PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Piano di Risanamento Fiume Lambro Master Plan degli interventi Triuggio, dicembre 2013 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE INDICE 1. PREMESSA 4 2. PIANO DELLE AZIONI 5 2.1.1. 2.1.2. 2.1.3. 2.1.4. 2.1 Azioni strutturali 5 Stato di fatto ........................................................................................................................ 7 Interventi proposti ............................................................................................................... 8 Scheda dei benefici .............................................................................................................. 9 Analisi costi benefici .......................................................................................................... 10 2.2 Azioni non strutturali 12 3. GOVERNO DELLE ACQUE 13 3.1.1 3.1.2 3.1.3 3.1.4 3.1.5 3.1 Alleggerimento rete fognaria 14 Individuazione e separazione acque parassite ................................................................. 14 Separazione delle reti ........................................................................................................ 19 Sistemi di raccolta e stoccaggio superficiali ...................................................................... 21 Sistemi di raccolta ed infiltrazione .................................................................................... 27 Vasche di prima pioggia .................................................................................................... 37 3.2.1 3.2.2 3.2.3 3.2.4 3.2 Limitazione carichi concentrati 39 Rimozione scarichi abusivi ................................................................................................. 40 Rimozione sfioratori obsoleti e non controllati ................................................................. 42 Creazione di ecosistemi filtro su sfioratori ........................................................................ 43 Sistemi compatti di trattamento ....................................................................................... 49 3.3.1 3.3.2 3.3 Limitazione carichi distribuiti 55 Buone pratiche agronomiche ............................................................................................ 56 Fasce tampone................................................................................................................... 61 3.4.1 3.4.2 3.4.3 3.4 Altre misure per la gestione sostenibile delle acque domestiche 64 Risparmio idrico ................................................................................................................. 64 Riuso acque grigie.............................................................................................................. 67 Sustainable sanitation ....................................................................................................... 70 4. POLIZIA FLUVIALE 4.1.1 4.1.2 77 4.1 Autorità ambientali 77 Polizia provinciale .............................................................................................................. 77 Provincia ufficio acque....................................................................................................... 79 Pagina 2 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE 4.1.3 4.1.4 4.1.5 4.1.6 4.1.7 Dipartimento provinciale Arpa .......................................................................................... 79 Protezione Civile ................................................................................................................ 81 Guardie Ecologiche Volontarie (GEV) ................................................................................ 82 Corpo Forestale dello Stato ............................................................................................... 84 Carabinieri ......................................................................................................................... 85 4.2.1 4.2.2 4.2.3 4.2.4 4.2.5 4.2.6 4.2 Attività di polizia fluviale 86 Sorveglianza qualità acque (GEV) ..................................................................................... 86 Sorveglianza manufatti idraulici (GEV).............................................................................. 87 Sorveglianza e denuncia abusi (GEV) ................................................................................ 88 Manutenzione ordinaria (alberi e rifiuti) ........................................................................... 89 Sorveglianza officiosità idraulica ....................................................................................... 90 Apertura e manutenzione sentieri ..................................................................................... 91 5. PROGRAMMA TEMPORALE 93 5.1 Bandi per interventi in ambito di governo delle acque e polizia fluviale 93 5.2 Interventi di manutenzione straordinaria 95 5.3 Cronoprogramma Azioni strutturali 96 APPENDICI 98 A. SCHEDA BENEFICI ATTESI 98 B. METODO DI PARAMETRIZZAZIONE COSTI BENEFICI 102 C. TECNICHE PER INDIVIDUARE I PUNTI CRITICI 103 D. TECNICHE PER INDIVIDUARE I PUNTI CRITICI 105 E. TECNICHE PER INDIVIDUARE I PUNTI CRITICI 114 F. IMPIANTO PER ACQUE METEORICHE DEI TETTI 119 Pagina 3 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE 1. PREMESSA Il Master Plan degli interventi per il fiume Lambro è il documento propositivo elaborato dal Parco Regionale della Valle del Lambro per il risanamento del fiume Lambro e dei suoi affluenti. Esso costituisce una sintesi delle Criticità e delle Opportunità del bacino, affrontate analiticamente negli omonimi Atlanti, e propone soluzioni per la mitigazione delle prime e la concretizzazione delle seconde. La parte propositiva del Masterplan è costituita da diverse sezioni così suddivise: - Piano delle Azioni; - Governo delle acque; - Polizia fluviale. Le Azioni sono tutti quegli interventi localizzati volti a mitigare le criticità individuate sul bacino. Generalmente sono collocate in corrispondenza delle Opportunità individuate nell’omonimo Atlante, e ne costituiscono pertanto naturale proseguimento. Hanno solitamente tempi di realizzazione a breve e medio termine, impegno finanziario contenuto e possono costituire una soluzione temporanea e parziale alle criticità di bacino. Con Governo delle acque si intendono tutte quelle politiche, pratiche ed anche interventi infrastrutturali volti alla risoluzione definitiva delle problematiche di bacino. Hanno solitamente tempi di completamento a lungo termine, impegno finanziario ingente e possono costituire una soluzione definitiva alle criticità di bacino. Con Polizia Fluviale si intendono infine tutte le azioni volte alla sorveglianza, alla protezione ed alla manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua e delle loro pertinenze. Hanno tempi di realizzazione a breve e medio termine, richiedono un impegno finanziario contenuto e sono necessarie per assicurare il rispetto delle normative ambientali e delle buone pratiche in tema di acque. A completamento di tutti gli argomenti sviluppati, viene proposto in ultimo un programma temporale della durata ventennale in cui viene definito un quadro economico contenente l’indicazione degli interventi da sviluppare annualmente tra: Azioni, bandi connessi agli interventi in materia di governo delle acque ed attività da svolgersi in campo di polizia fluviale. Pagina 4 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE 2. PIANO DELLE AZIONI Le Azioni sono soluzioni progettuali sviluppate all’interno del Bacino di competenza del Parco, ovvero lungo l’asta del Lambro prelacuale (Triangolo Lariano) e sublacuale fino all’ingresso a Monza e lungo i suoi principali affluenti. Esse sono distinte in questo studio in due differenti tipologie: azioni strutturali e azioni non strutturali. Le prime sono Azioni per le quali le considerazioni progettuali sono state spinte fino ad un livello di prefattibilità, fornendone anche una quantificazione economica; le seconde suggeriscono alcune linee d’azione per la sistemazione ed il recupero di aree private, indicate già nel Piano Territoriale di Coordinamento del Parco come insediamenti produttivi incompatibili, alcune delle quali oggi sono in stato di abbandono, alcune ancora in attività. La risoluzione di queste criticità ha una connotazione decisamente più urbanistica, e pertanto in questo ambito vengono posti alcuni vincoli imprescindibili dal punto di vista della riqualificazione ambientale e qualitativa dell’ambito fluviale. 2.1 Azioni strutturali Sono definite “strutturali” le azioni elaborate in corrispondenza delle opportunità individuate volte alla mitigazione delle criticità evidenziate nell’omonimo Atlante. Esse definiscono alcuni interventi tipologici da realizzare nell’area, ne danno una sommaria descrizione, una quantificazione economica ed una analisi dei benefici. Si precisa che le Azioni proposte non sono da intendersi come le uniche fattibili, ma rappresentano un campionario di interventi forniti a scopo emblematico, in punti strategicamente prioritari o frutto di considerazioni pregresse. L’elenco delle Azioni strutturali individuate in questa prima fase è riportato in Tabella 1. Ogni Azione strutturale è costituita da una serie di documenti, testuali, fotografici e cartografici, che rappresentano, nel modo più semplice ed al contempo il più esaustivo possibile, gli interventi di miglioramento ambientale e/o idraulico suggeriti sul Bacino del fiume Lambro. Per ogni Azione strutturale è stata prodotta una relazione, in cui viene prima presentato un quadro completo per quanto riguarda le prescrizioni definite per l’area d’interesse, dalla pianificazione dei piani di riferimento generali e locali; successivamente sono stati descritti lo stato di fatto delle aree in oggetto e successivamente il dettaglio delle lavorazioni proposte per le aree suddette, allegando alle descrizioni un supporto fotografico e grafico delle aree riqualificate. È stata quindi condotta una disamina su quali fossero i benefici attesi a seguito della realizzazione degli interventi proposti delle quattro componenti osservate (habitat, qualità delle acque, valorizzazione e rischio idraulico). Infine per ogni Azione sono state elaborate alcune considerazioni di massima per definire una stima dei costi, per un totale di circa 110.000.000 €. Pagina 5 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE 1 Alserio 1 19 Lambro 9 2 Alserio 2 20 Lambro 13-14 3 Alserio 3 21 Lambro 15 4 Bevera Bulciago 2 22 Lambro17 5 Bevera Molteno 1-2 23 Lambro 19 6 Bevera Molteno 3 24 Lambro 20 7 Bevera Molteno 4-5-6-7-8 25 Lambro 21 8 Bevera Naresso 1-2 26 Lambro 22 9 Bevera Naresso 3 27 Lambro Asso 10 Bevera Naresso 4-5 28 Rio Brovada 1 11 Bevera Naresso 6 29 Rio Brovarolo 1 12 Bevera Naresso 7 30 Rio Pegorino 1 13 Cavolto 1-2 31 Roggia Anzano 1 14 Foce Valbrona 32 Roggia Comarcia 1 15 Lambro 1 33 Roggia Molinara 1 16 Lambro 2 34 Roggia Tabiago 1-2 17 Lambro 4 35 Torrente Lambro 1 18 Lambro 8 - Orrido Inverigo 1 Roggia Villa Romanò 1 Tabella 1 – Elenco Azioni strutturali Sono allegati alla relazione di ogni Azione altri tre documenti: - una tavola di stato di fatto su base ortofoto sulla quale sono descritti in sintesi gli elementi che rappresentano le problematiche esistenti; - una tavola degli interventi proposti su base ortofoto sulla quale sono descritti gli interventi proposti per quell’area. A ciascuna descrizione è correlata una foto o una bozza di disegno tecnico, per meglio illustrare l’intervento suggerito; - una scheda per la valutazione dei benefici attesi che mette in relazione la molteplicità degli interventi con gli ambiti d’interesse (habitat, qualità delle acque, valorizzazione e rischio idraulico) ed il relativo beneficio marginale atteso. Pagina 6 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Per una migliore letture delle tavole di seguito viene fornita una loro descrizione di dettaglio. Nell’intestazione di tutte le tavole è sempre possibile identificare l’Azione di riferimento e la tipologia di tavola rappresentata. In ultimo poi si riporta l’analisi costi benefici eseguita per definire una graduatoria in termini di convenienza alla realizzazione di una determinata Azione, che tiene conto da una parte del costo complessivo della singola Azione in rapporto al suo Beneficio ultimo rispetto agli ambiti di riferimento delle diverse componenti ambientali. 2.1.1. Stato di fatto In ogni tavola di stato di fatto sono indicati tutti gli elementi esistenti nell’area di interesse e presentano che delle criticità. Per ogni elemento infatti viene fornita una sua breve descrizione correlate da una fotografica vista puntale dell’elemento stesso. Per una lettura facilitata delle tavole si è scelto di usare delle colorazioni sempre uguali per le tavole di stato di fatto così come per quelle degli proposti. Pagina 7 di 120 interventi PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE 2.1.2. Interventi proposti In ogni tavola sono indicati tutti gli interventi proposti nell’area d’interesse. Per ogni intervento viene fornita una breve descrizione della sua realizzazione e della sua utilità, correlata da uno stralcio di disegno tecnico puntale dell’area indagata. Per una lettura facilitata delle tavole si è scelto di usare delle colorazioni sempre uguali per le tavole di stato di fatto così come per quelle degli interventi proposti. Pagina 8 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE 2.1.3. Scheda dei benefici / Analisi multicriteria La scheda benefici dei presenta sull’intestazione orizzontale la suddivisione in ambiti di riferimento, ogn’uno a sua volta suddiviso in sotto ambiti e lungo l’intestazione verticale la molteplicità degli interventi pensati per Azioni, le raggruppati per famiglie di interventi (es: difesa idraulica, riqualificazione fluviale ecc…). Il beneficio atteso da ogni singola Azione deriva dalla combinazione di tre voti in funzione degli ambiti interessati, del corso d’acqua coinvolto pluralità e della degli interventi. In appendice si riporta la descrizione della metodologia adottata per la definizione della scheda di valutazione dei benefici. Di seguito si riporta una tabella di sintesi in cui si riassume il beneficio prodotto da tutte le Azioni strutturali. Pagina 9 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Tabella 2 – Sintesi benefici Azioni strutturali 2.1.4. Analisi costi benefici Avendo a disposizione da lato una stima dei contributi apportati dalla realizzazione delle singole lavorazioni in termini di beneficio associabile alla singola Azione e dall’altra una stima dei costi complessivi di ciascuna Azione, è stata infine elaborata un’analisi costi benefici per considerare sia l’aspetto tecnico-ambientale che quello economico. Il criterio doveva fornire una scala di priorità di intervento prediligendo Azioni che consentano di apportare i maggiori benefici ai diversi e più numerosi possibili ambiti di riferimento (habitat, qualità acque, valorizzazione e protezione idraulica) con i minori costi. Si rimanda all’appendice per la descrizione del metodo di parametrizzazione, mentre di seguito si riporta l’elenco delle Azioni ordinate secondo l’analisi elaborata. Pagina 10 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE 1 Bevera Naresso 7 19 Roggia Comarcia 1 2 Lambro 1 20 Alserio 3 3 Cavolto 1-2 21 Torrente Lambro 1 4 Roggia Anzano 1 22 Rio Brovarolo 1 5 Bevera Naresso 4-5 23 Lambro 19 6 Lambro 21 24 Lambro 9 7 Foce Valbrona 25 Lambro Asso 8 Lambro 13-14 26 Rio Brovada 1 9 Lambro 15 27 Roggia Molinara 1 10 Bevera Molteno 4-5-6-7-8 28 Lambro 4 11 Alserio 2 29 Lambro 17 12 Alserio 1 30 Bevera Molteno 3 13 Lambro 20 31 Bevera Naresso 6 14 Lambro 22 32 Bevera Bulciago 2 15 Lambro 8 - Orrido Inverigo 1 Roggia Villa Romanò 1 33 Bevera Naresso 1-2 16 Roggia Tabiago 1-2 34 Bevera Naresso 3 17 Rio Pegorino 1 35 Lambro 2 18 Bevera Molteno 1-2 Tabella 3 – Ordinamento Azioni strutturali in funzione analisi costi benefici Pagina 11 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE 2.2 Azioni non strutturali Sono definite “non strutturali” le Azioni che si riferiscono alle aree ricadenti per lo più all’interno di zone ad ambito produttivo incompatibile (secondo art. 20 del PTCP del Parco Valle Lambro) per le quali sono state definite le linee guida per l’individuazione di interventi di riqualificazione fluviale. Anche le Azioni non strutturali derivano dalle indicazioni riportate nell’atlante delle criticità e da quanto indicato nelle analisi fatte sull’atlante delle opportunità. Per ogni Azione non strutturale è stata prodotta una relazione, in cui viene prima presentato un quadro completo per quanto riguarda le prescrizioni e le eventuali interferenze dei piani di riferimento generali e locali; successivamente viene riportata una descrizione dello stato di fatto della zona d’interesse con una sintesi dei piani di intervento o dei progetti in atto, se presenti, e in ultimo vengono definite le linee guida da seguire per la definizione di una scelta progettuale ragionata, oltre che un’analisi critica in merito a quanto suggerito come tipologia d’intervento dalle pianificazioni esistenti. L’elenco delle Azioni non strutturali individuate in questa prima fase è riportato in Tabella 4. 1 Bevera Bulciago 1 – cava Holcim 2 Lambro 10 – ex Cartiera Villa 3 Lambro 11 – stabilimento Lamplast 4 Lambro 12 – Tintoria Moretti 5 Lambro 16 – ex Mobilificio Bernini 6 Lambro 18 – ex Manifattura Caprotti Tabella 4 – Elenco Azioni non strutturali Pagina 12 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE 3. GOVERNO DELLE ACQUE Il secondo capitolo del presente Master Plan affronta il tema del governo delle acque. In questa sezione si forniscono le linee guida per tutti i soggetti interessati, siano amministratori o professionisti, in materia di gestione sostenibile delle acque meteoriche e di risparmio idrico e recupero delle acque grigie. Il criterio scelto quindi per lo sviluppo del presente documento di governo delle acque è stato quello di partire dalle problematiche più comuni e di interesse, per poi sviluppare per ognuna molteplici soluzioni progettuali a partire da quelle di prioritaria rilevanza, fino a quelle meno rilevanti ma pur sempre con una buona applicabilità. Al fine poi di produrre uno strumento il più possibile organico e compatto, sono state proposte una serie di soluzioni progettuali che richiamano in parte superandole, quelle previste dai piani d’ambito e dal piano di Tutela ambientale regionale (PTUA). Per quanto poi questo documento voglia costituire una traccia per la definizione di una serie di linee guida da utilizzarsi in diversi contesti, in realtà verranno presentate alcune casistiche mirate per l’ambito d’interesse dell’intera asta del Lambro prelacuale (Triangolo Lariano) e sublacuale fino all’ingresso a Monza e dei suoi principali affluenti. Le problematiche individuate nel presente documento sono: alleggerimento rete fognaria; limitazione carichi concentrati; limitazione carichi distribuiti; altre misure per la gestione sostenibile delle acque domestiche. Le prime tre problematiche riguardano la gestione sostenibile delle acque meteoriche mentre l’ultima interessa il tema di risparmio idrico e del recupero delle acque grigie. A tal proposito prima di addentrarsi con la descrizione delle soluzioni proposte si vuole sottolineare come i processi di urbanizzazione da sempre abbiano modificano profondamente il ciclo naturale dell’acqua a causa dell’aumento delle superfici impermeabili, diminuendo i fenomeni evapotrasporativi, l’infiltrazione superficiale e profonda e la ricarica delle falde acquifere e aumentando i volumi di acque di “run-off”. In più i sistemi tradizionali di gestione delle acque meteoriche in aree urbanizzate da sempre hanno previsto: la raccolta di tutti i deflussi dalle superfici impermeabili, indipendentemente dal loro grado di inquinamento e la loro immissione in fognature miste o separate. Questo tipo di approccio causa profonde alterazioni del ciclo idrogeologico nelle aree interessate, provocando impatti negativi sui corpi idrici recettori (portate molto elevate e di breve durata e carichi inquinanti notevoli derivanti da fonti diffuse), sovraccarico delle fognature con rischi di rigurgito e allagamenti, alterazioni del microclima. Pagina 13 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE 3.1 Alleggerimento rete fognaria Tra le problematiche maggiormente presenti nell’ambito del governo delle acque, c’è quella della riduzione dei carichi gravanti sulla rete fognaria esistente, in molti casi sovra – congestionata. Per far fronte a questa necessità di seguito si analizzano le diverse soluzioni progettuali riconducibili a tale problematica e per ciascuna si riporta una spiegazione in merito alla reale utilità, in funzione dello stato attuale dell’ambiente di interesse. 3.1.1 Individuazione e separazione acque parassite Definizione problema: Uno dei problemi spesso presenti all’interno delle reti fognarie è legato ai fenomeni di infiltrazione di acque parassite derivanti da torrentelli o rogge che drenano acque sorgive o piovane oltre a quelle di falda o dei corsi d’acqua che si innestano all’interno della rete fognaria a causa di una non perfetta impermeabilizzazione della stessa. Nell’ultimo caso il problema d’infiltrazioni di acque superficiali alle volte è da imputare alla presenza di reti fognarie posizionate sul fondo di corsi d’acqua. Le “acque parassite” in fognatura sono quindi quella componente della portata non conforme né per qualità né per quantità al sistema fognario. Tra i problemi più comuni, derivanti dalla presenza delle acque parassite originate per infiltrazione di falda che dal reticolo idrico superficiale, ci sono: - una riduzione dell’efficienza degli impianti di trattamento delle acque reflue, dal momento che in particolari condizioni climatiche, specie durante eventi piovosi, si potrebbero registrare dei sovraccarichi di portata che possono raggiungere valori particolarmente elevati, determinando una indesiderata diluizione del carico inquinante addotto all’impianto, con un conseguente mal funzionamento del comparto biologico; - un notevole incremento di costi per la collettività, dal momento che le spese di depurazione vengono calcolate sulla base delle portate trattate e non sulla concentrazione dei reflui; - un aumento della portata nella rete comporta una maggiore quantità di reflui da sollevare in corrispondenza delle stazioni di pompaggio, nonché maggiore frequenza degli scarichi in corrispondenza degli scolmatori posti lungo la rete di fognatura con un conseguente notevole apporto di inquinanti al corpo ricettore. I problemi generati dalle sole acque parassite di falda sono dati da: - rischio di erosione del materiale di rinfianco delle condotte che può essere trascinato all’interno della tubazione; - conseguente perdita di resistenza del terreno; - rischio di riduzione della sezione idraulica; Pagina 14 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE - aumento della concentrazione dei solidi nel refluo. Quest’ultima condizione, in particolare, può danneggiare gli impianti di sollevamento (giranti delle pompe) lungo la rete o in corrispondenza degli impianti di trattamento. Soluzione: Risulta pertanto necessario ed indispensabile intervenire affinché vengano eliminati gli apporti delle acque parassite nelle reti fognarie. Prima di intervenire occorrerà attivarsi mediante uno studio sistematico e approfondito sui vari punti di immissione di acque estranee e sulla reale destinazione di queste, onde consentirne l’eliminazione dalle reti fognarie. Lo studio da attuare potrà svilupparsi nel seguente modo: - FASE 1: individuazione di tutti i punti critici presenti lungo un Bacino d’interesse o lungo una rete fognaria e superficiale locale, dove per punti critici si intendono: impluvi, corsi d’acqua superficiali, lavatoi, fontane, sorgenti, drenaggi della falda, apporti consistenti di acque meteoriche, le cui acque bianche vengono convogliate impropriamente nella rete fognaria; - FASE 2: stima quantitativa degli apporti dei singoli punti critici attraverso campagne di misurazione diretta, elaborazione e applicazione di modelli idraulici per la stima delle acque meteoriche, elaborazione e applicazione di modelli idraulici per la stima degli apporti dagli impluvi, elaborazione e applicazione di modelli idraulici per la stima del drenaggio sotterraneo, la definizione di una scala di priorità d’intervento per la loro eliminazione. Le tecnologie impiegate per l’individuazione dei punti critici sono riportate in appendice. Gli interventi risolutivi per l’eliminazione delle acque parassite si possono suddividere in due tipologie, una elaborata per l’eliminazione degli apporti di acque piovane defluenti da rogge o valletti e l’altra finalizzata alla riduzione dei fenomeni per infiltrazione delle acque di falda. CASO 1: Nel primo caso si dovrà procedere con la deviazione del tracciato di rogge e torrentelli e il loro recupero in antichi sviluppi destinati a confluire in recapiti su corpi idrici. Tale operazione potrà richiedere lavorazioni relativamente onerose dal punto di vista economico quali: stombinature, derivazioni, pulizie di tratti abbandonati e recapitanti su corpi idrici recettori. CASO 2: Nel secondo caso invece, si possono individuare tecnologie che possono essere eseguite con “Trenchless Technologies” (o meglio con limitato ricorso a scavi, abbreviate con l’acronimo TT) su una condotta interrata, che consentono l’esecuzione di sostituzioni o di manutenzioni estensive di condotte senza la necessità di portare alla luce il tratto fognario in oggetto. Queste pratiche presentano il comune vantaggio di: risparmiare sui costi e sui tempi di realizzazione, di ottenere una migliore compatibilità ambientale, di arrecare minori disagi alle attività commerciali ed al traffico esistenti. Mediamente le Pagina 15 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE tecnologie TT prevedono l’esecuzione di scavi a cielo aperto pari a solo il 15-20% dei volumi impiegati nelle operazioni tradizionali di risanamento e manutenzione delle reti. Le varie tecnologie TT, possono essere suddivise in quattro “famiglie” principali: a) RELINING, rappresentato dalla tecnologia Slip Lining, con la quale una nuova tubazione in PEAD inferiore di diametro viene inserita all’interno della condotta esistente percorrendola nel sottosuolo per tratti di lunghezza variabile; b) CLOSE-FIT RELINING, rappresentato dalle tecnologie C-Compact e Roll Down, con le quali una nuova tubazione in PEAD di diametro analogo viene inserita all’interno della condotta esistente percorrendola nel sottosuolo per tratti di lunghezza variabile; c) PIPE REPLACING, rappresentato dalle tecnologie Pipe Bursting e Pipe Splitting, con le quali una nuova tubazione in PEAD, anche superiore di diametro, va a rimpiazzare la condotta esistente distruggendola nel sottosuolo per tratti di lunghezza variabile; d) CURED IN PLACE PIPE (CIPP), ossia tecnologie che impiegano materiali e tecniche applicative differenti, ma di principi applicativi simili, idonee ad intervenire all’interno delle condotte fognarie per ripristinarne la tenuta idraulica e, talvolta, anche la struttura resistente ai carichi statici; e) PIPE COATING, sono impiegati per bloccare il progredire dei fenomeni di corrosione anodica e biologica delle condotte metalliche. Le prime tre tecnologie sono volte al rinnovamento della condotta finalizzata al recupero della sua funzionalità strutturale, oltre che la tenuta idraulica; la quarta tecnologia viene impiegata per il risanamento della condotta incentrato sul ripristino della tenuta idraulica delle sue giunzioni o degli elementi di impianto. Stato dell’arte, evoluzione attesa ed ambiti di applicazione: Da uno studio condotto nel 2003 dal Centro Studi Biologia ed Ambiente di Erba (“Studio per la rilevazione di acque estranee nei collettori consortili”) finalizzato ad analizzare la presenza e la relativa interferenza delle acque parassite all’interno del Bacino afferente al depuratore di Merone, è emerso che all’interno del Bacino d’utenza sono contenuti 117 punti critici (Figura 1), l’85% dei quali attivi e responsabili di un apporto di acque estranee ai collettori consortili. Intervenendo sui soli punti che contribuiscono ad un apporto in fognatura maggiore in termini di portata, si eliminerebbero circa il 40% dei volumi annui di acque parassite trattati dall’impianto di Merone. Considerando che l’estensione del Bacino del Lambro e di circa 70 comuni e che dallo studio suddetto è emerso esistere una presenza di circa 3 punti critici per Comune, da una stima grossolana si potrebbe Pagina 16 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE concludere che nel nostro Bacino siano presenti circa 270 punti critici dai quali si immetterebbero le acque parassite in rete. L’obbiettivo da raggiungere in tal senso dovrà essere sicuramente quello di riuscire a deviare la totalità delle rogge che attualmente sono convogliate in rete e farle defluire verso i corpi recettori più prossimi. Per quanto riguarda poi la presenza di eventuali ammaloramenti presenti lungo le reti, in quel caso, data l’onerosità delle operazioni di risanamento, sarà utile intervenire per sistemare i punti che si trovano nello stato più gravoso. Per quanto riguarda l’applicabilità delle tecnologie di risanamento si ha che: a) Tecnologia Relining (Slip Lining): impiegata per il rinnovamento di tubazioni idriche e del gas (fino a 630 mm), trova applicazione sia in ambito urbano che in extraurbano, permettendo anche di realizzare ex-novo o di ricollocare derivazioni d’utenza; b) Tecnologia Close-Fit Relining: (Compact Pipe) impiegata per il rinnovamento di reti fognarie, reti idriche e gasdotti di sezione circolare, in ambito urbano e extraurbano, permette di realizzare exnovo derivazioni d’utenza o di ricollocarle; (Roll Down) impiegata per il rinnovamento di tubazioni idriche e del gas di sezione circolare, in ambito urbano e extraurbano, permette di realizzare exnovo derivazioni d’utenza o di ricollocarle; c) Tecnologia Pipe Replacing: prevalentemente impiegata per il rinnovamento di reti idriche, fognarie e del gas; d) Tecnologia Cured in Place Pipe: consente il rinnovo di tubazioni di diametro da 200 / 2.000 mm, prevalentemente impiegata per reti idriche e fognarie, sia in ambito urbano che extraurbano. Pagina 17 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Figura 1 – Individuazione punti critici censiti Stima costi delle lavorazioni: Di seguito si riporta una stima di massima dei costi relativi alla realizzazione delle soluzioni sopra esposte. Tenendo presente che le fasi preliminari di ispezione sono pari a circa il 2% dei costi totali di lavorazione nel caso in cui si usino dei sistemi d’ispezione con telecamere semoventi a circuito chiuso (CCTV), mentre nel caso d’impiego di georadar costano circa 8 €/m2 1di scansione. CASO 1: Per la stima del costo degli interventi di separazione e deviazione di rogge e torrentelli dalle reti fognarie, oltre ai costi costruttivi veri e propri, quali stombinature, scavi e pulizie dei tratti, si può ragionare 1 I prezzi fanno riferimento al prezziario della IATT (Italia Association for Trenchless Technology) nel 2004. Pagina 18 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE in termini di risparmio dei costi di depurazione conseguenti alla realizzazione degli interventi stessi; dove il costo medio di depurazione è paria a 40 centesimi di €/m2. Nel caso ad esempio del Bacino di competenza del depuratore di Merone, in riferimento a quanto ottenuto dallo studio suddetto del 2003, i costi di depurazione si abbasserebbero. CASO 2: I costi delle tecnologie no-dig invece dipendono da molte variabili operative; in più per una corretta comparazione economica fra le tecniche no-dig e quelle di intervento tradizionali non si può prescindere da una valutazione dei cosiddetti “costi generalizzati”. Di questi ultimi di seguito si riportano i soli costi di costruzione, mentre si rimanda all’appendice per un maggior dettaglio. a) Tecnologia Relining (Slip Lining): dalle 500 alle 2.500 €/m; b) Tecnologia Close-Fit Relining: (Compact Pipe) dalle 100 alle 300 €/m; (Roll Down) dalle 100 alle 350 €/m; c) Tecnologia Pipe Replacing: dalle 50 alle 300 €/m; d) Tecnologia Cured in Place Pipe: dalle 200 alle 2.500 €/diametro condotta da sistemare. 3.1.2 Separazione delle reti Definizione problema: Un’altra situazione molto comune è data da una diffusa presenza di sistemi di reti fognarie de tipo misto, in cui confluiscono simultaneamente le portate reflue (le nere) e quelle meteoriche (le bianche). Queste reti sono soggette così a fasi di vita contraddistinte da periodi di grossa attività, durante le piogge, nelle quali il lavaggio della fognatura è legato al regime pluviometrico e da periodi di scarsa attività, nei quali l’esigua portata nera defluisce con velocità molto bassa con conseguente sedimentazione dei solidi e l’innesco di fenomeni putrefattivi. Oltre a problemi di igiene delle reti, il sistema di tipo misto fa sì che spesso le portate convogliate alla depurazione siano notevolmente superiori a quelle previste da progetto, motivo per cui l’esubero viene rilasciato a monte dei trattamenti, in più trattandosi di una portata diluita, spesso si rischia di far funzionare non ottimamente l’impianto che la maggior parte delle volte è dimensionato per portate in ingresso con elevate concentrazioni di inquinanti. Soluzione: Al fine di risolvere le problematiche sopra esposte e di far fronte all’esigenza sempre crescente di igiene pubblica e privata, la soluzione preventivata consiste nell’intervenire con la separazione delle reti fognarie. Il criterio da seguire per ridurre il numero di reti fognarie del tipo miste può essere: Pagina 19 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE - FASE 1: dimensionare e progettare tutti i nuovi tracciati fognari con un sistema di reti direttamente separate, in modo da dimezzare i costi dati dalla necessità di dover sdoppiare le lavorazioni, esempio lo scavo e il rinterro; - FASE 2: intervenire in tutti quei casi in cui si rilevano mal funzionamenti della rete, dovuti a perdite generalizzate o ad altre problematiche di tipo distribuite, sdoppiando i rami di fognatura esistenti. Naturalmente i due modi di operare, sopra esposti, hanno senso se le nuove condotte separate riescano a rimanere tali fino al raggiungimento, specie per le acque nere, degli impianti di depurazione o trattamento. Oltre alla separazione della rete, sarebbe utile sottoporre le acque bianche a dei sistemi di pretrattamento (vedi paragrafo 0) prima di farle confluire verso il recapito finale. Stato dell’arte, evoluzione attesa ed ambiti di applicazione: Dalle informazioni ricavate dai Piano d’ambito delle provincie di Como e di Lecco, in merito allo stato delle infrastrutture fognarie esistenti, si riportano i seguenti dati: Per la Provincia di Lecco: la lunghezza complessiva delle reti fognarie è di circa 1.622 km, di cui le condotte di tipo separato costituiscono circa il 58% della lunghezza complessiva delle reti, mentre le condotte di tipo misto il restante 42% delle reti a fronte di una copertura del servizio di poco inferiore a circa il 92%; Per la Provincia di Como: la lunghezza complessiva delle reti fognarie è di circa 2.418 km a fronte di una copertura del servizio paria a circa il 94%, calcolata per abitanti residenti e fluttuanti; non si da alcuna informazione in merito alla distribuzione delle rete di tipo misto o separato. L’obbiettivo da raggiungere è sicuramente quello di incrementare la diffusione del sistema reti separate ed in particolare per la Provincia di Como occorrerà destinare maggiori finanziamenti in merito, dal momento che dal Piano d’Ambito viene dichiarato che si interverrà con lo sdoppiamento di appena il 10% dello sviluppo complessivo della rete fognaria. Stima dei costi delle lavorazioni: Per una stima dell’importo necessario allo sdoppiamento della fognatura si è fatto riferimento a un costo unitario medio di circa 300,00 €/m, valore dichiarato nel Piano d’Ambito della Provincia di Como. Pagina 20 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE 3.1.3 Sistemi di raccolta e stoccaggio superficiali Definizione problema: Molto spesso gli ingenti volumi di “run-off” che defluiscono sulle superfici impermeabili dei centri urbanizzati posso causare notevoli problemi in termini di allagamenti di strade o aree di parcheggio. Soluzione: Per ovviare a tale problematiche di seguito sono proposte una serie di soluzioni2 per la raccolta e lo stoccaggio di questi volumi di pioggia che andrebbero così a sottrarsi a quelli destinati al reticolo di fognatura. In particolare le soluzioni proposte sono: a) canale vegetato aperto; b) aree di ritenzione vegetata; c) canale inerbito. 3.1.3.1 Canale vegetato aperto I canali vegetati aperti sono dei canali costruiti per intercettare e trattare le acque di scolo dell’area drenata (Figura 2). Questi sistemi vengono progettati con una limitata pendenza longitudinale (<4%), in modo che il flusso mantenga una velocità tale da consentire la sedimentazione dei solidi sospesi e da non provocare fenomeni erosivi. Si può distinguere fra canali asciutti e canali umidi (Figura 3). I primi sono canali vegetati dotati di un letto filtrante, dimensionati in modo da permettere l’infiltrazione del volume di progetto. Poiché rimangono asciutti per lunghi periodi, sono preferibili per le zone residenziali ai canali umidi (che invece possono essere usati per le acque di run-off di zone a carattere commerciale, inseriti ad esempio, in aree a verde). I secondi si comportano essenzialmente come un’area umida lineare e poco profonda, in cui vengono trattenute le acque di scolo. Possono però generare problemi per emissioni di odori molesti e presenza di zanzare. Generalmente l’acqua giunge nel canale dopo essere stata pretrattata in un apposito Bacino; le acque di scolo possono essere anche recapitate ai lati del canale per mezzo di trincee di ghiaia fine lungo la sommità delle pareti. In un canale asciutto, l’acqua filtra attraverso il letto permeabile e viene raccolta da un sistema di drenaggio costituito da una strato di ghiaia e da un tubo forato. Il tempo massimo di detenzione è 48 h. Un canale umido è invece generalmente a contatto con il livello freatico (se non ci sono controindicazioni legate all’inquinamento della falda), oppure realizzato in suoli scarsamente permeabili quando la perdita per infiltrazione è molto limitata. Possono essere inserite briglie, per creare piccole aree umide che si 2 Le soluzioni progettuali proposte sono tratte dal manuale di IRIDRA: “Migliori pratiche per la gestione sostenibile delle acque in aree urbane”. Pagina 21 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE comportano come stagni con acque poco profonde. Il Bacino di pretrattamento, finalizzato alla rimozione della carica di TSS, deve essere dimensionato in modo da trattare un’altezza d’acqua 0.25 cm per m2 di superficie drenata impermeabile. Figura 2 – Vista di canale vegetale aperto Figura 3 – Tipologico di canale vegetale aperto asciutti e umidi Pagina 22 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Aspetti manutentivi: per i canali asciutti, l’altezza della copertura erbosa deve essere mantenuta fra 10 e 20 cm; rimozione periodica dei sedimenti; eventuale rinfoltimento della vegetazione; controllo periodico (annualmente) dello strato di ghiaia e sua sostituzione se intasato; per i canali asciutti, controllo periodico del letto per contrastare eventuali fenomeni erosivi. Vantaggi: elevata rimozione di TSS; combinano trattamento e trasporto delle acque di runoff. Svantaggi: rischio potenziale di risollevamento dei sedimenti; possibilità di odori molesti e presenza di insetti (solo nel caso di canali umidi). 3.1.3.2 Aree di ritenzione vegetata Una soluzione che assicura un livello di trattamento piuttosto elevato è costituita dall’impiego di aree di ritenzione vegetate. Tali sistemi sono utilizzati per il drenaggio di superfici ridotte (< 2 ha) e possono essere facilmente inseriti all’interno del tessuto urbano (Figura 4). Figura 4 – Vista di area di ritenzione vegetata Pagina 23 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Tra le applicazioni più diffuse si annoverano l’inserimento lungo i margini delle carreggiate stradali, all’interno di parcheggi o soluzioni al servizio di singoli edifici (rain garden). Un’area di ritenzione vegetata è un’area a verde strutturata artificialmente al fine di raccogliere e trattare le acque meteoriche drenate da una superficie impermeabilizzata (es. piazzali, tetti, parcheggi). Tipicamente questi sistemi sono costituiti da una fascia con copertura erbosa disposta tra la superficie drenata e la zona di ristagno, un’area avvallata vegetata, nella quale si ha il ristagno temporaneo delle acque meteoriche, un sistema di drenaggio, disposto sul fondo (a seconda delle condizioni idrogeologiche è possibile prevedere anche la sola dispersione nel sottosuolo, prevedendo solo un troppo pieno per gli eventi di pioggia più intensi). Le acque di dilavamento sono convogliate tramite deflusso superficiale all’area di ritenzione vegetata. La fascia con copertura erbosa effettua un’azione di filtraggio del materiale più grossolano e di rallentamento della velocità di deflusso. Nell’area di ristagno si ha un accumulo temporaneo e un ulteriore deposizione di materiale trasportato. Lo strato di materiale organico effettua una prima filtrazione delle acque meteoriche e favorisce la crescita di microorganismi che provvedono ad una degradazione della materia organica trasportata. Lo spessore di suolo vegetativo svolge la funzione di sistema di filtrazione; le particelle argillose del suolo forniscono siti per l’adsorbimento di inquinanti. La vegetazione garantisce la stabilità del suolo e partecipa all’azione di trattenimento degli inquinanti. Aspetti manutentivi: pulizia e il taglio delle specie erbacee presenti nel canale filtrante e sulle sponde del canale vegetato minimo 1 volta l’anno e la pulizia dei canali drenanti (Figura 5). Vantaggi: elevata flessibilità; ottimo inserimento ambientale; discrete rese depurative soprattutto dovute a meccanismi di filtrazione e adsorbimento; scarsa manutenzione. Svantaggi: richiede superfici piuttosto elevate (anche se poi tali superfici risultano fruibili e contribuiscono all’inserimento ambientale). Pagina 24 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Figura 5 – Vista di area di ritenzione vegetata con vista canale filtrante 3.1.3.3 Canale inerbito I canali inerbiti differiscono dai canali filtranti (vedi paragrafo 0) per la mancanza dello strato filtrante di terreno e sono, di conseguenza, caratterizzati da una minore capacità di rimozione degli inquinanti, anche se risultano efficaci nel rimuovere sedimenti grossolani e medi grazie all’azione di filtraggio esercitata dalla vegetazione. Questi sistemi permettono di ridurre la presenza di superfici impermeabili e contribuiscono alla rinaturalizzazione del contesto in cui vengono inseriti. L’impiego dei canali vegetati contribuisce a ridurre il volume delle acque di dilavamento consentendo l’infiltrazione di parte delle acque raccolte nel sottosuolo e ad esercitare anche un effetto di laminazione riducendo la velocità dell’acqua. Per migliorare la qualità dell’acqua, questi canali devono essere progettati con un fondo ampio, modesta pendenza longitudinale e possono prevedere anche l’inserimento di vegetazione (canali vegetati). Possono essere impiegati al posto delle tradizionali fognature di raccolta o cunette ad esempio lungo le strade (Figura 6); le superfici drenate devono essere inferiori a 2 ha. Pagina 25 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Figura 6 – Vista canale inerbito Aspetti manutentivi: taglio dell’erba; rimozione dei sedimenti; ispezione delle sponde e del letto per individuare eventuali processi erosivi; ripulitura del canale da rifiuti e detriti depositatesi; possono ridurre i volumi di run-off attraverso l’infiltrazione su suoli permeabili. Svantaggi: rischio di risospensione ed erosione; nelle zone residenziali, possono creare problemi a causa dell’acqua stagnante. Stato dell’arte, evoluzione attesa ed ambiti di applicazione: La realtà più comune tipica del Bacino del Lambro Settentrionale è data dalla presenza prevalentemente dei canali inerbiti, mentre risultano più incerte la presenza delle altre tecniche. L’obbiettivo da raggiungere sarebbe quello di intensificare l’esistenza di queste pratiche, principalmente laddove esiste lo spazio fisico per la loro applicazione, favorendo la realizzazione di canali ed aree di ritenzione vegetate compatibilmente agli spazi disponibili. In aggiunta a quanto già detto si vuole precisare l’importanza della sensibilizzazione su queste tipologie di interventi, che attualmente non sono contemplati dalla pianificazione prevista dagli ATO presenti sul territorio del Bacino d’interesse. I campi di applicazione delle soluzioni progettuali sopra descritte sono: Pagina 26 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE a) canali vegetati aperti: asciutti - preferibili per le zone residenziali; umidi - usati per le acque di runoff di zone a carattere commerciale, inseriti ad esempio, in aree a verde; b) aree di ritenzione vegetate: ai margini delle carreggiate stradali, all’interno di parcheggi o soluzioni al servizio di singoli edifici (rain garden); c) canali inerbiti: impiegati al posto delle tradizionali fognature di raccolta o cunette ad esempio lungo le strade. Stima dei costi delle lavorazioni: Di seguito si riporta una stima di massima dei costi relativi alla realizzazione delle soluzioni sopra esposte. a) canale vegetato aperto: 25 €/m; b) aree di ritenzione vegetate: 50-80 €/m2; c) canale inerbito: 15-20 €/m. 3.1.4 Sistemi di raccolta ed infiltrazione Definizione problema: Molto spesso gli ingenti volumi di “run-off” che defluiscono sulle superfici impermeabili dei centri urbanizzati posso causare notevoli problemi in termini di allagamenti di strade o aree di parcheggio. Soluzione: Per ovviare a tale problematiche di seguito sono proposte una serie di soluzioni3 per la raccolta per infiltrazione di questi volumi di pioggia che andrebbero così a sottrarsi a quelli destinati al reticolo di fognatura. In particolare le soluzioni proposte sono: a) pavimentazioni permeabili; b) tetti verdi; c) trincea filtrante; d) canale filtrante; e) strisce filtranti. Dove i primi due metodi sono principalmente finalizzati al contenimento delle acque di pioggia, mentre gli altri, tranne l’ultimo, son dei veri e propri impianti di infiltrazione, progettati tenendo in considerazione: 3 Le soluzioni progettuali proposte sono tratte dal manuale di IRIDRA: “Migliori pratiche per la gestione sostenibile delle acque in aree urbane”. Pagina 27 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE della permeabilità del terreno, delle caratteristiche della falda e dell’eventuale inquinamento delle acque di pioggia. Infine l’ultima soluzione proposta non è altro che un sistema di pretrattamento naturale necessario affinché siano raggiunti buoni livelli di funzionamento con i metodi di infiltrazione. 3.1.4.1 Pavimentazioni permeabili Le pavimentazioni permeabili sono costituite da elementi modulari, come blocchi in cemento o stuoie di plastica rinforzata, caratterizzati dalla presenza di vuoti che vengono riempiti con materiale permeabile (sabbia o ghiaia), in modo da permettere l’infiltrazione delle acque di run-off (Figura 7). Le pavimentazioni permeabili consentono, quindi, la riduzione della superficie impermeabile di un sito e di conseguenza del volume delle acque di dilavamento. Le pavimentazioni permeabili sono particolarmente indicate per parcheggi, aree pedonali e ciclabili, viali residenziali. Possono essere impiegate sia nel caso di nuove urbanizzazioni, che nel caso di interventi di ampliamento o manutenzione in sostituzione di vecchie pavimentazioni impermeabili. L’applicabilità di questo tipo di copertura dipende dalla permeabilità del suolo di sottofondo, che deve avere un contenuto di argilla inferiore al 30%. In commercio sono disponibili tipologie diverse di moduli, da blocchi e griglie in cemento a elementi in materiali plastici. Figura 7 – Vista pavimentazioni permeabili Pagina 28 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Esempi di pavimentazioni permeabili: Grigliati in calcestruzzo inerbiti: sono blocchi in calcestruzzo con aperture a nido d’ape riempite con terreno organico e inerbite. La percentuale a verde supera il 40%. Adatti per: parcheggi, strade d’accesso; Cubetti o masselli con fughe larghe inerbite: la cubettatura viene realizzata con fughe larghe con l’ausilio di distanziatori. La percentuale a verde raggiunge il 35%. Adatti per: parcheggi, piste ciclabili e pedonali, cortili, spiazzi, strade d’accesso, stradine; Grigliati plastici inerbiti: sono grigliati in materie plastiche riempiti con terreno organico e inerbiti. La percentuale a verde supera il 90%. Adatti per: parcheggi, strade d’accesso; Masselli porosi: la pavimentazione avviene con masselli porosi. Il riempimento delle fughe avviene con sabbia. Adatti per: stradine, strade e piazzali poco trafficati, piazzali di mercato, parcheggi, piste ciclabili e pedonali, cortili, terrazze, strade d’accesso, stradine. Aspetti manutentivi: Mensilmente: o controllo che la superficie del pavimento sia libera da sedimenti; o assicurarsi che il sistema si prosciughi fra due eventi consecutivi. Se necessario: o controllare che la superficie drenata e la pavimentazione siano libere da detriti; o adeguata manutenzione nel caso di malfunzionamenti. Annualmente: o ispezione per individuare eventuali danneggiamenti. Ogni 3-4 anni: o pulizia del pavimento per aspirazione, per liberare la superficie dai sedimenti. Svantaggi: In generale se i parcheggi sono utilizzati frequentemente e nelle fasce diurne, a causa della mancanza di luce e dell’irradiamento di calore dalla parte inferiore della autovetture, non si riesce a mantenere il manto erboso. In questi casi si deve ricorrere all’utilizzo di ghiaia per il riempimento dei monoblocchi, facendo Pagina 29 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE attenzione ad usare inerti con diametri di almeno 0.8-1 cm per evitare che la pressione delle auto, gli olii e le intemperie possano favorire una riduzione significativa della capacità di filtrazione. 3.1.4.2 Tetti verdi I tetti “verdi” (green rooftops) sono delle installazioni, applicabili sia a piccole abitazioni che a grandi complessi civili e industriali, che contribuiscono alla gestione delle acque di pioggia, riproducendo una varietà di processi idrologici associabili ai terreni naturali (Figura 8). Le piante catturano la pioggia, l’assorbono attraverso l’apparato radicale e favoriscono i processi di evapotraspirazione, riducendo così i volumi di runoff. I tetti “verdi” si rivelano particolarmente efficaci nel caso di eventi intensi di breve durata; è stato dimostrato che, in climi temperati, determinano un dimezzamento annuale dei volumi di dilavamento. Un tetto “verde” è costituito, partendo dal basso da: Membrana impermeabile antiradice; Strato di materiale isolante; Sistema di drenaggio; Filtro geotessile; Terreno e piante. Figura 8 – Tipologico tetti verdi Pagina 30 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE I sistemi più semplici sono realizzati, al disopra del filtro, con uno strato di terreno di spessore 5 -10 cm, piantumato con specie erbacee, in grado di sopportare periodi siccitosi (sistemi estensivi). I sistemi intesivi, invece, sono realizzazioni più complesse con una vegetazione più variegata, dimensionati in modo da sopportare anche eventuali attività umane. L’applicabilità di queste installazioni in edifici esistenti è legata alla tipologia di copertura e al carico massimo sopportabile dalla struttura. Tetto Verde Intensivo Estensivo Minimo 0.3 m Da 2.5 cm a 12.5 cm Possono ospitare alberi, e arbusti Copertura vegetale con erba e Profondità del terreno Vegetazione piante di piccole dimensioni Carico Accessibilità Manutenzione 390 ÷ 730 kg/m2 2 60 ÷ 250 kg/m2 fruibili solo per la manutenzione Frequente Annuale o semestrale Figura 9 – Confronto fra le due tipologie di tetti vegetati Vantaggi: riduzione e laminazione dei volumi di dilavamento; miglioramento della qualità dell’aria per assorbimento della CO2 e fissaggio delle polveri sottili da parte della vegetazione; isolamento termico in inverno e rinfrescamento in estate; aumento della vita utile del tetto, che viene protetto dai raggi ultravioletti e da sollecitazioni meccaniche; mitigazione del microclima: queste coperture rilasciano gradualmente per evapo-traspirazione l’acqua accumulata, umidificando e rinfrescando l’aria circostante; offrono un habitat adatto ad uccelli e altre piccole specie animali; trattamento degli inquinanti contenuti nelle acque di pioggia; mitigazione degli effetti delle piogge acide. Aspetti manutentivi: rimozione delle erbacce almeno due volte all’anno; ispezioni dello strato impermeabile. Pagina 31 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE 3.1.4.3 Trincea filtrante Le trincee filtranti sono costituite da scavi riempiti con materiale ghiaioso e sabbia (Figura 10), realizzate con lo scopo di favorire l’infiltrazione dei volumi di runoff (attraverso la superficie superiore della trincea) e la loro successiva filtrazione nel sottosuolo (attraverso i lati e il fondo della trincea). Figura 10 – Vista trincea filtrante Le acque filtrate nella trincea si infiltrano nel terreno sottostante: la trincea viene dimensionata in modo da ottenere uno svuotamento completo dalle 12 alle 24 h successive alla fine dell’evento di pioggia e quindi in funzione dei terreni esistenti nel sito di intervento. Una trincea filtrante non ha, quindi, solo la funzione di trattenere i volumi di runoff, ma contribuisce anche al mantenimento del bilancio idrico di un sito e alla ricarica delle falde sotterranee (l’efficienza depurativa del sistema deve essere tale da evitare rischi di contaminazione). È buona regola prevedere a monte di una trincea filtrante un dispositivo in grado di effettuare il pretrattamento delle acque di pioggia, quale ad esempio una trappola per sedimenti o una griglia, al fine di evitare che l’afflusso di sedimenti e materiale grossolano causi l’intasamento della trincea. Le trincee filtranti sono in grado di rimuovere un’ampia varietà di inquinanti dalle acque di pioggia, attraverso meccanismi quali: assorbimento, precipitazione, filtrazione, degradazione chimica e batterica. Sono particolarmente adatte in zone sia commerciali che residenziali a medio-alta densità, in cui l’area drenata sia inferiore a 2 ha e il tipo di suolo presente sia abbastanza permeabile da garantire una sufficiente velocità di infiltrazione. Tale soluzione è invece inadatta in terreni caratterizzati da carsismo, a meno di eseguire accurate indagini geologiche e geotecniche, cosi come in terreni fortemente argillosi. Pagina 32 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Aspetti manutentivi: pulizia e taglio delle specie erbacee presenti sulla fascia inerbita, minimo 1 volta l’anno; ispezioni e rimozione di sedimenti accumulati per prevenire l’intasamento del filtro; rimozione di sedimenti accumulati e oli/grassi dai pretrattamenti; asportazione e sostituzione dello strato di ghiaia fine quando intasato. Vantaggi: discrete rese depurative soprattutto dovute a meccanismi di filtrazione e adsorbimento; ricarica delle acque sotterranee; scarsa manutenzione. Svantaggi: bassa capacità di laminazione; possibilità di fuga delle sostanze oleose (a meno di non installare in testa uno scolmatore delle acque di prima pioggia seguito da un disoleatore); possibilità di intasamenti in aree in cui si ha un elevato trasporto di materiale sabbioso durante gli eventi di pioggia. 3.1.4.4 Canale filtrante Normalmente adottati nell’ambito di aree urbanizzate, sono delle trincee in grado di contenere temporaneamente le acque di pioggia, che poi in parte si infiltrano nel sottosuolo e in parte vengono convogliate verso l’uscita e fatte eventualmente affluire o alla fognatura pubblica o in un altro sistema di ritenzione o trattamento prima dello scarico in un corpo idrico (Figura 11). Le acque di pioggia drenate vengono raccolte tramite canalette laterali e addotte ad un canale di raccolta delle acque meteoriche. Sul fondo di tale canale viene ricavata una trincea filtrante. Le acque filtrate nella trincea si infiltrano nel terreno sottostante. La trincea deve essere dimensionata in modo da ottenere uno svuotamento completo entro 12 - 24 h dalla fine dell’evento di pioggia. Le acque di seconda pioggia vengono smaltite dal canale una volta che, saturata la capacità di filtrazione della trincea, si instaura una componente di moto orizzontale. Nei punti di intersezione con il reticolo idrografico si deve prevedere una zona di uscita delle acque, che dovrà eventualmente contenere una zona ad acqua profonda per favorire la sedimentazione e rallentare il flusso ed un apposito manufatto manutentibile per la raccolta dei materiali solidi grossolani e la separazione degli oli e dei grassi. Rappresentano una variante rispetto ai casi visti precedentemente, sono particolarmente adatti a strade e parcheggi; adottando opportune sezioni di Pagina 33 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE smaltimento possono permettere il collettamento delle acque verso il recettore finale anche senza allacciarsi alla fognatura. Figura 11 – Vista canale filtrante Vantaggi: compattezza dell’intervento; discrete rese depurative soprattutto dovute a meccanismi di filtrazione e adsorbimento; ricarica delle acque sotterranee; scarsa manutenzione, ad eccezione delle strutture di controllo dei solidi grossolani alle confluenze con i corpi idrici. Svantaggi: bassa capacità di laminazione (a meno di non incrementare i volumi invasati nei canali e introdurre una bocca tarata alla confluenza con i corpi idrici); possibilità di fuga delle sostanze oleose (a meno di non installare in testa uno scolmatore delle acque di prima pioggia seguito da un degrassatore, o di apposito manufatto per la raccolta dei materiali solidi grossolani e la separazione degli oli e dei grassi prima della confluenza con il corpo idrico recettore); possibilità di intasamenti in aree in cui si ha un alto trasporto di materiale sabbioso durante gli eventi di pioggia. Pagina 34 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE 3.1.4.5 Strisce filtranti Come già anticipato si tratta di sistemi di pretrattamento in grado di bloccare parte dei solidi trascinati dalle acque di dilavamento, per tale motivo in genere precedono gli altri sistemi precedentemente descritti. Le fasce filtranti sono delle aree densamente vegetate con pendenza uniforme, progettate per trattenere e trattare le acque di scolo (Figura 12). La copertura vegetale rallenta la velocità dell’acqua e favorisce la rimozione di inquinanti e solidi. Attraverso l’infiltrazione su suoli permeabili, questi sistemi possono determinare una significativa riduzione dei volumi di runoff. Sono possibili due varianti progettuali: la semplice fascia filtrante e una soluzione che comprende un rilevato permeabile situato al termine della striscia. Tale rilevato, aumentando il tempo di contatto con l’acqua, consente una riduzione della lunghezza complessiva della striscia filtrante. Si tratta tipicamente di misure on-line, che devono quindi essere progettate in modo da prevenirne l’erosione per qualsiasi evento di pioggia. La capacità di rimozione degli inquinanti è molto variabile e dipende in primo luogo dalla densità, della vegetazione e dai tempi di contatto. Questa tipologia di trattamento comunque deve essere impiegata solo nel caso di piccole superfici drenate o in abbinamento con altre tecniche, ad esempio come pretrattamento di aree di ritenzione vegetata o trincee filtranti. Figura 12 – Vista strisce filtranti Pagina 35 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Aspetti manutentivi: taglio dell’erba periodico; ispezione della vegetazione per evitare la formazione di vie di scorrimento preferenziali. Vantaggi favoriscono la ricarica delle falde sotterranee; contenuti costi di costruzione. Svantaggi richiedono ampi spazi; generalmente possono essere impiegati solo come pretrattamento. Stato dell’arte, evoluzione attesa ed ambiti di applicazione: Tra le soluzioni progettuali sopra descritte, le più diffuse all’interno del Bacino del Lambro Settentrionale, sono sicuramente le pavimentazioni permeabili; mentre per ciò che riguarda le altre soluzioni consigliate non si ha una precisa conoscenza della loro esistenza, se non esclusivamente in relazione alla presenza di alcuni tetti verdi. L’obbiettivo da raggiungere in questo campo è certamente quello di diffondere la cultura di queste buone pratiche per l’infiltrazione delle acque di pioggia, mediante da una parte l’intensificazione di pavimentazioni permeabili e tetti verdi, specie per le nuove edificazioni e dall’altra l’applicazione delle altre soluzioni descritte, cercando ad esempio di sviluppare la presenza di trincee e canali filtranti. In aggiunta a quanto già detto si vuole precisare l’importanza della sensibilizzazione su queste tipologie di interventi, che attualmente non sono contemplate dalla pianificazione prevista dagli ATO presenti sul territorio del Bacino d’interesse. I campi di applicazione delle soluzioni progettuali sopra descritte sono: a) pavimentazioni permeabili: per nuove urbanizzazioni, per interventi di ampliamento o manutenzione in sostituzione di vecchie pavimentazioni impermeabili; indicate per parcheggi, aree pedonali e ciclabili, viali residenziali; b) tetti verdi: per nuove costruzioni e per edifici esistenti (in funzione della tipologia di copertura e al carico massimo sopportabile dalla struttura); c) trincee filtranti: adatte in zone sia commerciali che residenziali a medio-alta densità, in cui l’area drenata sia inferiore a 2 ha e il tipo di suolo presente sia abbastanza permeabile da garantire una sufficiente velocità di infiltrazione; d) canali filtranti: adatti a strade e parcheggi; Pagina 36 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE e) strisce filtranti: impiegate solo nel caso di piccole superfici drenate o in abbinamento con altre tecniche, ad esempio come pretrattamento per aree di ritenzione vegetata o trincee filtranti. Stima del costo delle lavorazioni: Di seguito si riporta una stima di massima dei costi relativi alla realizzazione delle soluzioni sopra esposte. a) pavimentazioni permeabili: 150-200 €/m2; b) tetti verdi: 140 €/m2; c) trincee e canali filtranti: 100-200 €/ml; d) strisce filtranti: 15-20 €/m. 3.1.5 Vasche di prima pioggia Definizione problema: L’inquinamento associato alle acque di scorrimento superficiale di aree urbanizzate è una delle principali cause di alterazione della qualità dei corpi ricettori. Infatti, nelle aree urbane le acque meteoriche dilavano un miscuglio eterogeneo di sostanze disciolte, colloidali e sospese. La necessità di avviare al trattamento le acque di prima pioggia richiede la predisposizione di opportuni volumi di immagazzinamento, vasche di prima pioggia, che consentano di immagazzinare tali acque onde rispettare le ridotte portate che caratterizzano normalmente gli impianti di depurazione. Soluzione: Le vasche di prima pioggia, più che un sistema di trattamento vero e proprio delle acque meteoriche, costituiscono un comparto di accumulo e pre-trattamento della frazione più inquinata delle acque di pioggia, con la possibilità alla fine dell’evento di inviarle verso trattamenti successivi oppure in fognatura nera o mista (se la potenzialità del depuratore a valle lo consente). All’interno delle vasche, le acque meteoriche subiscono per lo più un processo di sedimentazione dei solidi sospesi. Le vasche di prima pioggia sono realizzate mediante serbatoi interrati in cemento armato e sono idonee al volume di acque meteoriche corrispondente alle acque di prima pioggia, con possibilità di svuotamento differito nella rete di fognatura o di invio al trattamento successivo mediante sistema di pompaggio incorporato (Figura 13). Tali manufatti devono rispettare le seguenti prescrizioni minime: capacità di accumulo fino al volume calcolato per le acque di prima pioggia; sfioro continuo e indisturbato delle acque di seconda pioggia che possono essere direttamente inviate al corpo ricettore; svuotamento in fognatura entro 48 - 72 ore dalla fine della precipitazione, mediante pompaggio o a gravità, oppure invio al trattamento e successivamente al corpo idrico ricettore. Pagina 37 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Figura 13 – Tipologico vasche di prima pioggia Nel caso di manufatti in c.a., all’ingresso della vasca una particolare valvola o paratoia ha il compito di impedire, una volta stoccate le acque di prima pioggia, l’immissione di ulteriori portate, così da evitare il mescolamento tra di esse. E’ necessario realizzare un pozzetto selezionatore, a monte della vasca di accumulo, che abbia la funzione di convogliare le acque di prima pioggia nella vasca di accumulo e, in seguito, le rimanenti direttamente nel recapito finale. Dopo un certo tempo dalla fine dell’evento meteorico, le acque di prima pioggia sono rilanciate, con portata controllata e utilizzando elettropompe sommerse, alla fognatura o alla sezione di trattamento. Vantaggi: possibilità di installazione interrata; facilità di accesso per la manutenzione; semplicità di realizzazione e installazione. Svantaggi: bassa rimozione degli inquinanti (devono essere considerati semplici pre-trattamenti delle acque di prima pioggia); non effettuano laminazione delle punte idrauliche; Pagina 38 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE richiedono periodiche operazioni di smaltimento dei sedimenti; intervenendo diffusamente con vasche di prima pioggia e pompando in fognatura si rischia di dover rivedere le potenzialità dei depuratori consortili. Aspetti manutentivi: devono essere garantiti adeguati accessi per l’ispezione e la pulizia; ispezioni e pulizie degli ingressi in occasione di ogni evento piovoso significativo (a meno di non aver installato dispositivi per la pulizia automatica, da prevedersi per le vasche più grandi); rimozione periodica dei materiali accumulati (sedimenti, materiale grossolano) e smaltimento appropriato; manutenzione delle componenti elettromeccaniche installate. Stato dell’arte, evoluzione attesa ed ambiti di applicazione: Tra tutte le soluzioni finalizzate all’alleggerimento della rete fognaria, certamente quella di realizzare delle vasche di prima pioggia è una delle tecniche più diffuse all’interno del Bacino Settentrionale del Lambro. Sono infatti ampliamente diffuse nelle nuove edificazioni industriali, specie quelle che prevedono grandi superfici impermeabili; tuttavia l’obbiettivo è quello di incrementare la loro presenza in tutte quelle aree attualmente libere, all’interno di un contesto urbano ed in prossimità di un corpo ricettore. A ciò si aggiunge l’importanza di sensibilizzazione su queste tipologia di intervento, attualmente non contemplata dalla pianificazione prevista dagli ATO presenti sul territorio del Bacino d’interesse. Le vasche devono essere realizzate laddove occorra accumulare le acque di prima pioggia e di lavaggio provenienti da superfici scolanti di pertinenza di edifici ed installazioni in cui si svolgono le seguenti attività: industrie petrolifere, chimiche, metallurgiche, siderurgiche, conciarie, conserviere, centrali di betonaggio, aree intermodali, rottamai, autodemolizioni, isole ecologiche, distributori ecc. Stima del costo delle lavorazioni: il costo delle vasche di prima pioggia va dai 10.000 ai 40.000 €. 3.2 Limitazione carichi concentrati Un’altra problematica presente nell’ambito del governo delle acque è quella relativa alla presenza dei carichi concentrati che disturbano la qualità. Per far fronte a questa necessità di seguito si analizzano le diverse soluzioni progettuali riconducibili a tale problematica e per ciascuna si riporta una spiegazione in merito alla reale utilità, in funzione dello stato attuale dell’ambiente di interesse. Pagina 39 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE 3.2.1 Rimozione scarichi abusivi Definizione problema: Una delle cause da imputare alla scarsa qualità del corpi idrici è da ricercare nell’esistenza di numerosi scarichi di reflui urbani o industriali diretti. L’esistenza di scarichi diretti nei corsi d’acqua superficiali è infatti uno dei problemi più difficili da gestire a causa per lo più della scarsa informazione in merito spesso sia alla loro presenza che alla loro specifica ubicazione. Soluzione: Risulta pertanto necessario ed indispensabile che gli enti competenti in materia si attivino per uno studio sistematico e approfondito sulla presenza e la precisa ubicazione di tutti gli scarichi abusivi distribuiti su tutto il territorio, in modo da intervenire seguendo due linee d’azione. - FASE 1: censire tutti gli scarichi presenti lungo un Bacino d’interesse o lungo il corso d’acqua; - FASE 2: verificare per ogni singolo scarico la presenza o meno di una autorizzazione in vigore. Qualora l’autorizzazione non fosse più valida si dovrà procedere alla dismissione dello scarico abusivo e al suo allacciamento in rete. Per quegli scarichi dotati di autorizzazione valida invece, si potrà procedere con la rilevazione dello stato di qualità delle acque scaricate, per mezzo di misurazioni di campo; qualora poi queste non dovessero restituire dei valori entro i parametri di legge, si dovrà intervenire o allacciando lo scarico alla rete fognaria oppure dotando lo scarico di un sistema di pretrattamento. Sarebbe poi utile predisporre delle campagne di monitoraggio regolari per poter tenere sotto controllo il buon funzionamento di tutti quegli scarichi ancora attivi. Stato dell’arte, evoluzione attesa ed ambiti di applicazione: In realtà la Regione Lombardia, in collaborazione con l’ARPA, gli ATO, le Province, i Comuni, i Consorzi di Bonifica, i Consorzi di irrigazione e i Consorzi di regolazione dei laghi, in attuazione delle previsioni dell’art. 46 l.r. 26/2003, organizza ed aggiorna, attraverso l’ORS, le conoscenze relative alle pressioni antropiche incidenti sullo stato quantitativo e qualitativo dei corpi idrici, servendosi delle banche dati del catasto degli scarichi di acque reflue. Inoltre costituiscono strumenti di attuazione del piano di gestione i regolamenti regionali previsti dagli articoli 52, comma 1, e 53, comma 1, della l.r. 26/2003 e in particolare il Regolamento per gli scarichi di acque reflue e di prima pioggia. Oltre a ciò il SIRE Acque (Sistema Informativo Regionale Acque) archivia i dati dell’intero ciclo di analisi delle acque (superficiali, sotterranee, minerali, reflue, ecc.) dall’accettazione dei campioni, alla esecuzione delle analisi di laboratorio con l’elenco degli esami da eseguire, alla refertazione finale dei risultati analitici. SIRE Acque è anche il catasto degli scarichi delle acque reflue in Lombardia. Il PTUA poi parla nell’art. 45 delle NTA degli scarichi di acque reflue urbane, richiamando quanto segue: Pagina 40 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE 1. La Regione Lombardia, con il Regolamento regionale per gli scarichi di acque reflue e di prima pioggia, definisce, per il raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale dei corpi idrici significativi superficiali, limiti di emissione per gli impianti di trattamento delle acque reflue più restrittivi di quelli previsti dalla tabella 1 dell’allegato 5 del d.lgs. 152/99, sulla base di quanto proposto nel cap.8.2.1 della Relazione generale. 2. Il Regolamento regionale per gli scarichi di acque reflue e di prima pioggia disciplina inoltre: - i trattamenti appropriati a cui devono essere sottoposti, ai sensi dell’articolo 31, comma 2, del d.lgs. 152/99, gli scarichi provenienti da agglomerati con meno di 2.000 abitanti equivalenti; - i trattamenti cui devono essere sottoposti gli scarichi di cui al comma 1, ai sensi dell’articolo 29, comma 1, lett. c), del d.lgs. 152/99, nel caso di recapito sul suolo o negli strati superficiali del sottosuolo. E nell’art. 46 delle NTA il PTUA menziona gli scarichi di acque reflue industriali: 1. nell’Appendice H sono individuate, in ordine ai bacini dei corpi idrici significativi, le sostanze pericolose oggetto di monitoraggio che hanno evidenziato un superamento dei limiti di concentrazione obiettivo, fissati per l’anno 2008 dal Decreto del Ministero dell’Ambiente e del Territorio n. 367/2003. Le autorità competenti al rilascio dell’autorizzazione allo scarico valutano la necessità di fissare limiti di emissione più restrittivi per le sostanze indicate, tenuto conto della possibile origine naturale o industriale di tali sostanze. Nonostante quanto sopra specificato, fino ad oggi non risultano dati sulla presenza ed ubicazione degli scarichi concentrati lungo l’asta dei corsi d’acqua, almeno tra quello che dichiarano gli ATO delle province di Como e Lecco. Per ciò che riguarda l’area attinente al Bacino Settentrionale del Lambro, il Parco della Valle del Lambro ha eseguito una campagna di indagine nel 2011, su delega dell’ARPA, per censire gli scarichi presenti sul reticolo principale e secondario del fiume. Il censimento prevedeva di rilevare per ogni scarico: l’ubicazione precisa, la tipologia, le dimensioni, la tipologia di refluo transitante ed eventuali altre note di rilievo. Nonostante quanto detto l’obbiettivo da raggiungere rimane una maggiore attenzione al problema da parte degli ATO, i quali per il momento non sembrano occuparsi della segnalazione o dell’esistenza di scarichi abusivi gravanti nelle loro aree di competenza. Stima del costo delle lavorazioni: Il costo della rimozione di uno scarico abusivo è di circa 100 €. Pagina 41 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE 3.2.2 Rimozione sfioratori obsoleti e non controllati Definizione problema: Un discorso simile rispetto a quello degli scarichi abusivi può essere fatto per la presenza degli sfioratori obsoleti e non controllati, i quali contribuiscono a peggiorare lo stato di qualità dei corpi idrici. Soluzione: Risulta pertanto necessario ed indispensabile che gli enti competenti in materia si attivino per uno studio sistematico e approfondito sulla presenza e la precisa ubicazione di tutti gli sfioratori obsoleti e non controllati su tutto il territorio, in modo da intervenire seguendo delle linee d’azione molto simili a quelle viste per gli scarichi abusivi. In aggiunta alle quali si potrà pensare, per quei casi in cui lo sfioro verrà mantenuto, di dotare il manufatto di apposita griglia per trattenere almeno il materiale grossolano scaricato, riducendo così l’impatto sullo stato di qualità del ricettore finale e di installare delle paratoie di regolazione delle portate sfiorate nei casi di adeguamenti delle reti. Stato dell’arte, evoluzione attesa ed ambiti di applicazione: Per lo stato dell’arte, l’evoluzione attesa e gli ambiti di applicazione riferiti agli sfioratori presenti sul Bacino Settentrionale del Lambro, vale quanto detto per gli scarichi abusivi. In aggiunta a ciò si deve menzionale l’esistenza di un supporto informatico SIRIO (Servizi Idrici Regionali Integrati per l’Osservatorio), che non è altro che un database georeferenziato in costante evoluzione, predisposto da Regione Lombardia, utilizzato dalle Autorità d’Ambito, tra cui quella della Provincia di Como, per la gestione dei dati relativi delle infrastrutture idriche. Il SIRIO è nato con l’intento di Regione Lombardia di raccogliere in forma omogenea su tutto il territorio regionale delle informazioni occorrenti ai fini della predisposizione del Programma di Tutela e Uso delle Acque e per le finalità indicate dalla Legge Galli. La mappatura delle infrastrutture del Servizio Idrico Integrato ha così permesso di rilevare sia le informazioni anagrafiche che quelle relative ai dati geometrici delle stesse. Le schede utilizzate, in particolare per la rete fognaria, prevedevano l’acquisizione di dati anagrafici (codifica, denominazione, ecc…), dati tecnici (dimensioni caratteristiche, potenzialità, trattamenti, ecc…) e dati gestionali (personale, costi, mutui) relativi a: reti, impianti di sollevamento, sfioratori, recapiti (es. denominazioni, consumi, costi di gestione, entrate, mutui, popolazione servita, recapito finale, impianti di sollevamento, ecc..). Per il caso specifico del Bacino d’interesse, risulta che: nella Provincia di Como ci siano circa 602 sfioratori, per i quali è stata prevista per ciascuno l’installazione di una paratoia di regolazione delle portate da inviare alla depurazione; nella Provincia di Lecco ci siano circa 329 sfioratori, per i quali però non esistono informazioni in merito al dimensionamento e alla funzionalità. Pagina 42 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Rispetto a quanto premesso l’obbiettivo da raggiungere segue il criterio già dichiarato nel Piano d’ambito della Provincia di Lecco, che consiste nell’imporre sempre la separazione della rete a monte dello sfioratore o in alternativa la ristrutturazione della rete a valle e quindi la dismissione dello scaricatore in tutti i casi in cui questo è ubicato su reti a servizio di un numero di abitanti inferiore a 1000 AE; nel caso in cui la rimozione dello sfioratore non dovesse essere possibile si potrebbe pensare di installare una paratoia di regolazione seguendo quanto preventivato nel Piano d’Ambito della Provincia di Como. Stima del costo delle lavorazioni: La stima prevista per l’installazione di un organo di regolazione si aggira all’incirca attorno i 3.000 €/impianto (come preventivo dichiarato dal P.d.A. Provincia di Como). 3.2.3 Creazione di ecosistemi filtro su sfioratori Definizione problema: Non sempre è possibile rimuovere, così come dichiarato nel paragrafo precedente, colettando alla rete fognaria uno sfioratore esistente, in certi casi è infatti d’obbligo mantenere il manufatto con il rischio di mettere in crisi lo stato di qualità delle acque del ricettore. Tra i problemi comuni dovuti alla presenza di uno sfioratore su rete mista ci sono: i problemi igienicosanitari; il peggioramento della qualità delle acque dei corpi idrici recettori e l’aumento del rischio idraulico. Soluzione: La soluzione di più facile applicazione e maggiormente diffusa consiste nel creare delle aree di fitodepurazione in corrispondenza dei punti critici di sfioro. Dove con il termine “fitodepurazione” si intende un insieme di tecniche e soluzioni usate per il trattamento delle acque di scarico ed il controllo dell’inquinamento diffuso, basate essenzialmente sui processi biologici propri delle cosiddette “zone umide” e note ormai da molto tempo nel mondo scientifico internazionale con il termine “Constructed Wetland”, cioè “Zone Umide Costruite. Le diverse tecniche possibili sono le seguenti: a) sistemi umidi a flusso libero; b) sistemi a flusso sommerso orizzontale; c) sistemi a flusso sommerso verticale. a) Sistemi umidi a flusso libero (free water sistem FWS) I sistemi FWS consistono in vasche o canali dove la superficie dell’acqua è esposta all’atmosfera ed il suolo, costantemente sommerso, costituisce il supporto per le radici delle piante emergenti; anche in questi sistemi il flusso è orizzontale e l’altezza delle vasche generalmente è limitata a poche decine di centimetri, con un battente idrico tipicamente compreso tra 0,3 e 0,6 m (Figura 14). In questi sistemi i meccanismi di abbattimento riproducono esattamente tutti i fattori in gioco nel potere autodepurativo delle zone umide Pagina 43 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE naturali per la rimozione di organismi patogeni, BOD, COD, solidi sospesi e sostanze nutrienti, nonché metalli pesanti e altri micro inquinanti. Se correttamente dimensionate, si ritiene che queste strutture siano in grado di rimuovere circa l’80% dei TSS e circa il 70% del Coliformi fecali. Figura 14 – Rappresentazione schematica di un sistema a flusso libero Le piante maggiormente utilizzate nei sistemi FWS sono tipiche specie paludose come Scirpus sp., Eleocharis sp., Cyperus sp., Juncus sp., Phragmites australis, Phalaris arundinacea, Glyceria maxima e Typha sp. La maggior parte degli impianti utilizza specie singole o in combinazione con specie sommerse, che permettono la presenza di specchi d’acqua liberi. Queste zone garantiscono una maggiore aerazione del refluo consentendo una maggiore rimozione dell’azoto incrementando la nitrificazione. Tra i sistemi a flusso superficiale più utilizzati figurano i sistemi a Lemna costituiti da bacini di accumulo la cui superficie è totalmente coperta da un manto di lemna che induce svariati fenomeni tra cui la riduzione e prevenzione della crescita algale, la stabilizzazione del pH, il miglioramento del processo di sedimentazione ed il consumo di sostanze nutrienti; questa tipologia di trattamento è considerata una tecnica di fitodepurazione con macrofite galleggianti. La lemna o lenticchia d’acqua (genericamente rappresentata da più specie: Lemna sp., Spirodela sp. e Wolffia sp.) è la più piccola e semplice pianta galleggiante utilizzata per il trattamento di depurazione di reflui (Figura 15). Pagina 44 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Figura 15 – Lemma Il ricorso ai sistemi a lemna presuppone una valutazione preventiva delle problematiche di gestione della biomassa vegetale di supero, dal momento che la lemna ha un rapidissimo sviluppo e deve quindi essere periodicamente rimossa. Sono inoltre auspicabili le combinazioni tra impianti di trattamento delle acque e impianti per la produzione di energia da biomasse (per combustione e cogenerazione oppure per formazione di biogas in reattori anaerobici). Vantaggi si inseriscono piacevolmente nel paesaggio e non determinano impatti ambientali rilevanti; permettono di riqualificare aree periferiche, spesso degradate e di ricostituire preziosi ecosistemi umidi; richiedono una gestione semplice ed economica; permettono di depurare le acque e restituirle subito alla circolazione naturale; possono funzionare anche da vasche volano o integrarsi bene con esse. Svantaggi occupano superfici ampie e quindi applicabile solo in contesti territoriali idonei; necessità di un flusso minimo per il mantenimento vitale del sistema (suoli troppo permeabili richiederebbero una impermeabilizzazione); necessità di controllo sulla quantità di sedimenti depositata. Aspetti manutentivi rimozione periodica dei solidi grossolani e degli oli intrappolati dall’apposito manufatto di alimentazione; Pagina 45 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE controllo dell’accumulo di sedimenti ed eventuale rimozione periodica (il sistema di regolazione finale e il design del sistema possono prevedere comunque la possibilità di regolare i livelli mantenendo in tal modo le volumetrie di progetto); rimozione periodica della vegetazione infestante; decespugliamento delle essenze con rimozione dei culmi di canna sulla superficie del canale vegetato, con attrezzatura meccanica e manuale e pulizia dai residui della vegetazione: 1 volta ogni 3 anni; pulizia e taglio delle specie erbacee presenti sulle sponde: minimo 1 volta l’anno; eventuale rinfoltimento della vegetazione, in modo da mantenere almeno il 50% di copertura vegetale nelle varie zone. b) Sistemi a flusso sommerso orizzontale (horizontal flow HF) I sistemi a flusso sommerso orizzontale HF sono costituiti da vasche opportunamente impermeabilizzate, che vengono riempite di materiale inerte con granulometria prescelta (es. ghiaie), in cui si fanno sviluppare le radici delle macrofite emergenti (comunemente utilizzata la Phragmites australis). Il flusso di acqua è mantenuto costantemente al di sotto della superficie da uno speciale dispositivo, venendo così a creare un ambiente prevalentemente anossico, ricco tuttavia di micrositi aerobici sulle radici delle piante. E’ proprio questa varietà delle condizioni redox del sistema a renderlo estremamente elastico, versatile ed efficiente a fronte di diverse tipologie di reflui da trattare e di variazioni del contenuto inquinante. Durante il passaggio dei reflui, attraverso il materiale di riempimento e la rizosfera delle macrofite (che costituiscono un sistema a biomassa adesa), la materia organica viene decomposta dall’azione microbica e l’azoto viene denitrificato, ciò accade se siamo in presenza di sufficiente contenuto organico: il fosforo ed i metalli pesanti vengono fissati per adsorbimento sul materiale di riempimento. I contributi della vegetazione al processo depurativo possono essere ricondotti sia allo sviluppo di una efficiente popolazione microbica aerobica nella rizosfera sia all’azione di pompaggio di ossigeno atmosferico dalla parte emersa all’apparato radicale e quindi alla porzione di suolo circostante, con conseguente migliore ossidazione del refluo e creazione di una alternanza di zone aerobiche, anossiche ed anaerobiche, con conseguente sviluppo di diverse famiglie di microrganismi specializzati e scomparsa pressoché totale dei patogeni, particolarmente sensibili ai rapidi cambiamenti nel tenore di ossigeno disciolto. I sistemi a flusso sommerso orizzontale assicurano una maggiore protezione termica dei liquami nella stagione invernale, specie nel caso che si possano prevedere frequenti periodi di copertura nevosa. Pagina 46 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Figura 16 – Rappresentazione schematica di un sistema a flusso sommerso orizzontale Vantaggi compattezza dell’intervento; buone rese depurative; scarsa manutenzione. Svantaggi bassa capacità di laminazione (a meno di non incrementare il volumi invasato aumentando la sponda libera: in ogni caso velocità di scorrimento troppo elevate potrebbero danneggiare le essenze vegetali); possibilità di fuga delle sostanze oleose in caso di eventi piovosi particolarmente intensi (a meno di non installare in testa uno scolmatore delle acque di prima pioggia seguito da un degrassatore). Manutenzione rimozione periodica dei solidi grossolani e degli olii intrappolati dall’apposito manufatto di alimentazione; decespugliamento delle essenze alla base con rimozione della biomassa dalla superficie del canale vegetato, con attrezzatura meccanica e manuale: 1 volta ogni 2 anni; pulizia e taglio delle specie erbacee presenti sulle sponde: minimo 1 volta l’anno. c) Sistemi a flusso sommerso verticale (vertical flow VF) La configurazione di questi sistemi è del tutto simile a quelli appena descritti. La differenza consiste nel fatto che il refluo da trattare scorre verticalmente nel medium di riempimento (percolazione) e viene immesso nelle vasche con carico alternato discontinuo (Figura 17), mentre nei sistemi HF si ha un flusso a pistone, con alimentazione continua (approssimabile a un reattore “plug-flow”). Questa metodologia con flusso intermittente (reattori “batch”) viene spesso configurata su più vasche in parallelo, che funzionano a flusso alternato, in modo da poter regolare i tempi di riossigenazione del letto variando frequenza e Pagina 47 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE quantità del carico idraulico in ingresso, mediante l’adozione di pompe o di dispositivi a sifone autoadescante, opportunamente dimensionati. Le essenze impiegate sono le stesse dei sistemi a flusso orizzontale (macrofite radicate emergenti). Il medium di riempimento si differenzia, invece, dai sistemi a flusso orizzontale in quanto si devono utilizzare granulometrie più fini, che permettono una lenta percolazione delle acque e quindi una distribuzione quanto più omogeneamente possibile su tutta la superficie del letto. Le sabbie grossolane hanno una adeguata conducibilità idraulica per una lenta filtrazione verticale e offrono, inoltre, un più vantaggioso rapporto tra volume occupato e superficie totale disponibile per la biomassa adesa in confronto ai sistemi HF. I tempi di ritenzione idraulici nei sistemi a flusso verticale sono abbastanza brevi: la sabbia diminuisce la velocità del flusso, ciò favorisce sia una parziale denitrificazione che l’adsorbimento del fosforo da parte della massa filtrante. I fenomeni di intasamento superficiale, dovuti al continuo apporto di solidi sospesi e di materia organica, sono auspicati per un primo periodo, in quanto favoriscono la diffusione omogenea dei reflui su tutta la superficie del letto, mentre devono essere tenuti sotto controllo nel lungo periodo onde evitare formazioni stagnanti nel sistema ed una drastica diminuzione delle capacità ossidative del sistema (e quindi, ad esempio, delle rese di nitrificazione). Le esperienze estere, su tali sistemi, mostrano comunque che non si rilevano fenomeni di intasamento quando si utilizza una alimentazione discontinua inferiore al carico idraulico massimo del sistema con frequenza costante e quando si ha un adeguato sviluppo della vegetazione (l’azione del vento provoca, infatti, sommovimenti della sabbia nella zona delle radici ed intorno al fusto, contrastando i fenomeni occlusivi). Figura 17 – Rappresentazione schematica di un sistema a flusso sommerso verticale Vantaggi, Svantaggi e Manutenzioni: analoghi a quanto detto per il sistema a flusso orizzontale. Stato dell’arte, evoluzione attesa ed ambiti di applicazione: L’applicazione di questi sistemi naturali costruiti (Constructed Wetlands) per il trattamento delle acque reflue rappresenta ormai una scelta ampiamente diffusa nella maggior parte del mondo. Le diverse tecniche di fitodepurazione si stanno diffondendo anche all’interno del Bacino di riferimento del Lambro Settentrionale. Pagina 48 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE L’obbiettivo da raggiungere è quello di far diffondere maggiormente tale tipologia impiantistica in quanto soluzione ideale per soddisfare l’esigenza, da un lato, di garantire una maggiore copertura del servizio depurativo, dall’altro di adeguare gli impianti esistenti per il raggiungimento dei nuovi obiettivi attraverso sistemi che non comportino oneri di investimento e di gestione elevati. In questa prospettiva, i sistemi di depurazione naturale, sia per il trattamento secondario che terziario (finissaggio) dei reflui, rappresentano delle valide soluzioni impiantistiche capaci di ottime rese depurative (soprattutto per parametri quali COD, BOD5, solidi sospesi e Azoto), con impatto ambientale e consumo energetico nettamente ridotti rispetto ad altri sistemi depurativi. I campi di applicazione delle diverse soluzioni tecniche sono: a) sistemi umidi a flusso libero: indicati per il trattamento di acque di pioggia urbane, ma sconsigliati in aree ad alta densità abitativa a causa dell’ampio territorio occupato; b) sistemi a flusso sommerso orizzontale: ottimali per utenze medie, quando si vuole ottenere alti abbattimenti di carico organico, solidi sospesi e carica batterica, ma non è richiesto un abbattimento spinto delle sostanze azotate; c) sistemi a flusso sommerso verticale: ottimale per interventi su piccole utenze turistiche con presenze oscillanti, quando è richiesta una efficace riduzione dell’azoto ammoniacale, oltre al carico organico e solidi sospesi; oppure per i climi rigidi, quando i processi biologici tipici dei sistemi a flusso orizzontale sono fortemente rallentati. Stima del costo delle lavorazioni: La fitodepurazione non costa più di altri sistemi o impianti a parità di abitanti serviti; infatti è ampiamente dimostrato che a parità di abitanti serviti e resa depurativa la fitodepurazione non ha rivali anche a livello di costi di realizzazione. In più i costi di gestione e manutenzione sono pressoché nulli o irrisori; dal momento che, fatta eccezione per la vuotatura periodica dei pretrattamenti, peraltro necessaria per tutti i sistemi di depurazione, la fitodepurazione non ha bisogno di costi di gestione sensibili, poiché di per sé sprovvista di motori o parti elettromeccaniche (e quindi non sono neanche necessari interventi di manutenzione specializzata). Solo gli impianti a flusso subsuperficiale verticale, per i quali è necessario un apporto discontinuo del refluo, si contabilizzano costi legati all’utilizzo di pompe di rilancio. Per questa stessa ragione, se possibile, è auspicabile l’impiego di impianti a flusso subsuperficiale orizzontale, nei quali sono assenti energia aggiunta, apparecchiature nonché tecnologie complesse. 3.2.4 Sistemi compatti di trattamento Definizione problema: Spesso le portate destinate agli impianti di depurazione sono di gran lunga superiori rispetto ai parametri di progetto con cui sono stati dimensionati gli stessi impianti; tale situazione dipende Pagina 49 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE dal fatto che oltre alle portate reflue normalmente convogliate agli impianti, un grosso contributo è dovuto anche alle acque meteoriche che attraversano aree impermeabili dei centri urbani. Tuttavia per la diversa natura di queste acque non sarebbe necessario sottoporle indistintamente al ciclo depurativo tipico di un impianto di depurazione standard. Soluzione: Una soluzione sarebbe quella di cercare di separare le acque di pioggia da quelle reflue e trattarle indistintamente. Le acque meteoriche infatti rappresentano una fonte rinnovabile e locale e richiedono trattamenti semplici ed economici per un loro utilizzo in campi in cui è richiesta un’acqua di minor pregio. In generale, gli impieghi che si prestano al riutilizzo delle acque meteoriche riguardano usi esterni, come: l’irrigazione di aree a verde, prati, giardini, orti; il lavaggio di aree pavimentate (strade, piazzali, parcheggi); il lavaggio di autovetture; usi tecnologici (ad esempio acque di raffreddamento); alimentazione di vasche antincendio. e usi interni agli organismi edilizi, come: l’alimentazione delle cassette di risciacquo dei WC; l’alimentazione di lavatrici; usi tecnologici relativi, come ad esempio sistemi di climatizzazione passiva/attiva. Da un punto di vista impiantistico un intervento di recupero di acque meteoriche è costituito da una rete di raccolta, adduzione e successiva distribuzione delle acque recuperate, da un sistema di trattamento adeguato delle acque raccolte, da un serbatoio di accumulo e infine da un sistema di pompaggio per il riuso. Le acque meteoriche richiedono un trattamento adeguato che dipende prevalentemente dalla destinazione d’uso del loro riutilizzo, in funzione del quale vengono definiti gli obiettivi depurativi, ma anche dalla durata del periodo di tempo secco antecedente all’evento piovoso: è proprio durante tale periodo, infatti, che si verifica il deposito di materiali solidi e di inquinanti sulle superfici impermeabilizzate che vengono dilavate dalle acque meteoriche. Di seguito si riportano le diverse tecnologie possibili: a) impianti per acque meteoriche dei tetti; b) filtri a sabbia sotterranei; c) separatore olii e grassi. Pagina 50 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE a) Impianti per acque meteoriche dei tetti Nei casi più comuni per il trattamento delle acque meteoriche dei tetti è sufficiente un’efficace azione di filtrazione; al filtro viene principalmente richiesto di trattenere il materiale che, sedimentando nel serbatoio, porterebbe ad un deterioramento della qualità dell’acqua e al rischio di intasamento delle condotte e del sistema di pompaggio. Per un maggior dettaglio sulle componenti dell’impianto si rimanda all’appendice. Un impianto per il riutilizzo dell’acqua meteorica proveniente dai tetti è costituito essenzialmente dai seguenti elementi: Sistema di raccolta: composto da superficie di raccolta, converse, canali di gronda, bocchettoni, pluviali, pozzetti di drenaggio, caditoie, tubazioni di raccordo; Filtro; Serbatoio di accumulo con scarico di troppo pieno; Pompa; Sistema di distribuzione (dotato di sistema di reintegro con acqua potabile). Per un maggior dettaglio sulle componenti dell’impianto si rimanda all’appendice. Manutenzione il serbatoio deve essere ispezionato almeno quattro volte all’anno, solo da asciutto, così come dopo ogni evento di pioggia superiore ad 1 centimetro; lo smaltimento di detriti, rifiuti, sedimenti e altri materiali di scarto rimossi, dovrebbero essere destinati ad un idoneo smaltimento o a siti di riciclaggio. Vantaggio non si sovraccarica la rete fognaria; l’impianto di stoccaggio può in alternativa essere esterno e diventare un elemento d’arredo per giardino (Figura 18). Svantaggio per il serbatoio è richiesto dello spazio per la sua realizzazione, non sempre compatibile in zone densamente urbanizzate. Pagina 51 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Figura 18 – Tipologici di cisterne esterne b) Filtri a sabbia sotterranei Questi sistemi risultano applicabili in aree densamente urbanizzate, dove manca lo spazio per altre tecniche di trattamento. Possono essere inseriti lungo il margine di una superficie impermeabile, come ad esempio un parcheggio. Si tratta di filtri a sabbia a tre camere; la prima camera assolve la funzione di pretrattamento per la rimozione dei sedimenti; in essa è presente un livello d’acqua permanente (Figura 19). Tra la camera di sedimentazione e quella di filtrazione viene inserito un diaframma per proteggere il filtro da oli e altri materiali di rifiuto. Il letto filtrante ha una profondità variabile tra 45 e 60 cm; per limitarne l’intasamento è opportuno prevedere uno strato protettivo di ghiaia o di materiale geotessile permeabile. Questa camera è dotata di accessi per la manutenzione e di un sistema di tubazioni di drenaggio, che raccoglie le acque filtrate. I volumi superiori a quelli di progetto del filtro vengono deviati nella camera di overflow. Poiché si tratta di una struttura sotterranea, devono essere effettuate frequenti ispezioni e manutenzione. L’applicazione di questi sistemi è sconsigliata in zone in cui le acque di scolo contengano un elevato tenore di sedimenti; la superficie massima drenata deve essere inferiore a 2 ha, con un’area impermeabile minore di 0,5 ha. Pagina 52 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Figura 19 – Tipologico di filtro a sabbia Vantaggi inseribili in contesti in cui vi sia mancanza di spazi liberi superficiali; elevata capacità di rimozione degli inquinanti; Svantaggi richiedono un’elevata manutenzione, altrimenti è frequente il rischio di intasamenti; possono generare cattivi odori. Manutenzione monitoraggio del livello idrico; pulizia della camera di sedimentazione, quando l’altezza dei sedimenti supera i 30 cm; rimozione degli oli e delle sostanze flottanti; manutenzione del letto filtrante quando intasato. c) Separatore olii e grassi I separatori a gravità sono progettati per rimuovere per sedimentazione dalle acque meteoriche: sabbie, sedimenti pesanti, oli e grassi, materiale flottante. Generalmente sono impiegati come pretrattamento in aree densamente urbanizzate con spazi limitati a disposizione, come ad esempio aree di sosta, stazioni di rifornimento o comunque luoghi caratterizzati da un’elevata presenza di veicoli. L’area drenata deve essere inferiore a 2 ha. Il separatore è un manufatto in cemento armato contenente un livello d’acqua permanente ed è costituito tipicamente da una camera d’ingresso, da una di accumulo, da una camera di Pagina 53 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE by-pass e da un accesso per consentire le operazioni di manutenzione. Nella prima camera vengono rimossi i sedimenti più pesanti. Il flusso passa, quindi, per gravità nel comparto di separazione e accumulo, dove si verifica un ulteriore processo di sedimentazione dei solidi sospesi e la rimozione di oli e grassi, che vengono stoccati in una zona dedicata. L’acqua chiarificata raggiunge infine la camera di uscita e viene scaricata. Il funzionamento di questi disoleatori si basa sul differente peso specifico dei composti oleosi rispetto all’acqua e non consente la rimozione di altri inquinanti come solventi o detergenti. La disoleazione viene normalmente ottenuta riducendo la velocità dell’influente e predisponendo una zona di calma nella quale le sostanze presenti, caratterizzate da un peso specifico minore di quello dell’acqua, risalgono per galleggiamento. Il funzionamento dei disoleatori può essere quindi ricondotto ai principi della sedimentazione a gravità: questi si comportano, infatti, come vasche di sedimentazione nelle quali le particelle oleose anziché sedimentare sul fondo, flottano in superficie. In alcuni casi possono essere previsti anche degrassatori con filtri a coalescenza, capaci di rimuovere maggiormente i solidi con minore volume utile richiesto. Nella camera di separazione sono presenti tre distinti volumi di accumulo: un volume per l’accumulo degli oli, nella parte superiore; un volume per l’accumulo dei solidi sedimentati sul fondo; una parte dimensionata per ottenere un tempo di detenzione adeguato. Vantaggi salvaguardia dei trattamenti successivi; essendo sotto la superficie del terreno, non danno luogo a problemi di inserimento paesaggistico e i rischi legati alla sicurezza pubblica sono bassi; facilità di accesso per la manutenzione; semplicità di realizzazione e installazione Svantaggi bassa rimozione degli inquinanti (devono essere considerati semplici pre-trattamenti delle acque di prima pioggia); non effettuano laminazione delle punte idrauliche; necessitano di frequente manutenzione, per evitare risospensione e trasporto dei sedimenti accumulati in occasione di eventi di precipitazione intensa; richiedono periodiche operazioni di smaltimento dei sedimenti, degli oli e dei grassi trattenuti; non rimuovono oli disciolti o emulsionati come refrigeranti, lubrificanti solubili, glicoli e alcool; non adatti per aree drenate particolarmente grandi. Pagina 54 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Manutenzione devono essere garantiti adeguati accessi per l’ispezione e la pulizia delle tre camere; se necessaria rimozione manuale dei materiali deposti; ispezioni e pulizie degli ingressi in occasione di ogni evento piovoso significativo; rimozione periodica dei materiali accumulati (sedimenti, oli e grassi) e smaltimento appropriato. Stato dell’arte, evoluzione attesa ed ambiti di applicazione: Attualmente non si è a conoscenza dello stato di applicazione di questi sistemi di trattamento compatti all’interno del Bacino di riferimento del Lambro Settentrionale. Ad ogni modo l’obbiettivo da raggiungere è quello di far diffondere queste tipologie impiantistiche per ridurre il carico di portata da convogliare agli impianti di depurazione esistenti. I campi di applicazione delle diverse soluzioni tecniche sono: a) impianti acque meteoriche dei tetti: indicati per il trattamento di acque di pioggia defluenti dai tetti di aree urbane, ma sconsigliati in aree ad alta densità abitativa in cui non c’è la possibilità di posizionare un serbatoio interrato; b) filtri a sabbia sotterranei: applicabili in aree densamente urbanizzate, dove manca lo spazio per altre tecniche di trattamento. Possono essere inseriti lungo il margine di una superficie impermeabile, come ad esempio un parcheggio; c) separatore olii e grassi: usati come pretrattamento in aree densamente urbanizzate con spazi limitati a disposizione, come ad esempio aree di sosta, stazioni di rifornimento o comunque luoghi caratterizzati da un’elevata presenza di veicoli. Stima del costo delle lavorazioni: Di seguito si riporta una stima di massima dei costi relativi alla realizzazione delle soluzioni sopra esposte. a) Impianti acque meteoriche dei tetti: dai 2.000 ai 4.000 €; b) Filtri a sabbia sotterranei: dai 2.000 ai 4.000 €; c) Separatore olii e grassi: dai 3.000 ai 10.000 €. 3.3 Limitazione carichi distribuiti Un’ulteriore problematica legata al governo delle acque è quella relativa alla presenza di carichi distribuiti che mettono in crisi lo stato qualitativo dei corsi d’acqua. Per far fronte a questa necessità, di seguito si analizzano le diverse soluzioni progettuali riconducibili a tale problematica e per ciascuna si riporta una spiegazione in merito alla reale utilità, in funzione dello stato attuale dell’ambiente di interesse. Pagina 55 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE 3.3.1 Buone pratiche agronomiche Definizione problema: L’inquinamento diffuso proviene prevalentemente dal dilavamento dei suoli agricoli ed è dovuto a sostanze inquinanti composte da fertilizzanti e prodotti fitosanitari. Le pratiche agricole intensive che prevedono l’abbondante utilizzo di fitofarmaci, fertilizzanti chimici e deiezioni zootecniche possono determinare un surplus di elementi nutritivi, un accumulo di metalli pesanti e la diffusione di biocidi. In particolare l’eccesso di elementi nutritivi, essendo i nitrati molto solubili nelle acque e difficilmente trattenuti dal suolo, può determinare gravi fenomeni di inquinamento delle falde idriche sotterranee e di eutrofizzazione degli ecosistemi acquatici. Soluzione: Risulta pertanto necessario ed indispensabile adottare migliori pratiche agronomiche al fine di ridurre la concentrazione di inquinanti nel terreno. A tal proposito di seguito è riportato un riassunto del “programma d’azione regionale per la tutela ed il risanamento delle acque dall’inquinamento causato da nitrati di origine agricola per le aziende localizzate in zona vulnerabile” (D.g.r. 14 settembre 2011 - n. IX/2208) della Regione Lombardia che fornisce delle buone pratiche agronomiche in relazione all’uso dei composti azotati: le sistemazioni idraulico-agrarie dei terreni coltivati devono essere finalizzate alla riduzione del ruscellamento superficiale nei terreni declivi e ad assicurare l’allontanamento delle acque saturanti nei terreni in piano. Nel primo caso l’obiettivo si persegue con le affossature traverse che frenano il ruscellamento, nel secondo caso con un sistema di drenaggio sotterraneo o, più comunemente, con affossature a cielo aperto; i metodi irrigui rivestono un ruolo importante al fine del contenimento dell’inquinamento delle acque soprattutto quelle profonde. L’efficienza di un metodo rispetto ad un altro è strettamente correlata alla giacitura dell’appezzamento, alle caratteristiche geopedologiche, alla sistemazione del terreno, alle colture in atto. Tali metodi sono riconducibili a irrigazione: - per sommersione: efficienza ridotta; - per scorrimento superficiale: se non ben gestita da luogo a perdite di nitrati con percolazione profonda ; - per infiltrazione laterale: sebbene il movimento dell’acqua è orizzontale e parallelo alla superficie, laterale lungo il solco e verticale al di sotto, se non ben gestita può dar luogo a perdite di soluti; - per aspersione o a pioggia: presenta, quando ben eseguita, un’efficienza molto elevata, dato che si tende, con la stessa, a riportare l’umidità del profilo colturale alla capacità di campo senza ristagni e conseguentemente, percolazione; Pagina 56 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE - a goccia: presenta un’efficienza molto elevata in considerazione della localizzazione costante e/o a intermittenza dell’acqua al suolo in piccolissime quantità così da mantenere costantemente bagnato lo strato esplorato dalle radici; per ridurre le perdite indesiderate di nitrati è necessario adottare un’appropriata gestione dell’uso del terreno; al di fuori del periodo di durata del ciclo della coltura principale devono essere garantite o una copertura dei suoli tramite colture intercalari o colture di copertura o altre pratiche colturali atte a ridurre la lisciviazione dei nitrati, quali l’interramento di paglie e stocchi; occorre preventivamente pianificarne l’epoca di distribuzione degli effluenti di allevamento per ottimizzarne l’utilizzo da parte delle colture, privilegiando gli interventi in presemina. E’ opportuno prevedere l’applicazione al suolo dei effluenti di allevamento quando maggiore è l’efficienza dell’azoto in essi contenuto in rapporto ai ritmi di assorbimento della coltura. La fertilizzazione azotata con concimi minerali, sia complementare a quella organica sia in via esclusiva, deve essere sempre effettuata tenendo conto delle quantità asportate dalle colture in relazione all’obiettivo di resa media e dei ritmi di assorbimento. Relativamente ai metodi di distribuzione è indispensabile garantire la massima uniformità distributiva sulla superficie e ridurre al minimo le perdite per volatilizzazione. Pertanto, la distribuzione degli effluenti di allevamento deve preferenzialmente osservare le seguenti modalità: - iniezione diretta nel suolo per una profondità indicativa di 10 – 20 cm - spandimento superficiale a bassa pressione - spandimento radente in bande quando trattasi di colture erbacee in copertura - spandimento radente il suolo con leggera scarificazione quando trattasi di prati - interramento non oltre le 24 ore; lo stoccaggio degli effluenti di allevamento destinati all’utilizzazione agronomica deve avvenire in apposite strutture dimensionate in base alla consistenza di allevamento, secondo le esigenze colturali e di capacità sufficiente a garantirne il corretto impiego agronomico; lo stoccaggio dei materiali palabili deve avvenire su platea impermeabilizzata, avente una portata sufficiente a sostenere, senza cedimenti o lesioni, il peso del materiale accumulato e degli eventuali mezzi utilizzati per la movimentazione In relazione alla consistenza. In relazione alla consistenza palabile dei materiali la platea di stoccaggio deve essere munita di idoneo cordolo o muro perimetrale di contenimento con possibilità di accesso ai mezzi meccanici per l’apporto e l’asportazione del materiale e deve essere dotata di adeguata pendenza per il convogliamento Pagina 57 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE verso appositi sistemi di raccolta e stoccaggio dei liquidi di sgrondo e/o delle eventuali acque di lavaggio della platea; L’art 12 regolamenta l’utilizzo agronomico dei letami; di norma è vietato il loro uso in relazione: - alla vicinanza ai corpi idrici; - alla destinazione d’uso del suolo se diversa da quella agricola; - alla stagionalità e alle condizioni climatiche; - alle norme in materia di prevenzione delle malattie infettive, infestive e diffusive per gli animali, per l’uomo e per la difesa dei corpi idrici; - alla giacitura del terreno da trattare; L’art 13, invece, regolamenta l’utilizzo dei liquami e dei materiali ad essi assimilabili; di norma è vietato il loro uso in relazione: - alla vicinanza ai corpi idrici; - alla destinazione d’uso del suolo se diversa da quella agricola; - alla stagionalità e alle condizioni climatiche; - alle norme in materia di prevenzione delle malattie infettive, infestive e diffusive per gli animali, per l’uomo e per la difesa dei corpi idrici; - alla giacitura del terreno da trattare; - alle tecniche di spandimento; sui terreni agricoli, devono essere impiegati come fertilizzanti, prioritariamente, gli effluenti di allevamento le cui quantità di applicazione devono tenere conto del rispetto del bilancio dell’azoto; se si utilizzano apporti azotati diversi dall’effluente di allevamento come concimi minerali o fertilizzanti, ivi compresi i compost, bisogna rispettare alcune indicazioni per il corretto deposito temporaneo. In relazione alle diverse caratteristiche fisiche dei concimi e ammendanti (granuli, polvere ecc), in particolare quando vengono manipolati alla rinfusa, è opportuno stoccarli in strutture dotate di pavimentazione impermeabile prevedendone il riparo dalle acque meteoriche per evitare il deterioramento delle caratteristiche quali-quantitative e l’eventuale rilascio incontrollato nell’ambiente. Lo stoccaggio temporaneo di fanghi derivanti da processi di depurazione di acque reflue urbane o altri reflui analoghi deve essere attuato in platee generalmente dotate di copertura, con fondo impermeabilizzato, cordoli per il contenimento dei liquidi di sgrondo e la separazione dalla rete scolante; Pagina 58 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE per l’utilizzazione dei fertilizzanti vanno seguite le indicazioni contenute nel Codice delle Buone Pratiche Agricole. L’applicazione degli stessi può essere attuata con diverse tecniche, e in linea generale dovrebbe coinvolgere solo quello spessore di terreno effettivamente esplorato dagli apparati radicali delle colture. La scelta delle tecniche di applicazione dei fertilizzanti è condizionata da diversi fattori fra cui: - le caratteristiche chimiche dell’elemento e/o degli elementi nutritivi che si intende utilizzare; - la natura fisica del fertilizzante (solido, liquido, gassoso); - la concentrazione in elementi nutritivi del fertilizzante; - le esigenze della coltura nelle sue diverse fasi di sviluppo (richiesta di tali elementi,possibilità o utilità del loro frazionamento, periodi ottimali di fornitura degli elementi nutritivi in funzione anche dei periodi possibili di intervento); - le caratteristiche chimiche e fisiche del terreno; - l’andamento meteorologico; Il sistema di applicazione scelto deve essere in grado di distribuire il fertilizzante con efficiente uniformità e regolarità sia lungo la direzione di avanzamento della macchina (uniformità di distribuzione longitudinale) sia in senso perpendicolare ad essa (uniformità di distribuzione trasversale); L’art 20, invece, regolamenta l’utilizzo dei fertilizzanti azotati diversi dagli effluenti di allevamento; di norma è vietato il loro uso in relazione: - alla vicinanza ai corpi idrici; - alla destinazione d’uso del suolo se diversa da quella agricola; - alla stagionalità e alle condizioni climatiche; - alle norme in materia di prevenzione delle malattie infettive infestive e diffusive per gli animali, per l’uomo e per la difesa dei corpi idrici. Le regole sopra citate insieme ad ulteriori buone pratiche agronomiche sono ampiamente descritte nel programma di Programma di Azione Regionale e nel Codice di Buona Pratica Agricola, approvato e adottato con il Decreto Ministeriale del 19 aprile 1999. Stato dell’arte, evoluzione attesa ed ambiti di applicazione: La Direttiva Nitrati (91/676/CEE) è il riferimento normativo a livello comunitario per la protezione delle acque e del suolo dall'inquinamento causato dai nitrati provenienti da fonti agricole. La legislazione nazionale con il D.M. 19 aprile 1999 (Codice di Buona Pratica Agricola - CBPA), il D.lgs. 152/2006 e il D.M. 7 aprile 2006 ha dettato regole comuni alle Regioni per il recepimento della Direttiva Nitrati. In base alla normativa nazionale, alle Regioni è Pagina 59 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE demandato il compito di designare le Zone Vulnerabili da Nitrati - ZVN (D.g.r. della R.L. n. VIII/3297/2006) e redigere i relativi Programmi d'Azione (D.g.r. della R.L. n. VIII/5868/2007 e n. IX/2208/2011). A tal proposito la Regione Lombardia con il D.g.r. IX/2208 del 14 settembre 2011 ha approvato il “Programma d’azione regionale per la tutela ed il risanamento delle acque dall’inquinamento causato da nitrati di origine agricola per le aziende localizzate in zona vulnerabile”, mentre per le zone non vulnerabili è in vigore la D.g.r. VIII/5868/2007 e successive modifiche. Le prescrizioni indicate in questi regolamenti sono obbligatorie nelle zone vulnerabili. Al di fuori di esse, tali misure sono applicabili a discrezione degli agricoltori. La Tavola 8 del Programma di tutela e uso delle acque, aggiornata poi con la D.G.R VIII/3297/2006, individua le aree designate come ZVN. Lo stralcio di tale tavola, per la zona del Bacino settentrionale del fiume Lambro, è riportato in Figura 20. Come è possibile notare dalla cartografia del PTUA la parte a nord dei laghi di Alserio e di Pusiano non è individuata come zona vulnerabile. Nella parte a sud dei laghi sono individuate zone di attenzione più a nord e zone vulnerabili nella parte bassa del Bacino. In particolare vi sono zone, vicine ai centri maggiormente urbanizzati, valutate vulnerabili da nitrati di origine agricola e civile – industriale. Figura 20 – Individuazione delle zone vulnerabili ai sensi della Direttiva 91/676/CEE (PTUA Lombardia) Pagina 60 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Nonostante esista una legislatura molto attiva in questo campo, l’obbiettivo da perseguire resta comunque quello di sensibilizzare e diffondere queste buone pratiche agronomiche su tutto il territorio del Bacino di riferimento. Stima del costo delle lavorazioni: Di seguito si riporta una stima di massima dei costi relativi alla realizzazione delle soluzioni sopra esposte. sistemazioni idraulico-agrarie dei terreni: il costo dello scavo è di 5 €/m3 metodi irrigui: - per sommersione: costo impianto circa 5-7 €/m3 - per scorrimento superficiale: : costo dello scavo 5 €/m3 - per infiltrazione laterale: costo dello scavo 5 €/m3 - per aspersione o a pioggia: costo impianto circa 3 €/m2 - a goccia: costo impianto circa 1 €/m2 copertura dei suoli tramite colture intercalari o colture di copertura o altre pratiche colturali: costo per la semina 1 €/m2 stoccaggio dei materiali: costo per realizzazione platea impermeabilizzata 300 €/m3 3.3.2 Fasce tampone Definizione problema: Il dilavamento dei suoli agricoli può determinare gravi fenomeni di inquinamento delle falde idriche sotterranee e degli ecosistemi acquatici. In particolare il trasporto degli inquinanti agricoli è legato al moto dell’acqua che avviene in superficie, con il ruscellamento superficiale, o che interessa le zone sub-superficiali o più profonde del suolo attraverso l’infiltrazione e la percolazione. Il ruscellamento superficiale, o run off, è responsabile del trasporto del sedimento, cioè delle particelle minerali insolubili in sospensione e delle sostanze più fortemente adsorbite alle particelle del suolo (compresi il fosforo ed alcuni pesticidi). Il deflusso sub-superficiale dilava e trasporta le molecole caratterizzate da una elevata solubilità (principalmente i nitrati) e quindi potenzialmente più inquinanti. Il dilavamento di grandi quantità di nitrati solubili influisce negativamente sulla qualità delle acque provocando rilevanti problemi di eutrofizzazione. Soluzione: Risulta pertanto necessario ed indispensabile adottare soluzioni che permettano l’eliminazione o almeno la diminuzione della quantità di nitrati che viene recapitata ai corpi idrici a causa del dilavamento dei suoli agricoli. Pagina 61 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Le Fasce Tampone (FT) sono fasce di vegetazione erbacea, arborea ed arbustiva, generalmente, ma non necessariamente, poste lungo i corsi d’acqua del reticolo idrografico minore, in grado di agire come “filtri” per la riduzione di inquinanti che le attraversano. Figura 21 – Schematizzazione delle azioni esercitate dalle fasce tampone boscate I meccanismi ecologici che determinano l’azione delle FT sono: - la vegetazione arborea, che promuove un ambiente adatto all’attività dei batteri denitrificanti, che trasformano i nitrati in azoto gassoso; - i nutrienti, in parte direttamente assorbiti dalle piante e fissati nei tessuti vegetali; - gli apparati radicali, che oltre a contenere i fenomeno erosivi, svolgono un’azione di filtro meccanico sul sedimento trasportato dalle acque intercettando le particelle di terreno e le molecole adsorbite. La realizzazione delle FT consente di raggiungere ulteriori effetti ecologici e paesaggistici quali: - la creazione di corridoi ecologici e di habitat favorevoli alla vita della fauna selvatica; - la diffusione di condizioni favorevoli alle popolazioni di insetti pronubi ed ausiliari; - l’introduzione di specie arboree autoctone e l’incremento della biodiversità; - l’arricchimento del paesaggio agrario. Le FT possono avere ampiezza molto variabile: da fasce erbacee o arbustive-arboree monofilare di 3-5 metri di ampiezza, a fasce plurifilare strutturati in tre “sottofasce”: - Zona 1: adiacente al corso d’acqua formata da specie arboree adulte; - Zona 2: zona di vegetazione arbustiva a crescita controllata; - Zona 3: zona di vegetazione erbacea. Pagina 62 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Figura 22 – Struttura delle fasce tampone plurifilare Le fasce tampone sono strumenti che possono essere realmente efficaci solo se diffusi in modo capillare ed esteso nel territorio agricolo: è infatti necessario puntare a massimizzare la lunghezza delle zone di contatto fra area tampone e zone di deflusso degli inquinanti; per questo si ritiene che strategicamente sia più utile spingere per una massiccia diffusione di sistemi monofilari o bifilari lungo il reticolo minuto (scoline, canali minori, fossi..) piuttosto che ampie fasce vegetate lungo i corsi d’acqua principali. Inoltre sono efficaci solo se collocate correttamente in base alle caratteristiche idrologiche e pedologiche del sito; infatti anche se l’impianto viene realizzato lungo un corso d’acqua ma nessun deflusso (superficiale o subsuperficiale, dall’area agricola al corso d’acqua o viceversa o deflusso legato alla risalita della falda) attraversa lo strato di suolo che ospita gli apparati radicali, l’azione depurativa risulta pressoché nulla. Da ciò si ricava anche che non necessariamente questi sistemi devono essere collocati lungo i corsi d’acqua; si ricava anche che non tutte le aree agricole sono idonee per il loro utilizzo (come accade ad esempio per aree molto permeabili). Le FT non sono universalmente efficaci per tutti gli inquinanti diffusi ma possono aumentare notevolmente la loro resa se progettate con opportuni accorgimenti; è quindi necessari diversificare la progettazione a seconda che l’obiettivo depurativo principale sia l’Azoto, piuttosto che il Fosforo o i fitofarmaci; non possono essere considerate come l’unica soluzione al problema dell’inquinamento diffuso; stime effettuate in altri contesti hanno evidenziato come una realistica distribuzione di sistemi tampone sul 10%-15% della superficie coltivata possano permettere di contenere circa il 10-20% dei carichi diffusi. Infine l’introduzione delle fasce tampone, in particolare di quelle boscate, può costituire per l’agricoltore una interessante opportunità economica in quanto garantisce redditi integrativi e contributi finanziari. Pagina 63 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Le formazioni arboree consentono di ottenere prodotti e servizi dai quali può derivare una integrazione dei redditi aziendali. Ne sono esempio: - la biomassa legnosa, utilizzabile a fini energetici secondo moderni impianti di riscaldamento; - il legname pregiato da opera; - i prodotti derivati dall’apicoltura che si giova dell’elevato valore apistico (produzione di nettare e polline) di molte specie; - i frutti eduli e piccoli frutti ottenibili dalle specie arboree o arbustive. Stato dell’arte, evoluzione attesa ed ambiti di applicazione: L’applicazione di questi sistemi naturali per il trattamento dell’inquinamento diffuso dovuto al dilavamento dei suolo agricoli è una scelta in via di diffusione nel nostro paese e in particolare all’interno del Bacino di riferimento del Lambro Settentrionale. In particolare, nelle Azioni strutturali sviluppate in questo lavoro, sono stati previsti diversi interventi volti all’eliminazione dell’inquinamento zootecnico attraverso la creazione di fasce tampone. L’obiettivo da raggiungere è quello di far maggiormente diffondere tale soluzione in quanto ideale per soddisfare diverse esigenze: da un lato si garantisce un minor inquinamento dei corsi d’acqua e dall’altro una valorizzazione paesaggistica del corpo idrico e la creazione di nuovi ecosistemi naturali. Tale soluzione se applicata con continuità lungo i corsi d’acqua utilizzati per l’irrigazione agricola, come il caso delle numerose Bevere e Rogge presenti nel Bacino del Lambro Settentrionale, ridurre notevolmente il carico di inquinante attualmente presente nei corpi idrici del Bacino. Stima del costo delle lavorazioni: Il costo di una fascia tampone arbustiva è stimato intorno ai 4 €/m2, mentre per una fascia alberata è di circa 30 €/m lineare. 3.4 Altre misure per la gestione sostenibile delle acque domestiche Tra le problematiche presenti nell’ambito della gestione della risorsa idrica c’è sicuramente quella dell’eccessivo ed errato utilizzo di acqua negli edifici residenziali e negli edifici pubblici. Per far fronte a questa necessità si analizzano, di seguito, diverse soluzioni e buone pratiche di comportamento e per ciascuna si riporta una spiegazione in merito alla reale utilità in relazione dello stato attuale dell’ambiente di interesse. 3.4.1 Risparmio idrico Definizione problema: La presenza di impianti sanitari obsoleti e l’inefficiente utilizzo dell’acqua negli edifici residenziali e negli edifici pubblici sono la causa dell’eccessivo consumo di risorsa idrica nel nostro paese. In Pagina 64 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE aggiunta la mancanza di buone pratiche di risparmio dell’acqua potabile portano all’aumento della crisi idrica che ormai interessa anche le regioni europee. Soluzione: Risulta pertanto necessario ed indispensabile attuare degli accorgimenti per il risparmio idrico all’interno degli edifici per evitare inutili sprechi. In primo luogo è necessario agire sugli impianti sanitari esistenti attraverso la manutenzione di quelli obsoleti e malfunzionanti in maniera da evitare perdite idriche lungo le condotte. In secondo luogo è possibile istallare, sugli impianti, diversi dispositivi che permettono un notevole risparmio di acqua. Di seguito ne verranno elencati alcuni e di ciascuno, oltre ad una breve descrizione, verrà indicata la percentuale di risparmio. Le soluzioni, suddivise in base all’ambito di applicazione, sono: RUBINETTI: Rubinetti con aeratore: introducono aria nella corrente d’acqua, creando una miscela aria acqua e quindi riducono la quantità di acqua erogata; risparmio: 50 % Rubinetti termostatici: possiedono un preselettore di temperatura che mantiene l’acqua alla temperatura selezionata in modo che, quando si chiude e si riapre il rubinetto, l’acqua mantiene la stessa temperatura; risparmio fino al 50 % e risparmio energetico Rubinetti elettronici: il flusso s’interrompe automaticamente ogni volta che si ritirano le mani dal lavandino. Il flusso e la temperatura sono preregolati, anche se l’utente può modificarli con il comando apposito. Come sistema di sicurezza, nel caso della presenza continua di un oggetto, il rubinetto si chiude automaticamente dopo circa 30 secondi; risparmio fino al 70 % Rubinetti con timer: il flusso d’acqua si interrompe automaticamente dopo un intervallo di tempo prestabilito; risparmio fino al 70 % Cipolla per doccia a bassa portata: portata 10 l/min contro i tradizionali 18 l/min; risparmio di circa il 10 % a persona WC Cassette con doppio pulsante: si tratta di cassette che ottimizzano i flussi d’acqua per ottenere una maggior velocità, e possono essere dotati di valvola per parzializzare; risparmio intorno al 50 % Pagina 65 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Cassette 7 litri a pressione: per ottenere questo risultato dobbiamo utilizzare dei sistemi di scarico “pressati” ovvero che sfruttano la pressione dell’acquedotto (o di una pompa) per pulire più efficientemente con meno acqua; risparmio di circa il 50 % Urinali a secco: l’urinale è realizzato con un materiale completamente liscio e non poroso, in cui l’urina viene incanalata direttamente nel sifone, senza lasciare residui all’interno del sistema. Questo tipo di sifone contiene un liquido d’arresto (totalmente biologico e biodegradabile) con un peso specifico inferiore a quello dell’urina, come l’acqua, grazie al quale l’urina viene completamente isolata e risulta totalmente inodore. La maggior parte dei componenti solidi dell’urina vengono successivamente filtrati dal sifone ed il resto del flusso viene convogliato nello scarico; risparmio del 100 % perché non necessitano di acqua DISPOSITIVI PER IL RISPARMIO IDRICO PER VECCHI APPARECCHI Aeratori: introducono aria nella corrente d’acqua aumentandone il volume e quindi riducendone la portata; risparmio intorno al 40 % Bottone di stop per cassette wc: permette di interrompere il flusso; risparmio fino al 70 % Altri significativi risparmi idrici possono essere ottenuti sostituendo vecchi modelli di lavatrici e lavastoviglie con modelli di nuova concezione ad elevata efficienza energetica: le nuove lavastoviglie consentono di ridurre i consumi fino ad otto volte (da 25 l a 3 l), mentre le lavatrici di 2/3 da 150l a 50 l. Stato dell’arte, evoluzione attesa ed ambiti di applicazione: Risulta difficile, per la natura stessa del problema, quantificare e fare un quadro generale della situazione attuale nel contesto del Bacino Settentrionale del Lambro. L’obbiettivo da raggiungere in questo campo è certamente quello di diffondere la cultura di queste buone pratiche per il risparmio idrico sia in ambito privato, attraverso la sensibilizzazione dei cittadini, che in ambito pubblico indirizzando gli enti pubblici e, per quanto possibile, quelli privati ad adottare per le nuove costruzioni o per le ristrutturazioni i dispositivi sopracitati che permetterebbero, soprattutto nelle grandi costruzioni, di avere un notevole risparmio idrico. Stima del costo delle lavorazioni: Di seguito si riporta una stima di massima dei costi relativi alla realizzazione delle soluzioni sopra esposte. Rubinetti con aeratore: circa 30 € cad. Rubinetti termostatici: circa 150 € cad. Pagina 66 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Rubinetti elettronici: circa 300 € cad. Rubinetti con timer: circa 200 € cad. Cipolla per doccia a bassa portata: circa 90 € cad. Cassette con doppio pulsante: circa 150 € cad. Cassette 7 litri a pressione: circa 150 € cad. Urinali a secco: circa 100 - 200 € cad. Aeratori: circa 10 € cad. Bottone di stop per cassette wc: circa 10 € cad. 3.4.2 Riuso acque grigie Definizione problema: Uno dei principali problemi legati all’eccessivo consumo di risorsa idrica nel nostro paese è rappresentato dall’errato utilizzo delle acque all’interno degli edifici. L’impiego dell’acqua potabile anche quando non è necessariamente indispensabile, ad esempio per scopi non potabili, e la mancata separazione tra le acque nere e le acque bianche, accrescono drasticamente il consumo della risorsa idrica e diminuiscono l’efficienza dei sistemi fognari e dei depuratori. Soluzione: Risulta pertanto necessario ed indispensabile prevedere soluzioni innovative per una gestione più sostenibile del ciclo delle acque, valorizzando le acque meno nobili e utilizzando l’acqua di alta qualità esclusivamente laddove sono veramente richieste caratteristiche di qualità. I principali interventi per attuare questo tipo di gestione in maniera semplice sono: separazione delle reti di scarico delle acque nere (contenenti gli scarichi dei WC) e delle acque grigie (tutte le altre acque di scarico); trattamento e riutilizzo delle acque nere e grigie per scopi non potabili, come ad esempio l’irrigazione di aree a verde e il riempimento delle cassette di risciacquo dei WC; recupero delle acque meteoriche, eventuale trattamento e riutilizzo per l’irrigazione o per altri scopi (cassette di risciacquo dei WC, lavaggio di piazzali, ecc). Il maggior vantaggio della separazione delle acque nere da quelle grigie risiede nel fatto che esse hanno diversi tempi di depurazione: probabilmente la differenza più significativa consiste nella velocità di degradazione degli inquinanti contenuti. Le acque nere contengono infatti sostanze organiche che faticano a decomporsi una volta inserite in acqua, ambiente non consono alla popolazione batterica. Al contrario le acque grigie, contenenti zuccheri proteine e grassi subiscono un rapido decadimento. È per questo motivo che il trattamento separato dei due tipi di refluo apporta dei vantaggi significativi sia a livello di consumo della risorsa idrica che a livello energetico, dovuto ai minori costi di depurazione. Pagina 67 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE In base alla caratterizzazione delle acque grigie, una scelta progettuale sostenibile per il loro trattamento ai fini del riutilizzo deve tenere conto dei seguenti fattori: adattabilità alle variazioni di carico idraulico e organico in ingresso; efficienza nella degradazione della sostanza organica; alto abbattimento della carica batterica presente ai fini del riutilizzo; semplicità ed economicità di gestione e manutenzione. Esistono diversi sistemi di depurazione particolarmente adatti al trattamento delle acque grigie, sia estensivi (sistemi di fitodepurazione) sia caratterizzati da ingombri ridotti (generalmente si tratta di sistemi interrabili, ma esistono in commercio alcune soluzioni impiantistiche adatte anche all’installazione all’interno degli edifici, permettendo oltretutto di risparmiare per quanto riguarda tubazioni esterne agli edifici) come impianti SBR (Sequencing Batch Reactor) e MBR (Membrane Reactor). In linea di massima un impianto di trattamento delle acque grigie deve comunque comprendere: degrassatore (per le cucine); trattamento primario; trattamento secondario; disinfezione. a) Fitodepurazione Le tecniche di fitodepurazione rappresentano una tipologia impiantistica che si adatta perfettamente al trattamento delle acque grigie: in particolare, a parità di carico idraulico trattato, la loro efficienza è maggiore nell’abbattimento del carico organico presente nelle acque grigie, rispetto al caso in cui abbiamo anche le nere. Tra le varie tipologie di sistemi di fitodepurazione, quelle a flusso sommerso presentano spiccati vantaggi rispetto a quelli a flusso superficiale: il flusso subsuperficiale limita infatti fortemente il rischio di odori, lo sviluppo di insetti, e può consentire l’utilizzo della zona adibita all’impianto da parte del pubblico, permettendo così anche l’inserimento in sistemazioni a verde di complessi edilizi. Per la descrizione specifica di ogni singola tipologia di sistemi di fitodepurazione si rimanda al paragrafo 0. b) Sistema SBR (Sequencing Batch Reactor) Il trattamento delle acque grigie con un sistema SBR è adatto per utenze mono e multi-familiari. All’interno del sistema SBR, il trattamento delle acque viene effettuato in diversi stadi temporalmente successivi che avvengono in maniera ciclica. Preliminarmente si ha una filtrazione che elimina i materiali più grossolani (come ad esempio capelli o pezzi di tessuto); il filtro viene lavato periodicamente ed automaticamente tramite un’apposita pompa interna al sistema, ed i residui della pulizia del filtro vengono scaricati nella rete fognaria. Successivamente si ha il trattamento biologico vero e proprio, con il funzionamento “batch” tipico Pagina 68 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE di questi sistemi: le fasi di ossidazione e sedimentazione avvengono all’interno del medesimo comparto ad intervalli automaticamente stabiliti tramite una centralina di controllo. I prodotti di scarto della fase di sedimentazione vengono automaticamente espulsi ad intervalli regolari e convogliati alla rete fognaria nera. Figura 23 – Sistemi SBR per il trattamento delle acque grigie c) Sistemi MBR (Membrane Reactor) I bioreattori a membrana nascono dall’abbinamento di un sistema biologico a fanghi attivi con un processo di filtrazione a membrana. Generalmente il sistema è costituito da un’unita di pretrattamento per la sedimentazione primaria (collegata con la fognatura), da un serbatoio di stoccaggio aerato e da un altro comparto aerato a fanghi attivi contente il modulo a membrana. Vengono impiegati di solito moduli filtranti ad UF e MF, generalmente a fibre cave, immersi all’interno della vasca a fanghi attivi. Tali moduli, posti internamente in depressione, consentono il trattenimento della biomassa sospesa e la separazione dell’effluente depurato. In particolare, nel caso delle membrane di UF (con porosità dell’ordine di 0.1 micron) risulta garantito il trattenimento di tutti i tipi di microrganismi, compresi i virus. A differenza dei tradizionali sistemi a fanghi attivi, risultano assenti i ricircoli di fango e la sedimentazione secondaria, essendo la biomassa completamente trattenuta nel reattore biologico (si provvede all’estrazione del fango di supero necessario per il rispetto dell’età del fango desiderata); l’età del fango è quindi svincolata dalle Pagina 69 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE caratteristiche di sedimentabilità dello stesso, consentendo lo sviluppo di microrganismi con maggiori potenzialità degradative. Figura 24 – Sistema MBR per il trattamento delle acque grigie Stato dell’arte, evoluzione attesa ed ambiti di applicazione: Anche in questo caso risulta difficile quantificare e fare un quadro generale della situazione attuale nel contesto del Bacino settentrionale del Lambro poiché essendo impianti applicabili a edifici condominiali o privati il dato non risulterebbe attendibile. Certamente l’obiettivo da raggiungere in questo campo è quello di diffondere l’esistenza e l’efficienza di questi impianti così che vengano adottati in caso di nuove costruzioni, sia in ambito privato che in ambito pubblico. Stima del costo delle lavorazioni: Di seguito si riporta una stima di massima dei costi relativi alla realizzazione delle soluzioni sopra esposte. a) Fitodepurazione: si rimanda al paragrafo 0; b) Sistemi SBR: per un impianto da 600 l/giorno il prezzo è circa 4.000 €, per un impianto da 6.000 l/giorno il prezzo è circa 15.000 €. 3.4.3 Sustainable sanitation Definizione problema: Uno dei principali problemi legati all’insufficienza degli impianti di depurazione e al crescente costo della depurazione delle acque reflue è certamente l’assenza di riutilizzo delle acque stesse Pagina 70 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE in un’ottica di “sustenaible sanitation”. Per essere sostenibile, un sistema di gestione delle acque richiede un uso efficiente dell’acqua, in grado di evitare il ricorso a sostanze pericolose, riciclare le sostanze nutritive, trattare le acque reflue a costi contenuti e recuperare le acque trattate per usi domestici o per l’irrigazione. Così le acque reflue, invece di essere considerate sostanze da eliminare, diventano una risorsa idrica. Soluzione: Risulta pertanto necessario ed indispensabile prevedere soluzioni innovative per una gestione più sostenibile delle acque. Un aspetto importante da tenere in considerazione in un’ottica di “sustenaible sanitation” è la necessità di chiudere il ciclo della materia negli ecosistemi. Il ciclo del carbonio organico, dell’azoto e del fosforo, in natura avviene in massima parte nel suolo, mentre nelle acque (dove comunque queste sostanze sono indispensabili) versamenti massivi divengono nocivi portando rapidamente al collasso degli ecosistemi. I rifiuti organici devono essere riconsiderati una risorsa, compostati e ridati alla terra. Tra i migliori sistemi di trattamento, il compostaggio è riconosciuto valido proprio perché è in grado, naturalmente e senza aggiunte costose o macchinari complessi, di eliminare batteri e parassiti e di salvaguardare il contenuto nutritivo utile a fini agricoli. a) Compost toilet I compost toilet sono particolari bagni che trattano i rifiuti solidi umani attraverso processi di compostaggio e disidratazione, ottenendo un prodotto finale che può essere impiegato come ammendante organico in agricoltura. Questi sistemi non necessitano né di acqua né di prodotti chimici e non devono essere collegati al sistema fognario. Generalmente si distinguono due tipologie: sistemi discontinui e sistemi a processo continuo. Dato che il compostaggio è un processo organico, è necessario garantire l’ossigenazione del sistema in modo da prevenire l’instaurarsi di condizioni anaerobiche. Questi sistemi sono prevalentemente usati in zone non servite da pubblica fognatura. Sebbene i costi di investimento iniziale siano piuttosto alti, il sistema diventa economico nel lungo periodo grazie sia al notevole risparmio idrico sia al costo di depurazione minimo. Pagina 71 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Figura 25 – Esempio di istallazione di un compost toilet Una particolare tipologia di compost toilet è l’Enviro Loo, un sistema di toilette a secco che sfrutta il calore del sole e il vento per seccare i rifiuti organici, particolarmente adatto per bagni pubblici esterni. L’Enviro Loo opera in due fasi: nella prima fase si ha la separazione dei liquidi e solidi. Nella seconda fase, utilizzando un “captatore” di calore e uno di vento, si accelera la ventilazione e l’ossigenazione del rifiuto che stimola la decomposizione anaerobica e l’evacuazione degli odori. I liquidi contenuti nella parte più bassa del serbatoio, evaporano a pressione atmosferica, mentre i solidi seccano e si decompongono in un materiale simile al compost, di massa pari al 5- 10% dell’originale. Figura 26 – Esempi di istallazione di Enviro Loo Di seguito è riportato lo schema di funzionamento dell’Enviro Loo. Pagina 72 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE I rifiuti cadono direttamente dal water sul setto di separazione (segnato in rosso), il setto stesso è costituito da un piano forato da centinaia di piccoli fori. Funziona poi come un setaccio, la parte solida perde il contenuto liquido che si raccoglie sulla parte inferiore della vasca. La parte posteriore del EnviroLoo si scalda al sole (anche se non esposto perfettamente verso il sole), la temperatura dell’aria all’interno cresce e si genera una corrente che esce attraverso il camino. L’EnviroLoo è costruito in polietilene e si è scelto di utilizzare il colore nero proprio perchè è il colore che meglio di tutti gli altri colori assorbe il calore. Basta una leggera brezza per far funzionare l’estrattore in cima al camino, che girando permette l’estrazione di aria dall’interno del sistema. (L’estrattore gira ad un minimo di 4km/h e questo 3 assicura una estrazione di 150 m di aria attraverso il sistema). Pagina 73 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE La circolazione dell’aria è assicurata da nuova aria fresca che entra all’interno del sistema attraverso il tubo di ventilazione posto dietro il wc e dallo scarico stesso del wc. L’aria che entra dal tubo di ventilazione esce direttamente sotto il setto di separazione sopra la parte liquida; altra aria entra attraverso lo scarico del wc e passa sopra la parte solida. I liquidi evaporano e i solidi si disidratano. b) Impianti per la separazione delle urine Risulta conveniente dividere e trattare separatamente urine e feci, sempre che poi a valle venga attivata una filiera. La separazione facilita i processi di depurazione e il riuso dei nutrienti. In media, una persona “produce” 1,5 l di urina al giorno e 200 g di feci. L’urina contiene l’85% di azoto, il 70% di fosforo e il 70% di potassio; le feci contengono il 15% di azoto, il 30% di fosforo e il 30% di potassio. L’urina separata può essere raccolta e utilizzata come fertilizzante in agricoltura mentre le feci possono essere decomposte in compost toilet. L’urina rappresenta un fertilizzante naturale estremamente pulito in quanto non contiene normalmente carica batterica e ha una bassa concentrazione di metalli pesanti. Sono reperibili in commercio diversi tipi di wc per la separazione delle urine. ROEDIGER NO MIX TOILET Questo sistema viene utilizzato come un normale wc, con la sola eccezione che anche gli uomini devono sempre sedersi. Il wc ha 2 sistemi di uscita separati: uno per le feci e la carta igienica posto nella parte posteriore e uno per l’urina chiuso da un tappo mobile. Di seguito è rappresentato lo schema di funzionamento. Pagina 74 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Non funzionamento Lo scarico per l’urina è chiuso In funzione Quando il wc viene usato (persona seduta) il tappo si apre automaticamente e l’urina può fluire nell’apposito condotto Flussaggio Quando l’utente si alza il tappo si chiude automaticamente e parte il flussaggio del wc in modo che l’urina non venga diluita con acqua Pagina 75 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE DUBBLETT-System Questi particolari wc sono dotati di un sistema di flussaggio separato per urine e feci e permettono di risparmiare fino al 60% di acqua. Il wc è suddiviso in 2 comparti, uno per le feci e uno per l’urina, dotati ciascuno di un sistema di flussaggio indipendente. Infatti, mentre per il flussaggio dell’urina sono sufficienti 120-150 ml, per le feci sono necessari dai 4 ai 6 l. Stato dell’arte, evoluzione attesa ed ambiti di applicazione: Risulta difficile, anche per questo tipo di soluzioni, quantificare e fare un quadro generale della loro presenza o meno nel contesto del Bacino settentrionale del Lambro. L’obiettivo da raggiungere in questo campo è quello di portare a conoscenza tali soluzioni alternative alla popolazione nell’ottica di indirizzare i progettisti, per la realizzazione di nuovi edifici sia pubblici che privati, all’uso di suddetti impianti. Stima del costo delle lavorazioni: Di seguito si riporta una stima di massima dei costi relativi alla realizzazione delle soluzioni sopra esposte. a) Compost toilet: circa 2000 € b) Impianti per la separazione delle urine ROEDIGER NO MIX TOILET: circa 1000 € DUBBLETT-System: circa 1000 € Pagina 76 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE 4. POLIZIA FLUVIALE Un’altra tematica sviluppata nel presente Master Plan riguarda l’approfondimento in materia di polizia fluviale. Qui partendo da una disamina sulle autorità competenti e sulle specifiche competenze si forniscono alcuni suggerimenti in relazione a quali iniziative attivare o sviluppare in cooperazione tra i vari enti, per garantire una sorveglianza assidua nel territorio. 4.1 Autorità ambientali Di seguito si fa una breve descrizione delle autorità competenti in materia di polizia fluviale a partire da quelle con competenze locali, fino a quelle con competenze nazionali. 4.1.1 Polizia provinciale La Polizia provinciale, esercita le seguenti funzioni istituzionali e compiti operativi, nell'ambito del territorio di propria competenza e nei limiti delle proprie attribuzioni: Polizia giudiziaria ha compiti di: "prendere notizia dei reati, impedire che i reati vengano portati a conseguenze ulteriori, ricercare gli autori dei reati, assicurare le fonti di prova e raccogliere quant'altro possa servire per l`applicazione della legge penale. Svolge ogni indagine e attività disposta o delegata dall'autorità giudiziaria"; Polizia amministrativa si occupa di prevenzione, accertamento e repressione degli illeciti amministrativi. Funzione di vigilanza e controllo sulle materie delegate all’ente provinciale da parte delle vigenti leggi nazionali e regionali. In particolare le funzioni di polizia amministrativa sono svolte per tutte quelle attività cui è rilasciata autorizzazione, ad esempio: derivazioni di acque pubbliche, trasporti, autoscuole, agenzie pratiche auto, scuole nautiche, scarichi di acque reflue industriali, depuratori comunali e aziendali, accessi sulle strade provinciali, vigilanza strutture turistico-alberghiere e agrituristiche, attività di estrazione-cave, concessioni di competenza della provincia ecc. Pubblica sicurezza si tratta di operare per il mantenimento dell'ordine pubblico, per la sicurezza dei cittadini e della proprietà; di osservare delle leggi e dei regolamenti emanati dallo Stato e dagli enti locali, nonché delle ordinanze delle autorità; sulle attività di soccorso in occasione di pubbliche calamità e privati infortuni. Polizia stradale con compiti di: prevenzione e accertamento delle violazioni in materia di circolazione stradale; rilevazione degli incidenti stradali; predisposizione e esecuzione dei servizi Pagina 77 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE diretti a regolare il traffico; scorta per la sicurezza della circolazione; tutela e controllo sull'uso della strada; concorre alle operazioni di soccorso automobilistico e stradale in genere; collabora all'effettuazione di rilevazioni per studi sul traffico; Polizia venatoria e ittica riveste un ruolo di primo piano in merito all'attività di vigilanza sull'esercizio della caccia, per la prevenzione e repressione dei vari fenomeni di bracconaggio e sulla tutela della fauna selvatica, anche di quella minore. Svolge compiti e funzioni di controllo sulla pesca nelle acque interne. Sovrintende alle attività di recupero, ripopolamento, censimento, piani di controllo, protezione e rilievo danni per quanto concerne la fauna selvatica. Coordina la vigilanza ittico-venatoria volontaria in ambito provinciale. Polizia ambientale mette in pratica delle varie norme in materia ambientale di cui al decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152 e successive modificazioni e integrazioni, con riguardo alla prevenzione, accertamento e repressione dei fenomeni di inquinamento del suolo, delle acque e dell'aria; tutela e salvaguardia delle zone sottoposte a vincolo paesaggistico e idrogeologico, controlli nelle acque interne (fiumi e laghi), tutela dei beni ambientali e della biodiversità, vigilanza sui parchi e riserve naturali, controllo sulla circolazione fuoristrada, protezione della flora spontanea ecc. A questo settore spesso sono associate attività di: polizia micologica per la vigilanza sulla normativa che disciplina la raccolta, coltivazione, vendita e commercializzazione dei funghi e di polizia forestale finalizzata alla protezione, tutela e controllo sul vincolo idrogeologico e sul patrimonio boschivo, specie nelle province che esercitano funzioni delegate in materia. Inoltre, in molti ambiti territoriali, la Polizia provinciale esercita funzioni di polizia demaniale, polizia idraulica e polizia mineraria. Per gli aspetti di competenza, sono esercitate attività di polizia edilizia. Polizia lacuale - fluviale, lagunare e navale: diversi corpi di Polizia provinciale, per la conformazione geografica del loro territorio, svolgono attività di tutela e salvaguardia ambientale-ittico-venatoria, sorveglianza del demanio e vigilanza delle coste, soccorso a natanti e bagnanti in difficoltà, prevenzione e repressione violazioni in materia nautica, collaborazione con altri corpi di polizia che esplicano medesimo servizio; Polizia zoofila e di protezione degli animali svolge attività finalizzate alla prevenzione, accertamento e repressione dei reati a danno degli animali e del patrimonio zootecnico, nonché contro il fenomeno del maltrattamento degli animali; Tutela patrimonio dell'ente - rappresentanza e supporto enti - la Polizia provinciale si occupa dei servizi di tutela e vigilanza del patrimonio dell'ente, in particolare strutture e beni di vario tipo. Oltre a svolgere un ruolo di supporto operativo a favore dei vari enti e in particolare delle amministrazioni locali. Pagina 78 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE 4.1.2 Provincia ufficio acque Provincia di Lecco: L’ufficio ha competenze in materia di: prelievo acque pubbliche, autorizzazione allo scarico in acque superficiali e sul suolo ed asportazione macrofite dai corpi idrici superficiali. In materia di prelievo delle acque pubbliche la Provincia ha il potere di rilasciare autorizzazioni e concessioni relative a: scavo di pozzi e ricerca di acque sotterranee, ai sensi degli articoli 22 e 23 del Regolamento Regionale 2/06; attingimento d’acqua, ai sensi dell’articolo 32 del Regolamento Regionale 2/06; piccole derivazioni d’acqua, ai sensi del r.d. 1775/1933 e del Regolamento regionale 2/06; la polizia delle acque relativa alle funzioni di cui ai precedenti punti. La Provincia, inoltre, effettua ai sensi dell’articolo 7 c. 2 del Regolamento Regionale 2/06 l’istruttoria delle domande di concessione relative alle grandi derivazioni. Il provvedimento finale di concessione, in tal caso, è emanato dalla Regione Lombardia. Inoltre, devono essere presentate alla Provincia entro il 31 marzo di ogni anno da tutti coloro che derivano acque pubbliche le denunce dei volumi di acqua pubblica derivati. In materia di autorizzazione allo scarico in acque superficiali la provincia fornisce gli elenchi degli scarichi di acque reflue urbane, industriali e domestiche finora autorizzati dall’Amministrazione. Provincia di Como: La Provincia in materia di tutela delle Risorse Idriche svolge una serie di competenze attribuite da leggi sia statali sia regionali; in particolare alla Provincia compete il rilascio delle autorizzazioni allo scarico di acque reflue urbane, di acque reflue industriali o domestiche recapitanti in corpo idrico superficiale o sul suolo. Alla Provincia competono inoltre le attività di pulizia delle acque del Lago di Como e Ceresio, gli interventi di disinquinamento da idrocarburi delle acque superficiali e infine le attività relative al taglio della vegetazione lacustre (Legge Regionale n. 26 del 2003). 4.1.3 Dipartimento provinciale Arpa L’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPA) della Lombardia, attiva dal 1° dicembre 1999, è un ente di diritto pubblico dotato di autonomia amministrativa, organizzativa e contabile che svolge attività e servizi volti a supportare le scelte di politica ambientale della Regione Lombardia, delle Province, dei Comuni, delle Comunità montane, delle Asl e di altri enti pubblici in territorio regionale. Pagina 79 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Dipartimento provinciale di Como Il territorio di competenza del dipartimento coincide esattamente con la provincia di Como. Le attività presenti sono principalmente quelle industriali, quelle legate ai trasporti ma anche quelle legate al commercio ed al turismo. Di competenza del dipartimento sono le attività di monitoraggio. In particolare il monitoraggio delle acque sia superficiali che sotterranee, della meteoclimatologia, delle risorse naturali e della biodiversità. Viene monitorata inoltre la qualità dell’aria, il livello di inquinamento acustico, elettromagnetico e degli agenti ionizzanti. Infine tra le attività svolte dal dipartimento troviamo quelle inerenti alle problematiche geologiche e idrogeologiche e attività di supporto ai progetti gestione dighe e gestione ed esecuzione operazioni di svaso e gestione sedimenti, di supporto tecnico per le problematiche del Lago d’Idro e di supporto tecnico all’AdP Regione Lombardia per progetti programmati. Dipartimento provinciale di Lecco Il territorio di competenza del Dipartimento coincide esattamente con quello della Provincia di Lecco. Le attività produttive presenti che interessano l’attività del Dipartimento sono numerose e diversificate. Tra i principali settori si sottolineano i seguenti: - Siderurgico e metalmeccanico; - Tessile; - Chimico; - Plastica e gomma; - Carta; - Cave. Attività di particolare rilevanza svolta dal Dipartimento di Lecco è il monitoraggio delle acque superficiali. Tale attività riveste particolare importanza anche a seguito del progetto di monitoraggio dei laghi lombardi di cui alla convenzione ARPA – Regione Lombardia, che ha individuato nel Dipartimento di Lecco la struttura che opera in ambito interprovinciale (Como e Sondrio) e che garantisce un monitoraggio mensile per definire le caratteristiche quali-quantitative di alcuni dei principali bacini imbriferi. Particolarmente rilevante è l’attività di monitoraggio di alghe potenzialmente tossiche. Dipartimento provinciale di Monza e Brianza Il territorio del Dipartimento di Monza comprende i 64 comuni a Nord Est della provincia di Milano. In un contesto densamente popolato ed urbanizzato, con numerose attività industriali e con aree di tutela come i parchi, il Dipartimento di Monza si occupa delle problematiche legate alla tutela ambientale del territorio; in particolare alla valutazione preventiva delle nuove attività produttive e alle concessioni edilizie, ai piani di caratterizzazione e bonifica dei siti contaminati, alle caratteristiche qualitative delle Pagina 80 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE acque superficiali e sotterranee, agli impianti di telefonia cellulare, alle emissioni sonore e alla qualità dell’aria. Inoltre il Dipartimento di Monza collabora con le amministrazioni Comunali per la realizzazioni di progetti specifici per il controllo di matrici ambientali quali la qualità dell’aria, misure di “elettrosmog” (misure ELF e NIR) e zonizzazioni acustiche. 4.1.4 Protezione Civile La protezione civile in Italia è organizzata in un “Servizio Nazionale”, un sistema complesso che comprende tutte le strutture e le attività messe in campo dallo Stato per tutelare l'integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l'ambiente dai danni o dal pericolo di danni che derivano da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi. Le attività del sistema sono la previsione e prevenzione delle varie ipotesi di rischio, il soccorso alla popolazione ed ogni attività diretta a superare l’emergenza. Negli anni, la competenza in materia di protezione civile è progressivamente passata dallo Stato agli enti locali. Competenze della Regione: le funzioni regionali sono di indirizzo nell’ambito locale e di operatività in caso di crisi. Le regioni, infatti, predispongono i programmi regionali di previsione e prevenzione dei rischi; attuano interventi urgenti; definiscono gli indirizzi per i piani provinciali di emergenza; organizzano e impiegano il volontariato. Competenze della Provincia: nell’ambito del sistema regionale di Protezione Civile, le Province provvedono: - all’attivazione dei servizi urgenti, anche di natura tecnica, in caso di eventi calamitosi di livello locale o provinciale compresi nel piano provinciale di emergenza; - al coordinamento delle organizzazioni di volontariato di Protezione Civile esistenti sul territorio provinciale; - alla predisposizione del programma provinciale di previsione e prevenzione dei rischi e alla sua attuazione; - alla predisposizione del piano provinciale di emergenza; - all’integrazione delle strutture di rilevazione e dei sistemi di monitoraggio dei rischi sul proprio territorio; La Provincia, per la predisposizione del piano di emergenza, tiene conto dei piani di emergenza locali. La Provincia ha altresì il compito di coordinare i Comuni anche attraverso le loro forme associative nelle loro attività di previsione, di prevenzione e di redazione dei piani di emergenza e di verificare la congruenza dei piani locali con il piano di emergenza provinciale. Pagina 81 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Competenze del Prefetto: il Prefetto, coerentemente con i piani dei competenti enti territoriali, assicura la partecipazione dello Stato e delle relative strutture periferiche (ad es., i Vigili del Fuoco) in occasione di interventi urgenti di protezione civile, mediante l’attivazione di mezzi e poteri di competenza statale (poteri di ordinanza). Il Prefetto inoltre adotta anche specifici documenti di pianificazione per rischi particolari quali dighe, rischi industriali, nucleari, ecc. Competenze del Sindaco e del Comune: il sindaco è l’autorità comunale di protezione civile. Al verificarsi dell'emergenza nell'ambito del territorio comunale, assume la direzione e il coordinamento dei servizi di soccorso e d’assistenza alle popolazioni colpite e provvede agli interventi necessari dandone immediata comunicazione al Prefetto e al Presidente della giunta regionale. Il Comune, tra l’altro, attua le attività di previsione e degli interventi di prevenzione dei rischi, stabilite dai programmi e piani regionali, assicura i primi soccorsi in caso d’eventi calamitosi in ambito comunale; predispone i piani comunali e/o intercomunali d’emergenza; utilizza il volontariato di protezione civile a livello comunale e/o intercomunale, sulla base degli indirizzi nazionali e regionali. 4.1.5 Guardie Ecologiche Volontarie (GEV) Le Guardie Ecologiche Volontarie vigilano sui fattori, sulle componenti ambientali e sull’ambiente unitariamente considerato, al fine di prevenire, segnalare o accertare, a norma della legge regionale 5 dicembre 1983, n. 90 (Norme di attuazione della legge 24 novembre 1981, n. 689, concernente modifiche al sistema penale), fatti e comportamenti sanzionati dalla normativa ambientale; Il servizio volontario di vigilanza ecologica è istituito per favorire la formazione di una coscienza civica di rispetto e di interesse per la natura ed il territorio, per la loro tutela e per una razionale gestione delle risorse ambientali, da attuarsi anche con le seguenti specifiche attività : informazione sulla legislazione vigente in materia di tutela ambientale nonché sui criteri, mezzi e comportamenti atti a realizzarla; vigilanza sui fattori, sulle componenti ambientali e sull’ambiente unitariamente considerato, al fine di prevenire, segnalare o accertare, a norma della legge regionale 5 dicembre 1983, n. 90 (Norme di attuazione della legge 24 novembre 1981, n. 689, concernente modifiche al sistema penale), fatti e comportamenti sanzionati dalla normativa ambientale; collaborazione con le autorità competenti per la raccolta di dati e informazioni relativi all’ambiente e per il monitoraggio ambientale; collaborazione con le autorità competenti per le operazioni di pronto intervento e di soccorso in caso di emergenza o di disastri di carattere ecologico. Le guardie ecologiche volontarie, pur conservando la propria autonomia, cooperano con: Pagina 82 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE - i servizi di polizia locale di cui alla legge regionale 14 aprile 2003, n. 4 (Riordino e riforma della disciplina regionale in materia di polizia locale e sicurezza urbana): nell’esercizio delle funzioni di polizia amministrativa, per la prevenzione e l’accertamento degli illeciti amministrativi contro la natura, l’ambiente e il territorio; nell’attività di monitoraggio e controllo ambientale del territorio e in particolare dei parchi e giardini; nella realizzazione di attività di documentazione, comunicazione ed informazione attinenti la natura, l’ambiente e il territorio. - i servizi di polizia idraulica di cui all’articolo 3, commi 108, lettera i) e 114, lettera a) della legge regionale 5 gennaio 2000, n. 1 (Riordino del sistema delle autonomie in Lombardia. Attuazione del d.lgs. 31 marzo 1998, n. 112 “Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dallo stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59”): nell’esercizio delle funzioni di polizia amministrativa, per la prevenzione e l’accertamento degli illeciti amministrativi contro il demanio idrico, ai sensi del regio decreto 25 luglio 1904, n. 523 (Testo unico delle disposizioni di legge intorno alle opere idrauliche delle diverse categorie) e del regio decreto 9 dicembre 1937, n. 2669 (Regolamento sulla tutela delle opere idrauliche di 1a e 2a categoria e delle opere di bonifica); nell’attività di monitoraggio e controllo delle aree di pertinenza dei corpi idrici di cui all’articolo 115 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale); nella realizzazione di attività di documentazione, comunicazione e informazione attinenti i corpi d’acqua e le risorse idriche. - alle attività di controllo ambientale di cui all’articolo 3, comma 1, lettera b) della legge regionale 14 agosto 1999, n. 16 (Istituzione dell’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente – ARPA). - il Corpo forestale nazionale e regionale nell’espletamento delle funzioni di vigilanza e controllo concernenti: la tutela dell’ambiente forestale ed agro-silvo-pastorale e connesse alla protezione della natura ed all’assetto del territorio; l’applicazione del decreto del Presidente della Repubblica 8 agosto 1997, n. 357 (Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla Pagina 83 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonche´ della flora e della fauna selvatiche); la parte lombarda del parco nazionale dello Stelvio, previa intesa tra l’ente organizzatore del servizio territorialmente competente ed il comitato di gestione. 4.1.6 Corpo Forestale dello Stato Il Corpo Forestale dello Stato, istituito nel 1822, è una forza di polizia ad ordinamento civile, specializzata nella tutela del patrimonio naturale e paesaggistico, nella prevenzione e repressione dei reati in materia ambientale e agroalimentare. Fatte salve le attribuzioni delle regioni e degli enti locali, il Corpo forestale dello Stato svolge le funzioni di rilievo nazionale assegnategli dalle leggi e dai regolamenti (Legge di riordino n. 36 del 6 febbraio 2004 art.2), e in particolare ha competenza in materia di: concorso al mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica con particolare riferimento alle aree rurali e montane; vigilanza, prevenzione e repressione delle violazioni compiute in danno dell’ambiente, con specifico riferimento alla tutela del patrimonio faunistico e naturalistico nazionale e alla valutazione del danno ambientale, nonché collaborazione nell’esercizio delle funzioni di cui agli articoli 35 e 36 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300; controllo e certificazione del commercio internazionale e della detenzione di esemplari di fauna e di flora minacciati di estinzione, tutelati ai sensi della Convenzione CITES; vigilanza e controllo dell’attuazione delle convenzioni internazionali in materia ambientale, con particolare riferimento alla tutela delle foreste e della biodiversità vegetale e animale; controlli derivanti dalla normativa comunitaria agroforestale e ambientale e concorso nelle attività volte al rispetto della normativa in materia di sicurezza alimentare del consumatore e di biosicurezza in genere; sorveglianza delle aree naturali protette di rilevanza internazionale e nazionale e delle altre aree protette secondo le modalità previste dalla legislazione vigente; tutela e salvaguardia delle riserve naturali statali riconosciute di importanza nazionale o internazionale, nonché degli altri beni destinati alla conservazione della biodiversità animale e vegetale; sorveglianza e accertamento degli illeciti commessi in violazione delle norme in materia di tutela delle acque dall’inquinamento e del relativo danno ambientale nonché repressione dei traffici illeciti e degli smaltimenti illegali dei rifiuti; Pagina 84 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE concorso nel monitoraggio e nel controllo del territorio ai fini della prevenzione del dissesto idrogeologico, nonché collaborazione nello svolgimento dell’attività straordinaria di polizia idraulica; pubblico soccorso e interventi di rilievo nazionale di protezione civile su tutto il territorio nazionale con riferimento anche al concorso con le regioni nella lotta attiva agli incendi boschivi e allo spegnimento con mezzi aerei degli stessi; controllo del manto nevoso e previsione del rischio valanghe (Meteomont); attività consultive e statistiche connesse; attività di studio connesse alle proprie competenze con particolare riferimento alla rilevazione qualitativa e quantitativa delle risorse forestali anche al fine della costituzione dell’inventario forestale nazionale, al monitoraggio sullo stato fitosanitario delle foreste, ai controlli sul livello di inquinamento degli ecosistemi forestali, al monitoraggio del territorio in genere con raccolta, elaborazione, archiviazione e diffusione dei dati; attività di supporto al Ministero delle politiche agricole e forestali nella rappresentanza e nella tutela degli interessi forestali nazionali in sede comunitaria e internazionale e raccordo con le politiche forestali regionali; reclutamento, formazione e gestione del proprio personale; approvvigionamento e amministrazione delle risorse strumentali; divulgazione delle attività istituzionali ed educazione ambientale; ogni altro compito assegnatogli dalle leggi e dai regolamenti dello Stato. 4.1.7 Carabinieri In materia di difesa delle risorse del patrimonio ambientale italiano e con l intento di applicare la normativa ambientale, nel 1986 sono stati istituiti Il Ministero dell’Ambiente ed il Nucleo Operativo Ecologico (N.O.E.) dei Carabinieri, posto quest’ultimo alle dipendenze funzionali dello stesso ministero con compiti di vigilanza, prevenzione e repressione delle violazioni compiute in materia ambientale. Con la Legge 23 marzo 2001, n° 93, il N.O.E. ha assunto la nuova denominazione di Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente e la struttura organizzativa del Reparto è stata potenziata e calibrata su base interprovinciale, in modo da garantire una presenza qualificata su tutto il territorio nazionale. I settori di intervento del Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente sono quelli: dell’inquinamento del suolo, idrico, atmosferico ed acustico; della tutela del paesaggio, della flora e della fauna; dell’impiego di sostanze pericolose ed attività a rischio di incidente rilevante; dei materiali strategici radioattivi ed altre sorgenti radioattive; della protezione dalla esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici; Pagina 85 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE relativi a situazioni di allarme per la diffusione incontrollata di organismi geneticamente modificati (OGM). Il Comando sostiene le numerose richieste d’intervento che provengono prevalentemente dal Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, dall’Autorità Giudiziaria, dai Comandi dell’Arma dei Carabinieri e dai cittadini singoli od associati. 4.2 Attività di polizia fluviale Di seguito si riportano le attività di polizia fluviale, tenendo presente che le prime tre sono pratiche da intendersi come linee guida da suggerire e diffondere mentre le altre sono attività già in uso. In più si vuole precisare che i soggetti preposti per assolvere questi ruoli sono per il primo caso le Guardie Ecologiche Volontarie (GEV) e nel secondo caso le associazioni e/o i gli Enti Parchi. 4.2.1 Sorveglianza qualità acque (GEV) Uno dei compiti di polizia fluviale di prioritaria importanza è quella relativa all’istituzione di un’attività di vigilanza sullo stato di qualità delle acque. L’esigenza è avere a disposizione squadre per la sorveglianza dello stato di qualità delle acque, composte ciascuna da almeno due unità di guardie volontarie ecologiche, in grado di svolgere un’azione di controllo continuativa di campo con frequenza minima bisettimanale, al fine di vigilare ed osservare il territorio, per essere così in grado di rilevare celermente il verificarsi di qualsiasi tipo di irregolarità in materia di qualità delle acque. Per poter assolvere al meglio tale ruolo occorrerà provvedere a dotare le squadre con mezzi idonei quali: mezzi di trasporto (automobile, biciclette, canoe), attrezzature uomo per attività su corso d’acqua (divisa ordinaria, stivali, torce), apparecchi radio, sistemi di localizzazione GPS. In questo modo si svilupperanno sia le competenze delle guardie ecologiche che già attualmente dovrebbero vigilare sui fattori delle componenti ambientali e sull’ambiente unitariamente considerato, al fine di prevenire, segnalare o accertare qualsiasi irregolarità, a norma della legge regionale del 1983; sia l’attività di cooperazione con le autorità competenti per la raccolta di dati e informazioni relativi all’ambiente e per il monitoraggio ambientale (ARPA). Sempre in ambito di cooperazione, le guardie ecologiche dovranno interagire con i servizi di polizia locale (Polizia Provinciale, Corpo forestale e Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente) nell’esercizio delle funzioni di polizia amministrativa, per la prevenzione e l’accertamento degli illeciti amministrativi contro la natura, l’ambiente e il territorio. Pagina 86 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Stima del costo degli equipaggiamenti: Di seguito si riporta la stima del costo dell’attrezzatura necessaria per l’attività di sorveglianza della qualità delle acque, elaborata per una squadra di lavoro composta da due unità di Guardie Ecologiche Volontarie: n° 1 automobile: circa 20.000 € (di cui circa 4.000 €/annui di spese di esercizio); n° 2 biciclette: circa 1.000 € (di cui circa 200 €/annui di spese di esercizio); n° 2 canoe: circa 2.500 € (di cui circa 200 €/annui di spese di esercizio); n° 2 attrezzature uomo: circa 500 €/annui; n° 2 apparecchi radio: circa 150 €; n° 1 sistema di localizzazione GPS: circa 3.000 €; n° 1 sistema di analisi rapida: circa 250 €. 4.2.2 Sorveglianza manufatti idraulici (GEV) Un’altra importante attività di polizia fluviale da istituire è quella che riguarda la sorveglianza dei manufatti idraulici presenti lungo i corsi d’acqua. L’obiettivo principale è quello di istituire delle squadre composte ciascuna da due unità di Guardie Ecologiche Volontarie in grado di svolgere un’attività capillare e continuativa con una frequenza minima mensile, al fine di controllare lo stato sia dei manufatti fognari che dei manufatti di derivazione presenti sui corsi d’acqua. La verifica del buon funzionamento di tali manufatti è importante per la salvaguardia della qualità delle acque e dell’habitat acquatico. L’attività consiste nel rilevare sia le irregolarità che i malfunzionamenti degli organi di regolazione delle derivazioni e dei manufatti fognari, sia accertare la presenza delle autorizzazioni necessarie per gli scarichi e per le derivazioni. Per poter assolvere al meglio tale ruolo occorrerà provvedere a dotare le squadre con mezzi idonei quali: mezzi di trasporto (automobile, biciclette, canoe), attrezzature uomo per attività su corso d’acqua (divisa ordinaria, stivali e scafandri, torce), apparecchi radio, sistemi di localizzazione GPS. In questo modo verranno implementate le competenze delle GEV che già attualmente svolgono attività di monitoraggio sui fattori delle componenti ambientali e sull’ambiente considerato, al fine di prevenire, segnalare o accertare qualsiasi irregolarità. In aggiunta avranno compiti più specifici di sorveglianza e controllo dei manufatti idraulici in cooperazione con gli enti che già si occupano di questo. In particolare con l’Ufficio Acque che ha competenze in materia di prelievo delle acque pubbliche e autorizzazione allo scarico in acque superficiali, e con l’Arpa che gestisce le attività di supporto ai progetti di gestione delle dighe. Pagina 87 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Stima del costo degli equipaggiamenti: Di seguito si riporta la stima del costo dell’attrezzatura necessaria per l’attività di sorveglianza dei manufatti idraulici, fatta per una squadra di lavoro composta da due unità di Guardie Ecologiche Volontarie: n° 1 automobile: circa 20.000 € (di cui circa 4.000 €/annui di spese di esercizio); n° 2 biciclette: circa 1.000 € (di cui circa 200 €/annui di spese di esercizio); n° 2 canoe: circa 2.500 € (di cui circa 200 €/annui di spese di esercizio); n° 2 attrezzature uomo: circa 500 €/annui; n° 2 apparecchi radio: circa 150 €; n° 1 sistema di localizzazione GPS: circa 3.000 €. 4.2.3 Sorveglianza e denuncia abusi (GEV) Un ulteriore compito di polizia fluviale di prioritaria importanza è quello relativo all’istituzione di un’attività di sorveglianza e denuncia degli abusi sui corsi d’acqua. È necessario quindi istituire delle squadre composte ciascuna da due unità di Guardie Ecologiche Volontarie che, attraverso un’attività capillare e continuativa con una frequenza minima mensile, siano in grado di assolvere funzioni di sorveglianza, controllo ed eventualmente denuncia di illeciti e violazioni compiute in danno dell’ambiente. L’attività consiste nel rilevare ed accertare qualsiasi tipo di illecito o abuso sia per quanto riguarda il rispetto dell’ambiente e dell’habitat fluviale, compresa la tutela delle acque dall’inquinamento, sia per quanto riguarda le concessioni delle derivazione di acque pubbliche o le autorizzazioni allo scarico di acque reflue urbane, di acque reflue industriali o domestiche recapitanti in corpo idrico superficiale. Per poter assolvere al meglio tale ruolo occorrerà provvedere a dotare le squadre con mezzi idonei quali: mezzi di trasporto (automobile, biciclette, canoe), attrezzature uomo per attività su corso d’acqua (divisa ordinaria, stivali, torce), apparecchi radio, sistemi di localizzazione GPS. In questo modo verranno ulteriormente sviluppate: sia le competenze delle Gev in materia di vigilanza sui fattori, sulle componenti ambientali e sull’ambiente, al fine di prevenire, segnalare o accertare fatti e comportamenti sanzionati dalla normativa ambientale; sia la cooperazione con le autorità competenti per la prevenzione e l’accertamento di illeciti ambientali. In particolare coopereranno con: la Polizia Provinciale sia per la prevenzione e l’accertamento degli illeciti contro la natura, l’ambiente e il territorio in tema di polizia amministrativa; che per la prevenzione, l’accertamento e la repressione dei fenomeni di inquinamento del suolo, delle acque e dell'aria e per la tutela e salvaguardia delle zone sottoposte a vincolo paesaggistico e idrogeologico in tema di polizia ambientale; con l’ufficio acque per la verifica delle autorizzazioni allo scarico di acque reflue urbane, di acque reflue industriali o domestiche recapitanti in corpo idrico superficiale o sul suolo e con il corpo forestale dello stato per la prevenzione e la repressione Pagina 88 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE delle infrazioni compiute in danno dell’ambiente, con specifico riferimento alla sorveglianza e accertamento degli illeciti commessi in violazione delle norme in materia di tutela delle acque. Stima del costo degli equipaggiamenti: Di seguito si riporta la stima del costo dell’attrezzatura necessaria per l’attività di sorveglianza e denuncia abusi, fatta per una squadra di lavoro composta da due unità di Guardie Ecologiche Volontarie: n° 1 automobile: circa 20.000 € (di cui circa 4.000 €/annui di spese di esercizio); n° 2 biciclette: circa 1.000 € (di cui circa 200 €/annui di spese di esercizio); n° 2 canoe: circa 2.500 € (di cui circa 200 €/annui di spese di esercizio); n° 2 attrezzature uomo: circa 500 €/annui; n° 2 apparecchi radio: circa 150 €; n° 1 sistema di localizzazione GPS: circa 3.000 €. 4.2.4 Manutenzione ordinaria (alberi e rifiuti) Riveste un ruolo importante tra le attività di polizia fluviale anche la manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua, ovvero la manutenzione della vegetazione e l’asportazione dei rifiuti dagli alvei dei fiumi. Gli interventi di manutenzione idraulica ordinaria sono rivolti alla protezione e al mantenimento dei corsi d'acqua naturali o artificiali, con interventi finalizzati al taglio selettivo delle varie specie radicate, i disalvei, la movimentazione dei sedimenti, la rimozione di materiale flottante e di rifiuti e la pulizia dei tratti fluviali arginati. Fanno parte dei compiti di manutenzione ordinaria anche le attività di pulizia dei laghi, attraverso interventi di disinquinamento da idrocarburi delle acque e attività di taglio della vegetazione lacustre. La manutenzione ordinaria sul Bacino del Lambro Settentrionale è attualmente svolta dai volontari delle associazioni locali e dai diversi distaccamenti della Protezione Civile delle provincia di Como, Lecco e della provincia di Monza e della Brianza. L’attività svolta interessa l’asta fluviale del fiume Lambro. L’obiettivo principale è quello di estendere la manutenzione ordinaria anche ai corsi d’acqua degli ordini minori al fine di garantire la salvaguardia dell’ambiente naturale e la sicurezza idraulica di tutti i corsi d’acqua. Si rende necessario quindi dotare le squadre preposte per le attività di manutenzione ordinaria, di mezzi idonei quali: mezzi di trasporto (automobile, canotti), attrezzature uomo per attività su corso d’acqua (divisa ordinaria, stivali, torce), apparecchi radio, sistemi di localizzazione GPS, motoseghe, mezzi speciali per la rimozione del materiale. In questo modo verranno implementate le competenze dei volontari delle associazioni locali e dai diversi distaccamenti della Protezione Civile che già svolgono attività di manutenzione. Verrà inoltre maggiormente sviluppata la cooperazione con gli enti che già si occupano di questo; in particolare con l’Ufficio Acque della Provincia di Como che si occupa della pulizia delle acque dei Laghi ad esso afferenti, Pagina 89 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE con l’ARPA che svolge attività di monitoraggio delle alghe potenzialmente tossiche e con il Corpo Forestale dello Stato che si occupa della tutela del patrimonio faunistico e naturalistico collaborando nell’esercizio delle funzioni in materia di gestione e tutela delle risorse idriche, prevenzione e protezione dell’inquinamento idrico. Stima del costo degli equipaggiamenti: Di seguito si riporta la stima del costo dell’attrezzatura necessaria per l’attività di manutenzione ordinaria, fatta per una squadra di lavoro composta da 4 unità: n° 1 automobile/altro mezzo specifico: circa 20.000 € (di cui circa 4.000 €/annui di spese di esercizio); n° 1 canotti: circa 2.500 € (di cui circa 200 €/annui di spese di esercizio); n° 4 attrezzature uomo: circa 1000 €/annui; n° 2 apparecchi radio: circa 150 €; n° 4 motoseghe: circa 2.000 € n° 1 escavatore a ragno: 30.000 € 4.2.5 Sorveglianza officiosità idraulica La sorveglianza dell’officiosità idraulica dei corsi d’acqua è un’attività di polizia fluviale di primaria importanza per quanto riguarda la sicurezza e la difesa dei corpi idrici. Le attività sono tese a prevenire situazioni globali e locali di deflusso della piena che possono causare fenomeni indesiderati di modificazione nell’assetto del corso d’acqua, tali da aumentare il livello di pericolo per gli elementi esposti a rischio idraulico. In particolare sono necessarie attività quali: taglio, estirpazione e allontanamento di vegetali in alveo di magra e in alveo di piena e il ripristino della sezione di deflusso attraverso la rimozione degli alluvionamenti di materiale inerte che ostacolo il regolare deflusso della piena. Inoltre nei tratti regimati dei corsi d’acqua o dove insistono opere idrauliche è necessario operare per mantenere le condizioni di progetto delle opere stesse anche mediante interventi di manutenzione straordinaria. Le attività di sorveglianza dell’officiosità idraulica sono attualmente svolte dai volontari delle associazioni locali e dai diversi distaccamenti della Protezione Civile delle provincie di Como, Lecco e di Monza e Brianza. L’obiettivo principale è quello di estendere tale attività, che ora interessa solo il fiume Lambro, anche ai corsi d’acqua degli ordini minori al fine di garantire la sicurezza idraulica di tutti i corsi d’acqua. Per svolgere al meglio tale compito è opportuno munire le squadre di volontari di mezzi idonei quali: mezzi di trasporto (automobile, biciclette, canoe), attrezzature uomo per attività su corso d’acqua (divisa ordinaria, stivali, torce), apparecchi radio, sistemi di localizzazione GPS, motoseghe, mezzi speciali per la movimentazione del materiale. Pagina 90 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE In tal modo verrà ulteriormente implementata la cooperazione dei volontari degli enti locali e della Protezione Civile con le autorità competenti in materia di monitoraggio dell’officiosità idraulica. In particolare le autorità competenti da affiancare saranno: la Polizia Provinciale per quanto riguarda la tutela e la salvaguardia delle zone sottoposte a vincolo paesaggistico e idrogeologica; la Protezione civile per la per la previsione e prevenzione dei rischi e il Corpo Forestale dello Stato in materia di tutela e salvaguardia delle zone sottoposte a vincolo paesaggistico e idrogeologico. Stima del costo delle lavorazioni: Di seguito si riporta la stima del costo dell’attrezzatura necessaria per l’attività di sorveglianza officiosità idraulica, fatta per una squadra di lavoro composta da due unità: n° 2 attrezzature uomo: circa 500 €/annui; n° 2 apparecchi radio: circa 150 €; n° 1 sistema di localizzazione GPS: circa 3.000 €. 4.2.6 Apertura e manutenzione sentieri Tra le attività di polizia fluviale troviamo anche l’apertura e la manutenzione dei sentieri che, benché rivesta un ruolo più marginale, può diventare di primaria importanza se interessa la riapertura dei sentieri, a lato dei corsi d’acqua, utilizzati dai mezzi di manutenzione ordinaria e straordinaria. In particolare risulta necessario aprire o ripristinare i percorsi lungo gli argini al fine di creare idonee vie di accesso per i mezzi utilizzati dagli enti preposti per la manutenzione ordinaria dei corpi idrici e per gli interventi d’urgenza in caso di eventi calamitosi o di deflusso delle piene. Le principali attività per la manutenzione e la riapertura sentieri sono volte al decespugliamento e allo sfalcio della vegetazione presente, alla pulizia e alla manutenzione del fondo, alla collocazione di eventuali parapetti di protezione e alla posa di segnaletica e cartellonistica. Nel caso di una nuova apertura si renderanno eventualmente necessari anche lavori di disboscamento e consolidamento del terreno. Tali attività sono attualmente svolte dai volontari delle associazioni locali e dai diversi distaccamenti della Protezione Civile delle provincia di Como, Lecco e della provincia di Monza e della Brianza. L’obiettivo principale è quello di estendere la manutenzione e l’apertura di nuovi sentieri a tutto il Bacino di interesse al fine di garantire percorsi per la manutenzione su tutti i corsi d’acqua e in contemporaneamente di accrescerne la fruibilità. Per svolgere al meglio tale compito è opportuno munire le squadre di volontari di mezzi idonei quali: mezzi di trasporto (automobile, biciclette), attrezzature uomo per attività su corso d’acqua (divisa ordinaria, stivali, torce), apparecchi radio, sistemi di localizzazione GPS, motoseghe. Stima del costo delle lavorazioni: Di seguito si riporta la stima del costo dell’attrezzatura necessaria per l’attività di apertura e manutenzione dei sentieri, fatta per una squadra di lavoro composta da quattro unità: Pagina 91 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE n° 4 attrezzature uomo: circa 1000 €/annui; n° 2 apparecchi radio: circa 150 €; n° 1 motoseghe: circa 500 €; n° 3 decespugliatori: circa 600 €. Pagina 92 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE 5. PROGRAMMA TEMPORALE Nei capitoli precedenti sono state trattate le Azioni strutturali, a cui si rimanda per il loro dettaglio all’appendice, da sviluppare unicamente nel Bacino di riferimento del Lambro Settentrionale, alle quali andrebbero poi aggiunti gli interventi suggeriti in materia di governo delle acque e le iniziative da attivare in materia di polizia fluviale. Come già dichiarato per ogni Azione strutturale è stata elaborata una stima di massima, per un costo complessivo di tutte le Azioni pari a circa 110.000.000 €. Naturalmente, come più volte ricordato, queste Azioni strutturali non sono le uniche fattibili nell’area del Bacino di interesse, ma solo quelle derivanti da una analisi svolta nel lavoro precedente degli atlanti di criticità ed opportunità; per tale ragione sarà opportuno prevedere dei bandi dedicati all’interno del Contratto di Fiume, pari a 3.000.000 €/annui, da destinare al finanziamento di eventuali nuove Azioni strutturali e non strutturali, oggi non identificate. Per ciò che riguarda poi gli interventi da promuovere come buone pratiche per l’attività di governo delle acque e di polizia fluviale, si propone di destinare 1.000.000 €/annui per promuovere dei bandi finalizzati alla sensibilizzazione in tali materie, degli enti preposti, quali comuni o associazioni. Un discorso simile va fatto per ciò che riguarda la manutenzione straordinaria, anche in questo caso verranno dedicati dei bandi pari a 1.000.000 €/annui per attività in questo campo. L’insieme degli interventi riguardanti le Azioni strutturali e non strutturali, dei bandi in materia di governo delle acque e delle attività da svolgersi in campo di polizia fluviale e dei bandi finalizzati agli interventi di manutenzione straordinaria, saranno pensati all’interno di un programma di finanziamento temporale della durata ventennale che corrisponderà ad una cifra totale per ogni campo, pari rispettivamente a: 110.000.000 € in 20 anni per le Azioni strutturali definite nella presente relazione; 60.000.000 € in 20 anni per le Azioni strutturali e non strutturali di nuova definizione; 20.000.000 € in 20 anni per gli interventi in ambito di governo delle acque e di polizia fluviale; 20.000.000 € in 20 anni per gli interventi di manutenzione straordinaria. 5.1 Bandi per interventi in ambito di governo delle acque e polizia fluviale Obiettivi specifici In materia di governo delle acque gli obiettivi specifici a cui faranno riferimento i bandi saranno in relazione alle problematiche di: alleggerimento delle reti fognarie, limitazione di carichi concentrati e carichi diffusi e nella definizione di altre misure per la gestione sostenibile di acque domestiche. Pagina 93 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE In tema di polizia fluviale gli obiettivi da raggiungere con la definizione dei bandi riguarderanno: la sorveglianza della qualità delle acque, la sorveglianza dei manufatti idraulici, la sorveglianza e la denuncia degli abusi, la manutenzione ordinaria di alberi e rifiuti, la sorveglianza dell’officiosità idraulica e l’apertura e la manutenzione dei sentieri. Soggetti ammissibili Le richieste di contributo sui bandi potranno essere presentate da: Comuni e Unioni di Comuni; Parchi regionali; Parchi Locali di Interesse Sovracomunale (PLIS); Comunità montane; associazioni; imprese; privati. Progetti ammissibili Per essere ammessi alla valutazione tutti gli interventi dovranno essere ricompresi all’interno del Bacino idrografico del Lambro Settentrionale chiuso a Monza. In oltre le tipologie ammissibili di interventi dovranno riguardare le seguenti tematiche: Separazione delle acque del reticolo superficiale dalla rete fognaria; Sistemi di raccolta e stoccaggio superficiali delle acque meteoriche; Sistemi di raccolta ed infiltrazione delle acque meteoriche; Creazione di ecosistemi filtro su sfioratori; Sistemi compatti di trattamento; Buone pratiche agronomiche; Fasce tampone; Sistemi di risparmio idrico; Riuso acque grigie; Sustainable sanitation; Altre misure per la gestione sostenibile di acque domestiche; Sorveglianza della qualità acque; Sorveglianza dei manufatti idraulici, Sorveglianza e denuncia degli abusi; Manutenzione ordinaria (alberi e rifiuti); Sorveglianza dell’officiosità idraulica; Pagina 94 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Apertura e manutenzione dei sentieri. 5.2 Interventi di manutenzione straordinaria Obiettivi specifici In tema di manutenzione straordinaria gli obiettivi specifici a cui faranno riferimento i bandi saranno in relazione alle problematiche di: sorveglianza dell’officiosità idraulica, sorveglianza dello stato d’usura delle opere idrauliche (traverse, briglie, soglie, scale di risalita, opere di regolazione), sorveglianza e verifica dello stato di conservazione di un corso d’acqua e degli elementi che lo compongono (alveo, golene, sponde). Soggetti ammissibili Le richieste di contributo sui bandi potranno essere presentate da: Comuni e Unioni di Comuni; Parchi regionali; Parchi Locali di Interesse Sovracomunale (PLIS); Comunità montane. Progetti ammissibili Per essere ammessi alla valutazione tutti gli interventi dovranno essere ricompresi all’interno del Bacino idrografico del Lambro Settentrionale chiuso a Monza. Gli interventi potranno interessare: Le opere idrauliche (traverse, briglie, soglie, pettini, opere di regolazione ecc..); Il mantenimento dell’officiosità idraulica (gestione sedimenti, stabilizzazione sponde artificializzate o a rischio, rimozione materiale flottante di grosse dimensioni ecc..). L’attività di manutenzione straordinaria andrà a regime una volta che sarà completato un quadro conoscitivo, finalizzato alla stesura di un programma di interventi pluriennale, che dovrà comprendere le seguenti informazioni: caratteristiche e stato di tutte le strutture idrauliche esistenti; caratteristiche e stato delle aree boschive adiacenti ai corsi d’acqua; studio del regime delle dinamiche geomorfologiche dei corsi d’acqua nei vari tratti. Si prevede che inizialmente l’attività sarà costituita dalla redazione di questi studi e dalla gestione di situazioni d’emergenza e progressivamente si incentrerà sulla realizzazione degli interventi previsti nel programma delle manutenzioni. Pagina 95 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE 5.3 Cronoprogramma Azioni strutturali Di seguito viene presentato un cronoprogramma ipotetico della pianificazione finanziaria della durata quasi ventennale relativa alle Azioni strutturali. È stato impostato il criterio di costo/beneficio secondo il quale verrebbero realizzate prima le azioni con maggiore rapporto beneficio/costo e man mano quelle successive, per una media annua di circa 5.000.000 €. L’ordine è comunque teorico, ossia non vi sono restrizioni nella possibilità di sovvertire la posizione di un determinato intervento qualora siano privilegiati determinati criteri di scelta o si rendano disponibili certe risorse di bilancio vincolate a determinate realizzazioni. Il cronoprogramma viene riportato nella figura seguente. Pagina 96 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Figura 27: Cronoprogramma teorico delle azioni secondo il criterio beneficio/costo Pagina 97 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE APPENDICI A. SCHEDA BENEFICI ATTESI Al fine di quantificare i benefici conseguibili tramite le opere proposte dalle diverse Azioni strutturali, è stata sviluppata una metodologia di valutazione qui di seguito presentata. Per prima cosa, sono stati riassunti in una tabella tutti i vari interventi previsti dalle diverse azioni strutturali, a cui potrà essere assoggettato il fiume Lambro e i suoi affluenti. In particolare, gli interventi sono stati inizialmente suddivisi in famiglie, a seconda della loro tipologia. Di seguito si riporta il nome delle famiglie degli interventi. Difesa idraulica Riqualificazione fluviale Rinforzi spondali Interventi di aumento della capacità di autodepurazione Interventi su rete fognaria Interventi per fauna ittica Gestione Manutenzione Arredi e collegamenti Varie Tabella 5 – Famiglie degli interventi Quindi, per ogni singola azione, dopo aver identificato i vari interventi di cui sarà oggetto l’area, è stata effettuata una valutazione di ogni singolo intervento, andando ad assegnare dei voti quantificando gli effetti prodotti dall’intervento stesso sui vari aspetti riguardanti i 4 ambiti principali: qualità acque, habitat, valorizzazione e protezione idraulica. Si riportano in Tabella 6 i vari aspetti presi in considerazione, suddivisi per ambito di appartenenza. Tabella 6 – Aspetti presi in considerazione nella valutazione, suddivisi per ambiti di appartenenza Pagina 98 di 120 Erosione Sicurezza idraulica Funzionalità idraulica Capacità di laminazione Protezione idraulica Educativa Fruibilità Accessibilità Impatto paesaggistico Altre sostanze Valorizzazione Rifiuti solidi Metalli Idrocarburi Nutrienti Continuità idrologica Fauna terrestre Qualità acque Anfibi Ittiofauna Avifauna Varietà vegetazionale Habitat PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Quindi per ogni intervento e per ciascun aspetto che fosse interessato dall’intervento stesso, è stato assegnato un voto servendosi di un’apposita griglia di valutazione, qui di seguito riportata: VOTO 4: intervento molto peggiorativo; VOTO 5: intervento lievemente peggiorativo; VOTO ‘-’: intervento ad impatto nullo; VOTO 7: intervento lievemente migliorativo; VOTO 8: intervento migliorativo; VOTO 9: intervento significativamente migliorativo; VOTO 10: intervento estremamente migliorativo. In seguito, andando a mediare tutti i voti conseguiti in ciascun aspetto, ad esempio tutti i voti conseguiti dall’intera Azione per quanto riguarda la varietà vegetazionale, si è ottenuto un voto medio relativo all’aspetto considerato. Per ottenere il voto medio relativo all’intero ambito, ad esempio all’ambito habitat, è stata effettuata una media pesata, andando a pesare diversamente i voti ottenuti nei vari aspetti facenti parte dell’ambito in questione. Naturalmente, la somma dei pesi per ciascun ambito è pari ad uno. Dopodichè, per ottenere il voto medio relativo all’intera Azione, si sono mediati i voti ottenuti nei vari ambiti, applicando anche in questo caso pesi diversi per ciascun ambito. I pesi relativi ai vari aspetti e ai vari ambiti sono riportati in Tabella 7. Si è ottenuto così un voto complessivo, detto voto A, per l’intera Azione riguardante la valutazione ottenuta sulla base dell’impatto degli interventi sui vari ambiti. A questo punto si è ritenuto opportuno dare un peso all’interno della valutazione anche ad altri due aspetti: l’importanza del corso d’acqua su cui viene effettuata l’azione rispetto all’intero reticolo idrografico del Bacino del fiume Lambro; la completezza dell’Azione. Per quanto riguarda il primo punto, cioè l’importanza del corso d’acqua, si è pensato di utilizzare, per quantificare tale importanza, la classificazione dell’ordine idrografico del corso d’acqua, andando ad assegnare voti diversi a seconda dell’ordine del corso d’acqua, come riportato in Tabella 8 e classificandoli come voto B. Pagina 99 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Peso ambito 0,2 0,3 0,1 0,4 Ambito Aspetto Varietà vegetazionale Avifauna Ittiofauna Anfibi Fauna terrestre Continuità idrologica Nutrienti Habitat Qualità acque Valorizzazione Protezione idraulica Peso aspetto 0,25 0,15 0,3 0,15 0,15 0,2 0,2 Idrocarburi 0,15 Metalli 0,15 Rifiuti solidi 0,15 Altre sostanze Impatto paesaggistico Accessibilità 0,15 Fruibilità 0,2 Educativa Funzionalità idraulica Capacità di laminazione Sicurezza idraulica Erosione 0,2 0,4 0,2 0,2 0,35 0,35 0,1 Tabella 7 – Pesi relativi ai singoli aspetti e ai relativi ambiti Affluenti di secondaria importanza tipologia del corso d’acqua ordine del corso d’acqua voto B 4 7 Affluenti secondari del Affluenti Lambro e affluenti principali del Lambro degli affluenti del Lambro Lambro 3 8 Tabella 8 – Valutazione dell’ordine del corso d’acqua Pagina 100 di 120 2 9 1 10 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Per quanto riguarda il secondo punto, cioè la valutazione della completezza dell’Azione, si è innanzitutto calcolata la percentuale di voti ottenuti nella tabella globale di valutazione rispetto al totale di voti teoricamente ottenibile, dato dal prodotto fra il numero globale degli interventi che potrebbero essere effettuati sul corso d’acqua e il numero di aspetti di ciascun ambito. In questo modo, maggiore è la percentuale ottenuta, maggiore è la completezza dell’azione, perché ciò significa che gli interventi dell’azione interessano molti aspetti contemporaneamente. Dopodichè, si è assegnato un voto per quantificare la completezza dell’Azione, secondo la griglia di valutazione riportata in Tabella 9. Percentuale di completezza x degli interventi sul totale Voto C x<2% 6 2%<x<3% 3%<x<4% 4%<x<5% x>5% 7 8 9 10 Tabella 9 – Griglia di valutazione per valutare la completezza dell’Azione Il voto finale complessivo VotoTOT è stato ottenuto infine come media pesata dei tre voti, A, B e C calcolati nel modo appena descritto: VotoTOT Voto A 0.7 Voto B 0.2 Voto C 0.1 . Pagina 101 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE B. METODO DI PARAMETRIZZAZIONE COSTI BENEFICI Al fine di quantificare i benefici conseguibili tramite le opere proposte dalle diverse Azioni strutturali, è stata sviluppata una metodologia di valutazione qui di seguito presentata. Il criterio scelto è stato quello di definire una parametrizzazione ottenuta con l’equazione: Y (V A 0.7 VC 0.3) ^( 0.3) p ; Clog con: C log è il logaritmo in base 10 del costo dell’Azione; V A il voto complessivo per l’intera Azione riguardante la valutazione ottenuta sulla base dell’impatto degli interventi sui vari ambiti; VC il voto che tiene conto della completezza dell’Azione; p il peso da 1 a 3 in funzione dell’ordine del corso d’acqua. Pagina 102 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE C. TECNICHE PER INDIVIDUARE I PUNTI CRITICI Tra le tecnologie impiegate per l’individuazione dei punti critici, specie quelli legati al problema di infiltrazione per scarsa impermeabilizzazione delle condotte, ci sono: - l’ispezione con telecamere semoventi a circuito chiuso (CCTV): fornisce la videoregistrazione delle condotte viste dall’interno e, quelle più sofisticate, possono arrivare ad eseguire precise misurazioni delle dimensioni dei diametri interni e di eventuali inclusioni (Figura 28); Figura 28 – Telecamera semovente a circuito chiuso (CCTV) - “occhio satellitare”: un prolungamento direzionabile di una sonda ottica di piccole dimensioni, studiato per entrare a visionare l’interno delle derivazioni laterali maggiori di DN 50 e percorrerle per distanze fino a 30 metri . Con tale dispositivo, è possibile non solo valutare l’interno delle condotte principali, ma anche risalire a visionare lo stato delle molte derivazioni di utenza o, nel caso delle condotte fognarie, delle immissioni laterali o dei pozzetti non accessibili dalla superficie. E’ facilmente immaginabile quindi l’utilità di tale sistema nel caso di rintracciamento di scarichi abusivi o di immissioni non note (par. 6.2), ovvero nel risalire alla reale provenienza di acque bianche infiltranti nelle fognature nere provenienti dai fognoli laterali. Pagina 103 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Figura 29 – Dispositivo di ispezione satellitare - georadar: tecnica, di derivazione militare, che si basa sull’elaborazione dei segnali radar emessi da una serie di array paralleli (o da un emettitore singolo) che, montati su di un carrello a ruote, effettuano scansioni del sottosuolo per passate successive. Ad ogni passata, il terreno viene “indagato” fino a profondità di 3-4 metri, ed il segnale di ritorno viene memorizzato ed elaborato da un software dedicato che restituirà una vera e propria “tomografia” del sottosuolo. Tramite la lettura e l’ulteriore elaborazione di tali tomografie, sarà possibile ottenere mappe bidimensionali dei tracciati di tutti i sottoservizi presenti nel sottosuolo scansionato, nonché le posizioni in profilo ed in sezione dei sottoservizi stessi. Figura 30 – Georadar Pagina 104 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE D. TECNICHE PER INDIVIDUARE I PUNTI CRITICI Di seguito si analizzano nel dettaglio e tecnologie TT suddivise nelle quattro famiglie. a) Tecnologia Relining SILP LINING: Consiste nell’inserzione di una tubazione in PEAD all’interno di una tubazione esistente di DN maggiore. L’impiego di questa tecnologia è subordinato alla possibilità che la rete distributiva consenta, relativamente al tratto da risanare, la riduzione della sezione netta di passaggio del fluido. La diminuzione della sezione è in parte compensata dalla drastica riduzione delle perdite di carico ottenuta in seguito all’uso di tubazioni in PEAD, nonché dal fatto che la tubazione originale si presenta usualmente con depositi interni di vario genere estensivi o localizzati. Vantaggi: tecnologia di facile ed immediata messa in opera; costo di applicazione, il più delle volte, estremamente conveniente (anche inferiore al 50% dei metodi tradizionali); tempi di applicazione, di norma, sensibilmente inferiori a quelli richiesti dalla posa tradizionale; entità degli scavi, usualmente, pari a solo il 10-12% di quella richiesta dalla posa tradizionale a cielo aperto; la nuova tubazione in PEAD resta efficacemente protetta dalla vecchia condotta, anche in caso di severe sollecitazioni meccaniche e di urti e danneggiamenti esterni; le operazioni di manutenzione e di modifica dell’impianto da eseguire dopo il risanamento, sono realizzabili con relativa facilità; operazione ripetibile. Svantaggi: perdita di diametro minima di circa il 20% ca (calcolando la differenza tra i diametri interno della condotta esistente e del nuovo tubo in PEAD); la perdita di sezione di trasporto arriva quindi a valori del 30/40%, ridotta poi al 20/30% in relazione alla bassa scabrezza del PEAD che ne aumenta la portata. Precauzioni: I collaudi idraulici devono essere realizzati con metodo differenziale “a contrazione”. Pagina 105 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE b) Tecnologia Close-Fit Relining COMPACT PIPE: Tale sistema prevede l’utilizzo di un tubo in PEAD precedentemente deformato a "C" con procedimento a caldo effettuato all’atto della fabbricazione, in modo da potere essere agevolmente avvolto su bobine e, all’atto del relining, inserito all’interno della vecchia condotta da rinnovare (Figura 28). Ad inserzione avvenuta, il processo di reversione dalla forma ad "C" alla forma circolare avviene sotto l’azione della pressione e della temperatura, conferite dall’impiego di vapore acqueo a 130 ° C ca. In questo modo il tubo di PEAD va a rivestire la parete interna (aderendo ad essa) della condotta da rinnovare (close-fit lining). La lunghezza dei tratti di tubazione C-Compact è variabile da un massimo di 800 metri a 100 metri ca per singolo tamburo. Possono essere quindi realizzati intubamenti in una unica soluzione di considerevole estensione (media 250 m). Vantaggi: un leggero incremento di portata, anche considerando la sezione netta di deflusso della condotta esistente e la perdita geometrica di sezione del nuovo tubo in PEAD dovuta al suo spessore; la nuova tubazione in PEAD resta efficacemente protetta dalla vecchia condotta, anche in caso di severe sollecitazioni meccaniche e di urti e danneggiamenti esterni; l’avvolgimento in bobine consente di poter operare le inserzioni nelle vecchie condotte da scavi di limitate dimensioni o, talvolta, direttamente da pozzetti di ispezione/valvole preesistenti; Il tipo di deformazione consente di poter operare il risanamento di condotte esistenti non perfettamente rettilinee e anche in condizioni di discreta pulizia interna; tempi di applicazione sensibilmente inferiori a quelli richiesti dalla posa tradizionale; entità degli scavi, usualmente, pari a solo l’ 8-10% di quella richiesta dalla posa tradizionale a cielo aperto. Svantaggi: campo di applicazione, relativamente alla pressione nominale richiesta, è limitato a PN10 fino al DN 300 e a PN6 dal DN350 al DN500; costi tubazioni predeformate elevati e costi di applicazione ulteriormente gravati dagli oneri di trasporto delle bobine di tubo, confezionate all’estero; non è economicamente conveniente operare interventi di dimensioni ridotte (inferiori a 3-400 metri) o in tratti estremamente frazionati; in caso di necessità, l’operazione non è ripetibile. Pagina 106 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Precauzioni: le operazioni di manutenzione e di modifica dell’impianto da eseguire dopo il risanamento, devono essere realizzate seguendo procedure che consentano di sezionare la condotta esterna senza apportare danno alla condotta interna in PEAD; i collaudi idraulici devono essere realizzati con metodo differenziale “a contrazione”. Figura 31 – Applicazione tecnologia Close-Fit Relinig - Compact Pipe ROLL DOWN: Tale tecnologia consiste nella provvisoria riduzione del diametro della tubazione in PEAD preventivamente saldata. Una apposita macchina deformatrice posizionata in linea con lo scavo di inserzione (o, se necessario, dislocata anche all’esterno del cantiere) opera una rastremazione a freddo della tubazione, così da permettere l’inserzione della stessa all’interno della condotta da rinnovare (Figura 32). Ad inserzione terminata la tubazione, ridotta di diametro, viene riportata a diametro standard per pressurizzazione con acqua fredda o con aria, fino ad adesione alle pareti della condotta da rinnovare (close-fit). L’intero processo di deformazione, inserimento e riformatura avviene nel corso di una unica giornata lavorativa. Possono essere rinnovati in un’unica soluzione, notevoli estensioni di condotte esistenti, fino ad un massimo di oltre 300 metri per singolo tratto. Le macchine deformatici sono in grado di ridimensionare condotte in PEAD da DE110 mm a DE 500 mm. Pagina 107 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Vantaggi: un leggero incremento di portata, anche considerando la sezione netta di deflusso della condotta esistente e la perdita geometrica di sezione del nuovo tubo in PEAD dovuta al suo spessore; la nuova tubazione in PEAD resta efficacemente protetta dalla vecchia condotta, anche in caso di severe sollecitazioni meccaniche e di urti e danneggiamenti esterni; campo di applicazione, relativamente alla pressione nominale richiesta, è estendibile a PN16 fino al DE315 e a PN10 dal DE355 al DE500; tempi di applicazione sensibilmente inferiori a quelli richiesti dalla posa tradizionale; entità degli scavi, usualmente, pari a solo il 10-15% di quella richiesta dalla posa tradizionale a cielo aperto. impiego tubazioni in PEAD di tipo commerciale; Svantaggi: costi di applicazione gravati da royalties di entità variabile in funzione dell’estensione del progetto e del diametro della condotta da risanare; costi di applicazione ulteriormente gravati dagli oneri di trasporto delle attrezzature che provengono dall’estero; applicazione della tecnologia risulta, talvolta, complessa; grado di riduzione di diametro richiede di operare il risanamento di condotte esistente praticamente rettilinee ed in condizioni di buona pulizia interna. l’operazione non è ripetibile; non è economicamente conveniente operare interventi di dimensioni ridotte (inferiori a 3-400 m) o in tratti estremamente frazionati. Precauzioni: le operazioni di manutenzione e di modifica dell’impianto da eseguire dopo il risanamento, devono essere realizzate seguendo procedure che consentano di sezionare la condotta esterna senza apportare danno alla condotta interna in PEAD; i collaudi idraulici devono essere realizzati con metodo differenziale “a contrazione”. Pagina 108 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Figura 32 – Tecnologia Close-Fit Relinig - Roll Down c) Tecnologia Pipe Replacing PIPE BURSTING: La tecnologia Pipe Bursting consente di sostituire vecchie condotte con nuove tubazioni in PEAD dello stesso diametro o con discreti incrementi di diametro con l’utilizzo di tubi in PEAD di produzione standard. Il tutto mediante un dispositivo di demolizione che consente di inserire la nuova tubazione in contemporanea alle operazioni di frantumazione di quella vecchia (Figura 33). I tratti sostituibili in un’unica soluzione sono di circa 80-100 m, intesi come intervallo tra due scavi delimitanti un tratto rettilineo di condotta. Curve, variazioni angolari multiple o singole superiori a 3°, pezzi speciali, etc. costituiscono generalmente punti di interruzione del relining. Vantaggi: la tecnologia consente sensibili incrementi di portata, anche fino al 100-150%, considerando gli aumenti di sezione netta di deflusso ottenibili con la posa di tubazioni in PEAD di diametro nettamente superiore alle condotte esistenti; campo di applicazione, relativamente alla pressione nominale richiesta, è estendibile a PN25-32 fino al DE315 e a PN20 dal DE355 al DE500; tempi di applicazione sensibilmente inferiori a quelli richiesti dalla posa tradizionale; Pagina 109 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE tecnologia applicabile anche a condotte esistenti con presenza di copiosi depositi o concrezioni interne; entità degli scavi, usualmente, pari a solo il 10-15% di quella richiesta dalla posa tradizionale a cielo aperto; le operazioni di manutenzione e di modifica dell’impianto da eseguire dopo il risanamento, possono essere realizzate analogamente ad una normale condotta in PEAD posta in opera con metodi tradizionali; si impiegano tubazioni in PEAD di tipo commerciale. Svantaggi: la procedura di inserzione richiede di operare il risanamento di condotte esistenti suddivise in tratti praticamente rettilinei; non è economicamente conveniente operare interventi di dimensioni ridotte (inferiori a 3-400 m) o in tratti estremamente frazionati. Precauzioni: occorre valutare preventivamente, in special modo quando si intende incrementare sensibilmente il diametro originale, le condizioni relative alla profondità di interramento, alla presenza di altri sottoservizi in adiacenza alla condotta esistente ed ai tipi dei terreni di riempimento, in modo da evitare la possibilità di danneggiamento alle pavimentazioni di superficie; i collaudi idraulici devono essere realizzati con metodo differenziale “a contrazione”. Figura 33 – Tecnologia Pipe Replacing – Pipe Bursting Pagina 110 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE PIPE SPLITTING: Tramite l’impiego di tale tecnologia è possibile rimpiazzare le vecchie condotte con delle tubazioni in PEAD, contestualmente alla loro distruzione mediante un sistema di taglio, con incrementi di diametro fino al 50%. I tratti sostituibili in un’unica soluzione sono di circa 80-120 m, intesi come intervallo tra due scavi delimitanti un tratto rettilineo di condotta. Curve, variazioni angolari multiple o singole superiori a 3°, pezzi speciali, etc. costituiscono generalmente punti di interruzione del relining. Vantaggi, Svantaggi e Precauzioni: analoghi a quanto detto per il PIPE BURSTING. Figura 34 – Tecnologia Pipe Replacing – Pipe Spliting d) Tecnologia Cured in Place Pipe La tecnologia generalmente denominata Cured in Place Pipe fa ricorso a una guaina plastica o tessile, ovvero mista plastica/tessile, di dimensioni e lunghezza idonea al rivestimento interno del tratto di condotta da rinnovare. Dall’interno della guaina, in contatto con la parte tessile o in feltro, viene versato e ripartito uniformemente un determinato quantitativo di resina allo scopo di impregnare totalmente e capillarmente la superficie che, a inserzione avvenuta, andrà a contatto con la parte interna della condotta da rinnovare (Figura 35). Il definitivo incollaggio può avvenire per il solo trascorrere di un determinato tempo di reazione, in funzione del tipo di resina impiegato e delle dimensioni e del tipo di guaina (Figura 36). A consolidamento terminato la guaina viene sezionata in corrispondenza dei pozzetti di ispezione intermedi e dei terminali. Pagina 111 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Figura 35 – Tecnologia Cured in Place Pipe Figura 36 – Veduta interna di una condotta fognaria ovoidale, prima e dopo il risanamento E’ opportuno segnalare che tali tecnologie sono nate e si sono evolute per ottemperare alla risoluzione dei problemi di risanamento delle fognature, o comunque delle condotte a gravità in genere. E’ quindi da valutare attentamente l’impiego di tali tecnologie nel campo del risanamento/rinnovamento delle condotte in pressione quali acquedotti e gasdotti. Svantaggi: tecnologia non adatta ad impiego per tubazioni in pressione; Pagina 112 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE e) Tecnologia Pipe Coating I Pipe Coating sono impiegati per bloccare il progredire dei fenomeni di corrosione anodica e biologica delle condotte metalliche. Quale elemento “barriera” vengono impiegate resine di vario tipo, quasi sempre a base epossidica, o malte cementizie tixotropiche. I sistemi di applicazione sono di tipo centrifugo ponderale e consentono di deporre una quantità nota di elemento barriera in stretta coesione con le pareti interne della vecchia condotta, a patto che la pulizia interna della stessa sia stata effettuata con cura ed efficacia. L’eventuale presenza di acque di ristagno o infiltranti può risultare un fattore di fallimento dell’operazione. Vantaggi: costo tecnologia inferiori di molto alle operazioni di relining o replacing; Svantaggi: tecnologia valida solo nel caso sia necessario assicurare ancora qualche anno di vita a condotte destinate ad una prossima dismissione o variazione di destinazione d’uso; da verificare se il pipe coating sia ritenuto un intervento risolutivo da parte degli Enti di controllo. Pagina 113 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE E. TECNICHE PER INDIVIDUARE I PUNTI CRITICI I costi delle tecnologie no-dig invece dipendono da molte variabili operative, che producono, da caso a caso, una variazione, anche molto considerevole, del costo totale delle applicazioni. In situazioni complessivamente idonee per l’applicazione tanto delle tecniche no-dig quanto di quelle tradizionali, i costi delle prime non risultano essere molto diversi da quelli medi delle più semplici tecniche di scavo a cielo aperto. Infatti, i risparmi che è possibile conseguire con le tecniche no-dig, grazie alla limitazione degli scavi e quindi dei ripristini finali della pavimentazione, sono controbilanciati dalla maggior complessità delle metodologie trenchless che comporta, ad esempio, oneri diretti legati ai materiali o oneri accessori legati ad operazioni complementari o di preparazione. Le variabili operative da considerare sono: i costi di ripristino (es. quanto più il costo della pavimentazione al di sotto della quale si interviene è elevato, tanto più aumenta la convenienza nell’ utilizzo di una soluzione a scavi ridotti); la “rettilineità della condotta da rinnovare; un progetto di riabilitazione eseguito con TT è economicamente conveniente se i cambi di direzione plano-altimetrici delle condotta esistente sono inferiori alle 10 unità per km di condotta da risanare; numero di derivazioni e diramazione presenti lungo la condotta da risanare; l’uso di TT è conveniente se il numero di derivazioni/diramazioni presenti è inferiori ad una unità per ogni 50 metri di condotta da rinnovare; l’estensione del progetto; per un’ottimale ripartizione dei costi fissi connessi all’utilizzo di tecniche a scavi ridotti, l’intervento dovrebbe interessare almeno 500-1000 metri di condotta. la costanza del diametro; l’accessibilità al tracciato della condotta; la necessità di mantenere in esercizio la condotta da risanare; i costi preliminari d’intervento: mappatura del sottosuolo; i costi sociali e degli impatti ambientali, Quindi una corretta comparazione economica fra le tecniche no-dig e quelle di intervento tradizionali non può, quindi, prescindere da una valutazione dei cosiddetti “costi generalizzati”. Con tale termine si indica l’insieme dei costi di costruzione e di quelli generati dalle cantierizzazioni, le cui componenti principali sono: costi di costruzione, costi da interferenze con infrastrutture di trasporto, costi sociali, costi di rischio e costi di impatto ambientale. I primi rappresentano i costi direttamente connessi alla realizzazione dell’intervento, quindi per l’acquisto delle materie prime, dei mezzi, per le diverse lavorazioni da eseguire, ecc. Generalmente, per le tecniche di Pagina 114 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE scavo a cielo aperto, i costi di costruzione aumentano con la profondità, per quelle trenchless rimangono invece grossomodo costanti. Con “costi generati dalle interferenze con infrastrutture di trasporto” si intendono, invece, tutti quei costi che sono causati dalla presenza di un cantiere sulla carreggiata stradale: costo del maggiore tempo di percorrenza sopportato dall’utente, maggiore costo di carburante, ecc. Con il termine di “costi sociali” si intende indicare tutti quei costi, a carico della collettività, che derivano dalle interferenze fra il cantiere e le attività economiche, sociali e residenziali che si svolgono nelle vicinanze di esso. La polvere, il rumore, l’indisponibilità di parcheggio e non ultimo il disagio ed il pericolo che i mezzi pesanti da cantiere provocano nelle persone, tendono infatti ad allontanare i consumatori dagli esercizi interessati da questi effetti. Per “costi di rischio” si indicano tutti quei costi che derivano dai possibili danni che la realizzazione dell’intervento può provocare a cose o persone. Ad esempio danni ad altri sottoservizi, agli operai che eseguono le operazioni o a persone estranee all’attività di cantiere. Infine per “costi di impatto ambientale” si intendono i costi che derivano dagli effetti negativi (inquinamento atmosferico, rumore, inquinamento suolo/sottosuolo, ecc.) prodotti sull’ambiente, a seguito dell’applicazione di una data tecnologia. Di tutte le suddette voci di costo, solamente quelli di costruzione possono essere valutati attraverso un computo metrico eseguito sulla base degli elenchi prezzi espressi dagli enti appaltanti, per tutte le altre è invece necessario ricorrere a strumenti di stima diversi. In Italia, in assenza di prezziari ufficiali, una valida guida per la preventivazione dei costi delle tecniche nodig è fornita dall’osservatorio prezzi pubblicato dalla IATT (Italia Association for Trenchless Technology). Si riportano nel seguito, i prezzi delle più diffuse tecniche di installazione, riabilitazione, sostituzione di condotte idriche interrate, così come stimati nella suddetta pubblicazione. I prezzi sono comprensivi della fornitura e posa in opera di un metro di condotta, non comprendono invece i costi per le opere di scavo, per eventuali operazioni preventive (mappatura e indagine sottoservizi, ispezioni, lavaggi, ecc.), per operazioni accessorie (raccordi e riconnessione delle derivazioni e delle diramazioni). Pagina 115 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Figura 37 – Compensi con tecnologia Silp Lining (IATT 2004) Figura 38 – Compensi con tecnologia C-Compact (IATT 2004) Pagina 116 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Figura 39 – Compensi con tecnologia Roll Down (IATT 2004) Figura 40 – Compensi con tecnologia Pipe Bursting e Pipe Splitting (IATT 2004) Pagina 117 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Figura 41 – Compensi con tecnologia Cured in Place Pipe (IATT 2004) Pagina 118 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE F. IMPIANTO PER ACQUE METEORICHE DEI TETTI Un impianto per il riutilizzo dell’acqua meteorica proveniente dai tetti è costituito essenzialmente dai seguenti elementi: Sistema di raccolta: composto da superficie di raccolta, converse, canali di gronda, bocchettoni, pluviali, pozzetti di drenaggio, caditoie, tubazioni di raccordo; Filtro; Serbatoio di accumulo con scarico di troppo pieno; Pompa; Sistema di distribuzione (dotato di sistema di reintegro con acqua potabile). Per il dimensionamento del sistema, è necessario scegliere il grado di copertura desiderato; si può distinguere fra 3 livelli di servizio: Intermittente: questa tipologia di utilizzo si concentra nello stesso periodo in cui si verifica la maggior piovosità, mentre durante la stagione asciutta si fa ricorso a fonti alternative; Parziale: il sistema deve coprire durante l’intero arco dell’anno una certa percentuale dei fabbisogni dell’utente; Completo: le acque meteoriche devono soddisfare tutti i fabbisogni dell’utente per l’intero anno. Il volume di acqua necessario dipende quindi dalla tipologia di utilizzo e dagli impieghi delle acque recuperate (irrigazione, cassette di risciacquo dei WC, elettrodomestici, etc.). Una stima dei volumi recuperabili può essere fatta considerando la superficie dei tetti e il valore di pioggia medio annuo. Per il dimensionamento del serbatoio possono essere utilizzati diversi metodi, mutuati da Linee Guida tedesche (Normativa DIN 1989) o austriache (Guidance on use of rainwater tanks); in generale la via più corretta è effettuare dei bilanci idrici su scala mensile stimando gli ingressi (le acque di pioggia raccolte) e le uscite (quindi i fabbisogni di acque meno pregiate, eventuali perdite per evaporazione, evapotraspirazione, ecc) Il filtro: Il filtro separa le particelle sospese dall’acqua meteorica. Esistono in commercio numerosi dispositivi, da installare direttamente a monte dell’accumulo (sui pluviali, fuori terra, interrati, integrati al serbatoio), grazie ai quali è possibile intercettare i materiali solidi depositatisi sulle superfici di raccolta durante il periodo secco. Dispositivi di questo genere vanno dalle semplici griglie per il trattenimento del fogliame da installare sulle calate a sistemi di filtrazione autopulenti posti in pozzetti interrati, in grado di intercettare la maggior parte dei solidi contenuti nelle acque di pioggia. L’efficienza di recupero di questi dispositivi è generalmente intorno al 70-80%, poiché parte delle acque di pioggia viene separata, utilizzata per l’autopulizia dei filtri e smaltita in fognatura. Pagina 119 di 120 PARCO REGIONALE DELLA VALLE DEL LAMBRO DIPARTIMENTO DI RIQUALIFICAZIONE FLUVIALE Il serbatoio: Dry well - L’impianto di stoccaggio sotterraneo (dry well) riceve temporaneamente il deflusso delle acque piovane dai tetti, per poi scaricarle attraverso l’infiltrazione nel terreni circostanti (Errore. L'origine riferimento non è stata trovata.). A causa del basso livello di inquinanti normalmente attesi su una superficie scolante di un tetto, un impianto di stoccaggio di questo tipo non garantisce requisiti di rimozione dei nutrienti e dei solidi sospesi standard; tuttavia, a causa della sua capacità di stoccaggio, un dry well può essere utilizzato per ridurre il volume di acqua piovana di un tetto che normalmente viene scaricata a valle di impianti di gestione delle acque piovane. I parametri di progettazione di base per un pozzo sono il suo volume di stoccaggio e il tasso di permeabilità del terreno sottostante. Dove il volume di stoccaggio deve essere sufficiente a contenere il volume di deflusso, mentre il tasso di permeabilità del terreno deve essere sufficiente a drenare il deflusso entro 72 ore. L’acqua in eccesso in arrivo al serbatoio può essere smaltita collegando la tubazione di troppo pieno a sistemi di infiltrazione come ad esempio trincee filtranti o aree di ritenzione vegetata. Quando queste soluzioni non siano attuabili, lo scarico di troppo pieno può essere collegato alla fognatura mista o alla fognatura delle acque meteoriche. Il troppo pieno collegato alla fognatura deve essere provvisto di un sifone affinché i gas fognari non risalgano al serbatoio. Per escludere il ritorno d’acqua dalla fognatura piovana o mista deve essere installata una valvola di non ritorno a seconda della quota del troppo pieno. Figura 42 – Tipologico di un dry well Pagina 120 di 120