PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO
DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE
Piano di Risanamento Fiume
Lambro
Master Plan degli interventi
Triuggio, dicembre 2013
PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO
DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE
INDICE
1. PREMESSA
4
2. PIANO DELLE AZIONI
5
2.1.1.
2.1.2.
2.1.3.
2.1.4.
2.1 Azioni strutturali
5
Stato di fatto ........................................................................................................................ 7
Interventi proposti ............................................................................................................... 8
Scheda dei benefici .............................................................................................................. 9
Analisi costi benefici .......................................................................................................... 10
2.2 Azioni non strutturali
12
3. GOVERNO DELLE ACQUE
13
3.1.1
3.1.2
3.1.3
3.1.4
3.1.5
3.1 Alleggerimento rete fognaria
14
Individuazione e separazione acque parassite ................................................................. 14
Separazione delle reti ........................................................................................................ 19
Sistemi di raccolta e stoccaggio superficiali ...................................................................... 21
Sistemi di raccolta ed infiltrazione .................................................................................... 27
Vasche di prima pioggia .................................................................................................... 37
3.2.1
3.2.2
3.2.3
3.2.4
3.2 Limitazione carichi concentrati
39
Rimozione scarichi abusivi ................................................................................................. 40
Rimozione sfioratori obsoleti e non controllati ................................................................. 42
Creazione di ecosistemi filtro su sfioratori ........................................................................ 43
Sistemi compatti di trattamento ....................................................................................... 49
3.3.1
3.3.2
3.3 Limitazione carichi distribuiti
55
Buone pratiche agronomiche ............................................................................................ 56
Fasce tampone................................................................................................................... 61
3.4.1
3.4.2
3.4.3
3.4 Altre misure per la gestione sostenibile delle acque domestiche
64
Risparmio idrico ................................................................................................................. 64
Riuso acque grigie.............................................................................................................. 67
Sustainable sanitation ....................................................................................................... 70
4. POLIZIA FLUVIALE
4.1.1
4.1.2
77
4.1 Autorità ambientali
77
Polizia provinciale .............................................................................................................. 77
Provincia ufficio acque....................................................................................................... 79
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4.1.3
4.1.4
4.1.5
4.1.6
4.1.7
Dipartimento provinciale Arpa .......................................................................................... 79
Protezione Civile ................................................................................................................ 81
Guardie Ecologiche Volontarie (GEV) ................................................................................ 82
Corpo Forestale dello Stato ............................................................................................... 84
Carabinieri ......................................................................................................................... 85
4.2.1
4.2.2
4.2.3
4.2.4
4.2.5
4.2.6
4.2 Attività di polizia fluviale
86
Sorveglianza qualità acque (GEV) ..................................................................................... 86
Sorveglianza manufatti idraulici (GEV).............................................................................. 87
Sorveglianza e denuncia abusi (GEV) ................................................................................ 88
Manutenzione ordinaria (alberi e rifiuti) ........................................................................... 89
Sorveglianza officiosità idraulica ....................................................................................... 90
Apertura e manutenzione sentieri ..................................................................................... 91
5. PROGRAMMA TEMPORALE
93
5.1 Bandi per interventi in ambito di governo delle acque e polizia fluviale
93
5.2 Interventi di manutenzione straordinaria
95
5.3 Cronoprogramma Azioni strutturali
96
APPENDICI
98
A. SCHEDA BENEFICI ATTESI
98
B. METODO DI PARAMETRIZZAZIONE COSTI BENEFICI
102
C. TECNICHE PER INDIVIDUARE I PUNTI CRITICI
103
D. TECNICHE PER INDIVIDUARE I PUNTI CRITICI
105
E. TECNICHE PER INDIVIDUARE I PUNTI CRITICI
114
F. IMPIANTO PER ACQUE METEORICHE DEI TETTI
119
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1. PREMESSA
Il Master Plan degli interventi per il fiume Lambro è il documento propositivo elaborato dal Parco Regionale
della Valle del Lambro per il risanamento del fiume Lambro e dei suoi affluenti. Esso costituisce una sintesi
delle Criticità e delle Opportunità del bacino, affrontate analiticamente negli omonimi Atlanti, e propone
soluzioni per la mitigazione delle prime e la concretizzazione delle seconde. La parte propositiva del
Masterplan è costituita da diverse sezioni così suddivise:
-
Piano delle Azioni;
-
Governo delle acque;
-
Polizia fluviale.
Le Azioni sono tutti quegli interventi localizzati volti a mitigare le criticità individuate sul bacino.
Generalmente sono collocate in corrispondenza delle Opportunità individuate nell’omonimo Atlante, e ne
costituiscono pertanto naturale proseguimento. Hanno solitamente tempi di realizzazione a breve e medio
termine, impegno finanziario contenuto e possono costituire una soluzione temporanea e parziale alle
criticità di bacino.
Con Governo delle acque si intendono tutte quelle politiche, pratiche ed anche interventi infrastrutturali
volti alla risoluzione definitiva delle problematiche di bacino. Hanno solitamente tempi di completamento a
lungo termine, impegno finanziario ingente e possono costituire una soluzione definitiva alle criticità di
bacino.
Con Polizia Fluviale si intendono infine tutte le azioni volte alla sorveglianza, alla protezione ed alla
manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua e delle loro pertinenze. Hanno tempi di realizzazione a breve e
medio termine, richiedono un impegno finanziario contenuto e sono necessarie per assicurare il rispetto
delle normative ambientali e delle buone pratiche in tema di acque.
A completamento di tutti gli argomenti sviluppati, viene proposto in ultimo un programma temporale della
durata ventennale in cui viene definito un quadro economico contenente l’indicazione degli interventi da
sviluppare annualmente tra: Azioni, bandi connessi agli interventi in materia di governo delle acque ed
attività da svolgersi in campo di polizia fluviale.
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2. PIANO DELLE AZIONI
Le Azioni sono soluzioni progettuali sviluppate all’interno del Bacino di competenza del Parco, ovvero lungo
l’asta del Lambro prelacuale (Triangolo Lariano) e sublacuale fino all’ingresso a Monza e lungo i suoi
principali affluenti. Esse sono distinte in questo studio in due differenti tipologie: azioni strutturali e azioni
non strutturali. Le prime sono Azioni per le quali le considerazioni progettuali sono state spinte fino ad un
livello di prefattibilità, fornendone anche una quantificazione economica; le seconde suggeriscono alcune
linee d’azione per la sistemazione ed il recupero di aree private, indicate già nel Piano Territoriale di
Coordinamento del Parco come insediamenti produttivi incompatibili, alcune delle quali oggi sono in stato
di abbandono, alcune ancora in attività. La risoluzione di queste criticità ha una connotazione decisamente
più urbanistica, e pertanto in questo ambito vengono posti alcuni vincoli imprescindibili dal punto di vista
della riqualificazione ambientale e qualitativa dell’ambito fluviale.
2.1
Azioni strutturali
Sono definite “strutturali” le azioni elaborate in corrispondenza delle opportunità individuate volte alla
mitigazione delle criticità evidenziate nell’omonimo Atlante. Esse definiscono alcuni interventi tipologici da
realizzare nell’area, ne danno una sommaria descrizione, una quantificazione economica ed una analisi dei
benefici.
Si precisa che le Azioni proposte non sono da intendersi come le uniche fattibili, ma
rappresentano un campionario di interventi forniti a scopo emblematico, in punti strategicamente prioritari
o frutto di considerazioni pregresse.
L’elenco delle Azioni strutturali individuate in questa prima fase è riportato in Tabella 1.
Ogni Azione strutturale è costituita da una serie di documenti, testuali, fotografici e cartografici, che
rappresentano, nel modo più semplice ed al contempo il più esaustivo possibile, gli interventi di
miglioramento ambientale e/o idraulico suggeriti sul Bacino del fiume Lambro.
Per ogni Azione strutturale è stata prodotta una relazione, in cui viene prima presentato un quadro
completo per quanto riguarda le prescrizioni definite per l’area d’interesse, dalla pianificazione dei piani di
riferimento generali e locali; successivamente sono stati descritti lo stato di fatto delle aree in oggetto e
successivamente il dettaglio delle lavorazioni proposte per le aree suddette, allegando alle descrizioni un
supporto fotografico e grafico delle aree riqualificate. È stata quindi condotta una disamina su quali fossero
i benefici attesi a seguito della realizzazione degli interventi proposti delle quattro componenti osservate
(habitat, qualità delle acque, valorizzazione e rischio idraulico). Infine per ogni Azione sono state elaborate
alcune considerazioni di massima per definire una stima dei costi, per un totale di circa 110.000.000 €.
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1
Alserio 1
19
Lambro 9
2
Alserio 2
20
Lambro 13-14
3
Alserio 3
21
Lambro 15
4
Bevera Bulciago 2
22
Lambro17
5
Bevera Molteno 1-2
23
Lambro 19
6
Bevera Molteno 3
24
Lambro 20
7
Bevera Molteno 4-5-6-7-8
25
Lambro 21
8
Bevera Naresso 1-2
26
Lambro 22
9
Bevera Naresso 3
27
Lambro Asso
10
Bevera Naresso 4-5
28
Rio Brovada 1
11
Bevera Naresso 6
29
Rio Brovarolo 1
12
Bevera Naresso 7
30
Rio Pegorino 1
13
Cavolto 1-2
31
Roggia Anzano 1
14
Foce Valbrona
32
Roggia Comarcia 1
15
Lambro 1
33
Roggia Molinara 1
16
Lambro 2
34
Roggia Tabiago 1-2
17
Lambro 4
35
Torrente Lambro 1
18
Lambro 8 - Orrido Inverigo 1 Roggia Villa Romanò 1
Tabella 1 – Elenco Azioni strutturali
Sono allegati alla relazione di ogni Azione altri tre documenti:
-
una tavola di stato di fatto su base ortofoto sulla quale sono descritti in sintesi gli elementi che
rappresentano le problematiche esistenti;
-
una tavola degli interventi proposti su base ortofoto sulla quale sono descritti gli interventi proposti
per quell’area. A ciascuna descrizione è correlata una foto o una bozza di disegno tecnico, per
meglio illustrare l’intervento suggerito;
-
una scheda per la valutazione dei benefici attesi che mette in relazione la molteplicità degli
interventi con gli ambiti d’interesse (habitat, qualità delle acque, valorizzazione e rischio idraulico)
ed il relativo beneficio marginale atteso.
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Per una migliore letture delle tavole di seguito viene fornita una loro descrizione di dettaglio.
Nell’intestazione di tutte le tavole è sempre possibile identificare l’Azione di riferimento e la tipologia di
tavola rappresentata.
In ultimo poi si riporta l’analisi costi benefici eseguita per definire una graduatoria in termini di convenienza
alla realizzazione di una determinata Azione, che tiene conto da una parte del costo complessivo della
singola Azione in rapporto al suo Beneficio ultimo rispetto agli ambiti di riferimento delle diverse
componenti ambientali.
2.1.1.
Stato di fatto
In ogni tavola di stato
di fatto sono indicati
tutti
gli
elementi
esistenti nell’area di
interesse
e
presentano
che
delle
criticità.
Per
ogni
elemento
infatti viene fornita
una
sua
breve
descrizione correlate
da
una
fotografica
vista
puntale
dell’elemento stesso.
Per
una
lettura
facilitata delle tavole
si è scelto di usare
delle
colorazioni
sempre uguali per le
tavole di stato di fatto
così come per quelle
degli
proposti.
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interventi
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2.1.2.
Interventi proposti
In
ogni
tavola
sono indicati tutti
gli
interventi
proposti nell’area
d’interesse.
Per
ogni
intervento
viene
fornita una breve
descrizione
della
sua realizzazione e
della sua utilità,
correlata da uno
stralcio di disegno
tecnico
puntale
dell’area indagata.
Per
una lettura
facilitata
delle
tavole si è scelto
di
usare
delle
colorazioni
sempre uguali per
le tavole di stato
di fatto così come
per quelle degli
interventi
proposti.
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2.1.3.
Scheda dei benefici / Analisi multicriteria
La
scheda
benefici
dei
presenta
sull’intestazione
orizzontale
la
suddivisione
in
ambiti
di
riferimento, ogn’uno
a sua volta suddiviso
in sotto ambiti e
lungo l’intestazione
verticale
la
molteplicità
degli
interventi
pensati
per
Azioni,
le
raggruppati
per
famiglie di interventi
(es: difesa idraulica,
riqualificazione
fluviale ecc…).
Il beneficio atteso da
ogni singola Azione
deriva
dalla
combinazione di tre
voti in funzione degli
ambiti
interessati,
del corso d’acqua
coinvolto
pluralità
e
della
degli
interventi.
In appendice si riporta la descrizione della metodologia adottata per la definizione della scheda di
valutazione dei benefici.
Di seguito si riporta una tabella di sintesi in cui si riassume il beneficio prodotto da tutte le Azioni
strutturali.
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Tabella 2 – Sintesi benefici Azioni strutturali
2.1.4.
Analisi costi benefici
Avendo a disposizione da lato una stima dei contributi apportati dalla realizzazione delle singole lavorazioni
in termini di beneficio associabile alla singola Azione e dall’altra una stima dei costi complessivi di ciascuna
Azione, è stata infine elaborata un’analisi costi benefici per considerare sia l’aspetto tecnico-ambientale
che quello economico. Il criterio doveva fornire una scala di priorità di intervento prediligendo Azioni che
consentano di apportare i maggiori benefici ai diversi e più numerosi possibili ambiti di riferimento (habitat,
qualità acque, valorizzazione e protezione idraulica) con i minori costi. Si rimanda all’appendice per la
descrizione del metodo di parametrizzazione, mentre di seguito si riporta l’elenco delle Azioni ordinate
secondo l’analisi elaborata.
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1
Bevera Naresso 7
19
Roggia Comarcia 1
2
Lambro 1
20
Alserio 3
3
Cavolto 1-2
21
Torrente Lambro 1
4
Roggia Anzano 1
22
Rio Brovarolo 1
5
Bevera Naresso 4-5
23
Lambro 19
6
Lambro 21
24
Lambro 9
7
Foce Valbrona
25
Lambro Asso
8
Lambro 13-14
26
Rio Brovada 1
9
Lambro 15
27
Roggia Molinara 1
10
Bevera Molteno 4-5-6-7-8
28
Lambro 4
11
Alserio 2
29
Lambro 17
12
Alserio 1
30
Bevera Molteno 3
13
Lambro 20
31
Bevera Naresso 6
14
Lambro 22
32
Bevera Bulciago 2
15
Lambro 8 - Orrido Inverigo 1 Roggia Villa Romanò 1
33
Bevera Naresso 1-2
16
Roggia Tabiago 1-2
34
Bevera Naresso 3
17
Rio Pegorino 1
35
Lambro 2
18
Bevera Molteno 1-2
Tabella 3 – Ordinamento Azioni strutturali in funzione analisi costi benefici
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2.2
Azioni non strutturali
Sono definite “non strutturali” le Azioni che si riferiscono alle aree ricadenti per lo più all’interno di zone ad
ambito produttivo incompatibile (secondo art. 20 del PTCP del Parco Valle Lambro) per le quali sono state
definite le linee guida per l’individuazione di interventi di riqualificazione fluviale. Anche le Azioni non
strutturali derivano dalle indicazioni riportate nell’atlante delle criticità e da quanto indicato nelle analisi
fatte sull’atlante delle opportunità.
Per ogni Azione non strutturale è stata prodotta una relazione, in cui viene prima presentato un quadro
completo per quanto riguarda le prescrizioni e le eventuali interferenze dei piani di riferimento generali e
locali; successivamente viene riportata una descrizione dello stato di fatto della zona d’interesse con una
sintesi dei piani di intervento o dei progetti in atto, se presenti, e in ultimo vengono definite le linee guida
da seguire per la definizione di una scelta progettuale ragionata, oltre che un’analisi critica in merito a
quanto suggerito come tipologia d’intervento dalle pianificazioni esistenti.
L’elenco delle Azioni non strutturali individuate in questa prima fase è riportato in Tabella 4.
1
Bevera Bulciago 1 – cava Holcim
2
Lambro 10 – ex Cartiera Villa
3
Lambro 11 – stabilimento Lamplast
4
Lambro 12 – Tintoria Moretti
5
Lambro 16 – ex Mobilificio Bernini
6
Lambro 18 – ex Manifattura Caprotti
Tabella 4 – Elenco Azioni non strutturali
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3. GOVERNO DELLE ACQUE
Il secondo capitolo del presente Master Plan affronta il tema del governo delle acque. In questa sezione si
forniscono le linee guida per tutti i soggetti interessati, siano amministratori o professionisti, in materia di
gestione sostenibile delle acque meteoriche e di risparmio idrico e recupero delle acque grigie.
Il criterio scelto quindi per lo sviluppo del presente documento di governo delle acque è stato quello di
partire dalle problematiche più comuni e di interesse, per poi sviluppare per ognuna molteplici soluzioni
progettuali a partire da quelle di prioritaria rilevanza, fino a quelle meno rilevanti ma pur sempre con una
buona applicabilità.
Al fine poi di produrre uno strumento il più possibile organico e compatto, sono state proposte una serie di
soluzioni progettuali che richiamano in parte superandole, quelle previste dai piani d’ambito e dal piano di
Tutela ambientale regionale (PTUA).
Per quanto poi questo documento voglia costituire una traccia per la definizione di una serie di linee guida
da utilizzarsi in diversi contesti, in realtà verranno presentate alcune casistiche mirate per l’ambito
d’interesse dell’intera asta del Lambro prelacuale (Triangolo Lariano) e sublacuale fino all’ingresso a Monza
e dei suoi principali affluenti.
Le problematiche individuate nel presente documento sono:

alleggerimento rete fognaria;

limitazione carichi concentrati;

limitazione carichi distribuiti;

altre misure per la gestione sostenibile delle acque domestiche.
Le prime tre problematiche riguardano la gestione sostenibile delle acque meteoriche mentre l’ultima
interessa il tema di risparmio idrico e del recupero delle acque grigie.
A tal proposito prima di addentrarsi con la descrizione delle soluzioni proposte si vuole sottolineare come i
processi di urbanizzazione da sempre abbiano modificano profondamente il ciclo naturale dell’acqua a
causa dell’aumento delle superfici impermeabili, diminuendo i fenomeni evapotrasporativi, l’infiltrazione
superficiale e profonda e la ricarica delle falde acquifere e aumentando i volumi di acque di “run-off”.
In più i sistemi tradizionali di gestione delle acque meteoriche in aree urbanizzate da sempre hanno
previsto: la raccolta di tutti i deflussi dalle superfici impermeabili, indipendentemente dal loro grado di
inquinamento e la loro immissione in fognature miste o separate. Questo tipo di approccio causa profonde
alterazioni del ciclo idrogeologico nelle aree interessate, provocando impatti negativi sui corpi idrici
recettori (portate molto elevate e di breve durata e carichi inquinanti notevoli derivanti da fonti diffuse),
sovraccarico delle fognature con rischi di rigurgito e allagamenti, alterazioni del microclima.
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3.1
Alleggerimento rete fognaria
Tra le problematiche maggiormente presenti nell’ambito del governo delle acque, c’è quella della riduzione
dei carichi gravanti sulla rete fognaria esistente, in molti casi sovra – congestionata. Per far fronte a questa
necessità di seguito si analizzano le diverse soluzioni progettuali riconducibili a tale problematica e per
ciascuna si riporta una spiegazione in merito alla reale utilità, in funzione dello stato attuale dell’ambiente
di interesse.
3.1.1
Individuazione e separazione acque parassite
Definizione problema: Uno dei problemi spesso presenti all’interno delle reti fognarie è legato ai fenomeni
di infiltrazione di acque parassite derivanti da torrentelli o rogge che drenano acque sorgive o piovane oltre
a quelle di falda o dei corsi d’acqua che si innestano all’interno della rete fognaria a causa di una non
perfetta impermeabilizzazione della stessa. Nell’ultimo caso il problema d’infiltrazioni di acque superficiali
alle volte è da imputare alla presenza di reti fognarie posizionate sul fondo di corsi d’acqua.
Le “acque parassite” in fognatura sono quindi quella componente della portata non conforme né per
qualità né per quantità al sistema fognario.
Tra i problemi più comuni, derivanti dalla presenza delle acque parassite originate per infiltrazione di falda
che dal reticolo idrico superficiale, ci sono:
-
una riduzione dell’efficienza degli impianti di trattamento delle acque reflue, dal momento che in
particolari condizioni climatiche, specie durante eventi piovosi, si potrebbero registrare dei
sovraccarichi di portata che possono raggiungere valori particolarmente elevati, determinando una
indesiderata diluizione del carico inquinante addotto all’impianto, con un conseguente mal
funzionamento del comparto biologico;
-
un notevole incremento di costi per la collettività, dal momento che le spese di depurazione
vengono calcolate sulla base delle portate trattate e non sulla concentrazione dei reflui;
-
un aumento della portata nella rete comporta una maggiore quantità di reflui da sollevare in
corrispondenza delle stazioni di pompaggio, nonché maggiore frequenza degli scarichi in
corrispondenza degli scolmatori posti lungo la rete di fognatura con un conseguente notevole
apporto di inquinanti al corpo ricettore.
I problemi generati dalle sole acque parassite di falda sono dati da:
-
rischio di erosione del materiale di rinfianco delle condotte che può essere trascinato all’interno
della tubazione;
-
conseguente perdita di resistenza del terreno;
-
rischio di riduzione della sezione idraulica;
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-
aumento della concentrazione dei solidi nel refluo. Quest’ultima condizione, in particolare, può
danneggiare gli impianti di sollevamento (giranti delle pompe) lungo la rete o in corrispondenza
degli impianti di trattamento.
Soluzione: Risulta pertanto necessario ed indispensabile intervenire affinché vengano eliminati gli apporti
delle acque parassite nelle reti fognarie. Prima di intervenire occorrerà attivarsi mediante uno studio
sistematico e approfondito sui vari punti di immissione di acque estranee e sulla reale destinazione di
queste, onde consentirne l’eliminazione dalle reti fognarie.
Lo studio da attuare potrà svilupparsi nel seguente modo:
-
FASE 1: individuazione di tutti i punti critici presenti lungo un Bacino d’interesse o lungo una rete
fognaria e superficiale locale, dove per punti critici si intendono: impluvi, corsi d’acqua superficiali,
lavatoi, fontane, sorgenti, drenaggi della falda, apporti consistenti di acque meteoriche, le cui
acque bianche vengono convogliate impropriamente nella rete fognaria;
-
FASE 2: stima quantitativa degli apporti dei singoli punti critici attraverso campagne di misurazione
diretta, elaborazione e applicazione di modelli idraulici per la stima delle acque meteoriche,
elaborazione e applicazione di modelli idraulici per la stima degli apporti dagli impluvi, elaborazione
e applicazione di modelli idraulici per la stima del drenaggio sotterraneo, la definizione di una scala
di priorità d’intervento per la loro eliminazione.
Le tecnologie impiegate per l’individuazione dei punti critici sono riportate in appendice.
Gli interventi risolutivi per l’eliminazione delle acque parassite si possono suddividere in due tipologie, una
elaborata per l’eliminazione degli apporti di acque piovane defluenti da rogge o valletti e l’altra finalizzata
alla riduzione dei fenomeni per infiltrazione delle acque di falda.
CASO 1: Nel primo caso si dovrà procedere con la deviazione del tracciato di rogge e torrentelli e il loro
recupero in antichi sviluppi destinati a confluire in recapiti su corpi idrici. Tale operazione potrà richiedere
lavorazioni relativamente onerose dal punto di vista economico quali: stombinature, derivazioni, pulizie di
tratti abbandonati e recapitanti su corpi idrici recettori.
CASO 2: Nel secondo caso invece, si possono individuare tecnologie che possono essere eseguite con
“Trenchless Technologies” (o meglio con limitato ricorso a scavi, abbreviate con l’acronimo TT) su una
condotta interrata, che consentono l’esecuzione di sostituzioni o di manutenzioni estensive di condotte
senza la necessità di portare alla luce il tratto fognario in oggetto. Queste pratiche presentano il comune
vantaggio di: risparmiare sui costi e sui tempi di realizzazione, di ottenere una migliore compatibilità
ambientale, di arrecare minori disagi alle attività commerciali ed al traffico esistenti. Mediamente le
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tecnologie TT prevedono l’esecuzione di scavi a cielo aperto pari a solo il 15-20% dei volumi impiegati nelle
operazioni tradizionali di risanamento e manutenzione delle reti.
Le varie tecnologie TT, possono essere suddivise in quattro “famiglie” principali:
a) RELINING, rappresentato dalla tecnologia Slip Lining, con la quale una nuova tubazione in PEAD
inferiore di diametro viene inserita all’interno della condotta esistente percorrendola nel
sottosuolo per tratti di lunghezza variabile;
b) CLOSE-FIT RELINING, rappresentato dalle tecnologie C-Compact e Roll Down, con le quali una
nuova tubazione in PEAD di diametro analogo viene inserita all’interno della condotta esistente
percorrendola nel sottosuolo per tratti di lunghezza variabile;
c) PIPE REPLACING, rappresentato dalle tecnologie Pipe Bursting e Pipe Splitting, con le quali una
nuova tubazione in PEAD, anche superiore di diametro, va a rimpiazzare la condotta esistente
distruggendola nel sottosuolo per tratti di lunghezza variabile;
d) CURED IN PLACE PIPE (CIPP), ossia tecnologie che impiegano materiali e tecniche applicative
differenti, ma di principi applicativi simili, idonee ad intervenire all’interno delle condotte fognarie
per ripristinarne la tenuta idraulica e, talvolta, anche la struttura resistente ai carichi statici;
e) PIPE COATING, sono impiegati per bloccare il progredire dei fenomeni di corrosione anodica e
biologica delle condotte metalliche.
Le prime tre tecnologie sono volte al rinnovamento della condotta finalizzata al recupero della sua
funzionalità strutturale, oltre che la tenuta idraulica; la quarta tecnologia viene impiegata per il
risanamento della condotta incentrato sul ripristino della tenuta idraulica delle sue giunzioni o degli
elementi di impianto.
Stato dell’arte, evoluzione attesa ed ambiti di applicazione: Da uno studio condotto nel 2003 dal Centro
Studi Biologia ed Ambiente di Erba (“Studio per la rilevazione di acque estranee nei collettori consortili”)
finalizzato ad analizzare la presenza e la relativa interferenza delle acque parassite all’interno del Bacino
afferente al depuratore di Merone, è emerso che all’interno del Bacino d’utenza sono contenuti 117 punti
critici (Figura 1), l’85% dei quali attivi e responsabili di un apporto di acque estranee ai collettori consortili.
Intervenendo sui soli punti che contribuiscono ad un apporto in fognatura maggiore in termini di portata, si
eliminerebbero circa il 40% dei volumi annui di acque parassite trattati dall’impianto di Merone.
Considerando che l’estensione del Bacino del Lambro e di circa 70 comuni e che dallo studio suddetto è
emerso esistere una presenza di circa 3 punti critici per Comune, da una stima grossolana si potrebbe
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concludere che nel nostro Bacino siano presenti circa 270 punti critici dai quali si immetterebbero le acque
parassite in rete.
L’obbiettivo da raggiungere in tal senso dovrà essere sicuramente quello di riuscire a deviare la totalità
delle rogge che attualmente sono convogliate in rete e farle defluire verso i corpi recettori più prossimi. Per
quanto riguarda poi la presenza di eventuali ammaloramenti presenti lungo le reti, in quel caso, data
l’onerosità delle operazioni di risanamento, sarà utile intervenire per sistemare i punti che si trovano nello
stato più gravoso.
Per quanto riguarda l’applicabilità delle tecnologie di risanamento si ha che:
a) Tecnologia Relining (Slip Lining): impiegata per il rinnovamento di tubazioni idriche e del gas (fino a
630 mm), trova applicazione sia in ambito urbano che in extraurbano, permettendo anche di
realizzare ex-novo o di ricollocare derivazioni d’utenza;
b) Tecnologia Close-Fit Relining: (Compact Pipe) impiegata per il rinnovamento di reti fognarie, reti
idriche e gasdotti di sezione circolare, in ambito urbano e extraurbano, permette di realizzare exnovo derivazioni d’utenza o di ricollocarle; (Roll Down) impiegata per il rinnovamento di tubazioni
idriche e del gas di sezione circolare, in ambito urbano e extraurbano, permette di realizzare exnovo derivazioni d’utenza o di ricollocarle;
c) Tecnologia Pipe Replacing: prevalentemente impiegata per il rinnovamento di reti idriche, fognarie
e del gas;
d) Tecnologia Cured in Place Pipe: consente il rinnovo di tubazioni di diametro da 200 / 2.000 mm,
prevalentemente impiegata per reti idriche e fognarie, sia in ambito urbano che extraurbano.
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Figura 1 – Individuazione punti critici censiti
Stima costi delle lavorazioni: Di seguito si riporta una stima di massima dei costi relativi alla realizzazione
delle soluzioni sopra esposte. Tenendo presente che le fasi preliminari di ispezione sono pari a circa il 2%
dei costi totali di lavorazione nel caso in cui si usino dei sistemi d’ispezione con telecamere semoventi a
circuito chiuso (CCTV), mentre nel caso d’impiego di georadar costano circa 8 €/m2 1di scansione.
CASO 1: Per la stima del costo degli interventi di separazione e deviazione di rogge e torrentelli dalle reti
fognarie, oltre ai costi costruttivi veri e propri, quali stombinature, scavi e pulizie dei tratti, si può ragionare
1
I prezzi fanno riferimento al prezziario della IATT (Italia Association for Trenchless Technology) nel 2004.
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in termini di risparmio dei costi di depurazione conseguenti alla realizzazione degli interventi stessi; dove il
costo medio di depurazione è paria a 40 centesimi di €/m2. Nel caso ad esempio del Bacino di competenza
del depuratore di Merone, in riferimento a quanto ottenuto dallo studio suddetto del 2003, i costi di
depurazione si abbasserebbero.
CASO 2: I costi delle tecnologie no-dig invece dipendono da molte variabili operative; in più per una
corretta comparazione economica fra le tecniche no-dig e quelle di intervento tradizionali non si può
prescindere da una valutazione dei cosiddetti “costi generalizzati”. Di questi ultimi di seguito si riportano i
soli costi di costruzione, mentre si rimanda all’appendice per un maggior dettaglio.
a) Tecnologia Relining (Slip Lining): dalle 500 alle 2.500 €/m;
b) Tecnologia Close-Fit Relining: (Compact Pipe) dalle 100 alle 300 €/m; (Roll Down) dalle 100 alle
350 €/m;
c) Tecnologia Pipe Replacing: dalle 50 alle 300 €/m;
d) Tecnologia Cured in Place Pipe: dalle 200 alle 2.500 €/diametro condotta da sistemare.
3.1.2 Separazione delle reti
Definizione problema: Un’altra situazione molto comune è data da una diffusa presenza di sistemi di reti
fognarie de tipo misto, in cui confluiscono simultaneamente le portate reflue (le nere) e quelle meteoriche
(le bianche). Queste reti sono soggette così a fasi di vita contraddistinte da periodi di grossa attività,
durante le piogge, nelle quali il lavaggio della fognatura è legato al regime pluviometrico e da periodi di
scarsa attività, nei quali l’esigua portata nera defluisce con velocità molto bassa con conseguente
sedimentazione dei solidi e l’innesco di fenomeni putrefattivi.
Oltre a problemi di igiene delle reti, il sistema di tipo misto fa sì che spesso le portate convogliate alla
depurazione siano notevolmente superiori a quelle previste da progetto, motivo per cui l’esubero viene
rilasciato a monte dei trattamenti, in più trattandosi di una portata diluita, spesso si rischia di far funzionare
non ottimamente l’impianto che la maggior parte delle volte è dimensionato per portate in ingresso con
elevate concentrazioni di inquinanti.
Soluzione: Al fine di risolvere le problematiche sopra esposte e di far fronte all’esigenza sempre crescente
di igiene pubblica e privata, la soluzione preventivata consiste nell’intervenire con la separazione delle reti
fognarie.
Il criterio da seguire per ridurre il numero di reti fognarie del tipo miste può essere:
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-
FASE 1: dimensionare e progettare tutti i nuovi tracciati fognari con un sistema di reti direttamente
separate, in modo da dimezzare i costi dati dalla necessità di dover sdoppiare le lavorazioni,
esempio lo scavo e il rinterro;
-
FASE 2: intervenire in tutti quei casi in cui si rilevano mal funzionamenti della rete, dovuti a perdite
generalizzate o ad altre problematiche di tipo distribuite, sdoppiando i rami di fognatura esistenti.
Naturalmente i due modi di operare, sopra esposti, hanno senso se le nuove condotte separate riescano a
rimanere tali fino al raggiungimento, specie per le acque nere, degli impianti di depurazione o trattamento.
Oltre alla separazione della rete, sarebbe utile sottoporre le acque bianche a dei sistemi di pretrattamento
(vedi paragrafo 0) prima di farle confluire verso il recapito finale.
Stato dell’arte, evoluzione attesa ed ambiti di applicazione: Dalle informazioni ricavate dai Piano d’ambito
delle provincie di Como e di Lecco, in merito allo stato delle infrastrutture fognarie esistenti, si riportano i
seguenti dati:

Per la Provincia di Lecco: la lunghezza complessiva delle reti fognarie è di circa 1.622 km, di cui le
condotte di tipo separato costituiscono circa il 58% della lunghezza complessiva delle reti, mentre
le condotte di tipo misto il restante 42% delle reti a fronte di una copertura del servizio di poco
inferiore a circa il 92%;

Per la Provincia di Como: la lunghezza complessiva delle reti fognarie è di circa 2.418 km a fronte di
una copertura del servizio paria a circa il 94%, calcolata per abitanti residenti e fluttuanti; non si da
alcuna informazione in merito alla distribuzione delle rete di tipo misto o separato.
L’obbiettivo da raggiungere è sicuramente quello di incrementare la diffusione del sistema reti separate ed
in particolare per la Provincia di Como occorrerà destinare maggiori finanziamenti in merito, dal momento
che dal Piano d’Ambito viene dichiarato che si interverrà con lo sdoppiamento di appena il 10% dello
sviluppo complessivo della rete fognaria.
Stima dei costi delle lavorazioni: Per una stima dell’importo necessario allo sdoppiamento della fognatura
si è fatto riferimento a un costo unitario medio di circa 300,00 €/m, valore dichiarato nel Piano d’Ambito
della Provincia di Como.
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3.1.3 Sistemi di raccolta e stoccaggio superficiali
Definizione problema: Molto spesso gli ingenti volumi di “run-off” che defluiscono sulle superfici
impermeabili dei centri urbanizzati posso causare notevoli problemi in termini di allagamenti di strade o
aree di parcheggio.
Soluzione: Per ovviare a tale problematiche di seguito sono proposte una serie di soluzioni2 per la raccolta e
lo stoccaggio di questi volumi di pioggia che andrebbero così a sottrarsi a quelli destinati al reticolo di
fognatura.
In particolare le soluzioni proposte sono:
a) canale vegetato aperto;
b) aree di ritenzione vegetata;
c) canale inerbito.
3.1.3.1 Canale vegetato aperto
I canali vegetati aperti sono dei canali costruiti per intercettare e trattare le acque di scolo dell’area drenata
(Figura 2). Questi sistemi vengono progettati con una limitata pendenza longitudinale (<4%), in modo che il
flusso mantenga una velocità tale da consentire la sedimentazione dei solidi sospesi e da non provocare
fenomeni erosivi. Si può distinguere fra canali asciutti e canali umidi (Figura 3). I primi sono canali vegetati
dotati di un letto filtrante, dimensionati in modo da permettere l’infiltrazione del volume di progetto.
Poiché rimangono asciutti per lunghi periodi, sono preferibili per le zone residenziali ai canali umidi (che
invece possono essere usati per le acque di run-off di zone a carattere commerciale, inseriti ad esempio, in
aree a verde). I secondi si comportano essenzialmente come un’area umida lineare e poco profonda, in cui
vengono trattenute le acque di scolo. Possono però generare problemi per emissioni di odori molesti e
presenza di zanzare. Generalmente l’acqua giunge nel canale dopo essere stata pretrattata in un apposito
Bacino; le acque di scolo possono essere anche recapitate ai lati del canale per mezzo di trincee di ghiaia
fine lungo la sommità delle pareti.
In un canale asciutto, l’acqua filtra attraverso il letto permeabile e viene raccolta da un sistema di
drenaggio costituito da una strato di ghiaia e da un tubo forato. Il tempo massimo di detenzione è 48 h.
Un canale umido è invece generalmente a contatto con il livello freatico (se non ci sono controindicazioni
legate all’inquinamento della falda), oppure realizzato in suoli scarsamente permeabili quando la perdita
per infiltrazione è molto limitata. Possono essere inserite briglie, per creare piccole aree umide che si
2
Le soluzioni progettuali proposte sono tratte dal manuale di IRIDRA: “Migliori pratiche per la gestione
sostenibile delle acque in aree urbane”.
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comportano come stagni con acque poco profonde. Il Bacino di pretrattamento, finalizzato alla rimozione
della carica di TSS, deve essere dimensionato in modo da trattare un’altezza d’acqua 0.25 cm per m2 di
superficie drenata impermeabile.
Figura 2 – Vista di canale vegetale aperto
Figura 3 – Tipologico di canale vegetale aperto asciutti e umidi
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Aspetti manutentivi:

per i canali asciutti, l’altezza della copertura erbosa deve essere mantenuta fra 10 e 20 cm;

rimozione periodica dei sedimenti;

eventuale rinfoltimento della vegetazione;

controllo periodico (annualmente) dello strato di ghiaia e sua sostituzione se intasato;

per i canali asciutti, controllo periodico del letto per contrastare eventuali fenomeni erosivi.
Vantaggi:

elevata rimozione di TSS;

combinano trattamento e trasporto delle acque di runoff.
Svantaggi:

rischio potenziale di risollevamento dei sedimenti;

possibilità di odori molesti e presenza di insetti (solo nel caso di canali umidi).
3.1.3.2 Aree di ritenzione vegetata
Una soluzione che assicura un livello di trattamento piuttosto elevato è costituita dall’impiego di aree di
ritenzione vegetate. Tali sistemi sono utilizzati per il drenaggio di superfici ridotte (< 2 ha) e possono essere
facilmente inseriti all’interno del tessuto urbano (Figura 4).
Figura 4 – Vista di area di ritenzione vegetata
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Tra le applicazioni più diffuse si annoverano l’inserimento lungo i margini delle carreggiate stradali,
all’interno di parcheggi o soluzioni al servizio di singoli edifici (rain garden). Un’area di ritenzione vegetata è
un’area a verde strutturata artificialmente al fine di raccogliere e trattare le acque meteoriche drenate da
una superficie impermeabilizzata (es. piazzali, tetti, parcheggi).
Tipicamente questi sistemi sono costituiti da una fascia con copertura erbosa disposta tra la superficie
drenata e la zona di ristagno, un’area avvallata vegetata, nella quale si ha il ristagno temporaneo delle
acque meteoriche, un sistema di drenaggio, disposto sul fondo (a seconda delle condizioni idrogeologiche è
possibile prevedere anche la sola dispersione nel sottosuolo, prevedendo solo un troppo pieno per gli
eventi di pioggia più intensi).
Le acque di dilavamento sono convogliate tramite deflusso superficiale all’area di ritenzione vegetata. La
fascia con copertura erbosa effettua un’azione di filtraggio del materiale più grossolano e di rallentamento
della velocità di deflusso. Nell’area di ristagno si ha un accumulo temporaneo e un ulteriore deposizione di
materiale trasportato. Lo strato di materiale organico effettua una prima filtrazione delle acque meteoriche
e favorisce la crescita di microorganismi che provvedono ad una degradazione della materia organica
trasportata. Lo spessore di suolo vegetativo svolge la funzione di sistema di filtrazione; le particelle argillose
del suolo forniscono siti per l’adsorbimento di inquinanti. La vegetazione garantisce la stabilità del suolo e
partecipa all’azione di trattenimento degli inquinanti.
Aspetti manutentivi:

pulizia e il taglio delle specie erbacee presenti nel canale filtrante e sulle sponde del canale
vegetato minimo 1 volta l’anno e la pulizia dei canali drenanti (Figura 5).
Vantaggi:

elevata flessibilità;

ottimo inserimento ambientale;

discrete rese depurative soprattutto dovute a meccanismi di filtrazione e adsorbimento;

scarsa manutenzione.
Svantaggi:

richiede superfici piuttosto elevate (anche se poi tali superfici risultano fruibili e contribuiscono
all’inserimento ambientale).
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Figura 5 – Vista di area di ritenzione vegetata con vista canale filtrante
3.1.3.3 Canale inerbito
I canali inerbiti differiscono dai canali filtranti (vedi paragrafo 0) per la mancanza dello strato filtrante di
terreno e sono, di conseguenza, caratterizzati da una minore capacità di rimozione degli inquinanti, anche
se risultano efficaci nel rimuovere sedimenti grossolani e medi grazie all’azione di filtraggio esercitata dalla
vegetazione. Questi sistemi permettono di ridurre la presenza di superfici impermeabili e contribuiscono
alla rinaturalizzazione del contesto in cui vengono inseriti. L’impiego dei canali vegetati contribuisce a
ridurre il volume delle acque di dilavamento consentendo l’infiltrazione di parte delle acque raccolte nel
sottosuolo e ad esercitare anche un effetto di laminazione riducendo la velocità dell’acqua. Per migliorare
la qualità dell’acqua, questi canali devono essere progettati con un fondo ampio, modesta pendenza
longitudinale e possono prevedere anche l’inserimento di vegetazione (canali vegetati). Possono essere
impiegati al posto delle tradizionali fognature di raccolta o cunette ad esempio lungo le strade (Figura 6); le
superfici drenate devono essere inferiori a 2 ha.
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Figura 6 – Vista canale inerbito
Aspetti manutentivi:

taglio dell’erba;

rimozione dei sedimenti;

ispezione delle sponde e del letto per individuare eventuali processi erosivi;

ripulitura del canale da rifiuti e detriti depositatesi;

possono ridurre i volumi di run-off attraverso l’infiltrazione su suoli permeabili.
Svantaggi:

rischio di risospensione ed erosione;

nelle zone residenziali, possono creare problemi a causa dell’acqua stagnante.
Stato dell’arte, evoluzione attesa ed ambiti di applicazione: La realtà più comune tipica del Bacino del
Lambro Settentrionale è data dalla presenza prevalentemente dei canali inerbiti, mentre risultano più
incerte la presenza delle altre tecniche.
L’obbiettivo da raggiungere sarebbe quello di intensificare l’esistenza di queste pratiche, principalmente
laddove esiste lo spazio fisico per la loro applicazione, favorendo la realizzazione di canali ed aree di
ritenzione vegetate compatibilmente agli spazi disponibili.
In aggiunta a quanto già detto si vuole precisare l’importanza della sensibilizzazione su queste tipologie di
interventi, che attualmente non sono contemplati dalla pianificazione prevista dagli ATO presenti sul
territorio del Bacino d’interesse.
I campi di applicazione delle soluzioni progettuali sopra descritte sono:
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a) canali vegetati aperti: asciutti - preferibili per le zone residenziali; umidi - usati per le acque di runoff di zone a carattere commerciale, inseriti ad esempio, in aree a verde;
b) aree di ritenzione vegetate: ai margini delle carreggiate stradali, all’interno di parcheggi o soluzioni
al servizio di singoli edifici (rain garden);
c) canali inerbiti: impiegati al posto delle tradizionali fognature di raccolta o cunette ad esempio
lungo le strade.
Stima dei costi delle lavorazioni: Di seguito si riporta una stima di massima dei costi relativi alla
realizzazione delle soluzioni sopra esposte.
a) canale vegetato aperto: 25 €/m;
b) aree di ritenzione vegetate: 50-80 €/m2;
c) canale inerbito: 15-20 €/m.
3.1.4
Sistemi di raccolta ed infiltrazione
Definizione problema: Molto spesso gli ingenti volumi di “run-off” che defluiscono sulle superfici
impermeabili dei centri urbanizzati posso causare notevoli problemi in termini di allagamenti di strade o
aree di parcheggio.
Soluzione: Per ovviare a tale problematiche di seguito sono proposte una serie di soluzioni3 per la raccolta
per infiltrazione di questi volumi di pioggia che andrebbero così a sottrarsi a quelli destinati al reticolo di
fognatura.
In particolare le soluzioni proposte sono:
a) pavimentazioni permeabili;
b) tetti verdi;
c) trincea filtrante;
d) canale filtrante;
e) strisce filtranti.
Dove i primi due metodi sono principalmente finalizzati al contenimento delle acque di pioggia, mentre gli
altri, tranne l’ultimo, son dei veri e propri impianti di infiltrazione, progettati tenendo in considerazione:
3
Le soluzioni progettuali proposte sono tratte dal manuale di IRIDRA: “Migliori pratiche per la gestione
sostenibile delle acque in aree urbane”.
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della permeabilità del terreno, delle caratteristiche della falda e dell’eventuale inquinamento delle acque di
pioggia. Infine l’ultima soluzione proposta non è altro che un sistema di pretrattamento naturale necessario
affinché siano raggiunti buoni livelli di funzionamento con i metodi di infiltrazione.
3.1.4.1 Pavimentazioni permeabili
Le pavimentazioni permeabili sono costituite da elementi modulari, come blocchi in cemento o stuoie di
plastica rinforzata, caratterizzati dalla presenza di vuoti che vengono riempiti con materiale permeabile
(sabbia o ghiaia), in modo da permettere l’infiltrazione delle acque di run-off (Figura 7). Le pavimentazioni
permeabili consentono, quindi, la riduzione della superficie impermeabile di un sito e di conseguenza del
volume delle acque di dilavamento. Le pavimentazioni permeabili sono particolarmente indicate per
parcheggi, aree pedonali e ciclabili, viali residenziali.
Possono essere impiegate sia nel caso di nuove urbanizzazioni, che nel caso di interventi di ampliamento o
manutenzione in sostituzione di vecchie pavimentazioni impermeabili.
L’applicabilità di questo tipo di copertura dipende dalla permeabilità del suolo di sottofondo, che deve
avere un contenuto di argilla inferiore al 30%. In commercio sono disponibili tipologie diverse di moduli, da
blocchi e griglie in cemento a elementi in materiali plastici.
Figura 7 – Vista pavimentazioni permeabili
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Esempi di pavimentazioni permeabili:

Grigliati in calcestruzzo inerbiti: sono blocchi in calcestruzzo con
aperture a nido d’ape riempite con terreno organico e inerbite. La
percentuale a verde supera il 40%. Adatti per: parcheggi, strade
d’accesso;

Cubetti o masselli con fughe larghe inerbite: la cubettatura viene
realizzata con fughe larghe con l’ausilio di distanziatori. La percentuale
a verde raggiunge il 35%. Adatti per: parcheggi, piste ciclabili e
pedonali, cortili, spiazzi, strade d’accesso, stradine;

Grigliati plastici inerbiti: sono grigliati in materie plastiche riempiti con
terreno organico e inerbiti. La percentuale a verde supera il 90%. Adatti
per: parcheggi, strade d’accesso;

Masselli porosi: la pavimentazione avviene con masselli porosi. Il
riempimento delle fughe avviene con sabbia. Adatti per: stradine, strade
e piazzali poco trafficati, piazzali di mercato, parcheggi, piste ciclabili e
pedonali, cortili, terrazze, strade d’accesso, stradine.
Aspetti manutentivi:

Mensilmente:
o controllo che la superficie del pavimento sia libera da sedimenti;
o assicurarsi che il sistema si prosciughi fra due eventi consecutivi.

Se necessario:
o controllare che la superficie drenata e la pavimentazione siano libere da detriti;
o adeguata manutenzione nel caso di malfunzionamenti.

Annualmente:
o ispezione per individuare eventuali danneggiamenti.

Ogni 3-4 anni:
o pulizia del pavimento per aspirazione, per liberare la superficie dai sedimenti.
Svantaggi:
In generale se i parcheggi sono utilizzati frequentemente e nelle fasce diurne, a causa della mancanza di
luce e dell’irradiamento di calore dalla parte inferiore della autovetture, non si riesce a mantenere il manto
erboso. In questi casi si deve ricorrere all’utilizzo di ghiaia per il riempimento dei monoblocchi, facendo
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attenzione ad usare inerti con diametri di almeno 0.8-1 cm per evitare che la pressione delle auto, gli olii e
le intemperie possano favorire una riduzione significativa della capacità di filtrazione.
3.1.4.2 Tetti verdi
I tetti “verdi” (green rooftops) sono delle installazioni, applicabili sia a piccole abitazioni che a grandi
complessi civili e industriali, che contribuiscono alla gestione delle acque di pioggia, riproducendo una
varietà di processi idrologici associabili ai terreni naturali (Figura 8). Le piante catturano la pioggia,
l’assorbono attraverso l’apparato radicale e favoriscono i processi di evapotraspirazione, riducendo così i
volumi di runoff. I tetti “verdi” si rivelano particolarmente efficaci nel caso di eventi intensi di breve durata;
è stato dimostrato che, in climi temperati, determinano un dimezzamento annuale dei volumi di
dilavamento.
Un tetto “verde” è costituito, partendo dal basso da:
 Membrana impermeabile antiradice;
 Strato di materiale isolante;

Sistema di drenaggio;

Filtro geotessile;
 Terreno e piante.
Figura 8 – Tipologico tetti verdi
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I sistemi più semplici sono realizzati, al disopra del filtro, con uno strato di terreno di spessore 5 -10 cm,
piantumato con specie erbacee, in grado di sopportare periodi siccitosi (sistemi estensivi).
I sistemi intesivi, invece, sono realizzazioni più complesse con una vegetazione più variegata, dimensionati
in modo da sopportare anche eventuali attività umane. L’applicabilità di queste installazioni in edifici
esistenti è legata alla tipologia di copertura e al carico massimo sopportabile dalla struttura.
Tetto Verde
Intensivo
Estensivo
Minimo 0.3 m
Da 2.5 cm a 12.5 cm
Possono ospitare alberi, e arbusti
Copertura vegetale con erba e
Profondità del terreno
Vegetazione
piante di piccole dimensioni
Carico
Accessibilità
Manutenzione
390 ÷ 730 kg/m2
2 60 ÷ 250 kg/m2
fruibili
solo per la manutenzione
Frequente
Annuale o semestrale
Figura 9 – Confronto fra le due tipologie di tetti vegetati
Vantaggi:

riduzione e laminazione dei volumi di dilavamento;

miglioramento della qualità dell’aria per assorbimento della CO2 e fissaggio delle polveri sottili da
parte della vegetazione;

isolamento termico in inverno e rinfrescamento in estate;

aumento della vita utile del tetto, che viene protetto dai raggi ultravioletti e da sollecitazioni
meccaniche;

mitigazione del microclima: queste coperture rilasciano gradualmente per evapo-traspirazione
l’acqua accumulata, umidificando e rinfrescando l’aria circostante;

offrono un habitat adatto ad uccelli e altre piccole specie animali;

trattamento degli inquinanti contenuti nelle acque di pioggia;

mitigazione degli effetti delle piogge acide.
Aspetti manutentivi:

rimozione delle erbacce almeno due volte all’anno;

ispezioni dello strato impermeabile.
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3.1.4.3 Trincea filtrante
Le trincee filtranti sono costituite da scavi riempiti con materiale ghiaioso e sabbia (Figura 10), realizzate
con lo scopo di favorire l’infiltrazione dei volumi di runoff (attraverso la superficie superiore della trincea) e
la loro successiva filtrazione nel sottosuolo (attraverso i lati e il fondo della trincea).
Figura 10 – Vista trincea filtrante
Le acque filtrate nella trincea si infiltrano nel terreno sottostante: la trincea viene dimensionata in modo da
ottenere uno svuotamento completo dalle 12 alle 24 h successive alla fine dell’evento di pioggia e quindi in
funzione dei terreni esistenti nel sito di intervento. Una trincea filtrante non ha, quindi, solo la funzione di
trattenere i volumi di runoff, ma contribuisce anche al mantenimento del bilancio idrico di un sito e alla
ricarica delle falde sotterranee (l’efficienza depurativa del sistema deve essere tale da evitare rischi di
contaminazione).
È buona regola prevedere a monte di una trincea filtrante un dispositivo in grado di effettuare il
pretrattamento delle acque di pioggia, quale ad esempio una trappola per sedimenti o una griglia, al fine di
evitare che l’afflusso di sedimenti e materiale grossolano causi l’intasamento della trincea.
Le trincee filtranti sono in grado di rimuovere un’ampia varietà di inquinanti dalle acque di pioggia,
attraverso meccanismi quali: assorbimento, precipitazione, filtrazione, degradazione chimica e batterica.
Sono particolarmente adatte in zone sia commerciali che residenziali a medio-alta densità, in cui l’area
drenata sia inferiore a 2 ha e il tipo di suolo presente sia abbastanza permeabile da garantire una
sufficiente velocità di infiltrazione. Tale soluzione è invece inadatta in terreni caratterizzati da carsismo, a
meno di eseguire accurate indagini geologiche e geotecniche, cosi come in terreni fortemente argillosi.
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DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE
Aspetti manutentivi:

pulizia e taglio delle specie erbacee presenti sulla fascia inerbita, minimo 1 volta l’anno;

ispezioni e rimozione di sedimenti accumulati per prevenire l’intasamento del filtro;

rimozione di sedimenti accumulati e oli/grassi dai pretrattamenti;

asportazione e sostituzione dello strato di ghiaia fine quando intasato.
Vantaggi:

discrete rese depurative soprattutto dovute a meccanismi di filtrazione e adsorbimento;

ricarica delle acque sotterranee;

scarsa manutenzione.
Svantaggi:

bassa capacità di laminazione;

possibilità di fuga delle sostanze oleose (a meno di non installare in testa uno scolmatore delle
acque di prima pioggia seguito da un disoleatore);

possibilità di intasamenti in aree in cui si ha un elevato trasporto di materiale sabbioso durante gli
eventi di pioggia.
3.1.4.4 Canale filtrante
Normalmente adottati nell’ambito di aree urbanizzate, sono delle trincee in grado di contenere
temporaneamente le acque di pioggia, che poi in parte si infiltrano nel sottosuolo e in parte vengono
convogliate verso l’uscita e fatte eventualmente affluire o alla fognatura pubblica o in un altro sistema di
ritenzione o trattamento prima dello scarico in un corpo idrico (Figura 11).
Le acque di pioggia drenate vengono raccolte tramite canalette laterali e addotte ad un canale di raccolta
delle acque meteoriche. Sul fondo di tale canale viene ricavata una trincea filtrante. Le acque filtrate nella
trincea si infiltrano nel terreno sottostante. La trincea deve essere dimensionata in modo da ottenere uno
svuotamento completo entro 12 - 24 h dalla fine dell’evento di pioggia. Le acque di seconda pioggia
vengono smaltite dal canale una volta che, saturata la capacità di filtrazione della trincea, si instaura una
componente di moto orizzontale. Nei punti di intersezione con il reticolo idrografico si deve prevedere una
zona di uscita delle acque, che dovrà eventualmente contenere una zona ad acqua profonda per favorire la
sedimentazione e rallentare il flusso ed un apposito manufatto manutentibile per la raccolta dei materiali
solidi grossolani e la separazione degli oli e dei grassi. Rappresentano una variante rispetto ai casi visti
precedentemente, sono particolarmente adatti a strade e parcheggi; adottando opportune sezioni di
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smaltimento possono permettere il collettamento delle acque verso il recettore finale anche senza
allacciarsi alla fognatura.
Figura 11 – Vista canale filtrante
Vantaggi:

compattezza dell’intervento;

discrete rese depurative soprattutto dovute a meccanismi di filtrazione e adsorbimento;

ricarica delle acque sotterranee;

scarsa manutenzione, ad eccezione delle strutture di controllo dei solidi grossolani alle confluenze
con i corpi idrici.
Svantaggi:

bassa capacità di laminazione (a meno di non incrementare i volumi invasati nei canali e introdurre
una bocca tarata alla confluenza con i corpi idrici);

possibilità di fuga delle sostanze oleose (a meno di non installare in testa uno scolmatore delle
acque di prima pioggia seguito da un degrassatore, o di apposito manufatto per la raccolta dei
materiali solidi grossolani e la separazione degli oli e dei grassi prima della confluenza con il corpo
idrico recettore);

possibilità di intasamenti in aree in cui si ha un alto trasporto di materiale sabbioso durante gli
eventi di pioggia.
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3.1.4.5 Strisce filtranti
Come già anticipato si tratta di sistemi di pretrattamento in grado di bloccare parte dei solidi trascinati dalle
acque di dilavamento, per tale motivo in genere precedono gli altri sistemi precedentemente descritti.
Le fasce filtranti sono delle aree densamente vegetate con pendenza uniforme, progettate per trattenere e
trattare le acque di scolo (Figura 12). La copertura vegetale rallenta la velocità dell’acqua e favorisce la
rimozione di inquinanti e solidi. Attraverso l’infiltrazione su suoli permeabili, questi sistemi possono
determinare una significativa riduzione dei volumi di runoff.
Sono possibili due varianti progettuali: la semplice fascia filtrante e una soluzione che comprende un
rilevato permeabile situato al termine della striscia. Tale rilevato, aumentando il tempo di contatto con
l’acqua, consente una riduzione della lunghezza complessiva della striscia filtrante.
Si tratta tipicamente di misure on-line, che devono quindi essere progettate in modo da prevenirne
l’erosione per qualsiasi evento di pioggia. La capacità di rimozione degli inquinanti è molto variabile e
dipende in primo luogo dalla densità, della vegetazione e dai tempi di contatto.
Questa tipologia di trattamento comunque deve essere impiegata solo nel caso di piccole superfici drenate
o in abbinamento con altre tecniche, ad esempio come pretrattamento di aree di ritenzione vegetata o
trincee filtranti.
Figura 12 – Vista strisce filtranti
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Aspetti manutentivi:

taglio dell’erba periodico;

ispezione della vegetazione per evitare la formazione di vie di scorrimento preferenziali.
Vantaggi

favoriscono la ricarica delle falde sotterranee;

contenuti costi di costruzione.
Svantaggi

richiedono ampi spazi;

generalmente possono essere impiegati solo come pretrattamento.
Stato dell’arte, evoluzione attesa ed ambiti di applicazione: Tra le soluzioni progettuali sopra descritte, le
più diffuse all’interno del Bacino del Lambro Settentrionale, sono sicuramente le pavimentazioni
permeabili; mentre per ciò che riguarda le altre soluzioni consigliate non si ha una precisa conoscenza della
loro esistenza, se non esclusivamente in relazione alla presenza di alcuni tetti verdi.
L’obbiettivo da raggiungere in questo campo è certamente quello di diffondere la cultura di queste buone
pratiche per l’infiltrazione delle acque di pioggia, mediante da una parte l’intensificazione di pavimentazioni
permeabili e tetti verdi, specie per le nuove edificazioni e dall’altra l’applicazione delle altre soluzioni
descritte, cercando ad esempio di sviluppare la presenza di trincee e canali filtranti.
In aggiunta a quanto già detto si vuole precisare l’importanza della sensibilizzazione su queste tipologie di
interventi, che attualmente non sono contemplate dalla pianificazione prevista dagli ATO presenti sul
territorio del Bacino d’interesse.
I campi di applicazione delle soluzioni progettuali sopra descritte sono:
a) pavimentazioni permeabili: per nuove urbanizzazioni, per interventi di ampliamento o
manutenzione in sostituzione di vecchie pavimentazioni impermeabili; indicate per parcheggi, aree
pedonali e ciclabili, viali residenziali;
b) tetti verdi: per nuove costruzioni e per edifici esistenti (in funzione della tipologia di copertura e al
carico massimo sopportabile dalla struttura);
c) trincee filtranti: adatte in zone sia commerciali che residenziali a medio-alta densità, in cui l’area
drenata sia inferiore a 2 ha e il tipo di suolo presente sia abbastanza permeabile da garantire una
sufficiente velocità di infiltrazione;
d) canali filtranti: adatti a strade e parcheggi;
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e) strisce filtranti: impiegate solo nel caso di piccole superfici drenate o in abbinamento con altre
tecniche, ad esempio come pretrattamento per aree di ritenzione vegetata o trincee filtranti.
Stima del costo delle lavorazioni: Di seguito si riporta una stima di massima dei costi relativi alla
realizzazione delle soluzioni sopra esposte.
a) pavimentazioni permeabili: 150-200 €/m2;
b) tetti verdi: 140 €/m2;
c) trincee e canali filtranti: 100-200 €/ml;
d) strisce filtranti: 15-20 €/m.
3.1.5
Vasche di prima pioggia
Definizione problema: L’inquinamento associato alle acque di scorrimento superficiale di aree urbanizzate
è una delle principali cause di alterazione della qualità dei corpi ricettori. Infatti, nelle aree urbane le acque
meteoriche dilavano un miscuglio eterogeneo di sostanze disciolte, colloidali e sospese.
La necessità di avviare al trattamento le acque di prima pioggia richiede la predisposizione di opportuni
volumi di immagazzinamento, vasche di prima pioggia, che consentano di immagazzinare tali acque onde
rispettare le ridotte portate che caratterizzano normalmente gli impianti di depurazione.
Soluzione: Le vasche di prima pioggia, più che un sistema di trattamento vero e proprio delle acque
meteoriche, costituiscono un comparto di accumulo e pre-trattamento della frazione più inquinata delle
acque di pioggia, con la possibilità alla fine dell’evento di inviarle verso trattamenti successivi oppure in
fognatura nera o mista (se la potenzialità del depuratore a valle lo consente). All’interno delle vasche, le
acque meteoriche subiscono per lo più un processo di sedimentazione dei solidi sospesi.
Le vasche di prima pioggia sono realizzate mediante serbatoi interrati in cemento armato e sono idonee al
volume di acque meteoriche corrispondente alle acque di prima pioggia, con possibilità di svuotamento
differito nella rete di fognatura o di invio al trattamento successivo mediante sistema di pompaggio
incorporato (Figura 13).
Tali manufatti devono rispettare le seguenti prescrizioni minime:

capacità di accumulo fino al volume calcolato per le acque di prima pioggia;

sfioro continuo e indisturbato delle acque di seconda pioggia che possono essere direttamente
inviate al corpo ricettore;

svuotamento in fognatura entro 48 - 72 ore dalla fine della precipitazione, mediante pompaggio o a
gravità, oppure invio al trattamento e successivamente al corpo idrico ricettore.
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Figura 13 – Tipologico vasche di prima pioggia
Nel caso di manufatti in c.a., all’ingresso della vasca una particolare valvola o paratoia ha il compito di
impedire, una volta stoccate le acque di prima pioggia, l’immissione di ulteriori portate, così da evitare il
mescolamento tra di esse.
E’ necessario realizzare un pozzetto selezionatore, a monte della vasca di accumulo, che abbia la funzione
di convogliare le acque di prima pioggia nella vasca di accumulo e, in seguito, le rimanenti direttamente nel
recapito finale. Dopo un certo tempo dalla fine dell’evento meteorico, le acque di prima pioggia sono
rilanciate, con portata controllata e utilizzando elettropompe sommerse, alla fognatura o alla sezione di
trattamento.
Vantaggi:

possibilità di installazione interrata;

facilità di accesso per la manutenzione;

semplicità di realizzazione e installazione.
Svantaggi:

bassa rimozione degli inquinanti (devono essere considerati semplici pre-trattamenti delle acque di
prima pioggia);

non effettuano laminazione delle punte idrauliche;
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
richiedono periodiche operazioni di smaltimento dei sedimenti;

intervenendo diffusamente con vasche di prima pioggia e pompando in fognatura si rischia di dover
rivedere le potenzialità dei depuratori consortili.
Aspetti manutentivi:

devono essere garantiti adeguati accessi per l’ispezione e la pulizia;

ispezioni e pulizie degli ingressi in occasione di ogni evento piovoso significativo (a meno di non
aver installato dispositivi per la pulizia automatica, da prevedersi per le vasche più grandi);

rimozione periodica dei materiali accumulati (sedimenti, materiale grossolano) e smaltimento
appropriato;

manutenzione delle componenti elettromeccaniche installate.
Stato dell’arte, evoluzione attesa ed ambiti di applicazione: Tra tutte le soluzioni finalizzate
all’alleggerimento della rete fognaria, certamente quella di realizzare delle vasche di prima pioggia è una
delle tecniche più diffuse all’interno del Bacino Settentrionale del Lambro. Sono infatti ampliamente diffuse
nelle nuove edificazioni industriali, specie quelle che prevedono grandi superfici impermeabili; tuttavia
l’obbiettivo è quello di incrementare la loro presenza in tutte quelle aree attualmente libere, all’interno di
un contesto urbano ed in prossimità di un corpo ricettore. A ciò si aggiunge l’importanza di sensibilizzazione
su queste tipologia di intervento, attualmente non contemplata dalla pianificazione prevista dagli ATO
presenti sul territorio del Bacino d’interesse.
Le vasche devono essere realizzate laddove occorra accumulare le acque di prima pioggia e di lavaggio
provenienti da superfici scolanti di pertinenza di edifici ed installazioni in cui si svolgono le seguenti attività:
industrie petrolifere, chimiche, metallurgiche, siderurgiche, conciarie, conserviere, centrali di betonaggio,
aree intermodali, rottamai, autodemolizioni, isole ecologiche, distributori ecc.
Stima del costo delle lavorazioni: il costo delle vasche di prima pioggia va dai 10.000 ai 40.000 €.
3.2
Limitazione carichi concentrati
Un’altra problematica presente nell’ambito del governo delle acque è quella relativa alla presenza dei
carichi concentrati che disturbano la qualità. Per far fronte a questa necessità di seguito si analizzano le
diverse soluzioni progettuali riconducibili a tale problematica e per ciascuna si riporta una spiegazione in
merito alla reale utilità, in funzione dello stato attuale dell’ambiente di interesse.
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3.2.1 Rimozione scarichi abusivi
Definizione problema: Una delle cause da imputare alla scarsa qualità del corpi idrici è da ricercare
nell’esistenza di numerosi scarichi di reflui urbani o industriali diretti. L’esistenza di scarichi diretti nei corsi
d’acqua superficiali è infatti uno dei problemi più difficili da gestire a causa per lo più della scarsa
informazione in merito spesso sia alla loro presenza che alla loro specifica ubicazione.
Soluzione: Risulta pertanto necessario ed indispensabile che gli enti competenti in materia si attivino per
uno studio sistematico e approfondito sulla presenza e la precisa ubicazione di tutti gli scarichi abusivi
distribuiti su tutto il territorio, in modo da intervenire seguendo due linee d’azione.
-
FASE 1: censire tutti gli scarichi presenti lungo un Bacino d’interesse o lungo il corso d’acqua;
-
FASE 2: verificare per ogni singolo scarico la presenza o meno di una autorizzazione in vigore.
Qualora l’autorizzazione non fosse più valida si dovrà procedere alla dismissione dello scarico
abusivo e al suo allacciamento in rete. Per quegli scarichi dotati di autorizzazione valida invece, si
potrà procedere con la rilevazione dello stato di qualità delle acque scaricate, per mezzo di
misurazioni di campo; qualora poi queste non dovessero restituire dei valori entro i parametri di
legge, si dovrà intervenire o allacciando lo scarico alla rete fognaria oppure dotando lo scarico di un
sistema di pretrattamento. Sarebbe poi utile predisporre delle campagne di monitoraggio regolari
per poter tenere sotto controllo il buon funzionamento di tutti quegli scarichi ancora attivi.
Stato dell’arte, evoluzione attesa ed ambiti di applicazione: In realtà la Regione Lombardia, in
collaborazione con l’ARPA, gli ATO, le Province, i Comuni, i Consorzi di Bonifica, i Consorzi di irrigazione e i
Consorzi di regolazione dei laghi, in attuazione delle previsioni dell’art. 46 l.r. 26/2003, organizza ed
aggiorna, attraverso l’ORS, le conoscenze relative alle pressioni antropiche incidenti sullo stato quantitativo
e qualitativo dei corpi idrici, servendosi delle banche dati del catasto degli scarichi di acque reflue.
Inoltre costituiscono strumenti di attuazione del piano di gestione i regolamenti regionali previsti dagli
articoli 52, comma 1, e 53, comma 1, della l.r. 26/2003 e in particolare il Regolamento per gli scarichi di
acque reflue e di prima pioggia.
Oltre a ciò il SIRE Acque (Sistema Informativo Regionale Acque) archivia i dati dell’intero ciclo di analisi delle
acque (superficiali, sotterranee, minerali, reflue, ecc.) dall’accettazione dei campioni, alla esecuzione delle
analisi di laboratorio con l’elenco degli esami da eseguire, alla refertazione finale dei risultati analitici. SIRE
Acque è anche il catasto degli scarichi delle acque reflue in Lombardia.
Il PTUA poi parla nell’art. 45 delle NTA degli scarichi di acque reflue urbane, richiamando quanto segue:
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1. La Regione Lombardia, con il Regolamento regionale per gli scarichi di acque reflue e di prima
pioggia, definisce, per il raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale dei corpi idrici
significativi superficiali, limiti di emissione per gli impianti di trattamento delle acque reflue più
restrittivi di quelli previsti dalla tabella 1 dell’allegato 5 del d.lgs. 152/99, sulla base di quanto
proposto nel cap.8.2.1 della Relazione generale.
2. Il Regolamento regionale per gli scarichi di acque reflue e di prima pioggia disciplina inoltre:
-
i trattamenti appropriati a cui devono essere sottoposti, ai sensi dell’articolo 31, comma 2,
del d.lgs. 152/99, gli scarichi provenienti da agglomerati con meno di 2.000 abitanti
equivalenti;
- i trattamenti cui devono essere sottoposti gli scarichi di cui al comma 1, ai sensi dell’articolo
29, comma 1, lett. c), del d.lgs. 152/99, nel caso di recapito sul suolo o negli strati
superficiali del sottosuolo.
E nell’art. 46 delle NTA il PTUA menziona gli scarichi di acque reflue industriali:
1. nell’Appendice H sono individuate, in ordine ai bacini dei corpi idrici significativi, le sostanze
pericolose oggetto di monitoraggio che hanno evidenziato un superamento dei limiti di
concentrazione obiettivo, fissati per l’anno 2008 dal Decreto del Ministero dell’Ambiente e del
Territorio n. 367/2003. Le autorità competenti al rilascio dell’autorizzazione allo scarico valutano la
necessità di fissare limiti di emissione più restrittivi per le sostanze indicate, tenuto conto della
possibile origine naturale o industriale di tali sostanze.
Nonostante quanto sopra specificato, fino ad oggi non risultano dati sulla presenza ed ubicazione degli
scarichi concentrati lungo l’asta dei corsi d’acqua, almeno tra quello che dichiarano gli ATO delle province di
Como e Lecco.
Per ciò che riguarda l’area attinente al Bacino Settentrionale del Lambro, il Parco della Valle del Lambro ha
eseguito una campagna di indagine nel 2011, su delega dell’ARPA, per censire gli scarichi presenti sul
reticolo principale e secondario del fiume. Il censimento prevedeva di rilevare per ogni scarico: l’ubicazione
precisa, la tipologia, le dimensioni, la tipologia di refluo transitante ed eventuali altre note di rilievo.
Nonostante quanto detto l’obbiettivo da raggiungere rimane una maggiore attenzione al problema da parte
degli ATO, i quali per il momento non sembrano occuparsi della segnalazione o dell’esistenza di scarichi
abusivi gravanti nelle loro aree di competenza.
Stima del costo delle lavorazioni: Il costo della rimozione di uno scarico abusivo è di circa 100 €.
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DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE
3.2.2 Rimozione sfioratori obsoleti e non controllati
Definizione problema: Un discorso simile rispetto a quello degli scarichi abusivi può essere fatto per la
presenza degli sfioratori obsoleti e non controllati, i quali contribuiscono a peggiorare lo stato di qualità dei
corpi idrici.
Soluzione: Risulta pertanto necessario ed indispensabile che gli enti competenti in materia si attivino per
uno studio sistematico e approfondito sulla presenza e la precisa ubicazione di tutti gli sfioratori obsoleti e
non controllati su tutto il territorio, in modo da intervenire seguendo delle linee d’azione molto simili a
quelle viste per gli scarichi abusivi. In aggiunta alle quali si potrà pensare, per quei casi in cui lo sfioro verrà
mantenuto, di dotare il manufatto di apposita griglia per trattenere almeno il materiale grossolano
scaricato, riducendo così l’impatto sullo stato di qualità del ricettore finale e di installare delle paratoie di
regolazione delle portate sfiorate nei casi di adeguamenti delle reti.
Stato dell’arte, evoluzione attesa ed ambiti di applicazione: Per lo stato dell’arte, l’evoluzione attesa e gli
ambiti di applicazione riferiti agli sfioratori presenti sul Bacino Settentrionale del Lambro, vale quanto detto
per gli scarichi abusivi. In aggiunta a ciò si deve menzionale l’esistenza di un supporto informatico SIRIO
(Servizi Idrici Regionali Integrati per l’Osservatorio), che non è altro che un database georeferenziato in
costante evoluzione, predisposto da Regione Lombardia, utilizzato dalle Autorità d’Ambito, tra cui quella
della Provincia di Como, per la gestione dei dati relativi delle infrastrutture idriche. Il SIRIO è nato con
l’intento di Regione Lombardia di raccogliere in forma omogenea su tutto il territorio regionale delle
informazioni occorrenti ai fini della predisposizione del Programma di Tutela e Uso delle Acque e per le
finalità indicate dalla Legge Galli.
La mappatura delle infrastrutture del Servizio Idrico Integrato ha così permesso di rilevare sia le
informazioni anagrafiche che quelle relative ai dati geometrici delle stesse.
Le schede utilizzate, in particolare per la rete fognaria, prevedevano l’acquisizione di dati anagrafici
(codifica, denominazione, ecc…), dati tecnici (dimensioni caratteristiche, potenzialità, trattamenti, ecc…) e
dati gestionali (personale, costi, mutui) relativi a: reti, impianti di sollevamento, sfioratori, recapiti (es.
denominazioni, consumi, costi di gestione, entrate, mutui, popolazione servita, recapito finale, impianti di
sollevamento, ecc..).
Per il caso specifico del Bacino d’interesse, risulta che:

nella Provincia di Como ci siano circa 602 sfioratori, per i quali è stata prevista per ciascuno
l’installazione di una paratoia di regolazione delle portate da inviare alla depurazione;

nella Provincia di Lecco ci siano circa 329 sfioratori, per i quali però non esistono informazioni in
merito al dimensionamento e alla funzionalità.
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DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE
Rispetto a quanto premesso l’obbiettivo da raggiungere segue il criterio già dichiarato nel Piano d’ambito
della Provincia di Lecco, che consiste nell’imporre sempre la separazione della rete a monte dello sfioratore
o in alternativa la ristrutturazione della rete a valle e quindi la dismissione dello scaricatore in tutti i casi in
cui questo è ubicato su reti a servizio di un numero di abitanti inferiore a 1000 AE; nel caso in cui la
rimozione dello sfioratore non dovesse essere possibile si potrebbe pensare di installare una paratoia di
regolazione seguendo quanto preventivato nel Piano d’Ambito della Provincia di Como.
Stima del costo delle lavorazioni: La stima prevista per l’installazione di un organo di regolazione si aggira
all’incirca attorno i 3.000 €/impianto (come preventivo dichiarato dal P.d.A. Provincia di Como).
3.2.3 Creazione di ecosistemi filtro su sfioratori
Definizione problema: Non sempre è possibile rimuovere, così come dichiarato nel paragrafo precedente,
colettando alla rete fognaria uno sfioratore esistente, in certi casi è infatti d’obbligo mantenere il
manufatto con il rischio di mettere in crisi lo stato di qualità delle acque del ricettore.
Tra i problemi comuni dovuti alla presenza di uno sfioratore su rete mista ci sono: i problemi igienicosanitari; il peggioramento della qualità delle acque dei corpi idrici recettori e l’aumento del rischio idraulico.
Soluzione: La soluzione di più facile applicazione e maggiormente diffusa consiste nel creare delle aree di
fitodepurazione in corrispondenza dei punti critici di sfioro. Dove con il termine “fitodepurazione” si
intende un insieme di tecniche e soluzioni usate per il trattamento delle acque di scarico ed il controllo
dell’inquinamento diffuso, basate essenzialmente sui processi biologici propri delle cosiddette “zone
umide” e note ormai da molto tempo nel mondo scientifico internazionale con il termine “Constructed
Wetland”, cioè “Zone Umide Costruite.
Le diverse tecniche possibili sono le seguenti:
a) sistemi umidi a flusso libero;
b) sistemi a flusso sommerso orizzontale;
c) sistemi a flusso sommerso verticale.
a) Sistemi umidi a flusso libero (free water sistem FWS)
I sistemi FWS consistono in vasche o canali dove la superficie dell’acqua è esposta all’atmosfera ed il suolo,
costantemente sommerso, costituisce il supporto per le radici delle piante emergenti; anche in questi
sistemi il flusso è orizzontale e l’altezza delle vasche generalmente è limitata a poche decine di centimetri,
con un battente idrico tipicamente compreso tra 0,3 e 0,6 m (Figura 14). In questi sistemi i meccanismi di
abbattimento riproducono esattamente tutti i fattori in gioco nel potere autodepurativo delle zone umide
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DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE
naturali per la rimozione di organismi patogeni, BOD, COD, solidi sospesi e sostanze nutrienti, nonché
metalli pesanti e altri micro inquinanti.
Se correttamente dimensionate, si ritiene che queste strutture siano in grado di rimuovere circa l’80% dei
TSS e circa il 70% del Coliformi fecali.
Figura 14 – Rappresentazione schematica di un sistema a flusso libero
Le piante maggiormente utilizzate nei sistemi FWS sono tipiche specie paludose come Scirpus sp.,
Eleocharis sp., Cyperus sp., Juncus sp., Phragmites australis, Phalaris arundinacea, Glyceria maxima e Typha
sp. La maggior parte degli impianti utilizza specie singole o in combinazione con specie sommerse, che
permettono la presenza di specchi d’acqua liberi. Queste zone garantiscono una maggiore aerazione del
refluo consentendo una maggiore rimozione dell’azoto incrementando la nitrificazione. Tra i sistemi a
flusso superficiale più utilizzati figurano i sistemi a Lemna costituiti da bacini di accumulo la cui superficie è
totalmente coperta da un manto di lemna che induce svariati fenomeni tra cui la riduzione e prevenzione
della crescita algale, la stabilizzazione del pH, il miglioramento del processo di sedimentazione ed il
consumo di sostanze nutrienti; questa tipologia di trattamento è considerata una tecnica di fitodepurazione
con macrofite galleggianti. La lemna o lenticchia d’acqua (genericamente rappresentata da più specie:
Lemna sp., Spirodela sp. e Wolffia sp.) è la più piccola e semplice pianta galleggiante utilizzata per il
trattamento di depurazione di reflui (Figura 15).
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PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO
DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE
Figura 15 – Lemma
Il ricorso ai sistemi a lemna presuppone una valutazione preventiva delle problematiche di gestione della
biomassa vegetale di supero, dal momento che la lemna ha un rapidissimo sviluppo e deve quindi essere
periodicamente rimossa. Sono inoltre auspicabili le combinazioni tra impianti di trattamento delle acque e
impianti per la produzione di energia da biomasse (per combustione e cogenerazione oppure per
formazione di biogas in reattori anaerobici).
Vantaggi

si inseriscono piacevolmente nel paesaggio e non determinano impatti ambientali rilevanti;

permettono di riqualificare aree periferiche, spesso degradate e di ricostituire preziosi ecosistemi
umidi;

richiedono una gestione semplice ed economica;

permettono di depurare le acque e restituirle subito alla circolazione naturale;

possono funzionare anche da vasche volano o integrarsi bene con esse.
Svantaggi

occupano superfici ampie e quindi applicabile solo in contesti territoriali idonei;

necessità di un flusso minimo per il mantenimento vitale del sistema (suoli troppo permeabili
richiederebbero una impermeabilizzazione);

necessità di controllo sulla quantità di sedimenti depositata.
Aspetti manutentivi

rimozione periodica dei solidi grossolani e degli oli intrappolati dall’apposito manufatto di
alimentazione;
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DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE

controllo dell’accumulo di sedimenti ed eventuale rimozione periodica (il sistema di regolazione
finale e il design del sistema possono prevedere comunque la possibilità di regolare i livelli
mantenendo in tal modo le volumetrie di progetto);

rimozione periodica della vegetazione infestante;

decespugliamento delle essenze con rimozione dei culmi di canna sulla superficie del canale
vegetato, con attrezzatura meccanica e manuale e pulizia dai residui della vegetazione: 1 volta ogni
3 anni;

pulizia e taglio delle specie erbacee presenti sulle sponde: minimo 1 volta l’anno;

eventuale rinfoltimento della vegetazione, in modo da mantenere almeno il 50% di copertura
vegetale nelle varie zone.
b) Sistemi a flusso sommerso orizzontale (horizontal flow HF)
I sistemi a flusso sommerso orizzontale HF sono costituiti da vasche opportunamente impermeabilizzate,
che vengono riempite di materiale inerte con granulometria prescelta (es. ghiaie), in cui si fanno sviluppare
le radici delle macrofite emergenti (comunemente utilizzata la Phragmites australis).
Il flusso di acqua è mantenuto costantemente al di sotto della superficie da uno speciale dispositivo,
venendo così a creare un ambiente prevalentemente anossico, ricco tuttavia di micrositi aerobici sulle
radici delle piante. E’ proprio questa varietà delle condizioni redox del sistema a renderlo estremamente
elastico, versatile ed efficiente a fronte di diverse tipologie di reflui da trattare e di variazioni del contenuto
inquinante.
Durante il passaggio dei reflui, attraverso il materiale di riempimento e la rizosfera delle macrofite (che
costituiscono un sistema a biomassa adesa), la materia organica viene decomposta dall’azione microbica e
l’azoto viene denitrificato, ciò accade se siamo in presenza di sufficiente contenuto organico: il fosforo ed i
metalli pesanti vengono fissati per adsorbimento sul materiale di riempimento. I contributi della
vegetazione al processo depurativo possono essere ricondotti sia allo sviluppo di una efficiente popolazione
microbica aerobica nella rizosfera sia all’azione di pompaggio di ossigeno atmosferico dalla parte emersa
all’apparato radicale e quindi alla porzione di suolo circostante, con conseguente migliore ossidazione del
refluo e creazione di una alternanza di zone aerobiche, anossiche ed anaerobiche, con conseguente
sviluppo di diverse famiglie di microrganismi specializzati e scomparsa pressoché totale dei patogeni,
particolarmente sensibili ai rapidi cambiamenti nel tenore di ossigeno disciolto. I sistemi a flusso sommerso
orizzontale assicurano una maggiore protezione termica dei liquami nella stagione invernale, specie nel
caso che si possano prevedere frequenti periodi di copertura nevosa.
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DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE
Figura 16 – Rappresentazione schematica di un sistema a flusso sommerso orizzontale
Vantaggi

compattezza dell’intervento;

buone rese depurative;

scarsa manutenzione.
Svantaggi

bassa capacità di laminazione (a meno di non incrementare il volumi invasato aumentando la
sponda libera: in ogni caso velocità di scorrimento troppo elevate potrebbero danneggiare le
essenze vegetali);

possibilità di fuga delle sostanze oleose in caso di eventi piovosi particolarmente intensi (a meno di
non installare in testa uno scolmatore delle acque di prima pioggia seguito da un degrassatore).
Manutenzione

rimozione periodica dei solidi grossolani e degli olii intrappolati dall’apposito manufatto di
alimentazione;

decespugliamento delle essenze alla base con rimozione della biomassa dalla superficie del canale
vegetato, con attrezzatura meccanica e manuale: 1 volta ogni 2 anni;

pulizia e taglio delle specie erbacee presenti sulle sponde: minimo 1 volta l’anno.
c) Sistemi a flusso sommerso verticale (vertical flow VF)
La configurazione di questi sistemi è del tutto simile a quelli appena descritti. La differenza consiste nel
fatto che il refluo da trattare scorre verticalmente nel medium di riempimento (percolazione) e viene
immesso nelle vasche con carico alternato discontinuo (Figura 17), mentre nei sistemi HF si ha un flusso a
pistone, con alimentazione continua (approssimabile a un reattore “plug-flow”). Questa metodologia con
flusso intermittente (reattori “batch”) viene spesso configurata su più vasche in parallelo, che funzionano a
flusso alternato, in modo da poter regolare i tempi di riossigenazione del letto variando frequenza e
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quantità del carico idraulico in ingresso, mediante l’adozione di pompe o di dispositivi a sifone
autoadescante, opportunamente dimensionati. Le essenze impiegate sono le stesse dei sistemi a flusso
orizzontale (macrofite radicate emergenti).
Il medium di riempimento si differenzia, invece, dai sistemi a flusso orizzontale in quanto si devono
utilizzare granulometrie più fini, che permettono una lenta percolazione delle acque e quindi una
distribuzione quanto più omogeneamente possibile su tutta la superficie del letto. Le sabbie grossolane
hanno una adeguata conducibilità idraulica per una lenta filtrazione verticale e offrono, inoltre, un più
vantaggioso rapporto tra volume occupato e superficie totale disponibile per la biomassa adesa in
confronto ai sistemi HF.
I tempi di ritenzione idraulici nei sistemi a flusso verticale sono abbastanza brevi: la sabbia diminuisce la
velocità del flusso, ciò favorisce sia una parziale denitrificazione che l’adsorbimento del fosforo da parte
della massa filtrante. I fenomeni di intasamento superficiale, dovuti al continuo apporto di solidi sospesi e
di materia organica, sono auspicati per un primo periodo, in quanto favoriscono la diffusione omogenea dei
reflui su tutta la superficie del letto, mentre devono essere tenuti sotto controllo nel lungo periodo onde
evitare formazioni stagnanti nel sistema ed una drastica diminuzione delle capacità ossidative del sistema
(e quindi, ad esempio, delle rese di nitrificazione). Le esperienze estere, su tali sistemi, mostrano comunque
che non si rilevano fenomeni di intasamento quando si utilizza una alimentazione discontinua inferiore al
carico idraulico massimo del sistema con frequenza costante e quando si ha un adeguato sviluppo della
vegetazione (l’azione del vento provoca, infatti, sommovimenti della sabbia nella zona delle radici ed
intorno al fusto, contrastando i fenomeni occlusivi).
Figura 17 – Rappresentazione schematica di un sistema a flusso sommerso verticale
Vantaggi, Svantaggi e Manutenzioni: analoghi a quanto detto per il sistema a flusso orizzontale.
Stato dell’arte, evoluzione attesa ed ambiti di applicazione: L’applicazione di questi sistemi naturali
costruiti (Constructed Wetlands) per il trattamento delle acque reflue rappresenta ormai una scelta
ampiamente diffusa nella maggior parte del mondo. Le diverse tecniche di fitodepurazione si stanno
diffondendo anche all’interno del Bacino di riferimento del Lambro Settentrionale.
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L’obbiettivo da raggiungere è quello di far diffondere maggiormente tale tipologia impiantistica in quanto
soluzione ideale per soddisfare l’esigenza, da un lato, di garantire una maggiore copertura del servizio
depurativo, dall’altro di adeguare gli impianti esistenti per il raggiungimento dei nuovi obiettivi attraverso
sistemi che non comportino oneri di investimento e di gestione elevati. In questa prospettiva, i sistemi di
depurazione naturale, sia per il trattamento secondario che terziario (finissaggio) dei reflui, rappresentano
delle valide soluzioni impiantistiche capaci di ottime rese depurative (soprattutto per parametri quali COD,
BOD5, solidi sospesi e Azoto), con impatto ambientale e consumo energetico nettamente ridotti rispetto ad
altri sistemi depurativi.
I campi di applicazione delle diverse soluzioni tecniche sono:
a) sistemi umidi a flusso libero: indicati per il trattamento di acque di pioggia urbane, ma sconsigliati
in aree ad alta densità abitativa a causa dell’ampio territorio occupato;
b) sistemi a flusso sommerso orizzontale: ottimali per utenze medie, quando si vuole ottenere alti
abbattimenti di carico organico, solidi sospesi e carica batterica, ma non è richiesto un
abbattimento spinto delle sostanze azotate;
c) sistemi a flusso sommerso verticale: ottimale per interventi su piccole utenze turistiche con
presenze oscillanti, quando è richiesta una efficace riduzione dell’azoto ammoniacale, oltre al
carico organico e solidi sospesi; oppure per i climi rigidi, quando i processi biologici tipici dei sistemi
a flusso orizzontale sono fortemente rallentati.
Stima del costo delle lavorazioni: La fitodepurazione non costa più di altri sistemi o impianti a parità di
abitanti serviti; infatti è ampiamente dimostrato che a parità di abitanti serviti e resa depurativa la
fitodepurazione non ha rivali anche a livello di costi di realizzazione. In più i costi di gestione e
manutenzione sono pressoché nulli o irrisori; dal momento che, fatta eccezione per la vuotatura periodica
dei pretrattamenti, peraltro necessaria per tutti i sistemi di depurazione, la fitodepurazione non ha bisogno
di costi di gestione sensibili, poiché di per sé sprovvista di motori o parti elettromeccaniche (e quindi non
sono neanche necessari interventi di manutenzione specializzata). Solo gli impianti a flusso subsuperficiale
verticale, per i quali è necessario un apporto discontinuo del refluo, si contabilizzano costi legati all’utilizzo
di pompe di rilancio. Per questa stessa ragione, se possibile, è auspicabile l’impiego di impianti a flusso
subsuperficiale orizzontale, nei quali sono assenti energia aggiunta, apparecchiature nonché tecnologie
complesse.
3.2.4 Sistemi compatti di trattamento
Definizione problema: Spesso le portate destinate agli impianti di depurazione sono di gran lunga superiori
rispetto ai parametri di progetto con cui sono stati dimensionati gli stessi impianti; tale situazione dipende
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dal fatto che oltre alle portate reflue normalmente convogliate agli impianti, un grosso contributo è dovuto
anche alle acque meteoriche che attraversano aree impermeabili dei centri urbani. Tuttavia per la diversa
natura di queste acque non sarebbe necessario sottoporle indistintamente al ciclo depurativo tipico di un
impianto di depurazione standard.
Soluzione: Una soluzione sarebbe quella di cercare di separare le acque di pioggia da quelle reflue e
trattarle indistintamente. Le acque meteoriche infatti rappresentano una fonte rinnovabile e locale e
richiedono trattamenti semplici ed economici per un loro utilizzo in campi in cui è richiesta un’acqua di
minor pregio. In generale, gli impieghi che si prestano al riutilizzo delle acque meteoriche riguardano usi
esterni, come:

l’irrigazione di aree a verde, prati, giardini, orti;

il lavaggio di aree pavimentate (strade, piazzali, parcheggi);

il lavaggio di autovetture;

usi tecnologici (ad esempio acque di raffreddamento);

alimentazione di vasche antincendio.
e usi interni agli organismi edilizi, come:

l’alimentazione delle cassette di risciacquo dei WC;

l’alimentazione di lavatrici;

usi tecnologici relativi, come ad esempio sistemi di climatizzazione passiva/attiva.
Da un punto di vista impiantistico un intervento di recupero di acque meteoriche è costituito da una rete di
raccolta, adduzione e successiva distribuzione delle acque recuperate, da un sistema di trattamento
adeguato delle acque raccolte, da un serbatoio di accumulo e infine da un sistema di pompaggio per il
riuso. Le acque meteoriche richiedono un trattamento adeguato che dipende prevalentemente dalla
destinazione d’uso del loro riutilizzo, in funzione del quale vengono definiti gli obiettivi depurativi, ma
anche dalla durata del periodo di tempo secco antecedente all’evento piovoso: è proprio durante tale
periodo, infatti, che si verifica il deposito di materiali solidi e di inquinanti sulle superfici impermeabilizzate
che vengono dilavate dalle acque meteoriche.
Di seguito si riportano le diverse tecnologie possibili:
a) impianti per acque meteoriche dei tetti;
b) filtri a sabbia sotterranei;
c) separatore olii e grassi.
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a) Impianti per acque meteoriche dei tetti
Nei casi più comuni per il trattamento delle acque meteoriche dei tetti è sufficiente un’efficace azione di
filtrazione; al filtro viene principalmente richiesto di trattenere il materiale che, sedimentando nel
serbatoio, porterebbe ad un deterioramento della qualità dell’acqua e al rischio di intasamento delle
condotte e del sistema di pompaggio.
Per un maggior dettaglio sulle componenti dell’impianto si rimanda all’appendice.
Un impianto per il riutilizzo dell’acqua meteorica proveniente dai tetti è costituito essenzialmente dai
seguenti elementi:

Sistema di raccolta: composto da superficie di raccolta, converse, canali di gronda, bocchettoni,
pluviali, pozzetti di drenaggio, caditoie, tubazioni di raccordo;

Filtro;

Serbatoio di accumulo con scarico di troppo pieno;

Pompa;

Sistema di distribuzione (dotato di sistema di reintegro con acqua potabile).
Per un maggior dettaglio sulle componenti dell’impianto si rimanda all’appendice.
Manutenzione

il serbatoio deve essere ispezionato almeno quattro volte all’anno, solo da asciutto, così come dopo
ogni evento di pioggia superiore ad 1 centimetro;

lo smaltimento di detriti, rifiuti, sedimenti e altri materiali di scarto rimossi, dovrebbero essere
destinati ad un idoneo smaltimento o a siti di riciclaggio.
Vantaggio

non si sovraccarica la rete fognaria;

l’impianto di stoccaggio può in alternativa essere esterno e diventare un elemento d’arredo per
giardino (Figura 18).
Svantaggio

per il serbatoio è richiesto dello spazio per la sua realizzazione, non sempre compatibile in zone
densamente urbanizzate.
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Figura 18 – Tipologici di cisterne esterne
b) Filtri a sabbia sotterranei
Questi sistemi risultano applicabili in aree densamente urbanizzate, dove manca lo spazio per altre tecniche
di trattamento. Possono essere inseriti lungo il margine di una superficie impermeabile, come ad esempio
un parcheggio. Si tratta di filtri a sabbia a tre camere; la prima camera assolve la funzione di
pretrattamento per la rimozione dei sedimenti; in essa è presente un livello d’acqua permanente (Figura
19). Tra la camera di sedimentazione e quella di filtrazione viene inserito un diaframma per proteggere il
filtro da oli e altri materiali di rifiuto. Il letto filtrante ha una profondità variabile tra 45 e 60 cm; per
limitarne l’intasamento è opportuno prevedere uno strato protettivo di ghiaia o di materiale geotessile
permeabile. Questa camera è dotata di accessi per la manutenzione e di un sistema di tubazioni di
drenaggio, che raccoglie le acque filtrate. I volumi superiori a quelli di progetto del filtro vengono deviati
nella camera di overflow. Poiché si tratta di una struttura sotterranea, devono essere effettuate frequenti
ispezioni e manutenzione. L’applicazione di questi sistemi è sconsigliata in zone in cui le acque di scolo
contengano un elevato tenore di sedimenti; la superficie massima drenata deve essere inferiore a 2 ha, con
un’area impermeabile minore di 0,5 ha.
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Figura 19 – Tipologico di filtro a sabbia
Vantaggi

inseribili in contesti in cui vi sia mancanza di spazi liberi superficiali;

elevata capacità di rimozione degli inquinanti;
Svantaggi

richiedono un’elevata manutenzione, altrimenti è frequente il rischio di intasamenti;

possono generare cattivi odori.
Manutenzione

monitoraggio del livello idrico;

pulizia della camera di sedimentazione, quando l’altezza dei sedimenti supera i 30 cm;

rimozione degli oli e delle sostanze flottanti;

manutenzione del letto filtrante quando intasato.
c) Separatore olii e grassi
I separatori a gravità sono progettati per rimuovere per sedimentazione dalle acque meteoriche: sabbie,
sedimenti pesanti, oli e grassi, materiale flottante. Generalmente sono impiegati come pretrattamento in
aree densamente urbanizzate con spazi limitati a disposizione, come ad esempio aree di sosta, stazioni di
rifornimento o comunque luoghi caratterizzati da un’elevata presenza di veicoli. L’area drenata deve essere
inferiore a 2 ha. Il separatore è un manufatto in cemento armato contenente un livello d’acqua
permanente ed è costituito tipicamente da una camera d’ingresso, da una di accumulo, da una camera di
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by-pass e da un accesso per consentire le operazioni di manutenzione. Nella prima camera vengono rimossi
i sedimenti più pesanti. Il flusso passa, quindi, per gravità nel comparto di separazione e accumulo, dove si
verifica un ulteriore processo di sedimentazione dei solidi sospesi e la rimozione di oli e grassi, che vengono
stoccati in una zona dedicata. L’acqua chiarificata raggiunge infine la camera di uscita e viene scaricata.
Il funzionamento di questi disoleatori si basa sul differente peso specifico dei composti oleosi rispetto
all’acqua e non consente la rimozione di altri inquinanti come solventi o detergenti.
La disoleazione viene normalmente ottenuta riducendo la velocità dell’influente e predisponendo una zona
di calma nella quale le sostanze presenti, caratterizzate da un peso specifico minore di quello dell’acqua,
risalgono per galleggiamento. Il funzionamento dei disoleatori può essere quindi ricondotto ai principi della
sedimentazione a gravità: questi si comportano, infatti, come vasche di sedimentazione nelle quali le
particelle oleose anziché sedimentare sul fondo, flottano in superficie. In alcuni casi possono essere previsti
anche degrassatori con filtri a coalescenza, capaci di rimuovere maggiormente i solidi con minore volume
utile richiesto.
Nella camera di separazione sono presenti tre distinti volumi di accumulo:

un volume per l’accumulo degli oli, nella parte superiore;

un volume per l’accumulo dei solidi sedimentati sul fondo;

una parte dimensionata per ottenere un tempo di detenzione adeguato.
Vantaggi

salvaguardia dei trattamenti successivi;

essendo sotto la superficie del terreno, non danno luogo a problemi di inserimento paesaggistico e i
rischi legati alla sicurezza pubblica sono bassi;

facilità di accesso per la manutenzione;

semplicità di realizzazione e installazione
Svantaggi

bassa rimozione degli inquinanti (devono essere considerati semplici pre-trattamenti delle acque di
prima pioggia);

non effettuano laminazione delle punte idrauliche;

necessitano di frequente manutenzione, per evitare risospensione e trasporto dei sedimenti
accumulati in occasione di eventi di precipitazione intensa;

richiedono periodiche operazioni di smaltimento dei sedimenti, degli oli e dei grassi trattenuti;

non rimuovono oli disciolti o emulsionati come refrigeranti, lubrificanti solubili, glicoli e alcool;

non adatti per aree drenate particolarmente grandi.
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Manutenzione

devono essere garantiti adeguati accessi per l’ispezione e la pulizia delle tre camere;

se necessaria rimozione manuale dei materiali deposti;

ispezioni e pulizie degli ingressi in occasione di ogni evento piovoso significativo;

rimozione periodica dei materiali accumulati (sedimenti, oli e grassi) e smaltimento appropriato.
Stato dell’arte, evoluzione attesa ed ambiti di applicazione: Attualmente non si è a conoscenza dello stato
di applicazione di questi sistemi di trattamento compatti all’interno del Bacino di riferimento del Lambro
Settentrionale.
Ad ogni modo l’obbiettivo da raggiungere è quello di far diffondere queste tipologie impiantistiche per
ridurre il carico di portata da convogliare agli impianti di depurazione esistenti.
I campi di applicazione delle diverse soluzioni tecniche sono:
a) impianti acque meteoriche dei tetti: indicati per il trattamento di acque di pioggia defluenti dai
tetti di aree urbane, ma sconsigliati in aree ad alta densità abitativa in cui non c’è la possibilità di
posizionare un serbatoio interrato;
b) filtri a sabbia sotterranei: applicabili in aree densamente urbanizzate, dove manca lo spazio per
altre tecniche di trattamento. Possono essere inseriti lungo il margine di una superficie
impermeabile, come ad esempio un parcheggio;
c) separatore olii e grassi: usati come pretrattamento in aree densamente urbanizzate con spazi
limitati a disposizione, come ad esempio aree di sosta, stazioni di rifornimento o comunque luoghi
caratterizzati da un’elevata presenza di veicoli.
Stima del costo delle lavorazioni: Di seguito si riporta una stima di massima dei costi relativi alla
realizzazione delle soluzioni sopra esposte.
a) Impianti acque meteoriche dei tetti: dai 2.000 ai 4.000 €;
b) Filtri a sabbia sotterranei: dai 2.000 ai 4.000 €;
c) Separatore olii e grassi: dai 3.000 ai 10.000 €.
3.3
Limitazione carichi distribuiti
Un’ulteriore problematica legata al governo delle acque è quella relativa alla presenza di carichi distribuiti
che mettono in crisi lo stato qualitativo dei corsi d’acqua. Per far fronte a questa necessità, di seguito si
analizzano le diverse soluzioni progettuali riconducibili a tale problematica e per ciascuna si riporta una
spiegazione in merito alla reale utilità, in funzione dello stato attuale dell’ambiente di interesse.
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3.3.1 Buone pratiche agronomiche
Definizione problema: L’inquinamento diffuso proviene prevalentemente dal dilavamento dei suoli agricoli
ed è dovuto a sostanze inquinanti composte da fertilizzanti e prodotti fitosanitari. Le pratiche agricole
intensive che prevedono l’abbondante utilizzo di fitofarmaci, fertilizzanti chimici e deiezioni zootecniche
possono determinare un surplus di elementi nutritivi, un accumulo di metalli pesanti e la diffusione di
biocidi. In particolare l’eccesso di elementi nutritivi, essendo i nitrati molto solubili nelle acque e
difficilmente trattenuti dal suolo, può determinare gravi fenomeni di inquinamento delle falde idriche
sotterranee e di eutrofizzazione degli ecosistemi acquatici.
Soluzione: Risulta pertanto necessario ed indispensabile adottare migliori pratiche agronomiche al fine di
ridurre la concentrazione di inquinanti nel terreno.
A tal proposito di seguito è riportato un riassunto del “programma d’azione regionale per la tutela ed il
risanamento delle acque dall’inquinamento causato da nitrati di origine agricola per le aziende localizzate in
zona vulnerabile” (D.g.r. 14 settembre 2011 - n. IX/2208) della Regione Lombardia che fornisce delle buone
pratiche agronomiche in relazione all’uso dei composti azotati:

le sistemazioni idraulico-agrarie dei terreni coltivati devono essere finalizzate alla riduzione del
ruscellamento superficiale nei terreni declivi e ad assicurare l’allontanamento delle acque saturanti
nei terreni in piano. Nel primo caso l’obiettivo si persegue con le affossature traverse che frenano il
ruscellamento, nel secondo caso con un sistema di drenaggio sotterraneo o, più comunemente, con
affossature a cielo aperto;

i metodi irrigui rivestono un ruolo importante al fine del contenimento dell’inquinamento delle
acque soprattutto quelle profonde. L’efficienza di un metodo rispetto ad un altro è strettamente
correlata alla giacitura dell’appezzamento, alle caratteristiche geopedologiche, alla sistemazione
del terreno, alle colture in atto. Tali metodi sono riconducibili a irrigazione:
-
per sommersione: efficienza ridotta;
-
per scorrimento superficiale: se non ben gestita da luogo a perdite di nitrati con
percolazione profonda ;
-
per infiltrazione laterale: sebbene il movimento dell’acqua è orizzontale e parallelo alla
superficie, laterale lungo il solco e verticale al di sotto, se non ben gestita può dar luogo a
perdite di soluti;
-
per aspersione o a pioggia: presenta, quando ben eseguita, un’efficienza molto elevata,
dato che si tende, con la stessa, a riportare l’umidità del profilo colturale alla capacità di
campo senza ristagni e conseguentemente, percolazione;
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-
a goccia: presenta un’efficienza molto elevata in considerazione della localizzazione
costante e/o a intermittenza dell’acqua al suolo in piccolissime quantità così da mantenere
costantemente bagnato lo strato esplorato dalle radici;

per ridurre le perdite indesiderate di nitrati è necessario adottare un’appropriata gestione dell’uso
del terreno; al di fuori del periodo di durata del ciclo della coltura principale devono essere
garantite o una copertura dei suoli tramite colture intercalari o colture di copertura o altre pratiche
colturali atte a ridurre la lisciviazione dei nitrati, quali l’interramento di paglie e stocchi;

occorre preventivamente pianificarne l’epoca di distribuzione degli effluenti di allevamento per
ottimizzarne l’utilizzo da parte delle colture, privilegiando gli interventi in presemina. E’ opportuno
prevedere l’applicazione al suolo dei effluenti di allevamento quando maggiore è l’efficienza
dell’azoto in essi contenuto in rapporto ai ritmi di assorbimento della coltura. La fertilizzazione
azotata con concimi minerali, sia complementare a quella organica sia in via esclusiva, deve essere
sempre effettuata tenendo conto delle quantità asportate dalle colture in relazione all’obiettivo di
resa media e dei ritmi di assorbimento.
Relativamente ai metodi di distribuzione è indispensabile garantire la massima uniformità
distributiva sulla superficie e ridurre al minimo le perdite per volatilizzazione. Pertanto, la
distribuzione degli effluenti di allevamento deve preferenzialmente osservare le seguenti modalità:

-
iniezione diretta nel suolo per una profondità indicativa di 10 – 20 cm
-
spandimento superficiale a bassa pressione
-
spandimento radente in bande quando trattasi di colture erbacee in copertura
-
spandimento radente il suolo con leggera scarificazione quando trattasi di prati
-
interramento non oltre le 24 ore;
lo stoccaggio degli effluenti di allevamento destinati all’utilizzazione agronomica deve avvenire in
apposite strutture dimensionate in base alla consistenza di allevamento, secondo le esigenze
colturali e di capacità sufficiente a garantirne il corretto impiego agronomico;

lo stoccaggio dei materiali palabili deve avvenire su platea impermeabilizzata, avente una portata
sufficiente a sostenere, senza cedimenti o lesioni, il peso del materiale accumulato e degli eventuali
mezzi utilizzati per la movimentazione In relazione alla consistenza. In relazione alla consistenza
palabile dei materiali la platea di stoccaggio deve essere munita di idoneo cordolo o muro
perimetrale di contenimento con possibilità di accesso ai mezzi meccanici per l’apporto e
l’asportazione del materiale e deve essere dotata di adeguata pendenza per il convogliamento
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verso appositi sistemi di raccolta e stoccaggio dei liquidi di sgrondo e/o delle eventuali acque di
lavaggio della platea;

L’art 12 regolamenta l’utilizzo agronomico dei letami; di norma è vietato il loro uso in relazione:
- alla vicinanza ai corpi idrici;
- alla destinazione d’uso del suolo se diversa da quella agricola;
- alla stagionalità e alle condizioni climatiche;
- alle norme in materia di prevenzione delle malattie infettive, infestive e diffusive per gli
animali, per l’uomo e per la difesa dei corpi idrici;
- alla giacitura del terreno da trattare;

L’art 13, invece, regolamenta l’utilizzo dei liquami e dei materiali ad essi assimilabili; di norma è
vietato il loro uso in relazione:
- alla vicinanza ai corpi idrici;
- alla destinazione d’uso del suolo se diversa da quella agricola;
- alla stagionalità e alle condizioni climatiche;
- alle norme in materia di prevenzione delle malattie infettive, infestive e diffusive per gli
animali, per l’uomo e per la difesa dei corpi idrici;
- alla giacitura del terreno da trattare;
- alle tecniche di spandimento;

sui terreni agricoli, devono essere impiegati come fertilizzanti, prioritariamente, gli effluenti di
allevamento le cui quantità di applicazione devono tenere conto del rispetto del bilancio dell’azoto;

se si utilizzano apporti azotati diversi dall’effluente di allevamento come concimi minerali o
fertilizzanti, ivi compresi i compost, bisogna rispettare alcune indicazioni per il corretto deposito
temporaneo. In relazione alle diverse caratteristiche fisiche dei concimi e ammendanti (granuli,
polvere ecc), in particolare quando vengono manipolati alla rinfusa, è opportuno stoccarli in
strutture dotate di pavimentazione impermeabile prevedendone il riparo dalle acque meteoriche
per evitare il deterioramento delle caratteristiche quali-quantitative e l’eventuale rilascio
incontrollato nell’ambiente. Lo stoccaggio temporaneo di fanghi derivanti da processi di
depurazione di acque reflue urbane o altri reflui analoghi deve essere attuato in platee
generalmente dotate di copertura, con fondo impermeabilizzato, cordoli per il contenimento dei
liquidi di sgrondo e la separazione dalla rete scolante;
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
per l’utilizzazione dei fertilizzanti vanno seguite le indicazioni contenute nel Codice delle Buone
Pratiche Agricole. L’applicazione degli stessi può essere attuata con diverse tecniche, e in linea
generale dovrebbe coinvolgere solo quello spessore di terreno effettivamente esplorato dagli
apparati radicali delle colture. La scelta delle tecniche di applicazione dei fertilizzanti è condizionata
da diversi fattori fra cui:
- le caratteristiche chimiche dell’elemento e/o degli elementi nutritivi che si intende utilizzare;
- la natura fisica del fertilizzante (solido, liquido, gassoso);
- la concentrazione in elementi nutritivi del fertilizzante;
- le esigenze della coltura nelle sue diverse fasi di sviluppo (richiesta di tali elementi,possibilità o
utilità del loro frazionamento, periodi ottimali di fornitura degli elementi nutritivi in funzione
anche dei periodi possibili di intervento);
- le caratteristiche chimiche e fisiche del terreno;
- l’andamento meteorologico;
Il sistema di applicazione scelto deve essere in grado di distribuire il fertilizzante con efficiente
uniformità e regolarità sia lungo la direzione di avanzamento della macchina (uniformità di
distribuzione longitudinale) sia in senso perpendicolare ad essa (uniformità di distribuzione
trasversale);

L’art 20, invece, regolamenta l’utilizzo dei fertilizzanti azotati diversi dagli effluenti di allevamento;
di norma è vietato il loro uso in relazione:
- alla vicinanza ai corpi idrici;
- alla destinazione d’uso del suolo se diversa da quella agricola;
- alla stagionalità e alle condizioni climatiche;
- alle norme in materia di prevenzione delle malattie infettive infestive e diffusive per gli
animali, per l’uomo e per la difesa dei corpi idrici.
Le regole sopra citate insieme ad ulteriori buone pratiche agronomiche sono ampiamente descritte nel
programma di Programma di Azione Regionale e nel Codice di Buona Pratica Agricola, approvato e adottato
con il Decreto Ministeriale del 19 aprile 1999.
Stato dell’arte, evoluzione attesa ed ambiti di applicazione: La Direttiva Nitrati (91/676/CEE) è il
riferimento normativo a livello comunitario per la protezione delle acque e del suolo dall'inquinamento
causato dai nitrati provenienti da fonti agricole. La legislazione nazionale con il D.M. 19 aprile 1999 (Codice
di Buona Pratica Agricola - CBPA), il D.lgs. 152/2006 e il D.M. 7 aprile 2006 ha dettato regole comuni alle
Regioni per il recepimento della Direttiva Nitrati. In base alla normativa nazionale, alle Regioni è
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DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE
demandato il compito di designare le Zone Vulnerabili da Nitrati - ZVN (D.g.r. della R.L. n. VIII/3297/2006) e
redigere i relativi Programmi d'Azione (D.g.r. della R.L. n. VIII/5868/2007 e n. IX/2208/2011). A tal proposito
la Regione Lombardia con il D.g.r. IX/2208 del 14 settembre 2011 ha approvato il “Programma d’azione
regionale per la tutela ed il risanamento delle acque dall’inquinamento causato da nitrati di origine agricola
per le aziende localizzate in zona vulnerabile”, mentre per le zone non vulnerabili è in vigore la D.g.r.
VIII/5868/2007 e successive modifiche.
Le prescrizioni indicate in questi regolamenti sono obbligatorie nelle zone vulnerabili. Al di fuori di esse, tali
misure sono applicabili a discrezione degli agricoltori.
La Tavola 8 del Programma di tutela e uso delle acque, aggiornata poi con la D.G.R VIII/3297/2006,
individua le aree designate come ZVN. Lo stralcio di tale tavola, per la zona del Bacino settentrionale del
fiume Lambro, è riportato in Figura 20.
Come è possibile notare dalla cartografia del PTUA la parte a nord dei laghi di Alserio e di Pusiano non è
individuata come zona vulnerabile. Nella parte a sud dei laghi sono individuate zone di attenzione più a
nord e zone vulnerabili nella parte bassa del Bacino. In particolare vi sono zone, vicine ai centri
maggiormente urbanizzati, valutate vulnerabili da nitrati di origine agricola e civile – industriale.
Figura 20 – Individuazione delle zone vulnerabili ai sensi della Direttiva 91/676/CEE (PTUA Lombardia)
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Nonostante esista una legislatura molto attiva in questo campo, l’obbiettivo da perseguire resta comunque
quello di sensibilizzare e diffondere queste buone pratiche agronomiche su tutto il territorio del Bacino di
riferimento.
Stima del costo delle lavorazioni: Di seguito si riporta una stima di massima dei costi relativi alla
realizzazione delle soluzioni sopra esposte.

sistemazioni idraulico-agrarie dei terreni: il costo dello scavo è di 5 €/m3

metodi irrigui:

-
per sommersione: costo impianto circa 5-7 €/m3
-
per scorrimento superficiale: : costo dello scavo 5 €/m3
-
per infiltrazione laterale: costo dello scavo 5 €/m3
-
per aspersione o a pioggia: costo impianto circa 3 €/m2
-
a goccia: costo impianto circa 1 €/m2
copertura dei suoli tramite colture intercalari o colture di copertura o altre pratiche colturali: costo
per la semina 1 €/m2

stoccaggio dei materiali: costo per realizzazione platea impermeabilizzata 300 €/m3
3.3.2 Fasce tampone
Definizione problema: Il dilavamento dei suoli agricoli può determinare gravi fenomeni di inquinamento
delle falde idriche sotterranee e degli ecosistemi acquatici. In particolare il trasporto degli inquinanti
agricoli è legato al moto dell’acqua che avviene in superficie, con il ruscellamento superficiale, o che
interessa le zone sub-superficiali o più profonde del suolo attraverso l’infiltrazione e la percolazione. Il
ruscellamento superficiale, o run off, è responsabile del trasporto del sedimento, cioè delle particelle
minerali insolubili in sospensione e delle sostanze più fortemente adsorbite alle particelle del suolo
(compresi il fosforo ed alcuni pesticidi). Il deflusso sub-superficiale dilava e trasporta le molecole
caratterizzate da una elevata solubilità (principalmente i nitrati) e quindi potenzialmente più inquinanti.
Il dilavamento di grandi quantità di nitrati solubili influisce negativamente sulla qualità delle acque
provocando rilevanti problemi di eutrofizzazione.
Soluzione: Risulta pertanto necessario ed indispensabile adottare soluzioni che permettano l’eliminazione o
almeno la diminuzione della quantità di nitrati che viene recapitata ai corpi idrici a causa del dilavamento
dei suoli agricoli.
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DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE
Le Fasce Tampone (FT) sono fasce di vegetazione erbacea, arborea ed arbustiva, generalmente, ma non
necessariamente, poste lungo i corsi d’acqua del reticolo idrografico minore, in grado di agire come “filtri”
per la riduzione di inquinanti che le attraversano.
Figura 21 – Schematizzazione delle azioni esercitate dalle fasce tampone boscate
I meccanismi ecologici che determinano l’azione delle FT sono:
-
la vegetazione arborea, che promuove un ambiente adatto all’attività dei batteri denitrificanti, che
trasformano i nitrati in azoto gassoso;
-
i nutrienti, in parte direttamente assorbiti dalle piante e fissati nei tessuti vegetali;
-
gli apparati radicali, che oltre a contenere i fenomeno erosivi, svolgono un’azione di filtro
meccanico sul sedimento trasportato dalle acque intercettando le particelle di terreno e le
molecole adsorbite.
La realizzazione delle FT consente di raggiungere ulteriori effetti ecologici e paesaggistici quali:
-
la creazione di corridoi ecologici e di habitat favorevoli alla vita della fauna selvatica;
-
la diffusione di condizioni favorevoli alle popolazioni di insetti pronubi ed ausiliari;
-
l’introduzione di specie arboree autoctone e l’incremento della biodiversità;
-
l’arricchimento del paesaggio agrario.
Le FT possono avere ampiezza molto variabile: da fasce erbacee o arbustive-arboree monofilare di 3-5
metri di ampiezza, a fasce plurifilare strutturati in tre “sottofasce”:
-
Zona 1: adiacente al corso d’acqua formata da specie arboree adulte;
-
Zona 2: zona di vegetazione arbustiva a crescita controllata;
-
Zona 3: zona di vegetazione erbacea.
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DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE
Figura 22 – Struttura delle fasce tampone plurifilare
Le fasce tampone sono strumenti che possono essere realmente efficaci solo se diffusi in modo capillare ed
esteso nel territorio agricolo: è infatti necessario puntare a massimizzare la lunghezza delle zone di
contatto fra area tampone e zone di deflusso degli inquinanti; per questo si ritiene che strategicamente sia
più utile spingere per una massiccia diffusione di sistemi monofilari o bifilari lungo il reticolo minuto
(scoline, canali minori, fossi..) piuttosto che ampie fasce vegetate lungo i corsi d’acqua principali.
Inoltre sono efficaci solo se collocate correttamente in base alle caratteristiche idrologiche e pedologiche
del sito; infatti anche se l’impianto viene realizzato lungo un corso d’acqua ma nessun deflusso (superficiale
o subsuperficiale, dall’area agricola al corso d’acqua o viceversa o deflusso legato alla risalita della falda)
attraversa lo strato di suolo che ospita gli apparati radicali, l’azione depurativa risulta pressoché nulla. Da
ciò si ricava anche che non necessariamente questi sistemi devono essere collocati lungo i corsi d’acqua; si
ricava anche che non tutte le aree agricole sono idonee per il loro utilizzo (come accade ad esempio per
aree molto permeabili).
Le FT non sono universalmente efficaci per tutti gli inquinanti diffusi ma possono aumentare notevolmente
la loro resa se progettate con opportuni accorgimenti; è quindi necessari diversificare la progettazione a
seconda che l’obiettivo depurativo principale sia l’Azoto, piuttosto che il Fosforo o i fitofarmaci; non
possono essere considerate come l’unica soluzione al problema dell’inquinamento diffuso; stime effettuate
in altri contesti hanno evidenziato come una realistica distribuzione di sistemi tampone sul 10%-15% della
superficie coltivata possano permettere di contenere circa il 10-20% dei carichi diffusi.
Infine l’introduzione delle fasce tampone, in particolare di quelle boscate, può costituire per l’agricoltore
una interessante opportunità economica in quanto garantisce redditi integrativi e contributi finanziari.
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Le formazioni arboree consentono di ottenere prodotti e servizi dai quali può derivare una integrazione dei
redditi aziendali. Ne sono esempio:
-
la biomassa legnosa, utilizzabile a fini energetici secondo moderni impianti di riscaldamento;
-
il legname pregiato da opera;
-
i prodotti derivati dall’apicoltura che si giova dell’elevato valore apistico (produzione di nettare e
polline) di molte specie;
-
i frutti eduli e piccoli frutti ottenibili dalle specie arboree o arbustive.
Stato dell’arte, evoluzione attesa ed ambiti di applicazione: L’applicazione di questi sistemi naturali per il
trattamento dell’inquinamento diffuso dovuto al dilavamento dei suolo agricoli è una scelta in via di
diffusione nel nostro paese e in particolare all’interno del Bacino di riferimento del Lambro Settentrionale.
In particolare, nelle Azioni strutturali sviluppate in questo lavoro, sono stati previsti diversi interventi volti
all’eliminazione dell’inquinamento zootecnico attraverso la creazione di fasce tampone.
L’obiettivo da raggiungere è quello di far maggiormente diffondere tale soluzione in quanto ideale per
soddisfare diverse esigenze: da un lato si garantisce un minor inquinamento dei corsi d’acqua e dall’altro
una valorizzazione paesaggistica del corpo idrico e la creazione di nuovi ecosistemi naturali.
Tale soluzione se applicata con continuità lungo i corsi d’acqua utilizzati per l’irrigazione agricola, come il
caso delle numerose Bevere e Rogge presenti nel Bacino del Lambro Settentrionale, ridurre notevolmente il
carico di inquinante attualmente presente nei corpi idrici del Bacino.
Stima del costo delle lavorazioni: Il costo di una fascia tampone arbustiva è stimato intorno ai 4 €/m2,
mentre per una fascia alberata è di circa 30 €/m lineare.
3.4
Altre misure per la gestione sostenibile delle acque domestiche
Tra le problematiche presenti nell’ambito della gestione della risorsa idrica c’è sicuramente quella
dell’eccessivo ed errato utilizzo di acqua negli edifici residenziali e negli edifici pubblici. Per far fronte a
questa necessità si analizzano, di seguito, diverse soluzioni e buone pratiche di comportamento e per
ciascuna si riporta una spiegazione in merito alla reale utilità in relazione dello stato attuale dell’ambiente
di interesse.
3.4.1 Risparmio idrico
Definizione problema: La presenza di impianti sanitari obsoleti e l’inefficiente utilizzo dell’acqua negli edifici
residenziali e negli edifici pubblici sono la causa dell’eccessivo consumo di risorsa idrica nel nostro paese. In
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aggiunta la mancanza di buone pratiche di risparmio dell’acqua potabile portano all’aumento della crisi
idrica che ormai interessa anche le regioni europee.
Soluzione: Risulta pertanto necessario ed indispensabile attuare degli accorgimenti per il risparmio idrico
all’interno degli edifici per evitare inutili sprechi. In primo luogo è necessario agire sugli impianti sanitari
esistenti attraverso la manutenzione di quelli obsoleti e malfunzionanti in maniera da evitare perdite
idriche lungo le condotte. In secondo luogo è possibile istallare, sugli impianti, diversi dispositivi che
permettono un notevole risparmio di acqua. Di seguito ne verranno elencati alcuni e di ciascuno, oltre ad
una breve descrizione, verrà indicata la percentuale di risparmio.
Le soluzioni, suddivise in base all’ambito di applicazione, sono:
 RUBINETTI:

Rubinetti con aeratore: introducono aria nella corrente d’acqua, creando una miscela aria acqua e quindi riducono la quantità di acqua erogata; risparmio: 50 %

Rubinetti termostatici: possiedono un preselettore di temperatura che mantiene l’acqua
alla temperatura selezionata in modo che, quando si chiude e si riapre il rubinetto, l’acqua
mantiene la stessa temperatura; risparmio fino al 50 % e risparmio energetico

Rubinetti elettronici: il flusso s’interrompe automaticamente ogni volta che si ritirano le
mani dal lavandino. Il flusso e la temperatura sono preregolati, anche se l’utente può
modificarli con il comando apposito. Come sistema di sicurezza, nel caso della presenza
continua di un oggetto, il rubinetto si chiude automaticamente dopo circa 30 secondi;
risparmio fino al 70 %

Rubinetti con timer: il flusso d’acqua si interrompe automaticamente dopo un intervallo di
tempo prestabilito; risparmio fino al 70 %

Cipolla per doccia a bassa portata: portata 10 l/min contro i tradizionali 18 l/min;
risparmio di circa il 10 % a persona
 WC

Cassette con doppio pulsante: si tratta di cassette che ottimizzano i flussi d’acqua per
ottenere una maggior velocità, e possono essere dotati di valvola per parzializzare;
risparmio intorno al 50 %
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DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE

Cassette 7 litri a pressione: per ottenere questo risultato dobbiamo utilizzare dei sistemi di
scarico “pressati” ovvero che sfruttano la pressione dell’acquedotto (o di una pompa) per
pulire più efficientemente con meno acqua; risparmio di circa il 50 %

Urinali a secco: l’urinale è realizzato con un materiale completamente liscio e non poroso,
in cui l’urina viene incanalata direttamente nel sifone, senza lasciare residui all’interno del
sistema. Questo tipo di sifone contiene un liquido d’arresto (totalmente biologico e
biodegradabile) con un peso specifico inferiore a quello dell’urina, come l’acqua, grazie al
quale l’urina viene completamente isolata e risulta totalmente inodore. La maggior parte
dei componenti solidi dell’urina vengono successivamente filtrati dal sifone ed il resto del
flusso viene convogliato nello scarico; risparmio del 100 % perché non necessitano di
acqua
 DISPOSITIVI PER IL RISPARMIO IDRICO PER VECCHI APPARECCHI

Aeratori: introducono aria nella corrente d’acqua aumentandone il volume e quindi
riducendone la portata; risparmio intorno al 40 %

Bottone di stop per cassette wc: permette di interrompere il flusso; risparmio fino al 70 %
Altri significativi risparmi idrici possono essere ottenuti sostituendo vecchi modelli di lavatrici e lavastoviglie
con modelli di nuova concezione ad elevata efficienza energetica: le nuove lavastoviglie consentono di
ridurre i consumi fino ad otto volte (da 25 l a 3 l), mentre le lavatrici di 2/3 da 150l a 50 l.
Stato dell’arte, evoluzione attesa ed ambiti di applicazione: Risulta difficile, per la natura stessa del
problema, quantificare e fare un quadro generale della situazione attuale nel contesto del Bacino
Settentrionale del Lambro.
L’obbiettivo da raggiungere in questo campo è certamente quello di diffondere la cultura di queste buone
pratiche per il risparmio idrico sia in ambito privato, attraverso la sensibilizzazione dei cittadini, che in
ambito pubblico indirizzando gli enti pubblici e, per quanto possibile, quelli privati ad adottare per le nuove
costruzioni o per le ristrutturazioni i dispositivi sopracitati che permetterebbero, soprattutto nelle grandi
costruzioni, di avere un notevole risparmio idrico.
Stima del costo delle lavorazioni: Di seguito si riporta una stima di massima dei costi relativi alla
realizzazione delle soluzioni sopra esposte.

Rubinetti con aeratore: circa 30 € cad.

Rubinetti termostatici: circa 150 € cad.
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DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE

Rubinetti elettronici: circa 300 € cad.

Rubinetti con timer: circa 200 € cad.

Cipolla per doccia a bassa portata: circa 90 € cad.

Cassette con doppio pulsante: circa 150 € cad.

Cassette 7 litri a pressione: circa 150 € cad.

Urinali a secco: circa 100 - 200 € cad.

Aeratori: circa 10 € cad.

Bottone di stop per cassette wc: circa 10 € cad.
3.4.2 Riuso acque grigie
Definizione problema: Uno dei principali problemi legati all’eccessivo consumo di risorsa idrica nel nostro
paese è rappresentato dall’errato utilizzo delle acque all’interno degli edifici. L’impiego dell’acqua potabile
anche quando non è necessariamente indispensabile, ad esempio per scopi non potabili, e la mancata
separazione tra le acque nere e le acque bianche, accrescono drasticamente il consumo della risorsa idrica
e diminuiscono l’efficienza dei sistemi fognari e dei depuratori.
Soluzione: Risulta pertanto necessario ed indispensabile prevedere soluzioni innovative per una gestione
più sostenibile del ciclo delle acque, valorizzando le acque meno nobili e utilizzando l’acqua di alta qualità
esclusivamente laddove sono veramente richieste caratteristiche di qualità.
I principali interventi per attuare questo tipo di gestione in maniera semplice sono:

separazione delle reti di scarico delle acque nere (contenenti gli scarichi dei WC) e delle acque
grigie (tutte le altre acque di scarico);

trattamento e riutilizzo delle acque nere e grigie per scopi non potabili, come ad esempio
l’irrigazione di aree a verde e il riempimento delle cassette di risciacquo dei WC;

recupero delle acque meteoriche, eventuale trattamento e riutilizzo per l’irrigazione o per altri
scopi (cassette di risciacquo dei WC, lavaggio di piazzali, ecc).
Il maggior vantaggio della separazione delle acque nere da quelle grigie risiede nel fatto che esse hanno
diversi tempi di depurazione: probabilmente la differenza più significativa consiste nella velocità di
degradazione degli inquinanti contenuti. Le acque nere contengono infatti sostanze organiche che faticano
a decomporsi una volta inserite in acqua, ambiente non consono alla popolazione batterica. Al contrario le
acque grigie, contenenti zuccheri proteine e grassi subiscono un rapido decadimento. È per questo motivo
che il trattamento separato dei due tipi di refluo apporta dei vantaggi significativi sia a livello di consumo
della risorsa idrica che a livello energetico, dovuto ai minori costi di depurazione.
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DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE
In base alla caratterizzazione delle acque grigie, una scelta progettuale sostenibile per il loro trattamento ai
fini del riutilizzo deve tenere conto dei seguenti fattori:

adattabilità alle variazioni di carico idraulico e organico in ingresso;

efficienza nella degradazione della sostanza organica;

alto abbattimento della carica batterica presente ai fini del riutilizzo;

semplicità ed economicità di gestione e manutenzione.
Esistono diversi sistemi di depurazione particolarmente adatti al trattamento delle acque grigie, sia
estensivi (sistemi di fitodepurazione) sia caratterizzati da ingombri ridotti (generalmente si tratta di sistemi
interrabili, ma esistono in commercio alcune soluzioni impiantistiche adatte anche all’installazione
all’interno degli edifici, permettendo oltretutto di risparmiare per quanto riguarda tubazioni esterne agli
edifici) come impianti SBR (Sequencing Batch Reactor) e MBR (Membrane Reactor).
In linea di massima un impianto di trattamento delle acque grigie deve comunque comprendere:

degrassatore (per le cucine);

trattamento primario;

trattamento secondario;

disinfezione.
a)
Fitodepurazione
Le tecniche di fitodepurazione rappresentano una tipologia impiantistica che si adatta perfettamente al
trattamento delle acque grigie: in particolare, a parità di carico idraulico trattato, la loro efficienza è
maggiore nell’abbattimento del carico organico presente nelle acque grigie, rispetto al caso in cui abbiamo
anche le nere. Tra le varie tipologie di sistemi di fitodepurazione, quelle a flusso sommerso presentano
spiccati vantaggi rispetto a quelli a flusso superficiale: il flusso subsuperficiale limita infatti fortemente il
rischio di odori, lo sviluppo di insetti, e può consentire l’utilizzo della zona adibita all’impianto da parte del
pubblico, permettendo così anche l’inserimento in sistemazioni a verde di complessi edilizi.
Per la descrizione specifica di ogni singola tipologia di sistemi di fitodepurazione si rimanda al paragrafo 0.
b)
Sistema SBR (Sequencing Batch Reactor)
Il trattamento delle acque grigie con un sistema SBR è adatto per utenze mono e multi-familiari. All’interno
del sistema SBR, il trattamento delle acque viene effettuato in diversi stadi temporalmente successivi che
avvengono in maniera ciclica. Preliminarmente si ha una filtrazione che elimina i materiali più grossolani
(come ad esempio capelli o pezzi di tessuto); il filtro viene lavato periodicamente ed automaticamente
tramite un’apposita pompa interna al sistema, ed i residui della pulizia del filtro vengono scaricati nella rete
fognaria. Successivamente si ha il trattamento biologico vero e proprio, con il funzionamento “batch” tipico
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DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE
di questi sistemi: le fasi di ossidazione e sedimentazione avvengono all’interno del medesimo comparto ad
intervalli automaticamente stabiliti tramite una centralina di controllo. I prodotti di scarto della fase di
sedimentazione vengono automaticamente espulsi ad intervalli regolari e convogliati alla rete fognaria
nera.
Figura 23 – Sistemi SBR per il trattamento delle acque grigie
c)
Sistemi MBR (Membrane Reactor)
I bioreattori a membrana nascono dall’abbinamento di un sistema biologico a fanghi attivi con un processo
di filtrazione a membrana. Generalmente il sistema è costituito da un’unita di pretrattamento per la
sedimentazione primaria (collegata con la fognatura), da un serbatoio di stoccaggio aerato e da un altro
comparto aerato a fanghi attivi contente il modulo a membrana. Vengono impiegati di solito moduli
filtranti ad UF e MF, generalmente a fibre cave, immersi all’interno della vasca a fanghi attivi. Tali moduli,
posti internamente in depressione, consentono il trattenimento della biomassa sospesa e la separazione
dell’effluente depurato. In particolare, nel caso delle membrane di UF (con porosità dell’ordine di 0.1
micron) risulta garantito il trattenimento di tutti i tipi di microrganismi, compresi i virus. A differenza dei
tradizionali sistemi a fanghi attivi, risultano assenti i ricircoli di fango e la sedimentazione secondaria,
essendo la biomassa completamente trattenuta nel reattore biologico (si provvede all’estrazione del fango
di supero necessario per il rispetto dell’età del fango desiderata); l’età del fango è quindi svincolata dalle
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DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE
caratteristiche di sedimentabilità dello stesso, consentendo lo sviluppo di microrganismi con maggiori
potenzialità degradative.
Figura 24 – Sistema MBR per il trattamento delle acque grigie
Stato dell’arte, evoluzione attesa ed ambiti di applicazione: Anche in questo caso risulta difficile
quantificare e fare un quadro generale della situazione attuale nel contesto del Bacino settentrionale del
Lambro poiché essendo impianti applicabili a edifici condominiali o privati il dato non risulterebbe
attendibile. Certamente l’obiettivo da raggiungere in questo campo è quello di diffondere l’esistenza e
l’efficienza di questi impianti così che vengano adottati in caso di nuove costruzioni, sia in ambito privato
che in ambito pubblico.
Stima del costo delle lavorazioni: Di seguito si riporta una stima di massima dei costi relativi alla
realizzazione delle soluzioni sopra esposte.
a) Fitodepurazione: si rimanda al paragrafo 0;
b) Sistemi SBR: per un impianto da 600 l/giorno il prezzo è circa 4.000 €, per un impianto da 6.000
l/giorno il prezzo è circa 15.000 €.
3.4.3 Sustainable sanitation
Definizione problema: Uno dei principali problemi legati all’insufficienza degli impianti di depurazione e al
crescente costo della depurazione delle acque reflue è certamente l’assenza di riutilizzo delle acque stesse
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DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE
in un’ottica di “sustenaible sanitation”. Per essere sostenibile, un sistema di gestione delle acque richiede
un uso efficiente dell’acqua, in grado di evitare il ricorso a sostanze pericolose, riciclare le sostanze
nutritive, trattare le acque reflue a costi contenuti e recuperare le acque trattate per usi domestici o per
l’irrigazione. Così le acque reflue, invece di essere considerate sostanze da eliminare, diventano una risorsa
idrica.
Soluzione: Risulta pertanto necessario ed indispensabile prevedere soluzioni innovative per una gestione
più sostenibile delle acque. Un aspetto importante da tenere in considerazione in un’ottica di “sustenaible
sanitation” è la necessità di chiudere il ciclo della materia negli ecosistemi. Il ciclo del carbonio organico,
dell’azoto e del fosforo, in natura avviene in massima parte nel suolo, mentre nelle acque (dove comunque
queste sostanze sono indispensabili) versamenti massivi divengono nocivi portando rapidamente al collasso
degli ecosistemi. I rifiuti organici devono essere riconsiderati una risorsa, compostati e ridati alla terra. Tra i
migliori sistemi di trattamento, il compostaggio è riconosciuto valido proprio perché è in grado,
naturalmente e senza aggiunte costose o macchinari complessi, di eliminare batteri e parassiti e di
salvaguardare il contenuto nutritivo utile a fini agricoli.
a)
Compost toilet
I compost toilet sono particolari bagni che trattano i rifiuti solidi umani attraverso processi di compostaggio
e disidratazione, ottenendo un prodotto finale che può essere impiegato come ammendante organico in
agricoltura. Questi sistemi non necessitano né di acqua né di prodotti chimici e non devono essere collegati
al sistema fognario.
Generalmente si distinguono due tipologie: sistemi discontinui e sistemi a processo continuo.
Dato che il compostaggio è un processo organico, è necessario garantire l’ossigenazione del sistema in
modo da prevenire l’instaurarsi di condizioni anaerobiche. Questi sistemi sono prevalentemente usati in
zone non servite da pubblica fognatura. Sebbene i costi di investimento iniziale siano piuttosto alti, il
sistema diventa economico nel lungo periodo grazie sia al notevole risparmio idrico sia al costo di
depurazione minimo.
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DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE
Figura 25 – Esempio di istallazione di un compost toilet
Una particolare tipologia di compost toilet è l’Enviro Loo, un sistema di toilette a secco che sfrutta il calore
del sole e il vento per seccare i rifiuti organici, particolarmente adatto per bagni pubblici esterni. L’Enviro
Loo opera in due fasi: nella prima fase si ha la separazione dei liquidi e solidi. Nella seconda fase, utilizzando
un “captatore” di calore e uno di vento, si accelera la ventilazione e l’ossigenazione del rifiuto che stimola la
decomposizione anaerobica e l’evacuazione degli odori. I liquidi contenuti nella parte più bassa del
serbatoio, evaporano a pressione atmosferica, mentre i solidi seccano e si decompongono in un materiale
simile al compost, di massa pari al 5- 10% dell’originale.
Figura 26 – Esempi di istallazione di Enviro Loo
Di seguito è riportato lo schema di funzionamento dell’Enviro Loo.
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DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE
I rifiuti cadono direttamente dal water sul setto di
separazione (segnato in rosso), il setto stesso è
costituito da un piano forato da centinaia di piccoli
fori. Funziona poi come un setaccio, la parte solida
perde il contenuto liquido che si raccoglie sulla parte
inferiore della vasca.
La parte posteriore del EnviroLoo si scalda al sole
(anche se non esposto perfettamente verso il sole),
la temperatura dell’aria all’interno cresce e si genera
una corrente che esce attraverso il camino.
L’EnviroLoo è costruito in polietilene e si è scelto di
utilizzare il colore nero proprio perchè è il colore che
meglio di tutti gli altri colori assorbe il calore.
Basta una leggera brezza per far funzionare
l’estrattore in cima al camino, che girando permette
l’estrazione
di
aria
dall’interno
del
sistema.
(L’estrattore gira ad un minimo di 4km/h e questo
3
assicura una estrazione di 150 m di aria attraverso il
sistema).
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DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE
La circolazione dell’aria è assicurata da nuova aria
fresca che entra all’interno del sistema attraverso il
tubo di ventilazione posto dietro il wc e dallo scarico
stesso del wc. L’aria che entra dal tubo di
ventilazione esce direttamente sotto il setto di
separazione sopra la parte liquida; altra aria entra
attraverso lo scarico del wc e passa sopra la parte
solida. I liquidi evaporano e i solidi si disidratano.
b)
Impianti per la separazione delle urine
Risulta conveniente dividere e trattare separatamente urine e feci, sempre che poi a valle venga attivata
una filiera. La separazione facilita i processi di depurazione e il riuso dei nutrienti. In media, una persona
“produce” 1,5 l di urina al giorno e 200 g di feci. L’urina contiene l’85% di azoto, il 70% di fosforo e il 70% di
potassio; le feci contengono il 15% di azoto, il 30% di fosforo e il 30% di potassio. L’urina separata può
essere raccolta e utilizzata come fertilizzante in agricoltura mentre le feci possono essere decomposte in
compost toilet.
L’urina rappresenta un fertilizzante naturale estremamente pulito in quanto non contiene normalmente
carica batterica e ha una bassa concentrazione di metalli pesanti. Sono reperibili in commercio diversi tipi di
wc per la separazione delle urine.
 ROEDIGER NO MIX TOILET
Questo sistema viene utilizzato come un normale wc, con la sola eccezione che
anche gli uomini devono sempre sedersi. Il wc ha 2 sistemi di uscita separati: uno per
le feci e la carta igienica posto nella parte posteriore e uno per l’urina chiuso da un
tappo mobile.
Di seguito è rappresentato lo schema di funzionamento.
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PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO
DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE
Non funzionamento
Lo scarico per l’urina è chiuso
In funzione
Quando il wc viene usato
(persona seduta) il tappo si apre
automaticamente e l’urina può
fluire nell’apposito condotto
Flussaggio
Quando l’utente si alza il tappo si
chiude automaticamente e parte il
flussaggio del wc in modo che
l’urina non venga diluita con
acqua
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PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO
DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE

DUBBLETT-System
Questi particolari wc sono dotati di un sistema di flussaggio
separato per urine e feci e permettono di risparmiare fino al 60%
di acqua. Il wc è suddiviso in 2 comparti, uno per le feci e uno per
l’urina, dotati ciascuno di un sistema di flussaggio indipendente.
Infatti, mentre per il flussaggio dell’urina sono sufficienti 120-150
ml, per le feci sono necessari dai 4 ai 6 l.
Stato dell’arte, evoluzione attesa ed ambiti di applicazione:
Risulta difficile, anche per questo tipo di soluzioni, quantificare e fare un quadro generale della loro
presenza o meno nel contesto del Bacino settentrionale del Lambro. L’obiettivo da raggiungere in questo
campo è quello di portare a conoscenza tali soluzioni alternative alla popolazione nell’ottica di indirizzare i
progettisti, per la realizzazione di nuovi edifici sia pubblici che privati, all’uso di suddetti impianti.
Stima del costo delle lavorazioni: Di seguito si riporta una stima di massima dei costi relativi alla
realizzazione delle soluzioni sopra esposte.
a) Compost toilet: circa 2000 €
b) Impianti per la separazione delle urine
ROEDIGER NO MIX TOILET: circa 1000 €
DUBBLETT-System: circa 1000 €
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PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO
DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE
4. POLIZIA FLUVIALE
Un’altra tematica sviluppata nel presente Master Plan riguarda l’approfondimento in materia di polizia
fluviale. Qui partendo da una disamina sulle autorità competenti e sulle specifiche competenze si
forniscono alcuni suggerimenti in relazione a quali iniziative attivare o sviluppare in cooperazione tra i vari
enti, per garantire una sorveglianza assidua nel territorio.
4.1 Autorità ambientali
Di seguito si fa una breve descrizione delle autorità competenti in materia di polizia fluviale a partire da
quelle con competenze locali, fino a quelle con competenze nazionali.
4.1.1 Polizia provinciale
La Polizia provinciale, esercita le seguenti funzioni istituzionali e compiti operativi, nell'ambito del territorio
di propria competenza e nei limiti delle proprie attribuzioni:

Polizia giudiziaria ha compiti di: "prendere notizia dei reati, impedire che i reati vengano portati a
conseguenze ulteriori, ricercare gli autori dei reati, assicurare le fonti di prova e raccogliere
quant'altro possa servire per l`applicazione della legge penale. Svolge ogni indagine e attività
disposta o delegata dall'autorità giudiziaria";

Polizia amministrativa si occupa di prevenzione, accertamento e repressione degli illeciti
amministrativi. Funzione di vigilanza e controllo sulle materie delegate all’ente provinciale da parte
delle vigenti leggi nazionali e regionali. In particolare le funzioni di polizia amministrativa sono
svolte per tutte quelle attività cui è rilasciata autorizzazione, ad esempio: derivazioni di acque
pubbliche, trasporti, autoscuole, agenzie pratiche auto, scuole nautiche, scarichi di acque reflue
industriali, depuratori comunali e aziendali, accessi sulle strade provinciali, vigilanza strutture
turistico-alberghiere e agrituristiche, attività di estrazione-cave, concessioni di competenza della
provincia ecc.

Pubblica sicurezza si tratta di operare per il mantenimento dell'ordine pubblico, per la sicurezza dei
cittadini e della proprietà; di osservare delle leggi e dei regolamenti emanati dallo Stato e dagli enti
locali, nonché delle ordinanze delle autorità; sulle attività di soccorso in occasione di pubbliche
calamità e privati infortuni.

Polizia stradale con compiti di: prevenzione e accertamento delle violazioni in materia di
circolazione stradale; rilevazione degli incidenti stradali; predisposizione e esecuzione dei servizi
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DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE
diretti a regolare il traffico; scorta per la sicurezza della circolazione; tutela e controllo sull'uso della
strada; concorre alle operazioni di soccorso automobilistico e stradale in genere; collabora
all'effettuazione di rilevazioni per studi sul traffico;

Polizia venatoria e ittica riveste un ruolo di primo piano in merito all'attività di vigilanza
sull'esercizio della caccia, per la prevenzione e repressione dei vari fenomeni di bracconaggio e sulla
tutela della fauna selvatica, anche di quella minore. Svolge compiti e funzioni di controllo sulla
pesca nelle acque interne. Sovrintende alle attività di recupero, ripopolamento, censimento, piani
di controllo, protezione e rilievo danni per quanto concerne la fauna selvatica. Coordina la vigilanza
ittico-venatoria volontaria in ambito provinciale.

Polizia ambientale mette in pratica delle varie norme in materia ambientale di cui al decreto
legislativo 3 aprile 2006, n.152 e successive modificazioni e integrazioni, con riguardo alla
prevenzione, accertamento e repressione dei fenomeni di inquinamento del suolo, delle acque e
dell'aria; tutela e salvaguardia delle zone sottoposte a vincolo paesaggistico e idrogeologico,
controlli nelle acque interne (fiumi e laghi), tutela dei beni ambientali e della biodiversità, vigilanza
sui parchi e riserve naturali, controllo sulla circolazione fuoristrada, protezione della flora
spontanea ecc. A questo settore spesso sono associate attività di: polizia micologica per la vigilanza
sulla normativa che disciplina la raccolta, coltivazione, vendita e commercializzazione dei funghi e di
polizia forestale finalizzata alla protezione, tutela e controllo sul vincolo idrogeologico e sul
patrimonio boschivo, specie nelle province che esercitano funzioni delegate in materia. Inoltre, in
molti ambiti territoriali, la Polizia provinciale esercita funzioni di polizia demaniale, polizia idraulica
e polizia mineraria. Per gli aspetti di competenza, sono esercitate attività di polizia edilizia.

Polizia lacuale - fluviale, lagunare e navale: diversi corpi di Polizia provinciale, per la conformazione
geografica del loro territorio, svolgono attività di tutela e salvaguardia ambientale-ittico-venatoria,
sorveglianza del demanio e vigilanza delle coste, soccorso a natanti e bagnanti in difficoltà,
prevenzione e repressione violazioni in materia nautica, collaborazione con altri corpi di polizia che
esplicano medesimo servizio;

Polizia zoofila e di protezione degli animali svolge attività finalizzate alla prevenzione,
accertamento e repressione dei reati a danno degli animali e del patrimonio zootecnico, nonché
contro il fenomeno del maltrattamento degli animali;

Tutela patrimonio dell'ente - rappresentanza e supporto enti - la Polizia provinciale si occupa dei
servizi di tutela e vigilanza del patrimonio dell'ente, in particolare strutture e beni di vario tipo.
Oltre a svolgere un ruolo di supporto operativo a favore dei vari enti e in particolare delle
amministrazioni locali.
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DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE
4.1.2
Provincia ufficio acque
Provincia di Lecco:
L’ufficio ha competenze in materia di: prelievo acque pubbliche, autorizzazione allo scarico in acque
superficiali e sul suolo ed asportazione macrofite dai corpi idrici superficiali.
In materia di prelievo delle acque pubbliche la Provincia ha il potere di rilasciare autorizzazioni e
concessioni relative a:

scavo di pozzi e ricerca di acque sotterranee, ai sensi degli articoli 22 e 23 del Regolamento
Regionale 2/06;

attingimento d’acqua, ai sensi dell’articolo 32 del Regolamento Regionale 2/06;

piccole derivazioni d’acqua, ai sensi del r.d. 1775/1933 e del Regolamento regionale 2/06;
 la polizia delle acque relativa alle funzioni di cui ai precedenti punti.
La Provincia, inoltre, effettua ai sensi dell’articolo 7 c. 2 del Regolamento Regionale 2/06 l’istruttoria delle
domande di concessione relative alle grandi derivazioni. Il provvedimento finale di concessione, in tal caso,
è emanato dalla Regione Lombardia.
Inoltre, devono essere presentate alla Provincia entro il 31 marzo di ogni anno da tutti coloro che derivano
acque pubbliche le denunce dei volumi di acqua pubblica derivati.
In materia di autorizzazione allo scarico in acque superficiali la provincia fornisce gli elenchi degli scarichi di
acque reflue urbane, industriali e domestiche finora autorizzati dall’Amministrazione.
Provincia di Como:
La Provincia in materia di tutela delle Risorse Idriche svolge una serie di competenze attribuite da leggi sia
statali sia regionali; in particolare alla Provincia compete il rilascio delle autorizzazioni allo scarico di acque
reflue urbane, di acque reflue industriali o domestiche recapitanti in corpo idrico superficiale o sul suolo.
Alla Provincia competono inoltre le attività di pulizia delle acque del Lago di Como e Ceresio, gli interventi
di disinquinamento da idrocarburi delle acque superficiali e infine le attività relative al taglio della
vegetazione lacustre (Legge Regionale n. 26 del 2003).
4.1.3 Dipartimento provinciale Arpa
L’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPA) della Lombardia, attiva dal 1° dicembre 1999, è
un ente di diritto pubblico dotato di autonomia amministrativa, organizzativa e contabile che svolge attività
e servizi volti a supportare le scelte di politica ambientale della Regione Lombardia, delle Province, dei
Comuni, delle Comunità montane, delle Asl e di altri enti pubblici in territorio regionale.
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DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE
Dipartimento provinciale di Como
Il territorio di competenza del dipartimento coincide esattamente con la provincia di Como.
Le attività presenti sono principalmente quelle industriali, quelle legate ai trasporti ma anche quelle legate
al commercio ed al turismo.
Di competenza del dipartimento sono le attività di monitoraggio. In particolare il monitoraggio delle acque
sia superficiali che sotterranee, della meteoclimatologia, delle risorse naturali e della biodiversità. Viene
monitorata inoltre la qualità dell’aria, il livello di inquinamento acustico, elettromagnetico e degli agenti
ionizzanti. Infine tra le attività svolte dal dipartimento troviamo quelle inerenti alle problematiche
geologiche e idrogeologiche e attività di supporto ai progetti gestione dighe e gestione ed esecuzione
operazioni di svaso e gestione sedimenti, di supporto tecnico per le problematiche del Lago d’Idro e di
supporto tecnico all’AdP Regione Lombardia per progetti programmati.
Dipartimento provinciale di Lecco
Il territorio di competenza del Dipartimento coincide esattamente con quello della Provincia di Lecco. Le
attività produttive presenti che interessano l’attività del Dipartimento sono numerose e diversificate. Tra i
principali settori si sottolineano i seguenti:
-
Siderurgico e metalmeccanico;
-
Tessile;
-
Chimico;
-
Plastica e gomma;
-
Carta;
-
Cave.
Attività di particolare rilevanza svolta dal Dipartimento di Lecco è il monitoraggio delle acque superficiali.
Tale attività riveste particolare importanza anche a seguito del progetto di monitoraggio dei laghi lombardi
di cui alla convenzione ARPA – Regione Lombardia, che ha individuato nel Dipartimento di Lecco la struttura
che opera in ambito interprovinciale (Como e Sondrio) e che garantisce un monitoraggio mensile per
definire le caratteristiche quali-quantitative di alcuni dei principali bacini imbriferi. Particolarmente
rilevante è l’attività di monitoraggio di alghe potenzialmente tossiche.
Dipartimento provinciale di Monza e Brianza
Il territorio del Dipartimento di Monza comprende i 64 comuni a Nord Est della provincia di Milano.
In un contesto densamente popolato ed urbanizzato, con numerose attività industriali e con aree di tutela
come i parchi, il Dipartimento di Monza si occupa delle problematiche legate alla tutela ambientale del
territorio; in particolare alla valutazione preventiva delle nuove attività produttive e alle concessioni
edilizie, ai piani di caratterizzazione e bonifica dei siti contaminati, alle caratteristiche qualitative delle
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DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE
acque superficiali e sotterranee, agli impianti di telefonia cellulare, alle emissioni sonore e alla qualità
dell’aria. Inoltre il Dipartimento di Monza collabora con le amministrazioni Comunali per la realizzazioni di
progetti specifici per il controllo di matrici ambientali quali la qualità dell’aria, misure di “elettrosmog”
(misure ELF e NIR) e zonizzazioni acustiche.
4.1.4 Protezione Civile
La protezione civile in Italia è organizzata in un “Servizio Nazionale”, un sistema complesso che comprende
tutte le strutture e le attività messe in campo dallo Stato per tutelare l'integrità della vita, i beni, gli
insediamenti e l'ambiente dai danni o dal pericolo di danni che derivano da calamità naturali, da catastrofi
e da altri eventi calamitosi. Le attività del sistema sono la previsione e prevenzione delle varie ipotesi di
rischio, il soccorso alla popolazione ed ogni attività diretta a superare l’emergenza.
Negli anni, la competenza in materia di protezione civile è progressivamente passata dallo Stato agli enti
locali.
Competenze della Regione: le funzioni regionali sono di indirizzo nell’ambito locale e di operatività in caso
di crisi. Le regioni, infatti, predispongono i programmi regionali di previsione e prevenzione dei rischi;
attuano interventi urgenti; definiscono gli indirizzi per i piani provinciali di emergenza; organizzano e
impiegano il volontariato.
Competenze della Provincia: nell’ambito del sistema regionale di Protezione Civile, le Province
provvedono:
-
all’attivazione dei servizi urgenti, anche di natura tecnica, in caso di eventi calamitosi di livello
locale o provinciale compresi nel piano provinciale di emergenza;
-
al coordinamento delle organizzazioni di volontariato di Protezione Civile esistenti sul territorio
provinciale;
-
alla predisposizione del programma provinciale di previsione e prevenzione dei rischi e alla sua
attuazione;
-
alla predisposizione del piano provinciale di emergenza;
-
all’integrazione delle strutture di rilevazione e dei sistemi di monitoraggio dei rischi sul proprio
territorio;
La Provincia, per la predisposizione del piano di emergenza, tiene conto dei piani di emergenza locali. La
Provincia ha altresì il compito di coordinare i Comuni anche attraverso le loro forme associative nelle loro
attività di previsione, di prevenzione e di redazione dei piani di emergenza e di verificare la congruenza dei
piani locali con il piano di emergenza provinciale.
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DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE
Competenze del Prefetto: il Prefetto, coerentemente con i piani dei competenti enti territoriali, assicura la
partecipazione dello Stato e delle relative strutture periferiche (ad es., i Vigili del Fuoco) in occasione di
interventi urgenti di protezione civile, mediante l’attivazione di mezzi e poteri di competenza statale (poteri
di ordinanza). Il Prefetto inoltre adotta anche specifici documenti di pianificazione per rischi particolari
quali dighe, rischi industriali, nucleari, ecc.
Competenze del Sindaco e del Comune: il sindaco è l’autorità comunale di protezione civile. Al verificarsi
dell'emergenza nell'ambito del territorio comunale, assume la direzione e il coordinamento dei servizi di
soccorso e d’assistenza alle popolazioni colpite e provvede agli interventi necessari dandone immediata
comunicazione al Prefetto e al Presidente della giunta regionale. Il Comune, tra l’altro, attua le attività di
previsione e degli interventi di prevenzione dei rischi, stabilite dai programmi e piani regionali, assicura i
primi soccorsi in caso d’eventi calamitosi in ambito comunale; predispone i piani comunali e/o
intercomunali d’emergenza; utilizza il volontariato di protezione civile a livello comunale e/o
intercomunale, sulla base degli indirizzi nazionali e regionali.
4.1.5 Guardie Ecologiche Volontarie (GEV)
Le Guardie Ecologiche Volontarie vigilano sui fattori, sulle componenti ambientali e sull’ambiente
unitariamente considerato, al fine di prevenire, segnalare o accertare, a norma della legge regionale 5
dicembre 1983, n. 90 (Norme di attuazione della legge 24 novembre 1981, n. 689, concernente modifiche al
sistema penale), fatti e comportamenti sanzionati dalla normativa ambientale;
Il servizio volontario di vigilanza ecologica è istituito per favorire la formazione di una coscienza civica di
rispetto e di interesse per la natura ed il territorio, per la loro tutela e per una razionale gestione delle
risorse ambientali, da attuarsi anche con le seguenti specifiche attività :

informazione sulla legislazione vigente in materia di tutela ambientale nonché sui criteri, mezzi e
comportamenti atti a realizzarla;

vigilanza sui fattori, sulle componenti ambientali e sull’ambiente unitariamente considerato, al fine
di prevenire, segnalare o accertare, a norma della legge regionale 5 dicembre 1983, n. 90 (Norme di
attuazione della legge 24 novembre 1981, n. 689, concernente modifiche al sistema penale), fatti e
comportamenti sanzionati dalla normativa ambientale;

collaborazione con le autorità competenti per la raccolta di dati e informazioni relativi all’ambiente
e per il monitoraggio ambientale;

collaborazione con le autorità competenti per le operazioni di pronto intervento e di soccorso in
caso di emergenza o di disastri di carattere ecologico.
Le guardie ecologiche volontarie, pur conservando la propria autonomia, cooperano con:
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PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO
DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE
-
i servizi di polizia locale di cui alla legge regionale 14 aprile 2003, n. 4 (Riordino e riforma della
disciplina regionale in materia di polizia locale e sicurezza urbana):

nell’esercizio delle funzioni di polizia amministrativa, per la prevenzione e
l’accertamento degli illeciti amministrativi contro la natura, l’ambiente e il
territorio;

nell’attività di monitoraggio e controllo ambientale del territorio e in particolare dei
parchi e giardini;

nella realizzazione di attività di documentazione, comunicazione ed informazione
attinenti la natura, l’ambiente e il territorio.
-
i servizi di polizia idraulica di cui all’articolo 3, commi 108, lettera i) e 114, lettera a) della legge
regionale 5 gennaio 2000, n. 1 (Riordino del sistema delle autonomie in Lombardia. Attuazione del
d.lgs. 31 marzo 1998, n. 112 “Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dallo stato alle
regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59”):

nell’esercizio delle funzioni di polizia amministrativa, per la prevenzione e
l’accertamento degli illeciti amministrativi contro il demanio idrico, ai sensi del
regio decreto 25 luglio 1904, n. 523 (Testo unico delle disposizioni di legge intorno
alle opere idrauliche delle diverse categorie) e del regio decreto 9 dicembre 1937,
n. 2669 (Regolamento sulla tutela delle opere idrauliche di 1a e 2a categoria e delle
opere di bonifica);

nell’attività di monitoraggio e controllo delle aree di pertinenza dei corpi idrici di cui
all’articolo 115 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia
ambientale);

nella realizzazione di attività di documentazione, comunicazione e informazione
attinenti i corpi d’acqua e le risorse idriche.
-
alle attività di controllo ambientale di cui all’articolo 3, comma 1, lettera b) della legge regionale 14
agosto 1999, n. 16 (Istituzione dell’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente – ARPA).
-
il Corpo forestale nazionale e regionale nell’espletamento delle funzioni di vigilanza e controllo
concernenti:

la tutela dell’ambiente forestale ed agro-silvo-pastorale e connesse alla protezione
della natura ed all’assetto del territorio;

l’applicazione del decreto del Presidente della Repubblica 8 agosto 1997, n. 357
(Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla
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PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO
DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE
conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonche´ della flora e della fauna
selvatiche);

la parte lombarda del parco nazionale dello Stelvio, previa intesa tra l’ente
organizzatore del servizio territorialmente competente ed il comitato di gestione.
4.1.6 Corpo Forestale dello Stato
Il Corpo Forestale dello Stato, istituito nel 1822, è una forza di polizia ad ordinamento civile, specializzata
nella tutela del patrimonio naturale e paesaggistico, nella prevenzione e repressione dei reati in materia
ambientale e agroalimentare.
Fatte salve le attribuzioni delle regioni e degli enti locali, il Corpo forestale dello Stato svolge le funzioni di
rilievo nazionale assegnategli dalle leggi e dai regolamenti (Legge di riordino n. 36 del 6 febbraio 2004
art.2), e in particolare ha competenza in materia di:

concorso al mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica con particolare riferimento alle
aree rurali e montane;

vigilanza, prevenzione e repressione delle violazioni compiute in danno dell’ambiente, con
specifico riferimento alla tutela del patrimonio faunistico e naturalistico nazionale e alla valutazione
del danno ambientale, nonché collaborazione nell’esercizio delle funzioni di cui agli articoli 35 e 36
del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300;

controllo e certificazione del commercio internazionale e della detenzione di esemplari di fauna e
di flora minacciati di estinzione, tutelati ai sensi della Convenzione CITES;

vigilanza e controllo dell’attuazione delle convenzioni internazionali in materia ambientale, con
particolare riferimento alla tutela delle foreste e della biodiversità vegetale e animale;

controlli derivanti dalla normativa comunitaria agroforestale e ambientale e concorso nelle
attività volte al rispetto della normativa in materia di sicurezza alimentare del consumatore e di
biosicurezza in genere;

sorveglianza delle aree naturali protette di rilevanza internazionale e nazionale e delle altre aree
protette secondo le modalità previste dalla legislazione vigente;

tutela e salvaguardia delle riserve naturali statali riconosciute di importanza nazionale o
internazionale, nonché degli altri beni destinati alla conservazione della biodiversità animale e
vegetale;

sorveglianza e accertamento degli illeciti commessi in violazione delle norme in materia di tutela
delle acque dall’inquinamento e del relativo danno ambientale nonché repressione dei traffici
illeciti e degli smaltimenti illegali dei rifiuti;
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PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO
DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE

concorso nel monitoraggio e nel controllo del territorio ai fini della prevenzione del dissesto
idrogeologico, nonché collaborazione nello svolgimento dell’attività straordinaria di polizia
idraulica;

pubblico soccorso e interventi di rilievo nazionale di protezione civile su tutto il territorio
nazionale con riferimento anche al concorso con le regioni nella lotta attiva agli incendi boschivi e
allo spegnimento con mezzi aerei degli stessi; controllo del manto nevoso e previsione del rischio
valanghe (Meteomont); attività consultive e statistiche connesse;

attività di studio connesse alle proprie competenze con particolare riferimento alla rilevazione
qualitativa e quantitativa delle risorse forestali anche al fine della costituzione dell’inventario
forestale nazionale, al monitoraggio sullo stato fitosanitario delle foreste, ai controlli sul livello di
inquinamento degli ecosistemi forestali, al monitoraggio del territorio in genere con raccolta,
elaborazione, archiviazione e diffusione dei dati;

attività di supporto al Ministero delle politiche agricole e forestali nella rappresentanza e nella
tutela degli interessi forestali nazionali in sede comunitaria e internazionale e raccordo con le
politiche forestali regionali;

reclutamento,
formazione
e
gestione
del
proprio
personale;
approvvigionamento
e
amministrazione delle risorse strumentali; divulgazione delle attività istituzionali ed educazione
ambientale;

ogni altro compito assegnatogli dalle leggi e dai regolamenti dello Stato.
4.1.7
Carabinieri
In materia di difesa delle risorse del patrimonio ambientale italiano e con l intento di applicare la normativa
ambientale, nel 1986 sono stati istituiti Il Ministero dell’Ambiente ed il Nucleo Operativo Ecologico (N.O.E.)
dei Carabinieri, posto quest’ultimo alle dipendenze funzionali dello stesso ministero con compiti di
vigilanza, prevenzione e repressione delle violazioni compiute in materia ambientale. Con la Legge 23
marzo 2001, n° 93, il N.O.E. ha assunto la nuova denominazione di Comando Carabinieri per la Tutela
dell’Ambiente e la struttura organizzativa del Reparto è stata potenziata e calibrata su base
interprovinciale, in modo da garantire una presenza qualificata su tutto il territorio nazionale.
I settori di intervento del Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente sono quelli:

dell’inquinamento del suolo, idrico, atmosferico ed acustico;

della tutela del paesaggio, della flora e della fauna;

dell’impiego di sostanze pericolose ed attività a rischio di incidente rilevante;

dei materiali strategici radioattivi ed altre sorgenti radioattive;

della protezione dalla esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici;
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PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO
DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE

relativi a situazioni di allarme per la diffusione incontrollata di organismi geneticamente modificati
(OGM).
Il Comando sostiene le numerose richieste d’intervento che provengono prevalentemente dal Ministro
dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, dall’Autorità Giudiziaria, dai Comandi dell’Arma dei Carabinieri e
dai cittadini singoli od associati.
4.2
Attività di polizia fluviale
Di seguito si riportano le attività di polizia fluviale, tenendo presente che le prime tre sono pratiche da
intendersi come linee guida da suggerire e diffondere mentre le altre sono attività già in uso. In più si vuole
precisare che i soggetti preposti per assolvere questi ruoli sono per il primo caso le Guardie Ecologiche
Volontarie (GEV) e nel secondo caso le associazioni e/o i gli Enti Parchi.
4.2.1 Sorveglianza qualità acque (GEV)
Uno dei compiti di polizia fluviale di prioritaria importanza è quella relativa all’istituzione di un’attività di
vigilanza sullo stato di qualità delle acque.
L’esigenza è avere a disposizione squadre per la sorveglianza dello stato di qualità delle acque, composte
ciascuna da almeno due unità di guardie volontarie ecologiche, in grado di svolgere un’azione di controllo
continuativa di campo con frequenza minima bisettimanale, al fine di vigilare ed osservare il territorio, per
essere così in grado di rilevare celermente il verificarsi di qualsiasi tipo di irregolarità in materia di qualità
delle acque. Per poter assolvere al meglio tale ruolo occorrerà provvedere a dotare le squadre con mezzi
idonei quali: mezzi di trasporto (automobile, biciclette, canoe), attrezzature uomo per attività su corso
d’acqua (divisa ordinaria, stivali, torce), apparecchi radio, sistemi di localizzazione GPS. In questo modo si
svilupperanno sia le competenze delle guardie ecologiche che già attualmente dovrebbero vigilare sui
fattori delle componenti ambientali e sull’ambiente unitariamente considerato, al fine di prevenire,
segnalare o accertare qualsiasi irregolarità, a norma della legge regionale del 1983; sia l’attività di
cooperazione con le autorità competenti per la raccolta di dati e informazioni relativi all’ambiente e per il
monitoraggio ambientale (ARPA).
Sempre in ambito di cooperazione, le guardie ecologiche dovranno interagire con i servizi di polizia locale
(Polizia Provinciale, Corpo forestale e Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente) nell’esercizio delle
funzioni di polizia amministrativa, per la prevenzione e l’accertamento degli illeciti amministrativi contro la
natura, l’ambiente e il territorio.
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PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO
DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE
Stima del costo degli equipaggiamenti: Di seguito si riporta la stima del costo dell’attrezzatura necessaria
per l’attività di sorveglianza della qualità delle acque, elaborata per una squadra di lavoro composta da due
unità di Guardie Ecologiche Volontarie:

n° 1 automobile: circa 20.000 € (di cui circa 4.000 €/annui di spese di esercizio);

n° 2 biciclette: circa 1.000 € (di cui circa 200 €/annui di spese di esercizio);

n° 2 canoe: circa 2.500 € (di cui circa 200 €/annui di spese di esercizio);

n° 2 attrezzature uomo: circa 500 €/annui;

n° 2 apparecchi radio: circa 150 €;

n° 1 sistema di localizzazione GPS: circa 3.000 €;

n° 1 sistema di analisi rapida: circa 250 €.
4.2.2
Sorveglianza manufatti idraulici (GEV)
Un’altra importante attività di polizia fluviale da istituire è quella che riguarda la sorveglianza dei manufatti
idraulici presenti lungo i corsi d’acqua.
L’obiettivo principale è quello di istituire delle squadre composte ciascuna da due unità di Guardie
Ecologiche Volontarie in grado di svolgere un’attività capillare e continuativa con una frequenza minima
mensile, al fine di controllare lo stato sia dei manufatti fognari che dei manufatti di derivazione presenti sui
corsi d’acqua. La verifica del buon funzionamento di tali manufatti è importante per la salvaguardia della
qualità delle acque e dell’habitat acquatico. L’attività consiste nel rilevare sia le irregolarità che i
malfunzionamenti degli organi di regolazione delle derivazioni e dei manufatti fognari, sia accertare la
presenza delle autorizzazioni necessarie per gli scarichi e per le derivazioni. Per poter assolvere al meglio
tale ruolo occorrerà provvedere a dotare le squadre con mezzi idonei quali: mezzi di trasporto (automobile,
biciclette, canoe), attrezzature uomo per attività su corso d’acqua (divisa ordinaria, stivali e scafandri,
torce), apparecchi radio, sistemi di localizzazione GPS.
In questo modo verranno implementate le competenze delle GEV che già attualmente svolgono attività di
monitoraggio sui fattori delle componenti ambientali e sull’ambiente considerato, al fine di prevenire,
segnalare o accertare qualsiasi irregolarità. In aggiunta avranno compiti più specifici di sorveglianza e
controllo dei manufatti idraulici in cooperazione con gli enti che già si occupano di questo. In particolare
con l’Ufficio Acque che ha competenze in materia di prelievo delle acque pubbliche e autorizzazione allo
scarico in acque superficiali, e con l’Arpa che gestisce le attività di supporto ai progetti di gestione delle
dighe.
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PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO
DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE
Stima del costo degli equipaggiamenti: Di seguito si riporta la stima del costo dell’attrezzatura necessaria
per l’attività di sorveglianza dei manufatti idraulici, fatta per una squadra di lavoro composta da due unità
di Guardie Ecologiche Volontarie:

n° 1 automobile: circa 20.000 € (di cui circa 4.000 €/annui di spese di esercizio);

n° 2 biciclette: circa 1.000 € (di cui circa 200 €/annui di spese di esercizio);

n° 2 canoe: circa 2.500 € (di cui circa 200 €/annui di spese di esercizio);

n° 2 attrezzature uomo: circa 500 €/annui;

n° 2 apparecchi radio: circa 150 €;

n° 1 sistema di localizzazione GPS: circa 3.000 €.
4.2.3
Sorveglianza e denuncia abusi (GEV)
Un ulteriore compito di polizia fluviale di prioritaria importanza è quello relativo all’istituzione di un’attività
di sorveglianza e denuncia degli abusi sui corsi d’acqua.
È necessario quindi istituire delle squadre composte ciascuna da due unità di Guardie Ecologiche Volontarie
che, attraverso un’attività capillare e continuativa con una frequenza minima mensile, siano in grado di
assolvere funzioni di sorveglianza, controllo ed eventualmente denuncia di illeciti e violazioni compiute in
danno dell’ambiente. L’attività consiste nel rilevare ed accertare qualsiasi tipo di illecito o abuso sia per
quanto riguarda il rispetto dell’ambiente e dell’habitat fluviale, compresa la tutela delle acque
dall’inquinamento, sia per quanto riguarda le concessioni delle derivazione di acque pubbliche o le
autorizzazioni allo scarico di acque reflue urbane, di acque reflue industriali o domestiche recapitanti in
corpo idrico superficiale. Per poter assolvere al meglio tale ruolo occorrerà provvedere a dotare le squadre
con mezzi idonei quali: mezzi di trasporto (automobile, biciclette, canoe), attrezzature uomo per attività su
corso d’acqua (divisa ordinaria, stivali, torce), apparecchi radio, sistemi di localizzazione GPS.
In questo modo verranno ulteriormente sviluppate: sia le competenze delle Gev in materia di vigilanza sui
fattori, sulle componenti ambientali e sull’ambiente, al fine di prevenire, segnalare o accertare fatti e
comportamenti sanzionati dalla normativa ambientale; sia la cooperazione con le autorità competenti per
la prevenzione e l’accertamento di illeciti ambientali. In particolare coopereranno con: la Polizia Provinciale
sia per la prevenzione e l’accertamento degli illeciti contro la natura, l’ambiente e il territorio in tema di
polizia amministrativa; che per la prevenzione, l’accertamento e la repressione dei fenomeni di
inquinamento del suolo, delle acque e dell'aria e per la tutela e salvaguardia delle zone sottoposte a vincolo
paesaggistico e idrogeologico in tema di polizia ambientale; con l’ufficio acque per la verifica delle
autorizzazioni allo scarico di acque reflue urbane, di acque reflue industriali o domestiche recapitanti in
corpo idrico superficiale o sul suolo e con il corpo forestale dello stato per la prevenzione e la repressione
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delle infrazioni compiute in danno dell’ambiente, con specifico riferimento alla sorveglianza e
accertamento degli illeciti commessi in violazione delle norme in materia di tutela delle acque.
Stima del costo degli equipaggiamenti: Di seguito si riporta la stima del costo dell’attrezzatura necessaria
per l’attività di sorveglianza e denuncia abusi, fatta per una squadra di lavoro composta da due unità di
Guardie Ecologiche Volontarie:

n° 1 automobile: circa 20.000 € (di cui circa 4.000 €/annui di spese di esercizio);

n° 2 biciclette: circa 1.000 € (di cui circa 200 €/annui di spese di esercizio);

n° 2 canoe: circa 2.500 € (di cui circa 200 €/annui di spese di esercizio);

n° 2 attrezzature uomo: circa 500 €/annui;

n° 2 apparecchi radio: circa 150 €;

n° 1 sistema di localizzazione GPS: circa 3.000 €.
4.2.4
Manutenzione ordinaria (alberi e rifiuti)
Riveste un ruolo importante tra le attività di polizia fluviale anche la manutenzione ordinaria dei corsi
d’acqua, ovvero la manutenzione della vegetazione e l’asportazione dei rifiuti dagli alvei dei fiumi.
Gli interventi di manutenzione idraulica ordinaria sono rivolti alla protezione e al mantenimento dei corsi
d'acqua naturali o artificiali, con interventi finalizzati al taglio selettivo delle varie specie radicate, i disalvei,
la movimentazione dei sedimenti, la rimozione di materiale flottante e di rifiuti e la pulizia dei tratti fluviali
arginati. Fanno parte dei compiti di manutenzione ordinaria anche le attività di pulizia dei laghi, attraverso
interventi di disinquinamento da idrocarburi delle acque e attività di taglio della vegetazione lacustre.
La manutenzione ordinaria sul Bacino del Lambro Settentrionale è attualmente svolta dai volontari delle
associazioni locali e dai diversi distaccamenti della Protezione Civile delle provincia di Como, Lecco e della
provincia di Monza e della Brianza. L’attività svolta interessa l’asta fluviale del fiume Lambro. L’obiettivo
principale è quello di estendere la manutenzione ordinaria anche ai corsi d’acqua degli ordini minori al fine
di garantire la salvaguardia dell’ambiente naturale e la sicurezza idraulica di tutti i corsi d’acqua.
Si rende necessario quindi dotare le squadre preposte per le attività di manutenzione ordinaria, di mezzi
idonei quali: mezzi di trasporto (automobile, canotti), attrezzature uomo per attività su corso d’acqua
(divisa ordinaria, stivali, torce), apparecchi radio, sistemi di localizzazione GPS, motoseghe, mezzi speciali
per la rimozione del materiale.
In questo modo verranno implementate le competenze dei volontari delle associazioni locali e dai diversi
distaccamenti della Protezione Civile che già svolgono attività di manutenzione. Verrà inoltre
maggiormente sviluppata la cooperazione con gli enti che già si occupano di questo; in particolare con
l’Ufficio Acque della Provincia di Como che si occupa della pulizia delle acque dei Laghi ad esso afferenti,
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con l’ARPA che svolge attività di monitoraggio delle alghe potenzialmente tossiche e con il Corpo Forestale
dello Stato che si occupa della tutela del patrimonio faunistico e naturalistico collaborando nell’esercizio
delle funzioni in materia di gestione e tutela delle risorse idriche, prevenzione e protezione
dell’inquinamento idrico.
Stima del costo degli equipaggiamenti: Di seguito si riporta la stima del costo dell’attrezzatura necessaria
per l’attività di manutenzione ordinaria, fatta per una squadra di lavoro composta da 4 unità:

n° 1 automobile/altro mezzo specifico: circa 20.000 € (di cui circa 4.000 €/annui di spese di
esercizio);

n° 1 canotti: circa 2.500 € (di cui circa 200 €/annui di spese di esercizio);

n° 4 attrezzature uomo: circa 1000 €/annui;

n° 2 apparecchi radio: circa 150 €;

n° 4 motoseghe: circa 2.000 €

n° 1 escavatore a ragno: 30.000 €
4.2.5
Sorveglianza officiosità idraulica
La sorveglianza dell’officiosità idraulica dei corsi d’acqua è un’attività di polizia fluviale di primaria
importanza per quanto riguarda la sicurezza e la difesa dei corpi idrici.
Le attività sono tese a prevenire situazioni globali e locali di deflusso della piena che possono causare
fenomeni indesiderati di modificazione nell’assetto del corso d’acqua, tali da aumentare il livello di pericolo
per gli elementi esposti a rischio idraulico. In particolare sono necessarie attività quali: taglio, estirpazione e
allontanamento di vegetali in alveo di magra e in alveo di piena e il ripristino della sezione di deflusso
attraverso la rimozione degli alluvionamenti di materiale inerte che ostacolo il regolare deflusso della
piena. Inoltre nei tratti regimati dei corsi d’acqua o dove insistono opere idrauliche è necessario operare
per mantenere le condizioni di progetto delle opere stesse anche mediante interventi di manutenzione
straordinaria.
Le attività di sorveglianza dell’officiosità idraulica sono attualmente svolte dai volontari delle associazioni
locali e dai diversi distaccamenti della Protezione Civile delle provincie di Como, Lecco e di Monza e Brianza.
L’obiettivo principale è quello di estendere tale attività, che ora interessa solo il fiume Lambro, anche ai
corsi d’acqua degli ordini minori al fine di garantire la sicurezza idraulica di tutti i corsi d’acqua. Per svolgere
al meglio tale compito è opportuno munire le squadre di volontari di mezzi idonei quali: mezzi di trasporto
(automobile, biciclette, canoe), attrezzature uomo per attività su corso d’acqua (divisa ordinaria, stivali,
torce), apparecchi radio, sistemi di localizzazione GPS, motoseghe, mezzi speciali per la movimentazione del
materiale.
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In tal modo verrà ulteriormente implementata la cooperazione dei volontari degli enti locali e della
Protezione Civile con le autorità competenti in materia di monitoraggio dell’officiosità idraulica. In
particolare le autorità competenti da affiancare saranno: la Polizia Provinciale per quanto riguarda la tutela
e la salvaguardia delle zone sottoposte a vincolo paesaggistico e idrogeologica; la Protezione civile per la
per la previsione e prevenzione dei rischi e il Corpo Forestale dello Stato in materia di tutela e salvaguardia
delle zone sottoposte a vincolo paesaggistico e idrogeologico.
Stima del costo delle lavorazioni: Di seguito si riporta la stima del costo dell’attrezzatura necessaria per
l’attività di sorveglianza officiosità idraulica, fatta per una squadra di lavoro composta da due unità:

n° 2 attrezzature uomo: circa 500 €/annui;

n° 2 apparecchi radio: circa 150 €;

n° 1 sistema di localizzazione GPS: circa 3.000 €.
4.2.6
Apertura e manutenzione sentieri
Tra le attività di polizia fluviale troviamo anche l’apertura e la manutenzione dei sentieri che, benché
rivesta un ruolo più marginale, può diventare di primaria importanza se interessa la riapertura dei sentieri,
a lato dei corsi d’acqua, utilizzati dai mezzi di manutenzione ordinaria e straordinaria.
In particolare risulta necessario aprire o ripristinare i percorsi lungo gli argini al fine di creare idonee vie di
accesso per i mezzi utilizzati dagli enti preposti per la manutenzione ordinaria dei corpi idrici e per gli
interventi d’urgenza in caso di eventi calamitosi o di deflusso delle piene.
Le principali attività per la manutenzione e la riapertura sentieri sono volte al decespugliamento e allo
sfalcio della vegetazione presente, alla pulizia e alla manutenzione del fondo, alla collocazione di eventuali
parapetti di protezione e alla posa di segnaletica e cartellonistica. Nel caso di una nuova apertura si
renderanno eventualmente necessari anche lavori di disboscamento e consolidamento del terreno.
Tali attività sono attualmente svolte dai volontari delle associazioni locali e dai diversi distaccamenti della
Protezione Civile delle provincia di Como, Lecco e della provincia di Monza e della Brianza.
L’obiettivo principale è quello di estendere la manutenzione e l’apertura di nuovi sentieri a tutto il Bacino di
interesse al fine di garantire percorsi per la manutenzione su tutti i corsi d’acqua e in contemporaneamente
di accrescerne la fruibilità. Per svolgere al meglio tale compito è opportuno munire le squadre di volontari
di mezzi idonei quali: mezzi di trasporto (automobile, biciclette), attrezzature uomo per attività su corso
d’acqua (divisa ordinaria, stivali, torce), apparecchi radio, sistemi di localizzazione GPS, motoseghe.
Stima del costo delle lavorazioni: Di seguito si riporta la stima del costo dell’attrezzatura necessaria per
l’attività di apertura e manutenzione dei sentieri, fatta per una squadra di lavoro composta da quattro
unità:
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
n° 4 attrezzature uomo: circa 1000 €/annui;

n° 2 apparecchi radio: circa 150 €;

n° 1 motoseghe: circa 500 €;

n° 3 decespugliatori: circa 600 €.
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5. PROGRAMMA TEMPORALE
Nei capitoli precedenti sono state trattate le Azioni strutturali, a cui si rimanda per il loro dettaglio
all’appendice, da sviluppare unicamente nel Bacino di riferimento del Lambro Settentrionale, alle quali
andrebbero poi aggiunti gli interventi suggeriti in materia di governo delle acque e le iniziative da attivare in
materia di polizia fluviale. Come già dichiarato per ogni Azione strutturale è stata elaborata una stima di
massima, per un costo complessivo di tutte le Azioni pari a circa 110.000.000 €. Naturalmente, come più
volte ricordato, queste Azioni strutturali non sono le uniche fattibili nell’area del Bacino di interesse, ma
solo quelle derivanti da una analisi svolta nel lavoro precedente degli atlanti di criticità ed opportunità; per
tale ragione sarà opportuno prevedere dei bandi dedicati all’interno del Contratto di Fiume, pari a
3.000.000 €/annui, da destinare al finanziamento di eventuali nuove Azioni strutturali e non strutturali,
oggi non identificate.
Per ciò che riguarda poi gli interventi da promuovere come buone pratiche per l’attività di governo delle
acque e di polizia fluviale, si propone di destinare 1.000.000 €/annui per promuovere dei bandi finalizzati
alla sensibilizzazione in tali materie, degli enti preposti, quali comuni o associazioni. Un discorso simile va
fatto per ciò che riguarda la manutenzione straordinaria, anche in questo caso verranno dedicati dei bandi
pari a 1.000.000 €/annui per attività in questo campo.
L’insieme degli interventi riguardanti le Azioni strutturali e non strutturali, dei bandi in materia di governo
delle acque e delle attività da svolgersi in campo di polizia fluviale e dei bandi finalizzati agli interventi di
manutenzione straordinaria, saranno pensati all’interno di un programma di finanziamento temporale della
durata ventennale che corrisponderà ad una cifra totale per ogni campo, pari rispettivamente a:

110.000.000 € in 20 anni per le Azioni strutturali definite nella presente relazione;

60.000.000 € in 20 anni per le Azioni strutturali e non strutturali di nuova definizione;

20.000.000 € in 20 anni per gli interventi in ambito di governo delle acque e di polizia fluviale;

20.000.000 € in 20 anni per gli interventi di manutenzione straordinaria.
5.1 Bandi per interventi in ambito di governo delle acque e polizia fluviale
Obiettivi specifici
In materia di governo delle acque gli obiettivi specifici a cui faranno riferimento i bandi saranno in relazione
alle problematiche di: alleggerimento delle reti fognarie, limitazione di carichi concentrati e carichi diffusi e
nella definizione di altre misure per la gestione sostenibile di acque domestiche.
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In tema di polizia fluviale gli obiettivi da raggiungere con la definizione dei bandi riguarderanno: la
sorveglianza della qualità delle acque, la sorveglianza dei manufatti idraulici, la sorveglianza e la denuncia
degli abusi, la manutenzione ordinaria di alberi e rifiuti, la sorveglianza dell’officiosità idraulica e l’apertura
e la manutenzione dei sentieri.
Soggetti ammissibili
Le richieste di contributo sui bandi potranno essere presentate da:

Comuni e Unioni di Comuni;

Parchi regionali;

Parchi Locali di Interesse Sovracomunale (PLIS);

Comunità montane;

associazioni;

imprese;

privati.
Progetti ammissibili
Per essere ammessi alla valutazione tutti gli interventi dovranno essere ricompresi all’interno del Bacino
idrografico del Lambro Settentrionale chiuso a Monza.
In oltre le tipologie ammissibili di interventi dovranno riguardare le seguenti tematiche:

Separazione delle acque del reticolo superficiale dalla rete fognaria;

Sistemi di raccolta e stoccaggio superficiali delle acque meteoriche;

Sistemi di raccolta ed infiltrazione delle acque meteoriche;

Creazione di ecosistemi filtro su sfioratori;

Sistemi compatti di trattamento;

Buone pratiche agronomiche;

Fasce tampone;

Sistemi di risparmio idrico;

Riuso acque grigie;

Sustainable sanitation;

Altre misure per la gestione sostenibile di acque domestiche;

Sorveglianza della qualità acque;

Sorveglianza dei manufatti idraulici,

Sorveglianza e denuncia degli abusi;

Manutenzione ordinaria (alberi e rifiuti);

Sorveglianza dell’officiosità idraulica;
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
Apertura e manutenzione dei sentieri.
5.2 Interventi di manutenzione straordinaria
Obiettivi specifici
In tema di manutenzione straordinaria gli obiettivi specifici a cui faranno riferimento i bandi saranno in
relazione alle problematiche di: sorveglianza dell’officiosità idraulica, sorveglianza dello stato d’usura delle
opere idrauliche (traverse, briglie, soglie, scale di risalita, opere di regolazione), sorveglianza e verifica dello
stato di conservazione di un corso d’acqua e degli elementi che lo compongono (alveo, golene, sponde).
Soggetti ammissibili
Le richieste di contributo sui bandi potranno essere presentate da:

Comuni e Unioni di Comuni;

Parchi regionali;

Parchi Locali di Interesse Sovracomunale (PLIS);

Comunità montane.
Progetti ammissibili
Per essere ammessi alla valutazione tutti gli interventi dovranno essere ricompresi all’interno del Bacino
idrografico del Lambro Settentrionale chiuso a Monza.
Gli interventi potranno interessare:

Le opere idrauliche (traverse, briglie, soglie, pettini, opere di regolazione ecc..);

Il mantenimento dell’officiosità idraulica (gestione sedimenti, stabilizzazione sponde artificializzate
o a rischio, rimozione materiale flottante di grosse dimensioni ecc..).
L’attività di manutenzione straordinaria andrà a regime una volta che sarà completato un quadro
conoscitivo, finalizzato alla stesura di un programma di interventi pluriennale, che dovrà comprendere le
seguenti informazioni:

caratteristiche e stato di tutte le strutture idrauliche esistenti;

caratteristiche e stato delle aree boschive adiacenti ai corsi d’acqua;

studio del regime delle dinamiche geomorfologiche dei corsi d’acqua nei vari tratti.
Si prevede che inizialmente l’attività sarà costituita dalla redazione di questi studi e dalla gestione di
situazioni d’emergenza e progressivamente si incentrerà sulla realizzazione degli interventi previsti nel
programma delle manutenzioni.
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5.3 Cronoprogramma Azioni strutturali
Di seguito viene presentato un cronoprogramma ipotetico della pianificazione finanziaria della durata quasi
ventennale relativa alle Azioni strutturali. È stato impostato il criterio di costo/beneficio secondo il quale
verrebbero realizzate prima le azioni con maggiore rapporto beneficio/costo e man mano quelle successive,
per una media annua di circa 5.000.000 €. L’ordine è comunque teorico, ossia non vi sono restrizioni nella
possibilità di sovvertire la posizione di un determinato intervento qualora siano privilegiati determinati
criteri di scelta o si rendano disponibili certe risorse di bilancio vincolate a determinate realizzazioni.
Il cronoprogramma viene riportato nella figura seguente.
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Figura 27: Cronoprogramma teorico delle azioni secondo il criterio beneficio/costo
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APPENDICI
A. SCHEDA BENEFICI ATTESI
Al fine di quantificare i benefici conseguibili tramite le opere proposte dalle diverse Azioni strutturali, è
stata sviluppata una metodologia di valutazione qui di seguito presentata.
Per prima cosa, sono stati riassunti in una tabella tutti i vari interventi previsti dalle diverse azioni
strutturali, a cui potrà essere assoggettato il fiume Lambro e i suoi affluenti. In particolare, gli interventi
sono stati inizialmente suddivisi in famiglie, a seconda della loro tipologia. Di seguito si riporta il nome delle
famiglie degli interventi.
Difesa idraulica
Riqualificazione fluviale
Rinforzi spondali
Interventi di aumento della
capacità di autodepurazione
Interventi su rete fognaria
Interventi per fauna ittica
Gestione
Manutenzione
Arredi e collegamenti
Varie
Tabella 5 – Famiglie degli interventi
Quindi, per ogni singola azione, dopo aver identificato i vari interventi di cui sarà oggetto l’area, è stata
effettuata una valutazione di ogni singolo intervento, andando ad assegnare dei voti quantificando gli
effetti prodotti dall’intervento stesso sui vari aspetti riguardanti i 4 ambiti principali: qualità acque, habitat,
valorizzazione e protezione idraulica. Si riportano in Tabella 6 i vari aspetti presi in considerazione, suddivisi
per ambito di appartenenza.
Tabella 6 – Aspetti presi in considerazione nella valutazione, suddivisi per ambiti di appartenenza
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Erosione
Sicurezza idraulica
Funzionalità
idraulica
Capacità di
laminazione
Protezione idraulica
Educativa
Fruibilità
Accessibilità
Impatto
paesaggistico
Altre sostanze
Valorizzazione
Rifiuti solidi
Metalli
Idrocarburi
Nutrienti
Continuità
idrologica
Fauna terrestre
Qualità acque
Anfibi
Ittiofauna
Avifauna
Varietà
vegetazionale
Habitat
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Quindi per ogni intervento e per ciascun aspetto che fosse interessato dall’intervento stesso, è stato
assegnato un voto servendosi di un’apposita griglia di valutazione, qui di seguito riportata:

VOTO 4: intervento molto peggiorativo;

VOTO 5: intervento lievemente peggiorativo;

VOTO ‘-’: intervento ad impatto nullo;

VOTO 7: intervento lievemente migliorativo;

VOTO 8: intervento migliorativo;

VOTO 9: intervento significativamente migliorativo;

VOTO 10: intervento estremamente migliorativo.
In seguito, andando a mediare tutti i voti conseguiti in ciascun aspetto, ad esempio tutti i voti conseguiti
dall’intera Azione per quanto riguarda la varietà vegetazionale, si è ottenuto un voto medio relativo
all’aspetto considerato.
Per ottenere il voto medio relativo all’intero ambito, ad esempio all’ambito habitat, è stata effettuata una
media pesata, andando a pesare diversamente i voti ottenuti nei vari aspetti facenti parte dell’ambito in
questione. Naturalmente, la somma dei pesi per ciascun ambito è pari ad uno.
Dopodichè, per ottenere il voto medio relativo all’intera Azione, si sono mediati i voti ottenuti nei vari
ambiti, applicando anche in questo caso pesi diversi per ciascun ambito. I pesi relativi ai vari aspetti e ai vari
ambiti sono riportati in Tabella 7.
Si è ottenuto così un voto complessivo, detto voto A, per l’intera Azione riguardante la valutazione ottenuta
sulla base dell’impatto degli interventi sui vari ambiti.
A questo punto si è ritenuto opportuno dare un peso all’interno della valutazione anche ad altri due
aspetti:

l’importanza del corso d’acqua su cui viene effettuata l’azione rispetto all’intero reticolo
idrografico del Bacino del fiume Lambro;

la completezza dell’Azione.
Per quanto riguarda il primo punto, cioè l’importanza del corso d’acqua, si è pensato di utilizzare, per
quantificare tale importanza, la classificazione dell’ordine idrografico del corso d’acqua, andando ad
assegnare voti diversi a seconda dell’ordine del corso d’acqua, come riportato in Tabella 8 e classificandoli
come voto B.
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Peso
ambito
0,2
0,3
0,1
0,4
Ambito
Aspetto
Varietà
vegetazionale
Avifauna
Ittiofauna
Anfibi
Fauna
terrestre
Continuità
idrologica
Nutrienti
Habitat
Qualità acque
Valorizzazione
Protezione idraulica
Peso
aspetto
0,25
0,15
0,3
0,15
0,15
0,2
0,2
Idrocarburi
0,15
Metalli
0,15
Rifiuti solidi
0,15
Altre sostanze
Impatto
paesaggistico
Accessibilità
0,15
Fruibilità
0,2
Educativa
Funzionalità
idraulica
Capacità di
laminazione
Sicurezza
idraulica
Erosione
0,2
0,4
0,2
0,2
0,35
0,35
0,1
Tabella 7 – Pesi relativi ai singoli aspetti e ai relativi ambiti
Affluenti di
secondaria
importanza
tipologia del corso
d’acqua
ordine del corso d’acqua
voto B
4
7
Affluenti secondari del
Affluenti
Lambro e affluenti
principali del Lambro
degli affluenti del
Lambro
Lambro
3
8
Tabella 8 – Valutazione dell’ordine del corso d’acqua
Pagina 100 di 120
2
9
1
10
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Per quanto riguarda il secondo punto, cioè la valutazione della completezza dell’Azione, si è innanzitutto
calcolata la percentuale di voti ottenuti nella tabella globale di valutazione rispetto al totale di voti
teoricamente ottenibile, dato dal prodotto fra il numero globale degli interventi che potrebbero essere
effettuati sul corso d’acqua e il numero di aspetti di ciascun ambito. In questo modo, maggiore è la
percentuale ottenuta, maggiore è la completezza dell’azione, perché ciò significa che gli interventi
dell’azione interessano molti aspetti contemporaneamente.
Dopodichè, si è assegnato un voto per quantificare la completezza dell’Azione, secondo la griglia di
valutazione riportata in Tabella 9.
Percentuale di completezza x degli
interventi sul totale
Voto C
x<2%
6
2%<x<3% 3%<x<4% 4%<x<5% x>5%
7
8
9
10
Tabella 9 – Griglia di valutazione per valutare la completezza dell’Azione
Il voto finale complessivo VotoTOT è stato ottenuto infine come media pesata dei tre voti, A, B e C
calcolati nel modo appena descritto:
VotoTOT  Voto A  0.7  Voto B  0.2  Voto C  0.1 .
Pagina 101 di 120
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B. METODO DI PARAMETRIZZAZIONE COSTI BENEFICI
Al fine di quantificare i benefici conseguibili tramite le opere proposte dalle diverse Azioni strutturali, è
stata sviluppata una metodologia di valutazione qui di seguito presentata.
Il criterio scelto è stato quello di definire una parametrizzazione ottenuta con l’equazione:
Y
(V A  0.7  VC  0.3) ^( 0.3)
p
;
Clog
con:

C log è il logaritmo in base 10 del costo dell’Azione;

V A il voto complessivo per l’intera Azione riguardante la valutazione ottenuta sulla base
dell’impatto degli interventi sui vari ambiti;

VC il voto che tiene conto della completezza dell’Azione;

p il peso da 1 a 3 in funzione dell’ordine del corso d’acqua.
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C. TECNICHE PER INDIVIDUARE I PUNTI CRITICI
Tra le tecnologie impiegate per l’individuazione dei punti critici, specie quelli legati al problema di
infiltrazione per scarsa impermeabilizzazione delle condotte, ci sono:
-
l’ispezione con telecamere semoventi a circuito chiuso (CCTV): fornisce la videoregistrazione delle
condotte viste dall’interno e, quelle più sofisticate, possono arrivare ad eseguire precise
misurazioni delle dimensioni dei diametri interni e di eventuali inclusioni (Figura 28);
Figura 28 – Telecamera semovente a circuito chiuso (CCTV)
-
“occhio satellitare”: un prolungamento direzionabile di una sonda ottica di piccole dimensioni,
studiato per entrare a visionare l’interno delle derivazioni laterali maggiori di DN 50 e percorrerle
per distanze fino a 30 metri . Con tale dispositivo, è possibile non solo valutare l’interno delle
condotte principali, ma anche risalire a visionare lo stato delle molte derivazioni di utenza o, nel
caso delle condotte fognarie, delle immissioni laterali o dei pozzetti non accessibili dalla superficie.
E’ facilmente immaginabile quindi l’utilità di tale sistema nel caso di rintracciamento di scarichi
abusivi o di immissioni non note (par. 6.2), ovvero nel risalire alla reale provenienza di acque
bianche infiltranti nelle fognature nere provenienti dai fognoli laterali.
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PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO
DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE
Figura 29 – Dispositivo di ispezione satellitare
-
georadar: tecnica, di derivazione militare, che si basa sull’elaborazione dei segnali radar emessi da
una serie di array paralleli (o da un emettitore singolo) che, montati su di un carrello a ruote,
effettuano scansioni del sottosuolo per passate successive. Ad ogni passata, il terreno viene
“indagato” fino a profondità di 3-4 metri, ed il segnale di ritorno viene memorizzato ed elaborato
da un software dedicato che restituirà una vera e propria “tomografia” del sottosuolo. Tramite la
lettura e l’ulteriore elaborazione di tali tomografie, sarà possibile ottenere mappe bidimensionali
dei tracciati di tutti i sottoservizi presenti nel sottosuolo scansionato, nonché le posizioni in profilo
ed in sezione dei sottoservizi stessi.
Figura 30 – Georadar
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DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE
D. TECNICHE PER INDIVIDUARE I PUNTI CRITICI
Di seguito si analizzano nel dettaglio e tecnologie TT suddivise nelle quattro famiglie.
a) Tecnologia Relining
SILP LINING:
Consiste nell’inserzione di una tubazione in PEAD all’interno di una tubazione esistente di DN maggiore.
L’impiego di questa tecnologia è subordinato alla possibilità che la rete distributiva consenta, relativamente
al tratto da risanare, la riduzione della sezione netta di passaggio del fluido. La diminuzione della sezione è
in parte compensata dalla drastica riduzione delle perdite di carico ottenuta in seguito all’uso di tubazioni
in PEAD, nonché dal fatto che la tubazione originale si presenta usualmente con depositi interni di vario
genere estensivi o localizzati.
Vantaggi:

tecnologia di facile ed immediata messa in opera;

costo di applicazione, il più delle volte, estremamente conveniente (anche inferiore al 50% dei
metodi tradizionali);

tempi di applicazione, di norma, sensibilmente inferiori a quelli richiesti dalla posa tradizionale;

entità degli scavi, usualmente, pari a solo il 10-12% di quella richiesta dalla posa tradizionale a cielo
aperto;

la nuova tubazione in PEAD resta efficacemente protetta dalla vecchia condotta, anche in caso di
severe sollecitazioni meccaniche e di urti e danneggiamenti esterni;

le operazioni di manutenzione e di modifica dell’impianto da eseguire dopo il risanamento, sono
realizzabili con relativa facilità;

operazione ripetibile.
Svantaggi:

perdita di diametro minima di circa il 20% ca (calcolando la differenza tra i diametri interno della
condotta esistente e del nuovo tubo in PEAD); la perdita di sezione di trasporto arriva quindi a
valori del 30/40%, ridotta poi al 20/30% in relazione alla bassa scabrezza del PEAD che ne aumenta
la portata.
Precauzioni:

I collaudi idraulici devono essere realizzati con metodo differenziale “a contrazione”.
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b) Tecnologia Close-Fit Relining
COMPACT PIPE:
Tale sistema prevede l’utilizzo di un tubo in PEAD precedentemente deformato a "C" con procedimento a
caldo effettuato all’atto della fabbricazione, in modo da potere essere agevolmente avvolto su bobine e,
all’atto del relining, inserito all’interno della vecchia condotta da rinnovare (Figura 28). Ad inserzione
avvenuta, il processo di reversione dalla forma ad "C" alla forma circolare avviene sotto l’azione della
pressione e della temperatura, conferite dall’impiego di vapore acqueo a 130 ° C ca. In questo modo il tubo
di PEAD va a rivestire la parete interna (aderendo ad essa) della condotta da rinnovare (close-fit lining). La
lunghezza dei tratti di tubazione C-Compact è variabile da un massimo di 800 metri a 100 metri ca per
singolo tamburo. Possono essere quindi realizzati intubamenti in una unica soluzione di considerevole
estensione (media 250 m).
Vantaggi:

un leggero incremento di portata, anche considerando la sezione netta di deflusso della condotta
esistente e la perdita geometrica di sezione del nuovo tubo in PEAD dovuta al suo spessore;

la nuova tubazione in PEAD resta efficacemente protetta dalla vecchia condotta, anche in caso di
severe sollecitazioni meccaniche e di urti e danneggiamenti esterni;

l’avvolgimento in bobine consente di poter operare le inserzioni nelle vecchie condotte da scavi di
limitate dimensioni o, talvolta, direttamente da pozzetti di ispezione/valvole preesistenti;

Il tipo di deformazione consente di poter operare il risanamento di condotte esistenti non
perfettamente rettilinee e anche in condizioni di discreta pulizia interna;

tempi di applicazione sensibilmente inferiori a quelli richiesti dalla posa tradizionale;

entità degli scavi, usualmente, pari a solo l’ 8-10% di quella richiesta dalla posa tradizionale a cielo
aperto.
Svantaggi:

campo di applicazione, relativamente alla pressione nominale richiesta, è limitato a PN10 fino al DN
300 e a PN6 dal DN350 al DN500;

costi tubazioni predeformate elevati e costi di applicazione ulteriormente gravati dagli oneri di
trasporto delle bobine di tubo, confezionate all’estero;

non è economicamente conveniente operare interventi di dimensioni ridotte (inferiori a 3-400
metri) o in tratti estremamente frazionati;

in caso di necessità, l’operazione non è ripetibile.
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Precauzioni:

le operazioni di manutenzione e di modifica dell’impianto da eseguire dopo il risanamento, devono
essere realizzate seguendo procedure che consentano di sezionare la condotta esterna senza
apportare danno alla condotta interna in PEAD;

i collaudi idraulici devono essere realizzati con metodo differenziale “a contrazione”.
Figura 31 – Applicazione tecnologia Close-Fit Relinig - Compact Pipe
ROLL DOWN:
Tale tecnologia consiste nella provvisoria riduzione del diametro della tubazione in PEAD preventivamente
saldata. Una apposita macchina deformatrice posizionata in linea con lo scavo di inserzione (o, se
necessario, dislocata anche all’esterno del cantiere) opera una rastremazione a freddo della tubazione, così
da permettere l’inserzione della stessa all’interno della condotta da rinnovare (Figura 32).
Ad inserzione terminata la tubazione, ridotta di diametro, viene riportata a diametro standard per
pressurizzazione con acqua fredda o con aria, fino ad adesione alle pareti della condotta da rinnovare
(close-fit). L’intero processo di deformazione, inserimento e riformatura avviene nel corso di una unica
giornata lavorativa.
Possono essere rinnovati in un’unica soluzione, notevoli estensioni di condotte esistenti, fino ad un
massimo di oltre 300 metri per singolo tratto. Le macchine deformatici sono in grado di ridimensionare
condotte in PEAD da DE110 mm a DE 500 mm.
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Vantaggi:

un leggero incremento di portata, anche considerando la sezione netta di deflusso della condotta
esistente e la perdita geometrica di sezione del nuovo tubo in PEAD dovuta al suo spessore;

la nuova tubazione in PEAD resta efficacemente protetta dalla vecchia condotta, anche in caso di
severe sollecitazioni meccaniche e di urti e danneggiamenti esterni;

campo di applicazione, relativamente alla pressione nominale richiesta, è estendibile a PN16 fino al
DE315 e a PN10 dal DE355 al DE500;

tempi di applicazione sensibilmente inferiori a quelli richiesti dalla posa tradizionale;

entità degli scavi, usualmente, pari a solo il 10-15% di quella richiesta dalla posa tradizionale a cielo
aperto.

impiego tubazioni in PEAD di tipo commerciale;
Svantaggi:

costi di applicazione gravati da royalties di entità variabile in funzione dell’estensione del progetto e
del diametro della condotta da risanare;

costi di applicazione ulteriormente gravati dagli oneri di trasporto delle attrezzature che
provengono dall’estero;

applicazione della tecnologia risulta, talvolta, complessa;

grado di riduzione di diametro richiede di operare il risanamento di condotte esistente
praticamente rettilinee ed in condizioni di buona pulizia interna.

l’operazione non è ripetibile;

non è economicamente conveniente operare interventi di dimensioni ridotte (inferiori a 3-400 m) o
in tratti estremamente frazionati.
Precauzioni:

le operazioni di manutenzione e di modifica dell’impianto da eseguire dopo il risanamento, devono
essere realizzate seguendo procedure che consentano di sezionare la condotta esterna senza
apportare danno alla condotta interna in PEAD;

i collaudi idraulici devono essere realizzati con metodo differenziale “a contrazione”.
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Figura 32 – Tecnologia Close-Fit Relinig - Roll Down
c) Tecnologia Pipe Replacing
PIPE BURSTING:
La tecnologia Pipe Bursting consente di sostituire vecchie condotte con nuove tubazioni in PEAD dello
stesso diametro o con discreti incrementi di diametro con l’utilizzo di tubi in PEAD di produzione standard.
Il tutto mediante un dispositivo di demolizione che consente di inserire la nuova tubazione in
contemporanea alle operazioni di frantumazione di quella vecchia (Figura 33).
I tratti sostituibili in un’unica soluzione sono di circa 80-100 m, intesi come intervallo tra due scavi
delimitanti un tratto rettilineo di condotta. Curve, variazioni angolari multiple o singole superiori a 3°, pezzi
speciali, etc. costituiscono generalmente punti di interruzione del relining.
Vantaggi:

la tecnologia consente sensibili incrementi di portata, anche fino al 100-150%, considerando gli
aumenti di sezione netta di deflusso ottenibili con la posa di tubazioni in PEAD di diametro
nettamente superiore alle condotte esistenti;

campo di applicazione, relativamente alla pressione nominale richiesta, è estendibile a PN25-32
fino al DE315 e a PN20 dal DE355 al DE500;

tempi di applicazione sensibilmente inferiori a quelli richiesti dalla posa tradizionale;
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
tecnologia applicabile anche a condotte esistenti con presenza di copiosi depositi o concrezioni
interne;

entità degli scavi, usualmente, pari a solo il 10-15% di quella richiesta dalla posa tradizionale a cielo
aperto;

le operazioni di manutenzione e di modifica dell’impianto da eseguire dopo il risanamento, possono
essere realizzate analogamente ad una normale condotta in PEAD posta in opera con metodi
tradizionali;

si impiegano tubazioni in PEAD di tipo commerciale.
Svantaggi:

la procedura di inserzione richiede di operare il risanamento di condotte esistenti suddivise in tratti
praticamente rettilinei;

non è economicamente conveniente operare interventi di dimensioni ridotte (inferiori a 3-400 m) o
in tratti estremamente frazionati.
Precauzioni:

occorre valutare preventivamente, in special modo quando si intende incrementare sensibilmente il
diametro originale, le condizioni relative alla profondità di interramento, alla presenza di altri
sottoservizi in adiacenza alla condotta esistente ed ai tipi dei terreni di riempimento, in modo da
evitare la possibilità di danneggiamento alle pavimentazioni di superficie;

i collaudi idraulici devono essere realizzati con metodo differenziale “a contrazione”.
Figura 33 – Tecnologia Pipe Replacing – Pipe Bursting
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PIPE SPLITTING:
Tramite l’impiego di tale tecnologia è possibile rimpiazzare le vecchie condotte con delle tubazioni in PEAD,
contestualmente alla loro distruzione mediante un sistema di taglio, con incrementi di diametro fino al
50%. I tratti sostituibili in un’unica soluzione sono di circa 80-120 m, intesi come intervallo tra due scavi
delimitanti un tratto rettilineo di condotta. Curve, variazioni angolari multiple o singole superiori a 3°, pezzi
speciali, etc. costituiscono generalmente punti di interruzione del relining.
Vantaggi, Svantaggi e Precauzioni: analoghi a quanto detto per il PIPE BURSTING.
Figura 34 – Tecnologia Pipe Replacing – Pipe Spliting
d) Tecnologia Cured in Place Pipe
La tecnologia generalmente denominata Cured in Place Pipe fa ricorso a una guaina plastica o tessile,
ovvero mista plastica/tessile, di dimensioni e lunghezza idonea al rivestimento interno del tratto di
condotta da rinnovare.
Dall’interno della guaina, in contatto con la parte tessile o in feltro, viene versato e ripartito uniformemente
un determinato quantitativo di resina allo scopo di impregnare totalmente e capillarmente la superficie
che, a inserzione avvenuta, andrà a contatto con la parte interna della condotta da rinnovare (Figura 35).
Il definitivo incollaggio può avvenire per il solo trascorrere di un determinato tempo di reazione, in funzione
del tipo di resina impiegato e delle dimensioni e del tipo di guaina (Figura 36). A consolidamento terminato
la guaina viene sezionata in corrispondenza dei pozzetti di ispezione intermedi e dei terminali.
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Figura 35 – Tecnologia Cured in Place Pipe
Figura 36 – Veduta interna di una condotta fognaria ovoidale, prima e dopo il risanamento
E’ opportuno segnalare che tali tecnologie sono nate e si sono evolute per ottemperare alla risoluzione dei
problemi di risanamento delle fognature, o comunque delle condotte a gravità in genere. E’ quindi da
valutare attentamente l’impiego di tali tecnologie nel campo del risanamento/rinnovamento delle condotte
in pressione quali acquedotti e gasdotti.
Svantaggi:

tecnologia non adatta ad impiego per tubazioni in pressione;
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e) Tecnologia Pipe Coating
I Pipe Coating sono impiegati per bloccare il progredire dei fenomeni di corrosione anodica e biologica delle
condotte metalliche.
Quale elemento “barriera” vengono impiegate resine di vario tipo, quasi sempre a base epossidica, o malte
cementizie tixotropiche. I sistemi di applicazione sono di tipo centrifugo ponderale e consentono di deporre
una quantità nota di elemento barriera in stretta coesione con le pareti interne della vecchia condotta, a
patto che la pulizia interna della stessa sia stata effettuata con cura ed efficacia. L’eventuale presenza di
acque di ristagno o infiltranti può risultare un fattore di fallimento dell’operazione.
Vantaggi:

costo tecnologia inferiori di molto alle operazioni di relining o replacing;
Svantaggi:

tecnologia valida solo nel caso sia necessario assicurare ancora qualche anno di vita a condotte
destinate ad una prossima dismissione o variazione di destinazione d’uso;

da verificare se il pipe coating sia ritenuto un intervento risolutivo da parte degli Enti di controllo.
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E. TECNICHE PER INDIVIDUARE I PUNTI CRITICI
I costi delle tecnologie no-dig invece dipendono da molte variabili operative, che producono, da caso a
caso, una variazione, anche molto considerevole, del costo totale delle applicazioni. In situazioni
complessivamente idonee per l’applicazione tanto delle tecniche no-dig quanto di quelle tradizionali, i costi
delle prime non risultano essere molto diversi da quelli medi delle più semplici tecniche di scavo a cielo
aperto. Infatti, i risparmi che è possibile conseguire con le tecniche no-dig, grazie alla limitazione degli scavi
e quindi dei ripristini finali della pavimentazione, sono controbilanciati dalla maggior complessità delle
metodologie trenchless che comporta, ad esempio, oneri diretti legati ai materiali o oneri accessori legati
ad operazioni complementari o di preparazione.
Le variabili operative da considerare sono:

i costi di ripristino (es. quanto più il costo della pavimentazione al di sotto della quale si interviene
è elevato, tanto più aumenta la convenienza nell’ utilizzo di una soluzione a scavi ridotti);

la “rettilineità della condotta da rinnovare; un progetto di riabilitazione eseguito con TT è
economicamente conveniente se i cambi di direzione plano-altimetrici delle condotta esistente
sono inferiori alle 10 unità per km di condotta da risanare;

numero di derivazioni e diramazione presenti lungo la condotta da risanare; l’uso di TT è
conveniente se il numero di derivazioni/diramazioni presenti è inferiori ad una unità per ogni 50
metri di condotta da rinnovare;

l’estensione del progetto; per un’ottimale ripartizione dei costi fissi connessi all’utilizzo di tecniche
a scavi ridotti, l’intervento dovrebbe interessare almeno 500-1000 metri di condotta.

la costanza del diametro;

l’accessibilità al tracciato della condotta;

la necessità di mantenere in esercizio la condotta da risanare;

i costi preliminari d’intervento: mappatura del sottosuolo;

i costi sociali e degli impatti ambientali,
Quindi una corretta comparazione economica fra le tecniche no-dig e quelle di intervento tradizionali non
può, quindi, prescindere da una valutazione dei cosiddetti “costi generalizzati”. Con tale termine si indica
l’insieme dei costi di costruzione e di quelli generati dalle cantierizzazioni, le cui componenti principali sono:
costi di costruzione, costi da interferenze con infrastrutture di trasporto, costi sociali, costi di rischio e costi
di impatto ambientale.
I primi rappresentano i costi direttamente connessi alla realizzazione dell’intervento, quindi per l’acquisto
delle materie prime, dei mezzi, per le diverse lavorazioni da eseguire, ecc. Generalmente, per le tecniche di
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scavo a cielo aperto, i costi di costruzione aumentano con la profondità, per quelle trenchless rimangono
invece grossomodo costanti.
Con “costi generati dalle interferenze con infrastrutture di trasporto” si intendono, invece, tutti quei costi
che sono causati dalla presenza di un cantiere sulla carreggiata stradale: costo del maggiore tempo di
percorrenza sopportato dall’utente, maggiore costo di carburante, ecc.
Con il termine di “costi sociali” si intende indicare tutti quei costi, a carico della collettività, che derivano
dalle interferenze fra il cantiere e le attività economiche, sociali e residenziali che si svolgono nelle
vicinanze di esso. La polvere, il rumore, l’indisponibilità di parcheggio e non ultimo il disagio ed il pericolo
che i mezzi pesanti da cantiere provocano nelle persone, tendono infatti ad allontanare i consumatori dagli
esercizi interessati da questi effetti.
Per “costi di rischio” si indicano tutti quei costi che derivano dai possibili danni che la realizzazione
dell’intervento può provocare a cose o persone. Ad esempio danni ad altri sottoservizi, agli operai che
eseguono le operazioni o a persone estranee all’attività di cantiere.
Infine per “costi di impatto ambientale” si intendono i costi che derivano dagli effetti negativi
(inquinamento atmosferico, rumore, inquinamento suolo/sottosuolo, ecc.) prodotti sull’ambiente, a
seguito dell’applicazione di una data tecnologia.
Di tutte le suddette voci di costo, solamente quelli di costruzione possono essere valutati attraverso un
computo metrico eseguito sulla base degli elenchi prezzi espressi dagli enti appaltanti, per tutte le altre è
invece necessario ricorrere a strumenti di stima diversi.
In Italia, in assenza di prezziari ufficiali, una valida guida per la preventivazione dei costi delle tecniche nodig è fornita dall’osservatorio prezzi pubblicato dalla IATT (Italia Association for Trenchless Technology). Si
riportano nel seguito, i prezzi delle più diffuse tecniche di installazione, riabilitazione, sostituzione di
condotte idriche interrate, così come stimati nella suddetta pubblicazione. I prezzi sono comprensivi della
fornitura e posa in opera di un metro di condotta, non comprendono invece i costi per le opere di scavo,
per eventuali operazioni preventive (mappatura e indagine sottoservizi, ispezioni, lavaggi, ecc.), per
operazioni accessorie (raccordi e riconnessione delle derivazioni e delle diramazioni).
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Figura 37 – Compensi con tecnologia Silp Lining (IATT 2004)
Figura 38 – Compensi con tecnologia C-Compact (IATT 2004)
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Figura 39 – Compensi con tecnologia Roll Down (IATT 2004)
Figura 40 – Compensi con tecnologia Pipe Bursting e Pipe Splitting (IATT 2004)
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Figura 41 – Compensi con tecnologia Cured in Place Pipe (IATT 2004)
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F. IMPIANTO PER ACQUE METEORICHE DEI TETTI
Un impianto per il riutilizzo dell’acqua meteorica proveniente dai tetti è costituito essenzialmente dai
seguenti elementi:

Sistema di raccolta: composto da superficie di raccolta, converse, canali di gronda, bocchettoni,
pluviali, pozzetti di drenaggio, caditoie, tubazioni di raccordo;

Filtro;

Serbatoio di accumulo con scarico di troppo pieno;

Pompa;

Sistema di distribuzione (dotato di sistema di reintegro con acqua potabile).
Per il dimensionamento del sistema, è necessario scegliere il grado di copertura desiderato; si può
distinguere fra 3 livelli di servizio:

Intermittente: questa tipologia di utilizzo si concentra nello stesso periodo in cui si verifica la
maggior piovosità, mentre durante la stagione asciutta si fa ricorso a fonti alternative;

Parziale: il sistema deve coprire durante l’intero arco dell’anno una certa percentuale dei fabbisogni
dell’utente;

Completo: le acque meteoriche devono soddisfare tutti i fabbisogni dell’utente per l’intero anno.
Il volume di acqua necessario dipende quindi dalla tipologia di utilizzo e dagli impieghi delle acque
recuperate (irrigazione, cassette di risciacquo dei WC, elettrodomestici, etc.). Una stima dei volumi
recuperabili può essere fatta considerando la superficie dei tetti e il valore di pioggia medio annuo. Per il
dimensionamento del serbatoio possono essere utilizzati diversi metodi, mutuati da Linee Guida tedesche
(Normativa DIN 1989) o austriache (Guidance on use of rainwater tanks); in generale la via più corretta è
effettuare dei bilanci idrici su scala mensile stimando gli ingressi (le acque di pioggia raccolte) e le uscite
(quindi i fabbisogni di acque meno pregiate, eventuali perdite per evaporazione, evapotraspirazione, ecc)
Il filtro:
Il filtro separa le particelle sospese dall’acqua meteorica. Esistono in commercio numerosi dispositivi, da
installare direttamente a monte dell’accumulo (sui pluviali, fuori terra, interrati, integrati al serbatoio),
grazie ai quali è possibile intercettare i materiali solidi depositatisi sulle superfici di raccolta durante il
periodo secco. Dispositivi di questo genere vanno dalle semplici griglie per il trattenimento del fogliame da
installare sulle calate a sistemi di filtrazione autopulenti posti in pozzetti interrati, in grado di intercettare la
maggior parte dei solidi contenuti nelle acque di pioggia. L’efficienza di recupero di questi dispositivi è
generalmente intorno al 70-80%, poiché parte delle acque di pioggia viene separata, utilizzata per
l’autopulizia dei filtri e smaltita in fognatura.
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Il serbatoio:
Dry well - L’impianto di stoccaggio sotterraneo (dry well) riceve temporaneamente il deflusso delle acque
piovane dai tetti, per poi scaricarle attraverso l’infiltrazione nel terreni circostanti (Errore. L'origine
riferimento non è stata trovata.). A causa del basso livello di inquinanti normalmente attesi su una
superficie scolante di un tetto, un impianto di stoccaggio di questo tipo non garantisce requisiti di
rimozione dei nutrienti e dei solidi sospesi standard; tuttavia, a causa della sua capacità di stoccaggio, un
dry well può essere utilizzato per ridurre il volume di acqua piovana di un tetto che normalmente viene
scaricata a valle di impianti di gestione delle acque piovane.
I parametri di progettazione di base per un pozzo sono il suo volume di stoccaggio e il tasso di permeabilità
del terreno sottostante. Dove il volume di stoccaggio deve essere sufficiente a contenere il volume di
deflusso, mentre il tasso di permeabilità del terreno deve essere sufficiente a drenare il deflusso entro 72
ore.
L’acqua in eccesso in arrivo al serbatoio può essere smaltita collegando la tubazione di troppo pieno a
sistemi di infiltrazione come ad esempio trincee filtranti o aree di ritenzione vegetata. Quando queste
soluzioni non siano attuabili, lo scarico di troppo pieno può essere collegato alla fognatura mista o alla
fognatura delle acque meteoriche. Il troppo pieno collegato alla fognatura deve essere provvisto di un
sifone affinché i gas fognari non risalgano al serbatoio. Per escludere il ritorno d’acqua dalla fognatura
piovana o mista deve essere installata una valvola di non ritorno a seconda della quota del troppo pieno.
Figura 42 – Tipologico di un dry well
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Relazione Master Plan degli Interventi