in quello mesotemperato. Frequenti lungo i versanti alpini,
specialmente esterni e prealpini, si rinvengono sporadicamente anche in Appennino con aspetti
floristicamente impoveriti. Si distinguono tre prevalenti tipologie boschive diverse per
caratteristiche ecologiche e biogeografiche:
1) aceri frassineti mesofili degli ambienti più freschi, corrispondenti ai codici corine biotopes
41.41 (per gli Appennini e per le Alpi) e 41.43 (per le Alpi) riferibili alle suballeanze LunarioAcerenion, Lamio orvalae-Acerenion e Ostryo-Tilienion;
2) aceri-tiglieti più termofili dei precedenti, situati nei versanti protetti e quindi più caldi,
corrispondenti al codice corine biotope 41.45 e alla suballeanza Tilio-Acerenion (Tilienion
platyphylli).
3) boschi meso-igrofili di forra endemici dell’Italia meridionale caratterizzati dalla presenza di
specie ad areale mediterraneo (Ostrya carpinifolia, Festuca exaltata, Cyclamen hederifolium,
Asplenium onopteris) e a specie endemiche dell’Italia meridionale (Acer obtusatum ssp.
neapolitanum) riferibili alle alleanze: Lauro nobilis-Tilion platyphylli (Italia meridionale, rinvenuta
per ora in Puglia al Gargano) e Tilio-Ostryon (Calabria e Sicilia).
Combinazione fisionomica di riferimento
Acer pseudoplatanus, A. campestre, A. lobelii, A. obtusatum, A. obtusatum ssp. neapolitanum, A.
opulifolium, A. platanoides, Fraxinus excelsior, Tilia cordata, T. platyphyllos, Actaea
spicata, Alnus glutinosa, Aruncus dioicus, Carpinus betulus, Corylus avellana, Euonymus
latifolius, Festuca exaltata, Fraxinus ornus, Lunaria rediviva, Ostrya carpinifolia, Phyllitis
scolopendrium, Polystichum aculeatum, P. braunii, P. setiferum, Helleborus viridis, Prunus avium,
Populus tremula, Quercus robur, Sesleria varia, Staphylea pinnata, Taxus baccata, Ulmus
glabra, Anthriscus nitida, Philadelphus coronarius, Dentaria pentaphyllos, Galanthus reginae-olgae
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ssp. reginae-olgae, Asperula taurina, Campanula latifolia, Cardamine pentaphyllos, Galeopsis
speciosa
9210: FAGGETI DEGLI APPENNINI CON TAXUS E ILEX
Frase diagnostica dell’habitat in Italia
Faggete termofile con tasso e con agrifoglio nello strato alto-arbustivo e arbustivo del piano
bioclimatico supratemperato ed ingressioni nel mesotemperato superiore, sia su substrati calcarei
sia silicei o marnosi distribuite lungo tutta la catena Appenninica e parte delle Alpi Marittime
riferite alle alleanze Geranio nodosi-Fagion (=Aremonio-Fagion suball. Cardamino kitaibeliiFagenion) e Geranio striati-Fagion. Sono generalmente ricche floristicamente, con partecipazione
di specie arboree, arbustive ed erbacee mesofile dei piani bioclimatici sottostanti, prevalentemente
elementi sud-est europei (appenninico-balcanici), sud-europei e mediterranei (Geranio striatiFagion).
Combinazione fisionomica di riferimento
Fagus sylvatica, Ilex aquifolium, Taxus baccata, Abies alba, Acer platanoides, A.
pseudoplatanus Actaea spicata, Anemone apennina, A. nemorosa, A. ranunculoides, Aremonia
agrimonioides, Cardamine bulbifera, C. trifolia, C. kitaibelii, C. chelidonia, Cephalanthera
damasonium, Corydalis cava, C. solida, C. pumila, Daphne mezereum, Doronicum columnae, D.
orientale, Euphorbia amygdaloides, Galanthus nivalis, Galium odoratum, Lathyrus venetus, L.
vernus, Melica uniflora, Mycelis muralis, Polystichum aculeatum, Potentilla micrantha, Ranunculus
lanuginosus, Rubus hirtus, Sanicula europaea, Scilla bifolia, Viola reichembachiana, V. riviniana, V.
odorata, Athyrium filix-femina, Dryopteris filix-mas, Convallaria majalis, Gagea lutea, Oxalis
acetosella, Paris quadrifolia, Rumex arifolius, Polygonatum multiflorum;
Specie di pregio: Polygonatum odoratum, Ruscus hypoglossum, Thelypteris limbosperma, Aruncus
dioicus, Epipactis helleborine, E. microphylla, E. meridionalis, E. muelleri, Neottia nidus-avis,
Cephalanthera longifolia, C. rubra, Paeonia mascula, Aquilegia vulgaris, Symphytum gussonei.
9220: FAGGETI DEGLI APPENNINI CON ALBIES ALBA E FAGGETE CON ABIES
NEBRODENSIS
Frase diagnostica dell’habitat in Italia
I boschi misti di faggio e abete bianco hanno una distribuzione piuttosto frammentata lungo la
catena appenninica accantonandosi sui principali rilievi montuosi dall’Appennino tosco-emiliano
all’Aspromonte, in aree a macrobioclima temperato con termotipo supratemperato, più raramente
mesotemperato. Essi ospitano alcune specie vascolari endemiche, lo stesso abete bianco è
rappresentato dalla particolare sottospecie endemica Abies alba subsp. apennina, per lo meno
nell'Appennino meridionale. In questi boschi è inoltre ricco il contingente di specie orofile, da
considerarsi come relitti di una flora orofila terziaria che dopo le glaciazioni non è stato in grado di
espandersi verso nord e che è rimasto accantonato su queste montagne. Studi palinologici svolti
sui sedimenti di aree lacustri e torbiere dell’Appennino hanno evidenziato che in passato l’abete
bianco aveva una maggiore diffusione. La recente contrazione dell’areale è da imputare
probabilmente anche all’impatto delle attività antropiche sulla vegetazione forestale.
Le formazione relittuale di abete dei Nebrodi, presenti sui monti delle Madonie in Sicilia,
presentano invece caratteristiche completam,ente diverse, pur essendo state inserite nello stesso
habitat. La popolazione attuale di Abies nebrodensis è costituita da 30 individui adulti, di cui 24
sessualmente maturi, e da 80 giovani piantine che ne rappresentanono la rinnovazione naturale,
distribuiti discontinuamente in una piccola area delle Madonie tra 1360 e 1690 m. La popolazione
si localizza in un'area a bioclima da supra ad oro mediterraneo su suoli poco evoluti originati da
Quarzareniti in un area interessata da ricorrenti fenomeni di nebbie.
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Combinazione fisionomica di riferimento
9220* I
Fagus sylvatica, Abies alba, Abies alba subsp. apennina, Acer platanides, A. pseudoplatanus, A.
lobelii, Allium pendulinum, Anemone apennina, Aremonia agrimonioides, Cardamine chelidonia,
Cardamine battagliae, Epipactis meridionalis, Geranium versicolor, Ilex aquifolium, Ranunculus
brutius, Ranunculus lanuginosus var. umbrosus, Sorbus aucuparia subsp. praemorsa, Asyneuma
trichocalycinum (=Campanula trichocalycina), Calamintha grandiflora, Luzula sicula, Moehringia
trinervia, Neottia nidus-avis, Epipogium aphyllum, Epipactis microphylla, Pulmonaria apennina.
9220* II
Abies nebrodensis*, Genista cupani, Juniperus hemisphaerica, Rosa heckeliana, Rosa sicula,
Sorbus graeca, Silene sicula.
9380: FORESTE DI ILEX AQUIFOLIUM
Frase diagnostica dell’habitat in Italia
Comunità alto-arbustive o arborescenti a dominanza di agrifoglio (Ilex aquifolium). Si tratta di
formazioni relittuali, talora associate al tasso (Taxus baccata) che si localizzano nel piano
supramediteraneo su vari tipi di substrati prediligendo quelli silicicoli, in condizioni bioclimatiche
di tipo supramediterraneo o supratemperato caratterizzate da una notevole oceanicità. Queste
comunità si possono originare da vari tipi di foreste caratterizzate dalla presenza dell’agrifoglio nel
sottobosco dove lo strato arboreo è stato distrutto. L’ habitat può inoltre rappresentare una fase di
senescenza di queste formazioni forestali con agrifoglio in seguito a declino dello strato arboreo
dominante.
Sottotipi e varianti
In relazione alla cenosi forestali in cui si localizza l’agrifoglio questo habitat mostra una certa
variabilità ed è possibile distinguere alcune varianti:
I - Boschi di Ilex aquifolium e Quercus ilex
II - Boschi di Ilex aquifolium e Quercus pubescens s.l.
III - Boschi di Ilex aquifolium e Quercus cerris
IV - Boschi di Ilex aquifolium e Fagus sylvatica
Combinazione fisionomica di riferimento
Ilex aquifolium, Taxus baccata, Melittis albida, Silene sicula, Thalictrum calabricum, Euphorbia
amygdaloides subsp. arbuscula, Doronicum orientale, Symphytum gussonei, Geranium versicolor,
Paeonia corsica, Hieracium oliastrae, Aquilegia nugorensis, Polystichum setiferum, Helleborus
lividus ssp. corsicus, Teucrium scorodonia, Sanicula europaea, Ornithogalum pyrenaicum, Digitalis
purpurea var. gyspergerae, Quercus ichnusae, Epipactis helleborine, Ostrya carpinifolia, Cyclamen
repandum.
9540: PINETE MEDITERRANEE DI PINI MESOGENI ENDEMISI
Frase diagnostica dell’habitat in Italia
Pinete mediterranee e termo-atlantiche a pini termofili mediterranei: Pinus pinaster, P. pinea, P.
halepensis, Pinus brutia, localizzate in territori a macrobioclima mediterraneo limitatamente ai
termotipi termo e mesomediterraneo. Presentano in genere una struttura aperta che consente la
rinnovazione delle specie di pino e la presenza di un denso strato arbustivo costituito da specie
sclerofille sempreverdi. Talora costituiscono delle formazioni di sostituzione dei boschi dei
Quercetalia ilicis o delle macchie mediterranee dei Pistacio-Rhamnetalia alaterni. Rientrano in
questo habitat gli impianti artificiali realizzati da molto tempo che si sono stabilizzati e inseriti in
un contesto di vegetazione naturale.
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Sottotipi e varianti
In relazione alla specie di pino che caratterizza la fitocenosi e alla distribuzione sono distinti vari
sottotipi, quelli presenti in Italia sono i seguenti:
42.823 – Pinete di Pinus pinaster dell’Italia nord-occidentale e della Francia Meridionale: (Cod.
Eunis: G3.723 - Franco-Italian mesogean pine forests) Si insediano su suoli silicei nella fascia
mesomediterranea della Provenza, su marne e calcari della fascia mesomediterrana delle Alpi
liguri e delle Alpi marittime e su suoli argillosi o silicei delle colline della Liguria e della Toscana.
42.825 – Pinete di Pinus pinaster della Sardegna: Cod. Eunis: G3.725 - Sardinian mesogean pine
forests. Si insediamo su substrati granitici della Sardegna settentrionale.
42.826 - Pinete di Pinus pinaster di Pantelleria: Cod. Eunis: G3.726 - Pantellerian mesogean pine
forests. Sono diffuse sui substrati vulcanici dell’Isola e sono caratterizzati dalla presenza da Pinus
pinaster subsp. hamiltonii.
42.835 - Pinete di Pinus pinea della Sardegna: Cod. Eunis: G3.735: Sardinian stone pine forests
42.836 - Pinete di Pinus pinea della Sicilia: Cod. Eunis: - G3.736 : Sicilian stone pine forests. Si
rinvengono su substrati di natura silicea limitatamente ad alcuni sistemi montuosi della parte
nord-orientale dell’isola (M. Peloritani, M. Erei e Madonie).
42.837 - Pinete di Pinus pinea della Penisola Italiana: Si tratta di vecchi impianti naturalizzati,
realizzati nella fascia costiera tirrenica (Liguria, Toscana, Lazio) e adriatica (Emilia Romagna e
Friuli)
42.843 – Pinete a Pinus halepensis della Liguria e della Provenza: Cod. Eunis: G3.743 - ProvençoLigurian [Pinus halepensis] forests.
42.845 – Pinete a Pinus halepensis della Sardegna: Cod. Eunis: G3.745 - Sardinian [Pinus
halepensis] woods.
42.846 - Pinete a Pinus halepensis della Sicilia: Cod. Eunis: G3.746 : Sicilian [Pinus halepensis]
woods.
42.847 - Pinete a Pinus halepensis della Penisola Italiana: Cod. Eunis: G3.747 : Italic [Pinus
halepensis] forests. Sono presenti in Puglia (Gargano, Taranto, Isole Tremiti), Basilicata
(Metaponto), Umbria, Campania e Calabria settentrionale.
Combinazione fisionomica di riferimento
Pinus pinaster, Pinus pinea, Pinus halepensis, Genista aspataloides, Euphorbia ligustica,
Cistus crispus, Cistus creticus, Pinus pinaster subsp. hamiltoni, Juniperus oxycedrus, Plantago
albicans.
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UCCELLI PRESENTI NEL SITO ELENCATI NELL’ALLEGATO I DELLA DIRETTIVA UCCELLI
Codice
Specie
Nome scientifico
Stato del popolamento
all’interno del sito
Nome comune
A073
Milvus migrans
Nibbio bruno
Nidificante
A074
Milvus milvus
Nibbio reale
Nidificante, Svernante
A080
Circaetus gallicus
Biancone
Migratore regolare
A103
Falco peregrinus
Falco pellegrino
Migratore regolare
A077
Neophron percnopterus
Capovaccio
Migratore regolare
A091
Aquila chrysaetos
Aquila reale
Migratore regolare
A027
Egretta alba
Airone bianco
Migratore regolare, Svernante
A031
Ciconia ciconia
Cicogna bianca
Migratore regolare, Nidificante
A072
Pernis apivorum
Falco pecchiaiolo
Migratore regolare
A101
Falco biarmicus
Lanario
Migratore regolare
A127
Grus grus
Gru cenerina
Migratore regolare, Nidificante
UCCELLI PRESENTI NEL SITO NON ELENCATI NELL’ALLEGATO I DELLA DIRETTIVA UCCELLI
Codice
Specie
Nome scientifico
Stato del popolamento
all’interno del sito
Nome comune
A226
Apus apus
Rondone
Nidificante
A212
Cuculus canorus
Cuculo
Nidificante
A337
Oriolus oriolus
Rigolo
Nidificante
A214
Otus scops
Assiolo
Nidificante
A155
Scolapax rusticola
Beccaccia
Nidificante, Svernante
A287
Tordus viscivorus
Tordela
Nidificante, Svernante
A256
Anthus trivialis
Prispolone
Nidificante, Svernante
A259
Anthus spinoletta
Spioncello
Nidificante
A232
Upupa epops
Upupa
Nidificante
A285
Turdus philomelos
Tordo bottaccio
Nidificante
MAMMIFERI PRESENTI NEL SITO ELENCATI NELL’ALLEGATO II DELLA DIRETTIVA HABITAT
Codice
Specie
Nome scientifico
Stato del popolamento
all’interno del sito
Nome comune
1352
Canis Lupus
Lupo
Comune
1355
Lutra lutra
Lontra
Raro
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E.5.4 - COMPONENTE FLORA - FASE ANTE OPERAM
CODICE
HABITAT
NOME HABITAT
SUPERFICIE
%
5130
Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli
0
5210
Matorral arborescenti di Juniperus spp.
0
6210
Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su
substrato calcareo (Festuco-Brometalia)
0
6310
Dehesas con Quercus spp sempreverde
0
8130
Ghiaioni del Mediterraneo occidentale e termofili
0
8210
Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica
0
91AA
Boschi orientali di quercia bianca
0
9180
Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Aceron
0
9210
Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex
0
9220
Faggeti degli Appennini con Albies alba e faggete con Abies nebrodensis
0
9380
Foreste di Ilex Aquifolium
0
9540
Pinete mediterranee di pini mesogeni endemisi
0
N.B. Nella colonna “Superficie” è riportata la % di habitat sotteso all’area oggetto di intervento.
E.5.5 - COMPONENTE FLORA - FASE DI CANTIERE
L’area oggetto di intervento non sottende alcuno degli habitat prioritari riportati del formulario
standard Natura 2000.
E.5.6 - COMPONENTE FLORA - FASE DI ESERCIZIO
L’area oggetto di intervento non sottende alcuno degli habitat prioritari riportati del formulario
standard Natura 2000.
________________________________________________________________________________________________
257
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
E.5.7 - COMPONENTE FAUNA - FASE ANTE OPERAM
UCCELLI PRESENTI NEL SITO ELENCATI NELL’ALLEGATO I DELLA DIRETTIVA UCCELLI
Codice
Specie
Nome scientifico
Nome comune
AVVISTAMENTO
A073
Milvus migrans
Nibbio bruno
SI
A074
Milvus milvus
Nibbio reale
SI
A080
Circaetus gallicus
Biancone
SI
A103
Falco peregrinus
Falco pellegrino
SI
A077
Neophron percnopterus
Capovaccio
SI
A091
Aquila chrysaetos
Aquila reale
NO
A027
Egretta alba
Airone bianco
SI
A031
Ciconia ciconia
Cicogna bianca
SI
A072
Pernis apivorum
Falco pecchiaiolo
SI
A101
Falco biarmicus
Lanario
SI
A127
Grus grus
Gru cenerina
SI
UCCELLI PRESENTI NEL SITO NON ELENCATI NELL’ALLEGATO I DELLA DIRETTIVA UCCELLI
Codice
Specie
Nome scientifico
Nome comune
AVVISTAMENTO
A226
Apus apus
Rondone
SI
A212
Cuculus canorus
Cuculo
SI
A337
Oriolus oriolus
Rigogolo
SI
A214
Otus scops
Assiolo
SI
A155
Scolapax rusticola
Beccaccia
SI
A287
Tordus viscivorus
Tordela
SI
A256
Anthus trivialis
Prispolone
SI
A259
Anthus spinoletta
Spioncello
NO
A232
Upupa epops
Upupa
SI
A285
Turdus philomelos
Tordo bottaccio
SI
MAMMIFERI PRESENTI NEL SITO ELENCATI NELL’ALLEGATO II DELLA DIRETTIVA HABITAT
Codice
Specie
Nome scientifico
Nome comune
AVVISTAMENTO
1352
Canis Lupus
Lupo
SI
1355
Lutra lutra
Lontra
SI
________________________________________________________________________________________________
258
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
E.5.8 - COMPONENTE FAUNA - FASE DI CANTIERE
UCCELLI PRESENTI NEL SITO ELENCATI NELL’ALLEGATO I DELLA DIRETTIVA UCCELLI
Codice
Specie
Nome scientifico
Nome comune
INCIDENZA
A073
Milvus migrans
Nibbio bruno
SI
A074
Milvus milvus
Nibbio reale
SI
A080
Circaetus gallicus
Biancone
SI
A103
Falco peregrinus
Falco pellegrino
NO
A077
Neophron percnopterus
Capovaccio
NO
A091
Aquila chrysaetos
Aquila reale
NO
A027
Egretta alba
Airone bianco
SI
A031
Ciconia ciconia
Cicogna bianca
SI
A072
Pernis apivorum
Falco pecchiaiolo
SI
A101
Falco biarmicus
Lanario
NO
A127
Grus grus
Gru cenerina
SI
UCCELLI PRESENTI NEL SITO NON ELENCATI NELL’ALLEGATO I DELLA DIRETTIVA UCCELLI
Codice
Specie
Nome scientifico
Nome comune
INCIDENZA
A226
Apus apus
Rondone
NO
A212
Cuculus canorus
Cuculo
SI
A337
Oriolus oriolus
Rigolo
SI
A214
Otus scops
Assiolo
SI
A155
Scolapax rusticola
Beccaccia
SI
A287
Tordus viscivorus
Tordela
SI
A256
Anthus trivialis
Prispolone
SI
A259
Anthus spinoletta
Spioncello
NO
A232
Upupa epops
Upupa
SI
A285
Turdus philomelos
Tordo bottaccio
SI
MAMMIFERI PRESENTI NEL SITO ELENCATI NELL’ALLEGATO II DELLA DIRETTIVA HABITAT
Codice
Specie
Nome scientifico
Nome comune
INCIDENZA
1352
Canis Lupus
Lupo
NO
1355
Lutra lutra
Lontra
SI
________________________________________________________________________________________________
259
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Nella fase di cantiere possono verificarsi i seguenti disturbi più significativi:




disturbo meccanico dovuto alla presenza dei mezzi d’opera e degli operatori;
rumore dovuto alle operazioni di cantiere per la presenza dei mezzi meccanici;
sottrazione di habitat dovuto alle operazioni di escavazione;
disturbo della funzione di connessione ecologica espletata dal corridoio fluviale.
Per le specie di uccelli non direttamente legati alla componente acquatica (escludendo
pertanto beccaccia, gru, cicogna e aironi) si potrebbe optare, per:


sospensione delle operazioni di cantiere nel periodo primaverile, ossia durante il periodo di
riproduzione. Sebbene opportuno, ma non è possibile adottarla, una analoga sospensione
nel primo periodo estivo, poiché talune lavorazioni andranno eseguite nei periodi di magra;
ripiantumazione delle specie presenti ante operam, dotate di rapida crescita, ossia specie
di alberature dei boschi ripariali, tipo: salici, ontani, e pioppi.
Per i mammiferi (lupo) i siti riproduttivi sono ragionevolmente lontani dall’area di intervento e
l’esiguità dell’area di intervento rispetto all’areale di un branco di lupi sicuramente non ne
pregiudica le presenza, anche in considerazione dell’antropizzazione dell’area di intervento.
Per le specie direttamente legate agli ambienti acquatici, quali beccaccia, gru, cicogna e
aironi, l’erpetofauna acquatica e la lontra, in fase di cantiere, il flusso all’interno dell’alveo non
subirà sottrazioni di portata e la maggiore alterazione sarà causata dalla fase di realizzazione della
traversa di presa, i cui lavori genereranno una maggiore torbidità della acque. La fase operativa
per la realizzazione di tali lavori, però, sarà molto limitata nel tempo e non produrrà effetti
duraturi e irreversibili.
Rimarcando che l’area di cantiere è ubicata lungo la direttrice di una strada di collegamento a
traffico sostenuto e che per gran parte dello sviluppo delle opere da realizzare le aree circostanti
risultano antropizzate, gli effetti sopra descritti sono comunque mitigabili con i seguenti
accorgimenti
E.5.9 - MISURE DI MITIGAZIONE IN FASE DI CANTIERE
 minimizzazione degli ingombri di cantiere;
 movimentazione del materiale con cautela in modo da ridurre gli effetti sulle aree
marginali;
 favorire la possibilità di isolare l’eventuale habitat attivo fuori dal raggio di influenza delle
macchine e delle attività di cantiere;
 sospensione delle operazioni di cantiere nel periodo primaverile, ossia durante il periodo di
riproduzione;
 ripiantumazione delle specie presenti ante operam, dotate di rapida crescita, ossia specie
di alberature dei boschi ripariali, tipo: salici, ontani, e pioppi;
 evitare di interessare le zone naturali limitrofe a quelle di intervento con aree di cantiere e
si porrà in essere ogni misura di mitigazione possibile atta a contenere le emissioni di
polveri e rumore;
 utilizzare tecniche di ingegneria naturalistica e specie vegetali compatibili con gli habitat
locali per le opere di ripristino geomorfologico e vegetazionale delle aree di cantiere;
 esecuzione nella fase di cantiere, ogni quattro mesi, del monitoraggio delle acque,
attraverso un punto di misurazione, dell’Indice Biotico Esteso nel tratto compreso tra
l’opera di presa e quella di restituzione;
 osservare le misure di mitigazione ed attenuazione necessarie affinché non vengano
danneggiate, manomesse o comunque alterate, le caratteristiche naturali e seminaturali
dei luoghi circostanti quelli interessati dalla realizzazione degli interventi previsti nel
progetto.
________________________________________________________________________________________________
260
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
E.5.10 - COMPONENTE FAUNA - FASE DI ESERCIZIO
UCCELLI PRESENTI NEL SITO ELENCATI NELL’ALLEGATO I DELLA DIRETTIVA UCCELLI
Codice
Specie
Nome scientifico
Nome comune
INCIDENZA
A073
Milvus migrans
Nibbio bruno
NO
A074
Milvus milvus
Nibbio reale
NO
A080
Circaetus gallicus
Biancone
NO
A103
Falco peregrinus
Falco pellegrino
NO
A077
Neophron percnopterus
Capovaccio
NO
A091
Aquila chrysaetos
Aquila reale
NO
A027
Egretta alba
Airone bianco
SI
A031
Ciconia ciconia
Cicogna bianca
SI
A072
Pernis apivorum
Falco pecchiaiolo
NO
A101
Falco biarmicus
Lanario
NO
A127
Grus grus
Gru cenerina
SI
UCCELLI PRESENTI NEL SITO NON ELENCATI NELL’ALLEGATO I DELLA DIRETTIVA UCCELLI
Codice
Specie
Nome scientifico
Nome comune
INCIDENZA
A226
Apus apus
Rondone
NO
A212
Cuculus canorus
Cuculo
NO
A337
Oriolus oriolus
Rigogolo
NO
A214
Otus scops
Assiolo
NO
A155
Scolapax rusticola
Beccaccia
SI
A287
Tordus viscivorus
Tordela
NO
A256
Anthus trivialis
Prispolone
NO
A259
Anthus spinoletta
Spioncello
NO
A232
Upupa epops
Upupa
NO
A285
Turdus philomelos
Tordo bottaccio
NO
MAMMIFERI PRESENTI NEL SITO ELENCATI NELL’ALLEGATO II DELLA DIRETTIVA HABITAT
Codice
Specie
Nome scientifico
Nome comune
INCIDENZA
1352
Canis Lupus
Lupo
NO
1355
Lutra lutra
Lontra
SI
________________________________________________________________________________________________
261
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Nella fase di esercizio si verifica il seguente disturbo più significativo:

riduzione della portata in alveo nel tratto compreso tra l’opera di presa e il canale di
scarico a valle della centrale idroelettrica.
Per le specie di uccelli non direttamente legati alla componente acquatica (escludendo
pertanto beccaccia, gru, cicogna e aironi):
 nessun disturbo.
Per i mammiferi (lupo):
 nessun disturbo.
Per le specie direttamente legate agli ambienti acquatici, quali beccaccia, gru, cicogna e
aironi, l’erpetofauna acquatica e la lontra, in fase di esercizio, il flusso all’interno dell’alveo subirà
sottrazioni di portata. La scelta di un DMV conservativo garantisce adeguate condizioni di
sopravvivenza durante i periodi di magra, deve essere rispettato il valore del deflusso minimo
vitale (DMV), altrimenti si possono arrecare danni alla deposizione, incubazione, crescita e
transito (eventuale) dei pesci. Il deflusso minimo vitale, infatti, è inteso come la portata istantanea
da determinare in un tratto omogeneo di un corso d’acqua, che deve garantire la salvaguardia
delle caratteristiche fisiche del corpo idrico, in particolare delle sue caratteristiche idrologiche e
morfologiche, delle caratteristiche chimico-fisiche delle acque e della naturale capacità di
autodepurazione del corso d’acqua, e delle biocenosi “tipiche delle condizioni naturali”. Per la
sezione in oggetto di studio, essendo stata una sezione monitorata per diversi anni, l’Autorità di
Bacino ha fornito un valore del deflusso minimo vitale che si attesta intorno ai 0.394 mc/s.
E.5.11 - MISURE DI MITIGAZIONE IN FASE DI ESERCIZIO
 rilascio in alveo del DMV quantificato;
 provvedere alla quotidiana pulizia del canale di rilascio del DMV;
 verifica periodica attecchimento delle piante e nel caso provvedere alla integrazione della
ripiantumazione delle specie presenti ante operam, dotate di rapida crescita, ossia specie
di alberature dei boschi ripariali, tipo: salici, ontani, e pioppi;
 verifica periodica delle opere di ripristino geomorfologico e vegetazionale e provvedere alle
operazioni di manutenzione;
 esecuzione, con cadenza annuale, del monitoraggio delle acque, attraverso un punto di
misurazione, dell’Indice Biotico Esteso nel tratto compreso tra l’opera di presa e quella di
restituzione;
 verifica periodica dei luoghi circostanti quelli interessati dalla realizzazione degli interventi
previsti nel progetto.
________________________________________________________________________________________________
262
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
F - CONCLUSIONI E CONSIDERAZIONI
INDICE PARTE F
F - CONCLUSIONI E CONSIDERAZIONI .................................................................................. 264
F.1 CONCLUSIONI .............................................................................................................. 264
F.2 CONSIDERAZIONI ......................................................................................................... 265
1.
IN RELAZIONE AL PROGETTO: .............................................................................. 265
2.
IN RELAZIONE AGLI ASPETTI AMBIENTALI (RIF. AL D.LGS 152/2006): ................. 266
3.
IN RELAZIONE AI SITI NATURA 2000 INTERESSATI .............................................. 267
4.
CONDIZIONI DA OSSERVARE IN FASE DI CANTIERE ............................................ 268
5.
MONITORAGGI IN FASE DI ESERCIZIO ................................................................. 268
6.
MISURAZIONI IN FASE DI ESERCIZIO ................................................................... 269
________________________________________________________________________________________________
263
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
F - CONCLUSIONI E CONSIDERAZIONI
F.1 CONCLUSIONI
Sulla scorta dei risultati ottenuti dall’analisi ambientale e dei temi sviluppati nel presente
documento, si può concludere, a verifica della validità delle scelte progettuali proposte e aventi per
oggetto la realizzazione di un impianto idroelettrico, che non vi sono impatti rilevanti da associare
alla realizzazione delle opere. L’opera in progetto incide sul sistema ambientale in misura non
considerevole e tale da non promuovere alcuna rilevante alterazione delle preesistenti componenti
ambientali e delle condizioni anche in ordine all’inserimento paesaggistico dell’area considerata. A
fronte degli inevitabili effetti generati soprattutto nella fase di cantiere, l’impianto idroelettrico
produce benefici ambientali e socio economici di tutto rilievo. Si evidenzia che la produzione di 1
TJ (pari a circa 277.780 kWh) di elettricità da impianti a combustibile fossile, comporta una
produzione di circa 100.000 kg di CO2, di 2 kg di SOX, di 2 kg di NOX, di 1 kg di composti organici.
Le tabelle seguenti evidenziano in risparmio di combustibile e quello in emissioni in atmosfera,
ottenuto attraverso la realizzazione delle opere di progetto.
RISPARMIO DI COMBUSTIBILE IN “TEP” E PENALI
Fattori di conversione utilizzati:
TEP = Tonnellate Equivalenti di Petrolio
TEC = Tonnellate Equivalenti di Carbone
J = Joule - Unità di misura dell'energia nel S.I.
MBTU = British Thermal Unit
Fattori di conversione
1 TEP =
1 TEC =
1 kWh =
1 MWh =
11.630,00
8.138,00
3,60E+06
3,41214
kWh
kWh
Joule
MBTU
Risparmio di combustibile
In 1 anno
Produzione Annua
5,00
GWh
pari a
In anni
Totale
429,92
TEP
20
8.598,45
TEP
614,40
TEC
20
12.288,03
TEC
J
20
3,60E+14
J
3,41E+05
MBTU
1,80E+13
1,71E+04 MBTU
20
Risparmio di combustibile ottenuto dalla produzione dell’impianto idroelettrico di progetto
Riduzioni di emissioni atmosferiche
1 TJ di elettricità da combustibile
fossile, producono:
In 1 anno
In 20 anni
100.000,00
kg di CO2
1,8x106
kg di CO2
3,6x107
kg di CO2
2,00
kg di SOX
36,00
kg di SOX
720,00
kg di SOX
2,00
kg di NOX
36,00
kg di NOX
720,00
kg di NOX
18,00
kg di composti org.
360,00 kg di composti org.
1,00 kg di composti organici
Riduzione delle emissione atmosferiche ottenute dalla produzione dell’impianto idroelettrico di progetto
Penali e risparmio
1 tonnellata di CO2 vale circa 40,00 € di penale sul mercato internazionale, vale:
In 1 anno
40,00 €/t di CO2 pari a
1 TEP equivale a circa 8 barili di petrolio al prezzo di 102 €/barile.
Il risparmio in Italia sull'importazione del greggio ammonta a:
72.000,00
In 20 anni
€
In 1 anno
102,00 €/barile pari a
Sommano in 1 anno
Sommano in 20 anni
Penali e risparmio in termini di CO2 e di barili di petrolio.
1.440.000,00
€
In 20 anni
350.816,85
€
422.816,85
€
7.016.337,06
€
8.456.337,06
€
________________________________________________________________________________________________
264
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
Nella sola fase realizzativa, come detto, si generano inevitabi interferenze dovute all’utilizzo di
mezzi meccanici e agli scavi prodotti per la realizzazione delle opere. Al fine di attenuare e rendere
del tutto ammissibili le interferenze citate, si adotterà uno specifico protocollo ambientale decritto
nelle precedenti sezioni del documento. È opportuno evidenziare come l’intervento proposto si
inserisca coerentemente nella programmazione energetica ambientale comunitaria, nazionale e
regionale, integrandosi pienamente nella strategia generale dello sviluppo sostenibile, presupposto
imprescindibile per un collettivo miglioramento della qualità della vita.
In relazione al quadro di riferimento programmatico, è stato possibile verificare che l’opera non
presenta conflittualità con gli strumenti di pianificazione e programmazione vigenti risultando
compatibile e coerente con i vincoli e le norme insistenti sul territorio.
In relazione al quadro di riferimento progettuale, è stata riportata una sintesi delle opere da
realizzare, rimandando per approfondimenti agli specifici elaborati progettuali.
In relazione al quadro di riferimento ambientale, sono state analizzate le componenti che possono
essere significativamente influenzate dalla realizzazione delle opere in progetto. A seguito
dell’interazione tra lo stato attuale delle componenti e la realizzazione delle opere in progetto, sono
stati individuati gli impatti potenziali e le misure di mitigazione e/o compensazione come descritte
nei paragrafi precedenti.
F.2 CONSIDERAZIONI
In conclusione, è possibile fare le seguenti considerazioni.
1. IN RELAZIONE AL PROGETTO:
 L’intervento riguarda la realizzazione di un impianto idroelettrico costituito da un’opera di
derivazione dotata di griglia di derivazione per il prelievo delle portate, da una condotta di
adduzione non in pressione, di un dissabbiatore e di una vasca di carico, da una condotta
in pressione e da un edificio “Centrale di Produzione”;
 L’impianto prevede la derivazione di una portata massima pari a 4,60 mc/s, desunta dalla
curva di durata e già ridotta dell’aliquota rilasciata per il DMV pari a 0,394 mc/s;
 L’opera di derivazione è collocata sul Fiume Sinni a quota di 462,41 m s.l.m. a tergo di una
briglia esistente, il volume idrico prelevato sarà convogliato in una condotta in pressione di
diametro 1,8 m di lunghezza complessiva pari a 1.623,83 m di cui 1.169,20 m ricadenti
all’interno della perimetrazione del Parco Nazionale del Pollino;
 La vasca di carico è dotata di sfioratori laterali e scarichi sul fondo, mentre la centrale sarà
dotata di gruppi di generazione sincroni con allaccio alla rete MT 20kV dell’ENEL nell’area
circostante;
 Il canale di scarico (o di restituzione) raccoglierà le acque turbinate e le restituirà nell’alveo
del Fiume Sinni;
 L’ingresso all’edificio “Centrale di Produzione” avverrà da accesso esistente sulla S.S. 653
“Sinnica”.
 L’allaccio alla rete ENEL esistente avverrà tramite apposito collegamento aereo;
 Il progetto prevede una serie di sistemi di monitoraggi ambientali e di misurazione delle
portate prelevate.
________________________________________________________________________________________________
265
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
2. IN RELAZIONE AGLI ASPETTI AMBIENTALI (RIF. AL D.LGS 152/2006):
 Il D.Lgs 152/2006, all’art. 96 recita che le domande “relative sia alle grandi ia alle piccole
derivazioni sono altresì trasmesse alle Autorità di Bacino territorialmente competenti che,
entro il termine perentorio di quaranta giorni dalla data di ricezione, ove si tratti di domande
relative a piccole derivazioni, comunicano il proprio parere vincolante al competente Ufficio
Istruttore in ordine alla compatibilità della utilizzazione con le previsioni del Piano di Tutela,
ai fini del controllo sull’equilibrio del bilancio idrico o idrologico, anche in attesa di
approvazione del Piano anzidetto”;

L’articolo 12-bis del Regio Decreto 11 dicembre 1933, n.1775, è sostituito dal seguente:
“1. Il provvedimento di concessione è rilasciato se:
- Non pregiudica il mentenimento o il raggiungimento degli obiettivi di qualità definiti
per il corso d’acqua interessato;
- È garantito il minimo deflusso vitale e l’equilibrio del bilancio idrico”;
“2. I volumi di acqua concessi sono altresì commisurati alle possibilità di risparmio, riutilizzo
o riciclo delle risorse. Il disciplinare di concessione deve fissare, ove tecnicamente
possibile,la quantità e le caratteristiche qualitative dell’acqua restituita. Analogamente, nei
casi di prelievo da falda deve essere garantito l’equilibrio tra il prelievo e la capacità di
ricarica dell’acquifero, anche al fine di evitare pericoli di intrusione di acque salate o
inquinate, e quant’altro sia utile in funzione del controllo del miglior regime delle acque”;
 Il minimo deflusso vitale previsto dalla norma (D.M.V.) è un parametro finalizzato a
garantire la salvaguardia delle caratteristiche fisiche del corpo idrico, chimico-fisico delle
acque, nonché il mantenimento delle biocenesi tipiche delle condizioni naturali locali;
 Nel caso del progetto in esame:
- Per la sezione oggetto di studio, essendo stata una sezione monitorata per diversi
anni, l’Autorità di Bacino della Basilicata ha fornito delle indicazioni sulle portate
da rilasciare come deflusso minimo vitale, che si attesta intorno ai 0,394 mc/s; tali
indicazioni sono contenute nella relazione del piano di bacino - stralcio del bilancio
idrico e del deflusso minimo vitale;
-
Per la sezione oggetto di derivazione non sono state adottate le portate medie
deducibili dall’intero bacino del Sinni, ma si è considerato solo l’interbacino
compreso tra l’invaso di Cogliandrino e la sezione di chiusura alla derivazione ad
Episcopia e ciò comporta una stima del deflusso in alveo fortemente ridotta (a
estremo vantaggio di sicurezza) rispetto ai valori di deflusso registrati a Sinni a
Pizzutello di circa il 58%.
-
Per la sezione oggetto di derivazione è stato previsto apposito canale, dimensionato
opportunamente, per il rilascio del DMV previsto e quantificato in 0,394 mc/s. Il
canale ha una lunghezza pari a 4,00 m a fronte della lunghezza totale (grigliato +
canale DMV) pari a 40,00 m. Ossia il canale per il DMV ha una lunghezza pari a
1/10 dell’estensione complessiva di grigliato + canale DMV. Il criterio è ispirato a
quello originariamente adottato in Valtellina con la Legge n. 102/90 e dall’Autorità
di Bacino del Fiume Po, integrato con le esperienze derivanti dall’applicazione dello
stesso in oltre 15 anni;
-
Per la sezione oggetto di derivazione non è prevista alcuna strumentazione
elettronica di misura del DMV, trattandosi di rilascio “a vista” e facilmente
controllabile. In ordine alla strumentazione di misura del DMV, occorre precisare
che le opere di presa (grigliato e canale di presa), di derivazione (canale derivatore),
di adduzione (canale adduttore), di carico (dissabbiatore e vasca di carico) sono
________________________________________________________________________________________________
266
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
opere idraulicamente dimensionate per portata massima di 4,60 mc/s e che
eventuali portate derivate in eccesso, considerato il moto a “pelo libero” (ossia non
in pressione), sono:

Non accumulabili nel canale di presa;

Smaltite dal pozzetto-dissabbiatore posto tra il canale derivatore e la
condotta adduttrice a mezzo di apposito sfioratore e restituite in alveo
tramite apposito canale di scarico;

Smaltite dagli sfioratori presenti nel dissabbiatore e nella vasca di carico e
restituite dall’apposito canale di scarico.
3. IN RELAZIONE AI SITI NATURA 2000 INTERESSATI

Il sito valutato è il “Massiccio del Monte Pollino e Monte Alpi” IT9210275;

L’intervento proposto non è direttamente connesso e necessario al mantenimento in uno
stato di conservazione soddisfacente dei siti Natura 2000 potenzialmente interessati;

Relativamente alla perdita di aree di habitat, alla frammentazione provocata, a potenziali
interferenze, si ritiene che non ci saranno cause di modifica nelle attuali dimensioni e
conformazioni del sistema della ZPS esistente;

Relativamente a potenziali modifiche rispetto alle precipitazioni, ventosità, temperature,
modifica del sistema idrologico, si rileva che l’equilibrio del regime idrologico è garantito
dall’utilizzo del valore del DMV così come contenuto nelle indicazioni fornite nella relazione
del piano di bacino - stralcio del bilancio idrico e del deflusso minimo vitale a cura
dell’ADB di Basilicata. Il rilascio del DMV eseguito è effettuato tramite canale a vista
opportunamente dimensionato;

I consumi di risorse energetiche sono da ritenersi compatibili con una gestione sostenibile
dell’area;

Il suolo della zona interessata subirà l’alterazione relativa alla fase di cantiere e sono
previsti interventi di ripristino e la mesa in sicurezza dei tratti attraversati dalla condotta
con tecniche di ingegneria naturalistica;

Ridotti sono i potenziali fattori di inquinamento del suolo, dell’aria e delle acque,
relativamente all’attività di cantiere con un aumento della torbidità delle acque;

La durata dei lavori è stata stimata in 24 mesi, avvero 730 giorni naturali consecutivi a
partire dal rilascio di tutte le autorizzazioni sul progetto;

Rispetto alle condizioni acustiche della zona, per la fase di realizzazione delle opere,
saranno prevedibili degli innalzamenti di rumorosità del tutto compatibili con l’area
oggetto di cantiere ricadente in ambito antropizzato;

Rispetto alla destinazione d’uso degli immobili si fa presente come la realizzazione di
attività di servizio al comparto produzione di energia da fonti rinnovabili, come nel caso in
argomento, propone un modello compatibile di uso del territorio;

Rispetto alle caratteristiche percettive della zona, l’intervento non modifica la visione
complessiva dell’insieme rurale e montano del sistema paesaggistico considerato;
 Rispetto alla componente atmosferica, sia in fase di cantiere, sia in fase di esercizio,
l’attività in oggetto non produce emissione di sostanze o di fumi.
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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
4. CONDIZIONI DA OSSERVARE IN FASE DI CANTIERE
 Si opererà con una minimizzazione degli ingombri di cantiere;
 Si movimenterà ill materiale con cautela in modo da ridurre gli effetti sulle aree marginali;
 Si favorirà la possibilità di isolare l’eventuale habitat attivo fuori dal raggio di influenza
delle macchine e delle attività di cantiere;
 verifica periodica attecchimento delle piante e nel caso provvedere alla integrazione della
ripiantumazione delle specie presenti ante operam, dotate di rapida crescita, ossia specie
di alberature dei boschi ripariali, tipo: salici, ontani, e pioppi;
 Si osserveranno tutte le misure di mitigazione ed attenuazione necessarie affinchè non
vengano danneggiate, manomesse o comunque alterate, le caratteristiche naturali e
seminaturali dei luoghi circostanti quelli interessati dalla realizzazione degli interventi
previsti nel progetto;
 Si eviterà di interessare le zone naturali limitrofe a quelle di intervento con aree di cantiere
e si porrà in essere ogni misura di mitigazione possibile atta a contenere le emissioni di
polveri e rumore;
 Si eseguiranno i lavori relativi al progetto mediante l’uso di mezzi meccanici idonei ad
evitare danni e disturbi alle aree non antropizzate ed alla fauna;
 Si utilizzeranno tecniche di ingegneria naturalistica e specie vegetali compatibili con gli
habitat locali per le opere di ripristino geomorfologico e vegetazionale delle aree di cantiere;
 Sarà eseguito, ove prescritto, il rivestimento delle opere in c.a. o in conglomerato
cementizio con pietra locale posta in opera ad “opera incerta”;
 Sarà eseguito, ogni quattro mesi, il monitoraggio delle acque, attraverso un punto di
misurazione, dell’Indice Biotico Esteso nel tratto compreso tra l’opera di presa e quella di
restituzione;
 Sarà trasmessa relazione e adeguata documentazione fotografica di dettaglio che attestino
la conclusione dell’intervento conformemente a quanto autorizzato.
5. MONITORAGGI IN FASE DI ESERCIZIO
In fase di esercizio sono previsti i seguenti monitoraggi:
 RUMORE. Saranno eseguite le misurazioni necessarie, con cadenza annuale, atte a
verificare il livello sonoro nell’area circostante l’edificio “Centrale di Produzione”, ove sono
alloggiate le turbine idrauliche;
 RADIAZIONI NON IONIZZANTI. Saranno eseguite le misurazioni necessarie, con cadenza
annuale, atte a verificare il valore del campo elettrico e di induzione magnetica sotto la
linea aerea che va dalla cabina di connessione a quella di consegna, ad un metro dal suolo
ed a metà tracciato;

ACQUE SUPERFICIALI. È previsto, a cadenza annuale, il monitoraggio dello stato ecologico
dell’asta interessata alla derivazione attraverso l’Indice Biotico Esteso (IBE) e interesserà
un punto di misurazione compreso tra la sezione di presa e quella di restituzione.

SUOLO E SOTTOSUOLO. Sono previsti interventi manutentivi delle aree circoscritte alle
opere da realizzare. Lo studio geologico in relazione alla componente suolo e sottosuolo è
attuato, in fase di esercizio dell’impianto, con un continuo monitoraggio a mezzo di
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Progetto per la realizzazione di un Impianto Idroelettrico sul Fiume Sinni
2013
apposita strumentazione di misura e controllo posizionata nelle aree a rischio attraversate
dalla condotta.
In particolare è stata prevista l’installazione fissa dei seguenti strumenti di controllo:
 Inclinometri;
 Piezometri.
 FLORA, FAUNA E ITTIOFAUNA. Il monitoraggio interesserà:

la quotidiana pulizia del canale di rilascio del DMV;

verifica periodica attecchimento delle piante e nel caso provvedere alla integrazione
della ripiantumazione delle specie presenti ante operam, dotate di rapida crescita,
ossia specie di alberature dei boschi ripariali, tipo: salici, ontani, e pioppi;

la verifica periodica delle opere di ripristino geomorfologico e vegetazionale e
provvedere alle operazioni di manutenzione;

l’esecuzione, annuale, del monitoraggio delle acque attraverso un punto di
misurazione, dell’Indice Biotico Esteso nel tratto compreso tra l’opera di presa e
quella di restituzione;

verifica periodica dei luoghi circostanti quelli interessati dalla realizzazione degli
interventi previsti nel progetto.
6. MISURAZIONI IN FASE DI ESERCIZIO
In fase di esercizio è prevista l’installazione delle seguenti apparecchiature di misurazione e/o
controllo:
 misuratori elettromagnetici di portata da posizionare sulla condotta forzata;
 misura dei volumi d’acqua restituiti con sensore di velocità posto sul fondo e un
trasduttore ad ultrasuoni per la misurazione dei livelli. Da posizionare sul canale di
scarico (o di restituzione) dell’edificio “Centrale di Produzione”;
 trasmettitori di livello ad ultrasuoni o a sonda immersa da posizionare nella vasca di
carico;
 misuratori di livello differenziale da posizionare tra canale e vasca (eventuale);
 sistema di supervisione per la gestione del sistema.
 misurazione della temperatura delle acque di re-immissione in alveo (se richiesta), con
strumentazione fissa, da posizionare nel canale di scarico (o di restituzione) dell’edificio
“Centrale di Produzione” in una sezione prossima alla stessa re-immissione. Onde
dimostrare (e non accertare) che la restituzione in alveo delle acque non avviene a
temperatura più elevata a causa della “turbinazione”.
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