FOGLI D’INFORMAZIONE A CURA DELLA FEDIC (FEDERAZIONE ITALIANA DEI CINECLUB)
ANNO II – n° 27
NOVEM BRE - DICEM BRE 2015
SOMMARIO
Editoriale – R. M erlino
pag.
Liliana Cavani, am ica della Fedic – P. M icalizzi
“
“Appunti per un’Orestiade africana” di P. P. Pasolini – Rive Gauche
“
Antonioni, Michelangelo e il Mosè – G. Sabbatini
“
New entry nel Com itato Scientifico Fedic
“
LO SCAFFALE
“
“Guerre stellari” il film m ito – F. Felloni
“
ATTIVITÀ DEI CINECLUB FEDIC
“
Gibba & Film video in “Arte Anim ata” – Cinevideo Bergamo
“
“Toilet Day” – Cinevideo Bergamo
“
Incontro con l’Autore Alberto Cersoli – Cinevideo Bergamo
“
Selezione Unica 2014 – Cinevideo Bergamo
“
Alessandro Grande e il racconto film ico – G. Vecchi
“
Anteprima Nazionale Cortometraggi – Immagini e Suono
“
LO SGUARDO CRITICO
“
I film sognati e m ai girati: “San Paolo” di Pasolini – M . Demata
“
PREMIAZIONI E RICONOSCIMENTI FEDIC
“
Rolf Mandolesi – Super 8 & Video Club M erano Fedic
“
A. Baccini, L. Serasini, M. Merlino, M. Rosati, A. Bizzarri, O. Capoccia, C. Bruschi – CTC
Cineclub Fedic Piem onte – Concorso Sociale 2015 – G. Sabbatini
“
ANGOLO DELLE POSSIBILITÀ
“
Program mazione DiLucca.TV
“
Program mazione TeleAmbiente
“
Com unicazione del Presidente – R. M erlino
“
FESTIVAL
“
Collaborazione fra Lucca Film Festival&Europa Cinem a 2016 e UCCA – Fedic
“
NEWS
“
A Diari di Cineclub diretto da A. Tantaro il prem io “Magazine on-line di cinema” 2015
– P. M asala
“
Paolo Micalizzi intervistato da “Ferrara-Italia”
“
DAI CINECLUB PROIEZIONI PROGRAMMATE
“
Cineclub Sangiovannese
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Cineclub Cagliari – P. Bruno
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Auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo
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Realizzare film non significa avere a che fare con pubblico, festival, rassegne e interviste.
Significa alzarsi dal letto ogni mattina alle sei. Significa freddo, pioggia, fango e dover
trasportare luci pesanti. È un’impresa esasperante e, a un certo punto, qualsiasi altra cosa deve
passare in secondo piano, inclusa la famiglia, le emozioni e la vita privata.
Krysztof Kieslowski
n° 27 –
EDITORIALE
Cari amici,
il Natale è alle
po rt e e, co me
tutti gli anni, ci
sono due import ant i appunt a
menti che ci attendono: le rendicontazioni mini
Roberto Merlino
steriali e l’organizzazione dell’Assemblea dei
Presidenti.
Per quel che riguarda il
materiale per il Ministero, non
sto ad annoiarvi parlandovi del
mastodontico lavoro che cinque
persone stanno portando avanti
nell’interesse della Federazione
(e, quindi, di tutti noi!). Mi limito
s o lo a ringraz iare chi ha
prodotto il materiale richiesto in
modo corretto e
nei tempi
stabiliti.
Voglio spendere qualche parola,
invece, per la nostra Assemblea
di fine febbraio. Stiamo cercando, come nelle ultime edizioni, di renderla sempre più
“appetibile”, interessante e piacevole.
Pur
rispettando
le
priorità
istituzionali (relazioni sull’attività
svolta, bilanci contabili, proposte
dei Presidenti, ecc.), abbiamo
cercato di dare un’impronta
“ c u lt u r a le ” e , a l c o n t empo ,
“divertente”.
In poche parole, vogliamo che
l’A s s emblea dei Pres ident i,
sempre più, sia un momento di
idee e di emozioni, di amicizia e
di s cambio , di gio ia e condivisione …
Dal punto di vista “ambientale”
ci siamo attivati per rendere il
soggiorno sempre più confortevole e il nostro ritrovo avverrà
nel prestigioso Hotel Adua e
Regina di Saba: portate costume, cuffia, ciabatte antiscivolo e
accappatoio, perché potremo
utilizzare anche la piscina riscaldata!
Ma le sorprese non finiscono qui
e, comunque, se avete qualcosa
da proporre… fatelo immediatamente, contattandomi direttamente!
Termino con un sentito augurio,
per voi e per i vostri cari,
affinché il Natale sia sereno ed il
nuovo anno ci porti amore,
bontà e pace, assieme a quelle
soddisfazioni creative a cui il
nostro ruolo di cinefili aspira.
Un caro abbraccio, anche a
nome di tutto il Consiglio
Roberto Merlino
Presidente FEDIC
n° 27 –
Liliana Cavani, amica della FEDIC
di Paolo Micalizzi
Il primo Premio Fedic
alla Mostra di Venezia è
stato assegnato nel
1993 alla regista Liliana
Cavani per il suo film
“Dove siete? Io sono
qui”. La Giuria, presiedu
ta dal prestigioso critico
cinematografico Giovan
ni Grazzini, ha voluto
Paolo Micalizzi
attribuirglielo “perché affronta un tema di altissimo valore sociale con
un linguaggio di controllata emotività che
favorisce un’indispensabile presa di coscienza
civile”.
Il film ,scritto a quattro mani con Italo Moscati,
racconta una storia d’amore tra due non udenti
(i bravissimi Chiara Caselli, che fu insignita
successivamente del “Nastro d’Argento”, ed il
giovane Gaetano Carotenuto). “Dove siete? Io
sono qui” venne poi presentato dalla regista a
“Valdarno Cinema Fedic” 1994.
Liliana Cavani si dichiarò molto contenta del
Premio assegnatole e dell’accoglienza avuta,
tanto che ritornata a Roma, il 15 maggio inviò
una lettera al sottoscritto che l’aveva invitata
nella quale scrisse (la riporto per informazione
storica): ”Cari amici, non so come esprimervi la
mia gratitudine per la festa autentica di ieri
sera, generosa, piena di calore e con tanta
espressione di stima. Sono cose che fanno
molto bene, che aiutano a credere nel cinema,
nel nostro cinema, in un momento in cui ci
vuole davvero tanta volontà. Il Premio per il mio
film “Dove siete? Io sono qui”, da voi ricevuto,
mi ha dato tanta gioia,
oltre ad essere stata
molto bene con tutti. È
stata bella anche la
festa in Palazzo D’Arnol
fo: temevo cosa austera, era invece autentica
festa. Sono grata a voi
ed alla Fedic, che ritengo importantissima. È
bella la vostra iniziativa,
è interessante è utile,
incoraggia a fare cineLiliana Cavani
ma, a crederci”.
Ho ricordato questi episodi in un mio intervento
pubblicato nel Catalogo della XXXIV Rassegna
del Cinema Italiano “Primo Piano sull’Autore”,
diretta con molta passione e competenza da
Franco Mariotti, il cui titolo è “ Liliana Cavani.
Santi e peccatori al di là del bene e del male”.
È stata un’importante occasione per ripercorrere la filmografia di questa regista di primo
piano del cinema italiano, e non solo poiché i
suoi film sono stati apprezzati e analizzati
anche a livello internazionale.
Un’immagine di Lou Castel tratta dal film
“Francesco d’Assisi” di Liliana Cavani (1966).
Al Convegno di Assisi si è discusso, soprattutto
delle tre opere che Liliana Cavani ha dedicato
a San Francesco (1966, 1989 e 2014)
sottolineando come “Francesco d’Assisi” del
1966 sia stato anticipatore del messaggio di
semplicità e fratellanza dell’attuale Papa. Alla
regista è stato attribuita poi la cittadinanza di
Assisi come atto di riconoscenza” per aver
raccontato al pubblico internazionale la storia di
San Francesco e per aver tracciato a più
riprese e con profondità crescente il profilo del
Poverello avvalendosi dell’energia e dell’equilibrio dell’indagine laica, riscontrando grande
interesse di pubblico e di critica, oltre che
valorizzando
l’attualità
del
messaggio
universale del Santo di Assisi sulla strade del
francescanesimo rinnovato da Papa Francesco”.
Nell’ambito di “Primo Piano sull’Autore” sono
stati attribuiti i Premi Domenico Meccoli
“Scrivere di Cinema” (è la XXIV edizione) e ci
fa molto piacere che quello per il “Magazine on
line di cinema” sia stato assegnato a “Diari di
Cineclub”, rendendo cosi merito alla iniziativa
editoriale di Angelo Tantaro.
n° 27 –
“Appunti per un’Orestiade africana”
di Pier Paolo Pasolini
Venerdi 20 novembre ore 17.30
Firenze – Museo Novecento (Piazza S. Maria Novella 10)
Incontro con Franco Zabagli e proiezione
del film Introduce Marino Demata, Rive
Gauche-ArteCinema.
Appunti per un’Orestiade africana è un
documentario del 1970 diretto da
Pasolini, realizzato con il montaggio del
materiale girato in Africa per un film
ispirato all’Orestiade di Eschilo. L’opera
Pier Paolo Pasolini
si inserisce in un progetto più ampio,
così descritto da Pasolini: “quel film dovevo girarlo in diversi paesi del Terzo
Mondo […] Era quindi una sorta di documentario, di saggio.” Gli Appunti si
articolano idealmente in tre parti: un documentario di viaggio in Uganda e
Tanzania, un dibattito tra Pasolini e gli studenti Africani dell’Università La
Sapienza, il Concerto Jazz di Yvonne Murray e Archie Savage al FolkStudio
di Roma. Il filmato fu presentato con successo a Venezia nel settembre del
1973 nell’ambito delle Giornate del cinema italiano. Secondo Alberto Moravia
il film “[…] è uno dei più belli di Pasolini. Mai convenzionale, mai pittoresco, il
documentario ci mostra un’Africa
autentica, per niente esotica e perciò
tanto più misteriosa del mistero
proprio dell’esistenza, coi suoi vasti
paesaggi da preistoria, i suoi miseri
villaggi
abitati
da
un’umanità
contadina e primitiva, le sue due o tre
città modernissime già industriali e
proletarie. Pasolini ‘sente’ l’Africa nera
con la stessa simpatia poetica e
originale con la quale a suo tempo ha Frame tratto dal documentario “Appunti per
sentito le borgate e il sottoproletariato un’Orestiade Africana di P. P. Pasolini.
romano”.
La proiezione sarà introdotta da Franco Zabagli con Marino Demata.
n° 27 –
Antonioni, Michelangelo e il Mosè
a cura di Giorgio Sabbatini
Il 25 novembre 2015 il
Cineclub Fedic Piemonte ha dedicato
una “serata tecnica”
all’ultima opera cinematografica firmata
dal Maestro Michelangelo Antonioni: “Lo
sguardo di Michelangelo”.
Si tratta di un “corto”,
della durata di circa
17’, interamente gira- Giorgio Sabbatini
to in pellicola nel 2004, riguardante la
monumentale opera di Michelangelo Buonarroti dove appare l’imponente scultura
del Mosè. La serata si è sviluppata attraverso un’approfondita analisi del linguaggio
filmico utilizzato dal Maestro Antonioni non
dimenticando un breve studio su alcune
inquadrature, tratte dal filmato, per esplorare l’estetica adottata nelle immagini.
Tutto, però, è iniziato dalla ricerca
dell’”idea” che ha coinvolto, e convinto, il
Maestro nella realizzazione di questa sua
breve ma intensa opera.
Il complesso del monumento funebre.
(Foto: G, Sabbatini).
L’”idea” che dà vita al cortometraggio “Lo
sguardo di Michelangelo”, si basa sull’immortalità dell’arte che trova nello sguardo
severo del Mosè l’elemento dominante per
un dialogo profondo e inquietante, come
l’attesa della morte, ponendo momenti di
riflessione all’insolito visitatore Antonioni
che, a 92 anni, si presenta non solo come
regista del filmato, ma anche nelle vesti di
attore.
Un film dove gli occhi marmorei del Mosè si
confrontano con lo sguardo, curioso e ricco
di vitalità, del regista, soggiogato dalla
grandiosità del monumento michelangiolesco, che cerca di avvicinarsi con semplici
tocchi della mano, quasi “carezze” rispettose e riconoscenti, di fronte ad una gigantesca opera che lo pone in uno stato di
reale sottomissione.
Giochi di luci ed ombre trasmettono le
emozioni che il Maestro riceve dai
numerosi dettagli che le immagini, da lui
scelte, esprimono. Una ricercata cura
nell’illuminazione scenografica del monumento mette in evidenza volti e forme che
infondono sensazioni rassicuranti e, al tempo stesso, inquietanti in un continuo lento
trascorrere del tempo scandito dai reali
rumori interni ed esterni della Basilica. Il
“silenzio” come momento esaltante della
concentrazione di fronte ad un’opera d’arte.
La statua del Mosè si trova a Roma nella
Basilica di San Pietro in Vincoli. È stata
ideata per la realizzazione della tomba di
Papa Giulio II, monumento funebre che
l‘artista pensò dovesse essere come una
n° 27 –
montagna sovrastata da 42 statue.
Il Mosè è stato scolpito con lo sguardo fiero
e inflessibile che guarda con rimprovero i
sudditi disubbidienti. Lo sguardo è stato
definito “terribile” e, quindi, riconducibile al
carattere irascibile, orgoglioso e severo di
Michelangelo.
Al lati del Mosè ci sono le statue di Lia e
Rachele, simboli della vita attiva e contemplativa di Michelangelo. Queste opere furono terminate dal suo allievo Raffaello da
Montelupo.
Le “corna” sul capo del Mosè sono,
probabilmente, dovute ad un errore di tradu
zione del libro dell'Esodo, nel quale si narra
che Mosè, scendendo dal monte Sinai,
avesse due raggi luminosi sulla fronte. È
interessante notare che nella Bibbia consonantica sono riportate le lettere "KRN". Se
si introducono le vocali per ottenere la paro
la "raggi" si ottiene “KaRaN”. Comunque,
non si può escludere che sia stata fatta una
diversa vocalizzazione; ad esempio,
"KeReN", parola il cui significato corrisponde a "corna".
Sul ginocchio destro del Mosè si può notare una linea di frattura che, Michelangelo,
secondo la leggenda, guardando compiaciuto la sua opera, avrebbe provocato
scagliando con forte rabbia uno scalpello, o
un martello, dopo avere interrogato la statua con la frase: “Mosè perché non parli?”,
senza ottenere risposta.
Particolare del ginocchio con l’evidente
frattura. (Foto: G, Sabbatini).
Papa Giulio II è rappresentato disteso e,
dagli ultimi studi, l’opera scultorea è
attribuita allo stesso Michelangelo mentre,
in precedenza, era assegnata allo scultore
Maso del Bosco.
Nella parte superiore del monumento
funebre, Michelangelo fece disporre a sinistra una Sib illa mentre a destra si può
notare la figura di un Profeta. Le due statue
non furono realizzate da Michelangelo, ma
affidate a Raffaello da Montelupo, secondo
la narrazione del Vasari.
La statua del Mosè, una delle opere
scultoree più famose di Michelangelo, è
alta più di 2 metri ed è stata iniziata tra il
1513 e il 1515 circa, ma nel 1516 la
scultura subì un improvviso arresto per un
problema tecnico inatteso. Infatti, sul viso
della statua apparve una venatura nera che
non poteva essere accettata. Fu, quindi,
indispensabile la ricerca di un nuovo blocco
di marmo che per problemi di non facile
trasporto obbligò Michelangelo a riprendere
il lavoro negli anni tra il 1519 e il 1520. Nel
n° 27 –
SSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSS
1521, terminata le seconda versione, la
statua fu trasportata a Roma dalla bottega
fiorentina del Maestro.
Secondo un documento, recentemente
ritrovato, Michelangelo avrebbe girato la te
sta del suo Mosè, accompagnandola con
una torsione dinamica di tutto il corpo,
dopo il marzo del
1542, a 25 anni, circa,
d i distan za d a l l a pri- Christoph L. Frommel
ma versione e in un tempo tanto breve: due
soli giorni di lavoro! Lo sostiene il
maggiore studioso di Michelangelo,
Christoph L. Frommel coinvolto nella presentazione dei risultati raggiunti con il
restauro del monumento.
A ritrovare il documento è stato proprio
un restauratore, Anto
nio Forcellino che,
prima di procedere
alla pulitura del marmo con impacchi di
acqua distillata e
carbonato di ammonio, ha passato quatAntonio Forcellino tro anni immerso in
una ricerca filologica.
È così che Forcellino si è ritrovato tra le
mani la lettera di un anonimo conoscente di
Michelangelo che riferisce, poco dopo la
morte dell' artista, come il Maestro avesse
girato la testa del Mosè solo in un secondo
momento.
Secondo il Forcellino la scelta di girare il
volto del profeta dipese anche dalla presen
za dell’”Altare delle catene” sul lato opposto
del transetto dove era collocato il Mosè.
Questo “Altare” era il simbolo della supersti
zione cattolica e il fondamento di quel potere temporale che continuava a rivendicare
una Chiesa in cui Michelangelo non si riconosceva più.
L’intero filmato di Antonioni è stato
analizzato, durante la proiezione, con una
approfondita discussione delle 74 inquadrature che danno vita a questo interessante documento che, con grande precisione, mette in evidenza numerosi particolari scultorei attraverso una studiata ricerca
di illuminotecnica.
Si è voluto, inoltre, dare particolare risalto a
certi movimenti della mdp (macchina da
presa) per comprendere meglio come
l’occhio del Maestro Antonioni abbia potuto
interpretare il monumento scultoreo scegliendo traiettorie e percorsi di avvicinamento per evidenziare il colossale lavoro
fatto dal Buonarroti. Un’indagine attenta e
meticolosa che si amplia nelle sensazioni
provate e trasmesse, con la percezione
degli sguardi scultorei che si alternano agli
sguardi umani che Antonioni stesso interpreta in modo significativo.
Ultima, e non per questo meno importante,
è stata la ricerca dell’estetica applicata alle
immagini, attraverso una scelta curata delle
stesse, per un’analisi completa seguendo i
“modelli geometrici” applicabili, nonché i
canoni della “regola aurea”.
Una “serata tecnica” che, penso, abbia
potuto interessare ed arricchire culturalmente tutti gli intervenuti per visualizzare
l’ultima opera del Maestro Antonioni che è
quasi un testamento spirituale, tradotto in
immagini, con la sensibilità di un’artista che
sa creare emozioni attraverso un semplice
gesto o un lento movimento della mdp addolcendo la durezza marmorea delle
sculture.
Un continuo colloquio di sguardi dove curio
sità e perplessità trovano un’intima quiete
di fronte ad un indiscutibile capolavoro che
il Maestro interpreta con il suo infinito amore per l’arte. Un’arte che ritroviamo nei suoi
film e che è sinonimo di “vita”. Non possiamo, certamente, dimenticare la frase che
più volte, Antonioni, ha pronunciato affermando che “,,, Fare un film per me è come
vivere!”
n° 27 –
New entry
nel Comitato Scientifico Fedic
a cura di Paolo Micalizzi
Una new entry nel Comitato Scientifico Fedic. Si tratta di Alfredo Baldi, figura
prestigiosa del mondo della cultura cinematografica, a cui, oltre al sottoscritto,
il Presidente Fedic Roberto Merlino e il Consiglio Direttivo Fedic
hanno rivolto un cordiale benvenuto.
Alfredo Baldi è nato e vive a Roma. Ha lavorato dal 1968 al 2007 al Centro
Sperimentale di Cinematografia dove
è stato direttore, tra l’altro, della
Scuola Nazionale di Cinema e della
Cineteca Nazionale.
Studioso di storia del cinema e di
tecnica del cinema, collaboratore di
trasmissioni televisive della RAI e
della TSI, organizzatore di produzioni
cinematografiche, docente di "Linguaggio cinematografico" all'Università Sapienza di Roma, ha pubblicato
un centinaio di articoli e saggi,
soprattutto sul cinema italiano, ed è
autore e curatore di una dozzina di
volumi.
Sulla censura cinematografica, della
quale è studioso fin dagli anni
Settanta, ha pubblicato nel 1994 Lo
sguardo punito - film censurati 19471962 e, nel 2003, Schermi proibiti - la censura in Italia 1947-1988.
Nel 2008 ha curato il volume Esercizi sulla bellezza - Piero Tosi e i seminari
di acconciatura e trucco al CSC e nel 2010 il libro Tre quarti di secolo - 75
anni di vita, storia e cinema al Centro Sperimentale di Cinematografia (19352010). Nel 2013 è uscito il suo ultimo libro Le nove vite di Valentina Cortese,
Edizioni ETS, Pisa.
Il Comitato Scientifico Fedic risulta composto oggi da Paolo Micalizzi
(Presidente), Alfredo Baldi, Elio Girlanda, Ernesto G. Laura e Pierantonio
Leidi.
Un sentito ringraziamento per il contributo dato va rivolto a Gianluca Farinelli
e Simone Emiliani che per sopraggiunti impegni non riescono più a farne
parte, augurandoci che possano comunque essere sempre vicini alle attività
che il Comitato Scientifico Fedic svolgerà.
n° 27 –
LO SCAFFALE
a cura di Federico Felloni
“Guerre stellari” il film mito
è anche un libro
di Federico Felloni
Usa la forza Luke, usa la
forza... quante volte negli
anni si è ricorsi alla frase
cult del film di George
Lucas per tentare azioni
praticamente impossibili
come aprire una scatola di
tonno particolarmente rognosa o provare a prendere la linea da una
cabina telefonica affidandoci ad un aiuto dall'alto o
alle tante capacità inespresse della nostra menFederico Felloni
te.
Non me ne vorranno i milioni di fans di Star Wars
per questo preambolo che non vuole sminuire una
trilogia che ha fatto la storia del cinema di genere
“fantascienza” e che in questi giorni vede l'uscita
dell'attesissimo nuovo capitolo. Film per il quale,
prima volta in vita mia, ho visto un cinema che
prendeva prenotazioni 15 giorni prima per una sala
che andrà inevitabilmente esaurita.
Creata da George Lucas questa trilogia divenne
subito un fenomeno di successo, grazie alla miscela
di elementi presi da cinema, fumetti e televisioni; si
tratta comunque di una delle più massicce e
importanti opere di concept art del '900.
Gli eventi di Guerre stellari prendono luogo in una
galassia fittizia, in un non specificato tempo. La
maggior parte dei personaggi sono identici agli
umani, ma compaiono spesso bizzarre creature
aliene, robot, detti droidi e costruiti per servire a vari
scopi, ed i viaggi interspaziali. Uno degli elementi
chiave della saga è la Forza, un campo di energia
mistico generato da tutti gli esseri viventi che
pervade l'universo e tutto ciò che esso contiene.
Chiunque sia in grado di manipolare la Forza
apprende abilità mistiche, come spostare gli oggetti
col pensiero e ne amplifica riflessi e agilità.
Sebbene la Forza sia usata per scopi positivi, ha
anche un lato oscuro, che porta all'odio e alla
malvagità. I tre film sono la storia di Luke Skywalker
e di come diviene cavaliere Jedi.
La trama venne inizialmente concepita come opera
in nove atti. I primi tre film furono prodotti dal 1977
al 1983 e formarono la cosiddetta trilogia originale,
composta dagli episodi quarto, quinto e sesto. E
sono questi ad essere ricordati e, ancor oggi, elevati
a mito. Come spiegare il successo di un fenomeno
di tale portata?
Forse era semplicemente il film giusto nel momento
giusto, una pellicola che riuscì a intercettare il
desiderio di evasione di un'intera generazione.
Difficile capire e andare a fondo alle ragioni di un
fenomeno di costume come questo che ancora oggi
fa parlare di sé; appassiona milioni di fan, ne crea di
nuovi, e non accenna ad affievolirsi. La saga ha
avuto anche un forte impatto sulla moderna cultura
cinematografica, il genere fantascientifico è stato
spesso influenzato dalla serie. Sin dalla sua uscita
le citazioni e gli omaggi, da parte di registi e
sceneggiatori, sono stati innumerevoli e svariati. Per
decenni ogni film di genere era paragonato e
soppesato nel confronto con Guerre Stellari. A ben
pensarci riguardando il film oggi e confrontandolo
con i suoi tanti epigoni, è impossibile non provare
un rimpianto per un cinema di genere che riusciva a
essere spettacolare, capace di ipnotizzare lo
spettatore allo schermo per ore senza perdere di
vista la narrazione e i personaggi, la credibilità e
l'aspetto epico che da sempre fanno grande il
cinema di intrattenimento.
Pochi sanno che in Italia da tale colosso è stato
ricavato anche un libro; La trilogia classica di Star
Wars (Sperling & Kupfer 1999), ripercorre tutte le
tappe della saga: dalla fuga di Luke Skywalker dal
pianeta Tatooine alla distruzione della Morte Nera in
"Guerre stellari"; dalla cattura di Han Solo e Leia
all'emozionante duello con Darth Vader in "L'impero
colpisce ancora"; dalla tana di Jabba de' Hutt alla
battaglia finale dei Ribelli dell'Alleanza in "Il ritorno
dello Jedi" e soprattutto l'eterna lotta tra Bene e
Male, tra la Forza e il suo Lato Oscuro.
I libri (sono tre volumi...), sulla prima trilogia
lasciano poco in più rispetto ai film. Il primo libro è
praticamente la sceneggiatura del film. Il secondo e
il terzo non danno ulteriori informazioni. Per i puristi
un'opera inutile che nulla aggiunge, una mal riuscita
opera di merchandaising. Non voglio essere troppo
caustico e ne vedo, comunque, un’utilità; l'opera nel
riproporre la stessa atmosfera dei film ci porta a
capire che anche la parola può far sognare come e
più dell'immagine.
Poi, in fondo, può essere usata come la coperta di
Linus; portata in camera e riletta, la sera, dà quella
sicurezza che il tempo non passi e che la Forza sia
sempre con noi…
n° 27 –
ATTIVITÀ DEI CINECLUB FEDIC
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Alessandro Grande e il racconto filmico
a cura di Gabriella Vecchi
28 ottob re 2015: serata, a cura di Gabriella Vecchi, sull’analisi del “racconto filmico” di
due opere del regista Alessandro Grande: “In my prison” (2010), opera che ha ottenuto
oltre 100 selezioni ufficiali in tutto il mondo e 40 riconoscimenti, e “Margerita” (2014), che
ha ottenuto una settantina di premi.
Proseguendo il discor
so sul linguaggio filmico iniziato in primavera, ho scelto di indaga
re quello usato da un
autore giovane e promettente, Alessandro
Grande, per più di un
motivo.
Gabriella Vecchi
Innan zi tu tto perché il
regista è ormai una vecchia conoscenza
per i filmmaker della Fedic. Diverse sono
state infatti le occasioni di incontro in cui
abbiamo avuto modo di confrontarci con lui
su alcune delle sue opere. Non solo: lo
stage Fedic a Calci a settembre 2015
tenuto da Alessandro sulla sceneggiatura
ha riscosso notevole successo e molte
sono le aspettative per quanto riguarda lo
stage del 2016 in cui si proseguirà con lui il
lavoro impostato.
Un secondo motivo è
stata poi la possibilità
di analizzare i meccanismi del cortometraggio, quel genere
che in Italia non trova
ancora lo spazio di
divulgazione che meri
terebbe.
Noi tutti del Cineclub Alessandro Grande
conosciamo bene la difficoltà di produrre
opere valide e coinvolgenti in pochi minuti,
quindi quale palestra migliore per noi dei
due cortometraggi di Alessandro, ”In my
prison” e ”Margerita”?
Per ultimo i due corti scelti offrono entrambi
un finale a sorpresa: quale occasione migliore per ciò che avevo in mente di fare?
Così, dopo la debita presentazione del
giovane regista, mi sono permessa un’operazione che oserei definire chirurgica.
Ognuno dei due corti è stato accuratamente sezionato in sequenze che sono
state proiettate una per una dandoci modo
di soffermarci su molti degli aspetti del
linguaggio filmico: la recitazione, i raccordi,
i movimenti di macchina, le luci, la
coerenza e la coesione della sceneggiatura. Ma... Ma il tutto fermando questa
analisi dettagliata proprio prima della scena
finale, quella dedicata allo scioglimento
della vicenda.
Gabriella Vecchi durante l’analisi filmica delle
due opere del regista Alessandro Grande.
Devo dire che, inizialmente, non tutti hanno
apprezzato questa mia scelta, un po’ disorientati dal procedere di sequenza in sequenza praticamente al buio, senza gli
elementi chiarificatori apportati da un finale
n° 27 –
già noto. Non ho potuto che dar loro ragione, ma insistendo abbiamo potuto così
renderci conto meglio del tipo di scelte
operate dal regista.
Un’immagine tratta dal corto “In my prison” di
Alessandro Grande.
Nel corto ”In my prison”, del 2008, vincitore
di molti concorsi nazionali e internazionali,
le sequenze si susseguono veloci, a ritmo
serrato e la mdp segue il protagonista e i
suoi movimenti con molti primi piani e
dettagli, comunicando allo spettatore la sua
stessa angoscia e senso di claustrofobia
negli ambienti scuri e angusti di una
prigione di tipo internazionale. I rumori
sono soprattutto quelli di ambiente, le voci
dei carcerati e dei secondini, che si dilatano
e finiscono col dilagare nelle nostre orecchie e nella mente del giovane carcerato. Il
corto dura circa sette minuti e comprende
19 scene per un totale di 69 inquadrature.
Ciò significa che il film è formato da molte
inquadrature di pochi secondi, a volte addirittura di uno solamente.
In ”Margerita” del 2014, invece, le inquadra
ture hanno un maggior respiro, e la durata
complessiva di circa quindici minuti permette sequenze più articolate.
Un’inquadratura di “Margerita” interpretato
dal giovane rom Ionut Constantin.
Tutto il film è basato, oltre che sulle immagini, sulla musica che fa da colonna sonora
fino a diventare la vera protagonista della
storia, un mezzo di unione tra due culture
opposte e costrette a convivere tra di loro,
quella “italiana” e quella “rom”. Anche qui le
riprese sono a mano libera e i raccordi interessanti, una sorta di firma del regista.
Colpisce comunque che da 19 scene risul
ti un numero finale di ben 127 inquadrature.
Lo spettatore deve stare sempre molto
attento ai passaggi da un’inquadratura alla
successiva per non perdere il senso della
vicenda.
È stata certamente una bella sfida. E
interessante è stato anche chiedere ai
presenti una possibile soluzione alle due
storie. Certo noi filmmaker siamo provvisti
di una bella fantasia, ma nessuno ha
azzeccato la risposta giusta.
Interessante il dibattito che si è sviluppato
sulle opere viste e che Gabriella Vecchi ha
saputo vivacizzare.
Con infine la visione completa delle due
opere e le rivelazioni finali, abbiamo potuto
apprezzare lo spirito di speranza che emana dalle storie narrate da Alessandro Grande. Speranza per coloro che, privati della
libertà, possono ritrovarla nella misura in
cui esercitano l’inalienabile libertà del loro
pensiero per affrontare i problemi della vita.
Speranza per un mondo in cui culture
diverse si contrastano ma possono anche
riscoprire in sè gli elementi costitutivi di un
altro mondo possibile.
E chi oggi, se non un giovane, può riportarci alla dimensione della speranza e del
sogno?
n° 27 –
Anteprima Nazionale Cortometraggi
L'anno 2015 sta chiudendo e ai molti affezionati spettatori non poteva
mancare la tradizionale
"Anteprima Nazionale Cortometraggi" dove proietteremo le opere
realizzate in questo anno dall'Associazione Culturale "Immagini e Suono"
Fedic Chianciano Terme, iniziativa che ha il Patrocinio del Comune di
Chianciano Terme.
La serata sarà Lunedì 28 dicembre nella bella e accogliente Sala dell'Hotel
Villa Ricci di Chianciano Terme, per l'occasione aperta a tutti, turisti e
concittadini e con la presenza delle autorità locali..
I Corti proiettati del 2015 con i suoi protagonisti sono:
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Sigla Musicale Fedic 4'
Lumb a Mumb a Nab umb a 12' Francesco Bacconi e Damiano Mencarelli
TripAdvisor 1' Remo Della Lena
Voglia di gelato 2' Antonio Fadda
Oliva 2' Natale Bellacci e Paolo Marabissi
La b ellezza dell'acqua 2' Alessandra Palazzi e Fabio Pirastu
Kyrie eleison 4' Istituto Albeghiero "P. Artusi" Chianciano Terme
Quadro anonimo 3' Samuele Pavoni e Biancamaria Angelotti
L'anima c'è! 2' Lauro Crociani
Pasolini, elogio agli sconfitti 3' Cristiana Vitalesta
Di rado 3' Fabio Pirastù
Ben cinque opere proiettate sono
comiche a ribadire la vena di divertimento
che cottraddistingue questo gruppo, due
sono certamente riflessive e tre lavori
sono un concept/filosofico di Lauro
Crociani che porta avanti da anni con
attenzione diretta alle persone più sensibili e aperte.
Da dire che tutti questi corti hanno la
caretteristica di essere molto brevi.
È atteso il solito pubblico oramai ben
abituato in questi anni, presenterà
Emanuela Cioli.
Una serata di allegria e un incontro di
augurio per un mondo migliore incominciando da noi stessi.
n° 27 –
Lo sguardo
critico
I film sognati e mai girati:
“San Paolo” di Pasolini
di Marino Demata
«Qui si narra la storia
di due Paoli: il santo e
il prete. E c’è una con
traddizione, evidentemente, in questo: io
sono tutto per il santo,
mentre non sono certo tenero con il prete».
Con queste parol e Pa
solini scriveva a Don Cordero nel 1968 per
richiedere alla San Paolo film un finanziamento per la realizzazione del suo progettato film “San Paolo”.
La prima richiesta era stata da lui inoltrata
due anni prima ma aveva ricevuto solo una
risposta interlocutoria. Dunque, la sceneggiatura di un film su San Paolo, scritta sotto
forma di appunti scritti tra il maggio e il
giugno 1968, doveva, nelle intenzioni di
Pasolini, essere affidata alla San Paolo
Film per la sua trasposizione cinematografica. Ma Don Cordero anche questa
volta, come due anni prima, non superò le
sue perplessità e, dunque, il progetto subì
una brusca frenata, per essere poi ripreso,
come vedremo sotto, in altre modalità, nel
1974, ma anche in quel caso senza trasformarsi in un film.
Racconta Attilio Monge, che dal 1967
affianca Don Cordero per poi sostituirlo due
anni dopo, che “Pasolini dedicò i primi mesi
del 1968 a scrivere gli appunti su san Paolo
e venne due o tre volte a parlarne alla San
Paolo Film: da subito ebbe l’idea della trasposizione di Paolo nei tempi moderni.”.
Ma la sceneggiatura non si tradusse in film.
Monge ancora se ne
rammarica, ma onestamente ricostruisce
i fatti e fornisce la sua
spiegazione, che è
quella che tutti abbiamo supposto: “Nonos ta n te
la
ca rta
d’identità de “Il Vange
lo secondo Matteo”, in campo cattolico la
figura di Pasolini, per altri film successivi, e
per alcuni episodi di cronaca, non era bene
accetta. […] Proprio in quei mesi intervenne un fatto che scatenò – e qui posso in
parte essere d’accordo – la critica cattolica.
Era uscito Teorema e il film, come molte
delle altre opere di Pasolini, fece scandalo
e il soggetto venne attaccato come osceno
da una parte dei cattolici, mentre l’ala più
progressista lo esaltò al punto da attribuirgli
il premio dell’OCIC (Office Catholique International du Cinéma).”.
Cosa intende Pasolini quando si riferisce ai
due Paoli, il santo e il prete? Egli intende la
contraddizione tra «il mondo della storia,
che tende, nel suo eccesso di presenza e
di urgenza, a sfuggire nel mistero,
nell’astrattezza, nel puro interrogativo – e il
mondo del divino che, nella sua religiosa
astrattezza, al contrario, discende tra gli
uomini, si fa concreto e operante». E l’anno
successivo spiegherà ancora meglio nel
corso di una intervista: «Sto preparando un
film su San Paolo, sull’ideologia religiosa
del suo tempo, cioè grosso modo sulla
Gnosi attraverso le diverse correnti di
pensiero del periodo ellenistico. E vado
scoprendo sempre di più in proposito, man
mano che studio i mistici, che l’altra faccia
n° 27 –
del misticismo è proprio il ‘fare’, l’agire,
l’azione. Del resto, la prossima raccolta di
poesie che pubblicherò s’intitolerà ‘Trasumanar e organizzar’. Con questa espressione voglio dire che l’altra faccia della
‘trasumanizzazione’ (la parola è di Dante,
in questa forma apocopata), ossia dell’asce
sa spirituale, è proprio l’organizzazione. Nel
caso di San Paolo, l’altra faccia della
santità, del rapimento al ‘terzo cielo’, è
l’organizzazione della Chiesa»
Dalle “Lettere paoline” che aveva letto
attentamente, Pasolini trae l’immagine di
un Paolo che demolisce “con la semplice
forza del suo messaggio religioso, un tipo
di società fondata sulla violenza di classe,
l’imperialismo e soprattutto lo schiavismo.”.
Ma per Pasolini San
Paolo ha due facce,
quella del profeta e
quella per lui molto
meno attraente dell’or
ganizzatore della nuova Chiesa, delle nuove regole per la società. Pasolini non
manca egl i stesso d i
identificarsi in tale contraddizione, di
sentirla profondamente in sé, come si evince nella Lettera a Don Giovanni Rossi del
27 dicembre del 1964 ove dice di sé: «Non
sono mai stato spavaldamente in sella (come molti potenti della terra, o molti miseri
peccatori); sono caduto da sempre, e un
mio piede è rimasto impigliato nella staffa,
così che la mia corsa non è una cavalcata,
ma un essere trascinato via, con il capo
che sbatte nella polvere e sulle pietre. Non
posso né risalire sul cavallo degli Ebrei e
dei Gentili, né cascare per sempre sulla
terra di Dio». Ma la contraddizione è
presente nella intera società, tant’è che “si
coglie, dal testo della sceneggiatura,
nell’infiammata attività di San Paolo, nella
sua predicazione controcorrente, nella
continua provocazione lanciata contro il
ristagno morale di un’epoca di crisi, i tratti
della battaglia culturale e civile che Pasolini
andava conducendo.” (“San Paolo progetto
per un film” in Pasolini.net/Il cinema).
La sceneggiatura del San Paolo pasoliniano subisce continue modificazioni e rifacimenti fino al 1974, allorché abbiamo l’ultima stesura con una importantissima novità: la trasposizione ai nostri giorni dell’intero svolgimento dell’azione del film e il
mutamento anche della toponomastica con
la scelta di nuove location rispetto a quelle
originarie degli “Atti”.
La Roma degli Atti, capitale dell’Impero,
diviene New York. L’Atene di allora diviene
la Parigi di oggi. Antiochia diviene Londra.
Egli dice: “Qual è la ragione per cui vorrei
trasporre la sua vicenda terrena ai nostri
giorni? È molto semplice: per dare cinematograficamente nel modo più diretto e violento l’impressione e la convinzione della
sua attualità. Per dire insomma esplicitamente, e senza neanche costringerlo a pen
sare, allo spettatore, che «San Paolo è qui,
oggi, tra noi» e che lo è quasi fisicamente e
materialmente. Che è alla nostra società
che egli si rivolge; è la nostra società che
egli piange e ama, minaccia e perdona, aggredisce e teneramente abbraccia. ”E allora, se “è chiaro che San Paolo ha demolito
rivoluzionariamente, con la semplice forza
del suo messaggio religioso, un tipo di
società fondata sulla violenza di classe,
l’imperialismo e soprattutto lo schiavismo
…è, dunque, di conseguenza” anche “chiaro che alla aristocrazia romana e alle varie
classi dirigenti collaborazioniste va sostituita per analogia l’odierna classe borghese
che ha in mano il capitale, mentre agli umili
e ai sottomessi vanno sostituiti, per analogia, i borghesi avanzati, gli operai, i sottoproletari del giorno d’oggi.”.
n° 27 –
A Silvia Giuliani (“San Paolo secondo Paso
lini: ascesi e organizzazione” in Cahiers
d’études italiennes, 9 | 2009, 115-125.) si
deve una delle analisi più approfondite e
puntuali della sceneggiatura del 1974. “San
Paolo, il fariseo (di famiglia romano-giudaica), è rappresentato come un borghese la
cui caratteristica è di vivere in uno stato di
“inconsapevole insincerità”. Le sue vicende
cominciano sulla via di Damasco (nella
versione pasoliniana Barcellona), la città
dove si sono rifugiati Pietro e i suoi fedeli e
dove Paolo chiede di continuare la sua
persecuzione contro i cristiani. Per raggiungerla deve però attraversare il deserto, cioè
le strade dell’Europa, e proprio in una di
queste strade, “piene di traffico e dei soliti
atti della vita quotidiana, ma perdute nel
silenzio, Paolo è colto dalla luce. Cade, e
sente la voce della vocazione”. (ibid.) È a
questo punto che inizia la sua predicazione, che lo porta anche in Germania, in
seguito ad un sogno (trasposizione del
Sogno del Macedone) e poi a subire un
processo a Vichy (Cesarea nel testo paolino). Paolo chiede però di essere giudicato
a Roma (cioè New York nella sceneggiatura) e lì viene imprigionato e condannato a morte.
L’unico elemento che non viene mutato è il
dialogo, perché proprio come ne “Il Vangelo secondo Matteo”, Pasolini resta rigorosamente fedele ai dialoghi che trova nei testi
sacri e nemmeno una parola ne viene modi
ficata: “come ho già fatto per il Vangelo,
nessuna delle parole pronunciate da Paolo
nel dialogo del film sarà inventata o ricostruita per analogia. E poiché sarà naturalmente necessario fare una scelta dei
discorsi apostolici del santo, farò tale scelta
in modo da riassumere l’intero arco dell’apo
stolato.”.
In tal modo, mentre le domande che i
contemporanei rivolgono a Paolo sono ovviamente moderne e riguardano problematiche attuali, le risposte di Paolo, sempre
desunte dagli “Atti”, sono universali ed eterne. In questo modo, aggiunge Pasolini,
proprio attraverso lo scarto tra l’attualità del
le domande e l’atemporalità ed eternità
delle risposte, il film rivelerà la sua profondità tematica “che è contrapposizione di
“attualità” e “santità” – il mondo della storia,
che tende, nel suo eccesso di presenza e
d’urgenza, a sfuggire nel mistero, nell’astrat
tezza, nel puro interrogativo; e il mondo del
divino, che, nella sua religiosa astrattezza,
al contrario, discende tra gli uomini, si fa
concreto e operante.” (Pasolini, San Paolo,
Einaudi, Torino 1977).
Il film doveva iniziare nella Parigi tra il 1938
e il 1944, con la descrizione della quotidianità della vita sotto l’occupazione nazista e
al conformismo dell’epoca degli apostoli
doveva sostituirsi quello della realtà contem
poranea. Egli dice: “Gli antichi dominatori
romani sono, dunque, sostituiti dall’esercito
hitleriano, e i farisei dalla classe conservatrice e reazionaria francese, tra cui naturalmente i collaborazionisti di Pétain.”.
La contraddizione cui si faceva cenno sopra tra il San Paolo santo e prete viene
resa da Pasolini con la trasformazione di
San Luca, l’estensore degli atti degli apostoli, in un diavolo che in qualche modo, col
suo intervento, introduce nell’alto elemento
profetico santo del personaggio l’elemento
terreno e organizzativo proprio della Chiesa
per edificare la quale occorre non temere
«di tacere su cose che si dovrebbero dire,
di non fare cose che si dovrebbero fare, o
di fare cose che non si dovrebbero fare.
Non dire, accennare, alludere. Essere furbi.
Essere ipocriti (…).
Perché noi non siamo una redenzione, ma
una promessa di redenzione. Noi stiamo
fondando una Chiesa» (Pasolini, San Paolo, Einaudi, Torino 1977, pag. 114). Aggiunge la Giuliani: “Paolo, strumento operativo
nelle mani di Satana, ha compiuto la sua
volontaria-involontaria missione, ha fondato
la Chiesa dotandola in potenza di tutte le
efferatezze e gli abusi che non tarderà a
perpetrare. Che Paolo ascenda pure gloriosamente al Terzo Cielo, ormai il suo dovere
è compiuto” (Silvia Giuliani: ibid.). E
Pasolini aggiunge: “Egli [Satana] entra nel
palazzo e sale a l l ’ appartamento di L u ca .
S
[…] Luca riassume ghignando al suo capo
la continuazione della storia di Paolo. Praticamente ormai il fine è raggiunto. La Chiesa è fondata. Il resto non è che una lunga
appendice, un’agonia. A Satana non interessa il destino di Paolo: si salvi pure e se
ne vada pure in Paradiso. Satana e il suo
sicario sghignazzano soddisfatti. Luca si
alza, prende da un mobiletto dello champagne e i due brindano ripetutamente alla
loro Chiesa. Bevono e si ubriacano, evocan
do tutti i delitti della Chiesa: elenco lunghissimo di papi criminali, di compromessi
della Chiesa col potere, di soprusi, violenze, repressioni, ignoranza, dogmi. Alla fine i
due sono completamente ubriachi e ridono
pensando a Paolo che è ancora là, in giro
per il mondo a predicare e organizzare.”
(Pasolini, 1977, pp. 143-144).
Una soluzione quella del San Luca/Diavolo
che serve a Pasolini per far vivere e vedere
plasticamente la nascita e lo sviluppo in
San Paolo della contraddizione tra il profeta
e il prete. Ma in realtà Pasolini ritiene che
questa contraddizione sia innata nell’uomo
e lui per primo la sente propria, sulla sua
pelle.
Per la Giuliani è la carità il concetto chiave
“della meditazione pasoliniana sulla Chiesa
e nello stesso tempo marca principale della
predicazione paolina… Pasolini sembra infatti pensare a una ecclesia che attraverso
la carità non solo possa riscoprire l’originario spirito di amore fraterno, ma anche
quel particolare sentimento del sacro che
solo potrebbe portarla a ripristinare (o più
probabilmente a generare) costumi e con-
n° 27 –
suetudini capaci di sottrarla e di renderla
tenace avversaria del nuovo universo capitalistico.” (1).
La storia di San Paolo narrata da Pasolini
si conclude con la morte del Santo, anche
in questo caso naturalmente con la completa trasposizione nel tempo e nello spazio,
nella New York dei nostri giorni, ove egli
viene ucciso da due colpi di fucile mentre si
trova in un alberghetto di New York, nello
stesso modo col quale, pochi giorni prima
di questa nuova stesura di sceneggiatura,
era stato ucciso a Menphis Martin Luther
King.
Il film nelle intenzioni di Pasolini doveva
realizzarsi con il ritmo di una “tragedia episodica” e cioè, non essendo possibile narra
re in un film l’intera storia della vita di San
Paolo, bisognava fare una scelta e riportare
solo alcuni degli episodi più significativi della vita del Santo. Il regista stesso riferisce
alcuni degli episodi cui intende soffermarsi,
accennandone anche la descrizione. Essi
sono ad esempio Il martirio di Santo Stefano, La folgorazione, L’idea di predicare ai
Gentili, Le avventure della predicazione, Il
sogno del Macedone, San Paolo a Roma.
(1) Film su San Paolo, che avreb b e dovuto
intitolarsi “Bestemmia”: “Ho sempre fatto
film col sole […] adesso farò un film tutto di
pioggia […] Evidentemente, questa mia
violenza contro la Chiesa è profondamente
religiosa, in quanto accuso san Paolo di
aver fondato una Chiesa anziché una
religione. Io non rivivo il mito di san Paolo,
lo distruggo”.
n° 27 –
PREMIAZIONI E RICONOSCIMENTI
FEDIC
Il 30 ottobre 2015 Rolf Mandolesi con il film “Uomini” si è aggiudicato il secondo
premio alla Quarta Mostra del Cinema in Super 8 e 16 mm. Riportiamo la
descrizione originale dell’assegnazione del premio:
Il 21 novembre 2015 Rolf Mandolesi con
il film “Countdown” ha vinto il
GOL D EN ER
SPATEN
2015
(Liechtenstein).
<
n° 27 –
Il film "Una Ragione per Combattere" del
Socio CTC Alessandro Baccini viene doppiato
in inglese.
Una “land art” tra le vigne e dedicata
alla costellazione di Orione: la nuova
video-installazione del Socio CTC Luca
Serasini presentata a Crespina (PI).
Alla 2.a edizione del Festival di Firenze,
organizzato dal Cineclub FEDIC Rive
Gauche, di 15 film finalisti (su circa 160
pervenuti), ben 5 sono di Corte Tripoli
Cinematografica: “Ettore” e “Dove si
incontrano gli angeli” di R. Merlino,
“Riekiajewski” di M. Rosati e A. Bizzarri,
“Non puoi nasconderti” di A. O. Bizzari e
O. Capoccia, “Colma” di Carlotta Bruschi.
“Non puoi nasconderti” ha vinto il premio
come “miglior colonna sonora” e “Ettore” ha
avuto una “segnalazione” della Giuria come
“miglior documentario”.
n° 27 –
Concorso Sociale 2015
La sera del 16 dicembre del 2015 si è svolta nella Sede del Cineclub Fedic Piemonte, presso
l’Associazione Culturale Kinokinino, la premiazione del Concorso Sociale 2015.
Una serata particolarmente interessante per il clima di “suspense” dovuto all’attesa di
conoscere i nomi degli Autori “vincitori” di questa nuova edizione del Concorso Sociale.
Una reale “nuova edizione” per alcune novità introdotte e da tutti ampiamente accettate con
entusiasmo.
La novità più importante riguarda la scelta della Giuria. Per la prima volta sono stati coinvolti
cinque Cineclub Fedic a comporre una Giuria davvero “straordinaria” che ha visionato le nove
opere in gara esprimendo un voto di giudizio. I Cineclub aderenti a questa iniziativa sono stati:
Corte Tripoli Cinematografica, Cinevideo Club Fedic Bergamo, Cineclub Pesaro, Cineclub
Fedic “Delta de Po” e Super 8 & Video Club Merano Fedic.
Un particolare ringraziamento da parte di Tutti i Soci ed Autori e dal Consiglio Direttivo del
Cineclub Fedic Piemonte, per l’ottimo lavoro svolto dalle Giurie coinvolte, viene esteso ai
Presidenti dei Cineclub partecipanti e a coloro che hanno dato il loro giudizio attraverso una
regolare votazione.
Una seconda novità è stata l’introduzione delle “nominations”. Infatti, per coinvolgere più
Autori nella premiazione, è stato deciso di creare una “nominations” formata da cinque dei
nove Autori in Concorso. Tra i cinque nominativi tre sono stati quelli destinati ai tre premi
ufficiali. È stata, inoltre, creata una presentazione video che ha proposto le opere e i volti dei
cinque Autori scelti, in base alle votazioni delle Giurie, per le “nominations” e i tre “vincitori”
ufficiali del Concorso Sociale.
Il primo classificato è risultato Tino Dell’Erba per l’opera “Staffette”, il secondo premio è stato
dato a Pino Leto per l’opera “Libera liberata” mentre il terzo premio è stato consegnato a
Giorgio Savio per l’opera “Lentamente”. Le due pergamene per le “nominations” sono state
assegnate a Gian Piero Bartolini per “Singapore” e a Giorgio Sabbatini per “Rovine”. A tutti i
partecipanti sono stati consegnati “attestati di partecipazione” su pergamena.
Un semplice “rinfresco” è servito a festeggiare tutti gli Autori concorrenti e i Soci e a
scambiare i tradizionali auguri di Buon Natale e Felice anno Nuovo.
Giorgio Sab b atini
Presidente Cineclub Fedic Piemonte
Da sin.: Pino Leto, Tino Dell’Erba
e Giorgio Savio, vincitori del
Concorso Sociale 2015.
Il pubblico durante la proiezione
delle opere premiate.
Un momento del rinfresco.
n° 27 –
Come essere presenti in TV
I CORTI FEDIC SU DILUCCA.TV
Il nostro Socio Manuele Moriconi ci scrive:
“Oggi è un grande giorno per la famiglia di Dì Lucca: il canale 89 è diventato interregionale, coprendo tutta la
Toscana e gran parte dell'Umbria per una popolazione servita di 4,5 milioni di persone.
Risintonizzate la tv di casa e sul canale 89 in tutta la Toscana troverete DiLucca.”
Questa è una bella notizia, anche perché la nostra trasmissione settimanale "Corti di Corte" avrà una visibilità
ancora maggiore. Ovviamente la trasmissione continua ad essere visibile nella forma "on demand" in qualunque
momento e in qualunque parte del mondo.
Roberto Merlino
Attenzione: la trasmissione “Corti di Corte”, appuntamento settimanale, è in onda tutte le domeniche sera
alle ore 21 con replica nella mattinata del lunedì. Il link da utilizzare è il seguente:
http://w w w .dilucca.it/listatrasmissioni/approfondimenti/corti.di.corte?start=20
Qualunque Socio FEDIC interessato a presentare i suoi lavori può contattare il seguente indirizzo mail:
rmerlino@fastw ebnet.it
Cell: 328-7275895.
PUNTATE DICEMBRE/GENNAIO 201572016
DILUCCA.TV “CORTI di CORTE”
Programma dicembre/gennaio 2015/2016:
20 dicembre 2015 184.a
“Sipario” di Rossana Molinatti, CC. Venezia
“Il tocco di Re Mida” di Rossana Molinatti, CC. Venezia
“Quiet please!” di Rossana Molinatti, CC. Venezia
“Naturalmente cinema - edizione 2014” di Margherita
Carav ello, CC. Cineamatori delle Apuane (MS)
27 dicembre 2015 185.a
“Lunigiana antica” di Mario Ciampolini, CC. Genova
“The witchsitter” di Giacomo Bronzi e Nanni Montomoli,
CC. S. Giov anni Valdarno (AR)
7’40”
9’
9’21”
2’45”
16’
14’
3 gennaio 2016 186.a
“13° STAGE FEDIC Backstage filmato” di Marco Rosati
“13° STAGE FEDIC Backstage fotografico” di Marco Rosati
“La v ia del sale” di Rossana Molinatti
7’40”
4’06”
18’
10 gennaio 2016 187.a
“Videogiornale FEDIC 2014”
68’25”
17 gennaio 2016 188.a
“Cum deo” di Rossana Molinatti, CC. Venezia
“Om mani peme um” di Rossana Molinatti, CC. Venezia
14’
15’
24 gennaio 2016 189.a
“Il v ero v olto” di Guido Daidone, CC. Cagliari
“Settepensieri” di Giorgio Sabbatini, CC. Piemonte-TO
12’49”
19’
n° 27 –
31 gennaio 2016 190.a
“Remembering Warren” di Mario Ciampolini, CC. Genova
60’
7 febbraio 2016 191.a
“Il Collegio Alberoni di Piacenza” di Silv ano Tinelli e
Gianluigi Ruzzenenti, CC. Piacenza
“I soliti noti” di Marco Toscani, CC. Piacenza
11’51”
18’17”
14 febbraio 2016 192.a
“Pertini, arrendersi o perire” di Giov anni Minardi CC. Sav ona
“Imaginanza” di Rossana Molinatti, CC. Venezia
“Acqua come f onte di v ita” di Roberta Mucci CC. Montecatini
17’14”
10’08”
1’
Visibilità per i film FEDIC
Vogliamo ricordare che la visibilità per i film dei nostri Soci è stata ulteriormente potenziata grazie ad un accordo
raggiunto con TeleAmbiente (emittente romana), che da maggio 2014 trasmette le puntate dei “Corti di Corte”.
Quindi, oltre a DiLucca.TV (che rimane, comunque, il nostro punto di riferimento prioritario) c’è anche
TeleAmbiente che, attualmente, si riceve sul digitale terrestre sintonizzandosi sul canale 78 per Lazio, Umbria ed
Abruzzo e sul canale 218 per la Lombardia. Inoltre, le puntate de “I Cori di Corte” sono ora visibili anche su internet
in diretta streaming al seguente indirizzo: w w w .teleambiente.it.
Ringraziamo Salvatore Alù per questa ulteriore opportunità e la Proprietà di DiLucca.TV, soprattutto nella persona
di Manuele Moriconi, che ha reso possibile questa collaborazione.
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giov edì
Domenica
ore
ore
ore
ore
ore
20.00
00.10
02.00 e 10.00
15.00
07.30
Programma dicembre/gennaio 2015/2016:
21 dicembre 2015 86.a puntata
Marco Conte: “Il div ino spuntino” (36’27”)
28 dicembre 2015 87.a puntata
Luigi Mezzacappa: “Soy Cuba, solo una stranissima storia” (22’18”);
“Lungo la strada” (5’18”)
4 gennaio 2016 88.a puntata
Cinema delle scuole: “Girotondo” (1’39”); “Storia di un chicco di grano” (2’46”); “Il regno di Mangiastrano” (5’57”);
“Virgilio il coniglio” (3’58”); “Germ il dolce... inv entore” (3’42”); “Le storie di Anansi” (10’58”)
11 gennaio 2016 89.a puntata
Luigi Mezzacappa: “Fammi sognare” (16’45”);
Luigi Mezzacappa: “Un salto nella v ita” (10’50”)
18 gennaio 2016 90.a
Cinema delle scuole: “La nostra leggenda del giorno e della notte” (3’40”); “I problemi della v ita” (7’50”);
“Cambia che ti cambia” (3’48”); “Antoshka e i f iori dell’amicizia” (1’41”); “Aria di paese” (3’48”);
“Av v entura a Boscorosso” (3’27”); “La TV è buona o cattiv a?” (3’28”); “Tu... possibile polpetta!” (3’)
25 gennaio 2016 91.a
Beppe Rizzo: “’A liv ella” (‘9); “Incontro” (‘3); “Alfred (il re del briv ido si confessa)” (15’)
1 febbraio 2016 92.a
1.a puntata x Concorso Critica
“Delitto passional” di Nicolò Zaccarini (32’30”)
8 febbraio 2016 93.a
2.a puntata x Concorso Critica
“La memoria f onte di libertà” di Giorgio Sabbatini (21’25”);
“E se tutto non f inisse” di Valerio Cibrario (11’10”)
n° 27 –
Cari amici,
stiamo cercando di creare opportunità di “divertimento
creativo e intelligente” per l’Assemblea dei Presidenti
del 27-28 febbraio 2016, perché vogliamo che questo
appuntamento -sempre più- si possa ricordare come
un momento di aggregazione gioiosa, amichevole e
costruttiva.
A questo proposito stiamo organizzando un piccolo
(ma intrigante) “gioco-concorso”, che vedrà 5 diverse
“squadre” (formate da coloro che si vorranno
cimentare) impegnate nel doppiaggio di un piccolo
spezzone di film. Essendo un gioco, non c’è alcuna pretesa di “qualità” (anche
perché i mezzi a disposizione saranno minimi e il tempo limitato): ciò che conta è
creare una bella opportunità, con persone di Cineclub diversi che lavoreranno
insieme, mettendo in gioco la propria creatività e la propria intelligenza.
I filmati finali, indipendentemente dal risultato qualitativo, saranno comunque un
plusvalore del nostro stare insieme e sono certo che, quando li proietteremo a tutta
l’Assemblea, saranno in grado di stimolare curiosità, divertimento e consenso.
I cinque spezzoni (da altrettanti film) sono già pronti, con differenti durate, tutte
inferiori al minuto. Vi assicuro che la scelta del materiale su cui lavorare vi
sorprenderà… e non poco!
Per quel che riguarda la parte tecnica c’è bisogno di almeno cinque semplicissime
postazioni di montaggio. E’ sufficiente un computer portatile, dotato di un
elementare sistema di montaggio (si tratta di allacciare una pista audio alla pista
video che forniamo noi). Occorre poi un microfono, con cui registrare voci e rumori.
Tutto qui.
Tre delle cinque postazioni sono già pronte. Ne mancano ancora due e confido
nella vostra collaborazione: quei Cineclub che si rendono disponibili con una
postazione di montaggio (elementare) e con un microfono, sono pregati di
contattare personalmente il sottoscritto, per telefono (328.7275895) o per
mail:
[email protected]
Per motivi organizzativi vi prego di darmi risposta entro il:
10 gennaio 2016
Un grazie di cuore a chi vorrà collaborare.
Un caro saluto
Roberto Merlino
Presidente FEDIC
n° 27 –
FESTIVAL
Collaborazione fra Lucca Film Festival&Europa Cinema 2016 e UCCA - FEDIC
George Romero il primo ospite d'onore del Festival 2016, dal 3 al 10 aprile
Sarà George A. Romero, regista e sceneggiatore statunitense, maestro dell’horror, il primo ospite d'onore
del Lucca Film Festiv al e Europa Cinema 2016, che si terrà dal 3 al 10 aprile a Lucca e a Viareggio.
All’autore di film-cult quali La notte dei morti v iv enti, Zombi e La città v errà distrutta all’alba sarà
dedicata la retrospettiva completa di tutta la sua attuale produzione cinematograFedica e una mostra.
“Non vedo l’ora di incontrare i miei fan durante il vostro splendido Film Festival e nel frattempo… Stay
Scared!” ha detto il Maestro Romero.
Il Lucca Film Festiv al e Europa Cinema, presieduto da Nicola Borrelli, è tra gli eventi di punta delle
manifestazioni organizzate e sostenute dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca. L’evento si avvale
inoltre del supporto di Banca Pictet, Banca Generali Private Banking, Banca Carismi, Fondazione Banca del
Monte di Lucca, Gesam Gas&Luce, Stonecycle, Lucca In-Tec, Regione Toscana, Comune di Lucca e
Comune di Viareggio, della collaborazione di Comitato Nuovi Eventi per Lucca, Camera di Commercio di
Lucca, Provincia di Lucca, Fondazione Sistema Toscana, Fondazione Centro Arti Visive, Photolux Festival e
del patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.
Dopo aver omaggiato David Lynch (nel 2014) e David Cronenberg (2015) il festival dedicherà quindi una
delle sue principali sezioni, curata da Paolo Zelati e Stefano Giorgi, al maestro George Romero, che sarà
presente alle attività a lui dedicate in occasione della manifestazione. Il regista, già con la sua opera prima –
La notte dei morti viventi, realizzata a bassissimo budget, con soli 10.000 dollari – diviene una figura
fondamentale per la storia del cinema horror, oltre ad essere considerato colui che ha codiFedicato il genere
dello “zombie movie”. Con alle spalle una carriera quasi cinquantennale, molto spesso è non solo regista,
ma anche sceneggiatore, montatore e direttore della fotografia delle sue opere.
Tra le tante novità di questa edizione la nascita del concorso per lungometraggi, che vedrà competere 12
opere in anteprima italiana di fronte a una giuria presieduta da Paulo Branco, produttore cinematograFedico
portoghese noto per collaborazioni con registi del calibro di Wim Wenders, Manoel de Oliveira, Michel Piccoli
e David Cronenberg, oltre che direttore del festival Lisbon & Estoril. Le pellicole selezionate competeranno
per il premio Miglior Film e Miglior Film Europeo, e saranno presentate per metà a Lucca e per metà a
Viareggio, e in seguito replicate.
I lungometraggi di Romero che saranno proiettati sono: La notte dei morti viventi (1968); There’s Always
Vanilla (1971); La stagione della strega (1972); La città verrà distrutta all’alba (1973); Wampyr (1977); Zombi
(1978); Knightriders – I cavalieri (1981); Creepshow (1982); Il giorno degli zombi (1985). E ancora: Monkey
Shines – Esperimento nel terrore (1988); Due occhi diabolici (1990), co-diretto con Dario Argento; La metà
oscura (1993); Bruiser – La vendetta non ha volto (2000); La terra dei morti viventi (2005); Diary of the Dead
– Le cronache dei morti viventi (2007); Survival of the Dead – L’isola dei sopravvissuti (2009).
In v irtù della collaborazione tutti i circoli Fedic che aiuteranno a promuov ere le attiv ità del festiv al
ricev eranno in omaggio due abbonamenti giornalieri del festiv al (info sulle modalità di promozione:
[email protected]
Tutti i tesserati Fedic hanno diritto alle seguenti agev olazioni:
Diritto di accesso ai biglietti e agli abbonamenti ridotti del festival.
I prezzi saranno resi noti nei prossimi mesi sul sito www.luccafilmfestival.it
Lucca Film Festival e Europa Cinema 2016
| via delle Tagliate II°, traversa I°, n 64 55100 Lucca
[email protected]
www.luccafilmfestival.it
n° 27 –
NEWS
A Diari di Cineclub
diretto da Angelo Tantaro
il premio “Magazine on-line di cinema” 2015
Assisi, 28 novembre. La XXIV edizione di “Domenico Meccoli ScriverediCinema”, ha
conferito il premio “Magazine on-line di cinema” 2015 al periodico Diari di Cineclub, diretto
da Angelo Tantaro (Presidente Cineclub Roma), con la seguente motivazione:
“Per l’impegno profuso nell’opera di approfondimento della cultura cinematografica, in
particolare nei confronti del cinema indipendente”.
Il premio, consegnato da Giancarlo Di Gregorio, Direttore delle Attività Giornalistiche di
Luce - Cinecittà è stato ritirato dal Direttore Angelo Tantaro che ha ringraziato le 242 firme
(tra cui alcune provengono dalla FEDIC) che in questi primi 34 numeri hanno costituito il
patrimonio del periodico.
Tra gli altri premiati Federico Pontiggia (Il Fatto Quotidiano); Stefano Masi (RAI); Luca
Pellegrini (Radio Vaticana); Laura Delli Colli (SNCC).
I premi “Domenico Meccoli ScriverediCinema” sono riservati a quanti si sono distinti,
nell'arco dell'anno, nella scrittura e nella promozione del cinema attraverso i media e sono
assegnati da una giuria composta dal gotha della comunicazione cinematografica italiana
(circa 100 critici) con la direzione artistica del noto critico Franco Mariotti.
Patrizia Masala
n° 27 –
Paolo Micalizzi
intervistato da “Ferrara-Italia”
Un “Ritratto” di Paolo Micalizzi sulla Rivista on-line Ferrara-Italia del 6 dicembre 2015
(visibile al link: http://www.ferraraitalia.it/luomo-delle-stelle-micalizzi-una-vita-sul-set-conla-penna-in-mano456-69951.html).
S’intitola “L’uomo delle stelle: Micalizzi, una vita sul set con la penna in mano” ed è firmato
dalla giornalista Giorgia Pizzirani.
Ripercorre l’attività di giornalista, di critico e storico del cinema di Paolo Micalizzi ma
anche le sue iniziative per la Fedic. S’inizia con la formazione cinematografica avvenuta a
Reggio Calabria frequentando il locale Circolo del Cinema proseguendo poi con l’inizio
della sua attività, a 21 anni, di critico sul Quotidiano “Gazzetta Padana” di Ferrara, città
nella quale si era trasferito per motivi di lavoro. Da lì un suo inserimento nella
vita culturale cittadina svolgendo anche attività nell’ambito del Cineforum e del Cineclub
Fedic Ferrara.
Si verifica intanto un suo maggior inserimento nel giornalismo, diventando dal 1969 critico
cinematografico dell’edizione ferrarese (ma scrivendo anche articoli dai Festival per la
pagina nazionale) del Quotidiano
”Il Resto del Carlino”, e nella critica
cinematografica con la collaborazione ad alcune importanti Riviste
di cinema fino a diventare nel
1989, per tre anni, Direttore di
“Cineclub” e assumendo nel 2015
quello della Rivista on-line “Carte
di Cinema”: entrambe edite dalla
Fedic.
Il ”Ritratto” racconta, poi, dell’attività di Paolo Micalizzi di scrittore di
libri di cinema, di organizzatore di
iniziative come il Premio e il Forum
Fedic alla Mostra di Venezia che
dal 1993 segna una presenza
costante della Federazione Italiana Paolo Micalizzi con Marcello Mastroianni ed Ettore Scola
sul set del film “Permette? Rocco Papaleo” (1972).
dei Cineclub ad uno dei maggiori
Festival del Cinema, a livello Internazionale. Ma si dà anche conto del ruolo di Paolo
Micalizzi come Direttore Artistico e Responsabile Ufficio Stampa di Festival
cinematografici. Un ritratto a tutto tondo, corredato da immagini che testimoniano alcuni
importanti incontri con prestigiosi personaggi del mondo del cinema.
n° 27 –
DAI CINECLUB
PROIEZIONI PROGRAMMATE
CINECLUB FEDIC
SANGIOVANNESE
NOVEMBRE 2015
martedì 17 nov embre alle ore 21.30
al cinema Masaccio d’Essai è stato proiettato
GIOVANI SI DIVENTA (While We're Young)
REGIA: Noah Baumbach
INTERPRETI:Ben Stiller, Naomi Watts, Adam Driver,
Amanda Seyfried, Charles Grodin
GENERE : Commedia drammatica
DURATA: 97 min.
PAESE: USA
ANNO: 2014
DISTRIBUZIONE: Eagle Pictures
USCITA: 9 Luglio 2015
Josh e Cornelia - lui regista di documentari in crisi creativa, lei produttrice - formano una coppia che sembra
avere tutto ma a cui pare mancare moltissimo, specie l'accettazione del tempo che passa. Quando si
imbattono nei giovani Jamie e Darby - anche lui regista di documentari - e cominciano a uscire con loro, la
vita di Josh e Cornelia cambia e si adegua al loro stile di vita esuberante.
Buona visione!
martedì 24 nov embre alle ore 21.30
al cinema Masaccio d’Essai è stato proiettato
TEMPO INSTABILE CON PROBABILI SCHIARITE
REGIA: Marco Pontecorvo
INTERPRETI: Luca Zingaretti, Pasquale Petrolo, John Turturro,
Carolina Crescentini, Lorenza Indovina
GENERE : Commedia
DURATA: 100 min.
PAESE: Italia
ANNO: 2015
DISTRIBUZIONE: Good Films
USCITA: 2Aprile 2015
Giacomo ed Ermanno sono amici da una vita: Giacomo è lo scaltro proprietario di una piccola azienda che
gestisce come una cooperativa, Ermanno l'operaio che "è sempre stato sulle barricate". L'azienda sta per
soccombere ai debiti quando la rottura di un tubo fognario rivela la possibilità che nel terreno circostante ci
sia un giacimento petrolifero. Che faranno Giacomo ed Ermanno con la "paccata di soldi" che potrebbe
derivare loro da questa scoperta? E che ne sarà della loro amicizia?
n° 27 –
DICEMBRE 2015
sabato 5 dicembre ore 21.30
domenica 6 dicembre ore 15 -17.15 -21.30
al cinema Masaccio d’Essai è stato proiettato
THE WALK
REGIA: Robert Zemeckis.
INTERPRETI: Joseph Gordon-Levitt, Ben Kingsley, Patrick Baby,
Marie Turgeon, Soleyman Pierini
GENERE : Biografico Drammatico
DURATA: 100 min.
PAESE: - USA
ANNO: 2015
DISTRIBUZIONE: Warner Bros Italia
USCITA: 22 Ottobre 2015
Il 7 agosto del 1974 il funambolo francese Philippe Petit realizza il suo sogno, qualcosa di impossibile,
qualcosa che nessuno farà mai più. Per quasi un'ora cammina avanti e indietro su un cavo teso tra le torri
gemelle di New York, a più di 400 metri d'altezza, senza alcuna protezione. Lo guardano la sua donna, gli
amici che lo hanno aiutato, la polizia che aspetta di arrestarlo, la città e poi il mondo.
martedì 15 dicembre alle ore 21.30
al cinema Masaccio d’Essai è stato proiettato
EX MACHINA
REGIA: Alex Garland
INTERPRETI: Domhnall Gleeson, Oscar Isaac, Alicia Vikander,
Sonoya Mizuno, Chelsea Li
GENERE : Drammatico
DURATA: 108 min.
PAESE: USA, Gran Bretagna
ANNO: 2015
DISTRIBUZIONE: Universal Pictures
USCITA: giovedì 30 luglio 2015
Tra tutti gli impiegati del grande motore di ricerca per cui lavora, Caleb è stato scelto per il prestigioso invito
nella residenza del mitologico fondatore della società e inventore dell'algoritmo di ricerca. Arrivato in una
zona a metà tra la magione irraggiungibile (lo porta un elicottero privato che si ferma diversi chilometri prima
del primo edificio) e il rifugio zen, Caleb comprende di essere stato scelto da Nathan per un importante
esperimento. Da decenni infatti Nathan è al lavoro sulla costruzione di un'i ntelligenza artificiale e Caleb deve
testarla per capire se abbia raggiunto o meno il suo obiettivo. Il modello attuale con cui Caleb si confronta si
chiama Ava, ha forma umanoide, pelle e circuiti, ragiona ed è conscia del suo status. Dopo i primi giorni
Caleb comprende però che c'è qualcosa che non va, le frequenti ubriacature del capo, i moltissimi luoghi
della magione in cui non può entrare e alcune strane confessioni di Ava compongono un mosaico più
inquietante di quel che non sembrasse all'inizio.
n° 27 –
n° 27 –
MOVIES & PICTURES
AT AN EXHIBITION
lunedì 7 dicembre
2015
Storie di pittori, fotogrammi in esposizione e tableaux vivants. Cinque
corti in cui rivivono gli artisti. E le loro opere.
"Nachtlicht" ("Luce notturna") di Emmanuel Adj ei & Marleen Ozgur (Olanda, 2013, 10’00’’). Questo video
di due giovani autori olandesi, è una sofisticata rielaborazione di alcune opere esposte in quattro musei di
Amsterdam (Rijksmuseum, Stedelijk Museum, Museum van Loon e il National Maritime Museum) che,
partendo da un dipinto di Rembrandt (La ronda notturna) fa rivivere personaggi e oggetti dei quadri di
Vermeer, Van Gogh e, per l'appunto, Rembrandt, grazie ad alcuni attori e attrici, e a diversi effetti digitali.
"Mein w andelw eg fürth über abgründe" ("Il mio cammino mi conduce sull'abisso") di Doris Dv orak
(Austria, 2013, 22’00’’ - ling. orig.: tedesco - sottotit.: inglese) - medaglia d'argento al Festival UNICA 2013.
Alcuni aspetti della vita e dell'arte del pittore Egon Schiele, attraverso un particolare espediente dell'autrice
del video. Tutta una serie di quesiti che vengono posti nel tentativo di capire meglio la travagliata e
passionale vita del pittore austriaco.
"Il nostro isolante" di Marcello Rosas (Italia, 2015, 5’45’’). Questo corto vuole essere una sorta di atto di
accusa nei confronti della superficialità che domina oggi la nostra vita, una fragilità che ci rende sordi, muti e
ciechi mentre diamo più importanza alla durata della batteria di un cellulare che a rapporti personali basati
su una reale umanità.
"L'aura" di Marcello Rosas (Italia, 2014, 6’05’’). Il pittore e la sua musa. Una suggestiva riflessione sulla
bellezza che si vuole fissare sulla tela tradotta in video. Mentre riecheggiano motivi stilnovisti (o più
precisamente petrarcheschi), l'autore evoca, e reinterpreta, l'eterna ricerca dell'artista.
"Beauty" di Rino Stefano Tagliafierro (Italia, 2014, 9’49’’). Diverse tecniche digitali combinate assieme
fanno rivivere, con un sofisticato effetto a 3D, le celebri pitture di Bouguereau e di Caravaggio, nonché di
Rubens, Rembrandt, i preraffaelliti, ecc., all'incirca 118 opere che prendono vita e si animano sotto i nostri
occhi. Realizzato con la collaborazione di Laila Sonsino e Carlotta Balestrieri, e le musiche di Enrico Ascoli,
il video è un percorso estetico sublime e sorprendente, che inizia con accenti paradisiaci ma che pian piano
sfumano in note meno lievi e sempre più oscure. Emozioni e brividi nell'incanto di un'opera d'arte sull'opera
d'arte.
Doris Dvorak è una video "amatrice" austriaca che ha iniziato a coltivare la passione per il video
non appena è andata in pensione. Al cineclub FEDIC abbiamo già proiettato il suo documentario
"Von der Welt vergessen" ("Dimenticati dal mondo") un reportage sui rifugiati dell'etnia Karen
(Birmania).
Il giovane oristanese M arcello Rosas, laureatosi alla facoltà di architettura di Cagliari, si
appassiona alle arti visive sin dalla più tenera età; diplomatosi al Liceo Artistico, realizza a 21 anni
la sua prima personale come pittore e prosegue con mostre e rassegne perfezionandosi anche
nella pittura digitale su Ipad. Recentemente si inventa una sua "football painting" utilizzando un
pallone da calcio al posto del pennello (del suo ritratto di Gigi Riva realizzato in questo modo ne
parleranno la RAI e i media nazionali ed è visibile su youtube). Inizia quindi a coniugare pittura e
video e realizza diversi corti centrati sulla sua attività pittorica.
Rino Stefano Tagliafierro ha studiato all'ISIA di Urbino ed all'Istituto Europeo di Design di Milano.
Ha realizzato diversi corti e videoclip per grandi artisti italiani e internazionali, acquisendo
esperienza in art-direction, visual-art, grafica, animazione 2D, compositing, per la produzione di
spot commerciali, videoclip, cortometraggi e video di moda; ha organizzato videomapping,
videoproiezioni e installazioni interattive per mostre, musei ed eventi speciali. Il pluripremiato e
affascinante "Beauty" continua ad ottenere riconoscimenti in tutto il mondo, dall'Europa all'Asia.
Pio Bruno
Presidente del Cineclub FEDIC di Cagliari
n° 27 –
n° 27 –
Testi: R. Merlino, P. Micalizzi, Riv e Gauche, G. Sabbatini, F.
Felloni, Cinev ideo Club Fedic Bergamo, P. Leidi, G. Vecchi
Immagini e Suono, L. Crociani, M. Demata, R. Mandolesi,
Corte Tripoli Cinematograf ica, Cineclub Fedic Piemonte,
DiLucca.TV, TeleAmbiente, Lucca Film Festiv al&Europa
Cinema 2016 e UCCA - Fedic, P. Masala, Cineclub Fedic
Sangiov annese, Cineclub Fedic Cagliari.
Fotografie: G. Sabbatini, P. Leidi, A. Casola, V. Tullio.
Grafica e impaginazione: Giorgio Sabbatini.
Supplemento a “Carte di Cinema”
Direttore Responsabile: Massimo Maisetti
Redazione: Giorgio Sabbatini
Corso Benedetto Croce, 3 – 10135 Torino
E-mail: giorgio.sabbatini@fastw ebnet.it
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