SPAZIO LIBERO Numero 40 – settembre 2007 Anno IV RUBRICHE: Editoriale Mondo filiali Attualità C’era una volta Cinema e cultura Flash EDITORIALE Vi Picnic a Northern Rock? ricordate il bel film di Peter Weir dal titolo Picnic a Hanging Rock? Quattro collegiali, educate a regole e gerarchie certe, si recano in gita fra rocce vulcaniche e, una volta in contatto con la “natura-realtà”, tre di esse, forse volontariamente scompaiono nel mistero senza lasciare traccia. Per analogia e in modo paradossale, anche valori come “etica e sviluppo sostenibile”, che IntesaSanpaolo ripetutamente sbandiera come propri, a contatto con l’attuale crisi finanziaria, rivelano la loro consistenza: per metà “ irreale” e per l’altra metà ”surreale”. Ci chiediamo, ad esempio, quanto di etico ci sia, nel continuare a proporre ai risparmiatori, attraverso la rete, il collocamento di obbligazioni strutturate emesse da Istituti di Credito - leggi Merrill Lynch e/o Morgan Stanley - i cui buoni rating, come precisato dalle stesse agenzie - ahimè solo recentemente non sono altro che “opinioni”, in una fase in cui i segnali d’allarme sui risultati, sui bilanci e in particolare sull’esposizione delle Merchant Bank si ripetono ormai quotidianamente. L’attuale crisi di liquidità del sistema finanziario deriva dalla reciproca mancanza di fiducia degli Istituti di Credito che non si prestano più denaro tra di loro e/o non sono in grado di garantire questi prestiti con titoli di debito adeguati. Intesa Sanpaolo, in un contesto del genere, insiste per far collocare alla Clientela obbligazioni emesse dagli stessi Istituti ai quali non darebbe mezzo euro. % EDITORIALE Segue: “Picnic a Northern Rock?” Come si può, quindi, proporre alla clientela la sottoscrizione di obbligazioni emesse da Merchant Bank in difficoltà, ritenute poco affidabili dagli stessi Istituti di Credito, diventando debitori nei confronti di detti Istituti? La “diligenza professionale” impone “prudenza” nella proposizione di detti prodotti. L’Istituto non può e non deve ignorare il monito dei mercati. Deve comportarsi in modo coerente e fare tesoro del recente passato: Bond Argentina, Parmalat, Cirio hanno già visto la nostra Banca infelice protagonista. Ovviamente la crisi del sistema non può immobilizzare la “produzione”. Sarebbe opportuno, però, che in questo periodo i prodotti retail (come le obbligazioni strutturate) avessero come emittente lo stesso nostro Istituto o anche di terzi emittenti, non consegnando però in questo caso, agli acquirenti il documento informativo e rispondendo quindi della solvenza dell’emittente per la durata di un anno dall’emissione (L.262/2005). Tale scelta, sebbene non costituirebbe per i risparmiatori una garanzia assoluta, tutelerebbe la “diligenza professionale” dei proponenti. Un cliente di Intesa Sanpaolo - in quanto tale - già ha dato fiducia al nostro Istituto, e, quando si rivolge ad un nostro gestore, non lo fa certamente per finanziare altre banche in difficoltà, a meno che non lo si voglia sempre considerare – come si diceva una volta – “cuore di coniglio e gambe di lepre”. Senza però meravigliarsi più di tanto se si dovessero ripetere i picnic come davanti gli sportelli della Northern Rock. FRANCA MARANO – GIOVANNI MARINO MONDO FILIALI Banco Napoli, ovvero la nuova Costantinopoli Narra la leggenda che mentre i Turchi conquistavano Costantinopoli, ponendo fine all’Impero Romano d’oriente, la corte imperiale discuteva tranquillamente di quale sesso fossero gli angeli del cielo, senza la minima percezione della tragedia in atto. Questo racconto, da allora, è rimasto a simboleggiare l’assoluta distanza che può esservi tra chi patisce la dura realtà e chi sarebbe deputato a gestire quella realtà, che, anziché trovare soluzioni, discute appunto su “il sesso degli angeli”. Il 4 settembre è arrivato un messaggio, che riproponiamo sotto, che pare proprio corrispondere a queste caratteristiche: reduci da un periodo estivo che metteva ancora più in sofferenza una già stressata rete, con vuoti in organico che portavano addirittura alla non apertura di alcune filiali, con punti operativi a 1 (uno) ecco che arriva la richiesta di…....“uno o due prodieri” per consentire la indispensabile partecipazione al “Trofeo Interbancario di vela”….Banco Napoli o Costantinopoli? Ciao a tutti. Stiamo cercando due colleghi velisti per completare un equipaggio di 8 persone che anche quest'anno difenderà i colori del Banco di Napoli al Trofeo Interbancario che si svolgerà a Castiglioncello (LI) dal 21 al 23 settembre. In particolare, cerchiamo uno o due prodieri, per le manovre di spi e tangone. Le barche su cui gareggeremo saranno sloop di 38-40 piedi attrezzati con spinnaker. In allegato, gli interessati troveranno il bando del trofeo, per le ulteriori informazioni. I candidati potranno rivolgersi al sottoscritto, per mail (magari descrivendo sinteticamente le proprie anche limitate esperienze) o telefonicamente al nr. XXXXXXX MXXXXXX GXXXXXX LAVAVETRI Dopo il provvedimento del comune di Firenze che ha stabilito il carcere per i lavavetri, la politica italiana, e in particolare la sinistra, visto che il provvedimento è nato in una giunta di sinistra, si interroga sull’equità, nonché l’opportunità, di tale iniziativa. I lavavetri, si dice, sono manipolati dal racket, e quindi in quanto espressione della malavita vanno combattuti e repressi. Altri sostengono che si tratta di poveracci che chiedono l'elemosina. Si ha la sensazione che il dibattito sia futile e sterile, e serva solo a sopire le nostre coscienze di occidentali benestanti e infastiditi da chi, certo a volte con modi irritanti, ci domanda forse soltanto una giù equa distribuzione della ricchezza. A volte sembra che ci dimentichiamo che queste persone provengono da paesi lontani, nei quali hanno tentato si sfuggire alla miseria più nera, e che spesso sono dei disperati che hanno lasciato affetti, casa e non si sa che altro. D'altra parte se la logica è quella di combattere la malavita che presumibilmente li gestisce, è facile accertarsi se sia così: basta seguire uno di questi poveracci al termine della loro giornata lavorativa e vedere se davvero consegna l'incasso della giornata a qualcuno che lo sfrutta. In quel caso è facile intervenire su chi di dovere. Ma molto probabilmente le cose non stanno così: è difficile immaginare organizzazioni criminali che raccolgono (poche) monetine da questa gente. Il racket, quello vero, si muove per grosse somme di fruscianti banconote, usa la tecnologia, è presente dove ci sono disponibilità economiche molto più consistenti di quelle offerte da una giornata ai semafori. Il problema va inquadrato diversamente, E’ chiaro, ma evidentemente non a tutti, che l’azione repressiva nei confronti dei nomadi, dei lavavertri, di coloro che vivono di elemosina può scaturire fenomeni più incontrollabili e più ingestibili. Se impediamo con la forza a queste persone di procurarsi da vivere con l’elemosina, alla fine molto probabilmente li costringiamo davvero sulla strada del crimine, li costringiamo a rubare, a rapinare, e allora saranno ben altri i fastidi che dovremo affrontare. % segue:”Lavavetri” Inoltre, se davvero ci si vuole ergere a paladini della legalità, anche questo va fatto a tutto campo, intervenendo davvero dove occorre. Le nostre città. per esempio, sono “ infestate “ da parcheggiatori abusivi che davvero talvolta agiscono con metodi criminali. La cosa sconcertante è che talvolta operano incontrastati in zone dove è ricca la presenza di forze del ordine, basti pensare ad esempio al piazzale dell’ospedale Cardarelli a Napoli, dove vi è un commissariato di polizia, molti vigili urbani presidiano la zona, ma i suddetti parcheggiatori continuano ad operare indisturbati. Pochi giorni fa uno di questi ha violentemente picchiato con calci e pugni uno studente che si rifiutava di pagargli la “tariffa” richiesta. E’ stato arrestato, ma, notizia di oggi, è già stato scarcerato. Altro esempio: a Piazza Garibaldi a Napoli esiste da sempre una “banda” che esercita l’antica arte del gioco delle tre carte, truffando turisti sprovveduti sotto gli occhi della polizia, che anche qui, come al Cardarelli, ha una sua sede a pochi passi. Allora la conclusione cui giungiamo è semplice: qualunque ragionamento di difesa della legalità non può prescindere dalla certezza della legge e di conseguenza dalla certezza della pena. Le leggi non devono essere contraddittorie, come spesso avviene, e le sanzioni devono essere note a priori ed applicabili concretamente, e non devono permettere scappatoie, perché altrimenti il nostro bravo parcheggiatore che si è fatto ben due giorni di carcere domani pesterà qualche altro ragazzo e magari prenderà pure sussidi di povertà. ARGILLA E MITI La costruzione dei miti per spiegare i misteri della natura è sempre stata una attività tipica dell’essere uomo. E i primi che ci hanno tramandato dei miti furono anche i primi a scrivere, a inventare cioè dei simboli per “fermare” le parole: i Sumeri. Questo popolo in realtà prima della scrittura inventò i numeri, cioè fissava sulle tavolette d’argilla dei bastoncini corrispondenti ciascuno ad un sacco di grano da donare al tempio, che aveva l’esigenza di sapere quanto c’era in magazzino; dunque fu inventata prima la “contabilità” e poi la scrittura. Ma, tornando ai miti, essi si fabbricano come si fabbrica qualsiasi manufatto, cioè con quanto hai attorno, con la “materia prima” a portata di mano ed i Sumeri, nella terra dei fiumi, avevano tanta argilla e allora la prima cosa da spiegare - chi ha fatto e come è fatto l’uomo - dà origine al primo mito: gli dei dovevano per forza fabbricare gli uomini con l’argilla (l’eco di questo mito è raccolta dalla nostra Bibbia). E poi, oltre all’argilla, cosa altro c’era? Ancora argilla e gli uomini fabbricavano le tavolette con l’argilla non usata dagli dei. E cosa c’era ancora? Nella terra dei due fiumi c’erano canneti. E gli uomini tagliarono le canne e sulle tavolette d’argilla scrissero in che modo gli dei avevano fabbricato gli uomini. Ma cos’altro c’era? Il sole. Bene. Gli uomini misero le tavolette a seccare al sole affinché durassero tanto quanto gli dei che avevano fabbricato gli uomini (anche di più perché quegli dei non ci sono più, le tavolette sì). Argilla, sole, canne, con questo fai una civiltà che ha inventato gli dei, i miti, i numeri. A proposito (e per concludere) sapete il vocabolo sumero “morire” come si diceva? Tornare all’argilla (polvere sei e polvere tornerai). Il passo delle oche Mi ha colpito moltissimo un libro (Il passo delle oche – Einaudi) di Alessandro Giuli, giornalista del “Foglio” sul gruppo dirigente di Allenza Nazionale, ecco la recensione ''...Sarebbe bene parlare di una transizione dal quasi nulla al nulla''. La definizione - al vetriolo - descrive la nascita e il presente di Alleanza Nazionale e del suo gruppo dirigente. Per entrambi, in quanto postfascisti, il giornalista del Foglio, Alessandro Giuli, sottolinea l'''identita' irrisolta''. E se non e' in questione il futuro politico di Fini e company - che magari potra' essere ''allegro e fruttuoso'' e che consentira' loro di sbracare sui ''lidi desiderati'' non per questo Giuli rinuncia a considerarli dei ''trapassati''. Il fatto e' che nel ''racconto'' come ama definirlo l'autore - della storia recente e remota di un ''gruppo umano generato dall'equivoco neofascista'', il dubbio - ben radicato - e' se di fascismo si sia mai trattato. ''Forse era gia' fuori dal Movimento sociale italiano, molto tempo prima che An - dice Giuli riferendosi al fascismo - precipitasse nella cronaca dal cielo ideale di Fini e degli ex democristiani che l'hanno aiutato ad allestire il suo progetto politico''. Un progetto che, ovviamente, senza la discesa in campo di Berlusconi sarebbe stato ''impossibile da perseguire''. Tanto che il giudizio di Giuli e' esplicito:''nel bene e nel male Fini e i suoi gli devono tutto o poco meno. E' stato Berlusconi ad adottarli e forse ad illuderli di potersi un giorno sbarazzare di lui, a normalizzarli (a volte in peggio) e a vestirli da statisti nei suoi due governi...''. FLASH La Redazione Giorgio Campo Alfredo Conte Antonio Coppola Mario De Marinis Antonio Forzin Amedeo Frezza Rosalia Lopez Raffaele Meo Italo Nobile Maria Teresa Rimedio Anna Maria Russo puoi leggerci anche su: cgil.it/fisac.sanpaolo/bancodinapoli