Politiche della
differenza e
Multiculturalismo
Multiculturalismo
•
Il termine compare negli anni ’60 per la prima volta nel dibattito politico ed
intellettuale americano, indicando una generica rivendicazione di pari dignità e
peso sociale per le diverse identità socio-culturali.
•
Negli anni ’80 diventa sinonimo di un modello di integrazione sociale incentrato
sulla valorizzazione della differenza.
Multiculturalismo diverso da Società multiculturale (concetto quest’ultimo
nato anni ’40 per descrivere scenario futuribile di una società cosmopolita,
multirazziale, plurilingue, formata da individui del tutto privi di legami
patriottici e al contempo di qualsiasi pregiudizio sociale).
•
Negli anni ’90 la società multiculturale comincia a coincidere con quanto viene
auspicato e contenuto nel progetto politico del cosiddetto movimento
multiculturalista: specifico modello di società, incentrato sul problema del
riconoscimento e della valorizzazione della differenza.
Multiculturalismo nella letteratura Sociologica
viene usato in 3 accezioni differenti:
1.
Demografica/descrittiva: indica il processo di diversificazione e di
pluralizzazione culturale che caratterizza sempre più le società occidentali.
1.
Programmatico/politico: M. inteso come progetto di riformulazione delle società
democratiche, finalizzato a rendere queste ultime maggiormente sensibili sul
fronte della diversità culturale, attraverso l’introduzione di trattamenti giuridici
differenziati in base all’appartenenza di gruppo, e attraverso misure legislative
volte a garantire ai gruppi minoritari/svantaggiati quote riservate e percorsi di
inserimento sociale.
1.
Ideologico/ normativo:M. indica un vero e proprio movimento ideologico mirante
a rimettere in discussione alcuni dei capisaldi della dottrina liberal-democratica
alla base dei sistemi socio-politici occidentali. (rapporti tra sfera pubblica e
privata, al fine di promuovere un modello di integrazione sociale non più basato
sulle tradizionali strategie assimilazioniste, ma incentrato sul riconoscimento di
un diritto alla differenza e conferimento di uno spazio di autonomia alle
comunità subnazionali).
I 3 aspetti costituiscono elementi inscindibili tra loro e si alimentano
reciprocamente.
Multiculturalismo come processo sociale:
La diversità nelle società attuali europee, riguarda non tanto le differenze
economiche, quanto differenze che possono essere raccolte sotto
l’etichetta “differenze culturali”.
La diversità culturale è in forte crescita, è il risultato di 2
distinti processi:
1.
Trasformazione in fase post-moderna della società contemporanea:
l’identità cessa di essere qualcosa che viene assegnato all’individuo
dall’ambiente sociale; piuttosto è il singolo che diventa artefice del proprio
bagaglio culturale.
Conseguenze:
•
problematicità dell’identità e del suo riconoscimento (il ric. deve
essere conquistato).
•
affermazione del relativismo culturale.
2.
Diversità culturale prodotta dall’impatto dei processi migratori
La società postmoderna si presenta inevitabilmente sotto
forma di società frammentata e segmentata.
Dunque…
•
La società multiculturale non coincide con la società multietnica; quest’ultima fa
parte della prima ma non la esaurisce. Il multiculturalismo riguarda il fenomeno
della crescente diversificazione identitaria, che ha origini non solo nel revival
etnico e nell’immigrazione, ma anche in certe questioni legate alla corporeità,
all’identità sessuale, alle credenze religiose.
•
La diversificazione culturale non è, da sola, sufficiente a caratterizzare la
società multiculturale. L’altro elemento essenziale è l’esistenza del conflitto per
il riconoscimento (conflitti relativi alla richiesta di riconoscimento di eguale
dignità per identità, pratiche e opinioni differenti da quelle della maggioranza).
QUINDI..
è multiculturale quella società in cui emergono conflitti legati alla rivendicazione
identitaria di comunità e di soggettività particolari, che vanno ad affiancarsi ai
più tradizionali conflitti distributivi, influenzando le identificazioni politiche e i
contenuti delle politiche sociali.
Le politiche sociali del Multiculturalismo
•
Le politiche sociali proposte dal M., sono realizzabili
attraverso l’attribuzione di diritti culturali e collettivi. Essi
sono relativi alla salvaguardia della propria specificità
culturale e sono da intendere essenzialmente come diritti
collettivi: è il gruppo sociale a beneficiarlo, l’individuo trae
vantaggio non in quanto tale, ma in quanto membro di un
determinato gruppo sociale. (i diritti culturali promuovono
inevitabilmente un particolare tipo di cittadinanza : la
cittadinanza differenziata, trattamento differenziato dei
membri di una società)
Risulta evidente l’ambivalenza del multiculturalismo, che
contiene le premesse per un processo di disintegrazione
della società.
Francia: il modello
dell’universalismo repubblicano
•
La Francia è stato il paese in cui il M. è stato più duramente contestato;
unico modello ritenuto valido era quello Universalista, Laico e
Repubblicano (lo spazio pubblico non è etnoculturalmente denontato, ma
non è neppure neutro; piuttosto è dotato di una forte pregnanza etica,
fondata su un sistema di valori umanitari e universali e su un sentimanto
di appartenenza alle reti di solidarietà).
•
Il modello pone enfasi sull’uniformità. La natura universalista, se da un
lato appare come elemento di chiusura alla diff., dall’altro garantisce una
grande apertura verso coloro che provengono dall’esterno. L’ ingresso è
relativamente semplice, ma l’integrazione avviene solamente attraverso
un processo di assimilazione (diventare francesi significa accettare
quella pregnanza etica che pervade il modello Universalista, Laico e
Repubblicano , che non si limita ai soli aspetti procedurali e ai diritti
fondamentali, ma l’accettazione di elementi particolaristici come la lingua,
necessario per la convivenza).
•
È sottointeso, dunque, l’obbligo, per chi è portatore di una cultura
differente, di mettere tra parentesi il proprio particolarismo e di
relegare alla sfera privata la propria specificità.
Gran Bretagna: modello differenzialista (#
modello multiculturalista)
•
•
•
Antitetico a quello francese, perchè privilegia la pluralità culturale in
luogo di una uniformità astratta e universalista.
Nel Regno Unito è sempre mancata un’idea di nazionalità britannica. Ciò
che accomuna i cittadini è l’essere sudditi della corona. Questo modo di
tenere insieme le identità, si è applicato anche agli immigrati.
La linea seguita dal governo fu quella di procedere a integrare non i singoli
individui, ma intere comunità: le comunità vennero riconosciute e dotate di
un ampia sfera di autonomia. Ma la coabitazione si rivelò presto complicata
(ll legame comunitario sfociava spesso in vere e proprie forma di
autoarchia): Shari’a Courts.
Prima risposta al problema..1968 “Programma Jenkins” che conteneva 3
obiettivi chiave:
1.
Uguaglianza delle opportunità
2.
Riconoscimento delle diff. Culturali
3.
Promozione di un clima di tolleranza
In breve tempo questi obiettivi si trovarono in palese contraddizione tra loro (in
particolare l’uguaglianza di opportunità cozzava con il riconoscimento delle diff.)
La soluzione trovata: distinzione pubblico (ambito uguaglianza delle opportunità)
/privato ( pieno riconoscimento della diversità culturale).
STATI UNITI: il melting pot
All'inizio del XX secolo l'assimilazionismo
all'americana prende il nome di melting pot –
crogiuolo – dal titolo di una commedia di Israel
Zangwill, rappresentata per la prima volta a New
York nel 1908: secondo l'idea del melting pot, la
società americana, con le sue dinamiche
specifiche, spingerebbe gli individui a
dissolversi nel crogiuolo culturale, dimenticando
la cultura d’origine. Altre affiliazioni, diverse da
quelle culturali, come la classe sociale, la
politica, l’educazione, gli interessi finiranno per
prevalere.
STATI UNITI: il melting pot
La differenza con l'assimilazionismo
europeo risiede nel riconoscimento
dell'esistenza delle differenze iniziali.
L'appartenenza dell'individuo alla
nazione va spesso di pari passo con la
partecipazione riconosciuta ad una
comunità particolare; si può essere in
effetti "italo-americano", "polaccoamericano", "ebreo-americano". Va
tuttavia notato che il mito americano
porta a non considerare gli Indiani, che
non sono, per definizione, degli
immigrati, ed i Neri, la cui migrazione
fu forzata, come Americani a parte
intera.
Zygmunt Bauman
• “L’antica […] consuetudine di giustificare
l’ineguaglianza con l’inferiorità di determinate
razze è stata sostituita dall’immagine,
all’apparenza più umana, di una fortissima
disuguaglianza di condizioni umane dovuta
all’inalienabile diritto di ciascuna comunità di
perseguire il tipo di vita desiderato. Il nuovo
culturalismo [multiculturalismo], al pari del
vecchio razzismo, mira a placare gli scrupoli morali
e a interpretare la realtà dell’ineguaglianza tra
uomini o come una condizione che travalica la
capacità d’intervento umana (nel caso del
razzismo) o come uno stato di cose in cui gli esseri
umani non dovrebbero intervenire.
LA CULTURA DELLE DIFFERENZE di
Adel Jabbar
• Ogni cultura è “multiculturale” perchè in essa sono
riscontrabili sedimenti provenienti da luoghi e da
popoli diversi.
• Con il termine “multiculturalismo” possiamo
indicare la coabitazione tra diversi gruppi
linguistici, culturali, religiosi che vivono nel
medesimo spazio territoriale.
• E’ necessario ripristinare una “memoria plurale”
per saper leggere la complessità di contesti che
spesso vengono ideologicamente ridotti ad entità
monolitiche e omogenee.
Infatti, se il confine statuale è rigido, quello
culturale è fluido
LA CULTURA DELLE DIFFERENZE
• Ogni società è multiculturale anche perché
coesistono diversi sistemi valoriali.
• Il multiculturalismo non è creato dalla presenza
degli immigrati. Essi aggiungono altre
differenziazioni a quelle già esistenti in ogni
società e contribuiscono casomai a renderle più
visibili.
• Con il termine “intercultura”. Non intendiamo
dunque un principio etico né un traguardo da
raggiungere ma l’impostazione di una prassi di
lavoro in grado di aiutarci a ripristinare una
memoria plurale esplorando i nostri contesti
multiculturali.
• La prassi interculturale implica considerare gli
immigrati non tanto rappresentanti di una cultura
quanto di un progetto sociale di emancipazione.
LA CULTURA DELLE DIFFERENZE
• L’intercultura innesca un processo di estensione
dei confini della democrazia attraverso una
cultura della partecipazione basata sul
riconoscimento delle differenze.
• Questo processo intende includere nuove
soggettività e non “comunità”.
• Incrementare la partecipazione democratica
significa superare il modello di “integrazione
subalterna”.
• L’intercultura ha bisogno della mediazione socioculturale che è innanzi tutto una strategia di
parificazione di opportunità con lo scopo di
ricostruire reti sociali
LA CULTURA DELLE DIFFERENZE
• La posta in gioco è rivitalizzare la
democrazia attraverso una cittadinanza
attiva che coinvolga tutti gli attori sociali
del territorio.
• E’ indispensabile che ci sia un indirizzo
politico in grado di comprendere che
l’immigrazione è un tema centrale per la
democrazia.
Giovanni Sartori
Pluralismo, Multiculturalismo ed estranei.
• L’idea liberale di pluralismo considera l'unità della
compagine sociale attraverso l'interazione di gruppi
che sviluppino "affiliazioni multiple"
volontariamente, con forme di appartenenza non
esclusive (e quindi aperte: linee di divisione
intersecanti" ).
• Laddove invece si sommino e si rafforzino l'un
l'altro, in modo esclusivo, l'aspetto etnico,
linguistico e religioso si determinano "linee di
frattura coincidenti" realizzando "comunità chiuse"
che, alla lunga, diventano invasive ed aggressive.
• Lo stesso concetto di tolleranza non ha un'elasticità
illimitata, ma si fonda su tre criteri: fornire sempre
delle ragioni di ciò che consideriamo intollerabile,
non essere tenuti a tollerare chi ci infligge un danno
o un torto, la reciprocità della tolleranza.
Giovanni Sartori
• La comunità deve essere difesa, pena la
disintegrazione dello Stato. Questa è
l'infrastruttura primordiale, intesa come koinonia,
per cui sentiamo che qualcosa ci unisce e ci
collega.
• Nel rapporto tra pluralismo e comunità, dunque, la
comunità è definita dal pluralismo, cioè da una
"disposizione tollerante" che ha come sua
struttura fondante le "associazioni volontarie non
imposte“.
Giovanni Sartori
• Il problema si crea con la cultura islamica che ha
una visione del mondo di tipo teocratico che non
prevede separazione tra politica e religione e non
riconosce i diritti umani come inviolabili.
• Il multiculturalismo non registra solo la diversità
ma addirittura la promuove come valore in sé.
Rifiuta l'assimilazione, è aggressivo, bellicoso e, in
quanto si oppone all'integrazione, di fatto svolge
un ruolo di dis-integrazione. Invece di produrre
una nuova Europa sul modello della nazione
americana (e pluribus unum), potrà produrre solo
una nuova balcanizzazione (e pluribus disiunctio).
Giovanni Sartori
• I fondamenti della tradizione liberal-costituzionale
s'incrinano davanti alla teoria multiculturalista, sia per
quanto concerne la neutralità dello Stato - che non può
essere indifferenza - sia soprattutto per quanto concerne la
generalità della legge. Se è tale, infatti, è onninclusiva (tolte
rare eccezioni) e si applica a tutti. Se diventa sezionale,
invece, come vuole la politica del riconoscimento, discrimina
tra inclusi ed esclusi. Ma così si ritorna ad un sistema di
tribù, con la "servitù dell'etnia", e non più alla libera
cittadinanza data dalla "legge uguale per tutti“.
• Una cittadinanza data a soggetti non integrabili non potrà,
pertanto, non portare che alla dis-integrazione.
• Gli effetti dirompenti della politica multiculturalista siano
fondati sul prevalere del concetto di eguaglianza su quello di
libertà. Così facendo, però, si arriverà alla morte di
quest'ultima e l'unica identità da salvare sarà, poi, quella
degli ospitanti.
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Lezione multiculturalismo