Il quadro conoscitivo Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 11 Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 12 1. Normativa in ambito europeo 1.1 Obiettivi comunitari Nel Libro Verde “Verso una strategia europea di sicurezza dell’approvvigionamento energetico”1 , nel quale viene presentata la situazione energetica dell’UE per il 2010 e oltre, la Commissione mette in luce tre concetti fondamentali: in futuro la dipendenza dell’Unione Europea dalle fonti esterne è destinata ad aumentare; le emissioni di gas serra nell’Unione Europea sono attualmente in aumento; l’Unione Europea può intervenire promovendo risparmi energetici nel settore edilizio ed in quello dei trasporti. Queste considerazioni offrono motivi validi per economizzare l’uso dell’energia laddove possibile, e principalmente nel settore residenziale e del terziario, che per riscaldamento, illuminazione, apparecchiature ed attrezzature produce il maggior consumo finale complessivo. Da numerosi studi e dall’esperienza pratica emerge che questo settore offre un ampio margine di risparmio energetico, forse il maggiore in assoluto, si calcola che esista un potenziale di risparmio pari al 22% circa dell’attuale livello di consumi, ottenibile con interventi efficaci sotto il profilo costi2. Questa stima è ottenuta presumendo un normale tasso di riadattamento e riqualificazione degli edifici esistenti, un aumento netto del parco edifici dell’1.5% all’anno circa, e una quota progressivamente crescente dell’uso delle migliori tecnologie disponibili nell’edilizia3. Per sfruttare tale potenziale occorre pertanto intensificare le iniziative degli Stati membri e della Comunità. A questo proposito il Libro Verde segnala che i programmi comunitari di supporto e promozione delle nuove tecnologie non sono riusciti a far introdurre nuovi standard di rendimento energetico degli edifici negli Stati membri. Il nuovo contesto quindi, impone di sviluppare una strategia sul piano della domanda. La fiscalità resta lo strumento più semplice per orientare le scelte di mercato. La commissione ha già presentato una serie di priorità: il primo intervento dovrà essere indirizzato agli edifici; per il loro riscaldamento si dovrà optare per biocarburanti e gas naturale con una riduzione dei consumi del 20% per il 2020. Ciò equivale a circa il 10% delle importazioni attuali nette di petrolio e di prodotti petroliferi e a circa il 20% dell’impegno di riduzione delle emissioni dei gas serra assunto dall’Unione Europea a Kyoto. 1 COM(2000) 769 del 29 Novembre 2000 Mesures d'Utilisation Rationelle de l'Energie (MURE) Database, Commissione europea 1998. 3 Relazione sul Programma europeo per il cambiamento climatico (2000) http://europa.eu.int/comm/environment/climat/eccp/htm 2 Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 13 Un maggiore risparmio energetico negli edifici, oltre a ridurre il fabbisogno globale di energia e a migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento, riduce anche le emissioni di CO2 e migliora il comfort delle abitazioni e dei luoghi di lavoro. La Commissione europea propone: soglie di consumo energetico degli edifici, da stabilire in m3 di combustibile consumato (kWh/m3), necessarie per la certificazione degli edifici; l’introduzione di certificati energetici standard varierebbe la domanda degli edifici a basso consumo, con il concetto “chi inquina paga”, incoraggiando gli investimenti a risparmio energetico; interventi di miglioramento di coibentazione del patrimonio edilizio esistente che provocherebbero una notevole diminuzione dei consumi; l’integrazione delle energie rinnovabili nei fabbricati esistenti, con normative sui dispositivi di riscaldamento o di condizionamento dell’aria; l’installazione sui tetti o sulle facciate di moduli fotovoltaici e collettori solari. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 14 1.2 Programmi energetici dell’Unione Europea I programmi della Comunità Europea sono destinati a promuovere in Europa l’uso corretto delle fonti energetiche. Lo scopo è quello di assistere l’Unione Europea nel raggiungimento dei seguenti obiettivi: miglioramento delle prospettive di fornitura energetica nell’Unione europea; riduzione dell’inquinamento atmosferico; potenziamento dell’attuale competitività dell’industria europea; promozione del trasferimento di tecnologie ai Paesi Terzi; rafforzamento della coesione economica e sociale all’interno dell’UE. I principali Programmi in materia di Energia e Ambiente sono: VI Programma Quadro e successivi; Altener; Save; Thermie; Joule; Joule – Thermie; Life Ambiente. 1.2.1 VI Programma Quadro Il 27 giugno 2002 il Consiglio e il Parlamento europeo hanno approvato il VI Programma Quadro (decisione 1513/2002/CE) che si struttura su 3 assi: 1. Orientare ed integrare la ricerca europea Aree tematiche prioritarie Le priorità tematiche sono sette e tra queste: o Sviluppo sostenibile, cambiamento globale ed ecosistemi i. Sistemi energetici sostenibili ii. Trasporti di superficie sostenibili iii. Cambiamento globale e ecosistemi Principali temi di ricerca: - Fonti di energia rinnovabili, utilizzo più efficiente e più pulito dell'energia, soprattutto nelle zone urbane, nuovi concetti di efficienza energetica e trasporti più puliti - Trasporto sostenibile - Celle a combustibile - Idrogeno - Tecnologie dei generatori fotovoltaici e biomassa - Impatto e meccanismi delle emissioni di gas a effetto serra sul clima e pozzi di assorbimento del carbonio (oceani, foreste e suolo) - Ciclo dell'acqua - Biodiversità, protezione delle risorse genetiche, funzionamento degli ecosistemi terrestri e marini ed Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 15 interazioni tra questi ultimi e l'attività umana - Meccanismi della desertificazione e delle catastrofi naturali connessi al cambiamento climatico - Sistemi di osservazione del cambiamento climatico a livello mondiale o Attività specifiche concernenti un settore di ricerca più ampio 2. Strutturare lo Spazio Europeo della Ricerca 3. Rafforzare le basi dello Spazio Europeo della Ricerca Per l'attuazione del VI Programma Quadro è prevista una gamma di strumenti molto differenziata che comprende strumenti nuovi, creati specificamente per la realizzazione dello Spazio Europeo della Ricerca, e strumenti tradizionali, già utilizzati nel V Programma Quadro. Ciascun bando di gara indica gli strumenti che dovranno essere usati per la realizzazione degli obiettivi prefissati. Il budget per il VI Programma Quadro è di 16,27 miliardi di euro con il 17% di aumento rispetto al bilancio del V Programma Quadro (1998-2002), che si è ormai concluso. Vengono previsti per l’asse Orientare ed integrare la ricerca europea 13,345 miliardi di euro di cui 2,120 miliardi di euro per l’area tematica riguardante lo Sviluppo sostenibile, cambiamento globale ed ecosistemi. 1.2.2 Altener Contribuisce a creare le necessarie condizioni giuridiche, socio-economiche ed amministrative per attuare un piano d’azione comunitario per le fonti energetiche rinnovabili. Promuove gli investimenti privati e pubblici nei settori della produzione e dello sfruttamento delle energie a partire da fonti rinnovabili. Quindi questo programma interviene esclusivamente al terzo livello, quello della informazione e della formazione. Altener costituisce un’importante occasione per la diffusione dell’architettura europea dei sistemi solari attivi e passivi, dei sistemi di riscaldamento e raffrescamento passivo, dei sistemi di illuminazione naturale e delle tecnologie di progettazione bioclimatica in generale. 1.2.3 Save Stimola le misure di efficienza energetica in tutti i settori; incoraggia gli investimenti nel campo della conservazione dell’energia da parte dei consumatori pubblici, privati e dell’industria; crea le condizioni per migliorare l’intensità di energia del consumo finale. Infine, prevede finanziamenti della durata di tre anni per la creazione di nuove agenzie per l’energia a favore della gestione energetica a livello locale e regionale, nonché per stimolare una maggiore coesione tra gli Stati membri e le regioni in materia di efficienza energetica. Contributi specifici nel campo dell’architettura riguardano la certificazione energetica degli edifici e l’isolamento termico. Promuove azioni legislative e amministrative volte a stabilire adeguati Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 16 standard di efficienza energetica per edifici e sistemi tecnologici. I progetti sostenuti dal programma sono estremamente diversificati, spaziando dagli studi per il risanamento energetico di abitazioni, alberghi, scuole ed uffici, allo sviluppo di specifiche di efficienza energetica per nuove costruzioni, nonché all’esame delle opzioni più efficienti di riscaldamento sia a livello territoriale sia nei singoli edifici. 1.2.4 Thermie Il programma Thermie4 è destinato a promuovere l’uso corretto delle tecnologie energetiche. Fondi del programma Thermie sono in larga misura destinati al sostegno finanziario dei progetti per l’uso di tecnologie energetiche innovative per la produzione, la conversione e l’uso di energia nelle seguenti aree: uso razionale dell’energia nell’industria, nell’edilizia e nei trasporti; fonti di energia rinnovabili; combustibili solidi, nei settori d’impiego della combustione, della conversione dei rifiuti e della gassificazione integrata in cicli combinati; idrocarburi. 1.2.5 Joule L’obiettivo del programma è quello di sviluppare tecnologie del settore energetico per accrescere la sicurezza dell’approvvigionamento e di ridurre le importazioni di energia, contenendo al tempo stesso i costi e tenendo conto della protezione ambientale. Questo obiettivo può essere raggiunto grazie a progressi e disponibilità tecniche, processi e prodotti che consentano di impiegare in modo razionale l’energia, nell’impiego non inquinante dei combustibili, nello sfruttamento efficace ed economico delle fonti rinnovabili e nello sviluppo di modelli per il settore energetico ed ambientale. 1.2.6 Joule – Thermie Joule-Thermie unisce in unico programma sia azioni di ricerca e sviluppo (R&S) sia dimostrative, che prima venivano svolte separatamente all’interno dei due programmi. La sinergia tra i due programmi introduce una nuova attività come supporto di una strategia per lo sviluppo tecnologico (RTD) globale nell’area interdisciplinare dell’energia-ambiente-economia. Nel campo architettonico si dà notevole importanza alla flessibilità e allo sviluppo di sistemi di controllo intelligenti e di componenti tecnologiche per l’integrazione nell’involucro dell’edificio. Le applicazioni nel campo delle energie rinnovabili sono indirizzate alla ricerca ed allo sviluppo di nuove tecnologie, alla definizione di standard e di nuovi concetti urbani basati sui principi dell’architettura solare. Viene incentivata la ricerca per la progettazione industriale di 4 Programma Thermie “Tecnologie innovative di risparmio energetico per programmi di intervento nell’edilizia economica popolare” - DG XVII - 1997 Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 17 componenti edilizi a ridotto consumo energetico. Si sottolinei l’importanza della ricerca prenormativa che miri a contribuire allo sviluppo di codici edificativi europei ed alla regolamentazione per nuovi prodotti, per la costruzione di edifici e per la ristrutturazione di edifici esistenti. 1.2.7 Life Ambiente È l’unico strumento che sostiene in modo specifico lo sviluppo e l’attuazione della politica ambientale della Comunità. Finanzia azioni pilota e dimostrazioni a carattere innovativo aventi per obiettivo: l’integrazione della dimensione ambientale nella pianificazione e nella valorizzazione del territorio, ivi comprese le zone urbane e costiere; la gestione sostenibile delle acque sotterranee e superficiali; il contenimento degli impatti ambientali delle attività economiche; la prevenzione, il riciclaggio e la gestione razionale dei flussi di rifiuti; la riduzione dell’impatto ambientale dei prodotti. LIFE finanzia anche azioni preparatorie, aventi per obiettivo l’elaborazione e la rielaborazione di politiche ambientali comunitarie. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 18 1.3 Norme e Direttive Comunitarie In ambito comunitario vengono emanate una serie di disposizioni tramite norme e direttiva che tutti gli Stati membri devono recepire ed applicare. Lo scopo che ci si prefigge è la costituzione di una Normativa europea standardizzata. Tra le principali direttive comunitarie vigenti per il settore dell’edilizia vi sono: la Direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico nell’edilizia L'obiettivo della direttiva è promuovere il miglioramento del rendimento energetico degli edifici nella Comunità, tenendo conto delle condizioni locali e climatiche esterne, nonché delle prescrizioni per quanto riguarda il clima degli ambienti interni e l'efficacia sotto il profilo dei costi. la Direttiva “Prodotti da costruzione” (89/106/CEE), che stabilisce i requisiti essenziali per tutti i materiali, inclusi i requisiti per l’igiene, la salute, l’ambiente, il risparmio energetico e la conservazione del calore; la Direttiva “Caldaie” (92/42/CEE) che ha introdotto livelli minimi di rendimento per le caldaie che producono acqua per usi igienico sanitari nel settore residenziale, garantendo così che tutte le nuove caldaie presentino un rendimento accettabile; la Direttiva 92/75/CEE concernente l’indicazione del consumo di energia e di altre risorse degli apparecchi domestici mediante l’etichettatura ed informazioni uniformi relative ai prodotti; gli articoli relativi agli edifici nella Direttiva “SAVE” (93/76/CEE), che prevede che gli Stati membri redigano ed attuino programmi di miglioramento del rendimento energetico in sei campi specifici; per quanto riguarda le Fonti energetiche rinnovabili, il 10 maggio 2000 la Commissione ha adottato una proposta di Direttiva sulla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili sul mercato interno dell’elettricità , la Direttiva COM(2000) 279, che ha avuto attenzione prioritaria. La proposta darà luogo ad un quadro normativo in materia di produzione di elettricità a partire da fonti energetiche rinnovabili con obiettivi indicativi per gli Stati membri. La presente proposta esamina i vantaggi specifici che deriverebbero dall’integrazione di impianti di questo tipo negli edifici, per produrre non solo elettricità ma, cosa altrettanto importante, calore; secondo il Libro Bianco sulle fonti energetiche rinnovabili5, entro il 2010 è possibile installare collettori solari per una capacità totale di 100 milioni di m² (la capacità installata nel 20036 è di circa 12 milioni di m² ). Lo stesso Libro Bianco, presenta la ripartizione dettagliata tra i diversi settori e le diverse tecnologie, si calcola che gran parte di tali collettori potrebbe essere destinata all'uso domestico per la produzione di acqua sanitaria (50%), per il riscaldamento degli ambienti (11%) e i grandi sistemi solari di riscaldamento urbano (19%), tutti pertinenti al 5 6 COM(2000) 769 ESTIF – European Solar Thermal Industry Federation – Solar Thermal markets in Europe 2003. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 19 settore dell’edilizia. Secondo il Libro Bianco l’energia fotovoltaica potrebbe contribuire entro il 2010 con una capacità installata totale di 3 000 MWp (rispetto agli odierni 200 MWp), gran parte della quale proverrebbe da impianti connessi alla rete ed integrati nella struttura degli edifici (a livello di tetto o facciata). Per realizzare questo potenziale tuttavia, occorrono misure ed incentivi più efficaci; infine il 10 dicembre 2003 è stata proposta la Direttiva COM(2003) 739 sull’efficienza degli usi dell’energia e i servizi energetici, tale proposta si prefigge di assicurare che l’energia venga utilizzata in modo più efficiente al momento dell’uso finale. A tale scopo, uno dei meccanismi principali consiste nel sostenere e accelerare lo sviluppo di un mercato delle misure relative all’efficienza energetica ben funzionante, economicamente redditizio e concorrenziale. Inoltre è necessario prevedere alcune sovvenzioni a sostegno del mercato e programmi pubblici di una certa intensità per eliminare alcune carenze del mercato. Ovviamente, ciò deve avvenire senza falsare la concorrenza sul mercato che si sta sviluppando. Questi aiuti dovrebbero dare via libera alla fornitura, su basi puramente commerciali, di servizi elettrici e di programmi per l’efficienza energetica e ad altre misure per l’efficienza energetica. Un approccio basato sulle forze del mercato potrebbe essere anche costituito dall’introduzione dei cosiddetti “certificati bianchi” che sono titoli commerciabili che attestano un risparmio energetico. La Commissione ritiene che esso costituisca un possibile passo ulteriore nei prossimi anni e presenterà allora una proposta basata sull’esperienza acquisita in alcuni Stati membri che attualmente stanno sviluppando e attuando questo sistema di certificazione. La Comunità europea emana anche norme tecniche EN o ISO, che definiscono unità di misura e simbologie, parametri, procedure di calcolo comuni. Le norme principali relative agli edifici residenziali sono: PrEN 410 - strutture trasparenti negli edifici – Determinazione della luminosità e delle caratteristiche solari dei vetri; EN ISO 7345 – Isolamento termico – Definizioni e quantità fisiche; PrEN ISO 10077-1 - Finestre, porte e serramenti – Trasmittanza termica – Metodo di calcolo semplificato; EN ISO 13786 – Prestazioni termiche dei componenti degli edifici – Caratteristiche termicodinamiche – metodi di calcolo; EN ISO 13789 Prestazioni termiche degli edifici – Coefficienti di trasmissione termica e dispersioni - metodo di calcolo; EN 832 – Prestazioni termiche degli edifici - Calcolo del fabbisogno di energia per il riscaldamento degli edifici residenziali. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 20 Queste disposizioni possono, e in alcuni casi devono, assumere la forma di leggi, regolamenti, campagne di informazione e di educazione o accordi volontari. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 21 1.4 Direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetica degli edifici Uno strumento determinante per le politiche di riduzione dei consumi energetici sul lato della domanda è la recente Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sul rendimento energetico nell’edilizia7 . La direttiva proposta istituisce un quadro che permetterà agli Stati membri di coordinare meglio la normativa in questo campo, l’applicazione pratica del quadro incomberà essenzialmente sulle amministrazioni nazionali. 1.4.1 Obiettivi principali Il principale obiettivo sotteso dalla Direttiva è promuovere il miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici all’interno dell’UE, garantendo per quanto possibile che siano intraprese solo le misure più efficaci sotto il profilo costi. Dato che il tasso di turnover degli edifici è piuttosto esiguo (ciclo di vita che va da 50 a più di 100 anni), se l’obiettivo è migliorare le prestazioni energetiche nel breve e medio termine, esso va implementato sullo stock esistente. La proposta comprende quattro elementi principali: l’istituzione di un quadro generale per un metodo comune di calcolo integrato del rendimento energetico degli edifici. Gli standard e i regolamenti edilizi attualmente sviluppati nell’UE mostrano una decisa tendenza verso un approccio integrato, vale a dire un approccio che tiene conto, oltre che della qualità dell’isolamento termico dell’edificio, di fattori quali gli impianti di riscaldamento e di raffreddamento, l’energia usata per la ventilazione, gli impianti di illuminazione, la posizione e orientazione dell’edificio, il recupero di calore, l’apporto di calore dal sole e da altre fonti di energia rinnovabili. Alla luce delle moderne tecniche di coibentazione degli edifici e della tendenza a costruire abitazioni a basso consumo energetico, questi fattori supplementari assumono importanza crescente e devono quindi essere contemplati dalle disposizioni di legge. L’approccio integrato dà agli architetti un maggior grado di flessibilità nella scelta dei metodi più efficaci sotto il profilo costi per conformarsi alle disposizioni sul risparmio energetico. L’approccio integrato nei confronti delle prestazioni energetiche degli edifici è già una realtà, ed in alcuni casi è obbligatorio, in Germania, Francia, Regno Unito, Irlanda e Paesi Bassi, mentre altri Stati membri prevedono di adottarlo. Estendendolo alla totalità degli Stati membri si istituirebbe un contesto omogeneo per le iniziative degli Stati membri a favore del risparmio energetico nel settore dell’edilizia, si permetterebbe alle utenze di operare raffronti fra edifici all’interno dell’UE e si faciliterebbe il lavoro di architetti e costruttori chiamati ad applicare le norme in più Stati membri. La metodologia comune potrebbe quindi formare la base per 7 Direttiva 2002/91/CE del 16 dicembre 2002 Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 22 l’adozione da parte degli Stati membri di limiti minimi di rendimento energetico degli edifici adeguati alle diverse tipologie di edifici e alle specificità locali, prima fra tutte le condizioni climatiche; l’applicazione di norme minime sul rendimento energetico agli edifici di nuova costruzione e agli edifici in ristrutturazione, quando appartengono ad una certa categoria. I condomini e le case di nuova costruzione nonché gli edifici nuovi del settore terziario dovranno rispettare i limiti minimi di rendimento energetico calcolati secondo la metodologia integrata. Le stesse norme si applicheranno anche agli edifici esistenti di grandi dimensioni (ovvero di superficie superiore a 1000 m2 ), qualora essi siano sottoposti a ristrutturazione sostanziale. Va notato che nell’applicare dette norme devono essere tenute in debita considerazione le condizioni termiche previste per gli ambienti interni; l’ispezione e la valutazione specifica delle caldaie e degli impianti di riscaldamento e raffreddamento. L’impianto termico costituisce, si sa, un aspetto chiave dell’efficienza energetica. I generatori di calore con potenza utile superiore a 20 kW, ovvero nella gamma di potenza che va dalle caldaie per piccole abitazioni a quelle per condomini, uffici, ecc., devono essere ispezionate ad intervalli regolari. L’ispezione è attualmente obbligatoria in dieci Stati membri, mentre altri applicano regimi di autoregolamentazione e programmi di informazione. Se la caldaia ha più di 15 anni di età, deve essere ispezionato l’intero impianto termico e devono essere forniti all’utenza suggerimenti in merito a soluzioni alternative che possono ridurre il consumo energetico. Misure analoghe devono essere intraprese nei confronti degli impianti di condizionamento, soprattutto per gli edifici di grandi dimensioni; l’introduzione di un sistema di certificazione degli edifici di nuova costruzione ed esistenti. Uno dei principali ostacoli all’investimento nel rendimento energetico sul mercato della locazione di edifici, abitazioni o uffici è il fatto che il proprietario e il locatario hanno interessi diversi: poiché generalmente è il locatario che paga le bollette energetiche, il proprietario è poco incentivato ad investire sul rendimento energetico. Il modo migliore per rendere più attraenti questi investimenti è fornire informazioni chiare ed affidabili ai potenziali locatari; queste potranno influenzare il canone preteso, incentivando i proprietari ad investire nel rendimento energetico di edifici e abitazioni. Per facilitare il passaggio di tali informazioni è necessario che all’atto della costruzione, compravendita o locazione di un edificio, di una abitazione o di un ufficio sia messo a disposizione un attestato relativo al rendimento energetico. La certificazione, che deve risalire a non più di cinque anni prima, deve basarsi sullo stesso approccio integrato utilizzato per i limiti minimi applicabili agli edifici di nuova costruzione e deve contenere suggerimenti su come migliorare le prestazioni energetiche dell’edificio. Nel caso degli edifici di proprietà di enti pubblici o di proprietà privata od occupati da privati ma frequentati dal pubblico, gli attestati di certificazione energetica (non più vecchi di cinque anni) devono essere esposti al pubblico in modo permanente ed evidente. Mediante gli opportuni provvedimenti è possibile sensibilizzare Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 23 l’opinione pubblica sulle prestazioni energetiche degli edifici ed ottenere suggerimenti su come migliorarle. Il modo migliore per farlo è la procedura di certificazione. La certificazione degli edifici di nuova costruzione è attualmente obbligatoria in DK, D e UK. Per gli edifici esistenti solo la Danimarca dispone di un regime obbligatorio, ma numerosi Stati membri hanno predisposto programmi di autoregolamentazione. In base ad un calcolo danese sulla certificazione di 160.000 abitazioni in 3,5 anni, l’operazione è costata in totale circa 25 M€ ed ha identificato possibili migliorie per circa 125 M€. Una volta eseguiti, gli interventi hanno indotto un risparmio energetico per il consumatore pari a circa 20 M€ all’anno. In questo caso specifico la certificazione, abbinata alla correzione degli sprechi rilevati, ha dato un ritorno degli investimenti pari al 13%, il che rappresenta un elevato livello di efficacia sotto il profilo costi. 1.4.2 Ambito di applicazione della Direttiva Questa iniziativa affronta gli aspetti dell’edilizia riguardanti il consumo di energia ai fini del riscaldamento degli ambienti e dell'acqua sanitaria, del condizionamento e dell’illuminazione. Il presente atto riguarda il "sistema edificio" nel suo insieme e tutti gli impianti installati per riscaldamento, condizionamento d’aria e ventilazione. Sono esclusi gli impianti non installati, come gli elettrodomestici, che messi assieme assorbono il 18% del consumo energetico totale del settore residenziale. Nel settore terziario gli impianti di illuminazione, che rispondono del 14% del consumo energetico del settore, sono per la gran parte installati e quindi ricadono nel campo di applicazione della direttiva. Gli impianti non installati rappresentano circa il 20% del consumo del settore terziario, assorbito in parte dalle macchine per ufficio. Per quanto riguarda le attrezzature non installate sono state attuate o sono previste nel piano di azione sull’efficienza energetica, politiche specifiche in materia di etichettatura, limiti minimi di efficienza e accordi di autoregolamentazione. 1.4.3 Contenuti della Direttiva articolo 1: definisce finalità e campo di applicazione della proposta; articolo 2: definisce i termini e i concetti utilizzati; articolo 3: sancisce l’obbligo degli Stati membri di predisporre una metodologia per il calcolo integrato del rendimento energetico degli edifici. Il quadro di tale metodologia figura in allegato alla direttiva proposta; articolo 4: impone agli Stati membri di fissare limiti minimi di rendimento energetico degli edifici distinguendo eventualmente tra edifici esistenti o di nuova costruzione, aggiornandoli regolarmente; articolo 5: impone agli Stati membri di applicare gli opportuni standard di rendimento energetico agli edifici di nuova costruzione , nonché di valutare la fattibilità dell’installazione di sistemi alternativi di fornitura energetica per gli edifici nuovi di grandi dimensioni; Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 24 articolo 6: impone agli Stati membri di applicare gli opportuni standard di rendimento energetico agli edifici esistenti di grandi dimensioni, ogniqualvolta questi subiscano lavori sostanziali di ristrutturazione, a condizione di soddisfare determinati criteri di costo e di efficacia sotto il profilo costo; articolo 7: prevede che al momento della costruzione, della compravendita o della locazione di un edificio nuovo o esistente sia messo a disposizione del potenziale acquirente o locatario un attestato di certificazione energetica di non più di cinque anni. Per gli edifici pubblici o frequentati dal pubblico la certificazione deve avvenire almeno ogni cinque anni e il relativo attestato deve essere apposto in luogo visibile ed essere chiaramente consultabile dal pubblico. Inoltre, sempre per gli edifici pubblici, devono essere chiaramente esposte le temperature e le altre condizioni climatiche eventualmente raccomandate per gli ambienti interni, con indicazione dell’effettiva temperatura e delle effettive condizioni climatiche dell’interno; articolo 8: fissa norme specifiche relative alla regolare ispezione di caldaie e sistemi di condizionamento dell’aria, connesse ad un’ispezione e valutazione una tantum dell’impianto termico complessivo nel caso in cui le caldaie siano state installate da più di 15 anni; articolo 9: dispone che i sistemi di condizionamento centralizzati vadano ispezionati ad intervalli regolari; articolo 10: impone agli stati membri di predisporre un sistema che garantisca che la certificazione e l’ispezione siano svolte esclusivamente da personale qualificato e indipendente; articolo 11: riguarda la procedura di comitato per l’adeguamento dell’allegato della direttiva proposta al progresso tecnico o per l’inserimento di standard concordati in futuro; articolo 12: riguarda l’informazioni cui gli Stati membri sono tenuti adottano le misure necessarie per informare gli utilizzatori di edifici sui diversi metodi e sulle diverse prassi che contribuiscono a migliorare il rendimento energetico articoli dal 13 al 17: concernono le disposizioni amministrative connesse alla proposta. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 25 1.5 La Certificazione energetica degli edifici La certificazione della qualità energetica dell’edificio era prevista dalla Direttiva n.93/76/EEC, nota come Direttiva SAVE8, emanata nel 1993 dal Consiglio dei ministri dell'Unione Europea. Tale Direttiva seguiva analoghe precedenti disposizioni legislative in vigore in Danimarca dal 1985 e poi, riprese dalla legge italiana n°10/91. La Direttiva, pur lasciando ad ogni Stato la libertà di applicazione, in funzione non solo delle differenze climatiche, ma anche della diversa sensibilità ai problemi ambientali, alle difficoltà economiche, legali e amministrative, tuttavia ne obbliga l'attuazione in tempi ravvicinati (5 anni). Quando fu condotta nel 1994 una prima verifica dello stato di implementazione della Direttiva, pochi erano gli Stati Membri dell’Unione Europea che avevano aderito alla Direttiva. L'introduzione della Certificazione Energetica è opportuna, non solo per il rispetto della legge e degli impegni internazionali sul clima, ma anche perché consente: un netto miglioramento della qualità edilizia; l'adozione di nuove tecnologie in edilizia; la creazione di nuova occupazione. La Certificazione presenta un certo livello di complessità e difficoltà legato: alla grande varietà di situazioni edilizie e impiantistiche; alle categorie di utilizzo; ai soggetti sociali coinvolti con interessi spesso divergenti. Ai motivi tecnici se ne aggiungono altri di tipo non tecnico. Gli interessi in gioco dei diversi soggetti sociali hanno reso ancor più complessa l’introduzione della Certificazione Energetica degli Edifici in Italia, così come anche in altri paesi. I ritardi in Italia sono imputabili sia alla palese ostilità di taluni soggetti industriali, sia alle discordanti vedute dei vari operatori professionisti interessati. Il risultato è che dopo diversi anni dall’emanazione della legge 10/91, il regolamento applicativo dell’art. 30 è ancora lontano dall'essere esecutivo. L'implementazione della Certificazione non è solo un problema tecnico, ma un vero progetto di intervento socio-economico. Sarà attuabile solo se si porteranno a compimento: negoziazioni fra tutti i soggetti coinvolti; misure di incentivazione; un management del progetto incisivo e con scadenze vincolanti per tutti. 8 Rapporto della Conferenza SAVE – 8-10 Novembre, Graz (Austria) Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 26 1.5.1 Definizione di Certificazione La certificazione energetica è l'atto che documenta il consumo energetico convenzionale di riferimento di un edificio o di una unità immobiliare. La Certificazione Energetica ha lo scopo di: determinare e certificare il consumo o il fabbisogno energetico medio più probabile, ovvero quello reale; inquadrare il consumo così determinato, espresso mediante un opportuno indicatore, in una scala di valori onde permettere il confronto con altri edifici; indicare/consigliare un certo numero di misure di efficienza energetica, la cui progettazione ed implementazione viene demandata allo specialista in una fase successiva. Una fondamentale distinzione, poco nota al grande pubblico, che tende a confonderle, è quella tra Certificazione Energetica e Audit (Diagnosi) Energetica di un edificio. Entrambe dovrebbero fornire indicazioni riguardo i consumi ed i flussi energetici dell'edificio e le eventuali misure di miglioramento energetico, ma mentre la prima tende ad accertare lo stato di salute generale, fornisce consigli terapeutici per piccole ed evidenti malattie; la seconda più specializzata in interventi di maggiore importanza, è un processo assai più dettagliato e costoso. La certificazione come pubblico riconoscimento della buona prestazione energetica, è considerata in molti Paesi europei, con differenti interpretazioni. Ad esempio in Austria il pubblico riconoscimento significa dimostrare che la casa di nuova edificazione abbia un consumo uguale o inferiore al valore NEZ (coefficiente di energia termica richiesto) = 65 kWh/m2a, mentre in Francia, Germania o Portogallo il rilascio della certificazione è legato al semplice raggiungimento dei limiti fissati per i vari livelli prestazionali. In Francia tali livelli coincidono con i livelli massimi ammissibili per legge, aggiornati periodicamente. La certificazione, quindi, è innanzitutto una azione informativa rivolta a sensibilizzare l’utente sulla qualità energetica del proprio edificio. Una azione, evidentemente, condotta nell’interesse primario del consumatore e, nel caso in cui si ottenga un effetto di riduzione dei consumi attraverso azioni di riqualificazione energetica, o nel caso in cui il mercato immobiliare si orienti verso modelli edilizi meno dissipativi, per l’intera collettività. Su questo punto è possibile fare una prima riflessione. L'esperienza comune, infatti, dimostra che l’utente, specie quello privato, non è particolarmente sensibile ai problemi energetici ed ambientali, anche quando questi lo riguardano direttamente. L’interesse a far certificare il proprio edificio aumenta se esistono alcuni presupporti: Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 27 il costo della procedura è contenuto; l’informazione sulla qualità energetica dell’edificio è immediata e comprensibile; l’utente è chiaramente informato sulle finalità della certificazione che non è fine a se stessa, ma rappresenta il primo passo per valutare la qualità energetica dell’edificio ed eventualmente attuare interventi di risparmio energetico. Una campagna informativa sull’utilità della certificazione energetica, supportata dalle associazioni dei consumatori, diventa elemento irrinunciabile se si intende promuovere la sua attuazione nel modo corretto. La certificazione energetica, quindi, non deve diventare un ulteriore incombenza a danno dell’utente, ma un elemento di trasparenza innanzi tutto nei rapporti con chi vende o affitta i locali e, soprattutto, con chi fornisce il servizio energetico. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 28 1.6 I vantaggi di una Politica Comunitaria Le direttive europee in questo campo hanno l’obiettivo di aumentare il rendimento energetico degli edifici in tutti gli Stati membri dell'Unione europea. La riduzione delle emissioni di biossido di carbonio e la sicurezza dell’approvvigionamento energetico rientrano nella responsabilità comune degli Stati membri, per cui si giustifica un’iniziativa giuridica in sede comunitaria. In alcuni Stati membri le norme edili risalgono agli anni settanta, mentre altri hanno adottato recentemente misure atte al miglioramento di questo importante settore. Perché la valutazione degli edifici possa essere in qualche misura armonizzata, ad uso di architetti ed utenze di tutta l’UE, occorre perseguire una metodologia comune basata su un approccio integrato. Sebbene tutti gli Stati membri applichino requisiti minimi, soprattutto per gli edifici di nuova costruzione, il livello di rendimento energetico richiesto da tali prescrizioni resta estremamente diseguale. Ciò significa che esiste un ampio margine di miglioramento e che è necessario fare in modo di realizzarlo in maniera efficace sotto il profilo dei costi. Ciò non toglie che il maggior potenziale di risparmio energetico resta insito nella ristrutturazione degli edifici esistenti. Su questo versante l'intervento più opportuno sembra essere l'introduzione della certificazione energetica degli edifici, che ha il merito di sensibilizzare le utenze e al tempo stesso di correggere l'imperfezione di mercato per cui i proprietari non hanno interesse ad investire negli edifici affittati a terzi. A parte sostituire in modo efficiente gli impianti termici, sarebbe auspicabile che scattassero standard di rendimento energetico più severi ogni qualvolta un edificio viene ristrutturato. Occorre sottolineare che un approccio comunitario comporterà dei vantaggi di scala per il mercato interno dei vari prodotti, componenti ed impianti, che contribuiranno al miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici. Inoltre laddove le imperfezioni del mercato rendono necessario un intervento normativo, quale la certificazione obbligatoria, l’approccio comunitario garantirà una maggior omogeneità del contesto economico in cui operano i consumatori e l’industria, i quali occupano, affittano, costruiscono e vendono edifici sul mercato interno. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 29 Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 30 2. Normativa dei Paesi membri dell’UE In tutti i Paesi dell’UE sono state emanate normative, regolamenti e leggi per regolare il comparto edilizio verso qualità energetiche degli edifici sempre maggiori. Ovviamente la politica di ogni Nazione varia a seconda delle esigenze della stessa; una serie di fattori – economici, burocratici, sociali, climatici…- influenza le scelte legislative e di conseguenza prestazionali di ogni Paese. 2.1 Politica dei Paesi Europei più avanzati Viene descritta, di seguito, la Normativa per l’edilizia residenziale e il risparmio energetico dei Paesi situati nell’area centro-meridionale europea: Austria, Germania, Francia, Spagna che hanno caratteristiche climatiche e quindi condizioni operative molto simili alle nostre. Le Nazioni che finora hanno ottenuto maggior successo in questo settore, grazie ad una legislazione precisa e dettagliata ed a una politica di incentivazioni e finanziamenti, sono Austria e Germania. Prendendo esempio da queste due Paesi, Spagna, Francia e Italia, stanno cercando di stare al passo con gli impegni presi in ambito comunitario. In ogni paese il governo cerca di implementare i provvedimenti concordati in sede europea, adattandoli alla situazione nazionale. Questo compito è spesso assai difficoltoso poiché bisogna mediare le richieste europee con le resistenze di vario tipo che la nuova normativa suscita. Per questa ragione è importante analizzare i risultati ottenuti da ogni Nazione, e da questi costruire una politica più efficiente da poter adottare a breve-medio termine, superando le difficoltà incontrate in precedenza. Inutile dire che se la regolamentazione risulta più semplice, è più facilmente acquisibile dagli operatori del settore e quindi si ottengono risultati migliori, per questo motivo lo scopo finale è quello di stabilire pochi indicatori essenziali e metodi di calcolo semplificati, proprio come avviene nei Paesi qui analizzati. 2.1.1 Germania 2.1.1.1 - Informazioni generali Nel settore residenziale9 tedesco il metano occupa il 40% dei consumi energetici, il combustibile solido il 5%, il consumo di elettricità è più che raddoppiato dal 1970, passando dal 9% al 19%. Biomassa e fonti rinnovabili stanno riscotendo un enorme successo e contribuiranno molto presto a coprire gran parte del fabbisogno domestico. Il consumo di combustibili continuerà a crescere fino al 2010 con una richiesta prevalente di impianti a gas, mentre il combustibile solido e il petrolio verranno lentamente soppiantati. 9 Database MURE – Caso Studio: Germania Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 31 I consumi energetici finali rimarranno tendenzialmente stabili, ci sarà solo un lieve incremento degli elettrodomestici tenuta sotto controllo dall’applicazione di standard minimi e marchi ecologici introdotti grazie alla politica UE. Grafico 2.1 - Consumi energetici finali delle abitazioni (Fonte: Prognos) Grafico 2.2 – Richiesta di energia per usi finali delle abitazioni - (Fonte : Prognos) Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 32 Il consumo energetico medio è rimasto pressoché costante negli ultimi 25 anni, grazie al perfezionamento delle applicazioni e nonostante l’aumento dei livelli di comfort. Grafico 2.3 – Consumo energetico per abitazione – 1970/98 - (Fonte : Prognos) La Germania e l’Austria, attualmente, sono i Paesi dell’Europa centrale più attivi in questo settore. In Germania sono presenti, in tutto il territorio e in particolar modo nell’area geografica di Friburgo e Francoforte (attualmente le più attive), istituti, attività ed enti di ricerca strettamente connessi allo sfruttamento e all’applicazione dell’energia solare e allo studio di tutte quelle tecnologie che permettono il risparmio energetico. 2.1.1.2 - Politica energetica e Livelli di prestazione richiesti La politica ambientale tedesca è basata su tre linee guida fondamentali: 4. La conservazione dell’energia costruzione di edifici a basso consumo energetico; obiettivo: richiesta minima di energia; riduzione dei consumi. 5. Fonti energetiche rinnovabili energia solare; energia eolica; energia geotermica; energia idroelettrica; obiettivo: Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 33 produzione di energia senza emissioni; minor dipendenza di approvvigionamento da Paesi Terzi. 6. Tecnologie per le nuove energie centrali ibride per produzione di calore ed elettricità; raggruppamenti di centrali termoelettriche; riscaldamento centralizzato e remoto; obiettivo: produzione energetica ad alta efficienza. Le prime disposizioni per il risparmio dell’energia sono stati adottate dal regolamento edilizio del 1978 e da allora, attraverso gli altri regolamenti successivamente introdotti ad intervalli regolari, le prestazioni delle abitazioni sono migliorate. Fino al 1995, i regolamenti hanno dettato per lo più le caratteristiche termiche di ogni singolo componente dell’edificio (muri, solai, coperture, finestre, porte). Il 1 Gennaio 1995 entrava in vigore il Regolamento termico Waermeschutzverordnung (WSVO 199510) adottato il 16 Agosto 1994, che introduce un nuovo sistema che permette ad architetti e a costruttori maggior flessibilità nella scelta dei componenti, lo scopo finale di tale sistema è quello di ottenere prestazioni energetiche in termini di KWh/m2. Rispetto al precedente regolamento del 1982, esso ha permesso una riduzione dei consumi nei nuovi edifici pari al 30% del totale. Vengono introdotti inoltre una serie di standard per la ristrutturazione e l’ammodernamento degli edifici esistenti. Qui di seguito viene riportata la struttura del regolamento: 1° SEZIONE – Relativa ad edifici con temperature interne normali (≥19°C) ambito di applicazione; definizioni; disposizioni per il calcolo del fabbisogno di energia annuo dell’edificio per riscaldamento invernale Qh; requisiti di tenuta. 2° SEZIONE – Relativa ad edifici con temperature interne basse (12C°<T<19°C) ambito di applicazione; disposizioni per il calcolo delle dispersioni per trasmissione Qt; requisiti di tenuta. 3° SEZIONE - Ristrutturazione o rinnovo edifici limiti di fabbisogno energetico annuo. 4° SEZIONE – Disposizioni supplementari edifici a uso promiscuo; 10 WSVO – Waermeschutzverordnung 1995 – www.enev-online.de Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 34 disposizioni tecniche; eccezioni; certificazione del fabbisogno energetico; disposizioni di passaggio; ambito di applicazione; entrata in vigore. I valori limite di trasmittanza richiesti dal regolamento WSVO 1995 per gli edifici nuovi e da ristrutturare11 erano: Max valore K n nuovi edifici Componenti edilizi Max valore K ristrutturaz. edifici 2 2 [Kmax = W/m K] [Kmax = W/m K] Muri esterni [kW] 0.50¹ 0.50¹'²-0.40³ Finestre, Porte-finestre, lucernai [Km,feq′] 0.70 1.8 Coperture praticabili e non [Kd] 0.22 0.30 Solai e pareti piani interrati [Kg] 0.35 0.50 1. Calcolato adottando una parete di mattoni di 36.5cm di spessore con una conducibilità termica <0.21 W/m2K 2. Per coibentazione interna 3. Per coibentazione esterna 4. Km,feq = Kf – g . Sf (W/m2K), dove Kf= U finestra, g=Coefficiente di trasmissione totale della finestra, Sf= 2.4 W/m2K (sud), Sf= 1.65 W/m2K (est/ovest), Sf= 0.95 W/m2K (nord). Tabella 2.1 - Valori limite trasmittanza K del Regolamento termico WSVO 1995 (fonte:WSVO 1995) La norma DIN 4108 in riferimento a tale regolamento stabiliva inoltre valori di trasmittanza specifici per gli elementi che dividono i diversi appartamenti riscaldati e le scale comuni dell’edificio. 2 Componenti edilizi Valore K [W/m K] Parete divisoria tra l’appartamento e le scale comuni 1,96 Parete divisoria tra gli appartamenti negli edificio con riscaldamento centralizzato 3,03 Parete divisoria tra gli appartamenti negli edifici con riscaldamento autonomo 1,96 Solaio – flusso termico ascendente 1,64 Solaio – flusso termico discendente 1,45 Tabella 2.2 – Requisiti di prestazioni termica degli elementi interni (fonte:WSVO 1995) 11 DG XVII, SAVE Programme, Final Report “Rehabilithation of old tenement housing in Europe” – Life cycle assessment of envirinment energy and cost parameters – Politecnico di Milano, Bauhausuniversitat weimar, JRC Ispra – Milano, Gennaio 1999 Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 35 L’adempimento dei requisiti per gli edifici nuovi si otteneva calcolando la richiesta specifica di energia. Questa veniva misurata in m2 di superficie riscaldata in quegli ambienti dove l’altezza non superava i 2,60 m, mentre in tutti gli altri casi venivano utilizzati i m3 di volume riscaldato. I valori vengono suddivisi seconda il rapporto superficie/volume S/V degli ambienti, fattore rilevante per stabilire la compattezza degli edifici (maggior compattezza = maggior risparmio energetico). Il requisito specifico di riscaldamento annuo è riferito al volume dell’edificio: Qh ' = Qh V [1] e può essere calcolato secondo la formula: ⎛S⎞ Qh ' = 13,82 + 17,32 ⋅ ⎜ ⎟ [kWh/m3a] ⎝V ⎠ [2] Il valore massimo accettato è riportato nella tabella seguente e differenziato a seconda del rapporto S/V: Massima richiesta annua di energia S/V Requisiti Standard 3 Requisiti basso-emissivi 2 3 2 [1/m] [kWh/m a] [kWh/m a] [kWh/m a] [kWh/m a] <0,20 17,3 54,0 13,0 40,5 0,30 19,0 59,4 14,3 44,6 0,40 20,7 64,8 15,5 48,6 0,50 22,5 70,2 16,9 52,7 0,60 24,2 75,6 18,2 56,7 0,70 25,9 81,1 19,4 60,8 0,80 27,7 86,5 20,8 64,9 0,90 29,4 91,9 22,1 68,9 1,00 31,1 97,3 23,3 73,0 >1,05 32,0 100,0 24,0 75,0 Tabella 2.3 – Valori massimi ammissibili del Fabbisogno Energetico (fonte:WSVO 1995) Per quanto riguarda la conversione degli edifici esistenti, si richiedeva solo che i singoli componenti dell’edificio rientrassero negli specifici valori di soglia della trasmittanza K, anche se per grandi interventi di ristrutturazione veniva richiesto il soddisfacimento dei Requisiti di Qualità degli edifici nuovi. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 36 Grafico 2.4 – Interrelazione fra risorse, fattibilità tecnica e normativa - Regolamenti edilizi termici e Ordinanze per l’isolamento termico – Germania (Fonte – MURE Database). Il grafico mostra la percentuale dei miglioramenti ottenuti con i regolamenti. Un edificio nuovo nel 2001 consuma solo il 30% dell’energia utilizzata da un edificio del 1975. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 37 Grafico 2.5 – Miglioramenti apportati dai Regolamenti termici nei nuovi edifici 1975-2001 (Fonte – MURE Database) Nel 2001 inizia la revisione dei regolamenti, seguita da un periodo di consultazione piuttosto lungo, nel quale sono stati identificati i migliori accorgimenti possibili per la salvaguardia dell’energia, poi introdotti nel nuovo Regolamento Termico. Sono state programmate anche revisioni continue a scadenze precise, nelle quali i valori di trasmittanza medi dei nuovi edifici verranno aggiornati. Il 1 Febbraio 2002 è entrato in vigore il nuovo Regolamento termico Energiesparverordnung (EnEV 200212) , che introduce le nuove linee guida per il risparmio energetico e comprende le norme tecniche sul riscaldamento DIN EN 823 e DIN V 4108-6. L’obiettivo principale è la riduzione del fabbisogno energetico degli edifici e di conseguenza delle emissioni di CO2, un ruolo importante viene dato agli interventi di ristrutturazione che avranno nuove e più rigide disposizioni. Oltre alle dispersioni termiche dell’involucro, si considerano anche le perdite di calore per il riscaldamento dell’acqua sanitaria, l’efficienza dell’impianto di riscaldamento e le perdite che si sviluppano lungo il percorso fornitore d’energia-edificio. Nel calcolo dei consumi degli impianti si terrà conto della qualità della produzione di calore, della quantità di perdite dell’impianto e del rendimento degli stessi. Finora bastava stabilire, come indicatore di conservazione del calore, il fabbisogno energetico annuo utile. Adesso per il risparmio energetico è necessario stabilire il fabbisogno di energia primaria, inteso come quantità di energia che deve essere fornita al sistema-edificio, calcolando anche le dispersioni dovute agli impianti di riscaldamento e alla produzione di acqua calda. Per quanto riguarda il rifornimento di energia primaria, vengono promosse le fonti rinnovabili, in 12 Energiesparverordnung EnEv 2002 – www.enev-onlne.de Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 38 particolar modo quella solare e geotermica. Un ruolo importante ha anche il controllo della ventilazione dell’edificio, una delle maggiori causi di dispersione del calore. Le linee guida del nuovo EnEv possono essere così riassunte: intensificazione dei requisiti per il risparmio energetico, richiesti per gli interventi di ristrutturazione, in modo da poter abbassare del 30% i consumi degli edifici esistenti; per gli edifici nuovi e gli ampliamenti di edifici esistenti vengono stabiliti nuovi valori limite per il fabbisogno energetico dell’edificio, includendo le dispersioni dell’impianto di riscaldamento; inclusione del fabbisogno energetico come indicatore, fin ora gestito da un documento separato; recupero e riciclaggio di energia secondaria dalle dispersioni degli impianti di riscaldamento; sostegno degli obiettivi comunitari inerenti il comportamento termico degli edifici, introdotti qui con la norma DIN EN 832; promozioni per case a basso consumo energetico. La struttura del nuovo Regolamento edilizio EnEv 2002 è simile a quella del WSVO 1995 ed è così costituita: 1° SEZIONE – Disposizioni generali ambito di applicazione; Definizioni. 2° SEZIONE – Costruzioni di edifici edifici con temperature interne normali (>19°C) e riscaldati per più di quattro mesi; edifici con temperature interne basse; tenuta e ricambi d’aria minimi; ponti Termici; edifici a volume ridotto (<100m3). 3° SEZIONE – Edifici esistenti ed ampliamenti rinnovo edifici; certificazione impianti di riscaldamento; mantenimento del livello di qualità degli edifici. 4° SEZIONE – Allegati tecnici sul riscaldamento degli ambienti e dell’acqua installazione boiler; sistema distributivo; 5° SEZIONE – Disposizioni comuni e controversie calcolo delle dispersioni, del fabbisogno annuo e dei consumi; metodi di calcolo separati per parti di edificio; disposizioni tecniche; eccezioni; Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 39 esenzioni; controversie. 6° SEZIONE – Disposizioni conclusive disposizioni di passaggio; entrata in vigore. ALLEGATI allegato 1 - Requisiti per edifici con temperature interne normali; allegato 2 - Requisiti per edifici con temperature interne basse; allegato 3 - Requisiti per rinnovo strutture esterne di edifici esistenti e requisiti per edifici di volumetria limitata; allegato 4 - Requisiti di tenuta e ricambi d’aria minimi; allegato 5 - Requisiti per impianti di riscaldamento. Struttura e richieste dell’Energieeinsparverordnung Edifici nuovi Edifici esistenti Allegati tecnici ..con temperature interne basse ..con temperature interne normali Edifici di dimensioni ridotte <100m3 Perdite di calore per trasmissione specifiche Fabbisogno di energia primaria Requisiti per ogni parte dell’edificio Fabbisogno Energetico Perdite di calore per trasmissione specifiche Prescrizione allegata Isolamento delle tubazioni Protezione al calore estiva M anutenzione Disposizione impianti e spazi Fabbisogno energetico utile Parametri sul consumo opzionali Requisiti minimi M essa in esercizio delle caldaie M anutenzione Schema 2.1 – Struttura dell’EnEV 2002 La tabella 2.4 descrive le norme DIN (tedesche di unificazione) e DIN ISO (internazionali standardizzate) principali relative agli edifici residenziali che sono parte integrante dell’EnEV. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 40 NORMA DIN V 4108 Risparmio energetico e contenimento del calore negli edifici Titolo della Norma Riferimenti EnEV DIN V 4108 Allegato 1 : Protezione del calore per le grandi strutture. Descrizione generale per le grandi strutture. DIN V 4108 Allegato 2: 1998-02 Ponti Termici negli edifici, Metodi di calcolo e esempi Riduzione dei Ponti termici DIN V 4108-1 : 1981-08 Grandezze e unità di misura per le grandi strutture DIN V 4108-2 : 2001-03: Requisiti minimi per la conservazione del calore DIN V 4108-3 : 2001-07 Protezione all’umidità degli edifici, requisiti e metodi di calcolo, indicazioni per la progettazione. Requisiti minimi per il riscaldamento ⇓ 6 e il raffrescamento ⇓ 3 Protezione all’umidità DIN V 4108-4 : 1998-10 : Parametri termofisici per gli edifici DIN V 4108-6 : 2000-11 Calcolo fabbisogno energetico annuo Determinazione del metodo di calcolo secondo ⇓ 3. Condizioni richieste all’involucro. DIN 4108-7 : 2001-08 Qualità dell’aria interna Norme di calcolo Soluzioni per garantire l’ermeticità dell’involucro DIN V 4701 Valutazione potenza termica e allegati su ricambi d’aria DIN V 4701-10 : 2001-02 riscaldamento, riscaldamento di acqua potabile, ventilazione, modelli di caldaie a basso consumo energetico Determinazione del metodo di calcolo secondo ⇓ 3. DIN EN 832 : 1998-12 Comportamento termico dell’involucro, Calcolo del fabbisogno energetico negli edifici residenziali Determinazione del metodo di calcolo secondo ⇓ 3 DIN EN ISO 6946 : 1996-11 Coefficienti di trasmittanza e metodi di calcolo delle dispersioni dei componenti degli edifici di grandi dimensioni Valutazione coefficienti di trasmissione delle superfici opache di edifici di grandi dimensioni DIN EN 13829 : 2001-02 Comportamento termico dell’involucro degli edifici per conduzione, caratteristiche ed esempi Determinazione del metodo di calcolo in base alla densità del materiale edilizio come in Appendice 4 DIN EN ISO 13789 : 1999-10 Comportamento termico dell’involucro, calcolo delle dispersioni Indicazioni sulle dispersioni termiche come in Appendice 1 DIN EN ISO 100077 Comportamento termico di finestre, porte e chiusure in generale. Calcolo di coefficienti di trasmissione DIN EN ISO 10077-1 : 2000-11 Metodo semplificato ISO 10077-2 : Abbozzo 1999-02 metodo di calcolo per riassumere la ISO/DIS 100777-2:1998 Valutazione dei coefficienti di trasmissione per superfici trasparenti di grandi fabbricati, come in Appendice 1 e 3 DIN EN 673 : 2000-01 Strutture trasparenti: determinazione dei valori di trasmittanza U e metodi di calcolo Valutazione dei coefficienti di trasmittanza per strutture vetrate come in Appendice 3 DIN EN 410 : 1998-12 Strutture trasparenti – determinazione dei parametri fisici, coefficienti di irraggiamento e caratteristiche tecnicoluminose Determinazione apporti solari negli edifici di grandi dimensioni come in Appendice 1 DIN EN 12207-1 : 2000-06 Dispersioni termiche di porte e finestre classificazione Determinazione delle classi in base alla permeabilità all’aria come in Appendice 4 DIN V 4108 Risparmio energetico e contenimento del calore negli edifici Tabella 2.4 – Norme Tecniche DIN vigenti Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 41 Schema sintetico delle norme di calcolo per edifici nuovi Protezione di calore invernale …con temperature …con temperature interne basse interne normali Perdi te di calore per trasmissione specifiche Fabbisogno di Energia annuo Val ori limite Allegati tecnici Case d’abitazione Edifici a volumetria r idotta <100m3 En EV A llegato 1 Nr.3 DIN EN 832 DIN EN ISO 13789 DIN EN ISO 13370 En EV A llegato 1 Nr.3 DIN EN 832 DIN V 4108-6 Bilancio mensile En EV A llegato 1 DIN V 4108-6 DIN V 4701-10 Generale solo i requisit i sugli edifici DIN EN ISO 6946 DIN EN 832 DIN EN ISO 13789 DIN EN ISO 13370 DIN V 4108-6 DIN V 4701-10 Sch ema 2.2 – Norme DIN di Calcolo Il nuovo Regolamento termico per il risparmio energetico EnEV stabilisce parametri e metodi di calcolo per qualsiasi edificio, di seguito vengono riportati solo ed esclusivamente le sezioni e i dati che riguardano l’edilizia residenziale e che interessano in questo studio. 2.1.1.2.a - Requisiti per edifici con temperature interne normali ( ≥19°C) In questo allegato vengono indicati i valori massimi per il fabbisogno annuo di energia primaria Qp in kWh/m2a (superficie utile riscaldata) e in kWh/m3a (volume riscaldato) e per Ht coefficiente di dispersione termica per trasmissione attraverso le strutture a contatto con l’esterno calcolato secondo la EN 13789, relativi al rapporto superficie/volume S/V. Il calcolo del fabbisogno annuo di energia primaria Qp degli edifici è regolato dalle norme DIN EN 832, DIN V 4108-6:2000-11 e DIN V 4701-10:2001-02. Nelle case d’abitazione la potenza termica Qw richiesta per il riscaldamento dell’acqua inclusa nel fabbisogno energetico dell’edificio non deve superare i 12,5 kWh/m2, le specifiche sono trattate dalla norma DIN V 4701-10:2001-02. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 42 Fabbisogno annuo di energia primaria 2 Valori limite di trasmittanza dell’involucro degli edifici 3 Qp” in kW/m a Qp’ in kWh/m a Su superficie utile edificio Su volume edificio 2 Ht’ in W/m K Casa di Case di abitazione abitazione ed Edifici con edifici con una superficie maggiore di superficie finestrata acqua calda ed finestrata >30% elettricità <30% S/Ve con richiesta Casa d'abitazione Altri edifici < 0.2 66,00+2600/(100+An) 88,00 14,72 1,05 1,55 0.3 73,53+2600/(100+An) 95,53 17,13 0,80 1,15 0.4 81,06+2600/(100+An) 103,06 19,54 0,68 0,95 0.5 88,58+2600/(100+An) 110,58 21,95 0,60 0,83 0.6 96,11+2600/(100+An) 118,11 24,36 0,55 0,75 0.7 103,64+2600/(100+An) 125,64 26,77 0,51 0,69 0.8 111,17+2600/(100+An) 133,17 29,18 0,49 0,65 0.9 118,70+2600/(100+An) 140,70 31,59 0,47 0,62 1 126,23+2600/(100+An) 148,23 34,00 0,45 0,59 >1.05 130,00+2600/(100+An) 152,00 35,21 0,44 0,58 Tabella 2.5 – Valori massimi ammissibili per la richiesta di energia e valori limite di trasmittanza (Fonte – EnEV Germania) La superficie utile delle case d’abitazione è ricavabile dal volume con il rapporto Sn = 0,32*Ve. Per calcolare il volume riscaldato si possono usare formule approssimative: V = 0,76 Ve per edifici fino a 3 piani; V = 0,80 Ve per tutti gli altri edifici. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 43 Metodo di calcolo semplificato per case d’abitazione Richiesta Involucro edificio Qp,max=f(A/ Ve) Qp ,max Q p,m ax ≥ Acqua calda Allegati tecnici Bilancio delle Dispersioni Come da Prescrizione Pr oce di mento Gr afic o DIN V 4701-10 Qh Qw ep ( Qh + Qw ) x e ges,p Qh = fabbisogno energetico utile annuo dell’edificio per il riscaldamento invernale Qw = fabbisogno energetico per il riscaldamento dell’acqua ep = Indice di consumo energetico dell’impianto ricavabile tramite metodo grafico, più piccolo è, maggiore risulta l’efficienza dello stesso Schema 2.3 – Metodo di calcolo per case d’abitazione Grafico 2.6 – Diagramma Ep (fonte – DIN V 4701) La norma DIN 4701-1013 descrive tre metodi di calcolo per Ep: diagramma, metodo veloce senza calcoli; tabella; metodo dettagliato. Tutti e tre sono basati sullo stesso algoritmo. 13 Disposizione per la norma DIN 4701-10: 2001-02 – www.enev-online.de Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 44 L’EnEv 2002 prevede due metodologie di calcolo di Qh: metodo semplificato detto “metodo del periodo di riscaldamento”: questo metodo di calcolo corrisponde in linea di principio al modo di procedere in conformità con WSVO’95 ed è consentito per case d’abitazione con una superficie finestrata esterna compresa tra 15%<A<30% della superficie esterna totale. Si calcolano le dispersioni termiche dovute alla trasmissione di calore attraverso le strutture e alla ventilazione, i guadagni termici interni, gli apporti gratuiti dovuti all’energia solare durante il periodo di riscaldamento considerato. La differenza tra dispersioni e guadagni determina la potenza termica che deve essere installata nell’edificio; metodo più preciso detto “metodo di bilancio mensile”: Analogamente al metodo sopracitato, vengono calcolate tutte le dispersioni e tutti gli apporti di calore per ogni ambiente riscaldato dell’edificio. L’unica differenza è il modo di calcolare il periodo di riscaldamento: mentre nel primo metodo viene stabilito in anticipo, in questo metodo viene calcolato ogni mese il calore necessario agli ambienti e di conseguenza gli impianti vengono attivati o meno a seconda delle richieste mensili. Le tenuta dell’involucro viene regolata tramite requisiti per porte e finestre, in conformità a DIN EN 12207. Le perdite di calore per ventilazione costituiscono quasi la metà delle dispersioni di un edificio, e sono sempre state calcolate approssimativamente, secondo un numero prestabilito di ricambi d’aria. E’ possibile calcolare i ricambi d’aria effettivamente necessari che non dovranno comunque essere inferiore a 0.4 (1/h), tramite il metodo Blower Door, un particolare sistema di misura dei ricambi d’aria effettivi che passano attraverso l’apertura in questione. Per quanto riguarda i ponti termici, continueranno ad essere calcolati a forfait, solo in alcuni casi verranno calcolati con un metodo più preciso descritto in DIN EN ISO 10211. 2.1.1.2.b - Requisiti per l’ampliamento o il rinnovo di parti di edifici esistenti e per edifici di volumetria ridotta (< 100 m3) In questo allegato vengono stabiliti i coefficienti massimi di trasmittanza per ampliamenti di edifici esistenti e sostituzione o rinnovo di parti di edifici. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 45 Edifici con temperatura interna Edifici con temperatura interna normale bassa Parte dell’edificio 2 Valore max di trasmittanza K (W/m k) Muri esterni di ambienti riscaldati ristrutturati o di 0,45 nuova edificazione 0,35 0,75 1,70 2,8 1,50 Nessuna Richiesta 1,90 3,0 2,0 2,8 1,6 NR 2,3 3,0 0,3 4,0 0,25 4,0 Solai e muri a contatto con ambienti non riscaldati 0,40 NR A contatto con il terreno 0,50 NR Finestre, porte finestre e lucernai Vetrate e Vetrate con tendaggi Finestre, porte finestre e lucernai speciali Vetrate speciali Vetrate speciali con tendaggi Solai, tetti piani e obliqui Tetti ripidi Tabella 2.6 – Valori massimi di trasmittanza (Fonte: EnEv 2002) 2.1.1.2.c - Elettrodomestici Nel calcolo del fabbisogno energetico vanno inclusi anche i consumi dovuti agli elettrodomestici. Per questo motivo la Germania sta promuovendo una serie di campagne per la riduzione del consumo degli stessi e per l’acquisto di quelli forniti di marchio ecologico (GED Label o Blue Angel) come stabilito dalla Direttiva comunitaria. 2.1.1.2.d - Energiepass – Certificazione energetica14 (in riferimento al § 13 Dell’EnEV) L’energiepass è un passaporto energetico per gli edifici, questo documento va redatto per edifici nuovi e ampliamenti di edifici esistenti, è invece facoltativo per gli edifici vecchi e fa riferimento alla Direttiva 93/76/EWG sui limiti di emissione di CO2 attraverso l’uso razionale di energia. Le disposizioni generali vengono date a livello nazionale e in seguito perfezionate a livello locale secondo le esigenze di ogni singolo comune. Due sono i modelli del documento, uno per gli edifici con temperature interne normali ed uno per gli edifici con temperature interne basse. Qui verrà trattato solo il primo, che viene utilizzato anche per gli edifici residenziali. Il consumo energetico varia: per abitazioni vecchie ci si deve attendere valori del parametro oscillanti tra 150 e 250 kWh/m2a, mentre per le nuove abitazioni che adottano sistemi di risparmio energetico accurato, tale valore è compreso tra 50 e 80 kWh/m2a. 14 Energiepass – Certificazione energetica – www.enev-online.de – www.energiepass.de Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 46 Un altro aspetto interessante della procedura è rappresentato dal calcolo dei valori limite di emissione di CO2 per kg/kWh, che oscillano : intorno ai 20 kg/m2a per edifici ben isolati e con impianti di riscaldamento ad alta efficienza; intorno ai 100 kg/m2a per edifici isolati male e con impianti di riscaldamento a bassa efficienza; Per il calcolo di questi indicatori viene utilizzata una guida realizzata dall’Istituto di Darmstadt basata su metodi di calcolo e campioni svizzeri. La scheda tecnica e i metodi di calcolo per l’energiepass vengono distribuiti gratuitamente alle imprese edili, ad architetti e ingegneri e anche ai proprietari dell’abitazione. E’ stato poi realizzato un particolare software per il calcolo del fabbisogno energetico annuo, aggiornato sulla base della EN 832. Fabbisogno di energia primaria kWh/m2 a 160 140 Villette a schiera 120 Ri scaldamento acqua calda prevalentemente elettrico Case unifamiliari 100 80 Case multifamiliari e condomini 60 40 Condomini grandi 20 0 0 0,2 0,4 0,6 0,8 1,0 1,2 Rapporto S/Ve Grafico 2.7 – Valori limite di Fabbisogno energetico primario (Fonte – Allegato 1b EnEv) L’energiepass diventa uno strumento trasparente utile per il proprietario, l’inquilino e gli acquirenti dell’edificio che possono calcolare le spese per nuovi e ulteriori interventi e stimola anche nuovi investimenti per il risparmio energetico. Il documento è così strutturato: descrizione generale dell’oggetto; fabbisogno di energia annuo; Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 47 indicazioni su ulteriori caratteristiche energetiche. Per ottimizzare l’efficienza energetica degli edifici residenziali e non vengono proposti poi a livello locale degli standard molto più restrittivi rispetto a quelli obbligatori dell’EnEv, per chi progetta secondo questi parametri vengono messi a disposizione incentivi e finanziamenti particolari. Ad esempio progettando case unifamiliari con consumo energetico per il riscaldamento inferiore ai 75 kWh/m2a e appartamenti con un consumo inferiore a 65 kWh/m2a calcolati con il metodo Energiepass, si può usufruire di particolari sovvenzioni per l’edilizia sociale erogate dal Land dell’Assia. Questi indici di efficienza si avvicinano molto a quelli per le case a basso consumo energetico (LEH) compresi fra i 30-70 kWh/m2a, queste case hanno una struttura molto compatta, un isolamento termico con valori di trasmittanza molto bassi e uno spessore minimo di 8 cm, vetri multipli e ventilazione controllata, caldaie a basso consumo energetico e talvolta impianti solari di supporto. Un particolare tipo di edifici solari sono le Passivehaus (edifici passivi) chiamate così proprio perchè utilizzano tecnologie passive, negli ultimi anni, nell’Europa centrale, ne sono state costruite oltre mille unità, la maggior parte in Germania e Austria. Molte di esse rientrano nell’ambito del progetto europeo CEPHEUS (Cost Efficient Passive Houses as European Standards), un sottoprogetto del progetto THERMIE L’isolamento termico non supera i valori U di 0.15 W/m2k con uno spessore che varia dai 25-40 cm, sono obbligatori i vetri doppi e spesso vengono utilizzati quelli tripli con un valore limite U pari a 0.8 W/m2k. L’efficienza energetica raggiunge un livello tale da ridurre al minimo il fabbisogno energetico e quindi vengono ridotti drasticamente i consumi. Vengono installati collettori solari e impianti fotovoltaici, impianti di ventilazione dinamici con recupero di calore in sostituzione degli impianti di riscaldamento convenzionali. Sono quindi quasi completamente autosufficienti per quanto riguarda il rifornimento energetico. Per essere definite tali la normativa prevede che il fabbisogno energetico annuo non superi i 15 kWh/m2a. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 48 Grafico 2.8 – Composizione dei consumi degli edifici (Fonte EnEv) 2.1.1.3 - Finanziamenti e incentivi Nel campo dell’edilizia residenziale vengono forniti una serie di sussidi, sia a livello nazionale, sia a livello locale inerenti a: installazione di pannelli e collettori fotovoltaici; adozione di misure più restrittive espresse in kWh/m2a , LEH o PH; extra costi per interventi a risparmio energetico; installazione di caldaie a basso consumo energetico; elettrodomestici a basso consumo energetico. Con il passaggio dall’WSVO’95 all’EnEV 2002, vengono sovvenzionati una serie di edifici con un mutuo a interesse ridotto finanziato dal KFW. 2.1.1.3.a - Kfw CO2 Reduction Programme Finanzia investimenti specifici per l’edilizia residenziale e la costruzione di abitazioni a risparmio energetico. Kfw permette finanziamenti a lungo termine con tassi di interesse agevolati in questo settore, ulteriormente ridotto nei primi 10 anni. Possono usufruire di questi prestiti i proprietari o gli affittuari delle abitazioni, le imprese edili, le comunità, associazioni di quartiere o municipali e tutti gli istituti e i membri riconosciuti dalla legge. I finanziamenti sono indirizzati a: costruzione di abitazioni a risparmio energetico: Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 49 Kfw Energy saving house 60 Kfw Energy saving house 40 Figura 2.1 – Energy saving house fonte: Kfw Si deve accertare che il fabbisogno energetico primario di queste abitazioni non superi i 60 kWh/m2a nel primo caso e i 40 kWh/m2a nel secondo caso. Il fabbisogno energetico include ovviamente il consumo per il riscaldamento e per l’acqua calda. Le Case passive rientrano nella seconda categoria se il loro consumo annuo non supera i 15 kWh/m2a. Misure per l’utilizzazione di energia rinnovabile negli edifici residenziali nuovi e esistenti, incluse le misure che derivano dalle prime. Il finanziamento è offerto per: pompe di calore; collettori solari; sistemi fotovoltaici; impianti a biomassa e biogas; impianti geotermici; centrali termiche; serbatoi del calore. C – Misure per edifici residenziali esistenti per la riduzione di CO2 e per la conservazione energetica attraverso: il miglioramento dell’isolamento termico nei muri esterni; il miglioramento dell’isolamento termico nel sottotetto e nel basamento; installazione di caldaie a condensazione; installazione di caldaie a bassa temperatura; edifici allacciati a teleriscaldamento; installazione di collettori o pannelli solari. Durante la preparazione del contratto viene fatta una diagnosi e una previsione dei consumi dell’edificio. I progetti possono essere finanziati solo se il mutuo viene richiesto prima dell’inizio del progetto. Vengono esclusi i costi per le consulenze energetiche e ingegneristiche che non vengono incluse all’inizio del progetto. Quando viene inoltrato il mutuo, il cliente deve confermare alla sua banca d’appoggio il professionista che ha commissionato (in genere un Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 50 architetto o un ingegnere) autorizzato a preparare la scheda tecnica dell’edificio conforme alle leggi dello Stato federale in questione (Land) e a progettare e supervisionare la costruzione, dichiarando anche il fabbisogno energetico primario corrispondente. La banca confermerà a sua volta i dati a Kfw. Il mutuo ammonta a un massimo di 5 milioni di euro all’anno: per finanziare la costruzione di Kfw Energy saving houses 60 il massimo richiedibile è 30.000 euro per unità; per finanziare la costruzione di Kfw Energy saving houses 40 il massimo è 50.000 euro per unità. Il termine massimo per l’estinzione del mutuo è 20 anni. Se la proposta di mutuo viene fatta dal settore privato è necessario un istituto di credito come mediatore che garantisca il pagamento, per il settore pubblico invece il contratto è direttamente presentato a Kfw. Schema 2.4 – fasi di preparazione fonte: Kfw 2.1.1.3.b - Kfw CO2 Building Rehabilitation Programme Finanzia interventi per la riduzione di CO2 nei vecchi edifici residenziali costruiti prima del 1978. Questo programma fa parte del più vasto Programma Nazionale di Protezione Climatica e sostiene finanziamenti a lungo termine con tassi agevolati per quei progetti che garantiscono una riduzione pari ad almeno 40 Kg di CO2 per m2 di superficie utile abitabile all’anno. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 51 Il tasso d’interesse è notevolmente ridotto per i primi 10 anni di mutuo. Vengono stabiliti 4 Pacchetti di misure finanziabili: Pacchetto 1 promozione dei sistemi di riscaldamento : caldaie a condensazione e a basse temperature con marchio CEE; installazione di isolamento termico nella copertura, spessore minimo 14 cm; installazione di isolamento termico nei muri esterni, spessore minimo 12 cm. Pacchetto 2 promozione dei sistemi di riscaldamento : caldaie a condensazione e a basse temperature con marchio CEE; installazione di isolamento termico nei muri esterni, spessore minimo 12 cm.; installazione di isolamento termico nel basamento e negli ambienti riscaldati con soffitto a contatto con la gronda e con muri esterni, spessore minimo 8 cm.; applicazione di finestre a vetri multipli con coefficiente di trasmittanza massimo pari a 1,5 W/m2K. Pacchetto 3 promozione dei sistemi di riscaldamento : caldaie a condensazione e a basse temperature con marchio CEE; conversione dei sistemi di riscaldamento : Dagli impianti elettrici o a carbone a quelli a metano, petrolio o allacciati a teleriscaldamento cogenerativo; applicazione di finestre a vetri multipli con coefficiente di trasmittanza massimo pari a 1,5 W/m2K. Pacchetto 4 combinazione di misure non comprese nei suddetti pacchetti, approvati da Programmi statali o federali che permettano comunque una riduzione di 40 Kg CO2/m2 di superficie utile abitabile all’anno. Le misure devono comprendere: installazione di sistemi meccanici per la ventilazione; impianti geotermici; isolamento termico con intercapedine areata; sistemi fotovoltaici; pompe di calore; impianti cogenerativi con rendimento minimo pari all’80%; installazioni per uso di energia rinnovabile. La conducibilità termica dei materiali isolanti λ non deve superare i 0,040 W/m K. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 52 Le emissioni di CO2 vengono calcolate con la formula: E = Qh ⋅ f [3] dove: Qh = Fabbisogno energetico annuo in kWh/m2a come da EnEV f = parametro che esprime la quantità di CO2 emesse per kWh di calore richiesto (KgCO2/kWh) a seconda del combustibile utilizzato, consultabile tramite tabella apposita. 2.1.1.3.c - Kfw 100.000 Roofs Solar Power Programme Lo scopo è sempre quello di ridurre le emissioni di CO2 e di promuovere i sistemi fotovoltaici, è valido in tutto il territorio tedesco. Vengono stabiliti tassi d’interesse fissi e agevolati. Il capitale annuo totale non supera i 40 milioni di euro. Il mutuo ammonta a un massimo di 12.825 DM per kWp per installazioni con capacità fino a 5 kWp e fino a 6.413 per kWp per installazioni superiori ai 5 kWp. Il limite massimo del mutuo è 500.000 euro. Il termine massimo è di 10 anni. 2.1.1.3.d - Kfw Special Programme for Photovoltaics In questo programma rientrano tutti quegli interventi che non vengono inclusi nel suddetto programma. Anche in questo caso si applica un tasso agevolato anche se comunque risulta superiore a quello precedente. A livello locale, ogni comune o regione propone delle iniziative con relative sovvenzioni. A Francoforte ad esempio per l’edilizia pubblica sovvenzionata non si devono superare i 75 kWh/m2 e con particolari sovvenzioni è possibile raggiungere i 50 kWh/m2, a condizione che i costi di investimento siano economicamente ragionevoli. Vengono stabiliti dei finanziamenti per nuove reti di teleriscaldamento cogenerativo, per l’installazione di impianti individuali a cogenerazione e impianti ad energia solare. Inoltre per impianti solari con una capacità elevata installati su edifici residenziali e pubblici viene stimato un compenso pari a 1.50-2 DM/kWh. Infine viene incentivato anche l’acquisto di elettrodomestici a basso consumo energetico. Anche a Friburgo, i cittadini hanno la possibilità di investire i propri risparmi in titoli azionari relativi a una serie di grandi impianti di produzione energetica fotovoltaica installati su edifici condominiali, commerciali e su strutture di uso pubblico. In questo modo gli stessi cittadini vengono sensibilizzati da queste campagne promosse per le energie rinnovabili dalle autorità regionali e comunali. La città di Kronsberg ha realizzato un grande quartiere con principi ecologici. E’ stato stabilito uno standard speciale per tutti gli edifici residenziali che permette di ridurre i consumi del 60% Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 53 rispetto a quelli degli edifici convenzionali; gli edifici vengono infatti costruiti secondo i metodi LEH (Low Energy Houses) e quindi il fabbisogno energetico non deve superare i 55 kWh/m2a. Per ottenere i sussidi comunali, i sovracosti previsti per la qualità aggiuntiva non devono superare i 4-8 euro/m2 di superficie utile abitabile, il 50% di tali sovracosti viene poi rimborsato. I Finanziamenti proposti in ambito locale (Länder o Comuni) sono innumerevoli, sarebbe impossibile elencarli tutti. Le agevolazioni applicate per il risparmio energetico sono quelle descritte finora, ogni comune poi a seconda delle risorse finanziarie di cui dispone e della sensibilità che ha per tale tema, promuove un certo numero di iniziative. La Germania ha ottenuto ottimi risultati, grazie a una forte campagne di sensibilizzazione, a livelli di prestazione elevati e a tecnologie molto avanzate nel settore, riuscendo a ridurre notevolmente i consumi energetici. La sua politica è sicuramente esemplare, ed è un modello da imitare per quei Paesi che ancora non hanno raggiunto livelli di prestazione elevati. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 54 2.1.2 Austria 2.1.2.1 - Informazioni generali Mentre il consumo di energia finale è aumentato durante gli ultimi decenni, l’intensità energetica dell’economia austriaca è stata sostanzialmente ridotta. I risultati di un recente studio E.V.A. per l’UE (Rendimento energetico in Austria, analisi basata sui dati forniti dalla banca dati ODYSSEE del Progetto-SAVE “Comparazione degli indicatori di rendimento energetico dei diversi Paesi”, St.Fickl, E.V.A. Dec.1997), mostrarono un calo del consumo energetico per unità di prodotto lordo nazionale, nel periodo compreso tra il 1970 e il 1995. Viene in seguito fatta una correzione considerando gli effetti climatici (vedi grafici 2.8 e 2.9). Grafico 2.8 - Consumo di energia finale con la correzione climatica ( Fonte : E.V.A..). Grafico 2.9 - Consumo di energia primaria e finale nell’economia austriaca ( Fonte : E.V.A..). Il consumo unitario per abitazione è aumentato leggermente negli ultimi anni, questo è dovuto principalmente all’incremento dell’uso di elettrodomestici e apparecchiature elettriche. Soltanto negli anni ’90 l’aumento del consumo energetico totale era più elevato di quello del consumo di elettricità. Combinato al numero di abitazioni nuove, questo sviluppo ha incrementato il consumo di energia di ogni famiglia. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 55 Grafico 2.10 - Indice dei consumi energetici per abitazione (Fonte :E.V.A.). 1970 2,5% 1,9% 1999 0,9% 2,80% 1,90% 0,02 luce 6,80% 11,40 apparecchi % acqua calda 12,4% riscaldamento cucina 77,10 % 82,4% Grafico 2.11 - Consumi energetici secondo gli usi (Fonte : ODISSEE). 1999 1970 10,9% 0,6% 9,20% 16,9% congelatori freezers tv lavastoviglie 18,8% 52,9% asciugatrici 1,30% 0,30% 14,20 % 16,80 % 30,30 % 20,90 % Grafico 2.12 - consumi degli apparecchi(fonte : ODISSEE). Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 56 Le fonti di energia rinnovabile occupano già il 27% dell’approvvigionamento energetico totale dell’Austria (1995: idrico 14,6%, biomassa 12.1%), e il 70% della produzione domestica. La potenza idrica genera circa il 69% dell’elettricità complessiva. Dopo la Norvegia e la Svezia, l’Austria è il terzo paese europeo con il più grande supporto di energie rinnovabili. Il 18% delle abitazioni utilizza impianti di riscaldamento a biomassa. Ancora di più della biomassa vengono usati camini a legna. A partire dal 1996, 20.300 impianti di riscaldamento moderni utilizzano derivati del legno, con una potenza termica pari a 1969 MW. Recentemente, gli impianti a biomassa sono aumentati e si prevede un grande boom. Sono stati progettati più di 300 sistemi di teleriscaldamento a biomassa con una capacità totale di 434 MW. Nel 1996, sono stati installati 219.000 m2 di collettori solari, e attualmente si raggiungono i 1.457.000 m2 che corrispondono a una copertura annua pari a 500 GWh, che equivale a 130.000 tonnellate di petrolio risparmiate. Si sommino anche, circa 1,4 MW prodotti da impianti fotovoltaici operativi, e 1.500 GWh prodotti da 128.000 pompe di calore, per una quota complessiva di circa 270.000 tonnellate di petrolio risparmiate. Inoltre nel 1997, sono state installate a nord-est dell’Austria, 39 impianti eolici con una capacità complessiva che supera i 13 MW. I costi di investimento degli impianti di riscaldamento a biomassa, a biogas, i piccoli impianti di teleriscaldamento, quelli solari e gli impianti eolici sono sussidiati dal Governo federale e/o dei Länder. Per quanto riguarda gli impianti termici solari, l’Austria occupa il secondo posto dopo la Grecia. Negli ultimi anni le installazioni di componenti solari sono più che raddoppiate e continuano ad aumentare. Attualmente gli impianti solari permettono di risparmiare 70.000 tonnellate/anno di petrolio e suoi derivati. Alla fine del 1996, i collettori solari installati occupavano un area di 1,5 milioni di m2, di cui il 67% erano di tipo standard, il 32% di tipo sintetico (assorbitori) e l’1% ad aria. Tra il 1987 e il 1996 sono entrati in funzione circa 84.000 impianti solari. La maggior parte di questi sistemi viene usata per il riscaldamento delle abitazioni e dell’acqua e una piccola porzione per il riscaldamento delle piscine. Ricordiamo che le sovvenzioni statali hanno avuto un notevole ruolo nell’applicazione di tali sistemi. Inoltre agli utenti, che installano collettori solari, viene concessa una riduzione dell’imposta a condizione però che facciano fronte a una serie di richieste. Inoltre sono sorte diverse agenzie energetiche, poi diventate veri e propri servizi pubblici che hanno contribuito notevolmente alla diffusione di sistemi solari tecnologicamente avanzati. Nel Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 57 1998, alcune di queste agenzie hanno fondato la “società per l’energia rinnovabile” ARGE Erneuerbare Energie, nello Stato federale della Stiria. Il contributo finanziario delle agenzie ha garantito il proseguimento delle attività di questa associazione, che ha ricevuto parecchi premi nazionali ed internazionali. Alla fine del 1996, gli impianti fotovoltaici installati generano una potenza pari a circa 1739 kW. Circa il 51% ha un collegamento a griglia, il 26% ha una produzione autosufficiente e il restante 23% è costituito da apparecchiature per piccole applicazioni. Presupponendo una produzione annua finale di 700 kWh per ogni kW installato, si calcola che il contributo attuale degli impianti fotovoltaici per la produzione di energia è circa pari a 1.200 MWh all’anno. L’Austria è uno dei Paesi più boscosi dell’Europa, la foresta copre il 46% della superficie totale, ecco perché il riscaldamento a biomassa (legno e derivati) gode una tradizione molto lunga. Nelle grandi aree urbane la biomassa è stata sostituita dai combustibili fossili (gas naturale e petrolio) e dal teleriscaldamento. Tuttavia è ancora molto importante nelle zone rurali. Il contributo della biomassa è pari a circa il 13% del totale di energia prodotta. Oltre il 70% della biomassa è utilizzata nelle applicazioni a bassa temperatura o negli impianti di riscaldamento piccoli. Attualmente, più di 570.000 abitazioni sono riscaldate con camini a legna, molti dei quali dotati già di una moderna tecnologia per la combustione. I nuovi sistemi posti sul mercato sono conformi alla regolamentazione nazionale. Sono stati fatti progressi considerevoli nella tecnologia di controllo e di combustione dei piccoli impianti, ottenendo così un aumento delle vendite. Le emissioni di ossido di carbonio e i residui organici potrebbero essere ridotti ad un decimo sia per i sistemi alimentati manualmente che per quelli alimentati automaticamente. Il loro rendimento è aumentato nell’ultimo decennio, passando da una media del 60% all’80-90%. Il teleriscaldamento a biomassa si è sviluppano nelle aree rurali dalla metà degli anni ’80. Attualmente questo tipo di intervento è sovvenzionato dal Governo federale e riscuote un grande successo: negli ultimi anni ci sono stati circa 50 nuovi progetti l’anno. Alla fine del 1997 i sistemi di teleriscaldamento erano 359 con una capacità totale pari a 483 MW. I progetti di ricerca in corso sul teleriscaldamento si preoccupano di migliorare il rendimento, di ridurre ulteriormente le emissioni di sostanze inquinanti, della condensazione dei gas di combustione e dello smaltimento delle ceneri. Il teleriscaldamento a biomassa funziona soltanto d’inverno e dal 1994 alcuni sistemi sono stati integrati con impianti solari per il riscaldamento centralizzato dell’acqua. Ciò ha permesso di fornire contemporaneamente calore e acqua calda a tutte le abitazioni collegate per l’intero anno. Nel 1975 le pompe di calore installate erano soltanto 10, nel 1996 si raggiunge la quota di 134.300. La maggior parte di questi impianti viene utilizzata nelle abitazioni per il riscaldamento Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 58 dell’acqua (circa 105.300), un numero ridotto viene usato per il riscaldamento (circa 27.700) ed il resto (circa 1.300) per la deumidificazione delle piscine. Alla fine del 1996, la capacità termica totale delle pompe installate è di 632 MW, la potenza termica annua è di 1.550 GWh, di cui 933 GWh sono generati da fonti di energia rinnovabile. La produzione di calore annua delle pompe equivale a circa 210.700 tonnellate di petrolio risparmiate, di conseguenza le emissioni di sostanze inquinanti sono ridotte. Nel 1996, è stato stimato che la riduzione delle emissioni dovuta alle pompe di calore era pari a 1.360 t di SO2, 380 t di NOx, 530 t di CO, 110 t di CxHy, di 40 t di polveri e di 600.000 t di CO2. Bisogna quindi, cercare di promuovere l’uso delle pompe di calore, magari tramite sovvenzioni e incentivi statali o riduzione delle imposte. 2.1.2.2 - Politica energetica e livelli di prestazione richiesti La politica energetica15 austriaca è stabilita dai Rapporti energetici stilati dal Governo. Gli obiettivi di questa politica, riconfermati nei Rapporti del 1993 e del 1996, sono la certezza dell’approvvigionamento, la compatibilità ambientale e l’accettabilità sociale. La priorità è data al Risparmio energetico, incrementando l’uso delle fonti energetiche rinnovabili, e ad interventi di Governo che incidano sulle politiche di mercato. Attualmente, il supporto dell’integrazione europea e la cooperazione fra le economie centrali (etichettate come “associazioni energetiche”) hanno un ruolo fondamentale. L’Austria è uno Stato federale con nove province (Bundeslander), ognuna ha un proprio apparato amministrativo e legislativo, che si preoccupa anche della gestione delle risorse rinnovabili e del risparmio energetico in generale (con regolamenti edilizi, sovvenzioni per le risorse rinnovabili…). Quindi, i Rapporti energetici e i Regolamenti delle nove Bundeslander sono parte integrante della legislazione nazionale, e tramite essi si ripartiscono i compiti e i ruoli principali in materia energetica. Il primo obiettivo dell’Austria è la riduzione del 20% delle emissioni di CO2 entro il 2005, in totale otto su nove province hanno stretto un “Alleanza climatica fra le città europee” con lo scopo di ridurre le emissioni fino al 50% entro il 2010. Negli ultimi anni, sono stati adottati e inoltrati diversi programmi locali e regionali e alcuni piani strategici ambiziosi per la riduzione di CO2. In questo contesto, sono state fondate molte agenzie regionali per il risparmio energetico (a Graz, Bruck a.d. Mur, Feldbach in Stiria, Carinthia e Burgenland) e ne cresceranno altre nei prossimi anni, parzialmente sovvenzionate dall’UE. Nel 1995, è stato approvato un trattato (“15a-Vereinbarung”) fra il Governo federale e le Bundeslander, che permette alle amministrazioni federali e provinciali di migliorare i Regolamenti per le nuove costruzioni. In conformità a questo trattato, la maggior parte delle province ha adottato nuove regolamentazioni inerenti a: regolamenti edilizi (vedi Tabella successiva); 15 Tratto dal sito www.eva.ac.at – (E.V.A. Austrian Energy Agency) Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 59 efficienza delle caldaie per il riscaldamento domestico e la produzione di acqua calda; il consumo orientato, anziché l’aliquota forfetaria, con il calcolo dei costi di riscaldamento; limitazione dei consumi di energia degli elettrodomestici. In combinazione agli incentivi per le innovazioni nel campo energetico, tutto questo ha portato ad una riduzione significativa del consumo energetico delle nuove abitazioni. L’Austria ha sovvenzionato le nuove costruzioni e le ristrutturazioni degli edifici. Oltre agli incentivi statali tradizionali, alcune province hanno introdotto concessioni speciali per progetti di alta qualità volti al risparmio energetico, per la costruzione di edifici con un isolamento termico elevato e per 1998/ 2000 1998/ 2000 Muri esterni 0.45 0.40 0.40 0.50 Pareti confinanti con ambienti non riscaldati o pareti antincendio 0.70 0.70 0.70 Muri divisori 1.20 1.60 Tetti, soffitte, corridoi… 0.25 0.25 Solai conf.inanti con ambienti non riscaldati 0.40 0.40 Solai tra ambienti riscaldati 0.90 0.90 Finestre 1.70 Porte esterne Stiria Tirol Trattato 15° 1998/ 2000 Vienna 2000 Vorarlberg Carinthia Validità dal …. Province Salisburgo Burgenland Austria meridionale Austria settentrionale l’uso di risorse energetiche rinnovabili (quali riscaldamento solare, pompe di calore). 1998 2000 1998 1998/ 2000 1995 0.47 0.56 0.50 0.40 0.50 Oct’98 0.35 0.50 0.60 0.50 0.70 0.70 0.83 0.70 0.50 0.50 …… 0.70 1.60 1.60 1.56 1.60 0.90 1.60 0.90 1.60 0.22 0.25 0.26 0.30 0.20 0.20 0.25 0.20 0.30 0.25 0.45 0.37 0.45 0.40 0.40 0.40 0.4 0.60 0.45 0.90 0.90 1.03 0.90 0.70 090 0.90 1.30 0.90 1.80 1.80 1.90 2.50 1.90 2.50 1.80 1.90/2 1.90 1.70 1.80 1.80 1.90 2.50 1.70 1.90 1.70 1.90 1.70 2.00 …. Muri interrati 0.40 0.50 0.50 0.50 0.55 0.67 0.50 0.40 0.50 0.50 0.50 Solai interrati 0.40 0.50 0.50 0.50 0.39 0.47 0.50 0.40 0.50 0.40 0.50 0.40 1998 Tabella 2.7 - Requisiti minimi e qualità termiche richieste per le diverse componenti dell’involucro dell’edificio nei 9 länder austriaci16. Secondo un recente studio E.V.A., le province di Vienna e Salisburgo hanno ottenuto, grazie a questo nuovo sistema di incentivazione, una riduzione della richiesta di riscaldamento pari a quasi il 40% e contemporaneamente una parziale diminuzione dei costi di costruzione. L’Austria inoltre, facendo parte dei Paesi membri dell’UE, aderisce alle Direttive EU inerenti agli standard minimi per l’efficienza dei frigoriferi. 16 Tratto dal sito www.eva.ac.at (Austrian Energy Agency) Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 60 Gli obiettivi della politica energetica dell'Austria sono rimasti relativamente stabili. Il Rapporto dell’Energia del 1993 fu approvato dal Parlamento il 25 maggio 1994. Incluse un programma di azione di energia. Gli obiettivi principali sono: sicurezza di approvvigionamento; compatibilità ambientale e accettabilità sociale; priorità alla conservazione di energia; riduzione del consumo di petrolio e le importazioni; aumento dell'uso di risorse di energia rinnovabili; intervento statale per ridurre i mercati di energia; aumento dell'uso di forze di mercato; aumento dell’integrazione europea; aumento della cooperazione con le economie centrali. Uno dei problemi dominanti nella politica austriaca è lo sviluppo di un mercato più liberale. Risparmi di energia sono incoraggiati da una varietà di strumenti. L'EU Directive del 1990 sulla trasparenza di prezzo per i clienti industriali fu adottata dalla legge austriaca. Nel 1996, fu presentata una tassa sul consumo di energia elettrica e benzina, rinnovabili e carbone sono esclusi. Nel maggio 1995, la tassa di petrolio minerale fu elevata per litro per benzina e diesel automobilistico. L’Accordo tra il Governo Federale e i Länder (Articolo 15 della Costituzione Federale sulla Conservazione di energia) entrò in forza il 15 giugno 1995. La sua durata non è limitata. L'articolo provvede per la possibilità di un approccio comune a una politica energetica in tutto il Paese. Gli obiettivi del 15° - accordo sono di promuovere: la riduzione di emissioni di diossido di carbone; il miglioramento dell’efficienza nel sistema di energia; lo sfruttamento di ogni possibile potenziale per i risparmi di energia; risparmio energetico nel riscaldamento degli edifici; risparmio di energia nella preparazione di acqua calda e nel riscaldamento delle stanze; sussidi; miglioramenti di conservazione di energia in edifici; riscaldamento individuale ed elencazione dei costi; la certificazione e la descrizione del consumo di energia degli apparecchi di famiglia. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 61 Il Piano Ambientale e Nazionale (NUP) fornisce all’Austria un impegno politico per integrare preoccupazioni ambientali in tutti i livelli politici: questo include polizza industriale, traffico e polizza di energia, polizza agricola, polizza di salute, ricerca e polizza di tecnologia, così come polizza di istruzione. Come visto sopra, politiche di efficienza di energia e programmi di ricerca sono una pietra angolare della politica energetica austriaca. L’Austria usa una serie di strumenti di incentivazione come parte della sua strategia di efficienza energetica. Approssimativamente il 40% del bilancio di R&D statale è dedicato all’efficienza energetica. Alcuni dei programmi sono descritti sotto le voci Residenziale, commerciale ed istituzionale: il 15°- accordo lascia libertà di azione ai Länder per ottenere gli obiettivi prefissati nel settore edilizio. Le leggi dei Länder contengono degli elementi attinenti alla certificazione di energia di edifici. Nel 1996, solamente la Provincia Federale dell’Alta Austria ha avviato un schema di certificazione di energia volontario per edifici chiamato Energie Ausweis; la parte VI del 15°-accordo concerne il riscaldamento individuale e la contabilizzazione. Edifici nuovi con un sistema di riscaldamento comune a più di tre unità (residenziale o affari) devono avere l’attrezzatura per raccogliere dati di consumo di energia in ogni unità. Per edifici con installazione di riscaldamento centralizzato e con "attrezzatura sufficiente per la raccolta di dati di consumo individuali", i costi energetici devono essere ripartiti proporzionalmente al consumo reale; alcuni Länder richiedono l’elencazione dei costi di energia secondo il consumo attuale. Il Tirolo considera l'installazione di tale attrezzatura una misura eleggibile per alcuni sussidi; una legge del 1993 diede al Governo la base legislativa per presentare misure per minimizzare il consumo di energia degli apparati elettrici ed autorizza il Governo a considerare il certificato del consumo di energia obbligatorio per certi tipi di apparecchi. Questo in accordo con i requisiti dell'Unione europea; è entrata in vigore il 1 gennaio 1995 una legge Federale sulla contabilizzazione del calore per il teleriscaldamento; alcuni Länder obblgiano i nuovi edfici ad essere connessi a sistemi di teleriscaldamento; l’Articolo 3 del 15°-accordo fissa il valore massimo di trasmittanza dei componenti per la conservazione di energia negli edifici residenziali; consigli ed informazioni sull’isolamento termico degli edifici nuovi sono offerti dall'Associazione per la Protezione del Consumatore; i Länder offrono sussidi per misure di isolamento termico come parte della loro Promozione Edilizia e sussidi per installazioni che impiegano energia rinnovabile; Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 62 l’Articolo 5 del 15°-accordo contiene provvedimenti riguardo la certificazione di caldaie fino a 350 kW usate per scaldare ambienti ed acqua calda e per cucinare. Tali caldaie richiedono un certificato; i Länder prescrivono un controllo regolare delle installazioni. La costituzione austriaca divide la responsabilità per le importazioni di energia tra i federali e i livelli provinciali. Questo significa anche una divisione della responsabilità sulle regolamentazioni di energia, come mostrato sopra. Il Ministero di Affari Economici, col suo Reparto Energia, è responsabile per la certificazione energetica e per l’efficienza energetica. A livello Federale è istituita l'Agenzia dell'Efficienza dell'Energia ( Energieverwertungsagentur E.V.A) che è stata costituita nel 1977. È un'agenzia indipendente controllata da un comitato presieduto dal Cancelliere Federale. Il suo obiettivo primario è quello di offrire informazioni, motivazioni ed istruzioni. Il Ministero Federale per l'Ambiente (BMU) svolge l’azione di coordinatore su questioni ambientali. Ci sono due comitati federali stabiliti sotto il BMU per sviluppare le strategie per il cambiamento climatico. I Länder sono responsabili per la riduzione di biossido di carbonio all'interno della loro giurisdizione. Gli strumenti17 per l'appoggio finanziario di misure di efficienza energetica (per famiglie, imprese e municipi) includono una varietà di programmi: un esame recentemente aggiornato ne elenca più di 50. La maggior parte è a livello dei Länder ed in molti casi il miglioramento di efficienza energetica è solamente una degli scopi del programma. A causa di questa varietà e multifunzionalità del programma, dati esatti sull’appoggio finanziario e sugli investimenti non sono disponibili. Il consolidamento pubblico di ricerca, sviluppo e dimostrazione è un altro importante pilastro della strategia di conservazione energetica in Austria. Nel 1997 354 milioni di scellini dai fondi pubblici sono stati spesi per il RD&D nell’energia. In linea col loro ruolo di strategia chiave nella politica energetica dell’Austria, l’efficienza energetica (32%) e le fonti rinnovabili di energia (29%) hanno ricevuto i maggiori fondi. Dei 117.2 milioni che furono spesi per la ricerca sulla conservazione di energia in 1997, il 37% fu stanziato ai settori residenziale e commerciale. L’accordo tra il governo federale ed i Länder in accordo con Articolo 15° della Legge Costituzionale e Federale sull’efficienza di energia entrato in forza 15 giugno 1995, include l'uso di un indicatore di energia nella valutazione della qualità termica di edifici, cioè il valore di trasmittanza. Questo indicatore costituisce la base per i certificati energetici. Un'ulteriore rettifica del valore di trasmittanza allo stato dell'arte è ancora auspicabile. Secondo gli obiettivi affermati nel 1993 nella Relazione sull’energia furono adottate nell'Accordo le misure seguenti: 17 Relazione sull’Energia - IEA Austriaco Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 63 riduzione della potenza: riduzione nel riscaldamento degli edifici nuovi a 50 kWh/m2a e nei vecchi edifici a 75 kWh/ m2a. Nel caso di edifici nuovi, risparmi di energia di 3.6 TWh per anno (corrispondente a 0.5 milioni di tonnellate per anno di riduzione in emissioni di CO2) e in quelli vecchi di 21.3 TWh per anno (corrispondenti ad una riduzione annuale di 3.2 milioni di tonnellate in emissioni di CO2) possono essere raggiunti entro il 2010; contabilizzazione e relativi costi: l'Atto della Contabilità dei costi del Riscaldamento (Heizkostenabrechnungsgesetz, Federale Legge Pubblica 827/1992) regola la contabilizzazione del calore basata su il consumo attuale piuttosto che sulla superficie utile calpestabile. Esso costituisce uno strumento più preciso e più conveniente per misurare il calore sviluppato e permette di ottenere una riduzione del 15 - 20% del consumo per riscaldamento; apparecchi elettrici e altro: l'accordo sull’uso di energia basato sull’Articolo 15a della Costituzione Federale tra la Federazione ed i Länder contiene i seguenti elementi: certificazione e descrizione di consumo specifico di energia per famiglia e per apparecchio; requisiti giuridici per offrire informazioni sugli apparecchi; consumo di massimo degli apparecchi per famiglia. I requisiti riguardanti la certificazione e i consumi degli apparecchi per famiglia sono stati perfezionati attraverso la legge nazionale da: Direttiva 92/75/EEC; 94/2/EC (frigoriferi e congelatori); 95/12/EC (lavastoviglie) e 95/13/EC (lavatrici); Elektrotechnikgesetz, ETG (Atto Elettrico di Ingegneria 1996); Direttiva 96/60/EC (macchine di lavaggio combinate); Direttiva 97/17/EC (lavastoviglie); Direttivo 98/11/EC (lampadine). Con l'appoggio del programma SAVE, otto agenzie regionali e locali per l’energia sono state create dal 1994. Il Bürges Förderungsbank, una banca specializzata incaricata dell’ amministrazione dei fondi di ERP, offre appoggio finanziario18 per le misure di efficienza energetica ed ha concesso nel 1998 circa 1.3 milioni per isolamento di edifici e misure di alta efficienza energetica; gli investimenti risultanti sono stati dell’ordine di circa 25 milioni. Nel 1999, la Riforma fiscale della Commissione propose un numero di misure ecologiche inclusa la tassazione sull'energia. Nel corso del 2000 la tassa sull’elettricità fu aumentata per kWh. 18 Tratto dal sito www.eva.ac.at (Austrian Energy Agency). Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 64 Nell’ambito della profonda revisione del 1998 delle politiche energetiche dell'Austria, lo IEA ha affermato che il Governo dell'Austria doveva: esaminare e stimare da vicino le misure e le politiche impiegate; assicurare l’approvvigionamento interno e i costi effettivi; stimare le misure di risparmio e di efficienza energetica; concentrarsi solamente su quelle che risultano più complessivamente convenienti. La O.Ö. associazione di risparmio energetico19 è l’agenzia centrale per le informazioni energetiche dell’Alta Austria. Obiettivo è la promozione di energia rinnovabile e delle tecnologie innovative. L'O.Ö. aiuta ad usare in modo più efficiente l'energia e a contribuire attivamente con essa alla sostenibilità ambientale. Essa offre consulenze per costruzioni di case private, industrie e servizi pubblici, come l'installazione di un nuovo sistema di riscaldamento in una casa unifamiliare o la pianificazione del mantenimento di energia di tutta una città. Investe in tecnologie moderne per l’efficienza energetica ed è uno dei più grandi offerenti di consulenza di energia in Europa. I cantieri mirati al risparmio energetico sono particolarmente promossi nell’Alta Austria mediatente contributi: casa a risparmio energetico (max 65 kWh/m²a): 3.700 € di contributo; casa a basso consumo (max 50 kWh/m²a): 7.500 € di contributo; casa passiva (max 15 kWh/m²a): 15.000 € di contributo. I dati contenuti nel documento per la certificazione energetica (ENERGIEAUSWEIS) aiutano a valutare il consumo di energia e dunque anche le spese calorifiche. Esso contiene informazioni preziose, come per esempio il fabbisogno di energia, le perdite di calore attraverso le singole parti di un fabbricato ed attraverso la ventilazione, i guadagni di energia solare così come il carico calorifico dell’edificio20. Affinché si possa controllare il consumo di energia termico anche negli anni successivi, si trova una tabella di calcolo. Questo documento di energia corrisponde alle direttive 93/76/EWG e KOM, 87/401. Per tutti gli interventi mirati al risparmio energetico applicati sulla propria casa per raggiungere il coefficiente di energia termica richiesto di 65 kWh/m² all'anno (per migliorare l’isolamento termico dei muri esterni o delle coperture), sono previste agevolazioni fiscali. L’Associazione per il risparmio energetico O.Ö. invita ad una consultazione di energia impegnativa. Il consulente di energia viene gratuitamente e a consultazione terminata e al raggiungimento del coefficiente di energia termica è inviato un certificato, cioè il documento di 19 20 Tratto dal sito www.ooe.gv.at - O.Ö. Energiespaverband. Tratto dal sito www.ooe.gv.at - O.Ö. Energiespaverband. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 65 energia dell’edificio. Vengono poi eseguiti controlli delle misure di risparmio e i dati relativi vengono registrati sul documento annualmente. Il coefficiente di energia termica è un indicatore per il fabbisogno energetico annuale per m2. Influiscono per esempio positivamente sul coefficiente di energia termica: l’allineamento meridionale dell'edificio, un valore di trasmittanza basso, muri esterni con 12 cm. di isolanti termici, copertura del sottotetto con 20 cm. di isolanti termici, copertura del piano cantinato con 10 cm. di isolanti termici dal basso ed installazione di finestre mirate al risparmio energetico con sistemi di protezione dal calore. Se l’edificio dovesse varcare il valore richiesto, non riceve la promozione aumentata per "interventi mirati al risparmio energetico." Ad uno scarso superamento del coefficiente di energia termica, si possono imporre ulteriori misure. La consultazione di energia informa su ulteriori possibilità di risparmio e offre la possibilità di discutere con un esperto di tutte le misure applicabili nell’edificio (sui materiali di costruzione, riscaldamento, acqua calda). Il documento permette di calcolare il carico calorifico specifico, la massima prestazione per m2 o m3, con un metodo di calcolo standardizzato per ogni Länder. Il fabbisogno energetico fa riferimento alle norme europee ONORM EN 832 e a quelle austriache ONORM B 8110-1. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 66 2.1.2.2.a - Il solare passivo21 Le esigenze o i desideri relativi ad un appartamento o una casa sono fondamentalmente sempre gli stessi: possibilmente comoda, confortevole abbastanza ampia, di valore ed in una buona posizione. In ogni caso vanno considerati gli impianti, i materiali e l’energia. Nel senso della persistenza dell’uso delle risorse, queste debbono restare così abbondanti che anche le generazioni future non debbano subire alcun svantaggio e debbano lamentarsi della loro mancanza. Comfort termico significa poi che tutte le temperature superficiali che circondano le persone siano gradevolmente calde. Questo di solito non viene ottenuto e per tale motivo che si pongono dei corpi scaldanti sulle pareti esterne sotto le finestre. Il riscaldamento dei muri fornisce un clima interno confortevole, mentre la maggior parte dei corpi scaldanti a convezione sono ancora legati a corrispondenti costi di investimento più bassi. Nel testo che segue le grandezze sono riferite al m2 (ad es. kWh/m2 anno) di superficie utile abitabile. La pratica di costruire case passive è una proposta economicamente conveniente derivante dalla necessità di ridurre al minimo secondo i progressi tecnici le emissioni e contemporaneamente di migliorare le condizioni di comfort interne. Gli edifici passivi che vengono realizzati in questa prospettiva saranno quindi non solo economici ma anche ecologici. Il concetto di “Casa Passiva” rappresenta uno standard costruttivo. Questo deve essere ottenuto con diversi modi di costruire, nuove forme e materiali. Rappresenta un ulteriore progresso rispetto al concetto di Casa a Basso Consumo energetico (NEH). Il concetto di “Casa Passiva” indica un edificio in cui un clima interno confortevole sia in estate che in inverno è ottenuto senza impianti differenziati di riscaldamento o raffrescamento. Il Calore per riscaldamento può essere condotto negli ambienti con lo stesso sistema con cui si ottiene un raffrescamento automatico dell’aria. Gli elementi principali dello standard edilizio delle Case Passive sono: ottimizzazione delle Misure; minimizzazione delle perdite; recuperi di Calore; ottimizzazione dei Guadagni Solari. I valori di Riferimento sono: 21 Tratto dal sito www.energieinstitut.at (Istituto di Ricerca Energetica del Land Voralberg) Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 67 Max. 10 W/m² Carico Termico Max. 15 kWh/( m² anno) Fabbisogni Specifici di Riscaldamento Max. 42 kWh/( m² anno) Indicatore Specifico di Energie Finali totali22 Max. 120 kWh/( m² anno) Indicatore specifico Totale di Energia Primaria Il carico termico massimo non corrisponde al carico termico medio indicato nelle norme austriache perché per questo calcolo si considera un edificio non abitato e numerose misure di verifica. Varie misurazioni tecniche hanno mostrato che le Case Passive, richiedono dal sistema di riscaldamento potenze di gran lunga inferiori ai valori teorici per il mantenimento di temperature interne confortevoli. Presupposto per una Casa Passiva è che la quantità necessaria di aria fresca sia in grado di trasportare il calore necessario per il massimo carico termico. Ciò significa per un edificio che le perdite di energia massime debbono essere di 10W/m² di Superficie Netta di Pavimento (SNP). Con il rispetto di questa condizione funzionale definita, v’è ancora spazio per esigenze ulteriori di utilizzo, come una più alta temperatura interna, tempi di apertura delle finestre più prolungati o aumentate necessità di ricambi d’aria. (per es. dovuta ai fumatori).Mentre la determinazione del Fabbisogno Termico (HWB = HeizWaermeBedarf) (talvolta anche noto come Fabbisogno di Energia Termica Utile) è relativamente facile, vale per una fase iniziale anche per le Case Passive un valore obiettivo indicativo di HWB ≤ 15 kWh/(m²a) 23. Le Case Passive hanno isolamenti particolarmente buoni ed evitano ponti termici ed infiltrazioni di aria. L’attenzione ad esigenze di valori minimali di qualità dell’isolamento è importante al fine di poter rinunciare ai corpi scaldanti senza perdita di comfort termico interno, quelle orientate a sud sono al contempo case solari. Con una buona efficienza di recupero energetico, l’uso passivo della radiazione entrante deve coprire circa il 40% del fabbisogno di riscaldamento. Pertanto diviene usuale usare finestre di nuova concezione con triple vetrature e cornici superisolate. Le Case Passive sono alimentate continuamente con aria fresca per una aerazione confortevole. L’aria deve essere fornita in quantità necessaria per garantire una buona qualità dell’aria. Il calore dell’aria in uscita viene trasferito all’aria entrante mediante uno scambiatore di calore, così da non mischiare le due correnti di aria. A seconda delle necessità, l’aria entrante deve essere ulteriormente riscaldata. Un preriscaldamento dell’aria fresca mediante uno 22 Totale = Tutte le categorie finali usate in casa (Riscaldamento, Acqua calda, Ventilazione, Pompe, illuminazione, Cucina ed apparecchi elettrodomestici) 23 Dove i m2 sono di superficie netta utile di pavimento ed il valore limite indicato del Fabbisogno Termico è il valore mediato del Progetto di Case Passive PHPP. Inoltre viene assunto per il riscaldamento delle unità immobiliari o di 2 case singolo o a schiera solo il valore di 1,6 W/m . Per confronto, la casa “Vorarlberg a risparmio energetico” è 2 2 2 calcolata a 4,42 W/m , con EN832 a circa 5,0 W/m , con le norme tedesche WschVo95 a 6,3 W/m . Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 68 scambio termico con il terreno è possibile e può ridurre ulteriormente il fabbisogno di riscaldamento. La preparazione dell’acqua calda, che in una casa nuova “normale”, con circa 30 kWh/m2 (SNP) anno, ammonta a circa il 20% dei fabbisogni totali di energia termica, diviene in una Casa Passiva la voce più importante del consumo termico. Anche in questo caso vale la filosofia di base: ciò che non va perso non deve essere prodotto. Si può ridurre considerevolmente la quantità di acqua calda. Il restante fabbisogno di acqua calda dovrebbe possibilmente essere coperto mediante fonti rinnovabili: collettori solari, pompe di calore, biomassa, etc. Mediante l’installazione di elettrodomestici energeticamente efficienti, attacchi dell’acqua calda in ingresso alle lavatrici e lavapiatti, lampade a basso consumo, etc., anche il fabbisogno di energia elettrica di una casa passiva può essere fortemente ridotto anche più del 50% senza restrizione del comfort; tutta la casa diviene così efficiente. Ad esempio, anche gli apparecchi di ricambio dell’aria debbono funzionare con motori a corrente continua ad alta efficienza. Gli apparecchi ad alta efficienza spesso non sono più cari di quelli normali e comunque si ripagano presto con l’energia risparmiata. Mediante le misure sopradescritte il fabbisogno di energia restante è però molto piccolo. Per coprire questo fabbisogno c’è bisogno di un mini riscaldamento, quando manca il riscaldamento solare, in condizioni di basse temperature esterne e cattivo tempo. Le restanti perdite di calore sono peraltro minime, da 6 a 10 Watt/m2. Quando le temperature esterne non sono basse, il sistema di riscaldamento non è più necessario, si può utilizzare l’energia solare, che è di molte volte più grande delle perdite dell’edificio. Tutte le caldaie hanno allora ancora da fornire una potenza di riscaldamento < 2 kW per unità immobiliare. Questo è possibile anche per esempio con alcune pompe di calore, installate come apparecchi compatti in un piccolo armadio di cucina e che possono coprire l’intero bisogno di riscaldamento residuo e di acqua calda. Un impianto solare ottimizzato nei costi può coprire circa il 40-60% del fabbisogno totale di energia termica di una Casa Solare Passiva. A causa della piccola entità del fabbisogno energetico, diviene possibile acquistare ciò che altrimenti non sarebbe stato possibile per grandi fabbisogni. La completa copertura del restante fabbisogno di energia (per riscaldamento, acqua calda, energia elettrica ) con vettori energetici rinnovabili in termini di Energia Primaria annua o di bilancio di CO2 è possibile con le Case Passive in modo tale da realizzare insediamenti neutrali per il clima con gli attuali prezzi di mercato. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 69 Lo standard della casa Passiva ha la sua idoneità come base generale odierna per soluzioni neutrali per il clima nel settore abitativo come già dimostrato: in Hannover si può raggiungere questo standard utilizzando un vicino impianto eolico per un costo di 2500DM (1300 €) per ogni casa. Questo concetto di Casa Passiva si sta realizzando anche a Rennes. Questo concetto di Casa Passiva si potrà rafforzare in futuro in Germania con migliori condizioni al contorno per le installazioni fotovoltaiche integrate nell’edificio. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 70 2.1.3 Francia 2.1.3.1 - Informazioni generali Nel 1999, in Francia, i settori residenziale e terziario hanno consumato 96 Mtep di energia finale, di cui: 45 Mtep di combustibili fossili (0,8 di carbone, 17,1 di prodotti petroliferi, 18,6 di gas e 9 Mtep di legname); 51 Mtep di elettricità, cioè 228 TWh (il 61% del consumo finale di elettricità). I settori residenziale e terziario sono i primi come consumi, che si ripartiscono in 2/3 per il residenziale e 1/3 per il terziario. Nel periodo 1985-1999, il consumo di combustibili del settore (per riscaldamento) è rimasto pressappoco stabile: 40 Mtep nel 1985, 36 Mtep nel 1990, 40 Mtep nel 1999. Il consumo di elettricità, invece, ha subito considerevoli aumenti: circa 110 TWh nel 1985, 180 TWh nel 1990 e 217 TWh nel 1999, di cui 51 TWh di riscaldamento elettrico24 . Grafico 2.13 - consumo di energia finale nel 1995 Grafico 2.14 - consumo di energia finale nel 1995 Tra i principali fattori di questa evoluzione, bisogna sottolineare la forte penetrazione dell’elettricità in sostituzione dei combustibili classici. 24 Tratto dal sito http//enbri.cstb.fr/docs/issues/issue17.pdf Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 71 Questa sostituzione ha permesso un maggior rendimento a livello di impianti. Tuttavia, le case scaldate con l’elettricità continuano ad avere un consumo superiore rispetto ai combustibili fossili. Il movimento di sostituzione dei combustibili fossili a favore dell’ elettricità avrebbe permesso di economizzare dal 1973 al 1994 circa 11 Mtep di combustibili, ma avrebbe esatto un consumo maggiore di 21 Mtep di energia primaria per produrre l’elettricità. Industria Carbone Prodotti petroliferi Gas Elettricità Energie rinnovabili Totale 6,9 8,4 11,7 29,3 1,7 58,0 2,2 0,3 52,1 Trasporto Residenziale Terziario 49,7 0,8 Agricoltura Totale 7,8 17,1 18,6 50,7 8,7 95,9 2,6 0,2 0,6 0,1 3,5 77,7 30,6 82,8 10,7 209,5 Tabella 2.8 – Consumo di energia finale nel 1999 in Mtep (fonte: MURE Database) Grafico 2.15 – Consumo di energia finale (per settori) nel 1985 – (Fonte:MURE Database) Grafico 2.16 – Consumo di energia finale (per settori) nel 1999 – (Fonte:MURE Database) Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 72 Industria Trasporto Residenziale Terziario Agricoltura Totale 132 10 228 3 373 Tabella 2.9 – Consumo finale di elettricità nel 1999, in TWh (Fonte:MURE Database) I consumi del settore residenziale e terziario si ripartiscono nel seguente modo: Usi Residenziale Terziario Totale Riscaldamento 36 15 51 Acqua calda sanitaria 20 6 26 Cottura 7 4 11 Illuminazione nell’abitazione 10 10 Elettrodomestici nell’abitazione 33 33 Diversi nell’abitazione 19 19 Illuminazione pubblica nel terziario 4 4 Altri nel terziario (di cui il riscaldamento) 63 (21) 63 (21) 92 217 Totale 125 Tabella 2.10 – Consumo finale di elettricità per uso nell’abitazioni e nel terziario nel 1997, in TWh (Fonte: MURE Database) Dal 1973, gli interventi a favore dell’efficienza energetica nel settore residenziale e terziario erano mirati soprattutto a limitare i consumi di energia associati al riscaldamento. Queste azioni sono state sviluppate in tre direzioni: azioni che mirano ad una maggiore razionalità nell’utilizzo degli impianti di riscaldamento e in particolar modo per un migliore controllo delle temperature di riscaldamento. Azioni di informazione e sensibilizzazione sono state intergrate da una regolamentazione che ha permesso di ridurre la temperatura nei locali abitati a 20°C e poi a 19°C; elaborazione e applicazione fin dal 1974 di una regolamentazione termica per gli alloggi nuovi, poi a partire dal 1976 per la costruzione di edifici nel terziario (questi testi sono stati completati e rinforzati nelle regolamentazioni del 1982 e del 1988); messa in opera di aiuti finanziari e/o fiscali per l’esecuzione di audit termici e di investimenti. Come sottolinea il rapporto di valutazione sulla politica di efficienza energetica, la quasi totalità delle misure pubbliche nel residenziale e terziario riguarda il riscaldamento. Così, malgrado l’aumento delle superfici scaldate e la crescente richiesta di comfort da parte dei consumatori, il consumo di energia per il riscaldamento nel 1997 è pari a quello del 1973 (38 Mtep). Secondo Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 73 le stime dell’ADEME25 , il risparmio di energia potenziale (in termini economici) nel riscaldamento degli edifici ammonterebbe a 10 - 13 Mtep. 2.1.3.2 - Politica energetica e livelli di prestazione richiesti Nel 1969, la Francia introduce per la prima volta una disposizione regolamentare in materia di riscaldamento residenziale. È con il decreto n.69-596 del 14 giugno 196926 che, fissando le regole generali di costruzione degli edifici, si introduce un’esigenza di comfort durante il periodo di riscaldamento: l’alloggio deve essere concepito ed attrezzato in modo da ottenere una temperatura minima di 18°C. Lo shock petrolifero del 1974 impone di costruire velocemente una politica d’indipendenza energetica e di dominio dell’energia per ridurre l’importazione di prodotti petroliferi e le spese di riscaldamento delle case. Il 18 aprile 1974 entra in vigore il decreto n. 74-30627 , che porta modifiche all’articolo 6 del decreto n. 69-596, relativo all’isolamento termico ed alla regolamentazione automatica del riscaldamento negli edifici per abitazione. L’esigenza di temperatura interna è riformulata: la temperatura di 18°C deve poter essere raggiunta limitando le dispersioni termiche e le attrezzature di riscaldamento devono comportare un dispositivo di regolazione automatica di temperatura. La persistenza delle tensioni sul mercato dell’energia impongono di lanciare un vasto programma di ricerca e di sviluppo di tecniche e di prodotti di elevate prestazioni. Una migliore conoscenza dei fenomeni fisici permette di prendere in considerazione l’apporto di energia solare per le finestre e di ragionare in termini di bisogno di riscaldamento e non più solamente in termini di dispersione per le pareti e per il ricambio d’aria. Di particolare importanza sono quindi i seguenti testi28: il decreto n. 82-269 del 24 marzo 1982, relativo agli impianti e alle caratteristiche termiche degli edifici per abitazione; l’ordinanza del 24 settembre 1982, relativa all’approvazione delle regole per elaborare i metodi di calcolo dei coefficienti volumetrici di dispersone termica e di fabbisogno di riscaldamento degli edifici per abitazione; 25 ADEME – Agenzia francese per l’Ambiente e l’Efficienza dell’Energia, fu creata nel 1991 attraverso la fusione di tre corpi statali esistenti: AFME-Agenzia per la Gestione dell’Energia ed Energie Rinnovabili; ANRED-Recupero ed Eliminazione dei Rifiuti; AQA-Qualità dell’Aria. E’ responsabile per la coordinazione dello sviluppo di energia solare nelle tecnologie di costruzione e della promozione di energie del tutto nuove e rinnovabili (attivo e passivo solare, PV, energia del vento, ecc.) 26 Tratto dal sito - www.cstb.fr 27 Tratto dal sito - www.cstb.fr 28 Tratti dal sito – www.cstb.fr Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 74 l’ordinanza del 30 maggio 1983, che introduce una semplificazione delle regole e dei metodi, proponendo dei modelli di simulazione per il calcolo dei coefficienti. Nel 1988, con la nuova regolamentazione termica, viene fissato l’obiettivo di migliorare del 25% le prestazioni termiche degli edifici e si estende l’esigenza di economia di energia al consumo di acqua calda sanitaria. Questa nuova tappa, che concerne le costruzioni nuove del settore residenziale con esigenze di progresso del 10%, si accompagna a numerosi testi: il decreto n. 88-319 del 5 aprile 1988 relativo agli impianti e alle caratteristiche termiche degli edifici per abitazione; l’ordinanza del 5 aprile 1988 relativa agli impianti e alle caratteristiche termiche degli edifici per abitazione; l’ordinanza del 5 aprile 1988 relativa alle soluzioni tecniche per le case individuali ed ai metodi di calcolo del coefficiente di dispersione termica, di fabbisogno di riscaldamento e di prestazione termica globale degli alloggi; l’ordinanza del 22 novembre 1989 relativa alle soluzioni tecniche applicabili agli immobili collettivi che comportano non più di 50 alloggi. Attualmente, il risparmio energetico ingloba l’insieme delle azioni economicamente redditizie imprese per ridurre il consumo di energia (utilizzazione di lampade a basso consumo o la messa in ordine dell’isolamento termico), e per consumare l’energia in modo ottimale (la cogenerazione che consiste nel produrre simultaneamente elettricità e calore). Il risparmio energetico riguarda anche delle misure regolamentari (come quella del rendimento minimale delle caldaie), e fiscali (la riduzione delle tasse per i lavori che mirano a economizzare l’energia), rilevati direttamente dallo Stato. La legge n. 96-1236 del 30 dicembre 1996 sull’aria e l’utilizzazione razionale dell’energia, modifica profondamente la base legale sulla quale si basava la regolamentazione tecnica relativa agli apparecchi consumanti energia. In particolare, abroga la legge n. 48-400 del 10 marzo 1948 relativo all’utilizzo dell’energia. Ne è risultata l’adozione dei seguenti testi: il decreto n. 97-834 del 4 settembre 1997 che sopprime la consultazione preliminare dell’amministrazione in materia di utilizzazione dell’energia; il decreto n. 98-817 dell’11 settembre 1998 relativo ai rendimenti minimi e agli impianti delle caldaie di potenza compresa tra 400 kW e 50 MW, mirando a fissare i rendimenti energetici minimali che devono soddisfare le caldaie di un potere compreso tra 40 kW e 50 MW e a definire gli apparecchi di controllo necessario alla buona utilizzazione di queste caldaie; Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 75 il decreto n. 98-833 del 16 settembre 1998 relativo ai controlli periodici delle installazioni consumanti energia termica, miranti a far eseguire, da degli organismi di controllo tecnico, visite periodiche delle installazioni termiche la cui potenza totale è uguale o superiore a 1 MW. La regolamentazione fissa un livello minimale da rispettare. Per favorire la ricerca di soluzioni a più alto rendimento, vengono utilizzati dei marchi (label) che impongono un livello di prestazione più elevato. L’ordinanza del 4 novembre 1980 ha creato il primo marchio. Questo, per l’alto isolamento termico, è attribuito agli edifici di abitazione facenti parte di programmi immobiliari per i quali i proprietari ne avranno sollecitato la concessione all’epoca dello stabilimento della pratica di consultazione delle imprese. C’è poi l’ordinanza del 5 luglio 1983, relativa alla creazione di marchi di Alta prestazione energetica (HPE) e Solare e al loro finanziamento nel settore sociale raggruppato e diffuso. Questa ordinanza definisce, nel suo articolo 3, la prestazione energetica di un alloggio a partire dal consumo di riscaldamento e di acqua calda di questo alloggio e del suo consumo nominale. La circolare 83-67 del 20 settembre 1983, relativa al marchio di Alta prestazione energetica ed al marchio Solare (BO MULTE 83/42), precisa queste disposizioni. Questi testi sono stati sostituiti da quelli del 1988, tuttora in vigore. La circolare 89-49 del 12 maggio 1989 è anch’essa relativa all’attribuzione del marchio di Alta prestazione energetica e del marchio Solare. La riconferma di questi due marchi, riflette la volontà di ridurre il consumo di energia in materia di riscaldamento e di acqua calda sanitaria e di promuovere un utilizzo razionale dell’energia. Attualmente, l’installazione di pannelli solari può essere finanziata con il premio al miglioramento dell’ambiente: questa misura figura nell’elenco dei lavori enumerati nell’annesso II dell’ordinanza del 16 febbraio 1990 relativo alla natura degli interventi che possono essere finanziati per il premio al miglioramento dell’ambiente, che prevede espressamente l’acquisto e la posa di ogni sistema che utilizza le energie nuove, in particolare l’energia solare. Di particolare importanza, e tra le ultime approvate, è l’ordinanza del 29 novembre 200029, relativa alle caratteristiche termiche degli edifici nuovi e agli ampliamenti degli edifici. L’ordinanza è così strutturata: 29 Tratto dal sito – www.cstb.fr Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 76 TITOLO I Definizioni TITOLO II Caratteristiche termiche di riferimento: Isolamento termico, Vengono stabilite, per la Francia, tre zone climatiche invernali H1, H2 e H3, e quattro zone climatiche estive Ea, Eb, Ec e Ed. In base a queste viene calcolato il valore del coefficiente Ued (coefficiente medio di dispersione per le pareti e le aperture dell’edificio), espresso in W/m2K, e del coefficiente Ued-rif. (coefficiente medio di riferimento di dispersione per le pareti e le aperture dell’edificio). Il valore del coefficiente Ued è espresso nella seguente formula: a1 ⋅ A1 + a 2 ⋅ A2 + a3 ⋅ A3 + a 4 ⋅ A4 + a5 ⋅ A5 + a6 ⋅ A6 + a7 ⋅ A7 + a8 ⋅ L8 + a9 ⋅ L9 + a10 ⋅ L10 A1 + A2 + A3 + A4 + A5 + A6 + A7 [4] valori dei coefficienti da a1 a a10 corrispondono alle superfici interne delle pareti (da A1 a A7) e alle dimensioni interne dei locali (da L8 a L10): A1 superficie delle pareti verticali opache, compreso le pareti dei colmi; A2 superficie dei pavimenti dei colmi; A3 superficie dei pavimenti alti; A4 superficie dei pavimenti bassi; A5 superficie delle porte, fatta eccezione per le porte interamente vetrate; A6 superficie delle finestre, delle porte interamente vetrate, delle porte-finestre e delle pareti trasparenti; A7 superficie delle finestre, delle porte-finestre e delle pareti trasparenti e traslucide attrezzate di chiusura; L8 collegamento periferico dei pavimenti bassi con il muro; L9 collegamento periferico dei pavimenti intermedi con il muro; L10 collegamento periferico dei pavimenti alti con il muro. COEFFICIENTI ai a1 (W/m²K) ZONE H1 e H2 ZONA H3 0,40 0,47 Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 77 a2 (W/m²K) 0,23 0,30 a3 (W/m²K) 0,30 0,30 a4 (W/m²K) 0,30 0,43 a5 (W/m²K) 1,50 1,50 a6 (W/m²K) 2,40 2,60 a7 (W/m²K) 2,00 2,35 a8 (W/m²K) 0,50 0,50 0,7 per le abitazioni individuali 0,9 per gli altri edifici 0,7 per le abitazioni individuali 0,9 per gli altri edifici 0,7 per le abitazioni individuali 0,9 per gli altri edifici 0,7 per le abitazioni individuali 0,9 per gli altri edifici a9 (W/m²K) a10 (W/m²K) Tabella 2.11 – Valore dei coefficienti U in base alla zona invernale Figura 2.2 – Valori dei coefficienti U delle Zone Climatiche H1 e H2 (fonte: Cstb) Figura 2.3 – Valori dei coefficienti U delle Zone Climatiche H3 (fonte: Cstb) Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 78 Figura 2.4 – Valori massimali dei coefficienti U delle Zone Climatiche H1 e H2 (fonte: Cstb) apporto di calore solare in stagione di riscaldamento e comfort estivo, permeabilità all’aria, ventilazione, riscaldamento, acqua calda sanitaria, illuminazione dei locali. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 79 TITOLO III Caratteristiche termiche minimali: Isolamento termico, Viene stabilito un isolamento minimo, espresso attraverso il coefficiente di trasmissione termico U (W/m2K) della parete di cui i valori massimali (validi per tutte e tre le zone climatiche) sono dati nel quadro qui sotto: Coefficient U Parois maximal Murs en contact avec l’extérieur ou avec le sol 0,47 Planchers sous combles et rampants des combles aménagés 0,30 Planchers bas donnant sur l’extérieur ou sur un parking collectif, et toitures terrasses en béton ou en maçonnerie, à l’exclusion des toitures prévues pour la circulation des 0,36 véhicules Autres planchers hauts, à l’exclusion des toitures prévues pour la circulation des véhicules 0,47 Planchers bas donnant sur un vide sanitaire 0,43 Fenêtres et portes- fenêtres prises nues 2,90 Façades rideaux 2,90 Tabella 2.12 – Coefficienti di trasmissione termica (Fonte: Cstb) Vengono posti alcuni vincoli: la resistenza termica dell’isolamento non deve essere inferiore a 1,4 m2K/W; nel caso degli edifici ad uso abitativo, il coefficiente medio di dispersione delle pareti e delle aperture non può superare di più del 30% il coefficiente medio di dispersione per le pareti e le aperture dell’edificio di riferimento (Ued-rif.); il coefficiente di trasmissione termica non può superare, per gli edifici ad uso abitativo, 1,10 W/m K. apporti di calore solare e comfort estivo, ventilazione, riscaldamento, acqua calda sanitaria, illuminazione dei locali, climatizzazione. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 80 TITOLO IV Approvazione delle soluzioni tecniche TITOLO V Casi particolari TITOLO VI Disposizioni diverse. Dal 1974 al 1989, l’obiettivo di efficienza energetica ha mirato essenzialmente a preservare l’indipendenza energetica del paese e a limitare le spese relative alle importazioni di petrolio per preservare il bilancio del commercio esterno e mantenere il prezzo. La decisione di rinforzare di nuovo la regolamentazione termica è stata presa in seguito ai lavori della Commissione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, firmata nel giugno 1992 a Rio. In questa occasione, 176 Stati si sono accordati sulla necessità di prendere delle disposizioni, alla scala del pianeta, per evitare l’accumulo di gas a effetto serra, di cui gli effetti combinati corrispondono oggi ad un aumento del 50% della concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera in rapporto all’era preindustriale. Il Protocollo di Kyoto, stabilito nel novembre 1997, ha ripartito lo sforzo tra i paesi firmatari e gli obiettivi da raggiungere all’orizzonte 2010. Tenuto conto del suo parco di centrali nucleari, la Francia che produce solamente 1,5 tonnellate di equivalente carbonio per abitante, contro 2,3 in media nell’Unione Europea, si è impegnata nel mantenimento delle emissioni di gas ad effetto serra al livello del 1990. Ad eccezione dell’elettricità, i settori residenziale e terziario producono il 18% delle emissioni di gas ad effetto serra del paese, principalmente sotto forma di anidride carbonica, ossia 26 milioni di tonnellate equivalenti al carbone per anno (Mtec), e consumano un terzo dell’energia per usi finali. Il programma governativo ha previsto, per questo settore, un obiettivo di riduzione del 10% delle sue emissioni all’orizzonte 2010. Tra le altre disposizioni, prevede di rinforzare progressivamente la regolamentazione termica applicabile alla costruzione nuova. Questo nuovo regolamento viene pubblicato alla fine del 2000. Le costruzioni nuove contribuiscono poco all’obiettivo di riduzione all’orizzonte 2010 tenuto conto del debole tasso di rinnovamento del parco (dell’ordine dell’1% del parco esistente). Ma bisogna anche considerare i lavori nel parco esistente che beneficeranno necessariamente dell’effetto di avanzamento della regolamentazione sull’offerta di prodotti ad alto rendimento. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 81 Tutte le misure rilevanti della politica di efficienza energetica sono già sperimentate nel passato interurbano (aiuti finanziari o fiscali per lavori di padronanza dell’energia, azioni d’informazione e di sensibilizzazione degli individui e delle imprese, azioni di ricerca e di dimostrazione). A più lungo termine, si tratta di iniziare una transizione verso un’economia meno consumatrice di energia e di sviluppare le tecnologie e i servizi necessari per la messa in opera. La Regolamentazione Termica 200030, che è stata applicata a tutti gli edifici messi in cantiere a partire dalla metà del 2001, è stata elaborata con il sostegno tecnico e finanziario dell’ADEME. La regolamentazione termica prende in considerazione, nella maniera più globale, i consumi di energia. Così, negli edifici residenziali come nei non residenziali, si considera in modo dettagliato il consumo di energia per il riscaldamento, la ventilazione, l’acqua calda sanitaria, l’illuminazione e anche la climatizzazione. E, novità, integra delle esigenze per migliorare il comfort estivo. Questo rifacimento della regolazione termica è stata un’occasione per passare da un approccio francese ad un approccio europeo. Infine, la regolamentazione termica 2000 (RT 2000) privilegia le soluzioni ad alto rendimento ma, nello stesso tempo, lascia ogni libertà di concezione per favorire l’innovazione tecnologica e l’ottimizzazione dei progetti . Le preoccupazioni ambientali hanno giustificato la messa in cantiere della nuova regolamentazione: il rialzo recente dei prezzi dell’energia ne conferma la necessità. Questi progressi non potevano essere ottenuti da un semplice rinforzamento delle esigenze attuali. E’ dunque un lavoro ambizioso di rifacimento completo della regolamentazione, che è stata intrapresa da professionisti per identificare nuove soluzioni tecniche che permettano di far progredire la qualità termica delle costruzioni. Il progetto di regolamentazione termica (RT 2000) cerca di rispondere a quattro poste ben distinte: l’effetto serra, la padronanza degli interessi e degli oneri, l’Europa ed il mercato mondiale e la semplificazione della regolamentazione. La Francia si è avviata a limitare le sue emissioni di gas a effetto serra nel quadro degli accordi internazionali, particolarmente quelli di Rio e di Kyoto. Tra gli obiettivi che si è prefissato, il governo ha previsto di ridurre il consumo di energia degli edifici, sapendo che questi contribuiscono per più di un quarto alla produzione dei gas ad effetto serra. Le costruzioni nuove rappresentano l’1% del parco delle costruzioni esistenti e la regolamentazione delle costruzioni nuove deve giocare un ruolo di forza per la prestazione dei prodotti destinati alla riabilitazione. 2.1.3.2.a - Metodo di calcolo 30 Tratto dal sito – www.cstb.fr/rt2000/certification Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 82 Il RT 2000 si esprime sotto forma di prestazioni da raggiungere, per lasciare tutta la libertà di concezione agli architetti e agli uffici di studio, nello scopo di favorire l’innovazione tecnologica e l’ottimizzazione dei loro progetti. Alla base del RT 2000, si trova un metodo di calcolo, risultato di una lunga consultazione con esperti e praticanti, che tiene i considerazione le realtà fisiche. 2.1.3.2.b - Risparmio Energetico Gli obiettivi generali da raggiungere sono stati dibattuti durante la consultazione: si trattava di situare la norma all’altezza delle buone pratiche attuali del settore residenziale. L’isolamento degli edifici vede le sue esigenze rinforzate in tutti i suoi aspetti. In particolare, la regolamentazione prevede l’utilizzo del vetro a bassa emissività, l’installazione del taglio termico nel telaio della finestra in alluminio e alla correzione dei ponti termici più correnti. Infine, per molto tempo ignorata, la permeabilità delle pareti esterne, che rappresenta una parte importante delle dispersioni che saranno ormai limitate. I sistemi di riscaldamento e di acqua calda sono ugualmente considerati poiché le caldaie a gas con fiamma pilota saranno state vietate entro il 2002 ed i convettori elettrici autorizzati figurano tra le più alte prestazioni. I sistemi, utilizzando delle energie rinnovabili, saranno progressivamente integrati nel progetto regolamentare. La considerazione del comfort estivo è una novità che, pur interessandosi alla comodità degli occupanti, mira a limitare i bisogni energetici di climatizzazione grazie al ricorso alle protezioni solari, all’inerzia dei muri, all’aerazione dei locali o all’orientamento degli edifici. 2.1.3.2.c - Conseguenze nelle costruzioni La regolamentazione termica 2000 pone le basi per un miglioramento importante degli edifici nuovi sul piano energetico, ma ancora insufficiente per raggiungere gli obiettivi del programma nazionale di lotta contro il cambiamento climatico, che progetta di raggiungere 300.000 tonnellate di equivalente carbonio non emesse nel 2010. Questo obiettivo necessita di mettere in opera una politica volontaristica da parte dei poteri pubblici affinché le tecnologie a più alto rendimento si generalizzino nelle costruzioni nuove e si diffondano largamente negli edifici esistenti. La concertazione realizzata con l’assemblea dei professionisti delle costruzioni, in occasione dell’elaborazione della regolamentazione termica 2000, dovrà proseguire dunque in modo attivo, costruttivo e permanente per raggiungere gli obiettivi all’orizzonte 2010 ed oltre. Fino ad ora, l’ADEME ha iscritto questo obiettivo 2010 nel suo programma d’azione per mettere in opera i mezzi necessari per ottimizzare le tecnologie esistenti ed identificare e sviluppare le tecnologie nuove necessarie. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 83 2.1.3.2.d - Edifici nuovi: bersaglio privilegiato Uno dei principali obiettivi è l’aumento delle costruzioni nuove. Difatti, le costruzioni nuove costituiscono un campo dove i guadagni energetici accumulati, dovuti all’applicazione di nuove esigenze energetiche sono rapidamente significativi, sebbene il tasso di rinnovamento del parco sia abbastanza debole (da 1 a 2% all’anno). Per di più, contrariamente all’architettura della regolamentazione termica precedente, il RT 2000 permette di pianificare gli aggiornamenti futuri dei regolamenti, rinforzando gli obiettivi di prestazione ma conservando la stessa struttura di testo e gli stessi principi tecnici. Il rafforzamento consiste in: programmare, da quindici a vent’anni, un controllo periodico della regolamentazione termica per un rilevamento delle esigenze per ogni settore tecnico (costruzione, attrezzatura climatica, illuminazione); rinforzare di circa il 10% le esigenze ogni cinque anni, con una prima tappa nel 2005; mettere in opera dei marchi “Alta prestazione energetica” e “Solare” sulle costruzioni residenziali e terziarie, per preparare i nuovi aggiornamenti all’interno di ogni nuova regolamentazione; programmare il trasferimento dei componenti e degli impianti utilizzati negli edifici nuovi verso gli edifici esistenti per via normativa o regolamentare. L’obiettivo è di diffondere, il più rapidamente possibile, negli edifici vecchi, le tecnologie ad alto rendimento utilizzate nei nuovi edifici, eliminando dal mercato le tecnologie superate dal punto di vista energetico; controllare effettivamente il rispetto della regolamentazione e applicare le sanzioni. Per rispettare la regolamentazione termica 2000, un edificio residenziale o non residenziale dovrà soddisfare tre esigenze: il suo consumo di energia dovrà essere inferiore a quello di un edificio avente caratteristiche termiche di riferimento (isolamento, sistema di riscaldamento, di ventilazione, di acqua calda sanitaria, illuminazione, ecc.); in estate, la temperatura interna, dovrà essere inferiore a quella di un edificio avente caratteristiche termiche di riferimento (protezioni solari, possibilità di apertura delle finestre, ecc.); le caratteristiche di isolamento termico delle pareti e delle attrezzature di riscaldamento, ventilazione, acqua calda sanitaria, illuminazione e di protezione solare dovranno presentare delle prestazioni minimali. 2.1.3.2.e - Ventilazione Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 84 Il calcolo dei ricambi d’aria mette in gioco dei fenomeni complessi. Difatti, impone la presa in considerazione di numerosi parametri tra cui la temperatura, il vento esterno, l’orientamento delle facciate, le caratteristiche dei componenti ecc. Due vie si offrono allora per stabilire un metodo di calcolo: si utilizza il risultato di modelli fisici per costruire delle leggi di correlazione semplificata; si utilizzano direttamente i modelli fisici. La seconda via impone di utilizzare degli attrezzi informatici e si rivela più robusta in termini di evoluzione per la possibilità di integrare dei sistemi nuovi, permettendo una discussione chiara delle ipotesi di calcolo. Per la ventilazione il valore di riferimento di base è di 0,25 W per m3/h di aria. Valori superiori sono possibili facendo riferimento ad un calcolo più dettagliato. 2.1.3.2.f - Riscaldamento e acqua calda sanitaria Ancora troppo spesso, quando si considera la prestazione di un sistema di riscaldamento, la si attribuisce al tipo di caldaia. La prestazione energetica della distribuzione e dell’emissione è dimenticata o presa in considerazione in un parametro forfetario legato a una caratteristica generale, per esempio la temperatura. Le attrezzature ad alto rendimento, come le pompe di distribuzione a portata variabile, non sono valorizzate . Il metodo di calcolo che lo permetterebbe è giudicato troppo complesso e in contraddizione con le stadio di avanzamento del progetto al momento del calcolo regolamentare. Difatti, molto spesso, gli impianti a questo stadio del progetto non sono ancora stati definiti. Per rimediare a questa situazione, il gruppo “sistemi” ha provato, nella regolamentazione termica 2000, a prendere in considerazione l’insieme dei componenti di un’installazione termica e a valorizzare anche la materia grigia investita nella concezione dettagliata di una installazione. Nella regolamentazione del 1988 si calcolava un rendimento annuo, mentre il nuovo metodo di calcolo permette di valutare le perdite di generazione (valori assoluti) delle differenti fasi di funzionamento di un’installazione: rilancio, funzionamento normale, ridotto, arresto. Questo approccio corrisponde a quello della norma prEN 1379031 (bisogni di riscaldamento). Per i generatori a combustibile liquido o gassosi, il calcolo emette un risultato in valore assoluto e non in rendimento. L’espressione delle perdite in valore assoluto permette un approccio fisico più esplicito. Per di più, le perdite possono essere addizionate. 31 Tratto dal sito – http//.rt2000.cstb.fr Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 85 Il calcolo delle perdite in funzione del potere utile (carico) è effettuato in base a tre punti caratteristici: le perdite al 100% di carico; le perdite al 30% di carico; le perdite allo 0% di carico. I tre punti caratteristici sono conformi alla definizione riportata nella direttiva di rendimento 92/42/CEE. Per quanto riguarda l’acqua calda sanitaria, il metodo di calcolo si divide in due casi di base: la produzione istantanea di acqua calda sanitaria, senza volume di stoccaggio; la produzione ad accumulo, con volume di stoccaggio. Per i due casi, il metodo di calcolo differisce. Per la produzione istantanea, il numero delle attivazioni e la potenza del generatore costituiscono gli elementi determinanti della prestazione. Per la produzione ad accumulo, è la manutenzione che è presa in particolare in considerazione. La distribuzione di acqua calda sanitaria è eseguita in due modi: la distribuzione non allacciata, non mantenuta in temperatura. L’acqua calda non circola nella canalizzazione. Ad ogni passaggio di acqua calda, i condotti e l’acqua che essi contengono si scaldano e poi si raffreddano; la distribuzione allacciata. Una circolazione di acqua calda permanente è programmata o assicurata nella canalizzazione per mantenerla in temperatura. 2.1.3.2.g - Comfort estivo Per la prima volta, il comfort estivo degli edifici non climatizzati è preso in considerazione nella regolamentazione termica. L’obiettivo dell’approccio regolamentare è di limitare la scomodità tanto quanto è possibile, tenendo conto delle costrizioni dell’ambiente naturale climatico e acustico e delle possibilità economiche e tecniche. Inoltre, gli edifici climatizzati sono oggetto di un approccio specifico in termini di esigenze minimali concernenti i sistemi di climatizzazione e di protezione solare degli edifici. questo campo sarà largamente sviluppato nella tappa regolamentare ulteriore specifica per queste costruzioni. Gli elementi che determinano i livelli di temperatura interiore sono: la temperatura esterna; l’apporto di calore interno; l’apporto di calore dovuto al sole; Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 86 la ventilazione che, raffredda l’edificio se la temperatura esterna è inferiore alla temperatura interna, e lo riscalda se non è così; l’inerzia termica, legata alla massa della costruzione che permette di smorzare le variazioni di temperatura tra il giorno e la notte e da un giorno all’altro; la zona climatica d’estate si compone di quattro zone: Ea, Eb, Ec e Ed definite su una base dipartimentale; l’inerzia dell’edificio o della zona è definita in termine di inerzia quotidiana (corrispondente alla variazione di temperatura giorno/notte), e sequenziale (corrispondente alla “memoria” termica dell’edificio in circa quindici giorni); il rapporto d’apertura libero delle aperture caratterizza la capacità di ventilazione in posizione aperta; l’esposizione al rumore delle aperture è caratterizzata da tre classi di esposizione per gli edifici di abitazione: BR1 (calma), BR2 e BR3. questa esposizione al rumore permette di definire le possibilità di apertura delle aperture la notte e la mattina; l’orientamento delle aperture; la protezione solare delle aperture, caratterizzata dal fattore solare S (rapporto tra l’ energia solare entrante nel locale e l’energia solare arrivata sull’apertura). L’obiettivo regolamentare si declina in due esigenze. Da una parte, rispettare delle esigenze minimali che riguardano l’apertura libera delle aperture (il 30% per i locali correnti e il 10 % per i locali di grande altezza) e la protezione solare dei locali di riposo (dovendo rispettare i valori di riferimento). Dall’altra parte, ottenere per l’edificio, o per ciascuna delle sue zone, una temperatura interna convenzionale inferiore o uguale a quella ottenuta nell’edificio sul quale si applica la soluzione di riferimento. Questa esigenza può essere verificata dal calcolo o per il rispetto diretto dei riferimenti. Importante per la qualità ambientale è, invece, l’HQE che indica la denominazione francese dell’architettura ecologica, promossa per i membri dell’associazione HQE . Questo approccio complesso mira ad iscrivere i progetti di pianificazione, di riabilitazione e di costruzione, qualunque sia la loro dimensione, in una prospettiva di sviluppo duraturo. L’Alta Qualità Ambientale, nell’ambito della costruzione, attualmente non è oggetto di nessun marchio. Il gruppo di riflessione che accompagna l’associazione HQE definisce l’Alta Qualità Ambientale” come la capacità di un edificio a preservare le risorse naturali e a soddisfare le esigenze di comfort, di qualità di vita e di salute. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 87 L’edificio deve soddisfare questi criteri dal momento della sua costruzione, durante la sua vita e fino alla sua demolizione. Così, un edificio è detto ad Alta Qualità Ambientale (HQE) quando un certo numero di opzioni sarà stato scelto almeno sui cinque seguenti punti: economia delle risorse; riduzione dell’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo; riduzione della produzione di scarti; relazione soddisfacente dell’edificio con l’ambiente naturale esterno; qualità dell’ambiente interno dal punto di vista del comfort e della salute. L’approccio HQE mira a parecchi scopi, che si possono così riassumere: miglioramento della qualità di vita degli utenti: comfort termico; qualità dell’aria; illuminazione; rumore; limitazione delle nocività locali / riduzione degli impatti. L’HQE riguarda la globalità dell’edificio e tutte le fasi del suo ciclo di vita. È necessario, quindi, prendere in considerazione parecchi elementi: gli impatti ambientali della produzione e della fabbricazione dei materiali (materia prima, consumo di energia, procedimenti di fabbricazione); l’inquinamento emesso all’epoca del trasporto dei materiali (la distanza tra i luoghi di produzione, di trasformazione e il luogo di costruzione può raggiungere parecchie migliaia di chilometri); gli impatti del cantiere di costruzione (polveri, scarti, rumore); l’integrazione nel paesaggio; le conseguenze di una demolizione o di una decostruzione del lavoro (riciclaggio, riutilizzazione dei materiali); la sistemazione del suolo dopo la demolizione dell’edificio. L’associazione HQE ha definito due campi di esigenze di Qualità Ambientale che comportano ciascuno due sottocampi: obiettivo di efficienza energetica degli impatti sull’ambiente naturale esterno: Eco-costruzione; Eco-gestione; obiettivo di creazione di un ambiente interno sano e confortevole: Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 88 Obiettivo di comfort; Obiettivo si salute. È stato stabilito un elenco preciso di 14 obiettivi , che si applicano a tutti i tipi di edifici, nuovi o esistenti, di settori residenziali, terziari o industriali. 2.1.3.2.h - Eco-costruzione Obiettivo 1. Armoniosità dell’edificio con il suo ambiente naturale utilizzo delle opportunità offerte dal vicinato e dal sito; gestione dei vantaggi e degli svantaggi forniti dal comparto; organizzazione del lotto in modo da fornire un alta qualità della vita; riduzione dei rischi di nocività tra l’edificio, il suo vicinato e il sito; Obiettivo 2. Scelta integrata dei procedimenti e dei prodotti di costruzione adattabilità e durevolezza degli edifici secondo lo stato dell’edificio e la sua evoluzione di uso; scelta dei procedimenti di costruzione (modo in cui si realizza la struttura dell’edificio); scelta dei prodotti di costruzione, materiali e componenti; Obiettivo 3. Cantiere a debole nocività gestione differenziata degli scarti di cantiere; riduzione del rumore di cantiere; riduzione dell’inquinamento del comparto e del vicinato. 2.1.3.2.i - Eco-gestione Obiettivo 4. Gestione dell’energia rafforzamento della riduzione della domanda e dei bisogni energetici; rafforzamento del ricorso alle energie soddisfacenti per l’ambiente; rafforzamento dell’efficacia delle attrezzature energetiche; utilizzazione dei generatori propri in caso di ricorso ai generatori a combustione. Obiettivo 5. Gestione dell’acqua gestione dell’acqua potabile; ricorso alle acque non potabili; assicurazione del risanamento delle acque utilizzate; aiuto alla gestione delle acque pluviali. Obiettivo 6. Gestione degli scarti di attività Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 89 concezione di depositi di scarti di attività adattate al modo di acquisizione attuale/futura; gestione differenziata degli scarti di attività adattate al modo di acquisizione attuale; questa domanda fa appello al comportamento degli utenti o, nel terziario, a quello degli agenti di manutenzione. Obiettivo 7. Manutenzione e mantenimento ottimizzazione dei bisogni di manutenzione; messa in opera di procedimenti efficaci di gestione tecnica e di manutenzione; efficienza energetica degli effetti ambientali dei procedimenti di manutenzione. 2.1.3.2.l - Comfort Obiettivo 8. Comfort igrotermico permanenza del comfort igrotermico (estate-inverno); omogeneità degli ambienti idrometrici; zonizzazione igrometrica. Obiettivo 9. Comfort acustico correzione acustica; isolamento acustico; indebolimento dei rumori di impatto e di attrezzature; zonizzazione acustica. Obiettivo 10. Comfort visivo relazione visiva soddisfacente con l’esterno; illuminazione naturale ottimale in termini di comfort e di spesa energetica; illuminazione artificiale che soddisfa in contributo dell’illuminazione naturale. Obiettivo 11. Comfort olfattivo riduzione delle sorgenti di odori sgradevoli; ventilazione che permette l’evacuazione degli odori sgradevoli. 2.1.3.2.m - Salute Obiettivo 12. Condizioni sanitarie creazione di caratteristiche non aeree degli ambienti interni soddisfacenti; creazione delle condizioni di igiene; agevolazione della pulizia e dell’evacuazione degli scarti di attività; agevolazione delle cure di salute; Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 90 creazione di comfort per le persone a capacità fisiche ridotte. Obiettivo 13. Qualità dell’aria gestione dei rischi di inquinamento per i prodotti di costruzione; gestione dei rischi di inquinamento per le attrezzature; gestione dei rischi di inquinamento per la manutenzione o il miglioramento; gestione dei rischi di inquinamento per il radon; gestione dei rischi di aria nuova inquinata; ventilazione per la qualità dell’aria. Obiettivo 14. Qualità dell’acqua protezione della rete di distribuzione collettiva dell’acqua potabile; mantenimento della qualità dell’acqua potabile negli edifici; miglioramento eventuale della qualità dell’acqua potabile; trattamento eventuale delle acque non potabili utilizzate; gestione dei rischi legati alle reti di acque non potabili. E’ interessante evidenziare anche la Soluzione Tecnica sulla casa individuale non climatizzata32, in conformità alla Regolamentazione Termica 2000. Questa soluzione tecnica può essere applicata solamente alle case: non climatizzate; la cui superficie abitabile è inferiore a 220 m2; la cui superficie di porte e finestre è inferiore al 25% della superficie abitabile. La soluzione si divide in: “riscaldamento invernale”; “riscaldamento estivo”. Viene analizzato, in particolare, il riscaldamento invernale. Per ciascuno degli elementi indicati più avanti, viene assegnato un numero di punti in base 32 Tratto dal Sito – www.cstb.fr Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 91 alla qualità termica dei componenti. La casa rispetta la parte “riscaldamento estivo” se le esigenze sulla protezione solare delle aperture e l’inerzia termica della costruzione sono rispettate. La casa rispetta la parte “riscaldamento invernale” della regolamentazione se soddisfa le tre condizioni seguenti: il totale dei punti ottenuti è uguale o superiore a 18; per ogni elemento, la casa presenta almeno le prestazioni meno esigenti effettivamente descritte; le altre esigenze descritte dall’1 al 6 sono rispettate. Gli elementi presi in considerazione sono i seguenti: l’isolamento dei muri, dei suoli e delle coperture; la presenza di ponti termici; il tipo di finestre; la ventilazione, il sistema di produzione del riscaldamento e dell’acqua calda sanitaria; il luogo di costruzione. 2.1.3.2.n - Isolamento dei suoli, dei muri e delle coperture Tabella 2.13 – Resistenza Termica R – Determina la qualità termica dei prodotti (fonte Cstb) Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 92 2.1.3.2.o - Ponti Termici I ponti termici possono apparire principalmente nei seguenti punti: Figura 2.5 – Ponti temici tra i muri esterni e i pavimenti (fonte Cstb) Tabella 2.14 – Solaio superiore. Si conteggiano 0, 2 o 4 punti (fonte Cstb) Tabella 2.15 – Solaio intermedio. Si conteggiano 0,2 o 3 punti (fonte: Cstb) Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 93 Tabella 2.16 – Solaio inferiore (vedi punto 3). Si ottengono 0 o 2 punti (fonte Cstb) 2.1.3.2.p - Finestre e porte finestre Tabella 2.17 - Classe di prestazione Th 2.1.3.2.q - Ventilazione Possono essere installati due diversi sistemi di ventilazione: ventilazione meccanica controllata autoregolabile; ventilazione meccanica controllata igroregolabile. Tabella 2.18 – Numero di punti attribuiti in funzione del sistem di ventilazione (fonte Cstb) Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 94 2.1.3.2.r - Sistema di riscaldamento e di produzione di acqua calda sanitaria Il sistema di riscaldamento si divide in: riscaldamento ad acqua calda; riscaldamento elettrico; Tabella 2.19 – sistema di regolazione programmata (riscaldamento ad acqua calda) (Fonte Cstb) Tabella 2.20 - Sistema di regolazione programmata (riscaldamento elettrico) (Fonte Cstb) Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 95 2.1.4 Spagna 2.1.4.1 - Informazioni generali33 Nel 1999 i consumi di energia rinnovabile si sono attestati a circa 6.668 ktep, fatto che presuppone una diminuzione di circa l’8,6% rispetto alla produzione del1998, fenomeno attribuibile alla produzione di energia idroelettrica. I consumi di energia rinnovabile per usi termici (biomassa, energia solare e geotermica) si sono invece mantenuti agli stessi livelli del 1998, mentre la produzione di energia elettrica di origine rinnovabile non idraulica è aumentata di oltre il 50%. Per quanto riguarda la potenza eolica installata, l’aumento continua e la sua produzione è raddoppiata nel corso del 1999. Anche il numero delle installazioni solari fotovoltaiche è aumentato nel corso del 1999, anno in cui sono stati messi in funzione 909 progetti con una potenza complessiva di 648 kWp. La produzione di energia solare termica è incrementata come conseguenza dell’installazione di oltre 20.000mq di nuovi pannelli solari, di cui il 50% situati nell’Andalusia. 400 350 300 300 250 200 200 100 50 0 1980 1985 1990 1995 1999 Grafico 2.17 - Superficie totale di pannelli solari termici installata, in mq ( Fonte : rivista Fotovoltaici, n°4,2001, nov – dic). Nel corso del 1999 sono stati installati 648 kWp di impianti fotovoltaici, principalmente in Andalusia (29%) e Castiglia e Leon (16%). 33 FV FotoVoltaici, energia dal sole - n°4/2001 – Novembre/Dicembre Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 96 COMUNITA' AUTONOME m2 ANDALUSIA 98.190 ARAGONA 2.468 ASTURIE 560 BALEARI 70.752 CANARIE 61.597 CASTIGLIA E LEON 9.220 CASTIGLIA LA MANCIA 42.242 CATALOGNA 21.144 COMUNITA' VALENZANA 35.943 GALIZIA 1.548 MURCIA 9.014 NAVARRA 6.191 PAESE BASCO 849 TOTALE 359.718 CEUTA 46 Tabella 2.21 - Distribuzione della superficie installata con pannelli termici,1999 ( Fonte : riv. FV,n°4,2001, nov - dic ). Alla fine dell’anno la Spagna contava su 9412 kWp di potenza complessivamente installata. L’Andalusia non è soltanto la Comunità Autonoma che ha installato più potenza nel corso dell’ultimo anno, 1999 1998 1997 1996 1995 1994 1993 1992 1991 1990 0,65 1,36 0,55 0,39 0,89 1,01 0,7 0,4 0,4 0,16 0 0,2 0,4 0,6 0,8 1 1,2 1,4 Grafico 2.18 - Potenza dell’energia fotovoltaica installata, Valori annui (MW) ma la regione che concentra il 34% del totale della potenza installata a livello nazionale (gli obiettivi del programma PROSOL, programma regionale di supervisione degli impianti ad energie rinnovabili, per il periodo 1995-1999 si calcolavano per il fotovoltaico in 520 kWp di impianti autonomi e in 90 kWp di impianti connessi alla rete; la potenza installata alla fine del Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 97 1999 in questa regione ammontava a 3198 kWp), seguita dalla Castiglia. La Mancia con un 13%. COMUNITA' AUTONOME Progetti: kWp ANDALUSIA 359 3.198 ARAGONA 15 154 ASTURIE 6 49 BALEARI 82 329 CANARIE 52 852 CASTIGLIA E LEON 145 730 CASTIGLIA LA MANCIA 20 1.540 CATALOGNA 12 610 COMUNITA' VALENZANA 30 538 GALIZIA 3 113 MURCIA 14 72 NAVARRA 83 158 PAESE BASCO 61 101 TOTALE [MWp] 882 8,4 Tabella 2.22 - Potenza fotovoltaica installata nel 1999, in kWp. L’investimento totale per i 999 nuovi progetti attivati nell’anno 1999 è stato di 1250 milioni di pesetas, meno della metà dell’investimento effettuato per i progetti dell’anno precedente. La dimensione più ridotta dei progetti e il calo di quasi il 20% del costo per kWp installato spiega la differenza osservata negli ultimi due anni. I finanziamenti pubblici hanno rappresentato nel 1999 un 42% del totale dell’investimento, una percentuale superiore del 1998, soprattutto conseguenza della minore dimensione delle installazioni rese operative nell’ultimo anno, che si sono mantenute sull’ordine dei 700 Wp come valore medio. 4.841 6.000 4.000 2.000 251 341 362 1990 1998 1999 0 2010 Grafico 2.19 - Superficie installata di collettori solari e previsioni del Piano di Sviluppo delle Rinnovabili. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 98 Rispetto alle previsioni stimate per i prossimi anni, l’obiettivo complessivo d’incremento calcolato dal Piano di Sviluppo delle Energie Rinnovabili per il periodo d’applicazione considerato è di 135 nuovi MWp installati; del totale, circa un terzo sarà installato presso le Comunità Autonome di Andalusia, Catalogna e Madrid che concentrano il 44% del totale della potenza installata. 200 143,7 150 100 50 3,2 8,8 9,4 1990 1998 1999 0 2010 Grafico 2.20 - Potenza solare fotovoltaica e Previsioni del Piano di sviluppo delle Rinnovabili(MW). Dei 135 nuovi MWp di impianti previsti per il periodo 1999-2010, si calcola che 115 MWp ( cioè l’85% ) saranno collegati alla rete, mentre il 57% del totale sarà costituito da impianti di oltre 5 KWp. Il Decreto Reale 1663/2000 del 29 settembre, che stabilisce le condizioni amministrative e tecniche fondamentali per il collegamento alla rete di bassa tensione degli impianti solari fotovoltaici, elimina una buona parte degli attuali ostacoli allo sviluppo e all’aumento della produzione elettrica da fonte fotovoltaica, consente ai titolari degli impianti solari di piccola potenza di introdurre nella rete di distribuzione l’elettricità prodotta e di beneficiare del sistema di incentivi stabilito dal Decreto Reale 2818/1998. Il Piano di Sviluppo delle Energie rinnovabili ha stimato entro l’anno 2010 un mercato potenziale prossimo ai 27 milioni di mq di pannelli solari installabili ( che costituisce il 77% degli obiettivi di crescita della produzione solare termica e che corrisponde a una serie di impianti collettivi ). Basandosi su queste considerazioni e sulla capacità dell’industria di assorbire gli incrementi della domanda, il Piano ha fissato come obiettivo l’incremento della superficie solare termica installata in 4.500.000 m2 entro l’anno 2010, il 20% dei quali situati nella Comunità Autonoma dell’Andalusia, un 12% nelle Canarie e un 11% nelle Baleari. Le amministrazioni autonome hanno attivato dei programmi specifici di sviluppo per le energie rinnovabili e di promozione per gli impianti solari termici ( il programma PROSOL in Andalusia e PROCASOL nelle Canarie ) che costituiscono elementi fondamentali per raggiungere gli obiettivi del Piano di Sviluppo. Anche la Comunità Valenciana, che rappresenta il 10% della superficie totale installata in Spagna alla fine del 1999, ha stabilito degli obiettivi di crescita nel numero di mq di pannelli solari installati. Il Piano delle Energie Rinnovabili della Valencia stabilisce che l’energia solare Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 99 dovrà portare 15 ktep al bilancio di energia primaria della regione, cioè a oltre 220.000 mq entro l’anno 2010. Le regioni citate hanno installato nel 1999 l’87% del totale della superficie termica entrata in funzione in quell’anno a livello nazionale. Altre Comunità Autonome, come la Castiglia – La Mancia, l’Estremadura o la Murcia, con valori di radiazione solare globale superiori a 5 KWh/m2/giorno, non raggiungono congiuntamente il 5% del totale della superficie installata. L’assenza di una normativa specifica e i lunghi periodi di recupero degli investimenti rendono difficile la rapida penetrazione dell’energia solare termica sui mercati spagnoli: sono necessari perciò dei metodi di aiuto pubblico nei confronti degli investimenti, così come dei precisi sviluppi normativi per l’omologazione degli impianti e delle imprese installatrici, nonché per l’integrazione dei pannelli solari negli edifici di nuova costruzione. La biomassa è la fonte di energia di maggior apporto nel bilancio dello sfruttamento delle energie rinnovabili spagnole. Con il termine biomasse s’intendono i residui forestali, i residui agricoli ( legnosi o erbacei ) e i residui delle industrie agroalimentari utilizzati in applicazioni domestiche, termiche industriali, nonché in applicazioni elettriche. In questa categoria è anche compreso lo sfruttamento energetico del biogas, che ha rappresentato il 2,6% del totale di consumo di biomassa nel 1999. COMUNITA’ AUTONOME Progetti: ANDALUSIA 776 ARAGONA 2.400 CASTIGLIA E LEON 1.017 CASTIGLIA LA MANCIA 1.224 CATALOGNA 2.700 COMUNITA' VALENZANA 2.867 GALIZIA 4.880 MURCIA 7 NAVARRA 1.600 PAESE BASCO 288 TOTALE 17.759 Tabella 2.23 - Consumo di biomassa per usi termici,1999 Gli usi elettrici delle biomasse hanno raggiunto circa 202 ktep, cioè il 5,5% del totale dei consumi annuali, con una percentuale superiore a quella del 1998. Dei 52,5 ktep di consumi Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 100 aggiuntivi nel 1999 (rispetto alle cifre dell’anno precedente ), il 66% corrisponde a nuove applicazioni elettriche entrate in funzione durante il corso dell’anno. Anche gli obiettivi del Piano di Sviluppo delle Energie Rinnovabili si concentrano sull’aumento dei consumi di biomassa in applicazioni elettriche : dai 6150ktep di incremento del consumo previsto nel periodo 1999-2010 ( includendo il biogas e non considerando i biocarburanti ), l’85% corrisponde ad applicazioni elettriche. COMUNITA' AUTONOME kWp ANDALUSIA 5.600 CANTABRIA 2.000 CATALOGNA 4.000 MADRID 1.000 MURCIA 1.034 LA RIOJA 976 TOTALE 14.610 Tabella 2.24 - Potenza elettrica da impianti biomassa,199 La sola Andalusia ha contribuito con il 32% al consumo di biomassa per le applicazioni elettriche a partire dai nuovi progetti entrati in funzione nel 1999. L’investimento effettuato per i 34 nuovi progetti ha superato 33 miliardi di pesetas, con un finanziamento pubblico del 19%. Dei 6 milioni di tep di incremento dei consumi di biomassa previsti dal Piano per il periodo 1999/2010, il 16 % corrisponde all’aumento del consumo previsto in Andalusia. COMUNITA’ AUTONOME Settore Consumo ( tep ) % totale 1998 1999 1998 1999 domestico 1.991.323 1.992.025 54,56 53,81 fabbricazione di pasta e carta 686.077 686.077 18,8 18,53 legno, mobili e sughero 396.722 423.719 10,87 11,45 alimentazione, bevande e tabacco 261.230 277.260 7,16 7,49 ceramica, cemento e gessi 130.005 130.005 3,56 3,51 biogas 88.285 96.676 2,42 2,61 altre attività industriali 48.476 48.776 1,33 1,32 elaborazione prodotti chimici 13.100 13.100 0,36 0,35 altro 34.493 34.573 0,95 0,93 Totale 3.649.711 3.702.211 100 100 Tabella 2.25 - Consumo di biomassa nei diversi settori( fonte :FV) Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 101 E’ dalle due Castiglie che si spera arriverà il maggior contributo nei confronti dell’obiettivo nazionale circa l’aumento dello sfruttamento energetico della biomassa ( un aumento che si presuppone di 4 o 6 volte, rispettivamente, rispetto ai consumi attuali di biomassa in Castiglia e Leon e Castiglia-La Mancia ). Oltre alle applicazioni termiche, in particolare per gli utilizzi come riscaldamento nel settore domestico ( circa il 22% dei consumi di energia per riscaldamento in Spagna provengono da biomassa ),chi assorbe le maggior percentuali di consumo di biomassa sono i settori produttivi della pasta, della carta, del legno e dei mobili ( si ricordi che il 9% dei consumi totali di energia in impianti di cogenerazione sono impianti di biomassa ). 2500 1.975 2000 1500 1000 500 106 187,8 202,4 1990 1998 1999 0 2010 Grafico 2.21 - Potenza elettrica da biomassa e previsioni del Piano di Sviluppo delle Rinnovabili, MW L’Andalusia, la Galizia e le Asturie, sono le Comunità Autonome con maggior potenza elettrica prodotta con impianti di biomassa con circa il 56% delle potenza totale installata. La produzione elettrica da biomassa ( includendo il biogas ) ha rappresentato dunque nel 1999 lo 0,6% del totale della produzione elettrica lorda nazionale e il 13% del totale della produzione elettrica da energie rinnovabili, esclusa la produzione di energie da grandi impianti idroelettrici. 5.000 4.000 3.000 2.000 1.000 0 4.376 3.584 3.482 3.500 1990 1998 1999 2010 Grafico 2.22 - Consumo di biomassa per usi termici e previsione del Piano di Sviluppo delle Energie Rinnovabili,ktep Dei 6 nuovi progetti entrati in funzione nel 1999, circa 5 MW di nuova potenza corrispondono a impianti a biogas; il nuovo impianto in funzione in Andalusia ad esempio, utilizza residui e sottoprodotti derivati dalla produzione di olio. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 102 Dei 5100 ktep di incremento previsto di consumo di biomassa per applicazioni elettriche nel periodo 1999/2010,3350 proverranno da coltivazioni energetiche : coltivazioni erbacee o legnose. Solamente 6 dei 28 nuovi progetti entrati in funzione nel 1999 corrispondono al settore domestico: la rete di riscaldamento della circoscrizione del comune di Cuèllar costituisce l’esempio più significativo e apporta 644 tep al bilancio energetico complessivo; il resto dei progetti sono impianti di riscaldamento a biogas per abitazioni rurali. Per mezzo di una centrale termica alimentata con residui che provengono da interventi boschivi, il progetto di riscaldamento della circoscrizione di Cuèllar fornisce riscaldamento e acqua calda a dodici alloggi unifamiliari, cinque cooperative di abitazioni, un centro sociale, una scuola e un impianto polisportivo. Tale progetto ha un marcato carattere innovativo in Spagna e consente agli utenti del sistema di ottenere una riduzione nell’ordine del 10% rispetto alle fatture precedenti di riscaldamento. Allo stesso modo tale progetto incentiva il collegamento di nuovi utenti alla rete mentre, oltre ai vantaggi ambientali del progetto, la fornitura di biomassa alla centrale comporterà una maggiore attività economica alla regione e avrà un impatto positivo sull’occupazione. Lo sfruttamento energetico della biomassa è un’attività importante per il fattore lavoro, dato che contribuisce allo sviluppo equilibrato delle regioni, soprattutto in quelle a superiore sviluppo dell’ambiente rurale, dove si incontrano i maggiori tassi di disoccupazione ( i nuovi posti connessi al raggiungimento degli obiettivi del Piano sono stati stimati in una cifra superiore a 200.000 entro l’anno2010, rispetto ai livelli del 1998 ). I progetti di sfruttamento termico in ambito industriale si concentrano invece nel settore del legname, che utilizza largamente detriti derivanti dai processi industriali ( segature e trucioli ). 2.1.4.2 - Politica energetica e livelli di prestazione richiesti34 La Direttiva 93/76/CEE del Consiglio, del 13 settembre ’93 relativa alle limitazioni delle emissioni di ossido di carbonio mediante il miglioramento dell’efficienza energetica (SAVE) ha come obiettivo diretto la diminuzione delle emissioni di CO2; contemporaneamente si propone di rendere obbligatoria un’informazione pubblica sull’efficienza energetica, rendendo volontaria,per il proprietario dell’edificio,la Certificazione. Un modo per valutare il probabile consumo energetico dell’edificio oggetto è di compararlo con il consumo di un certo edificio di referenza e assegnare la certificazione se il consumo attuale dell’edificio oggetto è minore di quello di referenza. La metodologia implica tre passaggi: 34 Ministero dell’Industria e dell’Energia-IDAE Istituo per la Diversificazione e il Risparmio dell’energia - Segreteria Generale tecnica - Direzione generale degli edifici, dell’architettura e dell’urbanistica Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 103 il primo consiste nel stabilire un metodo di valutazione per stabilire il consumo energetico dell’edificio oggetto della certificazione; il secondo consiste nel definire un’edificio di referenza e un edificio energeticamente migliore; il terzo è la definizione di una scala di valori per poter assegnare la certificazione, che prevede una serie di valori dei consumi dei due edifici. Schema 2.5 - Fasi della certificazione energetica. Il consumo di energia finale di un dato edificio per un uso specifico, ( riscaldamento, acqua calda sanitaria ) è dato da una semplice espressione: basta dividere la domanda energetica del dato servizio associata al rendimento medio stagionale dell’impianto corrispondente. La prima tappa del processo di Riqualificazione energetica consiste nella definizione di un processo di calcolo, manuale o informatizzato, capace di realizzare una stima del consumo dell’edificio oggetto. Questo attraverso la domanda energetica dei diversi servizi e il rendimento medio stagionale dei diversi impianti. Per ridurre il consumo energetico di un determinato servizio bisogna ridurre la domanda energetica, incrementando il rendimento dell’impianto corrispondente. Le variabili da considerare nel calcolo sono : il clima, l’involucro, le caratteristiche occupazionali e funzionali dell’edificio (COF; illuminazione, condizioni interne..). La domanda energetica quindi non dipende dalle installazioni , contrariamente a quanto si pensa. Dei tre fattori sopra citati, l’unico suscettibile di controllo e l’involucro; il clima è una situazione di contorno non modificabile e le caratteristiche occupazionali e funzionali sono fissate per il raggiungimento del comfort. Perciò per la riduzione del consumo energetico bisogna migliorare la qualità energetica dell’involucro dell’edificio. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 104 La qualità termica dell’involucro viene decisa di norma dalla NBE-CT-79 attraverso il coefficiente K. La certificazione energetica rappresenta un miglioramento della normativa vigente che però attualmente non è obbligatoria ma volontaria. Grafico 2.23 - Rappresentazione grafica della curva domanda-consumo ( Fonte: IDAE,Ministero dell’Industria e dell’Energia). Sull’asse delle ordinate è indicata la potenza termica e su quello delle ascisse il tempo. Questo diagramma può corrispondere sia ad un’appartamento, ad un edificio che ad un locale.Il coefficiente entro i valori corrispondenti della domanda e del consumo, è il rendimento istantaneo del sistema. La richiesta di energia e il consumo in un determinato periodo di tempo sono la somma delle aree corrispondenti a quel periodo. La diminuzione del consumo di energia finale , come passo intermedio per la riduzione delle emissioni di CO2, finalità della Direttiva SAVE, può attuarsi mediante una riduzione della domanda energetica e/o un aumento del rendimento medio globale di tutti gli impianti dell’edificio. In definitiva equivale ad intervenire sull’involucro e/o sul sistema e sugli impianti. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 105 Grafico 2.24 - Relazione domanda / consumo, possibilità di riduzione (Fonte:IDAE). Schema 2.6 - Rappresenta quattro scenari energetici di un’abitazione, attraverso la domanda, il rendimento e il consumo finale di energia (Fonte:IDAE). Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 106 Schema 2.7 - Interpretazione grafica della variazione del consumo dell’edifico oggetto della certificazione. (Fonte:IDAE). L’equazione 1.22 è valida per i servizi di riscaldamento, refrigerazione e acqua calda sanitaria: per l’acqua calda sanitaria la certificazione suppone non si realizzi nessuna azione di controllo sulla domanda, ciò implica che la domanda dell’edificio oggetto e quella dell’edificio di referenza siano uguali; per la refrigerazione non si può parlare di variazioni del rendimento perché solitamente l’installazione non esiste. Schema 2.8 – Diminuzione del consumo massimo ottenibile. (Fonte:IDAE). Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 107 Schema 2.9 – Relazione tra le diminuzioni di consumo (Fonte: IDAE) Se la cifra dell’edificio oggetto viene divisa per la diminuzione massima del consumo la scala di assegnazione diventa normalizzata. Schema 2.10 – Processo di normalizzazione (Fonte: IDAE) Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 108 Schema 2.11 – Procedimento di calcolo (Fonte: IDAE) Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 109 Figura 2.6 - L’edificio considerato come un sistema termico, soggetto a numerose sollecitazioni sia esterne che interne. (Fonte: IDAE) Il consumo di energia valutato con la certificazione energetica si calcola come somma dei consumi di energia degli impianti di riscaldamento. Refrigerazione e produzione di acqua calda sanitaria. Riassumendo, l’elenco dei sistemi di riscaldamento contemplati dalla certificazione degli edifici è il seguente: sistema con caldaia murale individuale; sistema con caldaia individuale per il riscaldamento dell’acqua calda senza accumulatore; sistema con caldaia individuale per il riscaldamento dell’acqua calda con accumulatore; riscaldamento elettrico individuale; sistema con pompa di calore aria-acqua individuale; sistema con caldaia centralizzata; sistema con caldaia centralizzata per il riscaldamento dell’acqua con accumulatore. I sistemi di produzione di acqua calda che funzionano indipendentemente dal sistema di riscaldamento sono: caldaia individuale senza accumulatore; caldaia individuale con accumulatore; termoregolazione individuale; energia solare individuale con apporto elettrico; apporto di energia solare individuale mediante caldaia a gas senza accumulatore; Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 110 apporto energia solare mediante caldaia a gas con accumulatore; pompa di calore aria-acqua individuale con accumulatore. Negli impianti di riscaldamento e produzione di acqua calda mediante caldaia si contemplano tre tipologie di caldaie: caldaie standard; caldaie a bassa temperatura; caldaie a condensazione. Il Decreto Reale 275/1995 del 4 febbraio detta le disposizioni di applicazione della Direttiva del Consiglio delle Comunità Europea 92/42/CEE, relativa ai requisiti dei rendimenti delle caldaie nuove con una potenza nominale uguale o superiore a 4 kW e uguale o inferiore a 400 kW, modificata per la Direttiva 93/68/CEE del Consiglio. Nell’articolo 2 della precedente Direttiva si stabiliscono le seguenti definizioni: caldaia standard: la temperatura media di funzionamento può limitarsi in base al progetto; caldaia a bassa temperatura: può funzionare continuamente con una temperatura dell’acqua di alimentazione di 35/40° C e che in determinate circostanze può produrre condensa; si include la caldaia a condensa che utilizza combustibile liquido; caldaia a gas di condensa: può condensare una parte del vapore di acqua contenuto nel gas di combustione. Nei sistemi di riscaldamento contemplati nella Certificazione energetica l’insieme dei generatori di calore è autonomo con pompa di calore aria-acqua azionato elettricamente. Il sistema è controllato da un termostato applicato direttamente sulla pompa. Quelli di produzione di acqua calda sanitaria invece possono far parte degli impianti di riscaldamento delle abitazioni ( sistema misto ) oppure essere indipendenti. Possono essere inoltre impiegati sistemi di captazione di energia solare riducendo il consumo di energia. Nella NBE-CT-79, la qualità termica di un edificio viene considerata in termini di domanda di riscaldamento, e di perdite per trasmissione in regime permanente. Queste costituiscono l’unico aspetto controllabile della domanda energetica di un edificio. Le condizioni di partenza sono stabilite dal Ministero dell’Industria e dell’Energia per l’avviamento del programma di riqualificazione energetica in Spagna; le applicazioni inizialmente riguardano solo gli edifici statali e hanno come riferimento le attuali norme NBE-CT79. La metodologia applicata dalla certificazione considera: Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 111 le azioni solo sull’involucro, facciata e copertura, o sugli impianti, oppure le azioni congiunte; l’influenza del clima locale; l’influenza delle fonti energetiche impiegate ( combustibili fossili, energie rinnovabili e energia elettrica). Si escludono invece: l’influenza delle caratteristiche occupazionali e funzionali, utilizzando un valore standard; l’influenza del mantenimento e del rendimento medio stagionale. Questo metodo ha permesso di formalizzare un processo operativo di facile esecuzione a partire dai dati raccolti. Il programma di Calificacion Energética de Viviendas (CEV), ha come obiettivi principali l’ottenimento della certificazione energetica di un edificio dato e la conseguente modifica dell’edificio per migliorarne la qualità energetica. Il programma divide l’edificio in due parti distinte: l’involucro, che comprende i muri, la copertura, gli infissi ...; che a sua volta si suddivide in morfologia dell’edificio e qualità costruttiva; gli impianti ( riscaldamento, acqua calda sanitaria). Questa distinzione nella definizione di edificio permette differenziare il calcolo tra l’edificio base e l’alternativa: l’edificio base viene impiegato esclusivamente per il calcolo relativo alla certificazione, mentre se si vuole migliorare la qualità energetica dell’edificio mediante una serie di modifiche sulla qualità costruttiva e sugli impianti, si utilizza l’alternativa che consente di verificare quali sono le misure più efficienti che si possono adottare; nel calcolo vengono considerati una gamma fissa di componenti standard che definiscono l’involucro (14 tipi di murature, 12 coperture, 5 vetri, 2 infissi e tre serramenti); gli elementi che non compaiono nella base dati del programma vengono considerati componenti propri. Il programma consente di giungere alla classificazione dell’edificio di partenza,il risultato finale del calcolo relativo alla certificazione è una tabella riassuntiva,che mostra i valori dell’efficienza energetica dell’edificio e il valore del sovracosto nel caso si tratti di un’alternativa. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 112 Figura 2.7 – Schema di certificazione secondo CEV (Fonte: CEV) Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 113 Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 114 3. Normativa Italiana 3.1 Normativa Italiana Il principale strumento in cui si definiscono obiettivi e priorità della politica energetica italiana, risiede nel Piano Energetico Nazionale (PEN). L’ultimo aggiornamento, realizzato nell’agosto del 1988, è un documento un po’ datato, anche perché si riferisce ad un quadro istituzionale e di mercato che nel frattempo ha subito notevoli mutamenti, anche per effetto della crescente importanza e influenza di una comune politica energetica a livello europeo. Il Piano Energetico Nazionale, aggiornato il 10 agosto 1988, si è ispirato ai criteri di: promozione dell’uso razionale dell’energia e del risparmio energetico; adozione di norme per gli autoproduttori; sviluppo progressivo di fonti di energia rinnovabile. Il PEN aveva fissato come obiettivo per il 2000 l’aumento della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili del 44%, con una ripartizione interna di questo mercato suddiviso in 300 MW di energia eolica, 75 MW di energia fotovoltaica e l’adozione da parte di tutte le regioni di Piani d’Azione per l’utilizzo e la promozione di energie rinnovabili sul proprio territorio. Con l’approvazione del Piano Energetico Nazionale, nel 1991 sono state emanate due leggi: la 9/91 e la 10/91. La Legge 9 del 1991, “Norme per l’attuazione del nuovo Piano Energetico Nazionale: aspetti istituzionali, centrali idroelettriche ed elettrodotti, idrocarburi e geotermia, autoproduzione e disposizioni fiscali”, ha introdotto l’aspetto significativo della parziale liberalizzazione della produzione dell’energia elettrica da fonti rinnovabili e assimilate. La Legge 10 del 1991, “Norme per l’attuazione del Piano Energetico Nazionale in materia di uso razionale dell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia”, è divisa in due titoli riguardanti “Norme in materia di uso razionale di energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia” e “Norme per il contenimento del consumo negli edifici”. Come espresso nei titoli, la prima parte riguarda diversi fattori che possono comportare un migliore uso dell’energia, indicando forme di attuazione e criteri generali, mentre la seconda pone particolare attenzione ai consumi energetici degli edifici, che nel contesto energetico nazionale comportano una quota dei consumi di circa il 30%. Gli edifici pubblici e privati devono Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 115 quindi essere progettati e messi in opera in modo tale da contenere al massimo i consumi di energia termica ed elettrica in relazione al progresso tecnologico. L’attuazione della legge 10/91 è condizionata dall’emanazione di una serie di decreti, non sempre effettuati. Uno dei più significativi è, forse, il D.P.R. 26 agosto 1993, n. 412, “Regolamento recante norme per la progettazione, l’installazione, l’esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia”, in attuazione dell’articolo 4 della legge 10/91, che introduce il concetto di “fabbisogno energetico convenzionale per la climatizzazione invernale”. Esso è la quantità di “energia primaria globalmente richiesta, nel corso di un anno, per mantenere negli ambienti riscaldati la temperatura al valore costante di 20°C, con un adeguato ricambio d’aria, durante una stagione di riscaldamento” di durata convenzionale, in funzione della zona climatica. Il fabbisogno energetico di cui si è detto deve essere valutato secondo la metodologia indicata della norme tecniche UNI, e in particolare dalla UNI 1034435 che valuta il fabbisogno energetico per il riscaldamento di un edificio come differenza tra l’energia termica dispersa e i guadagni gratuiti di energia (moltiplicati per un coefficiente di utilizzazione); il risultato è diviso per il rendimento “globale” dell’impianto. La norma UNI fornisce di fatto una metodologia di calcolo semplificata per la valutazione del comportamento energetico dell’edificio nella sua globalità, considerando anche gli apporti gratuiti ed il comportamento degli impianti. Il DPR 412/93 definisce inoltre il “fabbisogno energetico normalizzato per la climatizzazione invernale” (FEN) come il rapporto tra il fabbisogno energetico convenzionale, ora descritto, diviso per il volume riscaldato e i gradi-giorno della località; la sua unità di misura è: kJ/m3GG (dove GG indica i gradi-giorno). Questo nuovo coefficiente rappresenta la naturale evoluzione del Cd (coefficiente di dispersione volumetrico indicato dalla legge 373/76), in quanto recepisce nella normativa il concetto che il consumo di energia per il riscaldamento non dipende solo dalla coibentazione, ma anche dall’entità degli apporti gratuiti, dall’inerzia termica dell’edificio (attraverso il coefficiente di utilizzazione degli apporti gratuiti), e dall’efficienza degli impianti; questo approccio di calcolo è fondamentale nella caratterizzazione energetica degli edifici ed in particolare modo di quegli edifici concepiti con una particolare attenzione progettuale, cosiddetta bioclimatica. Il FEN limite costituisce il valore limite del consumo energetico normalizzato che lo specifico edificio deve rispettare nel corso del periodo di riscaldamento invernale, utilizzando ciò che il progettista ritiene più opportuno sia in termini di impianto tecnico che di fonti bioclimatiche. 35 Da Piano Energetico Regionale, “Obiettivi di politica energetica per la Regione Lombardia” - 1998 Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 116 Il valore del fabbisogno energetico normalizzato per la climatizzazione invernale, deve risultare inferiore al seguente valore limite: ⎡ FEN (lim) = ⎢(C d + 0,34 ⋅ n ) − K u ⎣⎢ ⎛ I a ⋅ ⎜⎜ 0,01 ⋅ + T T ∆ ∆ m m ⎝ ⎞⎤ ⎟⎥ ⋅ 86,4 ⋅η g ⎟ ⎠⎦⎥ [1] dove: Cd coefficiente di dispersione volumica per trasmissione dell’involucro edilizio (W/m3°C) n numero dei volumi d’aria ricambiati in un’ora (h) 0,34 costante che esprime il prodotto del calore specifico dell’aria per la sua densità (Wh/m3°C) I media aritmetica dei valori dell’irradianza solare media mensile sul piano orizzontale (W/m2) ∆Tm differenza di temperatura media stagionale (°C) 0,01 valore convenzionale della superficie ad assorbimento totale dell’energia solare per unità di volume riscaldato a valore degli apporti gratuiti interni (W/m3) Ku coefficiente adimensionale di utilizzazione degli apporti solari e degli apporti gratuiti interni 86,4 migliaia di secondi in un giorno (costante di conversione da W/m3°C a m3 GG) ηg valore del rendimento globale medio stagionale L’operatività dei nuovi concetti su cui si basa il calcolo del FEN viene resa attraverso l’impiego di norme tecniche riguardanti i diversi aspetti del processo di calcolo, norme a cui il citato DPR 412/93 rimanda, consentendo così di rendere la norma legislativa svincolata dalla tecnica del momento. I documenti tecnici a cui si fa riferimento sono: UNI 10344: “Riscaldamento degli edifici. Calcolo del fabbisogno di energia”; UNI 10345: “Riscaldamento e raffreddamento degli edifici. Trasmittanza termica dei componenti edilizi finestrati. Metodo di calcolo”; UNI 10348: “Rendimento dei sistemi di riscaldamento”; UNI 10379: “Riscaldamento degli edifici. Fabbisogno energetico convenzionale normalizzato; e altre norme tecniche a cui le precedenti rimandano. La norma UNI 10344, viene ora sostituita con la Norma europea EN 832 che “fornisce un metodo di calcolo semplificato per la determinazione del fabbisogno di calore e di energia per il riscaldamento di edifici residenziali, o di loro parti”. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 117 Il metodo di calcolo presentato nella presente norma è basato su un bilancio energetico in regime stazionario, ma tiene conto delle variazioni di temperatura esterna e interna e, attraverso un fattore di utilizzazione, dell’effetto climatico degli apporti solari ed interni. Questo metodo può essere utilizzato per le seguenti applicazioni: valutazione del rispetto delle regolamentazioni in funzione dei fabbisogni energetici; ottimizzazione delle prestazioni energetiche di un edificio progettato, applicando la metodologia di calcolo a diverse possibili soluzioni; calcolo del livello convenzionale delle prestazioni energetiche degli edifici esistenti; valutazione dell’effetto di possibili misure di risparmio energetico su un edificio esistente calcolandone il fabbisogno energetico con o senza le misure di risparmio energetico; stima dei fabbisogni di risorse energetiche richieste su scala nazionale o internazionale, calcolando i fabbisogni energetici di diversi edifici rappresentativi del parco edilizio. La norma fornisce un metodo di calcolo semplificato per la valutazione del fabbisogno termico e dell’energia necessaria per il riscaldamento di un edificio residenziale, o di una parte di esso. Questo metodo comprende il calcolo di: dispersioni termiche dell’edificio quando esso è riscaldato ad una temperatura costante; fabbisogno annuale di energia termica necessaria per mantenere la temperatura interna di progetto all’interno dell’edificio; fabbisogno energetico annuale richiesto dal sistema di riscaldamento dell’edificio per il riscaldamento dello spazio. Il DPR 412/93 è stato poi modificato ed integrato dal DPR 21 dicembre 1999, n.551, “Regolamento recante modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, in materia di progettazione, installazione, esercizio e manutenzione degli impianti termici degli edifici, ai fini del contenimento dei consumi di energia”, che ha introdotto norme precise sui rendimenti degli impianti termici nonché sulle modalità di controllo e verifica da parte delle Province e dei Comuni. In particolare il suddetto decreto ha: suddiviso il territorio nazionale in sei zone climatiche in funzione dei gradi giorno comunali e indipendentemente dall’ubicazione geografica; stabilito per ogni zona climatica la durata giornaliera di attivazione e il periodo annuale di accensione degli impianti di riscaldamento; classificato gli edifici in otto categorie a seconda della destinazione d’uso e stabilito per ogni categoria di edifici la temperatura massima interna consentita e che gli impianti termici nuovi o Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 118 ristrutturati debbano garantire un rendimento stagionale medio che va calcolato in base alla potenza termica del generatore; definito i valori limite di rendimento per i generatori di calore ad acqua calda e ad aria calda; previsto una periodica e annuale manutenzione degli impianti termici. Di particolare importanza è anche il Decreto 24 aprile 200136 che riguarda l’”Individuazione degli obiettivi quantitativi nazionali di risparmio energetico e sviluppo delle fonti rinnovabili”. Questo decreto determina, in coerenza con gli impegni previsti dal protocollo di Kyoto, gli obiettivi quantitativi nazionali di risparmio energetico e sviluppo delle fonti rinnovabili che devono essere perseguiti dalle imprese di distribuzione di gas naturale; stabilisce i principi di valutazione dell’ottenimento dei risultati di misure e interventi di risparmio energetico e sviluppo delle fonti rinnovabili; definisce le modalità per il controllo della attuazione delle suddette misure e interventi; sottolinea anche una serie di tipologie di interventi e misure per il risparmio energetico, tra le quali: dispositivi per la combustione delle fonti energetiche non rinnovabili; riduzione dei consumi di gas per usi termici; climatizzazione degli ambienti e recuperi di calore in edifici climatizzati con l’uso di fonti energetiche non rinnovabili; installazione di impianti per la valorizzazione delle fonti rinnovabili presso gli utenti finali; recuperi di energia. Inoltre fornisce i valori dei coefficienti di dispersione volumica Cd, indicati nella tabella seguente: 36 Da www.autorità.energia.it Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 119 ZONA CLIMATICA A B C D E F Gradi giorno Gradi giorno Gradi giorno Gradi giorno Gradi giorno Gradi giorno S/V <600 601 900 901 1400 1401 2100 2101 3000 >3000 0.2 0.42 0.42 0.37 0.37 0.33 0.33 0.26 0.26 0.23 0.23 0.9 0.99 0.99 0.87 0.87 0.75 0.75 0.60 0.60 0.55 0.55 Tabella 3.1 – Coefficienti di dispersione volumica Cd (W/m3°C), al variare del rapporto superficie/volume e dei gradi giorno 0,7 0,6 0,4 0,3 0,2 Cd - W / mc K 0,5 2101 GG 3000 GG 0,1 0 0 0,2 0,9 1,1 Rapporto S / V Figura 3.1 – Coefficienti di dispersione volumica Cd (W/m3°C), al variare del rapporto superficie/volume e dei gradi giorno Con la legge 10/91 si introduce anche il concetto della qualità energetica del prodotto edilizio; l’articolo 30 infatti prevede che vengano emanate delle norme per la certificazione energetica degli edifici, individuando anche i soggetti abilitati. La certificazione, da predisporre sia per edifici di nuova costruzione che per edifici esistenti, si basa sull’adozione di limiti minimi di prestazione energetica degli edifici e degli impianti asserviti, adeguati alle diverse tipologie e alle specificità locali, prima fra tutte la condizione climatica di appartenenza; essa deve contenere inoltre suggerimenti su come migliorare le prestazioni energetiche dell’edificio. Nel caso di compravendita o di locazione, il certificato di collaudo e la certificazione energetica devono essere portati a conoscenza dell’acquirente o del locatario dell’intero immobile o della singola unità immobiliare. Lo stesso articolo prevede che il proprietario o il locatario possano richiedere al comune la certificazione energetica dell’intero immobile o della singola unità Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 120 immobiliare con spese a carico del richiedente. L’attestato relativo alla certificazione energetica ha una validità di cinque anni e conferma che l’edificio o la singola unità abitativa hanno un consumo energetico uguale o inferiore a quello previsto dalle norme. Il consumo di combustibile, quindi la spesa che l’utente dovrà sostenere durante l’esercizio, diventano elementi che possono incidere sul costo dell’immobile: minore sarà il costo di gestione dell’edificio o della singola unità abitativa e maggiore potrà essere la sua quotazione sul mercato. Si può affermare che la legge 10/91 ha modificato l’approccio al risparmio energetico in edilizia, fissando nuovi criteri per una progettazione energeticamente consapevole e per la gestione degli impianti e stabilendo precise responsabilità per progettisti, gestori e utenti. Il Decreto legislativo n°192/05 di attuazione della direttiva europea 2002/91/CE relativa al rendimento energetico degli edifici introduce nuove verifiche per la progettazione e costruzione degli edifici. La verifica del Cd e del FEN vengono abrogate e sostituite dai limiti sul fabbisogno energetico primario FEP. Viene previsto all’art. 4 “ Adozione di criteri generali, di una metodologia di calcolo e requisiti della prestazione energetica” un tempo di 120 giorni per l’emanazione dei decreti presidenziali attuativi del Dlgs stesso. L’art.17 “Clausola di cedevolezza” afferma la possibilità delle Regioni di recepire la Direttiva autonomamente nel rispetto delle prescrizioni del Dlgs n° 192/05. L’allegato I propone tre differenti metodi di verifica in funzione del tipo e della consistenza dell’intervento previsto per gli edifici. Il metodo 1 per gli edifici di nuova costruzione e in caso di ristrutturazione integrale degli elementi edilizi costituenti l’involucro di edifici esistenti di superficie utile maggiore a 1000m2 o ampliamento del 20% del volume dell’edificio o di ristrutturazione o nuova installazione di impianti termici. I metodi due e tre , purchè per gli impianti termici sia assicurato un rendimento medio stagionale non inferiore a quanto previsto dal decreto in argomento, per ristrutturazioni parziali o totali e manutenzione straordinaria dell’involucro edilizio di edifici esistenti di superfice utile inferiore a 1000m2. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 121 3.2 Normativa della Regione Lombardia Ad integrazione della corposa normativa regionale di incentivazione dell’uso razionale dell’energia e dello sviluppo delle fonti rinnovabili illustrata nel Piano Energetico Regionale della Regione Lombardia, si citano i seguenti provvedimenti atti a promuovere l’efficienza energetica nell’edilizia. La L.R. 26/95 fissa “Nuove modalità di calcolo delle volumetrie edilizie e dei rapporti di copertura limitatamente ai casi di aumento degli spessori dei tamponamenti perimetrali e orizzontali per il perseguimento di maggiori livelli di coibentazione termo-acustica o di inerzia termica”; essa detta disposizioni per agevolare l’attuazione delle norme sul risparmio energetico e per migliorare la qualità degli edifici. La legge si applica a: nuove costruzioni; interventi edilizi sulle costruzioni esistenti quali manutenzioni straordinarie. Il D.G.R. del 24 luglio 199837, “Nuovi limiti massimi di costo per gli interventi di edilizia residenziale sovvenzionata e di edilizia residenziale agevolata”, è un aggiornamento a seguito della variazione degli indici ISTAT dei limiti massimi di costo. Si può fare una suddivisione tra: Nuove costruzioni. Ai fini dell’applicazione dei costi massimi per l’edilizia residenziale sovvenzionata ed edilizia residenziale agevolata (di nuova costruzione), il territorio regionale è suddiviso nelle seguenti aree: Area 1 – Capoluoghi di Provincia; Area 2 – Comuni non capoluogo > 10.000 abitanti; Area 3 – Comuni non capoluogo < 10.000 abitanti. Il costo totale dell’intervento di nuova edificazione è stabilito a metro quadrato di superficie complessiva nella misura massima di: Area 1 956,00 €/m2; Area 2 917,00 €/m2; Area 3 878,00 €/m2. I costi connessi alla qualità aggiuntiva sono riconosciuti nel loro complesso fino ad un massimo di 77,40 €/m2. Il costo di realizzazione tecnica, che rappresenta il costo base di realizzazione 37 Da Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia – 4° supplemento straordinario al n.31 - 1998 Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 122 tecnica, aumentato dei costi connessi alla qualità aggiuntiva, è stabilito per metro quadrato di superficie complessiva in misura massima di 646,00 €/m2. Recupero del patrimonio edilizio. Il recupero del patrimonio edilizio è composto da: Recupero primario (recupero della funzionalità e della sicurezza dell’edificio). I costi connessi alla qualità aggiuntiva sono riconosciuti nel loro complesso fino ad un massimo di €/mq 51,65, da sommare al costo di base di realizzazione tecnica; Recupero secondario (recupero dell’agibilità e funzionalità dei singoli alloggi). I costi connessi alla qualità aggiuntiva sono riconosciuti nel loro complesso fino ad un massimo di €/mq 25,82, da sommare al costo base di realizzazione tecnica; Manutenzione straordinaria Il costo totale di manutenzione straordinaria è stabilito per metro quadrato di superficie complessiva nella misura di €/m2 320,70. I costi per le condizioni tecniche aggiuntive sono riscontrabili fino ad un massimo di 54,23 €/m2. Da sottolineare è il concetto di differenziale di costo connesso all’incentivazione del livello qualitativo degli interventi di edilizia residenziale pubblica. Questo costo aggiuntivo viene riconosciuto nella misura massima del 15% dei costi base di realizzazione tecnica, con riferimento a tre elementi: la polizza postuma decennale; il piano di qualità e/o il programma di manutenzione; il comfort ambientale. Nuova costruzione (€/m2) Recupero primario (€/m2) Recupero secondario (€/m2) Polizza postuma decennale 20,66 15,49 5,16 Adozione piano di qualità e/o programma di manutenzione 7,75 5,16 2,58 Comfort ambientale: - acustico - igrotermico 23,24 25,82 15,49 15,49 7,75 10,33 TOTALI 77,47 51,65 25,82 Tipologia d’intervento Tabella 3.2 – Differenziali di qualità aggiuntiva Potranno essere riconosciute anche le maggiorazioni indicate nella seguente tabella: Tipologia Nuova costruzione Recupero primario Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia Recupero secondario 123 (€/m2) (€/m2) (€/m2) Risparmio energetico 20,66 12,91 7,75 Rinnovo di aria ambiente 5,16 2,58 2,58 Tabella 3.3 - Maggiorazioni ai differenziali di qualità aggiuntiva La verifica delle condizioni termoigrometriche ambientali dovrà essere effettuata, oltre che attraverso una progettazione che rispetti gli “standard” previsti per il contenimento energetico (L.10/91), prevedendo anche una riduzione di almeno il 10% rispetto al valore del Cd (coefficiente di dispersione termica massimo ammesso). Per poter usufruire del differenziale di costo aggiuntivo per incremento delle prestazioni di rinnovo aria ambiente, è necessario che negli alloggi sia prevista l’installazione di impianti di ventilazione meccanica per il controllo automatico del ricambio d’aria. COSTO RECUPERO NUOVA EDIFICAZIONE Area 1 €/mq 955,45, Area 2 €/mq 916,71, Area 3 €/mq 877,98 Differenziale di qualità aggiuntiva max €/mq 77,47 MANUTENZIONE STRAORDINARIA €/mq 320,72 RECUPERO PRIMARIO €/mq 653,32 Differenziale di qualità aggiuntiva max €/mq 51,65 RECUPERO SECONDARIO €/mq 327,95 Differenziale di qualità aggiuntiva max €/mq 25,82 Condizioni tecniche aggiuntive max €/mq 85,22 Diagramma 3.1 – Costo massimo degli interventi Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 124 La L.R. 12 Dicembre 2003 n° 26 è destinata, per la prima volta in Italia, a disciplinare in maniera organica e unitaria le Public Utilities ovvero i Servizi Locali di Interesse Economico Generale: energia (elettrica, gas), rifiuti, sottosuolo e risorse idriche. Questi i punti fondamentali e innovativi: diritto di ogni cittadino lombardo ad avere prestazioni di qualità in ogni luogo della Regione e qualunque sia la sua condizione sociale; messa a gara dei servizi per ottenere le migliori prestazioni al costo più conveniente; valorizzazione delle realtà già presenti sul territorio, anche utilizzando il transitorio di 5 anni, e incentivazione alla capacità di aggregazione tra Enti locali; istituzione del Garante dei Servizi a tutela degli utenti; implementazione delle funzioni dell’Osservatorio dei Servizi per misurare costantemente il livello di qualità e il grado di soddisfazione degli utenti. La legge si pone precisi traguardi: per i rifiuti: consolidare l'attuale primato lombardo nel campo della raccolta differenziata (oltre 35%) spingendo l’effettivo recupero fino al 60% nel 2010; ridurre almeno del 20% entro il 2005 - con il recupero, il riciclaggio e la termovalorizzazione - la produzione dei rifiuti avviati a smaltimento; contenere il ricorso alla discarica, a partire dal 2006, solo per i materiali non utilizzabili diversamente con le tecnologie attuali facilitando la crescita di un vero mercato dei rifiuti recuperati; rafforzare il ruolo delle Province verso forme di pianificazione strategica dei rifiuti urbani e speciali; costruire opportunità per i Comuni per il conferimento dei rifiuti urbani presso impianti che smaltiscono a condizioni qualitativamente migliori e con riduzione dei costi a carico dei cittadini; per l'energia: sviluppare l'uso razionale, il risparmio energetico, l'incremento di produzione energetica proveniente da fonti alternative e rinnovabili, limitando considerevolmente il numero delle nuove centrali (comunque ai massimi livelli di rispetto ambientale) pur necessarie per ridurre l'attuale dipendenza energetica (pari al 38% del fabbisogno); per il sottosuolo: considerare il sottosuolo come una risorsa preziosa, da governare razionalmente, considerando le reti come opere di urbanizzazione primaria e incentivando la realizzazione di condotti polifunzionali e di corridoi tecnologici, adatti a contenere una pluralità di reti. Con questa strategia si ridurranno i costi del sistema ed i disagi Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 125 per i cittadini, troppo spesso costretti a subire continui e ripetuti lavori di scavo e ripristino stradale; per le acque: tutelare e valorizzare il patrimonio idrico; migliorare la qualità delle acque attraverso la prevenzione e riduzione dell’inquinamento, l’uso sostenibile e durevole delle risorse idriche. "DISCIPLINA DEI SERVIZI LOCALI DI INTERESSE ECONOMICO GENERALE. NORME IN MATERIA DI GESTIONE DEI RIFIUTI, DI ENERGIA, DI UTILIZZO DEL SOTTOSUOLO E DI RISORSE IDRICHE" TITOLO I - PRINCIPI GENERALI Individuazione di standard minimi obbligatori relativi a ogni servizio erogato di tipo qualitativo e quantitativo, ambientale e di sicurezza e garantiti su tutto il territorio al mancato rispetto dei quali sono collegati meccanismi automatici di rimborso per i cittadini; attenzione massima rivolta al cittadino e alle sue esigenze, in quanto fruitore dei Servizi, al quale sarà garantito l’accesso ai Servizi in condizioni di eguaglianza e imparzialità; previsione di particolari tutele per i soggetti socialmente ed economicamente svantaggiati o residenti in zone svantaggiate; istituzione del Garante dei Servizi organo di tutela per gli utenti e garanzia per lo stesso funzionamento del sistema; rafforzamento della distinzione dei ruoli di indirizzo e di controllo del sistema che deve essere dell’Ente locale, da quello di organizzazione/gestione affidata al mercato dei soggetti erogatori; incentivazione della gestione associata dei Servizi da parte dei Comuni per rafforzare il lato domanda e ottimizzare risorse umane e strumentali; valorizzazione dell'Osservatorio dei Servizi che ha tra i suoi obiettivi: verificare il miglioramento dei servizi resi all’utente (misurazione della customer satisfaction); incentivare e supportare le aggregazioni di enti locali nell’attività di affidamento dei servizi; garantire la verifica delle iniziative e di progetti nei quali è prevista la partecipazione di capitali pubblici; infine, garantire la massima divulgazione di risultati ottenuti dai singoli gestori con graduatorie pubbliche che evidenzino in senso positivo o negativo la qualità delle prestazioni; sviluppo e potenziamento dell’educazione e della formazione nel settore dei Servizi. TITOLO 2 - GESTIONE DEI RIFIUTI Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 126 Gli obiettivi sono: ridurre a monte la produzione del rifiuto; valorizzare i processi per raggiungere l’effettivo recupero; minimizzare il ricorso alla discarica; facilitare l’adozione di tecnologie ad alto contenuto innovativo; accompagnare la crescita di un vero mercato trasparente di rifiuti recuperati con lo sviluppo della Borsa telematica del rifiuto, attraverso convenzioni con il settore della produzione e della distribuzione e con le Camere di commercio. In particolare la legge prevede di incrementare il recupero e il riciclo raggiungendo entro il 2005, il 20% in più rispetto al 2000; entro il 2010 il recupero progressivo e il riciclaggio del 60% dei rifiuti prodotti nonché una pari percentuale dei residui prodotti dalla termovalorizzazione. Con il 2006 infine potranno essere conferiti in discarica solo rifiuti non valorizzabili né come residui né per la produzione di energia. Sconti fino al 20% sui tributi speciali per il deposito in discarica per chi raggiunge questi obiettivi. Addizionale invece del 20% a carico di chi è non raggiunge la quota. Per quanto riguarda lo sviluppo del recupero la legge prevede la realizzazione di un parco di impianti adeguato ai fabbisogni e opportunamente distribuito sul territorio regionale. Il nuovo taglio dato alla programmazione per lo smaltimento supera la strettoia ora vigente della dimensione provinciale (localizzazione, dimensione degli impianti obbligo di conferimento in ogni provincia) per alimentare invece la libera circolazione dei rifiuti indirizzati verso quegli impianti di smaltimento che possano offrire costi più ridotti. TITOLO 3 - DISCIPLINA DEL SETTORE ENERGETICO Con i nuovi poteri dalla riforma del titolo V, spetta alla Regione la potestà legislativa sulla produzione, il trasporto e la distribuzione di energia, un settore nel quale sono stati liberalizzati il mercato del gas e dell’energia elettrica e sono stati introdotti mutamenti sostanziali. Aumenta la necessità di esercitare, da parte della Regione, il ruolo di regolazione e controllo a garanzia degli utenti, ma anche dell’ambiente che la Regione si prefigge di tutelare anche con provvedimenti finalizzati ad assicurare il rispetto degli impegni di Kyoto. La politica energetica individuata dalla legge tende a: assicurare l’approvvigionamento ai consumatori, garantendo l’uguaglianza di fruizione e tutelando le fasce deboli; incentivare forme di risparmio, favorire la produzione energetica regionale (in particolare con lo sviluppo della cogenerazione e del teleriscaldamento e l'aumento dell’energia da fonti rinnovabili); Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 127 promuovere la ricerca di fonti energetiche anche alternative che garantiscano una migliore tutela ambientale con combustibili ecologici; promuovere l’impiego dell’idrogeno. La L.R. 21 Dicembre 2004 n° 39 “Norme per il risparmio energetico negli edifici per la riduzione delle emissioni inquinanti e climalteranti” deve essere recepita dai Comuni entro un anno dalla data di emanazione. Lo scopo che si prefigge la legge, ricca di spunti in riguardo al suo raggiungimento, è ridurre i consumi e migliorare l’efficienza del parco edilizio lombardo di prossima costruzione e ristrutturazione. Di fatto la legge obbliga ad abbassare del 25% il valore del Cd limite fissato dal DM Industria 30.7.86, provocando nella fase progettuale un aumento generale del grado d’isolamento dell’involucro, quindi un maggior spessore di materiali isolanti impiegati e l’utilizzo di serramenti di discrete caratteristiche termiche. A fianco di questo nuovo vincolo, vengono elencati tutta una serie di spunti che nascono dall’idea dell’ incentivo, tra questi per esempio lo scomputo degli isolamenti e delle pareti ventilate dalle volumetrie, favorire la progettazione di serre bioclimatiche o di logge considerandole come volumi tecnici (e quindi non computabili ai fini volumetrici e potendo così aumentare la superficie utile dell’edificio), oppure “privilegiare” l’istallazione di impianti solari che coprano almeno il 50% del fabbisogno annuo di acqua calda. Per quanto riguarda i Comuni, essi devono provvedere alla costituzione di Catasti degli impianti di riscaldamento. Viene inoltre delineata la figura del tecnico abilitato all’esercizio delle diagnosi energetiche che dovrà essere qualificato e accreditato dalla Regione in collaborazione con i collegi e gli ordini professionali. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 128 3.3 La direttiva 2002/91/CE In Italia la certificazione energetica è stata introdotta con la Legge del 9 Gennaio 1991, n°10 “Norme per l’attuazione del piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia”, recepita dal Testo Unico in materia edilizia con D.P.R. 6 giugno 2001, n°380. Il complesso di norme ha l’obiettivo di favorire ed incentivare la politica energetica dell’Unione Europea, l’uso razionale dell’energia nella produzione e nell’utilizzazione delle fonti rinnovabili di energia. Tale politica energetica definisce un complesso di azioni organiche mirate al perseguimento dei suddetti obiettivi. La legge 10/91 considera fonti rinnovabili di energia o assimilate (art.1 comma 3): il sole, il vento, l’energia idraulica, le risorse geotermiche, le maree, il moto ondoso e la trasformazione dei rifiuti organici ed inorganici o di prodotti vegetali. Vengono inoltre assimilate alle fonti di energia rinnovabile: la cogenerazione, intesa come riduzione combinata di energia elettrica o meccanica e di calore, il calore recuperabile nei fumi di scarico e di impianti termici, da impianti elettrici e da processi industriali, nonché le altre forme di energia recuperabili in processi, in impianti e in prodotti ivi compresi i risparmi di energia conseguibili nella climatizzazione e nell’illuminazione degli edifici con interventi sull’involucro edilizio e sugli impianti. Il Titolo II introduce le “norme per il contenimento del consumo di energia degli edifici”, ovvero le “norme per la Certificazione Energetica degli edifici” (art. 30). Tale strumento viene reso operativo secondo queste modalità: nei casi di compravendita o di localizzazione il certificato di collaudo e la certificazione energetica devono essere portati a conoscenza dell’acquirente o del locatario dell’intero immobile o della singola unità immobiliare; inoltre, il proprietario o il locatario possono richiedere al comune ove ubicato l’edificio la certificazione energetica dell’intero immobile o della singola unità immobiliare. Il documento relativo alla certificazione energetica ha validità cinque anni dal momento del rilascio. La legge 10/91 prevedeva l’emanazione, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore, di un decreto attuativo che definisce le modalità con cui operare la certificazione energetica degli edifici oltre alla individuazione dei soggetti abilitati alla certificazione. Il contesto legislativo italiano sulla certificazione si complica con il Decreto Legislativo 31 marzo 1998, n° 112 (Legge Bassanini) che trasferisce alle Regioni le funzioni amministrative in tema di energia, ivi comprese quelle relative alle fonti rinnovabili, e descritte all’art. 30 della Legge 10/91. con tale decreto, inoltre vengono attribuite agli enti locali le competenze in materia di controllo sul risparmio energetico l’uso razionale dell’energia e le altre funzioni che siano previste dalla legislazione regionale. In particolare alle province (Legge 112/98 art. 31, comma 2) sono affidate, nell’ambito delle linee di indirizzo di coordinamento previste dai piani energetici regionali: la redazione e l’adozione dei programmi di interevento per la promozione delle fonti Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 129 rinnovabili e del risparmio di energetico; l’autorizzazione alla installazione ed all’esercizio degli impianti di produzione di energia e il controllo sul rendimento energetico degli impianti termici. Questo trasferimento di funzioni comporta comunque, ai sensi dell’art. 8 della legge 15 marzo 1997 n°59, l’emissione da parte del Governo di un decreto di utilizzo che indichi le linee guida da seguire al fine di assicurare uniformità legislativa. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 130 3.4 Le iniziative della Provincia Autonoma di Trento38 Da circa 20 anni la Provincia di Trento incentiva le iniziative per l’uso razionale di energia e per lo sfruttamento delle fonti rinnovabili. Nel corso di questo lungo periodo sono stati finanziati oltre 15.000 interventi e si stima che, grazie alla realizzazione dei progetti finanziati, sia stato ottenuto, fino ad oggi, un risparmio potenziale cumulato di circa 96.000 tep/anno di energia primaria, equivalente al 9% dei consumi annui provinciali. Una buona parte degli interventi finanziati aveva riguardato il miglioramento della coibentazione termica degli edifici esistenti, effettuata attraverso l’isolamento delle murature esterne, delle coperture e delle vetrate; il problema era ed è molto sentito sul territorio a causa della severità del clima e di un parco edilizio in larga parte carente. Alla fine degli anni ’90, è stata avvertita la necessità di razionalizzare le svariate tipologie di intervento riguardanti la coibentazione al fine di incidere più efficacemente sul consumo totale degli edifici. Contemporaneamente, la Provincia Autonoma di Trento partecipava ad un progetto europeo sul bando Alitener, insieme a partner greci, danesi, inglesi e alla Regione Piemonte, nel quale il concetto di certificazione energetica degli edifici, promosso a livello comunitario quale mezzo per sostenere il miglioramento delle prestazioni degli edifici esistenti, veniva esteso alla valutazione e certificazione delle prestazioni ambientali complessive delle costruzioni; si cominciano ad affermare, così, alcuni concetti in grado di orientare l’attività edilizia verso soluzioni di sostenibilità. Nel 1998 è stata proposta al Consiglio provinciale, e da questi approvata, una modifica alla Legge provinciale che ha introdotto una nuova tipologia di intervento ammissibile a contribuzione, definita come “realizzazione di nuovi edifici caratterizzati da consumi energetici particolarmente contenuti e da basso impatto ambientale”, demandando alla Giunta provinciale il compito di determinare i criteri per la definizione di tali tipi di edificio. Allo scopo di individuare criteri e metodologie, è stata attivata una collaborazione con la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Trento finalizzata a definire i parametri tecnici e i contenuti qualitativi che avrebbero dovuto caratterizzare tale tipo di edificio; in particolare, si doveva tener conto: della scientificità dei parametri individuati, nel senso della loro misurabilità e del rimando a normative tecniche esistenti; della condivisibilità, ovvero del fatto che tutti possano riconoscerne la validità; 38 Da “Le regioni italiane e la bioedilizia” – AA.VV. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 131 della gestibilità tecnico-amministrativa delle domande di contributo, ovvero di poter disporre di pochi e sicuri elementi per poter compilare graduatorie, determinare l’ammontare di contributi ecc.; di non aggravare i costi a carico dei richiedenti per gli eventuali elaborati tecnici, utilizzando procedure e modalità già prescritte per il rispetto di altre normative. Il risultato di tali condizioni è la messa a punto di una serie di misure, alcune obbligatorie ed altre facoltative, in grado di incidere fortemente sui consumi globali di energia, sia quella consumata per la climatizzazione che quella incorporata nei materiali da costruzione impiegati (si stima che la riduzione sia di almeno il 50%), sulle emissioni in atmosfera di gas inquinanti e sulla qualità ambientale complessiva dell’edificio. Misure obbligatorie Valore / modalità Coefficiente volumico globale Cd progetto < 70% Cd max Legge 10 Trasmittanza media pareti opache K < 0,6 W/m² °C Trasmittanza media serramenti K < 2,5 W/m² °C Indice di consumo energetico Len < 55 – 90 kWh/m² obbligo di caldaie ad altissimo rendimento; Emissioni in atmosfera obbligo di impianto termico centralizzato; divieto di produzione di ACS con energia elettrica. Installazione di collettori solari per acqua calda; Utilizzo del legno per strutture dell’edificio; Uso di biomassa come combustibile; Misure facoltative Riciclaggio dell’acqua piovana; Installazione di pannelli fotovoltaici; Utilizzo dell’acqua calda sanitaria nelle lavatrici e lavastoviglie; Impiego di tecniche di progettazione bioclimatica. Tabella 3.2 – Definizione di edificio a basso consumo e a basso impatto ambientale (Fonte: “Le regioni italiane e la bioedilizia” – AA.VV) Il parametro principale preso a riferimento per indicare il basso consumo è l’indice di consumo energetico o “len”, assunto come “Fabbisogno stagionale di energia per metro quadrato abitabile”, indicato in kWh/m²anno, che viene differenziato in funzione dei gradi-giorno della località in cui sorge l’edificio e della sua volumetria. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 132 Volume lordo riscaldato Volume lordo riscaldato minore di 1500 m³ maggiore di 1500 m³ GG ≤ 3000 60 55 3000 < GG ≤ 3500 70 60 3500 < GG ≤ 4000 80 65 GG > 4000 90 70 Gradi-giorno Tabella 3.3 – Valore massimo di “len” attualmente in vigore (kWh/m²) (Fonte: “Le regioni italiane e la bioedilizia” – AA.VV) Il valore del fabbisogno stagionale risulta il parametro più restrittivo da osservare mentre gli altri rappresentano più che latro elementi di controllo rispetto ad eventuali eterogeneità nella coibentazione delle varie strutture. L’adozione di tale indicatore di consumo è motivato dalla ragione che: è ormai largamente usato in altri Paesi europei, anche al fine della certificazione energetica degli edifici; risulta sufficientemente intuitivo per gli utenti dell’edificio; è facilmente ricavabile dai calcoli eseguiti per il rispetto delle normative tecniche vigenti ed usa gli stessi metodi di calcolo (norma EN 832 e la omologa UNI 10344), proposti in versione ulteriormente semplificata. Edifici con volume lordo riscaldato minore di 1500 m³ Gradi-giorno GG ≤ 3000 3000 < GG ≤ 3500 3500 < GG ≤ 4000 GG > 4000 Ventilazione Indice di Trasmittanza Trasmittanza Trasmittanza Trasmittanza consumo pareti pavimenti coperture media vetri 60 0,40 0,40 0,25 1,30 No 70 0,35 0,30 0,20 1,30 No 80 0,40 0,40 0,20 1,30 Si 90 0,40 0,30 0,20 1,30 Si forzata con recupero s/n Tabella 3.4 – Valori delle trasmittanze per il rispetto dell’indice len (trasmittanze in W/m² °C) “Le regioni italiane e la bioedilizia” – AA.VV Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 133 Edifici con volume lordo riscaldato maggiore di 1.500 m³ Gradi-giorno GG ≤ 3000 3000 < GG ≤ 3500 3500 < GG ≤ 4000 GG > 4000 Ventilazione Indice di Trasmittanza Trasmittanza Trasmittanza Trasmittanza consumo pareti pavimenti coperture media vetri 55 0,40 0,35 0,25 1,30 No 60 0,30 0,30 0,20 1,30 No 65 0,40 0,35 0,20 1,30 Si 70 0,30 0,30 0,20 1,30 Si forzata con recupero s/n Tabella 3.5 – Valori delle trasmittanze per il rispetto dell’indice len (trasmittanze in W/m² °C) “Le regioni italiane e la bioedilizia” – AA.VV Al fine di semplificare ulteriormente le incombenze tecniche e, di conseguenza, i costi, è stata introdotta la possibilità di verificare in maniera rapida e quasi intuitiva il rispetto del limite del “len” direttamente attraverso la trasmittanza degli elementi dell’involucro edilizio; l’indice si intende rispettato qualora le strutture ed i componenti dell’edificio si mantengano al di sotto dei valori di trasmittanza riportati nella tabella raffigurata precedentemente, ferma restando la facoltà del progettista di proporre soluzioni specifiche. Relativamente all’utilizzazione di risorse rinnovabili, sono state individuate le seguenti possibilità economicamente applicabili allo stato attuale dell’arte: utilizzo di collettori solari per la produzione di acqua calda sanitaria; utilizzo di legname, inteso come materiale rinnovabile e a basso contenuto energetico, nella realizzazione delle strutture dell’edificio, principalmente solai, coperture e infissi; utilizzo di legna come combustibile per la produzione di energia termica; realizzazione di sistemi di raccolta dell’acqua piovana per l’irrigazione di giardini e atre utilizzazioni non potabili; utilizzo di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica; soluzioni per l’utilizzo di acqua calda sanitaria in sostituzione di quella riscaldata elettricamente negli elettrodomestici per il lavaggio di stoviglie e biancheria; impiego di tecniche bioclimatiche nella progettazione dell’edificio. L’ordinamento delle varie domande di contributo viene effettuato sulla base di un punteggio attribuito ad ogni componente dell’intervento sulla base dell’energia primaria risparmiabile. Questa metodologia permette, molto semplicemente, di omogeneizzare le varie tipologie di intervento, rapportandole tutte allo stesso indicatore (kWh/m² anno risparmiati). Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 134 Tra i progetti in corso di realizzazione è da segnalare, in particolare, l’iniziativa congiunta di due cooperative aderenti al consorzio Acli-Casa, che hanno scelto di realizzare a Trento un progetto di circa 100 alloggi rispettando i parametri del “basso consumo”; l’edificio, in corso di completamento, ha ricevuto, per l’interesse suscitato, un cofinanziamento del Ministero dell’Ambiente nell’ambito di un “Progetto sperimentale per l’efficienza energetica e la riduzione delle emissioni inquinanti nella Provincia Autonoma di Trento”. In estrema sintesi, le soluzioni tecniche previste nel progetto riguardano: la coibentazione spinta di tutto l’involucro edilizio, coperture, infissi e vetri, solai e coperture, tra cui l’adozione di murature di forte spessore ad alto isolamento ed alta inerzia termica; la previsione di un unico impianto termico centralizzato, in luogo di 90 impianti autonomi, con caldaie a metano a condensazione e sistemi di regolazione e contabilizzazione del calore individuali; l’installazione di un impianto solare centralizzato. Le soluzioni adottate consentiranno di risparmiare, secondo le valutazioni preventive, circa 40.000 m³/anno di metano a cui corrispondono 120 ton di anidride carbonica. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 135 3.6. Le iniziative della Provincia Autonoma di Bolzano Un caso esemplare di certificazione energetica è quello proposto dalla Provincia autonoma di Bolzano che ha introdotto, per ora su base volontaria, un sistema denominato CasaClima – Klima Haus39. La certificazione energetica viene rilasciata dall’Ufficio Aria e Rumore dell’agenzia per l’Ambiente di Bolzano che, dopo un’analisi del bilancio energetico dell’edificio, ne individua gli aspetti positivi e negativi, e fornisce anche informazioni sulle possibilità di intervento migliorativo. Gli edifici vengono così classificati in base ai consumi energetici all’anno; la visualizzazione della classe di appartenenza rimanda alle etichette presenti sui comuni elettrodomestici. All’edificio certificato viene rilasciata una targhetta , che viene esposta dal cittadino sulla propria casa, su cui è indicata la classe. Nel Comune di Bolzano tale certificazione è già obbligatoria insieme allo standard C corrispondente a consumi energetici inferiori a 70kWh/m2 anno. Entro il prossimo anno questo obbligo sarà esteso a tutta la Provincia. 3.6.1 Certificato CasaClima Il certificato contiene una valutazione del fabbisogno termico annuale riferito alla superficie ed illustra pertanto la qualità termica della struttura di quest’ultimo. La classificazione in categorie per il consumo permette di effettuare in modo semplice e comprensibile una valutazione energetica dell’edificio. 39 Tratto dal sito: - www.provincia.bz.it/agenzia%2ambiente/2902/klimahaus/ Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 136 Figura 3.2 – Certificato CasaClima (Fonte: sito CasaClima provincia di Bolzano) Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 137 Figura 3.3 - Certificato CasaClima (Fonte: sito CasaClima provincia di Bolzano) Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 138 3.6.2 La Targhetta CasaClima Se l’edificio prescelto ha un valore stabilito di fabbisogno termico annuale determinato come segue, allora lo stesso si trova in una di queste classificazioni CasaClima: CasaClima A: indice di calore inferiore a 30 kWh/m2 per anno; CasaClima B: indice di calore inferiore a 50 kWh/m2 per anno. Per questa classificazione ed il relativo calcolo dell’indice di calore per il riscaldamento dell’edificio vengono presi come riferimento i dati climatici di Bolzano. Gli indici di calore calcolati con i dati climatici dell’effettivo comune di appartenenza vengono a questo scopo ricalcolati sulla base della tabella di calcolo dei dati climatici di Bolzano. L’emissione della targhetta CasaClima avviene continuamente. Figura 3.4 – Targhetta CasaClima (Fonte sito CasaClima Prov.Bolzano) 3.6.2.1 - Presupposti per il conferimento del contrassegno CasaClimapiù Il contrassegno CasaClimapiú viene assegnato agli edifici ad uso abitativo che si contraddistinguono in ragione di una metodologia costruttiva rispettosa dell’ambiente. Scopo di questa metodologia costruttiva è la realizzazione di edifici a basso consumo energetico ed ecocompatibili attraverso un accorto sfruttamento delle risorse naturali. Fattori decisivi di tale metodologia costruttiva ed eco-compatibile sono innanzitutto lo sfruttamento di risorse energetiche rinnovabili e l’ottimizzazione del loro utilizzo, nonché l’impiego di materiali da costruzione che nei processi di fabbricazione, uso e smaltimento apportino il minor danno Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 139 possibile all’ambiente. L’indicazione dei materiali ecologici, che deve essere allegata alla richiesta, deve corrispondere ai dati della scheda tecnica. Per il conferimento del contrassegno CasaClimapiú devono essere soddisfatti i sei criteri descritti di seguito: fabbisogno termico per il riscaldamento inferiore ai 50 kWh/m2 all’anno. Un criterio importante ed irrinunciabile per poter contrassegnare un edificio come eco-compatibile è un basso fabbisogno termico per il riscaldamento. Pertanto, prima ancora di prendere in considerazione la valutazione ambientale dei materiali e delle tecniche di costruzione, deve essere dimostrato che l’edificio soddisfi il criterio del fabbisogno termico per il riscaldamento (indice termico). Tale indice termico è riferito alla superficie e deve risultare inferiore ai 50 kWh per metro quadro e per anno; nessun utilizzo di fonti energetiche di origine fossile. I combustibili di origine fossile sono composti da bio-massa morta milioni di anni fa, che a causa di processi di natura geologica è stata trasformata in carbone, lignite, petrolio e gas naturale. Ció che accomuna questi combustibili è il notevole rilascio di anidride carbonica durante il processo di combustione. L’anidride carbonica, pur non essendo tossica, si contraddistingue per la sua funzione di gas ad effetto serra. Petrolio e gas sono disponibili in quantità limitate e pertanto troppo preziosi per essere utilizzati al solo scopo di riscaldare. Un approvvigionamento energetico sostenibile si basa sullo sfruttamento di energie rinnovabili. Per l’ottenimento del contrassegno CasaClimapiú vengono pertanto presi in considerazione solo quegli edifici il cui impianto di riscaldamento viene alimentato senza l’utilizzo di combustibili di origine fossile; nessun utilizzo di isolanti termici sintetici e/o contenenti fibre nocive: Isolanti termici sintetici: sotto il nome di isolanti termici sintetici vengono principalmente intesi il poliuretano ed il polistirolo. Quest’ultimo si presenta in forma espansa o estrusa (rispettivamente EPS, XPS). Il polistirolo è un prodotto petrolifero che viene ricavato attraverso un processo di polimerizzazione dello stirolo, tra l’altro considerato potenzialmente cancerogeno. Come materia prima per la produzione dello stirolo vengono impiegati etilene ed una sostanza cancerogena, il benzolo. Anche la produzione di poliuretano è contraddistinta dall’utilizzo di diverse sostanze tossiche. Inoltre, nel processo di lavorazione del polurietano e dell’XPS, alcuni produttori utilizzano ancora oggi gli HCFC (clorofluoroidrocarburi parzialmente alogenati) per l’espansione del prodotto, sostanze notoriamente considerate come potenti gas ad effetto serra. Altre sostanze da considerarsi problematiche vengono utilizzate come ignifughe nel polistirolo (esabromociclo¬decano) e nel poliuretano (estere dell’acido fosforico). Queste longeve sostanze tossiche possono accumularsi nell’organismo attraverso la catena alimentare. A ciò si aggiunga che nella combustione del polistirolo vengono Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 140 liberati ibrocarburi policiclici aromatici e monostirolo, a loro volta cancerogeni. A causa delle problematiche sopra descritte l’ottenimento del certificato CasaClima esclude l’utilizzo in grandi quantità di tali prodotti per l’isolamento di grandi superfici (muri esterni e tetti). Per l’isolamento di terrazzi, tetti piani e muri esterni a contatto con il terreno non esiste ad oggi alcuna ragionevole alternativa al polistirolo estruso (XPS). Infatti, grazie alle sue proprietà di buon isolante termico e di resistenza all’umidità, la sua sostituzione con materiali di uguali caratteristiche comporterebbe una maggiore spesa tale da rendere inaccettabile il rapporto costi – benefici. Per tale ragione ne è ammesso l’utilizzo nelle citate parti dell’edificio. Materiali isolanti contenenti fibre dannose: questo tipo di fibre si trova nelle lane minerali, ossia la lana di roccia e la lana di vetro. La lana di vetro è composta fino al 70% da vetro riciclato, sabbia quarzosa, calcare, carbonato di sodio e borati. Questi componenti vengono legati con delle resine sintetiche. Componenti principali nella produzione della lana di roccia sono le rocce vulcaniche (diabase e basalto) che vengono integrati con calcio, dolomitia e vetro riciclato fino al 25% ed infine legati dalle resine sintetiche (contenenti fenoli e formaldeidi). Quasi tutte le lane minerali prodotte prima del 1995 sono sospettate di essere cancerogene grazie alla particolare struttura delle fibre ed alla loro persistenza biologica nel corpo umano. In ragione del pericolo di cancerogenità, l’industria ha modificato la geometria e la composizione chimica delle fibre intervenendo così sulla persistenza biologica delle lane minerali. I nuovi prodotti, che soddisfano le caratteristiche di cui alle note R e Q della circolare del Ministero della Sanità del 15.03.2000, vengono considerati non cancerogeni. In linea di massima, per poter ottenere il riconoscimento CasaClimapiú è ammesso il solo utilizzo di lane minerali di cui è comprovata la non cancerogenità. nessun utilizzo di pavimenti, finestre e porte in PVC. Il cloruro di polivinile (PVC) è per quantità il più importante composto organo-clorurato presente sul mercato. Il settore dell’edilizia rappresenta con un 60% il maggior campo di utilizzo per quanto concerne il PVC: tubazioni, finestre, pavimenti, cavi, guaine vengono realizzate utilizzando prevalentemente il suddetto materiale. Allo stato solido il PVC non presenta rischi di tossicità e non comporta rischi ambientali. Il rischio è rappresentato dal suo ciclo produttivo per il quale vengono utilizzati numerosi composti rischiosi per l’ambiente. Le principali materie prime per la produzione di PVC sono il cloro e l’etilene. Da questi 2 prodotti di partenza si ricava il cloruro di vinile dalla cui polimerizzazione si ottiene il PVC grezzo. Nella successiva lavorazione del PVC grezzo, vengono miscelate a seconda delle esigenze, diverse sostanze in gran parte tossiche, quali stabilizzatori (metalli pesanti), coloranti, plastificanti (ftalati), sostanze ignifughe ecc. Sia nella produzione del cloro che nella lavorazione del cloruro di vinile (cancerogeno) si sviluppano Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 141 diossine e furani. Oltre al processo produttivo bisogna considerare altri aspetti negativi del PVC, quali ad esempio il suo riciclaggio ed i possibili incendi. In considerazione di questi aspetti negativi, diverse città dell’Austria, Germania, Danimarca, Svezia e Norvegia hanno introdotto il divieto d’uso del PVC negli edifici pubblici. In considerazione delle problematiche sopra descritte nella CasaClimapiù non vengono utilizzate finestre, pavimenti e porte in PVC, ma vengono utilizzati prodotti ecologici alternativi ed economicamente concorrenziali presenti sul mercato. nessun utilizzo per gli ambienti chiusi di impregnanti chimici per il legno, di colori e vernici contenenti solventi. Impregnanti per la conservazione del legno Per proteggere il legno dai parassiti sono disponibili sul mercato una grande quantità di prodotti chimici. In ragione della loro composizione chimica questi ultimi vengono suddivisi in idrosolubili (prevalentemente sali inorganici) ed oleosi (ad es. derivati del carbone), contenenti solventi e concentrati di emulsioni. A seconda del sistema di applicazione del prodotto (pennello, spruzzo, bagno, impregnazione a pressione) si possono raggiungere diversi gradi di profondità e quindi di conservazione del legno. Di norma questi prodotti chimici contengono veleni sotto forma di biocidi, la cui tossicità per l’uomo non è ancora conosciuta del tutto. I biocidi sono sostanze che agiscono su animali, piante e microrganismi uccidendoli o riducendone l’attività. Spesso vengono utilizzati composti di boro, sali di cromo ed altri potenti principi attivi. Molti prodotti contengono anche benzine solventi che pregiudicano la salute del consumatore. Di norma il trattamento del legno con impregnanti chimici si rende necessario solamente se questo presenta un’umidità relativa e costante di almeno il 18 – 20%. In tal caso sono possibili aggressioni da parte di parassiti. Nei locali interni e riscaldati è quindi possibile rinunciare all’utilizzo di questi prodotti chimici. In casi particolari in cui non sia possibile rinunciare ai prodotti chimici per il trattamento del legno si consiglia di utilizzare i sali di boro (innocui per la salute) per i vani interni dell’abitazione. Colori e vernici contenenti solventi Come colori e vernici si intendono i prodotti di rivestimento per intonaci, cementi, metalli e legno che vengono utilizzati per protezione ed estetica. Caratteristica fondamentale per i colori è il loro potere coprente. Le vernici sono trasparenti. Entrambi questi tipi di prodotto contengono leganti, coloranti, pigmenti, additivi e solventi. I solventi sono composti organici volatili in grado di sciogliere o diluire altre sostanze senza per questo alterarne la loro composizione chimica. Normalmente si tratta di prodotti miscelati piuttosto che di singole sostanze. Durante e dopo l’applicazione di colori e vernici questi prodotti vaporizzano disperdendosi nell’aria circostante entrando così nell’organismo umano attraverso le vie respiratorie. Gli effetti di questi solventi sono molto diversi tra loro e si presentano a diversi gradi di concentrazione. In concomitanza con un effetto simile ad una narcosi possono dare luogo ad irritazioni delle mucose, senso di vertigini, stanchezza, stordimento e con dosi ancora più alte anche nausee e cefalee. I solventi agiscono anche a livello di inquinamento dell’aria sia come precursori della formazione di ozono nei bassi strati dell’atmosfera, sia come Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 142 contributo all’aumento dell’effetto serra. È da evitare l’utilizzo di colori e vernici contenenti solventi in locali interni. Questa limitazione non riguarda i colori e le vernici contenenti esclusivamente solventi naturali. Viene ammesso l’utilizzo di prodotti contenenti al massimo un 10% di solventi in peso. 6. Nessun utilizzo di legno tropicale Il legno tropicale non deve essere utilizzato nel settore dell’edilizia; al fine di ridurre i trasporti è da privilegiare l’utilizzo di legno locale. L’utilizzo di legni tropicali può essere ammesso a condizione che non venga intaccato l’ecosistema. Sul mercato esistono attualmente legni tropicali sotto il marchio Forest Stewardship Council (FSC) che soddisfano questi requisiti; nessun utilizzo di legno tropicale: il legno tropicale non deve essere utilizzato nel settore dell’edilizia; al fine di ridurre i trasporti è da privilegiare l’utilizzo di legno locale. L’utilizzo di legni tropicali può essere ammesso a condizione che non venga intaccato l’ecosistema. Sul mercato esistono attualmente legni tropicali sotto il marchio Forest Stewardship Council (FSC) che soddisfano questi requisiti. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 143 3.7 Il nuovo Regolamento Edilizio di Carugate40 3.7.1 Il contesto energetico e ambientale Il Libro Verde “Verso una strategia europea della sicurezza dell’approvvigionamento energetico” mette in luce tre elementi sui quali riflettere: in futuro la dipendenza energetica dell’Ue dalle fonti energetiche esterne è destinata ad aumentare dal 50% al 70% nel 2030 se non verranno presi provvedimenti; anche le emissioni di gas serra nell’Ue sono attualmente in aumento, il che rende ancora più difficile far fronte al cambiamento climatico ed assolvere gli impegni di Kyoto; l’UE può influire in modo limitato sulle condizioni dell’offerta mentre può intervenire sul lato domanda, essenzialmente promuovendo risparmi energetici nel settore degli edifici ed in quello dei trasporti. Il settore civile, residenziale più terziario, assorbono mediamente nell’UE più del 40% delle fonti energetiche. Intervenire sul contenimento dei consumi, riducendo da un lato la domanda attraverso la promozione del risparmio energetico e diffondendo l’uso delle fonti energetiche rinnovabili (in particolare l’energia solare) rappresenta l’unica strategia vincente. La Direttiva comunitaria sull’efficienza energetica degli edifici, approvata dal Parlamento europeo lo scorso dicembre, è lo strumento di riferimento per l’attuazione di politiche di riduzione dei consumi energetici negli edifici. La Direttiva, infatti, invita gli stati membri ad applicare minime sul rendimento energetico agli edifici di nuova costruzione e agli edifici in ristrutturazione. Oggi l’importanza dei temi ambientali costituisce uno dei punti focali del dibattito politico e scientifico. Gli edifici producono una serie di impatti sull’ambiente: occupano suolo; alterano il terreno, eliminando vegetazione e ostacolando il deflusso delle acque meteoriche; mutano i cicli di vita naturale nell’area circostante; consumano risorse, materiali, energia/combustibili per la loro realizzazione, a partire dai loro componenti, e durante tutta la loro esistenza. Il concetto di “qualità energetica degli edifici”, per non rimanere un’astrazione, deve essere attuato attraverso strumenti operativi. Nel contesto nazionale quello più efficace è il Regolamento Edilizio Comunale. 40 Fonte: “Il regolamento Edilizo di Carugate” – Ass. Rete di Punti Energia Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 144 3.7.2 Il Regolamento Edilizio E’ in questo contesto che nasce il nuovo Regolamento edilizio del Comune di Carugate, lo strumento più avanzato a livello nazionale per indirizzare gli operatori verso un’edilizia sostenibile, ossia una edilizia finalizzata a soddisfare le esigenze attuali senza compromettere la possibilità per le future generazioni di soddisfare, negli stessi modi, le proprie. Il Regolamento Edilizio introduce tre criteri noti da tempo ma scarsamente applicati: il risparmio energetico, l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili e l’impiego di tecnologie bioclimatiche. Alcuni degli interventi proposti sono prescrittivi, quindi resi obbligatori (è questa la vera innovazione portata da questo strumento), altri sono per ora solo suggeriti, quindi facoltativi, ma ugualmente importanti in quando stimolano gli operatori a riflettere su scelte più sostenibili. Questi gli interventi obbligatori: illuminazione spazi esterni: flusso luminoso orientato verso il basso ed evitare inquinamento luminoso; diritto al sole: nelle nuove costruzioni si deve tenere conto di distanze sufficienti a garantire un corretto soleggiamento delle superfici esposte; porticati aperti al pubblico transito: illuminazione con lampade a ridotto consumo energetico; riduzione degli effetti del Radon: garantire una ventilazione costante su ogni lato del fabbricato; impianti elettrici per illuminazione: impiego di dispositivi di controllo/regolazione dei consumi (interruttori a tempo, sensori di presenza, sensori di illuminazione naturale, ecc); controllo temperatura ambienti: nella stagione fredda compresa fra 18°C e 22°C; installazione di sistemi di regolazione locali (valvole termostatiche, ecc) agenti sui singoli elementi riscaldanti. Le valvole termostatiche sono sistemi di regolazione locale che, agendo sui singoli elementi radianti, mantengono la corretta temperatura degli ambienti riscaldati, specie in presenza di apporti gratuiti, esterni e interni; caldaie a condensazione: nei nuovi edifici o in quelli per i quali è prevista la ristrutturazione dell’impianto di riscaldamento, è resa obbligatoria l’installazione di caldaie a condensazione, generatori di calore a gas che consentono di produrre calore con un consumo di combustibile ridotto; collettori solari per la produzione di acqua calda: installazione negli edifici adibiti a residenza con tetto piano o sulle falde esposte a sud, sud-est o sud-ovest. L’impianto a pannelli solari termici deve essere dimensionato in modo da coprire l’intero fabbisogno energetico per il riscaldamento dell’acqua calda sanitaria, nel periodo in cui l’impianto di riscaldamento è disattivato (copertura annua del fabbisogno energetico superiore al 50%); contabilizzazione del calore individuale, quindi spesa energetica dell’immobile ripartita in base ai consumi reali effettuati da ogni singolo proprietario; Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 145 consumo di acqua potabile: contabilizzazione individuale; adozione di dispositivi per la regolazione del flusso di acqua dalle cassette di scarico dei gabinetti; utilizzo delle acque meteoriche per l’irrigazione del verde pertinenziale e per i servizi condominiali; realizzazione strutture di tamponamento (pareti verticali, coperture, ecc.) con un livello di isolamento termico superiore a quello minimo previsto dal regolamento nazionale allo scopo di ridurre il consumo di energia nella stagione invernale (la norma riguarda sia gli edifici nuovi, sia gli edifici che devono essere ristrutturati); utilizzo di vetri doppi: nelle nuove costruzioni e nelle ristrutturazioni di facciate. Questi gli interventi suggeriti (facoltativi): serre bioclimatiche e logge aventi lo stesso scopo, muri ad accumulo, muri di Trompe: sono considerati volumi tecnici e quindi non computabili ai fini volumetrici; tetto verde piano o inclinato: miglioramento dell’inerzia termica estivo – invernale e drenaggio del deflusso delle acque meteoriche; pannelli radianti integrati nei pavimenti o nelle solette: condizioni di comfort elevate con costi di installazione competitivi; superfici trasparenti: per le nuove realizzazioni orientamento entro un settore di ± 45° dal sud geografico e applicazione di schermature; pannelli solari fotovoltaici: allacciati alla rete elettrica di distribuzione; materiali naturali e finiture bio – compatibili: impedire l’immissione e il riflusso dell’aria e degli inquinanti espulsi e, per quanto possibile, la diffusione di esalazioni e di sostanze inquinanti dalle stesse prodotte; consumo di acqua potabile: adozione di sistemi che consentano l’alimentazione delle cassette di scarico con le acque grigie provenienti dagli scarichi di lavatrici, vasche da bagno e docce. Altri articoli, inoltre, orientano la progettazione delle aree edificate verso un approccio progettuale più sostenibile (ad esempio progettazione delle aree verdi anche provare osservando determinati criteri). 3.7.3 L’aspetto economico Nella elaborazione delle proposte contenute nel Regolamento si sono fatte delle valutazioni economiche. In particolare si è valutato quanto incide il sovracosto indotto dal miglioramento qualitativo degli edifici dal punto di vista energetico e quale sarà l’effetto di riduzione del consumo di energia. Considerando un edificio di tipologia classica (edificio a schiera di 3 piani), attuando i soli interventi obbligatori si ha un sovracosto all’incirca pari al 2,6% rispetto a quello di sola costruzione (il confronto è con un edificio nuovo realizzato secondo le attuali normative). Gli Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 146 interventi consentono di ridurre il consumo energetico complessivo (riscaldamento e acqua calda) del 26%. Ai costi attuali dell’energia i maggiori investimenti si ammortizzano in un periodo di circa 8 anni ed il reddito medio dell’investimento, considerando un periodo di durata degli interventi di 20 anni. è pari a circa il 7% . L’analisi non considera gli aspetti ambientali, che potrebbero essere monetizzati, e non tiene conto dei possibili aumenti del costo dell’energia che renderebbero ancora più vantaggiosi gli interventi. Non si sono infine sono considerati i possibili contributi nazionali e regionali e le defiscalizzazioni degli interventi. L’applicazione delle norme nei casi di ristrutturazione degli edifici comporta un risparmio energetico ancora maggiore in quanto gli edifici esistenti sono caratterizzati da una qualità energetica inferiore con tempi di ritorno degli investimenti inferiori rispetto a quelli sopra indicati. L’Amministrazione comunale di Carugate intende promuovere un accordo volontario con gli operatori del settore e con le categorie interessate (associazioni di consumatori, professionisti, costruttori, produttori, ecc.) al fine di promuovere una corretta applicazione di questo Regolamento nell’interesse dei cittadini. Attraverso questa azione, agevolata dal processo di Agenda 21 locale, è ipotizzabile ottenere condizioni economiche ancora più vantaggiose e, comunque, garantire che i sovracosti non siano superiori rispetto a quelli effettivi. 3.7.4 Art. 22 bis Certificazione Energetica41 per ottenere il rilascio del certificato di agibilità per edifici residenziali nuovi e ristrutturati se i lavori di ristrutturazione hanno interessato almeno il 50% della superficie calpestabile (documentata con adeguato calcolo), deve essere presentato l’Attestato di Certificazione Energetica all’Ufficio Edilizia Privata-Ecologia; il costruttore o il proprietario dovranno richiedere al Comune, attraverso l’Ufficio Tecnico Ufficio Edilizia Privata – Ecologia l’”Attestato di Certificazione Energetica” e la “Targa Energetica”; ai fini di rendere esplicito il fabbisogno termico dell’edificio, consentendo ai potenziali residenti di comprendere in maniera trasparente ed immediata i costi di gestione dell’edificio stesso, la Targa Energetica, indicante la categoria di appartenenza riferita alla Certificazione Energetica ottenuta, dovrà essere obbligatoriamente esposta esternamente ed in maniera visibile; l’Attestato di Certificazione Energetica e la Targa Energetica. saranno rilasciate dall’Amministrazione comunale sulla base di una richiesta che potrà essere effettuata dal costruttore o dal proprietario e, per gli edifici esistenti, dal locatario; per ottenere l’ Attestato di Certificazione Energetica e la Targa Energetica il costruttore o il proprietario dovranno presentare: una richiesta elaborata secondo il modello appositamente elaborato e reperibile preso l’Ufficio Tecnico del Comune o sul sito www.comune.carugate.it; 41 Fonte “Regolamento Edilizio di Carugate” – Ass. Rete di Punti Energia Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 147 la scheda tecnica elaborata da un tecnico abilitato contenente le informazioni che attestano la classe di fabbisogno energetico dell’edificio e le principali caratteristiche impiantistiche dello stesso. Il modello della scheda tecnica è reperibile preso l’Ufficio Tecnico del Comune o sul sito www.comune.carugate.it; una documentazione tecnica in grado di dimostrare che i dati riportati nella scheda tecnica sono coerenti e risultanti da un calcolo energetico. Per gli edifici nuovi è opportuno fare riferimento alla relazione tecnica presentata ai fini della legge 10/91. Nel caso la relazione tecnica di cui sopra sia già stata depositata presso questa Amministrazione è sufficiente richiamare il numero di protocollo; l’Amministrazione comunale, una volta verificata la congruità della documentazione, procederà a rilasciare Attestato di Certificazione Energetica e la Targa Energetica che avranno una validità di 10 anni. La validità potrà essere estesa per un periodo di altri cinque anni se il proprietario, o il terzo responsabile di cui alla legge 10/91 produrranno una dichiarazione attestante che nell’edificio i componenti edilizi ed impiantistici hanno mantenuto la loro efficienza; al fine i garantire la certificazione anche negli edifici esistenti, i competenti uffici accettano la documentazione anche disgiunta da una formale pratica di concessione edilizia; la procedura di certificazione adottata prevede sette categorie di consumo, da A a G: Classe A - Fabbisogno energetico ≤ 30 kWh/m2 anno (molto basso); Classe B - Fabbisogno energetico ≤ 50 kWh/m2 anno (basso); Classe C - Fabbisogno energetico ≤ 70 kWh/m2 anno (basso); Classe D - Fabbisogno energetico ≤ 90 kWh/m2 anno (medio); Classe E - Fabbisogno energetico ≤ 120 kWh/m2 anno (medio); Classe F - Fabbisogno energetico ≤ 160 kWh/m2 anno (medio/alto); Classe G - Fabbisogno energetico > 160 kWh/m2 anno (alto); il fabbisogno energetico specifico indicato nell’Attestato di Certificazione Energetica dovrà essere calcolato considerando il solo riscaldamento e, quindi, le dispersioni termiche dell’involucro, i ponti termici ed i ricambi d’aria ai quali andranno sottratti gli apporti gratuiti, gli eventuali contributi dovuti all’impiego di componenti bioclimatici (guadagni diretti, serre bioclimatiche, pareti trombe, ecc.) e di sistemi solari attivi (impianti solari ad aria o ad acqua per il riscaldamento). L’indicatore utilizzato esprime il fabbisogno energetico relativo all’intera stagione di riscaldamento, (kWh/anno) rapportato alla superficie utile dell’edificio delle zone riscaldate; l’Attestato di Certificazione Energetica riporterà anche altre informazioni relative a fabbisogno e consumi: il fabbisogno energetico specifico per la produzione di acqua calda, espresso sempre in kWh/m2 anno); dovrà essere calcolato rapportando il fabbisogno energetico per l’intero anno richiesto per la produzione di acqua calda, dal quale Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 148 dovrà essere detratta l’energia fornita dall’impianto solare termico, alla superficie utile dell’edificio delle zone riscaldate; il consumo energetico specifico per riscaldamento e acqua calda, calcolato dalla somma tra il rapporto tra il fabbisogno energetico specifico per riscaldamento e il rendimento medio stagionale dell’impianto di riscaldamento e il rapporto tra il fabbisogno energetico specifico per la produzione di acqua calda e il rendimento medio annuo del generatore di calore per la produzione di acqua calda; il fabbisogno energetico specifico per gli usi elettrici (compreso il condizionamento estivo) calcolato dalla differenza tra il fabbisogno energetico stimato (indicativamente 2500÷3500 kWh/anno) e l’energia eventualmente fornita da un impianto solare fotovoltaico, espressa sempre in kWh/anno, rapportati alla superficie utile dell’edificio; il consumo specifico di energia primaria per gli usi elettrici (compreso il condizionamento estivo), ricavato dal rapporto tra il fabbisogno energetico specifico per gli usi elettrici ed il rendimento medio di produzione pari a 0,37, espresso sempre in kWh/m2 anno; Il consumo energetico specifico globale di energia primaria dell’edificio ricavato dalla somma del consumo energetico specifico per riscaldamento e acqua calda e del consumo specifico di energia primaria per gli usi elettrici, espresso sempre in kWh/m2 anno. informazioni relative all’uso di tecnologie impiantistiche efficienti: generatori di calore ad alta efficienza; sistemi di riscaldamento radianti; sistemi di regolazione locale; sistemi di recupero dell’aria di ventilazione; sistemi di cogenerazione; pompe di calore; sistemi di controllo dell’illuminazione; sistemi di illuminazione a baso consumo; sistemi di automazione degli impianti; informazioni relative all’impiego di tecnologie per l’utilizzazione delle fonti rinnovabili di energia: sistemi fotovoltaici; sistemi fotovoltaici integrati; impianti solari termici per integrazione al riscaldamento; impianti solari termici per la produzione di acqua calda ad usi sanitari; impianti termici a biomassa; sistemi solari passivi; Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 149 tecniche di raffrescamento passivo. Raccomandazioni per il miglioramento del rendimento energetico in termini di costi-benefici. La Targa Energetica riporterà: la classe di fabbisogno termico specifico per il riscaldamento (da A a G); la classe di consumo relativa al consumo energetico specifico globale di energia primaria dell’edificio(da A a G). Allo scopo di incentivare la qualità energetica degli edifici sono previste delle riduzioni degli oneri di urbanizzazione secondaria vigenti alla data della domanda di concessione: in misura del 25% per gli edifici con fabbisogno energetico per il solo riscaldamento ≤ 40 kWh/m2 anno (classe A – B); in misura del 50% per gli edifici con fabbisogno energetico per il solo riscaldamento ≤ 30 kWh/m2 anno (classe A); in misura del 25% per gli edifici con fabbisogno energetico per il solo riscaldamento ≤ 50 kWh/m2 anno (classe C) ma dotati di impianto fotovoltaico dimensionato per coprire almeno il 50% del fabbisogno energetico annuo; in misura del 50% per gli edifici con fabbisogno energetico per il solo riscaldamento ≤ 40 kWh/m2 anno (classe A - B) ma dotati di impianto fotovoltaico dimensionato per coprire almeno il 50% del fabbisogno energetico annuo; in misura del 75% per gli edifici con fabbisogno energetico per il solo riscaldamento ≤ 30 kWh/m2 anno (classe A) dotati di impianto fotovoltaico dimensionato per coprire almeno il 50% del fabbisogno energetico annuo. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 150 Figura 3.5 – Attestato di Certificazione Energetica (Fonte: Regolamento Edilizio di Carugate) Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 151 Figura 3.6 – Targa Energetica (Fonte: Regolamento Edilizio di Carugate) Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 152 3.8 Linee Guida per la definizione di un Regolamento Edilizio tipo42 La Provincia di Milano nello specifico l’Assessorato all’Ambiente – Settore Energia – tramite il Tavolo Energia e Ambiente ha redatto le Linee Guida per la definizione di un Regolamento Edilizio tipo Provinciale che è stato recepito con D.G.P. del 5/10/2005 n° 699/05 - Rep. Gen. atti n°202222/2005 - fasc.1113/20005: Presa d'atto delle Linee Guida per la definizione di un Regolamento Edilizio tipo Provinciale su procedure, metodiche di diagnosi e implementazione di schemi di certificazione energetica degli edifici (l.r. n. 39/2004, l.r. n. 26/2003, D.E n. 2002/91/CE ) elaborate in collaborazione con il Politecnico di Milano - Dipartimento di Scienza e Tecnologia dell'Ambiente Costruito e con i Comuni intervenuti al Tavolo di Lavoro “Energia e Ambiente”. Il Regolamento Edilizio anche alla luce della recente Normativa Nazionale e Regionale si impone come strumento efficace per la riduzione dei consumi energetici in edilizia, con il conseguente minor impatto sull’ambiente generato dalle minori emissioni di inquinanti in atmosfera. Le “Linee guida” proposte dalla Provincia di Milano sono articolate in quattro Aree Tematiche. Area Tematica 1. PRESTAZIONI DELL’INVOLUCRO 1.1 Orientamento dell’edificio 1.2 Protezione dal sole 1.3 Isolamento termico dell’involucro degli edifici nuovi 1.4 Isolamento termico dell’involucro degli edifici ristrutturati 1.5 Prestazioni dei serramenti 1.6 Contenimento delle dispersioni 1.7 Materiali ecosostenibili 1.8 Isolamento acustico 1.9 Tetti verdi 1.10 Illuminazione naturale 1.11 Ventilazione naturale 1.12 Ventilazione meccanica controllata 1.13 Certificazione energetica 42 Fonte: Linee Guida per la definizione di un Regolamento Edilizio tipo Provinciale – Provincia Milano - Assessorato All’Ambiente – Settore Energia. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 153 Area Tematica 2. EFFICIENZA ENERGETICA DEGLI IMPIANTI 2.1 Sistemi di produzione calore ad alto rendimento 2.2 Impianti centralizzati di produzione calore 2.3 Regolazione locale della temperatura dell’aria 2.4 Sistemi a bassa temperatura 2.5 Contabilizzazione energetica 2.6 Efficienza degli impianti elettrici 2.7 Inquinamento luminoso 2.8 Inquinamento elettromagnetico interno (50 Hz) Area Tematica 3. FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI 3.1 Impianti solari termici 3.2 Predisposizione impianti solari termici 3.3 Impianti solari fotovoltaici 3.4 Sistemi solari passiv Area Tematica 4. SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE 4.1 Contabilizzazione individuale dell’acqua potabile 4.2 Riduzione del consumo di acqua potabile 4.3 Recupero acque piovane 4.4 Riduzione effetto gas radon Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 154 3.9 Protocollo Itaca È da citare infine il Protocollo per la valutazione della qualità energetica ed ambientale di un edificio, elaborato dall’Istituto per la trasparenza, l’aggiornamento e la certificazione degli appalti, il cui attuale presidente è l’assessore Carlo Lio. Si tratta di uno strumento di lavoro che si rifà a Green Building Challenge (GBC), metodo di valutazione dei parametri di ecocompatibilità in edilizia che somma le esperienze fatte nel settore, in capo disciplinare, dai 25 paesi che aderiscono al network che lo costituisce. Corredato da settanta schede che inquadrano ogni singolo requisito relativo ai diversi aspetti dell’ecosostenibilità di un progetto, il Protocollo, che per l’Italia è uno strumento assolutamente innovativo, è stato approvato, ancora in forma di bozza, dal Gruppo di lavoro interregionale nell’incontro di Milano del 9 ottobre 2002, mentre il consiglio direttivo di ITACA lo ha approvato in data 21 Gennaio 2003 e la Regione Friuli-Venezia Giulia con una deliberazione del 2003 lo ha fatto proprio. Ogni scheda fornisce ampia descrizione, anche normativa, sulle modalità d’intervento e il Gruppo di lavoro nazionale ha perfezionato la stesura di tali atti ma anche e soprattutto, sulla base del lavoro sin qui svolto e degli elementi raccolti, ha lavorato alla predisposizione di un testo di legge quadro di riferimento nazionale. I principi ispiratori di tali contenuti possono essere così riassunti: introdurre principi di architettura bioclimatica; dotarsi di un regolamento di attuazione agile e modificabile; disposizioni di carattere urbanistico; disposizioni di carattere edilizio; attività di ricerca e di formazione; attività di divulgazione; incentivazione. Costituisce l’ultimo atto di un work in progress che le regioni italiane hanno avviato dopo la costituzione, da parte del Consiglio Direttivo dell’Istituto per la Trasparenza l’Aggiornamento e la Certificazione degli Appalti (ITACA), del Gruppo di Lavoro interregionale che si è fatto carico di delineare, in modo coordinato ed uniforme, le principali linee di comportamento delle singole regioni in tema di bioedilizia. Una collaborazione nata su impulso della Regione Friuli-Venezia Giulia, che ha proposto l’avvio di un tavolo di confronto sull’argomento nel febbraio del 2002, dopo una verifica interna, iniziata con la fine del 2001, delle principali esigenze da soddisfare in tema di ecosostenibiltà e l’avvio di una ricognizione sullo stato dell’arte nei diversi settori che compongono il comparto. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 155 Compresa l’esigenza di capire cosa ci fosse, a livello nazionale, di concreto sul piano normativo, e ferma restando la consapevolezza di diversi indirizzi, tutti importanti ma spontanei e non codificati è da osservare come la costituzione del gruppo ha consentito di attivare uno scambio di informazioni fra coloro che già avevano maturato delle esperienze in quest’ambito, in modo da sviluppare un processo cognitivo sinergico e utile alla nascita di strategie comuni nel settore. A dimostrazione del grande interesse per la materia, quasi tutte le regioni italiane hanno aderito al Gruppo di Lavoro, che ha avviato i lavori puntando, in primo luogo, alla definizione di quali fossero le caratteristiche di un edificio realizzato con criteri di bioedilizia. Aspetto di particolare importanza è stato il fatto che è risultato condivisibile l’insieme dei requisiti di benessere e di fruibilità delle opere edilizie che corrispondono all’esigenza di una migliore qualità della vita nel rispetto dei limiti ricettivi degli ecosistemi, alla possibilità di rinnovo delle risorse naturali anche attraverso la riduzione del consumo di energie non rinnovabili, all’equilibrio tra sistemi naturali ed antropici. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 156 4. Il patrimonio edilizio in Italia 4.1 Introduzione La qualità della costruzione43 dal punto di vista energetico dipende, fra i vari fattori, anche da come l'edificio è stato costruito. In particolare, è molto importante definire le superfici di confine tra l'ambiente esterno e quello interno (l'involucro edilizio). La costruzione di questi elementi di involucro è estremamente varia. Nel corso dei secoli il modo di costruire si è lentamente modificato, mantenendo forme tradizionali di esecuzione, ed aggiungendo sempre nuove tecnologie realizzative. Questo ha portato ad avere compresenti, nella normale prassi di costruzione, una svariata possibilità di esecuzione. Se a questo poi si aggiunge che ogni progetto di costruzione è un fatto a sé, non esistendo produzioni di serie o assimilabili, ci si trova di fronte ad una varietà di costruzioni che rendono difficile una semplificazione di controllo e valutazione anche solo dal punto di vista energetico. L’obiettivo di questo documento è quello di presentare una panoramica delle tipologie costruttive esistenti in Italia fornendo dei dati prestazionali medi dal punto di vista energetico. 43 Fonte: BEEPS (Building Energy and Envirolment Performance System) Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 157 4.2 Il Patrimonio esistente Le tipologie edilizie che hanno caratterizzato il modo di costruire nei diversi periodi storici e nei diversi luoghi, sono definite dai singoli elementi tecnici, in cui è possibile scomporre il manufatto edilizio. Una possibile suddivisione dei periodi storici, in funzione dell’evoluzione della tipologia costruttiva delle pareti perimetrali, mostra tre epoche: fino al 1910, con la presenza di strutture in muratura portante realizzate con diverse tecnologie; dal 1910 al 1970, convivono muratura portante e strutture in cemento armato. All’antico ruolo della parete portante si sostituisce quello di parete di tamponamento esterno, con esiti dal punto di vista del controllo del clima interno, non sempre soddisfacenti. Una suddivisione ulteriore del periodo (1910-1945 e 1946-1970) dovrebbe inserire informazioni supplementari sulla prefabbricazione; dopo il 1970, con il predominio delle strutture in cemento armato, alle pareti esterne è affidato esclusivamente il ruolo di chiusura perimetrale non portante. A seguito della promulgazione della legge n° 10/91 sul "contenimento dei consumi energetici degli edifici" le prestazioni richieste alle pareti esterne sono aumentate. Nel frattempo si è risvegliato l’interesse verso la muratura portante come sistema strutturale nelle nuove costruzioni. Dal 1991, anno della promulgazione della L.10/91, il parco edifici è aumentato di oltre 3 milioni di unità abitative. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 158 4.3 Caratterizzazione del patrimonio edilizio In Europa il 40% dei 930 MTEP di energia consumata viene utilizzato nel settore residenziale e terziario, e questo comporta una crescente attenzione rivolta alle problematiche di certificazione energetica degli edifici. Dei circa 150 MTEP di energia finale (con una quota elettrica pari a circa 250.000 milioni kWh richiesti dalla rete) che l’Italia consuma annualmente, gli usi civili sono responsabili del 30% (mentre la quota elettrica raggiunge il 50%). Il settore civile è responsabile in Italia di circa il 25% delle corrispondenti emissioni di CO2. Vista la rilevanza economica del settore edilizio (190.000 miliardi/anno più altrettanti come indotto) che, tra l’altro, coinvolge anche l’aspetto occupazionale (8% del totale), è importante stimolare il comparto, attualmente in sofferenza se si effettua il confronto con il resto dell’Europa, indirizzandolo verso obiettivi di sostenibilità energetica e ambientale, così come del resto auspicato dalla Comunità Internazionale. L’edilizia residenziale raggiunge circa 30 milioni di alloggi rappresentando circa il 60% dei 4.000 milioni di m2 del patrimonio edilizio italiano. Residenze 44% Residenze non usate 12% Servzi Pubblici 28% Produzione 16% Grafico 4.1 – Ripartizioni per principali funzioni delle superfici utili esistenti in Italia (Fonte : Beeps) L’età di una costruzione ha spesso conseguenze dirette sullo stato dell’edificio non solo per le eventuali condizioni di degrado o per la mancanza di servizi e impianti, ma anche in relazione alle scelte distributive e tecnologiche proprie del periodo in cui l’edificio è stato realizzato. In particolare, per gli edifici più vetusti, valgono alcune condizioni di insalubrità già ravvisate dagli igienisti del secolo scorso e dovute, per esempio, all’eccessiva compattezza degli abitati, alla scarsa illuminazione, al contatto diretto col suolo (Linee Guida IAQ Ministero della Sanità, 2001). Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 159 In particolare analizzando l’edilizia residenziale dei diversi periodi storici si può individuare quanto segue: edifici antichi, in centri storici con pianta urbanistica medioevale (anche ristrutturati in epoca successiva): presentano insediamenti molto compatti, in vicoli (continuità tra piano stradale e strutture murarie; presenza di pozzi, cunicoli, umidità ascendente, muffe); edifici borghesi della seconda metà dell’800, sino al 1930: presentano unità abitative ampie e di notevole altezza, ma con netta distinzione tra zona padronale ben aerata e zona di servizio (inquinamento biologico negli ambienti di servizio non soleggiati); edifici antecedenti all’800-900 (case popolari, case di ringhiera) anche recuperate di recente per usi abitativi e non: presentano ambienti di dimensione ridotta e mal disimpegnati (servizi minimi; cucine aperte o comunicanti direttamente con gli altri ambienti; riscaldamento autonomo; tecniche costruttive povere (inquinanti da sovraffollamento, diffusione dei prodotti da combustione in tutti gli ambienti, ponti termici, umidità da condensa, muffe); edifici della ricostruzione post-bellica (1945-1970): presentano forti dispersioni termiche e coperture a terrazzo; nell’edilizia minore: uso di prefabbricati e in generale di tecniche di scarsa qualità, ponti termici, umidità da condensa, muffe, infiltrazioni d’acqua da coperture e terrazzi, spifferi e infiltrazioni d’acqua dai serramenti; edilizia attuale (1970-1999): è caratterizzata da una eccessiva artificialità data da materiali nuovi non sperimentati, da tecniche di posa facilitate, da uno scarso rapporto con l’esterno (sigillatura dell’involucro, eccessiva profondità del corpo di fabbrica), da inquinamento trasmesso dagli impianti da climatizzazione. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 160 Tipologia Edilizia Numero (%) Patrimonio storico (ante 1919) 4746 17,6 Patrimonio con 40 anni o più di vecchiaia (1919-1960) 6729 25 Patrimonio edificato tra 1961-71 6090 22,6 Patrimonio edificato tra 1972-1981 4921 18,3 Patrimonio edificato tra 1982-1991 2523 9,3 Incremento del patrimonio 1991-1999 1925 7,1 Totale 26954 100 Tabella 4.1 – Statistica su patrimonio residenziale per epoca di costruzione (elaborazione Censis su dati Istat) 7% 9% 18% 18% 25% 23% Patrimonio storico (ante 1919) Patrimonio con 40 anni o più di vecchiaia (1919-1960) Patrimonio edificato tra 1961-71 Patrimonio edificato tra 1972-1981 Patrimonio edificato tra 1982-1991 Incremento del patrimonio 1991-1999 Grafico 4.2 – Patrimonio residenziale per epoca di costruzione (elaborazione Censis su dati Istat) L’analisi dei diversi comparti che compongono il mercato dell’edilizia indica, negli anni ’90, profondi mutamenti; i principali elementi di cambiamento sono (CRESME, 1998): il dimezzamento del mercato dell’edilizia residenziale rispetto all’inizio degli anni ’80, con una costante crescita del non-residenziale: nel 1998 la produzione residenziale è stata di circa 170.000 abitazioni per 86 milioni di m3; la soglia stabile di produzione si dovrebbe aggirare al di sotto delle 200.000 abitazioni/anno (il 35% del mercato degli anni ’70, attestato su 550.000 abitazioni annue). Per quanto riguarda le tipologie, si osserva una vera crisi dell’edilizia residenziale intensiva multipiano; invece, dal 1992 a oggi, pur col dimezzamento del mercato dell’edilizia residenziale, si è visto consolidare e crescere il mercato delle costruzioni mono/bifamiliari che rappresentano per il periodo 1992-95 il 78,3% delle nuove costruzioni Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 161 abitative; conseguentemente predominano le realizzazioni diffuse extraurbane, pari al 70% delle unità completate; la produzione non-residenziale privata, che è stata nel 1998, di circa 110 milioni di m3 e ha superato, come nel 1997, la produzione residenziale; nel mercato delle nuove costruzioni, storicamente dominato dalla domanda di residenza, è avvenuto un cambiamento strutturale che porta l’Italia al livello del più maturo contesto europeo; i settori predominanti sono la grande distribuzione e l’edilizia industriale, con tipologie mono-bipiano; l’edilizia residenziale pubblica per cui il settore trainante è stato quello dell’edilizia ospedaliera, con un aumento del 15% degli investimenti nel 1997, del 12% nel 1998 e una previsione di aumento dell’8,5% nel 1999. I fondi sono stati destinati in buona parte alla costruzione di nuovi padiglioni, ma soprattutto all’ammodernamento delle strutture sanitarie esistenti, con particolare riguardo alla sicurezza degli impianti. Per quanto riguarda le scelte tecnologiche, si osserva che, soprattutto nel settore residenziale, queste rispettano prevalentemente la tradizione costruttiva italiana, coerente con le particolari esigenze climatiche; e quindi con sostanziali garanzie di qualità ambientale. Nel decennio 198797, nella produzione complessiva di pareti, coperture a falde e solai si conferma una netta prevalenza delle opere in laterizio che riguardano, nel 1997, l’85,8% delle pareti (72 milioni di m2) e il 73,6% dei solai (45 milioni di m2). Anche le coperture a falde rappresentano la scelta prevalente, con l’80,93% del mercato (residenziale e non); di queste il 71,4%, con 29,9 milioni di m2, è in laterizio (CRESME,1998). Nelle strutture predominano quelle a ossatura di cemento armato gettato in opera (che presuppongono, in generale, tamponamenti di laterizio), ma vi è anche una consistente percentuale (25%) di strutture in muratura, da mettere in relazione con la ridotta altezza dei fabbricati. L’elemento che più caratterizza il mercato dell’edilizia dagli anni ’80 è la crescita vistosa del recupero. La consistente porzione del patrimonio edilizio italiano con età superiore ai 50 anni (40%) e la tendenza a conservarlo hanno comportato la necessità di interventi di manutenzione straordinaria e di recupero. Il comparto del recupero edilizio, rispetto all’intero settore delle costruzioni, costituisce in Italia il principale ambito di investimento con più del 60% degli investimenti in edilizia (fonte Cresme, 2000) se viene considerata la quota di manutenzione straordinaria (17,5%) con quella del rinnovo (43,1%). Anche se è difficile tratteggiare lo scenario dei primi anni 2000 a causa delle numerose variabili interne ed esterne, si può ipotizzare comunque che il recupero continuerà a crescere e, a partire dal 2020, riguarderà l’80% del mercato. Ciò è particolarmente significativo nella valutazione dei rischi di inquinamento indoor perché lo spostamento del mercato, dalla nuova costruzione al recupero, comporta anche una notevole riduzione delle opere murarie (65% nel nuovo, 26% nel recupero) a vantaggio delle opere di finitura e impiantistiche (35% complessivamente nel nuovo, contro il 74% dei costi del Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 162 recupero), ovvero una predominanza delle parti tecnologiche a maggior rischio di inquinamento interno. Numero Tipologia di degrado (%) (in migliaia) Degrado per vetustà, edilizia storica nelle grandi città 105 2,90% Degrado per vetustà, edilizia storica nel resto del territorio nazionale 430 12,10% Degrado per vetustà, edifici con oltre 40 anni 770 21,50% Degrado per ragioni costruttive, boom edilizio fine anni 60 680 19% Degrado per ragioni costruttive, abusivismo antecedente al condono 1986 1590 44,50% Totale 3575 100% Tabella 4.2 – Patrimonio residenziale per epoca di costruzione (statistica Censis su dati Istat) 3% 12% 44% 22% 19% Degrado per vetustà, edilizia storica nelle grandi città Degrado per vetustà, edilizia storica nel resto del territorio nazionale Degrado per vetustà, edifici con oltre 40 anni Degrado per ragioni costruttive, boom edilizio fine anni 60 Degrado per ragioni costruttive, abusivismo antecedente al condono 1986 Grafico 4.3 – Patrimonio residenziale per epoca di costruzione (elaborazione Censis su dati Istat) Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 163 Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 164 5. Il patrimonio edilizio in Lombardia 5.1 Il contesto della Regione Lombardia La Lombardia, regione del Nord Italia tra le più progredite d’Europa, si contraddistingue per la sua molteplicità di poli di sviluppo. La localizzazione della Lombardia risulta essere all’interno di una macroarea molto sviluppata e complessa in relazione con il capoluogo di regione Milano, ma anche con le altre città: fittissime sono le relazioni e le similitudini con la confinante Confederazione Elvetica (nord della Regione) e con la regione Piemonte. Le città più importanti della Lombardia sono Milano, Brescia e Bergamo e si pongono in posizione di sviluppo economico, sociale ed edilizio di primissimo piano in Europa. I residenti nell’area lombarda sono 9.032.554, con un frazionamento amministrativo municipale locale notevole, rappresentato da realtà più che altro medio piccole: infatti le municipalità della Lombardia sono circa 1.500. Milano 42% Sondrio 2% Bergamo 11% Como 6% Varese 9% Lodi 2% Lecco Mantova 3% 4% Brescia 12% Cremona 4% Pavia 5% Grafico 5.1 - Percentuale residenti nelle undici province Lombarde (elaborazione dati Istat) Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 165 5.2 Il Patrimonio Edilizio Regionale La Regione è intensamente edificata specialmente nell’area centro-nord ed ha visto una tumultuosa crescita delle unità abitative (notevole anche il patrimonio edilizio dedicato al terziario ed alle attività produttive), specialmente dagli anni del dopoguerra, dall’ anno 1951 fino al 1991; sviluppo frenatosi nell’ultimo decennio, probabilmente a causa della saturazione del territorio e ad uno studio più attento delle realtà ambientali da parte delle amministrazioni municipali che non hanno ritenuto sostenibile un ulteriore espansione indiscriminata dell’edificato. Questo è avvenuto anche nel resto dell’Italia; è il preludio ad un futuro dell’attività edilizia che si concentrerà a meno di clamorosi cambiamenti, agli interventi di manutenzione, ristrutturazione e riuso. Del totale dell’edificato residenziale addirittura il 28% (oltre 1 milione di abitazioni), è stato costruito nel decennio 1961/1971 e circa 690.848 unità sono state realizzate prima dell’anno 1919. Nella tabella seguente sono riportate le abitazioni occupate e non nelle province lombarde per epoca di costruzione. Abitazioni EPOCA DI COSTRUZIONE Occupate < 1919 1919 - 1945 1946 - 1961 1962 - 1971 1972 - 1981 1982 - 1991 1992 - 2001 Varese Como Lecco Sondrio Milano Bergamo Brescia Pavia Lodi Cremona Mantova LOMBARDIA 44.825 35.985 20.925 10.180 125.347 50.068 76.731 36.164 9.897 28.321 27.924 466.367 28.155 21.002 8.605 5.715 175.558 22.702 30.366 28.273 5.661 11.741 11.499 349.277 47.329 30.878 15.958 11.092 353.704 48.354 59.831 36.786 8.747 14.347 17.507 644.533 75.258 44.208 27.150 15.903 399.782 82.382 93.211 43.883 15.648 25.889 27.911 851.225 62.395 38.091 24.673 14.730 226.273 76.836 86.003 31.614 15.215 25.715 27.285 628.830 35.125 22.096 13.267 8.483 159.571 48.593 47.590 18.315 11.061 15.775 17.006 396.882 30.083 19.289 11.448 6.416 117.810 48.027 43.857 18.848 11.854 13.797 17.058 338.487 TOTALE 323.170 211.549 122.026 72.519 1.558.045 376.962 437.589 213.883 78.083 135.585 146.190 3.675.601 Tabella 5.1 – Abitazioni Occupate per Epoca di costruzione (Fonte ISTAT – Censimento 2001) Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 166 Abitazioni EPOCA DI COSTRUZIONE Non Occupate < 1919 1919 - 1945 1946 - 1961 1962 - 1971 1972 - 1981 1982 - 1991 1992 - 2001 Varese Como Lecco Sondrio Milano Bergamo Brescia Pavia Lodi Cremona Mantova LOMBARDIA 8.287 13.516 6.978 9.505 10.666 15.836 17.374 8.387 1.238 3.077 3.536 98.400 3.790 5.115 2.587 4.942 13.232 6.950 6.012 5.538 754 1.144 1.246 51.310 4.023 4.857 3.023 5.012 18.715 8.439 6.241 4.673 663 1.030 1.335 58.011 6.817 6.639 6.120 7.766 16.821 14.635 11.423 4.533 831 1.276 1.733 78.594 5.735 5.869 7.640 9.999 7.995 20.432 17.449 3.495 659 1.013 1.358 81.644 2.700 3.192 2.736 6.057 5.327 10.462 10.682 1.846 419 609 791 44.821 3.507 3.556 2.224 4.983 8.691 11.125 12.922 2.113 894 1.158 1.711 52.884 TOTALE 34.859 42.744 31.308 48.264 81.447 87.879 82.103 30.585 5.458 9.307 11.710 465.664 Tabella 5.2 – Abitazioni non occupate per Epoca di costruzione (Fonte ISTAT – Censimento 2001) Abitazioni Totali Varese EPOCA DI COSTRUZIONE < 1919 1919 - 1945 1946 - 1961 1962 - 1971 1972 - 1981 1982 - 1991 1992 - 2001 53.112 31.945 51.352 82.075 68.130 37.825 33.590 358.029 TOTALE Como 49.501 26.117 35.735 50.847 43.960 25.288 22.845 254.293 Lecco 27.903 11.192 18.981 33.270 32.313 16.003 13.672 153.334 Sondrio 19.685 10.657 16.104 23.669 24.729 14.540 11.399 120.783 Milano 136.013 188.790 372.419 416.603 234.268 164.898 126.501 1.639.492 Bergamo 65.904 29.652 56.793 97.017 97.268 59.055 59.152 464.841 Brescia 94.105 36.378 66.072 104.634 103.452 58.272 56.779 519.692 Pavia 44.551 33.811 41.459 48.416 35.109 20.161 20.961 244.468 Lodi 11.135 6.415 9.410 16.479 15.874 11.480 12.748 83.541 Cremona 31.398 12.885 15.377 27.165 26.728 16.384 14.955 144.892 Mantova 31.460 12.745 18.842 29.644 28.643 17.797 18.769 157.900 LOMBARDIA 564.767 400.587 702.544 929.819 710.474 441.703 391.371 4.141.265 Tabella 5.3 – Abitazioni totali Regione Lombardia per Epoca di costruzione (Fonte ISTAT – Censimento 2001) Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 167 1.800.000 1.600.000 1.400.000 1.200.000 1.000.000 800.000 600.000 400.000 200.000 0 Varese < 1919 Como Lecco 1919 - 1945 Sondrio Milano 1946 - 1961 Bergamo 1962 - 1971 Brescia Pavia 1972 - 1981 Lodi Cremona Mantova 1982 - 1991 1992 - 2001 Grafico 5.2 - Abitazioni Regione Lombardia divise per epoca di costruzione e provincia (elaborazione dati ISTAT) Dai dati del censimento 2001 le abitazioni occupate risultano 3.675.601. Oltre 465 mila abitazioni non sono occupate stabilmente: in disuso, sfitte o case di vacanza. In conclusione, si è giunti alla fine del 2001 a 4.141.265 unità abitative, collocate in 1.339.458 edifici. Nell’ultimo decennio (1992-2001) sono state costruite 391.371 abitazioni, contro le 441.703 del decennio precedente. Pur in presenza di un territorio ed un contesto ambientale variegato e difficile, con commistioni geografico/fisiche, si rileva una densità edificata notevolissima proprio nelle province montuose e con i grandi laghi (Varese, Como, Bergamo e Brescia), oltre ovviamente alla Provincia di Milano. Di seguito la scomposizione delle unità abitative per Provincia al 2001: Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 168 1.600.000 1.400.000 1.200.000 1.000.000 800.000 600.000 400.000 200.000 0 Varese Como Sondrio Milano Bergamo Brescia Occupate da residenti Pavia Cremona Mantova Lecco Lodi Altre abitazioni Grafico 5.3 – Abitazioni occupate e non per provincia Regione Lombardia (elaborazione dati Istat) Le abitazione sono state raggruppate in 28 tipologie edilizie residenziali a seconda dell’epoca di costruzione44 (divisa in sette classi < del 1919 fino al 2001) e del numero di alloggi. Per quest’ultima categoria è stata effettuata una classificazione diversa da quella fornita dall’ISTAT, passando dalle sette classi originarie alle seguenti quattro classi di tipologie edilizie (come mostrato dallo schema sotto riportato): 44 Per l’anno di costruzione sono state considerate le seguenti classi: <1919; 1919 – 1945; 1946 – 1971; 1972 – 1981; 1982 – 1991; 1992 – 2001. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 169 CLASSI ISTAT NUOVA CLASSIFICAZIONE 1 abitazione Villetta 1 o 2 abitazioni 2 abitazioni Da 3 a 4 abitazioni Da 5 a 8 abitazioni Palazzina piccola da 3 a 15 abitaz. Da 9 a 15 abitazioni Da 16 a 30 abitazioni Palazzina grande da 16 a 30 abitaz. 31 e più abitazioni Edificio a torre > di 31 abitazioni Schema 5.1 – Classificazione abitazioni Regione Lombarda per unità abitative. Numero di abitazioni per epoca di costruzione [abitazioni] Villetta 1 - 2 unità abitative Palazzina piccola 3 – 15 unità abit. Palazzina grande 16 – 30 unità abit. Edificio a torre >31 unità abitative Totali < 1919 1919 - 1945 1946 - 1960 1961 - 1971 1972 - 1981 1982 - 1991 1992 - 2001 Totale 318.482 133.642 208.008 300.649 221.712 114.511 88.775 1.385.779 292.474 134.797 232.456 335.347 270.319 152.736 108.121 1.526.250 42.926 47.080 112.567 187.045 89.818 63.519 41.187 584.142 36.966 54.326 105.765 187.640 69.624 53.045 34.708 542.074 690.848 369.845 658.796 1.010.681 651.473 383.811 272.791 4.038.245 Tabella 5.5 – Numero abitazioni occupate e non in Regione Lombardia divise per epoca di costruzione e tipologia edilizia. (elaborazioni dati Istat preliminari censimento 2001) Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 170 50% 45% 40% % di abitazioni 35% 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0% < 1919 1919 - 1945 Villetta 1 - 2 unità abitative 1946 - 1960 1961 - 1971 1972 - 1981 1982 - 1991 Epoca di costruzione Palazzina piccola 3 - 15 Palazzina grande 16 - 30 1992 - 2001 Edificio a torre >31 Grafico 5.4 – Percentuale abitazioni costruite nel periodo di riferimento (elaborazione dati Istat). 100% 90% 80% % di abitazioni 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% < 1919 1919 - 1945 1946 - 1960 1961 - 1971 1972 - 1981 1982 - 1991 1992 - 2001 Epoca di costruzione Villetta 1 - 2 unità abitative Palazzina piccola 3 - 15 Palazzina grande 16 - 30 Edificio a torre >31 Grafico 5.5 – Percentuale abitazioni costruite nel periodo di riferimento (elaborazione dati Istat). Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 171 35% 30% % di abitazioni 25% 20% 15% 10% 5% 0% Villetta 1 - 2 unità abitative Palazzina piccola 3 - 15 Palazzina grande 16 - 30 Edificio a torre >31 Tipologia Edilizia < 1919 1919 - 1945 1946 - 1960 1961 - 1971 1972 - 1981 1982 - 1991 1992 - 2001 Grafico 5.6 – Percentuale abitazioni per tipologia edilizia negli ultimi 80 anni (elaborazione dati Istat). 100% 90% 80% % di abitazioni 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Villetta 1 - 2 unità abitative Palazzina piccola 3 - 15Palazzina grande 16 - 30 Edificio a torre >31 Tipologie Edilizie < 1919 1919 - 1945 1946 - 1960 1961 - 1971 1972 - 1981 1982 - 1991 1992 - 2001 Grafico 5.7 – Percentuale abitazioni per tipologia edilizia negli ultimi 80 anni (elaborazione dati Istat). Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 172 Nei grafici 5.4 e 5.5 sono state messe in evidenza le percentuali di abitazioni costruite negli ultimi 80 anni in Regione Lombardia; analizzando i dati si possono fare le seguenti considerazioni: Diminuzione delle unità abitative mono e bi-famigliari che passano dal 46% del costruito annuale prima del 1919, assestandosi al 32% dal 1972 in poi; Palazzina piccola da 3 – 15 unità abitative ha un andamento decrescente, passando dal 42% del costruito prima del 1919 alla leggera diminuzione fino al 33% del decennio 1961 – 1971 per poi risalire al 41% dopo il 1972, mantenendosi poi costante al 40%; Discorso diverso per le tipologie edilizie che hanno un numero di unità abitative compreso tra 16 e 30 e gli edifici a torre che prima del 1919 erano rispettivamente del 6% e 5%, per poi raggiungere il massimo negli anni ‘60 e ‘70 durante il boom edilizio raggiungendo una quota di costruito del 20%. Analizzando invece i dati contenuti nei grafici 5.6 ed 5.7, in cui sono state messe in evidenza le percentuali di abitazioni per tipologia edilizia, negli ultimi 80 anni, si può notare come le tipologie “villetta 1 o 2 abitazioni” e “palazzina piccola 3 – 15 abitazioni” abbiano avuto un andamento pressoché identico: decrescente dal 1919 al 1946, risalito fino ad un massimo ottenuto tra 1961 e il 1971, per poi decrescere. Discorso diverso per quanto riguarda le tipologie edilizie “Palazzina grande da 16 a 30 unità abitative” e “Edificio a torre con più di 31 unità abitative”: il loro andamento è in crescita dal 1919 al 1945 per poi raddoppiare tra il 1946 e il 1960 e triplicare nel decennio successivo tra il 1961 e il 1970, per poi decrescere fino ad oggi. 5.3 Qualità del patrimonio edilizio della Regione Lombardia I dati raccolti riguardano il settore residenziale ed è per questo comparto che sarà effettuata la valutazione della qualità energetica e una stima dei consumi degli edifici. Per quanto riguarda il settore residenziale l’analisi è stata condotta sulla base di una matrice “anno di costruzione/tipologia costruttiva” ed elaborata sulla base dei dati ISTAT attualmente disponibili (censimento 1991 e dati provvisori censimento 2001) che sono stati poi aggiornati utilizzando le informazioni fornite da studi effettuati da Punto Energia. 5.3.1 Il bilancio energetico del settore residenziale Per gli edifici esistenti è stata effettuata un’analisi campionaria che ha consentito di ricavare gli indicatori utili per ricostruire la consistenza energetica del patrimonio: altezza media; rapporto di forma dato dal rapporto tra superficie disperdente e volume percentuale superficie opaca rispetto alla superficie disperdente; Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 173 percentuale superficie trasparente rispetto alla superficie disperdente; percentuale copertura falda o piana rispetto alla superficie disperdente; trasmittanza componenti opachi; trasmittanza componenti trasparenti; trasmittanza coperture. DATI DI BASE INDICATORI ELABORAZIONI FABB. ENERGETICO CONSUMI Numero Abitazioni Altezza Media Volume Dati Climatici Consumi Elettrici Superficie Utile Rapporto S/V Superficie disperdente Dati Impianto Consumi A.C.S. Superfecie Media % Sup. Vetrata su Sup Disperdente Sup vetrate Dati di Input Consumi Riscaldamento % Sup. Opaca su Sup. disperdente Superficie Opaca % Copertura su Sup. disperdente Copertura Perdite di Calore per ventilazione Trasmittanza Pareti Opache Perdite di calore tramite SV Trasmittanza Pareti Trasparenti Perdite di Calore Tramite SO Trasmittanza Copertura Perdite di calore tramilte la Cop. Consumi Residenziale Fabbisogno Energetico Schema 5.2 – Procedura di calcolo del Fabbisogno energetico e dei consumi del comparto edilizio della Regione Lombardia (fonte: Punto Energia) Nello schema 2.2 è riportata la procedura utilizzata per ottenere la valutazione del fabbisogno energetico e dei consumi. Il metodo di calcolo è stato poi implementato su un foglio Excel che confronta le diverse matrici “anno di costruzione/tipologia costruttiva” che suddividono l’intero stock edilizio in 28 gruppi. Nella valutazione del fabbisogno energetico si è tenuto conto della qualità energetica degli edifici per epoca di costruzione con quella di evoluzione naturale (ossia tenendo conto della corretta applicazione della legislazione nazionale). Gli indicatori raccolti ci hanno permesso di valutare il volume riscaldato e le superfici disperdenti (opache, trasparenti e copertura) di tutto il patrimonio edilizio lombardo. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 174 Indicatori di forma e % di composizione superfici disperdenti Villetta 1 - 2 unità abitative Palazzina piccola 3 – 15 unità abit. Palazzina grande 16 – 30 unità abit. Edificio a torre >31 unità abitative Superficie Superficie Superficie Superficie Superficie Vetrata Opaca Tetto Piano Tetto a falda 6% 46% 11% 13% 24% 24% 0,85 8% 45% 9% 15% 24% 24% 0,7 9% 58% 8% 10% 17% 18% 0,6 18% 60% 8% 4% 11% 12% 0,4 Contatto terreno Superficie S/V Copertura Tabella 5.6 – Indicatori di forma e % di composizione superfici disperdenti (Fonte: elaborazione Punto Energia su dati MURE) Volume abitazioni per epoca di costruzione [m3] < 1919 Villetta 1 - 2 unità abitative 1992 2001 Totale 104.844.305 44.329.104 64.274.682 98.257.812 79.176.646 40.130.136 31.141.978 462.154.664 78.360.590 35.356.032 56.933.330 86.094.014 74.242.142 41.109.980 29.146.885 401.242.974 10.135.553 11.862.850 26.696.276 46.860.420 24.214.053 15.461.898 10.025.857 145.256.907 7.456.316 10.852.119 22.652.909 45.233.586 18.397.662 12.570.937 8.225.378 125.388.907 200.796.764 102.400.105 170.557.197 276.445.833 196.030.503 109.272.952 78.540.098 1.134.043.452 Palazzina piccola 3 – 15 unità abit. Palazzina grande 16 – 30 unità abit. Edificio a torre >31 unità abitative Totali 1919 - 1945 1946 - 1960 1961 - 1971 1972 - 1981 1982 - 1991 3 Tabella 5.7 – Volume abitazioni divise per epoca di costruzione e tipologia edilizia, espresse in m (Elaborazione Punto Energia su dati Mure e Istat) 2 Superficie disperdente abitazioni per epoca di costruzione [m ] Villetta 1 - 2 unità abitative Palazzina piccola 3 – 15 unità abit. Palazzina grande 16 – 30 unità abit. Edificio a torre >31 unità abitative Totali < 1919 1919 - 1945 1946 - 1960 1961 - 1971 1972 - 1981 1982 - 1991 1992 - 2001 Totale 83.875.444 35.463.283 51.419.746 78.606.250 63.341.317 32.104.109 24.913.582 369.723.731 47.016.354 21.213.619 34.159.998 51.656.409 44.545.285 24.665.988 17.488.131 240.745.784 5.067.777 5.931.425 13.348.138 23.430.210 12.107.027 7.730.949 5.012.929 72.628.454 2.236.895 3.255.636 6.795.873 13.570.076 5.519.299 3.771.281 2.467.613 37.616.672 138.196.469 65.863.963 105.723.754 167.262.944 125.512.927 68.272.327 49.882.255 720.714.641 2 Tabella 5.8 – Superfici disperdenti abitazioni divise per epoca di costruzione e tipologia edilizia, espresse in m (Elaborazione Punto Energia su dati Mure e Istat) Partendo da queste informazioni si è potuto ricostruire il consumo energetico annuo per la climatizzazione invernale (fabbisogno di energia primaria) che è risultato pari a 58.629.240 Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 175 MWh/anno (pari a 5.042.115 tep/anno). Dal risultato ricavato per via analitica è stata poi fatta una verifica incrociata tra i dati di consumo calcolati sulla base dei fabbisogni energetici ottenuti, per poi confrontarli con quelli forniti da ENEA. Di seguito sono riportati i valori dei fabbisogni energetici specifici per la sola climatizzazione invernale. Fabbisogno energetico per la climatizzazione invernale [MWh/anno] Villetta 1 - 2 unità abitative Palazzina piccola 3 – 15 unità abit. Palazzina grande 16 – 30 unità abit. Edificio a torre >31 unità abitative Totali < 1919 1919 - 1945 1946 - 1960 1961 - 1971 1972 - 1981 1982 - 1991 1992 - 2001 Totale 7.684.965 2.966.950 4.017.446 5.833.952 3.919.003 1.819.544 1.333.013 27.574.873 4.767.825 1.983.777 3.007.774 4.349.679 3.115.278 1.581.073 1.061.395 19.866.801 562.401 613.426 1.303.914 2.182.873 931.916 547.091 335.807 6.477.427 332.041 462.175 928.991 1.794.596 591.389 370.505 230.441 4.710.138 13.347.231 6.026.329 9.258.125 14.161.100 8.557.586 4.318.212 2.960.656 58.629.240 Tabella 5.9 – Fabbisogno energetico complessivo per la climatizzazione invernale del comparto residenziale della Regione Lombardia riferito alla situazione attuale, espresso in MWh/anno. (Elaborazioni Punto Energia) 100% % richiesta di energia 80% 60% 40% 20% 0% < 1919 1919 - 1945 1946 - 1960 1961 - 1971 1972 - 1981 1982 - 1991 1992 -2001 Epoca di costruzione Villetta 1 - 2 unità abitative Palazzina piccola 3 - 15 Palazzina grande 16 - 30 Edificio a torre >31 Grafico 5.8 – Percentuale richiesta di energia di ogni tipologia edilizia per epoca di costruzione (elaborazioni Punto Energia). Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 176 Risulta interessante il confronto tra gli indicatori di consumo energetico specifico degli edifici, nella unità di misura convenzionale riferita ad una unità di superficie utile (kWh/m2anno), osservando tali indicatori in tabella 5.10, ma più evidenti nel grafico 5.9. Si può osservare come col passare del tempo ci sia stato un miglioramento della qualità edilizia degli edifici, comunque sicuramente lontano rispetto a quello dei paesi europei quali Germania ed Austria. 2 Fabbisogno energetico specifico per unità di superficie [kWh/m anno] Villetta 1 - 2 unità abitative Palazzina piccola 3 – 15 unità abit. Palazzina grande 16 – 30 unità abit. Edificio a torre >31 unità abitative Media < 1919 1919 - 1945 1946 - 1960 1961 - 1971 1972 - 1981 1982 - 1991 1992 - 2001 Media 249,22 220,87 193,76 178,12 148,49 131,49 124,13 188 206,87 185,16 163,77 151,57 125,88 111,53 105,60 155 188,66 170,64 151,41 139,75 115,46 102,61 97,13 137 151,41 140,54 127,13 119,02 96,43 85,47 81,25 115 226 194 168 154 131 115 109 162 2 Tabella 5.10 – Fabbisogno energetico specifico per unità di superficie, espresso in kWh/m anno. Fabbisogno Energetico Specifico kWh/m 2 anno 250,00 200,00 150,00 100,00 50,00 0,00 < 1919 1919 - 1945 1946 - 1960 1961 - 1971 1972 - 1981 1982 - 1991 1992 -2001 Epoca di costruzione Villetta 1 - 2 unità abitative Palazzina piccola 3 - 15 Palazzina grande 16 - 30 Edificio a torre >31 2 Grafico 5.9 - Fabbisogno energetico specifico per unità di superficie, espresso in kWh/m anno (elaborazioni Punto Energia). Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 177 Si nota inoltre il maggior consumo specifico degli edifici appartenenti alle prime due classi, per le quali a parità di volume si ha una superficie disperdente maggiore. 5.3.2 Nuova volumetria edificata Per definire agli effetti dello studio la nuova volumetria che verrà edificata in Lombardia nei prossimi anni fino al 2012 si è valutato l’andamento della stessa a partire dal 1982 fino al 2003 utilizzando dati Istat. La volumetria edificata viene riportata in tabella 5.11 mentre nel grafico 5.10 viene riportato l’andamento della stessa fino al 2003 con linea continua mentre con linea tratteggiata l’ipotesi fatta di andamento della volumetria fino al 2012. Anno Volumetria Edificata Anno Volumetria Edificata 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 19.541.482 17.356.910 15.526.212 14.032.918 11.917.219 14.049.089 16.530.510 14.384.517 15.744.292 16.068.323 16.367.459 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 17.147.631 17.663.961 17.513.930 13.413.185 12.896.346 14.562.132 15.634.555 16.400.000 15.700.000 18.277.000 20.552.302 Tabella 5.11 – Volumetria Edificata dati Istat. Nuova volumetria edificata [ m3 ] 30.000.000 25.000.000 20.000.000 15.000.000 10.000.000 5.000.000 0 1982 1984 1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 volumetria edificata proiezione Grafico 5.10 - Volumetria Edificata (elaborazioni ARPA). Analoga indagine è stata condotta per la superficie netta edificata che viene riportata in tabella 5.12 mentre nel grafico ne viene riportato l’andamento con le modalità già descritte per la superficie. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 178 Anno 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 Superficie Netta 3.636.043 3.244.288 2.852.533 2.510.261 2.124.977 2.451.050 2.902.379 2.459.695 2.641.184 2.708.655 2.756.064 Anno 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 Superficie Netta 2.897.082 2.961.672 2.887.375 2.200.989 2.146.738 2.130.098 2.358.403 2.481.074 2.385.871 3.183.726 3.392.283 Tabella 5.12 – Nuova Superficie Netta Edificata dati Istat. Nuova superficie netta edificata [ m2 ] 5.000.000 4.500.000 4.000.000 3.500.000 3.000.000 2.500.000 2.000.000 1.500.000 1.000.000 500.000 0 1982 1984 1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 superf. netta 2008 2010 2012 proiezione Grafico 5.11 – Nuova Superficie Netta Edificata (elaborazioni ARPA). L’ analisi dei due grafici evidenzia ha evidenziato un andamento casuale da cui risulta difficile trarre delle indicazioni sui possibili andamenti fino al 2012. Si è pertanto ipotizzato, tenuto conto della situazione economica e dell’andamento degli ultimi anni del costruito, una crescita che si attesti attorno al valore di 20 milioni di m3 anno per i prossimi anni fino al 2012 e di un conseguente aumento della superficie utili annua di 3,3 milioni di m2. 5.3.3 Fabbisogno Energetico del patrimonio edilizio Lombardo La disamina del fabbisogno energetico degli edifici in Lombardia già riportato nella tabella 5.10 evidenzia un diminuzione tendenzialmente lineare per tutte le tipologie edilizie considerate andamento che risulta più leggibile nel grafico 5.12 dove si evince che il fabbisogno energetico stesso risulta risentire poco di situazioni contingenti come la crisi petrolifera degli anni ’70 o l’entrata in vigore della legge 10/91 sul risparmio energetico. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 179 Considerando l’andamento del fabbisogno energetico medio come evidenziato dal si vede che lo stesso passa da un valore di 226 kWh/m2 anno degli edifici costruiti prima del 1919 ai 109 kWh/m2 anno del periodo 1992 – 2001. Fabbisogno medio [kWh/m2 anno] 300 250 200 150 100 50 0 1915 1920 1925 1930 1935 1940 1945 1950 1955 1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 Grafico 5.12 – Fabbisogno energetico medio degli edifici in Lombardia (elaborazioni ARPA). Dal grafico 5.13 si nota un andamento del fabbisogno energetico medio che tende asintoticamente a 102 kWh/m2 anno nel medio termine. Andamento Fabbisogno [kWh/m2 anno] 250 200 150 100 50 0 1915 1925 1935 1945 1955 Fabbisogno medio 1965 1975 1985 1995 BAU 2005 2015 asintoto BAU Grafico 5.13 – Andamento asintotico del fabbisogno energetico medio degli edifici in Lombardia (elaborazioni ARPA). Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 180 5.3.4 Consumo energetico per la climatizzazione ambientale Nel 2001 i consumi di gas naturale soddisfano il 77% (pari a 4.728.549.691 m3/anno) del totale della domanda di energia per il riscaldamento e quelli di prodotti petroliferi il 16% (pari a 789.951.863 kg/anno). Tali valori sono legati all’aumento del numero di abitazioni con impianto autonomo e quindi la sostituzione dell’impiego di prodotti petroliferi con gas naturale. 5.3.5 Consumo energetico per la climatizzazione invernale ed emissioni di CO2 Al fine di stimare le emissioni di CO2 al 2012 si sono immaginati tre scenari futuri possibili: Per il primo si è ragionato in ipotesi di Business As Usual in assenza di provvedimenti legislativi o di mancata applicazione di normativa esistente. In questa ipotesi il periodo dal 2002 al 2012 è stato suddiviso in due sottoperiodi, uno dal 2002 al 2008 con un valore di fabbisogno energetico di 106 kWh/m2a e l’altro dal 2009 al 2012 con un valore di fabbisogno energetico pari a 102 kWh/m2a; ciò perché gli effetti dei provvedimenti non possono prodursi prima del 2009. Il secondo scenario prende in considerazione gli effetti dovuti all’introduzione della legge Regionale n°.39/2004 che impegnava i Comuni ad adeguarle i loro regolamenti edilizi introducendo una diminuzione di almeno il 25% del Cd limite fissato dal D.M. Industria del 30/07/86. In questa ipotesi il periodo per il calcolo delle emissioni decorre dal 2009 conto, tenuto dei tempi di recepimento della norma nei regolamenti edilizi comunali e dei tempi di realizzazione dei nuovi edifici costruiti secondo i nuovi standard legislativi. Il terzo scenario ipotizza l’introduzione da parte della Regione Lombardia di una nuova legge che recependo i dettami del D. lgs.192/05 imponga per le nuove costruzione e per almeno le ristrutturazioni totali un fabbisogno energetico ricadente in classe C (da 50 a 70 kWh/m2 a) della classificazione di Casa Clima. Nella valutazione delle emissioni di CO2 si è assunto, in questo a ipotesi, un fabbisogno di 65 kWh/m2 valore corrispondente ad una diminuzione del Cd limite pari al 50%. Queste ipotesi sono state visualizzate nel grafico 5.14. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 181 Fabbisogno [kWh/m2 anno] 250 200 150 100 50 0 1915 1925 1935 1945 1955 1965 1975 1985 1995 2005 2015 Fabbisogno medio Ipotesi 1 BAU asintoto BAU 2 Ipotesi 2 l. r. 39/04 Cd -25% [97kWh/m a] 2 Ipotesi 3 Cd -50% [65kWh/m a] Grafico 5.14 – Livelli del fabbisogno energetico medio nelle ipotesi 1-2-3- degli edifici in Lombardia (elaborazioni ARPA). Nella tabella 5.13 vengono riportati i calcoli eseguiti nelle ipotesi precedentemente descritte per la valutazione del fabbisogno dell’involucro; il fabbisogno primario viene soddisfatto da gas metano per l’80%, mentre per il rimanente da gasolio nell’ipotesi che tutti i consumi di prodotti petroliferi vengano assimilati ai consumi di gasolio così come previsto dal Programma Energetico Regionale. Per il rendimento si è considerato un valore medio stagionale pari al 70% Le superfici degli edifici residenziali che compaiono nella tabella sono inizialmente riferite ai valori reali di edificato dal censimento ISTAT del 2001, mentre il dato di 23 mln di m2 del periodo 2002 - 2008 è un valore in parte dovuto ai dati di edificato reale derivante da rilevazioni ISTAT e in parte dovuto alle stime sulle volumetrie future; i valori successivi al 2008 sono esclusivamente frutto di stima considerando una superficie di edificato futuro di 3.3 mln di m2 per anno. Per il calcolo delle emissioni di CO2 prodotte da combustibile gassoso (metano) si è utilizzato un valore pari a 2410 kg di [CO2/tep]45 e per il combustibile liquido (gasolio), un valore di 3107 kg di [CO2/tep]45 45 IPPC (Revised 1996 IPCC Guidelines for National Greenhouse Gas Inventories: Workbook&Reference Manual) Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 182 Emissioni di CO2 da Edilizia Residenziale Ipotesi periodo edifici id superficie oggetto 2 mln m situazione al 2001 consumo di combustibile fabbisogno involucro primario i li medio totale 2 kWh/m anno GWh/anno emissioni di CO2 totale metano gasolio totale GWh/anno mln m3/anno ton/anno kton/anno costruito 362,9 162 58.783 83.975 7.003 1.416.05 18.411 Ipotesi BAU 106 dal 2002 al costruito nel 23,0 106 2.438 3.483 290 58.731 764 Ipotesi BAU 102 dal 2009 al costruito 3,3 102 337 481 40 8.109 105 Ipotesi lr 39/04 Cd -25% dal 2009 al costruito 3,3 97 320 457 38 7.711 100 Ip. Cd -50% dal 2009 al costruito 3,3 65 215 306 26 5.167 67 Tabella 5.13 – Emissioni di CO2 da edilizia residenziale Successivamente, nella Tabella 5.14, si valutano le emissioni di CO2 che si hanno, sotto le ipotesi già definite, nel periodo 2009-2012, corrispondente agli anni in cui hanno effetto i provvedimenti considerati, tenendo conto dell’effetto cumulativo del nuovo costruito annuo nell’intero periodo. Le differenze sono valutate per confronto con l’ipotesi Business As Usual che viene presa come riferimento. Bilancio emissioni di CO2 nel periodo 2009 - 2012 totale riduzione kton/anno kton/anno % Ipotesi base: evoluzione BAU 1'050 0 0 Ipotesi attuale: lr 39/04 Cd -25% 1'000 - 50 -5 670 - 380 - 36 Ipotesi: Cd -50% Tabella 5.14 – Bilancio emissioni di CO2 2009 - 2012 5.3.5 Fabbisogno Energetico per la produzione di acqua calda sanitaria Per quanto concerne i fabbisogni energetici per la produzione di acqua calda sanitaria e per quelli per gli usi elettrici sono state fatte delle stime sulla base di dati di letteratura. Per la produzione di acqua calda sanitaria si sono fatte le seguenti ipotesi: consumo unitario di 40 lt/abitante giorno; incremento di temperatura di 40°C; rendimento di produzione pari al 50%; popolazione: 9.032.554 abitanti. Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 183 Partendo da questi dati si è potuto determinare un fabbisogno energetico per la produzione di acqua calda sanitaria pari a 12.015.304 MWh/anno (pari a 1.033.308 Tep/anno). 5.3.6 Consumi elettrici Per quanto riguarda gli usi elettrici, non essendo stato possibile ottenere i consumi reali dai vari enti erogatori si è ipotizzato un valore medio di 2205 kWh/anno per utente46. Considerando un indice di occupazione di 2,24 persone/alloggio e di un rendimento di produzione e distribuzione del 37%, calcolato considerando un consumo specifico medio per impianti termoelettrici pari a 2.174 kcal/kWh e perdite di rete pari al 6,5%, il fabbisogno energetico per abitante (riferito ai soli usi domestici) risulta pari a 2.817 kWh/anno di energia primaria. 5.3.7 Fabbisogno complessivo Regione Lombardia Il grafico seguente riporta il fabbisogno energetico complessivo della Regione Lombardia che è risultato pari a 96.085.487 MWh/anno (pari a 8.263.352 tep/anno), ripartito nelle tre componenti di consumo: climatizzazione invernale, produzione di acqua calda sanitaria e usi elettrici. Climatizzazione invernale 61% Acqua calda sanitaria 13% Usi elettrici 26% Grafico 5.15 - Fabbisogno energetico complessivo Regione Lombardia (elaborazione Punto Energia). 46 Fonte: “Autorità per l’energia elettrica e il gas”, dati statistici 1999. Il dato si riferisce al consumo medio per l’utente domestico inteso come titolare del contratto su elaborazione Punto Energia. Il consumo medio per abitante, per lo stesso anno, si attesta secondo l’Autorità in 4638 kWh/anno (consumi complessivi) Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia 184