Progetto Concittadini R.E.R. "Food security” La sicurezza alimentare sul Territorio Emiliano Romagnolo. Liceo Classico Ludovico Ariosto, classe IV Q “SONO VECCHIE QUESTE REGIONI?” Le regioni italiane hanno duemila anni, la loro prima istituzione risale tra il 28 e il 18 a.C. Esse sono state concepite da Augusto con il consiglio del ministro Agrippa. LA NOSTRA EMILIA ROMAGNA Quasi tutte le regioni ricevettero un assetto territoriale simile a quello attuale, esse furono numerate: l’Emilia e Romagna era l’VIII. La loro circoscrizione territoriale fu riconoscibile grazie a elementi fisici dominanti (catene montuose e fiumi). ASPETTI POLITICI Gli aspetti politici della creazione Augustea: Nessun autogoverno; Nessun Magistrato regionale; Nessun capoluogo di regione; Le Regioni furono adibite al rilevamento statistico come i censimenti e al controllo annonario della produzione agricola. I dati furono raccolti e ordinati per regione. Questo sistema garantiva la partizione del lavoro e costituiva il presupposto di una programmazione (economica, soprattutto fiscale, politica e culturale) che il governo centrale poneva. ASPETTI ECONOMICI L'Emilia-Romagna, era una regione molto fertile, questo è stato il frutto di lavori di bonifica cominciati dopo il 1877; le reti d'irrigazione e canalizzazione erano efficienti e non per caso erano presenti alcune delle più grandi aziende di macchinari agricoli. Le colture tipiche erano cerealicole. L'Emilia era soprattutto vocata alla produzione di grano. In Emilia e Romagna vi era la coltivazione di frumento, vino, frutta e ortaggi; prodotti specifici dell’area da Rimini a Piacenza: un territorio quasi tutto popolato, un tempo, dai Galli o dai Liguri, per lungo tempo alleati contro i Romani. “Un modo diverso per ricordare, dare memoria, per una regione e per un Paese che deve riscoprire la sua Unità.” (Pianta Emilia Romagna in epoca medievale) Realtà agricola tardo medioevale • Nel tardo Medioevo la pianura ferrarese ha dedicato alla coltivazione del frumento e degli altri cereali le terre più asciutte e fertili disponibili. Le terre alluvionali, pianeggianti e fertili della bassa valle del Po avevano fondato sulla produzione dei grani gran parte della loro economia agraria ma in un quadro molto diverso rispetto alle regioni del Mezzogiorno. • Dalla fine del Medioevo l’agricoltura ferrarese venne riorganizzandosi su unità aziendali medio-grandi (25-30 ettari) dette versuri a ricordarci la relazione tecnica fra superficie dell’arativo e tiro di animali che trainavano l’aratro. • Ma l’agricoltura praticata sui versuri ferraresi, al cui centro stava spesso una grande superficie arativa detta braglia, era in realtà un’agricoltura promiscua, ossia capace di produrre numerosi altri generi utili, alimentari e non, e soprattutto in grado di produrre vino col sistema della piantata di alberi in filari ai bordi dei campi, sui quali erano maritate le viti. Il ciclo produttivo del frumento • Il ciclo di produzione del frumento segnava il calendario dei principali lavori agricoli. • Si aravano le terre che avevano ospitato canapa e mais, si seminava a mano, si spianava il terreno coprendo la semente ed erpicando per liberare il suolo da gramigne, bisognava poi estirpare le erbe infestanti; si eseguiva la mietitura, la creazione dei covoni, il trasporto all’aia, la trebbiatura, vagliatura e messa in granaio del prodotto. Il ciclo produttivo del mais • Il ciclo del mais era più lungo in quanto si avvicendava l’anno seguente al frumento. Dopo segate le stoppie del grano si dovevano arare in profondità. Seguivano poi la concimazione e una seconda aratura. Il terreno veniva successivamente spianato e avveniva la semina con successiva copertura dei semi. • A maggio si rendeva necessaria una seconda sarchiatura, se vi fossero piante troppo fitte. • A settembre avveniva infine la raccolta, la sgranatura a mano, la vagliatura e la messa in magazzino. Il ciclo di produzione del frumento segnava il calendario dei principali lavori agricoli. Produzione del pane • Oltre al frumento autunnale si coltivava il frumento primaverile, grani primaverili come orzo e avena o anche il frumentone giallo, ossia il mais. Grazie a questi si produceva il pane ferrarese che restava riservato alle ricorrenze festive. Affiancavano i cereali da pane e da polenta diverse varietà di leguminose, importanti negli avvicendamenti delle colture per la fertilizzazione dei campi da frumento ma anche quali risorse alimentari: fave, fagioli, ceci, cicerchie, lenti, lupini, piselli, lenticchie, ecc ARTIGIANATO FERRARESE NEL TARDO MEDIOEVO • Il settore dell'artigianato ferrarese appare in progressiva crescita e va via via irrobustendosi addirittura più della media nazionale. • Le imprese artigiane ferraresi rivestono un ruolo fondamentale nell'ambito del sistema produttivo locale caratterizzato da piccole aziende COS’E’ LA CONSERVAZIONE DEGLI ALIMENTI? La conservazione degli alimenti è uno dei processi fondamentali della trasformazione agroalimentare e che si prefigge come scopo primario di preservare nel tempo l'edibilità e il valore nutritivo di un prodotto agroalimentare, prevenendone le alterazioni accidentali. Conservazione e trasformazione dei cibi nell’antichità • Il metodo di conservazione più usato era l'essiccazione attraverso il calore del sole o con il fumo ma ancora più diffusamente attraverso il sale. • Grazie al quale non solo si insaporivano gli alimenti, ma li si poteva conservare grazie alla sua proprietà disidratante preservandoli così nel tempo. Con il sale si conservavano le verdure, la carne e il pesce, cardini di quell'alimentazione rurale che non poteva affidarsi completamente al capriccio delle stagioni. Ed ecco quindi che al gusto del sale si associa indissolubilmente la cucina povera, contadina. Vi era poi la conservazione per mezzo dell'aceto, dell'olio, del miele e dello zucchero. L'aceto era più accessibile dell'olio per ragioni climatiche e geografiche oltre che di prezzo, mentre il miele e soprattutto lo zucchero erano un privilegio degli aristocratici. Da queste tecniche di conservazione nacquero invenzioni straordinarie: il formaggio e gli altri derivati del latte, i prosciutti e gli altri salumi che integrano la fermentazione con la salatura, talvolta con l'affumicatura. PRODOTTI LOCALI PERCHE’ SCEGLIERLI ? Per ridurre: •l'inquinamento •Il consumo d'energia • Il traffico per il trasporto della merce • Il nostro carico ambientale • Dovendo viaggiare meno i prodotti locali necessitano di meno dosi di conservanti. UTILE PERCHÈ? • • • Riduzione di imballaggi Riutilizzo dei precedenti (shoppers, bottiglie, cassette) Garanzie per la sicurezza alimentare del consumatore. Questi prodotti, venduti direttamente dalle aziende agricole non vengono spediti, imballati e riempiti di conservanti, ciò quindi favorisce sotto ogni punto di vista la scelta della merce. VANTAGGIO PER IL CONSUMATORE: Sarà certo della provenienza di ciò che consuma conoscendo la storia del prodotto, i luoghi e i metodi di produzione. VANTAGGIO PER IL PRODUTTORE: • Dimezza i costi di realizzazione, avendo la certezza di offrire prodotti genuini, sani, ma soprattutto venduti a prezzi moderati e giusti. • Essendo un fenomeno in pieno sviluppo, raccoglie consensi da parte dei consumatori offrendo prodotti di qualità e genuinità. COCOMERO FERRARESE Dall'inizio del 1300 fino alla metà del 1500, servito nei ricchi banchetti della Corte Estense di Ferrara. Bondeno, Berra, Jolanda, Ostellato e Argenta Codigoro, Mesola, Lagosanto e Comacchio. ZUCCA VIOLINA Gli Egiziani, i Romani, gli Arabi e gli Africani danno testimonianza della loro conoscenza e coltivazione, seppure di varietà diverse. Ai tempi dei Romani, svuotata dalla polpa ed essiccata, la zucca diventava un contenitore leggero ed impermeabile per sale, vino e cereali. Regina delle valli del Mezzano. Protagonista della sagra della zucca nei pressi di Ostellato. PERA Inizio nell'Alto medioevo. Nel XVI secolo gli alberi da frutto vengono coltivati nei giardini. La coltivazione degli alberi da frutto pare intensificarsi nel 400 solo alla fine del secolo. ASPARAGO DI ALTEDO Coltivati già ai tempi dei Romani. Da Mesola fino a Bondeno. AGLIO DI VOGHIERA Si hanno testimonianze di coltivazione di aglio nel Ferrarese sin dall’epoca altomedievale, tra il XV e il XVI secolo, sotto l’egida degli Estensi. Coltivato nella zona di Voghiera. TARTUFO FERRARESE La sua origine risale ai tempi dei Babilonesi (3000 a.C.) e degli Egizi (2600 a.C.). L’origine alluvionale dei terreni e la presenza di essenze arboree adatte rendono l'alto ferrarese ed in particolare la zona di Bondeno per il tartufo più pregiato. Nell'area del Delta mesolano è invece presente il bianchetto o tartufo di pineta. MELONE DELL’EMILIA Le notizie sulla presenza del melone nelle campagne ferraresi giungono da Cristoforo da Messisbugo, scalco rinascimentale alla Corte Estense. Produzioni importanti e qualitativamente significative si hanno a Bondeno, in particolare nelle frazioni di Gavello e Zerbinate RISO La sua coltura cominciò nel 1400 in Piemonte e in Lombardia grazie al Duca di Milano Gian Galeazzo Sforza e donato agli Estense. Le zone di produzione, per lo più inserite nel perimetro della Grande Bonifica Ferrarese, sono Jolanda di Savoia, Massa Fiscaglia, Berra e due frazioni di Codigoro, Mezzogoro e Pontelangorino. VITI Dalla fine del Medioevo l’agricoltura ferrarese venne riorganizzandosi su unità aziendali medio-grandi (25-30 ettari) dette versuri. Nella rotazione agraria ferrarese già dalla fine del secolo XVI aveva fatto il suo ingresso stabile. I PRODOTTI TIPICI DEL FERRARESE CAPPELLETTI La loro ricetta risale al 1811, importata dalla Romagna, riveduta e corretta per soddisfare gli esigenti palati ferraresi. La loro origine si perde nella mitologia. Si narra infatti che un giorno Venere si mostrò nuda ad un cuoco. Questi, sconvolto da tanta bellezza, tornò in cucina, prese un pizzico di “batù” di carne, tagliò un piccolo rettangolo di sfoglia e, modellandolo sulla forma dello stupendo ombelico di Venere, creò il cappelletto. COPPIA FERRARESE Stiamo parlando della “coppia ferrarese”, i tipici crostini della zona di Ferrara. Questa ricetta è da diversi anni protetta dal marchio di qualità dell’Unione Europea, IGP, "Indicazione Geografica Protetta”. La storia della “coppia ferrarese” va indietro nel tempo, al carnevale del 1536 quando, secondo quanto riportato da Cristoforo da Messisbugo, il grande scalco della corte estense, nel grande banchetto offerto dal Duca comparì un “pane ritorto”. La forma della “coppia” (la ciupèta), era composta da due doppie corna unite in un cuore dalla mollica morbida e compatta. Un pane davvero unico, che viene consumato prevalentemente nella provincia ferrarese e di cui si producono circa 300 tonnellate. Le normative regionali sulla food security Le prime norme sulla sicurezza alimentare vennero emanate a partire dagli anni ’60. Grazie ad esse aumentò radicalmente il controllo sulla condizione igienico-sanitaria dei prodotti finiti messi in commercio. Con il passare dei decenni, però, grande attenzione è stata riservata a tutti i passaggi della produzione: dalle materie prime alla distribuzione. Con la realizzazione del Mercato Unico Europeo (operativo dal 1° gennaio 1993), uno spazio in cui persone, merci, servizi e capitali possono circolare liberamente all’interno del territorio europeo, si comprese l’importanza di una normativa europea armonizzata. Lo Stato italiano, che recepisce quindi le norme europee, delega i controlli sugli alimenti alle Regioni. La normativa che regola la sicurezza alimentare è stata ridisegnata attraverso la General Food Law (2002), che responsabilizza tutti gli operatori della filiera alimentare, dalla produzione agricola primaria alla distribuzione finale al consumatore (ristorazione compresa). Una delle componenti più importanti di questa nuova normativa europea è il Pacchetto Igiene, composto da quattro testi legislativi. I principi del Pacchetto Igiene sono i seguenti: L’intera filiera del prodotto deve essere rintracciabile Rispetto dei criteri microbiologici Registrazione e, in alcuni casi, autorizzazione, di tutti gli operatori alimentari. Rispetto dei requisiti generali di igiene per tutti gli operatori del settore alimentare. ƒƒƒ L’autorità che ha il compito di compiere i controlli, in Italia, è la Regione. Le Aziende ASL della Regione Emilia-Romagna svolgono i controlli attraverso: Servizi di Igiene degli Alimenti e Nutrizione Servizi Veterinari I controlli ufficiali eseguiti dalle Autorità competenti devono seguire i seguenti metodi e tecniche di controllo: Monitoraggio Sorveglianza Verifica Audit Ispezione Campionamento Analisi Essi devono essere regolari, efficaci e imparziali. L’UE si è sempre posta l’obiettivo di garantire la qualità degli alimenti prodotti sul suo territorio con lo scopo di tutelare i consumatori e di distinguerli in modo netto dalle imitazioni ingannevoli. A tal proposito sono stati introdotti dei “marchi di qualità” da inserire nelle etichette che rivolgono una particolare attenzione ai metodi e al luogo di produzione. I marchi più utilizzati e conosciuti sono: DOP (Denominazione d’Origine Protetta), IGP (Indicazione Geografica Protetta) e STG (Specialità Tradizionale Garantita) L’Unione Europea stabilisce i seguenti requisiti per l’etichettatura dei prodotti: • Altezza dei caratteri → Le informazioni obbligatorie in etichetta devono avere un’altezza di almeno 1,2 mm, riferita alla “x” minuscola. Per le etichette la cui superficie sia inferiore a 80 cm², la “x” può avere un’altezza minima di 0,9mm. • Data di scadenza → L’indicazione “da consumarsi entro” è obbligatoria su ogni singolo preimballo. A partire dal giorno successivo alla scadenza, i prodotti sono considerati a rischio, a prescindere da ogni sua effettiva e concreta valutazione. La data di scadenza si applica solo ai prodotti rapidamente deperibili dal punto di vista microbiologico. • Oli e grassi vegetali → Bisogna precisare la natura specifica degli oli e grassi vegetali impiegati (es. palma, cocco, soia, colza). • Allergeni → Gli ingredienti allergenici devono venire graficamente evidenziati rispetto agli altri, nell’apposita lista. Bisogna evidenziare la parola chiave, es. “latte”, e non l’intera dicitura. E ripetere la citazione, pur senza replicare l’evidenza grafica, laddove lo stesso allergene sia presente in diversi ingredienti o altre matrici. • Acqua → e ingredienti volatili aggiunti. Devono sempre essere indicati sulle etichette di carni e preparati di carni, prodotti ittici non processati e molluschi bivalvi vivi. Su tali prodotti, quando essi abbiano la parvenza di fetta, filetto o porzione – e, in accordo con gli Stati membri (tra cui, salsicce e würstel) – deve riportarsi la dicitura “con acqua aggiunta”, accanto alla denominazione di vendita, quando essa raggiunga o superi il 5%. • Etichettatura nutrizionale → La tabella nutrizionale diverrà obbligatoria per la quasi totalità dei prodotti alimentari. Le etichette che riportino la tabella nutrizionale, devono comprendere valore energetico (in Kjoule e Kcal), grassi, acidi grassi saturi, carboidrati, zuccheri, proteine e sale. • Alimenti venduti sfusi → e i cosiddetti “preincartati”. È definitivamente fuori legge il “cartello unico degli ingredienti”, impiegato negli esercizi di vendita dei prodotti di gastronomia, pasticceria, panetteria, gelateria. Perché un’indicazione generalizzata non è in grado di esprimere, come invece prescritto, il contenuto di allergeni in ogni alimento. • Origine → Obbligatoria da aprile 2015, per le carni fresche, refrigerate e congelate, delle specie suina, ovina, caprina e di pollame. L’etichetta alimentare ha come scopo quello di tutelare il consumatore sia da un punto di vista della salute che da un punto di vista economico. Essa dà la possibilità di confrontare i prodotti in commercio e a compiere acquisti consapevoli. Avendo lo scopo di informare, l’etichetta deve rispettare obbligatoriamente alcuni requisiti fondamentali: • Chiarezza • Leggibilità (tipografia e dimensioni) e Facilità di lettura (grafica) • Indelebilità Il produttore è tenuto a citare con attenzione soprattutto: • Marca • Denominazione • Peso sgocciolato • Quantità netta (priva di tara) PUBBLICITA’ INGANNEVOLE Induce in errore le persone fisiche alle quali è rivolta ESEMPI DI OGGI • Prodotti dimagranti, di bellezza e cosmetici; • Prodotti alimentari come bevande energetiche e integratori; • Prodotti elettronici come telefonini, tablet e computer; Per questi motivi, secondo l'articolo 14 della direttiva 2005/29/CE: Le disposizioni del presente decreto legislativo hanno lo scopo di tutelare i soggetti dalla pubblicità ingannevole e dalle sue conseguenze sleali, nonché di stabilire le condizioni di liceità della pubblicità comparativa. Inoltre, deve essere palese, veritiera e corretta. COME RICONOSCERLA • Quando vediamo una pubblicità è bene fare attenzione non solo allo slogan, ma anche all'intero corpo del messaggio. Il segreto sta nel leggere anche le scritte più piccole che, molto spesso, contengono informazioni utili circa le condizioni economiche d'acquisto • Se una pubblicità contiene l'indicazione del prezzo del prodotto è buona norma verificare che questo sia comprensivo di tutti gli oneri e le spese accessorie. Lo stesso vale in caso di pagamenti rateizzati, in cui è opportuno controllare tutte le condizioni specifiche del finanziamento. LE TIPOLOGIE • Pubblicità redazionale: nasconde il messaggio pubblicitario • Product placement: inserisce un marchio o un prodotto all’interno di uno spettacolo di intrattenimento • Pubblicità subliminale: stimola bisogni secondari per indurre all’atto d’acquisto • Pubblicità comparativa: distorce la vera percezione che il consumatore ha del prodotto pubblicizzato ANTI-TRUST L’insieme di regole e azioni di vigilanza volto a impedire strategie delle imprese, che possano condurre a posizioni di monopolio. NO: • accordi a danno dei consumatori • impedimento all’ingresso sul mercato di imprese concorrenti • distorsione della libera concorrenza sui prezzi, sulla qualità dei prodotti, sulle innovazioni tecnologiche . REGOLAMENTO CEE (Comunità economica europea) Legge 10 ottobre 1990, n. 287 Norme per la tutela della concorrenza e del mercato a. Sono vietate le intese tra imprese che abbiano per oggetto o per effetto di impedire, restringere o falsare la concorrenza all'interno del mercato, anche attraverso attività consistenti nel: fissare direttamente o indirettamente i prezzi d'acquisto o di vendita ovvero altre condizioni contrattuali; b. impedire o limitare la produzione, gli sbocchi o gli accessi al mercato, gli investimenti, lo sviluppo tecnico o il progresso tecnologico; c. ripartire i mercati o le fonti di approvvigionamento; d. applicare, nei rapporti commerciali con altri contraenti, condizioni oggettivamente diverse per prestazioni equivalenti, così da determinare per essi ingiustificati svantaggi nella concorrenza; e. subordinare la conclusione di contratti all'accettazione da parte degli altri contraenti di prestazioni supplementari che, per loro natura o secondo gli usi commerciali, non abbiano alcun rapporto con l'oggetto dei contratti stessi. Le regole comunitarie antitrust vietano alle imprese di abusare della loro posizione dominante sul mercato. La posizione dominante è data quando è detenuta una parte importante di un mercato e l’azienda è in grado di sottrarsi alla normale concorrenza. In questo caso, a tale impresa, viene vietato di praticare prezzi molto alti o troppo bassi e neppure può esercitare discriminazioni fra partner commerciali. “TRA GLI ANTICHI ORTI, VIGNETI E GRANAI DI FERRARA” “Tra gli antichi orti, vigneti e granai di Ferrara” è il titolo di un progetto conclusosi con la realizzazione di un video da parte della classe IY del Liceo Ariosto in collaborazione con la professoressa Maria Rita Casarotti, docente del Liceo, e la professoressa Silvana Onofri, collaboratrice esterna, facente parte dell’Associazione Culturale Nereo Alfieri “Arch’è”. Il video contiene numerose fotografie del giardino del Liceo Ariosto, il quale a partire dal 2002 rappresenta un Laboratorio sperimentale di archeologia urbana. Attualmente si possono visitare i resti dell’antico granaio presente in giardino e ripercorrere i luoghi interni alla cerchia muraria dove vi erano rigogliosi orti e vigneti sin dall’epoca estense. Il Liceo classico Ariosto sorge infatti su antiche aree casamentive ed ortive, risalenti all’incirca al 1393. Dal 1783 sul medesimo territorio, nascono i primi Pubblici Granai, ma rimangono comunque presenti ampi spazi coltivati. I Pubblici Granai erano caratterizzati da tre enormi vani, uno per piano, adibiti a partire dal 1878 circa a deposito del reggimento d’artiglieria. Antiche aree casamentive ed ortive su cui ora sorge il Liceo Ariosto.