IAB ITALIA
Rassegna Stampa del 05/12/2014
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INDICE
IAB ITALIA
05/12/2014 The Guardian
Seasonal tweetings: stores in social media stampede
9
05/12/2014 Pubblicom Now
comScore punta a vincere la gara Audiweb
11
04/12/2014 ADV Express
IAB Itaia sostiene il progetto del MIUR 'Programma il futuro'
12
03/12/2014 ADV Express
Mediamond Digital premiata agli NC Digital Awards 2014 con 'Più tempo per te' per
MrMUSCLE di SC Johnson
13
03/12/2014 ADV Express
O-One vince il primo Facebook Award con la campagna Durex
14
04/12/2014 Punto Informatico 01:24
Scuola, programmazione per il futuro
15
ADVERTISING ONLINE
05/12/2014 Il Sole 24 Ore
Raffica di piani per il web
17
05/12/2014 Il Foglio
STELLÌNAMI QUI
18
05/12/2014 ItaliaOggi
Gli italiani sono video dipendenti sul web
19
05/12/2014 MF - Nazionale
Cameron lancia la Google Tax Pronta imposta del 25% sugli utili dei big stranieri
21
05/12/2014 L'Espresso
Illusione Facebook
23
05/12/2014 Brand News Today
Mercedes-Benz Italia vara una gara digital stile 'talent show'. L'azienda spiega gli
obiettivi
24
05/12/2014 DailyMedia
Vailati & Savarro con Fondazione Fiera Milano per il lancio online e offline di
NextPortello
25
05/12/2014 DailyNet
Cinema Piano di lancio social per l'uscita in dvd di "Apes Revolution"
26
05/12/2014 DailyNet
28 Ricerche ContactLab racconta il digital traveller
27
05/12/2014 DailyNet
Comunicazione lierac e ItaliaBrandgroup per le donne "Issime"
28
05/12/2014 DailyNet
ComuniCazione aefi, la Campagna riprende su linkedin
29
05/12/2014 DailyNet
Social network Facebook, tre regali agli inserzionisti per approcciare il Natale
30
05/12/2014 Pubblicita Today
Mercedes-Benz ItalIa trasforMa la gara In un gIoco
31
05/12/2014 Pubblicita Today
cheF alla prova DI MuKKI e IM*MeDIa
32
05/12/2014 Pubblicita Today
nasce MasTercucIna.neT, Il nuovo porTale DI eDIzIonI MasTer
33
04/12/2014 360com
In dialogo reale con i brand preferiti
34
04/12/2014 360com
Who's Who: himedia adv
35
04/12/2014 Tivu
Poste Italiane, Telecom Italia, Calzedonia e Barilla sono i brand italiani più attivi su
questo settore
36
04/12/2014 ADV Express
Nasce Mastercucina.net, il portale di Edizioni Master dedicato alla cucina. Si
rafforzano le sinergie iù sinergie tv, carta e web del gruppo
37
04/12/2014 ADV Express
Il potere del sorriso nella prevenzione all'Aids nella campagna di A.Testa
38
04/12/2014 ADV Express
IM*MEDIA firma il 'Mukki Chef Contest'
39
04/12/2014 ADV Express
ComScore investe in Italia con la MMx Multi-platform per la misurazione integrata
delle audience e vCE 2.0 per l'adv online
40
04/12/2014 Engage.it
Black Friday & Cyber Monday: lo shopping online è in crescita
41
04/12/2014 Pubblicitaitalia.it 10:46
Hotpoint-Ariston è 'always on' con lo sviluppo del web marketing
42
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO
05/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Padoan: l'Italia decisiva nella svolta Ue sul lavoro
44
05/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale
«Anche Google rispetti le nostre regole»
45
05/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Il Consiglio diviso non frena Draghi
48
05/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Il renziano Zevi: «Tessere gonfiate e circoli fasulli Ho visto di tutto»
50
05/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Tosi lancia la sfida: io pronto a candidarmi anche contro Salvini
51
05/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Eric e gli altri neri uccisi per errore
53
05/12/2014 Il Sole 24 Ore
Il tempo diventa l'alleato di Draghi
54
05/12/2014 Il Sole 24 Ore
La coperta corta è il rischio del QE
56
05/12/2014 Il Sole 24 Ore
Scissione parziale senza elusione
57
05/12/2014 Il Sole 24 Ore
De Benedetti: «La moda cambi passo»
59
05/12/2014 La Repubblica - Nazionale
Bce, più tempo per gli aiuti "Non serve l'unanimità per agire" Giù le Borse, Milano
perde il 2,77%
61
05/12/2014 La Repubblica - Nazionale
È scontro, filotedeschi contro gli acquisti ma Draghi da gennaio andrà avanti
62
05/12/2014 La Repubblica - Nazionale
"La colpa è anche nostra, sottovalutati gli allarmi"
64
05/12/2014 La Repubblica - Nazionale
"An nel Pdl per potere e affari così ho divorziato da Alemanno"
65
05/12/2014 La Repubblica - Nazionale
South Stream addio Saipem si ferma Gazprom già pensa a un nuovo tracciato solo
per gli amici
67
05/12/2014 La Repubblica - Bologna
Bonaccini chiama in giunta Bianchi "Ma è sulla Sanità che mi gioco tutto"
68
05/12/2014 La Stampa - Nazionale
La grande torta dei campi rom
70
05/12/2014 La Stampa - Nazionale
L'ASSALTO ALLA SPESA PUBBLICA
71
05/12/2014 La Stampa - Nazionale
Il Pd e il timore di una ripresa dei Cinque Stelle
72
05/12/2014 La Stampa - Nazionale
I pranzi per ricompattare il partito Berlusconi prova a contenere Fitto
73
05/12/2014 La Stampa - Nazionale
"Sulle occupazioni non torno indietro: servono a crescere"
74
05/12/2014 La Stampa - Nazionale
"Questa violenza è figlia della mentalità schiavista Siamo rimasti all'800"
75
05/12/2014 Il Messaggero - Nazionale
Alfano: «Sciogliere il Campidoglio? Andiamoci con i piedi di piombo»
76
05/12/2014 Il Messaggero - Nazionale
Orfini: nel Pd romano troppe infiltrazioni anche di criminali
78
05/12/2014 Il Messaggero - Nazionale
Renzi contro lo scioglimento dà carta bianca a Marino
80
05/12/2014 Il Giornale - Nazionale
Piazza pulita alla Ferrari: tocca a Tombazis
81
05/12/2014 Avvenire - Nazionale
Rutelli: ora larghe intese in Campidoglio
82
05/12/2014 ItaliaOggi
Il Salvini desnudo è un attentato alla democrazia e all'intelligenza
84
05/12/2014 ItaliaOggi
La svizzera Ubs Italia diventa più forte
85
05/12/2014 MF - Nazionale
La voluntary disclosure ora è legge
86
05/12/2014 MF - Nazionale
I tre fardelli che frenano il mondo del lavoro
87
05/12/2014 Financial Times
Industrialists query strategy behind Juncker investment plan
88
05/12/2014 International New York Times
Nature turns nasty for Italy's olive groves
89
05/12/2014 International New York Times
ITALY'S RICH CONSOLATIONS
91
05/12/2014 The Guardian
Cameron's Jacuzzi joke as he set off to see Berlusconi
93
05/12/2014 The Guardian
Sicilian mafia suspected of hanging journalist's dogs
94
05/12/2014 La Tribune Quotidien
LE LUNETIER LUXOTTICA S'ALLIE AVEC INTEL POUR CREER DES MONTURES
"AUSSI INTELLIGENTES QUE BELLES"
95
05/12/2014 Le Figaro
Le «Jobs Act», la réforme libérale de Renzi
96
05/12/2014 Le Monde
Le Sénat italien autorise Matteo Renzi à réformer le marché du travail
97
05/12/2014 Liberation
Amiante : «Le déni du crime industriel»
98
05/12/2014 L'Espresso
Messico e Iran dove la parola uccide
100
05/12/2014 L'Espresso
UNIPOL cambia verso
101
05/12/2014 L'Espresso
Che affare LE onlus
103
05/12/2014 L'Espresso
Vado, ritorno e Pago caro
106
05/12/2014 L'Espresso
Corruzione senza vergogna
109
04/12/2014 Courrier International
UMP-Forza Italia : même combat
112
04/12/2014 Courrier International
Les Italiens sont-ils racistes ?
113
04/12/2014 Courrier International
Matteo Salvini La Ligue du Nord change de visage
115
IAB ITALIA
6 articoli
05/12/2014
The Guardian
Pag. 41
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Seasonal tweetings: stores in social media stampede
Sarah Butler and Zoe Wood
'A person that has a positive experience on social media will be more likely to shop with you' Sainsbury's
spokesperson 'We will see more of this. We don't control this space. We are helping to inspire customers'
Rupert Thomas, WaitroseIt's a chilly morning at St Pancras station in London and Linda Barker, former queen
of home refurbishment on TV show Changing Rooms, is fashioning a Christmas table decoration from
baubles and fake candy canes.The cameras are rolling today, too, but this time they are streaming live to the
Tesco website and Barker's viewers are able to quiz her directly via the supermarket's Facebook and Twitter
feeds.Commuters at the station may seem bemused, but the event marks the supermarket's effort to join the
retail stampede towards social media, which this Christmas is seen for the first time as key to capturing
mainstream shoppers' attention. Nearly every TV ad has a Twitter hashtag attached.Whether it is Marks &
Spencer trying to inspire small good deeds through Twitter with its "follow the fairies" campaign or discount
grocer Lidl using customer tweets as the basis of its advertising campaign, retailers are trying to get involved
in the internet's playgrounds.Evidence that shoppers engaged via social media spend more and people are
increasingly influenced by advice and recommendations from peers on sites such as Facebook and Twitter is
forcing retailers to radically change the way they communicate.In the first half of this year UK spending on
social media advertising rose by 73% to £396m, according to the Internet Advertising Bureau (IAB). But it is
not only about advertising. Social media promotion is all about getting shoppers involved in sharing
information, pictures or video clips with their contacts, acting as advocates for the brand, whether through
public social media such as Facebook, Twitter or Instagram, or through private channels including messaging
apps such as Whats App - or even the relatively old-fashioned emails and forums.Handbag maker Mulberry
has credited its tongue-in-cheek YouTube clip, in which a grandmother outguns a family's Christmas present
offerings of a unicorn and a waving puppy by deploying one of the brand's bags, for helping it revive sales
after a difficult year. The clip helped lift visits to Mulberry's website by 30%, according to chairman Godfrey
Davis. "We thought we could have a bit of fun and we seem to have hit on demand," he said.Social media is
playing a role in all sectors of the market. For the second year in a row Sainsbury's caused a stir online with a
highly emotional seasonal ad, this year based on the first world war trenches. It barely mentions the brand but
has prompted heated debate across Twitter and mainstream media helping it notch up more than 13.6m
views on Youtube, more than 10 times the number achieved by its ad last year. The controversy over the use
of the war has brought it much closer in terms of clicks to the master of Christmas ads, John Lewis, whose
penguin love story this year has so far attracted more than 18m views on Youtube.A spokesperson for
Sainsbury's said: "Social media is now a well established channel for relationship building and a person that
has had a positive experience with your brand on social media will be more likely not only to shop with you
but also defend your brand's reputation to their friends."Raising interest increasingly means creating
interesting content, often quite different to that shown on mainstream media. Waitrose has Heston Blumenthal
making prawn cocktail on its internet TV channel devoted to cookery programmes and has used a variety of
social media to get shoppers involved, singing on its Christmas advert or sharing pictures of biscuits they
have made for family and friends.Waitrose's "Bake it Forward" campaign is one of the first to try to adapt an
engagement concept common to young women who use Asos's and Primark's Fashion Finder and Primania
sites - which encourage shoppers to post pictures of themselves wearing their latest purchases and feed
them into editorial content on the latest trends.The Waitrose campaign has generated more than 65,000
photo or video "engagements"."We will see more and more of this kind of thing," said Waitrose's marketing
director, Rupert Thomas. "We don't control this space. We are helping to inspire customers and ultimately
IAB ITALIA - Rassegna Stampa 05/12/2014
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IAB ITALIA - Rassegna Stampa 05/12/2014
Pag. 41
The Guardian
05/12/2014
helping them provide their own content and inspire each other."
05/12/2014
Pubblicom Now
Pag. 1
comScore punta a vincere la gara Audiweb
Elena Pescucci
Da cinque anni presente in Italia con i suoi rappresentanti, comScore è pronta ad aprire una propria filiale.
L'azienda leader nella tecnologia per misurare la pubblicità online e il comportamento dei navigatori ha
annunciato che punterà a vincere la gara che Audiweb indirà quando scadrà il contratto che la lega a Nielsen.
Da cinque anni è presente in Italia con i suoi rappresentanti, ora comScore è pronta ad aprire una propria
filiale. L'azienda lea der nella tecnologia online per misurare la pubblicità online e il comportamento delle
persone durante la loro navigazione nel web ha annunciato le nuove linee guida e gli strumenti di
misurazione utilizzati per dare una panoramica sempre più dettagliata sulle impression online: «Cominciamo
con il sottolineare che sono state stabilite nuove metriche di misurazione approvate dallo IAB a livello
internazionale - ha spiegato Fabrizio Angelini, ceo e fouder di Sensemakers, società di consulenza
specializzata nella comunicazione digitale che rappresenta in esclusiva in Italia comScore - e si è definito che
una display è considerata vista se è stata illuminata per almeno il 50% di pixel per un secondo, mentre un
video se è stato illuminato per almeno il 50% di pixel per due secondi. Anche in Italia è stato acclarato che
un'impression su due non viene mai vista e c'è un livello di dispersione implicita sul mercato estremamente
alto. La seconda misurazione, una delle più rilevanti, è da chi è stata vista, se ha, cioè, raggiunto il target
desiderato: con tutta una serie di operazioni che incrociano il nostro panel a livello internazionale, di 2 milioni
di persone e la fornitura di dati di prime parti (oggi annunciamo anche una partnership con Yahoo!) riusciamo
anche a capire se quell'impression dopo essere stata vista è stata anche erogata in target. E anche in questo
caso soltanto il 44% dell'impression sono erogate in target». In questo senso Angelini ha anche descritto il
cambiamento del mercato pubblicitario: «C'è una richiesta di trasparenza da parte degli investitori in un
mercato sempre più complesso: l'investitore vuole delle impression certifica te da player indipendenti come
siamo noi che siamo stati a nostra volta certificati da grandi organismi internazionali di controllo. Il problema è
che questa dispersione implicita sta cambiando le strategie di negoziazione, gli investitori vogliono sempre
più pagare solo ciò che è stato realmente visto, gli editori stanno adattando le proprie strategie di
posizionamento delle inventory per essere misurati al meglio. Pensiamo che gli investimenti dovrebbero
crescere l'anno prossimo. Tendenzialmente siccome c'è un'esigenza di misurazione in tempo reale e sempre
più granurale, a livello di singolo placement abbiamo bisogno di andare a intercettare un numero di cookie
decisamente significativo e operiamo con grandi player sul mercato come Yahoo! e in Italia stiamo lavorando
con molti publisher locali». Ad oggi comScore è in grado di mettere insieme 1,7 trilioni di interazioni digitali al
mese con un panel di 2 milioni di individui, 40.000 dei quali in Italia. Proprio in Italia, nei giorni scorsi,
l'azienda ha lanciato MMX® Multi-platform, lo strumento più avanzato per la misurazione dell'audience
digitale e il media planning. Il 2015 è sempre più vicino e Angelini svela uno degli obiettivi di comScore: vin
cere la gara che Audiweb indirà quando scadrà il contratto che la lega a Nielsen.
IAB ITALIA - Rassegna Stampa 05/12/2014
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digital
04/12/2014
ADV Express
Sito Web
L'associazione di cui è presidente Carlo Noseda metterà le expertise digitali dei soci a disposizione
dell'iniziativa realizzata dal MIUR e da CINI IAB Italia sostiene il progetto triennale "Programma il Futuro",
nato dalla collaborazione fra il MIUR e il CINI , localizzazione dell'iniziativa globale #Code.org. L'adesione a
"Programma il Futuro" si inserisce nell'ambito dell'impegno dell'Associazione per la promozione della
diffusione della cultura del digitale nel nostro Paese . L' Italia sta percorrendo un importante cammino di
digitalizzazione, e oggi è oggi fra i primi Paesi a sperimentare l'introduzione strutturale nelle scuole dei
concetti di base dell'informatica attraverso la programmazione. L'iniziativa "Programma il Futuro" rientra infatti
fra gli obiettivi del documento del governo "La Buona Scuola" che punta a fare della scuola una leva di
innovazione e sviluppo e a fornire ai ragazzi gli strumenti che faranno di loro i veri protagonisti dell'era
digitale. Il ruolo di IAB Italia per sostenere "Programma il Futuro" sarà di facilitatore, per avvicinare i soci e
le aziende interessate al progetto si legge nella nota stampa. In virtù dell'accordo siglato con CINI, infatti, i
soci IAB avranno l'opportunità di contribuire allo sviluppo di "Programma il Futuro" e potranno mettere a
disposizione tutte le loro expertise digitali, anche attraverso il coinvolgimento dei dipendenti. "Il tema della
formazione è prioritario per IAB Italia ed ecco perchè abbiamo scelto di sostenere attività, come
"Programma il futuro", che sono rivolte alle nuove generazioni. Riteniamo infatti fondamentale che, sin dalle
prime classi, i ragazzi imparino il valore e l'importanza degli strumenti digitali, come la programmazione, per
essere poi preparati per l'ingresso nel mondo del lavoro, sempre in divenire e attento all'innovazione." Ha
dichiarato Carlo Noseda (nella foto), Presidente IAB Italia . EC
IAB ITALIA - Rassegna Stampa 05/12/2014
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IAB Itaia sostiene il progetto del MIUR 'Programma il futuro'
03/12/2014
ADV Express
Sito Web
Il progetto crossmediale è premiato per "la forza e la coerenza dell'insight rispetto al target di riferimento",
come si legge nella motivazione della giura. Tutta l'operazione di comunicazione si è sviluppata intorno al
concept "Meno tempo per le pulizie = più tempo per te", che è la promessa "speciale" di MrMuscle ai suoi
consumatori: offrire un prodotto che rende più semplici e veloci le pulizie domestiche per dedicare più tempo
alle proprie passioni. Il concept è stato esplorato con Mindshare, creando un'occasione e un contesto perché
il brand potesse mettersi in relazione con la propria audience, ascoltare i suoi bisogni e offrire valore in
cambio di attenzione. L'operazione è stata sviluppata insieme a Donnamoderna.com: con lo stile tipico delle
conversazioni tra amiche, le utenti sono state sollecitate a condividere ciò che farebbero se avessero più
tempo libero. Da qui la creazione di una bella mappa dei desideri, argomentati dai partecipanti in
modo appassionato. Iniziamo oggi, con questa nota stampa pervenutaci da Mediamond, la pubblicazione dei
principali premi assegnati agli NC Digital Awards, il riconoscimento ideato e organizzato da ADC Group,
dedicato alla migliore comunicazione interattiva e digitale. Le campagne, ricordiamo, sono state premiate
durante una cerimonia di Gala svoltasi il 25 novembre scorso nell'ambito dello IAB Forum. Guarda il video
della serata su ADVexpressTV. Leggi su ADVexpress la notizia di tutti i vincitori Un progetto speciale di
Mediamond Digital si è distinto alla terza edizione degli NC Digital Awards, aggiudicandosi uno dei premi per
la migliore comunicazione digitale integrata. Si tratta di Più Tempo per Te, che la concessionaria ha creato
per MrMuscle, il detergente casa di SC Johnson. Un progetto crossmediale, premiato per "la forza e la
coerenza dell'insight rispetto al target di riferimento", come si legge nella motivazione della giura. Tutta
l'operazione di comunicazione si è sviluppata intorno al concept "Meno tempo per le pulizie = più tempo per
te", che è la promessa "speciale" di MrMuscle ai suoi consumatori: offrire un prodotto che rende più semplici
e veloci le pulizie domestiche per dedicare più tempo alle proprie passioni, hobby, interessi . Per questo
motivo il concept è stato esplorato insieme all'agenzia Mindshare, creando un'occasione e un contesto
perché il brand potesse mettersi in relazione con la propria audience, ascoltare i suoi bisogni e offrire valore
in cambio di attenzione. L'operazione è stata sviluppata insieme a Donnamoderna.com: con lo stile tipico
delle conversazioni tra amiche, le utenti di Donnamoderna.com sono state sollecitate a condividere ciò che
farebbero se avessero più tempo libero. Da qui la creazione di una bella mappa dei desideri, argomentati dai
partecipanti in modo appassionato e sincero. Le utenti di Donnamoderna.com hanno risposto con entusiasmo
raccontando i propri sogni e aspirazioni e inviando un numero elevato di contributi testuali e fotografici. Il
successo della campagna è il riconoscimento e la conferma della forza di Donnamoderna.com quale punto di
riferimento per iniziative di comunicazione cross mediali. Il progetto sviluppato da Mediamond Digital è stato
un percorso attraverso diversi touch-point: il minisito web che ospitava il concorso e i pensieri degli utenti
http://piutempoperte.donnamoderna.com/), una campagna Tv a supporto, un evento in un centro
commerciale con il simpatico John Peter Sloan, le cui clip sono state usate nello spot tv, una campagna
tabellare su Donnamoderna.com e altre testate femminili nel network di Mediamond Digital, così come lanci
dalle piattaforme social del media partner. Link: Mediamond: www.mediamond.it Il minisito del progetto:
http://piutempoperte.donnamoderna.com/
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Mediamond Digital premiata agli NC Digital Awards 2014 con 'Più tempo
per te' per MrMUSCLE di SC Johnson
03/12/2014
ADV Express
Sito Web
La campagna di Durex Italia, per il quale l'agenzia gestisce la presenza sui social network da 3 anni, ha
registrato risultati eccellenti in termini di engagement: oltre 4 milioni di utenti coinvolti raggiungendo
il 74%degli italiani tra i 18 e i 29 anni comunicando esclusivamente attraverso Facebook e ha portato a un
importante aumento delle vendite (case history pubblicata su Facebook: http://goo.gl/YPnywv?). Ideato e
promosso da ADC Group e Facebook, questo premio, istituito nell'ambito degli NC Digital Awards, è
destinato al miglior progetto di comunicazione aziendale sviluppato negli ultimi 12 mesi sul noto social
network. La campagna di Durex Italia, con la creatività di O-One - agenzia specializzata in digital
communication che fa parte di Industree Communication Hub - e pianificazione media curata da Dentsu
Aegis Network, si è aggiudicata la prima edizione del Facebook Award, assegnato i giorni scorsi agli NC
Digital Awards 2014 di ADC Group nella cornice dello IAB Forum. Guarda il video reportage della cerimonia
di premiazione su ADVexpress Tv Leggi su ADVexpress la notizia di tutti i vincitori Ideato e promosso da
ADC Group e Facebook, questo premio, istituito nell'ambito degli NC Digital Awards, è destinato al miglior
progetto di comunicazione aziendale sviluppato negli ultimi 12 mesi sul noto social network. La campagna di
Durex Italia, per il quale O-One gestisce la presenza sui social network da 3 anni, ha registrato risultati
eccellenti in termini di engagement: oltre 4 milioni di utenti coinvolti raggiungendo il 74% degli italiani tra i 18
e i 29 anni comunicando esclusivamente attraverso Facebook e ha portato a un importante aumento delle
vendite (case history pubblicata su Facebook: http://goo.gl/YPnywv?). EC
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O-One vince il primo Facebook Award con la campagna Durex
04/12/2014
01:24
Punto Informatico
Sito Web
Scuola, programmazione per il futuro "Programma il futuro" vuole portare il codice nelle classi italiane,
passando per esperienze ludiche e didattiche. Per dotare i cittadini degli strumenti del pensiero
computazionale, al servizio della vita quotidiana Roma - Il codice e la programmazione informatica entrano
nelle classi italiane: è iniziata la sperimentazione di Programma il Futuro, progetto attraverso cui
l'alfabetizzazione digitale diventerà parte integrante della didattica scolastica. A presentare l'iniziativa è il
"Consorzio Interuniversitario Nazionale per l'Informatica" (CINI), che insieme al MIUR guida il programma che
parte dall'esperienza di code.org, partner insieme a Confindustria Digitale e IAB e ad aziende come Telecom,
Microsoft, Intel e Facebook, che oltre all'aspetto dei finanziamenti, supporteranno lo sviluppo della strategia
da mettere in campo. Programma il Futuro costituisce uno dei punti del progetto del Governo Renzi descritto
nel documento "La Buona Scuola": il programma di istruzione parte dalle scuole primarie, dove sono previsti
programmi per sviluppare il pensiero computazionale, nutrendo le competenze logiche dei più piccoli affinché
possano venire applicate alla risoluzione di problemi, contribuendo alla formazione di uno strumento utile per
tutti i cittadini. Il "coding in un contesto di gioco", questo ciò in cui credono i promotori del progetto, si
configura come "il modo più semplice e divertente di sviluppare il pensiero computazionale". "Se il Novecento
è stato il secolo dell'alfabetizzazione di massa, quello attuale è il secolo dell'alfabetizzazione digitale - ha
dichiarato il ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Stefania Giannini - ed è necessario che i
ragazzi si convertano dall'essere semplici consumatori di tecnologia a persone in grado di applicare il
pensiero logico per capire, controllare, sviluppare contenuti e metodi per risolvere i problemi e cogliere le
opportunità che la società è già oggi in grado di offrire". La prima sperimentazione si è tenuta tra l'11 ed il 17
ottobre ed ha visto la partecipazione di 3.451 utenti tra insegnanti, genitori e studenti. Ma il progetto, nel
mese di dicembre, si allargherà a coinvolgere oltre 170mila studenti e 3900 insegnati di 8900 classi. Claudio
Tamburrino TAG: tecnologia, italia, politica, scuola, digitalizzazione, programmazione, coding
IAB ITALIA - Rassegna Stampa 05/12/2014
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Scuola, programmazione per il futuro
ADVERTISING ONLINE
24 articoli
05/12/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 19
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Raffica di piani per il web
Laura Dominici
Tour operator e agenzie di viaggi lanciano la sfida alle grandi Olta (Online travel agencies). La mossa è
confortata dagli ultimi dati emersi nel corso di Bto a Firenze.
«Il 35% del mercato turistico mondiale viene generato online, ma il 75% viene transato offline", sottolinea il
direttore marketing di Amadeus, Tommaso Vincenzetti. L'uso del web e la diffusione degli strumenti mobile
sono fenomeni in costante crescita, ma occorre tempo, troppo, per individuare in rete la migliore soluzione di
viaggio e non sempre la pratica è destinata ad andare a buon fine. Per questo da Nord Europa e Stati Uniti
giungono segnali di un'inversione di tendenza. Il consumatore finale sta rivalutando il ruolo consulenziale
dell'agente di viaggio. I network di agenzie si stanno attrezzando. Welcome Travel sfida Trivago con il lancio
di Welgo!, un comparatore di prezzi sui pacchetti turistici dedicato alle proprie agenzie. Si candida a gestire
l'incoming Tripitaly.it, la piattaforma digitale realizzata da Uvet e Digital Magics che sarà operativa da maggio
2015 con un approccio b2c e b2b.
Si chiama Social Media Team il servizio di contenuti e offerte lanciato da SeaNet Travel Network per le
proprie imprese. «Lo scopo - dichiara Francesco Granese, social media manager di SeaNet - è avvalorare il
ruolo dell'agente di viaggio, dando strumenti per creare un prodotto nuovo. In dirittura d'arrivo un'App per le
agenzie a costi contenuti».
Anche il fronte dei tour operator si sta muovendo: aziende come I Viaggi del Turchese, Viaggi dell'Elefante,
Chiariva e Hotelplan hanno di recente introdotto piattaforme tecnologiche b2b online. Molto attive sono
aziende come Press Tours, Naar e Alidays, con strumenti che permettono una costruzione del viaggio su
misura.
Il Gruppo Alpitour ha affidato ad una società specializzata in digital marketing il rinnovamento della
piattaforma di tutti i suoi siti web per «migliorare l'esperienza di navigazione e facilitare le operazioni online
degli utenti finali con un motore di ricerca unificato e la creazione di un flusso unico per i pagamenti». Eden
Viaggi (322 milioni di euro di fatturato a fine ottobre con 440 mila passeggeri trasportati) ha messo a budget
un investimento milionario per una piattaforma tecnologica innovativa.
Si muovono anche gli hotel. «È fondamentale - asserisce Jean Luc Chretien, executive vp of sales,
distribution and loyalty di Accor - un lavoro di protezione del marchio. Accor ha investito molto nel settore
digitale per competere con i grandi player online».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
35%
Il mercato online
Quota di mercato web
delle transazioni turistiche
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 05/12/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Lo scenario. Dai tour operator alle grandi catene alberghiere accelera la corsa agli investimenti sul fronte
dell'hi-tech
05/12/2014
Il Foglio
Pag. 1
(diffusione:25000)
Internet si nutre dei nostri giudizi. Ma cosa succede se siamo noi il prodotto da giudicare?
Come ti senti dopo aver letto questo articolo? Che voto gli daresti da uno a cinque? Lo consiglieresti ai tuoi
amici? Lo shareresti, lo stellineresti? Internet ha molto a cuore la nostra opinione, vuole sapere cosa ne
pensiamo su quello che leggiamo, su quello che vediamo, sui nostri stati d'animo. Vuole che valutiamo,
recensiamo, diamo giudizi. I siti dei giornali usano le faccine: non si valutano gli articoli, ma gli stati d'animo.
Quelli più trendy, come BuzzFeed, hanno molti sistemi di giudizio tutti insieme, dalle sigle ai disegnini animati.
Amazon ha le stelline, da una a cinque per dire se lo scaldabagno comprato alla nonna per Natale funziona
bene. Le stelline sono gettonate, le usa anche Google, mentre YouTube è binario, pollice in su o in giù per
sapere se il video ti è piaciuto. TripAdvisor, il sito di recensioni di ristoranti, usa i pallini, il massimo è cinque,
e poi li stampa su degli adesivi che tutti i locali attaccano alla porta, e l'invito implicito è: giudicami. Corri su
internet a darmi un parere, scrivi una recensione, fammi sapere cosa ne pensi. E' la dittatura digitale delle
stelline, delle recensioni, quella in cui ogni clic è una decisione e ogni decisione è un modo per conoscerti
meglio. Internet vuole essere giudicato, per lui è essenziale sapere se lo scaldabagno è piaciuto alla nonna,
se il sushi al ristorante dell'altra sera era fresco o se ti sei pentito di aver scaricato l'ennesima app per fare
foto creative. La dittatura delle stelline è la dittatura dell'algoritmo, e l'algoritmo ci studia, ha imparato a
conoscerci e sa che se lo scaldabagno andava bene, per il prossimo Natale potremo volere un set di
asciugamani, magari della marca che abbiamo laicato (sì, laicato) su Facebook. Che se ci è piaciuto un video
con i migliori gol del campionato allora ne vedremo un altro, e quest'altro sarà pieno di pubblicità. Che se
abbiamo dato cinque stelle a un libro, probabilmente piacerà anche ai nostri amici. L'algoritmo si nutre di
stelline, palline, recensioni, li trasforma in numeri ed elenchi di priorità, e alla fine usa le nostre valutazioni per
valutare noi, per decidere che tipo di consumatori siamo, che lettori, che spettatori. Lo sappiamo, fa parte del
gioco, e ogni tanto l'intelligenza collettiva della stellina funziona (chiedere alle guide dei ristoranti, soppiantate
da TripAdvisor). Ma come ci sentiremmo se diventassimo noi il prodotto da valutare? Se qualcuno le
mettesse a noi, le stelline? Alcune app, quelle dette della disintermediazione, lo stanno già facendo. Uber,
per esempio, non vende prodotti, mette in comunicazione un autista e un passeggero, ed entrambi, in un
certo senso, sono utenti. Così la valutazione è a doppio senso, il passeggero mette le stelline (da una a
cinque, anche qui) all'autista e l'autista al passeggero. Se i due non si piacciono, se l'autista è scorbutico o il
passeggero mangia in macchina (o peggio, si fa accompagnare a comprare la droga, è successo anche
questo, racconta il New York Times) l'algoritmo se lo ricorda, e fa in modo che non si incontrino più. Anche
Airbnb, che ti consente di affittare una stanza su internet, vuole che tutti siano valutati, utente e affittuario, e
se sporchi in camera il tuo rating è in pericolo. In America si sta diffondendo OpenTable, un servizio pensato
per prenotare i ristoranti che però è diventato un modo con cui i ristoratori valutano i clienti. Se il signore al
tavolo nove continua a rimandare indietro i piatti e lascia poca mancia, l'oste gli farà una recensione negativa
(che non viene condivisa con gli altri ristoranti), e OpenTable lo segnalerà la prossima volta che farà una
prenotazione. Hai solo due stelline? Mi dispiace, siamo al completo.
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STELLÌNAMI QUI
05/12/2014
ItaliaOggi
Pag. 1
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Gli italiani sono video dipendenti sul web
ANDREA SECCHI
Secchi a pag. 20 Gli italiani sono video dipendenti sul web C'è poco da fare, gli italiani sono videodipendenti
anche su Internet. I dati di comScore, la società americana di misurazione dell'audience web e della
pubblicità online che si sta facendo strada anche in Italia, mostrano come l'87,9% della popolazione online
italiana guarda i video online da pc e lo stesso fa il 49,3% di chi naviga da mobile. Si tratta di percentuali più
alte di quelle americane anche se di poco (87,6% e 45,2% rispettivamente), spagnole (85,9% e 42,8%),
inglesi (82,6% e 37,4%) e così via. E il tempo speso guardando video rafforza questo concetto: un minuto su
tre online da pc è passato in questo modo. I dati di comScore sono significativi perché da una parte la società
rileva i video in Italia in maniera estesa e si avvale di una partnership con Yahoo, dall'altra li può confrontare
con quelli internazionali, facendo rilevazioni in 172 paesi di 43 dei quali rende pubblici i dati mensilmente. Ieri
comScore ha voluto dare un segnale di partenza alla stampa italiana dopo tre anni di presenza commerciale
di fatto nel paese. Il motivo è che a fi ne 2015 si giocherà una partita importante: scadranno i contratti di
Audiweb con i fornitori delle rilevazioni, cinque società di ricerca con Nielsen capofi la. Si tratta di una torta da
5 milioni di euro e l'obiettivo di comScore è di gareggiare con Nielsen proprio per questa fornitura. Gareggiare
genericamente, perché in realtà non è detto che si faccia una vera e propria gara: dal gennaio 2016 si vuole
partire con l'Audiweb 2.0, una rilevazione ripensata dopo i mutamenti che la rete ha subito, e per prepararla
la società presieduta da Enrico Gasperini sentirà i diversi fornitori sul mercato per valutare proposte e
tecnologie, poi potrà scegliere, gara o meno. Comunque, una volta che il quadro si sarà chiarito, comScore
potrebbe aprire anche la sede italiana. Finora, infatti, è stata rappresentata da Sensemakers, la società di
Fabrizio Angelini che di fatto è il «ceo italiano» di comScore. «Siamo pronti ad aprire subito la sede e per
quanto riguarda l'Audiweb già siamo fornitori del jic inglese, un mercato che vale molto di più di quello
italiano. Speriamo di avere dettagli al più presto perché il tempo per prepararsi è necessario. Peraltro, in un
paese tv-centrico come il nostro, dove il provider di Audiweb è anche provider di Auditel, un po' più di
apertura farebbe bene al mercato». L'attività di comScore si muove su due fi loni. Da una parte rileva
l'audience del web (pc e mobile, ma per il momento solo per il pc la società ha il panel italiano, 40 mila
persone), dall'altra quella della pubblicità online. Nonostante sia arrivata da poco in Italia comScore
sull'audience è avanti, merito anche del fatto che la rilevazione per l'editore è gratuita: basta che questi
inserisca nel sito le etichette che servono poi per contare le visite e il gioco è fatto, saranno contati i suoi
utenti e potrà averne il numero sempre gratis. Si paga invece per avere l'audience dell'intero mercato. Per
quanto riguarda la pubblicità, la soluzione di comScore permette di sapere se l'inserzione è stata
effettivamente vista oltre che mostrata nella pagina richiesta dall'utente. Ossia se per almeno un secondo il
banner o il video sono apparsi nella porzione di pagina mostrata sullo schermo anziché essere «scrollati» via
subi in si ab ben dell ni n visit tivam contr dell'Uk è anche bito. L'Italia, in questo, si comporta abbastanza
bene: il 50% delle inserzioni nelle pagine visitate è effettivamente visto contro un 38% dell'Uk, e questo è
anche perché le inserzioni sono meno ma hanno una qualità media o interesse maggiore. Non solo,
comScore è in grado di dire varie altre cose, una delle quali è se la pubblicità abbia raggiunto il target deciso
a priori (ancora l'Italia è al 49% contro il 41% di Uk) oppure se l'advertising sia stato servito a una persona in
carne e ossa oppure se si sia trattato di traffi co non umano (in Italia solo l'1% circa). Chiarezza a vantaggio
dell'investitore, che paga ciò che realmente è visto, e dell'editore con qualità di contenuti (e di pubblicità) che
magari potrà far pagare maggiormente i propri spazi. © Riproduzione riservata
Non più solo YouTube 20.703 20 2 703
Youtube 15.677 10.595 Facebook Yahoo Video Network 8.010 Le prime 10 properties Video in Italia per
utenti unici mensili (000). Fonte comScore Videometrix Ott ' 14, misurazione solo pc Banzai LiveRail
StickyAds Gruppo Espresso 7.083 6.753 6.643 6.605 6.753 6.643 6.605 Maker Studios 5.596 5 596 5.538 5
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PIÙ DEGLI AMERICANI
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Pag. 1
ItaliaOggi
05/12/2014
(diffusione:88538, tiratura:156000)
538 Mediaset Warner Music
05/12/2014
MF - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:104189, tiratura:173386)
Cameron lancia la Google Tax Pronta imposta del 25% sugli utili dei big
stranieri
Lisa Fleisher
( The Wall Street Journal a pagina 8) I proventi di una corsa su di un'auto Uber a Londra dovrebbero essere
tassati in Gran Bretagna? E i click sulle pubblicità di Google, o l'acquisto di una canzone su iTunes? Il
Cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, ha introdotto una nuova imposta del 25% sugli utili delle
società estere derivanti da un'attività economica condotta in Gran Bretagna, puntando a controllare quella
che il governo chiama elusione fiscale da parte delle multinazionali che trasferiscono gli oneri fiscali per
ridurre il regime di tassazione. Osborne ha identificato le tech-company come particolari responsabili
dell'abuso del sistema. Sebbene Osborne non abbia fatto i nomi, la stampa britannica ha subito
soprannominato la manovra Google Tax. «Alcune delle più grandi società del mondo, comprese quelle del
settore della tecnologia, implementano elaborate procedure per evitare di pagare le tasse», ha dichiarato,
«non è corretto nei confronti delle altre imprese inglesi. Non è corretto nemmeno nei confronti del popolo
britannico. Oggi porremo un freno a questo. Il mio messaggio è coerente e chiaro: tasse più basse, ma che
siano pagate». I consulenti fiscali e gli analisti hanno subito messo in dubbio che la manovra possa essere
concretamente resa effettiva, affermando che sarà difficile provare che le società stavano illegalmente
eludendo le tasse. La proposta, che entrerà in vigore il 1° di aprile, giunge in un momento in cui l'Unione
Europea e alcuni singoli stati membri stavano facendo pressioni sulle grandi società Usa perché paghino più
tasse. Al momento, l'Ocse sta esaminando i sistemi con cui le società spostano gli utili fuori dai confini per
abbassare l'imponibile. Intanto, l'Unione Europea sta indagando sulle possibilità che diversi Paesi abbiano
offerto accordi sleali che avvantaggiano specifiche società. Alla fine del mese il governo britannico metterà ai
voti la nuova tassa, anche se non è chiaro quando saranno approfonditi i dettagli chiave. Sostenuta dalla
maggioranza conservatrice, la misura dovrebbe passare facilmente alla Camera dei Comuni. La bassa
tassazione inglese per alcune società americane ha creato indignazione. Per esempio, secondo i documenti
di Facebook, nel 2013 il social network ha riportato un'entrata di quasi 50 milioni di sterline nel Regno Unito,
ma quell'anno ha avuto un'imposta di poco superiore alle 3.000 sterline. Nello stesso anno, Facebook ha
avuto un credito d'imposta di 185 mila sterline. Ha potuto pagare una tassa minima alla Gran Bretagna in
parte perché la propria sede europea è in Irlanda, dove c'è una tassazione inferiore. Tuttavia il governo
irlandese all'inizio dell'anno ha dichiarato che cambierà le norme per eliminare le scappatoie che permettono
alle società di trasferire gli utili verso i paradisi fiscali. La proposta di rinforzo delle imposte societarie sugli utili
delle multinazionali prodotti in Gran Bretagna è il colpo più duro inferto finora dal Paese alla tassazione verso
le imprese. Negli ultimi due anni la legislatrice britannica Margaret Hodge, presidente di una commissione di
revisione, ha criticato Google e Uber Technologies per il loro ridotto contributo fiscale. Dal canto loro, i
portavoce di Apple e Uber hanno dichiarato che le società si attengono alle norme fiscali di tutti i Paesi, ma
non hanno risposto alle richieste di approfondimento. Il governo britannico ha stimato che la tassa
genererebbe un miliardo di sterline d'entrata in cinque anni, ma i funzionari non hanno spiegato il metodo con
cui si otterrebbe tale cifra. Alcuni consulenti fiscali si sono detti sorpresi del fatto che la Gran Bretagna stesse
prendendo provvedimenti precorrendo le decisioni di altre istituzioni internazionali come l'Ocse. «È insolito,
dal mio punto di vista, che il Regno Unito si sia attivato per muoversi per primo», ha commentato Ben Jones,
partner dello studio legale Eversheds. Secondo i consulenti, la questione principale sarà come determinare
cosa costituisca un'attività economica. Questo potrebbe essere più difficile nel caso di una multinazionale del
settore tecnologico, che spesso ha rappresentanti in un Paese che vendono servizi online, come la pubblicità
, che appaiono in altri. «Questo sarà molto difficile da definire», ha riferito Heather Self, partner di Pinsent
Masons, «credo sarà difficile chiedere e molto difficile raccogliere somme significative». Inoltre Self si
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 05/12/2014
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DA LONDRA
05/12/2014
MF - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:104189, tiratura:173386)
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 05/12/2014
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preoccupa della reazione negativa degli altri Paesi, che potrebbero vedere la manovra come una violazione
dei trattati. «È una misura contro l'elusione fiscale piuttosto aggressiva», ha commentato, «se la Gran
Bretagna inizia a fare questo genere di cose unilateralmente, si apre la strada a ritorsioni».
Foto: George Osborne
05/12/2014
L'Espresso - N.49 - 11 dicembre 2014
Pag. 123
(diffusione:369755, tiratura:500452)
Illusione Facebook
Alessandro Longo
Care aziende, state investendo su Facebook pensando di avere una relazione diretta con i vostri clienti? Non
illudetevi: meglio rivalutare "l'antico", un sito Web con buoni contenuti, un blog, persino la vecchissima mail. A
sfornare un giudizio in apparenza così controcorrente è uno studio a cura di uno dei più noti osservatori
specializzati in tecnologia, la Forrester Research. «Non avete davvero un rapporto con i vostri clienti tramite
Facebook», dice Nate Elliot, autore del report. I dati dicono infatti che solo il 2 per cento dei post creati dalle
principali aziende arriva all'attenzione degli utenti Facebook. E sono un'inezia coloro che interagiscono con
loro tramite il social network: solo lo 0,07 per cento di chi ha messo il "like" sulla pagina dei fan. I motivi sono
vari ma in generale il fatto è che le persone usano i principali social per relazionarsi tra loro, non con marchi.
Vale anche per Twitter. Forrester prevede non la fne del colosso creato da Mark Zuckerberg, ma un suo
ridimensionamento a favore di altri strumenti. In primis i vecchi siti Web, che le aziende dovrebbero curare di
più, dotandoli di blog e strumenti di relazione social. «Alcune grandi imprese, pioniere del Web, l'hanno già
capito e stanno disinvestendo da Facebook a favore del proprio sito», dice Elliot. «Altre seguiranno e tra 18
mesi la pubblicità sul social network sarà del genere tradizionale, tipo banner. Senza più la velleità di
partecipare alle conversazioni degli utenti», aggiunge l'analista. C'è però una curiosità: il social con la migliore
interazione tra aziende e utenti è Instagram, il sito nato per condividere immagini. Il quale è stato comprato
proprio da Facebook.
Foto: MARk ZUCkeRBeRg, foNDAToRe DI fACeBook
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Social e pubblicità Economia
05/12/2014
Brand News Today
Pag. 1
Mercedes-Benz Italia vara una gara digital stile 'talent show'. L'azienda
spiega gli obiettivi
Cesare Salvini spiega il senso dell'operazione 'Digital Business Game' che ha generato perplessità tra i
creativi A pag. 8 Mercedes-Benz Italia è alla ricerca della nuova agenzia digitale (il prossimo anno scadrà il
contratto con Roncaglia, incaricata su questo versante) e lo fa lanciando il Digital Business Game 2015 , una
formula nuova per l'Italia ( e probabilmente anche a livello mondiale) che ricorda molto il meccanismo dei
talent show: le agenzie selezionate alla fase finale verranno chiamate a sfidarsi con diverse prove e il tutto
verrà raccontato sul web. Nello specifico, l'operazione prevede due fasi: la prima di scouting e selezione e la
seconda, dal 21 febbraio al 7 marzo 2015, la sfida tra le agenzie selezionate dall'azienda su tre diverse prove
strettamente connesse alle tematiche oggetto di gara: strategia e creatività, lead generation, social marketing
e strategia retail marketing. Ogni prova sarà filmata e verranno realizzate delle video puntate per ciascuna
agenzia che saranno poi pubblicate sul sito. L'operazione, dal punto di vista dei creativi pubblicitari, ha
sollevato perplessità e critiche sui social media. Abbiamo così interpellato il direttore marketing di MercedesBenz Italia, Cesare Salvini, che spiega il senso dell'operazione: «Innanzitutto è importante sottolineare che
per policy aziendale siamo costretti a rivedere questo tipo di incarichi ogni due anni. Nello specifico l'anno
prossimo scade quello relativo al digital che attualmente viene gestito da Roncaglia, agenzia di cui siamo
assolutamente soddisfatti, e che ci auguriamo possa continuare a essere il nostro partner. Una volta 'costretti'
a indire una gara abbiamo così pensato di introdurre una componente creativa in tutto il processo. Essere
innovativi, dare visibilità al brand e confrontarci con realtà e stimoli nuovi sono le motivazioni che ci hanno
spinto su questa strada. Ma la visibilità sul web di tutta l'operazione sarà soprattutto a garanzia di trasparenza
della gara e prova della reale valutazione. Questi sono due aspetti che vanno a vantaggio anche delle
agenzie stesse, che da tutta l'operazione pensiamo possano anche ottenere un'attenzione e una visibilità
rivendibili sul mercato. Sul numero delle stutture coinvolte, sicuramente nella fase finale non andremo oltre la
decina». Sul'advertising tradizionale restano confermate le attuali agenzie, Dlv Bbdo per creatività e Fuel per
il media. A livello internazionale l'azienda ha da poco ristrutturato la gestione della comunicazione globale
introducendo un nuovo modello di collaborazione con le agenzie e stabilendo tre hub creativi per l'Europa,
USA e Cina ( leggi la notizia ). I TALIA GARE
Una start up per migliorare la città: al Motor Show i finalisti di smart For city
Mercedes Benz ha lanciato anche smart For city, un inedito contest alla ricerca di idee per la riqualificazione
urbana, in collaborazione con H-Farm. Tra gli 80 progetti proposti, smart ha selezionato otto finalisti, otto start
up che si contenderanno il finanziamento di 50.000 euro e tre mesi di incubatore d'impresa in H-Farm. Le
proposte finaliste verranno presentate in occasione del Motor Show di Bologna.
Foto: Cesare Salvini, direttore marketing Mercedes-Benz Italia
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 05/12/2014
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AUTOMOTIVE
05/12/2014
DailyMedia
Pag. 21
(diffusione:15000, tiratura:15000)
Vailati & Savarro con Fondazione Fiera Milano per il lancio online e offline
di NextPortello
Pianificazione integrata
È on air la nuova campagna creativa oine/online/outdoor di Fondazione Fiera Milano firmata da Vailati &
Savarro srl per la valorizzazione del Padiglione 1-2 del Portello, sotto la direzione creativa di Biagio Piccarolo
con Samantha Mariuzzi (Art) e Cristina Falzolgher (AE, copy). La forma semplice e primordiale di un uovo
colto nell'atto di schiudersi, con una calda luce che illlumina il naming scelto, Next Portello, incarna l'energia e
le potenzialità della trasformazione imminente, che mira a coinvolgere il territorio. Vailati & Savarro ha inoltre
realizzato lo studio dei possibili naming e creato il nuovo marchio-logo coordinato con l'immagine corporate,
elementi che verranno riproposti nei supporti BTL funzionali all'iniziativa. L'operazione rappresenta l'ultimo
tassello di una rilevante riqualificazione funzionale, nell'ambito degli accordi di programma per il polo urbano
milanese della Fiera con le autorità locali e che vede protagonista la Zona 8 e il perimetro di Fieramilanocity,
iniziata con la realizzazione del MiCo. La raccolta delle manifestazioni di interesse per la partecipazione al
progetto che attribuirà nuove funzioni urbane anche di interesse pubblico e a valore aggiunto al Padiglione 12 è stata voluta dalla Fondazione Fiera Milano in accordo con il Comune di Milano. L'headline "Nasce a
Milano una grande opportunità" si rivolge ai potenziali investitori e progettisti, sul mercato nazionale e
internazionale. La comunicazione prevede l'adattamento del messaggio per i diversi media oine, i principali
quotidiani e periodici economici e la stampa specializzata nei settori prospect, e online con campagna banner
su siti di riferimento, nonché affissioni outdoor presso la struttura da riqualificare.
Foto: L'immagine della campagna
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 05/12/2014
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Advertising
05/12/2014
DailyNet
Pag. 2
(diffusione:15000, tiratura:15000)
7twentieth century fox home entertainment ha organizzato una strategia con milleventi e zenith impostata su
twitter e facebook come reagireste nel trovarvi di fronte a una cruenta battaglia tra scimmie e gli esseri
umani? se non vedete l'ora di commentare o, addirittura, di gettarvi nella contesa, ci pensa twentieth century
fox Home entertainment che pubblica il più recente manifesto cinematografico di questo scontro epocale,
apes revolution: il pianeta delle scimmie, disponibile da qualche giorno nei negozi fisici e virtuali nelle versioni
Blu-ray 3d, Bluray, dvd, e dal 12 dicembre in digital hd, nei principali store digitali (chili tv, google play, itunes,
playstation network, Xbox Video, tim Vision), oppure on demand su sky primafila. e per l'occasione, la major
cinematografica ha allestito, con l'appoggio dell'agenzia milleventi e il planning di zenith optimedia group, un
piano di lancio dai connotati esclusivamente social. «#apesrevolution e ci troviamo immediatamente proiettati
dentro un'atmosfera social ha commentato il direttore marketing alessandro caccamo -. per il lancio abbiamo
escogitato un piano strategico incentrato su twitter e scelto un giorno in cui convogliare gli utenti: il 9
dicembre, alle 21, leader e follower del social media si ritroveranno a discutere dell'acquisto e della visione
del lungometraggio più recente dedicato all'eterna lotta tra scimmie e uomini. e per dare respiro all'esperienza
social si potrà partecipare anche attraverso facebook. non si tratta di un'assoluta novità; avevamo già
realizzato un piano simile per X-men, ma questa volta tutto è stato anticipato da una vera e propria
campagna media della durata di un mese pianificata su sky. l'obiettivo è raggiungere come minimo 500mila
follower. e l'esperienza sarà ripetuta il 15 dicembre, quando lanceremo nei negozi "colpa delle stelle", film
culto a target teen. anche in questo caso coinvolgeremo un social media, Youtube, con un richiamo sul
periodico cioè, con cui abbiamo stretto una partnership per l'occasione».
Foto: dal 12 dicembre disponibile negli store digitali
Foto: alessandro caccamo
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 05/12/2014
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Cinema Piano di lancio social per l'uscita in dvd di "Apes Revolution"
05/12/2014
DailyNet
Pag. 2
(diffusione:15000, tiratura:15000)
clicca qui per l'infografica Quanto vale in italia il comparto travel nell'ecommerce? ce lo racconta
l'approfondimento ecommerce & travel 2014, elaborato da contactlab sulla base dei dati dello european
digital Behaviour study 2014 e presentato al Bto. l'indagine rappresentativa dei comportamenti digitali degli
utenti internet tra i 16 e i 65 anni in italia e nei principali paesi europei (uK, francia, germania e spagna) è
divenuta ormai un appuntamento annuale ricorrente. il progetto di ricerca ha coinvolto quest'anno quasi
25.000 utenti internet tra quelli intervistati nella fase campionaria e quelli raggiunti grazie all'adesione
all'indagine di oltre 25 merchant, che hanno veicolato il questionario dell'indagine alla propria customer base.
lo SCENARIo: Il MERCATo oNlINE DEl TRAVEl IN ITAlIA i soggiorni e le vacanze sono nella top ten degli
acquisti online effettuati dagli online shopper: un utente su quattro, ha già comprato su internet almeno una
vacanza. la spesa media è stata nel 2014 pari a 580 euro, in linea con l'anno passato, come rivelano gli
stessi utenti interrogati al riguardo. parliamo di 2,5 milioni di individui, ovvero il 10% dell'utenza internet
italiana tra i 16 e i 65 anni; il 63% sono uomini, il 37% donne e più della metà di loro (57%) abitano nel nord
italia. Il PRoFIlo DEI "DIgITAl TRAVEllER ITAlIANI" i digital traveller hanno un'età media di 39 anni, passano
più di quattro ore al giorno navigando in rete per motivi personali e sfruttano molto di più i dispositivi mobili. il
74% di loro si collega da mobile almeno una volta al mese; per contro solo il 50% dell'utenza internet italiana
in generale ha questa abitudine. sono anche "iperconnessi" e abituati a utilizzare più device: nella ultime
quattro settimane uno su quattro ha usato indifferentemente per connettersi pc, smartphone e tablet. gli utenti
internet italiani che hanno questa abitudine sono solo uno su dieci. un altro dettaglio significativo è la spesa
media per i propri acquisti online in un anno: se per le vacanze i digital traveller hanno speso in media 580
euro, per gli acquisti via e-commerce dichiarano di aver speso nell'ultimo anno 2.350 euro, contro i 1.250
euro spesi in media dal totale degli online shopper. sono anche molto propensi a informarsi online prima di
acquistare: il 70% ha dichiarato di avere approfondito in rete la conoscenza di un prodotto o di un servizio
prima di acquistarlo nei 7 giorni precedenti alla rilevazione. lA NEwSlETTER è STRATEgICA PER
STIMolARE l'ACQUISTo nei mesi passati abbiamo visto, sempre grazie all'email marketing report 2014 come
la newsletter sia strategica per le vendite: più della metà (57%) degli iscritti ad almeno una newsletter (pari al
90% degli internauti italiani) conclude un acquisto nel punto vendita dopo aver ricevuto un messaggio del
brand via email, mentre due su cinque (36%) si riconoscono nel comportamento di acquisto online
direttamente influenzato dalla newsletter. Questi atteggiamenti sono ancora più marcati tra i digital traveller,
quasi tutti iscritti ad almeno una newsletter. al 73% di loro è già capitato di perfezionare un acquisto partendo
da un link segnalato all'interno delle email inviate dai brand, come conferma il fatto che l'89% riconosce di
trovare promozioni interessanti nelle newsletter ricevute e il 59% ammette di risparmiare tempo nell'acquisto
grazie alle indicazioni contenute nei messaggi che ha chiesto di ricevere. «sono i dati a confermare ancora
una volta che l'email resta un mezzo di contatto privilegiato e il canale ideale per la costruzione di una
relazione duratura con i propri utenti - dichiara arianna galante, director of agency dept. di contactlab - . la
nostra esperienza ci dice che - anche e soprattutto nel travel, comparto dove gli utenti internet si mostrano
così evoluti - il digital direct marketing offre un'opportunità unica per costruire un piano di contatto e di
ingaggio efficace, che vada oltre la vendita ma sappia accompagnare l'utente nel suo ciclo di vita, ispirandolo
con destinazioni e pacchetti in linea coi suoi interessi, tenendo vivo l'interesse con appuntamenti ricorrenti
che consentano di restare sempre top of mind, aiutandolo con informazioni utili e consigli prima della
partenza, ascoltandolo al suo rientro per misurarne la soddisfazione».
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 05/12/2014
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28 Ricerche ContactLab racconta il digital traveller
05/12/2014
DailyNet
Pag. 14
(diffusione:15000, tiratura:15000)
Per il lancio della linea di prodotti Liftissime, piano digitale, con minisito, app, dem e game su Facebook
lierac si è affidata ancora una volta a italiaBrandgroup per lanciare sul mercato italiano la nuova linea di
prodotti liftissime, trattamento anti-età lifting 3d del brand di alès groupe. il concept del piano di digital
marketing gioca sul superlativo assoluto "issime" e dedica la comunicazione del prodotto a tutte le donne
"eccezionali" che sono e vogliono sentirsi tali. sono state realizzate attività ad hoc sul minisito dedicato
issime.lierac.it, sulla brand page di facebook (arricchita di una nuova sezione "liftissime"), app lierac e dem.
ancor prima del lancio del prodotto, è stato presentato un game su facebook per creare uno sticker
personalizzato da condividere con le proprie amiche. dopo questa fase teaser iniziale è nato il minisito "club
delle issime".
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 05/12/2014
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Comunicazione lierac e ItaliaBrandgroup per le donne "Issime"
05/12/2014
DailyNet
Pag. 19
(diffusione:15000, tiratura:15000)
a conclusione di un anno di soddisfazioni per il progetto di certificazione e internazionalizzazione delle fiere
italiane avviato con il ministero dello sviluppo economico, aefi - associazione esposizioni e fiere italiane, cfi comitato fiere industria, cft - comitato fiere terziario e la conferenza delle regioni e delle province autonome
promuovono la nuova fase della campagna "meet italian excellence". durante questo mese la campagna di
web advertising tornerà su linkedin. l'iniziativa è rivolta a un target selezionato di utenti del mercato
statunitense e cinese ed è articolata in sei diverse aree tematiche, che racchiudono i settori chiave delle oltre
80 fiere certificate.
Foto: un'immagine della campagna
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 05/12/2014
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ComuniCazione aefi, la Campagna riprende su linkedin
05/12/2014
DailyNet
Pag. 26
(diffusione:15000, tiratura:15000)
Tra le novità, disponibili da questa settimana, la possibilità di gestire frequenza dell' adv , autoplay dei video
nelle applicazioni mobile e targetizzazione dei tablet Kindle Fire
Il periodo delle feste è uno dei momenti migliori per lanciare le applicazioni mobili perché le persone ricevono
in regalo nuovi dispositivi. Giusto in tempo per la pubblicità natalizia, dal blog di Facebook arriva l'annuncio di
nuove opzioni di acquisto, contenuti creativi e di definizione dei destinatari per le inserzioni sulle applicazioni
mobili del social network. CopeRTuRa e FRequeNza A partire da questa settimana, sarà possibile acquistare
inserzioni sulle app mobili con copertura e una frequenza garantite. In questo modo i brand possono
aumentare la popolarità, controllando frequenza di visualizzazione di un'inserzione. Queste funzioni
aiuteranno le campagne che hanno come obiettivo la consapevolezza del marchio, ad esempio le campagne
per i lanci o gli aggiornamenti delle applicazioni. ViDeo Della SezioNe NoTizie Dal momento che sempre più
persone caricano, condividono e vedono video su Facebook, gli inserzionisti si stanno rendendo conto del
loro valore in ogni fase del ciclo di acquisto, dalla scoperta alla conversione. A partire dalle festività, quando
sarà possibile, le inserzioni sulle applicazioni mobili con video saranno riprodotte automaticamente nella
sezione Notizie. Sarà possibile inoltre acquistare inserzioni sulle app con contenuti video creativi tramite
Power Editor. Ta Rg e T i z z a z i o N e Su TaBleT KiNDle FiRe Infine, la targetizzazione in base al
dispositivo su Facebook è stata ampliata per includere i tablet Kindle Fire. Esattamente come per la
targetizzazione in base ai dispositivi Apple, Samsung e Htc, adesso gli inserzionisti possono raggiungere il
pubblico sui dispositivi di Amazon.
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 05/12/2014
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Social network Facebook, tre regali agli inserzionisti per approcciare il
Natale
05/12/2014
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Pag. 1
Mercedes-Benz ItalIa trasforMa la gara In un gIoco
Andrea Crocioni
Mercedes-Benz ItalIa trasforMa la gara In un gIoco pag. 2 Una gara creativa può trasformarsi in una specie di
talent per agenzie? Forse sì e vedremo presto se la formula piacerà agli operatori del settore. MercedesBenz Italia prova a rivoluzionare le modalità di selezione del proprio partner digitale. La casa automobilistica
lancia il 'Digital Business Game 2015'. L'operazione prevede due fasi: una prima di scouting, con candidature
e selezione delle agenzie partecipanti (dal 3 dicembre 2014 e al 6 gennaio 2015), una seconda dedicata
all'elaborazione documenti, alla presentazione dell'oerta economica e alle prove del Digital Business Game,
che si concluderà alla fine di marzo. Potranno provare a prendere parte alla gara le agenzie digital in
possesso dei seguenti requisiti: minimo 30 dipendenti/collaboratori in Italia al momento della candidatura e un
fatturato 2013 superiore ai 3 milioni di euro. Saranno inoltre, richiesti: portfolio clienti e case history rilevanti
degli ultimi due anni. Il pitch coinvolgerà anche agenzie chiamate direttamente da MercedesBenz, oltre a
quelle al scelte fra le candidature spontanee pervenute tramite web . Le agenzie selezionate riceveranno il
brief completo per l'elaborazione dei documenti di approfondimento. Dal 21 febbraio al 7 marzo 2015, le
partecipanti al Digital Business Game dovranno sfidarsi su tre diverse prove: strategia e creatività, lead
generation, social marketing e strategia retail marketing. Ogni 'test' sarà filmato e verranno realizzate delle
video puntate per ciascuna agenzia che saranno poi pubblicate sul sito. Il Digital Business Game sfida le
agenzie digital in diverse aree che insieme definiscono la strategia digital MercedesBenz e Smart per i
prossimi anni. Al termine del processo della selezione potranno essere selezionate più agenzie. Non è stato
stabilito il numero delle agenzie che saranno scelte e invitate direttamente da Mercedes-Benz Italia né il
numero di quelle che saranno invitate a partecipare attraverso le candidature spontanee. E' stata imboccata
la strada della trasparenza, o siamo di fronte all'ennesimo svilimento della professione? Al di là delle reazioni
indignate sui social, a darci la risposta vera sarà il numero di adesioni che arriveranno all'azienda. Sarà un
gioco, o un gioco al massacro?
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all'Interno
05/12/2014
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Pag. 26
cheF alla prova DI MuKKI e IM*MeDIa
Sul sito www.chefcontest.mukki.it ha preso il via il primo concorso di cucina dedicato ai fan della fan page
Facebook di Mukki (Centrale del latte di Firenze, Pistoia e Livorno S.p.A.), celebre azienda che da 60 anni è
punto di riferimento del mercato del latte e dei suoi derivati in Toscana. L'iniziativa - avviata l'1 ottobre - è
stata curata con successo da IM*MeDIa - digital agency con sedi a Milano, Firenze e Palermo - che ha
affiancato l'azienda in tutti i processi di ideazione, grafica, sviluppo e supporto alla comunicazione sul digital.
Nato con l'obiettivo di sfruttare tutte le leve del popolare social network per promuovere il brand, il 'Mukki
Chef Contest' ha trasformato l'apparente svantaggio di un concorso territoriale in un'opportunità per
alimentare l'interazione e l'interesse degli utenti sulla fan page ufficiale. IM*MEDIA è stata scelta per
accompagnare l'azienda e il progetto in tutte le fasi, dal concept alla realizzazione grafica, fino alla completa
messa online, integrando attività di content strategy e advertising. A breve lo chef stellato Marco stabile
decreterà la 'Miglior ricetta dello chef', mentre per la categoria 'Miglior food blogger' una qualificata
commissione sceglierà chi tra tutti si è distinto nella modalità di presentazione e racconto della ricetta. Infine,
per la categoria 'Miglior ricetta social' saranno estratte le prime tre tra quelle che avranno ottenuto il maggior
numero di Mi piace. In palio per i primi classificati di ogni categoria una lezione di cucina nel ristorante Ora
d'aria dello chef stellato Marco Stabile. I secondi e i terzi classificati invece riceveranno una valigetta piena di
prodotti Mukki.
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
contest
05/12/2014
Pubblicita Today
Pag. 31
nasce MasTercucIna.neT, Il nuovo porTale DI eDIzIonI MasTer
Importanti novità per il gruppo editoriale edizioni Master , che lancia Mastercucina .net (
www.mastercucina.net ). Già online in versione beta, il portale ha come guide i più popolari chef italiani: da
Anna Moroni a Sal De Riso, da Gabriele Bonci ad Alessandra Spisni, senza dimenticare antonella clerici ,
regina indiscussa dei fornelli in tv e de La Prova del Cuoco Magazine , la pubblicazione edita da Edizioni
Master che rappresenta uno dei più grandi successi editoriali degli ultimi anni. MasterCucina.net, avvalendosi
del know- how acquisito e con l'obiettivo di valorizzare le sinergie editoriali carta- web del Gruppo in ambito
Cucina, mira ad essere il punto di riferimento italiano sul web per tutti gli appassionati di cucina. "Con questo
nuovo portale, intendiamo potenziare ulteriormente la nostra presenza nel segmento Cucina, le cui
pubblicazioni in edicola hanno già evidenziato il gradimento del pubblico", ha dichiarato Massimo sesti ,
presidente e amministratore delegato del Gruppo Edizioni Master. "MasterCucina è senz'altro un tassello
importante che arricchisce ulteriormente la nostra capacità di penetrazione nel mercato. Grazie al nuovo
portale - ha proseguito Sesti - da oggi disponiamo di un'unica vision editoriale, in grado di offrire agli
investitori una total audience qualificata e interessata". "Presentarsi al mercato della Cucina con un portfolio
di offerte così ricco" , ha dichiarato costantino cialfi , Sales Manager di Master advertising ( www. masteradv.it
), concessionaria adv del Gruppo Edizioni Master - costituito dal magazine di Cucina più venduto in Italia, da
prodotti collezionabili e pubblicazioni di prestigio in collaborazione con i più grandi chef e maestri di cucina e
da un portale destinato ad essere il punto di riferimento sul web della cucina italiana, è per la nostra
concessionaria motivo di grande soddisfazione. Con il nuovo portale saremo sempre più in grado di offrire, ai
nostri clienti attuali e potenziali, pianificazioni e progetti speciali distribuiti in maniera mirata, organica e
sinergica sui media del nostro Gruppo".
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 05/12/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
IDEATo E PRoGETTATo DALLA REDAzIoNE DE LA PRoVA DEL CUoCo MAGAzINE
04/12/2014
360com
Pag. 14
In dialogo reale con i brand preferiti
si arriva aL superamento dei Limiti imposti daLLo schermo deL proprio smartphone. operazione condotta in
stretta coLLaborazione con nuance voice ads e con opera med iaWorks, La piattaforma pubbLicitaria numero
uno aL mondo
Lumata, player di riferimento nell'ambito del mobile marketing ed advertising, amplia ulteriormente il proprio
portafoglio di formati rich media con Nuance Voice Ads, sviluppato da Nuance Communication, lanciato per la
prima volta nell'aprile del 2013. Ora, grazie a una collaborazione con Opera Mediaworks, la nuova
piattaforma voice-enabled darà modo ai consumatori di intraprendere un dialogo reale con i brand preferiti,
superando i limiti imposti dallo schermo del proprio smartphone. Opera Mediaworks, la piattaforma
pubblicitaria indipendente numero uno del mondo, ha collaborato con Nuance allo sviluppo di una nuova suite
di prodotti che si pongono l'obiettivo di raggiungere e coinvolgere una vasta audience su smartphone e tablet.
Nuance Voice Ads sfrutterà gli SDK AdMarvel di Opera Mediaworks per consentire agli inserzionisti di
interagire con i clienti attraverso la voce. E' infatti possibile utilizzare messaggi preregistrati diretti ai
consumatori e indirizzarli verso diverse opzioni "call to action", come "Inviami una email per questa oerta" o
"Condividilo si Facebook". Il nuovo format sarà utilizzato prima nel Sud Europa ed è il risultato di una
partnership che coinvolge Opera Mediaworks, Nuance e Lumata. L'unione tra le competenze e l'esperienza di
queste aziende hanno dato vita a un format che porta il mobile advertising su un nuovo livello di interattività
con il consumatore. Questo nuovo rich media sfrutta la tecnologia di riconoscimento vocale disponibile sugli
smartphone, ore nuove, ecaci modalità di engagement, e rende semplice e divertente l'interazione tra
consumatore e brand. «Il lancio di questo nuovo, innovativo prodotto, realizza il sogno dei brand di ingaggiare
una reale conversazione coi clienti - dichiara in proposito Filippo Arroni, Head of Advertising di Lumata -.
Voice Ads migliora per i brand le possibilità di ascolto delle esigenze dei consumatori e quindi di orire prodotti
sempre più in linea con le loro reali aspettative. Questo ulteriori ampliamento del nostro portfoglio Rich Media
sottolinea, ancora una volta, la nostra leadership nel settore e la nostra capacità di innovazione con la
collaborazione dei migliori provider». Lumata, dunque, procede nel proprio sviluppo. Oggi è un'azienda leader
nel settore dei servizi soware e marketing, totalmente focalizzata sul mondo del mobile marketing. L'obiettivo
è fornire a operatori, brand e advertiser gli strumenti con cui gestire ecacemente l'interazione tra brand e
consumatori attraverso device mobili, ovvero ciò che in casa Lumata viene definito Mobile Relationship
Management. I dieci anni di esperienza e di successi della struttura sono fondati sulla solida base di una
tecnologia vincente, una profonda conoscenza del settore e il focus su trasparenza e misurazione. Lumata è
nata nel novembre del 2011 grazie a uno spin-o ed è sostenuta da Francisco Partners, un fondo di
investimento privato leader nel settore delle tecnologie, che gestisce oggi partecipazioni per oltre 7 miliardi di
dollari.
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 05/12/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Lumata, pLaYer di riferimento per mobiLe marketing ed advertising , ampLia iL portafogLio di formati rich
media
04/12/2014
360com
Pag. 16
HiMedia Advertising è il principale network europeo, esperto di pubblicità digitale. L'azienda offre ai propri
clienti una vasta gamma di soluzioni pubblicitarie per rafforzare e ottimizzare la loro strategia sull'online. Il
Network HiMedia conta di circa 400 milioni di impressions al mese (fonte AppNexus) e oltre 7 milioni di utenti
unici per mese (fonte Audiweb). E' organizzata in quattro differenti business unit. Adexchange.com: display,
programmatic & Rtb attraverso AppNexus Market Place; Mobvious: mobile advertising; Fullscreen: offerta
video adv; e Magic: soluzioni creative e branded content.
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Who's Who: himedia adv
04/12/2014
Tivu - N.12 - dicembre 2014
Pag. 31
A CURA DI ELIANA CORTI
goLd 5 aL debutto. La concessionaria di video display adv composta da A. Manzoni & C., Banzai, Italiaonline,
Mediamond e Rcs Media Group presenta la sua offerta commerciale: i prodotti si basano sui formati Video
Masthead e Video Box, pianificabili all'interno di contenuti editoriali di brand digitali come Corriere della sera ,
Virgilio, TgCom24, GialloZafferano, L'Espresso e La Gazzetta dello sport , per una reach dell'89% sul totale
web su base mensile pari a 25mln di italiani (fonte Audiweb View). Fanno parte del team l'ad Andrea
Santagata, il responsabile operativo Bernardo Notarangelo, Andrea Cugnasca e Federico Besnate,
rispettivamente responsabile commerciale e marketing. La tV non SI muoVe. Il mercato pubblicitario italiano
chiude i primi nove mesi del 2014 con una flessione del 3,2% rispetto allo stesso periodo 2013, perdendo
circa 142mln e passando quindi da 4,5 a 4,3mld di euro. La televisione resta stabile (0,0%), con investimenti
pari a 2,47mld di euro. Il totale mercato chiude il singolo mese di settembre con un -6,2%. Sono 10 i settori
merceologici in crescita, per un apporto di circa 135mln. L'incremento è a due cifre per i comparti
Elettrodomestici (+21,8%), Giochi/articoli scolastici (+30,5%) e Finanza/ Assicurazioni (+22,1%); brusca
frenata per le Telecomunicazioni, a -29,5%. In calo anche Automotive e Moto/veicoli (-6,4% e -23,9%).
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 05/12/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Poste Italiane, Telecom Italia, Calzedonia e Barilla sono i brand italiani più
attivi su questo settore
04/12/2014
ADV Express
Sito Web
Già online in versione beta, il portale www.mastercucina.net ospita ricette e consigli presentati con un taglio
editoriale nuovo, aperto ai contributi dei lettori e volto a favorire una navigazione semplice e intuitiva. Il sito
contribuisce a rafforzare le sinergie con gli altri prodotti editoriali del gruppo nel segmento cucina come 'La
Prova del Cuoco Magazine', I Genietti di Anna Moroni, Sal de Riso , il Re delle torte, I grandi maestri della
pizza, La Pasta fatta in casa di Alessandra Spisni, Le ricette profumate di Antonella Clerici. La raccolta p
curata da Master Advertising. Edizioni Master lancia 'MasterCucina.net' (www.mastercucina.net). Già online
in versione beta, il portale ha come guide d'eccezione i più popolari chef italiani: da Anna Moroni a Sal De
Riso, da Gabriele Bonci ad Alessandra Spisni, ad Antonella Clerici, regina dei fornelli in tv e de 'La Prova del
Cuoco Magazine'. MasterCucina.net ospita ricette e consigli per tutti i gusti, presentate con un taglio
editoriale nuovo, aperto ai contributi dei lettori e volto a favorire una navigazione semplice e intuitiva.
Contributi sia testuali che multimediali, grazie alla presenza di un archivio di foto e video, consentono di
illustrare passo dopo passo i procedimenti da seguire per riprodurre fedelmente i piatti per ogni occasione.
Edizioni Master ha maturato un forte know-how nel segmento Cucina, grazie a prodotti editoriali come 'La
Prova del Cuoco Magazine'. In collaborazione con i più grandi chef, pasticceri e maestri della pizza italiani,
la redazione Cucina e lo staff della Scuola di Cucina del Gruppo Edizioni Master hanno ideato, progettato e
lanciato in edicola una serie di prodotti editoriali e collezionabili come I Genietti di Anna Moroni, Sal de Riso
, il Re delle torte, I grandi maestri della pizza, La Pasta fatta in casa di Alessandra Spisni, Le ricette
profumate di Antonella Clerici. MasterCucina.net, avvalendosi del know-how acquisito e con l'obiettivo di
valorizzare le sinergie editoriali carta-web del Gruppo in ambito Cucina, mira ad essere il punto di riferimento
italiano sul web per tutti gli appassionati di cucina. "Con questo nuovo portale intendiamo potenziare
ulteriormente la nostra presenza nel segmento Cucina, le cui pubblicazioni in edicola hanno già evidenziato il
gradimento del pubblico", ha dichiarato Massimo Sesti, Presidente e Amministratore Delegato del Gruppo
Edizioni Master. "MasterCucina è senz'altro un tassello importante che arricchisce ulteriormente la nostra
capacità di penetrazione nel mercato. Grazie al nuovo portale" - ha proseguito Sesti - "da oggi disponiamo di
un'unica vision editoriale, in grado di offrire agli investitori una total audience qualificata". "Dopo aver portato
la TV sulla Carta, operazione crossmediale molto delicata ma premiata dai nostri lettori" - ha dichiarato
Massimo Mattone, Direttore Editoriale del Gruppo Edizioni Master - "abbiamo portato la Carta sul Web: una
sfida altrettanto impegnativa che, speriamo, sarà apprezzata dalle nostre lettrici e dai nostri lettori che amano
la Cucina e il nostro modo di raccontarla "Era necessario - ha continuato Mattone - unificare gli sforzi in
un'unica mission editoriale capace di essere contemporaneamente punto di riferimento in edicola e sul web
per i nostri lettori e porto sicuro per gli inserzionisti di settore che intendano veicolare il loro messaggio a un
target ben identificato e identificabile". "Presentarsi al mercato della Cucina con un portfolio di offerte così
ricco - ha dichiarato Costantino Cialfi, Sales Manager di Master Advertising (http://www.masteradv.it),
concessionaria adv del Gruppo Edizioni Master - costituito dal magazine di Cucina più venduto in Italia, da
prodotti collezionabili e pubblicazioni di prestigio in collaborazione con i più grandi chef e maestri di cucina e
da un portale destinato ad essere il punto di riferimento sul web della cucina italiana, è per la nostra
concessionaria motivo di grande soddisfazione. "Con il nuovo portale - ha continuato Cialfi - saremo sempre
più in grado di offrire, ai nostri clienti attuali e potenziali, pianificazioni e progetti speciali distribuiti in maniera
mirata, organica e sinergica sui media del nostro Gruppo". EC
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Nasce Mastercucina.net, il portale di Edizioni Master dedicato alla cucina.
Si rafforzano le sinergie iù sinergie tv, carta e web del gruppo
04/12/2014
ADV Express
Sito Web
Lo spot online sul web, prodotto da Animal Black Films (Regia Giulio Volpe), sotto la Direzione Creativa
esecutiva di Michele Mariani (art: Alessandro Padalino, copy Alessandro Brunetti) è stato realizzato in favore
di AlfaOmega, un'associazione, attiva sul territorio lombardo, che da anni offre il suo aiuto e la sua
esperienza a persone affette dal virus HIV, prive di riferimenti familiari e sociali. Nel solco della lunga
tradizione di impegno sociale di Armando Testa, è online sul web, dal primo dicembre, un nuovo spot
dedicato alla lotta contro l'aids, in occasione della Giornata Mondiale dedicata alla malattia. Lo spot, prodotto
da Animal Black Films (Regia Giulio Volpe), sotto la Direzione Creativa esecutiva di Michele Mariani (art:
Alessandro Padalino, copy Alessandro Brunetti) è stato realizzato in favore di AlfaOmega, un'associazione,
attiva sul territorio lombardo, che da anni offre il suo aiuto e la sua esperienza a persone affette dal virus HIV,
prive di riferimenti familiari e sociali. La scena, al centro dello spot, si svolge in un'auto. Due ragazzi appartati
sono mostrati nel mezzo delle loro effusioni amorose. Tra una carezza e un bacio, il ragazzo in un momento
di passione, sfila la maglietta alla ragazza. Proprio nel momento in cui le sfila l'indumento, gli appare davanti
la madre che, con voce incalzante, gli ricorda di proteggersi. La classica raccomandazione materna viene
così trasformata in uno spiritoso "incubo" che mai vorremmo si avverasse! Lo spot, raccontato con toni
ironici, si chiude con un cartello finale che riassume il senso dell'iniziativa: "Pensaci per non pensarci. Usa il
preservativo". Un esempio di spot sociale che, per coinvolgere il pubblico su tematiche impegnate, lascia da
parte paternalismo e violenza, per aprire la strada allo straordinario potere del sorriso. L'Agenzia, e tutti i
professionisti coinvolti, hanno lavorato con passione e a titolo gratuito. Guarda lo spot
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Il potere del sorriso nella prevenzione all'Aids nella campagna di A.Testa
04/12/2014
ADV Express
Sito Web
La digital agency ha affiancato l'azienda in tutti i processi di ideazione, grafica, sviluppo e supporto alla
comunicazione sul digital del primo concorso di cucina dedicato ai fan della fan
page Facebook di Mukki (Centrale del latte di Firenze, Pistoia e Livorno), celebre azienda che da 60 anni è
punto di riferimento del mercato del latte e dei suoi derivati in Toscana. A livello tecnico IM*MEDIA ha
realizzato la tab provvista di un'interfaccia grafica accattivante che rispecchiasse i valori di Mukki, più
una piattaforma back-end dedicata alla gestione delle varie sezioni. www.chefcontest.mukki.it è il primo
concorso di cucina dedicato ai fan della fan page Facebook di Mukki (Centrale del latte di Firenze, Pistoia e
Livorno), celebre azienda che da 60 anni è punto di riferimento del mercato del latte e dei suoi derivati in
Toscana. L'iniziativa - avviata l'1 ottobre - è stata curata con successo da IM*MEDIA - digital agency con sedi
a Milano, Firenze e Palermo - che ha affiancato l'azienda in tutti i processi di ideazione, grafica, sviluppo e
supporto alla comunicazione sul digital. Nato con l'obiettivo di sfruttare tutte le leve del popolare social
network per promuovere il brand, il 'Mukki Chef Contest' ha trasformato l'apparente svantaggio di un
concorso territoriale in un'opportunità per alimentare l'interazione e l'interesse degli utenti sulla fan page
ufficiale. IM*MEDIA è stata scelta per accompagnare l'azienda e il progetto in tutte le fasi, dal concept alla
realizzazione grafica, fino alla completa messa online, integrando attività di content strategy e advertising.
Attraverso una tab ottimizzata sia per desktop/tablet che per smartphone, gli utenti sono entrati in contatto
con il fresco Mondo di Mukki e hanno messo alla prova la propria professionalità in cucina, condividendo
passione, divertimento e consigli. Il feedback degli utenti toscani è stato positivo, così come i numeri del
concorso: · +700 condivisioni registrate; · +3.000 'Mi Piace' spontanei sulla pagina; · +250 ricette candidate; ·
+2.000 voti espressi; · +1.500 utenti votanti A livello tecnico IM*MEDIA ha realizzato la tab provvista di
un'interfaccia grafica accattivante che rispecchiasse i valori di Mukki, più una piattaforma back-end dedicata
alla gestione delle varie sezioni, alcune delle quali gestite e aggiornate autonomamente dal cliente attraverso
l'utilizzo di un CMS creato ad hoc. L'agenzia ha inoltre collaborato a diffondere l'iniziativa sia attraverso
attività di social advertising sia come affiancamento all'azienda nell'elaborazione dei contenuti della fan page.
"Volevamo realizzare qualcosa di nuovo per i nostri fan - ha commentato Luca Musumarra, Marketing
Manager di Mukki - . Con tutte le iniziative che ogni giorno vengono lanciate dai Brand, non sempre è facile
trovare la chiave per coinvolgere maggiormente i fan, ma i numeri ci confermano che l'intuizione era buona.
Siamo contenti dei risultati ottenuti". "I commenti che riceviamo dai nostri Clienti e le statistiche sulla
partecipazione ci confermano che i social contest sono una leva molto utile per attivare la fan base. Siamo
molto soddisfatti dell'andamento di questa iniziativa curata dalla nostra agenzia", ha dichiarato Pasquale
Esposito Lavina, Presidente e Direttore del Servizio Clienti di IM*MEDIA. A breve lo chef stellato Marco
Stabile decreterà la 'Miglior ricetta dello chef', mentre per la categoria 'Miglior food blogger' una qualificata
commissione sceglierà chi tra tutti si è distinto nella modalità di presentazione e racconto della ricetta. Infine,
per la categoria "Miglior ricetta social" saranno estratte le prime tre tra quelle che avranno ottenuto il maggior
numero di 'Mi piace'. In palio per i primi classificati di ogni categoria una lezione di cucina nel ristorante 'Ora
d'aria' dello chef stellato Marco Stabile. I secondi e i terzi classificati invece riceveranno una valigetta piena di
prodotti Mukki. SP
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 05/12/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
IM*MEDIA firma il 'Mukki Chef Contest'
04/12/2014
ADV Express
Sito Web
Come annunciato ieri in conferenza stampa a Milano, la società ha deciso di rafforzare i propri investimenti in
Italia, dov'è presente dal 2003, ed ha rilasciato un sistema di misurazione integrato dell'esperienza di
fruizione di internet su tutti i device. Un nuovo tool che, come spiega ad ADVexpress Fabrizio Angelini, ceo
di sensemakers che rappresenta in esclusiva comScore in Italia, "contribuirà a rendere il nostro Paese
all'avanguardia nello sviluppo digitale e soprattutto nell'efficienza. Di questo c'è grande bisogno in un settore
che evolve velocemente e necessita di misurazioni trasparenti che integrino i dati con un panel statistico
rappresentativo.". Comscore è una società specializzata nella tecnologia online per misurare le attività degli
utenti nella rete trasformandola in informazioni e insight per i clienti in modo che possano investire in maniera
effiace sul web. Come annunciato ieri in conferenza stampa a Milano, ComScore ha deciso di rafforzare i
propri investimenti in Italia, dov'è presente dal 2003 ed ha rilasciato un nuovo strumento, la MMx Multiplatform, un sistema di misurazione integrato dell'esperienza di fruizione di internet su tutti i device. Un nuovo
tool che, come spiega ad ADVexpress Fabrizio Angelini, ceo di sensemakers che rappresenta in esclusiva
comScore in Italia, contribuirà a rendere il nostro Paese all'avanguardia nello sviluppo digitale e soprattutto
nell'efficienza. Di questo c'è grande bisogno in un settore che evolve velocemente e necessita di misurazioni
trasparenti che integrino i dati con un panel statistico rappresentativo.". Uno strumento che metterà ordine
all'interno di un enorme 'universo' di interazioni online. "Ogni mese trattiamo oltre 1 triliardo di interazioni
provenienti da 172 Paesi diversi, con un panel di 2 milioni di individui, 40.000 dei quali in Italia. La seconda
novità lanciata dal player sul mercato italiano riguarda l'adv online ed è vCE 2.0, soluzione olistica di
validazione delle campagne online che, spiega Angelini, è già stata scelta da Italiaonline ed è oggetto di
valutazione da parte di alcuni centri media.
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 05/12/2014
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ComScore investe in Italia con la MMx Multi-platform per la misurazione
integrata delle audience e vCE 2.0 per l' adv online
04/12/2014
Engage.it
Sito Web
Black Friday & Cyber Monday: lo shopping online è in crescita
Nel 2014 gli acquisti online durante il Black Friday sono cresciuti del 31% rispetto allo scorso anno, e del 27%
durante il Cyber Monday. Sono queste le tendenze delle attività di e-commerce rilevate da myThings
Nel 2014 gli acquisti online durante il Black Friday sono cresciuti del 31% rispetto allo scorso anno, e del 27%
durante il Cyber Monday. Sono queste le tendenze delle attività di e-commerce rilevate da myThings, società
operante nel campo delle soluzioni di advertising online, che ha messo a confronto le conversion del 2013 e
del 2014 sui siti fashion, retail, viaggi e telecomunicazioni durante il venerdì e il lunedì dello shopping.Questi
due giorni diventano molto caldi se si tratta di acquisti online: il Black Friday 2014 ha visto un incremento
degli acquisti da pc pari al 120% rispetto ai quattro venerdì precedenti, con una spesa media più alta del
20%; da mobile la spesa media si è invece alzata dell'85 %, con acquisti incrementati del 190% rispetto alle
settimane passate. Durante il Cyber Monday gli acquisti da pc sono aumentati del 50% (sempre rispetto ai
quattro lunedì precedenti) e la spesa media del 7%. Anche in questo caso, il dato interessante riguarda gli
acquisti effettuati da mobile, che l'1 dicembre sono saliti del 77% rispetto alle settimane precedenti.È
interessante notare una supremazia indiscussa dei device iOs rispetto agli Android, che da soli hanno
generato un +145% delle conversioni, per una spesa totale del 160% più alta rispetto all'anno scorso durante
il Black Friday e il 125% di acquisti in più, con un aumento della spesa del 155%, durante il Cyber Monday.
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 05/12/2014
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Tecnologia
04/12/2014
10:46
Pubblicitaitalia.it
Sito Web
Tutte le News
Andrea Marino: "Il fatturato 2014 dell'azienda cresce del 5%. Obiettivo per la nuova linea dei piccoli
elettrodomestici: raddoppiare il fatturato nel 2015". Nel 2014 campagna in tv e sul web con un investimento di
3 mln (budget digital del 15%). Confermati i partner Essere presente in tutti i touch points: è questa la
strategia per il brand Hotpoint-Ariston, raccontata ieri a Milano da Andrea Marino (nella foto), Marketing
Director Mercato Italia di Indesit Company. "A causa della rivoluzione digitale, il concetto di target si è
annullato: oggi è il consumatore a scegliere il target cioè un prodotto o un'azienda - ha introdotto il manager -.
Quindi l'unica strategia di comunicazione possibile è quella di essere 'always on' nel tempo e nello spazio.
Questo non avviene più solo tramite la comunicazione sui media tradizionali, ma anche attraverso il web, il
punto vendita dove si concretizza il 70% delle decisioni di acquisto, le consumer rewies, la presenza sui siti
dei principali retailer, la collaborazione con food blogger e con partner strategici, tra cui P&G per il bucato,
Reckitt Benckiser per il lavaggio stoviglie, illy per il caffè, l'Associazione Professionale Cuochi Italiani e Giallo
Zafferano, con i quali abbiamo lanciato il contest 'Con Hotpoint-Ariston lo Chef sei tu'. Per Hotpoint-Ariston, il
web marketing è un pilastro fondamentale della strategia di crescita. L'intera nostra strategia digital è
sviluppata pensando a come favorire il processo di acquisto: ottimizzazione dei siti web, pagine Facebook e
canali YouTube, video e tutorial, concorsi e partneship contribuiscono a farci dialogare quotidianamente con i
fan dei nostri prodotti e a comunicare loro le nostre attività di marca. La strategia è stata sviluppata anche
grazie all'expertise digitale di MRM e del centro media Vizeum". Il brand di elettrodomestici, che si posiziona
nella fascia premium, ha imboccato la via digitale circa tre anni fa; lo scorso anno ha rinnovato nella grafica e
nell'architettura il sito www.hotpoint-ariston.it e ha creato un sito eCommerce per la linea di piccoli
elettrodomestici, lanciata a metà 2013. "I risultati raggiunti ci incoraggiano - ha confermato Marino -. Il nuovo
sito cresce del 50% sia in termini di visite, che sono oltre i 1,5 milioni nel 2014, sia in termini di tempo medio
di permanenza. La pagina Facebook europea conta 500mila fan, quella italiana 70mila. Abbiamo un sistema
di monitoraggio del web sentiment e un database di 180mila utenti registrati: chiuderemo l'anno con 2 milioni
di email inviate". Quest'anno Hotpoint-Ariston da maggio a luglio è tornato in comunicazione in tv e sul web.
"Dopo un silenzio in tv di 4 anni, volevamo focalizzare l'attenzione sulla gamma dei prodotti e sulle
innovazioni riguardo alle performance dei prodotti. Per questo non siamo andati on air con un 30", ma
abbiamo optato per formati speciali su reti Sky, Rai, Mediaset e su Real Time, utilizzando testimonial e
posizioni privilegiati all'interno dei break, prevalentemente in prime time. Un investimento di 3 milioni di euro,
di cui il 15% è stato destinato al digital, in particolare al programmatic advertising. L'obiettivo di questo flight
era di costruire sul marchio brand consideration, cresciuta nell'ultimo anno e mezzo, così come la brand
awareness che negli ultimi tre anni si è attestata oltre il 50%". Indesit Company è stata acquistata qualche
mese fa dal Gruppo Whirlpool e proprio in questi giorni si stanno completando le fasi del processo azionario,
con il delisting alla Borsa italiana. "Finora - ha precisato Marino - abbiamo operato come due aziende
separate. Mi aspetto che nel 2015 ci siano delle forme di integrazione commerciale, ma per quanto riguarda
la comunicazione attualmente non ci sono novità". Confermati, quindi, i partner di comunicazione: JWT per
l'atl, MRM per il digital, MSL Group per le pr e Showreel e Walk in per l'instore marketing. "A Natale faremo
molte attività nei punti vendita con l'utilizzo di promoter e ci sarà una coda delle attività di programmatica dv
sul web. Le strategie di comunicazione nel 2015 proseguiranno il cammino intrapreso, con qualche
rivisitazione nell'adv istituzionale, a partire da una presenza più spalmata nel corso dei 12 mesi e l'utilizzo di
tv commercial al posto dei formati speciali. Sul brand Indesit il budget è più ridotto e si focalizzerà sul web. In
un mercato che a fine anno crescerà dell'1%, quello di Indesit Company registrerà +5% rispetto al 2013,
anche grazie ai piccoli elettrodomestici su cui l'azienda ha triplicato il fatturato sull'anno di lancio, con
l'obiettivo di raddoppiarlo nel 2015", ha concluso Marino. Valeria Zonca Condividi
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 05/12/2014
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Hotpoint-Ariston è 'always on' con lo sviluppo del web marketing
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO
48 articoli
05/12/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Padoan: l'Italia decisiva nella svolta Ue sul lavoro
Pier Carlo Padoan
C aro direttore,
il commento di Luigi Offeddu sulla presidenza di turno dell'Ue («L'ultima occasione per riscattare il semestre
europeo», il Corriere della Sera , 4 dicembre) sottovaluta quanto è stato fatto dall'Italia a partire dal primo
luglio.
Soffermandomi brevemente sui temi di mia competenza, mi limito a ricordare che sei mesi fa crescita e
investimenti erano temi estranei alla prospettiva di Bruxelles.
Grazie all'iniziativa italiana, oggi l'Unione Europea è al lavoro su tre fronti: le carenze sia sul lato della
domanda che sul lato dell'offerta, la necessità di spingere l'acceleratore sugli investimenti (la task force BeiCommissione nata a Milano in settembre ha anticipato il piano Juncker, così che già all'Ecofin di martedì
prossimo potremo valutare una massa critica di progetti sui quali fare confluire le risorse), la relazione tra
l'attuazione delle riforme strutturali e la flessibilità nel consolidamento di bilancio. Dalla recente valutazione
delle leggi di stabilità dei Paesi membri dell'Unione monetaria traspare in modo netto la consapevolezza di
quanto queste dimensioni delle economie nazionali siano legate tra loro e con i destini comunitari. Il lavoro
della presidenza italiana ha certamente contributo a far maturare questa consapevolezza.
Il commento ricorda anche che ci eravamo impegnati a migliorare l'integrazione interna ma ignora i risultati
raggiunti nelle misure di contrasto a evasione ed elusione fiscale, che rendono più eque ed equilibrate le
condizioni competitive tra imprese (abbiamo raggiunto l'accordo politico per avviare lo scambio automatico di
informazioni fiscali dal 2017 e martedì prossimo potremmo conseguire l'accordo per una clausola antielusiva
nella direttiva che regola la distribuzione di profitti tra società di uno stesso gruppo aziendale).
Infine, abbiamo messo nell'agenda dei prossimi mesi la Capital Markets Union quale passo ulteriore per
l'integrazione del mercato finanziario.
Questi sono solo gli esiti più evidenti di un lavoro negoziale che deve mettere d'accordo 28 Stati diversi. In
Europa come in Italia non esistono bacchette magiche e i risultati non si manifestano da un giorno all'altro,
ma il lavoro che il governo e l'amministrazione stanno conducendo con tenacia sta già contribuendo a
cambiare l'orientamento del Paese e delle istituzioni comunitarie.
Pier Carlo Padoan
Ministro dell'Economia
e delle Finanze
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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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La lettera il ministro
05/12/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:619980, tiratura:779916)
«Anche Google rispetti le nostre regole»
Buttarelli, il garante europeo: su trasparenza e privacy i colossi Usa dovranno adeguarsi
Beppe Severgnini
«Google un posto sicuro per i dati degli utenti? Non sono d'accordo. Credo che i nostri dati saranno sempre
di più nelle nuvole, ma i nostri diritti devono stare con i piedi per terra. Non devono essere virtuali. C'è ancora
poca trasparenza sull'uso delle informazioni personali»: ne è convinto il magistrato Giovanni Buttarelli, 57
anni, nuovo garante europeo della protezione dei dati personali. a pagina 27
Ieri il Parlamento europeo e il Consiglio Ue hanno formalizzato la nomina di Giovanni Buttarelli come
European data protection supervisor (Edps), garante europeo della protezione dei dati personali. Magistrato
ordinario dal 1986, Buttarelli (classe 1957, nato a Frascati) è stato segretario generale dell'Autorità garante
per la protezione dei dati personali in Italia dal 1997 al 2009, e vice dell'Ufficio europeo dal 2009. È la sua
prima intervista nel nuovo incarico. Risponde in collegamento Skype da Bruxelles.
Privacy. Lei lo pronuncia all'inglese (pri-va-cy) o all'americana (prai-va-cy)?
«Tutt'e due, a seconda della collocazione geografica del discorso».
C'è chi ha commentato la sua nomina come «un successo italiano». È corretto?
«Sì. Credo sia un'occasione da capitalizzare come sistema-Paese. L'Italia è sottorappresentata nelle
istituzioni europee a livello amministrativo-burocratico. Questa è un'importante carica dal punto di vista
gerarchico. Siamo un Paese fondatore dell'Ue. Possiamo e dobbiamo fare e contare di più nei processi
decisionali».
«Il Garante europeo della protezione dei dati è un'istituzione sempre più importante, ma ancora da costruire a
pieno. Ragione in più per scegliere un leader carismatico», ha detto Eva Joly, membro della commissione
Libe (Libertà civili, giustizia e affari interni) del Parlamento europeo. Lei è un leader carismatico, dottor
Buttarelli?
«I requisiti prevedevano la scelta di una persona capace di rappresentare la protezione dei dati ai più alti
livelli internazionali. Mi auguro che la scelta abbia avuto successo. C'è una top ten list di esperti credibili nel
mondo, ed è una lista abbastanza attendibile».
Molto bene. Ma non ha risposto alla domanda. Lei è un leader carismatico?
«Credo di avere attendibilità a livello internazionale per far passare questi principi su scala non solo europea.
In questa materia non basta il politico affascinante che seduce, ci vuole un lavoro di lungo respiro. Sono qui
dopo un investimento di oltre vent'anni».
Lei si chiede in un tweet, in inglese: «Big data (una raccolta di dati tanto grande e complessa da richiedere
strumenti differenti da quelli tradizionali, ndr ) è una sfida troppo grande per la protezione dei dati? La riforma
Ue è abbastanza robusta/flessibile per affrontare la questione su scala mondiale?». Può rispondere a se
stesso, se vuole.
«Sì, la riforma europea è la risposta alla rivoluzione Big data. Non è necessario ripensare i principi di tutela
dei diritti, bensì applicarli in modo completo. Ci vuole una privacy digitale, dinamica, fresca, sburocratizzata e
soprattutto attenta alle nuove tecnologie. Non possiamo pensare che ogni nuova tecnologia detti soluzioni
nella forma "prendere o lasciare". C'è anche una valutazione di sostenibilità, di accettabilità etica. Non
possiamo avere diritti fondamentali low cost».
Una priorità?
«Nel post-mondo della sorveglianza globale, la riforma della privacy dev'essere assolutamente approvata
entro il prossimo anno, in modo definitivo: è la mia priorità delle priorità. Applicheremo queste leggi nel
mondo a chiunque offrirà beni e servizi a individui in Europa, o li profilerà. Anche se solo due dei venti big
data player sono stabiliti nell'Unione. I dati sono il petrolio del futuro, il sangue vitale dei processi decisionali,
ma possono essere anche un'arma nucleare».
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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INTERVISTA
05/12/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:619980, tiratura:779916)
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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Non rischiamo il «tecnopanico», come l'ha definito Jeff Jervis?
«Io non ho una "Googlefobia". Spero che il dialogo transatlantico prosegua e il Ttip (Transatlantic trade and
investment partnership, Trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti, ndr ) veda presto la luce: è
il trattato dei trattati. Ma non a spese dei diritti fondamentali».
Lei è d'accordo nel separare il motore di ricerca dai servizi commerciali di Google?
«Non è una mia competenza. Diciamo però che abbiamo chiesto alle autorità che si occupano di antitrust di
incorporare i principi di privacy nelle loro attività».
Il Corriere in estate ha intervistato Eric Schmidt, il numero uno di Google. Ci ha detto: «Google oggi è il posto
più sicuro dove mettere i propri dati». È d'accordo?
«Sicuro per chi? Per chi li maneggia o per gli utenti? Se parlava degli utenti, non sono d'accordo. Credo che i
nostri dati saranno sempre di più nelle nuvole, ma i nostri diritti devono stare con i piedi per terra. Non devono
essere virtuali. C'è ancora poca trasparenza sull'uso delle informazioni personali, anche per giuste finalità di
law enforcement ».
The Economist sostiene che dobbiamo farci un esame di coscienza: le iniziative contro Google non sono un
modo per difendere l'arretratezza tecnologica europea?
«Un autorevolissimo esponente americano mi ha detto: "Per i prossimi 5-6 anni il dialogo sarà tra la Silicon
Valley e Bruxelles. Bruxelles il centro di gravità delle regole, la California il centro delle tecnologie.
Washington vedrà passare questi flussi del dialogo". L'Europa ha l'obbligo, in base al nuovo trattato di
Lisbona, di legiferare. Non è una facoltà o una scelta. E credo che Google come tutti gli altri grandi player
abbia tutto l'interesse ad avere regole armonizzate. Oggi dialoga con 28 Paesi, domani avrà un solo
interlocutore europeo».
La sua immagine dei flussi tra la California e Bruxelles è affascinante, ma a Washington, che sta nel mezzo,
c'è gente abile nell'acchiappare le informazioni che passano. Dica la verità: quando ha letto dello scandalo
Nsa/Datagate è rimasto sorpreso, almeno dalle dimensioni del fenomeno?
«Tutti i servizi del mondo che fanno attività di intelligence devono spiare. Come magistrato ritengo che, se lo
fanno sobriamente, in un quadro di maggiore trasparenza, ne guadagnano loro stessi. L'appetito bulimico
delle informazioni non giova. La trasparente sobrietà aiuta ad avere credibilità nei confronti del cittadino. C'è
un accordo in definizione con gli Stati Uniti (Umbrella agreement). Mi auguro di collaborare alla sua
conclusione entro il prossimo anno».
Diritto all'oblio. Che senso ha l'intervento della Corte di giustizia, se su Google.com tutto rimarrebbe
invariato?
«Pochi giorni fa, 28 autorità nazionali e la nostra autorità europea hanno approvato un documento che dice
chiaramente: questo "spezzatino" non ha cittadinanza nella normativa attuale. Non possiamo operare una
distinzione in base al posto in cui una società mette i server o crea il suo quartier generale. Prodotto globale,
tutela globale».
Google, Facebook e gli altri dovrebbero usare default setting che garantiscono la privacy, e lasciare agli
utenti la possibilità di rinunciarvi (opt-in). Mentre, come sa, oggi avviene il contrario: uno è dentro e, se
proprio vuole, esce (opt-out). Possiamo chiedere questo ai grandi operatori della Rete?
«Non dobbiamo "chiedere" a queste società di farlo. Questa è la regola europea. Che poi queste società
sviluppino applicazioni contrarie a questi principi - sulle quali poi fanno sistematicamente marcia indietro - è
un'altra cosa».
Lei ha un account Twitter, con soli 351 follower, il 351° sono io. L'ultimo suo tweet (in tutto sono 15) è del 21
maggio. Perché sta su Twitter, allora?
«Mi aspettavo la domanda e ho la risposta pronta. Doveroso self-restraint (auto limitazione ndr ) nel corso
della lunga procedura di selezione. Ora twitterò di più, promesso. Mi sono anche preso la libertà di aprire un
blog personale: spero di poterlo fare all'inizio dell'anno».
05/12/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 1
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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Il suo incarico viene definito dai media Data protection watchdog, letteralmente «cane da guardia della
protezione dei dati». Lei è autorizzato a mordere o solo ad abbaiare?
«Questa piccola Autorità abbaierà di meno. Occuparsi di diritti fondamentali non significa essere
fondamentalisti. Non siamo gli ayatollah della protezione dei dati, ma vogliamo svolgere un ruolo importante.
Dobbiamo essere efficaci, però. Non solo mordere, ma esserci. Non si riduce a una questione di tutela dei
diritti: stiamo parlando dell'assetto della società futura. Dobbiamo prevenire forme postmoderne di
totalitarismo democratico».
(ha collaborato
Stefania Chiale)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Chi è
Giovanni Buttarelli
(nella foto) è nato a Frascati nel 1957.
È stato segretario generale dell'Autorità garante
per la protezione dei dati personali in Italia dal 1997 (anno della sua istituzione) al 2009, e vice dell'Ufficio
europeo dal 2009 Buttarelli, magistrato,
è stato uno degli autori della normativa italiana
sulla protezione
dei dati personali È già stato presidente e vicepresidente dell'Autorità comune di controllo (Acc) prevista dalla
Convenzione di applicazione dell'Accordo di Schengen Ha presieduto presso il Consiglio dell'Unione europea
il Gruppo che ha elaborato la prima direttiva sulla tutela della vita privata nelle telecomu-nicazioni
Non conta dove una società ha
la sua sede Prodotto globale, tutela globale
Nei prossimi anni il dialogo sui diritti sarà tra Silicon Valley
e Bruxelles
05/12/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 3
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Il Consiglio diviso non frena Draghi
Sei governatori contrari, ma dal 2015 dovrebbero partire gli acquisti di titoli di Stato Così l'intesa sulle azioni
non convenzionali. Titoli privati, operazioni per 70 miliardi l'anno
Danilo Taino
I mercati, che certe volte cercano stimoli monetari come un cocainomane cerca la polvere bianca, ieri sono
entrati in confusione di fronte alle decisioni annunciate da Mario Draghi dopo il Consiglio dei governatori della
Bce. Hanno avuto l'impressione che la Banca centrale europea non abbia fatto passi avanti sulla strada del
cosiddetto Quantitative easing ( Qe ) a 360 gradi, cioè dell'acquisto oltre che di titoli privati anche di titoli degli
Stati dell'eurozona. Impressione rafforzata dalle divisioni interne al Consiglio stesso: sei membri su 24 hanno
votato contro su un punto qualificante del comunicato finale.
In realtà, dalla conferenza stampa di Draghi si è capito che ieri la banca ha deciso, a maggioranza, di
intraprendere proprio la strada attesa, quella del Qe . E, come si dice nel comunicato in due passaggi votati
all'unanimità, sarà una early action , cioè lo farà presto nel prossimo anno. Anche se la tedesca Bundesbank
dovesse essere, come ha più volte segnalato, contraria: per un'operazione di Qe , ha detto Draghi, «non ci
serve unanimità». Di fatto, è l'annuncio di una decisione presa. La reazione dei mercati, immediatamente
negativa con l'euro in salita e poi un po' moderata, pare sia dovuta a posizioni speculative prese da alcuni
investitori ( hedge fund ) americani che avevano scommesso sul lancio ufficiale dell'operazione già ieri e che
quindi si sono dovuti ricoprire. Ma si può dire che la barca del controverso acquisto massiccio di titoli degli
Stati dell'eurozona (in quantità proporzionali ai loro Pil) ieri ha preso il largo.
Durante la riunione del Consiglio, le opposizioni alla linea espansiva sostenuta da Draghi si sono fatte sentire.
Tutti i membri si sono detti d'accordo sull'intraprendere ulteriori misure «non convenzionali» di politica
monetaria all'inizio del 2015 se ce ne sarà bisogno (cioè se l'inflazione calerà ancora). Ma dopo questa soglia
di consenso sono scattate le divergenze. Apparentemente su un termine, in realtà sulla strategia. Alcuni
membri del Consiglio - secondo fonti di Francoforte il presidente della Bundesbank Jens Weidmann, i membri
dell'Esecutivo Yves Mersch (lussemburghese) e Sabine Lautenschläger (tedesca), e altri tre governatori
nazionali - hanno votato contro a una modifica di termine nel comunicato. Mentre un mese fa si leggeva che
la banca «si aspetta» di aumentare il proprio bilancio (cioè di introdurre liquidità nell'economia) per mille
miliardi, questa volta si legge che la banca «intende» farlo. Su questo rafforzamento della determinazione a
intervenire si sono create una maggioranza di 18 e una minoranza di sei (in quest'ultima i due importanti
membri tedeschi).
La spiegazione sta nel fatto che per arrivare ai mille miliardi c'è quasi sicuramente bisogno di comprare titoli
di Stato. La Bce sta già acquistando titoli privati (covered bond e Abs) sul mercato. Ma in Europa ce ne sono
pochi: in complesso non più di 850 miliardi, che ovviamente Francoforte non potrà comprare in blocco. Si
calcola che anche titoli di società ad alta affidabilità la Bce ne potrebbe acquistare non più di 50-70 miliardi
l'anno (pur su una platea di 850 miliardi). L'unico veicolo disponibile davvero liquido, con il quale potrebbe
introdurre denaro nell'economia per mille o più miliardi, è dunque l'acquisto di titoli di Stato: ce ne sono in
circolazione più di 6.500 miliardi. Ma qui sta il problema: la tedesca Bundesbank ed altri in Germania e in
Europa sono contrari a un'operazione del genere, ritenuta pericolosa e illegale. Dunque preferiscono
«aspettarsi» piuttosto che esprimere un'intenzione di fare.
La decisione presa ieri di elevare il livello di preparazione tecnica della Bce in vista del lancio del Quantitative
easing probabilmente a gennaio è destinata a creare scontri nelle prossime settimane. Importante sarà, per
misurare il livello di consenso raggiungibile, la posizione del governo di Berlino. In altri momenti, Angela
Merkel ha appoggiato velatamente Draghi, anche contro la Bundesbank, e ciò è bastato per dare un segnale
ai mercati e allo stesso establishment finanziario tedesco. Qualcosa del genere oggi farebbe chiarezza.
Indipendentemente da Berlino, però, Draghi ha ormai deciso di percorrere la strada dell'acquisto di titoli di
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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Retroscena
05/12/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 3
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Stato. Anche perché il mandato della Bce consiste nel garantire la stabilità dei prezzi (cioè un'inflazione
inferiore ma vicina al 2%, mentre ora è allo 0,3%). «È il non perseguire il nostro mandato - ha detto - che
sarebbe illegale».
@danilotaino
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Le mosse della Bce TLTRO A settembre la Bce ha lanciato una prima tranche di prestiti alle banche a un
tasso di 15 punti base sopra quello di riferimento, quindi allo 0,15%, con scadenza a 4 anni, vincolati alla
concessione di credito dalle banche a imprese e famiglie (ma non per mutui). Seguirà un'altra asta a
dicembre COVERED BONDS A ottobre la Bce ha cominciato ad acquistare covered bonds, cioè obbligazioni
bancarie garantite. Al 14 novembre l'Eurotower aveva acquistato covered bonds pari a 29,9 miliardi ABS La
Bce ha cominciato ad acquistare Abs, cioè titoli cartolarizzati che impacchettano mutui e prestiti bancari a
famiglie e imprese. QE Il QE (Quantitative easing), è l'acquisto massiccio di titoli di Stato e corporate bond
(obbligazioni aziendali) da parte della Bce. È l'arma finale per riportare il livello dell'inflazione nell'eurozona al
2% 1.000 miliardi di euro (nel complesso queste misure valgono 1.000 miliardi stima la Bce) Obiettivo La Bce
punta a far ripartire il credito a famiglie e imprese nell'eurozona, per stimolare consumi e investimenti e quindi
rilanciare la crescita, combattendo così il rischio di deflazione INFLAZIONE MEDIA nell'eurozona (ottobre
2014) +0,4% Ieri i listini (var. %) 1.24 Milano -2,77 19.421 10.00 12.00 14.00 16.00 19.970 19.860 19.750
19.641 19.531 Francoforte -1,21 9.800 12.00 10.000 9.950 9.900 9.850 125 punti base 120 28 nov dic 2 dic 3
dic 140 135 130 125 Parigi -1,55 4.300 12.00 4.400 4.350 Cambio euro dollaro Spread Btp/Bund Ftse Mib: i
maggiori ribassi del giorno Nome Valore Var % (euro/azione) Cnh Industrial 6,29 -4,98 Banca Monte Paschi
Siena 0,59 -4,55 Unicredit 5,64 -4,08 Mediobanca 7,02 -3,97 Banca Pop Emilia Romagna 5,53 -3,74 Corriere
della Sera
Confronto
Sei membri del Consiglio hanno votato contro a
una modifica
di termine nel comunicato. Mentre un mese fa si leggeva che
la banca «si aspetta» di aumentare il proprio bilancio (cioè di introdurre liquidità nell'economia) per mille
miliardi, questa volta si legge che la banca «intende» farlo. Si sono create dunque una maggioranza
di 18 e una minoranza di 6.
05/12/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 9
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Il renziano Zevi: «Tessere gonfiate e circoli fasulli Ho visto di tutto»
Alessandro Trocino
ROMA «Da candidato alla segreteria pd di Roma, vidi di tutto: correnti, circoli fasulli, tessere gonfiate,
interessi.
Ma resto convinto che la maggioranza del partito sia fatto di gente perbene». Tobia Zevi è un giovane
esponente del Partito democratico. Nel 2013 concorreva per la segreteria romana del Pd, insieme a
Tommaso Giuntella e Lionello Cosentino. Nelle intercettazioni si parla di questi ultimi due: «Stiamo a sostene'
tutti e due ... avemo dato centoquaranta voti a Giuntella e 80 a Cosentino».
Se l'aspettava, Zevi?
«Sui singoli occorre ribadire
la presunzione di innocenza. Le responsabilità penali vanno prima individuate ed accertate».
Ma che effetto le ha fatto l'inchiesta «Mafia Capitale»?
«Sono sconvolto e inorridito. La magistratura descrive uno scenario di malaffare inquietante, con affaristi
all'amatriciana che vengono dal mondo dell'eversione neofascista e che hanno trattato Roma come un
Bancomat, gravitando intorno alla giunta di Alemanno».
Il Pd non è estraneo all'inchiesta, anzi è coinvolto con diversi esponenti.
«Non si possono mettere destra e Pd sullo stesso piano. Se però venissero dimostrate responsabilità di
dirigenti o eletti sarebbe una cosa gravissima».
Renzi ha commissariato il Pd di Roma.
«È l'extrema ratio, l'occasione per fare pulizia e spazzare gruppi di potere e incrostazioni».
Possibile che nessuno si sia accorto di nulla? Eppure la Madia nel 2013 denunciò «associazioni per
delinquere» nel Pd romano.
«La pulizia è iniziata mesi fa, ma c'è uno spread tra la lentezza della politica romana e la velocità del
governo».
L'inchiesta getta ombre su strumenti come le primarie e le preferenze.
«Le primarie sono uno strumento utile, ma il rapporto con il territorio non può esaurirsi con il voto. Temo che
molti miei compagni di partito non sappiano neanche dov'è Tor Sapienza. Bisogna ripensare i meccanismi di
selezione della classe dirigente. Il Pd deve essere contendibile e ripartire dai tanti giovani che faticano a
trovare spazio».
Lei parla di tessere gonfiate, di circoli fasulli.
«Sì, è vero. Anche le regole in vigore nel 2013 incentivavano le tessere gonfiate. E poi ci sono ancora circoli
con le saracinesche abbassate che ai congressi presentano i verbali con i voti. Bisogna svecchiare,
accelerare il ricambio».
Marino è entrato in conflitto con il Pd locale. Tanto che ha rischiato di essere scaricato anche dal nazionale,
prima della riabilitazione.
«Le contestazioni che gli sono state fatte erano politiche e non c'entrano con le indagini. Ma, certo, Marino ha
toccato interessi consolidati».
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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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INTERVISTA Già candidato alla segreteria
05/12/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 12
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Tosi lancia la sfida: io pronto a candidarmi anche contro Salvini
Il sindaco: spero in primarie molto aperte
Marco Cremonesi
MILANO «Una sfida alle primarie tra me e Matteo Salvini? Certo che è possibile. Non è che ci saremmo solo
noi due. Sarà una grande competizione, un'offerta ai cittadini. Che io spero molto aperta». Flavio Tosi,
sindaco di Verona e segretario della Liga veneta, non è affatto scandalizzato dalla possibilità di vedersi
schierato contro il capo del suo stesso partito.
Siamo certi che le primarie ci saranno?
«Per forza. Se si vuole rimettere in piedi il centrodestra, non c'è che un modo per ridefinire le leadership: i
leader sono quelli che si confrontano nelle primarie e ottengono risultati significativi. Non puoi completare la
rinascita del centrodestra a tavolino. Semmai, il grande match sarà sulle regole delle primarie: con o senza
ballottaggio, e via dicendo».
E chi dovrebbe partecipare alle primarie?
«Io spero che saremo in dieci in modo da presentare un'offerta ampia. Vuole dei nomi? Matteo Salvini,
Giorgia Meloni, Mariastella Gelmini, Angelino Alfano, Corrado Passera... Non spero però che il risultato sia la
sfida tra Renzi e Berlusconi, occorre cambiare il vecchio schema. Renzi ha cambiato e ha vinto, Salvini ha
cambiato e ha vinto. Berlusconi potrebbe essere quello che aiuta il centrodestra a ricompattarsi, senza
esserne il candidato premier».
Lei non ha detto che le primarie potrebbe vincerle Berlusconi?
«Lo penso: tra qualche mese lui potrebbe recuperare l'agibilità politica e partecipare alle primarie con
serissime possibilità di vincerle. Il problema è che non credo proprio che lui voglia andare ad elezioni».
Troppo forte Renzi, al momento?
«Berlusconi è intelligente. Oggi non vede prospettive e quindi gli sta bene che resti lì Renzi, con il quale ha
un patto di ferro, i cui contenuti sono in parte noti e in parte li sanno solo loro. Altrimenti, se la politica ha un
senso, dopo i risultati dell'Emilia lui avrebbe dovuto immediatamente rompere il patto, dato che è quello il
responsabile del tonfo».
Renzi sembra però assai più propenso.
«Non c'è dubbio. Ogni suo atto è in quella direzione e ha la massima convenienza ad andare ora. Tra un
anno e mezzo, chissà... ».
Ma lei che cosa scommette? Il centrodestra avrà il tempo di riorganizzarsi?
«Penso di sì, non credo che il presidente Napolitano, con la sua serietà, sia dell'idea di andare a elezioni a
breve. Vorrebbe dire che abbiamo buttato via due anni».
Nel centrodestra uno scoglio è l'ostilità reciproca tra Lega e Ncd. Sarà possibile superarla?
«Beh, Alfano potrebbe provare a fare qualcosa di centrodestra e anche di puro buonsenso: dire che
l'operazione Mare nostrum non è andata come si sperava. E poi utilizzare le motovedette, con cui gli
immigrati oggi li andiamo a prendere, per pattugliare le coste di fronte alla Libia. A quel punto un centrodestra
si potrebbe ritrovare unito. Che è la condizione necessaria per vincere».
E in Veneto? Presenterà una lista Tosi?
«Il fatto è che la lista è utile. Per arginare il crollo dell'affluenza, un'offerta più ricca aiuta. Se tutti coloro che si
riconoscono nel buongoverno di Zaia trovano una rappresentanza, aiuta. Guardi Verona: la mia lista più
quella della Lega sarebbe arrivata al 48%. Saremmo andati al secondo turno e chissà... Con le altre civiche,
invece, siamo arrivati al 57%. E ricordo che le regionali non hanno il doppio turno».
Le è piaciuto il Salvini nudo?
«Oggi il finto Salvini mi ha avvicinato in Galleria Sordi, a Roma, a torso nudo e in cravatta. Gli ho detto
"copriti, che prendi freddo...".
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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L'intervista
05/12/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 12
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Quando sostenevo la linea antiseces-sionista ero un traditore, ora sono tutti allineati
Veneto
Flavio Tosi, 45 anni, è stato eletto sindaco di Verona per la prima volta nel 2007 ed è stato riconfermato nel
2012. Dallo stesso anno è segretario della Liga veneta In Veneto è da sempre su posizioni diverse rispetto al
governatore Luca Zaia. Nel 2013 ha lanciato la fondazione «Ricostruiamo il Paese» che ha l'obiettivo di
organizzare le primarie del centrodestra
05/12/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 53
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Eric e gli altri neri uccisi per errore
Massimo Gaggi
Benjamin Carr, il patrigno di Eric Garner, è un uomo anziano, provato dalla vita e arrabbiato per la decisione
del grand jury di non incriminare il poliziotto che ha soffocato quel ragazzone disarmato di 43 anni che
entrava e usciva di galera perché vendeva sigarette di contrabbando ma che non era affatto un tipo violento:
amato nel quartiere dove, ogni volta che scoppiava una rissa, metteva in mezzo i suoi 170 chili e faceva da
paciere. Chili in più che gli sono stati fatali, spingendo il poliziotto che ha cercato di bloccarlo a stringere
troppo la presa attorno al collo. Ma le giustificazioni dell'agente cadono davanti al filmato dell'arresto: Eric
schiacciato sul marciapiede che per undici volte ripete «non riesco a respirare». Giusta la rabbia di Benjamin,
anche perché sono ormai troppi - sei solo a New York negli ultimi anni - i casi di neri disarmati uccisi per
errore da poliziotti che non hanno mai dovuto rispondere dei loro atti davanti alla giustizia. Ma quando un
nero rovescia per protesta un bidone di spazzatura in mezzo alla strada, dove Eric è stato ucciso il 17 luglio
scorso, Benjamin lo costringe a ripulire l'asfalto: «Questo non è il modo di protestare. Ed Eric non avrebbe
voluto». Un gesto col quale Ben Carr si guadagna il ruolo di eroe positivo della protesta di New York, così
come a Ferguson, dieci giorni fa, Louis Head, il patrigno di Michael Brown, era diventato il simbolo negativo
della rivolta nel sobborgo di St Louis quando, poco dopo l'annuncio dell'assoluzione dell'agente che aveva
sparato e ucciso, aveva aizzato la folla: «Andiamo a bruciare quella puttana». Intendeva la caserma della
polizia davanti alla quale stava manifestando, ma pochi minuti dopo erano in fiamme anche magazzini e
negozi della tranquilla borghesia nera della cittadina, forse punita perché imbelle, e anche la chiesa
frequentata al padre di Michael, reo di aver invitato la gente alla calma alla vigilia della sentenza. Ripristinare
la fiducia dei cittadini Usa, minoranze etniche comprese, nella polizia non sarà facile. Né sarà facile
modificare il comportamento di agenti abituati a usare la mano pesante nei quartieri dei neri e degli ispanici,
in parte per pregiudizio razziale, in parte perché qui viene commesso il 90% dei crimini. Ma per riuscirci ci
vorranno proprio i Ben Carr, non i Louis Head. Obama ha ragione quando avverte che la causa dei diritti civili
ha vinto quando è stata sostenuta da proteste ostinate ma non violente, non da piazze incendiarie.
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Visti da lontano
05/12/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 1
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Il tempo diventa l'alleato di Draghi
Donato Masciandaro
Se vuoi la pace prepara la guerra. Ovvero: non serve l'unanimità quando la banca centrale deve mettere in
atto un'azione di politica monetaria decisiva per adempiere al proprio mandato.
Il presidente della Banca centrale europea (Bce) Mario Draghi ha fatto di necessità virtù, di fronte a due fatti.
Da un lato permane una situazione economica di trappola della liquidità in cui non si intravvedono significativi
segnali di miglioramento, anzi. Dall'altro lato continua la situazione di trappola politica all'interno del consiglio
della Bce, in cui una parte dei suoi colleghi sono ostili a misure non convenzionali di politica monetaria basate
sull'acquisto di titoli. Le due trappole possono essere aggirate prendendo il tempo come alleato e operando in
modo che sia le condizioni economiche sia quelle politiche siano più favorevoli all'azione monetaria. Per cui
oggi non si agisce, ma già si disegna l'azione per domani.
Le parole di Draghi hanno confermato che la situazione di trappola della liquidità in cui versa l'economia
dell'Unione non accenna a mostrare segnali di miglioramento. C'è una trappola della liquidità quando le
normali operazioni di politica monetaria non trasmettono stimoli all'economia reale. Quando i prezzi calano, in
condizioni normali la Banca centrale sa cosa fare e ci riesce: immettere liquidità nel sistema. Il suo bilancio
cresce, cresce la moneta e il credito, gli operatori riequilibrano i loro portafogli, aumentano gli investimenti in
attività più rischiose, finanziarie e reali. La deflazione è scongiurata, cresce l'economia reale.
La Bce vive nel mondo a rovescia in cui la catena di trasmissione della politica monetaria è già rotta fin dal
primo anello: le dimensioni del suo bilancio sono ritenute insufficienti e l'anemia si trasmette alle variabili
monetarie e creditizie, fino alla stagnazione degli investimenti reali. Con il passare dei mesi, poi, la situazione
è resa ancora più incerta da due nuovi shock.
Continua pagina 3
Continua da pagina 1
Da un lato vi è la caduta del prezzo del petrolio: il ribasso del costo delle materie prime è un fenomeno di cui
occorre ancora capire la natura - transitoria o permanente - e gli effetti sulla dinamica delle variabili reali e
nominali, che possono essere sia positivi che negativi. In più ci sono le tensioni geopolitiche, situazione russa
in testa, con tutti gli effetti a catena che ne conseguono, inclusa la dinamica del tasso di cambio. Da questo
punto di vista, è significativo notare come la rottura della catena di trasmissione - quindi l'effetto trappola della
liquidità - colpisca anche la relazione tra tassi di cambio e variabili reali. Finora il continuo deprezzamento
dell'euro non si è per nulla associato a un miglioramento delle esportazioni nette dell'Unione, che anzi sono
peggiorate.
In una trappola della liquidità - Draghi continua a ripeterlo - occorre muovere sia l'offerta aggregata con le
politiche strutturali, sia la domanda aggregata con politiche di investimento pubbliche e private, a partire dal
piano Juncker.
E la politica monetaria? La politica monetaria può puntare a riparare il meccanismo di trasmissione con
operazioni straordinarie. Si può puntare a dare una scossa alle aspettative di inflazione - per evitare che
diventino di disinflazione - modificando l'obiettivo numerico che rappresenta la stabilità monetaria per la Bce:
passare dal 2 al 3 o al 4, anche solo temporaneamente. Ma di cambiare obiettivo in Bce finora non si è
parlato affatto.
Un'altra strada è quella di arricchire gli strumenti della politica monetaria, affiancando alla leva dei tassi di
interesse - oramai a zero - la strada degli acquisiti di titoli finanziari. L'obiettivo dell'acquisto di titoli finanziari è
quello di provare a "colpire" le aspettative, e allo stesso tempo di riattivare le dinamiche virtuose di
riallocazione dei portafogli che fanno fluire la liquidità verso gli investimenti rischiosi, meglio se produttivi.
Ma è sull'acquisto di titoli finanziari che si presenta la trappola politica. L'acquisto di titoli ha effetti collaterali.
L'acquisto di titoli pubblici ha effetti fiscali e redistributivi. L'acquisto di titoli privati ha effetti redistributivi.
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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LA STRATEGIA BCE
05/12/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 1
(diffusione:334076, tiratura:405061)
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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L'acquisto di titoli esteri e di valute ha effetti transnazionali. Infine l'acquisto di titoli in generale può avere
effetti sulla rischiosità dell'attività della banca centrale, che può riverberarsi alla fine sui contribuenti.
Il problema della Bce è che essendo una banca centrale la cui azione si riverbera su più sovranità nazionali dai tedeschi ai greci - una sua azione di acquisto di titoli finanziari difficilmente può ottenere una unanimità di
consensi. Questo Draghi lo sa. Per questo non ha esitato a chiarire che - escludendo operazioni in oro nessuna opzione verrà trascurata pur di difendere il mandato della Bce. L'unanimità non serve.
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05/12/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 1
(diffusione:334076, tiratura:405061)
La coperta corta è il rischio del QE
di Isabella Bufacchi
di Isabella Bufacchi
Le banche centrali sono formidabili perchè hanno un potere infinito. In teoria, possono stampare moneta
all'infinito. Questo superpotere, che sui mercati non ha eguali, le rende potenzialmente imbattibili.
Continua pagina 2
Le loro minacce incutono terrore, la loro moral suasion impone rispetto. Il quantitative easing, che consiste
nell'espansione del bilancio della banca centrale tramite acquisto di bond, è considerato sul mercato uno
strumento formidabile proprio per le sue dimensioni, quella "size" che può ingrandirsi a dismisura per centrare
il bersaglio, per raggiungere l'obiettivo. Così si è mossa la Federal Reserve con QE1, QE2 e QE3.
Di "size" il presidente della Bce Mario Draghi ne ha parlato anche ieri e in più occasioni durante la
conferenza stampa al termine del board. La Bce ha intenzione di far salire di circa 1.000 miliardi il suo
bilancio, per tornare alle dimensioni di inizio 2012. Lo farà con un pacchetto di misure che per il momento
consiste in «almeno» due anni di a cquisti di cartolarizzazioni ABS e covered bond e otto TLTRO (credito
mirato all'economia) fino al giugno 2016.
Il deterioramento del quadro economico (il Pil europeo che va peggio del previsto) e dell'inflazione (più bassa
delle attese), l'impatto del crollo violento del prezzo del petrolio (per ora -30% in cinque mesi) e il rischio di un
restringimento delle condizioni del credito in luogo di un allentamento (l'inflazione sempre più bassa può far
lievitare rendimenti reali) sono tutte variabili che, se confermate, porteranno la Bce a rivedere quanto prima
(forse a gennaio) le dimensioni, la tempistica e la composizione delle misure di politica monetaria nonstandard.
Ma le dimensioni, la size, pur essendo potenzialmente infinite resteranno per ora circoscritte a quanto
programmato. La Bce valuterà se Abs + covered bond + TLTRO nell'arco di due anni riusciranno ad
aumentare il bilancio di 1000 miliardi rendendo efficace la politica monetaria non convenzionale per
agevolare il credito all'economia e riportare l'inflazione attorno al 2 per cento. Ecco perchè il mercato è
convinto che entro il primo trimestre del prossimo anno la Bce sarà costretta - senza voto all'unanimità - ad
aggiungere alla lista degli asset acquistati i titoli di Stato degli Stati dell'eurozona. Le modalità dell'estensione
del QE ai titoli sovrani sono in fase di studio e discussione nei nuovi quartieri generali della Bce: a differenza
delle banche centrali di Stati Uniti, Inghilterra e Giappone, il QE europeo è unico perchè il bacino dei titoli di
Stato è composto da bond di 18 Paesi con rating (affidalità creditizia) molto diversi tra loro. (Eppoi il QE in
Giappone non ha funzionato, in assenza di adeguate riforme strutturali e politica fiscale).
Resta la size del QE Bce. Per arrivare a quota 1000 miliardi si terrà conto delle due LTRO triennali che entro
febbraio 2015 saranno estinte (mancano all'appello 200 miliardi circa di rimborsi delle banche) e dei titoli di
Stato acquistati al picco della crisi del debito sovrano con il Securities markets programme e che via via
vengono rimborsati (dei 100 miliardi di BTp acquistati tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012 la Bce ne avrebbe
in bilancio 70 miliardi circa). Di titoli di Stato la Bce potrebbe comprarne tra 400 e 600 miliardi, di cui la
percentuale italiana difficilmente arriverebbe ai 100 miliardi del vecchio SMP. La coperta appare già corta.
@isa_bufacchi
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© RIPRODUZIONE RISERVATA Italia Spagna Acquisti Bce per Paese 88 63 1-3 28 21 3-5 23 17 5-7 18 10
7-10 19 16 Percentuale del debito emesso 8 11 Percentuale sul totale dei bond governativi 5 10 Fonte: ECB,
Bloomberg, UniCredit Research Qe sui Governativi da 500 miliardi di euro Scenario 1
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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L'ANALISI
05/12/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 48
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Scissione parziale senza elusione
Fabrizio Cavalli
IL PUNTO
L'affidamento di funzioni
a tre beneficiarie in assenza
di aumenti di capitale
non viene considerata
censurabile dal fisco
Il trasferimento di funzioni a valore contabile dalla holding a tre società controllate operative non configura
elusione. Nella recente risposta ad una istanza di interpello presentata da un gruppo industriale intenzionato
a porre in essere un'operazione riorganizzativa, l'agenzia delle Entrate torna ad affrontare la possibilità di
procedervi con una scissione parziale a favore di più beneficiarie già esistenti senza ricadere in una ipotesi di
elusione.
Più precisamente, un gruppo industriale strutturato con una holding di partecipazioni proprietaria del 100%
delle quote di tre società operative impegnate in tre diversi settori vuol procedere ad una riorganizzazione
interna. Per rafforzare l'autonomia gestionale e patrimoniale di queste società, si vorrebbero trasferire loro
alcune funzioni aziendali della holding, la proprietà degli immobili industriali utilizzati dalle partecipate sulla
base di contratti di affitto, personale e impianti strumentali alla produzione. La holding manterrà alcune
importanti funzioni centrali, quali gestione del personale e tesoreria di gruppo.
La società intende procedere con una propria scissione parziale verso le tre controllate al 100%, che
sarebbero quindi le beneficiarie. La scissione avviene a valori contabili senza procedere ad un aumento di
capitale sociale delle tre beneficiarie da assegnare ai soci della holding in quanto, dal punto di vista
patrimoniale, si assume che il controllo totalitario della holding sulle beneficiarie sia circostanza idonea ad
escludere a priori qualsiasi ipotesi di pregiudizio per i soci della holding e quindi la necessità di un concambio
di scissione (sul punto viene richiamata la massima n.23 del Consiglio Notarile di Milano, secondo cui non
sembrerebbe necessario determinare il rapporto di cambio nei ca si come quello in esame).
Dal punto di vista fiscale, la società istante ha richiamato il precedente contenuto nella risoluzione n.12/E del
16 gennaio 2009. Infine, la società precisa che è esclusa qualunque prospettiva di cessione a terzi degli
immobili trasferiti alle beneficiarie e segnala la presenza di perdite fiscali formatesi prima dell'opzione per il
consolidato fiscale di gruppo a cui avevano aderito tutte le società coinvolte nell'operazione.
L'agenzia delle Entrate, senza entrare nel merito della configurazione civilistica dell'operazione, conferma un
principio molto importante su cui si dibatte in questo periodo in tema di normativa fiscale anti-abuso: se
l'operazione proposta si basa su valide ragioni economiche e non è preordinata a successivi atti realizzativi a
tassazione agevolata, non è classificabile come elusiva e il contribuente può accedervi, trattandosi di
possibile alternativa fra quelle che il sistema societario mette a disposizione.
Nel caso di specie, quindi, il trasferimento dei compendi aziendali è stato ritenuto funzionale a consentire una
loro autonoma gestione imprenditoriale da parte delle società beneficiarie, con conseguente giustificabilità
tributaria del ricorso alla scissione anziché ad operazioni equivalenti, in termini di configurabilità finale del
gruppo, come ad esempio il conferimento.
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Nel documento
01 IL NODO
Nella risposta ad un interpello presentato da un gruppo industriale intenzionato a riorganizzare una holding,
l'agenzia delle Entrate è tornata sul tema del trasferimento di funzioni a valore contabile a società controllate,
valutando se sia possibile procedere con una scissione parziale senza ricadere in una ipotesi di elusione
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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Operazioni societarie. L'Agenzia sui rapporti fra holding e controllate
05/12/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 48
(diffusione:334076, tiratura:405061)
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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02 iL PRINCIPIO
Secondo l'Agenzia la normativa fiscale anti-abuso può ritenersi rispettata, e non si può quindi parlare di
elusione, nel caso in cui l'operazione proposta sia fondata su valide ragioni economiche e non sia preordinata
a successivi atti volti a realizzare una tassazione agevolata
05/12/2014
Il Sole 24 Ore - Moda 24
Pag. 23
(diffusione:334076, tiratura:405061)
De Benedetti: «La moda cambi passo»
Paola Bottelli
a «Alle aziende italiane della moda, e non solo della moda, manca la capacità di fare il salto: il prodotto da
solo non basta. Servono organizzazione, processi, know how: ed è lì che molti imprenditori, anche geniali,
vanno a schiantarsi». Marco De Benedetti è director e co-head dell'Europe Buyout Group di Carlyle: nel track
record primeggia l'acquisizione, con successiva Ipo di successo, di Moncler, produttore di piumini di lusso, da
cui il colosso del private equity è uscito definitivamente nel giugno scorso. Dal luglio 2012, Carlyle è entrato in
Twin-Set, di cui ora detiene il 72% del capitale, mentre il restante 28% è nelle mani dei fondatori dell'azienda:
il ceo Tiziano Sgarbi e il direttore creativo Simona Barbieri.
De Benedetti, con Twin-Set puntate a replicare la performance di Moncler?
Sgarbi e Barbieri sono riusciti a intercettare i profondi mutamenti imposti dall'avvento del fast fashion: catene
come Zara e H&M hanno rivoluzionato il mercato e Twin-Set è stato in Italia tra i marchi in grado di
competere nel canale multimarca tradizionale. Questo è avvenuto anche grazie alla capacità industriale che
Twin-Set ha alle spalle, un vero punto di forza.
Qual è la sfida ora?
Quella di sbarcare all'estero, in primis in Europa, grazie alle stesse leve: un prodotto fresco, una supply chain
che consente un prezzo contenuto e una rotazione frequente nei negozi. Il mercato si sta polarizzando: da un
lato il lusso e dall'altro il value for money, con le seconde linee o linee giovani moribonde a causa dei prezzi
troppo alti e dalla scarsa aspirazionalità.
L'estero però è complesso...
Se un marchio funziona bene sul mercato italiano, dove il consumatore è sofisticato, anche se ora compra
poco, può funzionare bene anche all'estero.
Quanto fattura il brand e quanto state investendo?
Nel 2013 i ricavi erano di 177 milioni e gli investimenti sono una quindicina di milioni all'anno: una cifra
importante, destinata sia al retail sia alle infrastrutture.
E le stime 2014?
In un mercato difficile come è quello attuale, Twin-Set sta crescendo del 20% quest'anno. Un risultato
estremamente incoraggiante come, del resto, è stato il bond da 150 milioni emesso in luglio: non tutte le
aziende italiane possono permetterselo.
Quando quoterete Twin-Set?
Non c'è nessuna data prestabilita ma, come in tutti i nostri investimenti, abbiamo un piano di creazione di
valore: ci vorranno due anni di track record e ora siamo al primo. Prima del 2016-17 non se ne parla.
Su Moncler che cosa vi aveva spinti all'investimento?
Nel mondo del lusso il piumino era una delle poche categorie completamente vergini, dunque un'opportunità.
E sottolineo che il nodo della monostagionalità si sta rapidamente sciogliendo, visto che ora l'estate pesa per
il 35% del fatturato.
Ha altri dossier sul tavolo?
Come sempre molti: ci sono settori che seguiamo in modo proattivo, ma per sei mesi non arriveranno deal
nella moda.
Solo marchi italiani?
No, abbiamo analizzato casi in Francia e ora uno in Spagna, ma l'Italia ci interessa di più per ovvie ragioni. In
ogni caso le aziende devono avere capacità di crescita internazionale.
La dimensione?
Non siamo interessati a creare aziende da 50-100 milioni di ricavi quanto, piuttosto, a prenderle a quella
dimensione e portarle a 300-400 milioni: sempre che, alla base, ci sia la capacità di differenziarsi.
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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05/12/2014
Il Sole 24 Ore - Moda 24
Pag. 23
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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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Molti imprenditori sono però restii a rivolgersi al private equity.
Noi del private equity possiamo essere utile per portare know how a chi si è già affermato grazie a un
particolare talento creativo, ma ha limiti oggettivi, sotto il profilo della cultura d'impresa, per volare alto. Per
noi c'è l'opportunità di aiutarli ad avere il coraggio di osare.
Il capitalismo italiano è spesso individualista...
Sì, è un male italico.
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Foto: Private equity. Marco De Benedetti (Carlyle)
05/12/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 2
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Bce, più tempo per gli aiuti "Non serve l'unanimità per agire" Giù le Borse,
Milano perde il 2,77%
Cresce il pessimismo sulla crescita: rivisti al ribasso Pil e inflazione. "Acceleriamo i lavori per studiare
l'acquisto di titoli pubblici"
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ANDREA TARQUINI
BERLINO. Mario Draghi rinvia all'inizio dell'anno prossimo le promesse misure straordinarie della Banca
centrale europea contro la crisi economica dell'eurozona, ma avverte in un monito che suona rivolto
soprattutto alla Bundesbank: per deciderle non serve l'unanimità, il quantitative easing e altre decisioni non
convenzionali rientrano nel nostro mandato. E sono per di più sempre più giustificate, dal momento che le
prognosi dell'istituto sulla crescita nell'eurozona sono drasticamente corrette al ribasso. E riesplode puntuale
lo scontro al vertice Bce tra due linee - rigorismo tedesco contro interventismo in stile Fed richiesto
dall'Europa meridionale.
«Oggi - ha detto Draghi - abbiamo discusso dell'acquisto di titoli di Stato e di altre attività, il direttivo è
arrivato alla conclusione che su questa ipotesi serva ancora lavoro, ma acceleriamo comunque lo studio delle
nuove misure». Immediata la reazione dei mercati: giù le Borse europee che hanno chiuso tutte in negativo,
con Milano maglia nera: meno 2,77%. Lo spread tra gli interessi dei Bund tedeschi e i titoli sovrani italiani è
prima salito da 123 a quota 130, per poi scendere a 126.
Il consiglio direttivo della Eurotower, riunito ieri a Francoforte, ha deciso di lasciare i tassi centrali invariati al
minimo storico, cioè 0,05% il saggio principale, meno 0,20 quello sui depositi e 0,30 il tasso marginale. Lo
staff della Bce, ha detto Draghi, «ha intensificato i suoi preparativi per ulteriori misure che potrebbero, se
necessario, essere attuate in misura tempestiva». Anche perché nei prossimi mesi sarà possibile un ulteriore
calo dell'inflazione, legato alle aspettative sui prezzi dell'energia. Il presidente Bce ha voluto sottolineare non
solo che il Consiglio «se necessario resta unanime sull'eventuale ricorso a misure non convenzionali», ma
soprattutto che un eventuale "quantitative easing" è «tra gli strumenti a disposizione nell'ambito del nostro
mandato» e che per essere attivato «non ha bisogno dell'unanimità nel nostro direttivo». Ogni misura
eccezionale è possibile a fronte dell'emergenza, ha sottolineato Draghi, escludendo solo l'acquisto di oro.
Draghi non è ottimista sulla crescita: crescita media del Pil nell'eurozona di appena lo 0,8% nell'anno che sta
per concludersi, di un magro 1% l'anno prossimo e dell'1,5 nel 2016. Un taglio drastico, rispetto alle previsioni
Bce di settembre che erano rispettivamente dello 0,9, dell'1,6 e dell'1,9.. La crescita si è indebolita e la
chance di ripresa resta modesta anche in prospettiva, ha detto ancora Draghi aumentando preoccupazioni e
pessimismo. All'inizio del 2015 la Bce valuterà di nuovo la situazione riservandosi di intervenire anche senza
unanimità, e «non tollererà deviazioni prolungate della stabilità dei prezzi».
Foto: AVVERSARI Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, con Mario Draghi, presidente della Bce
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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La crisi
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È scontro, filotedeschi contro gli acquisti ma Draghi da gennaio andrà
avanti
Durissima discussione al vertice della Banca centrale: una minoranza di 6-7 governatori guidati da Weidmann
si ribella alla linea del presidente, ma lui non si ferma. La stampa tedesca moltiplica gli attacchi alla sua
gestione
FEDERICO FUBINI
ROMA. Il treno di Mario Draghi è partito e ormai difficilmente si fermerà prima di arrivare a destinazione. Non
lo farà neanche se qualcuno a bordo continua a contestare il macchinista. È stata tutt'altro che semplice la
riunione del consiglio direttivo della Bce, secondo alcuni. Secondo altri è di nuovo deflagrata in pieno la
contrapposizione fra lo stesso Draghi, presidente della Banca centrale europea, e quello della Bundesbank
Jens Weidmann.
Sull'esito però ognuno dei banchieri centrali che ieri hanno discusso nella nuova sede della Bce alla
Grossmarkhalle, sul Meno, ormai ha pochi dubbi. L'acquisto su scala massiccia di titoli di Stato da parte della
Banca centrale europea appare sempre più inevitabile. E vicino nel tempo, per la verità: può andare ai voti
del consiglio dei governatori già il 22 gennaio prossimo, se la trama della deflazione in Europa continuerà a
dipanarsi come sta facendo. Ieri Draghi stesso ha ricordato che dallo scorso giugno il prezzo del petrolio è
caduto del 30% per gli europei, malgrado l'impennata del dollaro. Si alleggerirà la bolletta energetica per
grandi importatori come la Germania, l'Italia o la Spagna, e ciò non può che favorire un po' di ripresa. Nel
frattempo però il vuoto d'aria nelle quotazioni dell'energia cancellerà fin da subito il minimo d'inflazione che
resta in Europa: la stessa Bce ormai teme che fra dicembre e gennaio la dinamica dei prezzi in area-euro
scivoli sottozero, dunque i tempi per contrastare la deflazione si faranno sempre più stretti.
La Bce è stata creata nel 1998 per garantire la stabilità dei prezzi, non per permettere che questi si avvitino
fino ad aumentare sempre di più il peso degli interessi sui debitori. «Non perseguire il nostro mandato
sarebbe illegale», ha tagliato corto ieri Draghi nella conferenza stampa seguita al consiglio. Non tutti
concordano sul come riuscirci. Nella riunione di ieri, hanno preso le distanze da Draghi sei o sette banchieri
centrali sui ventiquattro dell'organismo decisionale di Francoforte. Attorno a Weidmann sono schierati con
ogni probabilità Sabine Lautenschlaeger, esponente tedesco nell'esecutivo della Bce, il governatore olandese
Klaas Knot, i governatori di Lussemburgo, Estonia e Lettonia e il lussemburghese dell'esecutivo di
Francoforte, Yves Mersch. Meno chiusa sarebbe la posizione del governatore austriaco Ewald Nowotny,
mentre il finlandese Erkki Liikanen è ormai prontoa votare con Draghie con la gran parte 24 dei componenti
del vertice della Bce.
La minoranza guidata da Weidmann nonè legalmente in grado di bloccare il lancio di un piano di acquisti di
titoli di Stato per circa 500 miliardi di euro. E la maggioranza ora ha più di una ragione per pensare di
muovere il prossimo passo già il 22 gennaio prossimo. Non c'è solo il brusco gradino al ribasso dei prezzi
legato al petrolio, che intorno a Capodanno produrrà la stima d'inflazione più preoccupante di sempre. Pochi
giorni più tardi, forse già il 12 gennaio, è attesa una sentenza decisiva della Corte di giustizia europea.
Riguarderà la legalità stessa della svolta che ha arginato la crisi nel 2012: allora Draghi creò un programma
di acquisti di titoli dei Paesi in crisi da parte della Bce, condizionato all'intervento della Troika. Quel piano non
è mai stato attivato, ma da allora il semplice fatto che esista ha sedato i mercati. Ora i giudici del
Lussemburgo daranno con ogni probabilità il loro via libera, ma la partita non è chiusa per questo: a quel
punto la Corte di giustizia tedesca da Karlsruhe minaccia di ingiungere alla Bundesbank di non partecipare a
quel programma. Senza l'apporto dell'azionista di maggioranza - la Germania - la rete di sicurezza stesa dalla
Bce sotto l'euro nel 2012 rischia tradire qualche buco di troppo.
È anche per questo che per Draghi e la maggioranza dell'Eurotower ormai il tempo stringe. Il presidente
italiano sembra ormai decisoa tenere in Germania una linea ferma e prevedibile, segnalando le sue scelte
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IL RETROSCENA
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fino a rendere inaccettabile il costo di una marcia indietro. Lo si è visto in queste ore.
Quando il mercato ha capito che Draghi non avrebbe lanciatoi nuovi acquisti di titoli già da ieri, l'euro è
risalito sul dollaro e per poche ore i titoli bancari hanno oscillato paurosamente. A Piazza Affari Unicredit,
Mps, Ubi e il Banco Popolare - istituti che insieme hanno accumulato titoli di Stato italiani per centinaia di
miliardi- sono arrivati a perdere per qualche minuto oltre il 4%.
Nel frattempo, Draghi viene messo sotto accusa in Germania con un ogni sorta di argomenti: vorrebbe far
pagare ai tedeschi le eventuali perdite future di un default italiano, immagazzinando il debito di Roma
all'Eurotower; esproprierebbe i risparmiatori con tassi troppo bassi; alimenterebbe una bolla immobiliare che
colpisce le giovani famiglie tedesche. Nonè chiaro però che le grandi imprese in Germania siano altrettanto
ostili. La lunga caduta dello yen, alimentata dalla Banca del Giappone, crea una minaccia imminente per
l'industria tedesca: i due Paesi competono sulle auto di lusso o sui grandi sistemi industriali, ma solo Tokyo
per ora può contare sui frutti di una svalutazione competitiva. Una svolta della Bce che permetta al made in
Germany di correre ad armi pari, in fondo, potrebbe non risultare così indigesta a Berlino.
La crescita e l'inßazione nell'eurozona Aumento % del Pil Tasso % d'inßazione 0,8 1,0 1,5 0,5 0,7 1,3 2014
2015 2016 2014 2015 2016 Previsioni Bce
I PUNTI TEMPI STRETTI L'acquisto di titoli di Stato su scala massiccia da parte della Bce potrebbe essere
deciso già nella prossima riunione del consiglio dei governatori fissata per il 22 gennaio I MOTIVI DELLA
SVOLTA Il brusco ribasso dei prezzi del petrolio potrebbe dare una spinta alla ripresa ma potrebbe
aumentare il pericolo di deflazione LE DIVISIONI Contro la linea di Draghi si sono schierati sei-sette
governatori di alcune banche centrali europee guidati da Jens Weidmann, presidente della Bundesbank
PER SAPERNE DI PIÙ www.ecb.europa.eu www.borsaitaliana.it
Foto: Sabine Lautenschlaeger Klaas Knot
Foto: Ewald Nowotny Erkki Liikanen
05/12/2014
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"La colpa è anche nostra, sottovalutati gli allarmi"
Ieri il lungo colloquio con il sindaco Marino: no allo scioglimento del consiglio Il vizio consociativo: troppe
frequentazioni con la destra che governava la città
GIOVANNA CASADIO
ROMA. «Il primo passo sarà rivedere il tesseramento, di certo abbiamo sottovalutato il malaffare». Matteo
Orfini ha trascorso la prima giornata da commissario del Pd nella tempesta tra il Nazareno, la sede del
partito, il Campidoglio, la Camera e solo a tarda sera è tornato a casa al Tufello. «Sono stanco sì, è stata una
giornata faticosa cominciata alle 8,30 per accompagnare mia figlia a scuola...», e proseguita con il lungo
colloquio con il sindaco Ignazio Marino.
«Marino è preoccupato ma tonico, combattivo. È stato l'argine ai fenomeni criminali che cercavano di
infiltrare completamente la macchina comunale. Marino l'ha reso difficilmente aggredibile». Orfini difende il
sindaco e boccia l'ipotesi di scioglimento del Campidoglio per mafia, come chiedono i 5Stelle.
Ma al prefetto che si riserva di decidere se lo scioglimento sia indispensabile, i dem come rispondono? «Il
prefetto fa le valutazioni che deve, la mia è una considerazione politica e ritengo al contrario che la richiesta
dei 5Stelle sia un favore alla mafia». Però c'è stata una sottovalutazione costante dell'allarme che pure
veniva dato nel partito stesso. Marianna Madia, il ministro della Pubblica amministrazione, disse che nel Pd
romano c'erano associazioni a delinquere. Fu ai tempi delle parlamentarie, la competizione per scegliere i
candidati nelle liste delle politiche. Ebbe ascolto? «Ci sono state sottovalutazioni. Lo spaccato generale
colpisce: è agghiacciante. Io ovviamente spero ancora che molti di quelli finiti nell'inchiesta possano
dimostrare la loro innocenza». Orfini è stato scelto mercoledì da Renzi per raddrizzare la barca di un Pd
romano che fa acqua da tutte le parti. Scelto perché presidente del partito e romano, con una conoscenza a
360 gradi della situazione capitolina. «E poi - spiega il neo commissario - dobbiamo mostrare la rabbia ma
anche l'orgoglio: il Pd di Roma è fatto di militanti generosi, che in queste ore si sono fatti sentire per dire che
bisogna ricostruire, reagire». Non è facile bonificare una situazione in cui il sottobosco di destra terroristica si
è intrecciato con la politica trasversalmente, coinvolgendo i Dem, «anche se con alcuni elementi marginali:
sono casi isolati ma gravissimi», ragiona Orfini. «Stiamo facendo mea culpa, altrimenti non ci sarebbe stato il
commissariamento. Il Pd in questi anni è stato preso in ostaggio da gruppi correntizi organizzati che hanno
pensato più a faide permanenti che al partito». Però è una analisi parziale, aggiunge. ««La logica della
criminalità è stata quella di mettere le mani su Roma usando le debolezze di una parte della politica e di una
parte dell'apparato dello Stato.
Emerge così un sottobosco di funzionari, staff, capi di gabinetto, un pezzo di macchina dell'amministrazione
insomma che si è fatta infiltrare».
L'altro elemento che ha scatenato la patologia, secondo il neo commissario, è il consociativismo:
«Politicamente ci sono stati anni in cui c'è stata un'eccessiva consuetudine con la destra di Alemanno che
governava la città». Da oggi Orfini sarà alle prese con il gruppo consiliare democratici,i presidenti dem dei
municipi, i circoli. E intanto ha sentito Goffredo Bettini, Angelo Rughetti, Marianna Madia e tutti i dirigenti
cittadini: «Ora usciamo dal mondo di mezzo e rientriamo in quello reale».
LE CORRENTI
Il partito è stato preso in ostaggio da gruppi correntizi organizzati protagonisti di faide permanenti
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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IL COLLOQUIO/ MATTEO ORFINI, PRESIDENTE DEL PD E COMMISSARIO A ROMA
05/12/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
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"An nel Pdl per potere e affari così ho divorziato da Alemanno"
FRANCESCO BEI
ROMA. All'opposizione della giunta Alemanno, assolto nel Laziogate e nello scandalo Sanità, il fondatore
della Destra rivendica di aver rotto per tempo con quel sottobosco di potere, affari e vecchi arnesi
dell'estremismo nero che è emerso nell'inchiesta romana. Non fa sconti ai vecchi camerati, ma nega che il Pd
possa chiamarsi fuori dal «romanzo criminale».
Su Twitter lei scrive: più che un «mondo di mezzo» quello dei poteri criminali romani era un «mondo di
merda». Un mondo popolato di personaggi di destra, con il terminale politico dell'allora sindaco Alemanno. Il
suo vecchio camerata...
«Alt, un momento. Qui parliamo di una rappresentazione del potere, non della destra. La destra, la mia
Destra, è anche uno stile di vita. Tant'è che io ero all'opposizione di quella giunta. Ma se crediamo a
Pignatone, alla Mafia che si è impossessata di Roma, mi rifiuto di credere che si sia limitata al periodo 20082013. L'inchiesta porta ad Alemanno, ma alla fine coinvolge un pezzo del Pd romano». È scettico sulla
definizione di Mafia Capitale? «Secondo me siamo di fronte a meccanismi di corruzioni come quelli di Expo e
del Mose, non è una cosa romana. Stimo Pignatone, ma aspetto una verifica dei fatti. E mi auguro che non si
debbano aspettare sette anni per poi scoprire che Alemanno non c'entra nulla».
Tutti gli uomini più vicini ad Alemanno sono pesantemente coinvolti. E lui non si accorgeva di nulla? «Gianni
è sempre stato un grande pensatore e un pessimo organizzatore. Basti pensare al suo rapporto problematico
con l'orologio. Ha sbagliato la scelta delle persone, ma non mi sembra tagliato per fare il capo di
un'organizzazione criminale». Lei era in consiglio comunale, non sentiva un'aria rancida? «Che ci fosse
un'intesa consociativa io lo denunciavo tutti i giorni. Vivevamo il paradosso di un'opposizione che avrebbe
dovuto essere importante, quella del Pd, e invece non faceva nulla. Seè esistito un sistema criminale, il Pd
non può chiamarsene fuori».
E comunque con Alemanno lei ruppe. Forse iniziava a sospettare qualcosa? «Nulla di illecito se è questo
che intende. Ma la distinzione c'è stata quando hanno voluto portare An dentro il Pdl e io ho fondato la
Destra. Ho capito che per loro il potere era più importante dei valori, la rottura c'è stata su questo. Sono
andati nel Pdl per non perdere l'autobus del governo e del potere».
... e degli affari.
«Gli affari sono la degenerazione del potere».
Alemanno era cambiato dai tempi della Destra sociale? «Gli ho sempre rimproverato di aver alimentato
speranzee illusioni a cui non ha fatto seguire nulla. C'è stato in lui un mutamento. Io ho cambiato partito, lui
ha cambiato le idee».
Il Pd romano è stato subito commissariato da Renzi. Nel Pdl invece tutti zitti. Perché a destra manca questa
autocritica? «Gli errori bruciano e ognuno li ha commessi. Anche la mia amministrazione regionale ha avuto
luci e ombre. Ma ne sono uscito indenne, anche se le inchieste mi hanno rovinato la presenza politica nelle
istituzioni. Non si può dire altrettanto della giunta Marrazzo».
Il sindaco Marino sembra ergersi vincitore sulle macerie di un partito che in parte lo osteggiava. Non crede?
«Ma che dice? Se ne devono andare tutti a casa. Ed è vergognoso questo Orfini che cerca di intimorire il
prefetto perché non sciolga il comune. Lo stesso Marino ha preso 30 mila euro da Buzzi per la sua campagna
elettorale. E vogliamo parlare dell'assessore Ozzimo, di Coratti, di Di Stefano? O del ruolo di Odevaine che si
intascava 5000 euro al mese? Non mi sembra gente da sciarpa littoria. Se era Mafia quella di Roma anche
loro non possono chiamarsene fuori».
A questo punto il matrimonio tra la Destrae Fratelli d'Italia va in soffitta? «Stavamo ragionando con
Alemanno sulla ricostruzione di una destra in Italia. Non so se si interrompe tutto, certo il percorso sarà più
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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L'intervista Francesco Storace. Il leader della Destra rivendica: ero all'opposizione della giunta. "Gianni ha
sbagliato a scegliere le persone,ma non lo vedo a capo di una organizzazione criminale"
05/12/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 11
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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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faticoso».
VERIFICARE I FATTI
Stimo Pignatone, ma verifichiamo i fatti. Spero non si debbano aspettare sette anni
CONSOCIATIVISMO
In Campidoglio c'era un'intesa consociativa. E alla fine l'inchiesta travolge tutti PER SAPERNE DI PIÙ
www.repubblica.it www.ladestra.com
Foto: NUOVO PARTITO NEL 2007 Francesco Storace ha fondato La Destra sette anni fa
05/12/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 34
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South Stream addio Saipem si ferma Gazprom già pensa a un nuovo
tracciato solo per gli amici
Anche i francesi mollano l'opera Mosca vuole assicurare il gas ai regimi alleati nei Balcani
LUCA PAGNI
MILANO. Per l'Europa e per la sicurezza degli approvvigionamenti del gas di cui ha bisogno «non è una
tragedia». Gerard Mastrallet, amministratore delegato di Suez Gaz De France, una dei leader del settore
energia del Vecchio Continente il fatto che i russi vogliano rinunciare alla costruzione del South Stream, è
l'autorevole conferma della posizione ai piani alti dell'Unione europea. «Non sono sicuro - ha aggiunto il
numero uno del gruppo controllato dal governo francese - che il progetto potesse essere portato a
conclusione. Si tratta di un investimento molto ingente e non del tutto indispensabile».
Traduzione: erano i russi a volerlo a tutti i costi per portare il gas in Europa non passando più per l'Ucraina,
ma con il crollo del prezzo del petrolio e dei contratti di lungo periodo per il gas (strettamente correlati) ora
non sono in grado di sostenerne più i costi.
Se ci fosse bisogno di ulteriori conferme dell'addio al gasdotto che avrebbe dovuto passare sotto il Mar Nero,
ieri anche l'italiana Saipem - che aveva vinto la gara dell'appalto da 2,4 miliardi - ha ricevuto la notifica di
sospensione lavori: «Riguarda tutti i mezzi navali ad oggi impegnati nelle attività relative alla posa delle
tubazioni», si legge in una nota al mercato.
Ma è solo una conferma della volontà russa. Gazprom, il colosso del gas controllato direttamente dal
Cremlino, sta già lavorando alla nuova strategia. Per portare gas ai pesi dell'est Europa, soprattutto a quelli
politicamente più vicini a Mosca, sta pensando un nuovo tracciato: un gasdotto che dall'Ungheria o
dall'Austria scenda verso la Serbia e la Macedonia. In alternativa, il gas potrebbe arrivare dalla Turchia
(esiste già un collegamento sottomarino con la Crimea russa) e da lì risalire attraverso la Grecia. Come si
vede la partita è aperta: l'unica certezza in più è che le navi di Saipem che erano in viaggio verso la base di
partenza in Russia invertiranno la rotta.
Foto: CANTIERI FERMI Ieri Saipem, in foto l'ad Umberto Vergine, ha ricevuto lo stop ai lavori su South
Stream
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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IL PUNTO
05/12/2014
La Repubblica - Bologna
Pag. 1
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Intervista al neogovernatore: "La Lamborghini potrebbe spostare qui la produzione di un nuovo modello" "I
posti nella mia squadra sono dieci, darò segnali di discontinuità. In prospettiva vanno ridotti i consiglieri" >
CHIARINI
IL NEOGOVERNATORE Stefano Bonaccini in una intervista al nostro giornale, conferma che sta lavorando
col ministro Federica Guidi al progetto per spostare in Emilia la produzione del nuovo modello Lamborghini.
«Sarebbe una nuova Philip Morris». Bonaccini parla della giunta, conferma Patrizio Bianchi, ma prende le
distanze dal pressing su Simonetta Saliera. E sull'assessorato alla Sanità dice: «Su questa nomina mi gioco
tutto». Sul versante costi della politica propone di abbassare il numero del consiglieri regionali già dalla
prossima legislatura». «Chiedo sobrietà a tutti e trasparenza nella rendicontazione delle spese. Taglierò
ancora, il margine c'è».
CHIARINI A PAGINA II Stefano Bonaccini ANDREA CHIARINI ARRIVA all'appuntamento in taxi, se ne va a
piedi un'ora dopo verso la stazione. Sobrietà nella solitudine dei giorni più complicati. «So bene che da come
farò la giunta verrò subito giudicato», dice il neogovernatore dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini. Sorriso
tirato, cellulare per una volta in tasca, parla con prudenza, misura le parole. Il peso di un flop sull'affluenza
che segnerà il suo mandato. Ha chiaro che dal momento in cui darà il via alla sua squadra sarà una corsa
continua. Presidente, come sta col totogiunta? «Mi prendo ancora una settimana, dieci giorni, per sciogliere
le riserve. Un'idea ce l'ho, ovviamente. Conteranno soprattutto le competenze specifiche e l'esperienza
amministrativa». Un nome, Patrizio Bianchi.
«È l'unico che mi sento di fare, è stato il curatore del mio programma, si occuperà in giunta di finanziamenti
europei».
Un altro, Simonetta Saliera, spinta da petizioni e appelli.
«Le sollecitazioni sono legittime, sottolineano la qualità di una persona. Ma io devo dare anche segnali di
discontinuità rispetto al passato - e non è un giudizio negativo sulla giunta precedente - tenendo conto che la
mia sarà una giunta di dieci assessori, metà donne, metà uomini. E che il principio della rappresentanza
territoriale non sarà rispettato, lo considero risolto con la composizione del gruppo consiliare Pd dove, per
provenienza dei singoli, nessuna provincia è esclusa».
Alla sanità, un tecnicoo un politico? Carlo Lusenti o Raffaele Donini? «Davvero, non posso fare anticipazioni
è l'assessorato più delicato, so di giocarmi tutto.I nomi? Anche Giovanni Bissoni, un architetto, quando arrivò
non aveva tutte le competenze in tasca».
Conferma che triplicherà le risorse alla Cultura? «Sì, anche perché si parte da cifre modeste e la Cultura può
creare posti di lavoro e fare da moltiplicatore al turismo che rappresenta l'8,1% del Pil della regione».
Sta passando molto tempo, non teme che il ritardo nella formazione della giunta possa poi condizionarla?
«Ho già detto che sceglierò in autonomia. Ieri la corte d'appello ha confermato l'esito delle elezioni, tra il 29 e
il 31 dicembre verrà convocata la prima assemblea regionale, e chi sarà in ferie dovrà rientrare. Una delle
prime giunte le terremo in un Comune del terremoto. Sto continuando il mio giro in regione, a Parma per
l'Expo, CON RENZI Stefano Bonaccini col premier LAMBORGHINI LA SALIERA a Modena per l'Università,
ho riscontri positivi, guardo avanti. Di certo non sarò un presidente che resterà chiuso nel suo ufficio».
Lo scrittore Carlo Lucarelli in una intervista a Repubblica la invita a seguire i processi di mafia in Emilia.
«Ci siamo sentiti, presto ci incontreremo, condivido il suo allarme sulle infiltrazioni mafiose e non lo
sottovaluto. La battaglia per la legalità va fatta tutti i giorni».
Ha promesso che taglierà ancora i fondi ai gruppi e le partecipate. Ha qualche dettaglio in più? «Per ora no,
ma ci sono ancora margini. Lavoreremo sulle spese generali e anche sulle partecipate». Si parla di macroRegioni, di Emilia-Romagna unita alla Toscana.
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Bonaccini chiama in giunta Bianchi "Ma è sulla Sanità che mi gioco tutto"
05/12/2014
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«Al massimo avrebbe più senso una regione adriatica con le Marche. Ma sul tema della governance non mi
dispiacerebbe ridurre ancora il numero degli attuali 50 consiglieri». Come riuscirà a scrollarsi di dosso il peso
delle inchieste giudiziarie,a voltare davvero pagina? «Da me non sono mai uscite parole diverse sulla
procura. Rispetto il lavoro dei magistrati e anche i tempi delle inchieste, sta a noi adesso mostrarci sobri nelle
spese e trasparenti nei rendiconti. Vorrei mettere tutto online».
Come concilia l'adesione al Jobs Act a Roma con la sua idea di concertazione in Emilia? «Sostengo le
riforme del governo con convinzione, nella consapevolezza, che dovrebbe essere comune a sinistra, che se
cade Renzi dopo c'è solo la destra lepenista di Salvini.È questo che vogliamo davvero? Detto ciò da noi c'è
una tradizione di dialogo che intendo anch'io verificare. Appena insediato convocherò le parti sociali e i
sindaci per lanciare un patto per il lavoro, cheè in testa non solo alle mie preoccupazioni. Cercherò di
"sfruttare" in senso buono i miei rapporti con i rappresentanti del governo nati nel periodo in cui ero nella
segreteria Pd. Presto incontrerò il sottosegretario Luca Lotti per la Cispadana e sono reduce da un incontro
col ministro Federica Guidi in cui si è parlato della possibilità che la Lamborghini sposti in regione la
produzione di un suo modello dalla Slovacchia, sarebbe la conferma, dopo la Philip Morris, della ritrovata
competitività del nostro territorio».
Lei è ancora segretario regionale (prorogato), a quando il congresso? «Lascio in tempi brevi per arrivare al
congresso tra febbraio e marzo» Con le primarie? «Lo statuto le prevede, a meno che non si decida di
cambiarlo visto il dibattito sulla possibilità che a sceglierei segretari regionali siano solo gli iscritti». LO STILE
05/12/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 1
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La grande torta dei campi rom
Grazia Longo
Così la coop di Buzzi lucrava sugli spazi A PAGINA 3 Quando si dice la scuola del carcere. È proprio dietro le
sbarre che Salvatore Buzzi - 59 anni, condannato a 24 anni per omicidio del suo ex socio impiegato di banca
che gli riciclava assegni rubati - s'inventa imprenditore per gestire i campi nomadi. Nell'85 - uscirà dalla
prigione nel '91 - crea la cooperativa «29 Giugno» (nome che deriva da una rappresentazione teatrale proprio
in quel giorno), coinvolgendo ex detenuti, che fa parte del consorzio Eriches. Una onlus che controlla
direttamente tredici cooperative e che - al 31 dicembre 2013, quando si focalizza l'analisi dei carabinieri del
Ros - ha un fatturato di 51 milioni di euro e 1200 dipendenti. Con un passato di vicinanza all'estrema sinistra,
Buzzi non ha esitato un momento ad allearsi con il Nero Massimo Carminati per macinare milioni di euro
attraverso gare d'appalto truccate e fatture gonfiate. Fiore all'occhiello della gestione criminale dei campi rom
è quello a Castel Romano. Ospita 1400 nomadi e dà lavoro a 986 dipendenti di cui il 32% «lavoratori
svantaggiati». In altre parole ex detenuti, tra cui anche nomi noti come Pino Pelosi (riconosciuto con sentenza
definitiva il colpevole dell'omicidio di Pier Paolo Pasolini) e il boss Luciano Casamonica, utilizzato come
«mediatore culturale» in virtù dei suoi legami con le etnie italo-rom. Il campo rom ovviamente non risente
dell'inchiesta e continua ad essere attivo. Lo stesso vale per la cooperativa «29 giugno», posta sotto
sequestro e già affidata ad un amministratore giudiziario. Impeccabile e collaudata la macchina del crimine
messa in piedi da Buzzi, braccio operativo di Carminati, svelata dai carabinieri del Ros di Roma, guidati dal
colonnello Stefano Russo. Il giro d'affari intorno a Castel Romano viaggia su due binari. Il primo è relativo alle
fatture gonfiate in modo che da un iniziale investimento di 1 milione e 200 mila euro - versati a metà da Buzzi
e Carminati - il guadagno finale per la gestione del campo inizialmente raddoppia e poi sfiora i 5 milioni di
euro. Il 24 maggio 2012 la giunta Alemanno deliberò «l'affidamento del servizio di gestione del campo nomadi
per un importo di 2.900.000 euro iva inclusa». Ma a questo si deve aggiungere la «variazione di bilancio fatta
appositamente per favorire Buzzi: vennero stornati 5 milioni di euro dal capitolo assistenza minori in favore
del campo rom». Un regalo all'amico Buzzi, e nel timore di eventuali vendette del killer della Magliana
Carminati. Come si evince da un'intercettazione del segretario di Alemanno, Lucarelli (indagato anche lui per
associazione mafiosa) che al presidente della quinta commissione Scozzava, dopo l'approvazione della
variazione di bilancio confida: «Meno male che è finita bene, sennò chissà come andava a finire». Un'altra
registrazione dell'orecchio investigativo spiega invece il ruolo di Carminati per garantire l'appalto a Salvatore
Buzzi: «Perché a me 'na grande mano me l'ha data... per quel campo nomadi me l'ha data Massimo perché
un milione e due, seicento per uno, chi cazzo ce l'ha un milione e due... cash? [...] le opere di urbanizzazione,
d'impresa che poi... ce siamo divisi chi pagava chi. Io me so' preso le casette mobili, le commissioni... e lui s'è
preso tutta la costruzione del campo». Ma non finisce qui. Non pago della gestione del campo rom inaugurato
nel novembre 2012 con tanto di strette di mano e sorrisi ai fotografi da parte dell'allora sindaco Alemanno
Buzzi tramite un'agenzia immobiliare a lui riconducibile acquista i terreni intorno al campo rom iniziale. Così
incassa pure l'affitto del terreno da parte del Comune. E al capitolo campo rom, si aggiunge quello per «la
somministrazione dei pasti al centro profughi». Sempre con Carminati che dice: «... calcola che stiamo
parlando di pasti intorno ai due euro e mezzo al giorno, eh, il pasto. Quindi calcola che una persona sono
sette, sette e venti, sette e trenta più, però su mezzo... ogni pasto finisce che lui se prende otto e trenta, cioè
è un bel ..alla fine sembra una cazzata ma alla fine quando fai grandi numeri so' soldi eh!».
51 milioni È il fatturato annuo della cooperativa «29 giugno», fondata da Salvatore Buzzi ora sotto sequestro
1.400 ospiti Il campo rom di Castel Romano, gestito dalla coop «29 giugno», ospita 1.400 nomadi
Foto: ANSA Salvatore Buzzi
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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RETROSCENA
05/12/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:309253, tiratura:418328)
STEFANO LEPRI
Lo scandalo di Roma ci indica quale è la vera riforma strutturale che deve fare l'Italia. Non quelle che altri
Paesi ci indicano con monotona insistenza, e che tardano a mostrare effetti dove sono state attuate, ma
quella che serve a noi. Occorre ripulire il nostro Stato. Corruzione della politica e inefficienza della spesa
sono due facce di un problema unico. PAGINA Parlare di mafia o di cupole dà poco l'idea di questo tipo di
crimine organizzato nuovo e insieme simbolico, di dove può portare il declino italiano. Scopriamo una entità
razionalmente dedita a sfruttare l'unica risorsa ancora abbondante nel nostro Paese, la spesa pubblica.
Possiamo sospettare che ne esistano anche altrove, magari in forma non così sguaiatamente malavitosa
come a Roma. A posteriori, comprendiamo anche meglio la rabbia popolare contro le indennità degli eletti,
certo da ridurre eppure indispensabili in una democrazia. Nasceva dalla sensazione che solo lì, in una
nazione da lungo tempo in ristagno economico, i soldi si moltiplicassero con facilità: lo scialo dei rimborsi
spese ne era, innanzitutto, un indizio. Finora, non sapevano incontrarsi l'indignazione di massa contro i «costi
della politica» e i ragionamenti sull'urgenza di rivedere a fondo le uscite pubbliche. A ogni tentativo di incidere
era troppo facile rispondere «prima risparmino i potenti». Vediamo ora, invece, cosche attrezzate nello
spremere guadagni da qualsiasi capitolo di spesa, perfino i più nobili. Tutta la spesa discrezionale può
nascondere malaffare; tutta va riveduta, resa trasparente al massimo. Ciò che Matteo Renzi ha detto sulle
società partecipate degli enti locali è un buon inizio; porta tuttavia a domandare come mai i suggerimenti dati
a suo tempo dal commissario alla spesa Carlo Cottarelli siano ancora dentro i cassetti. Nella precedente
ondata di scandali, 1991-1992, i vecchi partiti gestivano gli affari in prima persona. Oggi, meno radicati i
partiti, fluttuanti i loro consensi, il business si è fatto autonomo, cosi da garantire favori anche nell'alternanza;
ben insinuato nella burocrazia, protegge anche dall'emergere di forze nuove. Senza più ideologie, «dare
spazio ai privati» (purché amici) o «pubblico è meglio» diventano slogan intercambiabili a seconda delle
convenienze. Soprattutto negli enti locali l'uso della spesa è troppo arbitrario, oltre che assai meno criticato
dai mezzi di informazione. Attorno a Comuni e Regioni gira questo demi-monde di faccendieri privi di
competenze serie in qualsiasi ramo, di imprese inadatte a competere su ogni mercato, di finte cooperative
con pretesi scopi sociali, di fabbricatori di chiacchiere alla moda. In una economia intorpidita, dove far soldi
con un lavoro onesto è arduo, anche per le aziende la tentazione diventa fortissima. Un arricchimento
improvviso, altrove improbabile, lì si può realizzare. Troppo rischioso imbarcarsi in una iniziativa di vera
innovazione; meglio attrezzarsi a inscenare una «startup» finta, che ungendo certe ruote godrà di un buon
sussidio. E in tutto questo non ci sarebbe «nulla in più da tagliare»? Certo che c'è, ed è questa la via per
arrivare a pagare meno tasse e per fare un po' più di investimenti validi. Tutto ciò che le amministrazioni
pubbliche fanno va verificato nei suoi esiti, va giudicato dai suoi effetti: in altri Paesi questo avviene. In più, il
Comune di Roma si trova in dissesto finanziario strutturale. Già prima che erompesse lo scandalo, stupiva
che nessun politico di peso ambisse a esserne sindaco, carica così visibile non solo all'interno dei nostri
confini. Temono che la capitale sia troppo difficile da governare? E' un caso nazionale, questo, che prima di
tutto merita un esame spietato dei conti.
Foto: Illustrazione di Gianni Chiostri
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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L'ASSALTO ALLA SPESA PUBBLICA
05/12/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 4
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Il Pd e il timore di una ripresa dei Cinque Stelle
MARCELLO SORGI
Matteo Renzi «sconvolto», Beppe Grillo gongolante per lo scandalo «Mafia capitale». La scoperta dei legami
tra l'organizzazione criminale guidata dall'ex terrorista di destra Massimo Carminati e incentrata sulle attività
della cooperativa di Salvatore Buzzi, in affari sia con la giunta Alemanno che con le precedenti
amministrazioni di sinistra, sta sollevando un terremoto politico a livello nazionale. Considerato nelle ultime
settimane sull'orlo delle dimissioni, il sindaco Marino, uno dei pochi a non essere toccato dallo scandalo, è di
nuovo in sella. Alemanno ha scaricato la colpa sui suoi collaboratori, ma ha detto che trarrà le conseguenze
politiche: difficilmente, cioè, potrà continuare la sua attività al vertice di Fratelli d'Italia. Il Pd romano, travolto
per il coinvolgimento dei propri dirigenti, a cominciare dal segretario della federazione della Capitale
Cosentino, è in mano al presidente del partito Orfini, che prova a resistere allo scioglimento per mafia del
consiglio comunale. In realtà l'ipotesi, cavalcata dai 5 stelle, è all'ordine del giorno. Un'analoga inchiesta
condotta dal dottor Pignatone quando era a capo della procura di Reggio Calabria, si concluse appunto con
lo scioglimento. E poi ci sono i precedenti dello scandalo alla Regione Lazio e nelle amministrazioni di
Piemonte, Lombardia, Calabria e Sardegna, tutte finite allo stesso modo. Il timore del Pd è che le
conseguenze dello scandalo, in caso di ritorno al voto, possano investire allo stesso modo destra e sinistra,
aprendo la strada a una ripresa elettorale di M5s e a un eventuale ballottaggio con un candidato grillino. Ma
Renzi è preoccupato anche del danno d'immagine per l'Italia, dato che ad essere colpita dalla corruzione e da
una vicenda di criminalità organizzata legata alle tangenti è Roma, cioè la capitale, e non una qualsiasi città
del Paese. A questo bisogna aggiungere l'incognita degli sviluppi dell'inchiesta, mettendo in conto che come
ha fatto la segretaria di Buzzi (insieme a Carminati uno dei principali indagati), che ha rivelato il tariffario delle
tangenti e ha fatto scoprire documenti e soldi nascosti, anche qualcun altro degli arrestati si decida a parlare,
con un imprevedibile effetto valanga. Ieri il ministro del lavoro Poletti, ritratto in una foto a una cena con
Buzzi, ha dovuto di nuovo difendersi e spiegare che la sua presenza in quella circostanza era dovuta ai suoi
precedenti doveri istituzionali di presidente della Lega delle cooperative. Alla vigilia della complicatissima
trattativa sul Quirinale, già aperta sotto traccia anche se le dimissioni di Napolitano non sono più imminenti, il
clima politico s'è fatto ancora una volta molto pesante.
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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Taccuino
05/12/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 8
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I pranzi per ricompattare il partito Berlusconi prova a contenere Fitto
Ieri un lungo incontro, ne seguiranno altri: ma le divergenze restano LA STRATEGIA Forza Italia unita serve
a contare per l'elezione al Colle
UGO MAGRI ROMA
Se vuol contare qualcosa agli occhi di Renzi, e convincerlo a dargli retta sulla scelta del futuro Presidente,
Berlusconi ha disperato bisogno di un partito compatto dietro le spalle: 130 grandi elettori che si muovano
tutti insieme al suo comando anziché come una mandria impazzita. In questo secondo caso Matteo, il giorno
che Silvio volesse dire la sua sul dopo-Napolitano, gli domanderebbe scettico: «Pure Fitto e i suoi faranno
come dici tu?». Guarda combinazione, proprio ieri l'ex Cavaliere ha incontrato il ribelle pugliese che dei
parlamentari «azzurri» controlla almeno un terzo e, nel segreto dell'urna, forse la metà. L'ha invitato a pranzo
nonostante che l'ex-ministro abbia la capacità di fargli scemare l'appetito con quei suoi lunghi ragionamenti
sulle strategie politiche da decidere insieme, sull'organizzazione interna del partito da rifondare, su tutto ciò
che Berlusconi invece ama decidere lì per lì in base a come gli gira. Per far sentir l'ospite più importante, a
tavola si sono aggiunti Ambarabà, Cicì e Cocò (così vengono soprannominati ormai Verdini, Gianni Letta e
l'avvocato Ghedini). Viceversa nessuna signora è stata ammessa: non l'onnipotente Rossi e nemmeno la
Pascale che da qualche settimana sta in disparte, quasi invisibile. Grande stupore dei dirigenti di partito, che
sull'«Huffington Post» avevano appena finito di leggere un'intervista di De Angelis a Berlusconi dove il Cav
tuonava minaccioso contro Fitto (stia attento a non fare la fine di Alfano e di Fini prima di lui, la sua idea delle
primarie è tutto sballata eccetera eccetera). Ma come, in pubblico lo attacchi e subito dopo lo convochi a casa
tua per trascorrerci 4 lunghe ore, fin quasi alle sei del pomeriggio? Tutto ciò in effetti sarebbe privo di senso,
un'ulteriore conferma di quanto sia mercuriale e mutevole Berlusconi, se dietro non ci fosse per l'appunto il
tentativo di ricomporre i cocci di Forza Italia per dare al premier l'illusione ottica di un partito unito. Fitto,
onestamente va detto, ieri è stato al gioco. Si è presentato puntuale a Palazzo Grazioli nonostante la
convocazione fulminea che ha spiazzato perfino la segreteria del Cav, cui Berlusconi ultimamente sempre
meno si appoggia per le sue telefonate importanti preferendo ormai, ecco un'altra stravaganza, farsi prestare
il telefonino da chi gli capita accanto. Con Fitto si sono spiegati, cioè se le sono dette con franchezza, però
senza mai eccedere, anzi l'ex ministro si è congedato soddisfatto, consegnando ai cronisti l'immagine di un
incontro «positivo ma interlocutorio», dove certi rancori si sono in parte dissipati sebbene nel concreto nulla
sia stato deciso, e ci vorranno dunque ulteriori pranzi a Palazzo Grazioli e tanto bicarbonato. Oggi il menù
prevede un videomessaggio di Berlusconi. Sulle tasse, vecchio cavallo di battaglia. Proporrà un'aliquota
unica al 20 per cento, una zona franca fino a 13 mila euro, una pensione minima di mille euro a tutti gli
anziani e in più (visto che siamo a dicembre) la tredicesima. Tanto, paga Renzi...
Foto: «Positivo» Uscendo da palazzo Grazioli, Fitto ha definito il pranzo con Berlusconi positivo ma
interlocutorio Ci sarà ancora da discutere insomma
Foto: GIUSEPPE LAMI/ANSA
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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Retroscena
05/12/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 12
(diffusione:309253, tiratura:418328)
"Sulle occupazioni non torno indietro: servono a crescere"
Faraone: illegali, ma la scuola non è solo didattica
ANTONIO PITONI ROMA
Erano i tempi di Galloni ministro della Pubblica Istruzione. Sul finire degli anni Ottanta. «E adesso mi ritrovo
dall'altro lato della barricata», scherza Davide Faraone. Oggi sottosegretario di quello stesso ministero, ma
all'epoca studente di un Istituto tecnico al confine con il quartiere Zen di Palermo. «Già allora, tra i temi di
discussione al centro della nostra occupazione, c'era quello della riforma della scuola esattamente come
oggi», ricorda. Il suo intervento, ospitato lunedì sulle pagine de «La Stampa», ha aperto un dibattito acceso e
sollevato critiche e polemiche proprio sul tema delle occupazioni. Si aspettava tanto clamore? «Mi aspettavo
che raggiungesse l'obiettivo per il quale ho deciso di scriverlo: aprire un dibattito sul tema della scuola che il
governo ha messo al centro della sua azione» L'ha sorpresa di più il successo riscosso tra una parte degli
studenti o le critiche sollevate da diversi professori? «Tanto tra gli studenti quanto tra i professori sono
emerse posizioni diverse: non tutti gli studenti né tutti i docenti la pensano allo stesso modo. E' la
dimostrazione che sono riuscito a far comprendere che, al di là dell'occupazione - che è illegale e su questo
punto voglio essere chiaro - la scuola deve tornare il luogo in cui si costruisce la coscienza civica dei ragazzi
e la classe dirigente del futuro». Qualche professore è arrivato a chiedere le sue dimissioni... «Chi fa politica
sa benissimo di dover convivere, quasi quotidianamente, con gli applausi e con le critiche». Gli studenti che
condividono la sua lettera sono gli stessi che protestano contro la Buona Scuola del suo governo. Un po'
paradossale non trova? «E' la stessa osservazione che mi ha rivolto un dirigente scolastico. E le rispondo allo
stesso modo: benissimo. Noi vogliamo confrontarci nel merito con tutti, con chi è favore ma soprattutto con
chi non condivide la nostra riforma. E' proprio con chi solleva obiezioni che vogliamo discutere, difendendo le
nostre idee ma restando disponibili a cambiarle se dovessero arrivare proposte costruttive». Resta il fatto che
in alcuni casi si è innescato un vero e pro- prio muro contro muro tra studenti e professori ma anche tra
studenti e studenti... «Non è stato dappertutto così. Per esempio al Virgilio di Roma siamo riusciti ad aprire
una discussione mettendo insieme pro e contro all'occupazione. In altri istituti, come al Tasso, si sono invece
create divisioni e tensioni tra favorevoli e contrari. Ma non demordo e insisterò per mettere tutti intorno allo
stesso tavolo». E delle sue occupazioni cosa ci racconta? «Furono esperienze e occasioni di condivisione.
Anche per chi non aveva mai avuto altre possibilità al di fuori della vita familiare. Iniziative culturali e sociali,
momenti di aggregazione e di partecipazione democratica che, con quelle di oggi, hanno in comune il tema
centrale intorno al quale ruotavano: la riforma della scuola di cui anche allora si discuteva». Decisive per la
sua futura carriera politica? «Certamente decisive per accendere quella passione civile che oggi rischia di
spegnersi in una scuola che non può essere solo tempo trascorso sui banchi in attesa che la campanella
suoni. In questo senso ho parlato di legalizzazione e di autogestione programmata, come un momento di
crescita da affiancare alla didattica».
La scuola deve tornare il luogo dove cresce la coscienza civica dei ragazzi e la classe dirigente del
futuro
Vogliamo confrontarci nel merito con tutti, ma soprattutto con chi non condivide la nostra riforma
Quando eravamo noi ad occupare, al centro c'era la riforma della scuola esattamente come oggi Davide
Faraone Sottosegretario all'Istruzione
Foto: ANGELO CARCONI/ANSA
Foto: Il sottosegretario Davide Faraone
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INTERVISTA SCUOLA SCONTRO SULLE AUTOGESTIONI
05/12/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 15
(diffusione:309253, tiratura:418328)
"Questa violenza è figlia della mentalità schiavista Siamo rimasti all'800"
Il premio Nobel Walcott: servono decenni per cambiare
DALL'INVIATO A NEW YORK PAO. MAS.
Derek Walcott ha paura: «Negli Stati Uniti c'è ancora una mentalità schiavista, che ci sta portando verso
un'esplosione di violenza. Mi stupisco che i bianchi non lo capiscano». Il premio Nobel per la letteratura,
professore alla Boston University per molti anni, chiarisce subito che non fa questa denuncia per
risentimento: «Io non ho mai subito discriminazioni e sono grato all'America per quello che mi ha dato. È
chiaro, però, che il problema non riguarda persone come me». Come giudica gli avvenimenti di Ferguson, e
ora di New York? «Mi disturbano molto. Sono terrificanti, perché è chiaro che rischiamo un'esplosione di
violenza». Colpa del comportamento aggressivo della polizia? «Il problema è molto più ampio. Se ci mettiamo
a discutere solo gli atti di alcuni agenti, o magari anche i reati che le vittime potrebbero aver commesso,
provocando l'intervento delle forze dell'ordine, perdiamo completamente di vista la questione fondamentale. È
chiaro che questi episodi sono diventati il pretesto per sfogare un risentimento che covava da tempo, per
ragioni molto più complesse». Cioè? «Negli Stati Uniti, in particolare nelle regioni del Sud, i neri sono ancora
considerati schiavi. Persiste questa mentalità, che ovviamente porta ad abusi, discriminazioni,
diseguaglianza». Alcuni, nella stessa comunità nera, sostengono che gli afro-americani hanno almeno una
parte di responsabilità, perché scelgono comportamenti discutibili. «In alcuni casi specifici può anche essere
vero, ma il punto non è questo. I neri in generale, anche quelli che si comportano bene, sono discriminati, e
non capisco come i bianchi non si rendano conto del fatto che così spingono il Paese verso la violenza».
Perché lo fanno, secondo lei? «È semplice: perché conviene. Se lei nell'Ottocento avesse posto questa
domanda a uno schiavista, lui avrebbe risposto nella stessa maniera. Sfruttare i neri gli conveniva, e avrebbe
continuato a farlo finché poteva. La mentalità è ancora questa, e ha conseguenze nefaste: da una parte,
infatti, provoca il risentimento dei neri; dall'altra la paura dei bianchi, che temono di subire ritorsioni per i loro
torti». Neanche un presidente nero è riuscito a cambiare la dinamica? «Dare la colpa ad Obama è
un'operazione politica disonesta. Tutti sanno che questo è un problema storico, che affonda le radici nei
secoli. Non è possibile che un uomo solo, per quanto potente come il capo della Casa Bianca, arrivi con la
bacchetta magica e risolva tutto. Può contribuire, ma serve un processo di mutamento culturale molto più
lungo e complicato dell'elezione di un presidente». Da dove bisognerebbe cominciare? «I bianchi, ad
esempio, potrebbero smettere di molestare i neri. Sarebbe già un buon inizio».
Foto: Docente ad Harvard Derek Walcott è nato nell'isola caraibica di Santa Lucia e si è trasferito negli Usa
negli Anni 80 Ha vinto il premio Nobel per la Letteratura nel 1992
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Intervista
05/12/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Alfano: «Sciogliere il Campidoglio? Andiamoci con i piedi di piombo»
Barbara Jerkov
Roma è una città sana, la Capitale d'Italia: prima di procedere a un eventuale scioglimento del Consiglio
comunale, avverte Alfano, è bene «procedere con i piedi di piombo». A pag. 3 Roma è una città sana, la
Capitale d'Italia: prima di procedere a un eventuale scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni
mafiose, avverte il ministro dell'Interno Angelino Alfano, è bene «procedere con i piedi di piombo». Ministro, la
vicenda portata alla luce dall'inchiesta romana rivela fatti di una assoluta gravità, una sorta di salto di qualità
per il vero e proprio groviglio tra criminalità comune e malaffare politico che, a quanto pare, ha condizionato
la vita della Capitale per oltre 10 anni. Qual è la sua valutazione? «Prima di avventurarci in qualsiasi
valutazione occorre studiare la corposa ordinanza del procuratore Pignatone. Solo dopo saremo in grado di
prendere una decisione ponderata con la massima attenzione possibile visto che si tratta, a maggior ragione,
della Capitale del nostro Paese. Gli organismi investigativi, sotto la guida delle procure distrettuali, da tempo
hanno elaborato modelli investigativi che trascendono il sistema di classificazione delle associazioni mafiose
su base locale, che - invece - guardano al metodo mafioso come sistema di gestione di attività economiche
che vedono interessati settori del mondo produttivo e della politica. Alla base di tutto, però, vorrei fare una
considerazione: le inchieste, per loro natura, partono da un atto della pubblica accusa. E certo non possono
risolversi in quell'atto, altrimenti cadremmo nella giustizia sommaria che confligge con la cultura del diritto,
prima ancora che del garantismo. Si deve fare, quindi, affidamento sulle capacità di chi dirige l'inchiesta e il
dottor Pignatone è magistrato di altissimo livello. Di certo, si resta colpiti nel leggere gli atti dell'inchiesta, nel
sentire alcune intercettazioni. Ma oltre non ci si può spingere, se non per ribadire che per riconquistare il
rapporto con i cittadini - è necessario battersi contro chi sbaglia, contro coloro che rendono al Paese
un'immagine distorta delle istituzioni. E' la politica deviata il nemico da combattere. In questo momento,
dinnanzi agli atti dell'inchiesta che vengono messi a conoscenza dell'opinione pubblica, bisogna avere la
forza di dirlo: le istituzioni sono il baluardo della libertà e della democrazia e bisogna preservarle dalla politica
deviata, salvo il principio per noi inderogabile della presunzione di innocenza». Ci sono elementi che i suoi
uffici le hanno riportato e che l'hanno colpita in modo particolare? «Affrontiamo la grave questione con
equilibrio, ignorando qualsiasi tipo di condizionamento mediatico e curando tutti gli aspetti rilevanti sotto il
profilo tecnico giuridico. Il livello di inquinamento della gestione dei fondi pubblici conferma, comunque,
l'opportunità delle scelte fatte in materia di corruzione con la costituzione di un'apposita Autorità, visto che
gran parte dei livelli decisionali sono ormai confluiti negli enti locali e società partecipate». Il vero e proprio
racket intorno ai centri di accoglienza per immigrati e rom potrebbe estendersi anche fuori dal caso Roma?
«Non posso escluderlo, anche se la vigilanza da parte nostra e nei termini di nostra competenza è costante.
E tuttavia voglio sottolineare che quanto sta emergendo non deve dettare ombre sul sistema d'accoglienza
che vede impegnate sinergicamente istituzioni, realtà territoriali e mondo associativo». Il prefetto di Roma non
esclude che possano esserci gli estremi per procedere a uno scioglimento per mafia dell'amministrazione
capitolina. E' davvero un'eventualità di cui state discutendo in queste ore al Viminale? «Ripeto quanto detto
prima e cioè che gli elementi emersi dalle indagini richiedono una valutazione attenta per verificare se si
integrino i presupposti per l'adozione delle misure previste. Del resto, abbiamo sempre affrontato casi
analoghi con oculatezza e grande senso di responsabilità. Da quando sono ministro dell'Interno sono stati
sciolti sedici Comuni e ci sono sette accessi ispettivi in corso. Tra questi, per la prima volta, vi è anche
un'azienda municipalizzata». Intende portare il caso Roma all'attenzione del Consiglio dei ministri? «Ci sono
diverse fasi procedurali. Nella prima fase, cioè questa, non è previsto che il ministro dell'Interno debba fare un
passaggio in Consiglio dei Ministri. Qualora, invece, si ravvisassero gli elementi per uno scioglimento, allora
sarebbe indispensabile un confronto in quella sede. Ma non siamo in quella fase e sullo scioglimento non si
decide con emotività ma a seguito di precise, puntuali e non brevi valutazioni tecniche. Di una cosa sono
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L'intervista/1
05/12/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:210842, tiratura:295190)
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convinto: anche, e ripeto anche per togliere ossigeno alla politica deviata, va riformato il sistema delle
municipalizzate. E' un'idea che porto avanti da tempo e che si impone nel dibattito di governo non sull'onda
delle inchieste giudiziarie ma alla luce di un necessario taglio di quelli che considero rami grassi della
struttura pubblica: enti cioè che assorbono risorse da utilizzare diversamente». Se si arrivasse effettivamente
allo scioglimento del Comune di Roma, i romani tornerebbero alle urne per eleggere il nuovo sindaco a
maggio o già con le regionali di marzo? «Mi pare che lei insista e quindi sarò ancora più chiaro: sullo
scioglimento andiamo tutti, e io per primo, con i piedi di piombo. Ricordo peraltro che stiamo parlando della
Capitale d'Italia e che stiamo parlando di una città sana nella quale va punito chi ruba, non la città». Il ricorso
da parte della procura al 416bis, vale a dire all'aggravante mafiosa, le appare adeguato visti i contorni
dell'inchiesta? Non c'è il rischio che risulti processualmente sproporzionato per alcuni degli indagati romani
(mi riferisco in particolare ad alcuni dei politici coinvolti), con un effetto-boomerang per l'accusa? «Sono certo
che la Procura di Roma abbia ben chiaro il contesto in cui opera e che abbia ben ponderato le singole
imputazioni proprio per escludere ogni rischio del genere. Ripeto: siamo ancora nella fase dell'accusa». C'è
da ritenere che il concetto stesso di "mafia" sia oggi mutato, senza più cioè riferimenti territoriali ma piuttosto
a sistemi complessi, particolarmente protetti e nascosti - come ha scritto Graldi sul nostro giornale dell'organizzazione criminale? «Il metodo mafioso non è solo ascrivibile alle tradizionali organizzazioni, ma ne
fanno uso diverse associazioni delinquenziali. Siamo perfettamente in grado di seguire ogni eventuale
evoluzione del sistema criminale e le nostre leggi sono adeguate a questo scopo. Quello che vale è il
metodo: la forza intimidatrice del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che
ne deriva per commettere delitti, per acquistare in modo diretto o indiretto la gestione o, comunque, il
controllo di attività economiche, di appalti e servizi pubblici per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o
per altri. Certo, non si tratta più di una organizzazione delocalizzata rispetto ai tradizionali territori di origine,
ma, piuttosto, di un qualcosa di diverso. In sostanza, non è una succursale di cosa nostra, ma
un'organizzazione che ne usa il metodo, è questa la parola chiave di tutto ». Un ultimo riferimento tutto
politico. C'è chi ha già sostenuto che la vicenda della "mafia Capitale", per il nesso malaffare-politica, ha
definitivamente fatto tramontare l'ipotesi del ritorno alle preferenze nella nuova legge elettorale. Condivide,
ministro? «Non condivido affatto: vogliamo fare l'elenco degli arrestati eletti con le liste bloccate?».
Foto: Il ministro dell'Interno Angelino Alfano
05/12/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Orfini: nel Pd romano troppe infiltrazioni anche di criminali
Alberto Gentili
«Lancio un appello ai dirigenti e agli amministratori del Pd. Se qualcuno ha dei dubbi, parli. Vada in Procura e
parli». È l'invito di Orfini nel primo giorno da commissario del Pd romano. A pag. 5 Lancio un appello ai
dirigenti e agli amministratori del Pd. Se qualcuno ha dei dubbi, se qualcuno ha delle sensazioni, parli. Vada
in Procura e parli. Abbiamo tutti il dovere di vigilare: la situazione è delicatissima, siamo in presenza di
un'associazione a delinquere di stampo mafioso». Matteo Orfini, nel primo giorno da commissario del Pd
romano, lancia un appello anti-corruzione ad «amministratori e dirigenti del Pd». E boccia, il presidente
democrat, l'idea caldeggiata dal prefetto Giuseppe Pecoraro di sciogliere il Comune di Roma per mafia:
«Sarebbe un favore alla criminalità che ha trovato nella giunta Marino un muro contro il malaffare». Durissimo
il giudizio sul Pd romano: «E' stato preso in ostaggio da correnti e gruppi di potere, dimostrandosi permeabile
alle infiltrazioni malavitose». Orfini, com'è stato il suo primo giorno da commissario? C'è chi già la chiama
Montalbano... «Montalbano? Sono solo un dirigente del Partito democratico che deve aiutare a ripristinare la
dignità e l'orgoglio di un partito ferito dalle sconvolgenti notizie di questi giorni». Come prima mossa ha
incontrato il sindaco Marino. Cosa gli ha detto? «Gli ho detto che il Pd è completamente e interamente a
sostegno della sua azione. Dall'indagine della Procura emerge che la giunta Marino è stata un argine al
dilagare del malaffare e della criminalità organizzata. Tant'è che quella che ora viene chiamata "mafia
Capitale" aveva promosso una vera e propria aggressione contro Marino e contro la giunta in Regione di
Nicola Zingaretti, tentando di infiltrarsi per impedire il risanamento del malgoverno e del sistema di potere a
dir poco opaco della destra». Di fatto ha dato carta bianca a Marino, eppure solo quindici giorni fa il Pd
romano e nazionale chiedeva un «azzeramento» della sua giunta, invitandolo a evitare «operazioni di piccolo
cabotaggio». Un atteggiamento schizofrenico, non crede? «Quello che sta emergendo in queste ore dimostra
che il salto di qualità c'è nell'attenzione che noi tutti, a cominciare dal sindaco, abbiamo rispetto alle
infiltrazioni della criminalità. Ciò impegna tutti ad alzare il livello di attenzione e la qualità dell'azione del
governo cittadino. E' chiaro che insieme al prefetto, al questore, al commissario anti-corruzione Cantone, alle
forze dell'ordine, stiamo cercando di fermare una situazione di assoluta d'emergenza. Una situazione
eccezionale che deve far passare in secondo piano le divisioni all'interno del Pd romano». Dunque sulla
giunta e sull'eventuale rimpasto deciderà Marino in piena autonomia? «La questione del rimpasto della giunta
è una vicenda che riguarda il sindaco di Roma e non il Pd. Credo che anche in passato ci sia stata troppa
sovrapposizione da questo punto di vista. Il sindaco farà le sue scelte e avrà il pieno sostegno del Pd. Ma
l'emergenza ora riguarda la legalità e lancio un appello a tutti i nostri dirigenti e amministratori: se qualcuno
ha dei dubbi, se qualcuno ha delle sensazioni, parli. Vada in Procura e parli. Abbiamo tutti il dovere di
vigilare: la situazione è delicatissima, siamo in presenza di un'associazione a delinquere di stampo mafioso».
Il prefetto Pecoraro si interroga se sciogliere per mafia il Comune di Roma. Cosa ne pensa? «Il prefetto fa il
prefetto e farà le sue valutazioni. Io dico soltanto che ciò che sta emergendo dall'inchiesta è che la criminalità
ha trovato un muro nella giunta e nel sindaco Marino. Perciò, sciogliendo questa giunta, si farebbe un favore
a chi non è riuscito ad infiltrarla e si è visto interrompere una gestione delinquenziale che, evidentemente,
c'era nel passato. In poche parole e lo dico ai Cinquestelle che l'invocano, lo scioglimento è la linea della
mafia». Non sarà che temete le elezioni anticipate? «Non è questo il punto. Mi pare invece del tutto evidente
che il sindaco di Roma e il governatore del Lazio sono stati un argine alla delinquenza. Dunque vanno
sostenuti». Prima di essere nominato commissario, lei ha detto che il Pd romano «va azzerato e rifondato su
basi nuove». Conferma? «Assolutamente sì. Il Pd è un partito pieno di dirigenti, militanti e amministratori
perbene come Lionello Cosentino che voglio ringraziare per il lavoro di rifondazione che aveva cominciato.
Ma il Pd ha anche dimostrato di non essere impermeabile alle infiltrazioni. Certo, sono casi marginali, ma
sono casi molto gravi. Questo è anche effetto del fatto che negli anni passati un partito formato da decine e
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L'intervista/2
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Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 1
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centinaia di circoli sani, con persone che dedicano la propria vita al Pd, è stato preso in ostaggio da correnti
organizzate verticalmente per la gestione del potere che hanno pensato esclusivamente a organizzare lo
scontro interno. E un partito così organizzato diventa un partito in cui i rischi di infiltrazione sono maggiori.
Dobbiamo restituire il Pd ai propri militanti, ai circoli, ai nostri elettori. E dobbiamo anche reinsegnare al Pd
cosa significa la politica». Come? «Con Marino abbiamo deciso di organizzare per il 10 dicembre una grande
assemblea pubblica, aperta a tutti, a Laurentino 38. Si ricomincia dalle periferie. Dobbiamo stare nel mondo
reale e non nel mondo di mezzo, recuperando il rapporto con i cittadini anche nelle zone più complicate,
anche prendendo i fischi come ha fatto Marino a Tor Sapienza». Morassut ha proposto l'azzeramento di tutti
gli eletti. D'accordo? «Se c'è una cosa buona che abbiamo nel Pd sono i nostri iscritti. Detto questo,
verificheremo come è stato fatto il tesseramento e colpiremo eventuali abusi. Morassut ha invece ragione
quando dice che una parte del Pd ha avuto un atteggiamento consociativo con la destra. Negli anni di
Alemanno una certa cogestione ha avuto cittadinanza nel Pd, c'è stata un'eccessiva consuetudine con chi
governava il Campidoglio». Renzi ha difeso il ministro Poletti. Lei? «La cooperativa di Buzzi veniva
considerata un fiore all'occhiello della cooperazione sociale e nessuno poteva immaginarne il retroterra
criminale. Poletti era presidente delle Coop e ha partecipato a una cena di una importante cooperativa. Non
poteva sapere, come tutti, cosa c'era dietro».
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Il Messaggero - Ed. nazionale
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Renzi contro lo scioglimento dà carta bianca a Marino
«SAREBBE UN FAVORE ALLA CRIMINALITÀ» CONTATTO CON ALFANO CADONO LE PRESSIONI SUL
SINDACO: «LA GIUNTA? FARÀ CIÒ CHE VUOLE»
A.Gen.
ROMA Ad Angelino Alfano, Matteo Renzi l'ha detto forte e chiaro: «Nessuno vuole violare le leggi, ma
sciogliere il Comune di Roma per infiltrazioni mafiose sarebbe una follia. Una cosa assolutamente da evitare,
tanto più che proprio la giunta Marino, come dimostrano le indagini, è stata aggredita dalla criminalità
organizzata perché impermeabile alla corruzione». «E' stata ed è un argine», per dirla con il nuovo
commissario Matteo Orfini, «alla criminalità». Il premier insomma alza un muro in difesa di Ignazio Marino.
Non tanto per una personale simpatia verso il sindaco (Renzi non l'ha mai amato), ma perché «lo
scioglimento sarebbe una forzatura dirompente». «Le intercettazioni dei vari malavitosi», spiegano nella sede
nazionale del Nazareno, «provano che quei delinquenti si lamentavano perché Marino li aveva tagliati fuori,
interrompendo una consuetudine della precedente stagione di governo cittadino della destra. Insomma, la
giunta Marino rappresenta una vera e propria discontinuità rispetto al passato. Per questo, sciogliere il
Comune, vorrebbe dire interrompere una fase nuova che faticosamente sta partendo a causa dei numerosi
ostacoli alzati dalla criminalità organizzata. Sarebbe un errore madornale». Parole che la dicono lunga del
cambio di atteggiamento verso il sindaco. Soltanto quindici giorni fa Renzi aveva inviato il suo braccio destro
Lorenzo Guerini, il vicesegretario del Pd, a lanciare un aut aut a Marino dopo lo scivolone del sindaco sulle
multe alla sua Panda e le contestazioni subite a Tor Sapienza: «Serve subito un serio rafforzamento della
giunta per una ripartenza del governo cittadino. Non vogliamo soluzioni di piccolo cabotaggio». Acqua
passata. La strategia di Renzi, dopo l'inchiesta che ha portato diversi dirigenti del Pd romano sotto inchiesta,
cambia radicalmente. Ora il sindaco riceve dal segretario nazionale carta bianca. Sarà lui a decidere se e
come rafforzare la giunta. «Nessuna pressione, nessuna sovrapposizione, Ignazio deciderà in piena
autonomia», assicurano al Nazareno. Anche perché, dopo ciò che è accaduto, Renzi non ha alcuna
intenzione di precipitare verso elezioni anticipate: un ulteriore ragione per dire no allo scioglimento del
Comune caldeggiato dai Cinquestelle. «UN DANNO ALL'IMMAGINE» A palazzo Chigi e al Nazareno, dopo il
contatto telefonico tra Renzi e Alfano e le parole del ministro dell'interno («Roma non è una città marcia,
Roma è una città sana»), escludono il rischio dello scioglimento: «Non ci sarà», tagliano corto. E forniscono
un'altra ragione: «Per l'immagine dell'Italia lo scioglimento per mafia della Capitale sarebbe devastante. La
notizia sarebbe in prima pagina in tutti i giornali e le tv del mondo intero. Facile immaginare il danno...». Non
manca una chiosa dedicata a al prefetto Giuseppe Pecoraro, il primo a ipotizzare lo scioglimento del
Campidoglio: «Fa il suo lavoro e lo ringraziamo, ma è un po' troppo interventista. Tanto più che la linea dello
scioglimento del Comune è quello della criminalità organizzata». E' forte anche il fastidio per l'eco mediatica
della vicenda. Renzi sperava che dopo aver deciso l'azzeramento del partito romano, nominando Orfini
commissario, l'attenzione dei media si sarebbe spostata sulla destra. «Invece qui tutti continuando a
occuparsi del Pd», dice un alto esponente democrat molto vicino a Renzi, «dimenticando che nei 5 anni di
governo della destra, l'amministrazione capitolina di fatto è stata sotto il tacco della banda della Magliana.
Hanno governato Carminati & C. E questa vergogna resterà scolpita per sempre sui marmi millenari del
Campidoglio». LINEA DURA Quel che è certo è che Orfini è intenzionato a colpire duro. Comincerà oggi
incontrando i consiglieri comunali. E imponendo il nome gradito a Marino per il ruolo di presidente del
Consiglio comunale lasciato vacante dal dimissionario Mirko Coratti: Valeria Baglio, presidente della
commissione Scuola. Giovane e donna, l'identikit preferito dal premier e segretario del Pd.
Foto: Matteo Renzi
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IL RETROSCENA
05/12/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 30
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Piazza pulita alla Ferrari: tocca a Tombazis
Atteso l'annuncio. Ma Arrivabene non si ferma: rischiano Fry e altri
Benny Casadei Lucchi
Lo stemma del Cavallino e Kimi Raikkonen. Entrambi non parlano. Ètuttociòcherestadell'ultimaFerrari. Non è
detto sia un male. Bisogna vedere se sarà un bene. Visti i rumour di ieri, probabile l'arrivo in giornata
dell'ennesimo annuncio: via Nick Tombazis, il tecnico greco padre infelice delle ultime Rosse. Forse via
anche Pat Fry, l'ingegnere inglese ex McLaren fortissimamente voluto da Alonso e ora, naturalmente,
fortissimamente in bilico. Contestualmente, Maurizio Arrivabene,ilnuovoteamprincipaledirettore generale,
sarebbe pronto a illustrare l'intero nuovo organigramma della Gestione sportiva: per cui previsti altri
cambiamenti, non solo a livello tecnico. Si vedrà. Intanto si vede benissimo che c'è casino. Se da queste
acque agitate emergeràlaRossa chetuttiitifosisognanodatempoètuttodavedere.Ieri a Maranello c'era
Marchionne. Il che lascia intendere che presidente e team principal abbiamo mosso le ultime pedine. C'è da
capire come sono state - o saranno a breve - sistemate le caselle rimaste vuote. Perché lo stemma del
Cavallino e Kimi Raikkonen, unici veri superstiti della Ferrari che fu, se ne stanno idealmente uno davanti
all'altro nel deserto (Kimi è ad Abu Dhabi per le finali clienti) domandandosi che cosa sarà di loro. Via in aprile
Stefano Domenicali, via poco dopo il capo delmotoriLucaMarmorini,viaaddirittura lo storico presidente Luca di
Montezemolo,viaunfuoriclassecomeFernandoAlonso,viagliingegneri di macchina. E ora via questi altri due. E
dentro chi arriverà? Saranno nomi di peso? Anche perché Marmorini non è stato sostituito: al suo posto
l'ottimo vice, Mattia Binotto. Che si gioca tutto, anzi di più. Ma saràall'altezza?EcosìperildopoTombazis: si
accumulerà tutto sempre più sulle spalle del direttore tecnico JamesAllisonosopraall'ingleseverrà posta una
figura di spicco come il recalcitrante - a tornare - Ross Brawn? In mezzo a tanta incertezza e confusione una
sola certezza: Adrian Newey resta il sogno. Non è statosoloaccarezzato,maanchecercato. Da Mattiacci. Che
mandò un emissario a parlargli. Che però sbagliò l'approccio.
Foto: INGEGNERE Nicholas Tombazis
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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Retroscena Settimane fa contattato Newey, ma l'approccio fu sbagliato
05/12/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 6
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Rutelli: ora larghe intese in Campidoglio
«La corruzione ormai riguarda tutti i partiti, da destra a sinistra E prospera in presenza di una politica debole
Servono onestà, competenza, progettualità e regole più semplici. Roma ha un fondo limaccioso da tenere a
bada Abbiamo gestito il Giubileo senza avere un'inchiesta» «È emergenza, Marino chieda la collaborazione
di tutte le forze sane» «L'Urbe non si governa in solitudine. Ma bisogna coinvolgere la gente, specie in quelle
periferie che non si raggiungono in bicicletta»
GIOVANNI GRASSO
ROMA l sindaco Marino dovrebbe chiamare a raccolta tutte le forze sane che ci sono nella città. A cominciare
da quelle presenti in Campidoglio. Perché Roma, la Capitale d'Italia e della Cristianità, sta vivendo una
gravissima crisi politica, che è anche morale e culturale, e ha urgente bisogno di una risposta eccezionale,
all'altezza della situazione». Francesco Rutelli, sindaco di Roma per due mandati, tra il 1993 e il '99, è
preoccupato: «Roma fin dai tempi antichi ha avuto un fondo limaccioso. Ne parlavano Marziale e Giovenale,
poi il Belli, ora abbiamo il Romanzo Criminale di De Cataldo. Questo fango va tenuto a bada, la città non
merita di essere sommersa». On. Rutelli, sta proponendo per Roma un governo di larghe intese ? Non spetta
a me indicare le formule. Dico solo che in un momento come questo credo sia importante che il sindaco
cerchi il massimo di collaborazione possibile, coinvolgendo persone capaci e oneste, indipendentemente
dalla casacca di partito. Penso, per esempio, ad Alfio Marchini, agli esponenti del Movimento Cinquestelle, a
quella parte della destra pulita, come Umberto Croppi o Domenico Fisichella. Perché anche le inchieste di
Roma dimostrano che in fatto di onestà non ci sono divisioni nette: i buoni tutti da una parte, i cattivi dall'altra.
E poi, è un punto fondamentale, serve il coinvolgimento della parte sana della società civile: dico "sana"
perché la corruzione non riguarda solo la classe politica, ma - come emerge pure da questa inchiesta - tocca
funzionari, avvocati, notai, forze dell'ordine, associazioni, cooperative e così via. Ha detto che non vuole
suggerire formule a Marino. Però un'idea se la sarà fatta di quello che si dovrebbe fare a Roma... Roma è
una città grande e complessa e non si può mai governare in solitudine. Le leadership sono importanti, ma
così come non esistono salvatori della patria, non possono nemmeno esistere salvatori di Roma. È pertanto
fondamentale avere una squadra, un progetto chiaro di città con le priorità all'altezza di una Capitale e il
coinvolgimento il più ampio possibile dei cittadini, delle categorie sociali, delle periferie. Ecco perché l'idea di
un sindaco in bicicletta non mi convince fino in fondo. Può funzionare al centro storico, dove girare in bici è
un'esperienza bellissima, ma non certo nelle periferie. Roma si estende su un territorio vastissimo di 130 mila
ettari: quando ero sindaco macinavo in auto migliaia e migliaia di km alla settimana. Gli abitanti della periferia
sanno che nessuno potrà mai arrivare dalle parti loro in bicicletta. E si sentono abbandonati, anche per la
scomparsa dei partiti. Quando era sindaco ha avuto mai sentore di quanto di sporco e di marcio si muovesse
all'ombra del Campidoglio? Gli affaristi e i corrotti sono sempre esistiti. Ma bisogna metterli ai margini, tenerli
fuori. L'incorruttibilità personale è fondamentale. Anche perché i corrotti capiscono subito, come diceva il
sindaco Nathan, che «non c'è trippa pe' gatti». Ma l'onestà non basta. Bisogna rendere l'amministrazione
trasparente e perfettamente funzionante. E tenere gli occhi sempre aperti. Nella mia giunta, appena
sentivamo odore di bruciato o notavamo un comportamento non corretto andavamo immediatamente dai
carabinieri o, nei casi più gravi, in Procura. Non c'è solo Roma nel mirino dei giudici. Penso alle inchieste sul
comitato del centenario, sul Mose a Venezia, sull'Expo a Milano. Che succede? La corruzione dilaga se la
politica è debole. E come dicevo prima non risparmia nessun partito. Non voglio vantarmi, ma al Comune di
Roma abbiamo gestito i fondi del Giubileo terminando le opere in tempo e senza avere neanche un avviso di
garanzia. Questo significa che la politica è in grado, se vuole e se ne è capace, di guidare progetti e
trasformazioni, facendo argine contro il malaffare. Lei è arrivato in Campidoglio subito dopo gli anni di
Tangentopoli. Cosa ha trovato? Solo macerie. La magistratura ha accertato che su tutti i lavori dell'Acea, la
municipalizzata per l'acqua e l'elettricità, c'era un pizzo del 5 per cento, si trattasse della piccola cabina fino
alla grande centrale, che veniva spartito tra i partiti di maggioranza. Il 60 per cento delle opere pubbliche
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L'intervista
05/12/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 6
(diffusione:105812, tiratura:151233)
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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erano attribuite a trattativa privata. C'è a questo punto un discorso importante da fare: il meccanismo per
bandi, concorsi e controlli è estremamente lento e farraginoso. L'eccesso di burocrazia, specie di fronte alle
emergenze, può diventare l'alibi per aggirare le regole. Per essere efficaci, le norme devono essere più
semplici. Il degrado di Roma, però, non si spiega solo con la corruzione. Quando sono diventato sindaco ho
fatto fare un piccolo censimento: in città c'erano 5000 cassonetti della nettezza urbana incendiati ogni anno.
Racconto questo per dire che servono i grandi progetti, le grandi opere, ma anche le piccole costanti
attenzioni - un asilo nido o la riqualificazione di un parco giochi - che cambiano davvero la qualità della vita
delle comunità urbane. C'è tanta gente generosa che è pronta a dare una mano se viene coinvolta. Abbiamo
fatto molti accordi di questo tipo con gli abitanti, con le associazioni di quartiere, i commercianti: il Comune vi
riqualifica la piazza, ma voi pensate a tenerla pulita e in ordine. E ha funzionato: la piazza è rimasta pulita e le
persone si sono sentite parte viva della città. Che ne pensa del coinvolgimento dell'ex sindaco Alemanno
nell'inchiesta? Per commentare vorrei aspettare la conclusione delle indagini. Posso dire, comunque, che
registro a livello politico il fallimento della destra ex missina romana di trasformarsi in una destra in doppio
petto, di governo. Non si può pensare di cambiare pelle se poi ci si continua ad avvalere degli uomini più
compromessi del passato.
Foto: Piazza del Campidoglio, sede del Comune di Roma, investita in questi giorni dall'inchiesta denominata
dalla procura "Mondo di mezzo" su un'associazione per delinquere che avrebbe corrotto politici e funzionari al
fine di lucrare sugli appalti
Foto: L'EX Francesco Rutelli, sindaco di Roma dal 1993 al '99
05/12/2014
ItaliaOggi
Pag. 2
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Il Salvini desnudo è un attentato alla democrazia e all'intelligenza
È un effetto collaterale del maggioritario
SERGIO LUCIANO
Salvini nudo su Oggi fa forse più scandalo, perché sbandiera serenamente una trasandatezza antierotica da
cinepanettone che fa storcere il naso ai radical chic. Ma l'esibizione del corpo del capo è diventato un «must»
dei nostri tempi, di questa pseudodemocrazia mediatica fondata sul rincoglionimento collettivo degli elettori.
Che se lo raddrizzino pure il naso quelli che l'hanno storto, Salvini desnudo è come Renzi sudato alla
maratona di Firenze, Prodi in tutina da ciclista, Berlusconi in bandana, per tacere dell'archetipo, cioè Bossi in
canottiera, che è poi il diretto progenitore del medesimo Salvini. E dell'icona italica di sempre: Mussolini
mietitore a torso nudo per la battaglia del grano. Che c'ha in testa un leader politico da milioni di voti quando
ostenta se stesso così? Perché lo fa? Forse perché ha letto quella emblematica notizia proveniente da
Manila, Filippine, dove alle ultime elezioni politiche tutti e quattro i candidati premier erano ex attori?
Candidarsi ovvero esibirsi. Non tanto o non solo per le proprie idee e i programmi, che pochi leggono,
pochissimi capiscono e nessuno crede sinceri. Esibirsi anche per la propria corporeità, cercando simpatia a
qualunque costo. È tutta colpa del sistema presidenzialista maggioritario, con la personalizzazione estrema e
la spettacolarizzazione della politica che comporta: soprattutto nei paesi latini, subito pronti ad applaudire
sotto un balcone. Un fenomeno che è chiaramente antagonista di qualunque possibilità di approfondimento e
di valutazione «di sostanza» del profi lo professionale, delle esperienze politiche, insomma dei «meriti» dei
candidati. Neanche a X Factor verrebbero promossi alcuni di questi soggetti che raccolgono voti mettendosi
in mostra a suon di promesse, sorrisi e show. Attenzione: non solo Salvini, ma anche (e oggi soprattutto, visti
i ruoli!) l'altro Matteo... Eppure, mentre i leader si esibiscono e gigioneggiano sui palchi e sui social media, la
gente non va più a votare. Il pensiero unico del maggioritarismo leaderista neanche più ammette il dibattito,
ma calarne la formula, nata e prosperata negli algidi e disciplinati sistemi anglosassoni, in terre sanguigne e
tra popoli arruffati, condanna a vedere una sfi lata di caudilli sedersi sulle poltrone del potere, tutti esibizionisti
e piacioni, concentrati sull'apparenza. Questa deriva, esplosa con l'era Berlusconi e celebrata dalle
riformicchie elettorali avute finora e a maggior ragione dall'approvando Italicum, è in realtà un vero attentato
alla democrazia e all'intelligenza del paese. Non di soli tweet, non di soli selfi e, non di soli talk show
dovrebbe vivere la politica. E invece... © Riproduzione riservata
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IL PUNTO
05/12/2014
ItaliaOggi
Pag. 14
(diffusione:88538, tiratura:156000)
La svizzera Ubs Italia diventa più forte
ANDREA GIACOBINO
Ubs Italia sta per diventare più forte. La banca italiana controllata dall'omonimo colosso svizzero e guidata da
Fabio Innocenzi è infatti in procinto di chiudere entro fine anno la ricapitalizzazione di 25 milioni di euro
lanciata a metà di quest'anno da un'apposita assembla. La ricapitalizzazione, che segue quella di 20 milioni
chiusa nel 2013, è stata concepita in due tempo: 15 milioni che sono stati versato da Ubs Ag a giugno e i
restanti 10 milioni che arriveranno entro il prossimo 31 dicembre. «Tale operazione - ha spiegato Innocenzi
nel verbale dell'assemblea straordinaria che ha deciso la ricapitalizzazione - è funzionale al programma di
rafforzamento patrimoniale e allo sviluppo delle proprie strategie commerciali nel prossimo triennio. L'obiettivo
è quello di dotare la società delle risorse finanziarie necessarie per sviluppare l'attività di finanziamento alla
clientela, unitamente al mantenimento di un adeguato livello di patrimonio». Post aumento il capitale di Ubs
Italia sarà di 105 milioni. La banca ha archiviato un ottimo 2013 segnando un utile di 21,7 milioni rispetto ai
18,9 milioni dell'esercizio precedente e il profitto è stato interamente accantonato a riserva. Il margine
d'intermediazione è cresciuto anno su anno da 109 a 124 milioni. Forte l'apporto al conto economico pari a 29
milioni di commissioni sulle gestioni patrimoniali, mentre la raccolta complessiva si è attestata a 24,8 miliardi.
Passera gira a figli e moglie l'enciclopedia Corrado Passera e la moglie affi ancano i fi gli che l'ex ministro del
governo Monti ha avuto dalla prima consorte, nella sfida imprenditoriale della enciclopedia multimediale. Nei
giorni scorsi, infatti, a Milano nello studio del notaio Ubaldo La Porta si è tenuta un'assemblea straordinaria di
Em Publishers che, guidata da Stefano Guadagni, sta sviluppando progetti di editoria multimediale. La
maggioranza della società era stata donata tre anni fa da Passera ai fi gli Luigi e Sofia e alla nuova moglie
Giovanna Salza. La ricapitalizzazione da 450 mila euro a un milione è stata sottoscritta per 350 mila euro
dalla Salza, che sale così al 40% e per i restanti 200 mila euro dal marito mentre gli azionisti hanno preso
atto che le riserve pari a 1,3 milioni hanno interamente assorbito le perdite portate a nuovo (1,2 milioni) e il
minipassivo dell'esercizio fotografato alla fi ne dello scorso settembre. Luigi e Sofia Passera restano azionisti
ciascuno col 5% mentre sono in comproprietà paritetica con la Salza sul 25%. Il 5% restante di Em
Publishers è di Dan Singer, esperto di comunicazioni. Nel 2013 la società ha fatturato 813 mila euro,
sostenendo costi di innovazione per 397 mila euro e a tuttoggi ha fatto investimenti per 2,6 milioni non solo
per acquisire i diritti relativi a Encyclomedia, monumentale opera di un'enciclopedia multimediale progettata e
ancora oggi curata da Umberto Eco, ma anche e principalmente per digitalizzare ed espandere i contenuti
dell'opera stessa. Em Publishers è stata costituita da Passera nel 2010 per rilanciare un'idea che aveva avuto
ai tempi di Olivetti, rilevando dalla Federico Motta Editore i diritti per proseguire e completare l'opera di Eco.
© Riproduzione riservata
Foto: Giovanna Salza e Corrado Passera
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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CARTA CANTA
05/12/2014
MF - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:104189, tiratura:173386)
Luisa Leone
Ok defi nitivo del Senato Le Entrate pubblicano online il modello Leone a pagina 4 Riesce a tagliare in tempo
il traguardo la voluntary disclosure. Dopo un iter tormentato, ieri il Senato ha dato il via libera definitivo al
testo già approvato dalla Camera dei Deputati, trasformandolo in legge. Il provvedimento, come anticipato
nelle settimane scorse da MF-Milano Finanza, è stato in bilico fino all'ultimo momento e, se fosse slittato di un
solo giorno, con l'entrata nel vivo della sessione di bilancio, sarebbe stato difficile portare a casa il risultato
entro fine anno. Comunque le cose sono andate diversamente: nella notte tra mercoledì e giovedì le
commissioni Giustizia e Finanze hanno dato via libera al testo, senza modifiche, nonostante fossero stati
presentati circa 130 emendamenti (tutti respinti), tra i quali anche alcuni del Pd. Nei giorni precedenti
l'esecutivo aveva invitato a proseguire senza ulteriori perdite di tempo, ritirando le proposte di modifica e
promettendo che uno spazio per eventuali aggiustamenti riguardo il nuovo reato di autoriciclaggio potrebbe
essere trovato nel provvedimento sulla criminalità economica. Insomma, qualche piccolo ritocco è ancora
possibile, ma l'approvazione di ieri consente ai contribuenti infedeli di ravvedersi in tempo, anche perché ieri
sera l'Agenzia delle Entrate ha subito pubblicato la bozza di modello per aderire alla voluntary disclosure sul
suo sito. Nella richiesta di accesso alla procedura si dovranno indicare, tra l'altro, i dati del contribuente, quelli
del rappresentante e del professionista, le attività estere e i maggiori imponibili e ritenute non operative.
Rispettare la scadenza di fine anno era fondamentale perché le banche svizzere e lussemburghesi, in cui è
depositata la gran parte delle somme nascoste al fisco italiano, avevano dato ai clienti stranieri come termine
ultimo per mettersi in regola con il Paese di origine proprio il 31 dicembre 2014. Ma la legge sull'emersione
dei capitali consente la regolarizzazione anche a chi avesse occultato beni in Italia e con le stesse identiche
procedure e benefici. Però, come ha sottolineato ieri il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, la voluntary
«non è un condono, perché chi aderisce paga tutto il dovuto»; gli sconti previsti sono infatti solo sulle
sanzioni. A renderla attraente, in un contesto in cui anche gli ex paradisi fiscali stanno progressivamente
dicendo addio al segreto bancario, sono piuttosto le coperture penali (totali o parziali) sui reati più
comunemente legati all'evasione fiscale e soprattutto la non punibilità per l'autoriciclaggio. Infine c'è la
possibilità di pagare il dovuto non in un'unica soluzione ma in tre rate. Questo per quanto riguarda i principali
vantaggi il punto di vista dei contribuenti. Invece dal punto di vista dello Stato è di particolare importanza il
fatto che l'approvazione della legge potrebbe avvicinare l'atteso accordo tra Roma e Berna sullo scambio
automatico d'informazioni. Nel provvedimento, infatti, si prevede un trattamento di favore per chi decide di
lasciare i beni in un Paese estero oggi in black list, se questo sceglie di aderire a un accordo con l'Italia entro
due mesi dall'entrata in vigore della voluntary. A sottolineare questo aspetto ieri è stato il responsabile
economico del Partito Democratico Filippo Taddei: «Con questa legge l'Italia potrà chiedere una rapida
conclusione delle trattative in corso con la Svizzera per concludere un accordo bilaterale che consenta agli
italiani che detengono disponibilità finanziarie in quel Paese un percorso ordinato e legale di emersione. In
questo modo questi capitali possono tornare a rafforzare l'economia e l'impresa italiana». Un punto, quello
delle risorse che la legge approvata ieri potrà portare alle casse dello Stato (si stima tra 3 e 8 miliardi di euro
una tantum), che è stato toccato anche da Padoan: «Auspico che tutti coloro che sono potenzialmente
interessati utilizzino questa opportunità per mettersi in regola. I proventi, che prudenzialmente non sono
quantificati nel bilancio dello Stato, contribuiranno a dare sollievo alle finanze pubbliche». Infine anche il
premier Matteo Renzi ha plaudito a suo modo, immancabilmente via twitter, al via libera al provvedimento
sulla voluntary disclosure: «Approvato anche rientro dei capitali e autoriciclaggio. È proprio #lavoltabuona».
(riproduzione riservata)
Foto: Pier Carlo Padoan Quotazioni, altre news e analisi su www.milanofinanza.it/voluntary
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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La voluntary disclosure ora è legge
05/12/2014
MF - Ed. nazionale
Pag. 20
(diffusione:104189, tiratura:173386)
I tre fardelli che frenano il mondo del lavoro
Angelo Pasquarella*
Siamo entrati nella società della conoscenza, ma ci stiamo portando dietro regole funzionali alla società
industriale. Per quanto riguarda il mondo del lavoro in particolare dobbiamo sbarazzarci di tre fardelli: il
reintegro, la logica delle mansioni e gli automatismi salariali. Questi tre istituti rispondono a criteri che, nella
gran parte dei casi, appaiono oggi anacronistica. È anche da premettere che la classica contrapposizione tra
dipendenti e datori di lavoro si sta anch'essa trasformando. Da una parte l'azienda appare oggi, in una
situazione fortemente competitiva, come un bene comune che, per sopravvivere, ha bisogno di uno sforzo e
di una visione comune (coinvolgimento dei lavoratori). Dall'altra parte occorre considerare il ruolo sempre più
importante degli operatori della conoscenza (i knowledge worker), inquadrati nei modi più svariati, la cui
natura, nei processi produttivi, è più assimilabile al capitale che al lavoro. Il valore aggiunto delle moderne
merci è dato in parte minoritaria dalla combinazione capitale/lavoro e in misura maggioritaria dall'apporto di
coloro che sono in grado di rendere le merci attrattive sul mercato attraverso l'aggiunta di tecnologia,
arte/estetica, servizi e capacità mercantile. In buona sostanza sono i knowledge worker che consentono quel
processo innovativo senza il quale non si ha la possibilità di coniugare un alto livello di produzione
manifatturiera con un elevato tenore di vita. È questo capitale umano che esprime la capacità progettuale e di
innovazione necessaria ad ancorare ancora le attività più tipicamente industriali all'occidente. Lo spartiacque
che si è formato tra il mondo che ha caratterizzato buona parte del secolo scorso e il mondo postindustriale è
costituito proprio da questa nuova combinazione tra capitale, lavoro e operatori della conoscenza. Ma
torniamo ai tre fardelli e al perché dobbiamo liberarcene. Gran parte del lavoro è oggi svolto in gruppo. Si
presuppone cioè che esista una piena e completa sintonia tra più operatori per ottenere un risultato utile: è la
squadra che vince. Ecco perché non ha nessun senso il reintegro, anche quando non vi sia alcuna apparente
giusta causa. Quando il lavoro non consiste nello svolgere con diligenza un'attività specifica eseguendo
individualmente precise operazioni, ma nel collaborare con un team all'interno di una logica aziendale, un
qualsiasi motivo di incompatibilità, a differenza dei lavori parcellizzati, può rendere inefficace l'azione di tutti. Il
secondo fardello è rappresentato dal mansionario. Questo ha un significato all'interno di processi produttivi
stabili e rigidi, che non sono soggetti a continui cambiamenti come quelli che oggi sono richiesti dalle
esigenze di mercato. Le mansioni non rimangono più uguali per anni, ma la tecnologia tende a metterle in
discussione. Non è quindi più funzionale operare attraverso mansionari per gestire un modello organizzativo
soggetto a variazioni frequenti. Il terzo punto riguarda gli automatismi salariali legati ad anzianità e
automatismi di carriera. Questo istituto risponde alla volontà di premiare la fedeltà del lavoratore in un
contesto che vede staticità delle mansioni per lunghi periodi. In un contesto dinamico conviene impiegare le
risorse legate agli automatismi come incentivi alla trasformazione e alla crescita professionale degli operatori.
Dobbiamo però domandarci se così facendo noi stiamo mettendo in discussione i diritti dei lavoratori. Il
cambiamento del contesto comporta anche un cambiamento dei diritti. I nuovi diritti dei lavoratori, più che
nella stabilità (il diritto non può garantire le condizioni economiche affinché vi sia occupazione), consisteranno
nella garanzia che dovremo dare di crescita professionale affinché siano sempre adeguati alle situazioni in
cambiamento. Il diritto che va garantito non sarà l'occupazione, ma l'occupabilità che deriva da due aspetti: a)
la garanzia a una formazione continua professionale e personale (durante tutta la vita lavorativa) basata su
una politica industriale lungimirante; b) la copertura economica che garantisca un reddito nei momenti di crisi
di un settore in attesa di un reinserimento in un nuovo settore o in nuove qualifiche. (riproduzione riservata) *
Amministratore delegato Projectland
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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COMMENTI & ANALISI
05/12/2014
Financial Times
Pag. 2
(diffusione:265676, tiratura:903298)
European Commission
SARAH GORDON - PARIS
Leading industrialists voiced concern yesterday at what they see as the lack of strategic thinking behind the
European Commission president's recently announced €315bn investment programme. "I was not impressed
[by Jean-Claude Juncker's announcement]," said Rodolfo De Benedetti, chairman of CIR, the Italian industrial
group that is a large investor in France, where it supplies carmakers Renault and PSA. "The real number is
€21bn over three years which, related to Europe's GDP, is peanuts. I don't think it's going to move the
needle." "Talking about investment is good. But what matters is where [the priorities] are going to be," said
Benoît Potier, chairman and chief executive of Air Liquide, the French industrial gas group. The industrialists
were speaking at a panel discussion during a Paris conference on the French economy organised by Osons
La France, an action group established to counter "le French bashing", and Challenges, the French business
magazine. Under Mr Juncker's investment plan, announced in late November, the European Investment Bank
and the EU budget will contribute €21bn in guarantees that will allow the EIB to raise funds in the private
capital markets that can then be invested in previously unfunded projects. EU officials estimate the €21bn will
allow the EIB to raise €60bn by issuing new bonds, with that cash then invested in projects worth €315bn.
Previous schemes, including a €120bn "compact for growth" in 2012, have failed to generate the expected
investment. Olof Persson, chief executive of Sweden's Volvo, said his company would be unlikely to co-invest
alongside the proposed EU funds, because these were likely to be directed to infrastructure projects. Mr
Potier, who also chairs the European Round Table of Industrialists, a lobby group that brings together more
than 50 chief executives and chairmen, said more time needed to be spent thinking about what the right
strategy was for European investment. As a company chief, he said, he decided first where growth was to
come from, then where investment was needed, and only then how it was to be financed. Infrastructure,
energy and digital were the three main areas where investment should be concentrated, he said. "Money is
not the issue," said Marc Grynberg, chief executive of Umicore, the Belgian technology and recycling group.
"It depends where the Juncker plan is going to be focused." Mr Grynberg argued that Europe needed an
"energy vision" and that, if targeted properly, new investment in smart grids or in newer industries, such as
recycling, could be "fairly powerful". Mario Draghi, the European Central Bank president, defended the
initiative. "We have great confidence in the success of the Juncker plan," he said after yesterday's meeting of
the ECB governing council. An EU task force has been working on a list of appropriate projects to be made
public in the coming weeks. These will have to fall into priority categories set out by Mr Juncker, particularly
"strategic infrastructure" such as broadband or cross-border energy linkages. Investment in the EU has
plummeted by €430bn over the past six years, with the eurozone "periphery" - Greece, Ireland, Spain,
Portugal and Italy - suffering the most. The Paris conference, designed to showcase French technological
and industrial achievements, was opened by Emmanuel Macron, the economy minister. In a week that saw
protests by Medef, France's biggest employers' federation, and other business organisations over
government policy, Mr Macron sought to reassure his audience. Being a Socialist did not mean "fighting
against business", he said. "The word 'entrepreneur' is a French word." Jean-Claude Juncker: backs a €21bn
guarantees scheme for raising funds
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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Industrialists query strategy behind Juncker investment plan
05/12/2014
International New York Times
Pag. 1.4
(diffusione:222930, tiratura:500000)
Damage caused by bugs, floods and germs is likely to drive up price of oils
BY ELISABETTA POVOLEDO
''I feel for the olive growers in Italy, especially small producers who put so much passion in their oil. This year
was like a punch in the stomach.''Strolling through the olive grove that abuts his family villa on a gloomy
November morning, Federico Dufour knelt to the ground and picked up a few purplish, pellet-size lumps. ''I
am ashamed to call them olives,'' he said mournfully.Inviting closer inspection of a tiny perforation, he
displayed the withered fruits on his palm. ''Look, here's a hole,'' he said, then described the brief but
devastating life cycle of an olive fruit fly that had ravaged his crop.In its lifetime, each fly can deposit hundreds
of eggs in as many olives, wiping out entire olive groves ''in no time,'' he said. ''It's an infinite drama.''This
year, that drama played out in hundreds of olive oil producing farms in Tuscany and other parts of Italy,
helping make 2014 Italian olive oil's annus horribilis.Aside from the fly - the Bactrocera oleae, to be precise severe hailstorms and flooding and a devastating bacteria in parts of Puglia, Italy's largest olive oil producing
region, cut olive production about 35 percent.The devastation has already translated into rising prices in Italy
for a family staple, and will soon be felt by consumers worldwide. The commodity price for Italian extra virgin
olive oil has doubled since last year, and the outlook is also very bad for Spain, the world's biggest olive oil
producer.''We anticipate a significant increase in olive oil prices,'' starting next February or March, said Lou Di
Palo, of Di Palo's Fine Foods in New York City, who noted that prices were so far stable because the olive oil
on shelves was still from last year's release.''I feel for the olive growers in Italy, especially small producers
who put so much passion in their oil,'' Mr. Di Palo said. ''This year was like a punch in the stomach. It's not a
monetary question; it's their life's work.''The looming scarcity of olive oil will affect the entire chain of
production, from olive mills down the line to exporters, and has fueled concerns about fraud and adulteration
that could blight the reputation of a business worth about $2.5 billion for Italy.Then there are the nagging
worries for farmers and others about how to plan for what they fear are permanent changes to the climate that
threaten to undercut a pillar of Italian identity over the long term.Gerardo Gondi, another Tuscan olive oil
producer, whose family estate, the Fattoria di Volmiano, has a pedigree that dates from the 15th century, said
that more than 18,000 olive trees had not yielded a single usable olive this year.The estate's olive press, a
traditional stone mill also used by local farmers, fared little better. In 2013, the mill processed 20,000
kilograms of olives a day for two months, he said. ''This year, we've reached maybe 20,000 kilos for the entire
season.''''It wasn't meant to be an olive oil year,'' he mused. ''Everything that could possibly go wrong did.''His
pain was widely shared. In Calenzano, about 12 miles north of Florence, production was down about 80
percent. Some farmers did not even bother trying to harvest; it was not worth the cost.Many local farms are
organic and did not use pesticides to stave off the fly. Biological methods were ineffective because the
persistent rains made mass trapping more difficult and required nearly constant reapplications of various
sprays, like fruit fly bait and kaolin clay.Many olive oil presses here, as well as elsewhere in Tuscany, did not
even open.While some Tuscan towns opted to call off their annual olive celebrations, Calenzano's
administrators felt it was important for its festival - now in its 19th year - to go on.''It's a tradition, and we didn't
want to lose our link with local farms,'' said Damiano Felli, the council member responsible for agriculture and
economic development.But an olive oil festival without olive oil left little to celebrate.Mr. Gondi joined other
local producers at a large community hall over two November weekends. But all he could offer at this stand
was the last remaining bottle of the 2013 harvest and pamphlets showcasing his estate, which over the years
has diversified to offer agritourism lodgings and walking tours.''It was an ethical choice to not produce'' what
would have been substandard oil, he said. ''It's what our grandfather would have done.''Truth be told, few of
the local producers at the festival had any of their own olive oil to sell. Some were peddling secondary
products - wines, biological spelt, legumes, honey - that might tide them over to next year and, the hope is, a
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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Nature turns nasty for Italy's olive groves
05/12/2014
International New York Times
Pag. 1.4
(diffusione:222930, tiratura:500000)
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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better crop. Others were hawking Sicilian or Greek olive oil, even as they murmured sotto voce that, though
the oil was good, it just was not the same as their homegrown products.Olive oil labels must specify the origin
of the olives, indicating whether they are from Italy, the European Union or abroad. But the drop in production
has been spurring suspicion of substitutions and scams.''Concerns about fraud are higher when economic
circumstances are negative, so the temptation is greater,'' said Fedele Verzola, commander of the Florence
branch of the military police unit that investigates major food and health fraud.Speaking on a recent weekend
in Calenzano at a seminar on olive oil fraud, he called on local farmers to be ''sentinels of this patrimony - not
spies'' and to report any suspicions about possible adulterations.But the real fear in these parts is that the
weather has become permanently unpredictable, and that the debacle of 2014 is but a taste of years of bad
harvests to come.''This is global warming; people continue to say that it will take many years for the weather
to change, but the rain, the flooding and everything else suggests otherwise,'' said Mr. Dufour, who is a
marquis and whose full title is Dufour Berte Landucci.From Liguria to Sicily it was a bad year, compared by
many to the harsh winter of 1985, which froze many thousands of trees and took years to recover from.This
year, again, the weather was to blame, with a hot spring, followed by a tempestuous rainy summer - which
encouraged the proliferation of the fruit fly - and a hot, humid fall.''I don't think this is going away, because
those miserable bugs are out there,'' said Nancy Harmon Jenkins, whose book on olive oil, ''Virgin Territory,''
is to be published in February.''Maybe that's what we're facing in the future,'' she added. ''More warm winters
and wet summers, which is the opposite of Mediterranean and not what olive trees are used to
withstand.''Farmers throughout Italy are crossing their fingers that the temperatures will drop below freezing
this winter, killing the flies, but until nowwarm temperatures have prevailed. If that continues, more aggressive
steps must be taken to combat the blight.''It shouldn't even cost much,'' said Niccolò Taiti, the head of
Calenzano's tourist bureau. ''But it has to be done. Otherwise trouble is assured.''
05/12/2014
International New York Times
Pag. 1.7
(diffusione:222930, tiratura:500000)
Roger Cohen
Italy needs the reforms Prime Minister Renzi is pushing, but its resistance to change is also a strength.It is
always a pleasure to return to Rome and find that some things never change. I dissipated part of my youth
here in a trance of happiness and, even at this distance, I find that happiness accessible. As we grow older
memory gains in importance, a labyrinth of infinite possibility.So much of life today is jolting that a measure of
dilatory inefficiency becomes comforting. The transactional relationships of London or New York or Singapore
give way to the human relationship of Rome. People actually take a few seconds to look at each other. They
chat without purpose.The heavy hotel room key (rather than anonymous key card); the perfect carciofi alla
Romana (little artichokes Roman style) dissolving in the mouth; the unchanging answer to any man-inthestreet question about the state of the Italian Republic (''fa schifo'' - it stinks); the ''manifestazione,'' or
demonstration, that closes a wide area of central Rome; the style of the ''barista'' making three espressos,
two lattes and two cappuccinos at once (eat your heart out, plodding Starbucks); the focus of the maître
grating truffles with the clinical majesty of a matador; the grumbling and the small courtesies; the sound of
voices rather than engines; the high-ceilinged apartments in their cool half-light; the whining scooters on the
banks of the muddy Tiber; the shutters clattering down on stores at lunch time, only to reopen in the late
afternoon. All of this consolesROMEin its familiarity.Rush on world, the voice of Rome seems to murmur:
ambition will founder, conquest will unravel, riches will be lost, power will be dissipated, palaces will crumble,
great loves will end, borders will be redrawn; and you, shed at last of your illusions, will be left to find comfort
in beauty, family, your corner of the city, and a steaming plate of bucatini all'amatriciana.It was Giuseppe
Tomasi di Lampedusa who observed that everything must change so that everything stays the same. Here it
sometimes seems that everything must stay the same so that one or two things may change (the city clocks,
unlike when I lived here 30 years ago, now tend to function).Then, of course, there is politics. Prime Minister
Matteo Renzi, aged 39, is a revolutionary politician in that his youth, direct language, dynamism and relative
transparency have shaken up old habits. There is something of the young Tony Blair about him. He is a
showman pushing change through force of character. His ambition for Italy, he has said, ''is not to do better
than Greece but to do better than Germany.''Fighting words: After the Berlusconi years, Italy needed this
shake-up desperately. Renzi's ''Jobs Act,'' the cause of the current demonstrations, is an attempt to make it a
little easier for corporations to fire employees.That, by Italian standards, would be big. Renzi's slogan, in
effect, is change or die. Unemployment is over 13 percent, public debt continues to climb, and Italy has
known three recessions in six years. The country is problematic. Still, caution with official numbers is
advisable. Family solidarity, private wealth and the black economy cushion the crisis the statistics declare.
Italy is poor; Italians are richer than it.Like almost all Europeans, they are being outpaced by the hunger for
wealth, long working days and unregulated economies of the emergent world, where most people scarcely
know what social security means. Still, Italians contrive to live better than seems possible in a declining
economy.There is nothing that unusual for a Roman about going home for lunch (or even having ''la Mamma''
prepare it). Resistance to change can also be healthy. It is a buffer against dislocation and loneliness,
preserving the ties of family and sociability. Cultural skepticism about change runs deep. Unlike Americans,
Italians have no desire to reinvent themselves. Rome restrains the itch to believe all can be changed utterly.
Style is its refuge.Italy needs change; Renzi is right to push for it. New investment will only come when the
bureaucratic rigidities that curtail the economy are overcome. But change will always have its limits here.
Behind Italian frivolity lies a deep-seated prudence.The past year has been sobering. A quarter-century on
from the fall of the Berlin Wall we see how deluded we were to imagine, even for a moment, that the old
battles of nation-states and rival ideologies would give way to a world driven by enlightened self-interest and
the shared embrace of Western liberal democracy and the rule of law.Al Qaeda, Vladimir Putin and the
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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ITALY'S RICH CONSOLATIONS
05/12/2014
International New York Times
Pag. 1.7
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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
92
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Chinese Communist Party thought otherwise. Powers still do what they do: seek to further their interests,
accumulate resources and advance their ideologies, at the expense of others if necessary. Beheadings and
plague have not been banished from the world.Italians tend to shrug. They knew this all along. There are
compelling reasons to prefer beauty to the squalid affairs of the world.
05/12/2014
The Guardian
Pag. 13
Matthew Weaver
'Don't worry, Sam - I'll get so-and-so to pull me out of the Jacuzzi before the whores turn up'David Cameron
joked about Silvio Berlusconi's penchant for "Jacuzzis and whores" before heading to Rome for a state dinner
with his Italian counterpart, a graffiti artist whose work Cameron chose as a diplomatic gift has revealed.Ben
Eine's painting Twenty First Century City was presented to Barack Obama in 2010 on Cameron's first trip to
Washington in 2010. Shortly afterwards, Eine was invited to Downing Street for tea and biscuits with the
prime minister and his wife Samantha, just before Cameron was due in Rome for his first meeting with
Berlusconi.Cameron jokingly reassured his wife that he would not be sharing Jacuzzis with Berlusconi and
prostitutes, Eine told a told a conference in London.Eine, a self- confessed former graffiti vandal who began
his career tagging trains, revealed Cameron's unguarded remarks during a filmed interview to mark the start
of three-day conference on graffiti at the South Bank centre in London.He said the prime minister had to leave
early to travel to Rome. "We were sitting there chatting away and his PA or assistant came in and said:
'David, we've got to go.' And he jumped up and said: 'Samantha, I've got to go off to Italy - dinner with
Berlusconi. Don't worry, I'll get so-and-so to pull me out of the Jacuzzi before the whores turn up.'"And then
he walked out the door. And I was like, that's great, prime ministers aren't meant to say that in front of bods
like me, just in case I do this and repeat the story in front of a video camera. I started off tagging stuff - I'm not
meant to be having tea and biscuits with the prime minister."Eine said he was impressed by Cameron but
said he would never vote for him. "I have never voted in my life and I would never vote Tory," he said. "[But] I
really enjoyed talking to him. He was interesting, he was funny. He's obviously a really smart and on-the-ball
man."Cameron was late for his first meeting with Berlusconi, which came shortly after a 38-year-old prostitute,
Maria Teresa De Nicolo, had described how she and perhaps 15 women enjoyed a meal with Italy's prime
minister before she and a couple of the others joined him in bed.A No 10 spokesman said Downing Street
never comments on private conversations.In the video, Eine also joked about the possible fate of his painting
at the White House since it was presented to the US president. He said: "I've never seen the painting after
they picked it up. It's probably in the cupboard of unwanted gifts that they only get out when that foreign
dignitary comes backs to visit."Eine talked about his surprise when his work was chosen by the British prime
minister. "I couldn't possibly believe that me a graffiti writer with convictions for drugs and graffiti, unemployed
and not really working at the time, could be their artist of choice to represent the country."He suspects he was
the second graffiti artist on Downing Street's list, behind Banksy. "Banksy said no, or would say no," he said
as he tried to imagine the selection process. "They are sitting there, and it's like: 'We should get Banksy to do
it,' and then someone says: 'No, he'll never do it.' And then they're like, who's second on the list? 'All right, let
us phone up Ben Eine, he might do it.' "
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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Cameron's Jacuzzi joke as he set off to see Berlusconi
05/12/2014
The Guardian
Pag. 33
John Hooper Rome
Pino Maniaci, head of Telejato, a Sicilian TV station, is known for at least two things. One is his love of
animals. He has two dogs: a belgian shepherd and an english setter.Or rather, he had. On Wednesday
afternoon, they were found hanged from a metal post in a yard near Maniaci's place of work.That almost
certainly had to do with the other reason for which the journalist is known - his fearless investigation of the
Sicilian mafia. He has been under police protection since 2007 and just last week a car he owns was set
alight outside his channel's studios in the town of Partinico, near Palermo.Maniaci linked the attacks to
Telejato's coverage of drug use in the area. "The city is awash with cocaine, and we have been going very
hard on that," he told the Guardian yesterday. "It has taken over from 'grass' [ marijuana], which had a much
lower price, and as a result we've seen a rise in thefts in the area, even from old people."Asked if Cosa
Nostra was behind the trade, he said: "Cosa Nostra is always behind things like that."Roberto Saviano, the
author of the book Gomorrah, is Italy's best known media fugitive. He has been living in undisclosed locations
and under heavy police guard since 2006. But the attempted intimidation of Pino Maniaci is a reminder that
Saviano is by no means the only Italian journalist at risk.With the Camorra, the organised crime syndicate of
the area round Naples, the Sicilian mafia and the Calabrian 'Ndrangheta all extending their operations
northwards, moreover, the phenomenon has spread.Last month, there were extraordinary scenes in central
Rome as a police officer, gun in hand, pinned to the ground the driver of a vehicle that had just been involved
in the suspected intimidation of a reporter on the weekly L'Espresso. Lirio Abbate left his native Sicily for the
capital after receiving death threats there from Cosa Nostra. He was given round-theclock protection seven
years ago.The incident in Rome occurred as he was being driven home by police. A car followed so closely
that when the police driver braked, it went into the back of the police vehicle.The driver of the other car
reversed at speed and tried to escape with his passenger. But the police gave chase and seized the driver.
His passenger escaped. Inquiries into the incident are continuing.Abbate had recently published an
investigation into links between the far right and organised crime, which were also behind a wave of arrests in
Rome on Tuesday. Among those taken into custody were former senior officials of the city council and firms it
controls.
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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Sicilian mafia suspected of hanging journalist's dogs
05/12/2014
La Tribune Quotidien
Pag. 61
La Tribune
L'accord de recherche-développement conclu entre le géant américain des puces informatiques et le
fabricant italien de lunettes devrait déboucher dans le lancement d'un premier accessoire électronique prêt-àporter dès 2015. Après Google, Intel. Comme l'avait fait le moteur de recherche en mars, le géant américain
des puces informatiques a aussi conclu un accord avec le fabricant de lunettes italien Luxottica, propriétaire
entre autres de la marque Ray Ban, afin de coopérer dans le domaine des accessoires électroniques prêts-àporter ("wearables"). L'accord de recherche-développement, annoncé mercredi 3 décembre dans un
communiqué commun, court sur plusieurs années. Le lancement d'un premier produit est toutefois prévu dès
l'année prochaine, précisent les deux entreprises."DES PRODUITS QUE LES
CONSOMMATEURSAIMERONT PORTER"Le nouveau directeur général de Luxottica, Massimo Vian, veut
par ce biais "continuer à développer le potentiel des accessoires interactifs": "Nous allons montrer la voie
pour créer des montures qui soient aussi intelligentes et fonctionnelles que belles. Des produits que les
consommateurs aimeront porter", a-t-il déclaré. Le patron d'Intel, Brian Krzanich, mise pour sa part sur le
partenariat avec Luxottica pour encore "accélérer le rythme d'innovation et à repousser les limites de ce qui
est possible".LES ACCESSOIRES ÉLECTRONIQUES PRÊTS-ÀPORTER PARMI LES PRIORITÉS
D'INTELLa catégorie des "wearables" fait partie des nouveaux débouchés qu'Intel, confronté à la crise du PC
et en retard dans le mobile, met aujourd'hui en avant pour ses puces. Il a notamment racheté cette année la
société spécialisée Basis Science et décidé de concevoir des écouteurs interactifs avec la société du rappeur
50 Cent, SMS Audio. Luxottica avait de son côté déjà conclu en mars un accord avec Google, qui a son
propre prototype de lunettes interactives, afin de concevoir à partir de l'année prochaine des montures
compatibles avec les Google Glass et de rendre ainsi ces derniers plus attractifs pour le grand public.
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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LE LUNETIER LUXOTTICA S'ALLIE AVEC INTEL POUR CREER DES
MONTURES "AUSSI INTELLIGENTES QUE BELLES"
05/12/2014
Le Figaro
Pag. 20
Votée par le Parlement, cette nouvelle législation du marché du travail facilitera les licenciements.
RICHARD HEUZÉ [email protected] ROME
Da pagina 1 ITALIE Par 166 voix contre 112 et une abstention, le Sénat a définitivement adopté mercredi soir
le « Jobs Act », autrement dit une nouvelle législation sur le droit du travail, la « mère de toutes les réformes
» , selon Matteo Renzi. Le président du Conseil s'en est aussitôt réjoui dans un tweet : « L'Italie change
réellement. Cette fois est la bonne. Allons de l'avant»Le Parlement a donné six mois au gouvernement pour
promulguer les décrets d'application, au nombre de six. Le premier, sur de nouvelles normes qui garantiront
les droits des travailleurs, devrait être présenté aux deux Chambres en décembre de manière à entrer en
vigueur le 1er janvier prochain. « Les règles ne créent pas des emplois, mais je suis convaincu qu'un
contexte favorable multiplie les opportunités » , a déclaré le ministre du Travail Giuliano Poletti.D'inspiration
libérale, la réforme va faciliter les licenciements, jusqu'ici quasi impossibles en Italie. L'article 18 du Code du
travail rendait obligatoire la réintégration d'un salarié, dont le licenciement aurait été jugé abusif par les
tribunaux. En vigueur depuis plus de 40 ans, cet article a été anéanti, au grand soulagement du patronat. Les
entreprises pourront licencier sans craindre la foudre des tribunaux, mais le salarié aura droit à une
indemnisation pouvant aller jusqu'à 24 mois de salaire.Pour le professeur Roberto Pessi qui enseigne le droit
du travail à l'université Luiss de Rome, cette réforme a deux mérites : d'abord, elle institue un contrat unique
du travail, qui prévoit une flexibilité plus forte du travail pendant trois ans, censée faciliter l'embauche des
jeunes. La loi modifiera aussi le système d'allocation-chômage (ASPI) en allongeant sa durée
d'indemnisation, de six mois à deux ans, en fonction des disponibilités futures de la caisse d'assurancechômage. « Ces mesures permettront de mieux lutter contre la précarité du travail, qui est une véritable plaie
en Italie, et de la faire disparaître à terme » , ditil. Sur 22,6 millions d'actifs, selon l'Institut national de la
statistique (Istat), 17,1 millions sont des salariés, dont 14,7 millions en CDI, et 5,5 millions des professions
indépendantes. Les collaborateurs sans contrat, en état de précarité, sont 375 000, selon l'ISTAT, tandis que
2,4 millions vivent dans l'angoisse d'un renouvellement de leur contrat temporaire.Grève générale
prévueAprès l'Espagne en 2011, l'Italie adopte la « flexisécurité », se réjouit le Prix Nobel d'économie 2010
Christopher Pissarides. « Cela permettra de desserrer les rigidités du marché, mais il ne faut pas s'attendre à
des effets significatifs avant quatre ans » , explique-t-il dans le quotidien économique Il Sole 24 ore. À court
terme, en Europe, « la reprise dépend moins de réformes du marché du travail que de l'inversion de
politiques monétaires et fiscales basées sur l'austérité » .Le gouvernement devra maintenant se mesurer le
12 décembre avec la grève générale proclamée par deux confédérations syndicales, la CGIL (5,8 millions
d'adhérents) et l'UIL (2,2 millions), mais dont la troisième, la CISL (4,5 millions), s'est dissociée, jugeant la
réforme positive. « Je ne me laisserai pas intimider » , proclame Matteo Renzi, prêt au bras de fer avec les
puissants syndicats italiens.
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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Le «Jobs Act», la réforme libérale de Renzi
05/12/2014
Le Monde - Dossier
Pag. 3
(diffusione:30179, tiratura:91840)
Philippe Ridet
Le Sénat italien a définitivement adopté, mercredi 3 décembre, par 166 voix pour et 112 voix contre, la loi de
délégation permettant au président du Conseil, Matteo Renzi, de mener à bien la réforme du marché du
travail baptisée " Jobs Act " par un chef de gouvernement qui ne fait pas mystère de son admiration pour
Barack Obama et Tony Blair. Pour éviter tout traquenard de dernière minute dans une assemblée où le Parti
démocrate (PD, centre gauche) et ses alliés disposent d'une courte majorité, M. Renzi avait engagé sa
responsabilité. Plusieurs manifestations hostiles à cette réforme ont eu lieu dans la journée aux alentours du
Palais Madame.Discuté depuis de longs mois, ce texte introduit la " flexsecurity " et simplifie la jungle des
contrats offerts aux travailleurs italiens. Désormais, les CDD deviendront la norme et les protections des
employés augmenteront au fur et à mesure de leur ancienneté dans l'entreprise. La réforme dessine
également les contours d'une sorte de RMI à l'italienne et devrait offrir plus de garanties aux femmes
enceintes.Mais c'est une autre disposition de la loi qui a échauffé tous les esprits : la suppression de l'article
18 du Code du travail qui permettait à un travailleur s'estimant licencié abusivement d'en appeler aux
tribunaux pour être éventuellement réintégré dans son entreprise. Ce droit introduit dans le Code du travail
dans les années 1970 est devenu un totem de la gauche et des syndicats, bien que le recours à la justice ne
concerne que 3 000 personnes par an. Dans la plupart des cas, les licenciées préfèrent un arrangement
financier à l'amiable.Avec la nouvelle mouture de loi, l'article 18 disparaît. Les décrets d'application, attendus
dans les prochains jours, devront préciser dans quels cas un employé pourrait attaquer son employeur pour
licenciement abusif. Mais ils ne devraient pas excéder les cas avérés de sexisme, d'homophobie ou de
racisme. Concernant les seules entreprises de moins de 15 salariés, cet article était considéré par de
nombreux entrepreneurs comme un frein à l'embauche. " Sa disparition ne créera pas un seul emploi ",
expliquent au contraire les syndicats, dont la CGIL et l'UIL, qui ont appelé à une grève générale le 12
décembre.Confronté à une hausse du chômage (13,2 %, en octobre, 43,3 % chez les 15-24 ans), M. Renzi
est resté intraitable, ignorant les corps intermédiaires tout comme l'aile gauche de son parti qui voulaient le
faire reculer. Brocardé comme un " Thatcher italien ", il a tenu fermement sur son projet quand un de ses
prédécesseurs au Palais Chigi, Silvio Berlusconi, animé des mêmes intentions, avait dû reculer face à des
manifestations monstres en mars 2002.Mais la situation a bien changé. Face à une récession sans fin (-0,4
% en 2014), ayant financé le budget du pays pour un tiers grâce aux déficits, sous surveillance constante de
la Commission européenne qui se réserve la possibilité de sanctions s'il n'engage pas de vraies réformes, M.
Renzi savait sa marge de manœuvre étroite. Ce qu'il perd en popularité à Rome, il le regagne, croit-il, en
crédibilité à Bruxelles.
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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Le Sénat italien autorise Matteo Renzi à réformer le marché du travail
05/12/2014
Liberation
Pag. 34
Amiante : «Le déni du crime industriel»
Sciences - Recueilli par Éliane Patriarca
Les crimes industriels et environnementaux seront-ils jamais punis à la hauteur des catastrophes collectives
qu'ils engendrent ? La Cour de cassation italienne a rendu, le 19 novembre, un arrêt désespérant : la plus
haute institution judiciaire italienne a gommé le procès qui portait les espoirs des victimes de l'amiante dans
le monde entier, le plus grand procès pénal jamais organisé dans ce scandale sanitaire et environnemental.
Elle a annulé l'arrêt rendu en 2013 par la cour d'appel de Turin et acquitté le milliardaire suisse Stephan
Schmidheiny. Cet ancien propriétaire d'Eternit, firme productrice d'amiante-ciment, avait été condamné à dixhuit ans de prison pour avoir causé intentionnellement une «catastrophe sanitaire et environnementale
permanente», via ses quatre usines italiennes, et provoqué ainsi la mort de 3 000 personnes. Le procureur
général a estimé prescrits les faits incriminés. Stupeur et colère des familles de victimes, indignation de tous
les partis politiques italiens. Jusqu'au chef du gouvernement, Matteo Renzi, qui a promis de changer le
«système des procès» pour mettre fin au «cauchemar de la prescription». Car l'amiante, serial killer
cancérogène interdit en Italie depuis 1992, continue à tuer. Deux jours après la sentence de la Cour de
cassation, la liste des victimes de Casale Monferrato, l'ex-capitale piémontaise du ciment-amiante, où Eternit
a fermé ses portes en 1986, s'est allongée de trois noms : Maria Luisa Dellavalle, Vincenzo Spataro, Emilio
Pentassuglia. Casale recense quelque 50 nouveaux cas de cancers incurables par an dus à l'amiante. A la
lumière du procès de Turin, Jean-Paul Teissonnière, avocat des victimes de l'amiante en France, et Annie
Thébaud-Mony, sociologue en santé publique (Inserm), porte-parole du réseau mondial pour l'interdiction de
l'amiante, Ban-Asbestos, évoquent l'impunité dans laquelle prospère le crime industriel. Comment s'explique
la décision de la Cour de cassation italienne ? Jean-Paul Teissonnière. Elle a constaté que la prescription,
dont le délai est de douze ans en Italie, était acquise depuis 1998, les usines italiennes d'Eternit ayant fermé
en 1986. Ce risque de prescription n'avait pas été évoqué durant le procès, de 2009 à 2012, ou en appel, en
2013 ? J-P.T. Si, bien sûr. Mais le tribunal de Turin avait estimé que la catastrophe n'était pas close, que la
contamination se poursuivait puisque les sites n'avaient pas été désamiantés, et qu'il fallait tenir compte des
décès survenus. En Italie, rien ne peut interrompre la prescription. C'est cela qui a permis à Berlusconi de se
tirer de tous ses ennuis judiciaires. L'un des défenseurs de Schmidheiny, le pénaliste Copi, est aussi l'avocat
de Berlusconi. Vous avez été surpris par cette décision ? Annie Thébaud-Mony. Pour les familles de victimes,
l'annulation pure et simple a fait l'effet d'une bombe, bien au-delà des frontières italiennes. Après le procès
pénal de Turin et la condamnation de l'industriel en première instance, alourdie en appel, à une peine de dixhuit ans de prison et d'importants dommages et intérêts, un énorme pas avait été franchi. On en était à
chercher comment obtenir un mandat d'arrêt international contre Stephan Schmidheiny. On a été abasourdis
! J-P.T. C'est une terrible dénégation. La Cour a utilisé la prescription comme une arme de destruction
massive. En France comme en Italie, la catastrophe de l'amiante est en réalité imprescriptible. Les cancers
surviennent des décennies après l'exposition, de sorte que l'amiante est, comme Tchernobyl, une
«catastrophe de l'avenir». Existe-t-il un recours ? J-P.T. Pour les victimes, l'arrêt est définitif. La seule chose
possible aujourd'hui, c'est ce que fait le procureur de Turin : Raffaele Guariniello requalifie les dossiers sous
l'incrimination d'«homicide volontaire». Du point de vue de la prescription, ce qui sera jugé ne sera plus la
faute commise par Eternit, mais le décès de chacune des milliers de victimes. A. T-M. Le procureur
Guariniello a entamé il y a plusieurs années l'instruction d'un deuxième procès Eternit. Il s'appuie sur
l'Observatoire des cancers d'origine professionnelle qu'il a mis en place depuis 1992, et engage des
procédures pénales pour tous les décès d'anciens ouvriers des usines Eternit ou de leurs proches. Il poursuit
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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Grand angle. La Cour de cassation italienne a annulé la condamnation de l'ex-propriétaire d'Eternit, accusé
d'avoir provoqué un désastre environnemental et la mort de milliers de personnes. Jean-Paul Teissonnière,
avocat des victimes en France, et Annie Thébaud-Mony, sociologue en santé publique, déplorent que
l'impunité perdure.
05/12/2014
Liberation
Pag. 34
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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Stephan Schmidheiny pour homicide volontaire aggravé de motifs abjects - la volonté de profit - et de moyen
insidieux - l'amiante. En France, les premières plaintes ont été déposées il y a dix-huit ans mais il n'y a
toujours pas de procès pénal... J-P. T. Le parquet de Turin a employé une disposition du code pénal italien
qui prend mieux en compte la réalité du crime industriel : il s'agit du chef d'accusation de «désastre dolosif»,
c'est-à-dire une catastrophe collective, organisée de façon consciente, avec en circonstance aggravante, le
nombre important de victimes. En France, on ne peut aborder les dossiers amiante que sous l'angle de
l'«homicide involontaire», ce qui limite les peines à cinq ans de prison maximum, soit moins que la peine
prévue pour un accident mortel de la circulation ! Le procureur de la Cour de cassation a invoqué le droit pour
justifier sa décision, en l'opposant à la justice. J-P.T. Affirmer comme il l'a fait que les magistrats font du droit,
que celui-ci n'est pas assimilable à la justice et qu'on va en donner la preuve en rendant une décision injuste,
c'est d'un cynisme inouï ! Si le droit est incapable d'appréhender la réalité d'une société, c'est un échec
dramatique. A.T-M. Le procureur a néanmoins dit que le crime de Schmidheiny était indéniable, et n'a pas
remis en cause le désastre collectif ni le fait qu'il ait été provoqué sciemment par l'industriel. Tout le travail fait
par le parquet de Turin pour articuler l'expérience des victimes et les savoirs scientifiques et construire ainsi
l'argumentaire du procès demeure : ce procès a ouvert une brèche face à l'impunité des crimes industriels.
Qu'est-ce que ce procès a changé ? A. T-M. Jusqu'au procès de Turin, les victimes de l'amiante, et plus
généralement de crime ou d'accident industriel, ne pouvaient espérer qu'une indemnisation, et généralement
au rabais. En France, depuis la loi de 1898 sur les accidents du travail, on n'arrive pas à sortir de la logique
d'indemnisation des victimes qui a permis d'occulter la question de la responsabilité. En bref, indemniser les
vies humaines est devenu le moyen pour les industriels de se soustraire à leurs responsabilités et aux
exigences de la justice. J-P. T. Le droit civil indemnise, et il faut le faire, mais la loi repose sur l'idée que face
au risque de devoir indemniser les victimes, les industriels amélioreront la prévention et réduiront les risques.
Or dans le cas de l'amiante, ils ont vite fait le calcul entre ce que leur coûterait l'indemnisation - peu - et les
bénéfices rapportés par le commerce de l'amiante - beaucoup. Confier au marché la régulation des risques
s'est avéré inefficace. C'est pour cela qu'on a besoin du droit pénal. Outre sa fonction répressive et la charge
symbolique de la condamnation, ce droit a aussi une fonction expressive : il énonce les règles fondamentales
qui structurent le fonctionnement d'une société. Faut-il une cour pénale internationale de l'environnement
pour juger les crimes industriels ? J-P T. C'est absolument nécessaire dans certains dossiers comme la
pollution du golfe du Niger, où les Etats africains et leurs institutions judiciaires n'ont pas les moyens de
s'opposer aux géants pétroliers. Sur l'affaire de l'amiante, en France et en Italie, nous avons des institutions
judiciaires qui devraient être capables de tenir tête aux multinationales même si elles ne le font pas ! La
création d'une cour pénale internationale aurait l'intérêt d'établir la définition du crime environnemental, qui
demeure aujourd'hui un point aveugle des systèmes pénaux. Ces crimes, qu'on les appelle industriels,
sociaux ou environnementaux, ne sont pas des fautes d'imprudence mais des crimes d'organisation avec des
choix stratégiques mûrement réfléchis et un consentement meurtrier aux conséquences.
05/12/2014
L'Espresso - N.49 - 11 dicembre 2014
Pag. 9
(diffusione:369755, tiratura:500452)
Messico e Iran dove la parola uccide
Casi in apparenza lontani. A Teheran un blogger viene condannato a morte per le frasi satiriche pubblicate su
Facebook. E due donne che denunciano i narcos su Twitter vengono uccise. Perché la rete fa paura a
dittatori e criminali
Roberto Saviano
Sabb al-nabi» significa in arabo «insultare il profeta». Il 30 agosto scorso Soheil Arabi, fotografo e blogger di
30 anni, è stato condannato a morte da un tribunale iraniano perché ritenuto colpevole proprio di "sabb alnabi". I Guardiani della rivoluzione hanno fatto irruzione un anno fa in casa sua mentre dormiva portando via
lui e sua moglie. La donna è stata rilasciata subito, invece lui l'hanno tenuto in cella di isolamento per due
mesi. Da allora è detenuto nella sezione 2A della prigione di Evin a Teheran, nota per essere un luogo di
tortura. Corte e avvocati si sono affrontati spulciando il codice penale. Se infatti l'Articolo 262 del Codice
Penale Islamico prevede la pena di morte per chi insulti il profeta, l'Articolo 264, dice esplicitamente che se
esiste un ragionevole dubbio che l'offesa sia avvenuta in un momento di rabbia, citando parole altrui o per
errore, la pena di morte deve essere commutata in 74 frustate. A quanto pare Soheil Arabi ha affermato di
aver offeso il profeta mentre non era pienamente in possesso delle proprie facoltà mentali, ma la Corte
Suprema del regime teocratico non vuole sapere ragioni e mantiene ferma la propria assurda decisione
confermando la condanna a morte. Ma in che modo Soheil Arabi avrebbe insultato il profeta? Questo è lecito
domandarsi. Soheil Arabi avrebbe commesso "Sabb al-nabi" pubblicando critiche satiriche su esponenti del
regime sul suo proflo Facebook. E qui mi si gela il sangue. Per me i social network sono aria, libertà,
possibilità di confronto. Ne conosco i limiti, le insidie, i tranelli, ma riconosco la loro capacità di riuscire a
mettere in collegamento persone e situazioni lontanissime. Di informare su ciò che accade in luoghi dove
l'informazione "ufficiale" spesso non arriva. Dove a causa della crisi non si mandano corrispondenti. Dove a
causa delle decapitazioni, le organizzazioni umanitarie hanno paura di far arrivare aiuti e risorse umane.
Sono una rete nella quale c'è chi trova ricchezza e chi, come Soheil Arabi, rimane intrappolato. Nell'Iran di
Khamenei si muore per un post come accade nel Messico dominato dai cartelli del narcotraffco. Questo
sembrerà assurdo, ma leggendo di Soheil Arabi e del processo farsa che lo ha condannato a morte in Iran,
non ho potuto fare a meno di pensare a ciò che è accaduto alla "twittera" María del Rosario Fuentes Rubio,
giovane medico e attivista messicana, uccisa il 15 ottobre scorso. E prima di lei, nel 2011, alla Nena de
Laredo. Su "Primera Hora", il giornale locale di Nuevo Laredo per cui lavorava, frmava come Maria Elizabeth
Macías Castro. Su Twitter e sul sito "Nuevo Laredo en vivo" usava lo pseudonimo "NenaDLaredo". Con
questo nick scriveva degli affari dei cartelli messicani e invitava la gente a denunciare fatti legati al
narcotraffco. Marisol credeva fermamente che per contrastare i gruppi criminali bisognasse condividere
informazioni. E sapeva che la parola, una volta condivisa, era più pericolosa delle armi. Sabato 24 settembre
2011 il suo corpo senza vita fu trovato su una strada nelle vicinanze di Nuevo Laredo ai piedi del monumento
di Cristoforo Colombo. Sopra al monumento era stata posta la sua testa decapitata. A ucciderla uno dei
cartelli messicani più potenti e feroci, Los Zetas. Questi sono messaggi inequivocabili: chi parla di
organizzazioni criminali muore. Chi parla di organizzazioni criminali muore, ma muore anche chi critica il
regime di Khamenei. Incredibile come si voglia attraverso arresti, detenzioni, processi, ammantare di legalità
la brutalità di un regime che è il peggior nemico degli ideali religiosi su cui si fonda. L'unica vera differenza tra
Iran e Messico è che talvolta, in Iran, tra un arresto e la condanna a morte trascorrono mesi in cui la comunità
internazionale non deve avere timore di far sentire la propria voce. Non dobbiamo temere ritorsioni perché se
la sentenza emessa contro Soheil Arabi dovesse essere eseguita, non sarà possibile più per nessuno
scrivere una sola riga su Facebook o Twitter senza pensare che un luogo di libertà è diventato un alibi per
perpetrare crimini in nome di un dio che se esistesse fulminerebbe tutti quelli che stanno uccidendo nel suo
nome.
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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L'antitaliano
05/12/2014
L'Espresso - N.49 - 11 dicembre 2014
Pag. 124
(diffusione:369755, tiratura:500452)
UNIPOL cambia verso
Più soci stranieri e meno vincoli con le coop. Così Carlo Cimbri ridisegna la compagnia. Grazie anche al filo
diretto con Matteo Renzi
vittorio malagutti
Il cambio della guardia è andato in scena a metà novembre nell'indifferenza generale. Giusto poche righe
nelle cronache fnanziarie. Ma la nomina di Giuseppe Recchi nel consiglio di amministrazione di Unipol non
può certo essere liquidata come un avvenimento di routine. A fare il suo ingresso nel fortino delle coop è il
presidente di Telecom, un manager di ampi e consolidati rapporti nell'alta fnanza nostrana, dagli Agnelli a
Mediobanca, un uomo di relazioni che si porta in dote rapporti di altissimo livello a Wall Street come a
Washington. Insomma, il nuovo consigliere di Unipol vanta una carriera distante mille miglia dall'universo
cooperativo, da quello che un tempo veniva defnito il mondo della fnanza rossa. A Bologna, però, Recchi non
è certo approdato per caso. A spalancargli le porte è stato Carlo Cimbri, il numero uno del gruppo
assicurativo che, dopo aver completato il tormentato percorso dell'acquisizione della Fonsai dei Ligresti,
adesso sta giocando una partita di potere tutta sua. Tra Cimbri e Recchi, va detto, c'è un'intensa
frequentazione, se non un'amicizia, nata negli ultimi due anni e coltivata grazie a numerosi incontri anche al
di fuori delle occasioni uff ciali. Di recente, per dire, il capo di Unipol non ha mancato di partecipare alla
presentazione del saggio sulla politica energetica nazionale dato alle stampe dal manager torinese, che per
tre anni, fno al maggio scorso, è stato anche al vertice dell'Eni come presidente. La poltrona assegnata, a
sorpresa, al presidente di Telecom non rappresenta però solo il frutto di un legame personale. Negli ambienti
fnanziari, l'ingresso di Recchi nel board della compagnia delle Coop viene letto come un segnale chiaro di
rottura rispetto al passato, la spia di un cambiamento che, peraltro, non ha certo preso le mosse adesso. Del
resto un motivo ci sarà, se Cimbri si sta guadagnando sul campo il sopran nome di "Marchionne delle
polizze". Come il numero uno di Fiat Chrysler, anche l'amministratore delegato del gruppo bolognese, un
colosso che vale in Borsa oltre 6 miliardi di euro, sembra sempre più insofferente alle tradizionali regole del
gioco. E allora il gran capo di Unipol annuncia, proclamandolo a tutta pagina dalle colonne del "Sole 24 Ore",
che la compagnia bolognese si prepara a dare l'addio all'Ania, l'associazione di categoria delle assicurazioni.
Ad aprire la strada, due anni fa, era stato Marchionne, che ha scelto di abbandonare al suo destino la
Confndustria. La svolta di Unipol è arrivata proprio alla vigilia dell'apertura delle trattative per il rinnovo del
contratto di categoria. E i sindacati, ovviamente, hanno accolto la notizia con una certa preoccupazione. Il
timore è che Cimbri abbia intenzione di andare dritto allo scontro, abbandonando garanzie e mediazioni del
passato. Si vedrà. Di certo il manager ha chiuso in gran fretta la pratica Ania, liquidata come un organismo
pletorico che esprime, parole sue, «una politica sostanzialmente conservatrice». Il vento nuovo della politica
non è estraneo a queste scelte di rottura. E se Marchionne ha fnito per diventare un punto di riferimento fsso
per Matteo Renzi, anche Cimbri sembra ansioso di allinearsi al nuovo che avanza. La presenza al governo di
un ministro targato Coop come l'ex presidente della Lega nazionale, Giuliano Poletti, non può che facilitare
l'intesa con Palazzo Chigi. E d'altra parte anche i vertici del gruppo assicurativo hanno già dimostrato con
cretamente il loro sostegno alla politica governativa. Il 6 novembre scorso il presidente di Unipol, Pierluigi
Stefanini, ha partecipato alla cena di fnanziamen to del Pd, staccando un assegno da mille euro. E qualche
settimana prima Cimbri era tra le decine di vip invitati al matri monio di Marco Carrai, l'amico intimo che
affianca il premier sin dai primi passi della sua carriera nelle istituzioni. Del resto, nell'ultimo anno, il manager
di Unipol ha già avuto occasione di incontrare il presidente del Consiglio, con cui ormai può vantare un
rapporto diretto. I loro obiettivi appaiono in buona misura comuni. L'uno e l'altro, si stanno dando un gran da
fare come rottamatori. Renzi, con le sue scelte di politica economica e del lavoro, ha messo all'angolo il
variegato schieramento etichettabile come sinistra Pd. E intanto anche il capo dell'Unipol si sta muovendo
senza riguardi nei confronti di quella parte del movimento cooperativo più vicina al vecchio nucleo dirigente
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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Economia assicurazioni
05/12/2014
L'Espresso - N.49 - 11 dicembre 2014
Pag. 124
(diffusione:369755, tiratura:500452)
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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dei Democratici. Negli ultimi mesi per esempio, Cimbri non ha fatto mistero di puntare all'ingresso
nell'azionariato della compagnia di nuovi investitori istituzionali stranieri. E la nomina di Recchi in consiglio
sembra studiata apposta per attirare i grandi fondi anglosassoni, con cui il presidente di Telecom ha da
tempo stabilito ottimi rapporti. Sono i soldi, adesso, a fare la differenza rispetto ai vecchi e consolidati rapporti
tra Unipol e il mondo cooperativo.Le grandi coop di costruzioni azioniste del gruppo assicurativo, stremate
dalla crisi, non hanno più la forza fnanziaria di dettar legge come un tempo. Anzi, la compagnia guidata da
Cimbri, con i suoi ricchi bilanci, è diventata per loro una sorta di scialuppa di salvataggio che può garantire
liquidità sotto forma di dividendi. Se la passano un po' meglio i colossi della grande distribuzione come Coop
Adriatica e Coop Nordest, proprietarie anche loro, direttamente o tramite le holding Holmo e Finsoe, di
importanti pacchetti di titoli Unipol. In tempi di magra però è essenziale che le cedole distribuite dalla
compagnia di assicurazioni salgano il più velocemente possibile ai piani superiori per alimentare i bilanci delle
coop. Non è un caso, allora, che lunedì primo dicembre sia stato annunciato il riassetto della catena di
controllo del gruppo assicurativo. In sostanza, la holding Finsoe, a cui fa capo il pacchetto di maggioranza
della compagnia, è destinata a sciogliersi e i titoli di Unipol verranno assegnati alle grandi cooperative
azioniste. Una mossa di questo tipo era da tempo attesa sui mercati, così come veniva data come imminente
anche l'altra no vità comunicata insieme alla semplifcazione della struttura azionaria. Entro poche settimane,
infatti, sarà varata la conversione in ordinarie delle azioni di risparmio UnipolSai. Anche la controllante Unipol
Gruppo Finanziario (Ugf) prevede di togliere dal listino i propri titoli privilegiati, che saranno scambiati con
quelli ordinari. Cimbri si dice fdu cioso. «La nostra offerta è congrua», ha dichiarato agli analisti. Il gruppo
comunque ha già stanziato 60 milioni da destinare ai soci che preferiranno uscire di scena cedendo le loro
azioni piuttosto che aderire alla conversione. A questo punto il numero uno di Unipol è atteso al varco anche
di un'altra importante novità. Al momento, infatti, Cimbri comanda con i gradi di amministratore delegato, sia
nella holding Ugf, sia in UnipolSai, la società a cui fa capo il business delle polizze. Una simile
concentrazione di poteri non ha eguali tra i gruppi fnanziari quotati in Borsa. Per questo già mesi fa l'Ivass,
l'Authority che vigila sulle compagnie di assicu razioni, aveva chiesto che il manager rinunciasse a uno dei
due incarichi. Una prima indicazione in questo senso risale al giugno 2012, a cui ha fatto seguito un nuovo
intervento della stessa Ivass, un anno dopo. Adesso tocca a Cimbri fare fnalmente un passo indietro. Foto: A.
Casasoli/FotoA3 Foto: N.Cambi/Massimo Sestini, FotoA3
Scatole cinesi addio 12,1 % Coop Nordest 10,7 % Cefa Capital Services Coop Adriatica 12,5 % Holmo
Finsoe 3,22 % Unipol Sai Altre 30 cooperative 73,2 % 23,8 % 31,4 % 63 % 14,7 % 53 % Manutencoop Altre
24 cooperative Unipol Gruppo Finanziario
L'assetto di controllo di UnipolSai è destinato a cambiare entro l'anno prossimo. Infatti, secondo quanto
annunciato lunedì primo dicembre, la holding Finsoe, che possiede la quota di controllo del gruppo
assicurativo si scioglierà e i titoli di Unipol Gruppo Finanziario (Ugf) verranno assegnati alle cooperative
azioniste della stessa Finsoe. Verrà così eliminata almeno una delle due scatole finanziarie che compongono
la complessa catena finanziaria che dalla capofila Holmo porta fino ad UnipolSai, la società nata dalla fusione
con la Fonsai dei Ligresti a cui fa capo il business delle polizze.
Foto: In Alto A destrA: lA torre unIpol A bolognA, sede del gruppo. A sInIstrA: CArlo CImbrI
Foto: nEl consiglio Entra il prEsidEntE di tElEcom, giusEppE rEcchi. chE vanta strEtti rapporti con i fondi usa
GIUSEPPE RECChI, PRESIDENTE TELECOM E NEO CONSIGLIERE UNIPOL. SOTTO: IL RENzIANO
MARCO CARRAI
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Che affare LE onlus
Il governo studia la riforma delle imprese solidali. E scatena lo scontro interno al terzo settore. In nome del
business
roberta carlini
Confindustria già lo chiama «il quarto settore», per dire che quello conosciuto come «terzo» - il mondo della
solidarietà e delle onlus - appartiene ormai al passato. Colossi della fnanza internazionale accorrono, alla
ricerca di nuovi campi da dissodare. Ci puntano i governi, per affdare a qualcun altro i servizi tagliati dalla
crisi delle casse pubbliche. Arrivano gli istituti di credito, attratti da soggetti che - nonostante le apparenze nel ripagare i debiti si rivelano spesso più affdabili di tutti gli altri. Persino i palazzinari, fniti i tempi di
rendimenti a doppia cifra degli afftti, si accontenterebbero del 3-4 per cento che può venire dall'housing
sociale, come si chiamano le moderne case popolari. Sanità e cultura, volontariato e flantropia, polisportive e
assistenza sociale, servizio civile e alta fnanza: per l'intero universo della solidarietà è arrivato il momento di
cambiare defnitivamente faccia, dando il via a una nuova corsa all'oro. Perché nel non proft, sta arrivando il
proft. Lo sparo di partenza l'ha dato Matteo Renzi, presentando la legge di riforma del Terzo Settore nella sua
prima manovra fnanziaria, quella degli 80 euro per intendersi. «Non dobbiamo dire "uh che carini quelli del
Terzo settore", ma "il Terzo settore crea lavoro"», aveva detto il premier. E il lavoro, in effetti, il mondo
solidale lo mantiene più degli altri: con un aumento degli occupati del 40 per cento dal 2001 al 2011 (ultimo
anno preso in considerazione dal censimento pubblicato nel 2014 dall'Istat), è stato l'unico al riparo dalla
prima fase della crisi. Il censimento chiarisce dove e perché crescono «i carini» del terzo settore, che da solo
fa il 4,7 per cento del Pil. Sono oltre 300 mila entità, 680 mila i lavoratori dipendenti e 270 mila gli esterni, ai
quali si aggiungono 5 milioni di volontari. Il grosso si affolla nella voce "cultura, sport e ricreazione", e qui
dentro c'è di tutto: dal circolo della birra alla cooperativa di giovani studenti che tiene aperte le catacombe
sotto il quartiere Sanità, a Napoli. Ma gli occupati e i soldi stanno soprattutto nella sanità, nell'assistenza e
nell'istruzione: ci si concentrano i tre quarti dei lavoratori. La sanità è quella che ha la quota più ampia di
risorse, con un fatturato di 11 miliardi. Ci sono le classiche cooperative che lavorano per gli ospedali e i
Comuni, ma anche le tante che vendono direttamente sul mercato. Realtà economiche grosse, che coprono
uno spazio che si amplia sempre di più, mentre lo Stato taglia le spese per il welfare. Per tutti arriva la novità
più consistente della riforma: la trasformazione in "impresa sociale". Che signifca la caduta di alcuni paletti
fnora rigidi: il divieto di distribuire proftti e la democrazia interna, assicurata dal principio "una testa, un voto".
Resteranno solo alcuni limiti, per salvaguardare l'aggettivo "sociale". Già, ma quali? La patata bollente è
adesso in mano al parlamento. Che ha appena ultimato una sflza lunghissima di audizioni, dall'Arci al
notariato, da Confndustria a Banca Etica, dalla comunità di San Patrignano all'associazione Libera di don
Luigi Ciotti. E si è diviso - così come è diviso il mondo del non proft - non mancando di provocare la consueta
spaccatura nel Pd. Come ha notato il settimanale "Vita", organo del non profit e grande sponsor della
rivoluzione economica, la riforma è al momento nelle mani della minoranza democratica, che è maggioritaria
nella Commissione Affari sociali della Camera: deputati molto vicini alle realtà di base del non proft ma anche
alla sua burocrazia, cresciuta negli anni e resistente al cambiamento. Mentre l'ala più pro-market è da sempre
ben presente agli incontri renziani della Leopolda. Ma la questione va oltre il gioco politico del momento. La si
può vedere come una sfda tra pro-market e pro-social; innovatori e conservatori; entusiasti e dubbiosi; il
nuovo mondo della "fnanza d'impatto sociale" e il piccolo mondo antico dei circoli Acli e Arci; chi vuole aprire
senza remore al nuovo, e chi invece tenta di mettere degli argini ai nuovi furbetti in salsa sociale.Se ha fatto
scalpore il Circolo del golf di Torino che riceve il 5 per mille (vedi articolo a pagina 130), cosa succederà
quando vedremo i fnanzieri di Goldman Sachs o i consulenti di Ernst & Young dentro le case popolari, gli
ambulatori sanitari, l'accoglienza? Non è uno scenario lontano. Né da temere, dice Giuseppe Guerini,
presidente del colosso della cooperazione sociale Federsolidarietà. Che vede bussare alla sua porta più
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Economia nuovi mercati
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fnanza che imprenditori: «Lo si può capire. La capacità di restituire i prestiti ottenuti, nel settore, è altissima.
Dunque c'è tutta una parte di fnanza che è interessata, perché cerca nuovi campi d'azione e ne guadagna in
reputazione». Altro che lavoratori ai margini. Quello dell'impresa sociale «è un modello di sviluppo per il
Paese», fa eco Stefano Granata, presidente del consorzio Cgm. Che non è solo il più grosso aggregato di
cooperative sociali; è anche, da tempo, l'apripista di un modello ibrido, che mette insieme mercato e sociale.
Un modello radicato nel cattolicesimo lombardo, che da un po' cerca di emancipare le cooperative sociali
dalla dipendenza dal committente pubblico. Hanno messo su Welfare Italia, una rete con 25 centri sanitari in
tutto il Paese, per dare prestazioni private a prezzi competitivi con il ticket. Lavorano con la multinazionale
Gaz de France in Toscana, per le piccole centrali a energie rinnovabili legate all'agricoltura. Granata fa un
esempio attuale, visto quel che accade nelle case popolari: «L'housing sociale può attrarre capitali privati,
che una volta avevano ritorni fno al 40 per cento ma adesso non guadagnano niente. Allora diventa appetibile
una formula in cui si prevedono afftti dimezzati rispetto a quelli di mercato: noi garantiamo la piena abitabilità
e l'accompagnamento sociale, loro hanno un rendimento attorno al 3-4 per cento». I cattolici di Cgm sono in
prima fla, tra i sostenitori pro-market. La loro tradizione di "ibrido" tra proft e non proft non ha avuto diffcoltà a
intendersi con la nuova moda della "finanza d'impatto sociale", il cui principale sponsor politico è il leader
conservatore inglese David Cameron, che ha fortemente voluto una task force apposita del G8: il suo board
italiano è presieduto da Giovanna Melandri, che dal 2012 è nel ramo "economia sociale" con la Human
Foundation. Assidua agli incontri è anche Letizia Moratti con San Patrignano. Ultrà della riforma, chiamato da
Renzi a suo testimonial, è poi l'imprenditore Enzo Manes, leopoldino, flantropo del forentino Dynamo Camp.
E poi Confndustria, che con San Patrignano ha dedicato una giornata di studi alla nascita del "quarto settore".
«A noi non preoccupa la contaminazione, lo sbarco nel proft lo abbiamo fatto da quando siamo nati», dice
Ugo Biggeri, presidente di Banca Etica, «ma attenzione: se si perdono le caratteristiche proprie del sociale,
radicamento col territorio, trasparenza e coerenza, si perdono anche i vantaggi competitivi del nostro
settore». Con il che, si introduce il nodo cruciale su cui ci si sta scontrando. Edo Patriarca - uno dei deputati
della pattuglia non proft, una provenienza scout che lo avvicina al premier e la presidenza del Centro
nazionale per il volontariato che lo rende sensibile alle ragioni dei puristi - lo riassume così: «Conta solo
quello che si fa o ciò che si è?». Sulla prima soluzione, c'è tutto il mondo pro-market: basta misurare l'impatto
sociale di un'impresa, non interessa la sua carta d'identità. Arriveranno dunque, con la nuova legge, criteri di
misurazione certifcabili, rintracciabili, dell'impatto sociale: una specie di "socialometro". Per dire, i ras delle
cliniche alla Angelucci potrebbero entrare in una non profit della sanità: basta che producano "impatto
sociale". L'altra strada - chiarire cos'è un'impresa sociale - è anch'essa problematica. Da tempo il terzo
settore puro ha perso la sua identità, e non solo per le coop truffaldine o quelle che legavano gli anziani ai
letti: «Non mi preoccupano tanto i cattivi quanto i buoni», dice Giovanni Moro, autore di un libretto dal titolo
provocatorio: "Contro il non profit", nel quale si denuncia la perdita dei contenuti di utilità sociale e il marketing
della bontà. Dunque, come valutare i "buoni" adesso che si perde anche l'ultimo baluardo, il non proft? Il testo
del governo prevede che le attuali coop sociali si trasformino di diritto in imprese sociali: dunque sono salve,
anche se a volte la loro utilità collettiva lascia assai a desiderare. Per il futuro, più che fssare requisiti ci si
affda a dei paletti. Guerini, dalle coop, propone «un tetto agli utili che si possono distribuire: al massimo il 40
per cento». Patriarca, gran cucitore tra le due anime del non proft, invita tutti a non avere tabù, in particolare
sugli utili, ma non vuole che nell'impresa sociale possa arrivare uno, comprare quote e comandare: «Serve
una governance trasparente, non si può affdare tutto il controllo a chi ha la maggioranza». Punto su cui il
sottosegretario Luigi Bobba, che ha traghettato questa riforma dal governo Letta a quello di Renzi, si limita a
dire: basta garantire che le imprese non siano scalabili. Quanto alla quota di proft dentro il non proft, sarà di
tutto rispetto: «Mi pare ragionevole che possano redistribuire non più della metà dei propri utili; e dare
rendimenti non superiori a quelli dei buoni postali fruttiferi, aumentati del tasso di infazione». Così fatte, le
imprese sociali sono pronte, dice Bobba, ad allargarsi oltre i settori tradizionali dell'assistenza, e sbarcare
«nel microcredito, inserimento lavorativo, commercio equo, housing sociale ed agricoltura sociale». E i fondi?
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Il tesoretto da 500 milioni, promesso da Renzi con l'annuncio della riforma, ancora non c'è. Ci sono 50 milioni
stanziati nella legge di stabilità: il resto arriverà, dice Bobba, mettendo insieme banche, la solita Cassa
depositi e prestiti, fondazioni bancarie, altri soggetti interessati. Così, con pochi soldi, il governo potrebbe
portare a casa una riforma ad altissimo consenso: il vasto mondo che, tra titolari, lavoratori e volontari, gira
attorno al non proft, interessato soprattutto al riordino della bolgia attuale ma non indifferente alle potenzialità
della trasformazione in impresa sociale; il piccolo ma infuente pianeta di chi vuole entrare nel business; un po'
più deflati, gli innovatori dell'economia sociale, quelli che - per dirla con Flaviano Zandonai, ricercatore ed
esponente del vivace mondo delle coop sociali del modello trentino - da tempo aspettano "il loro Oscar",
inteso come Farinetti. Per fare con la solidarietà quel che il creatore di Eataly ha fatto con lo slow food: un
affare. Foto: S. Pavesi/Contrasto, FotoA3, Imagoeconomica Foto: S.Dal Pozzolo/Contrasto
SoPrA: letIzIA morAttI. In Alto: dIStrIbuzIone dI CIbo A mIlAno. A SInIStrA: gIovAnnA melAndrI
Quanto lavoro Altri 6,7% Ambiente 0,6%
Assistenza sociale e protezione civile 33,1% Cultura e sport 6,7% Suddivisione dei lavoratori dipendenti delle
associazione non proft per settore di attività Totale addetti 680.000 Sanità 23,3% Istruzione e ricerca 17,8%
Sviluppo economico e coesione sociale 10,8% Fonte: Istat
Foto: la CaSa Famiglia "CaPitano ultimo", a roma cadrà il diviEto di distribuirE i profitti. E i puristi tEmono la
scalata dEi potEnti allE istituzioni sociali
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Vado, ritorno e Pago caro
Avevano sfruttato le favorevoli leggi del Lussemburgo. Poi, per regolare i conti col fisco italiano, 35 aziende
hanno dovuto versare 2,5 miliardi. Ecco le loro storie
paolo biondani e leo sisti
Due mesi fa, mentre si preparava a diventare presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker
ha respinto sdegnato ogni critica alla piccola ma ricchissima nazione di cui è stato premier dal 1995 al 2013:
«Nessuno è mai stato in grado di convincermi che il Lussemburgo sia un paradiso fscale. Il Granducato
adotta misure in linea con la legge europea». Poi è esploso lo scandalo Lux-leaks: 86 giornalisti del network
"Icij" (per l'Italia, "l'Espresso") hanno rivelato gli accordi segreti (in gergo, "tax ruling") tra il fsco
lussemburghese e migliaia di grandi aziende a caccia di esenzioni sulle tasse. Ma il ministro lussemburghese
delle fnanze, Pierre Gramegna, resta certo che l'Europa di Juncker assolverà il Granducato: «Le accuse
rivolte al Lussemburgo si dimostreranno infondate. Siamo fiduciosi che la Commissione europea concluderà
che nessun privilegio fiscale è stato concesso alle società che hanno chiesto i tax ruling». I due politici hanno
senz'altro ragione, nel senso che il sistema fscale del Granducato ha sicuramente rispettato tutte le norme
lussemburghesi. Il problema è che in molti casi sembra avere violato platealmente le leggi di altri Paesi, a
cominciare dall'Italia. Con distorsioni e abusi sistematici delle direttive europee che regolano le imposte sulle
società. "L'Espresso" ha schedato decine di istruttorie aperte dal fsco italiano contro aziende nazionali o
gruppi multinazionali accusati di essersi autoridotti le tasse, in sostanza, utilizzando apposite strutture
societarie create in Lussemburgo. Il problema riguarda anche altri Stati importanti dell'Unione europea, come
Irlanda, Olanda e Gran Bretagna. In tempi di crisi nera e bilanci in rosso, tutti i governi interessati respingono
accuse e sospetti di voler attirare aziende straniere offrendo una sorta di elusione legalizzata delle imposte.
Sta di fatto, però, che in Italia almeno 35 grandi società, fnite sotto accusa per queste forme di "shopping
fscale", hanno accettato di versare al nostro erario, per mettersi in regola, non meno di due miliardi e 545
milioni di euro solo negli ultimi cinque anni. Si tratta di un bilancio parziale, perché riguarda solo i gruppi di
maggiori dimensioni e comprende solo le somme già incassate dallo Stato italiano attraverso indagini fscali
recenti e conoscibili. Al conto si potrebbero aggiungere altri 897 milioni contestati solo ad alcune delle stesse
35 grandi aziende, ma non ancora riscossi. Mentre molte altre inchieste, anche penali, sono ancora segrete.
In questo elenco, inoltre, non rientrano le accuse di frode internazionale per nascondere capitali all'estero,
magari in paesi offshore, come quelle che hanno portato a sequestrare alla famiglia Riva il miliardario "tesoro
dell'Ilva": i casi qui considerati, invece, riguardano solo i benefci ottenuti in Europa alla luce del sole. Vantaggi
che il fsco italiano considera abnormi, ma che per Lussemburgo, Olanda o Irlanda, sono del tutto legali. I RE
DELLA MODA Molte grandi firme del made in Italy hanno "ottimizzato" le tasse spostando in altri Paesi
europei, soprattutto in Lussemburgo, le società che commercializzano marchi e licenze, le tesorerie
fnanziarie o le casseforti personali dei proprietari. Al primo posto nella classifca delle riscossioni, almeno per
ora, c'è il gruppo Prada, che l'anno scorso ha versato al fsco italiano circa 470 milioni. L'istruttoria riguardava
la quotazione della grande casa di moda alla borsa di Hong Kong, che ha fruttato ricchissime plusvalenze,
incassate all'estero tramite società olandesi e lussemburghesi. Un caso aperto da una verifca della Guardia di
Finanza, che nel luglio 2013 sequestrò i computer del commercialista milanese del gruppo. Ora la stilista
Miuccia Prada e il marito manager Patrizio Bertelli non solo hanno sanato la pendenza fscale con quel
versamento record, ma hanno anche riportato in Italia la catena societaria di controllo, come precisa la
società a "l'Espresso". In questi mesi anche il gruppo Armani ha regolarizzato i suoi rapporti con l'estero
saldando all'erario italiano circa 270 milioni: nel mirino c'erano i fussi fnanziari a favore di tre gruppi di società
consociate tra l'Europa e Hong Kong. Ammonta a 56 milioni, invece, la somma sborsata dalla famiglia
Marzotto per chiudere la pendenza fscale sulla società lussemburghese Icg, creata per incassare i proftti
della vendita del gruppo Valentino al fondo Permira. Quest'ultimo ha poi rivenduto la stessa casa di moda a
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Primo Piano scandalo luxleaks
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un gruppo del Qatar. Sempre Permira ha versato al fsco italiano altri 70 milioni per una vertenza sui fussi
fnanziari con il Lussemburgo e le isole britanniche. Altri due fondi esteri molto attivi nelle scalate a grandi
aziende italiane hanno aderito in questi anni ai verbali notifcati dal nucleo di Milano della Finanza: Apax ha
versato 12 milioni, Bc Partners altri 17. Anche Domenico Dolce e Stefano Gabbana, pienamente assolti dalla
Cassazione nel processo penale, hanno versato circa 40 milioni di Iva, contestata dal fsco italiano alla loro
struttura lussemburghese. Resta invece aperto un contenzioso-bis da 340 milioni per le imposte sui redditi.
Nel 2004 infatti, per gestire i marchi D&G, era stata creata in Lussemburgo la società Gado, che pagava solo
il 4 per cento di tasse. Comunque il verdetto fscale defnitivo riguarderà solo il passato: anche i due stilisti
infatti hanno già rimpatriato le loro ex lussemburghesi. Intanto Bulgari, acquistata nel 2012 dal gruppo
francese Lvmh, ha versato 42 milioni al fsco nazionale: sotto accusa c'era lo spostamento, in una tesoreria
del Granducato, di una robusta quota dei proftti incassati in Italia. EDITORIA E INTERNET Tra le indagini in
corso, le più importanti riguardano i colossi della rete, che raccolgono miliardi in tutto il mondo attraverso
società lussemburghesi o irlandesi, pagando tasse minime. Ad esempio Google, che in Italia ha entrate
pubblicitarie stimate in oltre un miliardo, nel 2013 ha versato al nostro fsco meno di due milioni, Apple 4,8
milioni, Amazon 840 mila euro, Facebook 170 mila, eBay zero. In casi come questi l'arma dei nostri inquirenti
è il concetto di «stabile organizzazione»: quando un gruppo estero sostiene che in Italia ha solo uffci di
rappresentanza o società di servizi, il fsco può ribattere che si tratta di una vera azienda, non dichiarata. Per
questo l'Agenzia delle entrate ora ha denunciato Apple alla Procura di Milano, che ha aperto un'inchiesta per
evasione: sotto accusa 225 milioni di tasse non pagate, nel solo biennio 20112012, su un presunto imponibile
di oltre un miliardo. La Guardia di Finanza sta indagando anche su Amazon, Google e altre società di
Internet, ma queste istruttorie sono ancora segrete. Per ora eBay è l'unico big di Internet che ha dovuto
liquidare 4 milioni al fsco italiano per i soli proftti del 2009. Intanto la sede fiscale del gruppo si è spostata in
Svizzera. E la nostra Agenzia delle entrate continua ad approfondire. Stessa situazione per la Walt Disney,
che in Italia si presenta come società di servizi: senza ammettere alcuna colpa, la società americana ha
comunque sborsato all'erario italiano circa 25 milioni. Apple, interpellata da "l'Espresso", dichiara che «paga
ogni dollaro ed euro di tasse dovute», «è continuamente oggetto di verifche in tutto il mondo» e in Italia ha già
vinto un processo fscale per gli anni 20072009, per cui è «sicura che l'accertamento in corso giungerà alla
stessa conclusione». Google defnisce «normale che un'azienda sia sottoposta a controlli fscali» e chiarisce di
aver pagato «2,6 miliardi di dollari di tasse, pari al 20,4 per cento degli utili, solo nei primi nove mesi del 2014,
la maggior parte negli Stati Uniti», mentre in Europa «rispetta le normative di tutti i Paesi» e ha stabilito la
sede in Irlanda per benefciare degli «incentivi fscali utilizzati da molti governi per attrarre investimenti che
creano lavoro e crescita: se ai politici non piacciono queste leggi, hanno il potere di cambiarle». La Disney
invece precisa che «le maggiori imposte corrisposte» riguardano «transazioni con società del gruppo
sottoposte a tassazione piena negli Stati Uniti e in Gran Bretagna». Negli anni d'oro dell'editoria, anche le
aziende italiane hanno aperto società lussemburghesi. Il gruppo Cir (editore de "l'Espresso") ha chiuso la
relativa vertenza versando all'erario italiano 12 milioni. Mentre Mediaset per la sua lussemburghese ha
pagato 21 milioni. INDUSTRIE MULTINAZIONALI In questi casi tra le pratiche sotto accusa c'è il "transfer
pricing": prezzi e costi ricaricati, nei rapporti tra società dello stesso gruppo, per trasferire i proftti italiani alla
casa madre o comunque all'estero. Per uscire da una vertenza di questo genere il gruppo americano Verizon
ha saldato al fsco italiano 41 milioni. Arcelor Mittal, che opera nel nostro paese attraverso una holding
lussemburghese, ha pagato 47 milioni. Altri 38 sono arrivati da Glencore, che ha la base fscale in Svizzera.
Mentre Ikea Italia, che a Lugano ha la centrale europea per gli acquisti, è al centro di indagini fscali non
ancora concluse, per somme che al momento si aggirano sui 100 milioni di euro. Nell'ottobre 2014 il patron di
Luxottica, Leonardo Del Vecchio, ha staccato un assegno di 146 milioni per chiudere un contenzioso sui
dividendi incamerati in Lussemburgo dalla sua società-cassaforte Delfn. La stessa holding di famiglia aveva
già versato al fsco italiano altri 235 milioni per sistemare una pendenza del 2009 nata proprio dal trasloco
della capogruppo dall'Italia al Lussemburgo. Il gruppo Techint della famiglia Rocca ha sanato con 25 milioni
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una questione fscale maturata nel 2010: sotto tiro la tassazione di oltre mezzo miliardo di dividendi che
dall'Italia, via Lussemburgo, risalivano a tre società delle Antille Olandesi, capeggiate dalla San Faustin di
Curaçao. Dopo il 2010 la catena di controllo del gruppo, a cui fanno capo le italiane Techint, Tenova e le
cliniche Humanitas, è traslocata dai Caraibi in Lussemburgo. Proprio da qui è tornata in Italia, nel 2012, la
holding Sintonia della famiglia Benetton, che negli stessi mesi ha chiuso una lite tributaria su quella società
lussemburghese girando al nostro fsco quasi 20 milioni di euro. Tra le «stabili organizzazioni in Italia»,
invece, il primato spetta alla tedesca Bosch, che ha versato ben 324 milioni. E poi ha subito la beffa di non
vedersi riconoscere in Germania quelle tasse italiane. Anche Wind ha avuto grossi problemi per il travaso di
ricavi a favore di consociate estere, in particolare lussemburghesi, attive nel periodo in cui era controllato dal
magnate egiziano Sawiris. Dopo essersi opposto a rilievi per oltre un miliardo, il gruppo si è messo in regola
con il fsco italiano versando, in totale, circa 200 milioni. Fastweb invece ha composto le sue vertenze
tributarie con circa 70 milioni, che si aggiungono alle somme sborsate dal suo ex azionista Silvio Scaglia,
assolto da ogni accusa penale per l'affare Mokbel: un assegno di 63 milioni, calcolato sulle plusvalenze da lui
incassate in Lussemburgo mentre si dichiarava residente a Londra. BANCHE E FINANZA In questo ramo
molte indagini scottanti sono ancora in corso. Tra quelle più recenti e non più segrete spiccano le verifche
fscali su una società irlandese di Mediolanum, sotto tiro per 344 milioni di redditi esentasse, che le Fiamme
Gialle considera imponibili. Il gruppo fondato da Ennio Doris precisa di considerare tutte le accuse
«illegittime», di averle contestate anche attivando un «arbitrato europeo» e comunque, per prudenza, ha «già
accantonato a bilancio circa 60 milioni». La banca Fortis è invece al centro di un caso notevole di "dividend
washing": ci sono società offshore che sembrano vendere azioni di società italiane proprio alla vigilia della
distribuzione dei dividendi, abbattendo così le tasse a poco più dell'1 per cento; ma subito dopo le
ricomprano. Il tutto, grazie a un contratto speciale che in pratica consente di spartirsi quel "risparmio fscale".
Alla fne la banca, che agiva per conto di ricchi clienti, è scesa a patti impegnandosi a riconoscere all'erario un
totale di 240 milioni. Mentre pochi giorni fa l'italiana Azimut, «solo per uscire dall'incertezza e senza alcun
riconoscimento» di colpe, ha chiuso una vertenza sul "transfer pricing" accettando di sborsare 117 milioni.
Tutte le società citate in questo articolo, interpellate da "l'Espresso", dichiarano di aver sempre rispettato la
legge e di non aver mai realizzato alcuna evasione o elusione delle tasse. Nessuna, però, ha smentito le cifre
che risultano già riscosse dall'erario. ha collaborato Alfredo Faieta PRADA, ARMANI, LUXOTTICA,
DOLCE&GABANNA, BC PARTNERS, BVULGARI, MARZOTTO, APAX, PERMIRA VALENTINO , BOSCH ,
RYNAYR , VERIZON, WIND, GLENCORE, BENETTON, Foto: D. Scudieri - Imagoeconomica, G. Haenel Laif / Contrasto, Afp / Getty Images MEDIASET, GOOGLE, AMAZON, EBAY, APPLE Foto: A. Casasoli A3(2)
Foto: Il grafico in queste pagine mostra le società con attività nel Granducato o in altri paesi dell'Unione
Europea finite nel mirino della Guardia di Finanza. Per ciascuna sono indicati gli importi già versati al Fisco
italiano per chiudere le controversie o le somme contestate dagli investigatori nei procedimenti tributari
ancora in corso
Foto: SAverIo CApoLupo, ComAnDAnte DeLLe FIAmme GIALLe. In ALto: Le SeDI DI GooGLe e boSCH
gruppo ligresti gruppo ciarrapico hbg gaming aiazzone mete
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Corruzione senza vergogna
Il malaffare dilaga. Con metodi sempre più evoluti: un tempo era casareccio, ora è globale. L'analisi dell'ex
ministro
CoLLoQuio Con GiovAnni MAriA fLiCk di denise pArdo
Icorrotti si sono moltiplicati mentre c'è stata una selezione naturale della razza dei corruttori». Giovanni Maria
Flick, ex ministro di Grazia e Giustizia del governo di Romano Prodi, ex presidente della Corte costituzionale,
ha studiato a fondo l'evoluzione della corruzione. L'ha fatto anche in occasione del centenario della nascita di
Guido Carli che ha conosciuto molto bene e che già nel 1993 aveva capito la portata inarrestabile del dilagare
del fenomeno. Flick è un tecnico del ramo, dice con un sorriso, che può vantare tre master nella materia,
essendo stato commissario dell'Ospedale San Raffaele, vice commissario dell'Expo e presidente del
Comitato che porta il suo nome a Finmeccanica, società per la quale ora sta scrivendo il codice d'integrità e
anticorruzione. L'inchiesta su Mafia Capitale mostra un livello di malaffare senza precedenti.
Antropologicamente parlando, a che punto è la corruzione? «Negli oltre venti anni passati da Mani pulite e
dalle stragi di Capaci e via D'Amelio c'è stata una buffa situazione. Con estrema fatica abbiamo cominciato a
capire che non si può convivere né con la criminalità organizzata né con la corruzione ma non si è messo
bene a fuoco che non si può convivere neppure con la criminalità economica. Il che è assurdo perché
l'esperienza insegna che proprio Mafia city, Tangentopoli e Nerolandia sono i vertici di un triangolo delle
Bermude della illegalità». C'è differenza tra la corruzione di Mani pulite e quella di oggi? «Sostanziale. Fino a
Mani pulite si rubava soprattutto per fare politica. Oggi è il contrario, molti fanno politica per trovare occasione
di rubare. Nel 1993 Guido Carli aveva previsto che la situazione già drogata potesse defagrare. Credeva che
il Trattato di Maastrich fosse l'unica speranza di controllo su una finanza pubblica allegra e protesa al
consenso. Non poteva immaginare che dopo Tangentopoli la corruzione sarebbe tornata a esplodere come
leggiamo tutti i giorni sui giornali». Quale è stata l'evoluzione della corruzione? «Negli anni Novanta era più
casereccia. Dal 2000 più politica. Dal primo decennio del terzo secolo a oggi diventa globale, negli affari, nel
mercato. Prima era punita solo la corruzione pubblica, ma dal 2012 con le pesanti sollecitazioni degli
americani diventa reato anche pagare il privato. Nel '96, quando ero al governo, cercammo di introdurre quel
Daspo ("confessa, paga e levati dai piedi") che ora il premier propone. Il Vaticano l'ha applicato e punisce da
due a tre anni l'autoriciclaggio, che speriamo si vari anche da noi. Lo dico da professorino non da
professorone». Gli italiani sono un popolo corrotto? «Rispondo come Antonio Canova a Napoleone che
sosteneva che tutti gli italiani erano ladri: "Non tutti, ma buonaparte"». C'è stata una trasformazione della
figura del corruttore? «La razza dei corruttori ha seguito Darwin: ha avuto una selezione naturale, ad operare
sono rimasti i più bravi, i più capaci. I corrotti, hanno seguito il precetto della Bibbia, sono cresciuti e si sono
moltiplicati grazie all'epidemia della corruzione. Se un nuovo impiegato arriva in un uffcio dove tutti prendono
la mazzetta o un imprenditore partecipa a una gara in cui tutti la offrono come fa a resistere? E se è capace
di resistere, è tagliato fuori». Allora non c'è soluzione. «In America il "whistle blower", il suonatore di fschietto
che segnala in modo coperto le irregolarità in cui s'imbatte è considerato uno che lavora utilmente per la
collettività. Da noi è quasi un reietto: "chi fa la spia non è fglio di Maria", no? Va trovata una via di mezzo,
recuperando il valore della vergogna, della reputazione, della legalità sostanziale e non solo formale». La
corruzione ha cambiato pelle? «Sì, non più la mazzetta - roba da opera pia - ma la consulenza, la
triangolazione, le tangenti internazionali con biglietto di andata e ritorno. Anche la pubblica amministrazione
ha cambiato pelle con le privatizzazioni, l'outsourcing, il decentramento, e soprattutto con l'insidia più
pericolosa: considerare la grande opera come un caso emergenziale. Ci si muove con ritardo e così la logica
dell'emergenza diventa nemica della legalità. Lo è stato per le Olimpiadi di Torino, per il G 20 dell'Aquila, per
l'Expo, per un territorio che si disfa». È un vizio o è un nuovo mezzo? «È un'abitudine inveterata della
mentalità italiana, ma che poi qualcuno ci marci capita di frequente. Nel frattempo l'Europa si è mossa». In
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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INTERVISTA Attualità la questione morale
05/12/2014
L'Espresso - N.49 - 11 dicembre 2014
Pag. 52
(diffusione:369755, tiratura:500452)
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quale direzione? «Per spiegarmi userò delle espressioni goliardiche. Ci sono due tipi di reato. C'è la
corruzione in cui il privato dice "gustavo dandolo", cioè avevo piacere di pagare per ottenere un vantaggio. E
c'è il pubblico uffciale che risponde "io godevo prendendolo". Poi c'è la concussione, ovvero il privato
costretto a pagare, "soffrivo dandolo", e il pubblico uffciale che dice "godevo prendendolo"». In effetti sono più
goliardiche che giuridiche. «A un certo punto l'Europa ha detto "i protagonisti del reato passano da una
condizione all'altra, c'è troppa confusione". Così abbiamo introdotto una terza ipotesi la corruzione o
concussione per induzione in cui il privato dice: "un po' gustavo, un po' soffrivo". Ma devo constatare che
l'interpretazione provoca un po' di grattacapi ». Bisogna intervenire anche sulla legge sulla prescrizione. «Va
modifcata, non c'è dubbio, ma con equilibrio, tenendo conto sia dell'esigenza dell'imputato che di quella della
vittima. Nessuno dei due può rimanere sotto lo scacco di un procedimento infinito. C'è assoluta necessità di
cambiare anche le sconcertanti modifche della legge Cirielli e, punto fondamentale, la prescrizione non può
essere un mezzo per sfuggire al processo. Bisogna essere però attenti a non cedere a ondate emozionali
come nel caso dell'Eternit a Torino dove ha contato più la mancanza di una legge sul disastro ambientale che
la prescrizione». Poi è arrivato il Web a cambiare profondamente la scena. «La trasparenza è segno di
democrazia. Il giudice costituzionale americano Louis Brandeis, spero di non sbagliarmi se no Zagrebelsky mi
riprende - sto scherzando - dice che la trasparenza è come il sole, porta la salute, elimina le infezioni. La
corruzione è malattia fortemente contagiosa. Ben venga la trasparenza del Web, il controllo civico nel seguire
l'andamento di un appalto, il risultato di un concorso. In questo senso la legge anticorruzione del 2012 ha
cercato di fare qualcosa ma pensando alle polemiche sull'applicazione della parte amministrativa, ci si rende
conto di quanto sia diffcile introdurre questo concetto. Il che mi fa davvero pensare che noi siamo soprattutto
un paese di avvocati». Come considera la legge anticorruzione? «Costruisce un'impalcatura forse troppo
burocratica. Dà malignamente la sensazione che si voglia tenere la gente occupata a riempire scartoffe o per
impedire di corrompere o di farsi corrompere o di combattere la corruzione». Il Web è anche un nuovo
strumento di corruzione. «Fa parte del discorso di fondo della globalizzazione. Il denaro può fare il giro del
mondo in un minuto ma io percepisco con un po' di paura l'abolizione della dimensione del tempo e dello
spazio. Secondo me sapere usare il congiuntivo è una gran cosa perché ti consente di collocare gli
accadimenti nella loro dimensione storica di successione». Quali passi avanti si sono fatti e quali indietro?
«Le videoconferenze, i collaboratori di giustizia, i sequestri, le informazioni antimafa hanno portato buoni
risultati nella lotta alla criminalità organizzata. Sulla corruzione, a parte la legge del 2012 e il commissario
nazionale, si è fatto poco o nulla visto che ci si è affdati soltanto al giudice penale nonostante le condizioni
della nostra giustizia. Pen so che invece si debbano usare gli stessi strumenti investigativi destinati alla
criminalità organizzata. E smettere di considerare la corruzione una tassa sull'ineffcienza, una sorta di
sacrifcio all'ineffcienza della pubblica amministrazione». Per anni c'è stato un blocco di nome Silvio
Berlusconi. Ora cosa sta cambiando? «Ci sono delle indicazioni internazionali legate alle nuove dimensioni
dei mercati che non si possono più ignorare. È stato ormai accertato che non basta punire visto che per
punire devi prima scoprire. La prevenzione va fatta su un piano sistemico, chiedendo alle imprese di fare
prevenzione e alla società di ristabilire una cultura della vergogna e della reputazione. Questo si salda con la
nuova percezione che la corruzione non sia solo offesa alla legalità ma componente della crisi in atto e
ostacolo agli investimenti del nostro paese». Servirebbero nuove leggi? «Per carità, no. Moltiplicare leggi è
modo per alimentare la corruzione perché porta con sé l'applicazione del detto del Talmud: "Una parola disse
l'Altissimo, l'uomo ne capì due". Bisogna semplifcare non aumentare. Anche perché non è più in vendita l'atto
d'uffcio, ma la funzione. Non vado con i soldi in bocca a chiedere al funzionario pubblico di darmi quella
licenza ma gli dico che lo metto al libro paga. Il pagamento della disponibilità, il mettere a disposizione il
proprio potere è molto più grave di un singolo atto». Difficile essere ottimisti, lei lo è? «L'ottimista dice:
"questo è il miglior mondo possibile". Il pessimista commenta: "purtroppo". Io sono ottimista per varie ragioni,
perché fnalmente si parla sul serio del problema, perché si è cominciato a capire che fare proftto a qualsiasi
prezzo ti fotte, perché con la crisi economica e sociale gli sprechi, lo sperpero del denaro pubblico, le cattive
05/12/2014
L'Espresso - N.49 - 11 dicembre 2014
Pag. 52
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pratiche della politica e della pubblica amministrazione diventano davvero non più sopportabili. Il problema è
che noi rischiamo di rendere diffcile ciò che è facile attraverso ciò che è inutile. Figuriamoci quando le cose
non sono facili come nel triangolo delle Bermude dell'illegalità». Foto: Tania - A3, M. D'Ottavio, Webphoto
Foto: P. Cerroni - Imagoeconomica, C. Morandi - Agf
L'Italia ancora bocciata
Il rigore morale dell'eroe borghese Giorgio Ambrosoli viene celebrato dalla Rai con una fiction in prima serata,
ma a 35 anni dall'uccisione del professionista che si oppose a Michele Sindona la situazione dell'Italia della
legalità resta pessima. Il rapporto di Transparency International pubblicato questa settimana mostra quanto
sia grave il male. L'indice della corruzione percepita pone il nostro paese al 69mo posto nel mondo, alla pari
con Romania, Grecia e Bulgaria: persino la Turchia sta meglio di noi. In testa alla classifica delle "mani
pulite"c'è la Danimarca, seguita da Nuova Zelanda, Finlandia, Svezia e Norvegia. In fondo Afghanistan,
Sudan, Corea del Nord e Somalia. E l'Italia, con un voto in pari a 43 su 100, è in coda all'Occidente,
surclassata anche da paesi africani come Botswana, Ghana, Namibia, Rwanda e pure da alcuni Stati arabi
come Emirati Uniti, Qatar, Kuwait e Arabia Saudita. Un altro pessimo segnale, che rimarca la nostra distanza
dalle economie avanzate. Quest'anno per la prima volta è entrata in funzione una struttura contro la
corruzione, affidata a Raffaele Cantone, che sta intervenendo dovunque per cercare di imporre trasparenza
nella gestione del denaro pubblico e delle grandi opere. Ma il problema richiede una mobilitazione più ampia,
delle forze politiche e della società. Transparency sta cercando di introdurre anche nel nostro paese la figura
del whistle blower, che segnala gli illeciti dall'interno di aziende ed enti: ha creato una piattaforma online per
ricevere le denunce con garanzia di anonimato. Manca però ancora una tutela legale per i whistle blower
italiani e finora i progetti di legge sono tutti falliti.
Foto: giovanni maria flick. a destra: l'area dell'expo e in basso pierfrancesco favino interpreta giorgio
ambrosoli
Foto: PrIMo gregAntI e, A sInIstrA, gIAnCArlo gAlAn, ProtAgonIstI deglI sCAndAlI exPo e Mose
04/12/2014
Courrier International - N.1257 - 4 dicembre 2014
Pag. 10
UMP-Forza Italia : même combat
Que pensez-vous de l'élection de Nicolas Sarkozy à la présidence de l'UMP ? Comme tous mes confrères, je
constate que sa victoire n'est pas écrasante (il a obtenu 64,5 % des voix des militants le 29 novembre), il est
obligé de coopter Bruno Le maire, qui a obtenu 29 % des voix, et se retrouve confronté à l'opposition d'Alain
Juppé. Son retour est bien moins facile que ce qu'on aurait pu imaginer. En Italie, ce retour n'est pas regardé
comme quelque chose de surprenant. Si nous avons une nouvelle génération de politiques, dont Matteo
Renzi, qui a 41 ans, les politiques chez nous peuvent rester plus de cinquante ans au pouvoir sans que cela
choque quiconque. Le cas de Nicolas Sarkozy nous rappelle par ailleurs celui de Silvio Berlusconi,
notamment en raison de sa lutte contre la magistrature. L'ancien chef du gouvernement italien se disait à
juste titre harcelé par les juges et, en même temps, les juges avaient de bonnes raisons de le poursuivre.
Nicolas Sarkozy a-t-il ses chances pour regagner la présidence en 2017 ? Bien sûr, mais les choses peuvent
changer au cours des deux prochaines années. Alain Juppé est bien placé dans les sondages. Il dispose
d'un gros capital de sympathie, il semble en forme, à l'aise, et il est peut-être le seul homme de droite
capable de ravir des voix à la gauche. Comment se porte la droite italienne ? Sa situation rappelle beaucoup
celle de la droite française. Elle est divisée. Silvio Berlusconi n'a pas de dauphin, Forza Italia n'avance pas et
se déchire. C'est très compliqué de trouver quelqu'un qui soit capable de prendre la relève. La seule
personne qui se détache actuellement et semble prendre le pas, c'est Matteo Salvini (voir portrait p. 12) et il
est d'extrême droite. Il est l'allié de Marine Le Pen qui, tout comme lui, semble en avance dans la course au
pouvoir.
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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iLs parLent de nous STEFANO MONTEFIORI, correspondant du quotidien libéral Corriere della Sera
04/12/2014
Courrier International - N.1257 - 4 dicembre 2014
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Les Italiens sont-ils racistes ?
Un quartier de la périphérie de Rome a été à la mi-novembre le théâtre de protestations violentes de riverains
contre un centre d'accueil pour immigrés. Les médias s'interrogent sur les fondements de cette colère.
Marzio Barbagli,
ouI Une xénophobie ambiante -Il Fatto Quotidiano Rome Ceux qui vivent à Rome savent qu'il n'y a pas de
"crise de l'immigration", ni de "problème rom" (Roms qui, pour la plupart, sont italiens ou roumains, et donc
citoyens européens, libres de se déplacer d'un pays à l'autre), ni de "choc des civilisations". Or,
subrepticement, voilà que reeurissent dans les chroniques judiciaires de nos journaux des histoires de crime
organisé (une spécialité italienne) qui évoquent les grandes heures du gang de la Magliana [telles que
dépeintes dans le roman de Giancarlo De Cataldo Romanzo Criminale. ] Les "révoltes" [des riverains ont jeté
des pierres et des cocktails Molotov contre un centre d'hébergement pour immigrés] de Tor Sapienza
[quartier pauvre de l'est de Rome] ne sont qu'un chantage, dont les victimes sont le maire et la population.
Pendant que l'on nous rebat les oreilles des méfaits commis par les étrangers (une tentative de viol, des
gestes obscènes, la montée de l'insécurité), la violence des Italiens s'étale dans tous les JT. Quand bien
même il saute aux yeux, le racisme est, comme toujours, nié. Peut-être n'est-il pas vraiment considéré
comme tel par ces Romains qui nous servent une litanie de justifications uctuantes, sur l'air de : "Ce n'est pas
moi qui suis raciste, ce sont eux qui sont gitans." A titre d'exemple, voici justement un post publié sur
Facebook le 12 novembre dernier par Marina Brasiello, de l'association Famiglia C'é de Tor Sapienza : "Ce
soir, à Tor Sapienza, un étranger s'est fait agresser. Nous pouvons garantir qu'il n'y avait pas eu de
provocation (...). A cause de vous [les gouvernements successifs], nous avons fini par discriminer tout et tout
le monde. Comment avez-vous fait pour ne pas voir que les gens finiraient par exploser, poussés par le
désespoir ? Preniez-vous les Italiens pour des imbéciles ? Non, nous sommes un peuple bon, qui a sauvé
des Juifs, des Africains et toute personne qui nous a demandé de l'aide. Mais, jour après jour, année après
année, vous nous avez détruits avec votre quête du consensus, en permettant à un député de couleur (mais
non parce qu'il est de couleur) de demander l'introduction d'une taxe sur les chaussures, au motif qu'en
Afrique ils n'en avaient pas et que par conséquent c'était un luxe ici." Diverses émissions de débat, au lieu de
voir dans ces événements l'illustration du racisme ambiant, ont choisi de les imputer à une "guerre des
laissés-pour-compte" (expression qu'il serait vraiment d'utilité publique d'interdire), donnant ainsi l'absolution
à tous les racistes : c'est la faute du maire, de la classe politique, des puissants, de la mondialisation, tous
coalisés contre les "petites gens" (encore une expression à interdire), qui, elles, sont honnêtes, pacifiques et,
par conséquent, peuvent sombrer dans la violence et le racisme en toute impunité. Si un Martien regardait
nos chaînes de télévision en ce moment, il verrait le Parti démocrate (PD) de Matteo Renzi à la peine, à
égalité avec la Ligue du Nord de Matteo Salvini, pendant que [le mouvement néofasciste] CasaPound monte
inexorablement. Partout, on voit des néonazis, avec des barbes et des croix gammées, qui - Dieu merci - ne
représentent personne : CasaPound pesait 18 491 voix aux élections régionales du Latium en 2013, soit 0,66
% des suffrages. Ils appartiennent au folklore, non à la politique. Et pourtant, ces temps-ci, ce sont les
racistes qui donnent le la - même un personnage cultivé et modéré comme [le maire démocrate de Rome]
Ignazio Marino se transforme en shérif pour obtenir le soutien de ceux qui, de toute façon, ne voteront pas
pour lui. Beppe Grillo a toujours dit que son grand mérite politique était d'avoir canalisé un mal-être qui, dans
les autres pays, avait alimenté des mouvements violents et xénophobes, comme Aube dorée en Grèce ou le
Jobbik en Hongrie. La situation n'a pas changé : certes, les racistes et les violents de Tor Sapienza trustent
les JT, mais aucune marée noire ne submerge l'Italie. Or, si les journalistes et les responsables politiques
choisissent de surfer sur le malêtre raciste au lieu de résister à la tentation de la démagogie et de faire valoir
les nobles valeurs de notre démocratie, le virus de Tor Sapienza risque de se propager pour de bon. -Stefano
Feltri Publié le 16 novembre NoN La faute de l'Etat (extraits) Rome -L'Espresso Nous sommes en face d'un
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CoNtroverse
04/12/2014
Courrier International - N.1257 - 4 dicembre 2014
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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 05/12/2014
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phénomène complexe qui plonge ses racines dans les problèmes que les gouvernements n'ont pas su
résoudre. Les Italiens ne sont pas racistes. Grâce aux données que nous avons recueillies, nous savons que
la majorité d'entre eux sont favorables à une simplification des procédures de régularisation des immigrés. La
récession favorise l'explosion d'une colère qui peut prendre la forme d'actes de violence. Nous n'avons pas
ici aaire à une frange raciste de la population, mais à des Italiens qui vivent à côté de "poches d'exclusion" et
qui sont les témoins de problèmes auxquels il n'a jamais été apporté de solutions. L'impunité ne concerne
pas que les délits commis par des étrangers, mais aussi ceux commis par les Italiens. Je pense que le
mécontentement découle du sentiment d'abandon qu'éprouvent les citoyens. Les victimes de cambriolages
n'ont pas l'impression que l'Etat est à leurs côtés. Les citoyens s'inquiètent de la ambée de la délinquance,
mais aussi de la dégradation du système de protection sociale, qui doit venir en aide à un nombre croissant
de personnes tout en étant continuellement confronté à des coups de rabot. En proportion, le nombre
d'étrangers visés par des plaintes pour atteinte aux biens est très élevé. On arrive même parfois à 50 % du
total des plaintes, en particulier dans le Centre-Nord. Ces trois dernières années, on a enregistré une
augmentation du nombre d'infractions à caractère crapuleux (vols avec violence, cambriolages, vols à la tire)
commises par des immigrés, essentiellement des clandestins, même si les chires ont été plus élevés par le
passé. A l'inverse, d'autres délits - je pense à la criminalité en col blanc - restent le monopole des Italiens.
Contrairement à ce qu'arment souvent les journaux de droite, l'origine nationale ne prédispose donc pas à la
perpétration de certains délits. Après s'être retirée un temps de la campagne anti-immigration, la Ligue [du
Nord] s'est remise à surfer sur la vague antiimmigrés. Si elle est revenue à la charge, c'est à des fins
électorales. En face, on trouve le centre gauche, en particulier le Parti démocrate (PD), qui, après une
période de turbulences, avait entrepris de se pencher sérieusement sur la question de l'immigration, avant
que ces thèmes ne disparaissent à nouveau ces dernières années pour laisser la place aux grandes
questions que sont l'emploi et l'économie. Je n'ai encore rien entendu sur le sujet, notamment sur les ux
migratoires, dans la bouche du président du Conseil [Matteo Renzi]. Le sujet a disparu de l'ordre du jour.
Pour autant, l'inecacité n'est pas l'apanage du centre gauche en la matière. Il n'y a pas eu de progrès non
plus sous les gouvernements de centre droit. - Marzio Barbagli, sociologue à l'université de Bologne. Publié
le 20 novembre
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Courrier International - N.1257 - 4 dicembre 2014
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Matteo Salvini La Ligue du Nord change de visage
Le secrétaire fédéral du parti anti-immigrés a le vent en poupe. Portrait d'un provocateur ambitieux qui veut
faire des Chemises vertes un parti d'envergure nationale.
Paola Sacchi et Maurizio Torto Publié le 29 octobre
Le petit Matteo a bien grandi : devenu secrétaire du parti, il a déboulonné presque toute la vieille garde en dix
mois, avant d'en rénover rapidement l'attirail idéologique en lançant de nouveaux mots d'ordre. Du coup il a
ra é des voix à droite. Désormais, en bon hyperactif médiatique, il continue à faire feu de tout bois : il est
toujours sous les projecteurs, parmi les gens, dans la rue ou sur les plateaux télé ; il tweete en rafale ; il
tourne en Italie et à l'étranger, comme une toupie ; et partout il serre des mains et conclut des accords,
multiplie les annonces et les promesses. Vous croyez avoir reconnu le président du conseil italien Matteo
Renzi ? Détrompez-vous : c'est de Matteo Salvini qu'il s'agit. C'est l'homme politique du moment. Nommé
secrétaire de la Ligue du Nord en décembre 2013, à 40 ans, il s'est lancé dans une débauche d'initiatives et
tout semble lui sourire. Samedi 18 octobre, il quittait la manifestation milanaise contre "l'invasion des
clandestins" [100 000 personnes manifestaient à l'appel de la Ligue] pour s'envoler à Bruxelles. Et le
mercredi 22 il se permettait d'exiger la suspension des accords de Schengen aux côtés de la responsable du
Front national, Marine Le Pen, et de réclamer le retour de contrôles stricts aux frontières. Entre-temps il
s'était opposé aux sanctions économiques contre la Russie, "qui pénalisent surtout nos entreprises" - après
avoir parlé directement avec Vladimir Poutine -, et avait imposé à Forza Italia le maire Ligue du Nord de
Bondeno, Alan Fabbri, comme tête de liste commune de la droite en EmilieRomagne aux élections régionales
du 23 novembre [celui-ci y a obtenu le très bon score de 29,85 % des su rages]. Il court et il bosse dur,
Matteo, comme il l'a toujours fait - jeune activiste dans les années 1990 ou, dans le Milan de
l'aprèsTangentopoli [système de corruption et de fi nancement illicite des partis politiques], obscur conseiller
municipal du premier maire issu des rangs de la Ligue du Nord, Marco Formentini. Aujourd'hui les sondages
le plébiscitent. Aux élections européennes du 24 mai 2014, la Ligue du Nord, hâtivement laissée pour morte
après la longue agonie judiciaire du règne d'Umberto Bossi, avait surpris tout le monde en engrangeant, au
terme d'une campagne agressive aux cris de "Basta euro", 1,7 million de voix, soit 6,2 % des su rages, et
cinq élus. Mais, selon les dernières projections de vote, le "Carroccio" [surnom du parti] dépasserait
allègrement les 8,5 %. "Nous ambitionnons de devenir le parti fort d'un centre droit rénové", soutient Roberto
Maroni, le précédent secrétaire du parti, aujourd'hui gouverneur de la région Lombardie. "Les positions dures
de Salvini fonctionnent, tout comme l'implantation dans le Sud." Il était clair depuis déjà six mois que Salvini
visait à transformer en parti national un mouvement qui, pendant vingt ans, avait brandi comme étendard
l'abstraction géographique de la Padanie [région mythique au nord du Pô] et caressé le mythe d'une
sécession impossible. Depuis lors, "l'autre Matteo" a décidé que le moment était venu d'occuper, à droite,
l'espace des trois non : non à l'euro, non aux clandestins, non aux impôts. Il le reconnaît lui-même : "Si je
marchais fi èrement sur le Pô il y a quinze ans, aujourd'hui je dois combattre l'extermination économique de
l'Italie. Car l'urgence est là et elle est nationale." Les succès électoraux du Front national, avec lequel Salvini
voudrait former un groupe commun à Bruxelles et dont il sera l'invité d'honneur au congrès de Lyon des 29 et
30 novembre, ont sûrement joué un rôle crucial dans ce virage. Convaincu de pouvoir s'implanter partout,
Salvini énumère les ennemis à abattre : "Bruxelles nous massacre avec l'euro et son carcan de règles
absurdes ; l'immigration est désormais une invasion planifi ée et le fi sc nous étrangle tous à Brescia comme
à Lecce." Les enquêtes menées par l'institut de sondages Euromedia Research enregistrent un sursaut de
confi ance : le 5 septembre, 18,8 % des Italiens avaient une opinion favorable du secrétaire de la Ligue du
Nord ; un chi re qui a atteint 20,8 % lundi 20 octobre, deux jours après la manifestation milanaise. Autrement
dit, la cote de popularité de Salvini dépasse désormais celle de Beppe Grillo, qui peut cependant compter sur
ses 162 parlementaires entre l'Assemblée et le Sénat - contre 37 pour le "Carroccio". Renzi a fi ni lui aussi
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7 jours
04/12/2014
Courrier International - N.1257 - 4 dicembre 2014
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par s'alarmer de la dernière mutation de la Ligue du Nord et a décidé de réagir au surlendemain du cortège
milanais : "Auparavant il y avait deux droites : la droite populiste du 'Carroccio', et celle nationaliste d'Alliance
nationale (AN). Mais aujourd'hui il y en a une nouvelle, en quête de nouvelles racines culturelles : une droite
qui se répand en Europe et cherche à s'implanter en Italie de manière idéologique." Salvini le laisse parler et
hausse les épaules. "L'idéologie, je la laisse à Renzi, dit-il. Les vieilles barrières entre droite et gauche, ça su
t." De son côté, Forza Italia regarde les mutations de la Ligue du Nord d'un œil favorable. Les deux partis ont
déjà conclu une alliance pour les élections régionales en Emilie-Romagne, en attendant celles de Vénétie, de
Toscane, de Ligurie, des Marches et de Campanie. La cerise sur le gâteau, pour Salvini, serait de réaliser un
vieux rêve : se présenter à la mairie de Milan en 2016. Reste à voir, évidemment, ce qu'en pense Berlusconi.
Ils éprouvent de la sympathie l'un pour l'autre. "C'est vrai, confi rme Salvini, même si nous ne nous sommes
vus que trois fois depuis que je suis devenu secrétaire. Nous n'avons jamais parlé de la mairie de Milan. De
toute façon je n'ai pas l'intention de m'imposer : je demande seulement que le choix du candidat de coalition
de centre droit se fasse par des primaires." On croirait presque entendre "l'autre" Matteo. -Paola Sacchi et
Maurizio Torto Publié le 29 octobre
Foto: Matteo Salvini. Dessin de Bertrams, Pays-Bas, pour Courrier international.
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