Forex Online
Opzioni Binarie
Torti Matteo
TUTTI I SEGRETI SUL FOREX:
COME GUADAGNARE NEL
MERCATO VALUTARIO
Non vi proponiamo un metodo per guadagnare 5.000 euro
in una settimana, ma delle informazioni dirette, precise ed
utili per operare, con profitto, nel medio-lungo periodo
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INDICE
INTRODUZIONE
1. Uno sguardo sul Forex
2. Un glossario sul Forex
3. Come analizzare il mercato: analisi tecnica vs.
analisi fondamentale
4. L’analisi grafica: come osservare il prezzo
5. Indicatori ed oscillatori: tutte le possibili strategie
6. Il money management
7. La price action daily
CONCLUSIONI
NOTE SULL’AUTORE
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
INTRODUZIONE
“Chi entra in contatto
con il Forex non può
pensare di guadagnare
5.000 euro in pochi
giorni. Il Forex è un
lavoro e come tale
deve essere svolto:
passione, conoscenza,
dedizione, studio,
pianificazione ed
impegno sono
fondamentali”
Il Forex. Nel corso degli ultimi tre anni, su Internet, si sono moltiplicati i blog ed i libri che
propongono strategie in grado di generare guadagni ingenti in pochissime settimane. Sono
tutte delle falsità. Non ci credete? Provate, meglio con un conto demo, quanto vi propongono
e scoprirete, in pochi giorni di operatività, che le regole che vi hanno elencato non si
traducono in un effettivo guadagno.
Il motivo? In pochi conoscono davvero il mercato del Forex e, tra questi, ancor meno sono gli
autori veramente appassionati alle valute ed alla loro negoziazione. Questi ultimi due aspetti,
almeno secondo me, fanno la differenza. Un conto è spiegare, con pressappochismo, una
disciplina ed un altro conto, invece, è unire conoscenza ed esperienza per dare, al lettore, uno
sguardo di insieme su ciò di cui si sta parlando. Ed è stato questo pressappochismo ad
infondere in coloro che si sono avvicinati a questa disciplina l’idea che i traders,
generalmente, sono persone che fanno un lavoro molto semplice, ripetitivo e dalle facili
gratificazioni.
Per esperienza personale, vi dico che non è affatto così. Il trading, nelle valute così come in
qualsiasi altro strumento finanziario, è un lavoro. E’ un lavoro che, per prima cosa, deve
essere appreso e, per far questo, è necessaria passione, motivazione e disponibilità a
mettersi in gioco. E’ un lavoro che necessita di pianificazione, strutturazione e
programmazione. E’ un lavoro che necessita di fatica, di impegno, di serenità mentale e di
sicurezza interiore. E’, quindi, un lavoro e, come tale, deve essere preso. Solo chi non fallirà il
primo approccio potrà avere successo in questo mercato ed averlo nel medio-lungo termine,
vero nostro obiettivo.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
1. Uno sguardo sul Forex
1.1 – Le origini del Forex
1.2 – La struttura del Forex
1.3 – Vantaggi e svantaggi del Forex
1.4 – Cross valutari e correlazioni
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
1.1 – Le origini del Forex
“Il FOReign EXchange
affonda le sue radici
addirittura nel
Medioevo, ma ha avuto
una dirompente
sviluppo a partire dal
1875 con l’introduzione
del “gold exchange” e
con gli accordi di
Bretton Woods che
ancorarono le valute al
dollaro americano, la
divisa più importante a
livello globale”
Prima di addentrarci nel fantastico mondo del Forex (letteralmente FOReign EXchange o FX)
ritengo opportuno delineare quelle che sono le sue caratteristiche principali partendo dalla
storia. Come ha avuto origine il mercato valutario? Anche se a molti potrà sembrare strano, la
compravendita di valute ha origini molto antiche; già nel basso Medioevo, infatti, si poteva
trovare un numero notevole di Comuni liberi, di imperatori, di vescovi e di grandi aristocratici
che si arrogarono il diritto di battere moneta. Seppur in uno sviluppo ancora tutto da definire,
questi soggetti possiamo vederli oggi come i primi forex broker. Già allora, quindi, trovavamo
una moltitudine di monete che potevano essere scambiate, con alcune che avevano un
carattere dominante su altre: il Fiorino allora, il dollaro americano oggi.
Venendo ai giorni nostri, lo sviluppo del mercato Forex ha avuto una data fondamentale nel
1875, quando il modello monetario venne agganciato all'oro. Verso la fine del diciannovesimo
secolo, quindi, si diede origine al "gold exchange" che prevedeva la valutazione in oro e la
misura in once. La differenza di prezzo di una oncia d'oro tra due valute diverse era il tasso di
cambio per queste due valute.
Una seconda svolta nella storia del Forex la si può ricondurre al 1944, quando vennero definiti
gli accordi di Bretton Woods. Il dollaro americano, data l'importanza degli Usa nella ed alla
fine della Seconda Guerra Mondiale, divenne la valuta di riferimento per gli scambi a livello
globale e si diede origine ad un sistema di tassi fissi di conversione tra la divisa americana e
le altre valute.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“L’introduzione dei
cambi flessibili del 1971
fu l’evento in assoluto
più importante della
storia del Forex: valute
lasciate libere di
fluttuare e Londra
centro dell’intero
mercato. Il progresso
tecnologico degli anni
novanta fece il resto”
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Due decenni più tardi fu già ora di modificare parte del sistema monetario; il sistema dei
cambi fissi non era più attuale e, nel 1971, gli accordi di Bretton Woods furono abbandonati,
ponendo le basi per la nascita del vero mercato valutario fondato su un sistema di cambi
flessibili. Ciò avvenne nel 1973: da qui in avanti le valute furono lasciate libere di fluttuare.
L'avvento dei computer ed il costante progresso tecnologico degli anni seguenti fece il resto: il
mercato valutario raggiunse, in pochi anni, dimensioni globali sia a livello di volumi di scambio
sia a livello di attori coinvolti. Londra, da lì a poco, divenne il centro del mercato grazie alla
sua collocazione geografica ed all'interconnessione tra i tre principali continenti: Asia, Europa
e Stati Uniti.
Con gli anni 2000 il Forex si è aperto anche ai soggetti privati, che hanno iniziato ad
interessarsi con maggiore enfasi e sicurezza alla compravendita di valute riuscendo ad
ottenere, in alcuni casi, ottimi risultati. Nonostante il Forex possa essere visto, oggi, come un
mercato pienamente sviluppato, sono in molti a credere che molte potenzialità, di fatto, non
siano ancora emerse e che, quindi, sia lecito attendersi un'ulteriore evoluzione da qui ai
prossimi dieci anni.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
1.2 – La struttura del Forex
“I numeri del Forex
sono spaventosi: circa
4 trilioni di dollari di
controvalore quotidiano
scambiato ed uno
sviluppo che, negli
ultimi anni, è stato a
livello esponenziale.
Ecco a voi il Forex, il
mercato fondamentale
per l’intera economia
globale”
"Il foreign exchange market avrà duplicato la sua dimensione l'anno prossimo, in soli tre anni,
grazie ad un incremento della partecipazione da parte dei gestori di fondi e dei fondi
pensione, è quanto sostenuto da una ricerca uscita lunedì. TowerGroup, una società di
consulenza e ricerca finanziaria, dice di attendersi che i volumi totali giornalieri sul foreign
exchange market eccedano i 3.000 miliardi di dollari nel 2007. I volumi del foreign market,
cresciuti dai 1.770 miliardi di dollari del 2004 ai 2.000 miliardi l'anno scorso, erano destinati a
crescere fino a 2.600 miliardi di dollari quest'anno e fino a 3.600 miliardi di dollari l'anno
prossimo, per via dell'accettazione del mercato valutario come un asset class a tutti gli effetti,
nelle parole della TowerGroup. Negli ultimi anni il trading sul forex è diventato molto popolare
tra gli investitori privati. La popolarità del forex trading è stata trainata soprattutto dalla
possibilità dell'utilizzo della leva e dalla opportunità di sfruttare il mercato in ambo le direzioni.
Molti dei maggiori broker offriranno conti di prova gratuiti ai principianti per fare pratica di
trading. È importante conoscere gli strumenti finanziari offerti dai Broker FX e sapere che è
sempre presente una possibilità di perdita. È necessario individuare il livello di rischio che si
intende correre". Peter Garnham, il 9 ottobre del 2006, si esprimeva così sul sito del Financial
Times parlando del mercato del Forex.
Da questa emblematica descrizione si può facilmente comprendere l'importanza del Forex,
mercato dove le transazioni giornaliere ammontano a, circa, 4 trilioni di dollari di controvalore.
E' questa una cifra immensa, superiore a quella di qualsiasi altro mercato finanziario. Il Forex,
poi, è un mercato fondamentale per l'intera economia globale visto che, oltre a consentire a
speculatori e traders di ottenere profitti, è la base per il commercio internazionale.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“Privati che si recano
all’estero, aziende che
fanno import/export:
senza il Forex non
potremmo fare nulla. Le
transazioni possono
essere distinte per
orizzonte temporale e
per direzionalità”
Volete un esempio? Pensate di recarvi negli Stati Uniti e, quindi, di dover cambiare i vostri
euro in dollari americani. Avete utilizzato, per fini non di profitto, il Forex. Pensate di essere
un'azienda e di importare/esportare il vostro prodotto in altri Paesi del mondo. State
utilizzando, per fini non di profitto, il Forex. Da questi due semplici esempi potete immaginare
l'importanza che ha avuto la globalizzazione nello sviluppo del commercio di valute. Senza il
Forex non potremmo fare nulla.
Le transazioni possibili sul mercato del Forex possono essere classificate sulla base
dell'orizzonte temporale relativo e sulla base della direzionalità; nel primo caso possiamo
distinguere in operazioni a brevissimo termine (è lo scalping, prevede l'apertura di un numero
notevole di operazioni che durano, generalmente, pochi minuti e che sfruttano, grazie
all'effetto leva, piccole oscillazioni dei prezzi), a breve termine (durano da qualche ora a
massimo un giorno e riguardano, prevalentemente, investitori privati), a medio termine
(durano qualche settimana) ed a lungo termine (possono durare anche dei mesi e sono,
solitamente, operazioni di copertura messe in atto da coloro che vogliono assicurarsi contro il
rischio di cambio). Nella seconda classificazione, invece, possiamo distinguere le operazioni
long (si punta a guadagnare dall'apprezzamento di una certa valuta rispetto ad un'altra) ed
operazioni short (dove il guadagno deriva dal potenziale deprezzamento di una valuta rispetto
all'altra).
Per chiudere questo paragrafo, quindi, non ci resta che fare un esempio. Abbiamo già detto
che nel mercato del Forex si scambiano coppie di valute. La più scambiata è l'euro/dollaro
(EUR/USD).
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“La valuta che si trova
al numeratore è
chiamata valuta base:
ci dice quanti dollari
sono necessari per
comprare un euro”
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La valuta che si trova a sinistra del rapporto (al numeratore) viene chiamata valuta base e le
viene assegnato, simbolicamente, il valore di 1. La quotazione di questa coppia, quindi, ci dice
quanti dollari americani sono necessari per comprare un euro.
Se la quotazione è 1,3050 vuol dire che sono necessari 1,3050 dollari americani per
acquistare 1 euro. Se il rapporto tra queste due valute sale a 1,3150 vuol dire che l'euro si è
apprezzato: ora per acquistarne uno servono 1,3150 dollari e non più 1,3050. Se il rapporto
tra queste due valute scende a 1,2900, allora l'euro si è deprezzato nei confronti del dollaro
visto che, ora, per acquistare un euro servono 1,2900 dollari e non più 1,3050.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
1.3 – Vantaggi e svantaggi del Forex
“Il Forex non ha sedi
fisiche, non può essere
influenzato da nessuno,
è aperto 24 ore al
giorno per 5 giorni alla
settimana, è un
mercato estremamente
liquido e prevede
l’effetto leva”
Dopo aver definito una panoramica generale del mercato del Forex addentriamoci
nell'analizzare quelli che sono i vantaggi e gli svantaggi di questo mercato che, sempre di più,
riesce ad attirare verso di sé appassionati di finanza, piccoli investitori, lavoratori desiderosi di
avere un secondo introito e studenti universitari. Partiamo dai vantaggi:
Il Forex è un mercato OTC (Over The Counter): non ha una sede fisica al contrario di
quanto avviene per le Borse Valori, come Piazza Affari a Milano. Non c'è nessun soggetto,
quindi, che può influenzare nel medio periodo l'andamento e l'oscillazione delle valute;
Alla base c'è un importante sistema di vigilanza che garantisce ai traders di operare in un
mercato controllato, protetto e vigilato. Questo ruolo, in Italia, fino a pochi anni fa era svolto
dall'Ufficio Italiano Cambi (UCI), ma poi è stato inglobato tra le funzioni della Banca d'Italia;
Il Forex è un mercato sempre aperto: è un mercato internazionale e, per ragioni di fuso
orario, è aperto 24 ore su 24 per 5 giorni a settimana. L'inizio è fissato per le 23.00 (ora
italiana) della domenica e la chiusura è fissata per le 23.00 (ora italiana) del venerdì
seguente. La possibilità di ottenere guadagni c'è, quindi, sempre sia di giorno che di notte;
Il Forex, come detto nel paragrafo precedente, è un mercato estremamente liquido e, per
questa sua caratteristica, c'è sempre la possibilità di contrattazione. Chi vuole comprare può
farlo in qualunque momento, così come chi vuole vendere può farlo in qualsiasi istante perché
c'è sempre qualcuno, privato, commerciale o istituzionale, disposto a contrattare;
Il Forex prevede l'effetto leva: anche avendo a disposizione 1.000 euro di saldo iniziale, è
possibile operare come se si avessero a disposizione 100.000 euro (con una leva 100).
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“Identificare degli
svantaggi nel Forex
non è facile;
importante, però, è
prestare attenzione alle
potenziali perdite
generate dall’effetto
leva e tenere presente
che fare trading nel
mercato valutario è un
lavoro e come tale
deve essere
considerato”
Identificare degli svantaggi nel mercato del Forex non è affatto semplice; più che veri e propri
punti di debolezza, quindi, vi forniamo di seguito delle raccomandazioni che è bene sapere
prima di iniziare a fare trading nel mercato valutario:
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L'effetto leva, oltre che fungere da moltiplicatore di guadagni, può fungere anche da
moltiplicatore di perdite;
Il Forex non è un gioco: chi opera con soldi veri deve farlo consapevolmente e
responsabilmente. Qui non si tratta di azzeccare se una coppia valutaria salirà o scenderà in
base alle nostre idee. Alla base ci deve essere studio, disciplina, passione, impegno e voglia
di imparare.
La varietà di fattori che influenzano i tassi di cambio sono notevoli e, per chi trada le notizie,
non è sempre facile "stare al passo con i tempi"; ecco perché, nel nostro e-book, vi offriremo
un metodo molto semplice ed intuitivo per ottenere profitti senza tradare notizie o rumors.
Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
1.4 – Cross valutari e correlazioni
“Il dollaro americano è
la divisa di riferimento a
livello globale; le major
scambiate sono
GBP/USD, EUR/USD,
USD/CHF, USD/JPY;
AUD/USD, NZD/USD e
USD/CAD sono invece
definite come
commodity pairs”
Anticamente, se qualcuno avesse voluto cambiare la propria moneta in altre divise, doveva
prima attuare la conversione della stessa in dollari Usa e, solo dopo questo passaggio,
convertire i dollari americani così risultanti nella moneta che desiderava. Oggi,
fortunatamente, non è più così. Questa modifica è dovuta all'introduzione dei Currency
Crosses, letteralmente incroci valutari.
I cross valutari presentano le maggiori opportunità di trading e, quindi, di guadagno; sul
mercato valutario oltre il 90% delle transazioni ha come oggetto il dollaro Usa. Il motivo? Il
dollaro Usa, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, è diventato la divisa più importante a
livello globale superando il primato che, nei secoli precedenti, era della sterlina inglese; non
finisce qui, visto che una grande parte dei prodotti dell'agricoltura e di quelli industriali (oro,
petrolio, argento) sono quotati in dollari e, quindi, se una nazione ha bisogno di acquistarli
deve, prima di tutto, convertire la propria valuta in dollari. Proprio per superare il problema del
rischio di cambio, le nazioni che devono importare prodotti quotati in dollari tengono, come
riserva, una quantità notevole di "biglietti verdi". La Cina, ad esempio, ha accantonato scorte
di dollari americani per oltre mille miliardi.
Da queste prime righe possiamo comprendere facilmente l'importanza che il dollaro
americano ha sull'intero mercato valutario; e questo è testimoniato anche dai dati: le major
scambiate sono GBP/USD (sterlina britannica/dollaro americano), EUR/USD (euro/dollaro
americano), USD/CHF (dollaro americano/franco svizzero), USD/JPY (dollaro americano/yen
giapponese), AUD/USD (dollaro australiano/dollaro americano), NZD/USD (dollaro
neozelandese/dollaro americano) e USD/CAD (dollaro americano/dollaro canadese).
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“Dollaro americano,
euro, yen giapponese e
sterlina inglese sono le
più scambiate. Non
dimenticate le
correlazioni: riuscirete a
moltiplicare i profitti in
breve tempo”
Tra queste, le ultime tre sono definite commodity pairs in virtù della forte quantità di materie
prime di cui dispongono i tre stati in questione, Australia, Canada e Nuova Zelanda.
All'interno delle major, le tre valute principali che seguono il dollaro per volumi scambiati sono
l'euro (EUR), lo yen giapponese (JPY) e la sterlina inglese (GBP). Al fianco delle major
troviamo anche le valute esotiche, che fanno riferimento alle divise dei paesi emergenti come,
ad esempio, Brasile, Messico, Ungheria, Russia. Queste valute non vengono scambiate con
volumi pari alle major e, di conseguenza, il costo di transazione delle stesse è più alto in
termine di spread richiesto dal broker.
In molti avranno già sentito parlare del concetto di correlazioni. All'interno del mercato del
Forex conoscere questo meccanismo è di fondamentale importanza per avere, in certi casi,
più profitti con un'unica "notizia". Abbiamo già detto, nell'esempio del paragrafo precedente,
che il cross valutario si compone della valuta base (quella posta al numeratore) e della valuta
variabile (posta al denominatore). Prendiamo, ad esempio, il cambio GBP/USD (sterlina
inglese/dollaro americano): se la divisa Usa si rafforza il tasso di cambio scende e viceversa.
Molte coppie, avendo in comune la valuta base o la valuta variabile, di fatto sono
caratterizzate da una correlazione matematica diretta (si muovono allo stesso modo) o
inversa (si muovono in senso contrario). Se GBP/USD tende a salire perché il dollaro
americano è debole, allora è lecito attendersi che anche EUR/USD, AUD/USD e NZD/USD
tendano a crescere, visto che tutte hanno in comune il dollaro a denominatore che, essendo
debole, fa aumentare il rapporto. La correlazione inversa, invece, si sostanzia quando
abbiamo un cross valutario con una certa valuta posta al numeratore ed un altro con la stessa
valuta precedente posta al denominatore; un esempio tipico può essere EUR/USD e
USD/CHF.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“Se l’azionario Usa
sale, allora il dollaro
americano sale; ma
occhio ai tassi di
interesse di un Paese”
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In chiusura vi proponiamo altre due tipiche correlazioni che si sviluppano sui mercati
finanziari:
Quando l'azionario americano sale, il dollaro americano tende a salire ed a rafforzarsi sulle
altre valute dal momento che funge, in un contesto di avversione al rischio, come bene rifugio;
Un'altra correlazione diretta è quella che emerge tra tassi di interesse dei Paesi e valute di
riferimento. Un innalzamento dei tassi di interesse tende a far salire il valore della valuta di
quel Paese e questo per due ragioni: alti tassi di interesse corrispondono ad un'economia in
espansione e poi perché converrà comprarla visto che si potranno accumulare ingenti
interessi.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
2. Un glossario sul Forex
“Analisi fondamentale,
analisi tecnica, ask, bid,
breakout e canale”
Analisi fondamentale: è una modalità di analisi e comprensione del mercato, generalmente
contrapposta all’analisi tecnica, che prevede lo studio approfondito dei dati economici delle
singole aziende, di un Paese o dell’intera economia di un’area al fine di verificare se la
quotazione corrente è corretta e, qualora così non fosse, ottenere profitti sulla base della
differenza.
Analisi tecnica: fa riferimento all’insieme degli strumenti matematico-statistici-grafici che
consentono di studiare le serie storiche dei prezzi e dei volumi al fine di evidenziare potenziali
punti di ingresso e di uscita dal mercato per conseguire profitti nel medio-lungo termine.
Ask: prezzo al quale un operatore è disposto a vendere un determinato quantitativo di titoli o
contratti.
Bid: prezzo al quale un operatore è disposto a comprare un determinato quantitativo di titoli o
contratti.
Breakout: è un tipico movimento dei prezzi che porta alla perforazione di un supporto o di
una resistenza o di un canale e che dà origine ad una nuova direzionalità fino al livello storico
successivo; molto spesso, a seguito di un breakout, si assiste ad un pullback (vedasi
omonima voce).
Canale: descrive un’area di oscillazione all’interno della quale il titolo in questione si muove
andando a testare, ripetutamente e con precisione, la trendline superiore (resistenza) e la
trendline inferiore (supporto). La violazione di una delle due “soglie”, definita breakout, spesso
restituisce informazioni utili su come impostare l’operatività nel futuro prossimo.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“Candlestick,
correzione, divergenza
ed effetto leva”
Candlestick: si tratta di una rappresentazione grafica molto utilizzata nel Forex che si basa
su una sorta di candela. Questa, al contrario del grafico a linee, ci fornisce importanti
informazioni circa il massimo ed il minimo raggiunto nella seduta ed il prezzo di chiusura ed
apertura. Nel primo caso avremo una visione immediata sulla volatilità che ha caratterizzato il
timeframe di riferimento, mentre nel secondo caso potremo vedere il trend in atto.
Correzione: solitamente dopo un deciso trend al rialzo o al ribasso, si tratta di quella fase che
porta i prezzi a correggere, a stornare parzialmente mettendo in atto, quindi, un movimento
inverso rispetto a quello che ha caratterizzato il trend precedente. Nell’analisi tecnica le
correzioni sono considerate fisiologiche dal momento che rappresentano un momento in cui i
prezzi rallentano per prepararsi ad un nuovo balzo; importante considerare che oltre
determinati limiti non si parla più di correzione, ma di inversione vera e propria.
Divergenza: la divergenza fa riferimento alla situazione in cui il grafico dei prezzi e
l'oscillatore analizzato presentano un andamento opposto. Questo confronto sarà dunque
molto utile per capire quando ci troviamo in fase rialzista o ribassista e perciò quando è il
momento più adatto per piazzare un ordine sfruttando delle potenziali inversioni di tendenza.
Le divergenze possono essere regolari (positive o negative) o inverse (rialzisti o ribassiste).
Effetto leva: è un meccanismo tipico presente nel mercato del Forex e nei derivati che
consente di poter operare per un capitale di cui se ne dispone solamente una parte.
Generalmente i broker offrono un effetto leva di 200:1 o di 100:1, anche se sono molti a
consigliare, ai privati, di operare con leve non superiori a 10:1 per evitare di incorrere in
perdite eccessive.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“Gap, indicatore,
intraday, ipercomprato,
ipervenduto e long”
Gap: in analisi tecnica il gap si forma quando il valore di apertura del timeframe di riferimento
si allontana dal prezzo di chiusura del timeframe precedente creando un "vuoto" tra i due
prezzi. Avremo un gap up quando l'apertura è superiore alla chiusura precedente, mentre
avremo un gap down quando l'apertura sarà inferiore alla chiusura della sessione precedente.
Mentre sui mercati azionari e dei futuro i gap sono frequenti, nel mercato valutario queste
configurazioni sono molto rare e, generalmente, faticano a superare i 50-100 pip di
escursione.
Indicatore: si tratta di uno strumento matematico-statistico che consente di rappresentare,
con una o più linee, la tendenza in atto nel prezzo. Ha maggiore validità durante le fasi di
trend, ossia quando i corsi hanno movimenti direzionali. I più importanti sono le medie mobili
(soprattutto esponenziali), le Bollinger bands e l’Macd.
Intraday: tipologia di operatività che prevede l’apertura e la chiusura delle posizioni durante la
medesima seduta.
Ipercomprato: è il tipico livello che viene raggiunto negli oscillatori, stocastico e RSI su tutti, e
che mostra un eccesso di acquisti che potrebbe dar luogo ad una inversione di tendenza.
Ipervenduto: è il tipico livello che viene raggiunto negli oscillatori, stocastico e RSI su tutti, e
che mostra un eccesso di vendite che potrebbe dar luogo ad una inversione di tendenza.
Long: posizione in acquisto.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“Momentum,
oscillatore, pattern, pip
e position trading”
Momentum: è una procedura di calcolo che sta alla base della costruzione di moltissimi
oscillatori (vedasi omonima voce) e che si fonda sull’osservazione della differenza tra il prezzo
attuale e quello registrato in un determinato periodo precedente. Ciò che consente di fare è di
valutare la velocità e l’accelerazione del prezzo e, quindi, di ottenere importanti informazioni
circa la reale forza del trend in atto.
Oscillatore: si tratta di uno strumento matematico-statistico che consente di rappresentare,
con una o più linee, la tendenza in atto nel prezzo. Ha maggiore validità durante le fasi di
range, ossia quando i corsi si muovono in orizzontale ed all’interno di canali (vedasi omonima
voce) predefiniti. Interessanti e da osservare sono le divergenze che si sviluppano sugli
oscillatori, ma anche le zone di ipercomprato e di ipervenduto. Gli oscillatori più importanti
sono lo stocastico e l’RSI.
Pattern: si tratta di una configurazione grafica rispondente a determinate caratteristiche la cui
presenza anticipa, molto spesso, significativi movimenti di prezzo. Esempi sono le figure di
inversione, di continuazione, ma anche alcuni candlestick (vedasi omonima voce).
Pip: si tratta del più piccolo movimento che il prezzo di una coppia può avere.
Position trading: applicato al trading, il positioning è quell’approccio che prevede una
operatività fondata sull’apertura di operazioni in un’ottica di medio periodo che, quindi,
rimarranno aperte da alcuni giorni ad alcune settimane.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“Pullback, range,
resistenza, risk/reward
e scalping”
Pullback: si tratta di un’azione dei prezzi che avviene a seguito di un breakout (vedasi
omonima voce); essa si sostanzia in un tentativo di ritest della zona di supporto o di
resistenza precedentemente violata. In molti casi entrare sul pullback è molto più vantaggioso
e sicuro che entrare con un breakout dal momento che, in alcuni casi, possiamo avere delle
false rotture. Il pullback, quindi, può essere visto come una conferma del movimento
precedente.
Range: escursione tra due livello di prezzo che, in genere, sono il minimo ed il massimo della
seduta o del periodo considerato.
Resistenza: si tratta di un livello di prezzo in cui, storicamente, la forza rialzista è svanita a
seguito della sua mancata violazione dal basso verso l’alto. In un trend al rialzo è una soglia
molto importante per evidenziare fin dove i corsi si potranno spingere e per definire eventuali
e possibili breakout.
Risk/reward: rapporto di fondamentale importanza all’interno del money management dal
momento che descrive quante unità di perdita si è disposti a contabilizzare per avere una
certa quantità di unità di profitto. Più il rapporto è alto meglio è. Gli esperti consigliano di non
aprire posizioni con risk/reward inferiore all’1:1. Il motivo è semplice: con un rapporto
risk/reward maggiore di 1:1 potremo essere profittevoli, nel medio-lungo termine, anche con
una percentuale di operazioni chiuse in profitto inferiore al 50%.
Scalping: tecnica operativa che prevede l’apertura e la chiusura di posizioni nell’arco di pochi
minuti e per un elevato numero all’interno della stessa seduta. L’opportunità di guadagno, in
questo caso, viene ricercata nelle piccole oscillazioni che ha il prezzo nel periodo di
riferimento.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“Shadow, short, stop
loss, supporto,
timeframe e trading
System”
Shadow: è l’ombra, ossia la parte superiore ed inferiore di una candlestick (vedasi omonima
voce) che rappresenta l’escursione del titolo sottostante, nel timeframe di riferimento, tra il
massimo ed il minimo registrati.
Short: posizione di vendita. Può essere intesa sia come chiusura di un’operazione long
(vedasi omonima voce), sia come apertura vera e propria di una posizione in vendita allo
scoperto, di cui non si detiene effettivamente lo strumento finanziario shortato.
Stop loss: livello di prezzo che, una volta raggiunto, prevede di liquidare l’operazione
contabilizzando una perdita prefissata con l’obiettivo di proteggersi da ulteriori movimenti del
mercato contrari alla direzione del proprio investimento.
Supporto: si tratta di un livello di prezzo in cui, storicamente, la forza ribassista è svanita a
seguito della sua mancata violazione dall’alto verso il basso. In un trend al ribasso è una
soglia molto importante per evidenziare fin dove i corsi si potranno spingere e per definire
eventuali e possibili breakout.
Timeframe: unità temporale considerata nell’attività di trading o nella rappresentazione
grafica dell’andamento dei prezzi. Esistono timeframe mensili, settimanali, giornalieri, a 4, 2
ed un’ora, ma anche a 30, 15 e 5 minuti.
Trading System: sistema computerizzato in grado di generare segnali di acquisto e di vendita
sulla base di un insieme di regole e formule matematiche precedentemente individuate ed
inserite.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“Trendline e take profit”
Trendline: si tratta di una linea di tendenza che definisce la tendenza di fondo del grafico dei
prezzi; per la sua costruzione è necessario congiungere almeno due punti. Possiamo avere
trendline rialziste, che saranno costruite su minimi crescenti e che avranno luogo in up-trend e
trendline ribassiste, che saranno costruite su massimi decrescenti e che avranno luogo in
down-trend.
Take profit: livello di prezzo che, una volta raggiunto, prevede di chiudere l’operazione
contabilizzando un profitto prefissato con l’obiettivo di proteggersi da movimenti contrari o di
ritracciamento che potrebbero erodere, in parte, il guadagno conseguito in precedenza.
Valuta di base: la moneta posta al numeratore all’interno di un cross valutario.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
3.
Come analizzare il mercato: analisi tecnica vs. analisi fondamentale
3.1 – L’efficienza nel mercato
3.2 – L’analisi tecnica
3.3 – L’analisi fondamentale
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
3.1 – L’efficienza nel mercato
“I mercati sono
efficienti? I prezzi
espressi dalle
quotazioni azionarie
sono effettivamente
rappresentativi del
valore reale dello
strumento finanziario in
Questione?
L’esperienza ci insegna
che un mercato molto
difficilmente è del tutto
efficiente o del tutto
inefficiente”
Prima di addentrarci nell’interessante e variegato mondo dell’analisi tecnica ci sembra
doveroso, essendo lo scopo di questo e-book anche formativo, fare una parentesi
sull’efficienza nel mercato.
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I mercati sono efficienti? L’efficienza nei mercati finanziari è davvero una condizione
realizzabile e desiderabile? I prezzi espressi dalle quotazioni azionarie sono effettivamente
rappresentativi del valore reale dello strumento finanziario in questione? Queste sono solo
alcune delle più significative domande sulle quali, il mondo accademico da una parte e quello
pratico dall’altra, stanno cercando di dare risposte negli ultimi decenni.
La questione non sembra di facile risoluzione visto che il concetto di efficienza, per sua natura
generico, può essere scomposto in efficienza informativa, valutativa, di assicurazione,
funzionale e tecnico-operativa. Ad ogni modo, una più che completa definizione di efficienza
può essere quella proposta da Fama: si può considerare efficiente un mercato in cui i prezzi
rispecchiano sempre e pienamente tutte le informazioni disponibili.
La domanda, a questo punto, viene da sé: il mercato finanziario è efficiente secondo la
definizione sopra proposta? L’esperienza ci insegna che un mercato molto difficilmente è del
tutto efficiente o del tutto inefficiente. Infatti non è possibile affermare, in positivo o in negativo,
che il prezzo sia contestualmente in grado di scontare informazioni di natura storica, di
informazioni pubbliche e di informazioni private accessibili solamente agli insiders.
Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“Oltre alla tipologia di
efficienza presente sul
mercato è importante,
per realizzare una
corretta analisi
finanziaria, definire la
rapidità con cui avviene
il processo di
aggiustamento dei
prezzi”
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Sulla base di queste considerazioni, quindi, noi possiamo individuare tre livelli di efficienza:
Efficienza debole (weak form): i titoli riflettono solo e soltanto le informazioni di natura
storica, riguardanti la serie storica dei prezzi e dei volumi;
Efficienza semi-forte (semi-strong form): implica quella debole, ma prevede anche che i
prezzi riflettano tutte le informazioni di pubblico dominio;
Efficienza forte (strong form): implica le due precedenti, ma prevede che i prezzi riflettano
tutte le informazioni private e di natura riservata.
In un contesto di questo tipo, oltre alla tipologia di efficienza caratterizzante un certo mercato,
è importante ed interessante andare ad analizzare la rapidità con la quale si innesca e viene
portato a compimento il processo di aggiustamento dei prezzi. Perché è evidente che questi
due aspetti andranno ad influenzare l’analisi finanziaria, intensa come l’insieme di tutte le
attività finalizzate a determinare il rendimento atteso ed il livello di rischio di un titolo (o di un
portafoglio di titoli).
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
3.2 – L’analisi tecnica
“L’analisi tecnica, così
come definita da
Murphy, è lo studio
dell’azione del mercato
– dove per azione di
mercato si intende la
dinamica dei prezzi e
dei volumi – attraverso
l’utilizzo di grafici, con
lo scopo di determinare
le tendenze future del
prezzo. Che differenza
c’è tra analisi tecnici ed
analisti fondamentali?”
Abbiamo concluso il paragrafo precedente affermando che la tipologia di efficienza presente
su un mercato e la rapidità con cui avviene il processo di aggiustamento dei prezzi
influenzano, notevolmente, l’analisi finanziaria dello stesso. Un secondo punto di partenza è
quello di classificare l’analisi finanziaria in due grandi macro aree: analisi tecnica ed analisi
fondamentale. A questo punto non ci resta che chiedersi: che tipologia di efficienza
presuppone l’analisi tecnica? E che tipo di efficienza richiede l’analisi fondamentale? In
questo paragrafo risponderemo alla prima domanda, nel seguente alla seconda.
L’analisi tecnica, così come definita da Murphy, è lo studio dell’azione del mercato – dove per
azione di mercato si intende la dinamica dei prezzi e dei volumi – attraverso l’utilizzo di grafici,
con lo scopo di determinare le tendenze future del prezzo. Da qui si comprende facilmente
come l’essenza dell’analisi tecnica sia quella di esaminare continuamente le attività finanziarie
al fine di individuare quelle tendenze al rialzo o al ribasso che sono fatte registrare dai titoli in
questione, per scovare dei possibili punti di inversione e, sulla base di ciò, formulare le proprie
strategie di investimento in termini di acquisto (buy) o di vendita allo scoperto (sell).
Se i fautori dell’analisi fondamentale, come vedremo nel prossimo paragrafo, studiano le
singole aziende (o i singoli Paesi) al fine di determinare il valore intrinseco dei titoli azionari e
verificare una loro, eventuale, sotto o sopra valutazione, gli analisti tecnici prescindono
dall’esame dell’oggetto scambiato e dalle dinamiche attese al processo di formazione dei
prezzi, occupandosi solo e soltanto dell’andamento dei prezzi stessi e dei volumi scambiati.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“Introdotta agli inizi del
1900, l’analisi tecnica è
stata riscoperta solo
negli ultimi due o tre
lustri. Importante, a tal
proposito, l’avvento
tecnologico. Vediamo i
presupposti su cui si
fonda”
Le origini dell’analisi tecnica devono essere fatte risalire agli inizi del 1900, quando Charles
Henry Dow pubblicò nel suo Wall Street Journal, alcuni articoli con lo scopo di analizzare e
spiegare il fenomeno della ciclicità dell’andamento dei prezzi di Borsa evidenziando, con
stupore dei più, la sistematicità e la ripetitività che caratterizzava l’andamento dei prezzi nel
tempo. Ci sono voluti, però, quasi cent’anni per capire l’importanza e le solide basi su cui si
fonda l’analisi tecnica e per far evolvere e diffondere questa area dell’analisi finanziaria;
l’ulteriore spinta all’evoluzione dell’analisi tecnica è arrivata dalla tecnologia, che ha permesso
ai numerosi trader di poter sfruttare la maggiore potenza di calcolo degli elaboratori per avere
indicatori ed oscillatori sempre più aggiornati e sempre più precisi. I presupposti su cui si
fonda l’analisi tecnica sono tre:
L’azione del mercato sconta ogni cosa: l’analista tecnico compie le sue valutazioni e
realizza le sue analisi nella convinzione che il mercato sia perfettamente efficiente, pertanto
appare evidente che sarà più interessato agli effetti che alle cause delle movimentazioni dei
prezzi. In questo contesto per guadagnare è necessario “cavalcare” le fasi direzionali ed
evitare di andare contro trend;
I prezzi si muovono all’interno dei trend: lo scopo dell’analista tecnico è quello di
individuare i trend nella loro fase embrionale ed entrare a mercato per sfruttare questo
movimento direzionale. Il quadro è favorito da una semplice affermazione: quando un trend è
in movimento, è più probabile che esso continui piuttosto che inverta la propria azione;
La storia ripete se stessa: lo studio del prezzo e delle sue dinamiche può essere realizzato
solo partendo da quanto successo nel passato e, quindi, dalle serie storiche e dall’esperienza.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“L’analisi tecnica è in
grado di generare
rendimenti extra
solamente in un
contesto di completa
inefficienza. Se un
mercato è efficiente in
forma debole, l’analisi
tecnica fallisce”
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Non ci resta che chiudere l’introduzione sull’analisi tecnica andando a menzionare il suo
legame con l’efficienza dei mercati finanziari. Essendo l’analisi tecnica basata sullo studio
delle dinamiche di serie storiche di prezzi e volumi, un mercato efficiente in forma debole la
porterebbe ad essere inefficace e, quindi, a non produrre rendimenti extra rispetto a quelli
“normali”. Sulla base di questa ipotesi, quindi, è possibile derivare che l’analisi tecnica sarà in
grado di condurre gli investitori al successo soltanto in ipotesi di completa inefficienza del
mercato finanziario.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
3.3 – L’analisi fondamentale
“L’obiettivo dell’analisi
fondamentale è quello
di individuare una
eventuale differenza tra
valore reale intrinseco
del titolo e quotazione
effettiva dello stesso
sul mercato”
Dopo aver parlato dell’analisi tecnica, vero punto cardine di questo e-book, trattiamo anche
l’argomento dell’analisi fondamentale al fine di avere un quadro più completo delle tipologie di
materie con cui è possibile analizzare il mercato. Il processo di analisi di un qualsiasi
strumento finanziario è volto a raggiungere un unico obiettivo: determinare il valore dell’attività
in esame. Solamente la conoscenza di questo aspetto consente al fondamentalista di
prendere scelte soddisfacenti sotto il profilo della redditività, della rischiosità e, quindi, e della
crescita del capitale investito.
L’analisi fondamentale fonda le proprie radici sul presupposto che il valore reale dei titoli
rappresentativi di quote sociali, tipicamente le azioni, sia funzione dell’andamento economicofinanziario dell’azienda a cui gli stessi titoli si riferiscono e, quindi, esprima le capacità
dell’azienda stessa di generare flussi di reddito e di cassa nel futuro. In questo contesto,
l’obiettivo dell’analista fondamentale è quello di andare a determinare il reale valore intrinseco
dell’azione che scaturisce da un’analisi storica e futura dell’azienda da un punto di vista
economico, finanziario e patrimoniale.
Da ciò si possono derivare due semplici regole:
Se il valore intrinseco del titolo in oggetto è maggiore del prezzo di mercato, il titolo sarà
sottovalutato e, quindi, sarà conveniente acquistarlo;
Se il valore intrinseco del titolo in oggetto è minore del prezzo di mercato, il titolo sarà
sopravvalutato e, quindi, sarà conveniente venderlo.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“L’approccio prevede
una analisi a livello
macro economico, una
analisi a livello
settoriale ed una analisi
a livello di singola
impresa. Solo dopo
questa triplice
prospettiva sarà
possibile evidenziare il
reale valore intrinseco
del titolo e confrontarlo
con la quotazione di
mercato: sarà sotto o
sopravvalutato?”
L’approccio, però, non è così semplice come si potrebbe evincere dalle righe precedenti.
L’analista fondamentale, nel determinare il reale valore intrinseco del titolo in questione deve
tenere presente molti aspetti che, di fatto, si possono classificare in tre grandi analisi:
Analisi a livello macro economico: per comprendere le potenzialità di un titolo bisogna,
innanzitutto, indagare lo stato di salute generale dell’economia in cui lo stesso è inserito, per
cercare di individuare come certe variabili potranno influenzarne l’andamento. Bisognerà
focalizzare l’attenzione sulle politiche monetarie di un Paese, senza trascurare quella fiscale,
il saldo della bilancia dei pagamenti, la domanda aggregata, eventuali programmi di
contenimento del debito pubblico, il tasso di inflazione, ma anche il Pil, il tasso di
disoccupazione, il livello dei redditi e del risparmio e la dinamica salariale;
Analisi a livello settoriale: qui si tratta di compiere un’analisi ad un livello intermedio tra
l’economia in generale e la singola impresa. E’ necessario, quindi, individuare la fase di un
settore (espansione, recessione, stagnazione) e ricercare informazioni coerenti sotto il profilo
della struttura competitiva del settore e del suo ciclo di vita attraverso, ad esempio, il modello
delle cinque forze competitive di Porter (concorrenza interna, potenziali entranti, prodotti
sostitutivi, potere contrattuale dei clienti e potere contrattuale dei fornitori);
Analisi a livello di singola impresa: dopo aver determinato le dinamiche poste “sopra” la
singola impresa, bisogna entrare nello specifico definendo le potenzialità attuali e future
dell’azienda individuata. Lo strumento basilare, in questo contesto, è rappresentato dai bilanci
e dai principali documenti che lo compongono. Una volta determinato il valore intrinseco lo si
confronterà con la quotazione di mercato e, attraverso le due semplici regole poco fa definite,
si prenderà la decisione di investimento collegata.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“L’analisi fondamentale
sarà in grado di
generare rendimenti
extra solo in un
contesto di inefficienza
o di efficienza in forma
debole. Se un mercato
è efficiente in forma
semi-forte, l’analisi
fondamentale fallisce”
Chiudiamo, come fatto in precedenza, evidenziando il legame tra analisi fondamentale ed
efficienza sul mercato. Così come l’analisi tecnica fallisce in un contesto di efficienza in forma
debole, l’analisi fondamentale dipende dal grado di efficienza semi-forte. Il motivo è presto
detto: in un mercato efficiente in forma semi-forte, l’utilizzo delle tecniche tipiche dell’analista
fondamentale non trova compimento dal momento che la teoria prevede che un mercato di
questo tipo sia in grado di inglobare, simultaneamente, i dati storici su prezzi e volumi e le
informazioni pubbliche e, pertanto, non prevede che vi possa essere una differenza tra
quotazione di mercato e valore intrinseco del titolo. Di conseguenza, quindi, l’analisi
fondamentale avrà utilità in un mercato efficiente in forma debole o, comunque, inefficiente.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
4. L’analisi grafica: come osservare il prezzo
4.1 – Le tipologie di grafici
4.2 – I principali pattern candlestick
4.3 – Linee di tendenza, resistenze e supporti
4.4 – Le figure di continuazione e di
inversione
4.5 – Breakout e pullback
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
4.1 – Le tipologie di grafici
“I grafici più utilizzati
sono tre: a linee, a
barre ed a candele;
meno diffusi, invece,
sono i point & figure. Il
tempo è rappresentato
sull’asse delle ascisse
(X), mentre la
quotazione sull’asse
delle ordinate (Y)”
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Il Forex, così come qualsiasi altra tipologia di investimento finanziario, si deve basare su
un’analisi grafica. Importante, quindi, è cercare di capire quali sono le tipologie di grafici che
possono essere utilizzati scoprendo, per ciascuno di questi, i pregi ed i difetti.
Iniziamo col dire che, generalmente, sono tre i grafici che vengono utilizzati: a linee, a barre
ed a candele. A questi, poi, si aggiungono i point & figure, che però non tratteremo vista la
loro non immediata lettura e la loro complessità di costruzione.
I grafici borsistici, come facilmente immaginabile, rappresentano l’essenza fondamentale per
svolgere una corretta analisi tecnica dal momento che sono in grado di fornire la tendenza di
fondo dei prezzi, i massimi ed i minimi fatti registrare dallo strumento finanziario analizzato.
Innanzitutto bisogna precisare che un grafico vede la presenza di due assi che, tipicamente,
rappresentano il tempo (sulla linea delle ascisse, la X) e la quotazione dello strumento
finanziario in questione (sulla linea delle ordinate, la Y). Un primo aspetto da considerare,
quindi, è quello di definire il dominio temporale di riferimento, ossia l’intervallo tra una
rilevazione e la successiva. Dai quotidiani finanziari e dalle apposite rubriche dei telegiornali,
siamo abituati ad un dominio temporale giornaliero, dove la rilevazione viene svolta al termine
della seduta. Oltre a questo, però, possiamo avere un timeframe di riferimento settimanale o
mensile, ma anche intraday con grafici che vanno dai 5 minuti fino alle 8 ore.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“I grafici a linee, molto
semplici e diffusi,
sintetizzano i valori di
chiusura nel timeframe
di riferimento”
Veniamo ora alla descrizione delle tipologie di grafici che possono essere utilizzati partendo
dal più semplice e, per i meno esperti, dal più diffuso. I quotidiani finanziari e le rubriche
apposite dei telegiornali presentano l’andamento delle azioni o degli indici di Borsa con grafici
a linee. Questo, molto banalmente, viene costruito congiungendo i valori di chiusura registrati
quotidianamente. La sua semplicità ha fatto si che il line chart sia stato considerato, a lungo,
la migliore rappresentazione grafica in virtù dell’estrema sintesi in grado di fornire.
Nell’esempio seguente mettiamo in evidenza il grafico a linee sul cross valutario euro/dollaro
americano (EUR/USD) giornaliero.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“A differenza dei grafici
a linee, quelli a barre
sintetizzano prezzo di
apertura, di chiusura,
prezzo massimo e
minimo raggiunto nel
timeframe di
riferimento”
Con lo scorrere degli anni e, soprattutto, grazie all’evoluzione tecnologica, il grafico a linee ha
però lasciato spazio ai bar chart ed al candlestick chart che, per la loro natura, sono in grado
di fornire, contestualmente, molte più informazioni rispetto ai precedenti. Questa
rappresentazione è formata da barre che, simultaneamente, indicano il massimo, il minimo, il
prezzo di chiusura e di apertura del titolo in questione. Da qui, quindi, si evince subito la
completezza informativa che li contraddistingue: sintetizzano, in un colpo solo, l’intera
giornata borsistica evidenziando la volatilità e l’andamento della seduta nel timeframe di
riferimento.
La loro costruzione è relativamente semplice: si traccia una barra verticale congiungente il
massimo ed il minimo nel timeframe definito e, successivamente, si definiscono due “tacche”
orizzontali che indicano il prezzo di apertura e quello di chiusura rispettivamente sul lato
sinistro e sul lato destro della barra verticale.
MASSIMO
CHIUSURA
APERTURA
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MASSIMO
APERTURA
CHIUSURA
MINIMO
MINIMO
BARRA RIALZISTA
BARRA RIBASSISTA
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
Dopo aver analizzato la costruzione di un bar chart, vediamo un esempio grafico proponendo,
come per il line chart, il cross euro/dollaro americano su timeframe daily.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“Al grafico a barre si
aggiunge la
rappresentazione con
le candele giapponesi,
introdotta nel 1700.
Consentono di
sintetizzare la volatilità
e l’andamento della
seduta presa in
considerazione”
Una particolare variazione del grafico a barre è il candlestick chart; questa rappresentazione,
nata nel Giappone del 1700, sta vivendo un periodo di notevole successo tra i trader di tutto il
pianeta. Con le “candele” giapponesi, infatti, si riesce a sintetizzare l’andamento e la volatilità
della giornata borsistica; con il tempo, poi, sono state classificate alcune configurazioni di
candele che vengono utilizzate in analisi tecnica per ricercare punti di ingresso e di uscita dal
mercato. Tra queste le più famose sono le “pin candle”, utilizzate soprattutto da coloro che
operano seguendo la price action, di cui ci occuperemo nel capitolo conclusivo di questo ebook.
Torniamo alla formazione delle candele: queste saranno bianche (o verdi) quando la seduta di
riferimento sarà rialzista e saranno nere (o rosse) quando la seduta di riferimento sarà
ribassista. Le candele giapponesi, nella loro costruzione, vedono due elementi di
fondamentale importanza: il real body e le shadow. Il primo, il corpo della candela, indica la
distanza tra il valore di apertura e quello di chiusura, mentre le shadow sono quelle linee
verticali poste al di sopra ed al di sotto del real body e indicano il massimo ed il minimo
raggiunto.
UPPER SHADOW = MASSIMO
CHIUSURA
APERTURA
REAL BODY
APERTURA
CHIUSURA
LOWER SHADOW = MINIMO
CANDELA RIALZISTA
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CANDELA RIBASSISTA
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
Dopo aver analizzato la costruzione di un candlestick chart, vediamo un esempio grafico
proponendo, come per le due precedenti tipologie, il cross euro/dollaro americano su
timeframe daily.
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4.2 – I principali pattern candlestick
“Un grafico è come una
cartina geografica:
maggiore è il numero di
informazioni che riesce
a trasmettere e
maggiore è la
probabilità che sia
utile per raggiungere gli
obiettivi che ci si era
prefissi disegnandolo”
Renato Di Lorenzo, esperto di Borsa, scrive in “Guadagnare in Borsa con l’analisi tecnica: le
candele giapponesi”, che un grafico è assimilabile ad una carta geografica: maggiore è il
numero di informazioni che riesce a trasmettere e maggiore è la probabilità che sia utile per
raggiungere gli obiettivi che ci si era prefissi disegnandola; i colori, le curve di livello, i simboli
ecc. sono tutti elementi in più che trasmettono informazioni in più rispetto al solo disegno dei
contorni. Bene, le candle charts visualizzano una mappa del mercato più accurata e
dettagliata di quanto facciano i diagrammi di comune utilizzo, perché i simboli che si usano
sono in numero maggiore, pur rimanendo il tutto compatto e leggibile.
Nel paragrafo precedente abbiamo visto che i due elementi che compongono una candle line
sono il real body (corpo della candela) e le shadow (aste al di sopra ed al di sotto del real
body).
Da qui si possono distinguere, da subito, due importanti classi di candele: le long real body,
cioè la categoria di candele giapponesi caratterizzate da un corpo centrale particolarmente
lungo e pronunciato, in contrasto con quelle che vengono chiamate short real body.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“Innanzitutto possiamo
distinguere le candele
con un ampio corpo e
quelle che, invece,
presentano un real
body poco pronunciato”
Le prime, come è facile intuire, rappresentano un mercato in cui il flusso di domanda, o di
offerta, ha travolto ogni opposizione provocando un netto strappo, in salita o in discesa, dei
prezzi. Le candele con un corpo centrale piccolo, invece, danno la sensazione di aver di
fronte un mercato che non ha preso una vera e propria direzione, soprattutto se li short real
body è accompagnato da pronunciate shadow. Il real body corto, però, non è sinonimo di
bassa volatilità visto che, quest’ultimo aspetto, lo si evince dalle “aste” poste al di sopra ed al
di sotto del corpo della candela.
Nel tentativo di definire e rendere oggettivo cosa si intende per long real body, i giapponesi
specificano che è tale quando è almeno tre volte quello della sessione precedente.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“Non solo long real
body: nelle candele
giapponesi un’ampia
considerazione ed una
grande importanza la
rivestono anche i
pattern con short real
body. Come le spinning
top”
Facciamo un esempio: se troviamo una white long real body dopo un lungo trend al ribasso,
potremmo derivarne un primo segnale di inversione del trend; tanto maggiore sarà ampio il
corpo centrale della candela e tanto più forte ed interessante sarà il segnale di reversal trend.
Il motivo? Molto semplice: dopo un pronunciato down-trend, si è avuta una sessione dominata
dai “tori”, i quali hanno avuto la meglio sugli “orsi”, fino alla sessione precedente assoluti
protagonisti del mercato in questione. Nel caso descritto poche righe sopra possiamo
evidenziare un altro punto critico: essendosi formata una white long real body dopo un lungo
trend al ribasso, il minimo della suddetta candela rappresenterà un’ottima area di supporto, da
tenere in considerazione per l’operatività futura; supporto che potrà essere considerato, oltre
che al minimo della candela, anche alla metà del real body. In questo caso, quindi, si
potrebbe pensare di inserire nella nostra trading station un ordine pendente in buy posto a
metà della white long candle visto che, in una situazione del genere, i prezzi andranno a
ritracciare prima di dar vita all’up-trend. Ovviamente lo stesso discorso, seppur in senso
inverso, lo si potrebbe fare anche nel caso emergesse una black long real body candle al
termine di un up-trend.
Nonostante i giapponesi attribuiscano una notevole importanza alle candele con real body
lungo e pronunciato, questo non vuol dire che le small real body candle non siano altrettanto
efficaci ed interessanti dal punto di vista del trading. Queste, per loro natura, implicano un
segnale di congestione, di indecisione del mercato, di sostanziale equilibrio e bilanciamento
tra domanda ed offerta. In questa direzione possiamo menzionare, innanzitutto, la spinning
top.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“Passiamo alle candele
giapponesi con short
real body; oltre alla
spinning top, è
fondamentale
considerare il doji,
caratterizzato da prezzi
di apertura e chiusura
sostanzialmente
identici”
Questa configurazione grafica si ha, a prescindere dalla lunghezza delle shadow, quando il
real body della candela in questione è corto. Il significato di questa candela è molto facile: il
mercato fa fatica a proseguire il trend in atto in precedenza. I giapponesi, a tal proposito,
affermano che “il mercato sta perdendo il suo respiro”.
Un’altra candela che appartiene alla classe delle small real body è la doji; di fatto con questa
configurazione grafica siamo in presenza di una sessione che non presenta un vero e proprio
corpo della candela; i prezzi di apertura e di chiusura, quindi, sono sostanzialmente identici e
si notano solamente le shadow, che possono essere sia corte che lunghe; è uguale.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“Il significato del doji
non è univoco, ma
dipende dal contesto
del mercato in cui si
verifica. Dopo un trend
ampio, però, può
anticipare una
inversione di tendenza”
A differenza delle precedenti, il doji non ha un significato univoco e, quindi, dipende dal
contesto di mercato in cui si verifica. Molto rilevante è un doji che appare a seguito di un
trend, ascendente o discendente che sia, perché con buone probabilità anticipa quella che
sarà, di lì a poco, una inversione della tendenza di fondo. Ciò è ancora più vero quando il doji
si verifica dopo una candela con corpo pronunciato: lo sforzo nella sessione precedente è
stato pagato e, il mercato, da lì a poco potrebbe far partire un’ampia correzione. L’importante,
con il doji formato, è attendere una, due o tre sessioni per capire come si muovono i prezzi:
ricordiamo che il doji non è, in automatico, un segnale di vendita (in caso di up-trend
precedente) o di acquisto (in caso di down-trend precedente). Una strategia, a questo
proposito, potrebbe essere quella di combinare l’utilizzo del doji con un oscillatore: in caso di
ipervenduto o di ipercomprato, concetto che andremo ad esporre nel prossimo capitolo e che
abbiamo già trattato nel glossario del Forex, un doji diventa un chiaro segnale di inversione
del trend in atto.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“Dopo aver analizzato il
real body delle candele,
andiamo a definire una
classificazione delle
stesse sulla base delle
shadows, partendo
dall’high wave candle”
Dopo aver visto le principali configurazione grafiche classificandole in base al real body
veniamo, ora, ad analizzare le shadow. Una candela che presenta upper e lower shadow
lunghe viene detta high wave candle.
Una high wave candle evidenzia, in particolare, uno stallo tra tori ed orsi, i quali hanno
generato una seduta volatile, ma equilibrata. Quando appare a seguito di un forte up o down
trend, i giapponesi sono soliti affermare che il mercato “ha perso l’orientamento” e, quindi, non
sa più dove andare. Questo, ovviamente, genera un rischio di inversione del trend, ma non
ancora un vero e proprio segnale.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“Veniamo ora alla
differenza che sussiste
tra hammer (martello),
hanging man
(impiccato) e shooting
star (stella cadente)”
Altre figure molto importanti sono l’hammer, l’hanging man e la shooting star. Vediamole una
per una iniziando, come sempre, dalla loro rappresentazione grafica.
Il martello (hammer), generalmente, si viene a formare dopo un lungo trend al ribasso ed è
costituito da un real body che, preferibilmente, dovrà essere bianco (rialzista) e modesto
rispetto alla dimensione della lower shadow, che invece sarà lunga ed evidente. L’upper
shadow, in questo caso, non ci sarà nemmeno o, comunque, sarà irrilevante. Iniziamo a
precisare che, come tutti gli altri segnali di inversione, per essere considerato tale deve avere,
innanzitutto, un qualcosa da invertire, cioè un lungo trend al ribasso.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“Come possiamo
operare quando
vediamo formarsi
un hammer, un hanging
man o una shooting
star?”
La strategia, in questo caso, sarebbe quella di entrare in buy con ordine al di sopra del
massimo del martello e stop loss al di sotto del minimo; altri, adottando un approccio più
rischioso, tentano di migliorare il loro livello di ingresso posizionando l’ordine a metà della
candela in questione. Questo secondo approccio è più rischioso per due motivi: in caso di uptrend molto forte, senza quindi un ritracciamento del 50% del precedente movimento, l’ordine
rischia di non essere triggerato; e poi, in caso di falso segnale e di prosecuzione di trend al
ribasso, si rischia di veder, incautamente, triggerato l’ordine che, a breve, prenderà lo stop
loss. Chiudiamo la trattazione del martello specificando che il colore del corpo non deve
essere obbligatoriamente bianco al termine di un down-trend; è evidente, però, che un
hammer rialzista sarà un segnale più forte ed efficace di inversione del mercato.
Passiamo ora all’hanging man: la forma dell’impiccato, come si vede nel grafico della pagina
precedente, è identica a quella dell’hammer. Ciò che cambia, invece, è quando appare:
generalmente dopo un lungo trend al rialzo. E’ anch’essa, quindi, una figura di inversione. Per
far si che questa configurazione grafica possa avere significato è necessario che la candela
seguente a quella “dell’impiccato” sia una black long e che, quindi, vada a chiudere al di sotto
del minimo dell’hanging man. Una strategia, in questo senso, potrebbe essere quella di
posizione un ordine pendente di vendita al di sotto del minimo dell’hanging man con stop loss
al di sopra del massimo.
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“Terminiamo con una
configurazione a due
candele: l’engulfing
pattern; possiamo
trovarlo sia in un trend
ascendente che in uno
discendente”
Chiudiamo la trattazione delle figure ad una candela con il pattern della shooting star; la stella
cadente, per forma, è identica all’hammer ed all’hanging man. Ciò che cambia è solo che non
ha una lower shadow, ma solo una upper, tra l’altro pronunciata. Qui non importa se il corpo
della candela sarà bianco o nero; ciò che conta è che avvenga al termine di un lungo trend al
rialzo, evidenziando un possibile segnale di inversione. Questa conseguenza è rafforzata nel
caso in cui la candela si vada a formare in un mercato in ipercomprato. Anche qui la strategia
operativa da impostare è molto semplice: ingresso in sell al di sotto del minimo della shooting
star con stop loss al di sopra del massimo.
Per chiudere definitivamente la trattazione delle candlestick vi presentiamo l’engulfing pattern;
questa configurazione prevede due possibili scenari: uno bullish ed uno bearish.
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“Vediamo le due
tipologie di engulfing
pattern”
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Nel primo caso avremo una candela nera completamente inghiottita (dove per completamente
si intende massimo, minimo, chiusura ed apertura) da una lunga candela bianca; il risultato è
un martello e, quindi, segnale di inversione. Nel secondo caso, invece, avremo una candela
bianca completamente inghiottita da una candela nera; il risultato, quindi, è una stella cadente
(shooting star) e, quindi, inversione del trend precedentemente in atto.
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4.3 – Linee di tendenza, resistenze e supporti
“Prima di analizzare le
linee di tendenza, è
importante definire
cosa si intende per
trend, che può essere
classificato in base
all’orizzonte temporale
ed alla direzione
intrapresa dai corsi”
Nel capitolo dedicato all’analisi grafica non si può non trattare il tema delle linee di tendenza
e, di riflesso, delle aree di resistenza e supporto statiche e dinamiche. Un vero analista
tecnico non può non analizzare, per prima cosa, il trend in atto; in questo senso la definizione
di un trend al rialzo o di un trend al ribasso è di fondamentale importanza per comprendere
come orientarsi nel mercato e, di conseguenza, per circoscrivere la propria operatività in
relazione ai segnali emersi.
Prima di definire le trendline, però, è importante capire cosa si intende per trend. Questo può
essere definito come la direzione lungo la quale si muove il grafico e, quindi, i prezzi dello
strumento finanziario analizzato. Le tipologie di trend principali, legati all’arco temporale di
riferimento, sono essenzialmente tre: quello primario, quello intermedio e quello di medio
periodo. All’interno del movimento primario, riferito a più anni, si svilupperanno più movimenti
intermedi, riferiti a più settimane, all’interno dei quali troveremo più movimenti di breve
periodo, riferiti a più giorni.
Con riferimento, invece, alla direzione dei corsi, possiamo distinguere tra trend rialzista
(minimi e massimi sono crescenti), trend ribassista (minimi e massimi sono decrescenti) e
trend neutrale (minimi e massimi si mantengono all’interno di un canale di orizzontalità e
lateralità ben preciso).
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“Le linee di tendenza
vengono disegnate sui
grafici e ci consentono
di evidenziare il
movimento avuto dai
prezzi, definendo se il
trend è rialzista
(pendenza positiva),
ribassista (pendenza
negativa) o neutrale
(orizzontale)”
Iniziamo dalle linee di tendenza (trendline), ossia delle linee che i trader possono disegnare
sui grafici e che consentono, assieme ad una serie di punti, di evidenziare come si stanno
movendo i corsi e se, eventualmente, un precedente trend sia stato o meno violato. Le linee di
tendenza, quindi, possono essere rialziste o ribassiste. Nel primo caso vengono tracciate
unendo due minimi consecutivi crescenti mentre, nel secondo caso, saranno tracciate unendo
due massimi consecutivi decrescenti. E’ evidente che più saranno, rispettivamente, i minimi
ed i massimi toccati dalla trendline e più la stessa fornirà un segnale chiaro, efficace e
definitivo nel tempo. Anche a seconda del timeframe che viene scelto, le trendline possono
cambiare radicalmente visto che i minimi ed i massimi sono differenti.
Le linee di tendenza a pendenza positiva, rialziste e costruite su minimi crescenti, sono poste
al di sotto del prezzo ed indicano che si sta avendo un up-trend; le linee di trend a pendenza
negativa, invece, ribassiste e costruite su massimi decrescenti, sono poste al di sopra del
prezzo ed indicano la presenza di un down-trend.
Collegate al concetto di linee di tendenza troviamo quello di canale: questo viene a crearsi,
molto semplicemente, con una retta parallela sui massimi alla trendline disegnata su minimi
crescenti o, in caso di down-trend, con una retta parallela sui minimi alla trendline disegnata
su massimi decrescenti.
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“Come si costruiscono
le linee di tendenza?
Vediamo un esempio.
Due sono gli scenari
possibili quando il
prezzo raggiunge una
linea di tendenza:
vediamo quali sono”
Le linee di tendenza, quindi, sono uno strumento molto semplice che può essere utilizzato, in
prima analisi, per comprendere la direzione complessiva dello strumento finanziario analizzato
e per definire le aree di supporto e resistenza che possono interessare l’andamento dei corsi.
E’ bene fare molta attenzione quando il prezzo si dirige verso una linea di tendenza visto che,
in quell’area, si possono verificare delle importanti variazioni del trend di brevissimo periodo.
Sono due, in quel contesto, gli scenari che si possono generare:
Il prezzo potrebbe rimbalzare sulla trendline continuando nella stessa direzione del trend
precedente;
Il prezzo potrebbe violare la trendline e, quindi, dar vita ad un nuovo trend. La linea di
tendenza precedente, una volta che il prezzo si è allontanato da essa, diviene non più in
grado di rappresentare l’andamento dei corsi nel mercato.
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“Leghiamo il concetto di
trendline a quello di
resistenze e supporti:
una linea di tendenza
rialzista fungerà da
supporto, mentre una
linea di tendenza
ribassista fungerà da
resistenza”
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Proprio per questi due motivi e riprendendo le definizioni di resistenza e supporto date nel
glossario, è abbastanza evidente che una trendline rialzista fungerà da supporto ed una
trendline ribassista fungerà da resistenza. Nel primo caso, infatti, i prezzi saranno destinati a
salire e, quindi, essendo la linea di tendenza costruita su minimi crescenti, supporterà questo
rialzo dei corsi mentre, nel secondo, essendo la linea di tendenza costruita su massimi
decrescenti, farà da “massimo superiore” al ribasso dei corsi. Trendline rialziste e ribassiste,
quindi, saranno dette aree di supporto e di resistenza dinamiche. Con il termine ‘dinamiche’ si
intende che l’area definita come supporto o come resistenza non è stabile e fissa nel tempo,
ma varia da timeframe a timeframe.
Per chiarire ulteriormente questo concetto facciamo un esempio: ipotizziamo di prendere una
trendline rialzista che, come detto sopra, fungerà da area di supporto dinamica. Essendo la
linea di trend rialzista, è evidente che la sua pendenza sarà positiva e che, a differenza di una
retta orizzontale, il valore riferito ad ogni seduta, e che considereremo come area di supporto,
muterà. Ad ogni timeframe successivo, quindi, avremo che il supporto sarà posto sempre ad
un valore superiore e, questo, per soddisfare l’assunto che la trendline rialzista supporta il
rialzo dei prezzi. Ovviamente la stessa analisi si può compiere, in senso inverso, in caso di
trend ribassista.
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“I supporti e le
resistenze: cosa ci
indicano questi due
importanti livelli?
Quando sono statici?
Quando sono
dinamici?”
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Chiudiamo il terzo paragrafo di questo capitolo parlando di supporti e resistenze; analizzando
un qualsiasi grafico possiamo notare delle aree in cui i prezzi interrompono bruscamente la
loro corsa al rialzo o al ribasso. In quei casi, rispettivamente, avremo delle aree di resistenza
e di supporto. Una resistenza, quindi, è un livello in prossimità del quale i prezzi hanno avuto
un rimbalzo innescando un trend discendente in conseguenza del precedente up-trend; un
supporto, invece, può essere visto come un livello in prossimità del quale i prezzi hanno avuto
un rimbalzo innescando un trend ascendente in conseguenza del precedente down-trend.
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“Supporti e resistenze,
però, non sempre
vengono rispettati: cosa
succede quando
avviene una violazione
di questi livelli? Come
possiamo operare in
questi casi?”
Resistenze e supporti, però, non sempre possono, nella storia finanziaria, essere rispettate e
respingere le quotazioni; in molte circostanze, infatti, si assiste ad una loro violazione. Cosa
implica questo? Molto semplice: la violazione al rialzo di una resistenza darà nuovo impulso
alle forze rialziste, mentre la violazione al ribasso di un supporto darà nuovo impulso alle forze
ribassiste. E’ evidente che una resistenza violata si trasformerà, in caso di proseguimento del
movimento rialzista, in supporto e un supporto violato si trasformerà, in caso di prosecuzione
del movimento ribassista, in resistenza. Resistenze e supporti avranno maggiore validità ed
efficacia a seconda di quante più volte, nel tempo, sono riusciti a far rimbalzare i prezzi giunti
in prossimità di quelle aree chiave.
Parlando di trendline abbiamo visto aree di resistenze e supporti dinamici che sono
caratterizzati dal fatto che il loro valore numerico muta al passare del tempo; le aree di
resistenza e di supporto statiche, invece, sono definite tali quando il valore numerico delle
stesse non muta nel tempo e, quindi, sono rappresentate da rette orizzontali parallele all’asse
del tempo.
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4.4 – Le figure di continuazione e di inversione
“Prima di passare ai
breakout e pullback,
chiudiamo l’argomento
dell’analisi grafica
individuando le figure di
continuazione e quelle
di inversione: quali
elementi ci
restituiscono questi
pattern grafici?”
Dopo aver introdotto il tema del trend, delle trendline, delle resistenze e dei supporti possiamo
parlare dell’utilizzo di questi strumenti nell’operatività quotidiana andando a definire,
brevemente, i tratti essenziali delle continuation e reversal pattern.
Le figure di continuazione, come facilmente intuibile dal loro nome, rappresentano dei modelli
di comportamento dei prezzi che danno utili indicazioni circa la modalità con cui una coppia
valutaria, dopo una fase di consolidamento, riprenderà il trend precedentemente in atto; del
tutto analogo, in senso opposto, il concetto che sta alla base delle figure di inversione, che
invece sono modelli di comportamento del prezzo che ci indicano quando una coppia valutaria
invertirà il trend precedentemente in atto, rompendo la fase di consolidamento in corso. Tra le
prime possiamo menzionare le bandiere, i triangoli, i cunei, il breakout e la “tazza con
manico”, mentre tra le secondo possiamo includere doppi massimi e doppi minimi, testa e
spalle e “croce della morte”.
Iniziamo dalle figure di continuazione proponendo, come primo aspetto, le bandiere; queste
sono sicuramente il pattern grafico maggiormente diffuso e si forma dopo una forte fase di
trend, sia rialzista che ribassista. L’asta della bandiera sarà il movimento precedentemente in
atto, mentre ora i prezzi si muoveranno all’interno di un canale tracciato su massimi e minimi
crescenti (in caso di up-trend) o su massimi e minimi decrescenti (in caso di down-trend).
Essendo una figura di continuazione, è previsto che dopo questa iniziale fase di
consolidamento, il prezzo possa rompere il livello nella direzione d’entrata nella bandiera
(trendline superiore in caso di up-trend e trendline inferiore in caso di down-trend) e
riprendere il trend precedentemente in atto. Il movimento futuro sarà stimabile andando,
semplicemente, a proiettare l’asta della bandiera nel punto di rottura del pattern stesso.
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“Dopo aver visto le
bandiere, passiamo in
rassegna tutte le
possibili formazioni di
triangoli: simmetrici,
ascendenti, discendenti
ed in espansione”
Continuiamo con i triangoli. Oltre alle bandiere, anche questa è una delle figure più
interessante, gratificante e diffusa nel mercato valutario. Prima di passare ad analizzare le
quattro diverse tipologie di triangoli, è bene specificare che questo pattern si forma quando
una coppia valutaria colpisce un livello di supporto (o di resistenza, a seconda del trend in
atto) ed inizia a muoversi in un range di consolidamento che, via via, si fa sempre più stretto.
Le tipologie di triangoli che possiamo trovare sono sostanzialmente quattro; vediamo, per
ciascuno, i tratti più distintivi:
Triangoli simmetrici: i massimi ed i minimi sono convergenti verso un punto centrale;
all’interno di questo canale i prezzi si muoveranno colpendo, in modo molto preciso, le due
trendline definite. La rottura verso l’alto della resistenza in caso di precedente up-trend o
quella verso il basso del supporto in caso di precedente down-trend, comporta il
proseguimento del movimento direzionale in atto prima della formazione della suddetta figura;
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“Cosa differenzia i
triangoli ascendenti da
quelli discendenti?
Semplice: nel primo
caso avremo minimi
crescenti e resistenza
statica, mentre nel
secondo massimi
decrescenti e supporto
statico”
Triangoli ascendenti: in questo caso troveremo minimi crescenti ed una resistenza
statica; i minimi, quindi, saliranno fino a convergere verso il punto di resistenza che,
essendo statica, si manterrà sullo stesso livello di prezzo. Questo sarà un pattern di
continuazione che si sviluppa a seguito di un up-trend; quando i tori saranno in grado di
violare la resistenza, il movimento precedentemente in atto riprenderà forza e vigore ed i
prezzi torneranno a salire;
Triangoli discendenti: si tratta del caso esattamente inverso al precedente; questa volta
sono i massimi ad essere decrescenti ed a convergere verso un supporto statico che,
essendo tale, si manterrà sullo stesso livello di prezzo. La violazione al ribasso dello
stesso darà nuova linfa al precedente down-trend;
Triangoli in espansione: tra le quattro tipologie di triangoli che possiamo individuare,
questa è sicuramente quella meno diffusa. Si distingue dai precedenti perché le trendline
tracciate sono divergenti e non convergenti come nei casi precedenti. In particolare,
quindi, avremo una resistenza dinamica tracciata su massimi crescenti ed un supporto,
anch’esso dinamico, tracciato su minimi decrescenti. Di conseguenza, appare facilmente
intuibile come il range all’interno del quale i corsi oscilleranno, sarà sempre maggiore allo
scorrere del tempo. A seconda del trend precedentemente in atto sarà possibile
individuare se il prezzo violerà la trendline superiore o quella inferiore.
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“Dopo aver parlato dei
triangoli, introduciamo i
cunei: figure molto
inclinate verso il basso
o, analogamente, verso
l’alto”
Veniamo ora ai cunei che, per forma e natura, sono molto simili al pattern del triangolo. Il
cuneo, in analisi tecnica, viene visto come un triangolo molto inclinato verso il basso o, in
modo analogo, verso l’alto. Con la formazione dei cunei, quindi, si ha una interruzione del
trend precedentemente in atto, con un ritracciamento dei corsi, ma subito dopo il rally
riprenderà vigore.
E’ evidente, trattandosi di ritracciamento, che avremo un cuneo che punta verso il basso
(discendente) in seguito ad un trend rialzista ed un cuneo rivolto verso l’alto (ascendente) a
seguito di un trend ribassista.
Il movimento che si potrà verificare alla rottura del cuneo è definito proiettando l’ampiezza
della base a partire dal punto di breakout.
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“Molto particolare è la
figura della “tazza con
manico”: avviene al
termine di un periodo
rialzista, in un contesto
di ritracciamento e
rientra tra le figure di
continuazione”
Dal momento che il tema del breakout sarà trattato, specificatamente, nel paragrafo
successivo, per chiudere il tema delle figure di continuazione ci resta da analizzare la “tazza
con manico” (in inglese Cup with handle). Si tratta di un pattern di continuazione rialzista che
evidenzia un periodo di consolidamento al quale seguirà un breakout del prezzo. Le parti in
cui è suddivisa la figura sono essenzialmente due: la tazza (cup) ed il manico (handle). La
tazza, in particolare, viene a crearsi a seguito di un periodo rialzista e, visivamente, è vista
come una correzione dalla base “tondeggiante”; una volta che i corsi hanno terminato la figura
della tazza, si viene a creare un range di trading, che rappresenta il manico. La “tazza con
manico” è un pattern molto recente, è stato introdotto solamente nel 1988 da William O’Neill,
e si forma prevalentemente su grafici giornalieri e mensili.
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“Dopo aver descritto le
figure di continuazione,
introduciamo quelle di
inversione, iniziando
dal doppio massimo e
dal doppio minimo”
Passiamo ora alle figure di inversione, iniziando dalle più semplici e frequenti; stiamo parlando
dei doppi massimi e dei doppi minimi. Il loro nome è sufficientemente eloquente per spiegare
la loro natura, il loro fondamento e la loro struttura.
Nel doppio massimo avremo un up-trend dei prezzi che, dopo aver interrotto la propria corsa
su un livello di resistenza, ritracceranno definendo un supporto dal quale, di lì a poco, partirà
un nuovo movimento rialzista che condurrà i corsi al livello di resistenza precedentemente
toccato; qualora quest’ultimo livello non dovesse essere violato al rialzo si avrà un doppio
massimo che, dato il fondamento psicologico, condurrà i prezzi ad un rimbalzo e, quindi, darà
origine ad un down-trend, invertendo la direzionalità precedentemente in atto;
Stesso discorso, anche se in modo speculare, per il doppio minimo. Qui avremo un downtrend con i corsi che, in due circostanze, toccheranno, senza violarlo, un livello di supporto. La
mancata violazione dello stesso provocherà un rimbalzo dei prezzi che scaturirà in un uptrend deciso.
Alla base c’è un fondamento psicologico molto importante; ipotizziamo il caso di un doppio
massimo: i tori, in questo caso, arrivano da un importante movimento rialzista e hanno
cercato, per ben due volte, di violare una resistenza storicamente rilevante; la mancata rottura
della stessa farà perdere vitalità alle forze rialziste, che saranno schiacciate dai venditori.
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“Molto più rara, anche
se decisamente valida
ed efficace, è la figura
del “testa e spalle”:
come si forma? Quali
segnali operativi ci
restituisce?”
Passiamo ora al testa e spalle. L’Head and Shoulder è una figura di inversione dell’analisi
tecnica più complessa delle precedenti; è caratterizzata da tre diversi picchi di massimo (due
dei quali sono le spalle), di cui il secondo è maggiore e rappresenta il massimo assoluto (la
testa), prima dell’inversione effettiva.
In particolare, questo reversal pattern, si forma quando il prezzo di una coppia valutaria
colpisce un livello di resistenza (la prima spalla), poi perfora il primo livello di resistenza e
colpisce il secondo, più alto, (formando la testa) e quindi colpisce nuovamente il primo livello
di resistenza (formando la seconda spalla). Questa figura si può sviluppare anche a seguito di
un down-trend, in questo caso sarà chiamata “testa e spalle rovesciato”.
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“Finiamo con la “croce
della morte”: richiede
l’introduzione delle
medie mobili, indicatore
molto in uso che
analizzeremo più
avanti”
Chiudiamo con la “croce della morte”. Questa, a differenza delle precedenti, oltre alle candele
giapponesi coinvolge anche un indicatori, la media mobile. In particolare la “croce della morte”
si verifica quando si ha un incrocio di una media mobile veloce al di sotto di una media mobile
lenta, su un grafico con ampi timeframe. Questo segnale, come vedremo nel capitolo dedicato
agli indicatori, sarà gratificante ed efficace solo in presenza di trend e non in fase di range,
dove gli indicatori perdono di utilità favorendo l’emergere degli oscillatori.
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4.5 – Breakout e pullback
“Per riconoscere
breakout e pullback è
importante fare
riferimento al concetto
di resistenze e
supporti”
Di questi due temi ne abbiamo, brevemente, già parlato nel glossario propostovi nel secondo
capitolo di questo e-book. Partiamo, quindi, dalla loro definizione; avevamo definito il breakout
come un tipico movimento dei prezzi che porta alla perforazione di un supporto o di una
resistenza o di un canale e che dà origine ad una nuova direzionalità fino al livello storico
successivo; molto spesso, a seguito di un breakout, si assiste ad un pullback, che invece è
visto come un’azione dei prezzi che avviene a seguito di un breakout; essa si sostanzia in un
tentativo di ritest della zona di supporto o di resistenza precedentemente violata. In molti casi
entrare sul pullback è molto più vantaggioso e sicuro che entrare con un breakout dal
momento che, in alcuni casi, possiamo avere delle false rotture. Il pullback, quindi, può essere
visto come una conferma del movimento precedente.
Dopo aver descritto supporti e resistenze, il concetto di breakout e pullback dovrebbe esserci
più chiaro. Nel breakout assistiamo, in caso di trend rialzista, ad una violazione della
resistenza in essere; i corsi, però, ritracciano andando a testare ciò che con la violazione è
diventato supporto. La tenuta di questo livello dà vita al pullback, ossia ad un movimento
rialzista efficace, solido e sicuro da tradare.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“Non sempre, però, un
breakout è seguito da
un pullback: qui
bisogna decidere se
adottare una strategia
prudente o aggressiva”
Ovviamente avviene tutto, seppur in senso inverso, nel caso di un trend ribassista; in questo
caso avremo dei prezzi in down-trend che vanno a testare un supporto, la cui violazione fa
emergere un breakout. I prezzi, successivamente, ritraccianoo andando a ritestare ciò che
con la violazione è diventato una resistenza. La tenuta di questo livello genera il pullback,
ossia un movimento ribassista efficace, solido e sicuro da tradare.
Bisogna però chiarire che, non sempre, dopo un breakout si assiste ad un pullback dei prezzi
che vanno a ritestare ciò che, in precedenza, è stato importante livello di resistenza o di
supporto; in questo caso, data la forza del movimento in atto, i corsi proseguono senza
esitazioni nella direzione della violazione. A livello operativo, tradare il breakout o il pullback si
sostanzia in una scelta di "propensione al rischio vs. avversione al rischio". Cerchiamo di
spiegarne i motivi.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“Tradare il breakout
può generare falsi
segnali, ma un maggior
profitto; tradare il
pullback, invece, ci
porta ad avere una
maggiore sicurezza
nel movimento, ma
rischiamo di non
riuscire ad entrare nello
stesso”
Parliamo di propensione al rischio per il breakout perché, in molte occasioni, assistiamo a
delle false rotture di livelli chiave; questo perché resistenze e supporti non devono essere
considerati come punti statici e fissi di prezzo, ma come aree, pertanto entrare alla rottura
esatta della nostra resistenza/supporto potrebbe, in caso di falsa rottura della stessa, portarci
ad uno stop loss. D'altro canto, però, il breakout ci consentirebbe, in caso di violazione solida
e di non ritracciamento, di essere in posizione e raggiungere il take profit impostato.
Tradare il pullback, invece, è più sicuro perché ci ripariamo da eventuali false rotture ed, in
più, ci risparmiamo la fatica psicologica derivante da un ritracciamento seguito al breakout;
d'altra parte, però, in caso di violazione effettiva e netta, senza ritracciamento, non saremo a
mercato e, quindi, avremo perso l'opportunità.
Io, sinceramente, preferisco comunque la seconda ipotesi. Il mercato è pieno di potenziali
punti di ingresso e, come diremo nel capitolo dedicato, una disciplina su money e risk
management è fondamentale; essere troppo aggressivi, alla lunga, potrebbe non pagare. Non
dimentichiamo mai che noi siamo trader privati, retail, che dovrebbero operare semplicemente
seguendo quanto "le mani forti" hanno già fatto.
Tornando all’operatività, consiglio di entrare sul pullback con un segnale operativo
interessante come, ad esempio, una pin candle rialzista; ossia una candela che,
indipendentemente dal colore, abbia chiuso vicino ai suoi massimi o, comunque, lontano dai
minimi. In questo caso lo stop loss sarà posto sul minimo della candela stessa.
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5. Indicatori ed oscillatori: tutte le possibili strategie
5.1 – Un’introduzione
5.2 – La media mobile
5.3 – Le bande di Bollinger
5.4 – L’Macd
5.5 – L’Rsi
5.6 – Lo stocastico
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5.1 – Un’introduzione
“Indicatori ed oscillatori
sono la stessa cosa?
No. Li differenziano tre
aspetti: lo spazio del
movimento, la
collocazione rispetto al
grafico dei prezzi e la
situazione di mercato in
cui utilizzarli”
Prima di andare ad analizzare i principali indicatori ed oscillatori che vengono utilizzati dagli
analisti tecnici è importante riproporre una definizione dei due concetti che, seppur utilizzati
assieme, presentano tratti e caratteristiche distintive. Gli indicatori, nel lessico matematico,
comprendono tutti quei modelli costituiti da una o più formule che vengono applicati ad una
serie di valori, composta da prezzi piuttosto che da volumi. La distinzione tra ciò che si
intende per indicatori e ciò che si intende per oscillatori, quindi, viene realizzata sulla base
dello spazio all'interno del quale viene sviluppato il movimento.
L'indicatore, in particolare, si muove liberamente in funzione dei valori che assume; non ha,
quindi, limiti massimi o minimi precostituiti, cosa che invece caratterizza un oscillatore, il quale
si muove all'interno di un range predefinito che in alcuni casi è 0/100 ed in altri è -100/+ 100; è
negli oscillatori, quindi, che troveremo la linea di equilibrio (posta a 50 o a 0 a seconda del
range di oscillazione), i livelli di ipercomprato ed ipervenduto (0-20 e 20-80 oppure 0-30 e 70100) e dove potremo andare a tradare le divergenze (ossia delle situazioni in cui i prezzi e
l'oscillatore analizzato si muovono in direzione opposta).
Un altro punto che distingue indicatori ed oscillatori è la loro collocazione all'interno delle
trading station; gli indicatori vengono sovrapposti ai grafici dei prezzi, mentre gli oscillatori
vengono rappresentati in una finestra separata, data la differenza di scala.
Ovviamente la differenza tra indicatori ed oscillatori la si riscontra anche nell'operatività; in
particolare, durante fasi di trend si utilizzeranno gli indicatori, mentre durante le fasi di range
saranno maggiormente gratificanti gli oscillatori. Tra i primi, il cardine è sicuramente la media
mobile, che poi viene sviluppata in altre declinazioni che prendono il nome di bande di
Bollinger o Macd; tra i secondi, invece, troviamo lo stocastico e l'RSI.
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5.2 – La media mobile
“La struttura della
media mobile è molto
semplice: è una media
aritmetica calcolata su
un determinato arco
temporale. Ne troviamo
quattro tipi: semplice,
ponderata,
esponenziale ed
adattiva.
L’esponenziale (EMA)
è la più utilizzata dai
trader”
Iniziamo trattando le medie mobili che, in assoluto, sono la base per la costruzione di tutti gli
indicatori di analisi tecnica. Il loro obiettivo è quello di andare a minimizzare la volatilità dei
prezzi dello strumento finanziario a cui vengono applicate, dando una maggiore armonia al
trend in atto. Per la loro efficacia e per la loro semplicità di interpretazione, le medie mobili
sono strumenti utilizzati dalla gran parte dei trader. Tralasciando gli aspetti di matematica
pura, possiamo affermare che alla base delle medie mobili troviamo il concetto di media
aritmetica dei prezzi di uno strumento finanziario, calcolata in base a differenti domini
temporali. Nel trading sono quattro le medie mobili che possono essere applicate: media
mobile semplice (molto utilizzata, ma poco apprezzata visto che dà a tutti i valori la stessa
importanza), media mobile ponderata (è strutturata in modo da dare maggiore peso agli ultimi
valori rilevati), media mobile esponenziale (EMA, è la più efficace e la più utilizzata visto che
attribuisce un peso differente a ciascun dato campionato) e la media mobile adattiva (è
chiamata così perchè riesce ad adattarsi alla velocità del mercato). Noi, in questo lavoro,
tratteremo solo e soltanto la media mobile esponenziale visto che è la tipologia in assoluto più
utilizzata e più spiegata.
Un aspetto molto importante legato alle medie mobili è quello di dominio temporale; abbiamo
detto, poco sopra, che esse si basano su medie aritmetiche calcolate su diversi archi
temporali. La domanda che tutti i neofiti si fanno è la seguente: qual è il dominio temporale
migliore in assoluto?
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“Qual è il dominio
temporale migliore per
le medie mobili? La
risposta non esiste,
dipende dalla nostra
strategia. Una cosa è
certa: maggiore sarà il
dominio temporale e
maggiore sarà il tempo
necessario alla media
mobile per adeguarsi ai
prezzi. La scelta,
quindi, deve essere tra
equilibrio nel lungo
termine ed reattività”
La risposta non c'è. Il motivo? Dipende dall'uso che volete fare della media mobile. Facciamo
degli esempi: possiamo trovare chi, come fanno gli investitori istituzionali, desidera avere una
media mobile in grado di restituirgli il trend di lungo termine (200 periodi sembra la scelta
migliore); possiamo trovare chi, come fanno molti neotrader, decide di operare con il
crossover tra due medie mobili (21 e 50 periodi sembra una buona scelta); possiamo trovare
chi, come i seguaci della price action, decide di utilizzare un'unica media mobile su grafici
giornalieri in grado di restituirgli il trend di fondo (21 periodi è la scelta da fare); infine
possiamo trovare chi fa scalping e, quindi, opera su grafici con timeframe di pochi minuti o, al
più di un'ora e proprio per questa reattività maggiore preferisce medie mobili molto veloci.
Una cosa è certa: maggiore sarà il dominio temporale della media mobile e maggiore sarà il
tempo necessario alla stessa per adattarsi ad una variazione dei prezzi; di riflesso, minore
sarà il dominio temporale della media mobile e minore sarà il tempo necessario alla stessa
per adattarsi ad una variazione dei prezzi. E' per questo motivo che la media mobile a 200
periodi sarà molto più distante dai prezzi e bilancerà meglio l'andamento dei corsi, rispetto ad
una media mobile a 13 periodi che, per il concetto espresso sopra, sarà più volatile, reattiva
ed adattiva a delle minime variazioni dei prezzi.
Cosa fare quindi? Semplice. Definiamo prima la nostra strategia impostando il giusto
timeframe ai grafici e definendo i nostri setup di ingresso e, solamente dopo questa
operazione, andiamo a cercare il dominio temporale della nostra EMA che meglio ci aggrada.
Una buona mediazione, per chi vuole focalizzare la propria operatività su indicatori ed
oscillatori, potrebbe essere quella di dotarsi di quattro medie mobili: 13, 21, 50 e 200 periodi.
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“Nel grafico si può
notare quanto detto in
precedenza: nel mediolungo termine ha più
senso la media mobile
a 200 periodi, nel breve
quella a 13 o 21
periodi”
Nel grafico seguente riportiamo un esempio di applicazione delle quattro medie mobili
esponenziali definite in precedenza: 13, 21, 50 e 200 periodi.
Possiamo notare facilmente tutto quanto detto sopra: maggiore sarà il dominio temporale
della media mobile e maggiore sarà il tempo necessario alla stessa per adattarsi ad una
variazione dei prezzi; di riflesso, minore sarà il dominio temporale della media mobile e
minore sarà il tempo necessario alla stessa per adattarsi ad una variazione dei prezzi. La
media mobile a 200 periodi, di colore viola, è quella in grado di rendere maggiormente
armonico il movimento avuto dai prezzi, ma nel breve periodo è quella che ci restituisce meno
informazioni; valgono le considerazioni esattamente opposte per, ad esempio, la media
mobile a 13 periodi (arancione): reattiva nel breve ed insignificante nel lungo visto le sue
continue intersezioni con i prezzi.
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“Come si può operare
con le medie mobili?
Iniziamo dal crossover,
ossia dall’incrocio tra
una media mobile lenta
ed una media mobile
veloce”
A questo punto possiamo venire alle strategie operative; due, fondamentalmente, sono le
modalità in cui le medie mobili possono essere utilizzate nell’operatività quotidiana. Crossover
tra medie mobili o incroci con i prezzi.
Nel primo caso dovremo inserire sul grafico due o più medie mobili ed andare ad operare,
molto semplicemente, come segue: acquisto quando la media mobile veloce (quella con
dominio temporale minore) incrocia al rialzo l’EMA lenta (quella con dominio temporale
maggiore) e vendita nella situazione inversa: quando l’EMA veloce incrocia al ribasso quella
lenta.
Nel grafico seguente abbiamo evidenziato, con riferimento all’EUR/USD, un esempio di
operatività con questa strategia.
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“Il crossover è un
sistema molto
“robotico” ed
automatico, ma anche
qui troviamo un tradeoff tra dominio
temporale delle medie
mobili esponenziali e
potenziali profitti”
Quali sono i vantaggi e gli svantaggi? Sicuramente è un metodo abbastanza automatico e
“robotico” che lascia poco spazio alla fantasia, alla discrezione ed all’umore del trader; tuttavia
presenta alcuni punti critici: come vediamo dal grafico inserito nella pagina precedente,
quando le due medie mobili si incrociano, i prezzi sono distanti da esse e, questo, genera
inevitabilmente un minor profitto. Qui si ritorna sul concetto del dominio temporale di
riferimento delle medie mobili e si apre un nuovo trade-off: medie mobili veloci saranno più
reattive e, quindi, più vicine ai prezzi ma, inevitabilmente, genereranno un numero maggiore
di intersezioni e, quindi, di falsi segnali. Medie mobili esponenziali più lente, invece, daranno
luogo ad un numero minore di segnali, ma si intersecheranno con maggiore distanza dai
prezzi.
Un altro aspetto negativo, che accomuna questa strategia, è quello relativo alle fasi di range;
nei contesti in cui il mercato è laterale, ossia si muove senza una precisa direzione, le medie
mobili, e tra queste soprattutto quelle veloci, falliscono in quanto, essendo fortemente reattive,
continuano ad incrociarsi generando un numero notevole di falsi segnali. Nella pagina
seguente andiamo a vedere un esempio di quanto abbiamo appena detto.
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“Le medie mobili
funzionano bene in fasi
di trend; provate a
guardare come si
comportano in range:
diverse intersezioni
senza che i prezzi
abbiano preso alcun
tipo di direzionalità”
Provate a guardare cosa è accaduto nel riquadro a sfondo verde. Le due medie mobili
esponenziali, calcolate sempre su dominio temporale di 13 e 21 periodi, si sono incrociate in
cinque occasioni senza che i prezzi abbiano preso alcuna direzionalità precisa. Cosa genera
tutto questo? Perdita di capitale economico (spread in apertura e stop loss in chiusura) e
stress nell’utilizzo del capitale psicologico.
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“Passiamo alla
seconda strategia, che
prevede l’intersezione
tra una media mobile
esponenziale ed i
prezzi”
La seconda strategia operativa è quella che riguarda l’intersezione di una media mobile, più o
meno veloce ed adattiva a seconda del timeframe su cui si sceglie di operare, ed i prezzi.
Anche in questo caso valgono le considerazioni fatte in precedenza; è sempre vivo, infatti, il
trade-off tra dominio temporale della media e ritardo dei segnali operativi.
Una media veloce ci permetterà di avere la certezza di entrare prima in un movimento
direzionale e di uscire prima che esso finisca; d’altra parte, però, ci potrebbe generare una
quantità superiore di falsi segnali.
Nel grafico seguente, come fatto con la precedente strategia, abbiamo verificato rapidamente
l’operatività con una media mobile esponenziale a 21 periodi.
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“Vantaggi e svantaggi
sono uguali alla
strategia precedente:
ok in trend, ko in range”
Anche in questo caso notiamo l’efficacia della strategia nelle fasi di trend e l’inefficacia, a
causa delle continue e ripetute intersezioni con i grafici dei prezzi, nelle fasi di range.
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5.3 – Le bande di Bollinger
“Sono formate da tre
bande ognuna delle
quali riferibile ad una
media mobile
esponenziale; quella
centrale viene
moltiplicata per un
fattore predeterminato,
le altre due sono
calcolate a 10 e 50
periodi”
Collegato al concetto della media mobile troviamo un altro indicatore, ossia le Bande di
Bollinger. Queste vengono utilizzate, generalmente, per individuare delle possibili opportunità
a livello operativo sfruttando un'idea molto semplice ed intuitiva: tre medie mobili esponenziali
formano le tre bande lineari. Alla base, quindi, troviamo una media mobile a 20 periodi, che
rappresenta la banda intermedia e che sarà moltiplicata per un fattore predeterminato dallo
stesso ideatore. A questa banda centrale, poi, ne verranno aggiunte altre due, una superiore
calcolata su 10 periodi ed una inferiore calcolata su 50 periodi.
Veniamo ora all'operatività: come possono venire utilizzate le bande di Bollinger?
Generalmente vengono sfruttate come ulteriore segnale di conferma nella rottura di supporti e
resistenze create dalle medie superiori ed inferiori. Due, quindi, sono le situazioni principali:
Quando il grafico dei prezzi viola al rialzo la banda superiore, per poi rientrare all'interno del
fascio "standard", allora avremo la possibilità di vendere per prendere profitto o,
eventualmente, per aprire una posizione al ribasso;
Quando il grafico dei prezzi viola al ribasso la banda inferiore per poi rientrare nel fascio
"standard", allora emergerà la possibilità di acquistare o, eventualmente, ci chiudere una
posizione ribassista.
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“Presentano gli
vantaggi e svantaggi
delle medie mobili e,
quindi, sono preferibili
in mercati trending
piuttosto che in fasi di
range. Richiedono,
però, una conferma
della rottura, da
ricercarsi nelle candele
giapponesi o nell’analisi
delle divergenze”
Nell’esempio, definito sul cambio EURUSD D1, è ben visibile un’applicazione di quanto
esposto nella pagina precedente: acquisto alla violazione della banda inferiore e vendita alla
violazione della banda superiore.
Cosa possiamo concludere? Innanzitutto è bene precisare che le bande di Bollinger, essendo
un indicatore basato sulle medie mobili, presentano gli stessi vantaggi e svantaggi e che,
quindi, migliorano le loro performance nei contesti di trending. Inoltre vengono utilizzate dalla
maggior parte dei trader al fianco di altri segnali di rottura come, ad esempio, alcuni schemi di
pattern tipici delle candele giapponesi, piuttosto che le divergenze.
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5.4 – L’Macd
“Anche l’Macd si fonda
sull’utilizzo di medie
mobili, ma viene
inserito tra gli
oscillatori. E’ stato
ideato da Gerard Appel
e si basa sull’analisi
delle convergenze e
delle divergenze tra
due medie mobili
esponenziali”
Nonostante venga compreso nella categoria degli oscillatori, il funzionamento dell'Macd si
basa sulle medie mobili. L'acronimo Macd sta per Moving Average Convergence/Divergence,
ossia convergenza e divergenza di medie mobili. In particolare, essendo un oscillatore viene
posto su un riquadro proprio che, per una differenza di scala, non è quello relativo al grafico
dei prezzi; l'Macd, ideato da Gerard Appel, è uno degli oscillatori più utilizzato in analisi
tecnica ed è formato da due medie mobili esponenziali distinte che descrivono l'andamento
avuto dei prezzi nel passato; queste sono calcolate a 29 e 12 periodi, anche se nulla vieta ai
trader di modificare l'intervallo temporale per meglio adattarle al contesto di riferimento ed al
timeframe analizzato. I segnali operativi che forniscono sono semplici ed immediati: più le due
medie mobili si avvicinano e più il trend salirà, più si allontanano e più sarà debole il
movimento direzionale. Quando si incrociano, invece, siamo di fronte ad una fase di
incertezza.
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“L’operatività con
l’Macd può essere
impostata analizzando
e studiando le
divergenze o, in
alternativa,
focalizzandosi sugli
incroci che emergono
tra le due medie mobili”
Come possiamo utilizzare questo indicatore? Sicuramente un metodo è quello di applicare a
questo oscillatore lo studio delle divergenze, per avere un focus completo di come si sta
comportando il mercato. Altri metodi sono quelli che individuano un segnale di acquisto
quando avvengono incroci al rialzo tra le due medie mobili e segnali di vendita per incroci al
ribasso.
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5.5 – L’Rsi
“L’Rsi è un oscillatore
di momentum in grado
di indicare la forza
relativa di un trend;
oscilla tra 0 e 100, ma
sono fondamentali due
aree: al di sotto di 20
ed al di sopra di 80;
queste indicano le zone
di ipervenduto e di
ipercomprato”
Veniamo ora all'Rsi, acronimo che sta per Relative Strenght Index; anche in questo caso
siamo di fronte ad un oscillatore che, ora, è in grado di indicare la forza di un trend, rialzista o
ribassista che sia, analizzando il momentum del movimento. L'oscillatore si posiziona in un
differente riquadro rispetto al prezzo e si compone di una linea delimitata da un valore
minimo, 0, ed un valore massimo, 100. Essendo un oscillatore, l'Rsi è maggiormente indicato
per mercati che stanno vivendo fasi di range, ossia che si muovono oscillando all'interno di un
certo canale senza mai prendere una direzione vera e propria. Ciò che caratterizza il Relative
Strenght Index è la possibilità di ricercare importanti situazioni di ipercomprato e di
ipervenduto; in questo senso sono cruciali, rispettivamente, due fasce: una fascia alta, tra 80
e 100, ed una fascia bassa, tra 0 e 20.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“L’operatività con l’Rsi
è molto semplice:
apertura di posizione
long quando esce
dall’area di ipervenduto
ed apertura di
posizione short quando
esce dall’area di
ipercomprato”
Operativamente è molto semplice da utilizzare: l'incrocio della linea dell'Rsi con uno di queste
due aree offre il segnale di acquisto del potenziale trend, quando fuoriesce da una situazione
di ipervenduto, o il segnale di vendita, quando entra in un contesto di ipercomprato.
Ovviamente questo non è valido in assoluto visto che, prendendo un qualsiasi grafico,
possiamo notare come il grafico dei prezzi possa avere la possibilità di continuare nella sua
discesa o nella sua salita, nonostante l'Rsi sia in posizione di ipervenduto o di ipercomprato.
E' questo, quindi, il principale limite dell'Rsi; punto di debolezza che, peraltro, è facilmente
superabile adottando questo oscillatore solo in fasi di range di mercato e non di trend, dove
quindi vige l'incertezza.
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5.6 – Lo stocastico
“Il funzionamento dello
stocastico è molto
interessante:
consente di analizzare
e di confrontare il
prezzo di chiusura del
titolo analizzato con i
movimenti avuti dallo
stesso nel periodo
considerato”
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Lo stocastico, all'interno del gruppo degli oscillatori, è senza dubbio quello più conosciuto e
quello più utilizzato dai trader. La sua costruzione è molto semplice e si fonda sull'analisi e sul
confronto tra il prezzo di chiusura dello strumento finanziario analizzato ed i movimenti che lo
stesso ha avuto nel periodo che viene preso come riferimento. Essendo un oscillatore, anche
lo stocastico avrà una collocazione esterna e propria rispetto al grafico dei prezzi e sarà
rappresentato mediante due linee che, nel tempo, si incroceranno ripetutamente. Prima di
trattare come lo stocastico può essere utilizzato operativamente, è bene specificare che
possiamo trovare due modalità di calcolo dello stesso: lento e veloce. A cambiare, in questo
caso, è il modo con cui la media dei prezzi è calcolata. Il primo, come evidente dal nome
stesso, risulterà essere più bilanciato, ma meno reattivo, mentre nel secondo caso avremo il
vantaggio dell'adattamento e lo svantaggio dell'essere meno accurato.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“Lo stocastico, essendo
un oscillatore, si presta
meglio ad essere
utilizzato nelle fasi di
range; l’operatività può
essere fondata sul
crossover tra le due
linee, sullo studio delle
divergenze e sulle zone
di ipercomprato –
ipervenduto”
Operativamente, invece, le strategie con cui lo stocastico può essere utilizzato sono differenti;
innanzitutto possiamo ricavare segnali di trading dall'incrocio delle due linee: crossover al
rialzo per un segnale long e crossover al ribasso per un segnale short. Possiamo considerare
poi le divergenze che si vengono a formare tra la direzione dell'oscillatore ed il movimento
emerso nei prezzi. Infine, come visto anche per l'Rsi, possiamo analizzare le zone di
ipercomprato, al di sopra di 80, e quelle di ipervenduto, al di sotto di 20. Essendo un
oscillatore, va da sé che il suo utilizzo è preferibile nelle fasi laterali di range piuttosto che in
quelle direzionali e di trend.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
6. Il money management
6.1 – Un’introduzione
6.2 – Stop loss e Take profit
6.3 – Risk/Reward
6.4 – Il capitale da investire
6.5 – Per concludere
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
6.1 – Un’introduzione
“Il 75-80% dei trader
privati falliscono. Il
motivo? La scarsa
conoscenza e la
mancanza di basi
teoriche, unite ad una
errata strategia di
money management. Il
Forex è un lavoro:
necessita dedizione,
passione, conoscenza
ed esperienza”
Negli ultimi anni l’attività di trading online, soprattutto per quanto riguarda Forex e CFD, è
cresciuta a livello esponenziale e, con ciò, è aumentato anche il numero delle persone che,
seppur non dotate dell’adeguata passione, dedizione, conoscenza ed esperienza, hanno
deciso di aprire un conto per cimentarsi in questa attività senza dubbio affascinante ed
allettante. In molti hanno e stanno guardando al trading online non tanto come un lavoro, ma
come una facile fonte di profitti e, affascinati dai fuorvianti banner pubblicitari che negli ultimi
anni hanno riempito molte pagine di Internet hanno dovuto ammettere clamorosi fallimenti;
sono molti i casi di insuccesso nel mercato valutario. Le ricerche, infatti, stimano che il 7580% dei trader retail che operano nel Forex perdono, in meno di tre mesi, tutto quanto hanno
deciso di investire. Il motivo? La scarsa conoscenza, la mancanza di basi teoriche, la non
esperienza. Questa percentuale di trader “falliti”, quindi, potrebbe essere facilmente ridotta se
solo si riuscisse a veicolare il messaggio che il Forex è un lavoro come tutti gli altri.
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Provate a pensare, per un momento, di voler mettere su una pizzeria. L’attività, in sé, sembra
semplice; a parte i problemi logistici ed il capitale iniziale da investire, siete convinti che
chiunque possa aprire una pizzeria dall’oggi col domani? No, ovviamente. E’ necessario,
molto semplicemente, essere in grado di fare una pizza. Nel Forex è uguale: nessuno può
lavorare per noi e, tolto il concetto legato al capitale iniziale, la conoscenza dell’attività che
andiamo a svolgere è di fondamentale importanza per pensare di poter essere profittevoli nel
medio-lungo termine.
Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“Diffidate di chi vi
promette di rendervi
milionari in poco tempo.
Il Forex è un lavoro.
Tenete sempre
d’occhio il money
management, solo
così riuscirete ad
essere profittevoli nel
medio-lungo periodo”
Su Internet è pieno di articoli in cui si trattano i principali errori commessi dai neo-trader; tra
questi, il più importante, è quello di non aver la minima idea su cosa sia il money
management. Questo termine, che tradotto in italiano significa molto semplicemente “gestione
del denaro”, prevede un insieme di regole e di norme da conoscere e da applicare per poter
sopravvivere all’interno di qualsiasi mercato finanziario. Sia che si decida di attribuire al Forex
l’importanza di un lavoro accessorio, sia che l’investimento nel mercato valutario sia visto
come la principale attività lavorativa, il money management è un aspetto che non si può e non
si deve trascurare. Il controllo del denaro investito e l’analisi del rischio associato ad ogni
posizione aperta sono due aspetti fondamentali per poter essere profittevoli nel medio-lungo
termine.
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Sono molti i trader che vengono a conoscenza del money management solamente dopo
qualche mese dal loro inizio e, molto spesso, a seguito di fallimenti, parziali o totali. Può
sembrare assurdo, ma i migliori trader non sono quelli che hanno una percentuale di
operazioni chiuse in profitto pari al 100% ma, molto spesso, sono quegli operatori che, pur
avendo una percentuale di gain del 50-60%, riescono ad essere profittevoli perché applicano
punto per punto le principali regole di cui si compone il money management. E’ la seconda
via, quindi, quella che deve essere perseguita da ognuno di noi. E’ evidente, quindi, che è
molto meglio possedere un piano di trading imperfetto accompagnato ad un money
management di successo piuttosto che il contrario; il motivo è semplice: si rischierebbe, con
pochissime operazioni chiuse in perdita, di compromettere tutto quanto di buono è stato fatto
con l’alto numero di operazioni chiuse in gain.
Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“Di cosa si compone il
money management?
Ecco tre semplici
concetti da sapere ed
applicare per gestire
con efficacia e con
efficienza i propri soldi”
In questo senso, quindi, sono fondamentalmente due i concetti che è opportuno seguire e
saper applicare: la gestione del denaro investito, ossia la massima quota di capitale che si
vuole dedicare ad ogni trade aperto e la gestione del rischio, ossia la perdita massima che si
è disposti ad accettare per ogni singolo trade. Quest’ultimo punto, poi, deve essere
confrontato con l’opportunità di profitto che ci si prefigge di raggiungere qualora l’operazione
in questione vada in porto.
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Traducendo concretamente questi aspetti, possiamo derivarne tre applicazioni: utilizzare stop
loss e take profit, aprire posizioni con un risk/reward mai inferiore ad 1:1 ed, infine, investire
per ogni singolo trade una percentuale di capitale mai superiore al 2% del saldo del conto e,
sommando le operazioni aperte, non aver investito oltre il 10% del totale per evitare una
sovraesposizione.
Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
6.2 – Stop loss e Take profit
“All’apertura di una
posizione o
all’inserimento di un
ordine, ricordiamoci di
mettere sempre stop
loss e take profit,
analizzando supporti e
resistenze statistiche e
dinamiche”
Partiamo dal primo aspetto, ossia l’utilizzo di stop loss e take profit. Il concetto è molto
semplice; con il primo termine si intende la massima perdita che si è disposti ad accettare per
l’operazione aperta, mentre con il secondo termine ci si riferisce al livello di profitto che si
vuole ottenere. Una cosa è fondamentale: mai aprire una posizione senza aver fissato, con
cura e precisione, lo stop loss; per quanto riguarda il take profit, è possibile anche non
inserirlo, ma questa è uno scenario valido e praticato solamente dai trader più esperti.
Ma come funzionano stop loss e take profit? Sono, in sostanza, delle soglie fissate in cui il
broker, in automatico, chiude la posizione contabilizzando una perdita, nel caso in cui il
prezzo abbia raggiunto il livello di “basta perdita”, o un profitto, nel caso in cui i corsi abbiano
raggiunto il livello di “presa di profitto”. Qui, però, si apre la questione di come fissare stop loss
e take profit; la risposta è molto semplice: analizzando il movimento del prezzo nel momento
in cui si intende entrare a mercato e, unitamente a questo punto, le aree chiave statiche e
dinamiche di resistenza e di supporto.
Immaginiamo, ad esempio, di voler utilizzare la citata tecnica di price action; l’apertura di una
posizione long in seguito alla formazione di una pin candle rialzista ci induce a posizionare lo
stop loss al di sotto del minimo della candela in questione ed il take profit qualche pip prima
del prossimo livello di resistenza.
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6.3 – Risk/Reward
“Quante unità di conto
vogliamo rischiare per
ottenere quel profitto?
Ecco cosa significa il
rapporto risk/reward.
Apriamo posizioni con
R/R mai inferiore ad
1:1”
Collegato al concetto di stop loss e di take profit c’è, poi, quello di rapporto tra rischio e
rendimento. Il risk/reward, come è spesso indicato, è un punto cruciale che deve essere
analizzato ogniqualvolta si intenda aprire una nuova posizione. Fa riferimento,
sostanzialmente, all’analisi di quanto si è disposti a perdere, il rischio, per poter ottenere la
quantità prefissata, il rendimento. Un risk/reward di 1:1, quindi, indica che siamo disposti a
perdere una unità di conto per poterne guadagnare una; allo stesso modo, un risk/reward di
1:2 ci indica che siamo disposti a perdere una unità per poterne ottenere due di profitto. E via
dicendo. E’ evidente che il concetto di risk/reward può essere collegato, nel determinare le
performance di un trader, a quello delle posizioni chiuse con profitto/perdita. Maggiore sarà il
risk/reward medio delle operazioni da noi aperte e maggiore sarà la possibilità di essere
profittevoli nel medio-lungo termine avendo una percentuale minore di operazioni chiuse in
gain.
Facciamo un esempio: ipotizziamo di aver aperto 10 posizioni, ciascuna con r/r di 1:2. I conti
sono semplici: sarà sufficiente averne chiuse 4 su 10 in profitto (il 40%) per poter avere
ottenuto un guadagno: 4 x 2 = 8. Mentre 6 x 1 = 6. Avremo ottenuto 2 unità di profitto.
Proviamo ad aumentare questo rapporto e passiamo ad un r/r 1:4. In questo caso sarà
sufficiente chiuderne con profitto 3 su 10 per poter avere, alla fine della serie, un guadagno di
5. E via dicendo. E’ evidente, però, che imporre nel nostro piano di trading di aprire posizioni
solo quanto il r/r è, ad esempio, 1:4 ci porterà ad avere una regola molto rigida e, nella
maggior parte delle occasioni, difficilmente applicabile. La letteratura, accompagnata da
statistiche solide ed efficaci, ha però precisato che il risk/reward ideale è di 1:1,5 – 1:2. Noi ci
sentiamo di essere meno rigidi: l’importante è non aprire posizioni con un r/r inferiore ad 1:1.
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6.4 – Il capitale da investire
“Investiamo, in ogni
trade, una percentuale
fissa del nostro saldo di
conto. Identifichiamo
questa percentuale nel
2%, mai di più. Nel
complesso delle
operazioni aperte
rispettiamo la regola di
non più del 10% del
saldo investito.
Eviteremo così di
essere sovraesposti”
Un ultimo aspetto che è opportuno considerare è quello che riguarda la parte di capitale da
investire; innanzitutto è bene guardare, per ogni decisione che deve essere assunta, il saldo
del proprio conto e non l’equity. Il motivo è semplice: solo ciò che troviamo sotto la voce saldo
è quanto, effettivamente, disponiamo. L’equity, invece, ingloba e contabilizza anche i profitti e
le perdite relative alle posizioni che abbiamo aperto che, essendo ancora in esecuzione, non
mostrano ancora risultati definitivi. Una strategia molto efficace, nella scelta del capitale da
investire per ogni singolo trade, è quella di non destinare per singola operazione più del 2%
dell’intero saldo che abbiamo a disposizione e, nell’insieme delle posizioni aperte, non aver
occupato più del 10% del saldo. In questo modo eviteremo di essere sopra esposti a mercato
e riusciremo a controllare al meglio l’efficacia della nostra operatività.
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La strategia di destinare, per ogni singola operazione, non più del 2% del saldo del nostro
conto si rivela efficace perché, durante un periodo di perdite, si va a ridurre di volta in volta
l’investimento in nuove operazioni, diminuendo le potenziali perdite ed allontanando la
possibilità di rimanere senza soldi nel nostro conto. D’altra parte, in un periodo di profitti, si
destina una maggiore quantità di denaro per singolo trade e, quindi, si aumenta il profitto
potenzialmente ottenibile da ogni operazione.
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6.5 – Per concludere
“Chiudiamo dicendo
qualcosa sul capitale
minimo da investire; i
broker considerano
clienti retail fino a
50mila euro, per partire
l’ideale è non scendere
al di sotto dei 3-4 mila
euro”
Prima di chiudere il capitolo dedicato al money management è importante considerare il
capitale minimo che è consigliato depositare per aprire un conto Forex. Senza dubbio anche
questo è un aspetto che può fare la differenza tra l’essere profittevoli e l’essere in perdita. I
broker, generalmente, considerano gli investitori con capitali fino a 50mila euro con day
trader, ossia come clienti che hanno poca forza contrattuale nella scelta del profilo di
commissioni; in genere, comunque, il consiglio che si può dare è di partire con un capitale non
inferiore ai 3-4 mila euro. Altrimenti l’operatività potrebbe risultare fortemente condizionata
dalle commissioni e dall’idea di operare con una sotto-capitalizzazione. E’ importante, poi, che
il denaro impiegato nell’esercizio di trading possa essere accantonato per un lungo periodo, in
modo da garantire all’investitore quella tranquillità e quella serenità mentale e psicologica
necessaria per operare nel lungo termine ed, in questo periodo, riuscire ad essere
profittevole.
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7. La price action daily
7.1 – Un’introduzione
7.2 – I setup di ingresso
7.3 – Il piano di trading
7.4 – Qualche esempio di trade …
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
7.1 – Un’introduzione
“Dopo avervi
presentato indicatori ed
oscillatori, in questo
capitolo ci
soffermeremo sulla
strategia della price
action. Vediamo, da
subito, come si
presenta un grafico di
price action rispetto a
quello di una classica
analisi tecnica”
Le strategie con cui è possibile essere profittevoli nel mercato del Forex sono molte; nel
capitolo dove abbiamo trattato gli indicatori e gli oscillatori ve ne abbiamo presentate
qualcuna, esprimendo quelli che sono i loro punti di forza ed i loro punti di debolezza. In
questo capitolo presenteremo un approccio completamente diverso al mercato; un approccio
che non si fonda su indicatori ed oscillatori, ma che si focalizza unicamente sull’analisi del
prezzo, vero strumento fondamentale nel Forex ed in qualsiasi altro mercato finanziario.
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La price action non è solo una strategia, ma è un vero e proprio cambio di mentalità e di
approccio. Per capire il perché di questa frase è sufficiente vedere due grafici; il primo, a
destra, è un tipico grafico utilizzato da un analista tecnico puro, dove troviamo indicatori ed
oscillatori che, di fatto, mettono in secondo piano i movimenti dei prezzi. Nel secondo, a
sinistra, l’approccio è completamente ribaltato: si osserva il prezzo e non si usa nessun
indicatore o oscillatore, ad eccezione di una media mobile a 21 periodi che consente di
identificare il trend in atto.
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“La price action non è
altro che l’osservazione
del prezzo, mediante
l’analisi di un
candlestick chart
costruito su timeframe
giornaliero”
In cosa consiste, quindi, la price action? Molto semplice: nell’osservazione del prezzo, nella
sua forma più pura e nitida utilizzando grafici a candele giapponesi che, come detto nel
relativo capitolo, sono in grado di sintetizzare al meglio l’andamento della seduta e la volatilità
registrata nella stessa. Il timeframe è quello daily, anche se le analisi possono essere
effettuate anche su un grafico settimanale o sull’otto ore. Ad ogni modo, operare con la
tecnica della price action daily significa analizzare ogni sera, alle 22.30-23.00 circa, come si è
mosso il mercato nella giornata che si sta per chiudere ed inserire, qualora vengano ravvisate
situazioni favorevoli, ordini sulla piattaforma del nostro broker che, se le analisi si riveleranno
corrette, verranno “triggerati” nelle ore seguenti. Essendo una tecnica fondata su un
timeframe daily, poi, non è necessario rimanere davanti ai grafici per l’intera giornata, anzi
questa è una pratica da evitare; tutt’al più potremo dare un’occhiata ai grafici verso le 15.3016.00 del pomeriggio, quando c’è l’apertura del mercato USA. Dopodiché, ogni analisi ed ogni
azione è rimandata alle 22.30-23.00 della sera, quando la candela si sta chiudendo e quando
la giornata finanziaria sta terminando.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“Prima di scoprire i
setup di ingresso,
precisiamo tre aspetti
che ci ritorneranno utili
nel prosieguo
dell’analisi”
Prima di iniziare a scoprire quali sono le strategie di entrata nel metodo della price action daily
è bene precisare tre concetti:
Trend: abbiamo già detto che la tendenza di fondo sarà analizzata tramite una media
mobile esponenziale a 21 periodi. L’idea generale è quella di non andare ad effettuare alcun
tipo di operazioni contro-trend;
Resistenza: si tratta di un livello di prezzo in cui, storicamente, la forza rialzista è svanita a
seguito della sua mancata violazione dal basso verso l’alto;
Supporto: si tratta di un livello di prezzo in cui, storicamente, la forza ribassista è svanita a
seguito della sua mancata violazione dall’alto verso il basso.
Nel grafico, quindi, oltre ai prezzi rappresentati con candlestick non visualizzeremo altro al di
fuori di una media mobile esponenziale a 21 periodi e delle resistenze e dei supporti
storicamente rilevanti ed efficaci per lo strumento finanziario analizzato, nel nostro caso le
valute.
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7.2 – I setup di ingresso
“Partiamo dalle pin
candle, ossia candele
rialziste e ribassiste
che presentano,
rispettivamente,
chiusure sui massimi e
sui minimi con ampie
lower ed upper
shadow”
A questo punto è importante andare ad analizzare i setup di ingresso che ci permetteranno di
operare nella price action daily. Si tratta, sostanzialmente, di tre pattern candlestick: pin
candle, inside candle ed engulfing pattern.
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Iniziamo dalle pin candle che sono sicuramente il setup più frequente, semplice ed efficace.
Sono anche chiamate “candele di pinocchio” per la lunga ombra che presentano al di sopra o
al di sotto del loro real body; almeno in questa prima fase non interessiamoci del colore del
corpo della candela, ma guardiamo solamente la loro struttura. Avremo una pin candle
ribassista quando il prezzo di chiusura è prossimo ai minimi della seduta e quando la candela
avrà una upper shadow pronunciata, mentre avremo una pin candle rialzista quando il prezzo
di chiusura è prossimo ai massimi della seduta e quando la candela avrà una lower shadow
pronunciata. Rispettivamente, poi, è necessario che sia nulla o irrilevante la lower shadow e
l’upper shadow. Vediamole graficamente:
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“Come traderemo
queste candele?
Semplice, vediamo
dove mettere entry
level, stop loss e take
profit”
Tradare queste candele sarà estremamente semplice; sarà sufficiente posizionare un ordine
di ingresso sul massimo della stessa in caso di pin rialzista o sul minimo della stessa per una
pin ribassista; lo stop loss, invece, sarà posizionato sul minimo in una pin rialzista o sul
massimo in una pin ribassista. Il take profit, invece, viene determinato sulla base dell’analisi
grafica di supporti e resistenze e sulla base di quanto prevede il nostro money management in
relazione al risk/reward.
Ora, invece, veniamo all’aspetto legato al colore di queste candele. E’ evidente che avrà
maggiore forza ed efficacia una pin candle rialzista di colore verde ed una pin candle
ribassista di colore rosso, ma anche qualora i colori dovessero essere invertiti, permane la
validità di questo pattern che, però, dovrà essere tradato solo e soltanto in trend.
Ovviamente, non essendo un sistema automatizzabile, non è che ogni pin candle che appare
sul grafico dovrà essere tradata. Abbiamo bisogno di alcuni paletti che sarà necessario
rispettare; traderemo, infatti, solo le pin candle aventi queste caratteristiche:
A favore del trend;
Buon rapporto rischio/rendimento offerto;
Su aree di prezzo strategicamente rilevanti.
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“Un esempio ci aiuterà
a chiarire quanto detto
nelle pagine
precedenti. Trade su
EUR/JPY con
risk/reward 1:2 che, in
una sola giornata, ci
porta 254,6 pip di
guadagno”
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Facciamo ora un esempio. Prendiamo il grafico giornaliero di euro/yen giapponese e, con
riferimento al 23 gennaio 2013, notiamo la formazione di una pin candle rialzista che ho
evidenziato con un cerchio a sfondo verdino. La candela viene a formarsi su un’area di prezzo
interessante visto che la chiusura è sopra il supporto in area 117,410 e visto che la prossima
resistenza, in area 121,070, ci lascia spazio di movimento.
Come tradiamo questa pin? Semplice: entry level sul massimo (118,324), stop loss sul
minimo (117,039) e take profit pochi pip sotto la resistenza (120,870).
Cosa succede nelle ore successive? L’ordine viene triggerato nella prima mattina del 24
gennaio e, nello stesso giorno, i prezzi raggiungono il nostro take profit consentendoci un
guadagno di 254,60 pip, a fronte di un rischio di 128,50; praticamente un trade con R/R 1:2.
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“Veniamo ora alle
inside candle, dove
troviamo una candela,
l’inside, contenuta in
un’altra, outside,
relativa alla seduta
precedente. Possono
emergere segnali
rialzisti e ribassisti”
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Dopo le pin candle, è giunto il momento di parlare delle inside candle. Questa particolare
pattern è formato da due candele dove la seconda è completamente contenuta nella
precedente, sia per quanto riguarda apertura/chiusura, sia per quanto riguarda
minimo/massimo. E’, di fatto, un chiaro segnale di inversione del trend pertanto, per poter
essere tradata, richiede che ci sia qualcosa da invertire. Anche in questo caso possiamo
trovare una inside bearish ed una inside bullish; nel primo caso, ribassista, avremo una
candela rossa contenuta interamente nella candela relativa alla seduta precedente mentre nel
secondo caso, rialzista, avremo una candela verde contenuta per intero nella precedente
candela.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“Come traderemo
queste candele?
Semplice, vediamo
dove mettere entry
level, stop loss e take
profit”
Tradare queste candele in trend è comunque molto semplice; vediamo, di seguito, tutti i punti
importanti. In una inside candle rialzista l’entry level sarà posto sulla rottura del massimo della
outside, ossia della candela contenente, mentre lo stop loss sarà determinato sul minimo della
outside candle. In una inside candle ribassista, invece, avremo l’entry level sul minimo della
outside candle e lo stop loss sul massimo della stessa. Il take profit, invece, viene determinato
sulla base dell’analisi grafica di supporti e resistenze e sulla base di quanto prevede il nostro
money management in relazione al risk/reward.
Facciamo ora un esempio:
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“Qual è stato il risultato
del trade in questione?
Positivo. Passiamo
quindi all’ultimo setup
di ingresso, l’engulfing
pattern”
Prendiamo la coppia EUR/GBP dove, tra il 15 ed il 16 gennaio 2013, si è formata una
interessante inside candle rialzista; dopo aver verificato l’up-trend dei corsi tramite la media
mobile esponenziale a 21 periodi e dopo aver analizzato supporti e resistenze per stabilire il
rapporto rischio/rendimento, si decide di inserire un ordine con entry level sul massimo della
outside (0,83243), con stop loss sul minimo della stessa (0,82646) e con take profit pochi pip
prima della prossima resistenza (0,83995). Il risultato? Estremamente positivo: il 17 gennaio
l’ordine viene eseguito e nella seduta del 21 dello stesso mese si raggiunge il take profit,
contabilizzando il profitto.
Dopo aver esposto le pin e le inside candle, veniamo ora all’engulfing pattern che, di fatto, è
il terzo ed ultimo setup di ingresso che vi presentiamo in questo e-book. Si tratta, per certi
versi, dell’esatto contrario delle inside candle visto che si caratterizza per avere una
“candelona” che ingloba quella della seduta precedente. L’outside, in questo caso, sarà la
candela della seduta in corso, mentre l’inside sarà la candela che descrive e che manifesta le
contrattazioni precedenti. Per quanto riguarda il “colore” delle candele, valgono le stesse
considerazioni delle inside candle: avremo un engulfing rialzista se l’outside è verde, mentre
avremo un engulfing ribassista nel caso in cui l’outside sarà rossa. Ricordiamo, però, che
anche questa configurazione grafica deve essere tradata sempre in trend: rialzista in up-trend
e ribassista in down-trend.
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“Anche in questo caso
abbiamo livelli di
ingresso e di stop loss
molto semplici. Due
promemoria: tradiamo
l’engulfing sempre in
trend e stiamo attenti al
risk/reward”
Vediamo, graficamente, la conformazione di questo pattern di ingresso utilizzato nella price
action daily:
Anche in questo caso l’ordine da inserire nella piattaforma del nostro broker di fiducia prevede
livelli e punti fermi estremamente semplici. Nel primo caso, quello di engulfing rialzista,
avremo un entry level sul massimo della inside ed uno stop loss sul minimo della outside; nel
caso di pattern ribassista, invece, l’entry level sarà posto sul minimo della inside, mentre lo
stop loss sul massimo della outside. In entrambi gli scenari, come detto anche per i setup
precedenti, il take profit sarà determinato sulla base dell’analisi di supporti e resistenze
statiche e dinamiche e sul risk/reward che l’operazione presenta.
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“Chiudiamo con un
esempio di engulfing
pattern ribassista su
EUR/GBP risalente al
21 e 22 maggio 2012 ”
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Chiudiamo la parte relativa ai setup di ingresso con un esempio di engulfing pattern. Ci
troviamo ancora sul cross valutario EUR/GBP, ma dobbiamo tornare al 21 e 22 maggio 2012.
Il pattern è chiarissimo, il trend è ribassista e, quindi, inseriamo un ordine con entry level sul
minimo della inside (0,80616), con stop loss sul massimo della stessa (0,80973) e con take
profit a 0,80005. Anche in questo caso si può notare l’efficacia del pattern.
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7.3 – Il piano di trading
“Irrazionalità,
soggettività, impulso,
emozione, follia,
sentimento ed
impazienza. Tutti
aspetti da eliminare nel
Forex: ecco perché
serve dotarsi di un
buon piano di trading”
Il piano di trading per colui che opera nel Forex è importante tanto quanto lo è un business
plan per un imprenditore o un’azienda. L’attività di investimento nel mercato valutario non può
prescindere da questo punto. Perché? Molto semplice: ogni attività che prevede decisioni su
soldi propri è, di fatto, esposta ad una notevole dose di irrazionalità, di paura, di follia e di
irragionevolezza. Se per alcuni, soprattutto i più esperti, queste doti sono l’essenza stessa
dell’attività, per altri, soprattutto i neofiti, sono ciò che deve essere eliminato. Almeno
inizialmente, non si può pensare di poter essere profittevoli nel medio-lungo periodo basando
la propria operatività su sentimenti, emozioni e soggettività. Il piano di trading, quindi, aiuta ad
eliminare questi aspetti attraverso la definizione e la stesura di poche e semplici regole che,
per ogni ordine inserito e per ogni operazione aperta, dovranno essere totalmente applicate
ed esaustivamente rispettate. Avere un piano di trading vi permetterà di essere disciplinati, di
avere autocontrollo, di sapere sempre cosa fare nelle varie situazioni che possono
manifestarsi e di mettere da parte l’impulso e l’impazienza.
Molti aspiranti trader, presi dall’euforia di aver contabilizzato un profitto, pensano di avere
quell’intuito sufficiente per poter operare sul mercato finanziario senza avere le necessarie
conoscenze o senza aver fatto le indispensabili analisi; ben presto, però, si accorgeranno che
il loro “naso” non basta e che le perdite inizieranno a sopraffare i profitti, portandoli al
fallimento.
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“Cosa deve contenere
un buon piano di
trading? Quanto
capitale destinare ad
ogni operazione, i
setup di ingresso e di
uscita ed un’attività da
svolgere ogni qual volta
si chiude
un’operazione, positiva
o negativa che sia”
Ma cosa deve contenere un buon piano di trading? Essenzialmente deve essere composto da
quattro parti: sapere quanto si vuole rischiare per ciascuna operazione, chiarire i setup di
ingresso, specificare setup di uscita e mettere per iscritto qualcosa che deve essere fatto
dopo aver appreso la notizia della perdita o del profitto derivante da una posizione aperta.
Questo documento, poi, dovrà essere stampato e messo in bella vista di fianco al pc con cui
opererete, in modo da poterlo sempre consultare e, di conseguenza, rispettare. Analizziamo,
quindi, punto per punto queste macro classi che il nostro piano di trading dovrà contenere.
Iniziamo dal quanto si vuole rischiare per ogni operazione; questo tema l’abbiamo già trattato
nel capitolo precedente, quando abbiamo parlato di money management. Il consiglio è quello
di non destinare più del 2% del saldo del conto per ogni trade; solo così si eviterà di essere
sovraesposti e, in caso di perdite, di veder calare considerevolmente i soldi depositati. In
questo ambito potete seguire delle operazioni molto semplici per legare il 2% allo stop loss:
calcolate il 2% del vostro saldo; dividete questo ammontare per il numero di pip che separano
l’entry level dallo stop loss e, così facendo, avrete ottenuto quanto rischierete/incamererete
per pip; a questo punto non vi resta che aprire la quantità di micro lotti che soddisfa questo
valore.
L’aspetto legato ai setup di ingresso e di uscita dal mercato l’abbiamo trattato nel precedente
paragrafo; ve ne abbiamo proposti tre: pin candle, inside candle ed engulfing pattern. L’uscita,
generalmente, avviene in automatico con il take profit, a meno che non si formi un chiaro e
netto segnale di inversione del trend.
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“Correte, leggete,
scrivete, mangiate una
caramella, fate flessioni
o addominali. Fate ciò
che vi pare, ma
prendetevi 10/15 minuti
di pausa dopo aver
appreso la notizia che
un’operazione si è
chiusa”
L’ultimo punto che deve prevedere un buon piano di trading è quello di trovare un’attività da
fare nel momento in cui si apprende la notizia che una posizione si è chiusa, a prescindere
che venga contabilizzato un profitto o una perdita. Questo è volto ad evitare che nel trader si
formi la voglia di rientrare a mercato per recuperare subito l’eventuale perdita o, in caso di
profitto, per cercare di mettere a segno un’altra operazione con guadagno. Le azioni sono le
più svariate ed ognuno di voi sarà in grado di trovare la più appagante e la più rilassante: si va
dalla partita al videogame preferito alla corsa, dalle flessioni al mangiare una caramella, dal
leggere un capitolo di un libro allo scrivere un commento all’operazione stessa. Insomma, fate
ciò che vi pare, ma prendetevi una pausa di 10/15 minuti per smorzare la tensione, positiva o
negativa che sia.
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7.4 – Alcuni esempi …
“Vediamo qualche
esempio. Iniziamo
dall’engulfing pattern
rialzista manifestatosi
l’8 aprile 2013 sul cross
valutario che mette in
relazione l’Euro con la
Sterlina Inglese”
“The last, but not the least”. Per ultimo, non per ordine di importanza, abbiamo deciso di
inserire un paragrafo in cui vi proponiamo alcuni esempi di operazioni eseguite nei mesi scorsi
con riferimento alla tecnica della Price Action Daily che vi abbiamo introdotto e spiegato nelle
sezioni precedenti di questo settimo capitolo.
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Iniziamo dal primo: EUR/GBP. Sono le 22.30 circa dell’8 aprile 2013 e sul grafico di questo
cross valutario vediamo un chiaro esempio di engulfing pattern rialzista (cerchio a sfondo
giallo) su un up-trend come testimoniato dalla pendenza positiva della media mobile
esponenziale a 21 periodi. Come si evince dal grafico che vi proponiamo di seguito, il
risk/reward è molto interessante visto che il massimo dell’inside è al di sopra del supporto in
area 0,8498; la prossima resistenza, posta a 0,8718 è decisamente lontana. C’è spazio per
uno strappo rialzista.
Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“Dopo aver descritto
l’operazione, vediamo
quali sono i principali
punti chiave da
impostare nell’ordine.
Abbiamo previsto la
chiusura parziale di 1/3
dell’operazione aperta
al raggiungimento di
R/R 1:1”
Cosa fare? Semplice. Si decide di inserire un ordine long con entry level su rottura del
massimo dell’inside a 0,85149 e stop loss sul minimo della outside a 0,84620 (- 50,90 pip).
Nella mia operatività sono solito impostare una chiusura parziale di 1/3 della posizione al
raggiungimento del risk/reward di 1:1 (in questo caso 0,85658). Il take profit finale,
analizzando anche quanto fatto dal prezzo nelle settimane precedenti, lo fissiamo a 0,86210
(+ 106,10 pip). Cosa fare ora? Ipotizziamo di avere sul conto 5.000 euro. Prendiamo il 2% di
5.000 euro (100,00 euro) e dividiamo tale importo per il numero di pip che separano entry
level dallo stop loss, ossia 50,90; il risultato è 1,964 euro per pip (è quanto siamo disposti a
perdere per pip in questo trade). Dalla piattaforma sappiamo che possiamo acquistare 16
micro lotti (corrispondenti a 1,90 euro per pip). L’ordine è inserito.
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Cosa succede nei giorni seguenti? Ecco il grafico.
Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“Il risultato di questo
primo esempio? Molto
positivo. I prezzi hanno
manifestato il
movimento rialzista
annunciato ed in una
settimana il profitto
complessivo è di
166,63 euro. Passiamo
alla seconda
operazione, quella
sull’oro del 17 aprile
2013”
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Tutto come annunciato. Nella seduta del 9 aprile 2013 l’ordine viene eseguito ed i corsi
mostrano praticamente subito quello strappo rialzista tanto atteso. Il 16 ed il 16 aprile 2013
vengono centrate la chiusura parziale (C.P.) ed il take profit finale, portando a contabilizzare
un profitto di 32,24 euro prima (1,90 /3 x 50,90) e di 134,39 euro poi (1,90 x 2/3 x 106,10). Nel
complesso, quindi, l’operazione ha fruttato 166,63 euro.
Vediamo una seconda operazione; siamo al 17 aprile 2013 e vediamo che sul grafico dell’oro
(XAU/USD) si forma una pin candle ribassista in favore del trend. L’analisi del rapporto
rischio/rendimento è molto positiva: a fronte di un’escursione della candela di circa 3.000 pip,
c’è spazio di movimento quasi doppio.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“Come si è conclusa
l’operazione sull’oro?
Non bene, nonostante il
chiaro segnale di price
action e l’operazione in
trend. Può capitare: in
ogni lavoro ci sono
delle perdite o dei costi
da mettere in conto.
L’importante è saperle
gestire: - 90,75 euro
sono sostenibili per un
conto di 5.000 euro”
Decidiamo di impostare un ordine short con entry level a 1.364,90, stop loss a 1.395,15 (3.025 pip), chiusura parziale a 1.334,65 e take profit finale a 1.323,12 (+ 4.178 pip).
Prendiamo sempre i nostri 100,00 euro e li dividiamo per 3.025 pip: 0,033 euro per pip.
Possiamo acquistare 4 micro lotti (0,03 euro per pip).
Qui il risultato non è stato positivo come nel caso precedente. L’ordine è stato triggerato nella
seduta seguente, quella del 18 aprile 2013; a dir la verità i prezzi hanno dapprima sfiorato la
nostra chiusura parziale, per poi andare a centrare lo stop loss. In questo caso si contabilizza
una perdita, pari a 90,75 euro.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“Vediamo la terza ed
ultima operazione. Si
tratta della pin candle
rialzista formatasi il 4
marzo 2013 sul cross
valutario Euro/Yen
giapponese. Ottimo il
risk/reward in questa
circostanza: quasi pari
ad 1:3”
Facciamo un terzo esempio. Vediamo l’EUR/JPY il 4 marzo 2013. Con il classico cerchio a
sfondo giallo abbiamo evidenziato una pin candle rialzista molto interessante visto che, in
questa seduta, i prezzi sono andati a testare il livello di supporto posto in area 121,067 ed
hanno chiuso al di sopra di questo punto chiave.
Inseriamo un ordine long con entrata a 121,982, stop loss a 121,100 (- 88,20 pip), chiusura
parziale di 1/3 della posizione a 122,860 e take profit finale a 123,650 (+ 258,30). Prendiamo
sempre i nostri 100,00 euro, ossia il 2% di un conto da 5.000 euro, e dividiamoli per 88,20:
troviamo che la perdita massima che siamo disposti a sopportare, per pip, è di 1,134 euro.
Acquistiamo, quindi, 14 micro lotti (1,09 euro per pip).
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
“Come si è chiusa
l’operazione? Molto
bene visto che i corsi,
in soli tre giorni, hanno
centrato sia la chiusura
parziale che il target
finale, portando ad un
profitto complessivo
pari a 219,75 euro ”
Come si può vedere dal grafico di cui sopra, i prezzi hanno manifestato il movimento
desiderato ed il 7 marzo dello stesso mese, è stata raggiunta sia la chiusura parziale che
quella finale. Profitti di 32,05 e 187,70 euro. Totale pari a 219,75 euro. Niente male, vero?
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
CONCLUSIONI
Questo primo viaggio nel mondo del Forex è giunto al termine. Gli aspetti e gli argomenti che
meriterebbero degli approfondimenti sono tanti; troppi per poter essere discussi in modo
esaustivo all’interno di un solo e-book. Crediamo di aver selezionato i principali e ci siamo
ripromessi di trattarli approfonditamente. L’obiettivo di questo e-book era duplice: far
avvicinare nuovi potenziali trader all’appassionante ed entusiasmante mercato del Forex e
consentire ai trader neofiti di aumentare le loro basi informative e conoscitive. Molto spesso,
all’interno dei vari capitoli, abbiamo posto l’attenzione sull’importanza che riveste la
conoscenza, l’informazione e l’esperienza nei risultati conseguiti nel mercato valutario così
come in qualsiasi altro mercato finanziario; questo è il principale messaggio che vogliamo
veicolare.
Su Internet sono molteplici i banner che promettono sistemi per guadagnare migliaia di euro in
poche settimane; siamo nel 2013: c’è ancora qualcuno che crede che nel Mondo ci sia gente
seria e professionale disposta a regalarci soldi o a svelarci metodi infallibili? Suvvia,
cerchiamo di essere realistici.
Lavorare nel Forex è affascinante, ma per farlo è necessario essere disposti a sacrificare
parte del proprio tempo e delle proprie risorse per imparare un vero e proprio mestiere. Le
opportunità non mancano: libri cartacei o digitali, articoli di analisi sui principali quotidiani
finanziari, forum dei broker, seminari fisici ed interattivi, incontri didattici. L’importante è avere
passione, motivazione e determinazione, come in tutte le cose del resto.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
Per esperienza personale, soprattutto nelle prime settimane, si vivono fasi alterne fatte di
profonda gratificazione e seguite da giorni di totale delusione; il “termometro psicologico”
(chiamiamolo anche “spread psicologico”) sale e scende a seconda del numero di operazioni
chiuse in profitto o in perdita. E’ normale, ma è qui che si capisce chi ce la potrà fare e chi,
invece, abbandonerà presto e male questo appassionante mondo; è in questi casi che si
capisce chi è realmente motivato e chi, invece, non vuole utilizzare parte del proprio tempo
per leggersi un libro o una guida su come utilizzare un indicatore o su come tracciare
correttamente le trendline.
Siate professionali prima ancora di essere professionisti: se all’inizio vi può aiutare ad
aumentare la motivazione, pensate anche che tra dieci anni avrete il vostro studio, con dieci
computer pieni di grafici davanti a voi, con una macchina di lusso parcheggiata sotto e una
bottiglia di buon vino vicino per brindare ai successi; ma poi cercate di svegliarvi: non siamo in
un film. Se aprite un conto depositerete i vostri soldi, quelli che avrete guadagnato con la
fatica e con lo stress, quelli che meritano una gestione oculata, seria e professionale, non
quelli che meritano di essere sperperati con una semplice puntata Buy/Sell.
Le tecniche viste nel libro ed il piano di trading sono fondamentali, ma vi garantiranno un
approccio solido solo dopo che avrete letto, capito, accettato e condiviso queste righe.
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Tutti i segreti sul Forex: come guadagnare nel mercato valutario
NOTE SULL’AUTORE
Laureando con una tesi dal titolo “L’analisi tecnica nei
mercati finanziari: dalla teoria all’operatività”, Matteo Torti è
iscritto al secondo anno della Magistrale in Management per
l’Impresa all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Si è appassionato alla materia nel 2011 e, giornalmente, si
occupa di inserire articoli guida, analisi ed approfondimenti
su www.e-investimenti.com, blog curato da SeoWebbs.
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