Il quadro conoscitivo
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1. Normativa in ambito europeo
1.1 Obiettivi comunitari
Nel Libro Verde “Verso una strategia europea di sicurezza dell’approvvigionamento energetico”1
, nel quale viene presentata la situazione energetica dell’UE per il 2010 e oltre, la Commissione
mette in luce tre concetti fondamentali:
in futuro la dipendenza dell’Unione Europea dalle fonti esterne è destinata ad aumentare;
le emissioni di gas serra nell’Unione Europea sono attualmente in aumento;
l’Unione Europea può intervenire promovendo risparmi energetici nel settore edilizio ed in quello
dei trasporti.
Queste considerazioni offrono motivi validi per economizzare l’uso dell’energia laddove
possibile, e principalmente nel settore residenziale e del terziario, che per riscaldamento,
illuminazione, apparecchiature ed attrezzature produce il maggior consumo finale complessivo.
Da numerosi studi e dall’esperienza pratica emerge che questo settore offre un ampio margine
di risparmio energetico, forse il maggiore in assoluto, si calcola che esista un potenziale di
risparmio pari al 22% circa dell’attuale livello di consumi, ottenibile con interventi efficaci sotto il
profilo costi2. Questa stima è ottenuta presumendo un normale tasso di riadattamento e
riqualificazione degli edifici esistenti, un aumento netto del parco edifici dell’1.5% all’anno circa,
e una quota progressivamente crescente dell’uso delle migliori tecnologie disponibili
nell’edilizia3.
Per sfruttare tale potenziale occorre pertanto intensificare le iniziative degli Stati membri e della
Comunità.
A questo proposito il Libro Verde segnala che i programmi comunitari di supporto e promozione
delle nuove tecnologie non sono riusciti a far introdurre nuovi standard di rendimento energetico
degli edifici negli Stati membri.
Il nuovo contesto quindi, impone di sviluppare una strategia sul piano della domanda. La
fiscalità resta lo strumento più semplice per orientare le scelte di mercato. La commissione ha
già presentato una serie di priorità: il primo intervento dovrà essere indirizzato agli edifici; per il
loro riscaldamento si dovrà optare per biocarburanti e gas naturale con una riduzione dei
consumi del 20% per il 2020. Ciò equivale a circa il 10% delle importazioni attuali nette di
petrolio e di prodotti petroliferi e a circa il 20% dell’impegno di riduzione delle emissioni dei gas
serra assunto dall’Unione Europea a Kyoto.
1
COM(2000) 769 del 29 Novembre 2000
Mesures d'Utilisation Rationelle de l'Energie (MURE) Database, Commissione europea 1998.
3
Relazione sul Programma europeo per il cambiamento climatico (2000)
http://europa.eu.int/comm/environment/climat/eccp/htm
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Un maggiore risparmio energetico negli edifici, oltre a ridurre il fabbisogno globale di energia e a
migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento, riduce anche le emissioni di CO2 e migliora il
comfort delle abitazioni e dei luoghi di lavoro.
La Commissione europea propone:
soglie di consumo energetico degli edifici, da stabilire in m3 di combustibile consumato
(kWh/m3), necessarie per la certificazione degli edifici;
l’introduzione di certificati energetici standard varierebbe la domanda degli edifici a basso
consumo, con il concetto “chi inquina paga”, incoraggiando gli investimenti a risparmio
energetico;
interventi
di
miglioramento
di
coibentazione
del
patrimonio
edilizio
esistente
che
provocherebbero una notevole diminuzione dei consumi;
l’integrazione delle energie rinnovabili nei fabbricati esistenti, con normative sui dispositivi di
riscaldamento o di condizionamento dell’aria;
l’installazione sui tetti o sulle facciate di moduli fotovoltaici e collettori solari.
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1.2 Programmi energetici dell’Unione Europea
I programmi della Comunità Europea sono destinati a promuovere in Europa l’uso corretto delle
fonti energetiche. Lo scopo è quello di assistere l’Unione Europea nel raggiungimento dei
seguenti obiettivi:
miglioramento delle prospettive di fornitura energetica nell’Unione europea;
riduzione dell’inquinamento atmosferico;
potenziamento dell’attuale competitività dell’industria europea;
promozione del trasferimento di tecnologie ai Paesi Terzi;
rafforzamento della coesione economica e sociale all’interno dell’UE.
I principali Programmi in materia di Energia e Ambiente sono:
VI Programma Quadro e successivi;
Altener;
Save;
Thermie;
Joule;
Joule – Thermie;
Life Ambiente.
1.2.1 VI Programma Quadro
Il 27 giugno 2002 il Consiglio e il Parlamento europeo hanno approvato il VI Programma Quadro
(decisione 1513/2002/CE) che si struttura su 3 assi:
1. Orientare ed integrare la ricerca europea
Aree tematiche prioritarie
Le priorità tematiche sono sette e tra queste:
o
Sviluppo sostenibile, cambiamento globale ed ecosistemi
i.
Sistemi energetici sostenibili
ii.
Trasporti di superficie sostenibili
iii.
Cambiamento globale e ecosistemi
Principali temi di ricerca: - Fonti di energia rinnovabili, utilizzo più efficiente e più pulito
dell'energia, soprattutto nelle zone urbane, nuovi concetti di efficienza energetica e trasporti più
puliti - Trasporto sostenibile - Celle a combustibile - Idrogeno - Tecnologie dei generatori
fotovoltaici e biomassa - Impatto e meccanismi delle emissioni di gas a effetto serra sul clima e
pozzi di assorbimento del carbonio (oceani, foreste e suolo) - Ciclo dell'acqua - Biodiversità,
protezione delle risorse genetiche, funzionamento degli ecosistemi terrestri e marini ed
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interazioni tra questi ultimi e l'attività umana - Meccanismi della desertificazione e delle
catastrofi naturali connessi al cambiamento climatico - Sistemi di osservazione del
cambiamento climatico a livello mondiale
o
Attività specifiche concernenti un settore di ricerca più ampio
2. Strutturare lo Spazio Europeo della Ricerca
3. Rafforzare le basi dello Spazio Europeo della Ricerca
Per l'attuazione del VI Programma Quadro è prevista una gamma di strumenti molto
differenziata che comprende strumenti nuovi, creati specificamente per la realizzazione dello
Spazio Europeo della Ricerca, e strumenti tradizionali, già utilizzati nel V Programma Quadro.
Ciascun bando di gara indica gli strumenti che dovranno essere usati per la realizzazione degli
obiettivi prefissati.
Il budget per il VI Programma Quadro è di 16,27 miliardi di euro con il 17% di aumento rispetto
al bilancio del V Programma Quadro (1998-2002), che si è ormai concluso.
Vengono previsti per l’asse Orientare ed integrare la ricerca europea 13,345 miliardi di euro di
cui 2,120 miliardi di euro per l’area tematica riguardante lo Sviluppo sostenibile, cambiamento
globale ed ecosistemi.
1.2.2 Altener
Contribuisce a creare le necessarie condizioni giuridiche, socio-economiche ed amministrative
per attuare un piano d’azione comunitario per le fonti energetiche rinnovabili. Promuove gli
investimenti privati e pubblici nei settori della produzione e dello sfruttamento delle energie a
partire da fonti rinnovabili. Quindi questo programma interviene esclusivamente al terzo livello,
quello della informazione e della formazione.
Altener costituisce un’importante occasione per la diffusione dell’architettura europea dei
sistemi solari attivi e passivi, dei sistemi di riscaldamento e raffrescamento passivo, dei sistemi
di illuminazione naturale e delle tecnologie di progettazione bioclimatica in generale.
1.2.3 Save
Stimola le misure di efficienza energetica in tutti i settori; incoraggia gli investimenti nel campo
della conservazione dell’energia da parte dei consumatori pubblici, privati e dell’industria; crea
le condizioni per migliorare l’intensità di energia del consumo finale. Infine, prevede
finanziamenti della durata di tre anni per la creazione di nuove agenzie per l’energia a favore
della gestione energetica a livello locale e regionale, nonché per stimolare una maggiore
coesione tra gli Stati membri e le regioni in materia di efficienza energetica.
Contributi specifici nel campo dell’architettura riguardano la certificazione energetica degli edifici
e l’isolamento termico. Promuove azioni legislative e amministrative volte a stabilire adeguati
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standard di efficienza energetica per edifici e sistemi tecnologici. I progetti sostenuti dal
programma sono estremamente diversificati, spaziando dagli studi per il risanamento energetico
di abitazioni, alberghi, scuole ed uffici, allo sviluppo di specifiche di efficienza energetica per
nuove costruzioni, nonché all’esame delle opzioni più efficienti di riscaldamento sia a livello
territoriale sia nei singoli edifici.
1.2.4 Thermie
Il programma Thermie4 è destinato a promuovere l’uso corretto delle tecnologie energetiche.
Fondi del programma Thermie sono in larga misura destinati al sostegno finanziario dei progetti
per l’uso di tecnologie energetiche innovative per la produzione, la conversione e l’uso di
energia nelle seguenti aree:
uso razionale dell’energia nell’industria, nell’edilizia e nei trasporti;
fonti di energia rinnovabili;
combustibili solidi, nei settori d’impiego della combustione, della conversione dei rifiuti e della
gassificazione integrata in cicli combinati;
idrocarburi.
1.2.5 Joule
L’obiettivo del programma è quello di sviluppare tecnologie del settore energetico per
accrescere la sicurezza dell’approvvigionamento e di ridurre le importazioni di energia,
contenendo al tempo stesso i costi e tenendo conto della protezione ambientale. Questo
obiettivo può essere raggiunto grazie a progressi e disponibilità tecniche, processi e prodotti
che consentano di impiegare in modo razionale l’energia, nell’impiego non inquinante dei
combustibili, nello sfruttamento efficace ed economico delle fonti rinnovabili e nello sviluppo di
modelli per il settore energetico ed ambientale.
1.2.6 Joule – Thermie
Joule-Thermie unisce in unico programma sia azioni di ricerca e sviluppo (R&S) sia
dimostrative, che prima venivano svolte separatamente all’interno dei due programmi. La
sinergia tra i due programmi introduce una nuova attività come supporto di una strategia per lo
sviluppo tecnologico (RTD) globale nell’area interdisciplinare dell’energia-ambiente-economia.
Nel campo architettonico si dà notevole importanza alla flessibilità e allo sviluppo di sistemi di
controllo intelligenti e di componenti tecnologiche per l’integrazione nell’involucro dell’edificio. Le
applicazioni nel campo delle energie rinnovabili sono indirizzate alla ricerca ed allo sviluppo di
nuove tecnologie, alla definizione di standard e di nuovi concetti urbani basati sui principi
dell’architettura solare. Viene incentivata la ricerca per la progettazione industriale di
4
Programma Thermie “Tecnologie innovative di risparmio energetico per programmi di intervento nell’edilizia
economica popolare” - DG XVII - 1997
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componenti edilizi a ridotto consumo energetico. Si sottolinei l’importanza della ricerca
prenormativa che miri a contribuire allo sviluppo di codici edificativi europei ed alla
regolamentazione per nuovi prodotti, per la costruzione di edifici e per la ristrutturazione di
edifici esistenti.
1.2.7 Life Ambiente
È l’unico strumento che sostiene in modo specifico lo sviluppo e l’attuazione della politica
ambientale della Comunità. Finanzia azioni pilota e dimostrazioni a carattere innovativo aventi
per obiettivo:
l’integrazione della dimensione ambientale nella pianificazione e nella valorizzazione del
territorio, ivi comprese le zone urbane e costiere;
la gestione sostenibile delle acque sotterranee e superficiali;
il contenimento degli impatti ambientali delle attività economiche;
la prevenzione, il riciclaggio e la gestione razionale dei flussi di rifiuti;
la riduzione dell’impatto ambientale dei prodotti.
LIFE finanzia anche azioni preparatorie, aventi per obiettivo l’elaborazione e la rielaborazione di
politiche ambientali comunitarie.
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1.3 Norme e Direttive Comunitarie
In ambito comunitario vengono emanate una serie di disposizioni tramite norme e direttiva che
tutti gli Stati membri devono recepire ed applicare. Lo scopo che ci si prefigge è la costituzione
di una Normativa europea standardizzata.
Tra le principali direttive comunitarie vigenti per il settore dell’edilizia vi sono:
la Direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico nell’edilizia L'obiettivo della direttiva è
promuovere il miglioramento del rendimento energetico degli edifici nella Comunità, tenendo
conto delle condizioni locali e climatiche esterne, nonché delle prescrizioni per quanto riguarda
il clima degli ambienti interni e l'efficacia sotto il profilo dei costi.
la Direttiva “Prodotti da costruzione” (89/106/CEE), che stabilisce i requisiti essenziali per
tutti i materiali, inclusi i requisiti per l’igiene, la salute, l’ambiente, il risparmio energetico e la
conservazione del calore;
la Direttiva “Caldaie” (92/42/CEE) che ha introdotto livelli minimi di rendimento per le caldaie
che producono acqua per usi igienico sanitari nel settore residenziale, garantendo così che tutte
le nuove caldaie presentino un rendimento accettabile;
la Direttiva 92/75/CEE concernente l’indicazione del consumo di energia e di altre risorse degli
apparecchi domestici mediante l’etichettatura ed informazioni uniformi relative ai prodotti;
gli articoli relativi agli edifici nella Direttiva “SAVE” (93/76/CEE), che prevede che gli Stati
membri redigano ed attuino programmi di miglioramento del rendimento energetico in sei campi
specifici;
per quanto riguarda le Fonti energetiche rinnovabili, il 10 maggio 2000 la Commissione ha
adottato una proposta di Direttiva sulla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti
energetiche rinnovabili sul mercato interno dell’elettricità , la Direttiva COM(2000) 279, che ha
avuto attenzione prioritaria. La proposta darà luogo ad un quadro normativo in materia di
produzione di elettricità a partire da fonti energetiche rinnovabili con obiettivi indicativi per gli
Stati membri. La presente proposta esamina i vantaggi specifici che deriverebbero
dall’integrazione di impianti di questo tipo negli edifici, per produrre non solo elettricità ma, cosa
altrettanto importante, calore;
secondo il Libro Bianco sulle fonti energetiche rinnovabili5, entro il 2010 è possibile installare
collettori solari per una capacità totale di 100 milioni di m² (la capacità installata nel 20036 è di
circa 12 milioni di m² ). Lo stesso Libro Bianco, presenta la ripartizione dettagliata tra i diversi
settori e le diverse tecnologie, si calcola che gran parte di tali collettori potrebbe essere
destinata all'uso domestico per la produzione di acqua sanitaria (50%), per il riscaldamento
degli ambienti (11%) e i grandi sistemi solari di riscaldamento urbano (19%), tutti pertinenti al
5
6
COM(2000) 769
ESTIF – European Solar Thermal Industry Federation – Solar Thermal markets in Europe 2003.
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settore dell’edilizia. Secondo il Libro Bianco l’energia fotovoltaica potrebbe contribuire entro il
2010 con una capacità installata totale di 3 000 MWp (rispetto agli odierni 200 MWp), gran parte
della quale proverrebbe da impianti connessi alla rete ed integrati nella struttura degli edifici (a
livello di tetto o facciata). Per realizzare questo potenziale tuttavia, occorrono misure ed
incentivi più efficaci;
infine il 10 dicembre 2003 è stata proposta la Direttiva COM(2003) 739 sull’efficienza degli usi
dell’energia e i servizi energetici, tale proposta si prefigge di assicurare che l’energia venga
utilizzata in modo più efficiente al momento dell’uso finale. A tale scopo, uno dei meccanismi
principali consiste nel sostenere e accelerare lo sviluppo di un mercato delle misure relative
all’efficienza energetica ben funzionante, economicamente redditizio e concorrenziale. Inoltre è
necessario prevedere alcune sovvenzioni a sostegno del mercato e programmi pubblici di una
certa intensità per eliminare alcune carenze del mercato. Ovviamente, ciò deve avvenire senza
falsare la concorrenza sul mercato che si sta sviluppando. Questi aiuti dovrebbero dare via
libera alla fornitura, su basi puramente commerciali, di servizi elettrici e di programmi per
l’efficienza energetica e ad altre misure per l’efficienza energetica. Un approccio basato sulle
forze del mercato potrebbe essere anche costituito dall’introduzione dei cosiddetti “certificati
bianchi” che sono titoli commerciabili che attestano un risparmio energetico. La Commissione
ritiene che esso costituisca un possibile passo ulteriore nei prossimi anni e presenterà allora
una proposta basata sull’esperienza acquisita in alcuni Stati membri che attualmente stanno
sviluppando e attuando questo sistema di certificazione.
La Comunità europea emana anche norme tecniche EN o ISO, che definiscono unità di misura
e simbologie, parametri, procedure di calcolo comuni.
Le norme principali relative agli edifici residenziali sono:
PrEN 410 - strutture trasparenti negli edifici – Determinazione della luminosità e delle
caratteristiche solari dei vetri;
EN ISO 7345 – Isolamento termico – Definizioni e quantità fisiche;
PrEN ISO 10077-1 - Finestre, porte e serramenti – Trasmittanza termica – Metodo di calcolo
semplificato;
EN ISO 13786 – Prestazioni termiche dei componenti degli edifici – Caratteristiche termicodinamiche – metodi di calcolo;
EN ISO 13789 Prestazioni termiche degli edifici – Coefficienti di trasmissione termica e
dispersioni - metodo di calcolo;
EN 832 – Prestazioni termiche degli edifici - Calcolo del fabbisogno di energia per il
riscaldamento degli edifici residenziali.
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Queste disposizioni possono, e in alcuni casi devono, assumere la forma di leggi, regolamenti,
campagne di informazione e di educazione o accordi volontari.
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21
1.4 Direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetica degli edifici
Uno strumento determinante per le politiche di riduzione dei consumi energetici sul lato della
domanda è la recente Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sul rendimento
energetico nell’edilizia7 .
La direttiva proposta istituisce un quadro che permetterà agli Stati membri di coordinare meglio
la normativa in questo campo, l’applicazione pratica del quadro incomberà essenzialmente sulle
amministrazioni nazionali.
1.4.1 Obiettivi principali
Il principale obiettivo sotteso dalla Direttiva è promuovere il miglioramento delle prestazioni
energetiche degli edifici all’interno dell’UE, garantendo per quanto possibile che siano
intraprese solo le misure più efficaci sotto il profilo costi.
Dato che il tasso di turnover degli edifici è piuttosto esiguo (ciclo di vita che va da 50 a più di
100 anni), se l’obiettivo è migliorare le prestazioni energetiche nel breve e medio termine, esso
va implementato sullo stock esistente.
La proposta comprende quattro elementi principali:
l’istituzione di un quadro generale per un metodo comune di calcolo integrato del rendimento
energetico degli edifici. Gli standard e i regolamenti edilizi attualmente sviluppati nell’UE
mostrano una decisa tendenza verso un approccio integrato, vale a dire un approccio che tiene
conto, oltre che della qualità dell’isolamento termico dell’edificio, di fattori quali gli impianti di
riscaldamento e di raffreddamento, l’energia usata per la ventilazione, gli impianti di
illuminazione, la posizione e orientazione dell’edificio, il recupero di calore, l’apporto di calore
dal sole e da altre fonti di energia rinnovabili. Alla luce delle moderne tecniche di coibentazione
degli edifici e della tendenza a costruire abitazioni a basso consumo energetico, questi fattori
supplementari assumono importanza crescente e devono quindi essere contemplati dalle
disposizioni di legge. L’approccio integrato dà agli architetti un maggior grado di flessibilità nella
scelta dei metodi più efficaci sotto il profilo costi per conformarsi alle disposizioni sul risparmio
energetico. L’approccio integrato nei confronti delle prestazioni energetiche degli edifici è già
una realtà, ed in alcuni casi è obbligatorio, in Germania, Francia, Regno Unito, Irlanda e Paesi
Bassi, mentre altri Stati membri prevedono di adottarlo. Estendendolo alla totalità degli Stati
membri si istituirebbe un contesto omogeneo per le iniziative degli Stati membri a favore del
risparmio energetico nel settore dell’edilizia, si permetterebbe alle utenze di operare raffronti fra
edifici all’interno dell’UE e si faciliterebbe il lavoro di architetti e costruttori chiamati ad applicare
le norme in più Stati membri. La metodologia comune potrebbe quindi formare la base per
7
Direttiva 2002/91/CE del 16 dicembre 2002
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l’adozione da parte degli Stati membri di limiti minimi di rendimento energetico degli edifici
adeguati alle diverse tipologie di edifici e alle specificità locali, prima fra tutte le condizioni
climatiche;
l’applicazione di norme minime sul rendimento energetico agli edifici di nuova costruzione e agli
edifici in ristrutturazione, quando appartengono ad una certa categoria. I condomini e le case di
nuova costruzione nonché gli edifici nuovi del settore terziario dovranno rispettare i limiti minimi
di rendimento energetico calcolati secondo la metodologia integrata. Le stesse norme si
applicheranno anche agli edifici esistenti di grandi dimensioni (ovvero di superficie superiore a
1000 m2 ), qualora essi siano sottoposti a ristrutturazione sostanziale. Va notato che
nell’applicare dette norme devono essere tenute in debita considerazione le condizioni termiche
previste per gli ambienti interni;
l’ispezione e la valutazione specifica delle caldaie e degli impianti di riscaldamento e
raffreddamento. L’impianto termico costituisce, si sa, un aspetto chiave dell’efficienza
energetica. I generatori di calore con potenza utile superiore a 20 kW, ovvero nella gamma di
potenza che va dalle caldaie per piccole abitazioni a quelle per condomini, uffici, ecc., devono
essere ispezionate ad intervalli regolari. L’ispezione è attualmente obbligatoria in dieci Stati
membri, mentre altri applicano regimi di autoregolamentazione e programmi di informazione. Se
la caldaia ha più di 15 anni di età, deve essere ispezionato l’intero impianto termico e devono
essere forniti all’utenza suggerimenti in merito a soluzioni alternative che possono ridurre il
consumo energetico. Misure analoghe devono essere intraprese nei confronti degli impianti di
condizionamento, soprattutto per gli edifici di grandi dimensioni;
l’introduzione di un sistema di certificazione degli edifici di nuova costruzione ed esistenti. Uno
dei principali ostacoli all’investimento nel rendimento energetico sul mercato della locazione di
edifici, abitazioni o uffici è il fatto che il proprietario e il locatario hanno interessi diversi: poiché
generalmente è il locatario che paga le bollette energetiche, il proprietario è poco incentivato ad
investire sul rendimento energetico. Il modo migliore per rendere più attraenti questi
investimenti è fornire informazioni chiare ed affidabili ai potenziali locatari; queste potranno
influenzare il canone preteso, incentivando i proprietari ad investire nel rendimento energetico di
edifici e abitazioni. Per facilitare il passaggio di tali informazioni è necessario che all’atto della
costruzione, compravendita o locazione di un edificio, di una abitazione o di un ufficio sia messo
a disposizione un attestato relativo al rendimento energetico. La certificazione, che deve risalire
a non più di cinque anni prima, deve basarsi sullo stesso approccio integrato utilizzato per i limiti
minimi applicabili agli edifici di nuova costruzione e deve contenere suggerimenti su come
migliorare le prestazioni energetiche dell’edificio. Nel caso degli edifici di proprietà di enti
pubblici o di proprietà privata od occupati da privati ma frequentati dal pubblico, gli attestati di
certificazione energetica (non più vecchi di cinque anni) devono essere esposti al pubblico in
modo permanente ed evidente. Mediante gli opportuni provvedimenti è possibile sensibilizzare
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l’opinione pubblica sulle prestazioni energetiche degli edifici ed ottenere suggerimenti su come
migliorarle. Il modo migliore per farlo è la procedura di certificazione. La certificazione degli
edifici di nuova costruzione è attualmente obbligatoria in DK, D e UK. Per gli edifici esistenti
solo la Danimarca dispone di un regime obbligatorio, ma numerosi Stati membri hanno
predisposto programmi di autoregolamentazione. In base ad un calcolo danese sulla
certificazione di 160.000 abitazioni in 3,5 anni, l’operazione è costata in totale circa 25 M€ ed ha
identificato possibili migliorie per circa 125 M€. Una volta eseguiti, gli interventi hanno indotto un
risparmio energetico per il consumatore pari a circa 20 M€ all’anno. In questo caso specifico la
certificazione, abbinata alla correzione degli sprechi rilevati, ha dato un ritorno degli investimenti
pari al 13%, il che rappresenta un elevato livello di efficacia sotto il profilo costi.
1.4.2 Ambito di applicazione della Direttiva
Questa iniziativa affronta gli aspetti dell’edilizia riguardanti il consumo di energia ai fini del
riscaldamento degli ambienti e dell'acqua sanitaria, del condizionamento e dell’illuminazione. Il
presente atto riguarda il "sistema edificio" nel suo insieme e tutti gli impianti installati per
riscaldamento, condizionamento d’aria e ventilazione. Sono esclusi gli impianti non installati,
come gli elettrodomestici, che messi assieme assorbono il 18% del consumo energetico totale
del settore residenziale. Nel settore terziario gli impianti di illuminazione, che rispondono del
14% del consumo energetico del settore, sono per la gran parte installati e quindi ricadono nel
campo di applicazione della direttiva. Gli impianti non installati rappresentano circa il 20% del
consumo del settore terziario, assorbito in parte dalle macchine per ufficio.
Per quanto riguarda le attrezzature non installate sono state attuate o sono previste nel piano di
azione sull’efficienza energetica, politiche specifiche in materia di etichettatura, limiti minimi di
efficienza e accordi di autoregolamentazione.
1.4.3 Contenuti della Direttiva
articolo 1: definisce finalità e campo di applicazione della proposta;
articolo 2: definisce i termini e i concetti utilizzati;
articolo 3: sancisce l’obbligo degli Stati membri di predisporre una metodologia per il calcolo
integrato del rendimento energetico degli edifici. Il quadro di tale metodologia figura in allegato
alla direttiva proposta;
articolo 4: impone agli Stati membri di fissare limiti minimi di rendimento energetico degli edifici
distinguendo eventualmente tra edifici esistenti o di nuova costruzione, aggiornandoli
regolarmente;
articolo 5: impone agli Stati membri di applicare gli opportuni standard di rendimento energetico
agli edifici di nuova costruzione , nonché di valutare la fattibilità dell’installazione di sistemi
alternativi di fornitura energetica per gli edifici nuovi di grandi dimensioni;
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articolo 6: impone agli Stati membri di applicare gli opportuni standard di rendimento energetico
agli edifici esistenti di grandi dimensioni, ogniqualvolta questi subiscano lavori sostanziali di
ristrutturazione, a condizione di soddisfare determinati criteri di costo e di efficacia sotto il profilo
costo;
articolo 7: prevede che al momento della costruzione, della compravendita o della locazione di
un edificio nuovo o esistente sia messo a disposizione del potenziale acquirente o locatario un
attestato di certificazione energetica di non più di cinque anni. Per gli edifici pubblici o
frequentati dal pubblico la certificazione deve avvenire almeno ogni cinque anni e il relativo
attestato deve essere apposto in luogo visibile ed essere chiaramente consultabile dal pubblico.
Inoltre, sempre per gli edifici pubblici, devono essere chiaramente esposte le temperature e le
altre condizioni climatiche eventualmente raccomandate per gli ambienti interni, con indicazione
dell’effettiva temperatura e delle effettive condizioni climatiche dell’interno;
articolo 8: fissa norme specifiche relative alla regolare ispezione di caldaie e sistemi di
condizionamento dell’aria, connesse ad un’ispezione e valutazione una tantum dell’impianto
termico complessivo nel caso in cui le caldaie siano state installate da più di 15 anni;
articolo 9: dispone che i sistemi di condizionamento centralizzati vadano ispezionati ad intervalli
regolari;
articolo 10: impone agli stati membri di predisporre un sistema che garantisca che la
certificazione e l’ispezione siano svolte esclusivamente da personale qualificato e indipendente;
articolo 11: riguarda la procedura di comitato per l’adeguamento dell’allegato della direttiva
proposta al progresso tecnico o per l’inserimento di standard concordati in futuro;
articolo 12: riguarda l’informazioni cui gli Stati membri sono tenuti adottano le misure necessarie
per informare gli utilizzatori di edifici sui diversi metodi e sulle diverse prassi che contribuiscono
a migliorare il rendimento energetico
articoli dal 13 al 17: concernono le disposizioni amministrative connesse alla proposta.
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1.5 La Certificazione energetica degli edifici
La certificazione della qualità energetica dell’edificio era prevista dalla Direttiva n.93/76/EEC,
nota come Direttiva SAVE8, emanata nel 1993 dal Consiglio dei ministri dell'Unione Europea.
Tale Direttiva seguiva analoghe precedenti disposizioni legislative in vigore in Danimarca dal
1985 e poi, riprese dalla legge italiana n°10/91. La Direttiva, pur lasciando ad ogni Stato la
libertà di applicazione, in funzione non solo delle differenze climatiche, ma anche della diversa
sensibilità ai problemi ambientali, alle difficoltà economiche, legali e amministrative, tuttavia ne
obbliga l'attuazione in tempi ravvicinati (5 anni). Quando fu condotta nel 1994 una prima verifica
dello stato di implementazione della Direttiva, pochi erano gli Stati Membri dell’Unione Europea
che avevano aderito alla Direttiva.
L'introduzione della Certificazione Energetica è opportuna, non solo per il rispetto della legge e
degli impegni internazionali sul clima, ma anche perché consente:
un netto miglioramento della qualità edilizia;
l'adozione di nuove tecnologie in edilizia;
la creazione di nuova occupazione.
La Certificazione presenta un certo livello di complessità e difficoltà legato:
alla grande varietà di situazioni edilizie e impiantistiche;
alle categorie di utilizzo;
ai soggetti sociali coinvolti con interessi spesso divergenti.
Ai motivi tecnici se ne aggiungono altri di tipo non tecnico. Gli interessi in gioco dei diversi
soggetti sociali hanno reso ancor più complessa l’introduzione della Certificazione Energetica
degli Edifici in Italia, così come anche in altri paesi.
I ritardi in Italia sono imputabili sia alla palese ostilità di taluni soggetti industriali, sia alle
discordanti vedute dei vari operatori professionisti interessati. Il risultato è che dopo diversi anni
dall’emanazione della legge 10/91, il regolamento applicativo dell’art. 30 è ancora lontano
dall'essere esecutivo.
L'implementazione della Certificazione non è solo un problema tecnico, ma un vero progetto di
intervento socio-economico.
Sarà attuabile solo se si porteranno a compimento:
negoziazioni fra tutti i soggetti coinvolti;
misure di incentivazione;
un management del progetto incisivo e con scadenze vincolanti per tutti.
8
Rapporto della Conferenza SAVE – 8-10 Novembre, Graz (Austria)
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1.5.1 Definizione di Certificazione
La certificazione energetica è l'atto che documenta il consumo energetico convenzionale di
riferimento di un edificio o di una unità immobiliare.
La Certificazione Energetica ha lo scopo di:
determinare e certificare il consumo o il fabbisogno energetico medio più probabile, ovvero
quello reale;
inquadrare il consumo così determinato, espresso mediante un opportuno indicatore, in una
scala di valori onde permettere il confronto con altri edifici;
indicare/consigliare un certo numero di misure di efficienza energetica, la cui progettazione ed
implementazione viene demandata allo specialista in una fase successiva.
Una fondamentale distinzione, poco nota al grande pubblico, che tende a confonderle, è quella
tra Certificazione Energetica e Audit (Diagnosi) Energetica di un edificio. Entrambe dovrebbero
fornire indicazioni riguardo i consumi ed i flussi energetici dell'edificio e le eventuali misure di
miglioramento energetico, ma mentre la prima tende ad accertare lo stato di salute generale,
fornisce consigli terapeutici per piccole ed evidenti malattie; la seconda più specializzata in
interventi di maggiore importanza, è un processo assai più dettagliato e costoso.
La certificazione come pubblico riconoscimento della buona prestazione energetica, è
considerata in molti Paesi europei, con differenti interpretazioni. Ad esempio in Austria il
pubblico riconoscimento significa dimostrare che la casa di nuova edificazione abbia un
consumo uguale o inferiore al valore NEZ (coefficiente di energia termica richiesto) = 65
kWh/m2a, mentre in Francia, Germania o Portogallo il rilascio della certificazione è legato al
semplice raggiungimento dei limiti fissati per i vari livelli prestazionali. In Francia tali livelli
coincidono con i livelli massimi ammissibili per legge, aggiornati periodicamente.
La certificazione, quindi, è innanzitutto una azione informativa rivolta a sensibilizzare l’utente
sulla qualità energetica del proprio edificio. Una azione, evidentemente, condotta nell’interesse
primario del consumatore e, nel caso in cui si ottenga un effetto di riduzione dei consumi
attraverso azioni di riqualificazione energetica, o nel caso in cui il mercato immobiliare si orienti
verso modelli edilizi meno dissipativi, per l’intera collettività. Su questo punto è possibile fare
una prima riflessione. L'esperienza comune, infatti, dimostra che l’utente, specie quello privato,
non è particolarmente sensibile ai problemi energetici ed ambientali, anche quando questi lo
riguardano direttamente.
L’interesse a far certificare il proprio edificio aumenta se esistono alcuni presupporti:
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27
il costo della procedura è contenuto;
l’informazione sulla qualità energetica dell’edificio è immediata e comprensibile; l’utente è
chiaramente informato sulle finalità della certificazione che non è fine a se stessa, ma
rappresenta il primo passo per valutare la qualità energetica dell’edificio ed eventualmente
attuare interventi di risparmio energetico.
Una campagna informativa sull’utilità della certificazione energetica, supportata dalle
associazioni dei consumatori, diventa elemento irrinunciabile se si intende promuovere la sua
attuazione nel modo corretto. La certificazione energetica, quindi, non deve diventare un
ulteriore incombenza a danno dell’utente, ma un elemento di trasparenza innanzi tutto nei
rapporti con chi vende o affitta i locali e, soprattutto, con chi fornisce il servizio energetico.
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28
1.6 I vantaggi di una Politica Comunitaria
Le direttive europee in questo campo hanno l’obiettivo di aumentare il rendimento energetico
degli edifici in tutti gli Stati membri dell'Unione europea. La riduzione delle emissioni di biossido
di carbonio e la sicurezza dell’approvvigionamento energetico rientrano nella responsabilità
comune degli Stati membri, per cui si giustifica un’iniziativa giuridica in sede comunitaria.
In alcuni Stati membri le norme edili risalgono agli anni settanta, mentre altri hanno adottato
recentemente misure atte al miglioramento di questo importante settore. Perché la valutazione
degli edifici possa essere in qualche misura armonizzata, ad uso di architetti ed utenze di tutta
l’UE, occorre perseguire una metodologia comune basata su un approccio integrato.
Sebbene tutti gli Stati membri applichino requisiti minimi, soprattutto per gli edifici di nuova
costruzione, il livello di rendimento energetico richiesto da tali prescrizioni resta estremamente
diseguale. Ciò significa che esiste un ampio margine di miglioramento e che è necessario fare
in modo di realizzarlo in maniera efficace sotto il profilo dei costi.
Ciò non toglie che il maggior potenziale di risparmio energetico resta insito nella ristrutturazione
degli edifici esistenti. Su questo versante l'intervento più opportuno sembra essere
l'introduzione della certificazione energetica degli edifici, che ha il merito di sensibilizzare le
utenze e al tempo stesso di correggere l'imperfezione di mercato per cui i proprietari non hanno
interesse ad investire negli edifici affittati a terzi. A parte sostituire in modo efficiente gli impianti
termici, sarebbe auspicabile che scattassero standard di rendimento energetico più severi ogni
qualvolta un edificio viene ristrutturato.
Occorre sottolineare che un approccio comunitario comporterà dei vantaggi di scala per il
mercato interno dei vari prodotti, componenti ed impianti, che contribuiranno al miglioramento
delle prestazioni energetiche degli edifici. Inoltre laddove le imperfezioni del mercato rendono
necessario un intervento normativo, quale la certificazione obbligatoria, l’approccio comunitario
garantirà una maggior omogeneità del contesto economico in cui operano i consumatori e
l’industria, i quali occupano, affittano, costruiscono e vendono edifici sul mercato interno.
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29
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30
2. Normativa dei Paesi membri dell’UE
In tutti i Paesi dell’UE sono state emanate normative, regolamenti e leggi per regolare il
comparto edilizio verso qualità energetiche degli edifici sempre maggiori.
Ovviamente la politica di ogni Nazione varia a seconda delle esigenze della stessa; una serie di
fattori – economici, burocratici, sociali, climatici…- influenza le scelte legislative e di
conseguenza prestazionali di ogni Paese.
2.1 Politica dei Paesi Europei più avanzati
Viene descritta, di seguito, la Normativa per l’edilizia residenziale e il risparmio energetico dei
Paesi situati nell’area centro-meridionale europea: Austria, Germania, Francia, Spagna che
hanno caratteristiche climatiche e quindi condizioni operative molto simili alle nostre.
Le Nazioni che finora hanno ottenuto maggior successo in questo settore, grazie ad una
legislazione precisa e dettagliata ed a una politica di incentivazioni e finanziamenti, sono Austria
e Germania. Prendendo esempio da queste due Paesi, Spagna, Francia e Italia, stanno
cercando di stare al passo con gli impegni presi in ambito comunitario.
In ogni paese il governo cerca di implementare i provvedimenti concordati in sede europea,
adattandoli alla situazione nazionale. Questo compito è spesso assai difficoltoso poiché bisogna
mediare le richieste europee con le resistenze di vario tipo che la nuova normativa suscita. Per
questa ragione è importante analizzare i risultati ottenuti da ogni Nazione, e da questi costruire
una politica più efficiente da poter adottare a breve-medio termine, superando le difficoltà
incontrate in precedenza.
Inutile dire che se la regolamentazione risulta più semplice, è più facilmente acquisibile dagli
operatori del settore e quindi si ottengono risultati migliori, per questo motivo lo scopo finale è
quello di stabilire pochi indicatori essenziali e metodi di calcolo semplificati, proprio come
avviene nei Paesi qui analizzati.
2.1.1 Germania
2.1.1.1 - Informazioni generali
Nel settore residenziale9 tedesco il metano occupa il 40% dei consumi energetici, il combustibile
solido il 5%, il consumo di elettricità è più che raddoppiato dal 1970, passando dal 9% al 19%.
Biomassa e fonti rinnovabili stanno riscotendo un enorme successo e contribuiranno molto
presto a coprire gran parte del fabbisogno domestico.
Il consumo di combustibili continuerà a crescere fino al 2010 con una richiesta prevalente di
impianti a gas, mentre il combustibile solido e il petrolio verranno lentamente soppiantati.
9
Database MURE – Caso Studio: Germania
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31
I consumi energetici finali rimarranno tendenzialmente stabili, ci sarà solo un lieve incremento
degli elettrodomestici tenuta sotto controllo dall’applicazione di standard minimi e marchi
ecologici introdotti grazie alla politica UE.
Grafico 2.1 - Consumi energetici finali delle abitazioni (Fonte: Prognos)
Grafico 2.2 – Richiesta di energia per usi finali delle abitazioni - (Fonte : Prognos)
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32
Il consumo energetico medio è rimasto pressoché costante negli ultimi 25 anni, grazie al
perfezionamento delle applicazioni e nonostante l’aumento dei livelli di comfort.
Grafico 2.3 – Consumo energetico per abitazione – 1970/98 - (Fonte : Prognos)
La Germania e l’Austria, attualmente, sono i Paesi dell’Europa centrale più attivi in questo
settore. In Germania sono presenti, in tutto il territorio e in particolar modo nell’area geografica
di Friburgo e Francoforte (attualmente le più attive), istituti, attività ed enti di ricerca strettamente
connessi allo sfruttamento e all’applicazione dell’energia solare e allo studio di tutte quelle
tecnologie che permettono il risparmio energetico.
2.1.1.2 - Politica energetica e Livelli di prestazione richiesti
La politica ambientale tedesca è basata su tre linee guida fondamentali:
4. La conservazione dell’energia
costruzione di edifici a basso consumo energetico;
obiettivo:
richiesta minima di energia;
riduzione dei consumi.
5. Fonti energetiche rinnovabili
energia solare;
energia eolica;
energia geotermica;
energia idroelettrica;
obiettivo:
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33
produzione di energia senza emissioni;
minor dipendenza di approvvigionamento da Paesi Terzi.
6. Tecnologie per le nuove energie
centrali ibride per produzione di calore ed elettricità;
raggruppamenti di centrali termoelettriche;
riscaldamento centralizzato e remoto;
obiettivo:
produzione energetica ad alta efficienza.
Le prime disposizioni per il risparmio dell’energia sono stati adottate dal regolamento edilizio del
1978 e da allora, attraverso gli altri regolamenti successivamente introdotti ad intervalli regolari,
le prestazioni delle abitazioni sono migliorate. Fino al 1995, i regolamenti hanno dettato per lo
più le caratteristiche termiche di ogni singolo componente dell’edificio (muri, solai, coperture,
finestre, porte).
Il 1 Gennaio 1995 entrava in vigore il Regolamento termico Waermeschutzverordnung
(WSVO 199510) adottato il 16 Agosto 1994, che introduce un nuovo sistema che permette ad
architetti e a costruttori maggior flessibilità nella scelta dei componenti, lo scopo finale di tale
sistema è quello di ottenere prestazioni energetiche in termini di KWh/m2. Rispetto al
precedente regolamento del 1982, esso ha permesso una riduzione dei consumi nei nuovi
edifici pari al 30% del totale. Vengono introdotti inoltre una serie di standard per la
ristrutturazione e l’ammodernamento degli edifici esistenti.
Qui di seguito viene riportata la struttura del regolamento:
1° SEZIONE – Relativa ad edifici con temperature interne normali (≥19°C)
ambito di applicazione;
definizioni;
disposizioni per il calcolo del fabbisogno di energia annuo dell’edificio per
riscaldamento invernale Qh;
requisiti di tenuta.
2° SEZIONE – Relativa ad edifici con temperature interne basse (12C°<T<19°C)
ambito di applicazione;
disposizioni per il calcolo delle dispersioni per trasmissione Qt;
requisiti di tenuta.
3° SEZIONE - Ristrutturazione o rinnovo edifici
limiti di fabbisogno energetico annuo.
4° SEZIONE – Disposizioni supplementari
edifici a uso promiscuo;
10
WSVO – Waermeschutzverordnung 1995 – www.enev-online.de
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34
disposizioni tecniche;
eccezioni;
certificazione del fabbisogno energetico;
disposizioni di passaggio;
ambito di applicazione;
entrata in vigore.
I valori limite di trasmittanza richiesti dal regolamento WSVO 1995 per gli edifici nuovi e da
ristrutturare11 erano:
Max valore K n nuovi edifici
Componenti edilizi
Max valore K ristrutturaz. edifici
2
2
[Kmax = W/m K]
[Kmax = W/m K]
Muri esterni [kW]
0.50¹
0.50¹'²-0.40³
Finestre, Porte-finestre, lucernai [Km,feq′]
0.70
1.8
Coperture praticabili e non [Kd]
0.22
0.30
Solai e pareti piani interrati [Kg]
0.35
0.50
1.
Calcolato adottando una parete di mattoni di 36.5cm di spessore con una conducibilità termica <0.21 W/m2K
2.
Per coibentazione interna
3.
Per coibentazione esterna
4.
Km,feq = Kf – g . Sf (W/m2K), dove Kf= U finestra, g=Coefficiente di trasmissione totale della finestra, Sf= 2.4
W/m2K (sud), Sf= 1.65 W/m2K (est/ovest), Sf= 0.95 W/m2K (nord).
Tabella 2.1 - Valori limite trasmittanza K del Regolamento termico WSVO 1995 (fonte:WSVO 1995)
La norma DIN 4108 in riferimento a tale regolamento stabiliva inoltre valori di trasmittanza
specifici per gli elementi che dividono i diversi appartamenti riscaldati e le scale comuni
dell’edificio.
2
Componenti edilizi
Valore K [W/m K]
Parete divisoria tra l’appartamento e le scale comuni
1,96
Parete divisoria tra gli appartamenti negli edificio con riscaldamento centralizzato
3,03
Parete divisoria tra gli appartamenti negli edifici con riscaldamento autonomo
1,96
Solaio – flusso termico ascendente
1,64
Solaio – flusso termico discendente
1,45
Tabella 2.2 – Requisiti di prestazioni termica degli elementi interni (fonte:WSVO 1995)
11
DG XVII, SAVE Programme, Final Report “Rehabilithation of old tenement housing in Europe” – Life cycle
assessment of envirinment energy and cost parameters – Politecnico di Milano, Bauhausuniversitat weimar, JRC
Ispra – Milano, Gennaio 1999
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35
L’adempimento dei requisiti per gli edifici nuovi si otteneva calcolando la richiesta specifica di
energia. Questa veniva misurata in m2 di superficie riscaldata in quegli ambienti dove l’altezza
non superava i 2,60 m, mentre in tutti gli altri casi venivano utilizzati i m3 di volume riscaldato. I
valori vengono suddivisi seconda il rapporto superficie/volume S/V degli ambienti, fattore
rilevante per stabilire la compattezza degli edifici (maggior compattezza = maggior risparmio
energetico).
Il requisito specifico di riscaldamento annuo è riferito al volume dell’edificio:
Qh ' =
Qh
V
[1]
e può essere calcolato secondo la formula:
⎛S⎞
Qh ' = 13,82 + 17,32 ⋅ ⎜ ⎟ [kWh/m3a]
⎝V ⎠
[2]
Il valore massimo accettato è riportato nella tabella seguente e differenziato a seconda del
rapporto S/V:
Massima richiesta annua di energia
S/V
Requisiti Standard
3
Requisiti basso-emissivi
2
3
2
[1/m]
[kWh/m a]
[kWh/m a]
[kWh/m a]
[kWh/m a]
<0,20
17,3
54,0
13,0
40,5
0,30
19,0
59,4
14,3
44,6
0,40
20,7
64,8
15,5
48,6
0,50
22,5
70,2
16,9
52,7
0,60
24,2
75,6
18,2
56,7
0,70
25,9
81,1
19,4
60,8
0,80
27,7
86,5
20,8
64,9
0,90
29,4
91,9
22,1
68,9
1,00
31,1
97,3
23,3
73,0
>1,05
32,0
100,0
24,0
75,0
Tabella 2.3 – Valori massimi ammissibili del Fabbisogno Energetico (fonte:WSVO 1995)
Per quanto riguarda la conversione degli edifici esistenti, si richiedeva solo che i singoli
componenti dell’edificio rientrassero negli specifici valori di soglia della trasmittanza K, anche se
per grandi interventi di ristrutturazione veniva richiesto il soddisfacimento dei Requisiti di Qualità
degli edifici nuovi.
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36
Grafico 2.4 – Interrelazione fra risorse, fattibilità tecnica e normativa - Regolamenti edilizi termici e Ordinanze per l’isolamento
termico – Germania (Fonte – MURE Database).
Il grafico mostra la percentuale dei miglioramenti ottenuti con i regolamenti.
Un edificio nuovo nel 2001 consuma solo il 30% dell’energia utilizzata da un edificio del 1975.
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37
Grafico 2.5 – Miglioramenti apportati dai Regolamenti termici nei nuovi edifici 1975-2001 (Fonte – MURE Database)
Nel 2001 inizia la revisione dei regolamenti, seguita da un periodo di consultazione piuttosto
lungo, nel quale sono stati identificati i migliori accorgimenti possibili per la salvaguardia
dell’energia, poi introdotti nel nuovo Regolamento Termico. Sono state programmate anche
revisioni continue a scadenze precise, nelle quali i valori di trasmittanza medi dei nuovi edifici
verranno aggiornati.
Il 1 Febbraio 2002 è entrato in vigore il nuovo Regolamento termico Energiesparverordnung
(EnEV 200212) , che introduce le nuove linee guida per il risparmio energetico e comprende le
norme tecniche sul riscaldamento DIN EN 823 e DIN V 4108-6. L’obiettivo principale è la
riduzione del fabbisogno energetico degli edifici e di conseguenza delle emissioni di CO2, un
ruolo importante viene dato agli interventi di ristrutturazione che avranno nuove e più rigide
disposizioni. Oltre alle dispersioni termiche dell’involucro, si considerano anche le perdite di
calore per il riscaldamento dell’acqua sanitaria, l’efficienza dell’impianto di riscaldamento e le
perdite che si sviluppano lungo il percorso fornitore d’energia-edificio. Nel calcolo dei consumi
degli impianti si terrà conto della qualità della produzione di calore, della quantità di perdite
dell’impianto e del rendimento degli stessi.
Finora bastava stabilire, come indicatore di conservazione del calore, il fabbisogno energetico
annuo utile. Adesso per il risparmio energetico è necessario stabilire il fabbisogno di energia
primaria, inteso come quantità di energia che deve essere fornita al sistema-edificio, calcolando
anche le dispersioni dovute agli impianti di riscaldamento e alla produzione di acqua calda. Per
quanto riguarda il rifornimento di energia primaria, vengono promosse le fonti rinnovabili, in
12
Energiesparverordnung EnEv 2002 – www.enev-onlne.de
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38
particolar modo quella solare e geotermica. Un ruolo importante ha anche il controllo della
ventilazione dell’edificio, una delle maggiori causi di dispersione del calore.
Le linee guida del nuovo EnEv possono essere così riassunte:
intensificazione dei requisiti per il risparmio energetico, richiesti per gli interventi di
ristrutturazione, in modo da poter abbassare del 30% i consumi degli edifici esistenti;
per gli edifici nuovi e gli ampliamenti di edifici esistenti vengono stabiliti nuovi valori limite per il
fabbisogno energetico dell’edificio, includendo le dispersioni dell’impianto di riscaldamento;
inclusione del fabbisogno energetico come indicatore, fin ora gestito da un documento separato;
recupero e riciclaggio di energia secondaria dalle dispersioni degli impianti di riscaldamento;
sostegno degli obiettivi comunitari inerenti il comportamento termico degli edifici, introdotti qui
con la norma DIN EN 832;
promozioni per case a basso consumo energetico.
La struttura del nuovo Regolamento edilizio EnEv 2002 è simile a quella del WSVO 1995 ed è
così costituita:
1° SEZIONE – Disposizioni generali
ambito di applicazione;
Definizioni.
2° SEZIONE – Costruzioni di edifici
edifici con temperature interne normali (>19°C) e riscaldati per più di quattro mesi;
edifici con temperature interne basse;
tenuta e ricambi d’aria minimi;
ponti Termici;
edifici a volume ridotto (<100m3).
3° SEZIONE – Edifici esistenti ed ampliamenti
rinnovo edifici;
certificazione impianti di riscaldamento;
mantenimento del livello di qualità degli edifici.
4° SEZIONE – Allegati tecnici sul riscaldamento degli ambienti e dell’acqua
installazione boiler;
sistema distributivo;
5° SEZIONE – Disposizioni comuni e controversie
calcolo delle dispersioni, del fabbisogno annuo e dei consumi;
metodi di calcolo separati per parti di edificio;
disposizioni tecniche;
eccezioni;
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39
esenzioni;
controversie.
6° SEZIONE – Disposizioni conclusive
disposizioni di passaggio;
entrata in vigore.
ALLEGATI
allegato 1 - Requisiti per edifici con temperature interne normali;
allegato 2 - Requisiti per edifici con temperature interne basse;
allegato 3 - Requisiti per rinnovo strutture esterne di edifici esistenti e requisiti per
edifici di volumetria limitata;
allegato 4 - Requisiti di tenuta e ricambi d’aria minimi;
allegato 5 - Requisiti per impianti di riscaldamento.
Struttura e richieste dell’Energieeinsparverordnung
Edifici nuovi
Edifici esistenti
Allegati tecnici
..con temperature
interne basse
..con temperature
interne normali
Edifici di dimensioni
ridotte <100m3
Perdite di calore
per trasmissione
specifiche
Fabbisogno di
energia primaria
Requisiti per ogni
parte dell’edificio
Fabbisogno
Energetico
Perdite di calore
per trasmissione
specifiche
Prescrizione
allegata
Isolamento delle
tubazioni
Protezione al
calore estiva
M anutenzione
Disposizione
impianti e spazi
Fabbisogno
energetico utile
Parametri sul
consumo opzionali
Requisiti
minimi
M essa in esercizio
delle caldaie
M anutenzione
Schema 2.1 – Struttura dell’EnEV 2002
La tabella 2.4 descrive le norme DIN (tedesche di unificazione) e DIN ISO (internazionali
standardizzate) principali relative agli edifici residenziali che sono parte integrante dell’EnEV.
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40
NORMA
DIN V 4108
Risparmio energetico e
contenimento del calore negli edifici
Titolo della Norma
Riferimenti EnEV
DIN V 4108 Allegato 1 : Protezione del
calore per le grandi strutture.
Descrizione generale per le grandi
strutture.
DIN V 4108 Allegato 2: 1998-02
Ponti Termici negli edifici, Metodi di
calcolo e esempi
Riduzione dei Ponti termici
DIN V 4108-1 : 1981-08
Grandezze e unità di misura per le grandi
strutture
DIN V 4108-2 : 2001-03:
Requisiti minimi per la conservazione del
calore
DIN V 4108-3 : 2001-07
Protezione all’umidità degli edifici,
requisiti e metodi di calcolo, indicazioni
per la progettazione.
Requisiti minimi per il riscaldamento ⇓ 6
e il raffrescamento ⇓ 3
Protezione all’umidità
DIN V 4108-4 : 1998-10 :
Parametri termofisici per gli edifici
DIN V 4108-6 : 2000-11
Calcolo fabbisogno energetico annuo
Determinazione del metodo di calcolo
secondo ⇓ 3.
Condizioni richieste all’involucro.
DIN 4108-7 : 2001-08
Qualità dell’aria interna
Norme di calcolo
Soluzioni per garantire l’ermeticità
dell’involucro
DIN V 4701
Valutazione potenza termica e
allegati su ricambi d’aria
DIN V 4701-10 : 2001-02
riscaldamento, riscaldamento di acqua
potabile, ventilazione, modelli di caldaie a
basso consumo energetico
Determinazione del metodo di calcolo
secondo ⇓ 3.
DIN EN 832 : 1998-12
Comportamento termico dell’involucro,
Calcolo del fabbisogno energetico negli
edifici residenziali
Determinazione del metodo di calcolo
secondo ⇓ 3
DIN EN ISO 6946 :
1996-11
Coefficienti di trasmittanza e metodi di
calcolo delle dispersioni dei componenti
degli edifici di grandi dimensioni
Valutazione coefficienti di trasmissione
delle superfici opache di edifici di grandi
dimensioni
DIN EN 13829 : 2001-02
Comportamento termico dell’involucro
degli edifici per conduzione, caratteristiche
ed esempi
Determinazione del metodo di calcolo in
base alla densità del materiale edilizio
come in Appendice 4
DIN EN ISO 13789 :
1999-10
Comportamento termico dell’involucro,
calcolo delle dispersioni
Indicazioni sulle dispersioni termiche
come in Appendice 1
DIN EN ISO 100077
Comportamento termico di
finestre, porte e chiusure in
generale. Calcolo di coefficienti di
trasmissione
DIN EN ISO 10077-1 : 2000-11 Metodo
semplificato
ISO 10077-2 : Abbozzo 1999-02
metodo di calcolo per riassumere la
ISO/DIS 100777-2:1998
Valutazione dei coefficienti di
trasmissione per superfici trasparenti di
grandi fabbricati, come in Appendice 1 e
3
DIN EN 673 : 2000-01
Strutture trasparenti:
determinazione dei valori di trasmittanza U
e metodi di calcolo
Valutazione dei coefficienti di
trasmittanza per strutture vetrate come in
Appendice 3
DIN EN 410 : 1998-12
Strutture trasparenti – determinazione dei
parametri fisici, coefficienti di
irraggiamento e caratteristiche tecnicoluminose
Determinazione apporti solari negli
edifici di grandi dimensioni come in
Appendice 1
DIN EN 12207-1 : 2000-06
Dispersioni termiche di porte e finestre classificazione
Determinazione delle classi in base alla
permeabilità all’aria come in Appendice
4
DIN V 4108
Risparmio energetico e
contenimento del calore negli edifici
Tabella 2.4 – Norme Tecniche DIN vigenti
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41
Schema sintetico delle norme di calcolo per edifici nuovi
Protezione di calore invernale
…con temperature
…con temperature
interne basse
interne normali
Perdi te di calore
per trasmissione
specifiche
Fabbisogno di
Energia annuo
Val ori limite
Allegati tecnici
Case d’abitazione
Edifici a volumetria
r idotta <100m3
En EV
A llegato 1 Nr.3
DIN EN 832
DIN EN ISO 13789
DIN EN ISO 13370
En EV
A llegato 1 Nr.3
DIN EN 832
DIN V 4108-6
Bilancio mensile
En EV A llegato 1
DIN V 4108-6
DIN V 4701-10
Generale
solo i requisit i
sugli edifici
DIN EN ISO 6946
DIN EN 832
DIN EN ISO 13789
DIN EN ISO 13370
DIN V 4108-6
DIN V 4701-10
Sch
ema 2.2 – Norme DIN di Calcolo
Il nuovo Regolamento termico per il risparmio energetico EnEV stabilisce parametri e metodi di
calcolo per qualsiasi edificio, di seguito vengono riportati solo ed esclusivamente le sezioni e i
dati che riguardano l’edilizia residenziale e che interessano in questo studio.
2.1.1.2.a - Requisiti per edifici con temperature interne normali ( ≥19°C)
In questo allegato vengono indicati i valori massimi per il fabbisogno annuo di energia primaria
Qp in kWh/m2a (superficie utile riscaldata) e in kWh/m3a (volume riscaldato) e per Ht coefficiente
di dispersione termica per trasmissione attraverso le strutture a contatto con l’esterno calcolato
secondo la EN 13789, relativi al rapporto superficie/volume S/V.
Il calcolo del fabbisogno annuo di energia primaria Qp degli edifici è regolato dalle norme DIN
EN 832, DIN V 4108-6:2000-11 e DIN V 4701-10:2001-02.
Nelle case d’abitazione la potenza termica Qw richiesta per il riscaldamento dell’acqua inclusa
nel fabbisogno energetico dell’edificio non deve superare i 12,5 kWh/m2, le specifiche sono
trattate dalla norma DIN V 4701-10:2001-02.
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42
Fabbisogno annuo di energia primaria
2
Valori limite di trasmittanza
dell’involucro degli edifici
3
Qp” in kW/m a
Qp’ in kWh/m a
Su superficie utile edificio
Su volume edificio
2
Ht’ in W/m K
Casa di
Case di
abitazione
abitazione ed
Edifici con
edifici con una
superficie
maggiore di
superficie
finestrata
acqua calda ed
finestrata
>30%
elettricità
<30%
S/Ve
con richiesta
Casa d'abitazione
Altri edifici
< 0.2
66,00+2600/(100+An)
88,00
14,72
1,05
1,55
0.3
73,53+2600/(100+An)
95,53
17,13
0,80
1,15
0.4
81,06+2600/(100+An)
103,06
19,54
0,68
0,95
0.5
88,58+2600/(100+An)
110,58
21,95
0,60
0,83
0.6
96,11+2600/(100+An)
118,11
24,36
0,55
0,75
0.7
103,64+2600/(100+An)
125,64
26,77
0,51
0,69
0.8
111,17+2600/(100+An)
133,17
29,18
0,49
0,65
0.9
118,70+2600/(100+An)
140,70
31,59
0,47
0,62
1
126,23+2600/(100+An)
148,23
34,00
0,45
0,59
>1.05
130,00+2600/(100+An)
152,00
35,21
0,44
0,58
Tabella 2.5 – Valori massimi ammissibili per la richiesta di energia e valori limite di trasmittanza (Fonte – EnEV Germania)
La superficie utile delle case d’abitazione è ricavabile dal volume con il rapporto Sn = 0,32*Ve.
Per calcolare il volume riscaldato si possono usare formule approssimative:
V = 0,76 Ve per edifici fino a 3 piani;
V = 0,80 Ve per tutti gli altri edifici.
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43
Metodo di calcolo semplificato per case d’abitazione
Richiesta
Involucro edificio
Qp,max=f(A/ Ve)
Qp ,max
Q p,m ax
≥
Acqua calda
Allegati tecnici
Bilancio delle
Dispersioni
Come da
Prescrizione
Pr oce di mento
Gr afic o
DIN V 4701-10
Qh
Qw
ep
( Qh
+ Qw )
x
e
ges,p
Qh = fabbisogno energetico utile annuo dell’edificio per il riscaldamento invernale
Qw = fabbisogno energetico per il riscaldamento dell’acqua
ep = Indice di consumo energetico dell’impianto ricavabile tramite metodo grafico, più piccolo è, maggiore risulta
l’efficienza dello stesso
Schema 2.3 – Metodo di calcolo per case d’abitazione
Grafico 2.6 – Diagramma Ep (fonte – DIN V 4701)
La norma DIN 4701-1013 descrive tre metodi di calcolo per Ep:
diagramma, metodo veloce senza calcoli;
tabella;
metodo dettagliato.
Tutti e tre sono basati sullo stesso algoritmo.
13
Disposizione per la norma DIN 4701-10: 2001-02 – www.enev-online.de
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44
L’EnEv 2002 prevede due metodologie di calcolo di Qh:
metodo semplificato detto “metodo del periodo di riscaldamento”: questo metodo di calcolo
corrisponde in linea di principio al modo di procedere in conformità con WSVO’95 ed è
consentito per case d’abitazione con una superficie finestrata esterna compresa tra
15%<A<30% della superficie esterna totale. Si calcolano le dispersioni termiche dovute alla
trasmissione di calore attraverso le strutture e alla ventilazione, i guadagni termici interni, gli
apporti gratuiti dovuti all’energia solare durante il periodo di riscaldamento considerato. La
differenza tra dispersioni e guadagni determina la potenza termica che deve essere installata
nell’edificio;
metodo più preciso detto “metodo di bilancio mensile”: Analogamente al metodo sopracitato,
vengono calcolate tutte le dispersioni e tutti gli apporti di calore per ogni ambiente riscaldato
dell’edificio. L’unica differenza è il modo di calcolare il periodo di riscaldamento: mentre nel
primo metodo viene stabilito in anticipo, in questo metodo viene calcolato ogni mese il calore
necessario agli ambienti e di conseguenza gli impianti vengono attivati o meno a seconda delle
richieste mensili.
Le tenuta dell’involucro viene regolata tramite requisiti per porte e finestre, in conformità a DIN
EN 12207.
Le perdite di calore per ventilazione costituiscono quasi la metà delle dispersioni di un edificio, e
sono sempre state calcolate approssimativamente, secondo un numero prestabilito di ricambi
d’aria. E’ possibile calcolare i ricambi d’aria effettivamente necessari che non dovranno
comunque essere inferiore a 0.4 (1/h), tramite il metodo Blower Door, un particolare sistema di
misura dei ricambi d’aria effettivi che passano attraverso l’apertura in questione.
Per quanto riguarda i ponti termici, continueranno ad essere calcolati a forfait, solo in alcuni casi
verranno calcolati con un metodo più preciso descritto in DIN EN ISO 10211.
2.1.1.2.b - Requisiti per l’ampliamento o il rinnovo di parti di edifici esistenti e per edifici
di volumetria ridotta (< 100 m3)
In questo allegato vengono stabiliti i coefficienti massimi di trasmittanza per ampliamenti di
edifici esistenti e sostituzione o rinnovo di parti di edifici.
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45
Edifici con temperatura interna
Edifici con temperatura interna
normale
bassa
Parte dell’edificio
2
Valore max di trasmittanza K (W/m k)
Muri esterni di ambienti riscaldati ristrutturati o di
0,45
nuova edificazione
0,35
0,75
1,70
2,8
1,50
Nessuna Richiesta
1,90
3,0
2,0
2,8
1,6
NR
2,3
3,0
0,3
4,0
0,25
4,0
Solai e muri a contatto con ambienti non riscaldati
0,40
NR
A contatto con il terreno
0,50
NR
Finestre, porte finestre e lucernai Vetrate e Vetrate con
tendaggi
Finestre, porte finestre e lucernai speciali Vetrate
speciali Vetrate speciali con tendaggi
Solai, tetti piani e obliqui Tetti ripidi
Tabella 2.6 – Valori massimi di trasmittanza (Fonte: EnEv 2002)
2.1.1.2.c - Elettrodomestici
Nel calcolo del fabbisogno energetico vanno inclusi anche i consumi dovuti agli elettrodomestici.
Per questo motivo la Germania sta promuovendo una serie di campagne per la riduzione del
consumo degli stessi e per l’acquisto di quelli forniti di marchio ecologico (GED Label o Blue
Angel) come stabilito dalla Direttiva comunitaria.
2.1.1.2.d - Energiepass – Certificazione energetica14 (in riferimento al § 13 Dell’EnEV)
L’energiepass è un passaporto energetico per gli edifici, questo documento va redatto per edifici
nuovi e ampliamenti di edifici esistenti, è invece facoltativo per gli edifici vecchi e fa riferimento
alla Direttiva 93/76/EWG sui limiti di emissione di CO2 attraverso l’uso razionale di energia. Le
disposizioni generali vengono date a livello nazionale e in seguito perfezionate a livello locale
secondo le esigenze di ogni singolo comune. Due sono i modelli del documento, uno per gli
edifici con temperature interne normali ed uno per gli edifici con temperature interne basse. Qui
verrà trattato solo il primo, che viene utilizzato anche per gli edifici residenziali.
Il consumo energetico varia: per abitazioni vecchie ci si deve attendere valori del parametro
oscillanti tra 150 e 250 kWh/m2a, mentre per le nuove abitazioni che adottano sistemi di
risparmio energetico accurato, tale valore è compreso tra 50 e 80 kWh/m2a.
14
Energiepass – Certificazione energetica – www.enev-online.de – www.energiepass.de
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46
Un altro aspetto interessante della procedura è rappresentato dal calcolo dei valori limite di
emissione di CO2 per kg/kWh, che oscillano :
intorno ai 20 kg/m2a per edifici ben isolati e con impianti di riscaldamento ad alta efficienza;
intorno ai 100 kg/m2a per edifici isolati male e con impianti di riscaldamento a bassa efficienza;
Per il calcolo di questi indicatori viene utilizzata una guida realizzata dall’Istituto di Darmstadt
basata su metodi di calcolo e campioni svizzeri. La scheda tecnica e i metodi di calcolo per
l’energiepass vengono distribuiti gratuitamente alle imprese edili, ad architetti e ingegneri e
anche ai proprietari dell’abitazione. E’ stato poi realizzato un particolare software per il calcolo
del fabbisogno energetico annuo, aggiornato sulla base della EN 832.
Fabbisogno di energia primaria kWh/m2 a
160
140
Villette a schiera
120
Ri scaldamento acqua calda
prevalentemente elettrico
Case unifamiliari
100
80
Case multifamiliari e condomini
60
40
Condomini grandi
20
0
0
0,2
0,4
0,6
0,8
1,0
1,2
Rapporto S/Ve
Grafico 2.7 – Valori limite di Fabbisogno energetico primario (Fonte – Allegato 1b EnEv)
L’energiepass diventa uno strumento trasparente utile per il proprietario, l’inquilino e gli
acquirenti dell’edificio che possono calcolare le spese per nuovi e ulteriori interventi e stimola
anche nuovi investimenti per il risparmio energetico.
Il documento è così strutturato:
descrizione generale dell’oggetto;
fabbisogno di energia annuo;
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47
indicazioni su ulteriori caratteristiche energetiche.
Per ottimizzare l’efficienza energetica degli edifici residenziali e non vengono proposti poi a
livello locale degli standard molto più restrittivi rispetto a quelli obbligatori dell’EnEv, per chi
progetta secondo questi parametri vengono messi a disposizione incentivi e finanziamenti
particolari. Ad esempio progettando case unifamiliari con consumo energetico per il
riscaldamento inferiore ai 75 kWh/m2a e appartamenti con un consumo inferiore a 65 kWh/m2a
calcolati con il metodo Energiepass, si può usufruire di particolari sovvenzioni per l’edilizia
sociale erogate dal Land dell’Assia. Questi indici di efficienza si avvicinano molto a quelli per le
case a basso consumo energetico (LEH) compresi fra i 30-70 kWh/m2a, queste case hanno una
struttura molto compatta, un isolamento termico con valori di trasmittanza molto bassi e uno
spessore minimo di 8 cm, vetri multipli e ventilazione controllata, caldaie a basso consumo
energetico e talvolta impianti solari di supporto.
Un particolare tipo di edifici solari sono le Passivehaus (edifici passivi) chiamate così proprio
perchè utilizzano tecnologie passive, negli ultimi anni, nell’Europa centrale, ne sono state
costruite oltre mille unità, la maggior parte in Germania e Austria. Molte di esse rientrano
nell’ambito del progetto europeo CEPHEUS (Cost Efficient Passive Houses as European
Standards), un sottoprogetto del progetto THERMIE L’isolamento termico non supera i valori U
di 0.15 W/m2k con uno spessore che varia dai 25-40 cm, sono obbligatori i vetri doppi e spesso
vengono utilizzati quelli tripli con un valore limite U pari a 0.8 W/m2k. L’efficienza energetica
raggiunge un livello tale da ridurre al minimo il fabbisogno energetico e quindi vengono ridotti
drasticamente i consumi. Vengono installati collettori solari e impianti fotovoltaici, impianti di
ventilazione dinamici con recupero di calore in sostituzione degli impianti di riscaldamento
convenzionali.
Sono quindi quasi completamente autosufficienti per quanto riguarda il rifornimento energetico.
Per essere definite tali la normativa prevede che il fabbisogno energetico annuo non superi i 15
kWh/m2a.
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48
Grafico 2.8 – Composizione dei consumi degli edifici (Fonte EnEv)
2.1.1.3 - Finanziamenti e incentivi
Nel campo dell’edilizia residenziale vengono forniti una serie di sussidi, sia a livello nazionale,
sia a livello locale inerenti a:
installazione di pannelli e collettori fotovoltaici;
adozione di misure più restrittive espresse in kWh/m2a , LEH o PH;
extra costi per interventi a risparmio energetico;
installazione di caldaie a basso consumo energetico;
elettrodomestici a basso consumo energetico.
Con il passaggio dall’WSVO’95 all’EnEV 2002, vengono sovvenzionati una serie di edifici con
un mutuo a interesse ridotto finanziato dal KFW.
2.1.1.3.a - Kfw CO2 Reduction Programme
Finanzia investimenti specifici per l’edilizia residenziale e la costruzione di abitazioni a risparmio
energetico. Kfw permette finanziamenti a lungo termine con tassi di interesse agevolati in
questo settore, ulteriormente ridotto nei primi 10 anni.
Possono usufruire di questi prestiti i proprietari o gli affittuari delle abitazioni, le imprese edili, le
comunità, associazioni di quartiere o municipali e tutti gli istituti e i membri riconosciuti dalla
legge.
I finanziamenti sono indirizzati a:
costruzione di abitazioni a risparmio energetico:
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49
Kfw Energy saving house 60
Kfw Energy saving house 40
Figura 2.1 – Energy saving house fonte: Kfw
Si deve accertare che il fabbisogno energetico primario di queste abitazioni non superi i 60
kWh/m2a nel primo caso e i 40 kWh/m2a nel secondo caso.
Il fabbisogno energetico include ovviamente il consumo per il riscaldamento e per l’acqua calda.
Le Case passive rientrano nella seconda categoria se il loro consumo annuo non supera i 15
kWh/m2a.
Misure per l’utilizzazione di energia rinnovabile negli edifici residenziali nuovi e esistenti, incluse
le misure che derivano dalle prime. Il finanziamento è offerto per:
pompe di calore;
collettori solari;
sistemi fotovoltaici;
impianti a biomassa e biogas;
impianti geotermici;
centrali termiche;
serbatoi del calore.
C – Misure per edifici residenziali esistenti per la riduzione di CO2 e per la conservazione
energetica attraverso:
il miglioramento dell’isolamento termico nei muri esterni;
il miglioramento dell’isolamento termico nel sottotetto e nel basamento;
installazione di caldaie a condensazione;
installazione di caldaie a bassa temperatura;
edifici allacciati a teleriscaldamento;
installazione di collettori o pannelli solari.
Durante la preparazione del contratto viene fatta una diagnosi e una previsione dei consumi
dell’edificio. I progetti possono essere finanziati solo se il mutuo viene richiesto prima dell’inizio
del progetto. Vengono esclusi i costi per le consulenze energetiche e ingegneristiche che non
vengono incluse all’inizio del progetto. Quando viene inoltrato il mutuo, il cliente deve
confermare alla sua banca d’appoggio il professionista che ha commissionato (in genere un
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50
architetto o un ingegnere) autorizzato a preparare la scheda tecnica dell’edificio conforme alle
leggi dello Stato federale in questione (Land) e a progettare e supervisionare la costruzione,
dichiarando anche il fabbisogno energetico primario corrispondente. La banca confermerà a sua
volta i dati a Kfw.
Il mutuo ammonta a un massimo di 5 milioni di euro all’anno:
per finanziare la costruzione di Kfw Energy saving houses 60 il massimo richiedibile è 30.000
euro per unità;
per finanziare la costruzione di Kfw Energy saving houses 40 il massimo è 50.000 euro per
unità.
Il termine massimo per l’estinzione del mutuo è 20 anni. Se la proposta di mutuo viene fatta dal
settore privato è necessario un istituto di credito come mediatore che garantisca il pagamento,
per il settore pubblico invece il contratto è direttamente presentato a Kfw.
Schema 2.4 – fasi di preparazione fonte: Kfw
2.1.1.3.b - Kfw CO2 Building Rehabilitation Programme
Finanzia interventi per la riduzione di CO2 nei vecchi edifici residenziali costruiti prima del 1978.
Questo programma fa parte del più vasto Programma Nazionale di Protezione Climatica e
sostiene finanziamenti a lungo termine con tassi agevolati per quei progetti che garantiscono
una riduzione pari ad almeno 40 Kg di CO2 per m2 di superficie utile abitabile all’anno.
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51
Il tasso d’interesse è notevolmente ridotto per i primi 10 anni di mutuo.
Vengono stabiliti 4 Pacchetti di misure finanziabili:
Pacchetto 1
promozione dei sistemi di riscaldamento : caldaie a condensazione e a basse
temperature con marchio CEE;
installazione di isolamento termico nella copertura, spessore minimo 14 cm;
installazione di isolamento termico nei muri esterni, spessore minimo 12 cm.
Pacchetto 2
promozione dei sistemi di riscaldamento : caldaie a condensazione e a basse
temperature con marchio CEE;
installazione di isolamento termico nei muri esterni, spessore minimo 12 cm.;
installazione di isolamento termico nel basamento e negli ambienti riscaldati con
soffitto a contatto con la gronda e con muri esterni, spessore minimo 8 cm.;
applicazione di finestre a vetri multipli con coefficiente di trasmittanza massimo pari
a 1,5 W/m2K.
Pacchetto 3
promozione dei sistemi di riscaldamento : caldaie a condensazione e a basse
temperature con marchio CEE;
conversione dei sistemi di riscaldamento : Dagli impianti elettrici o a carbone a
quelli a metano, petrolio o allacciati a teleriscaldamento cogenerativo;
applicazione di finestre a vetri multipli con coefficiente di trasmittanza massimo pari
a 1,5 W/m2K.
Pacchetto 4
combinazione di misure non comprese nei suddetti pacchetti, approvati da
Programmi statali o federali che permettano comunque una riduzione di 40 Kg
CO2/m2 di superficie utile abitabile all’anno.
Le misure devono comprendere:
installazione di sistemi meccanici per la ventilazione;
impianti geotermici;
isolamento termico con intercapedine areata;
sistemi fotovoltaici;
pompe di calore;
impianti cogenerativi con rendimento minimo pari all’80%;
installazioni per uso di energia rinnovabile.
La conducibilità termica dei materiali isolanti λ non deve superare i 0,040 W/m K.
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52
Le emissioni di CO2 vengono calcolate con la formula:
E = Qh ⋅ f
[3]
dove:
Qh = Fabbisogno energetico annuo in kWh/m2a come da EnEV
f = parametro che esprime la quantità di CO2 emesse per kWh di calore richiesto (KgCO2/kWh)
a seconda del combustibile utilizzato, consultabile tramite tabella apposita.
2.1.1.3.c - Kfw 100.000 Roofs Solar Power Programme
Lo scopo è sempre quello di ridurre le emissioni di CO2 e di promuovere i sistemi fotovoltaici, è
valido in tutto il territorio tedesco. Vengono stabiliti tassi d’interesse fissi e agevolati. Il capitale
annuo totale non supera i 40 milioni di euro.
Il mutuo ammonta a un massimo di 12.825 DM per kWp per installazioni con capacità fino a 5
kWp e fino a 6.413 per kWp per installazioni superiori ai 5 kWp. Il limite massimo del mutuo è
500.000 euro.
Il termine massimo è di 10 anni.
2.1.1.3.d - Kfw Special Programme for Photovoltaics
In questo programma rientrano tutti quegli interventi che non vengono inclusi nel suddetto
programma. Anche in questo caso si applica un tasso agevolato anche se comunque risulta
superiore a quello precedente.
A livello locale, ogni comune o regione propone delle iniziative con relative sovvenzioni.
A Francoforte ad esempio per l’edilizia pubblica sovvenzionata non si devono superare i 75
kWh/m2 e con particolari sovvenzioni è possibile raggiungere i 50 kWh/m2, a condizione che i
costi di investimento siano economicamente ragionevoli. Vengono stabiliti dei finanziamenti per
nuove reti di teleriscaldamento cogenerativo, per l’installazione di impianti individuali a
cogenerazione e impianti ad energia solare. Inoltre per impianti solari con una capacità elevata
installati su edifici residenziali e pubblici viene stimato un compenso pari a 1.50-2 DM/kWh.
Infine viene incentivato anche l’acquisto di elettrodomestici a basso consumo energetico.
Anche a Friburgo, i cittadini hanno la possibilità di investire i propri risparmi in titoli azionari
relativi a una serie di grandi impianti di produzione energetica fotovoltaica installati su edifici
condominiali, commerciali e su strutture di uso pubblico. In questo modo gli stessi cittadini
vengono sensibilizzati da queste campagne promosse per le energie rinnovabili dalle autorità
regionali e comunali.
La città di Kronsberg ha realizzato un grande quartiere con principi ecologici. E’ stato stabilito
uno standard speciale per tutti gli edifici residenziali che permette di ridurre i consumi del 60%
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53
rispetto a quelli degli edifici convenzionali; gli edifici vengono infatti costruiti secondo i metodi
LEH (Low Energy Houses) e quindi il fabbisogno energetico non deve superare i 55 kWh/m2a.
Per ottenere i sussidi comunali, i sovracosti previsti per la qualità aggiuntiva non devono
superare i 4-8 euro/m2 di superficie utile abitabile, il 50% di tali sovracosti viene poi rimborsato.
I Finanziamenti proposti in ambito locale (Länder o Comuni) sono innumerevoli, sarebbe
impossibile elencarli tutti. Le agevolazioni applicate per il risparmio energetico sono quelle
descritte finora, ogni comune poi a seconda delle risorse finanziarie di cui dispone e della
sensibilità che ha per tale tema, promuove un certo numero di iniziative.
La Germania ha ottenuto ottimi risultati, grazie a una forte campagne di sensibilizzazione, a
livelli di prestazione elevati e a tecnologie molto avanzate nel settore, riuscendo a ridurre
notevolmente i consumi energetici.
La sua politica è sicuramente esemplare, ed è un modello da imitare per quei Paesi che ancora
non hanno raggiunto livelli di prestazione elevati.
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54
2.1.2 Austria
2.1.2.1 - Informazioni generali
Mentre il consumo di energia finale è aumentato durante gli ultimi decenni, l’intensità energetica
dell’economia austriaca è stata sostanzialmente ridotta. I risultati di un recente studio E.V.A. per
l’UE (Rendimento energetico in Austria, analisi basata sui dati forniti dalla banca dati ODYSSEE
del Progetto-SAVE “Comparazione degli indicatori di rendimento energetico dei diversi Paesi”,
St.Fickl, E.V.A. Dec.1997), mostrarono un calo del consumo energetico per unità di prodotto
lordo nazionale, nel periodo compreso tra il 1970 e il 1995. Viene in seguito fatta una correzione
considerando gli effetti climatici (vedi grafici 2.8 e 2.9).
Grafico 2.8 - Consumo di energia finale con la correzione climatica ( Fonte : E.V.A..).
Grafico 2.9 - Consumo di energia primaria e finale nell’economia austriaca ( Fonte : E.V.A..).
Il consumo unitario per abitazione è aumentato leggermente negli ultimi anni, questo è dovuto
principalmente all’incremento dell’uso di elettrodomestici e apparecchiature elettriche. Soltanto
negli anni ’90 l’aumento del consumo energetico totale era più elevato di quello del consumo di
elettricità. Combinato al numero di abitazioni nuove, questo sviluppo ha incrementato il
consumo di energia di ogni famiglia.
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
55
Grafico 2.10 - Indice dei consumi energetici per abitazione (Fonte :E.V.A.).
1970
2,5%
1,9%
1999
0,9%
2,80%
1,90%
0,02
luce
6,80%
11,40
apparecchi
%
acqua calda
12,4%
riscaldamento
cucina
77,10
%
82,4%
Grafico 2.11 - Consumi energetici secondo gli usi (Fonte : ODISSEE).
1999
1970
10,9% 0,6%
9,20%
16,9%
congelatori
freezers
tv
lavastoviglie
18,8%
52,9%
asciugatrici
1,30% 0,30%
14,20
%
16,80
%
30,30
%
20,90
%
Grafico 2.12 - consumi degli apparecchi(fonte : ODISSEE).
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56
Le fonti di energia rinnovabile occupano già il 27% dell’approvvigionamento energetico totale
dell’Austria (1995: idrico 14,6%, biomassa 12.1%), e il 70% della produzione domestica.
La potenza idrica genera circa il 69% dell’elettricità complessiva. Dopo la Norvegia e la Svezia,
l’Austria è il terzo paese europeo con il più grande supporto di energie rinnovabili.
Il 18% delle abitazioni utilizza impianti di riscaldamento a biomassa. Ancora di più della
biomassa vengono usati camini a legna. A partire dal 1996, 20.300 impianti di riscaldamento
moderni utilizzano derivati del legno, con una potenza termica pari a 1969 MW.
Recentemente, gli impianti a biomassa sono aumentati e si prevede un grande boom. Sono
stati progettati più di 300 sistemi di teleriscaldamento a biomassa con una capacità totale di 434
MW.
Nel 1996, sono stati installati 219.000 m2 di collettori solari, e attualmente si raggiungono i
1.457.000 m2 che corrispondono a una copertura annua pari a 500 GWh, che equivale a
130.000 tonnellate di petrolio risparmiate.
Si sommino anche, circa 1,4 MW prodotti da impianti fotovoltaici operativi, e 1.500 GWh
prodotti da 128.000 pompe di calore, per una quota complessiva di circa 270.000 tonnellate di
petrolio risparmiate.
Inoltre nel 1997, sono state installate a nord-est dell’Austria, 39 impianti eolici con una capacità
complessiva che supera i 13 MW.
I costi di investimento degli impianti di riscaldamento a biomassa, a biogas, i piccoli impianti di
teleriscaldamento, quelli solari e gli impianti eolici sono sussidiati dal Governo federale e/o dei
Länder.
Per quanto riguarda gli impianti termici solari, l’Austria occupa il secondo posto dopo la Grecia.
Negli ultimi anni le installazioni di componenti solari sono più che raddoppiate e continuano ad
aumentare. Attualmente gli impianti solari permettono di risparmiare 70.000 tonnellate/anno di
petrolio e suoi derivati.
Alla fine del 1996, i collettori solari installati occupavano un area di 1,5 milioni di m2, di cui il
67% erano di tipo standard, il 32% di tipo sintetico (assorbitori) e l’1% ad aria. Tra il 1987 e il
1996 sono entrati in funzione circa 84.000 impianti solari.
La maggior parte di questi sistemi viene usata per il riscaldamento delle abitazioni e dell’acqua
e una piccola porzione per il riscaldamento delle piscine.
Ricordiamo che le sovvenzioni statali hanno avuto un notevole ruolo nell’applicazione di tali
sistemi.
Inoltre agli utenti, che installano collettori solari, viene concessa una riduzione dell’imposta a
condizione però che facciano fronte a una serie di richieste.
Inoltre sono sorte diverse agenzie energetiche, poi diventate veri e propri servizi pubblici che
hanno contribuito notevolmente alla diffusione di sistemi solari tecnologicamente avanzati. Nel
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
57
1998, alcune di queste agenzie hanno fondato la “società per l’energia rinnovabile” ARGE
Erneuerbare Energie, nello Stato federale della Stiria.
Il contributo finanziario delle agenzie ha garantito il proseguimento delle attività di questa
associazione, che ha ricevuto parecchi premi nazionali ed internazionali.
Alla fine del 1996, gli impianti fotovoltaici installati generano una potenza pari a circa 1739 kW.
Circa il 51% ha un collegamento a griglia, il 26% ha una produzione autosufficiente e il restante
23% è costituito da apparecchiature per piccole applicazioni. Presupponendo una produzione
annua finale di 700 kWh per ogni kW installato, si calcola che il contributo attuale degli impianti
fotovoltaici per la produzione di energia è circa pari a 1.200 MWh all’anno.
L’Austria è uno dei Paesi più boscosi dell’Europa, la foresta copre il 46% della superficie totale,
ecco perché il riscaldamento a biomassa (legno e derivati) gode una tradizione molto lunga.
Nelle grandi aree urbane la biomassa è stata sostituita dai combustibili fossili (gas naturale e
petrolio) e dal teleriscaldamento. Tuttavia è ancora molto importante nelle zone rurali. Il
contributo della biomassa è pari a circa il 13% del totale di energia prodotta.
Oltre il 70% della biomassa è utilizzata nelle applicazioni a bassa temperatura o negli impianti di
riscaldamento piccoli.
Attualmente, più di 570.000 abitazioni sono riscaldate con camini a legna, molti dei quali dotati
già di una moderna tecnologia per la combustione. I nuovi sistemi posti sul mercato sono
conformi alla regolamentazione nazionale.
Sono stati fatti progressi considerevoli nella tecnologia di controllo e di combustione dei piccoli
impianti, ottenendo così un aumento delle vendite. Le emissioni di ossido di carbonio e i residui
organici potrebbero essere ridotti ad un decimo sia per i sistemi alimentati manualmente che
per quelli alimentati automaticamente. Il loro rendimento è aumentato nell’ultimo decennio,
passando da una media del 60% all’80-90%.
Il teleriscaldamento a biomassa si è sviluppano nelle aree rurali dalla metà degli anni ’80.
Attualmente questo tipo di intervento è sovvenzionato dal Governo federale e riscuote un
grande successo: negli ultimi anni ci sono stati circa 50 nuovi progetti l’anno. Alla fine del 1997 i
sistemi di teleriscaldamento erano 359 con una capacità totale pari a 483 MW.
I progetti di ricerca in corso sul teleriscaldamento si preoccupano di migliorare il rendimento, di
ridurre ulteriormente le emissioni di sostanze inquinanti, della condensazione dei gas di
combustione e dello smaltimento delle ceneri.
Il teleriscaldamento a biomassa funziona soltanto d’inverno e dal 1994 alcuni sistemi sono stati
integrati con impianti solari per il riscaldamento centralizzato dell’acqua. Ciò ha permesso di
fornire contemporaneamente calore e acqua calda a tutte le abitazioni collegate per l’intero
anno.
Nel 1975 le pompe di calore installate erano soltanto 10, nel 1996 si raggiunge la quota di
134.300. La maggior parte di questi impianti viene utilizzata nelle abitazioni per il riscaldamento
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
58
dell’acqua (circa 105.300), un numero ridotto viene usato per il riscaldamento (circa 27.700) ed
il resto (circa 1.300) per la deumidificazione delle piscine. Alla fine del 1996, la capacità termica
totale delle pompe installate è di 632 MW, la potenza termica annua è di 1.550 GWh, di cui 933
GWh sono generati da fonti di energia rinnovabile. La produzione di calore annua delle pompe
equivale a circa 210.700 tonnellate di petrolio risparmiate, di conseguenza le emissioni di
sostanze inquinanti sono ridotte. Nel 1996, è stato stimato che la riduzione delle emissioni
dovuta alle pompe di calore era pari a 1.360 t di SO2, 380 t di NOx, 530 t di CO, 110 t di CxHy, di
40 t di polveri e di 600.000 t di CO2. Bisogna quindi, cercare di promuovere l’uso delle pompe di
calore, magari tramite sovvenzioni e incentivi statali o riduzione delle imposte.
2.1.2.2 - Politica energetica e livelli di prestazione richiesti
La politica energetica15 austriaca è stabilita dai Rapporti energetici stilati dal Governo. Gli
obiettivi di questa politica, riconfermati nei Rapporti del 1993 e del 1996, sono la certezza
dell’approvvigionamento, la compatibilità ambientale e l’accettabilità sociale. La priorità è data al
Risparmio energetico, incrementando l’uso delle fonti energetiche rinnovabili, e ad interventi di
Governo che incidano sulle politiche di mercato. Attualmente, il supporto dell’integrazione
europea e la cooperazione fra le economie centrali (etichettate come “associazioni
energetiche”) hanno un ruolo fondamentale.
L’Austria è uno Stato federale con nove province (Bundeslander), ognuna ha un proprio
apparato amministrativo e legislativo, che si preoccupa anche della gestione delle risorse
rinnovabili e del risparmio energetico in generale (con regolamenti edilizi, sovvenzioni per le
risorse rinnovabili…). Quindi, i Rapporti energetici e i Regolamenti delle nove Bundeslander
sono parte integrante della legislazione nazionale, e tramite essi si ripartiscono i compiti e i ruoli
principali in materia energetica. Il primo obiettivo dell’Austria è la riduzione del 20% delle
emissioni di CO2 entro il 2005, in totale otto su nove province hanno stretto un “Alleanza
climatica fra le città europee” con lo scopo di ridurre le emissioni fino al 50% entro il 2010. Negli
ultimi anni, sono stati adottati e inoltrati diversi programmi locali e regionali e alcuni piani
strategici ambiziosi per la riduzione di CO2. In questo contesto, sono state fondate molte
agenzie regionali per il risparmio energetico (a Graz, Bruck a.d. Mur, Feldbach in Stiria,
Carinthia e Burgenland) e ne cresceranno altre nei prossimi anni, parzialmente sovvenzionate
dall’UE.
Nel 1995, è stato approvato un trattato (“15a-Vereinbarung”) fra il Governo federale e le
Bundeslander, che permette alle amministrazioni federali e provinciali di migliorare i
Regolamenti per le nuove costruzioni. In conformità a questo trattato, la maggior parte delle
province ha adottato nuove regolamentazioni inerenti a:
regolamenti edilizi (vedi Tabella successiva);
15
Tratto dal sito www.eva.ac.at – (E.V.A. Austrian Energy Agency)
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
59
efficienza delle caldaie per il riscaldamento domestico e la produzione di acqua calda;
il consumo orientato, anziché l’aliquota forfetaria, con il calcolo dei costi di riscaldamento;
limitazione dei consumi di energia degli elettrodomestici.
In combinazione agli incentivi per le innovazioni nel campo energetico, tutto questo ha portato
ad una riduzione significativa del consumo energetico delle nuove abitazioni. L’Austria ha
sovvenzionato le nuove costruzioni e le ristrutturazioni degli edifici. Oltre agli incentivi statali
tradizionali, alcune province hanno introdotto concessioni speciali per progetti di alta qualità volti
al risparmio energetico, per la costruzione di edifici con un isolamento termico elevato e per
1998/
2000
1998/
2000
Muri esterni
0.45
0.40
0.40
0.50
Pareti confinanti con ambienti
non riscaldati o pareti
antincendio
0.70
0.70
0.70
Muri divisori
1.20
1.60
Tetti, soffitte, corridoi…
0.25
0.25
Solai conf.inanti con ambienti
non riscaldati
0.40
0.40
Solai tra ambienti riscaldati
0.90
0.90
Finestre
1.70
Porte esterne
Stiria
Tirol
Trattato 15°
1998/
2000
Vienna
2000
Vorarlberg
Carinthia
Validità dal ….
Province
Salisburgo
Burgenland
Austria
meridionale
Austria
settentrionale
l’uso di risorse energetiche rinnovabili (quali riscaldamento solare, pompe di calore).
1998
2000
1998
1998/
2000
1995
0.47
0.56
0.50
0.40
0.50
Oct’98
0.35
0.50
0.60
0.50
0.70
0.70
0.83
0.70
0.50
0.50
……
0.70
1.60
1.60
1.56
1.60
0.90
1.60
0.90
1.60
0.22
0.25
0.26
0.30
0.20
0.20
0.25
0.20
0.30
0.25
0.45
0.37
0.45
0.40
0.40
0.40
0.4
0.60
0.45
0.90
0.90
1.03
0.90
0.70
090
0.90
1.30
0.90
1.80
1.80
1.90
2.50
1.90
2.50
1.80
1.90/2
1.90
1.70
1.80
1.80
1.90
2.50
1.70
1.90
1.70
1.90
1.70
2.00
….
Muri interrati
0.40
0.50
0.50
0.50
0.55
0.67
0.50
0.40
0.50
0.50
0.50
Solai interrati
0.40
0.50
0.50
0.50
0.39
0.47
0.50
0.40
0.50
0.40
0.50
0.40
1998
Tabella 2.7 - Requisiti minimi e qualità termiche richieste per le diverse componenti dell’involucro dell’edificio nei 9 länder
austriaci16.
Secondo un recente studio E.V.A., le province di Vienna e Salisburgo hanno ottenuto, grazie a
questo nuovo sistema di incentivazione, una riduzione della richiesta di riscaldamento pari a
quasi il 40% e contemporaneamente una parziale diminuzione dei costi di costruzione.
L’Austria inoltre, facendo parte dei Paesi membri dell’UE, aderisce alle Direttive EU inerenti agli
standard minimi per l’efficienza dei frigoriferi.
16
Tratto dal sito www.eva.ac.at (Austrian Energy Agency)
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
60
Gli obiettivi della politica energetica dell'Austria sono rimasti relativamente stabili. Il Rapporto
dell’Energia del 1993 fu approvato dal Parlamento il 25 maggio 1994. Incluse un programma di
azione di energia.
Gli obiettivi principali sono:
sicurezza di approvvigionamento;
compatibilità ambientale e accettabilità sociale;
priorità alla conservazione di energia;
riduzione del consumo di petrolio e le importazioni;
aumento dell'uso di risorse di energia rinnovabili;
intervento statale per ridurre i mercati di energia;
aumento dell'uso di forze di mercato;
aumento dell’integrazione europea;
aumento della cooperazione con le economie centrali.
Uno dei problemi dominanti nella politica austriaca è lo sviluppo di un mercato più liberale.
Risparmi di energia sono incoraggiati da una varietà di strumenti. L'EU Directive del 1990 sulla
trasparenza di prezzo per i clienti industriali fu adottata dalla legge austriaca.
Nel 1996, fu presentata una tassa sul consumo di energia elettrica e benzina, rinnovabili e
carbone sono esclusi. Nel maggio 1995, la tassa di petrolio minerale fu elevata per litro per
benzina e diesel automobilistico.
L’Accordo tra il Governo Federale e i Länder (Articolo 15 della Costituzione Federale sulla
Conservazione di energia) entrò in forza il 15 giugno 1995. La sua durata non è limitata.
L'articolo provvede per la possibilità di un approccio comune a una politica energetica in tutto il
Paese.
Gli obiettivi del 15° - accordo sono di promuovere:
la riduzione di emissioni di diossido di carbone;
il miglioramento dell’efficienza nel sistema di energia;
lo sfruttamento di ogni possibile potenziale per i risparmi di energia;
risparmio energetico nel riscaldamento degli edifici;
risparmio di energia nella preparazione di acqua calda e nel riscaldamento delle stanze;
sussidi;
miglioramenti di conservazione di energia in edifici;
riscaldamento individuale ed elencazione dei costi;
la certificazione e la descrizione del consumo di energia degli apparecchi di famiglia.
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
61
Il Piano Ambientale e Nazionale (NUP) fornisce all’Austria un impegno politico per integrare
preoccupazioni ambientali in tutti i livelli politici: questo include polizza industriale, traffico e
polizza di energia, polizza agricola, polizza di salute, ricerca e polizza di tecnologia, così come
polizza di istruzione.
Come visto sopra, politiche di efficienza di energia e programmi di ricerca sono una pietra
angolare della politica energetica austriaca.
L’Austria usa una serie di strumenti di incentivazione come parte della sua strategia di efficienza
energetica. Approssimativamente il 40% del bilancio di R&D statale è dedicato all’efficienza
energetica.
Alcuni dei programmi sono descritti sotto le voci Residenziale, commerciale ed istituzionale:
il 15°- accordo lascia libertà di azione ai Länder per ottenere gli obiettivi prefissati nel settore
edilizio. Le leggi dei Länder contengono degli elementi attinenti alla certificazione di energia di
edifici. Nel 1996, solamente la Provincia Federale dell’Alta Austria ha avviato un schema di
certificazione di energia volontario per edifici chiamato Energie Ausweis;
la parte VI del 15°-accordo concerne il riscaldamento individuale e la contabilizzazione. Edifici
nuovi con un sistema di riscaldamento comune a più di tre unità (residenziale o affari) devono
avere l’attrezzatura per raccogliere dati di consumo di energia in ogni unità. Per edifici con
installazione di riscaldamento centralizzato e con "attrezzatura sufficiente per la raccolta di dati
di consumo individuali", i costi energetici devono essere ripartiti proporzionalmente al consumo
reale;
alcuni Länder richiedono l’elencazione dei costi di energia secondo il consumo attuale. Il Tirolo
considera l'installazione di tale attrezzatura una misura eleggibile per alcuni sussidi;
una legge del 1993 diede al Governo la base legislativa per presentare misure per minimizzare
il consumo di energia degli apparati elettrici ed autorizza il Governo a considerare il certificato
del consumo di energia obbligatorio per certi tipi di apparecchi. Questo in accordo con i requisiti
dell'Unione europea;
è entrata in vigore il 1 gennaio 1995 una legge Federale sulla contabilizzazione del calore per il
teleriscaldamento;
alcuni Länder obblgiano i nuovi edfici ad essere connessi a sistemi di teleriscaldamento;
l’Articolo 3 del 15°-accordo fissa il valore massimo di trasmittanza dei componenti per la
conservazione di energia negli edifici residenziali;
consigli ed informazioni sull’isolamento termico degli edifici nuovi sono offerti dall'Associazione
per la Protezione del Consumatore;
i Länder offrono sussidi per misure di isolamento termico come parte della loro Promozione
Edilizia e sussidi per installazioni che impiegano energia rinnovabile;
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
62
l’Articolo 5 del 15°-accordo contiene provvedimenti riguardo la certificazione di caldaie fino a
350 kW usate per scaldare ambienti ed acqua calda e per cucinare. Tali caldaie richiedono un
certificato;
i Länder prescrivono un controllo regolare delle installazioni.
La costituzione austriaca divide la responsabilità per le importazioni di energia tra i federali e i
livelli
provinciali.
Questo
significa
anche
una
divisione
della
responsabilità
sulle
regolamentazioni di energia, come mostrato sopra. Il Ministero di Affari Economici, col suo
Reparto Energia, è responsabile per la certificazione energetica e per l’efficienza energetica. A
livello Federale è istituita l'Agenzia dell'Efficienza dell'Energia ( Energieverwertungsagentur E.V.A) che è stata costituita nel 1977. È un'agenzia indipendente controllata da un comitato
presieduto dal Cancelliere Federale. Il suo obiettivo primario è quello di offrire informazioni,
motivazioni ed istruzioni. Il Ministero Federale per l'Ambiente (BMU) svolge l’azione di coordinatore su questioni ambientali. Ci sono due comitati federali stabiliti sotto il BMU per
sviluppare le strategie per il cambiamento climatico. I Länder sono responsabili per la riduzione
di biossido di carbonio all'interno della loro giurisdizione.
Gli strumenti17 per l'appoggio finanziario di misure di efficienza energetica (per famiglie, imprese
e municipi) includono una varietà di programmi: un esame recentemente aggiornato ne elenca
più di 50. La maggior parte è a livello dei Länder ed in molti casi il miglioramento di efficienza
energetica è solamente una degli scopi del programma. A causa di questa varietà e
multifunzionalità del programma, dati esatti sull’appoggio finanziario e sugli investimenti non
sono disponibili.
Il consolidamento pubblico di ricerca, sviluppo e dimostrazione è un altro importante pilastro
della strategia di conservazione energetica in Austria. Nel 1997 354 milioni di scellini dai fondi
pubblici sono stati spesi per il RD&D nell’energia.
In linea col loro ruolo di strategia chiave nella politica energetica dell’Austria, l’efficienza
energetica (32%) e le fonti rinnovabili di energia (29%) hanno ricevuto i maggiori fondi.
Dei 117.2 milioni che furono spesi per la ricerca sulla conservazione di energia in 1997, il 37%
fu stanziato ai settori residenziale e commerciale.
L’accordo tra il governo federale ed i Länder in accordo con Articolo 15° della Legge
Costituzionale e Federale sull’efficienza di energia entrato in forza 15 giugno 1995, include l'uso
di un indicatore di energia nella valutazione della qualità termica di edifici, cioè il valore di
trasmittanza. Questo indicatore costituisce la base per i certificati energetici. Un'ulteriore rettifica
del valore di trasmittanza allo stato dell'arte è ancora auspicabile. Secondo gli obiettivi affermati
nel 1993 nella Relazione sull’energia furono adottate nell'Accordo le misure seguenti:
17
Relazione sull’Energia - IEA Austriaco
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
63
riduzione della potenza: riduzione nel riscaldamento degli edifici nuovi a 50 kWh/m2a e nei
vecchi edifici a 75 kWh/ m2a. Nel caso di edifici nuovi, risparmi di energia di 3.6 TWh per anno
(corrispondente a 0.5 milioni di tonnellate per anno di riduzione in emissioni di CO2) e in quelli
vecchi di 21.3 TWh per anno (corrispondenti ad una riduzione annuale di 3.2 milioni di
tonnellate in emissioni di CO2) possono essere raggiunti entro il 2010;
contabilizzazione e relativi costi: l'Atto della Contabilità dei costi del Riscaldamento
(Heizkostenabrechnungsgesetz, Federale Legge Pubblica 827/1992) regola la contabilizzazione
del calore basata su il consumo attuale piuttosto che sulla superficie utile calpestabile. Esso
costituisce uno strumento più preciso e più conveniente per misurare il calore sviluppato e
permette di ottenere una riduzione del 15 - 20% del consumo per riscaldamento;
apparecchi elettrici e altro: l'accordo sull’uso di energia basato sull’Articolo 15a della
Costituzione Federale tra la Federazione ed i Länder contiene i seguenti elementi:
certificazione e descrizione di consumo specifico di energia per famiglia e per
apparecchio;
requisiti giuridici per offrire informazioni sugli apparecchi;
consumo di massimo degli apparecchi per famiglia.
I requisiti riguardanti la certificazione e i consumi degli apparecchi per famiglia sono stati
perfezionati attraverso la legge nazionale da:
Direttiva 92/75/EEC;
94/2/EC (frigoriferi e congelatori);
95/12/EC (lavastoviglie) e 95/13/EC (lavatrici);
Elektrotechnikgesetz, ETG (Atto Elettrico di Ingegneria 1996);
Direttiva 96/60/EC (macchine di lavaggio combinate);
Direttiva 97/17/EC (lavastoviglie);
Direttivo 98/11/EC (lampadine).
Con l'appoggio del programma SAVE, otto agenzie regionali e locali per l’energia sono state
create dal 1994. Il Bürges Förderungsbank, una banca specializzata incaricata dell’
amministrazione dei fondi di ERP, offre appoggio finanziario18 per le misure di efficienza
energetica ed ha concesso nel 1998 circa 1.3 milioni per isolamento di edifici e misure di alta
efficienza energetica; gli investimenti risultanti sono stati dell’ordine di circa 25 milioni.
Nel 1999, la Riforma fiscale della Commissione propose un numero di misure ecologiche
inclusa la tassazione sull'energia. Nel corso del 2000 la tassa sull’elettricità fu aumentata per
kWh.
18
Tratto dal sito www.eva.ac.at (Austrian Energy Agency).
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
64
Nell’ambito della profonda revisione del 1998 delle politiche energetiche dell'Austria, lo IEA ha
affermato che il Governo dell'Austria doveva:
esaminare e stimare da vicino le misure e le politiche impiegate;
assicurare l’approvvigionamento interno e i costi effettivi;
stimare le misure di risparmio e di efficienza energetica;
concentrarsi solamente su quelle che risultano più complessivamente convenienti.
La O.Ö. associazione di risparmio energetico19 è l’agenzia centrale per le informazioni
energetiche dell’Alta Austria. Obiettivo è la promozione di energia rinnovabile e delle tecnologie
innovative. L'O.Ö. aiuta ad usare in modo più efficiente l'energia e a contribuire attivamente con
essa alla sostenibilità ambientale. Essa offre consulenze per costruzioni di case private,
industrie e servizi pubblici, come l'installazione di un nuovo sistema di riscaldamento in una
casa unifamiliare o la pianificazione del mantenimento di energia di tutta una città. Investe in
tecnologie moderne per l’efficienza energetica ed è uno dei più grandi offerenti di consulenza di
energia in Europa.
I cantieri mirati al risparmio energetico sono particolarmente promossi nell’Alta Austria
mediatente contributi:
casa a risparmio energetico (max 65 kWh/m²a): 3.700 € di contributo;
casa a basso consumo (max 50 kWh/m²a): 7.500 € di contributo;
casa passiva (max 15 kWh/m²a): 15.000 € di contributo.
I dati contenuti nel documento per la certificazione energetica (ENERGIEAUSWEIS) aiutano a
valutare il consumo di energia e dunque anche le spese calorifiche. Esso contiene informazioni
preziose, come per esempio il fabbisogno di energia, le perdite di calore attraverso le singole
parti di un fabbricato ed attraverso la ventilazione, i guadagni di energia solare così come il
carico calorifico dell’edificio20. Affinché si possa controllare il consumo di energia termico anche
negli anni successivi, si trova una tabella di calcolo. Questo documento di energia corrisponde
alle direttive 93/76/EWG e KOM, 87/401.
Per tutti gli interventi mirati al risparmio energetico applicati sulla propria casa per raggiungere il
coefficiente di energia termica richiesto di 65 kWh/m² all'anno (per migliorare l’isolamento
termico dei muri esterni o delle coperture), sono previste agevolazioni fiscali.
L’Associazione per il risparmio energetico O.Ö. invita ad una consultazione di energia
impegnativa. Il consulente di energia viene gratuitamente e a consultazione terminata e al
raggiungimento del coefficiente di energia termica è inviato un certificato, cioè il documento di
19
20
Tratto dal sito www.ooe.gv.at - O.Ö. Energiespaverband.
Tratto dal sito www.ooe.gv.at - O.Ö. Energiespaverband.
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
65
energia dell’edificio. Vengono poi eseguiti controlli delle misure di risparmio e i dati relativi
vengono registrati sul documento annualmente.
Il coefficiente di energia termica è un indicatore per il fabbisogno energetico annuale per m2.
Influiscono per esempio positivamente sul coefficiente di energia termica: l’allineamento
meridionale dell'edificio, un valore di trasmittanza basso, muri esterni con 12 cm. di isolanti
termici, copertura del sottotetto con 20 cm. di isolanti termici, copertura del piano cantinato con
10 cm. di isolanti termici dal basso ed installazione di finestre mirate al risparmio energetico con
sistemi di protezione dal calore.
Se l’edificio dovesse varcare il valore richiesto, non riceve la promozione aumentata per
"interventi mirati al risparmio energetico." Ad uno scarso superamento del coefficiente di
energia termica, si possono imporre ulteriori misure.
La consultazione di energia informa su ulteriori possibilità di risparmio e offre la possibilità di
discutere con un esperto di tutte le misure applicabili nell’edificio (sui materiali di costruzione,
riscaldamento, acqua calda).
Il documento permette di calcolare il carico calorifico specifico, la massima prestazione per m2 o
m3, con un metodo di calcolo standardizzato per ogni Länder. Il fabbisogno energetico fa
riferimento alle norme europee ONORM EN 832 e a quelle austriache ONORM B 8110-1.
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
66
2.1.2.2.a - Il solare passivo21
Le esigenze o i desideri relativi ad un appartamento o una casa sono fondamentalmente
sempre gli stessi: possibilmente comoda, confortevole abbastanza ampia, di valore ed in una
buona posizione.
In ogni caso vanno considerati gli impianti, i materiali e l’energia. Nel senso della persistenza
dell’uso delle risorse, queste debbono restare così abbondanti che anche le generazioni future
non debbano subire alcun svantaggio e debbano lamentarsi della loro mancanza.
Comfort termico significa poi che tutte le temperature superficiali che circondano le persone
siano gradevolmente calde. Questo di solito non viene ottenuto e per tale motivo che si
pongono dei corpi scaldanti sulle pareti esterne sotto le finestre. Il riscaldamento dei muri
fornisce un clima interno confortevole, mentre la maggior parte dei corpi scaldanti a convezione
sono ancora legati a corrispondenti costi di investimento più bassi.
Nel testo che segue le grandezze sono riferite al m2 (ad es. kWh/m2 anno) di superficie utile
abitabile.
La pratica di costruire case passive è una proposta economicamente conveniente derivante
dalla
necessità
di
ridurre
al
minimo
secondo
i
progressi
tecnici
le
emissioni
e
contemporaneamente di migliorare le condizioni di comfort interne. Gli edifici passivi che
vengono realizzati in questa prospettiva saranno quindi non solo economici ma anche ecologici.
Il concetto di “Casa Passiva” rappresenta uno standard costruttivo. Questo deve essere
ottenuto con diversi modi di costruire, nuove forme e materiali. Rappresenta un ulteriore
progresso rispetto al concetto di Casa a Basso Consumo energetico (NEH).
Il concetto di “Casa Passiva” indica un edificio in cui un clima interno confortevole sia in estate
che in inverno è ottenuto senza impianti differenziati di riscaldamento o raffrescamento. Il
Calore per riscaldamento può essere condotto negli ambienti con lo stesso sistema con cui si
ottiene un raffrescamento automatico dell’aria.
Gli elementi principali dello standard edilizio delle Case Passive sono:
ottimizzazione delle Misure;
minimizzazione delle perdite;
recuperi di Calore;
ottimizzazione dei Guadagni Solari.
I valori di Riferimento sono:
21
Tratto dal sito www.energieinstitut.at (Istituto di Ricerca Energetica del Land Voralberg)
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
67
Max. 10 W/m²
Carico Termico
Max. 15 kWh/( m² anno)
Fabbisogni Specifici di Riscaldamento
Max. 42 kWh/( m² anno)
Indicatore Specifico di Energie Finali totali22
Max. 120 kWh/( m² anno)
Indicatore specifico Totale di Energia Primaria
Il carico termico massimo non corrisponde al carico termico medio indicato nelle norme
austriache perché per questo calcolo si considera un edificio non abitato e numerose misure di
verifica. Varie misurazioni tecniche hanno mostrato che le Case Passive, richiedono dal sistema
di riscaldamento potenze di gran lunga inferiori ai valori teorici per il mantenimento di
temperature interne confortevoli.
Presupposto per una Casa Passiva è che la quantità necessaria di aria fresca sia in grado di
trasportare il calore necessario per il massimo carico termico. Ciò significa per un edificio che le
perdite di energia massime debbono essere di 10W/m² di Superficie Netta di Pavimento (SNP).
Con il rispetto di questa condizione funzionale definita, v’è ancora spazio per esigenze ulteriori
di utilizzo, come una più alta temperatura interna, tempi di apertura delle finestre più prolungati
o aumentate necessità di ricambi d’aria. (per es. dovuta ai fumatori).Mentre la determinazione
del Fabbisogno Termico (HWB = HeizWaermeBedarf) (talvolta anche noto come Fabbisogno di
Energia Termica Utile) è relativamente facile, vale per una fase iniziale anche per le Case
Passive un valore obiettivo indicativo di HWB ≤ 15 kWh/(m²a) 23.
Le Case Passive hanno isolamenti particolarmente buoni ed evitano ponti termici ed infiltrazioni
di aria. L’attenzione ad esigenze di valori minimali di qualità dell’isolamento è importante al fine
di poter rinunciare ai corpi scaldanti senza perdita di comfort termico interno, quelle orientate a
sud sono al contempo case solari.
Con una buona efficienza di recupero energetico, l’uso passivo della radiazione entrante deve
coprire circa il 40% del fabbisogno di riscaldamento. Pertanto diviene usuale usare finestre di
nuova concezione con triple vetrature e cornici superisolate.
Le Case Passive sono alimentate continuamente con aria fresca per una aerazione
confortevole. L’aria deve essere fornita in quantità necessaria per garantire una buona qualità
dell’aria. Il calore dell’aria in uscita viene trasferito all’aria entrante mediante uno scambiatore di
calore, così da non mischiare le due correnti di aria. A seconda delle necessità, l’aria entrante
deve essere ulteriormente riscaldata. Un preriscaldamento dell’aria fresca mediante uno
22
Totale = Tutte le categorie finali usate in casa (Riscaldamento, Acqua calda, Ventilazione, Pompe, illuminazione,
Cucina ed apparecchi elettrodomestici)
23
Dove i m2 sono di superficie netta utile di pavimento ed il valore limite indicato del Fabbisogno Termico è il valore
mediato del Progetto di Case Passive PHPP. Inoltre viene assunto per il riscaldamento delle unità immobiliari o di
2
case singolo o a schiera solo il valore di 1,6 W/m . Per confronto, la casa “Vorarlberg a risparmio energetico” è
2
2
2
calcolata a 4,42 W/m , con EN832 a circa 5,0 W/m , con le norme tedesche WschVo95 a 6,3 W/m .
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68
scambio termico con il terreno è possibile e può ridurre ulteriormente il fabbisogno di
riscaldamento.
La preparazione dell’acqua calda, che in una casa nuova “normale”, con circa 30 kWh/m2 (SNP)
anno, ammonta a circa il 20% dei fabbisogni totali di energia termica, diviene in una Casa
Passiva la voce più importante del consumo termico. Anche in questo caso vale la filosofia di
base: ciò che non va perso non deve essere prodotto.
Si può ridurre considerevolmente la quantità di acqua calda. Il restante fabbisogno di acqua
calda dovrebbe possibilmente essere coperto mediante fonti rinnovabili: collettori solari, pompe
di calore, biomassa, etc.
Mediante l’installazione di elettrodomestici energeticamente efficienti, attacchi dell’acqua calda
in ingresso alle lavatrici e lavapiatti, lampade a basso consumo, etc., anche il fabbisogno di
energia elettrica di una casa passiva può essere fortemente ridotto anche più del 50% senza
restrizione del comfort; tutta la casa diviene così efficiente. Ad esempio, anche gli apparecchi di
ricambio dell’aria debbono funzionare con motori a corrente continua ad alta efficienza. Gli
apparecchi ad alta efficienza spesso non sono più cari di quelli normali e comunque si ripagano
presto con l’energia risparmiata.
Mediante le misure sopradescritte il fabbisogno di energia restante è però molto piccolo. Per
coprire questo fabbisogno c’è bisogno di un mini riscaldamento, quando manca il riscaldamento
solare, in condizioni di basse temperature esterne e cattivo tempo.
Le restanti perdite di calore sono peraltro minime, da 6 a 10 Watt/m2.
Quando le temperature esterne non sono basse, il sistema di riscaldamento non è più
necessario, si può utilizzare l’energia solare, che è di molte volte più grande delle perdite
dell’edificio.
Tutte le caldaie hanno allora ancora da fornire una potenza di riscaldamento < 2 kW per unità
immobiliare. Questo è possibile anche per esempio con alcune pompe di calore, installate come
apparecchi compatti in un piccolo armadio di cucina e che possono coprire l’intero bisogno di
riscaldamento residuo e di acqua calda.
Un impianto solare ottimizzato nei costi può coprire circa il 40-60% del fabbisogno totale di
energia termica di una Casa Solare Passiva. A causa della piccola entità del fabbisogno
energetico, diviene possibile acquistare ciò che altrimenti non sarebbe stato possibile per grandi
fabbisogni. La completa copertura del restante fabbisogno di energia (per riscaldamento, acqua
calda, energia elettrica ) con vettori energetici rinnovabili in termini di Energia Primaria annua o
di bilancio di CO2 è possibile con le Case Passive in modo tale da realizzare insediamenti
neutrali per il clima con gli attuali prezzi di mercato.
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69
Lo standard della casa Passiva ha la sua idoneità come base generale odierna per soluzioni
neutrali per il clima nel settore abitativo come già dimostrato: in Hannover si può raggiungere
questo standard utilizzando un vicino impianto eolico per un costo di 2500DM (1300 €) per ogni
casa. Questo concetto di Casa Passiva si sta realizzando anche a Rennes. Questo concetto di
Casa Passiva si potrà rafforzare in futuro in Germania con migliori condizioni al contorno per le
installazioni fotovoltaiche integrate nell’edificio.
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70
2.1.3 Francia
2.1.3.1 - Informazioni generali
Nel 1999, in Francia, i settori residenziale e terziario hanno consumato 96 Mtep di energia
finale, di cui:
45 Mtep di combustibili fossili (0,8 di carbone, 17,1 di prodotti petroliferi, 18,6 di gas e 9 Mtep di
legname);
51 Mtep di elettricità, cioè 228 TWh (il 61% del consumo finale di elettricità).
I settori residenziale e terziario sono i primi come consumi, che si ripartiscono in 2/3 per il
residenziale e 1/3 per il terziario. Nel periodo 1985-1999, il consumo di combustibili del settore
(per riscaldamento) è rimasto pressappoco stabile: 40 Mtep nel 1985, 36 Mtep nel 1990, 40
Mtep nel 1999.
Il consumo di elettricità, invece, ha subito considerevoli aumenti: circa 110 TWh nel 1985, 180
TWh nel 1990 e 217 TWh nel 1999, di cui 51 TWh di riscaldamento elettrico24 .
Grafico 2.13 - consumo di energia finale nel 1995
Grafico 2.14 - consumo di energia finale nel 1995
Tra i principali fattori di questa evoluzione, bisogna sottolineare la forte penetrazione
dell’elettricità in sostituzione dei combustibili classici.
24
Tratto dal sito http//enbri.cstb.fr/docs/issues/issue17.pdf
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71
Questa sostituzione ha permesso un maggior rendimento a livello di impianti. Tuttavia, le case
scaldate con l’elettricità continuano ad avere un consumo superiore rispetto ai combustibili
fossili.
Il movimento di sostituzione dei combustibili fossili a favore dell’ elettricità avrebbe permesso di
economizzare dal 1973 al 1994 circa 11 Mtep di combustibili, ma avrebbe esatto un consumo
maggiore di 21 Mtep di energia primaria per produrre l’elettricità.
Industria
Carbone
Prodotti petroliferi
Gas
Elettricità
Energie rinnovabili
Totale
6,9
8,4
11,7
29,3
1,7
58,0
2,2
0,3
52,1
Trasporto
Residenziale
Terziario
49,7
0,8
Agricoltura
Totale
7,8
17,1
18,6
50,7
8,7
95,9
2,6
0,2
0,6
0,1
3,5
77,7
30,6
82,8
10,7
209,5
Tabella 2.8 – Consumo di energia finale nel 1999 in Mtep (fonte: MURE Database)
Grafico 2.15 – Consumo di energia finale (per settori) nel 1985 – (Fonte:MURE Database)
Grafico 2.16 – Consumo di energia finale (per settori) nel 1999 – (Fonte:MURE Database)
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72
Industria
Trasporto
Residenziale Terziario
Agricoltura
Totale
132
10
228
3
373
Tabella 2.9 – Consumo finale di elettricità nel 1999, in TWh (Fonte:MURE Database)
I consumi del settore residenziale e terziario si ripartiscono nel seguente modo:
Usi
Residenziale
Terziario
Totale
Riscaldamento
36
15
51
Acqua calda sanitaria
20
6
26
Cottura
7
4
11
Illuminazione nell’abitazione
10
10
Elettrodomestici nell’abitazione
33
33
Diversi nell’abitazione
19
19
Illuminazione pubblica nel terziario
4
4
Altri nel terziario (di cui il riscaldamento)
63 (21)
63 (21)
92
217
Totale
125
Tabella 2.10 – Consumo finale di elettricità per uso nell’abitazioni e nel terziario nel 1997, in TWh (Fonte: MURE Database)
Dal 1973, gli interventi a favore dell’efficienza energetica nel settore residenziale e terziario
erano mirati soprattutto a limitare i consumi di energia associati al riscaldamento.
Queste azioni sono state sviluppate in tre direzioni:
azioni che mirano ad una maggiore razionalità nell’utilizzo degli impianti di riscaldamento e in
particolar modo per un migliore controllo delle temperature di riscaldamento. Azioni di
informazione e sensibilizzazione sono state intergrate da una regolamentazione che ha
permesso di ridurre la temperatura nei locali abitati a 20°C e poi a 19°C;
elaborazione e applicazione fin dal 1974 di una regolamentazione termica per gli alloggi nuovi,
poi a partire dal 1976 per la costruzione di edifici nel terziario (questi testi sono stati completati e
rinforzati nelle regolamentazioni del 1982 e del 1988);
messa in opera di aiuti finanziari e/o fiscali per l’esecuzione di audit termici e di investimenti.
Come sottolinea il rapporto di valutazione sulla politica di efficienza energetica, la quasi totalità
delle misure pubbliche nel residenziale e terziario riguarda il riscaldamento. Così, malgrado
l’aumento delle superfici scaldate e la crescente richiesta di comfort da parte dei consumatori, il
consumo di energia per il riscaldamento nel 1997 è pari a quello del 1973 (38 Mtep). Secondo
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73
le stime dell’ADEME25 , il risparmio di energia potenziale (in termini economici) nel
riscaldamento degli edifici ammonterebbe a 10 - 13 Mtep.
2.1.3.2 - Politica energetica e livelli di prestazione richiesti
Nel 1969, la Francia introduce per la prima volta una disposizione regolamentare in materia di
riscaldamento residenziale.
È con il decreto n.69-596 del 14 giugno 196926 che, fissando le regole generali di costruzione
degli edifici, si introduce un’esigenza di comfort durante il periodo di riscaldamento: l’alloggio
deve essere concepito ed attrezzato in modo da ottenere una temperatura minima di 18°C. Lo
shock petrolifero del 1974 impone di costruire velocemente una politica d’indipendenza
energetica e di dominio dell’energia per ridurre l’importazione di prodotti petroliferi e le spese di
riscaldamento delle case.
Il 18 aprile 1974 entra in vigore il decreto n. 74-30627 , che porta modifiche all’articolo 6 del
decreto n. 69-596, relativo all’isolamento termico ed alla regolamentazione automatica del
riscaldamento negli edifici per abitazione. L’esigenza di temperatura interna è riformulata: la
temperatura di 18°C deve poter essere raggiunta limitando le dispersioni termiche e le
attrezzature di riscaldamento devono comportare un dispositivo di regolazione automatica di
temperatura.
La persistenza delle tensioni sul mercato dell’energia impongono di lanciare un vasto
programma di ricerca e di sviluppo di tecniche e di prodotti di elevate prestazioni. Una migliore
conoscenza dei fenomeni fisici permette di prendere in considerazione l’apporto di energia
solare per le finestre e di ragionare in termini di bisogno di riscaldamento e non più solamente in
termini di dispersione per le pareti e per il ricambio d’aria.
Di particolare importanza sono quindi i seguenti testi28:
il decreto n. 82-269 del 24 marzo 1982, relativo agli impianti e alle caratteristiche termiche
degli edifici per abitazione;
l’ordinanza del 24 settembre 1982, relativa all’approvazione delle regole per elaborare i
metodi di calcolo dei coefficienti volumetrici di dispersone termica e di fabbisogno di
riscaldamento degli edifici per abitazione;
25
ADEME – Agenzia francese per l’Ambiente e l’Efficienza dell’Energia, fu creata nel 1991 attraverso la fusione di tre
corpi statali esistenti: AFME-Agenzia per la Gestione dell’Energia ed Energie Rinnovabili; ANRED-Recupero ed
Eliminazione dei Rifiuti; AQA-Qualità dell’Aria.
E’ responsabile per la coordinazione dello sviluppo di energia solare nelle tecnologie di costruzione e della
promozione di energie del tutto nuove e rinnovabili (attivo e passivo solare, PV, energia del vento, ecc.)
26
Tratto dal sito - www.cstb.fr
27
Tratto dal sito - www.cstb.fr
28
Tratti dal sito – www.cstb.fr
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74
l’ordinanza del 30 maggio 1983, che introduce una semplificazione delle regole e dei metodi,
proponendo dei modelli di simulazione per il calcolo dei coefficienti.
Nel 1988, con la nuova regolamentazione termica, viene fissato l’obiettivo di migliorare del 25%
le prestazioni termiche degli edifici e si estende l’esigenza di economia di energia al consumo di
acqua calda sanitaria. Questa nuova tappa, che concerne le costruzioni nuove del settore
residenziale con esigenze di progresso del 10%, si accompagna a numerosi testi:
il decreto n. 88-319 del 5 aprile 1988 relativo agli impianti e alle caratteristiche termiche degli
edifici per abitazione;
l’ordinanza del 5 aprile 1988 relativa agli impianti e alle caratteristiche termiche degli edifici per
abitazione;
l’ordinanza del 5 aprile 1988 relativa alle soluzioni tecniche per le case individuali ed ai metodi
di calcolo del coefficiente di dispersione termica, di fabbisogno di riscaldamento e di prestazione
termica globale degli alloggi;
l’ordinanza del 22 novembre 1989 relativa alle soluzioni tecniche applicabili agli immobili
collettivi che comportano non più di 50 alloggi.
Attualmente, il risparmio energetico ingloba l’insieme delle azioni economicamente redditizie
imprese per ridurre il consumo di energia (utilizzazione di lampade a basso consumo o la
messa in ordine dell’isolamento termico), e per consumare l’energia in modo ottimale (la
cogenerazione che consiste nel produrre simultaneamente elettricità e calore).
Il risparmio energetico riguarda anche delle misure regolamentari (come quella del rendimento
minimale delle caldaie), e fiscali (la riduzione delle tasse per i lavori che mirano a economizzare
l’energia), rilevati direttamente dallo Stato.
La legge n. 96-1236 del 30 dicembre 1996 sull’aria e l’utilizzazione razionale dell’energia,
modifica profondamente la base legale sulla quale si basava la regolamentazione tecnica
relativa agli apparecchi consumanti energia. In particolare, abroga la legge n. 48-400 del 10
marzo 1948 relativo all’utilizzo dell’energia.
Ne è risultata l’adozione dei seguenti testi:
il decreto n. 97-834 del 4 settembre 1997 che sopprime la consultazione preliminare
dell’amministrazione in materia di utilizzazione dell’energia;
il decreto n. 98-817 dell’11 settembre 1998 relativo ai rendimenti minimi e agli impianti delle
caldaie di potenza compresa tra 400 kW e 50 MW, mirando a fissare i rendimenti energetici
minimali che devono soddisfare le caldaie di un potere compreso tra 40 kW e 50 MW e a
definire gli apparecchi di controllo necessario alla buona utilizzazione di queste caldaie;
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75
il decreto n. 98-833 del 16 settembre 1998 relativo ai controlli periodici delle installazioni
consumanti energia termica, miranti a far eseguire, da degli organismi di controllo tecnico, visite
periodiche delle installazioni termiche la cui potenza totale è uguale o superiore a 1 MW.
La regolamentazione fissa un livello minimale da rispettare. Per favorire la ricerca di soluzioni a
più alto rendimento, vengono utilizzati dei marchi (label) che impongono un livello di prestazione
più elevato.
L’ordinanza del 4 novembre 1980 ha creato il primo marchio. Questo, per l’alto isolamento
termico, è attribuito agli edifici di abitazione facenti parte di programmi immobiliari per i quali i
proprietari ne avranno sollecitato la concessione all’epoca dello stabilimento della pratica di
consultazione delle imprese.
C’è poi l’ordinanza del 5 luglio 1983, relativa alla creazione di marchi di Alta prestazione
energetica (HPE) e Solare e al loro finanziamento nel settore sociale raggruppato e diffuso.
Questa ordinanza definisce, nel suo articolo 3, la prestazione energetica di un alloggio a partire
dal consumo di riscaldamento e di acqua calda di questo alloggio e del suo consumo nominale.
La circolare 83-67 del 20 settembre 1983, relativa al marchio di Alta prestazione energetica
ed al marchio Solare (BO MULTE 83/42), precisa queste disposizioni.
Questi testi sono stati sostituiti da quelli del 1988, tuttora in vigore.
La circolare 89-49 del 12 maggio 1989 è anch’essa relativa all’attribuzione del marchio di Alta
prestazione energetica e del marchio Solare.
La riconferma di questi due marchi, riflette la volontà di ridurre il consumo di energia in materia
di riscaldamento e di acqua calda sanitaria e di promuovere un utilizzo razionale dell’energia.
Attualmente, l’installazione di pannelli solari può essere finanziata con il premio al
miglioramento dell’ambiente: questa misura figura nell’elenco dei lavori enumerati nell’annesso
II dell’ordinanza del 16 febbraio 1990 relativo alla natura degli interventi che possono essere
finanziati per il premio al miglioramento dell’ambiente, che prevede espressamente l’acquisto e
la posa di ogni sistema che utilizza le energie nuove, in particolare l’energia solare.
Di particolare importanza, e tra le ultime approvate, è l’ordinanza del 29 novembre 200029,
relativa alle caratteristiche termiche degli edifici nuovi e agli ampliamenti degli edifici.
L’ordinanza è così strutturata:
29
Tratto dal sito – www.cstb.fr
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76
TITOLO I
Definizioni
TITOLO II
Caratteristiche termiche di riferimento:
Isolamento termico,
Vengono stabilite, per la Francia, tre zone climatiche invernali H1, H2 e H3, e quattro zone
climatiche estive Ea, Eb, Ec e Ed.
In base a queste viene calcolato il valore del coefficiente Ued (coefficiente medio di dispersione
per le pareti e le aperture dell’edificio), espresso in W/m2K, e del coefficiente Ued-rif. (coefficiente
medio di riferimento di dispersione per le pareti e le aperture dell’edificio).
Il valore del coefficiente Ued è espresso nella seguente formula:
a1 ⋅ A1 + a 2 ⋅ A2 + a3 ⋅ A3 + a 4 ⋅ A4 + a5 ⋅ A5 + a6 ⋅ A6 + a7 ⋅ A7 + a8 ⋅ L8 + a9 ⋅ L9 + a10 ⋅ L10
A1 + A2 + A3 + A4 + A5 + A6 + A7
[4]
valori dei coefficienti da a1 a a10 corrispondono alle superfici interne delle pareti (da A1 a A7) e
alle dimensioni interne dei locali (da L8 a L10):
A1
superficie delle pareti verticali opache, compreso le pareti dei colmi;
A2
superficie dei pavimenti dei colmi;
A3
superficie dei pavimenti alti;
A4
superficie dei pavimenti bassi;
A5
superficie delle porte, fatta eccezione per le porte interamente vetrate;
A6
superficie delle finestre, delle porte interamente vetrate, delle porte-finestre e delle pareti
trasparenti;
A7
superficie delle finestre, delle porte-finestre e delle pareti trasparenti e traslucide
attrezzate di chiusura;
L8
collegamento periferico dei pavimenti bassi con il muro;
L9
collegamento periferico dei pavimenti intermedi con il muro;
L10
collegamento periferico dei pavimenti alti con il muro.
COEFFICIENTI ai
a1 (W/m²K)
ZONE H1 e H2
ZONA H3
0,40
0,47
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77
a2 (W/m²K)
0,23
0,30
a3 (W/m²K)
0,30
0,30
a4 (W/m²K)
0,30
0,43
a5 (W/m²K)
1,50
1,50
a6 (W/m²K)
2,40
2,60
a7 (W/m²K)
2,00
2,35
a8 (W/m²K)
0,50
0,50
0,7 per le abitazioni individuali
0,9 per gli altri edifici
0,7 per le abitazioni individuali
0,9 per gli altri edifici
0,7 per le abitazioni individuali
0,9 per gli altri edifici
0,7 per le abitazioni individuali
0,9 per gli altri edifici
a9 (W/m²K)
a10 (W/m²K)
Tabella 2.11 – Valore dei coefficienti U in base alla zona invernale
Figura 2.2 – Valori dei coefficienti U delle Zone Climatiche H1 e H2 (fonte: Cstb)
Figura 2.3 – Valori dei coefficienti U delle Zone Climatiche H3 (fonte: Cstb)
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78
Figura 2.4 – Valori massimali dei coefficienti U delle Zone Climatiche H1 e H2 (fonte: Cstb)
apporto di calore solare in stagione di riscaldamento e comfort estivo,
permeabilità all’aria,
ventilazione,
riscaldamento,
acqua calda sanitaria,
illuminazione dei locali.
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79
TITOLO III
Caratteristiche termiche minimali:
Isolamento termico,
Viene stabilito un isolamento minimo, espresso attraverso il coefficiente di trasmissione termico
U (W/m2K) della parete di cui i valori massimali (validi per tutte e tre le zone climatiche) sono
dati nel quadro qui sotto:
Coefficient U
Parois
maximal
Murs en contact avec l’extérieur ou avec le sol
0,47
Planchers sous combles et rampants des combles aménagés
0,30
Planchers bas donnant sur l’extérieur ou sur un parking collectif, et toitures terrasses
en béton ou en maçonnerie, à l’exclusion des toitures prévues pour la circulation des
0,36
véhicules
Autres planchers hauts, à l’exclusion des toitures prévues pour la circulation des
véhicules
0,47
Planchers bas donnant sur un vide sanitaire
0,43
Fenêtres et portes- fenêtres prises nues
2,90
Façades rideaux
2,90
Tabella 2.12 – Coefficienti di trasmissione termica (Fonte: Cstb)
Vengono posti alcuni vincoli:
la resistenza termica dell’isolamento non deve essere inferiore a 1,4 m2K/W;
nel caso degli edifici ad uso abitativo, il coefficiente medio di dispersione delle pareti e delle
aperture non può superare di più del 30% il coefficiente medio di dispersione per le pareti e le
aperture dell’edificio di riferimento (Ued-rif.);
il coefficiente di trasmissione termica non può superare, per gli edifici ad uso abitativo, 1,10
W/m K.
apporti di calore solare e comfort estivo,
ventilazione,
riscaldamento,
acqua calda sanitaria,
illuminazione dei locali,
climatizzazione.
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80
TITOLO IV
Approvazione delle soluzioni tecniche
TITOLO V
Casi particolari
TITOLO VI
Disposizioni diverse.
Dal 1974 al 1989, l’obiettivo di efficienza energetica ha mirato essenzialmente a preservare
l’indipendenza energetica del paese e a limitare le spese relative alle importazioni di petrolio per
preservare il bilancio del commercio esterno e mantenere il prezzo. La decisione di rinforzare di
nuovo la regolamentazione termica è stata presa in seguito ai lavori della Commissione quadro
delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, firmata nel giugno 1992 a Rio.
In questa occasione, 176 Stati si sono accordati sulla necessità di prendere delle disposizioni,
alla scala del pianeta, per evitare l’accumulo di gas a effetto serra, di cui gli effetti combinati
corrispondono oggi ad un aumento del 50% della concentrazione di anidride carbonica
nell’atmosfera in rapporto all’era preindustriale.
Il Protocollo di Kyoto, stabilito nel novembre 1997, ha ripartito lo sforzo tra i paesi firmatari e gli
obiettivi da raggiungere all’orizzonte 2010. Tenuto conto del suo parco di centrali nucleari, la
Francia che produce solamente 1,5 tonnellate di equivalente carbonio per abitante, contro 2,3 in
media nell’Unione Europea, si è impegnata nel mantenimento delle emissioni di gas ad effetto
serra al livello del 1990.
Ad eccezione dell’elettricità, i settori residenziale e terziario producono il 18% delle emissioni di
gas ad effetto serra del paese, principalmente sotto forma di anidride carbonica, ossia 26 milioni
di tonnellate equivalenti al carbone per anno (Mtec), e consumano un terzo dell’energia per usi
finali. Il programma governativo ha previsto, per questo settore, un obiettivo di riduzione del
10% delle sue emissioni all’orizzonte 2010. Tra le altre disposizioni, prevede di rinforzare
progressivamente la regolamentazione termica applicabile alla costruzione nuova.
Questo nuovo regolamento viene pubblicato alla fine del 2000.
Le costruzioni nuove contribuiscono poco all’obiettivo di riduzione all’orizzonte 2010 tenuto
conto del debole tasso di rinnovamento del parco (dell’ordine dell’1% del parco esistente). Ma
bisogna anche considerare i lavori nel parco esistente che beneficeranno necessariamente
dell’effetto di avanzamento della regolamentazione sull’offerta di prodotti ad alto rendimento.
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
81
Tutte le misure rilevanti della politica di efficienza energetica sono già sperimentate nel passato
interurbano (aiuti finanziari o fiscali per lavori di padronanza dell’energia, azioni d’informazione
e di sensibilizzazione degli individui e delle imprese, azioni di ricerca e di dimostrazione).
A più lungo termine, si tratta di iniziare una transizione verso un’economia meno consumatrice
di energia e di sviluppare le tecnologie e i servizi necessari per la messa in opera.
La Regolamentazione Termica 200030, che è stata applicata a tutti gli edifici messi in cantiere a
partire dalla metà del 2001, è stata elaborata con il sostegno tecnico e finanziario dell’ADEME.
La regolamentazione termica prende in considerazione, nella maniera più globale, i consumi di
energia. Così, negli edifici residenziali come nei non residenziali, si considera in modo
dettagliato il consumo di energia per il riscaldamento, la ventilazione, l’acqua calda sanitaria,
l’illuminazione e anche la climatizzazione. E, novità, integra delle esigenze per migliorare il
comfort estivo.
Questo rifacimento della regolazione termica è stata un’occasione per passare da un approccio
francese ad un approccio europeo.
Infine, la regolamentazione termica 2000 (RT 2000) privilegia le soluzioni ad alto rendimento
ma, nello stesso tempo, lascia ogni libertà di concezione per favorire l’innovazione tecnologica e
l’ottimizzazione dei progetti .
Le preoccupazioni ambientali hanno giustificato la messa in cantiere della nuova
regolamentazione: il rialzo recente dei prezzi dell’energia ne conferma la necessità.
Questi progressi non potevano essere ottenuti da un semplice rinforzamento delle esigenze
attuali. E’ dunque un lavoro ambizioso di rifacimento completo della regolamentazione, che è
stata intrapresa da professionisti per identificare nuove soluzioni tecniche che permettano di far
progredire la qualità termica delle costruzioni.
Il progetto di regolamentazione termica (RT 2000) cerca di rispondere a quattro poste ben
distinte: l’effetto serra, la padronanza degli interessi e degli oneri, l’Europa ed il mercato
mondiale e la semplificazione della regolamentazione.
La Francia si è avviata a limitare le sue emissioni di gas a effetto serra nel quadro degli accordi
internazionali, particolarmente quelli di Rio e di Kyoto. Tra gli obiettivi che si è prefissato, il
governo ha previsto di ridurre il consumo di energia degli edifici, sapendo che questi
contribuiscono per più di un quarto alla produzione dei gas ad effetto serra.
Le costruzioni nuove rappresentano l’1% del parco delle costruzioni esistenti e la
regolamentazione delle costruzioni nuove deve giocare un ruolo di forza per la prestazione dei
prodotti destinati alla riabilitazione.
2.1.3.2.a - Metodo di calcolo
30
Tratto dal sito – www.cstb.fr/rt2000/certification
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82
Il RT 2000 si esprime sotto forma di prestazioni da raggiungere, per lasciare tutta la libertà di
concezione agli architetti e agli uffici di studio, nello scopo di favorire l’innovazione tecnologica e
l’ottimizzazione dei loro progetti.
Alla base del RT 2000, si trova un metodo di calcolo, risultato di una lunga consultazione con
esperti e praticanti, che tiene i considerazione le realtà fisiche.
2.1.3.2.b - Risparmio Energetico
Gli obiettivi generali da raggiungere sono stati dibattuti durante la consultazione: si trattava di
situare la norma all’altezza delle buone pratiche attuali del settore residenziale.
L’isolamento degli edifici vede le sue esigenze rinforzate in tutti i suoi aspetti. In particolare, la
regolamentazione prevede l’utilizzo del vetro a bassa emissività, l’installazione del taglio termico
nel telaio della finestra in alluminio e alla correzione dei ponti termici più correnti. Infine, per
molto tempo ignorata, la permeabilità delle pareti esterne, che rappresenta una parte importante
delle dispersioni che saranno ormai limitate. I sistemi di riscaldamento e di acqua calda sono
ugualmente considerati poiché le caldaie a gas con fiamma pilota saranno state vietate entro il
2002 ed i convettori elettrici autorizzati figurano tra le più alte prestazioni. I sistemi, utilizzando
delle energie rinnovabili, saranno progressivamente integrati nel progetto regolamentare.
La considerazione del comfort estivo è una novità che, pur interessandosi alla comodità degli
occupanti, mira a limitare i bisogni energetici di climatizzazione grazie al ricorso alle protezioni
solari, all’inerzia dei muri, all’aerazione dei locali o all’orientamento degli edifici.
2.1.3.2.c - Conseguenze nelle costruzioni
La regolamentazione termica 2000 pone le basi per un miglioramento importante degli edifici
nuovi sul piano energetico, ma ancora insufficiente per raggiungere gli obiettivi del programma
nazionale di lotta contro il cambiamento climatico, che progetta di raggiungere 300.000
tonnellate di equivalente carbonio non emesse nel 2010.
Questo obiettivo necessita di mettere in opera una politica volontaristica da parte dei poteri
pubblici affinché le tecnologie a più alto rendimento si generalizzino nelle costruzioni nuove e si
diffondano largamente negli edifici esistenti.
La concertazione realizzata con l’assemblea dei professionisti delle costruzioni, in occasione
dell’elaborazione della regolamentazione termica 2000, dovrà proseguire dunque in modo
attivo, costruttivo e permanente per raggiungere gli obiettivi all’orizzonte 2010 ed oltre. Fino ad
ora, l’ADEME ha iscritto questo obiettivo 2010 nel suo programma d’azione per mettere in opera
i mezzi necessari per ottimizzare le tecnologie esistenti ed identificare e sviluppare le tecnologie
nuove necessarie.
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83
2.1.3.2.d - Edifici nuovi: bersaglio privilegiato
Uno dei principali obiettivi è l’aumento delle costruzioni nuove. Difatti, le costruzioni nuove
costituiscono un campo dove i guadagni energetici accumulati, dovuti all’applicazione di nuove
esigenze energetiche sono rapidamente significativi, sebbene il tasso di rinnovamento del parco
sia abbastanza debole (da 1 a 2% all’anno). Per di più, contrariamente all’architettura della
regolamentazione termica precedente, il RT 2000 permette di pianificare gli aggiornamenti futuri
dei regolamenti, rinforzando gli obiettivi di prestazione ma conservando la stessa struttura di
testo e gli stessi principi tecnici.
Il rafforzamento consiste in:
programmare, da quindici a vent’anni, un controllo periodico della regolamentazione termica per
un rilevamento delle esigenze per ogni settore tecnico (costruzione, attrezzatura climatica,
illuminazione);
rinforzare di circa il 10% le esigenze ogni cinque anni, con una prima tappa nel 2005;
mettere in opera dei marchi “Alta prestazione energetica” e “Solare” sulle costruzioni
residenziali e terziarie, per preparare i nuovi aggiornamenti all’interno di ogni nuova
regolamentazione;
programmare il trasferimento dei componenti e degli impianti utilizzati negli edifici nuovi verso
gli edifici esistenti per via normativa o regolamentare. L’obiettivo è di diffondere, il più
rapidamente possibile, negli edifici vecchi, le tecnologie ad alto rendimento utilizzate nei nuovi
edifici, eliminando dal mercato le tecnologie superate dal punto di vista energetico;
controllare effettivamente il rispetto della regolamentazione e applicare le sanzioni.
Per rispettare la regolamentazione termica 2000, un edificio residenziale o non residenziale
dovrà soddisfare tre esigenze:
il suo consumo di energia dovrà essere inferiore a quello di un edificio avente caratteristiche
termiche di riferimento (isolamento, sistema di riscaldamento, di ventilazione, di acqua calda
sanitaria, illuminazione, ecc.);
in estate, la temperatura interna, dovrà essere inferiore a quella di un edificio avente
caratteristiche termiche di riferimento (protezioni solari, possibilità di apertura delle finestre,
ecc.);
le caratteristiche di isolamento termico delle pareti e delle attrezzature di riscaldamento,
ventilazione, acqua calda sanitaria, illuminazione e di protezione solare dovranno presentare
delle prestazioni minimali.
2.1.3.2.e - Ventilazione
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84
Il calcolo dei ricambi d’aria mette in gioco dei fenomeni complessi. Difatti, impone la presa in
considerazione di numerosi parametri tra cui la temperatura, il vento esterno, l’orientamento
delle facciate, le caratteristiche dei componenti ecc.
Due vie si offrono allora per stabilire un metodo di calcolo:
si utilizza il risultato di modelli fisici per costruire delle leggi di correlazione semplificata;
si utilizzano direttamente i modelli fisici.
La seconda via impone di utilizzare degli attrezzi informatici e si rivela più robusta in termini di
evoluzione per la possibilità di integrare dei sistemi nuovi, permettendo una discussione chiara
delle ipotesi di calcolo.
Per la ventilazione il valore di riferimento di base è di 0,25 W per m3/h di aria. Valori superiori
sono possibili facendo riferimento ad un calcolo più dettagliato.
2.1.3.2.f - Riscaldamento e acqua calda sanitaria
Ancora troppo spesso, quando si considera la prestazione di un sistema di riscaldamento, la si
attribuisce al tipo di caldaia. La prestazione energetica della distribuzione e dell’emissione è
dimenticata o presa in considerazione in un parametro forfetario legato a una caratteristica
generale, per esempio la temperatura.
Le attrezzature ad alto rendimento, come le pompe di distribuzione a portata variabile, non sono
valorizzate . Il metodo di calcolo che lo permetterebbe è giudicato troppo complesso e in
contraddizione con le stadio di avanzamento del progetto al momento del calcolo
regolamentare. Difatti, molto spesso, gli impianti a questo stadio del progetto non sono ancora
stati definiti. Per rimediare a questa situazione, il gruppo “sistemi” ha provato, nella
regolamentazione termica 2000, a prendere in considerazione l’insieme dei componenti di
un’installazione termica e a valorizzare anche la materia grigia investita nella concezione
dettagliata di una installazione.
Nella regolamentazione del 1988 si calcolava un rendimento annuo, mentre il nuovo metodo di
calcolo permette di valutare le perdite di generazione (valori assoluti) delle differenti fasi di
funzionamento di un’installazione: rilancio, funzionamento normale, ridotto, arresto.
Questo approccio corrisponde a quello della norma prEN 1379031 (bisogni di riscaldamento).
Per i generatori a combustibile liquido o gassosi, il calcolo emette un risultato in valore assoluto
e non in rendimento. L’espressione delle perdite in valore assoluto permette un approccio fisico
più esplicito. Per di più, le perdite possono essere addizionate.
31
Tratto dal sito – http//.rt2000.cstb.fr
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85
Il calcolo delle perdite in funzione del potere utile (carico) è effettuato in base a tre punti
caratteristici:
le perdite al 100% di carico;
le perdite al 30% di carico;
le perdite allo 0% di carico.
I tre punti caratteristici sono conformi alla definizione riportata nella direttiva di rendimento
92/42/CEE.
Per quanto riguarda l’acqua calda sanitaria, il metodo di calcolo si divide in due casi di base:
la produzione istantanea di acqua calda sanitaria, senza volume di stoccaggio;
la produzione ad accumulo, con volume di stoccaggio.
Per i due casi, il metodo di calcolo differisce. Per la produzione istantanea, il numero delle
attivazioni e la potenza del generatore costituiscono gli elementi determinanti della prestazione.
Per la produzione ad accumulo, è la manutenzione che è presa in particolare in considerazione.
La distribuzione di acqua calda sanitaria è eseguita in due modi:
la distribuzione non allacciata, non mantenuta in temperatura. L’acqua calda non circola nella
canalizzazione. Ad ogni passaggio di acqua calda, i condotti e l’acqua che essi contengono si
scaldano e poi si raffreddano;
la distribuzione allacciata. Una circolazione di acqua calda permanente è programmata o
assicurata nella canalizzazione per mantenerla in temperatura.
2.1.3.2.g - Comfort estivo
Per la prima volta, il comfort estivo degli edifici non climatizzati è preso in considerazione nella
regolamentazione termica.
L’obiettivo dell’approccio regolamentare è di limitare la scomodità tanto quanto è possibile,
tenendo conto delle costrizioni dell’ambiente naturale climatico e acustico e delle possibilità
economiche e tecniche. Inoltre, gli edifici climatizzati sono oggetto di un approccio specifico in
termini di esigenze minimali concernenti i sistemi di climatizzazione e di protezione solare degli
edifici. questo campo sarà largamente sviluppato nella tappa regolamentare ulteriore specifica
per queste costruzioni.
Gli elementi che determinano i livelli di temperatura interiore sono:
la temperatura esterna;
l’apporto di calore interno;
l’apporto di calore dovuto al sole;
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86
la ventilazione che, raffredda l’edificio se la temperatura esterna è inferiore alla temperatura
interna, e lo riscalda se non è così;
l’inerzia termica, legata alla massa della costruzione che permette di smorzare le variazioni di
temperatura tra il giorno e la notte e da un giorno all’altro;
la zona climatica d’estate si compone di quattro zone: Ea, Eb, Ec e Ed definite su una base
dipartimentale;
l’inerzia dell’edificio o della zona è definita in termine di inerzia quotidiana (corrispondente alla
variazione di temperatura giorno/notte), e sequenziale (corrispondente alla “memoria” termica
dell’edificio in circa quindici giorni);
il rapporto d’apertura libero delle aperture caratterizza la capacità di ventilazione in posizione
aperta;
l’esposizione al rumore delle aperture è caratterizzata da tre classi di esposizione per gli edifici
di abitazione: BR1 (calma), BR2 e BR3. questa esposizione al rumore permette di definire le
possibilità di apertura delle aperture la notte e la mattina;
l’orientamento delle aperture;
la protezione solare delle aperture, caratterizzata dal fattore solare S (rapporto tra l’ energia
solare entrante nel locale e l’energia solare arrivata sull’apertura).
L’obiettivo regolamentare si declina in due esigenze. Da una parte, rispettare delle esigenze
minimali che riguardano l’apertura libera delle aperture (il 30% per i locali correnti e il 10 % per i
locali di grande altezza) e la protezione solare dei locali di riposo (dovendo rispettare i valori di
riferimento). Dall’altra parte, ottenere per l’edificio, o per ciascuna delle sue zone, una
temperatura interna convenzionale inferiore o uguale a quella ottenuta nell’edificio sul quale si
applica la soluzione di riferimento. Questa esigenza può essere verificata dal calcolo o per il
rispetto diretto dei riferimenti.
Importante per la qualità ambientale è, invece, l’HQE che indica la denominazione francese
dell’architettura ecologica, promossa per i membri dell’associazione HQE .
Questo approccio complesso mira ad iscrivere i progetti di pianificazione, di riabilitazione e di
costruzione, qualunque sia la loro dimensione, in una prospettiva di sviluppo duraturo.
L’Alta Qualità Ambientale, nell’ambito della costruzione, attualmente non è oggetto di nessun
marchio.
Il gruppo di riflessione che accompagna l’associazione HQE definisce l’Alta Qualità Ambientale”
come la capacità di un edificio a preservare le risorse naturali e a soddisfare le esigenze di
comfort, di qualità di vita e di salute.
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87
L’edificio deve soddisfare questi criteri dal momento della sua costruzione, durante la sua vita e
fino alla sua demolizione.
Così, un edificio è detto ad Alta Qualità Ambientale (HQE) quando un certo numero di opzioni
sarà stato scelto almeno sui cinque seguenti punti:
economia delle risorse;
riduzione dell’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo;
riduzione della produzione di scarti;
relazione soddisfacente dell’edificio con l’ambiente naturale esterno;
qualità dell’ambiente interno dal punto di vista del comfort e della salute.
L’approccio HQE mira a parecchi scopi, che si possono così riassumere:
miglioramento della qualità di vita degli utenti:
comfort termico;
qualità dell’aria;
illuminazione;
rumore;
limitazione delle nocività locali / riduzione degli impatti.
L’HQE riguarda la globalità dell’edificio e tutte le fasi del suo ciclo di vita.
È necessario, quindi, prendere in considerazione parecchi elementi:
gli impatti ambientali della produzione e della fabbricazione dei materiali (materia prima,
consumo di energia, procedimenti di fabbricazione);
l’inquinamento emesso all’epoca del trasporto dei materiali (la distanza tra i luoghi di
produzione, di trasformazione e il luogo di costruzione può raggiungere parecchie migliaia di
chilometri);
gli impatti del cantiere di costruzione (polveri, scarti, rumore);
l’integrazione nel paesaggio;
le conseguenze di una demolizione o di una decostruzione del lavoro (riciclaggio, riutilizzazione
dei materiali);
la sistemazione del suolo dopo la demolizione dell’edificio.
L’associazione HQE ha definito due campi di esigenze di Qualità Ambientale che comportano
ciascuno due sottocampi:
obiettivo di efficienza energetica degli impatti sull’ambiente naturale esterno:
Eco-costruzione;
Eco-gestione;
obiettivo di creazione di un ambiente interno sano e confortevole:
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88
Obiettivo di comfort;
Obiettivo si salute.
È stato stabilito un elenco preciso di 14 obiettivi , che si applicano a tutti i tipi di edifici, nuovi o
esistenti, di settori residenziali, terziari o industriali.
2.1.3.2.h - Eco-costruzione
Obiettivo 1. Armoniosità dell’edificio con il suo ambiente naturale
utilizzo delle opportunità offerte dal vicinato e dal sito;
gestione dei vantaggi e degli svantaggi forniti dal comparto;
organizzazione del lotto in modo da fornire un alta qualità della vita;
riduzione dei rischi di nocività tra l’edificio, il suo vicinato e il sito;
Obiettivo 2. Scelta integrata dei procedimenti e dei prodotti di costruzione
adattabilità e durevolezza degli edifici secondo lo stato dell’edificio e la sua
evoluzione di uso;
scelta dei procedimenti di costruzione (modo in cui si realizza la struttura
dell’edificio);
scelta dei prodotti di costruzione, materiali e componenti;
Obiettivo 3. Cantiere a debole nocività
gestione differenziata degli scarti di cantiere;
riduzione del rumore di cantiere;
riduzione dell’inquinamento del comparto e del vicinato.
2.1.3.2.i - Eco-gestione
Obiettivo 4. Gestione dell’energia
rafforzamento della riduzione della domanda e dei bisogni energetici;
rafforzamento del ricorso alle energie soddisfacenti per l’ambiente;
rafforzamento dell’efficacia delle attrezzature energetiche;
utilizzazione dei generatori propri in caso di ricorso ai generatori a combustione.
Obiettivo 5. Gestione dell’acqua
gestione dell’acqua potabile;
ricorso alle acque non potabili;
assicurazione del risanamento delle acque utilizzate;
aiuto alla gestione delle acque pluviali.
Obiettivo 6. Gestione degli scarti di attività
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89
concezione di depositi di scarti di attività adattate al modo di acquisizione
attuale/futura;
gestione differenziata degli scarti di attività adattate al modo di acquisizione
attuale;
questa domanda fa appello al comportamento degli utenti o, nel terziario, a quello
degli agenti di manutenzione.
Obiettivo 7. Manutenzione e mantenimento
ottimizzazione dei bisogni di manutenzione;
messa in opera di procedimenti efficaci di gestione tecnica e di manutenzione;
efficienza energetica degli effetti ambientali dei procedimenti di manutenzione.
2.1.3.2.l - Comfort
Obiettivo 8. Comfort igrotermico
permanenza del comfort igrotermico (estate-inverno);
omogeneità degli ambienti idrometrici;
zonizzazione igrometrica.
Obiettivo 9. Comfort acustico
correzione acustica;
isolamento acustico;
indebolimento dei rumori di impatto e di attrezzature;
zonizzazione acustica.
Obiettivo 10. Comfort visivo
relazione visiva soddisfacente con l’esterno;
illuminazione naturale ottimale in termini di comfort e di spesa energetica;
illuminazione artificiale che soddisfa in contributo dell’illuminazione naturale.
Obiettivo 11. Comfort olfattivo
riduzione delle sorgenti di odori sgradevoli;
ventilazione che permette l’evacuazione degli odori sgradevoli.
2.1.3.2.m - Salute
Obiettivo 12. Condizioni sanitarie
creazione di caratteristiche non aeree degli ambienti interni soddisfacenti;
creazione delle condizioni di igiene;
agevolazione della pulizia e dell’evacuazione degli scarti di attività;
agevolazione delle cure di salute;
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90
creazione di comfort per le persone a capacità fisiche ridotte.
Obiettivo 13. Qualità dell’aria
gestione dei rischi di inquinamento per i prodotti di costruzione;
gestione dei rischi di inquinamento per le attrezzature;
gestione dei rischi di inquinamento per la manutenzione o il miglioramento;
gestione dei rischi di inquinamento per il radon;
gestione dei rischi di aria nuova inquinata;
ventilazione per la qualità dell’aria.
Obiettivo 14. Qualità dell’acqua
protezione della rete di distribuzione collettiva dell’acqua potabile;
mantenimento della qualità dell’acqua potabile negli edifici;
miglioramento eventuale della qualità dell’acqua potabile;
trattamento eventuale delle acque non potabili utilizzate;
gestione dei rischi legati alle reti di acque non potabili.
E’ interessante evidenziare anche la Soluzione Tecnica sulla casa individuale non
climatizzata32, in conformità alla Regolamentazione Termica 2000.
Questa soluzione tecnica può essere applicata solamente alle case:
non climatizzate;
la cui superficie abitabile è inferiore a 220 m2;
la cui superficie di porte e finestre è inferiore al 25% della superficie abitabile.
La soluzione si divide in:
“riscaldamento invernale”;
“riscaldamento estivo”.
Viene analizzato, in particolare, il riscaldamento invernale.
Per ciascuno degli elementi indicati più avanti, viene assegnato un numero di punti in base
32
Tratto dal Sito – www.cstb.fr
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91
alla qualità termica dei componenti. La casa rispetta la parte “riscaldamento estivo” se le
esigenze sulla protezione solare delle aperture e l’inerzia termica della costruzione sono
rispettate.
La casa rispetta la parte “riscaldamento invernale” della regolamentazione se soddisfa le tre
condizioni seguenti:
il totale dei punti ottenuti è uguale o superiore a 18;
per ogni elemento, la casa presenta almeno le prestazioni meno esigenti effettivamente
descritte;
le altre esigenze descritte dall’1 al 6 sono rispettate.
Gli elementi presi in considerazione sono i seguenti:
l’isolamento dei muri, dei suoli e delle coperture;
la presenza di ponti termici;
il tipo di finestre;
la ventilazione,
il sistema di produzione del riscaldamento e dell’acqua calda sanitaria;
il luogo di costruzione.
2.1.3.2.n - Isolamento dei suoli, dei muri e delle coperture
Tabella 2.13 – Resistenza Termica R – Determina la qualità termica dei prodotti (fonte Cstb)
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92
2.1.3.2.o - Ponti Termici
I ponti termici possono apparire principalmente nei seguenti punti:
Figura 2.5 – Ponti temici tra i muri esterni e i pavimenti (fonte Cstb)
Tabella 2.14 – Solaio superiore. Si conteggiano 0, 2 o 4 punti (fonte Cstb)
Tabella 2.15 – Solaio intermedio. Si conteggiano 0,2 o 3 punti (fonte: Cstb)
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93
Tabella 2.16 – Solaio inferiore (vedi punto 3). Si ottengono 0 o 2 punti (fonte Cstb)
2.1.3.2.p - Finestre e porte finestre
Tabella 2.17 - Classe di prestazione Th
2.1.3.2.q - Ventilazione
Possono essere installati due diversi sistemi di ventilazione:
ventilazione meccanica controllata autoregolabile;
ventilazione meccanica controllata igroregolabile.
Tabella 2.18 – Numero di punti attribuiti in funzione del sistem di ventilazione (fonte Cstb)
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94
2.1.3.2.r - Sistema di riscaldamento e di produzione di acqua calda sanitaria
Il sistema di riscaldamento si divide in:
riscaldamento ad acqua calda;
riscaldamento elettrico;
Tabella 2.19 – sistema di regolazione programmata (riscaldamento ad acqua calda) (Fonte Cstb)
Tabella 2.20 - Sistema di regolazione programmata (riscaldamento elettrico) (Fonte Cstb)
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95
2.1.4 Spagna
2.1.4.1 - Informazioni generali33
Nel 1999 i consumi di energia rinnovabile si sono attestati a circa 6.668 ktep, fatto che
presuppone una diminuzione di circa l’8,6% rispetto alla produzione del1998, fenomeno
attribuibile alla produzione di energia idroelettrica.
I consumi di energia rinnovabile per usi termici (biomassa, energia solare e geotermica) si sono
invece mantenuti agli stessi livelli del 1998, mentre la produzione di energia elettrica di origine
rinnovabile non idraulica è aumentata di oltre il 50%.
Per quanto riguarda la potenza eolica installata, l’aumento continua e la sua produzione è
raddoppiata nel corso del 1999.
Anche il numero delle installazioni solari fotovoltaiche è aumentato nel corso del 1999, anno in
cui sono stati messi in funzione 909 progetti con una potenza complessiva di 648 kWp.
La produzione di energia solare termica è incrementata come conseguenza dell’installazione di
oltre 20.000mq di nuovi pannelli solari, di cui il 50% situati nell’Andalusia.
400
350
300
300
250
200
200
100
50
0
1980
1985
1990
1995
1999
Grafico 2.17 - Superficie totale di pannelli solari termici installata, in mq ( Fonte : rivista Fotovoltaici, n°4,2001, nov – dic).
Nel corso del 1999 sono stati installati 648 kWp di impianti fotovoltaici, principalmente in
Andalusia (29%) e Castiglia e Leon (16%).
33
FV FotoVoltaici, energia dal sole - n°4/2001 – Novembre/Dicembre
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96
COMUNITA' AUTONOME
m2
ANDALUSIA
98.190
ARAGONA
2.468
ASTURIE
560
BALEARI
70.752
CANARIE
61.597
CASTIGLIA E LEON
9.220
CASTIGLIA LA MANCIA
42.242
CATALOGNA
21.144
COMUNITA' VALENZANA
35.943
GALIZIA
1.548
MURCIA
9.014
NAVARRA
6.191
PAESE BASCO
849
TOTALE
359.718
CEUTA
46
Tabella 2.21 - Distribuzione della superficie installata con pannelli termici,1999 ( Fonte : riv. FV,n°4,2001, nov - dic ).
Alla fine dell’anno la Spagna contava su 9412 kWp di potenza complessivamente installata.
L’Andalusia non è soltanto la Comunità Autonoma che ha installato più potenza nel corso
dell’ultimo anno,
1999
1998
1997
1996
1995
1994
1993
1992
1991
1990
0,65
1,36
0,55
0,39
0,89
1,01
0,7
0,4
0,4
0,16
0
0,2
0,4
0,6
0,8
1
1,2
1,4
Grafico 2.18 - Potenza dell’energia fotovoltaica installata, Valori annui (MW)
ma la regione che concentra il 34% del totale della potenza installata a livello nazionale (gli
obiettivi del programma PROSOL, programma regionale di supervisione degli impianti ad
energie rinnovabili, per il periodo 1995-1999 si calcolavano per il fotovoltaico in 520 kWp di
impianti autonomi e in 90 kWp di impianti connessi alla rete; la potenza installata alla fine del
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97
1999 in questa regione ammontava a 3198 kWp), seguita dalla Castiglia. La Mancia con un
13%.
COMUNITA' AUTONOME
Progetti:
kWp
ANDALUSIA
359
3.198
ARAGONA
15
154
ASTURIE
6
49
BALEARI
82
329
CANARIE
52
852
CASTIGLIA E LEON
145
730
CASTIGLIA LA MANCIA
20
1.540
CATALOGNA
12
610
COMUNITA' VALENZANA
30
538
GALIZIA
3
113
MURCIA
14
72
NAVARRA
83
158
PAESE BASCO
61
101
TOTALE [MWp]
882
8,4
Tabella 2.22 - Potenza fotovoltaica installata nel 1999, in kWp.
L’investimento totale per i 999 nuovi progetti attivati nell’anno 1999 è stato di 1250 milioni di
pesetas, meno della metà dell’investimento effettuato per i progetti dell’anno precedente. La
dimensione più ridotta dei progetti e il calo di quasi il 20% del costo per kWp installato spiega la
differenza osservata negli ultimi due anni.
I finanziamenti pubblici hanno rappresentato nel 1999 un 42% del totale dell’investimento, una
percentuale superiore del 1998, soprattutto conseguenza della minore dimensione delle
installazioni rese operative nell’ultimo anno, che si sono mantenute sull’ordine dei 700 Wp come
valore medio.
4.841
6.000
4.000
2.000
251
341
362
1990
1998
1999
0
2010
Grafico 2.19 - Superficie installata di collettori solari e previsioni del Piano di Sviluppo delle Rinnovabili.
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98
Rispetto alle previsioni stimate per i prossimi anni, l’obiettivo complessivo d’incremento
calcolato dal Piano di Sviluppo delle Energie Rinnovabili per il periodo d’applicazione
considerato è di 135 nuovi MWp installati; del totale, circa un terzo sarà installato presso le
Comunità Autonome di Andalusia, Catalogna e Madrid che concentrano il 44% del totale della
potenza installata.
200
143,7
150
100
50
3,2
8,8
9,4
1990
1998
1999
0
2010
Grafico 2.20 - Potenza solare fotovoltaica e Previsioni del Piano di sviluppo delle Rinnovabili(MW).
Dei 135 nuovi MWp di impianti previsti per il periodo 1999-2010, si calcola che 115 MWp ( cioè
l’85% ) saranno collegati alla rete, mentre il 57% del totale sarà costituito da impianti di oltre 5
KWp. Il Decreto Reale 1663/2000 del 29 settembre, che stabilisce le condizioni amministrative e
tecniche fondamentali per il collegamento alla rete di bassa tensione degli impianti solari
fotovoltaici, elimina una buona parte degli attuali ostacoli allo sviluppo e all’aumento della
produzione elettrica da fonte fotovoltaica, consente ai titolari degli impianti solari di piccola
potenza di introdurre nella rete di distribuzione l’elettricità prodotta e di beneficiare del sistema
di incentivi stabilito dal Decreto Reale 2818/1998.
Il Piano di Sviluppo delle Energie rinnovabili ha stimato entro l’anno 2010 un mercato potenziale
prossimo ai 27 milioni di mq di pannelli solari installabili ( che costituisce il 77% degli obiettivi di
crescita della produzione solare termica e che corrisponde a una serie di impianti collettivi ).
Basandosi su queste considerazioni e sulla capacità dell’industria di assorbire gli incrementi
della domanda, il Piano ha fissato come obiettivo l’incremento della superficie solare termica
installata in 4.500.000 m2 entro l’anno 2010, il 20% dei quali situati nella Comunità Autonoma
dell’Andalusia, un 12% nelle Canarie e un 11% nelle Baleari.
Le amministrazioni autonome hanno attivato dei programmi specifici di sviluppo per le energie
rinnovabili e di promozione per gli impianti solari termici ( il programma PROSOL in Andalusia e
PROCASOL nelle Canarie ) che costituiscono elementi fondamentali per raggiungere gli
obiettivi del Piano di Sviluppo.
Anche la Comunità Valenciana, che rappresenta il 10% della superficie totale installata in
Spagna alla fine del 1999, ha stabilito degli obiettivi di crescita nel numero di mq di pannelli
solari installati. Il Piano delle Energie Rinnovabili della Valencia stabilisce che l’energia solare
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99
dovrà portare 15 ktep al bilancio di energia primaria della regione, cioè a oltre 220.000 mq entro
l’anno 2010.
Le regioni citate hanno installato nel 1999 l’87% del totale della superficie termica entrata in
funzione in quell’anno a livello nazionale. Altre Comunità Autonome, come la Castiglia – La
Mancia, l’Estremadura o la Murcia, con valori di radiazione solare globale superiori a 5
KWh/m2/giorno, non raggiungono congiuntamente il 5% del totale della superficie installata.
L’assenza di una normativa specifica e i lunghi periodi di recupero degli investimenti rendono
difficile la rapida penetrazione dell’energia solare termica sui mercati spagnoli: sono necessari
perciò dei metodi di aiuto pubblico nei confronti degli investimenti, così come dei precisi sviluppi
normativi per l’omologazione degli impianti e delle imprese installatrici, nonché per
l’integrazione dei pannelli solari negli edifici di nuova costruzione.
La biomassa è la fonte di energia di maggior apporto nel bilancio dello sfruttamento delle
energie rinnovabili spagnole. Con il termine biomasse s’intendono i residui forestali, i residui
agricoli ( legnosi o erbacei ) e i residui delle industrie agroalimentari utilizzati in applicazioni
domestiche, termiche industriali, nonché in applicazioni elettriche. In questa categoria è anche
compreso lo sfruttamento energetico del biogas, che ha rappresentato il 2,6% del totale di
consumo di biomassa nel 1999.
COMUNITA’ AUTONOME
Progetti:
ANDALUSIA
776
ARAGONA
2.400
CASTIGLIA E LEON
1.017
CASTIGLIA LA MANCIA
1.224
CATALOGNA
2.700
COMUNITA' VALENZANA
2.867
GALIZIA
4.880
MURCIA
7
NAVARRA
1.600
PAESE BASCO
288
TOTALE
17.759
Tabella 2.23 - Consumo di biomassa per usi termici,1999
Gli usi elettrici delle biomasse hanno raggiunto circa 202 ktep, cioè il 5,5% del totale dei
consumi annuali, con una percentuale superiore a quella del 1998. Dei 52,5 ktep di consumi
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100
aggiuntivi nel 1999 (rispetto alle cifre dell’anno precedente ), il 66% corrisponde a nuove
applicazioni elettriche entrate in funzione durante il corso dell’anno.
Anche gli obiettivi del Piano di Sviluppo delle Energie Rinnovabili si concentrano sull’aumento
dei consumi di biomassa in applicazioni elettriche : dai 6150ktep di incremento del consumo
previsto nel periodo 1999-2010 ( includendo il biogas e non considerando i biocarburanti ),
l’85% corrisponde ad applicazioni elettriche.
COMUNITA' AUTONOME
kWp
ANDALUSIA
5.600
CANTABRIA
2.000
CATALOGNA
4.000
MADRID
1.000
MURCIA
1.034
LA RIOJA
976
TOTALE
14.610
Tabella 2.24 - Potenza elettrica da impianti biomassa,199
La sola Andalusia ha contribuito con il 32% al consumo di biomassa per le applicazioni
elettriche a partire dai nuovi progetti entrati in funzione nel 1999. L’investimento effettuato per i
34 nuovi progetti ha superato 33 miliardi di pesetas, con un finanziamento pubblico del 19%.
Dei 6 milioni di tep di incremento dei consumi di biomassa previsti dal Piano per il periodo
1999/2010, il 16 % corrisponde all’aumento del consumo previsto in Andalusia.
COMUNITA’ AUTONOME
Settore
Consumo ( tep )
% totale
1998
1999
1998
1999
domestico
1.991.323
1.992.025
54,56
53,81
fabbricazione di pasta e carta
686.077
686.077
18,8
18,53
legno, mobili e sughero
396.722
423.719
10,87
11,45
alimentazione, bevande e tabacco
261.230
277.260
7,16
7,49
ceramica, cemento e gessi
130.005
130.005
3,56
3,51
biogas
88.285
96.676
2,42
2,61
altre attività industriali
48.476
48.776
1,33
1,32
elaborazione prodotti chimici
13.100
13.100
0,36
0,35
altro
34.493
34.573
0,95
0,93
Totale
3.649.711
3.702.211
100
100
Tabella 2.25 - Consumo di biomassa nei diversi settori( fonte :FV)
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101
E’ dalle due Castiglie che si spera arriverà il maggior contributo nei confronti dell’obiettivo
nazionale circa l’aumento dello sfruttamento energetico della biomassa ( un aumento che si
presuppone di 4 o 6 volte, rispettivamente, rispetto ai consumi attuali di biomassa in Castiglia e
Leon e Castiglia-La Mancia ).
Oltre alle applicazioni termiche, in particolare per gli utilizzi come riscaldamento nel settore
domestico ( circa il 22% dei consumi di energia per riscaldamento in Spagna provengono da
biomassa ),chi assorbe le maggior percentuali di consumo di biomassa sono i settori produttivi
della pasta, della carta, del legno e dei mobili ( si ricordi che il 9% dei consumi totali di energia
in impianti di cogenerazione sono impianti di biomassa ).
2500
1.975
2000
1500
1000
500
106
187,8
202,4
1990
1998
1999
0
2010
Grafico 2.21 - Potenza elettrica da biomassa e previsioni del Piano di Sviluppo delle Rinnovabili, MW
L’Andalusia, la Galizia e le Asturie, sono le Comunità Autonome con maggior potenza elettrica
prodotta con impianti di biomassa con circa il 56% delle potenza totale installata.
La produzione elettrica da biomassa ( includendo il biogas ) ha rappresentato dunque nel 1999
lo 0,6% del totale della produzione elettrica lorda nazionale e il 13% del totale della produzione
elettrica da energie rinnovabili, esclusa la produzione di energie da grandi impianti idroelettrici.
5.000
4.000
3.000
2.000
1.000
0
4.376
3.584
3.482
3.500
1990
1998
1999
2010
Grafico 2.22 - Consumo di biomassa per usi termici e previsione del Piano di Sviluppo delle Energie Rinnovabili,ktep
Dei 6 nuovi progetti entrati in funzione nel 1999, circa 5 MW di nuova potenza corrispondono a
impianti a biogas; il nuovo impianto in funzione in Andalusia ad esempio, utilizza residui e
sottoprodotti derivati dalla produzione di olio.
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102
Dei 5100 ktep di incremento previsto di consumo di biomassa per applicazioni elettriche nel
periodo 1999/2010,3350 proverranno da coltivazioni energetiche : coltivazioni erbacee o
legnose.
Solamente 6 dei 28 nuovi progetti entrati in funzione nel 1999 corrispondono al settore
domestico: la rete di riscaldamento della circoscrizione del comune di Cuèllar costituisce
l’esempio più significativo e apporta 644 tep al bilancio energetico complessivo; il resto dei
progetti sono impianti di riscaldamento a biogas per abitazioni rurali.
Per mezzo di una centrale termica alimentata con residui che provengono da interventi boschivi,
il progetto di riscaldamento della circoscrizione di Cuèllar fornisce riscaldamento e acqua calda
a dodici alloggi unifamiliari, cinque cooperative di abitazioni, un centro sociale, una scuola e un
impianto polisportivo.
Tale progetto ha un marcato carattere innovativo in Spagna e consente agli utenti del sistema di
ottenere una riduzione nell’ordine del 10% rispetto alle fatture precedenti di riscaldamento.
Allo stesso modo tale progetto incentiva il collegamento di nuovi utenti alla rete mentre, oltre ai
vantaggi ambientali del progetto, la fornitura di biomassa alla centrale comporterà una maggiore
attività economica alla regione e avrà un impatto positivo sull’occupazione.
Lo sfruttamento energetico della biomassa è un’attività importante per il fattore lavoro, dato che
contribuisce allo sviluppo equilibrato delle regioni, soprattutto in quelle a superiore sviluppo
dell’ambiente rurale, dove si incontrano i maggiori tassi di disoccupazione ( i nuovi posti
connessi al raggiungimento degli obiettivi del Piano sono stati stimati in una cifra superiore a
200.000 entro l’anno2010, rispetto ai livelli del 1998 ). I progetti di sfruttamento termico in
ambito industriale si concentrano invece nel settore del legname, che utilizza largamente detriti
derivanti dai processi industriali ( segature e trucioli ).
2.1.4.2 - Politica energetica e livelli di prestazione richiesti34
La Direttiva 93/76/CEE del Consiglio, del 13 settembre ’93 relativa alle limitazioni delle
emissioni di ossido di carbonio mediante il miglioramento dell’efficienza energetica (SAVE) ha
come obiettivo diretto la diminuzione delle emissioni di CO2; contemporaneamente si propone di
rendere obbligatoria un’informazione pubblica sull’efficienza energetica, rendendo volontaria,per
il proprietario dell’edificio,la Certificazione.
Un modo per valutare il probabile consumo energetico dell’edificio oggetto è di compararlo con
il consumo di un certo edificio di referenza e assegnare la certificazione se il consumo attuale
dell’edificio oggetto è minore di quello di referenza.
La metodologia implica tre passaggi:
34
Ministero dell’Industria e dell’Energia-IDAE Istituo per la Diversificazione e il Risparmio dell’energia - Segreteria
Generale tecnica - Direzione generale degli edifici, dell’architettura e dell’urbanistica
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103
il primo consiste nel stabilire un metodo di valutazione per stabilire il consumo energetico
dell’edificio oggetto della certificazione;
il secondo consiste nel definire un’edificio di referenza e un edificio energeticamente migliore;
il terzo è la definizione di una scala di valori per poter assegnare la certificazione, che prevede
una serie di valori dei consumi dei due edifici.
Schema 2.5 - Fasi della certificazione energetica.
Il consumo di energia finale di un dato edificio per un uso specifico, ( riscaldamento, acqua
calda sanitaria ) è dato da una semplice espressione: basta dividere la domanda energetica del
dato servizio associata al rendimento medio stagionale dell’impianto corrispondente. La prima
tappa del processo di Riqualificazione energetica consiste nella definizione di un processo di
calcolo, manuale o informatizzato, capace di realizzare una stima del consumo dell’edificio
oggetto. Questo attraverso la domanda energetica dei diversi servizi e il rendimento medio
stagionale dei diversi impianti. Per ridurre il consumo energetico di un determinato servizio
bisogna
ridurre
la
domanda
energetica,
incrementando
il
rendimento
dell’impianto
corrispondente.
Le variabili da considerare nel calcolo sono : il clima, l’involucro, le caratteristiche occupazionali
e funzionali dell’edificio (COF; illuminazione, condizioni interne..).
La domanda energetica quindi non dipende dalle installazioni , contrariamente a quanto si
pensa.
Dei tre fattori sopra citati, l’unico suscettibile di controllo e l’involucro; il clima è una situazione di
contorno non modificabile e le caratteristiche occupazionali e funzionali sono fissate per il
raggiungimento del comfort. Perciò per la riduzione del consumo energetico bisogna migliorare
la qualità energetica dell’involucro dell’edificio.
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104
La qualità termica dell’involucro viene decisa di norma dalla NBE-CT-79 attraverso il
coefficiente K. La certificazione energetica rappresenta un miglioramento della normativa
vigente che però attualmente non è obbligatoria ma volontaria.
Grafico 2.23 - Rappresentazione grafica della curva domanda-consumo ( Fonte: IDAE,Ministero dell’Industria e dell’Energia).
Sull’asse delle ordinate è indicata la potenza termica e su quello delle ascisse il tempo. Questo
diagramma può corrispondere sia ad un’appartamento, ad un edificio che ad un locale.Il
coefficiente entro i valori corrispondenti della domanda e del consumo, è il rendimento
istantaneo del sistema. La richiesta di energia e il consumo in un determinato periodo di tempo
sono la somma delle aree corrispondenti a quel periodo. La diminuzione del consumo di energia
finale , come passo intermedio per la riduzione delle emissioni di CO2, finalità della Direttiva
SAVE, può attuarsi mediante una riduzione della domanda energetica e/o un aumento del
rendimento medio globale di tutti gli impianti dell’edificio. In definitiva equivale ad intervenire
sull’involucro e/o sul sistema e sugli impianti.
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105
Grafico 2.24 - Relazione domanda / consumo, possibilità di riduzione (Fonte:IDAE).
Schema 2.6 - Rappresenta quattro scenari energetici di un’abitazione, attraverso la domanda, il rendimento e il consumo finale di
energia (Fonte:IDAE).
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106
Schema 2.7 - Interpretazione grafica della variazione del consumo dell’edifico oggetto della certificazione. (Fonte:IDAE).
L’equazione 1.22 è valida per i servizi di riscaldamento, refrigerazione e acqua calda sanitaria:
per l’acqua calda sanitaria la certificazione suppone non si realizzi nessuna azione di controllo
sulla domanda, ciò implica che la domanda dell’edificio oggetto e quella dell’edificio di referenza
siano uguali; per la refrigerazione non si può parlare di variazioni del rendimento perché
solitamente l’installazione non esiste.
Schema 2.8 – Diminuzione del consumo massimo ottenibile. (Fonte:IDAE).
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107
Schema 2.9 – Relazione tra le diminuzioni di consumo (Fonte: IDAE)
Se la cifra dell’edificio oggetto viene divisa per la diminuzione massima del consumo la scala di
assegnazione diventa normalizzata.
Schema 2.10 – Processo di normalizzazione (Fonte: IDAE)
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108
Schema 2.11 – Procedimento di calcolo (Fonte: IDAE)
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109
Figura 2.6 - L’edificio considerato come un sistema termico, soggetto a numerose sollecitazioni sia esterne che interne. (Fonte:
IDAE)
Il consumo di energia valutato con la certificazione energetica si calcola come somma dei
consumi di energia degli impianti di riscaldamento. Refrigerazione e produzione di acqua calda
sanitaria. Riassumendo, l’elenco dei sistemi di riscaldamento contemplati dalla certificazione
degli edifici è il seguente:
sistema con caldaia murale individuale;
sistema con caldaia individuale per il riscaldamento dell’acqua calda senza accumulatore;
sistema con caldaia individuale per il riscaldamento dell’acqua calda con accumulatore;
riscaldamento elettrico individuale;
sistema con pompa di calore aria-acqua individuale;
sistema con caldaia centralizzata;
sistema con caldaia centralizzata per il riscaldamento dell’acqua con accumulatore.
I sistemi di produzione di acqua calda che funzionano indipendentemente dal sistema di
riscaldamento sono:
caldaia individuale senza accumulatore;
caldaia individuale con accumulatore;
termoregolazione individuale;
energia solare individuale con apporto elettrico;
apporto di energia solare individuale mediante caldaia a gas senza accumulatore;
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110
apporto energia solare mediante caldaia a gas con accumulatore;
pompa di calore aria-acqua individuale con accumulatore.
Negli impianti di riscaldamento e produzione di acqua calda mediante caldaia si contemplano
tre tipologie di caldaie:
caldaie standard;
caldaie a bassa temperatura;
caldaie a condensazione.
Il Decreto Reale 275/1995 del 4 febbraio detta le disposizioni di applicazione della Direttiva
del Consiglio delle Comunità Europea 92/42/CEE, relativa ai requisiti dei rendimenti delle
caldaie nuove con una potenza nominale uguale o superiore a 4 kW e uguale o inferiore a 400
kW, modificata per la Direttiva 93/68/CEE del Consiglio.
Nell’articolo 2 della precedente Direttiva si stabiliscono le seguenti definizioni:
caldaia standard: la temperatura media di funzionamento può limitarsi in base al progetto;
caldaia a bassa temperatura: può funzionare continuamente con una temperatura dell’acqua di
alimentazione di 35/40° C e che in determinate circostanze può produrre condensa; si include la
caldaia a condensa che utilizza combustibile liquido;
caldaia a gas di condensa: può condensare una parte del vapore di acqua contenuto nel gas di
combustione.
Nei sistemi di riscaldamento contemplati nella Certificazione energetica l’insieme dei generatori
di calore è autonomo con pompa di calore aria-acqua azionato elettricamente. Il sistema è
controllato da un termostato applicato direttamente sulla pompa. Quelli di produzione di acqua
calda sanitaria invece possono far parte degli impianti di riscaldamento delle abitazioni (
sistema misto ) oppure essere indipendenti. Possono essere inoltre impiegati sistemi di
captazione di energia solare riducendo il consumo di energia.
Nella NBE-CT-79, la qualità termica di un edificio viene considerata in termini di domanda di
riscaldamento, e di perdite per trasmissione in regime permanente. Queste costituiscono l’unico
aspetto controllabile della domanda energetica di un edificio.
Le condizioni di partenza sono stabilite dal Ministero dell’Industria e dell’Energia per
l’avviamento del programma di riqualificazione energetica in Spagna; le applicazioni
inizialmente riguardano solo gli edifici statali e hanno come riferimento le attuali norme NBE-CT79.
La metodologia applicata dalla certificazione considera:
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111
le azioni solo sull’involucro, facciata e copertura, o sugli impianti, oppure le azioni congiunte;
l’influenza del clima locale;
l’influenza delle fonti energetiche impiegate ( combustibili fossili, energie rinnovabili e energia
elettrica).
Si escludono invece:
l’influenza delle caratteristiche occupazionali e funzionali, utilizzando un valore standard;
l’influenza del mantenimento e del rendimento medio stagionale.
Questo metodo ha permesso di formalizzare un processo operativo di facile esecuzione a
partire dai dati raccolti.
Il programma di Calificacion Energética de Viviendas (CEV), ha come obiettivi principali
l’ottenimento della certificazione energetica di un edificio dato e la conseguente modifica
dell’edificio per migliorarne la qualità energetica.
Il programma divide l’edificio in due parti distinte:
l’involucro, che comprende i muri, la copertura, gli infissi ...; che a sua volta si suddivide in
morfologia dell’edificio e qualità costruttiva;
gli impianti ( riscaldamento, acqua calda sanitaria).
Questa distinzione nella definizione di edificio permette differenziare il calcolo tra l’edificio base
e l’alternativa: l’edificio base viene impiegato esclusivamente per il calcolo relativo alla
certificazione, mentre se si vuole migliorare la qualità energetica dell’edificio mediante una serie
di modifiche sulla qualità costruttiva e sugli impianti, si utilizza l’alternativa che consente di
verificare quali sono le misure più efficienti che si possono adottare; nel calcolo vengono
considerati una gamma fissa di componenti standard che definiscono l’involucro (14 tipi di
murature, 12 coperture, 5 vetri, 2 infissi e tre serramenti); gli elementi che non compaiono nella
base dati del programma vengono considerati componenti propri.
Il programma consente di giungere alla classificazione dell’edificio di partenza,il risultato finale
del calcolo relativo alla certificazione è una tabella riassuntiva,che mostra i valori dell’efficienza
energetica dell’edificio e il valore del sovracosto nel caso si tratti di un’alternativa.
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112
Figura 2.7 – Schema di certificazione secondo CEV (Fonte: CEV)
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113
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114
3. Normativa Italiana
3.1 Normativa Italiana
Il principale strumento in cui si definiscono obiettivi e priorità della politica energetica italiana,
risiede nel Piano Energetico Nazionale (PEN).
L’ultimo aggiornamento, realizzato nell’agosto del 1988, è un documento un po’ datato, anche
perché si riferisce ad un quadro istituzionale e di mercato che nel frattempo ha subito notevoli
mutamenti, anche per effetto della crescente importanza e influenza di una comune politica
energetica a livello europeo.
Il Piano Energetico Nazionale, aggiornato il 10 agosto 1988, si è ispirato ai criteri di:
promozione dell’uso razionale dell’energia e del risparmio energetico;
adozione di norme per gli autoproduttori;
sviluppo progressivo di fonti di energia rinnovabile.
Il PEN aveva fissato come obiettivo per il 2000 l’aumento della produzione di energia elettrica
da fonti rinnovabili del 44%, con una ripartizione interna di questo mercato suddiviso in 300 MW
di energia eolica, 75 MW di energia fotovoltaica e l’adozione da parte di tutte le regioni di Piani
d’Azione per l’utilizzo e la promozione di energie rinnovabili sul proprio territorio.
Con l’approvazione del Piano Energetico Nazionale, nel 1991 sono state emanate due leggi: la
9/91 e la 10/91.
La Legge 9 del 1991, “Norme per l’attuazione del nuovo Piano Energetico Nazionale: aspetti
istituzionali, centrali idroelettriche ed elettrodotti, idrocarburi e geotermia, autoproduzione e
disposizioni fiscali”, ha introdotto l’aspetto significativo della parziale liberalizzazione della
produzione dell’energia elettrica da fonti rinnovabili e assimilate.
La Legge 10 del 1991, “Norme per l’attuazione del Piano Energetico Nazionale in materia di
uso razionale dell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia”,
è divisa in due titoli riguardanti “Norme in materia di uso razionale di energia, di risparmio
energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia” e “Norme per il contenimento del
consumo negli edifici”.
Come espresso nei titoli, la prima parte riguarda diversi fattori che possono comportare un
migliore uso dell’energia, indicando forme di attuazione e criteri generali, mentre la seconda
pone particolare attenzione ai consumi energetici degli edifici, che nel contesto energetico
nazionale comportano una quota dei consumi di circa il 30%. Gli edifici pubblici e privati devono
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115
quindi essere progettati e messi in opera in modo tale da contenere al massimo i consumi di
energia termica ed elettrica in relazione al progresso tecnologico.
L’attuazione della legge 10/91 è condizionata dall’emanazione di una serie di decreti, non
sempre effettuati.
Uno dei più significativi è, forse, il D.P.R. 26 agosto 1993, n. 412, “Regolamento recante norme
per la progettazione, l’installazione, l’esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli
edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia”, in attuazione dell’articolo 4 della legge
10/91, che introduce il concetto di “fabbisogno energetico convenzionale per la climatizzazione
invernale”. Esso è la quantità di “energia primaria globalmente richiesta, nel corso di un anno,
per mantenere negli ambienti riscaldati la temperatura al valore costante di 20°C, con un
adeguato ricambio d’aria, durante una stagione di riscaldamento” di durata convenzionale, in
funzione della zona climatica.
Il fabbisogno energetico di cui si è detto deve essere valutato secondo la metodologia indicata
della norme tecniche UNI, e in particolare dalla UNI 1034435 che valuta il fabbisogno energetico
per il riscaldamento di un edificio come differenza tra l’energia termica dispersa e i guadagni
gratuiti di energia (moltiplicati per un coefficiente di utilizzazione); il risultato è diviso per il
rendimento “globale” dell’impianto. La norma UNI fornisce di fatto una metodologia di calcolo
semplificata per la valutazione del comportamento energetico dell’edificio nella sua globalità,
considerando anche gli apporti gratuiti ed il comportamento degli impianti.
Il DPR 412/93 definisce inoltre il “fabbisogno energetico normalizzato per la climatizzazione
invernale” (FEN) come il rapporto tra il fabbisogno energetico convenzionale, ora descritto,
diviso per il volume riscaldato e i gradi-giorno della località; la sua unità di misura è: kJ/m3GG
(dove GG indica i gradi-giorno). Questo nuovo coefficiente rappresenta la naturale evoluzione
del Cd (coefficiente di dispersione volumetrico indicato dalla legge 373/76), in quanto recepisce
nella normativa il concetto che il consumo di energia per il riscaldamento non dipende solo dalla
coibentazione, ma anche dall’entità degli apporti gratuiti, dall’inerzia termica dell’edificio
(attraverso il coefficiente di utilizzazione degli apporti gratuiti), e dall’efficienza degli impianti;
questo approccio di calcolo è fondamentale nella caratterizzazione energetica degli edifici ed in
particolare modo di quegli edifici concepiti con una particolare attenzione progettuale,
cosiddetta bioclimatica.
Il FEN limite costituisce il valore limite del consumo energetico normalizzato che lo specifico
edificio deve rispettare nel corso del periodo di riscaldamento invernale, utilizzando ciò che il
progettista ritiene più opportuno sia in termini di impianto tecnico che di fonti bioclimatiche.
35
Da Piano Energetico Regionale, “Obiettivi di politica energetica per la Regione Lombardia” - 1998
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116
Il valore del fabbisogno energetico normalizzato per la climatizzazione invernale, deve risultare
inferiore al seguente valore limite:
⎡
FEN (lim) = ⎢(C d + 0,34 ⋅ n ) − K u
⎣⎢
⎛
I
a
⋅ ⎜⎜ 0,01 ⋅
+
T
T
∆
∆
m
m
⎝
⎞⎤
⎟⎥ ⋅ 86,4 ⋅η g
⎟
⎠⎦⎥
[1]
dove:
Cd
coefficiente di dispersione volumica per trasmissione dell’involucro edilizio (W/m3°C)
n
numero dei volumi d’aria ricambiati in un’ora (h)
0,34
costante che esprime il prodotto del calore specifico dell’aria per la sua densità
(Wh/m3°C)
I
media aritmetica dei valori dell’irradianza solare media mensile sul piano orizzontale
(W/m2)
∆Tm
differenza di temperatura media stagionale (°C)
0,01
valore convenzionale della superficie ad assorbimento totale dell’energia solare per unità
di volume riscaldato
a
valore degli apporti gratuiti interni (W/m3)
Ku
coefficiente adimensionale di utilizzazione degli apporti solari e degli apporti gratuiti
interni
86,4
migliaia di secondi in un giorno (costante di conversione da W/m3°C a m3 GG)
ηg
valore del rendimento globale medio stagionale
L’operatività dei nuovi concetti su cui si basa il calcolo del FEN viene resa attraverso l’impiego
di norme tecniche riguardanti i diversi aspetti del processo di calcolo, norme a cui il citato DPR
412/93 rimanda, consentendo così di rendere la norma legislativa svincolata dalla tecnica del
momento. I documenti tecnici a cui si fa riferimento sono:
UNI 10344: “Riscaldamento degli edifici. Calcolo del fabbisogno di energia”;
UNI 10345: “Riscaldamento e raffreddamento degli edifici. Trasmittanza termica dei componenti
edilizi finestrati. Metodo di calcolo”;
UNI 10348: “Rendimento dei sistemi di riscaldamento”;
UNI 10379: “Riscaldamento degli edifici. Fabbisogno energetico convenzionale normalizzato;
e altre norme tecniche a cui le precedenti rimandano.
La norma UNI 10344, viene ora sostituita con la Norma europea EN 832 che “fornisce un
metodo di calcolo semplificato per la determinazione del fabbisogno di calore e di energia per il
riscaldamento di edifici residenziali, o di loro parti”.
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117
Il metodo di calcolo presentato nella presente norma è basato su un bilancio energetico in
regime stazionario, ma tiene conto delle variazioni di temperatura esterna e interna e, attraverso
un fattore di utilizzazione, dell’effetto climatico degli apporti solari ed interni.
Questo metodo può essere utilizzato per le seguenti applicazioni:
valutazione del rispetto delle regolamentazioni in funzione dei fabbisogni energetici;
ottimizzazione delle prestazioni energetiche di un edificio progettato, applicando la metodologia
di calcolo a diverse possibili soluzioni;
calcolo del livello convenzionale delle prestazioni energetiche degli edifici esistenti;
valutazione dell’effetto di possibili misure di risparmio energetico su un edificio esistente
calcolandone il fabbisogno energetico con o senza le misure di risparmio energetico;
stima dei fabbisogni di risorse energetiche richieste su scala nazionale o internazionale,
calcolando i fabbisogni energetici di diversi edifici rappresentativi del parco edilizio.
La norma fornisce un metodo di calcolo semplificato per la valutazione del fabbisogno termico e
dell’energia necessaria per il riscaldamento di un edificio residenziale, o di una parte di esso.
Questo metodo comprende il calcolo di:
dispersioni termiche dell’edificio quando esso è riscaldato ad una temperatura costante;
fabbisogno annuale di energia termica necessaria per mantenere la temperatura interna di
progetto all’interno dell’edificio;
fabbisogno energetico annuale richiesto dal sistema di riscaldamento dell’edificio per il
riscaldamento dello spazio.
Il DPR 412/93 è stato poi modificato ed integrato dal DPR 21 dicembre 1999, n.551,
“Regolamento recante modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n.
412, in materia di progettazione, installazione, esercizio e manutenzione degli impianti termici
degli edifici, ai fini del contenimento dei consumi di energia”, che ha introdotto norme precise sui
rendimenti degli impianti termici nonché sulle modalità di controllo e verifica da parte delle
Province e dei Comuni.
In particolare il suddetto decreto ha:
suddiviso il territorio nazionale in sei zone climatiche in funzione dei gradi giorno comunali e
indipendentemente dall’ubicazione geografica;
stabilito per ogni zona climatica la durata giornaliera di attivazione e il periodo annuale di
accensione degli impianti di riscaldamento;
classificato gli edifici in otto categorie a seconda della destinazione d’uso e stabilito per ogni
categoria di edifici la temperatura massima interna consentita e che gli impianti termici nuovi o
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118
ristrutturati debbano garantire un rendimento stagionale medio che va calcolato in base alla
potenza termica del generatore;
definito i valori limite di rendimento per i generatori di calore ad acqua calda e ad aria calda;
previsto una periodica e annuale manutenzione degli impianti termici.
Di particolare importanza è anche il Decreto 24 aprile 200136 che riguarda l’”Individuazione
degli obiettivi quantitativi nazionali di risparmio energetico e sviluppo delle fonti rinnovabili”.
Questo decreto
determina, in coerenza con gli impegni previsti dal protocollo di Kyoto, gli obiettivi quantitativi
nazionali di risparmio energetico e sviluppo delle fonti rinnovabili che devono essere perseguiti
dalle imprese di distribuzione di gas naturale;
stabilisce i principi di valutazione dell’ottenimento dei risultati di misure e interventi di risparmio
energetico e sviluppo delle fonti rinnovabili;
definisce le modalità per il controllo della attuazione delle suddette misure e interventi;
sottolinea anche una serie di tipologie di interventi e misure per il risparmio energetico, tra le
quali:
dispositivi per la combustione delle fonti energetiche non rinnovabili;
riduzione dei consumi di gas per usi termici;
climatizzazione degli ambienti e recuperi di calore in edifici climatizzati con l’uso di
fonti energetiche non rinnovabili;
installazione di impianti per la valorizzazione delle fonti rinnovabili presso gli utenti
finali;
recuperi di energia.
Inoltre fornisce i valori dei coefficienti di dispersione volumica Cd, indicati nella tabella seguente:
36
Da www.autorità.energia.it
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119
ZONA CLIMATICA
A
B
C
D
E
F
Gradi giorno
Gradi giorno
Gradi giorno
Gradi giorno
Gradi giorno
Gradi giorno
S/V
<600
601
900
901
1400
1401
2100
2101
3000
>3000
0.2
0.42
0.42
0.37
0.37
0.33
0.33
0.26
0.26
0.23
0.23
0.9
0.99
0.99
0.87
0.87
0.75
0.75
0.60
0.60
0.55
0.55
Tabella 3.1 – Coefficienti di dispersione volumica Cd (W/m3°C), al variare del rapporto superficie/volume e dei gradi giorno
0,7
0,6
0,4
0,3
0,2
Cd - W / mc K
0,5
2101 GG
3000 GG
0,1
0
0
0,2
0,9
1,1
Rapporto S / V
Figura 3.1 – Coefficienti di dispersione volumica Cd (W/m3°C), al variare del rapporto superficie/volume e dei gradi giorno
Con la legge 10/91 si introduce anche il concetto della qualità energetica del prodotto edilizio;
l’articolo 30 infatti prevede che vengano emanate delle norme per la certificazione energetica
degli edifici, individuando anche i soggetti abilitati.
La certificazione, da predisporre sia per edifici di nuova costruzione che per edifici esistenti, si
basa sull’adozione di limiti minimi di prestazione energetica degli edifici e degli impianti
asserviti, adeguati alle diverse tipologie e alle specificità locali, prima fra tutte la condizione
climatica di appartenenza; essa deve contenere inoltre suggerimenti su come migliorare le
prestazioni energetiche dell’edificio.
Nel caso di compravendita o di locazione, il certificato di collaudo e la certificazione energetica
devono essere portati a conoscenza dell’acquirente o del locatario dell’intero immobile o della
singola unità immobiliare. Lo stesso articolo prevede che il proprietario o il locatario possano
richiedere al comune la certificazione energetica dell’intero immobile o della singola unità
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120
immobiliare con spese a carico del richiedente. L’attestato relativo alla certificazione energetica
ha una validità di cinque anni e conferma che l’edificio o la singola unità abitativa hanno un
consumo energetico uguale o inferiore a quello previsto dalle norme. Il consumo di
combustibile, quindi la spesa che l’utente dovrà sostenere durante l’esercizio, diventano
elementi che possono incidere sul costo dell’immobile: minore sarà il costo di gestione
dell’edificio o della singola unità abitativa e maggiore potrà essere la sua quotazione sul
mercato.
Si può affermare che la legge 10/91 ha modificato l’approccio al risparmio energetico in edilizia,
fissando nuovi criteri per una progettazione energeticamente consapevole e per la gestione
degli impianti e stabilendo precise responsabilità per progettisti, gestori e utenti.
Il Decreto legislativo n°192/05 di attuazione della direttiva europea 2002/91/CE relativa al
rendimento energetico degli edifici introduce nuove verifiche per la progettazione e costruzione
degli edifici.
La verifica del Cd e del FEN vengono abrogate e sostituite dai limiti sul fabbisogno energetico
primario FEP.
Viene previsto all’art. 4 “ Adozione di criteri generali, di una metodologia di calcolo e requisiti
della prestazione energetica” un tempo di 120 giorni per l’emanazione dei decreti presidenziali
attuativi del Dlgs stesso.
L’art.17 “Clausola di cedevolezza” afferma la possibilità delle Regioni di recepire la Direttiva
autonomamente nel rispetto delle prescrizioni del Dlgs n° 192/05.
L’allegato I propone tre differenti metodi di verifica in funzione del tipo e della consistenza
dell’intervento previsto per gli edifici. Il metodo 1 per gli edifici di nuova costruzione e in caso di
ristrutturazione integrale degli elementi edilizi costituenti l’involucro di edifici esistenti di
superficie utile maggiore a 1000m2 o ampliamento del 20% del volume dell’edificio o di
ristrutturazione o nuova installazione di impianti termici. I metodi due e tre , purchè per gli
impianti termici sia assicurato un rendimento medio stagionale non inferiore a quanto previsto
dal decreto in argomento, per ristrutturazioni parziali o totali e manutenzione straordinaria
dell’involucro edilizio di edifici esistenti di superfice utile inferiore a 1000m2.
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121
3.2 Normativa della Regione Lombardia
Ad integrazione della corposa normativa regionale di incentivazione dell’uso razionale
dell’energia e dello sviluppo delle fonti rinnovabili illustrata nel Piano Energetico Regionale della
Regione Lombardia, si citano i seguenti provvedimenti atti a promuovere l’efficienza energetica
nell’edilizia.
La L.R. 26/95 fissa “Nuove modalità di calcolo delle volumetrie edilizie e dei rapporti di
copertura limitatamente ai casi di aumento degli spessori dei tamponamenti perimetrali e
orizzontali per il perseguimento di maggiori livelli di coibentazione termo-acustica o di inerzia
termica”; essa detta disposizioni per agevolare l’attuazione delle norme sul risparmio energetico
e per migliorare la qualità degli edifici. La legge si applica a:
nuove costruzioni;
interventi edilizi sulle costruzioni esistenti quali manutenzioni straordinarie.
Il D.G.R. del 24 luglio 199837, “Nuovi limiti massimi di costo per gli interventi di edilizia
residenziale sovvenzionata e di edilizia residenziale agevolata”, è un aggiornamento a seguito
della variazione degli indici ISTAT dei limiti massimi di costo.
Si può fare una suddivisione tra:
Nuove costruzioni. Ai fini dell’applicazione dei costi massimi per l’edilizia residenziale
sovvenzionata ed edilizia residenziale agevolata (di nuova costruzione), il territorio regionale è
suddiviso nelle seguenti aree:
Area 1 – Capoluoghi di Provincia;
Area 2 – Comuni non capoluogo > 10.000 abitanti;
Area 3 – Comuni non capoluogo < 10.000 abitanti.
Il costo totale dell’intervento di nuova edificazione è stabilito a metro quadrato di superficie
complessiva nella misura massima di:
Area 1 956,00 €/m2;
Area 2 917,00 €/m2;
Area 3 878,00 €/m2.
I costi connessi alla qualità aggiuntiva sono riconosciuti nel loro complesso fino ad un massimo
di 77,40 €/m2. Il costo di realizzazione tecnica, che rappresenta il costo base di realizzazione
37
Da Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia – 4° supplemento straordinario al n.31 - 1998
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122
tecnica, aumentato dei costi connessi alla qualità aggiuntiva, è stabilito per metro quadrato di
superficie complessiva in misura massima di 646,00 €/m2.
Recupero del patrimonio edilizio. Il recupero del patrimonio edilizio è composto da:
Recupero primario (recupero della funzionalità e della sicurezza dell’edificio). I
costi connessi alla qualità aggiuntiva sono riconosciuti nel loro complesso fino ad
un massimo di €/mq 51,65, da sommare al costo di base di realizzazione tecnica;
Recupero secondario (recupero dell’agibilità e funzionalità dei singoli alloggi). I
costi connessi alla qualità aggiuntiva sono riconosciuti nel loro complesso fino ad
un massimo di €/mq 25,82, da sommare al costo base di realizzazione tecnica;
Manutenzione straordinaria Il costo totale di manutenzione straordinaria è stabilito
per metro quadrato di superficie complessiva nella misura di €/m2 320,70.
I costi per le condizioni tecniche aggiuntive sono riscontrabili fino ad un massimo di 54,23 €/m2.
Da sottolineare è il concetto di differenziale di costo connesso all’incentivazione del livello
qualitativo degli interventi di edilizia residenziale pubblica. Questo costo aggiuntivo viene
riconosciuto nella misura massima del 15% dei costi base di realizzazione tecnica, con
riferimento a tre elementi:
la polizza postuma decennale;
il piano di qualità e/o il programma di manutenzione;
il comfort ambientale.
Nuova costruzione
(€/m2)
Recupero primario
(€/m2)
Recupero secondario
(€/m2)
Polizza postuma decennale
20,66
15,49
5,16
Adozione piano di qualità e/o
programma di manutenzione
7,75
5,16
2,58
Comfort ambientale:
- acustico
- igrotermico
23,24
25,82
15,49
15,49
7,75
10,33
TOTALI
77,47
51,65
25,82
Tipologia d’intervento
Tabella 3.2 – Differenziali di qualità aggiuntiva
Potranno essere riconosciute anche le maggiorazioni indicate nella seguente tabella:
Tipologia
Nuova costruzione
Recupero primario
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Recupero secondario
123
(€/m2)
(€/m2)
(€/m2)
Risparmio energetico
20,66
12,91
7,75
Rinnovo di aria ambiente
5,16
2,58
2,58
Tabella 3.3 - Maggiorazioni ai differenziali di qualità aggiuntiva
La verifica delle condizioni termoigrometriche ambientali dovrà essere effettuata, oltre che
attraverso una progettazione che rispetti gli “standard” previsti per il contenimento energetico
(L.10/91), prevedendo anche una riduzione di almeno il 10% rispetto al valore del Cd
(coefficiente di dispersione termica massimo ammesso).
Per poter usufruire del differenziale di costo aggiuntivo per incremento delle prestazioni di
rinnovo aria ambiente, è necessario che negli alloggi sia prevista l’installazione di impianti di
ventilazione meccanica per il controllo automatico del ricambio d’aria.
COSTO
RECUPERO
NUOVA
EDIFICAZIONE
Area 1 €/mq 955,45,
Area 2 €/mq 916,71,
Area 3 €/mq 877,98
Differenziale di
qualità aggiuntiva
max €/mq 77,47
MANUTENZIONE
STRAORDINARIA
€/mq 320,72
RECUPERO
PRIMARIO
€/mq 653,32
Differenziale di
qualità aggiuntiva
max €/mq 51,65
RECUPERO
SECONDARIO
€/mq 327,95
Differenziale di
qualità aggiuntiva
max €/mq 25,82
Condizioni
tecniche
aggiuntive max
€/mq 85,22
Diagramma 3.1 – Costo massimo degli interventi
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124
La L.R. 12 Dicembre 2003 n° 26 è destinata, per la prima volta in Italia, a disciplinare in
maniera organica e unitaria le Public Utilities ovvero i Servizi Locali di Interesse Economico
Generale: energia (elettrica, gas), rifiuti, sottosuolo e risorse idriche.
Questi i punti fondamentali e innovativi:
diritto di ogni cittadino lombardo ad avere prestazioni di qualità in ogni luogo della Regione e
qualunque sia la sua condizione sociale;
messa a gara dei servizi per ottenere le migliori prestazioni al costo più conveniente;
valorizzazione delle realtà già presenti sul territorio, anche utilizzando il transitorio di 5 anni, e
incentivazione alla capacità di aggregazione tra Enti locali;
istituzione del Garante dei Servizi a tutela degli utenti;
implementazione delle funzioni dell’Osservatorio dei Servizi per misurare costantemente il livello
di qualità e il grado di soddisfazione degli utenti.
La legge si pone precisi traguardi:
per i rifiuti:
consolidare l'attuale primato lombardo nel campo della raccolta differenziata (oltre
35%) spingendo l’effettivo recupero fino al 60% nel 2010;
ridurre almeno del 20% entro il 2005 - con il recupero, il riciclaggio e la termovalorizzazione - la produzione dei rifiuti avviati a smaltimento;
contenere il ricorso alla discarica, a partire dal 2006, solo per i materiali non
utilizzabili diversamente con le tecnologie attuali facilitando la crescita di un vero
mercato dei rifiuti recuperati;
rafforzare il ruolo delle Province verso forme di pianificazione strategica dei rifiuti
urbani e speciali; costruire opportunità per i Comuni per il conferimento dei rifiuti
urbani presso impianti che smaltiscono a condizioni qualitativamente migliori e con
riduzione dei costi a carico dei cittadini;
per l'energia:
sviluppare l'uso razionale, il risparmio energetico, l'incremento di produzione
energetica
proveniente
da
fonti
alternative
e
rinnovabili,
limitando
considerevolmente il numero delle nuove centrali (comunque ai massimi livelli di
rispetto ambientale) pur necessarie per ridurre l'attuale dipendenza energetica
(pari al 38% del fabbisogno);
per il sottosuolo:
considerare il sottosuolo come una risorsa preziosa, da governare razionalmente,
considerando le reti come opere di urbanizzazione primaria e incentivando la
realizzazione di condotti polifunzionali e di corridoi tecnologici, adatti a contenere
una pluralità di reti. Con questa strategia si ridurranno i costi del sistema ed i disagi
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
125
per i cittadini, troppo spesso costretti a subire continui e ripetuti lavori di scavo e
ripristino stradale;
per le acque:
tutelare e valorizzare il patrimonio idrico; migliorare la qualità delle acque
attraverso la prevenzione e riduzione dell’inquinamento, l’uso sostenibile e
durevole delle risorse idriche.
"DISCIPLINA DEI SERVIZI LOCALI DI INTERESSE ECONOMICO GENERALE. NORME IN
MATERIA DI GESTIONE DEI RIFIUTI, DI ENERGIA, DI UTILIZZO DEL SOTTOSUOLO E DI
RISORSE IDRICHE"
TITOLO I - PRINCIPI GENERALI
Individuazione di standard minimi obbligatori relativi a ogni servizio erogato di tipo qualitativo e
quantitativo, ambientale e di sicurezza e garantiti su tutto il territorio al mancato rispetto dei
quali sono collegati meccanismi automatici di rimborso per i cittadini;
attenzione massima rivolta al cittadino e alle sue esigenze, in quanto fruitore dei Servizi, al
quale sarà garantito l’accesso ai Servizi in condizioni di eguaglianza e imparzialità;
previsione di particolari tutele per i soggetti socialmente ed economicamente svantaggiati o
residenti in zone svantaggiate;
istituzione del Garante dei Servizi organo di tutela per gli utenti e garanzia per lo stesso
funzionamento del sistema;
rafforzamento della distinzione dei ruoli di indirizzo e di controllo del sistema che deve essere
dell’Ente locale, da quello di organizzazione/gestione affidata al mercato dei soggetti erogatori;
incentivazione della gestione associata dei Servizi da parte dei Comuni per rafforzare il lato
domanda e ottimizzare risorse umane e strumentali;
valorizzazione dell'Osservatorio dei Servizi che ha tra i suoi obiettivi: verificare il miglioramento
dei servizi resi all’utente (misurazione della customer satisfaction); incentivare e supportare le
aggregazioni di enti locali nell’attività di affidamento dei servizi; garantire la verifica delle
iniziative e di progetti nei quali è prevista la partecipazione di capitali pubblici; infine, garantire la
massima divulgazione di risultati ottenuti dai singoli gestori con graduatorie pubbliche che
evidenzino in senso positivo o negativo la qualità delle prestazioni;
sviluppo e potenziamento dell’educazione e della formazione nel settore dei Servizi.
TITOLO 2 - GESTIONE DEI RIFIUTI
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126
Gli obiettivi sono:
ridurre a monte la produzione del rifiuto;
valorizzare i processi per raggiungere l’effettivo recupero;
minimizzare il ricorso alla discarica;
facilitare l’adozione di tecnologie ad alto contenuto innovativo;
accompagnare la crescita di un vero mercato trasparente di rifiuti recuperati con lo sviluppo
della Borsa telematica del rifiuto, attraverso convenzioni con il settore della produzione e della
distribuzione e con le Camere di commercio.
In particolare la legge prevede di incrementare il recupero e il riciclo raggiungendo entro il 2005,
il 20% in più rispetto al 2000; entro il 2010 il recupero progressivo e il riciclaggio del 60% dei
rifiuti prodotti nonché una pari percentuale dei residui prodotti dalla termovalorizzazione. Con il
2006 infine potranno essere conferiti in discarica solo rifiuti non valorizzabili né come residui né
per la produzione di energia. Sconti fino al 20% sui tributi speciali per il deposito in discarica per
chi raggiunge questi obiettivi. Addizionale invece del 20% a carico di chi è non raggiunge la
quota. Per quanto riguarda lo sviluppo del recupero la legge prevede la realizzazione di un
parco di impianti adeguato ai fabbisogni e opportunamente distribuito sul territorio regionale. Il
nuovo taglio dato alla programmazione per lo smaltimento supera la strettoia ora vigente della
dimensione provinciale (localizzazione, dimensione degli impianti obbligo di conferimento in
ogni provincia) per alimentare invece la libera circolazione dei rifiuti indirizzati verso quegli
impianti di smaltimento che possano offrire costi più ridotti.
TITOLO 3 - DISCIPLINA DEL SETTORE ENERGETICO
Con i nuovi poteri dalla riforma del titolo V, spetta alla Regione la potestà legislativa sulla
produzione, il trasporto e la distribuzione di energia, un settore nel quale sono stati liberalizzati il
mercato del gas e dell’energia elettrica e sono stati introdotti mutamenti sostanziali. Aumenta la
necessità di esercitare, da parte della Regione, il ruolo di regolazione e controllo a garanzia
degli utenti, ma anche dell’ambiente che la Regione si prefigge di tutelare anche con
provvedimenti finalizzati ad assicurare il rispetto degli impegni di Kyoto.
La politica energetica individuata dalla legge tende a:
assicurare l’approvvigionamento ai consumatori, garantendo l’uguaglianza di fruizione e
tutelando le fasce deboli;
incentivare forme di risparmio, favorire la produzione energetica regionale (in particolare con lo
sviluppo della cogenerazione e del teleriscaldamento e l'aumento dell’energia da fonti
rinnovabili);
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127
promuovere la ricerca di fonti energetiche anche alternative che garantiscano una migliore
tutela ambientale con combustibili ecologici;
promuovere l’impiego dell’idrogeno.
La L.R. 21 Dicembre 2004 n° 39 “Norme per il risparmio energetico negli edifici per la riduzione
delle emissioni inquinanti e climalteranti” deve essere recepita dai Comuni entro un anno dalla
data di emanazione. Lo scopo che si prefigge la legge, ricca di spunti in riguardo al suo
raggiungimento, è ridurre i consumi e migliorare l’efficienza del parco edilizio lombardo di
prossima costruzione e ristrutturazione. Di fatto la legge obbliga ad abbassare del 25% il valore
del Cd limite fissato dal DM Industria 30.7.86, provocando nella fase progettuale un aumento
generale del grado d’isolamento dell’involucro, quindi un maggior spessore di materiali isolanti
impiegati e l’utilizzo di serramenti di discrete caratteristiche termiche. A fianco di questo nuovo
vincolo, vengono elencati tutta una serie di spunti che nascono dall’idea dell’ incentivo, tra
questi per esempio lo scomputo degli isolamenti e delle pareti ventilate dalle volumetrie, favorire
la progettazione di serre bioclimatiche o di logge considerandole come volumi tecnici (e quindi
non computabili ai fini volumetrici e potendo così aumentare la superficie utile dell’edificio),
oppure “privilegiare” l’istallazione di impianti solari che coprano almeno il 50% del fabbisogno
annuo di acqua calda. Per quanto riguarda i Comuni, essi devono provvedere alla costituzione
di Catasti degli impianti di riscaldamento. Viene inoltre delineata la figura del tecnico abilitato
all’esercizio delle diagnosi energetiche che dovrà essere qualificato e accreditato dalla Regione
in collaborazione con i collegi e gli ordini professionali.
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128
3.3 La direttiva 2002/91/CE
In Italia la certificazione energetica è stata introdotta con la Legge del 9 Gennaio 1991, n°10
“Norme per l’attuazione del piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell’energia,
di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia”, recepita dal Testo Unico
in materia edilizia con D.P.R. 6 giugno 2001, n°380. Il complesso di norme ha l’obiettivo di
favorire ed incentivare la politica energetica dell’Unione Europea, l’uso razionale dell’energia
nella produzione e nell’utilizzazione delle fonti rinnovabili di energia. Tale politica energetica
definisce un complesso di azioni organiche mirate al perseguimento dei suddetti obiettivi. La
legge 10/91 considera fonti rinnovabili di energia o assimilate (art.1 comma 3): il sole, il vento,
l’energia idraulica, le risorse geotermiche, le maree, il moto ondoso e la trasformazione dei rifiuti
organici ed inorganici o di prodotti vegetali. Vengono inoltre assimilate alle fonti di energia
rinnovabile: la cogenerazione, intesa come riduzione combinata di energia elettrica o meccanica
e di calore, il calore recuperabile nei fumi di scarico e di impianti termici, da impianti elettrici e
da processi industriali, nonché le altre forme di energia recuperabili in processi, in impianti e in
prodotti ivi compresi i risparmi di energia conseguibili nella climatizzazione e nell’illuminazione
degli edifici con interventi sull’involucro edilizio e sugli impianti.
Il Titolo II introduce le “norme per il contenimento del consumo di energia degli edifici”, ovvero le
“norme per la Certificazione Energetica degli edifici” (art. 30). Tale strumento viene reso
operativo secondo queste modalità: nei casi di compravendita o di localizzazione il certificato di
collaudo e la certificazione energetica devono essere portati a conoscenza dell’acquirente o del
locatario dell’intero immobile o della singola unità immobiliare; inoltre, il proprietario o il locatario
possono richiedere al comune ove ubicato l’edificio la certificazione energetica dell’intero
immobile o della singola unità immobiliare. Il documento relativo alla certificazione energetica
ha validità cinque anni dal momento del rilascio.
La legge 10/91 prevedeva l’emanazione, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore, di
un decreto attuativo che definisce le modalità con cui operare la certificazione energetica degli
edifici oltre alla individuazione dei soggetti abilitati alla certificazione. Il contesto legislativo
italiano sulla certificazione si complica con il Decreto Legislativo 31 marzo 1998, n° 112 (Legge
Bassanini) che trasferisce alle Regioni le funzioni amministrative in tema di energia, ivi
comprese quelle relative alle fonti rinnovabili, e descritte all’art. 30 della Legge 10/91. con tale
decreto, inoltre vengono attribuite agli enti locali le competenze in materia di controllo sul
risparmio energetico l’uso razionale dell’energia e le altre funzioni che siano previste dalla
legislazione regionale. In particolare alle province (Legge 112/98 art. 31, comma 2) sono
affidate, nell’ambito delle linee di indirizzo di coordinamento previste dai piani energetici
regionali: la redazione e l’adozione dei programmi di interevento per la promozione delle fonti
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129
rinnovabili e del risparmio di energetico; l’autorizzazione alla installazione ed all’esercizio degli
impianti di produzione di energia e il controllo sul rendimento energetico degli impianti termici.
Questo trasferimento di funzioni comporta comunque, ai sensi dell’art. 8 della legge 15 marzo
1997 n°59, l’emissione da parte del Governo di un decreto di utilizzo che indichi le linee guida
da seguire al fine di assicurare uniformità legislativa.
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130
3.4 Le iniziative della Provincia Autonoma di Trento38
Da circa 20 anni la Provincia di Trento incentiva le iniziative per l’uso razionale di energia e per
lo sfruttamento delle fonti rinnovabili. Nel corso di questo lungo periodo sono stati finanziati oltre
15.000 interventi e si stima che, grazie alla realizzazione dei progetti finanziati, sia stato
ottenuto, fino ad oggi, un risparmio potenziale cumulato di circa 96.000 tep/anno di energia
primaria, equivalente al 9% dei consumi annui provinciali.
Una buona parte degli interventi finanziati aveva riguardato il miglioramento della coibentazione
termica degli edifici esistenti, effettuata attraverso l’isolamento delle murature esterne, delle
coperture e delle vetrate; il problema era ed è molto sentito sul territorio a causa della severità
del clima e di un parco edilizio in larga parte carente.
Alla fine degli anni ’90, è stata avvertita la necessità di razionalizzare le svariate tipologie di
intervento riguardanti la coibentazione al fine di incidere più efficacemente sul consumo totale
degli edifici.
Contemporaneamente, la Provincia Autonoma di Trento partecipava ad un progetto europeo sul
bando Alitener, insieme a partner greci, danesi, inglesi e alla Regione Piemonte, nel quale il
concetto di certificazione energetica degli edifici, promosso a livello comunitario quale mezzo
per sostenere il miglioramento delle prestazioni degli edifici esistenti, veniva esteso alla
valutazione e certificazione delle prestazioni ambientali complessive delle costruzioni; si
cominciano ad affermare, così, alcuni concetti in grado di orientare l’attività edilizia verso
soluzioni di sostenibilità.
Nel 1998 è stata proposta al Consiglio provinciale, e da questi approvata, una modifica alla
Legge provinciale che ha introdotto una nuova tipologia di intervento ammissibile a
contribuzione, definita come “realizzazione di nuovi edifici caratterizzati da consumi energetici
particolarmente contenuti e da basso impatto ambientale”, demandando alla Giunta provinciale
il compito di determinare i criteri per la definizione di tali tipi di edificio.
Allo scopo di individuare criteri e metodologie, è stata attivata una collaborazione con la Facoltà
di Ingegneria dell’Università di Trento finalizzata a definire i parametri tecnici e i contenuti
qualitativi che avrebbero dovuto caratterizzare tale tipo di edificio; in particolare, si doveva tener
conto:
della scientificità dei parametri individuati, nel senso della loro misurabilità e del rimando a
normative tecniche esistenti;
della condivisibilità, ovvero del fatto che tutti possano riconoscerne la validità;
38
Da “Le regioni italiane e la bioedilizia” – AA.VV.
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131
della gestibilità tecnico-amministrativa delle domande di contributo, ovvero di poter disporre di
pochi e sicuri elementi per poter compilare graduatorie, determinare l’ammontare di contributi
ecc.;
di non aggravare i costi a carico dei richiedenti per gli eventuali elaborati tecnici, utilizzando
procedure e modalità già prescritte per il rispetto di altre normative.
Il risultato di tali condizioni è la messa a punto di una serie di misure, alcune obbligatorie ed
altre facoltative, in grado di incidere fortemente sui consumi globali di energia, sia quella
consumata per la climatizzazione che quella incorporata nei materiali da costruzione impiegati
(si stima che la riduzione sia di almeno il 50%), sulle emissioni in atmosfera di gas inquinanti e
sulla qualità ambientale complessiva dell’edificio.
Misure obbligatorie
Valore / modalità
Coefficiente volumico globale
Cd progetto < 70% Cd max Legge 10
Trasmittanza media pareti opache
K < 0,6 W/m² °C
Trasmittanza media serramenti
K < 2,5 W/m² °C
Indice di consumo energetico
Len < 55 – 90 kWh/m²
obbligo di caldaie ad altissimo rendimento;
Emissioni in atmosfera
obbligo di impianto termico centralizzato;
divieto di produzione di ACS con energia elettrica.
Installazione di collettori solari per acqua calda;
Utilizzo del legno per strutture dell’edificio;
Uso di biomassa come combustibile;
Misure facoltative
Riciclaggio dell’acqua piovana;
Installazione di pannelli fotovoltaici;
Utilizzo dell’acqua calda sanitaria nelle lavatrici e lavastoviglie;
Impiego di tecniche di progettazione bioclimatica.
Tabella 3.2 – Definizione di edificio a basso consumo e a basso impatto ambientale (Fonte: “Le regioni italiane e la bioedilizia” –
AA.VV)
Il parametro principale preso a riferimento per indicare il basso consumo è l’indice di consumo
energetico o “len”, assunto come “Fabbisogno stagionale di energia per metro quadrato
abitabile”, indicato in kWh/m²anno, che viene differenziato in funzione dei gradi-giorno della
località in cui sorge l’edificio e della sua volumetria.
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132
Volume lordo riscaldato
Volume lordo riscaldato
minore di 1500 m³
maggiore di 1500 m³
GG ≤ 3000
60
55
3000 < GG ≤ 3500
70
60
3500 < GG ≤ 4000
80
65
GG > 4000
90
70
Gradi-giorno
Tabella 3.3 – Valore massimo di “len” attualmente in vigore (kWh/m²) (Fonte: “Le regioni italiane e la bioedilizia” – AA.VV)
Il valore del fabbisogno stagionale risulta il parametro più restrittivo da osservare mentre gli altri
rappresentano più che latro elementi di controllo rispetto ad eventuali eterogeneità nella
coibentazione delle varie strutture.
L’adozione di tale indicatore di consumo è motivato dalla ragione che:
è ormai largamente usato in altri Paesi europei, anche al fine della certificazione energetica
degli edifici;
risulta sufficientemente intuitivo per gli utenti dell’edificio;
è facilmente ricavabile dai calcoli eseguiti per il rispetto delle normative tecniche vigenti ed usa
gli stessi metodi di calcolo (norma EN 832 e la omologa UNI 10344), proposti in versione
ulteriormente semplificata.
Edifici con volume lordo riscaldato minore di 1500 m³
Gradi-giorno
GG ≤ 3000
3000 < GG ≤
3500
3500 < GG ≤
4000
GG > 4000
Ventilazione
Indice di
Trasmittanza
Trasmittanza
Trasmittanza
Trasmittanza
consumo
pareti
pavimenti
coperture
media vetri
60
0,40
0,40
0,25
1,30
No
70
0,35
0,30
0,20
1,30
No
80
0,40
0,40
0,20
1,30
Si
90
0,40
0,30
0,20
1,30
Si
forzata con
recupero s/n
Tabella 3.4 – Valori delle trasmittanze per il rispetto dell’indice len (trasmittanze in W/m² °C) “Le regioni italiane e la bioedilizia” –
AA.VV
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133
Edifici con volume lordo riscaldato maggiore di 1.500 m³
Gradi-giorno
GG ≤ 3000
3000 < GG ≤
3500
3500 < GG ≤
4000
GG > 4000
Ventilazione
Indice di
Trasmittanza
Trasmittanza
Trasmittanza
Trasmittanza
consumo
pareti
pavimenti
coperture
media vetri
55
0,40
0,35
0,25
1,30
No
60
0,30
0,30
0,20
1,30
No
65
0,40
0,35
0,20
1,30
Si
70
0,30
0,30
0,20
1,30
Si
forzata con
recupero s/n
Tabella 3.5 – Valori delle trasmittanze per il rispetto dell’indice len (trasmittanze in W/m² °C) “Le regioni italiane e la bioedilizia” –
AA.VV
Al fine di semplificare ulteriormente le incombenze tecniche e, di conseguenza, i costi, è stata
introdotta la possibilità di verificare in maniera rapida e quasi intuitiva il rispetto del limite del
“len” direttamente attraverso la trasmittanza degli elementi dell’involucro edilizio; l’indice si
intende rispettato qualora le strutture ed i componenti dell’edificio si mantengano al di sotto dei
valori di trasmittanza riportati nella tabella raffigurata precedentemente, ferma restando la
facoltà del progettista di proporre soluzioni specifiche.
Relativamente all’utilizzazione di risorse rinnovabili, sono state individuate le seguenti possibilità
economicamente applicabili allo stato attuale dell’arte:
utilizzo di collettori solari per la produzione di acqua calda sanitaria;
utilizzo di legname, inteso come materiale rinnovabile e a basso contenuto energetico, nella
realizzazione delle strutture dell’edificio, principalmente solai, coperture e infissi;
utilizzo di legna come combustibile per la produzione di energia termica;
realizzazione di sistemi di raccolta dell’acqua piovana per l’irrigazione di giardini e atre
utilizzazioni non potabili;
utilizzo di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica;
soluzioni per l’utilizzo di acqua calda sanitaria in sostituzione di quella riscaldata elettricamente
negli elettrodomestici per il lavaggio di stoviglie e biancheria;
impiego di tecniche bioclimatiche nella progettazione dell’edificio.
L’ordinamento delle varie domande di contributo viene effettuato sulla base di un punteggio
attribuito ad ogni componente dell’intervento sulla base dell’energia primaria risparmiabile.
Questa metodologia permette, molto semplicemente, di omogeneizzare le varie tipologie di
intervento, rapportandole tutte allo stesso indicatore (kWh/m² anno risparmiati).
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134
Tra i progetti in corso di realizzazione è da segnalare, in particolare, l’iniziativa congiunta di due
cooperative aderenti al consorzio Acli-Casa, che hanno scelto di realizzare a Trento un progetto
di circa 100 alloggi rispettando i parametri del “basso consumo”; l’edificio, in corso di
completamento, ha ricevuto, per l’interesse suscitato, un cofinanziamento del Ministero
dell’Ambiente nell’ambito di un “Progetto sperimentale per l’efficienza energetica e la riduzione
delle emissioni inquinanti nella Provincia Autonoma di Trento”.
In estrema sintesi, le soluzioni tecniche previste nel progetto riguardano:
la coibentazione spinta di tutto l’involucro edilizio, coperture, infissi e vetri, solai e coperture, tra
cui l’adozione di murature di forte spessore ad alto isolamento ed alta inerzia termica;
la previsione di un unico impianto termico centralizzato, in luogo di 90 impianti autonomi, con
caldaie a metano a condensazione e sistemi di regolazione e contabilizzazione del calore
individuali;
l’installazione di un impianto solare centralizzato.
Le soluzioni adottate consentiranno di risparmiare, secondo le valutazioni preventive, circa
40.000 m³/anno di metano a cui corrispondono 120 ton di anidride carbonica.
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135
3.6. Le iniziative della Provincia Autonoma di Bolzano
Un caso esemplare di certificazione energetica è quello proposto dalla Provincia autonoma di
Bolzano che ha introdotto, per ora su base volontaria, un sistema denominato CasaClima –
Klima Haus39. La certificazione energetica viene rilasciata dall’Ufficio Aria e Rumore
dell’agenzia per l’Ambiente di Bolzano che, dopo un’analisi del bilancio energetico dell’edificio,
ne individua gli aspetti positivi e negativi, e fornisce anche informazioni sulle possibilità di
intervento migliorativo. Gli edifici vengono così classificati in base ai consumi energetici
all’anno; la visualizzazione della classe di appartenenza rimanda alle etichette presenti sui
comuni elettrodomestici. All’edificio certificato viene rilasciata una targhetta , che viene esposta
dal cittadino sulla propria casa, su cui è indicata la classe. Nel Comune di Bolzano tale
certificazione è già obbligatoria insieme allo standard C corrispondente a consumi energetici
inferiori a 70kWh/m2 anno. Entro il prossimo anno questo obbligo sarà esteso a tutta la
Provincia.
3.6.1 Certificato CasaClima
Il certificato contiene una valutazione del fabbisogno termico annuale riferito alla superficie ed
illustra pertanto la qualità termica della struttura di quest’ultimo. La classificazione in categorie
per il consumo permette di effettuare in modo semplice e comprensibile una valutazione
energetica dell’edificio.
39
Tratto dal sito: - www.provincia.bz.it/agenzia%2ambiente/2902/klimahaus/
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136
Figura 3.2 – Certificato CasaClima (Fonte: sito CasaClima provincia di Bolzano)
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137
Figura 3.3 - Certificato CasaClima (Fonte: sito CasaClima provincia di Bolzano)
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138
3.6.2 La Targhetta CasaClima
Se l’edificio prescelto ha un valore stabilito di fabbisogno termico annuale determinato come
segue, allora lo stesso si trova in una di queste classificazioni CasaClima:
CasaClima A: indice di calore inferiore a 30 kWh/m2 per anno;
CasaClima B: indice di calore inferiore a 50 kWh/m2 per anno.
Per questa classificazione ed il relativo calcolo dell’indice di calore per il riscaldamento
dell’edificio vengono presi come riferimento i dati climatici di Bolzano. Gli indici di calore
calcolati con i dati climatici dell’effettivo comune di appartenenza vengono a questo scopo
ricalcolati sulla base della tabella di calcolo dei dati climatici di Bolzano.
L’emissione della targhetta CasaClima avviene continuamente.
Figura 3.4 – Targhetta CasaClima (Fonte sito CasaClima Prov.Bolzano)
3.6.2.1 - Presupposti per il conferimento del contrassegno CasaClimapiù
Il contrassegno CasaClimapiú viene assegnato agli edifici ad uso abitativo che si
contraddistinguono in ragione di una metodologia costruttiva rispettosa dell’ambiente. Scopo di
questa metodologia costruttiva è la realizzazione di edifici a basso consumo energetico ed ecocompatibili attraverso un accorto sfruttamento delle risorse naturali. Fattori decisivi di tale
metodologia costruttiva ed eco-compatibile sono innanzitutto lo sfruttamento di risorse
energetiche rinnovabili e l’ottimizzazione del loro utilizzo, nonché l’impiego di materiali da
costruzione che nei processi di fabbricazione, uso e smaltimento apportino il minor danno
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
139
possibile all’ambiente. L’indicazione dei materiali ecologici, che deve essere allegata alla
richiesta, deve corrispondere ai dati della scheda tecnica.
Per il conferimento del contrassegno CasaClimapiú devono essere soddisfatti i sei criteri descritti
di seguito:
fabbisogno termico per il riscaldamento inferiore ai 50 kWh/m2 all’anno. Un criterio importante
ed irrinunciabile per poter contrassegnare un edificio come eco-compatibile è un basso
fabbisogno termico per il riscaldamento. Pertanto, prima ancora di prendere in considerazione
la valutazione ambientale dei materiali e delle tecniche di costruzione, deve essere dimostrato
che l’edificio soddisfi il criterio del fabbisogno termico per il riscaldamento (indice termico). Tale
indice termico è riferito alla superficie e deve risultare inferiore ai 50 kWh per metro quadro e
per anno;
nessun utilizzo di fonti energetiche di origine fossile. I combustibili di origine fossile sono
composti da bio-massa morta milioni di anni fa, che a causa di processi di natura geologica è
stata trasformata in carbone, lignite, petrolio e gas naturale. Ció che accomuna questi
combustibili è il notevole rilascio di anidride carbonica durante il processo di combustione.
L’anidride carbonica, pur non essendo tossica, si contraddistingue per la sua funzione di gas ad
effetto serra. Petrolio e gas sono disponibili in quantità limitate e pertanto troppo preziosi per
essere utilizzati al solo scopo di riscaldare. Un approvvigionamento energetico sostenibile si
basa sullo sfruttamento di energie rinnovabili. Per l’ottenimento del contrassegno CasaClimapiú
vengono pertanto presi in considerazione solo quegli edifici il cui impianto di riscaldamento
viene alimentato senza l’utilizzo di combustibili di origine fossile;
nessun utilizzo di isolanti termici sintetici e/o contenenti fibre nocive:
Isolanti termici sintetici: sotto il nome di isolanti termici sintetici vengono
principalmente intesi il poliuretano ed il polistirolo. Quest’ultimo si presenta in
forma espansa o estrusa (rispettivamente EPS, XPS). Il polistirolo è un prodotto
petrolifero che viene ricavato attraverso un processo di polimerizzazione dello
stirolo, tra l’altro considerato potenzialmente cancerogeno. Come materia prima
per la produzione dello stirolo vengono impiegati etilene ed una sostanza
cancerogena, il benzolo. Anche la produzione di poliuretano è contraddistinta
dall’utilizzo di diverse sostanze tossiche. Inoltre, nel processo di lavorazione del
polurietano e dell’XPS, alcuni produttori utilizzano ancora oggi gli HCFC (clorofluoroidrocarburi parzialmente alogenati) per l’espansione del prodotto, sostanze
notoriamente considerate come potenti gas ad effetto serra. Altre sostanze da
considerarsi problematiche vengono utilizzate come ignifughe nel polistirolo
(esabromociclo¬decano) e nel poliuretano (estere dell’acido fosforico). Queste
longeve sostanze tossiche possono accumularsi nell’organismo attraverso la
catena alimentare. A ciò si aggiunga che nella combustione del polistirolo vengono
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
140
liberati ibrocarburi policiclici aromatici e monostirolo, a loro volta cancerogeni. A
causa delle problematiche sopra descritte l’ottenimento del certificato CasaClima
esclude l’utilizzo in grandi quantità di tali prodotti per l’isolamento di grandi superfici
(muri esterni e tetti). Per l’isolamento di terrazzi, tetti piani e muri esterni a contatto
con il terreno non esiste ad oggi alcuna ragionevole alternativa al polistirolo
estruso (XPS). Infatti, grazie alle sue proprietà di buon isolante termico e di
resistenza all’umidità, la sua sostituzione con materiali di uguali caratteristiche
comporterebbe una maggiore spesa tale da rendere inaccettabile il rapporto costi –
benefici. Per tale ragione ne è ammesso l’utilizzo nelle citate parti dell’edificio.
Materiali isolanti contenenti fibre dannose: questo tipo di fibre si trova nelle lane
minerali, ossia la lana di roccia e la lana di vetro. La lana di vetro è composta fino
al 70% da vetro riciclato, sabbia quarzosa, calcare, carbonato di sodio e borati.
Questi componenti vengono legati con delle resine sintetiche. Componenti
principali nella produzione della lana di roccia sono le rocce vulcaniche (diabase e
basalto) che vengono integrati con calcio, dolomitia e vetro riciclato fino al 25% ed
infine legati dalle resine sintetiche (contenenti fenoli e formaldeidi). Quasi tutte le
lane minerali prodotte prima del 1995 sono sospettate di essere cancerogene
grazie alla particolare struttura delle fibre ed alla loro persistenza biologica nel
corpo umano. In ragione del pericolo di cancerogenità, l’industria ha modificato la
geometria e la composizione chimica delle fibre intervenendo così sulla
persistenza biologica delle lane minerali. I nuovi prodotti, che soddisfano le
caratteristiche di cui alle note R e Q della circolare del Ministero della Sanità del
15.03.2000, vengono considerati non cancerogeni. In linea di massima, per poter
ottenere il riconoscimento CasaClimapiú è ammesso il solo utilizzo di lane minerali
di cui è comprovata la non cancerogenità.
nessun utilizzo di pavimenti, finestre e porte in PVC. Il cloruro di polivinile (PVC) è per quantità il
più importante composto organo-clorurato presente sul mercato. Il settore dell’edilizia
rappresenta con un 60% il maggior campo di utilizzo per quanto concerne il PVC: tubazioni,
finestre, pavimenti, cavi, guaine vengono realizzate utilizzando prevalentemente il suddetto
materiale. Allo stato solido il PVC non presenta rischi di tossicità e non comporta rischi
ambientali. Il rischio è rappresentato dal suo ciclo produttivo per il quale vengono utilizzati
numerosi composti rischiosi per l’ambiente. Le principali materie prime per la produzione di PVC
sono il cloro e l’etilene. Da questi 2 prodotti di partenza si ricava il cloruro di vinile dalla cui
polimerizzazione si ottiene il PVC grezzo. Nella successiva lavorazione del PVC grezzo,
vengono miscelate a seconda delle esigenze, diverse sostanze in gran parte tossiche, quali
stabilizzatori (metalli pesanti), coloranti, plastificanti (ftalati), sostanze ignifughe ecc. Sia nella
produzione del cloro che nella lavorazione del cloruro di vinile (cancerogeno) si sviluppano
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141
diossine e furani. Oltre al processo produttivo bisogna considerare altri aspetti negativi del PVC,
quali ad esempio il suo riciclaggio ed i possibili incendi. In considerazione di questi aspetti
negativi, diverse città dell’Austria, Germania, Danimarca, Svezia e Norvegia hanno introdotto il
divieto d’uso del PVC negli edifici pubblici. In considerazione delle problematiche sopra
descritte nella CasaClimapiù non vengono utilizzate finestre, pavimenti e porte in PVC, ma
vengono utilizzati prodotti ecologici alternativi ed economicamente concorrenziali presenti sul
mercato.
nessun utilizzo per gli ambienti chiusi di impregnanti chimici per il legno, di colori e vernici
contenenti solventi. Impregnanti per la conservazione del legno Per proteggere il legno dai
parassiti sono disponibili sul mercato una grande quantità di prodotti chimici. In ragione della
loro composizione chimica questi ultimi vengono suddivisi in idrosolubili (prevalentemente sali
inorganici) ed oleosi (ad es. derivati del carbone), contenenti solventi e concentrati di emulsioni.
A seconda del sistema di applicazione del prodotto (pennello, spruzzo, bagno, impregnazione a
pressione) si possono raggiungere diversi gradi di profondità e quindi di conservazione del
legno. Di norma questi prodotti chimici contengono veleni sotto forma di biocidi, la cui tossicità
per l’uomo non è ancora conosciuta del tutto. I biocidi sono sostanze che agiscono su animali,
piante e microrganismi uccidendoli o riducendone l’attività. Spesso vengono utilizzati composti
di boro, sali di cromo ed altri potenti principi attivi. Molti prodotti contengono anche benzine
solventi che pregiudicano la salute del consumatore. Di norma il trattamento del legno con
impregnanti chimici si rende necessario solamente se questo presenta un’umidità relativa e
costante di almeno il 18 – 20%. In tal caso sono possibili aggressioni da parte di parassiti. Nei
locali interni e riscaldati è quindi possibile rinunciare all’utilizzo di questi prodotti chimici. In casi
particolari in cui non sia possibile rinunciare ai prodotti chimici per il trattamento del legno si
consiglia di utilizzare i sali di boro (innocui per la salute) per i vani interni dell’abitazione. Colori
e vernici contenenti solventi Come colori e vernici si intendono i prodotti di rivestimento per
intonaci, cementi, metalli e legno che vengono utilizzati per protezione ed estetica.
Caratteristica fondamentale per i colori è il loro potere coprente. Le vernici sono trasparenti.
Entrambi questi tipi di prodotto contengono leganti, coloranti, pigmenti, additivi e solventi. I
solventi sono composti organici volatili in grado di sciogliere o diluire altre sostanze senza per
questo alterarne la loro composizione chimica. Normalmente si tratta di prodotti miscelati
piuttosto che di singole sostanze. Durante e dopo l’applicazione di colori e vernici questi prodotti
vaporizzano disperdendosi nell’aria circostante entrando così nell’organismo umano attraverso
le vie respiratorie. Gli effetti di questi solventi sono molto diversi tra loro e si presentano a
diversi gradi di concentrazione. In concomitanza con un effetto simile ad una narcosi possono
dare luogo ad irritazioni delle mucose, senso di vertigini, stanchezza, stordimento e con dosi
ancora più alte anche nausee e cefalee. I solventi agiscono anche a livello di inquinamento
dell’aria sia come precursori della formazione di ozono nei bassi strati dell’atmosfera, sia come
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142
contributo all’aumento dell’effetto serra. È da evitare l’utilizzo di colori e vernici contenenti
solventi in locali interni. Questa limitazione non riguarda i colori e le vernici contenenti
esclusivamente solventi naturali. Viene ammesso l’utilizzo di prodotti contenenti al massimo un
10% di solventi in peso. 6. Nessun utilizzo di legno tropicale Il legno tropicale non deve essere
utilizzato nel settore dell’edilizia; al fine di ridurre i trasporti è da privilegiare l’utilizzo di legno
locale. L’utilizzo di legni tropicali può essere ammesso a condizione che non venga intaccato
l’ecosistema. Sul mercato esistono attualmente legni tropicali sotto il marchio Forest
Stewardship Council (FSC) che soddisfano questi requisiti;
nessun utilizzo di legno tropicale: il legno tropicale non deve essere utilizzato nel settore
dell’edilizia; al fine di ridurre i trasporti è da privilegiare l’utilizzo di legno locale. L’utilizzo di legni
tropicali può essere ammesso a condizione che non venga intaccato l’ecosistema. Sul mercato
esistono attualmente legni tropicali sotto il marchio Forest Stewardship Council (FSC) che
soddisfano questi requisiti.
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
143
3.7 Il nuovo Regolamento Edilizio di Carugate40
3.7.1 Il contesto energetico e ambientale
Il Libro Verde “Verso una strategia europea della sicurezza dell’approvvigionamento energetico”
mette in luce tre elementi sui quali riflettere:
in futuro la dipendenza energetica dell’Ue dalle fonti energetiche esterne è destinata ad
aumentare dal 50% al 70% nel 2030 se non verranno presi provvedimenti;
anche le emissioni di gas serra nell’Ue sono attualmente in aumento, il che rende ancora più
difficile far fronte al cambiamento climatico ed assolvere gli impegni di Kyoto;
l’UE può influire in modo limitato sulle condizioni dell’offerta mentre può intervenire sul lato
domanda, essenzialmente promuovendo risparmi energetici nel settore degli edifici ed in quello
dei trasporti.
Il settore civile, residenziale più terziario, assorbono mediamente nell’UE più del 40% delle fonti
energetiche. Intervenire sul contenimento dei consumi, riducendo da un lato la domanda
attraverso la promozione del risparmio energetico e diffondendo l’uso delle fonti energetiche
rinnovabili (in particolare l’energia solare) rappresenta l’unica strategia vincente.
La Direttiva comunitaria sull’efficienza energetica degli edifici, approvata dal Parlamento
europeo lo scorso dicembre, è lo strumento di riferimento per l’attuazione di politiche di
riduzione dei consumi energetici negli edifici. La Direttiva, infatti, invita gli stati membri ad
applicare minime sul rendimento energetico agli edifici di nuova costruzione e agli edifici in
ristrutturazione.
Oggi l’importanza dei temi ambientali costituisce uno dei punti focali del dibattito politico e
scientifico. Gli edifici producono una serie di impatti sull’ambiente:
occupano suolo;
alterano il terreno, eliminando vegetazione e ostacolando il deflusso delle acque meteoriche;
mutano i cicli di vita naturale nell’area circostante;
consumano risorse, materiali, energia/combustibili per la loro realizzazione, a partire dai loro
componenti, e durante tutta la loro esistenza.
Il concetto di “qualità energetica degli edifici”, per non rimanere un’astrazione, deve essere
attuato attraverso strumenti operativi. Nel contesto nazionale quello più efficace è il
Regolamento Edilizio Comunale.
40
Fonte: “Il regolamento Edilizo di Carugate” – Ass. Rete di Punti Energia
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
144
3.7.2 Il Regolamento Edilizio
E’ in questo contesto che nasce il nuovo Regolamento edilizio del Comune di Carugate, lo
strumento più avanzato a livello nazionale per indirizzare gli operatori verso un’edilizia
sostenibile, ossia una edilizia finalizzata a soddisfare le esigenze attuali senza compromettere
la possibilità per le future generazioni di soddisfare, negli stessi modi, le proprie.
Il Regolamento Edilizio introduce tre criteri noti da tempo ma scarsamente applicati: il risparmio
energetico, l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili e l’impiego di tecnologie bioclimatiche.
Alcuni degli interventi proposti sono prescrittivi, quindi resi obbligatori (è questa la vera
innovazione portata da questo strumento), altri sono per ora solo suggeriti, quindi facoltativi, ma
ugualmente importanti in quando stimolano gli operatori a riflettere su scelte più sostenibili.
Questi gli interventi obbligatori:
illuminazione spazi esterni: flusso luminoso orientato verso il basso ed evitare inquinamento
luminoso;
diritto al sole: nelle nuove costruzioni si deve tenere conto di distanze sufficienti a garantire un
corretto soleggiamento delle superfici esposte;
porticati aperti al pubblico transito: illuminazione con lampade a ridotto consumo energetico;
riduzione degli effetti del Radon: garantire una ventilazione costante su ogni lato del fabbricato;
impianti elettrici per illuminazione: impiego di dispositivi di controllo/regolazione dei consumi
(interruttori a tempo, sensori di presenza, sensori di illuminazione naturale, ecc);
controllo temperatura ambienti: nella stagione fredda compresa fra 18°C e 22°C; installazione di
sistemi di regolazione locali (valvole termostatiche, ecc) agenti sui singoli elementi riscaldanti.
Le valvole termostatiche sono sistemi di regolazione locale che, agendo sui singoli elementi
radianti, mantengono la corretta temperatura degli ambienti riscaldati, specie in presenza di
apporti gratuiti, esterni e interni;
caldaie a condensazione: nei nuovi edifici o in quelli per i quali è prevista la ristrutturazione
dell’impianto di riscaldamento, è resa obbligatoria l’installazione di caldaie a condensazione,
generatori di calore a gas che consentono di produrre calore con un consumo di combustibile
ridotto;
collettori solari per la produzione di acqua calda: installazione negli edifici adibiti a residenza
con tetto piano o sulle falde esposte a sud, sud-est o sud-ovest. L’impianto a pannelli solari
termici deve essere dimensionato in modo da coprire l’intero fabbisogno energetico per il
riscaldamento dell’acqua calda sanitaria, nel periodo in cui l’impianto di riscaldamento è
disattivato (copertura annua del fabbisogno energetico superiore al 50%);
contabilizzazione del calore individuale, quindi spesa energetica dell’immobile ripartita in base
ai consumi reali effettuati da ogni singolo proprietario;
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
145
consumo di acqua potabile: contabilizzazione individuale; adozione di dispositivi per la
regolazione del flusso di acqua dalle cassette di scarico dei gabinetti; utilizzo delle acque
meteoriche per l’irrigazione del verde pertinenziale e per i servizi condominiali;
realizzazione strutture di tamponamento (pareti verticali, coperture, ecc.) con un livello di
isolamento termico superiore a quello minimo previsto dal regolamento nazionale allo scopo di
ridurre il consumo di energia nella stagione invernale (la norma riguarda sia gli edifici nuovi, sia
gli edifici che devono essere ristrutturati);
utilizzo di vetri doppi: nelle nuove costruzioni e nelle ristrutturazioni di facciate.
Questi gli interventi suggeriti (facoltativi):
serre bioclimatiche e logge aventi lo stesso scopo, muri ad accumulo, muri di Trompe: sono
considerati volumi tecnici e quindi non computabili ai fini volumetrici;
tetto verde piano o inclinato: miglioramento dell’inerzia termica estivo – invernale e drenaggio
del deflusso delle acque meteoriche;
pannelli radianti integrati nei pavimenti o nelle solette: condizioni di comfort elevate con costi di
installazione competitivi;
superfici trasparenti: per le nuove realizzazioni orientamento entro un settore di ± 45° dal sud
geografico e applicazione di schermature;
pannelli solari fotovoltaici: allacciati alla rete elettrica di distribuzione;
materiali naturali e finiture bio – compatibili: impedire l’immissione e il riflusso dell’aria e degli
inquinanti espulsi e, per quanto possibile, la diffusione di esalazioni e di sostanze inquinanti
dalle stesse prodotte;
consumo di acqua potabile: adozione di sistemi che consentano l’alimentazione delle cassette
di scarico con le acque grigie provenienti dagli scarichi di lavatrici, vasche da bagno e docce.
Altri articoli, inoltre, orientano la progettazione delle aree edificate verso un approccio
progettuale più sostenibile (ad esempio progettazione delle aree verdi anche provare
osservando determinati criteri).
3.7.3 L’aspetto economico
Nella elaborazione delle proposte contenute nel Regolamento si sono fatte delle valutazioni
economiche. In particolare si è valutato quanto incide il sovracosto indotto dal miglioramento
qualitativo degli edifici dal punto di vista energetico e quale sarà l’effetto di riduzione del
consumo di energia.
Considerando un edificio di tipologia classica (edificio a schiera di 3 piani), attuando i soli
interventi obbligatori si ha un sovracosto all’incirca pari al 2,6% rispetto a quello di sola
costruzione (il confronto è con un edificio nuovo realizzato secondo le attuali normative). Gli
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
146
interventi consentono di ridurre il consumo energetico complessivo (riscaldamento e acqua
calda) del 26%. Ai costi attuali dell’energia i maggiori investimenti si ammortizzano in un periodo
di circa 8 anni ed il reddito medio dell’investimento, considerando un periodo di durata degli
interventi di 20 anni. è pari a circa il 7% .
L’analisi non considera gli aspetti ambientali, che potrebbero essere monetizzati, e non tiene
conto dei possibili aumenti del costo dell’energia che renderebbero ancora più vantaggiosi gli
interventi. Non si sono infine sono considerati i possibili contributi nazionali e regionali e le
defiscalizzazioni degli interventi.
L’applicazione delle norme nei casi di ristrutturazione degli edifici comporta un risparmio
energetico ancora maggiore in quanto gli edifici esistenti sono caratterizzati da una qualità
energetica inferiore con tempi di ritorno degli investimenti inferiori rispetto a quelli sopra indicati.
L’Amministrazione comunale di Carugate intende promuovere un accordo volontario con gli
operatori del settore e con le categorie interessate (associazioni di consumatori, professionisti,
costruttori, produttori, ecc.) al fine di promuovere una corretta applicazione di questo
Regolamento nell’interesse dei cittadini. Attraverso questa azione, agevolata dal processo di
Agenda 21 locale, è ipotizzabile ottenere condizioni economiche ancora più vantaggiose e,
comunque, garantire che i sovracosti non siano superiori rispetto a quelli effettivi.
3.7.4 Art. 22 bis Certificazione Energetica41
per ottenere il rilascio del certificato di agibilità per edifici residenziali nuovi e ristrutturati se i
lavori di ristrutturazione hanno interessato almeno il 50% della superficie calpestabile
(documentata con adeguato calcolo), deve essere presentato l’Attestato di Certificazione
Energetica all’Ufficio Edilizia Privata-Ecologia;
il costruttore o il proprietario dovranno richiedere al Comune, attraverso l’Ufficio Tecnico Ufficio
Edilizia Privata – Ecologia l’”Attestato di Certificazione Energetica” e la “Targa Energetica”;
ai fini di rendere esplicito il fabbisogno termico dell’edificio, consentendo ai potenziali residenti
di comprendere in maniera trasparente ed immediata i costi di gestione dell’edificio stesso, la
Targa Energetica, indicante la categoria di appartenenza riferita alla Certificazione Energetica
ottenuta, dovrà essere obbligatoriamente esposta esternamente ed in maniera visibile;
l’Attestato
di
Certificazione
Energetica
e
la
Targa
Energetica.
saranno
rilasciate
dall’Amministrazione comunale sulla base di una richiesta che potrà essere effettuata dal
costruttore o dal proprietario e, per gli edifici esistenti, dal locatario;
per ottenere l’ Attestato di Certificazione Energetica e la Targa Energetica il costruttore o il
proprietario dovranno presentare:
una richiesta elaborata secondo il modello appositamente elaborato e reperibile
preso l’Ufficio Tecnico del Comune o sul sito www.comune.carugate.it;
41
Fonte “Regolamento Edilizio di Carugate” – Ass. Rete di Punti Energia
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147
la scheda tecnica elaborata da un tecnico abilitato contenente le informazioni che
attestano la classe di fabbisogno energetico dell’edificio e le principali
caratteristiche impiantistiche dello stesso. Il modello della scheda tecnica è
reperibile preso l’Ufficio Tecnico del Comune o sul sito www.comune.carugate.it;
una documentazione tecnica in grado di dimostrare che i dati riportati nella scheda
tecnica sono coerenti e risultanti da un calcolo energetico. Per gli edifici nuovi è
opportuno fare riferimento alla relazione tecnica presentata ai fini della legge
10/91. Nel caso la relazione tecnica di cui sopra sia già stata depositata presso
questa Amministrazione è sufficiente richiamare il numero di protocollo;
l’Amministrazione comunale, una volta verificata la congruità della documentazione, procederà
a rilasciare Attestato di Certificazione Energetica e la Targa Energetica che avranno una validità
di 10 anni. La validità potrà essere estesa per un periodo di altri cinque anni se il proprietario, o
il terzo responsabile di cui alla legge 10/91 produrranno una dichiarazione attestante che
nell’edificio i componenti edilizi ed impiantistici hanno mantenuto la loro efficienza;
al fine i garantire la certificazione anche negli edifici esistenti, i competenti uffici accettano la
documentazione anche disgiunta da una formale pratica di concessione edilizia;
la procedura di certificazione adottata prevede sette categorie di consumo, da A a G:
Classe A - Fabbisogno energetico ≤ 30 kWh/m2 anno (molto basso);
Classe B - Fabbisogno energetico ≤ 50 kWh/m2 anno (basso);
Classe C - Fabbisogno energetico ≤ 70 kWh/m2 anno (basso);
Classe D - Fabbisogno energetico ≤ 90 kWh/m2 anno (medio);
Classe E - Fabbisogno energetico ≤ 120 kWh/m2 anno (medio);
Classe F - Fabbisogno energetico ≤ 160 kWh/m2 anno (medio/alto);
Classe G - Fabbisogno energetico > 160 kWh/m2 anno (alto);
il fabbisogno energetico specifico indicato nell’Attestato di Certificazione Energetica dovrà
essere calcolato considerando il solo riscaldamento e, quindi, le dispersioni termiche
dell’involucro, i ponti termici ed i ricambi d’aria ai quali andranno sottratti gli apporti gratuiti, gli
eventuali contributi dovuti all’impiego di componenti bioclimatici (guadagni diretti, serre
bioclimatiche, pareti trombe, ecc.) e di sistemi solari attivi (impianti solari ad aria o ad acqua per
il riscaldamento). L’indicatore utilizzato esprime il fabbisogno energetico relativo all’intera
stagione di riscaldamento, (kWh/anno) rapportato alla superficie utile dell’edificio delle zone
riscaldate;
l’Attestato di Certificazione Energetica riporterà anche altre informazioni relative a fabbisogno e
consumi:
il fabbisogno energetico specifico per la produzione di acqua calda, espresso
sempre in kWh/m2 anno); dovrà essere calcolato rapportando il fabbisogno
energetico per l’intero anno richiesto per la produzione di acqua calda, dal quale
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
148
dovrà essere detratta l’energia fornita dall’impianto solare termico, alla superficie
utile dell’edificio delle zone riscaldate;
il consumo energetico specifico per riscaldamento e acqua calda, calcolato dalla somma tra
il rapporto tra il fabbisogno energetico specifico per riscaldamento e il rendimento medio
stagionale dell’impianto di riscaldamento e il rapporto tra il fabbisogno energetico specifico
per la produzione di acqua calda e il rendimento medio annuo del generatore di calore per
la produzione di acqua calda;
il fabbisogno energetico specifico per gli usi elettrici (compreso il condizionamento
estivo)
calcolato
dalla
differenza
tra
il
fabbisogno
energetico
stimato
(indicativamente 2500÷3500 kWh/anno) e l’energia eventualmente fornita da un
impianto solare fotovoltaico, espressa sempre in kWh/anno, rapportati alla
superficie utile dell’edificio;
il consumo specifico di energia primaria per gli usi elettrici (compreso il
condizionamento estivo), ricavato dal rapporto tra il fabbisogno energetico
specifico per gli usi elettrici ed il rendimento medio di produzione pari a 0,37,
espresso sempre in kWh/m2 anno;
Il consumo energetico specifico globale di energia primaria dell’edificio ricavato
dalla somma del consumo energetico specifico per riscaldamento e acqua calda e
del consumo specifico di energia primaria per gli usi elettrici, espresso sempre in
kWh/m2 anno.
informazioni relative all’uso di tecnologie impiantistiche efficienti:
generatori di calore ad alta efficienza;
sistemi di riscaldamento radianti;
sistemi di regolazione locale;
sistemi di recupero dell’aria di ventilazione;
sistemi di cogenerazione;
pompe di calore;
sistemi di controllo dell’illuminazione;
sistemi di illuminazione a baso consumo;
sistemi di automazione degli impianti;
informazioni relative all’impiego di tecnologie per l’utilizzazione delle fonti rinnovabili di energia:
sistemi fotovoltaici;
sistemi fotovoltaici integrati;
impianti solari termici per integrazione al riscaldamento;
impianti solari termici per la produzione di acqua calda ad usi sanitari;
impianti termici a biomassa;
sistemi solari passivi;
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149
tecniche di raffrescamento passivo.
Raccomandazioni per il miglioramento del rendimento energetico in termini di costi-benefici.
La Targa Energetica riporterà:
la classe di fabbisogno termico specifico per il riscaldamento (da A a G);
la classe di consumo relativa al consumo energetico specifico globale di energia primaria
dell’edificio(da A a G).
Allo scopo di incentivare la qualità energetica degli edifici sono previste delle riduzioni degli
oneri di urbanizzazione secondaria vigenti alla data della domanda di concessione:
in misura del 25% per gli edifici con fabbisogno energetico per il solo riscaldamento ≤ 40
kWh/m2 anno (classe A – B);
in misura del 50% per gli edifici con fabbisogno energetico per il solo riscaldamento ≤ 30
kWh/m2 anno (classe A);
in misura del 25% per gli edifici con fabbisogno energetico per il solo riscaldamento ≤ 50
kWh/m2 anno (classe C) ma dotati di impianto fotovoltaico dimensionato per coprire almeno il
50% del fabbisogno energetico annuo;
in misura del 50% per gli edifici con fabbisogno energetico per il solo riscaldamento ≤ 40
kWh/m2 anno (classe A - B) ma dotati di impianto fotovoltaico dimensionato per coprire almeno
il 50% del fabbisogno energetico annuo;
in misura del 75% per gli edifici con fabbisogno energetico per il solo riscaldamento ≤ 30
kWh/m2 anno (classe A) dotati di impianto fotovoltaico dimensionato per coprire almeno il 50%
del fabbisogno energetico annuo.
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150
Figura 3.5 – Attestato di Certificazione Energetica (Fonte: Regolamento Edilizio di Carugate)
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151
Figura 3.6 – Targa Energetica (Fonte: Regolamento Edilizio di Carugate)
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152
3.8 Linee Guida per la definizione di un Regolamento Edilizio tipo42
La Provincia di Milano nello specifico l’Assessorato all’Ambiente – Settore Energia – tramite il
Tavolo Energia e Ambiente ha redatto le Linee Guida per la definizione di un Regolamento
Edilizio tipo Provinciale che è stato recepito con D.G.P. del 5/10/2005 n° 699/05 - Rep. Gen. atti
n°202222/2005 - fasc.1113/20005: Presa d'atto delle Linee Guida per la definizione di un
Regolamento Edilizio tipo Provinciale su procedure, metodiche di diagnosi e implementazione di
schemi di certificazione energetica degli edifici (l.r. n. 39/2004, l.r. n. 26/2003, D.E n.
2002/91/CE ) elaborate in collaborazione con il Politecnico di Milano - Dipartimento di Scienza e
Tecnologia dell'Ambiente Costruito e con i Comuni intervenuti al Tavolo di Lavoro “Energia e
Ambiente”.
Il Regolamento Edilizio anche alla luce della recente Normativa Nazionale e Regionale si
impone come strumento efficace per la riduzione dei consumi energetici in edilizia, con il
conseguente minor impatto sull’ambiente generato dalle minori emissioni di inquinanti in
atmosfera.
Le “Linee guida” proposte dalla Provincia di Milano sono articolate in quattro Aree Tematiche.
Area Tematica 1. PRESTAZIONI DELL’INVOLUCRO
1.1 Orientamento dell’edificio
1.2 Protezione dal sole
1.3 Isolamento termico dell’involucro degli edifici nuovi
1.4 Isolamento termico dell’involucro degli edifici ristrutturati
1.5 Prestazioni dei serramenti
1.6 Contenimento delle dispersioni
1.7 Materiali ecosostenibili
1.8 Isolamento acustico
1.9 Tetti verdi
1.10 Illuminazione naturale
1.11 Ventilazione naturale
1.12 Ventilazione meccanica controllata
1.13 Certificazione energetica
42
Fonte: Linee Guida per la definizione di un Regolamento Edilizio tipo Provinciale – Provincia Milano - Assessorato
All’Ambiente – Settore Energia.
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153
Area Tematica 2. EFFICIENZA ENERGETICA DEGLI IMPIANTI
2.1 Sistemi di produzione calore ad alto rendimento
2.2 Impianti centralizzati di produzione calore
2.3 Regolazione locale della temperatura dell’aria
2.4 Sistemi a bassa temperatura
2.5 Contabilizzazione energetica
2.6 Efficienza degli impianti elettrici
2.7 Inquinamento luminoso
2.8 Inquinamento elettromagnetico interno (50 Hz)
Area Tematica 3. FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI
3.1 Impianti solari termici
3.2 Predisposizione impianti solari termici
3.3 Impianti solari fotovoltaici 3.4 Sistemi solari passiv
Area Tematica 4. SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE
4.1 Contabilizzazione individuale dell’acqua potabile
4.2 Riduzione del consumo di acqua potabile
4.3 Recupero acque piovane 4.4 Riduzione effetto gas radon
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154
3.9 Protocollo Itaca
È da citare infine il Protocollo per la valutazione della qualità energetica ed ambientale di un
edificio, elaborato dall’Istituto per la trasparenza, l’aggiornamento e la certificazione degli
appalti, il cui attuale presidente è l’assessore Carlo Lio.
Si tratta di uno strumento di lavoro che si rifà a Green Building Challenge (GBC), metodo di
valutazione dei parametri di ecocompatibilità in edilizia che somma le esperienze fatte nel
settore, in capo disciplinare, dai 25 paesi che aderiscono al network che lo costituisce.
Corredato da settanta schede che inquadrano ogni singolo requisito relativo ai diversi aspetti
dell’ecosostenibilità di un progetto, il Protocollo, che per l’Italia è uno strumento assolutamente
innovativo, è stato approvato, ancora in forma di bozza, dal Gruppo di lavoro interregionale
nell’incontro di Milano del 9 ottobre 2002, mentre il consiglio direttivo di ITACA lo ha approvato
in data 21 Gennaio 2003 e la Regione Friuli-Venezia Giulia con una deliberazione del 2003 lo
ha fatto proprio.
Ogni scheda fornisce ampia descrizione, anche normativa, sulle modalità d’intervento e il
Gruppo di lavoro nazionale ha perfezionato la stesura di tali atti ma anche e soprattutto, sulla
base del lavoro sin qui svolto e degli elementi raccolti, ha lavorato alla predisposizione di un
testo di legge quadro di riferimento nazionale.
I principi ispiratori di tali contenuti possono essere così riassunti:
introdurre principi di architettura bioclimatica;
dotarsi di un regolamento di attuazione agile e modificabile;
disposizioni di carattere urbanistico;
disposizioni di carattere edilizio;
attività di ricerca e di formazione;
attività di divulgazione;
incentivazione.
Costituisce l’ultimo atto di un work in progress che le regioni italiane hanno avviato dopo la
costituzione, da parte del Consiglio Direttivo dell’Istituto per la Trasparenza l’Aggiornamento e la
Certificazione degli Appalti (ITACA), del Gruppo di Lavoro interregionale che si è fatto carico di
delineare, in modo coordinato ed uniforme, le principali linee di comportamento delle singole
regioni in tema di bioedilizia.
Una collaborazione nata su impulso della Regione Friuli-Venezia Giulia, che ha proposto l’avvio
di un tavolo di confronto sull’argomento nel febbraio del 2002, dopo una verifica interna, iniziata
con la fine del 2001, delle principali esigenze da soddisfare in tema di ecosostenibiltà e l’avvio
di una ricognizione sullo stato dell’arte nei diversi settori che compongono il comparto.
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155
Compresa l’esigenza di capire cosa ci fosse, a livello nazionale, di concreto sul piano
normativo, e ferma restando la consapevolezza di diversi indirizzi, tutti importanti ma spontanei
e non codificati è da osservare come la costituzione del gruppo ha consentito di attivare uno
scambio di informazioni fra coloro che già avevano maturato delle esperienze in quest’ambito,
in modo da sviluppare un processo cognitivo sinergico e utile alla nascita di strategie comuni nel
settore.
A dimostrazione del grande interesse per la materia, quasi tutte le regioni italiane hanno aderito
al Gruppo di Lavoro, che ha avviato i lavori puntando, in primo luogo, alla definizione di quali
fossero le caratteristiche di un edificio realizzato con criteri di bioedilizia.
Aspetto di particolare importanza è stato il fatto che è risultato condivisibile l’insieme dei requisiti
di benessere e di fruibilità delle opere edilizie che corrispondono all’esigenza di una migliore
qualità della vita nel rispetto dei limiti ricettivi degli ecosistemi, alla possibilità di rinnovo delle
risorse naturali anche attraverso la riduzione del consumo di energie non rinnovabili,
all’equilibrio tra sistemi naturali ed antropici.
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156
4. Il patrimonio edilizio in Italia
4.1 Introduzione
La qualità della costruzione43 dal punto di vista energetico dipende, fra i vari fattori, anche da
come l'edificio è stato costruito. In particolare, è molto importante definire le superfici di confine
tra l'ambiente esterno e quello interno (l'involucro edilizio).
La costruzione di questi elementi di involucro è estremamente varia. Nel corso dei secoli il
modo di costruire si è lentamente modificato, mantenendo forme tradizionali di esecuzione, ed
aggiungendo sempre nuove tecnologie realizzative. Questo ha portato ad avere compresenti,
nella normale prassi di costruzione, una svariata possibilità di esecuzione. Se a questo poi si
aggiunge che ogni progetto di costruzione è un fatto a sé, non esistendo produzioni di serie o
assimilabili, ci si trova di fronte ad una varietà di costruzioni che rendono difficile una
semplificazione di controllo e valutazione anche solo dal punto di vista energetico. L’obiettivo di
questo documento è quello di presentare una panoramica delle tipologie costruttive esistenti in
Italia fornendo dei dati prestazionali medi dal punto di vista energetico.
43 Fonte: BEEPS (Building Energy and Envirolment Performance System)
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157
4.2 Il Patrimonio esistente
Le tipologie edilizie che hanno caratterizzato il modo di costruire nei diversi periodi storici e nei
diversi luoghi, sono definite dai singoli elementi tecnici, in cui è possibile scomporre il manufatto
edilizio.
Una possibile suddivisione dei periodi storici, in funzione dell’evoluzione della tipologia
costruttiva delle pareti perimetrali, mostra tre epoche:
fino al 1910, con la presenza di strutture in muratura portante realizzate con diverse tecnologie;
dal 1910 al 1970, convivono muratura portante e strutture in cemento armato. All’antico ruolo
della parete portante si sostituisce quello di parete di tamponamento esterno, con esiti dal punto
di vista del controllo del clima interno, non sempre soddisfacenti. Una suddivisione ulteriore del
periodo (1910-1945 e 1946-1970) dovrebbe inserire informazioni supplementari sulla
prefabbricazione;
dopo il 1970, con il predominio delle strutture in cemento armato, alle pareti esterne è affidato
esclusivamente il ruolo di chiusura perimetrale non portante.
A seguito della promulgazione della legge n° 10/91 sul "contenimento dei consumi energetici
degli edifici" le prestazioni richieste alle pareti esterne sono aumentate. Nel frattempo si è
risvegliato l’interesse verso la muratura portante come sistema strutturale nelle nuove
costruzioni.
Dal 1991, anno della promulgazione della L.10/91, il parco edifici è aumentato di oltre 3 milioni
di unità abitative.
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158
4.3 Caratterizzazione del patrimonio edilizio
In Europa il 40% dei 930 MTEP di energia consumata viene utilizzato nel settore residenziale e
terziario, e questo comporta una crescente attenzione rivolta alle problematiche di certificazione
energetica degli edifici. Dei circa 150 MTEP di energia finale (con una quota elettrica pari a
circa 250.000 milioni kWh richiesti dalla rete) che l’Italia consuma annualmente, gli usi civili
sono responsabili del 30% (mentre la quota elettrica raggiunge il 50%). Il settore civile è
responsabile in Italia di circa il 25% delle corrispondenti emissioni di CO2.
Vista la rilevanza economica del settore edilizio (190.000 miliardi/anno più altrettanti come
indotto) che, tra l’altro, coinvolge anche l’aspetto occupazionale (8% del totale), è importante
stimolare il comparto, attualmente in sofferenza se si effettua il confronto con il resto
dell’Europa, indirizzandolo verso obiettivi di sostenibilità energetica e ambientale, così come del
resto auspicato dalla Comunità Internazionale.
L’edilizia residenziale raggiunge circa 30 milioni di alloggi rappresentando circa il 60% dei 4.000
milioni di m2 del patrimonio edilizio italiano.
Residenze
44%
Residenze non usate
12%
Servzi Pubblici
28%
Produzione
16%
Grafico 4.1 – Ripartizioni per principali funzioni delle superfici utili esistenti in Italia (Fonte : Beeps)
L’età di una costruzione ha spesso conseguenze dirette sullo stato dell’edificio non solo per le
eventuali condizioni di degrado o per la mancanza di servizi e impianti, ma anche in relazione
alle scelte distributive e tecnologiche proprie del periodo in cui l’edificio è stato realizzato. In
particolare, per gli edifici più vetusti, valgono alcune condizioni di insalubrità già ravvisate dagli
igienisti del secolo scorso e dovute, per esempio, all’eccessiva compattezza degli abitati, alla
scarsa illuminazione, al contatto diretto col suolo (Linee Guida IAQ Ministero della Sanità,
2001).
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159
In particolare analizzando l’edilizia residenziale dei diversi periodi storici si può individuare
quanto segue:
edifici antichi, in centri storici con pianta urbanistica medioevale (anche ristrutturati in epoca
successiva): presentano insediamenti molto compatti, in vicoli (continuità tra piano stradale e
strutture murarie; presenza di pozzi, cunicoli, umidità ascendente, muffe);
edifici borghesi della seconda metà dell’800, sino al 1930: presentano unità abitative ampie e di
notevole altezza, ma con netta distinzione tra zona padronale ben aerata e zona di servizio
(inquinamento biologico negli ambienti di servizio non soleggiati);
edifici antecedenti all’800-900 (case popolari, case di ringhiera) anche recuperate di recente per
usi abitativi e non: presentano ambienti di dimensione ridotta e mal disimpegnati (servizi minimi;
cucine aperte o comunicanti direttamente con gli altri ambienti; riscaldamento autonomo;
tecniche costruttive povere (inquinanti da sovraffollamento, diffusione dei prodotti da
combustione in tutti gli ambienti, ponti termici, umidità da condensa, muffe);
edifici della ricostruzione post-bellica (1945-1970): presentano forti dispersioni termiche e
coperture a terrazzo; nell’edilizia minore: uso di prefabbricati e in generale di tecniche di scarsa
qualità, ponti termici, umidità da condensa, muffe, infiltrazioni d’acqua da coperture e terrazzi,
spifferi e infiltrazioni d’acqua dai serramenti;
edilizia attuale (1970-1999): è caratterizzata da una eccessiva artificialità data da materiali nuovi
non sperimentati, da tecniche di posa facilitate, da uno scarso rapporto con l’esterno (sigillatura
dell’involucro, eccessiva profondità del corpo di fabbrica), da inquinamento trasmesso dagli
impianti da climatizzazione.
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160
Tipologia Edilizia
Numero
(%)
Patrimonio storico (ante 1919)
4746
17,6
Patrimonio con 40 anni o più di vecchiaia (1919-1960)
6729
25
Patrimonio edificato tra 1961-71
6090
22,6
Patrimonio edificato tra 1972-1981
4921
18,3
Patrimonio edificato tra 1982-1991
2523
9,3
Incremento del patrimonio 1991-1999
1925
7,1
Totale
26954
100
Tabella 4.1 – Statistica su patrimonio residenziale per epoca di costruzione (elaborazione Censis su dati Istat)
7%
9%
18%
18%
25%
23%
Patrimonio storico (ante 1919)
Patrimonio con 40 anni o più di vecchiaia (1919-1960)
Patrimonio edificato tra 1961-71
Patrimonio edificato tra 1972-1981
Patrimonio edificato tra 1982-1991
Incremento del patrimonio 1991-1999
Grafico 4.2 – Patrimonio residenziale per epoca di costruzione (elaborazione Censis su dati Istat)
L’analisi dei diversi comparti che compongono il mercato dell’edilizia indica, negli anni ’90,
profondi mutamenti; i principali elementi di cambiamento sono (CRESME, 1998):
il dimezzamento del mercato dell’edilizia residenziale rispetto all’inizio degli anni ’80, con una
costante crescita del non-residenziale: nel 1998 la produzione residenziale è stata di circa
170.000 abitazioni per 86 milioni di m3; la soglia stabile di produzione si dovrebbe aggirare al di
sotto delle 200.000 abitazioni/anno (il 35% del mercato degli anni ’70, attestato su 550.000
abitazioni annue). Per quanto riguarda le tipologie, si osserva una vera crisi dell’edilizia
residenziale intensiva multipiano; invece, dal 1992 a oggi, pur col dimezzamento del mercato
dell’edilizia residenziale, si è visto consolidare e crescere il mercato delle costruzioni
mono/bifamiliari che rappresentano per il periodo 1992-95 il 78,3% delle nuove costruzioni
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161
abitative; conseguentemente predominano le realizzazioni diffuse extraurbane, pari al 70% delle
unità completate;
la produzione non-residenziale privata, che è stata nel 1998, di circa 110 milioni di m3 e ha
superato, come nel 1997, la produzione residenziale; nel mercato delle nuove costruzioni,
storicamente dominato dalla domanda di residenza, è avvenuto un cambiamento strutturale che
porta l’Italia al livello del più maturo contesto europeo; i settori predominanti sono la grande
distribuzione e l’edilizia industriale, con tipologie mono-bipiano;
l’edilizia residenziale pubblica per cui il settore trainante è stato quello dell’edilizia ospedaliera,
con un aumento del 15% degli investimenti nel 1997, del 12% nel 1998 e una previsione di
aumento dell’8,5% nel 1999. I fondi sono stati destinati in buona parte alla costruzione di nuovi
padiglioni, ma soprattutto all’ammodernamento delle strutture sanitarie esistenti, con particolare
riguardo alla sicurezza degli impianti.
Per quanto riguarda le scelte tecnologiche, si osserva che, soprattutto nel settore residenziale,
queste rispettano prevalentemente la tradizione costruttiva italiana, coerente con le particolari
esigenze climatiche; e quindi con sostanziali garanzie di qualità ambientale. Nel decennio 198797, nella produzione complessiva di pareti, coperture a falde e solai si conferma una netta
prevalenza delle opere in laterizio che riguardano, nel 1997, l’85,8% delle pareti (72 milioni di
m2) e il 73,6% dei solai (45 milioni di m2). Anche le coperture a falde rappresentano la scelta
prevalente, con l’80,93% del mercato (residenziale e non); di queste il 71,4%, con 29,9 milioni di
m2, è in laterizio (CRESME,1998). Nelle strutture predominano quelle a ossatura di cemento
armato gettato in opera (che presuppongono, in generale, tamponamenti di laterizio), ma vi è
anche una consistente percentuale (25%) di strutture in muratura, da mettere in relazione con la
ridotta altezza dei fabbricati.
L’elemento che più caratterizza il mercato dell’edilizia dagli anni ’80 è la crescita vistosa del
recupero. La consistente porzione del patrimonio edilizio italiano con età superiore ai 50 anni
(40%) e la tendenza a conservarlo hanno comportato la necessità di interventi di manutenzione
straordinaria e di recupero. Il comparto del recupero edilizio, rispetto all’intero settore delle
costruzioni, costituisce in Italia il principale ambito di investimento con più del 60% degli
investimenti in edilizia (fonte Cresme, 2000) se viene considerata la quota di manutenzione
straordinaria (17,5%) con quella del rinnovo (43,1%). Anche se è difficile tratteggiare lo scenario
dei primi anni 2000 a causa delle numerose variabili interne ed esterne, si può ipotizzare
comunque che il recupero continuerà a crescere e, a partire dal 2020, riguarderà l’80% del
mercato. Ciò è particolarmente significativo nella valutazione dei rischi di inquinamento indoor
perché lo spostamento del mercato, dalla nuova costruzione al recupero, comporta anche una
notevole riduzione delle opere murarie (65% nel nuovo, 26% nel recupero) a vantaggio delle
opere di finitura e impiantistiche (35% complessivamente nel nuovo, contro il 74% dei costi del
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162
recupero), ovvero una predominanza delle parti tecnologiche a maggior rischio di inquinamento
interno.
Numero
Tipologia di degrado
(%)
(in migliaia)
Degrado per vetustà, edilizia storica nelle grandi città
105
2,90%
Degrado per vetustà, edilizia storica nel resto del territorio nazionale
430
12,10%
Degrado per vetustà, edifici con oltre 40 anni
770
21,50%
Degrado per ragioni costruttive, boom edilizio fine anni 60
680
19%
Degrado per ragioni costruttive, abusivismo antecedente al condono 1986
1590
44,50%
Totale
3575
100%
Tabella 4.2 – Patrimonio residenziale per epoca di costruzione (statistica Censis su dati Istat)
3%
12%
44%
22%
19%
Degrado per vetustà, edilizia storica nelle grandi città
Degrado per vetustà, edilizia storica nel resto del territorio nazionale
Degrado per vetustà, edifici con oltre 40 anni
Degrado per ragioni costruttive, boom edilizio fine anni 60
Degrado per ragioni costruttive, abusivismo antecedente al condono 1986
Grafico 4.3 – Patrimonio residenziale per epoca di costruzione (elaborazione Censis su dati Istat)
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163
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164
5. Il patrimonio edilizio in Lombardia
5.1 Il contesto della Regione Lombardia
La Lombardia, regione del Nord Italia tra le più progredite d’Europa, si contraddistingue per la
sua molteplicità di poli di sviluppo.
La localizzazione della Lombardia risulta essere all’interno di una macroarea molto sviluppata e
complessa in relazione con il capoluogo di regione Milano, ma anche con le altre città: fittissime
sono le relazioni e le similitudini con la confinante Confederazione Elvetica (nord della Regione)
e con la regione Piemonte.
Le città più importanti della Lombardia sono Milano, Brescia e Bergamo e si pongono in
posizione di sviluppo economico, sociale ed edilizio di primissimo piano in Europa.
I residenti nell’area lombarda sono 9.032.554, con un frazionamento amministrativo municipale
locale notevole, rappresentato da realtà più che altro medio piccole: infatti le municipalità della
Lombardia sono circa 1.500.
Milano
42%
Sondrio
2%
Bergamo
11%
Como
6%
Varese
9%
Lodi
2% Lecco Mantova
3%
4%
Brescia
12%
Cremona
4%
Pavia
5%
Grafico 5.1 - Percentuale residenti nelle undici province Lombarde (elaborazione dati Istat)
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
165
5.2 Il Patrimonio Edilizio Regionale
La Regione è intensamente edificata specialmente nell’area centro-nord ed ha visto una
tumultuosa crescita delle unità abitative (notevole anche il patrimonio edilizio dedicato al
terziario ed alle attività produttive), specialmente dagli anni del dopoguerra, dall’ anno 1951 fino
al 1991; sviluppo frenatosi nell’ultimo decennio, probabilmente a causa della saturazione del
territorio e ad uno studio più attento delle realtà ambientali da parte delle amministrazioni
municipali che non hanno ritenuto sostenibile un ulteriore espansione indiscriminata
dell’edificato. Questo è avvenuto anche nel resto dell’Italia; è il preludio ad un futuro dell’attività
edilizia che si concentrerà a meno di clamorosi cambiamenti, agli interventi di manutenzione,
ristrutturazione e riuso.
Del totale dell’edificato residenziale addirittura il 28% (oltre 1 milione di abitazioni), è stato
costruito nel decennio 1961/1971 e circa 690.848 unità sono state realizzate prima dell’anno
1919.
Nella tabella seguente sono riportate le abitazioni occupate e non nelle province lombarde per
epoca di costruzione.
Abitazioni
EPOCA DI COSTRUZIONE
Occupate
< 1919
1919 - 1945
1946 - 1961
1962 - 1971
1972 - 1981
1982 - 1991
1992 - 2001
Varese
Como
Lecco
Sondrio
Milano
Bergamo
Brescia
Pavia
Lodi
Cremona
Mantova
LOMBARDIA
44.825
35.985
20.925
10.180
125.347
50.068
76.731
36.164
9.897
28.321
27.924
466.367
28.155
21.002
8.605
5.715
175.558
22.702
30.366
28.273
5.661
11.741
11.499
349.277
47.329
30.878
15.958
11.092
353.704
48.354
59.831
36.786
8.747
14.347
17.507
644.533
75.258
44.208
27.150
15.903
399.782
82.382
93.211
43.883
15.648
25.889
27.911
851.225
62.395
38.091
24.673
14.730
226.273
76.836
86.003
31.614
15.215
25.715
27.285
628.830
35.125
22.096
13.267
8.483
159.571
48.593
47.590
18.315
11.061
15.775
17.006
396.882
30.083
19.289
11.448
6.416
117.810
48.027
43.857
18.848
11.854
13.797
17.058
338.487
TOTALE
323.170
211.549
122.026
72.519
1.558.045
376.962
437.589
213.883
78.083
135.585
146.190
3.675.601
Tabella 5.1 – Abitazioni Occupate per Epoca di costruzione (Fonte ISTAT – Censimento 2001)
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
166
Abitazioni
EPOCA DI COSTRUZIONE
Non Occupate
< 1919
1919 - 1945
1946 - 1961
1962 - 1971
1972 - 1981
1982 - 1991
1992 - 2001
Varese
Como
Lecco
Sondrio
Milano
Bergamo
Brescia
Pavia
Lodi
Cremona
Mantova
LOMBARDIA
8.287
13.516
6.978
9.505
10.666
15.836
17.374
8.387
1.238
3.077
3.536
98.400
3.790
5.115
2.587
4.942
13.232
6.950
6.012
5.538
754
1.144
1.246
51.310
4.023
4.857
3.023
5.012
18.715
8.439
6.241
4.673
663
1.030
1.335
58.011
6.817
6.639
6.120
7.766
16.821
14.635
11.423
4.533
831
1.276
1.733
78.594
5.735
5.869
7.640
9.999
7.995
20.432
17.449
3.495
659
1.013
1.358
81.644
2.700
3.192
2.736
6.057
5.327
10.462
10.682
1.846
419
609
791
44.821
3.507
3.556
2.224
4.983
8.691
11.125
12.922
2.113
894
1.158
1.711
52.884
TOTALE
34.859
42.744
31.308
48.264
81.447
87.879
82.103
30.585
5.458
9.307
11.710
465.664
Tabella 5.2 – Abitazioni non occupate per Epoca di costruzione (Fonte ISTAT – Censimento 2001)
Abitazioni
Totali
Varese
EPOCA DI COSTRUZIONE
< 1919
1919 - 1945
1946 - 1961
1962 - 1971
1972 - 1981
1982 - 1991
1992 - 2001
53.112
31.945
51.352
82.075
68.130
37.825
33.590
358.029
TOTALE
Como
49.501
26.117
35.735
50.847
43.960
25.288
22.845
254.293
Lecco
27.903
11.192
18.981
33.270
32.313
16.003
13.672
153.334
Sondrio
19.685
10.657
16.104
23.669
24.729
14.540
11.399
120.783
Milano
136.013
188.790
372.419
416.603
234.268
164.898
126.501
1.639.492
Bergamo
65.904
29.652
56.793
97.017
97.268
59.055
59.152
464.841
Brescia
94.105
36.378
66.072
104.634
103.452
58.272
56.779
519.692
Pavia
44.551
33.811
41.459
48.416
35.109
20.161
20.961
244.468
Lodi
11.135
6.415
9.410
16.479
15.874
11.480
12.748
83.541
Cremona
31.398
12.885
15.377
27.165
26.728
16.384
14.955
144.892
Mantova
31.460
12.745
18.842
29.644
28.643
17.797
18.769
157.900
LOMBARDIA
564.767
400.587
702.544
929.819
710.474
441.703
391.371
4.141.265
Tabella 5.3 – Abitazioni totali Regione Lombardia per Epoca di costruzione (Fonte ISTAT – Censimento 2001)
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
167
1.800.000
1.600.000
1.400.000
1.200.000
1.000.000
800.000
600.000
400.000
200.000
0
Varese
< 1919
Como
Lecco
1919 - 1945
Sondrio
Milano
1946 - 1961
Bergamo
1962 - 1971
Brescia
Pavia
1972 - 1981
Lodi
Cremona Mantova
1982 - 1991
1992 - 2001
Grafico 5.2 - Abitazioni Regione Lombardia divise per epoca di costruzione e provincia (elaborazione dati ISTAT)
Dai dati del censimento 2001 le abitazioni occupate risultano 3.675.601. Oltre 465 mila
abitazioni non sono occupate stabilmente: in disuso, sfitte o case di vacanza.
In conclusione, si è giunti alla fine del 2001 a 4.141.265 unità abitative, collocate in 1.339.458
edifici. Nell’ultimo decennio (1992-2001) sono state costruite 391.371 abitazioni, contro le
441.703 del decennio precedente.
Pur in presenza di un territorio ed un contesto ambientale variegato e difficile, con commistioni
geografico/fisiche, si rileva una densità edificata notevolissima proprio nelle province montuose
e con i grandi laghi (Varese, Como, Bergamo e Brescia), oltre ovviamente alla Provincia di
Milano.
Di seguito la scomposizione delle unità abitative per Provincia al 2001:
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
168
1.600.000
1.400.000
1.200.000
1.000.000
800.000
600.000
400.000
200.000
0
Varese
Como
Sondrio
Milano
Bergamo Brescia
Occupate da residenti
Pavia
Cremona Mantova
Lecco
Lodi
Altre abitazioni
Grafico 5.3 – Abitazioni occupate e non per provincia Regione Lombardia (elaborazione dati Istat)
Le abitazione sono state raggruppate in 28 tipologie edilizie residenziali a seconda dell’epoca di
costruzione44 (divisa in sette classi < del 1919 fino al 2001) e del numero di alloggi. Per
quest’ultima categoria è stata effettuata una classificazione diversa da quella fornita dall’ISTAT,
passando dalle sette classi originarie alle seguenti quattro classi di tipologie edilizie (come
mostrato dallo schema sotto riportato):
44
Per l’anno di costruzione sono state considerate le seguenti classi: <1919; 1919 – 1945; 1946 – 1971; 1972 – 1981;
1982 – 1991; 1992 – 2001.
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
169
CLASSI ISTAT
NUOVA CLASSIFICAZIONE
1 abitazione
Villetta 1 o 2
abitazioni
2 abitazioni
Da 3 a 4 abitazioni
Da 5 a 8 abitazioni
Palazzina piccola
da 3 a 15 abitaz.
Da 9 a 15
abitazioni
Da 16 a 30
abitazioni
Palazzina grande
da 16 a 30 abitaz.
31 e più abitazioni
Edificio a torre > di
31 abitazioni
Schema 5.1 – Classificazione abitazioni Regione Lombarda per unità abitative.
Numero di abitazioni per epoca di costruzione [abitazioni]
Villetta 1 - 2 unità
abitative
Palazzina piccola
3 – 15 unità abit.
Palazzina grande
16 – 30 unità abit.
Edificio a torre
>31 unità abitative
Totali
< 1919
1919 - 1945
1946 - 1960
1961 - 1971
1972 - 1981
1982 - 1991
1992 - 2001
Totale
318.482
133.642
208.008
300.649
221.712
114.511
88.775
1.385.779
292.474
134.797
232.456
335.347
270.319
152.736
108.121
1.526.250
42.926
47.080
112.567
187.045
89.818
63.519
41.187
584.142
36.966
54.326
105.765
187.640
69.624
53.045
34.708
542.074
690.848
369.845
658.796
1.010.681
651.473
383.811
272.791
4.038.245
Tabella 5.5 – Numero abitazioni occupate e non in Regione Lombardia divise per epoca di costruzione e tipologia edilizia.
(elaborazioni dati Istat preliminari censimento 2001)
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
170
50%
45%
40%
% di abitazioni
35%
30%
25%
20%
15%
10%
5%
0%
< 1919
1919 - 1945
Villetta 1 - 2 unità abitative
1946 - 1960
1961 - 1971
1972 - 1981
1982 - 1991
Epoca di costruzione
Palazzina piccola 3 - 15 Palazzina grande 16 - 30
1992 - 2001
Edificio a torre >31
Grafico 5.4 – Percentuale abitazioni costruite nel periodo di riferimento (elaborazione dati Istat).
100%
90%
80%
% di abitazioni
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
< 1919
1919 - 1945
1946 - 1960
1961 - 1971
1972 - 1981
1982 - 1991
1992 - 2001
Epoca di costruzione
Villetta 1 - 2 unità abitative
Palazzina piccola 3 - 15
Palazzina grande 16 - 30
Edificio a torre >31
Grafico 5.5 – Percentuale abitazioni costruite nel periodo di riferimento (elaborazione dati Istat).
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
171
35%
30%
% di abitazioni
25%
20%
15%
10%
5%
0%
Villetta 1 - 2 unità abitative
Palazzina piccola 3 - 15
Palazzina grande 16 - 30
Edificio a torre >31
Tipologia Edilizia
< 1919
1919 - 1945
1946 - 1960
1961 - 1971
1972 - 1981
1982 - 1991
1992 - 2001
Grafico 5.6 – Percentuale abitazioni per tipologia edilizia negli ultimi 80 anni (elaborazione dati Istat).
100%
90%
80%
% di abitazioni
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
Villetta 1 - 2 unità
abitative
Palazzina piccola 3 - 15Palazzina grande 16 - 30
Edificio a torre >31
Tipologie Edilizie
< 1919
1919 - 1945
1946 - 1960
1961 - 1971
1972 - 1981
1982 - 1991
1992 - 2001
Grafico 5.7 – Percentuale abitazioni per tipologia edilizia negli ultimi 80 anni (elaborazione dati Istat).
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
172
Nei grafici 5.4 e 5.5 sono state messe in evidenza le percentuali di abitazioni costruite negli
ultimi 80 anni in Regione Lombardia; analizzando i dati si possono fare le seguenti
considerazioni:
Diminuzione delle unità abitative mono e bi-famigliari che passano dal 46% del costruito
annuale prima del 1919, assestandosi al 32% dal 1972 in poi;
Palazzina piccola da 3 – 15 unità abitative ha un andamento decrescente, passando dal 42%
del costruito prima del 1919 alla leggera diminuzione fino al 33% del decennio 1961 – 1971 per
poi risalire al 41% dopo il 1972, mantenendosi poi costante al 40%;
Discorso diverso per le tipologie edilizie che hanno un numero di unità abitative compreso tra 16
e 30 e gli edifici a torre che prima del 1919 erano rispettivamente del 6% e 5%, per poi
raggiungere il massimo negli anni ‘60 e ‘70 durante il boom edilizio raggiungendo una quota di
costruito del 20%.
Analizzando invece i dati contenuti nei grafici 5.6 ed 5.7, in cui sono state messe in evidenza le
percentuali di abitazioni per tipologia edilizia, negli ultimi 80 anni, si può notare come le tipologie
“villetta 1 o 2 abitazioni” e “palazzina piccola 3 – 15 abitazioni” abbiano avuto un andamento
pressoché identico: decrescente dal 1919 al 1946, risalito fino ad un massimo ottenuto tra 1961
e il 1971, per poi decrescere.
Discorso diverso per quanto riguarda le tipologie edilizie “Palazzina grande da 16 a 30 unità
abitative” e “Edificio a torre con più di 31 unità abitative”: il loro andamento è in crescita dal
1919 al 1945 per poi raddoppiare tra il 1946 e il 1960 e triplicare nel decennio successivo tra il
1961 e il 1970, per poi decrescere fino ad oggi.
5.3 Qualità del patrimonio edilizio della Regione Lombardia
I dati raccolti riguardano il settore residenziale ed è per questo comparto che sarà effettuata la
valutazione della qualità energetica e una stima dei consumi degli edifici.
Per quanto riguarda il settore residenziale l’analisi è stata condotta sulla base di una matrice
“anno di costruzione/tipologia costruttiva” ed elaborata sulla base dei dati ISTAT attualmente
disponibili (censimento 1991 e dati provvisori censimento 2001) che sono stati poi aggiornati
utilizzando le informazioni fornite da studi effettuati da Punto Energia.
5.3.1 Il bilancio energetico del settore residenziale
Per gli edifici esistenti è stata effettuata un’analisi campionaria che ha consentito di ricavare gli
indicatori utili per ricostruire la consistenza energetica del patrimonio:
altezza media;
rapporto di forma dato dal rapporto tra superficie disperdente e volume
percentuale superficie opaca rispetto alla superficie disperdente;
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
173
percentuale superficie trasparente rispetto alla superficie disperdente;
percentuale copertura falda o piana rispetto alla superficie disperdente;
trasmittanza componenti opachi;
trasmittanza componenti trasparenti;
trasmittanza coperture.
DATI DI BASE
INDICATORI
ELABORAZIONI
FABB. ENERGETICO
CONSUMI
Numero Abitazioni
Altezza Media
Volume
Dati Climatici
Consumi Elettrici
Superficie Utile
Rapporto S/V
Superficie
disperdente
Dati Impianto
Consumi A.C.S.
Superfecie Media
% Sup. Vetrata su
Sup Disperdente
Sup vetrate
Dati di Input
Consumi
Riscaldamento
% Sup. Opaca su
Sup. disperdente
Superficie Opaca
% Copertura su
Sup. disperdente
Copertura
Perdite di Calore
per ventilazione
Trasmittanza Pareti
Opache
Perdite di calore
tramite SV
Trasmittanza Pareti
Trasparenti
Perdite di Calore
Tramite SO
Trasmittanza
Copertura
Perdite di calore
tramilte la Cop.
Consumi
Residenziale
Fabbisogno
Energetico
Schema 5.2 – Procedura di calcolo del Fabbisogno energetico e dei consumi del comparto edilizio della Regione Lombardia (fonte:
Punto Energia)
Nello schema 2.2 è riportata la procedura utilizzata per ottenere la valutazione del fabbisogno
energetico e dei consumi. Il metodo di calcolo è stato poi implementato su un foglio Excel che
confronta le diverse matrici “anno di costruzione/tipologia costruttiva” che suddividono l’intero
stock edilizio in 28 gruppi. Nella valutazione del fabbisogno energetico si è tenuto conto della
qualità energetica degli edifici per epoca di costruzione con quella di evoluzione naturale (ossia
tenendo conto della corretta applicazione della legislazione nazionale).
Gli indicatori raccolti ci hanno permesso di valutare il volume riscaldato e le superfici disperdenti
(opache, trasparenti e copertura) di tutto il patrimonio edilizio lombardo.
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
174
Indicatori di forma e % di composizione superfici disperdenti
Villetta 1 - 2 unità
abitative
Palazzina piccola 3 – 15
unità abit.
Palazzina grande 16 – 30
unità abit.
Edificio a torre >31 unità
abitative
Superficie
Superficie
Superficie
Superficie
Superficie
Vetrata
Opaca
Tetto Piano
Tetto a falda
6%
46%
11%
13%
24%
24%
0,85
8%
45%
9%
15%
24%
24%
0,7
9%
58%
8%
10%
17%
18%
0,6
18%
60%
8%
4%
11%
12%
0,4
Contatto
terreno
Superficie
S/V
Copertura
Tabella 5.6 – Indicatori di forma e % di composizione superfici disperdenti (Fonte: elaborazione Punto Energia su dati MURE)
Volume abitazioni per epoca di costruzione [m3]
< 1919
Villetta 1 - 2
unità abitative
1992 2001
Totale
104.844.305
44.329.104
64.274.682
98.257.812
79.176.646
40.130.136
31.141.978
462.154.664
78.360.590
35.356.032
56.933.330
86.094.014
74.242.142
41.109.980
29.146.885
401.242.974
10.135.553
11.862.850
26.696.276
46.860.420
24.214.053
15.461.898
10.025.857
145.256.907
7.456.316
10.852.119
22.652.909
45.233.586
18.397.662
12.570.937
8.225.378
125.388.907
200.796.764
102.400.105
170.557.197
276.445.833
196.030.503
109.272.952
78.540.098
1.134.043.452
Palazzina
piccola 3 – 15
unità abit.
Palazzina
grande 16 – 30
unità abit.
Edificio a torre
>31 unità
abitative
Totali
1919 - 1945 1946 - 1960 1961 - 1971 1972 - 1981 1982 - 1991
3
Tabella 5.7 – Volume abitazioni divise per epoca di costruzione e tipologia edilizia, espresse in m (Elaborazione Punto Energia su
dati Mure e Istat)
2
Superficie disperdente abitazioni per epoca di costruzione [m ]
Villetta 1 - 2 unità
abitative
Palazzina piccola 3
– 15 unità abit.
Palazzina grande
16 – 30 unità abit.
Edificio a torre >31
unità abitative
Totali
< 1919
1919 - 1945
1946 - 1960
1961 - 1971
1972 - 1981
1982 - 1991
1992 - 2001
Totale
83.875.444
35.463.283
51.419.746
78.606.250
63.341.317
32.104.109
24.913.582
369.723.731
47.016.354
21.213.619
34.159.998
51.656.409
44.545.285
24.665.988
17.488.131
240.745.784
5.067.777
5.931.425
13.348.138
23.430.210
12.107.027
7.730.949
5.012.929
72.628.454
2.236.895
3.255.636
6.795.873
13.570.076
5.519.299
3.771.281
2.467.613
37.616.672
138.196.469
65.863.963
105.723.754
167.262.944
125.512.927
68.272.327
49.882.255
720.714.641
2
Tabella 5.8 – Superfici disperdenti abitazioni divise per epoca di costruzione e tipologia edilizia, espresse in m (Elaborazione Punto
Energia su dati Mure e Istat)
Partendo da queste informazioni si è potuto ricostruire il consumo energetico annuo per la
climatizzazione invernale (fabbisogno di energia primaria) che è risultato pari a 58.629.240
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
175
MWh/anno (pari a 5.042.115 tep/anno). Dal risultato ricavato per via analitica è stata poi fatta
una verifica incrociata tra i dati di consumo calcolati sulla base dei fabbisogni energetici ottenuti,
per poi confrontarli con quelli forniti da ENEA. Di seguito sono riportati i valori dei fabbisogni
energetici specifici per la sola climatizzazione invernale.
Fabbisogno energetico per la climatizzazione invernale [MWh/anno]
Villetta 1 - 2 unità
abitative
Palazzina piccola
3 – 15 unità abit.
Palazzina grande
16 – 30 unità abit.
Edificio a torre
>31 unità abitative
Totali
< 1919
1919 - 1945
1946 - 1960
1961 - 1971
1972 - 1981
1982 - 1991
1992 - 2001
Totale
7.684.965
2.966.950
4.017.446
5.833.952
3.919.003
1.819.544
1.333.013
27.574.873
4.767.825
1.983.777
3.007.774
4.349.679
3.115.278
1.581.073
1.061.395
19.866.801
562.401
613.426
1.303.914
2.182.873
931.916
547.091
335.807
6.477.427
332.041
462.175
928.991
1.794.596
591.389
370.505
230.441
4.710.138
13.347.231
6.026.329
9.258.125
14.161.100
8.557.586
4.318.212
2.960.656
58.629.240
Tabella 5.9 – Fabbisogno energetico complessivo per la climatizzazione invernale del comparto residenziale della Regione
Lombardia riferito alla situazione attuale, espresso in MWh/anno. (Elaborazioni Punto Energia)
100%
% richiesta di energia
80%
60%
40%
20%
0%
< 1919
1919 - 1945
1946 - 1960
1961 - 1971
1972 - 1981
1982 - 1991
1992 -2001
Epoca di costruzione
Villetta 1 - 2 unità abitative
Palazzina piccola 3 - 15
Palazzina grande 16 - 30
Edificio a torre >31
Grafico 5.8 – Percentuale richiesta di energia di ogni tipologia edilizia per epoca di costruzione (elaborazioni Punto Energia).
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
176
Risulta interessante il confronto tra gli indicatori di consumo energetico specifico degli edifici,
nella unità di misura convenzionale riferita ad una unità di superficie utile (kWh/m2anno),
osservando tali indicatori in tabella 5.10, ma più evidenti nel grafico 5.9.
Si può osservare come col passare del tempo ci sia stato un miglioramento della qualità edilizia
degli edifici, comunque sicuramente lontano rispetto a quello dei paesi europei quali Germania
ed Austria.
2
Fabbisogno energetico specifico per unità di superficie [kWh/m anno]
Villetta 1 - 2 unità
abitative
Palazzina piccola
3 – 15 unità abit.
Palazzina grande
16 – 30 unità abit.
Edificio a torre
>31 unità abitative
Media
< 1919
1919 - 1945
1946 - 1960
1961 - 1971
1972 - 1981
1982 - 1991
1992 - 2001
Media
249,22
220,87
193,76
178,12
148,49
131,49
124,13
188
206,87
185,16
163,77
151,57
125,88
111,53
105,60
155
188,66
170,64
151,41
139,75
115,46
102,61
97,13
137
151,41
140,54
127,13
119,02
96,43
85,47
81,25
115
226
194
168
154
131
115
109
162
2
Tabella 5.10 – Fabbisogno energetico specifico per unità di superficie, espresso in kWh/m anno.
Fabbisogno Energetico Specifico kWh/m 2 anno
250,00
200,00
150,00
100,00
50,00
0,00
< 1919
1919 - 1945
1946 - 1960
1961 - 1971
1972 - 1981
1982 - 1991
1992 -2001
Epoca di costruzione
Villetta 1 - 2 unità abitative
Palazzina piccola 3 - 15
Palazzina grande 16 - 30
Edificio a torre >31
2
Grafico 5.9 - Fabbisogno energetico specifico per unità di superficie, espresso in kWh/m anno (elaborazioni Punto Energia).
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
177
Si nota inoltre il maggior consumo specifico degli edifici appartenenti alle prime due classi, per
le quali a parità di volume si ha una superficie disperdente maggiore.
5.3.2 Nuova volumetria edificata
Per definire agli effetti dello studio la nuova volumetria che verrà edificata in Lombardia nei
prossimi anni fino al 2012 si è valutato l’andamento della stessa a partire dal 1982 fino al 2003
utilizzando dati Istat. La volumetria edificata viene riportata in tabella 5.11 mentre nel grafico
5.10 viene riportato l’andamento della stessa fino al 2003 con linea continua mentre con linea
tratteggiata l’ipotesi fatta di andamento della volumetria fino al 2012.
Anno
Volumetria Edificata
Anno
Volumetria Edificata
1982
1983
1984
1985
1986
1987
1988
1989
1990
1991
1992
19.541.482
17.356.910
15.526.212
14.032.918
11.917.219
14.049.089
16.530.510
14.384.517
15.744.292
16.068.323
16.367.459
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
17.147.631
17.663.961
17.513.930
13.413.185
12.896.346
14.562.132
15.634.555
16.400.000
15.700.000
18.277.000
20.552.302
Tabella 5.11 – Volumetria Edificata dati Istat.
Nuova volumetria edificata
[ m3 ]
30.000.000
25.000.000
20.000.000
15.000.000
10.000.000
5.000.000
0
1982 1984 1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012
volumetria edificata
proiezione
Grafico 5.10 - Volumetria Edificata (elaborazioni ARPA).
Analoga indagine è stata condotta per la superficie netta edificata che viene riportata in tabella
5.12 mentre nel grafico ne viene riportato l’andamento con le modalità già descritte per la
superficie.
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
178
Anno
1982
1983
1984
1985
1986
1987
1988
1989
1990
1991
1992
Superficie Netta
3.636.043
3.244.288
2.852.533
2.510.261
2.124.977
2.451.050
2.902.379
2.459.695
2.641.184
2.708.655
2.756.064
Anno
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
Superficie Netta
2.897.082
2.961.672
2.887.375
2.200.989
2.146.738
2.130.098
2.358.403
2.481.074
2.385.871
3.183.726
3.392.283
Tabella 5.12 – Nuova Superficie Netta Edificata dati Istat.
Nuova superficie netta edificata
[ m2 ]
5.000.000
4.500.000
4.000.000
3.500.000
3.000.000
2.500.000
2.000.000
1.500.000
1.000.000
500.000
0
1982
1984
1986
1988
1990
1992
1994
1996
1998
2000
2002
2004
2006
superf. netta
2008
2010
2012
proiezione
Grafico 5.11 – Nuova Superficie Netta Edificata (elaborazioni ARPA).
L’ analisi dei due grafici evidenzia ha evidenziato un andamento casuale da cui risulta difficile
trarre delle indicazioni sui possibili andamenti fino al 2012.
Si è pertanto ipotizzato, tenuto conto della situazione economica e dell’andamento degli ultimi
anni del costruito, una crescita che si attesti attorno al valore di 20 milioni di m3 anno per i
prossimi anni fino al 2012 e di un conseguente aumento della superficie utili annua di 3,3 milioni
di m2.
5.3.3 Fabbisogno Energetico del patrimonio edilizio Lombardo
La disamina del fabbisogno energetico degli edifici in Lombardia già riportato nella tabella 5.10
evidenzia un diminuzione tendenzialmente lineare per tutte le tipologie edilizie considerate
andamento che risulta più leggibile nel grafico 5.12 dove si evince che il fabbisogno energetico
stesso risulta risentire poco di situazioni contingenti come la crisi petrolifera degli anni ’70 o
l’entrata in vigore della legge 10/91 sul risparmio energetico.
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
179
Considerando l’andamento del fabbisogno energetico medio come evidenziato dal si vede che
lo stesso passa da un valore di 226 kWh/m2 anno degli edifici costruiti prima del 1919 ai 109
kWh/m2 anno del periodo 1992 – 2001.
Fabbisogno medio
[kWh/m2 anno]
300
250
200
150
100
50
0
1915 1920 1925 1930 1935 1940 1945 1950 1955 1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005
Grafico 5.12 – Fabbisogno energetico medio degli edifici in Lombardia (elaborazioni ARPA).
Dal grafico 5.13 si nota un andamento del fabbisogno energetico medio che tende
asintoticamente a 102 kWh/m2 anno nel medio termine.
Andamento Fabbisogno
[kWh/m2 anno]
250
200
150
100
50
0
1915
1925
1935
1945
1955
Fabbisogno medio
1965
1975
1985
1995
BAU
2005
2015
asintoto BAU
Grafico 5.13 – Andamento asintotico del fabbisogno energetico medio degli edifici in Lombardia (elaborazioni ARPA).
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
180
5.3.4 Consumo energetico per la climatizzazione ambientale
Nel 2001 i consumi di gas naturale soddisfano il 77% (pari a 4.728.549.691 m3/anno) del totale
della domanda di energia per il riscaldamento e quelli di prodotti petroliferi il 16% (pari a
789.951.863 kg/anno). Tali valori sono legati all’aumento del numero di abitazioni con impianto
autonomo e quindi la sostituzione dell’impiego di prodotti petroliferi con gas naturale.
5.3.5 Consumo energetico per la climatizzazione invernale ed emissioni di CO2
Al fine di stimare le emissioni di CO2 al 2012 si sono immaginati tre scenari futuri possibili:
Per il primo si è ragionato in ipotesi di Business As Usual in assenza di provvedimenti legislativi
o di mancata applicazione di normativa esistente. In questa ipotesi il periodo dal 2002 al 2012 è
stato suddiviso in due sottoperiodi, uno dal 2002 al 2008 con un valore di fabbisogno energetico
di 106 kWh/m2a e l’altro dal 2009 al 2012 con un valore di fabbisogno energetico pari a 102
kWh/m2a; ciò perché gli effetti dei provvedimenti non possono prodursi prima del 2009.
Il secondo scenario prende in considerazione gli effetti dovuti all’introduzione della legge
Regionale n°.39/2004 che impegnava i Comuni ad adeguarle i loro regolamenti edilizi
introducendo una diminuzione di almeno il 25% del Cd limite fissato dal D.M. Industria del
30/07/86. In questa ipotesi il periodo per il calcolo delle emissioni decorre dal 2009 conto,
tenuto dei tempi di recepimento della norma nei regolamenti edilizi comunali e dei tempi di
realizzazione dei nuovi edifici costruiti secondo i nuovi standard legislativi.
Il terzo scenario ipotizza l’introduzione da parte della Regione Lombardia di una nuova legge
che recependo i dettami del D. lgs.192/05 imponga per le nuove costruzione e per almeno le
ristrutturazioni totali un fabbisogno energetico ricadente in classe C (da 50 a 70 kWh/m2 a) della
classificazione di Casa Clima. Nella valutazione delle emissioni di CO2 si è assunto, in questo a
ipotesi, un fabbisogno di 65 kWh/m2 valore corrispondente ad una diminuzione del Cd limite pari
al 50%.
Queste ipotesi sono state visualizzate nel grafico 5.14.
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
181
Fabbisogno
[kWh/m2 anno]
250
200
150
100
50
0
1915
1925
1935
1945
1955
1965
1975
1985
1995
2005
2015
Fabbisogno medio
Ipotesi 1 BAU
asintoto BAU
2
Ipotesi 2 l. r. 39/04 Cd -25% [97kWh/m
a]
2
Ipotesi 3 Cd -50% [65kWh/m a]
Grafico 5.14 – Livelli del fabbisogno energetico medio nelle ipotesi 1-2-3- degli edifici in Lombardia (elaborazioni ARPA).
Nella tabella 5.13 vengono riportati i calcoli eseguiti nelle ipotesi precedentemente descritte per
la valutazione del fabbisogno dell’involucro; il fabbisogno primario viene soddisfatto da gas
metano per l’80%, mentre per il rimanente da gasolio nell’ipotesi che tutti i consumi di prodotti
petroliferi vengano assimilati ai consumi di gasolio così come previsto dal Programma
Energetico Regionale. Per il rendimento si è considerato un valore medio stagionale pari al 70%
Le superfici degli edifici residenziali che compaiono nella tabella sono inizialmente riferite ai
valori reali di edificato dal censimento ISTAT del 2001, mentre il dato di 23 mln di m2 del periodo
2002 - 2008 è un valore in parte dovuto ai dati di edificato reale derivante da rilevazioni ISTAT e
in parte dovuto alle stime sulle volumetrie future; i valori successivi al 2008 sono
esclusivamente frutto di stima considerando una superficie di edificato futuro di 3.3 mln di m2
per anno.
Per il calcolo delle emissioni di CO2 prodotte da combustibile gassoso (metano) si è utilizzato un
valore pari a 2410 kg di [CO2/tep]45 e per il combustibile liquido (gasolio), un valore di 3107 kg di
[CO2/tep]45
45
IPPC (Revised 1996 IPCC Guidelines for National Greenhouse Gas Inventories: Workbook&Reference Manual)
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
182
Emissioni di CO2 da Edilizia Residenziale
Ipotesi
periodo
edifici
id
superficie
oggetto
2
mln m
situazione
al 2001
consumo di
combustibile
fabbisogno
involucro
primario
i li
medio
totale
2
kWh/m anno GWh/anno
emissioni
di CO2
totale
metano
gasolio
totale
GWh/anno
mln m3/anno
ton/anno
kton/anno
costruito
362,9
162
58.783
83.975
7.003
1.416.05
18.411
Ipotesi BAU 106
dal 2002 al
costruito nel
23,0
106
2.438
3.483
290
58.731
764
Ipotesi BAU 102
dal 2009 al
costruito
3,3
102
337
481
40
8.109
105
Ipotesi lr 39/04 Cd -25%
dal 2009 al
costruito
3,3
97
320
457
38
7.711
100
Ip. Cd -50%
dal 2009 al
costruito
3,3
65
215
306
26
5.167
67
Tabella 5.13 – Emissioni di CO2 da edilizia residenziale
Successivamente, nella
Tabella 5.14, si valutano le emissioni di CO2 che si hanno, sotto le ipotesi già definite, nel
periodo 2009-2012, corrispondente agli anni in cui hanno effetto i provvedimenti considerati,
tenendo conto dell’effetto cumulativo del nuovo costruito annuo nell’intero periodo.
Le differenze sono valutate per confronto con l’ipotesi Business As Usual che viene presa come
riferimento.
Bilancio emissioni di CO2 nel periodo 2009 - 2012
totale
riduzione
kton/anno
kton/anno
%
Ipotesi base: evoluzione BAU
1'050
0
0
Ipotesi attuale: lr 39/04 Cd -25%
1'000
- 50
-5
670
- 380
- 36
Ipotesi: Cd -50%
Tabella 5.14 – Bilancio emissioni di CO2 2009 - 2012
5.3.5 Fabbisogno Energetico per la produzione di acqua calda sanitaria
Per quanto concerne i fabbisogni energetici per la produzione di acqua calda sanitaria e per
quelli per gli usi elettrici sono state fatte delle stime sulla base di dati di letteratura.
Per la produzione di acqua calda sanitaria si sono fatte le seguenti ipotesi:
consumo unitario di 40 lt/abitante giorno;
incremento di temperatura di 40°C;
rendimento di produzione pari al 50%;
popolazione: 9.032.554 abitanti.
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
183
Partendo da questi dati si è potuto determinare un fabbisogno energetico per la produzione di
acqua calda sanitaria pari a 12.015.304 MWh/anno (pari a 1.033.308 Tep/anno).
5.3.6 Consumi elettrici
Per quanto riguarda gli usi elettrici, non essendo stato possibile ottenere i consumi reali dai vari
enti erogatori si è ipotizzato un valore medio di 2205 kWh/anno per utente46.
Considerando un indice di occupazione di 2,24 persone/alloggio e di un rendimento di
produzione e distribuzione del 37%, calcolato considerando un consumo specifico medio per
impianti termoelettrici pari a 2.174 kcal/kWh e perdite di rete pari al 6,5%, il fabbisogno
energetico per abitante (riferito ai soli usi domestici) risulta pari a 2.817 kWh/anno di energia
primaria.
5.3.7 Fabbisogno complessivo Regione Lombardia
Il grafico seguente riporta il fabbisogno energetico complessivo della Regione Lombardia che è
risultato pari a 96.085.487 MWh/anno (pari a 8.263.352 tep/anno), ripartito nelle tre componenti
di consumo: climatizzazione invernale, produzione di acqua calda sanitaria e usi elettrici.
Climatizzazione
invernale
61%
Acqua calda
sanitaria
13%
Usi elettrici
26%
Grafico 5.15 - Fabbisogno energetico complessivo Regione Lombardia (elaborazione Punto Energia).
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Fonte: “Autorità per l’energia elettrica e il gas”, dati statistici 1999. Il dato si riferisce al consumo medio per l’utente
domestico inteso come titolare del contratto su elaborazione Punto Energia. Il consumo medio per abitante, per lo
stesso anno, si attesta secondo l’Autorità in 4638 kWh/anno (consumi complessivi)
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia
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Finale 1 - Quadro informativo