FOGLI D’INFORMAZIONE A CURA DELLA FEDIC (FEDERAZIONE ITALIANA DEI CINECLUB) ANNO II – n° 27 NOVEM BRE - DICEM BRE 2015 SOMMARIO Editoriale – R. M erlino pag. Liliana Cavani, am ica della Fedic – P. M icalizzi “ “Appunti per un’Orestiade africana” di P. P. Pasolini – Rive Gauche “ Antonioni, Michelangelo e il Mosè – G. Sabbatini “ New entry nel Com itato Scientifico Fedic “ LO SCAFFALE “ “Guerre stellari” il film m ito – F. Felloni “ ATTIVITÀ DEI CINECLUB FEDIC “ Gibba & Film video in “Arte Anim ata” – Cinevideo Bergamo “ “Toilet Day” – Cinevideo Bergamo “ Incontro con l’Autore Alberto Cersoli – Cinevideo Bergamo “ Selezione Unica 2014 – Cinevideo Bergamo “ Alessandro Grande e il racconto film ico – G. Vecchi “ Anteprima Nazionale Cortometraggi – Immagini e Suono “ LO SGUARDO CRITICO “ I film sognati e m ai girati: “San Paolo” di Pasolini – M . Demata “ PREMIAZIONI E RICONOSCIMENTI FEDIC “ Rolf Mandolesi – Super 8 & Video Club M erano Fedic “ A. Baccini, L. Serasini, M. Merlino, M. Rosati, A. Bizzarri, O. Capoccia, C. Bruschi – CTC Cineclub Fedic Piem onte – Concorso Sociale 2015 – G. Sabbatini “ ANGOLO DELLE POSSIBILITÀ “ Program mazione DiLucca.TV “ Program mazione TeleAmbiente “ Com unicazione del Presidente – R. M erlino “ FESTIVAL “ Collaborazione fra Lucca Film Festival&Europa Cinem a 2016 e UCCA – Fedic “ NEWS “ A Diari di Cineclub diretto da A. Tantaro il prem io “Magazine on-line di cinema” 2015 – P. M asala “ Paolo Micalizzi intervistato da “Ferrara-Italia” “ DAI CINECLUB PROIEZIONI PROGRAMMATE “ Cineclub Sangiovannese “ Cineclub Cagliari – P. Bruno “ Auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo “ 2 3 4 5 8 9 9 8 10 12 14 15 17 19 20 20 24 24 25 26 27 27 28 29 30 30 31 31 32 33 33 35 38 Realizzare film non significa avere a che fare con pubblico, festival, rassegne e interviste. Significa alzarsi dal letto ogni mattina alle sei. Significa freddo, pioggia, fango e dover trasportare luci pesanti. È un’impresa esasperante e, a un certo punto, qualsiasi altra cosa deve passare in secondo piano, inclusa la famiglia, le emozioni e la vita privata. Krysztof Kieslowski n° 27 – EDITORIALE Cari amici, il Natale è alle po rt e e, co me tutti gli anni, ci sono due import ant i appunt a menti che ci attendono: le rendicontazioni mini Roberto Merlino steriali e l’organizzazione dell’Assemblea dei Presidenti. Per quel che riguarda il materiale per il Ministero, non sto ad annoiarvi parlandovi del mastodontico lavoro che cinque persone stanno portando avanti nell’interesse della Federazione (e, quindi, di tutti noi!). Mi limito s o lo a ringraz iare chi ha prodotto il materiale richiesto in modo corretto e nei tempi stabiliti. Voglio spendere qualche parola, invece, per la nostra Assemblea di fine febbraio. Stiamo cercando, come nelle ultime edizioni, di renderla sempre più “appetibile”, interessante e piacevole. Pur rispettando le priorità istituzionali (relazioni sull’attività svolta, bilanci contabili, proposte dei Presidenti, ecc.), abbiamo cercato di dare un’impronta “ c u lt u r a le ” e , a l c o n t empo , “divertente”. In poche parole, vogliamo che l’A s s emblea dei Pres ident i, sempre più, sia un momento di idee e di emozioni, di amicizia e di s cambio , di gio ia e condivisione … Dal punto di vista “ambientale” ci siamo attivati per rendere il soggiorno sempre più confortevole e il nostro ritrovo avverrà nel prestigioso Hotel Adua e Regina di Saba: portate costume, cuffia, ciabatte antiscivolo e accappatoio, perché potremo utilizzare anche la piscina riscaldata! Ma le sorprese non finiscono qui e, comunque, se avete qualcosa da proporre… fatelo immediatamente, contattandomi direttamente! Termino con un sentito augurio, per voi e per i vostri cari, affinché il Natale sia sereno ed il nuovo anno ci porti amore, bontà e pace, assieme a quelle soddisfazioni creative a cui il nostro ruolo di cinefili aspira. Un caro abbraccio, anche a nome di tutto il Consiglio Roberto Merlino Presidente FEDIC n° 27 – Liliana Cavani, amica della FEDIC di Paolo Micalizzi Il primo Premio Fedic alla Mostra di Venezia è stato assegnato nel 1993 alla regista Liliana Cavani per il suo film “Dove siete? Io sono qui”. La Giuria, presiedu ta dal prestigioso critico cinematografico Giovan ni Grazzini, ha voluto Paolo Micalizzi attribuirglielo “perché affronta un tema di altissimo valore sociale con un linguaggio di controllata emotività che favorisce un’indispensabile presa di coscienza civile”. Il film ,scritto a quattro mani con Italo Moscati, racconta una storia d’amore tra due non udenti (i bravissimi Chiara Caselli, che fu insignita successivamente del “Nastro d’Argento”, ed il giovane Gaetano Carotenuto). “Dove siete? Io sono qui” venne poi presentato dalla regista a “Valdarno Cinema Fedic” 1994. Liliana Cavani si dichiarò molto contenta del Premio assegnatole e dell’accoglienza avuta, tanto che ritornata a Roma, il 15 maggio inviò una lettera al sottoscritto che l’aveva invitata nella quale scrisse (la riporto per informazione storica): ”Cari amici, non so come esprimervi la mia gratitudine per la festa autentica di ieri sera, generosa, piena di calore e con tanta espressione di stima. Sono cose che fanno molto bene, che aiutano a credere nel cinema, nel nostro cinema, in un momento in cui ci vuole davvero tanta volontà. Il Premio per il mio film “Dove siete? Io sono qui”, da voi ricevuto, mi ha dato tanta gioia, oltre ad essere stata molto bene con tutti. È stata bella anche la festa in Palazzo D’Arnol fo: temevo cosa austera, era invece autentica festa. Sono grata a voi ed alla Fedic, che ritengo importantissima. È bella la vostra iniziativa, è interessante è utile, incoraggia a fare cineLiliana Cavani ma, a crederci”. Ho ricordato questi episodi in un mio intervento pubblicato nel Catalogo della XXXIV Rassegna del Cinema Italiano “Primo Piano sull’Autore”, diretta con molta passione e competenza da Franco Mariotti, il cui titolo è “ Liliana Cavani. Santi e peccatori al di là del bene e del male”. È stata un’importante occasione per ripercorrere la filmografia di questa regista di primo piano del cinema italiano, e non solo poiché i suoi film sono stati apprezzati e analizzati anche a livello internazionale. Un’immagine di Lou Castel tratta dal film “Francesco d’Assisi” di Liliana Cavani (1966). Al Convegno di Assisi si è discusso, soprattutto delle tre opere che Liliana Cavani ha dedicato a San Francesco (1966, 1989 e 2014) sottolineando come “Francesco d’Assisi” del 1966 sia stato anticipatore del messaggio di semplicità e fratellanza dell’attuale Papa. Alla regista è stato attribuita poi la cittadinanza di Assisi come atto di riconoscenza” per aver raccontato al pubblico internazionale la storia di San Francesco e per aver tracciato a più riprese e con profondità crescente il profilo del Poverello avvalendosi dell’energia e dell’equilibrio dell’indagine laica, riscontrando grande interesse di pubblico e di critica, oltre che valorizzando l’attualità del messaggio universale del Santo di Assisi sulla strade del francescanesimo rinnovato da Papa Francesco”. Nell’ambito di “Primo Piano sull’Autore” sono stati attribuiti i Premi Domenico Meccoli “Scrivere di Cinema” (è la XXIV edizione) e ci fa molto piacere che quello per il “Magazine on line di cinema” sia stato assegnato a “Diari di Cineclub”, rendendo cosi merito alla iniziativa editoriale di Angelo Tantaro. n° 27 – “Appunti per un’Orestiade africana” di Pier Paolo Pasolini Venerdi 20 novembre ore 17.30 Firenze – Museo Novecento (Piazza S. Maria Novella 10) Incontro con Franco Zabagli e proiezione del film Introduce Marino Demata, Rive Gauche-ArteCinema. Appunti per un’Orestiade africana è un documentario del 1970 diretto da Pasolini, realizzato con il montaggio del materiale girato in Africa per un film ispirato all’Orestiade di Eschilo. L’opera Pier Paolo Pasolini si inserisce in un progetto più ampio, così descritto da Pasolini: “quel film dovevo girarlo in diversi paesi del Terzo Mondo […] Era quindi una sorta di documentario, di saggio.” Gli Appunti si articolano idealmente in tre parti: un documentario di viaggio in Uganda e Tanzania, un dibattito tra Pasolini e gli studenti Africani dell’Università La Sapienza, il Concerto Jazz di Yvonne Murray e Archie Savage al FolkStudio di Roma. Il filmato fu presentato con successo a Venezia nel settembre del 1973 nell’ambito delle Giornate del cinema italiano. Secondo Alberto Moravia il film “[…] è uno dei più belli di Pasolini. Mai convenzionale, mai pittoresco, il documentario ci mostra un’Africa autentica, per niente esotica e perciò tanto più misteriosa del mistero proprio dell’esistenza, coi suoi vasti paesaggi da preistoria, i suoi miseri villaggi abitati da un’umanità contadina e primitiva, le sue due o tre città modernissime già industriali e proletarie. Pasolini ‘sente’ l’Africa nera con la stessa simpatia poetica e originale con la quale a suo tempo ha Frame tratto dal documentario “Appunti per sentito le borgate e il sottoproletariato un’Orestiade Africana di P. P. Pasolini. romano”. La proiezione sarà introdotta da Franco Zabagli con Marino Demata. n° 27 – Antonioni, Michelangelo e il Mosè a cura di Giorgio Sabbatini Il 25 novembre 2015 il Cineclub Fedic Piemonte ha dedicato una “serata tecnica” all’ultima opera cinematografica firmata dal Maestro Michelangelo Antonioni: “Lo sguardo di Michelangelo”. Si tratta di un “corto”, della durata di circa 17’, interamente gira- Giorgio Sabbatini to in pellicola nel 2004, riguardante la monumentale opera di Michelangelo Buonarroti dove appare l’imponente scultura del Mosè. La serata si è sviluppata attraverso un’approfondita analisi del linguaggio filmico utilizzato dal Maestro Antonioni non dimenticando un breve studio su alcune inquadrature, tratte dal filmato, per esplorare l’estetica adottata nelle immagini. Tutto, però, è iniziato dalla ricerca dell’”idea” che ha coinvolto, e convinto, il Maestro nella realizzazione di questa sua breve ma intensa opera. Il complesso del monumento funebre. (Foto: G, Sabbatini). L’”idea” che dà vita al cortometraggio “Lo sguardo di Michelangelo”, si basa sull’immortalità dell’arte che trova nello sguardo severo del Mosè l’elemento dominante per un dialogo profondo e inquietante, come l’attesa della morte, ponendo momenti di riflessione all’insolito visitatore Antonioni che, a 92 anni, si presenta non solo come regista del filmato, ma anche nelle vesti di attore. Un film dove gli occhi marmorei del Mosè si confrontano con lo sguardo, curioso e ricco di vitalità, del regista, soggiogato dalla grandiosità del monumento michelangiolesco, che cerca di avvicinarsi con semplici tocchi della mano, quasi “carezze” rispettose e riconoscenti, di fronte ad una gigantesca opera che lo pone in uno stato di reale sottomissione. Giochi di luci ed ombre trasmettono le emozioni che il Maestro riceve dai numerosi dettagli che le immagini, da lui scelte, esprimono. Una ricercata cura nell’illuminazione scenografica del monumento mette in evidenza volti e forme che infondono sensazioni rassicuranti e, al tempo stesso, inquietanti in un continuo lento trascorrere del tempo scandito dai reali rumori interni ed esterni della Basilica. Il “silenzio” come momento esaltante della concentrazione di fronte ad un’opera d’arte. La statua del Mosè si trova a Roma nella Basilica di San Pietro in Vincoli. È stata ideata per la realizzazione della tomba di Papa Giulio II, monumento funebre che l‘artista pensò dovesse essere come una n° 27 – montagna sovrastata da 42 statue. Il Mosè è stato scolpito con lo sguardo fiero e inflessibile che guarda con rimprovero i sudditi disubbidienti. Lo sguardo è stato definito “terribile” e, quindi, riconducibile al carattere irascibile, orgoglioso e severo di Michelangelo. Al lati del Mosè ci sono le statue di Lia e Rachele, simboli della vita attiva e contemplativa di Michelangelo. Queste opere furono terminate dal suo allievo Raffaello da Montelupo. Le “corna” sul capo del Mosè sono, probabilmente, dovute ad un errore di tradu zione del libro dell'Esodo, nel quale si narra che Mosè, scendendo dal monte Sinai, avesse due raggi luminosi sulla fronte. È interessante notare che nella Bibbia consonantica sono riportate le lettere "KRN". Se si introducono le vocali per ottenere la paro la "raggi" si ottiene “KaRaN”. Comunque, non si può escludere che sia stata fatta una diversa vocalizzazione; ad esempio, "KeReN", parola il cui significato corrisponde a "corna". Sul ginocchio destro del Mosè si può notare una linea di frattura che, Michelangelo, secondo la leggenda, guardando compiaciuto la sua opera, avrebbe provocato scagliando con forte rabbia uno scalpello, o un martello, dopo avere interrogato la statua con la frase: “Mosè perché non parli?”, senza ottenere risposta. Particolare del ginocchio con l’evidente frattura. (Foto: G, Sabbatini). Papa Giulio II è rappresentato disteso e, dagli ultimi studi, l’opera scultorea è attribuita allo stesso Michelangelo mentre, in precedenza, era assegnata allo scultore Maso del Bosco. Nella parte superiore del monumento funebre, Michelangelo fece disporre a sinistra una Sib illa mentre a destra si può notare la figura di un Profeta. Le due statue non furono realizzate da Michelangelo, ma affidate a Raffaello da Montelupo, secondo la narrazione del Vasari. La statua del Mosè, una delle opere scultoree più famose di Michelangelo, è alta più di 2 metri ed è stata iniziata tra il 1513 e il 1515 circa, ma nel 1516 la scultura subì un improvviso arresto per un problema tecnico inatteso. Infatti, sul viso della statua apparve una venatura nera che non poteva essere accettata. Fu, quindi, indispensabile la ricerca di un nuovo blocco di marmo che per problemi di non facile trasporto obbligò Michelangelo a riprendere il lavoro negli anni tra il 1519 e il 1520. Nel n° 27 – SSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSS 1521, terminata le seconda versione, la statua fu trasportata a Roma dalla bottega fiorentina del Maestro. Secondo un documento, recentemente ritrovato, Michelangelo avrebbe girato la te sta del suo Mosè, accompagnandola con una torsione dinamica di tutto il corpo, dopo il marzo del 1542, a 25 anni, circa, d i distan za d a l l a pri- Christoph L. Frommel ma versione e in un tempo tanto breve: due soli giorni di lavoro! Lo sostiene il maggiore studioso di Michelangelo, Christoph L. Frommel coinvolto nella presentazione dei risultati raggiunti con il restauro del monumento. A ritrovare il documento è stato proprio un restauratore, Anto nio Forcellino che, prima di procedere alla pulitura del marmo con impacchi di acqua distillata e carbonato di ammonio, ha passato quatAntonio Forcellino tro anni immerso in una ricerca filologica. È così che Forcellino si è ritrovato tra le mani la lettera di un anonimo conoscente di Michelangelo che riferisce, poco dopo la morte dell' artista, come il Maestro avesse girato la testa del Mosè solo in un secondo momento. Secondo il Forcellino la scelta di girare il volto del profeta dipese anche dalla presen za dell’”Altare delle catene” sul lato opposto del transetto dove era collocato il Mosè. Questo “Altare” era il simbolo della supersti zione cattolica e il fondamento di quel potere temporale che continuava a rivendicare una Chiesa in cui Michelangelo non si riconosceva più. L’intero filmato di Antonioni è stato analizzato, durante la proiezione, con una approfondita discussione delle 74 inquadrature che danno vita a questo interessante documento che, con grande precisione, mette in evidenza numerosi particolari scultorei attraverso una studiata ricerca di illuminotecnica. Si è voluto, inoltre, dare particolare risalto a certi movimenti della mdp (macchina da presa) per comprendere meglio come l’occhio del Maestro Antonioni abbia potuto interpretare il monumento scultoreo scegliendo traiettorie e percorsi di avvicinamento per evidenziare il colossale lavoro fatto dal Buonarroti. Un’indagine attenta e meticolosa che si amplia nelle sensazioni provate e trasmesse, con la percezione degli sguardi scultorei che si alternano agli sguardi umani che Antonioni stesso interpreta in modo significativo. Ultima, e non per questo meno importante, è stata la ricerca dell’estetica applicata alle immagini, attraverso una scelta curata delle stesse, per un’analisi completa seguendo i “modelli geometrici” applicabili, nonché i canoni della “regola aurea”. Una “serata tecnica” che, penso, abbia potuto interessare ed arricchire culturalmente tutti gli intervenuti per visualizzare l’ultima opera del Maestro Antonioni che è quasi un testamento spirituale, tradotto in immagini, con la sensibilità di un’artista che sa creare emozioni attraverso un semplice gesto o un lento movimento della mdp addolcendo la durezza marmorea delle sculture. Un continuo colloquio di sguardi dove curio sità e perplessità trovano un’intima quiete di fronte ad un indiscutibile capolavoro che il Maestro interpreta con il suo infinito amore per l’arte. Un’arte che ritroviamo nei suoi film e che è sinonimo di “vita”. Non possiamo, certamente, dimenticare la frase che più volte, Antonioni, ha pronunciato affermando che “,,, Fare un film per me è come vivere!” n° 27 – New entry nel Comitato Scientifico Fedic a cura di Paolo Micalizzi Una new entry nel Comitato Scientifico Fedic. Si tratta di Alfredo Baldi, figura prestigiosa del mondo della cultura cinematografica, a cui, oltre al sottoscritto, il Presidente Fedic Roberto Merlino e il Consiglio Direttivo Fedic hanno rivolto un cordiale benvenuto. Alfredo Baldi è nato e vive a Roma. Ha lavorato dal 1968 al 2007 al Centro Sperimentale di Cinematografia dove è stato direttore, tra l’altro, della Scuola Nazionale di Cinema e della Cineteca Nazionale. Studioso di storia del cinema e di tecnica del cinema, collaboratore di trasmissioni televisive della RAI e della TSI, organizzatore di produzioni cinematografiche, docente di "Linguaggio cinematografico" all'Università Sapienza di Roma, ha pubblicato un centinaio di articoli e saggi, soprattutto sul cinema italiano, ed è autore e curatore di una dozzina di volumi. Sulla censura cinematografica, della quale è studioso fin dagli anni Settanta, ha pubblicato nel 1994 Lo sguardo punito - film censurati 19471962 e, nel 2003, Schermi proibiti - la censura in Italia 1947-1988. Nel 2008 ha curato il volume Esercizi sulla bellezza - Piero Tosi e i seminari di acconciatura e trucco al CSC e nel 2010 il libro Tre quarti di secolo - 75 anni di vita, storia e cinema al Centro Sperimentale di Cinematografia (19352010). Nel 2013 è uscito il suo ultimo libro Le nove vite di Valentina Cortese, Edizioni ETS, Pisa. Il Comitato Scientifico Fedic risulta composto oggi da Paolo Micalizzi (Presidente), Alfredo Baldi, Elio Girlanda, Ernesto G. Laura e Pierantonio Leidi. Un sentito ringraziamento per il contributo dato va rivolto a Gianluca Farinelli e Simone Emiliani che per sopraggiunti impegni non riescono più a farne parte, augurandoci che possano comunque essere sempre vicini alle attività che il Comitato Scientifico Fedic svolgerà. n° 27 – LO SCAFFALE a cura di Federico Felloni “Guerre stellari” il film mito è anche un libro di Federico Felloni Usa la forza Luke, usa la forza... quante volte negli anni si è ricorsi alla frase cult del film di George Lucas per tentare azioni praticamente impossibili come aprire una scatola di tonno particolarmente rognosa o provare a prendere la linea da una cabina telefonica affidandoci ad un aiuto dall'alto o alle tante capacità inespresse della nostra menFederico Felloni te. Non me ne vorranno i milioni di fans di Star Wars per questo preambolo che non vuole sminuire una trilogia che ha fatto la storia del cinema di genere “fantascienza” e che in questi giorni vede l'uscita dell'attesissimo nuovo capitolo. Film per il quale, prima volta in vita mia, ho visto un cinema che prendeva prenotazioni 15 giorni prima per una sala che andrà inevitabilmente esaurita. Creata da George Lucas questa trilogia divenne subito un fenomeno di successo, grazie alla miscela di elementi presi da cinema, fumetti e televisioni; si tratta comunque di una delle più massicce e importanti opere di concept art del '900. Gli eventi di Guerre stellari prendono luogo in una galassia fittizia, in un non specificato tempo. La maggior parte dei personaggi sono identici agli umani, ma compaiono spesso bizzarre creature aliene, robot, detti droidi e costruiti per servire a vari scopi, ed i viaggi interspaziali. Uno degli elementi chiave della saga è la Forza, un campo di energia mistico generato da tutti gli esseri viventi che pervade l'universo e tutto ciò che esso contiene. Chiunque sia in grado di manipolare la Forza apprende abilità mistiche, come spostare gli oggetti col pensiero e ne amplifica riflessi e agilità. Sebbene la Forza sia usata per scopi positivi, ha anche un lato oscuro, che porta all'odio e alla malvagità. I tre film sono la storia di Luke Skywalker e di come diviene cavaliere Jedi. La trama venne inizialmente concepita come opera in nove atti. I primi tre film furono prodotti dal 1977 al 1983 e formarono la cosiddetta trilogia originale, composta dagli episodi quarto, quinto e sesto. E sono questi ad essere ricordati e, ancor oggi, elevati a mito. Come spiegare il successo di un fenomeno di tale portata? Forse era semplicemente il film giusto nel momento giusto, una pellicola che riuscì a intercettare il desiderio di evasione di un'intera generazione. Difficile capire e andare a fondo alle ragioni di un fenomeno di costume come questo che ancora oggi fa parlare di sé; appassiona milioni di fan, ne crea di nuovi, e non accenna ad affievolirsi. La saga ha avuto anche un forte impatto sulla moderna cultura cinematografica, il genere fantascientifico è stato spesso influenzato dalla serie. Sin dalla sua uscita le citazioni e gli omaggi, da parte di registi e sceneggiatori, sono stati innumerevoli e svariati. Per decenni ogni film di genere era paragonato e soppesato nel confronto con Guerre Stellari. A ben pensarci riguardando il film oggi e confrontandolo con i suoi tanti epigoni, è impossibile non provare un rimpianto per un cinema di genere che riusciva a essere spettacolare, capace di ipnotizzare lo spettatore allo schermo per ore senza perdere di vista la narrazione e i personaggi, la credibilità e l'aspetto epico che da sempre fanno grande il cinema di intrattenimento. Pochi sanno che in Italia da tale colosso è stato ricavato anche un libro; La trilogia classica di Star Wars (Sperling & Kupfer 1999), ripercorre tutte le tappe della saga: dalla fuga di Luke Skywalker dal pianeta Tatooine alla distruzione della Morte Nera in "Guerre stellari"; dalla cattura di Han Solo e Leia all'emozionante duello con Darth Vader in "L'impero colpisce ancora"; dalla tana di Jabba de' Hutt alla battaglia finale dei Ribelli dell'Alleanza in "Il ritorno dello Jedi" e soprattutto l'eterna lotta tra Bene e Male, tra la Forza e il suo Lato Oscuro. I libri (sono tre volumi...), sulla prima trilogia lasciano poco in più rispetto ai film. Il primo libro è praticamente la sceneggiatura del film. Il secondo e il terzo non danno ulteriori informazioni. Per i puristi un'opera inutile che nulla aggiunge, una mal riuscita opera di merchandaising. Non voglio essere troppo caustico e ne vedo, comunque, un’utilità; l'opera nel riproporre la stessa atmosfera dei film ci porta a capire che anche la parola può far sognare come e più dell'immagine. Poi, in fondo, può essere usata come la coperta di Linus; portata in camera e riletta, la sera, dà quella sicurezza che il tempo non passi e che la Forza sia sempre con noi… n° 27 – ATTIVITÀ DEI CINECLUB FEDIC n° 27 – 11 n° 27 – n° 27 – n° 27 – n° 27 – n° 27 – n° 27 – Alessandro Grande e il racconto filmico a cura di Gabriella Vecchi 28 ottob re 2015: serata, a cura di Gabriella Vecchi, sull’analisi del “racconto filmico” di due opere del regista Alessandro Grande: “In my prison” (2010), opera che ha ottenuto oltre 100 selezioni ufficiali in tutto il mondo e 40 riconoscimenti, e “Margerita” (2014), che ha ottenuto una settantina di premi. Proseguendo il discor so sul linguaggio filmico iniziato in primavera, ho scelto di indaga re quello usato da un autore giovane e promettente, Alessandro Grande, per più di un motivo. Gabriella Vecchi Innan zi tu tto perché il regista è ormai una vecchia conoscenza per i filmmaker della Fedic. Diverse sono state infatti le occasioni di incontro in cui abbiamo avuto modo di confrontarci con lui su alcune delle sue opere. Non solo: lo stage Fedic a Calci a settembre 2015 tenuto da Alessandro sulla sceneggiatura ha riscosso notevole successo e molte sono le aspettative per quanto riguarda lo stage del 2016 in cui si proseguirà con lui il lavoro impostato. Un secondo motivo è stata poi la possibilità di analizzare i meccanismi del cortometraggio, quel genere che in Italia non trova ancora lo spazio di divulgazione che meri terebbe. Noi tutti del Cineclub Alessandro Grande conosciamo bene la difficoltà di produrre opere valide e coinvolgenti in pochi minuti, quindi quale palestra migliore per noi dei due cortometraggi di Alessandro, ”In my prison” e ”Margerita”? Per ultimo i due corti scelti offrono entrambi un finale a sorpresa: quale occasione migliore per ciò che avevo in mente di fare? Così, dopo la debita presentazione del giovane regista, mi sono permessa un’operazione che oserei definire chirurgica. Ognuno dei due corti è stato accuratamente sezionato in sequenze che sono state proiettate una per una dandoci modo di soffermarci su molti degli aspetti del linguaggio filmico: la recitazione, i raccordi, i movimenti di macchina, le luci, la coerenza e la coesione della sceneggiatura. Ma... Ma il tutto fermando questa analisi dettagliata proprio prima della scena finale, quella dedicata allo scioglimento della vicenda. Gabriella Vecchi durante l’analisi filmica delle due opere del regista Alessandro Grande. Devo dire che, inizialmente, non tutti hanno apprezzato questa mia scelta, un po’ disorientati dal procedere di sequenza in sequenza praticamente al buio, senza gli elementi chiarificatori apportati da un finale n° 27 – già noto. Non ho potuto che dar loro ragione, ma insistendo abbiamo potuto così renderci conto meglio del tipo di scelte operate dal regista. Un’immagine tratta dal corto “In my prison” di Alessandro Grande. Nel corto ”In my prison”, del 2008, vincitore di molti concorsi nazionali e internazionali, le sequenze si susseguono veloci, a ritmo serrato e la mdp segue il protagonista e i suoi movimenti con molti primi piani e dettagli, comunicando allo spettatore la sua stessa angoscia e senso di claustrofobia negli ambienti scuri e angusti di una prigione di tipo internazionale. I rumori sono soprattutto quelli di ambiente, le voci dei carcerati e dei secondini, che si dilatano e finiscono col dilagare nelle nostre orecchie e nella mente del giovane carcerato. Il corto dura circa sette minuti e comprende 19 scene per un totale di 69 inquadrature. Ciò significa che il film è formato da molte inquadrature di pochi secondi, a volte addirittura di uno solamente. In ”Margerita” del 2014, invece, le inquadra ture hanno un maggior respiro, e la durata complessiva di circa quindici minuti permette sequenze più articolate. Un’inquadratura di “Margerita” interpretato dal giovane rom Ionut Constantin. Tutto il film è basato, oltre che sulle immagini, sulla musica che fa da colonna sonora fino a diventare la vera protagonista della storia, un mezzo di unione tra due culture opposte e costrette a convivere tra di loro, quella “italiana” e quella “rom”. Anche qui le riprese sono a mano libera e i raccordi interessanti, una sorta di firma del regista. Colpisce comunque che da 19 scene risul ti un numero finale di ben 127 inquadrature. Lo spettatore deve stare sempre molto attento ai passaggi da un’inquadratura alla successiva per non perdere il senso della vicenda. È stata certamente una bella sfida. E interessante è stato anche chiedere ai presenti una possibile soluzione alle due storie. Certo noi filmmaker siamo provvisti di una bella fantasia, ma nessuno ha azzeccato la risposta giusta. Interessante il dibattito che si è sviluppato sulle opere viste e che Gabriella Vecchi ha saputo vivacizzare. Con infine la visione completa delle due opere e le rivelazioni finali, abbiamo potuto apprezzare lo spirito di speranza che emana dalle storie narrate da Alessandro Grande. Speranza per coloro che, privati della libertà, possono ritrovarla nella misura in cui esercitano l’inalienabile libertà del loro pensiero per affrontare i problemi della vita. Speranza per un mondo in cui culture diverse si contrastano ma possono anche riscoprire in sè gli elementi costitutivi di un altro mondo possibile. E chi oggi, se non un giovane, può riportarci alla dimensione della speranza e del sogno? n° 27 – Anteprima Nazionale Cortometraggi L'anno 2015 sta chiudendo e ai molti affezionati spettatori non poteva mancare la tradizionale "Anteprima Nazionale Cortometraggi" dove proietteremo le opere realizzate in questo anno dall'Associazione Culturale "Immagini e Suono" Fedic Chianciano Terme, iniziativa che ha il Patrocinio del Comune di Chianciano Terme. La serata sarà Lunedì 28 dicembre nella bella e accogliente Sala dell'Hotel Villa Ricci di Chianciano Terme, per l'occasione aperta a tutti, turisti e concittadini e con la presenza delle autorità locali.. I Corti proiettati del 2015 con i suoi protagonisti sono: – – – – – – – – – – Sigla Musicale Fedic 4' Lumb a Mumb a Nab umb a 12' Francesco Bacconi e Damiano Mencarelli TripAdvisor 1' Remo Della Lena Voglia di gelato 2' Antonio Fadda Oliva 2' Natale Bellacci e Paolo Marabissi La b ellezza dell'acqua 2' Alessandra Palazzi e Fabio Pirastu Kyrie eleison 4' Istituto Albeghiero "P. Artusi" Chianciano Terme Quadro anonimo 3' Samuele Pavoni e Biancamaria Angelotti L'anima c'è! 2' Lauro Crociani Pasolini, elogio agli sconfitti 3' Cristiana Vitalesta Di rado 3' Fabio Pirastù Ben cinque opere proiettate sono comiche a ribadire la vena di divertimento che cottraddistingue questo gruppo, due sono certamente riflessive e tre lavori sono un concept/filosofico di Lauro Crociani che porta avanti da anni con attenzione diretta alle persone più sensibili e aperte. Da dire che tutti questi corti hanno la caretteristica di essere molto brevi. È atteso il solito pubblico oramai ben abituato in questi anni, presenterà Emanuela Cioli. Una serata di allegria e un incontro di augurio per un mondo migliore incominciando da noi stessi. n° 27 – Lo sguardo critico I film sognati e mai girati: “San Paolo” di Pasolini di Marino Demata «Qui si narra la storia di due Paoli: il santo e il prete. E c’è una con traddizione, evidentemente, in questo: io sono tutto per il santo, mentre non sono certo tenero con il prete». Con queste parol e Pa solini scriveva a Don Cordero nel 1968 per richiedere alla San Paolo film un finanziamento per la realizzazione del suo progettato film “San Paolo”. La prima richiesta era stata da lui inoltrata due anni prima ma aveva ricevuto solo una risposta interlocutoria. Dunque, la sceneggiatura di un film su San Paolo, scritta sotto forma di appunti scritti tra il maggio e il giugno 1968, doveva, nelle intenzioni di Pasolini, essere affidata alla San Paolo Film per la sua trasposizione cinematografica. Ma Don Cordero anche questa volta, come due anni prima, non superò le sue perplessità e, dunque, il progetto subì una brusca frenata, per essere poi ripreso, come vedremo sotto, in altre modalità, nel 1974, ma anche in quel caso senza trasformarsi in un film. Racconta Attilio Monge, che dal 1967 affianca Don Cordero per poi sostituirlo due anni dopo, che “Pasolini dedicò i primi mesi del 1968 a scrivere gli appunti su san Paolo e venne due o tre volte a parlarne alla San Paolo Film: da subito ebbe l’idea della trasposizione di Paolo nei tempi moderni.”. Ma la sceneggiatura non si tradusse in film. Monge ancora se ne rammarica, ma onestamente ricostruisce i fatti e fornisce la sua spiegazione, che è quella che tutti abbiamo supposto: “Nonos ta n te la ca rta d’identità de “Il Vange lo secondo Matteo”, in campo cattolico la figura di Pasolini, per altri film successivi, e per alcuni episodi di cronaca, non era bene accetta. […] Proprio in quei mesi intervenne un fatto che scatenò – e qui posso in parte essere d’accordo – la critica cattolica. Era uscito Teorema e il film, come molte delle altre opere di Pasolini, fece scandalo e il soggetto venne attaccato come osceno da una parte dei cattolici, mentre l’ala più progressista lo esaltò al punto da attribuirgli il premio dell’OCIC (Office Catholique International du Cinéma).”. Cosa intende Pasolini quando si riferisce ai due Paoli, il santo e il prete? Egli intende la contraddizione tra «il mondo della storia, che tende, nel suo eccesso di presenza e di urgenza, a sfuggire nel mistero, nell’astrattezza, nel puro interrogativo – e il mondo del divino che, nella sua religiosa astrattezza, al contrario, discende tra gli uomini, si fa concreto e operante». E l’anno successivo spiegherà ancora meglio nel corso di una intervista: «Sto preparando un film su San Paolo, sull’ideologia religiosa del suo tempo, cioè grosso modo sulla Gnosi attraverso le diverse correnti di pensiero del periodo ellenistico. E vado scoprendo sempre di più in proposito, man mano che studio i mistici, che l’altra faccia n° 27 – del misticismo è proprio il ‘fare’, l’agire, l’azione. Del resto, la prossima raccolta di poesie che pubblicherò s’intitolerà ‘Trasumanar e organizzar’. Con questa espressione voglio dire che l’altra faccia della ‘trasumanizzazione’ (la parola è di Dante, in questa forma apocopata), ossia dell’asce sa spirituale, è proprio l’organizzazione. Nel caso di San Paolo, l’altra faccia della santità, del rapimento al ‘terzo cielo’, è l’organizzazione della Chiesa» Dalle “Lettere paoline” che aveva letto attentamente, Pasolini trae l’immagine di un Paolo che demolisce “con la semplice forza del suo messaggio religioso, un tipo di società fondata sulla violenza di classe, l’imperialismo e soprattutto lo schiavismo.”. Ma per Pasolini San Paolo ha due facce, quella del profeta e quella per lui molto meno attraente dell’or ganizzatore della nuova Chiesa, delle nuove regole per la società. Pasolini non manca egl i stesso d i identificarsi in tale contraddizione, di sentirla profondamente in sé, come si evince nella Lettera a Don Giovanni Rossi del 27 dicembre del 1964 ove dice di sé: «Non sono mai stato spavaldamente in sella (come molti potenti della terra, o molti miseri peccatori); sono caduto da sempre, e un mio piede è rimasto impigliato nella staffa, così che la mia corsa non è una cavalcata, ma un essere trascinato via, con il capo che sbatte nella polvere e sulle pietre. Non posso né risalire sul cavallo degli Ebrei e dei Gentili, né cascare per sempre sulla terra di Dio». Ma la contraddizione è presente nella intera società, tant’è che “si coglie, dal testo della sceneggiatura, nell’infiammata attività di San Paolo, nella sua predicazione controcorrente, nella continua provocazione lanciata contro il ristagno morale di un’epoca di crisi, i tratti della battaglia culturale e civile che Pasolini andava conducendo.” (“San Paolo progetto per un film” in Pasolini.net/Il cinema). La sceneggiatura del San Paolo pasoliniano subisce continue modificazioni e rifacimenti fino al 1974, allorché abbiamo l’ultima stesura con una importantissima novità: la trasposizione ai nostri giorni dell’intero svolgimento dell’azione del film e il mutamento anche della toponomastica con la scelta di nuove location rispetto a quelle originarie degli “Atti”. La Roma degli Atti, capitale dell’Impero, diviene New York. L’Atene di allora diviene la Parigi di oggi. Antiochia diviene Londra. Egli dice: “Qual è la ragione per cui vorrei trasporre la sua vicenda terrena ai nostri giorni? È molto semplice: per dare cinematograficamente nel modo più diretto e violento l’impressione e la convinzione della sua attualità. Per dire insomma esplicitamente, e senza neanche costringerlo a pen sare, allo spettatore, che «San Paolo è qui, oggi, tra noi» e che lo è quasi fisicamente e materialmente. Che è alla nostra società che egli si rivolge; è la nostra società che egli piange e ama, minaccia e perdona, aggredisce e teneramente abbraccia. ”E allora, se “è chiaro che San Paolo ha demolito rivoluzionariamente, con la semplice forza del suo messaggio religioso, un tipo di società fondata sulla violenza di classe, l’imperialismo e soprattutto lo schiavismo …è, dunque, di conseguenza” anche “chiaro che alla aristocrazia romana e alle varie classi dirigenti collaborazioniste va sostituita per analogia l’odierna classe borghese che ha in mano il capitale, mentre agli umili e ai sottomessi vanno sostituiti, per analogia, i borghesi avanzati, gli operai, i sottoproletari del giorno d’oggi.”. n° 27 – A Silvia Giuliani (“San Paolo secondo Paso lini: ascesi e organizzazione” in Cahiers d’études italiennes, 9 | 2009, 115-125.) si deve una delle analisi più approfondite e puntuali della sceneggiatura del 1974. “San Paolo, il fariseo (di famiglia romano-giudaica), è rappresentato come un borghese la cui caratteristica è di vivere in uno stato di “inconsapevole insincerità”. Le sue vicende cominciano sulla via di Damasco (nella versione pasoliniana Barcellona), la città dove si sono rifugiati Pietro e i suoi fedeli e dove Paolo chiede di continuare la sua persecuzione contro i cristiani. Per raggiungerla deve però attraversare il deserto, cioè le strade dell’Europa, e proprio in una di queste strade, “piene di traffico e dei soliti atti della vita quotidiana, ma perdute nel silenzio, Paolo è colto dalla luce. Cade, e sente la voce della vocazione”. (ibid.) È a questo punto che inizia la sua predicazione, che lo porta anche in Germania, in seguito ad un sogno (trasposizione del Sogno del Macedone) e poi a subire un processo a Vichy (Cesarea nel testo paolino). Paolo chiede però di essere giudicato a Roma (cioè New York nella sceneggiatura) e lì viene imprigionato e condannato a morte. L’unico elemento che non viene mutato è il dialogo, perché proprio come ne “Il Vangelo secondo Matteo”, Pasolini resta rigorosamente fedele ai dialoghi che trova nei testi sacri e nemmeno una parola ne viene modi ficata: “come ho già fatto per il Vangelo, nessuna delle parole pronunciate da Paolo nel dialogo del film sarà inventata o ricostruita per analogia. E poiché sarà naturalmente necessario fare una scelta dei discorsi apostolici del santo, farò tale scelta in modo da riassumere l’intero arco dell’apo stolato.”. In tal modo, mentre le domande che i contemporanei rivolgono a Paolo sono ovviamente moderne e riguardano problematiche attuali, le risposte di Paolo, sempre desunte dagli “Atti”, sono universali ed eterne. In questo modo, aggiunge Pasolini, proprio attraverso lo scarto tra l’attualità del le domande e l’atemporalità ed eternità delle risposte, il film rivelerà la sua profondità tematica “che è contrapposizione di “attualità” e “santità” – il mondo della storia, che tende, nel suo eccesso di presenza e d’urgenza, a sfuggire nel mistero, nell’astrat tezza, nel puro interrogativo; e il mondo del divino, che, nella sua religiosa astrattezza, al contrario, discende tra gli uomini, si fa concreto e operante.” (Pasolini, San Paolo, Einaudi, Torino 1977). Il film doveva iniziare nella Parigi tra il 1938 e il 1944, con la descrizione della quotidianità della vita sotto l’occupazione nazista e al conformismo dell’epoca degli apostoli doveva sostituirsi quello della realtà contem poranea. Egli dice: “Gli antichi dominatori romani sono, dunque, sostituiti dall’esercito hitleriano, e i farisei dalla classe conservatrice e reazionaria francese, tra cui naturalmente i collaborazionisti di Pétain.”. La contraddizione cui si faceva cenno sopra tra il San Paolo santo e prete viene resa da Pasolini con la trasformazione di San Luca, l’estensore degli atti degli apostoli, in un diavolo che in qualche modo, col suo intervento, introduce nell’alto elemento profetico santo del personaggio l’elemento terreno e organizzativo proprio della Chiesa per edificare la quale occorre non temere «di tacere su cose che si dovrebbero dire, di non fare cose che si dovrebbero fare, o di fare cose che non si dovrebbero fare. Non dire, accennare, alludere. Essere furbi. Essere ipocriti (…). Perché noi non siamo una redenzione, ma una promessa di redenzione. Noi stiamo fondando una Chiesa» (Pasolini, San Paolo, Einaudi, Torino 1977, pag. 114). Aggiunge la Giuliani: “Paolo, strumento operativo nelle mani di Satana, ha compiuto la sua volontaria-involontaria missione, ha fondato la Chiesa dotandola in potenza di tutte le efferatezze e gli abusi che non tarderà a perpetrare. Che Paolo ascenda pure gloriosamente al Terzo Cielo, ormai il suo dovere è compiuto” (Silvia Giuliani: ibid.). E Pasolini aggiunge: “Egli [Satana] entra nel palazzo e sale a l l ’ appartamento di L u ca . S […] Luca riassume ghignando al suo capo la continuazione della storia di Paolo. Praticamente ormai il fine è raggiunto. La Chiesa è fondata. Il resto non è che una lunga appendice, un’agonia. A Satana non interessa il destino di Paolo: si salvi pure e se ne vada pure in Paradiso. Satana e il suo sicario sghignazzano soddisfatti. Luca si alza, prende da un mobiletto dello champagne e i due brindano ripetutamente alla loro Chiesa. Bevono e si ubriacano, evocan do tutti i delitti della Chiesa: elenco lunghissimo di papi criminali, di compromessi della Chiesa col potere, di soprusi, violenze, repressioni, ignoranza, dogmi. Alla fine i due sono completamente ubriachi e ridono pensando a Paolo che è ancora là, in giro per il mondo a predicare e organizzare.” (Pasolini, 1977, pp. 143-144). Una soluzione quella del San Luca/Diavolo che serve a Pasolini per far vivere e vedere plasticamente la nascita e lo sviluppo in San Paolo della contraddizione tra il profeta e il prete. Ma in realtà Pasolini ritiene che questa contraddizione sia innata nell’uomo e lui per primo la sente propria, sulla sua pelle. Per la Giuliani è la carità il concetto chiave “della meditazione pasoliniana sulla Chiesa e nello stesso tempo marca principale della predicazione paolina… Pasolini sembra infatti pensare a una ecclesia che attraverso la carità non solo possa riscoprire l’originario spirito di amore fraterno, ma anche quel particolare sentimento del sacro che solo potrebbe portarla a ripristinare (o più probabilmente a generare) costumi e con- n° 27 – suetudini capaci di sottrarla e di renderla tenace avversaria del nuovo universo capitalistico.” (1). La storia di San Paolo narrata da Pasolini si conclude con la morte del Santo, anche in questo caso naturalmente con la completa trasposizione nel tempo e nello spazio, nella New York dei nostri giorni, ove egli viene ucciso da due colpi di fucile mentre si trova in un alberghetto di New York, nello stesso modo col quale, pochi giorni prima di questa nuova stesura di sceneggiatura, era stato ucciso a Menphis Martin Luther King. Il film nelle intenzioni di Pasolini doveva realizzarsi con il ritmo di una “tragedia episodica” e cioè, non essendo possibile narra re in un film l’intera storia della vita di San Paolo, bisognava fare una scelta e riportare solo alcuni degli episodi più significativi della vita del Santo. Il regista stesso riferisce alcuni degli episodi cui intende soffermarsi, accennandone anche la descrizione. Essi sono ad esempio Il martirio di Santo Stefano, La folgorazione, L’idea di predicare ai Gentili, Le avventure della predicazione, Il sogno del Macedone, San Paolo a Roma. (1) Film su San Paolo, che avreb b e dovuto intitolarsi “Bestemmia”: “Ho sempre fatto film col sole […] adesso farò un film tutto di pioggia […] Evidentemente, questa mia violenza contro la Chiesa è profondamente religiosa, in quanto accuso san Paolo di aver fondato una Chiesa anziché una religione. Io non rivivo il mito di san Paolo, lo distruggo”. n° 27 – PREMIAZIONI E RICONOSCIMENTI FEDIC Il 30 ottobre 2015 Rolf Mandolesi con il film “Uomini” si è aggiudicato il secondo premio alla Quarta Mostra del Cinema in Super 8 e 16 mm. Riportiamo la descrizione originale dell’assegnazione del premio: Il 21 novembre 2015 Rolf Mandolesi con il film “Countdown” ha vinto il GOL D EN ER SPATEN 2015 (Liechtenstein). < n° 27 – Il film "Una Ragione per Combattere" del Socio CTC Alessandro Baccini viene doppiato in inglese. Una “land art” tra le vigne e dedicata alla costellazione di Orione: la nuova video-installazione del Socio CTC Luca Serasini presentata a Crespina (PI). Alla 2.a edizione del Festival di Firenze, organizzato dal Cineclub FEDIC Rive Gauche, di 15 film finalisti (su circa 160 pervenuti), ben 5 sono di Corte Tripoli Cinematografica: “Ettore” e “Dove si incontrano gli angeli” di R. Merlino, “Riekiajewski” di M. Rosati e A. Bizzarri, “Non puoi nasconderti” di A. O. Bizzari e O. Capoccia, “Colma” di Carlotta Bruschi. “Non puoi nasconderti” ha vinto il premio come “miglior colonna sonora” e “Ettore” ha avuto una “segnalazione” della Giuria come “miglior documentario”. n° 27 – Concorso Sociale 2015 La sera del 16 dicembre del 2015 si è svolta nella Sede del Cineclub Fedic Piemonte, presso l’Associazione Culturale Kinokinino, la premiazione del Concorso Sociale 2015. Una serata particolarmente interessante per il clima di “suspense” dovuto all’attesa di conoscere i nomi degli Autori “vincitori” di questa nuova edizione del Concorso Sociale. Una reale “nuova edizione” per alcune novità introdotte e da tutti ampiamente accettate con entusiasmo. La novità più importante riguarda la scelta della Giuria. Per la prima volta sono stati coinvolti cinque Cineclub Fedic a comporre una Giuria davvero “straordinaria” che ha visionato le nove opere in gara esprimendo un voto di giudizio. I Cineclub aderenti a questa iniziativa sono stati: Corte Tripoli Cinematografica, Cinevideo Club Fedic Bergamo, Cineclub Pesaro, Cineclub Fedic “Delta de Po” e Super 8 & Video Club Merano Fedic. Un particolare ringraziamento da parte di Tutti i Soci ed Autori e dal Consiglio Direttivo del Cineclub Fedic Piemonte, per l’ottimo lavoro svolto dalle Giurie coinvolte, viene esteso ai Presidenti dei Cineclub partecipanti e a coloro che hanno dato il loro giudizio attraverso una regolare votazione. Una seconda novità è stata l’introduzione delle “nominations”. Infatti, per coinvolgere più Autori nella premiazione, è stato deciso di creare una “nominations” formata da cinque dei nove Autori in Concorso. Tra i cinque nominativi tre sono stati quelli destinati ai tre premi ufficiali. È stata, inoltre, creata una presentazione video che ha proposto le opere e i volti dei cinque Autori scelti, in base alle votazioni delle Giurie, per le “nominations” e i tre “vincitori” ufficiali del Concorso Sociale. Il primo classificato è risultato Tino Dell’Erba per l’opera “Staffette”, il secondo premio è stato dato a Pino Leto per l’opera “Libera liberata” mentre il terzo premio è stato consegnato a Giorgio Savio per l’opera “Lentamente”. Le due pergamene per le “nominations” sono state assegnate a Gian Piero Bartolini per “Singapore” e a Giorgio Sabbatini per “Rovine”. A tutti i partecipanti sono stati consegnati “attestati di partecipazione” su pergamena. Un semplice “rinfresco” è servito a festeggiare tutti gli Autori concorrenti e i Soci e a scambiare i tradizionali auguri di Buon Natale e Felice anno Nuovo. Giorgio Sab b atini Presidente Cineclub Fedic Piemonte Da sin.: Pino Leto, Tino Dell’Erba e Giorgio Savio, vincitori del Concorso Sociale 2015. Il pubblico durante la proiezione delle opere premiate. Un momento del rinfresco. n° 27 – Come essere presenti in TV I CORTI FEDIC SU DILUCCA.TV Il nostro Socio Manuele Moriconi ci scrive: “Oggi è un grande giorno per la famiglia di Dì Lucca: il canale 89 è diventato interregionale, coprendo tutta la Toscana e gran parte dell'Umbria per una popolazione servita di 4,5 milioni di persone. Risintonizzate la tv di casa e sul canale 89 in tutta la Toscana troverete DiLucca.” Questa è una bella notizia, anche perché la nostra trasmissione settimanale "Corti di Corte" avrà una visibilità ancora maggiore. Ovviamente la trasmissione continua ad essere visibile nella forma "on demand" in qualunque momento e in qualunque parte del mondo. Roberto Merlino Attenzione: la trasmissione “Corti di Corte”, appuntamento settimanale, è in onda tutte le domeniche sera alle ore 21 con replica nella mattinata del lunedì. Il link da utilizzare è il seguente: http://w w w .dilucca.it/listatrasmissioni/approfondimenti/corti.di.corte?start=20 Qualunque Socio FEDIC interessato a presentare i suoi lavori può contattare il seguente indirizzo mail: rmerlino@fastw ebnet.it Cell: 328-7275895. PUNTATE DICEMBRE/GENNAIO 201572016 DILUCCA.TV “CORTI di CORTE” Programma dicembre/gennaio 2015/2016: 20 dicembre 2015 184.a “Sipario” di Rossana Molinatti, CC. Venezia “Il tocco di Re Mida” di Rossana Molinatti, CC. Venezia “Quiet please!” di Rossana Molinatti, CC. Venezia “Naturalmente cinema - edizione 2014” di Margherita Carav ello, CC. Cineamatori delle Apuane (MS) 27 dicembre 2015 185.a “Lunigiana antica” di Mario Ciampolini, CC. Genova “The witchsitter” di Giacomo Bronzi e Nanni Montomoli, CC. S. Giov anni Valdarno (AR) 7’40” 9’ 9’21” 2’45” 16’ 14’ 3 gennaio 2016 186.a “13° STAGE FEDIC Backstage filmato” di Marco Rosati “13° STAGE FEDIC Backstage fotografico” di Marco Rosati “La v ia del sale” di Rossana Molinatti 7’40” 4’06” 18’ 10 gennaio 2016 187.a “Videogiornale FEDIC 2014” 68’25” 17 gennaio 2016 188.a “Cum deo” di Rossana Molinatti, CC. Venezia “Om mani peme um” di Rossana Molinatti, CC. Venezia 14’ 15’ 24 gennaio 2016 189.a “Il v ero v olto” di Guido Daidone, CC. Cagliari “Settepensieri” di Giorgio Sabbatini, CC. Piemonte-TO 12’49” 19’ n° 27 – 31 gennaio 2016 190.a “Remembering Warren” di Mario Ciampolini, CC. Genova 60’ 7 febbraio 2016 191.a “Il Collegio Alberoni di Piacenza” di Silv ano Tinelli e Gianluigi Ruzzenenti, CC. Piacenza “I soliti noti” di Marco Toscani, CC. Piacenza 11’51” 18’17” 14 febbraio 2016 192.a “Pertini, arrendersi o perire” di Giov anni Minardi CC. Sav ona “Imaginanza” di Rossana Molinatti, CC. Venezia “Acqua come f onte di v ita” di Roberta Mucci CC. Montecatini 17’14” 10’08” 1’ Visibilità per i film FEDIC Vogliamo ricordare che la visibilità per i film dei nostri Soci è stata ulteriormente potenziata grazie ad un accordo raggiunto con TeleAmbiente (emittente romana), che da maggio 2014 trasmette le puntate dei “Corti di Corte”. Quindi, oltre a DiLucca.TV (che rimane, comunque, il nostro punto di riferimento prioritario) c’è anche TeleAmbiente che, attualmente, si riceve sul digitale terrestre sintonizzandosi sul canale 78 per Lazio, Umbria ed Abruzzo e sul canale 218 per la Lombardia. Inoltre, le puntate de “I Cori di Corte” sono ora visibili anche su internet in diretta streaming al seguente indirizzo: w w w .teleambiente.it. Ringraziamo Salvatore Alù per questa ulteriore opportunità e la Proprietà di DiLucca.TV, soprattutto nella persona di Manuele Moriconi, che ha reso possibile questa collaborazione. Lunedì Martedì Mercoledì Giov edì Domenica ore ore ore ore ore 20.00 00.10 02.00 e 10.00 15.00 07.30 Programma dicembre/gennaio 2015/2016: 21 dicembre 2015 86.a puntata Marco Conte: “Il div ino spuntino” (36’27”) 28 dicembre 2015 87.a puntata Luigi Mezzacappa: “Soy Cuba, solo una stranissima storia” (22’18”); “Lungo la strada” (5’18”) 4 gennaio 2016 88.a puntata Cinema delle scuole: “Girotondo” (1’39”); “Storia di un chicco di grano” (2’46”); “Il regno di Mangiastrano” (5’57”); “Virgilio il coniglio” (3’58”); “Germ il dolce... inv entore” (3’42”); “Le storie di Anansi” (10’58”) 11 gennaio 2016 89.a puntata Luigi Mezzacappa: “Fammi sognare” (16’45”); Luigi Mezzacappa: “Un salto nella v ita” (10’50”) 18 gennaio 2016 90.a Cinema delle scuole: “La nostra leggenda del giorno e della notte” (3’40”); “I problemi della v ita” (7’50”); “Cambia che ti cambia” (3’48”); “Antoshka e i f iori dell’amicizia” (1’41”); “Aria di paese” (3’48”); “Av v entura a Boscorosso” (3’27”); “La TV è buona o cattiv a?” (3’28”); “Tu... possibile polpetta!” (3’) 25 gennaio 2016 91.a Beppe Rizzo: “’A liv ella” (‘9); “Incontro” (‘3); “Alfred (il re del briv ido si confessa)” (15’) 1 febbraio 2016 92.a 1.a puntata x Concorso Critica “Delitto passional” di Nicolò Zaccarini (32’30”) 8 febbraio 2016 93.a 2.a puntata x Concorso Critica “La memoria f onte di libertà” di Giorgio Sabbatini (21’25”); “E se tutto non f inisse” di Valerio Cibrario (11’10”) n° 27 – Cari amici, stiamo cercando di creare opportunità di “divertimento creativo e intelligente” per l’Assemblea dei Presidenti del 27-28 febbraio 2016, perché vogliamo che questo appuntamento -sempre più- si possa ricordare come un momento di aggregazione gioiosa, amichevole e costruttiva. A questo proposito stiamo organizzando un piccolo (ma intrigante) “gioco-concorso”, che vedrà 5 diverse “squadre” (formate da coloro che si vorranno cimentare) impegnate nel doppiaggio di un piccolo spezzone di film. Essendo un gioco, non c’è alcuna pretesa di “qualità” (anche perché i mezzi a disposizione saranno minimi e il tempo limitato): ciò che conta è creare una bella opportunità, con persone di Cineclub diversi che lavoreranno insieme, mettendo in gioco la propria creatività e la propria intelligenza. I filmati finali, indipendentemente dal risultato qualitativo, saranno comunque un plusvalore del nostro stare insieme e sono certo che, quando li proietteremo a tutta l’Assemblea, saranno in grado di stimolare curiosità, divertimento e consenso. I cinque spezzoni (da altrettanti film) sono già pronti, con differenti durate, tutte inferiori al minuto. Vi assicuro che la scelta del materiale su cui lavorare vi sorprenderà… e non poco! Per quel che riguarda la parte tecnica c’è bisogno di almeno cinque semplicissime postazioni di montaggio. E’ sufficiente un computer portatile, dotato di un elementare sistema di montaggio (si tratta di allacciare una pista audio alla pista video che forniamo noi). Occorre poi un microfono, con cui registrare voci e rumori. Tutto qui. Tre delle cinque postazioni sono già pronte. Ne mancano ancora due e confido nella vostra collaborazione: quei Cineclub che si rendono disponibili con una postazione di montaggio (elementare) e con un microfono, sono pregati di contattare personalmente il sottoscritto, per telefono (328.7275895) o per mail: [email protected] Per motivi organizzativi vi prego di darmi risposta entro il: 10 gennaio 2016 Un grazie di cuore a chi vorrà collaborare. Un caro saluto Roberto Merlino Presidente FEDIC n° 27 – FESTIVAL Collaborazione fra Lucca Film Festival&Europa Cinema 2016 e UCCA - FEDIC George Romero il primo ospite d'onore del Festival 2016, dal 3 al 10 aprile Sarà George A. Romero, regista e sceneggiatore statunitense, maestro dell’horror, il primo ospite d'onore del Lucca Film Festiv al e Europa Cinema 2016, che si terrà dal 3 al 10 aprile a Lucca e a Viareggio. All’autore di film-cult quali La notte dei morti v iv enti, Zombi e La città v errà distrutta all’alba sarà dedicata la retrospettiva completa di tutta la sua attuale produzione cinematograFedica e una mostra. “Non vedo l’ora di incontrare i miei fan durante il vostro splendido Film Festival e nel frattempo… Stay Scared!” ha detto il Maestro Romero. Il Lucca Film Festiv al e Europa Cinema, presieduto da Nicola Borrelli, è tra gli eventi di punta delle manifestazioni organizzate e sostenute dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca. L’evento si avvale inoltre del supporto di Banca Pictet, Banca Generali Private Banking, Banca Carismi, Fondazione Banca del Monte di Lucca, Gesam Gas&Luce, Stonecycle, Lucca In-Tec, Regione Toscana, Comune di Lucca e Comune di Viareggio, della collaborazione di Comitato Nuovi Eventi per Lucca, Camera di Commercio di Lucca, Provincia di Lucca, Fondazione Sistema Toscana, Fondazione Centro Arti Visive, Photolux Festival e del patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Dopo aver omaggiato David Lynch (nel 2014) e David Cronenberg (2015) il festival dedicherà quindi una delle sue principali sezioni, curata da Paolo Zelati e Stefano Giorgi, al maestro George Romero, che sarà presente alle attività a lui dedicate in occasione della manifestazione. Il regista, già con la sua opera prima – La notte dei morti viventi, realizzata a bassissimo budget, con soli 10.000 dollari – diviene una figura fondamentale per la storia del cinema horror, oltre ad essere considerato colui che ha codiFedicato il genere dello “zombie movie”. Con alle spalle una carriera quasi cinquantennale, molto spesso è non solo regista, ma anche sceneggiatore, montatore e direttore della fotografia delle sue opere. Tra le tante novità di questa edizione la nascita del concorso per lungometraggi, che vedrà competere 12 opere in anteprima italiana di fronte a una giuria presieduta da Paulo Branco, produttore cinematograFedico portoghese noto per collaborazioni con registi del calibro di Wim Wenders, Manoel de Oliveira, Michel Piccoli e David Cronenberg, oltre che direttore del festival Lisbon & Estoril. Le pellicole selezionate competeranno per il premio Miglior Film e Miglior Film Europeo, e saranno presentate per metà a Lucca e per metà a Viareggio, e in seguito replicate. I lungometraggi di Romero che saranno proiettati sono: La notte dei morti viventi (1968); There’s Always Vanilla (1971); La stagione della strega (1972); La città verrà distrutta all’alba (1973); Wampyr (1977); Zombi (1978); Knightriders – I cavalieri (1981); Creepshow (1982); Il giorno degli zombi (1985). E ancora: Monkey Shines – Esperimento nel terrore (1988); Due occhi diabolici (1990), co-diretto con Dario Argento; La metà oscura (1993); Bruiser – La vendetta non ha volto (2000); La terra dei morti viventi (2005); Diary of the Dead – Le cronache dei morti viventi (2007); Survival of the Dead – L’isola dei sopravvissuti (2009). In v irtù della collaborazione tutti i circoli Fedic che aiuteranno a promuov ere le attiv ità del festiv al ricev eranno in omaggio due abbonamenti giornalieri del festiv al (info sulle modalità di promozione: [email protected] Tutti i tesserati Fedic hanno diritto alle seguenti agev olazioni: Diritto di accesso ai biglietti e agli abbonamenti ridotti del festival. I prezzi saranno resi noti nei prossimi mesi sul sito www.luccafilmfestival.it Lucca Film Festival e Europa Cinema 2016 | via delle Tagliate II°, traversa I°, n 64 55100 Lucca [email protected] www.luccafilmfestival.it n° 27 – NEWS A Diari di Cineclub diretto da Angelo Tantaro il premio “Magazine on-line di cinema” 2015 Assisi, 28 novembre. La XXIV edizione di “Domenico Meccoli ScriverediCinema”, ha conferito il premio “Magazine on-line di cinema” 2015 al periodico Diari di Cineclub, diretto da Angelo Tantaro (Presidente Cineclub Roma), con la seguente motivazione: “Per l’impegno profuso nell’opera di approfondimento della cultura cinematografica, in particolare nei confronti del cinema indipendente”. Il premio, consegnato da Giancarlo Di Gregorio, Direttore delle Attività Giornalistiche di Luce - Cinecittà è stato ritirato dal Direttore Angelo Tantaro che ha ringraziato le 242 firme (tra cui alcune provengono dalla FEDIC) che in questi primi 34 numeri hanno costituito il patrimonio del periodico. Tra gli altri premiati Federico Pontiggia (Il Fatto Quotidiano); Stefano Masi (RAI); Luca Pellegrini (Radio Vaticana); Laura Delli Colli (SNCC). I premi “Domenico Meccoli ScriverediCinema” sono riservati a quanti si sono distinti, nell'arco dell'anno, nella scrittura e nella promozione del cinema attraverso i media e sono assegnati da una giuria composta dal gotha della comunicazione cinematografica italiana (circa 100 critici) con la direzione artistica del noto critico Franco Mariotti. Patrizia Masala n° 27 – Paolo Micalizzi intervistato da “Ferrara-Italia” Un “Ritratto” di Paolo Micalizzi sulla Rivista on-line Ferrara-Italia del 6 dicembre 2015 (visibile al link: http://www.ferraraitalia.it/luomo-delle-stelle-micalizzi-una-vita-sul-set-conla-penna-in-mano456-69951.html). S’intitola “L’uomo delle stelle: Micalizzi, una vita sul set con la penna in mano” ed è firmato dalla giornalista Giorgia Pizzirani. Ripercorre l’attività di giornalista, di critico e storico del cinema di Paolo Micalizzi ma anche le sue iniziative per la Fedic. S’inizia con la formazione cinematografica avvenuta a Reggio Calabria frequentando il locale Circolo del Cinema proseguendo poi con l’inizio della sua attività, a 21 anni, di critico sul Quotidiano “Gazzetta Padana” di Ferrara, città nella quale si era trasferito per motivi di lavoro. Da lì un suo inserimento nella vita culturale cittadina svolgendo anche attività nell’ambito del Cineforum e del Cineclub Fedic Ferrara. Si verifica intanto un suo maggior inserimento nel giornalismo, diventando dal 1969 critico cinematografico dell’edizione ferrarese (ma scrivendo anche articoli dai Festival per la pagina nazionale) del Quotidiano ”Il Resto del Carlino”, e nella critica cinematografica con la collaborazione ad alcune importanti Riviste di cinema fino a diventare nel 1989, per tre anni, Direttore di “Cineclub” e assumendo nel 2015 quello della Rivista on-line “Carte di Cinema”: entrambe edite dalla Fedic. Il ”Ritratto” racconta, poi, dell’attività di Paolo Micalizzi di scrittore di libri di cinema, di organizzatore di iniziative come il Premio e il Forum Fedic alla Mostra di Venezia che dal 1993 segna una presenza costante della Federazione Italiana Paolo Micalizzi con Marcello Mastroianni ed Ettore Scola sul set del film “Permette? Rocco Papaleo” (1972). dei Cineclub ad uno dei maggiori Festival del Cinema, a livello Internazionale. Ma si dà anche conto del ruolo di Paolo Micalizzi come Direttore Artistico e Responsabile Ufficio Stampa di Festival cinematografici. Un ritratto a tutto tondo, corredato da immagini che testimoniano alcuni importanti incontri con prestigiosi personaggi del mondo del cinema. n° 27 – DAI CINECLUB PROIEZIONI PROGRAMMATE CINECLUB FEDIC SANGIOVANNESE NOVEMBRE 2015 martedì 17 nov embre alle ore 21.30 al cinema Masaccio d’Essai è stato proiettato GIOVANI SI DIVENTA (While We're Young) REGIA: Noah Baumbach INTERPRETI:Ben Stiller, Naomi Watts, Adam Driver, Amanda Seyfried, Charles Grodin GENERE : Commedia drammatica DURATA: 97 min. PAESE: USA ANNO: 2014 DISTRIBUZIONE: Eagle Pictures USCITA: 9 Luglio 2015 Josh e Cornelia - lui regista di documentari in crisi creativa, lei produttrice - formano una coppia che sembra avere tutto ma a cui pare mancare moltissimo, specie l'accettazione del tempo che passa. Quando si imbattono nei giovani Jamie e Darby - anche lui regista di documentari - e cominciano a uscire con loro, la vita di Josh e Cornelia cambia e si adegua al loro stile di vita esuberante. Buona visione! martedì 24 nov embre alle ore 21.30 al cinema Masaccio d’Essai è stato proiettato TEMPO INSTABILE CON PROBABILI SCHIARITE REGIA: Marco Pontecorvo INTERPRETI: Luca Zingaretti, Pasquale Petrolo, John Turturro, Carolina Crescentini, Lorenza Indovina GENERE : Commedia DURATA: 100 min. PAESE: Italia ANNO: 2015 DISTRIBUZIONE: Good Films USCITA: 2Aprile 2015 Giacomo ed Ermanno sono amici da una vita: Giacomo è lo scaltro proprietario di una piccola azienda che gestisce come una cooperativa, Ermanno l'operaio che "è sempre stato sulle barricate". L'azienda sta per soccombere ai debiti quando la rottura di un tubo fognario rivela la possibilità che nel terreno circostante ci sia un giacimento petrolifero. Che faranno Giacomo ed Ermanno con la "paccata di soldi" che potrebbe derivare loro da questa scoperta? E che ne sarà della loro amicizia? n° 27 – DICEMBRE 2015 sabato 5 dicembre ore 21.30 domenica 6 dicembre ore 15 -17.15 -21.30 al cinema Masaccio d’Essai è stato proiettato THE WALK REGIA: Robert Zemeckis. INTERPRETI: Joseph Gordon-Levitt, Ben Kingsley, Patrick Baby, Marie Turgeon, Soleyman Pierini GENERE : Biografico Drammatico DURATA: 100 min. PAESE: - USA ANNO: 2015 DISTRIBUZIONE: Warner Bros Italia USCITA: 22 Ottobre 2015 Il 7 agosto del 1974 il funambolo francese Philippe Petit realizza il suo sogno, qualcosa di impossibile, qualcosa che nessuno farà mai più. Per quasi un'ora cammina avanti e indietro su un cavo teso tra le torri gemelle di New York, a più di 400 metri d'altezza, senza alcuna protezione. Lo guardano la sua donna, gli amici che lo hanno aiutato, la polizia che aspetta di arrestarlo, la città e poi il mondo. martedì 15 dicembre alle ore 21.30 al cinema Masaccio d’Essai è stato proiettato EX MACHINA REGIA: Alex Garland INTERPRETI: Domhnall Gleeson, Oscar Isaac, Alicia Vikander, Sonoya Mizuno, Chelsea Li GENERE : Drammatico DURATA: 108 min. PAESE: USA, Gran Bretagna ANNO: 2015 DISTRIBUZIONE: Universal Pictures USCITA: giovedì 30 luglio 2015 Tra tutti gli impiegati del grande motore di ricerca per cui lavora, Caleb è stato scelto per il prestigioso invito nella residenza del mitologico fondatore della società e inventore dell'algoritmo di ricerca. Arrivato in una zona a metà tra la magione irraggiungibile (lo porta un elicottero privato che si ferma diversi chilometri prima del primo edificio) e il rifugio zen, Caleb comprende di essere stato scelto da Nathan per un importante esperimento. Da decenni infatti Nathan è al lavoro sulla costruzione di un'i ntelligenza artificiale e Caleb deve testarla per capire se abbia raggiunto o meno il suo obiettivo. Il modello attuale con cui Caleb si confronta si chiama Ava, ha forma umanoide, pelle e circuiti, ragiona ed è conscia del suo status. Dopo i primi giorni Caleb comprende però che c'è qualcosa che non va, le frequenti ubriacature del capo, i moltissimi luoghi della magione in cui non può entrare e alcune strane confessioni di Ava compongono un mosaico più inquietante di quel che non sembrasse all'inizio. n° 27 – n° 27 – MOVIES & PICTURES AT AN EXHIBITION lunedì 7 dicembre 2015 Storie di pittori, fotogrammi in esposizione e tableaux vivants. Cinque corti in cui rivivono gli artisti. E le loro opere. "Nachtlicht" ("Luce notturna") di Emmanuel Adj ei & Marleen Ozgur (Olanda, 2013, 10’00’’). Questo video di due giovani autori olandesi, è una sofisticata rielaborazione di alcune opere esposte in quattro musei di Amsterdam (Rijksmuseum, Stedelijk Museum, Museum van Loon e il National Maritime Museum) che, partendo da un dipinto di Rembrandt (La ronda notturna) fa rivivere personaggi e oggetti dei quadri di Vermeer, Van Gogh e, per l'appunto, Rembrandt, grazie ad alcuni attori e attrici, e a diversi effetti digitali. "Mein w andelw eg fürth über abgründe" ("Il mio cammino mi conduce sull'abisso") di Doris Dv orak (Austria, 2013, 22’00’’ - ling. orig.: tedesco - sottotit.: inglese) - medaglia d'argento al Festival UNICA 2013. Alcuni aspetti della vita e dell'arte del pittore Egon Schiele, attraverso un particolare espediente dell'autrice del video. Tutta una serie di quesiti che vengono posti nel tentativo di capire meglio la travagliata e passionale vita del pittore austriaco. "Il nostro isolante" di Marcello Rosas (Italia, 2015, 5’45’’). Questo corto vuole essere una sorta di atto di accusa nei confronti della superficialità che domina oggi la nostra vita, una fragilità che ci rende sordi, muti e ciechi mentre diamo più importanza alla durata della batteria di un cellulare che a rapporti personali basati su una reale umanità. "L'aura" di Marcello Rosas (Italia, 2014, 6’05’’). Il pittore e la sua musa. Una suggestiva riflessione sulla bellezza che si vuole fissare sulla tela tradotta in video. Mentre riecheggiano motivi stilnovisti (o più precisamente petrarcheschi), l'autore evoca, e reinterpreta, l'eterna ricerca dell'artista. "Beauty" di Rino Stefano Tagliafierro (Italia, 2014, 9’49’’). Diverse tecniche digitali combinate assieme fanno rivivere, con un sofisticato effetto a 3D, le celebri pitture di Bouguereau e di Caravaggio, nonché di Rubens, Rembrandt, i preraffaelliti, ecc., all'incirca 118 opere che prendono vita e si animano sotto i nostri occhi. Realizzato con la collaborazione di Laila Sonsino e Carlotta Balestrieri, e le musiche di Enrico Ascoli, il video è un percorso estetico sublime e sorprendente, che inizia con accenti paradisiaci ma che pian piano sfumano in note meno lievi e sempre più oscure. Emozioni e brividi nell'incanto di un'opera d'arte sull'opera d'arte. Doris Dvorak è una video "amatrice" austriaca che ha iniziato a coltivare la passione per il video non appena è andata in pensione. Al cineclub FEDIC abbiamo già proiettato il suo documentario "Von der Welt vergessen" ("Dimenticati dal mondo") un reportage sui rifugiati dell'etnia Karen (Birmania). Il giovane oristanese M arcello Rosas, laureatosi alla facoltà di architettura di Cagliari, si appassiona alle arti visive sin dalla più tenera età; diplomatosi al Liceo Artistico, realizza a 21 anni la sua prima personale come pittore e prosegue con mostre e rassegne perfezionandosi anche nella pittura digitale su Ipad. Recentemente si inventa una sua "football painting" utilizzando un pallone da calcio al posto del pennello (del suo ritratto di Gigi Riva realizzato in questo modo ne parleranno la RAI e i media nazionali ed è visibile su youtube). Inizia quindi a coniugare pittura e video e realizza diversi corti centrati sulla sua attività pittorica. Rino Stefano Tagliafierro ha studiato all'ISIA di Urbino ed all'Istituto Europeo di Design di Milano. Ha realizzato diversi corti e videoclip per grandi artisti italiani e internazionali, acquisendo esperienza in art-direction, visual-art, grafica, animazione 2D, compositing, per la produzione di spot commerciali, videoclip, cortometraggi e video di moda; ha organizzato videomapping, videoproiezioni e installazioni interattive per mostre, musei ed eventi speciali. Il pluripremiato e affascinante "Beauty" continua ad ottenere riconoscimenti in tutto il mondo, dall'Europa all'Asia. Pio Bruno Presidente del Cineclub FEDIC di Cagliari n° 27 – n° 27 – Testi: R. Merlino, P. Micalizzi, Riv e Gauche, G. Sabbatini, F. Felloni, Cinev ideo Club Fedic Bergamo, P. Leidi, G. Vecchi Immagini e Suono, L. Crociani, M. Demata, R. Mandolesi, Corte Tripoli Cinematograf ica, Cineclub Fedic Piemonte, DiLucca.TV, TeleAmbiente, Lucca Film Festiv al&Europa Cinema 2016 e UCCA - Fedic, P. Masala, Cineclub Fedic Sangiov annese, Cineclub Fedic Cagliari. Fotografie: G. Sabbatini, P. Leidi, A. Casola, V. Tullio. Grafica e impaginazione: Giorgio Sabbatini. Supplemento a “Carte di Cinema” Direttore Responsabile: Massimo Maisetti Redazione: Giorgio Sabbatini Corso Benedetto Croce, 3 – 10135 Torino E-mail: giorgio.sabbatini@fastw ebnet.it