Pittore, fotografo, autore di teatro, filosofo, Stanislaw Ignacy Witkiewicz si battè contro il totalitarismo e la massificazione. I suoi personaggi erano dotati di una coscienza ipertrofica,
vivevano situazioni limite, incarnavano il superuomo, il genio, l’artista. Erano nevrotici, drogati, eccessivi. Erano espressione dell’esperienza come “enormità della vita, incomprensibilità di ogni istante, noia tremenda e nostalgia di cose indimenticabili”
Witkiewicz, genio
ribelle e polivalente
CULTURA 2
di Massimo Libardi
tanislaw Ignacy Witkiewicz, detto
S
Witkacy, nasce nel 1885 in una Varsavia
senza Stato polacco, sottoposta al dominio
zarista. Figlio d’arte – il padre Stanislaw è
un noto critico, pittore e scrittore – passerà
quasi tutta la vita a Zakopane, località turistica sui monti Tatra, che nel periodo estivo
si trasformava nella capitale culturale e
artistica della Polonia. Casa Witkiewicz è
luogo di fermenti letterari e punto di riferimento artistico: la frequentano attori,
scrittori come Henryk Sienkiewicz, futuro
premio Nobel, e Shalom Ash, uno di pilastri della letteratura yiddish.
La varietà di interessi, la capacità di fondere stili di scrittura differenti e diversi registri linguistici che caratterizzano la sua
opera hanno origine non solo nel suo precocissimo talento, ma anche nella eccentricità del suo curriculum scolastico.
Dopo il diploma si iscrive all’Accademia
delle Belle Arti di Cracovia, centro della
filosofia cattolica e tradizionalista. Qui
conosce Karol Szymanowski, all’epoca il
più acclamato compositore polacco dopo
Chopin, che gli dedicò una sonata. In questi
anni viaggia molto per mostre o musei. Nel
1907 è a Vienna per la grande retrospettiva
di Gauguin, che resterà il suo più profondo
amore pittorico, e nel 1908 a Parigi conosce
le tendenze dell’avanguardia europea.
Tappe del suo Grand Tour sono l’Ermitage,
Vienna, Monaco. In Italia matura un rifiuto radicale verso l’arte rinascimentale.
Suoi amici nella Zakopane prebellica sono
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WITKIEWICZ, GENIO RIBELLE E POLIVALENTE
Leon Chwistek, futuro logico e pittore, e
Bronislaw Malinowski, poi famoso antropologo. Tutti e tre compaiono nel suo
romanzo giovanile Le 622 cadute di Bungo,
ovvero la donna demoniaca, pubblicato
postumo: Bungo è Genezyp Kapen (lo stesso nome del protagonista di Insaziabilità)
ovvero Witkacy, giovane pittore innamorato di Gauguin, che si dedica “al problema
dell’erotismo superiore”; il barone
Brummel de Buffadero Bluff è il travestimento di Chwistek; Malinowski è il duca
Edgar di Nevermore; mentre la Donna
Demoniaca è “la Signora S.” delle lettere,
l’attrice Irena Solska, con cui ebbe una
relazione. Il libro è un resoconto delle loro
discussioni intorno alla pittura, alla musica
e alla letteratura, inframmezzate da riferimenti a Carnap, Bergson, Cornelius e
Whitehead.
Nel 1914, in seguito al suicidio della fidanzata Jadwiga Janczewska di cui si sente colpevole, cade in un forte stato di depressio120
ne e pensa a sua volta a togliersi la vita.
Per distrarlo Malinowski gli propone di
partecipare a una spedizione antropologica.
Witkiewicz accetta, ma il viaggio, che
avrebbe dovuto concludersi in Nuova
Guinea, viene interrotto nell’agosto del
1914 dallo scoppio della guerra.
L’esperienza è un momento centrale della
sua formazione, soprattutto perché segna la
prima uscita dal cerchio della cultura polacca e la scoperta di un mondo “di bellezza
mostruosa”. Sarà importante la visita a
Ceylon, rievocata in Addio all’autunno, per
l’influenza sullo sviluppo delle sue concezioni teatrali.
Guerra e dopoguerra
Rientrato in patria Witkiewicz non raggiunge Cracovia o Zakopane, allora
entrambe parte dell’Austria-Ungheria, ma
si presenta alla scuola ufficiali di San
Pietroburgo. Nella città russa conosce
Stanislavskij, ma soprattutto le correnti
_Sopra: Marysia e Burek a Ceylon, 1920-1921, olio su tela,
90 x 83. Nella pagina accanto: Maria e Wlodzimierz Nawrocki, 12 febbraio 1926, pastello su carta, 90 x 100 cm
della letteratura russa della fine del XIX
secolo: il simbolismo di Andrei Belyj, i testi
di Vladimir Solov’ëv e il futurismo di
Velimir Chlebnikov. Prende parte ad alcune
battaglie ed è ferito a Vitoncz, in Ucraina;
aderirà anche alla rivoluzione, e forse fu
commissario del popolo. In Russia ha anche
inizio la sua familiarità con i narcotici, che
lo accompagnerà per tutta la vita.
Anche la ricostruita Polonia del dopoguerra
è attraversata da quella fioritura di movimenti e tendenze che caratterizza la cultura europea. Tra questi gruppi vi è quello dei
“formisti”, di cui faceva parte anche l’amico Chwistek, e a cui aderisce Witkiewicz.
Ciò che accomuna i suoi aderenti è la tesi
del valore predominante della forma e il
rispetto di una logica formale interna all’o-
pera d’arte. Queste teorie lo influenzano
fortemente.
Prima del viaggio ai tropici e della guerra
civile russa dipinge paesaggi e poi realizza
composizioni grottesche e caricaturali.
Successivamente entra in una nuova fase:
non più disegni, ma olii eseguiti nello spirito della “forma pura”. Il mondo dei
dipinti è inquietante e grottesco; per alcuni
aspetti richiama Bosch, con il suo bestiario
fantastico di ibridi: molte composizioni
sono variazioni sul tema delle Tentazioni di
Sant’Antonio. Altri richiamano motivi
medioevali come la maschera di foglie,
esseri monopodi o dai grandi orecchi. Poi
creature dal corpo umano e testa di animale come nella mitologia egizia, o ibridi tra
uomo-oggetto o uomo-pianta, o rettili
antidiluviani. Il paesaggio è costituito da
deserti rocciosi, alte rupi, nubi foriere di
tempesta e soli sconosciuti, a sua volta un
ibrido tra il mondo del giurassico e il paesaggio dei tropici.
121
WITKIEWICZ, GENIO RIBELLE E POLIVALENTE
Vi è un rapporto preciso tra i quadri del
periodo 1918-24, quando sviluppa la teoria
della forma pura, e le opere letterarie.
Come nei romanzi, il loro mondo trabocca
di violenze, crudeltà, tormenti e perversioni sessuali. Nel 1924 abbandona ogni altro
soggetto e si limita al ritratto, aprendo uno
studio denominato “Ditta di ritratti di S.I.
Witkiewicz”. Nello stesso periodo si dedica
alla sperimentazione delle sostanze stupefacenti, interessandosi ai loro effetti artistici e percettivi cui dedica un libro. Nelle sue
tele indicherà con particolari sigle le droghe utilizzate. Tra i sette tipi di ritratti proposti dalla Ditta ve ne è uno, il C, eseguito
sotto l’effetto della droga, un ritratto “al
limite della composizione astratta, cioè
della cosiddetta ‘Forma Pura’” ed escluso
dalle ordinazioni.
La teoria della forma pura orienta anche la
sua attività teatrale: nel 1921 fonda a
Zakopane il Teatro Formistico, dove lavora
come regista e fotografo. Secondo
Witkiewicz il dramma non deve avere contenuto, ma somigliare a una composizione
musicale: il compito della rappresentazione
è infatti l’”evocazione di un brivido metafisico”. In tale tensione è stato avvicinato
ad Antonin Artaud e al suo Teatro della
crudeltà, mentre per altri aspetti è stato un
anticipatore di Eugène Ionesco e Samuel
Beckett.
Dopo la pubblicazione di Addio all’autunno e Insaziabilità, si dedica quasi esclusivamente alla filosofia, polemizzando a lungo
con Russell, Carnap e il positivismo logico.
Nel 1935 pubblica Concetti e tesi implicati
dal concetto di esistenza, la sua opera principale. Continua comunque a scrivere testi
teatrali e insieme ai critici Koninski e
Plomenski organizza il Teatro
Indipendente, di cui avrà la direzione artistica. Il 17 settembre 1939, alla notizia che
l’Armata Rossa aveva varcato la frontiera
orientale della Polonia, decide di togliersi la
vita.
Nel secondo Novecento la sua opera fu
pressoché dimenticata, tranne brevi eccezioni: un certo interesse verso le sue teorie
estetiche all’epoca del “disgelo polacco” e la
fugace riedizione di Insaziabilità nel 1957.
Le sue opere teatrali hanno avuto un grande influsso su Jerzy Grotowski e Tadeusz
Kantor, la cui Classe morta deve molto a
Witkiewicz.
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Sismografi letterari
Il capolavoro di Witkiewicz è
Insaziabilità, un parodistico Bildungsroman
che si svolge in poco meno di un anno e in
cui si ritrovano le sue tematiche: l’attività
teatrale e la teoria della forma pura, le
riflessioni filosofiche sul mistero dell’esistenza, la critica al positivismo logico. Ma,
soprattutto, questa sua opera si configura
come una profezia della catastrofe verso cui
sta incamminandosi l’Europa. Sotto questo
aspetto Insaziabilità appartiene a un piccolo
gruppo di libri che si sono rivelati dei veri e
propri sismografi letterari, capaci di segnalare con molto anticipo le linee di frattura
della civiltà europea.
Questo vale in particolare per alcune opere
della letteratura centro-europea, che nei
primi decenni del secolo scorso intuisce con
molto anticipo sul resto del continente la
catastrofe che sta per scatenarsi. Tra queste,
vanno ricordate almeno L’altra parte di
Alfred Kubin, La guerra delle salamandre
del ceco Karel Capek, e, appunto,
Insaziabilità.
Nel romanzo di Kubin un misterioso mago
e ipnotizzatore, Claus Patera, fonda in un
luogo imprecisato dell’Asia centrale il
“Regno del Sogno”. Perla, la capitale,
costruita con case corrose e malfamate della
vecchia Europa, ricorda Praga. È circondata
da un’enorme muraglia che la difende dal
progresso: ha una sola porta da cui non può
passare nulla che non sia già stato usato. La
natura è avvolta in un perenne grigiore e gli
abitanti vivono un’esistenza nevrastenica e
priva di futuro: “il cielo che vi si stendeva
sopra era eternamente fosco; il sole non
splendeva mai, mai si vedevano, di notte, la
luna o le stelle”. Ovunque aleggia un senso
di mistero che si manifesta attraverso sintomi inquietanti e bizzarri.
La distruzione del regno di Patera che conclude il romanzo anticipa il crollo della
Duplice Monarchia. Dopo la Seconda guerra
mondiale le visioni da incubo di Kubin
hanno acquistato un nuovo significato: il
suo regno immaginario di automi governati
da un folle, l’apocalisse finale, prefigurano il
Terzo Reich.
I mondi di Karel Capek
Nella Guerra delle salamandre l’invenzione fantascientifica si intreccia alla satira
sociopolitica. Privo di protagonisti, il rac-
CULTURA 2
conto è un mosaico di personaggi che narra
sia lo scontro tra società degli uomini e
mondo delle salamandre, sia quello della
conflittualità interna all'umanità. A differenza dell’Altra parte, ma simile a
Insaziabilità, è un ibrido letterario che
passa attraverso varie mutazioni. L’intento
di descrivere la fine della società europea è
testimoniata da uno dei personaggi, Wolf
Meynert, “solitario filosofo di Könisberg”,
e autore di un’opera intitolata Il tramonto
dell’umanità, dove l’allusione a Oswald
Spengler e al suo Tramonto dell’Occidente
è fin troppo palese, riferimento che torna
_ La tentazione di Sant’Antonio I, 1916-1921, tempera
su tela, 74,5 x 90
più volte anche nel romanzo di Witkiewicz,
che ne condivide il generale pessimismo.
L’immagine letteraria dell’umanoide è una
costante della poetica di Capek: quello che
qui è l’animale mutante in grado di emulare l’uomo, in R.U.R. sarà il robot.
All’origine dell’intreccio c’è la straordinaria scoperta da parte dello scienziato-filosofo Rossum, un personaggio che sembra
uscito dalla folla dei “maghi” cari al cinema espressionista, della formula della
sostanza chimica che serve per dare vita
alla materia. Nella fabbrica Rossum, situata
in un’isola dell’oceano, ma impregnata di
presenze golemiche, vengono costruiti
degli esseri artificiali a immagine umana,
allo scopo di liberare l’umanità dalla schiavitù della fatica fisica. Ma i robot si emancipano e diventano feroci rivoluzionari
anelanti alla distruzione del mondo per
imporre un ordine nuovo, immagine letteraria della rivoluzione bolscevica.
A questa costellazione di antiutopie che si
nutrono dei timori del presente appartiene
a buon diritto Insaziabilità, scritto nel
1927, ma ambientato alla fine del secolo.
Siamo in una società in disfacimento che
ricorda il periodo delle prime avanguardie
e del finis Austriae, ricca di stimoli, ma
priva di un centro e in preda allo smarrimento, minacciata dallo scontro con
l’Oriente, il cui esercito sino-mongolo
domina un territorio che va dall’oceano
Pacifico al Baltico. La Polonia, luogo dell’azione, è un Paese di frontiera, di scontro
tra le due civiltà.
“La guerra anticomunista aveva creato una
situazione estremamente paradossale nelle
nazioni che vi erano state coinvolte. Tutti i
partecipanti, infatti, avevano adesso la
rivoluzione bolscevica cronica in casa propria”. Ai confini premono i cinesi pronti a
invadere l’Occidente i cui Stati “si sono
fascistizzati sotto la maschera di uno pseudobolscevismo a uso interno e anticinese”.
Unico Stato non ancora bolscevizzato è la
Polonia, dove ogni cosa arriva in ritardo. La
descrizione di questa situazione è l’occasione per una ironica polemica contro i vizi
polacchi: nazionalismo, grandeur, fede
nella missione della Polonia antemurale
della civiltà ai confini dell’Europa.
In questa società in febbrile attesa, si diffonde il credo del filosofo mongolo Murti
Bing, “una religione capace di addormentare la ragione”, “qualcosa a metà tra la religione e la filosofia, insomma qualcosa di
nefando: tutto programmaticamente indefinito, pensato per metà, tutto mascherato di
pseudoconcetti che dovevano nascondere le
sostanziali difficoltà e i problemi evanescenti”. Il risultato era “un generale spappolamento dei cervelli e una pecoresca
docilità, che rendeva facile qualsiasi soperchieria”.
Questa dottrina si avvale del Davamesc
B12, una droga che uccide nei consumatori
“qualsiasi intuizione del futuro”. L’esercito
sino-mongolo occupa il Paese senza prati123
WITKIEWICZ, GENIO RIBELLE E POLIVALENTE
camente combattere e ha inizio il murtibinghismo realizzato; e poiché la pillola
non ha cancellato completamente la precedente personalità, i cittadini sono divenuti
dei perfetti schizofrenici.
Lo scenario di Insaziabilità ricorda alcuni
romanzi di William Burroughs o Philip K.
Dick, anche per la pervasiva presenza di
droghe. Il Davamesc B12, che modifica l’intero paesaggio mentale, è in qualche modo
analogo alla Sostanza D di Un oscuro scrutare di Dick.
La mente prigioniera
Nella visione di Witkiewicz il pericolo è
rappresentato dall’Oriente asiatico. Si sentono qui gli echi di Vladimir Solov’ëv, che
in Panmongolismo aveva descritto in termini apocalittici l’avvento dei mongoli, ma
anche delle inquietanti visioni di Andrei
Belyj. Negli stessi anni in cui Witkiewicz
scrive Insaziabilità un altro polacco,
Aleksander Wat, pubblica Viva l’Europa
(dalle memorie di un ex europeo), descrizione di una fulminea e inattesa invasione
mongola.
Witkiewicz, come abbiamo detto, si toglie
la vita il 18 settembre 1939 a seguito dell’invasione della Polonia da parte
dell’Armata Rossa. Per una strana coincidenza si uccide in autunno, come in autunno viene decapitato da parte dei cinesi il
superuomo Kocmoluchowicz, a cui in
Insaziabilità era affidata la resistenza della
Polonia, modellato sul generale Joszef
Pilduski; sempre in autunno viene fucilato
al confine Atanasio Bazakbal, protagonista
di Addio all’autunno.
Mauro Martini ha osservato che
Witkiewicz non si è suicidato “per motivi
direttamente politici: non lo spaventava il
comunismo sovietico, lo terrorizzava il
fatto che l’invasione orientale era per lui
l’inizio del dilagare dell’Asia in Europa”.
L’immagine dell’Europa centrale rapita
dall’Asia torna decenni dopo in Un occidente sequestrato, ovvero la tragedia
dell’Europa centrale, il noto saggio di
Milan Kundera.
Con un preciso riferimento a Insaziabilità
e alla droga in grado di trasmettere per via
organica una visione del mondo, si apre La
mente prigioniera di Ceslaw Milosz, una
straordinaria analisi dei meccanismi di controllo mentale messi in atto dal totalitari124
smo. Come nella Polonia di Insaziabilità in
preda al murti-birghismo, così “c’è qualcosa di inafferrabile nell’atmosfera di capitali
come Varsavia e Praga. Un fluido collettivo
che risulta dallo scambio e dalla somma di
singoli fluidi ed è cattivo, un’aura fatta di
forza e d’infelicità, di paralisi interiore e di
mobilità esteriore”. L’essenza del totalitarismo “si riduce ad assicurarsi il controllo
delle menti”. Il comunismo, come il murtibinghismo, è un sistema in grado di abolire
le differenze individuali, rendere l’omologazione totale e falsificare la vita.
Letteratura e filosofia
Witkiewicz fu anche pittore, fotografo,
autore di teatro. Tutta la sua attività ha
come riferimento un unico sistema concettuale che ne innerva sia la filosofia, che le
teorie teatrali ed estetiche.
La sua scrittura filosofica presenta quello
stesso stato di iperecittazione che troviamo
nei testi teatrali e narrativi, la stessa complicazione sintattica, l’affastellamento dei
temi, un continuo andare avanti e indietro
nell’argomentazione, la creazione di una
propria terminologia. Tra i due stili di
scrittura non vi sono differenze e le pagine
dei romanzi non presentano soluzione di
continuità rispetto a quelle dei suoi scritti
filosofici.
Anche in Leon Chwistek si intrecciano
concezioni estetiche e attività conoscitiva.
La sua ontologia, espressa in La molteplicità della realtà in arte e in altri scritti letterari, che sostiene la pluralità delle realtà,
nasce infatti in relazione alla sua attività di
artista e di critico.
Chwistek è il logico Afanasol Benz di
Insaziabilità, che “da un unico assioma,
che nessuno tranne lui capiva, aveva
costruito una logica completamente
nuova”. Anche Benz è un marxista e tra i
suoi studi vi è il tentativo di logicizzare il
marxismo, conclusosi con un “fiasco completo”. La logica è talmente connaturata
alla sua natura che dopo aver preso le pillole di Davamesc B12 cercherà “di conferire
una sistemazione logica a certe parti della
dottrina di Murti Bing”.
Duplici sono i cardini della filosofia di
Witkiewicz: la critica al modello scientista
allora dominante in Polonia grazie all’attività della scuola di Leopoli-Varsavia, i cui
esponenti che erano legati al Circolo di
CULTURA 2
Vienna, e la difesa dell’individualità ontologica della persona, assolutamente unica,
ma al tempo stesso intimamente connessa
a una molteplicità di individui ugualmente
autonomi.
modello per la filosofia: la fisica non ha
aggiunto niente “all’incomprensibilità dell’esistenza dell’essere”. Essa “è un continuo sfiorare il mistero, ad ogni momento
della vita, fin nelle situazioni più triviali”.
Il vero tema dell’intera sua opera è arrivaIl sentimento metafisico
re al “brivido metafisico”, che strappa il
L’opposizione al totalitarismo e alla
tessuto del quotidiano e pone l’uomo a
massificazione di Witkiewicz ha infatti il
contatto con l’insondabile mistero dell’esisuo punto focale nell’individuo, l’essere
stenza.
particolare che chiama monade. L’essere
I personaggi di Witkiewicz che incarnano
particolare è l’essere prioritario non ricon- questo mistero sono dotati di una coscienza
ducibile a nient’altro e presenta una strut- ipertrofica, vivono una situazione limite,
tura duplice, il corpo e la coscienza: di qui
incarnano il superuomo, il genio, l’artista,
sono nevrotici, drogati, eccessivi. La ricerca
del senso dell’esistenza si conclude quasi
sempre con la caduta, il ritorno alla vita
ordinaria, la morte, l’insuccesso, lo scacco.
L’esplorazione metafisica è condotta da
pirotecnici esperimenti ontologici, estasi,
orge, droghe, ricerca di “stati non-euclidei”
che lasciano in un assoluto svuotamento.
Per Witkiewicz la società occidentale è inesorabilmente destinata a diventare un
sistema totalitario, il cui unico fine è il
benessere materiale e in cui le masse sono
destinate a prevalere sui singoli: il futuro è
necessariamente quello di una società omologata, il cui consenso è ottenuto attraverso
il consumismo.
La sua critica si indirizza a tutta la modernità. Per Witkiewicz non vi è una differenza sostanziale tra mondo capitalista e
comunista: entrambi sono destinati a convergere nell’annullamento del “sentimento
metafisico”. Lo sterminio degli individui
_Nudo, 29 dicembre 1919, matita su carta, 26 x 28 cm.
orientati metafisicamente è inscritto nella
natura degli uomini, nelle ineluttabili leggi
della storia.
la grande importanza che nei suoi testi
“Quanto vi è di profondo è nato dalla dispehanno l’erotismo e la dimensione corporea. razione estrema e dal dubbio”, osserva in
Ogni esistenza particolare è unica anche se Insaziabilità il musicista Tengier. “Tutte le
questa unicità non ha nulla di rassicurante, cose che facciamo, anche noi, non sono che
ma apre alla domanda sul senso dell’esimodi diversi per camuffare ai nostri occhi il
stenza, fonte dell’inquietudine dell’uomo,
nonsenso ultimo dell’esistenza. L’umanità
inquietudine che appunto i totalitarismi
sta correndo come un montone verso la felisoffocano, massificando le vite e le storie
cità dell’ignoranza, e comincia a sbarazzarsi
individuali.
dei ‘portatori di coscienza’”.
L’esperienza fondante dell’essere uomo è
lo stupore del fatto che si esiste, che si è
questo individuo e non un altro. È l’esperienza “[del]l’enormità della vita, [del]l’incomprensibilità di ogni istante, la noia tremenda e la nostalgia di cose indicibilmente
grandi”. La scienza non può essere un
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