TRASMETTERE
LA FEDE BATTESIMALE
Traccia per una revisione
del triennio 2006/2009
PER FARE DI CRISTO IL CUORE DEL MONDO
Diocesi di Crema 2009-2010
Supplemento gratuito n° 28 a
Il Nuovo Torrazzo n° 35 di sabato 12 settembre 2009
Direttore responsabile
GIORGIO ZUCCHELLI
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Settimanali Cattolici
Invochiamo
lo Spirito Santo
Solista
Spirito Santo,
amore del Padre e del Figlio,
effuso su Maria e gli Apostoli nel giorno di Pentecoste:
lungo i secoli tu hai condotto la Chiesa tra le vicissitudini della storia
e costantemente la guidi e la assisti
perché diventi sempre più
tra gli uomini e tra i popoli
immagine viva del Vangelo di Gesù.
Tutti: Spirito Santo, scendi ancora su di noi!
Solista
Noi ti ringraziamo
perché sei costantemente presente e operante
anche nella nostra Chiesa di Crema.
Sei tu che, in questi tre anni,
mediante una riflessione comune sul Battesimo,
porta di ingresso nella vita cristiana,
ci hai invitato a vivere una fede adulta,
ci hai impegnati nella conversione,
perché, infiammati dalla chiamata alla santità,
fossimo capaci di testimoniare il Vangelo,
con piena adesione, con grande umiltà e mitezza,
con assoluta dedizione.
Tutti: Spirito Santo, ravviva in noi il fuoco del tuo amore!
Ó
3
Solista
Assistici ora con la tua luce,
perché ricordando il cammino percorso,
possiamo trovare nuove energie
per appropriarci del messaggio che ci hai offerto.
Tu che plasmi il cuore dei credenti,
fa’ che noi tutti, sacerdoti, laici e consacrati,
troviamo il coraggio di assimilare quanto ci hai detto,
così che le nostre comunità
diventino segno eloquente di una vita “diversa”,
pienamente umana, fondata sulla carità di Cristo.
Tutti: Spirito Santo, rendi anche noi segno vivo
del Vangelo di Gesù!
Solista
Fa’ che noi impariamo sempre più
a tessere legami di comunione,
in una benevolenza incondizionata verso tutti,
anche verso quanti facciamo fatica ad amare.
Tutti: Amen
4
1.
UNA SOSTA
PER RICORDARE
CI CHE LO SPIRITO
HA DETTO
alla nostra chiesa
( A ,)
. P
 
 
Sono passati tre anni da quando
ho proposto a tutte le Comunità
ecclesiali della diocesi (parrocchie, associazioni, gruppi, movimenti) un confronto sul modo
di far fruttificare la grazia del
Battesimo, così che la comunità cristiana, nel suo insieme, e i
singoli battezzati in particolare,
sappiano oggi manifestare quella “differenza” che caratterizza
il cristianesimo e che si qualifica
come una opportunità a servizio
della società e dell’uomo1.
Vogliamo dedicare quest’anno pa-
storale per riflettere sul cammino
percorso in questi anni dalla nostra Chiesa, riprenderne i tratti essenziali per meglio comprenderli
e assimilarli. A questo scopo ho
pensato a un semplice “strumento di lavoro” da utilizzare a tutti i
livelli della vita diocesana, zonale
e parrocchiale e delle associazioni/gruppi/movimenti.
Non ci chiede bilanci compiacenti
e tantomeno sterili lamentele, ma
si propone di favorire l’esercizio
della memoria, convinti che la
vita cristiana non può che essere
1 1. Il Battesimo, sorgente di vita nuova (2006/7); 2. Il Battesimo, sorgente delle vocazioni ecclesiali (2007/8); 3. Dal Battesimo il coraggio della missione (2008/9).
5
fondata sul ricordo riconoscente
di ciò che il Signore ha fatto per
noi e con noi.
2. Lo facciamo lasciandoci guidare da alcuni spunti delle “sette
lettere” con le quali si apre il libro
dell’Apocalisse (cap. 1-2), nelle
quali il Signore Gesù, risorto dai
morti e vincitore, invita le Chiese
dell’Asia Minore a discernere la
propria ora2.
“All’angelo della Chiesa … scrivi!”
(Ap 21,1): il Risorto si rivolge alle
singole comunità, per ognuna delle quali ha un messaggio particolare, perché egli ha un rapporto
vivo con ogni Chiesa, “cammina”
in mezzo a essa (Ap 2,1) e al tempo stesso la “tiene” nella sua destra (Ap 2,1), la guida attraverso i
suoi pastori.
Sono ben consapevole che un piano pastorale non è la soluzione di
tutti i problemi ecclesiali. È semplicemente un tentativo per “camminare insieme”, far convergere il
cammino cristiano delle comunità
attorno alla Chiesa locale, la Chie-
sa amata da Cristo, suo Sposo. È
uno strumento per aiutare a crescere in una mentalità comune,
riprendere alcune scelte pastorali, che possono entrare a far parte
della nostra tradizione, secondo
le urgenze dei tempi3.
Per una parrocchia, per una associazione o per un movimento
ecclesiale, riflettere su di una
traccia comune è occasione per
sentirsi Chiesa, radicata nel nostro territorio, in un certo luogo,
con un respiro che vada al di là
dei propri intenti e delle proprie
aspettative. La visione di Chiesa
proposta dal Concilio Vaticano II è,
infatti, quella di pensare la parrocchia, le associazioni o i movimenti nella comunione della Chiesa
particolare, in un mutuo ascolto,
in piena, reciproca fiducia e nella
generosa condivisione dei carismi
ricevuti da ciascuno.
3. Prendere a cuore un progetto
pastorale significa per i laici, per
le persone consacrate, per gli appartenenti alle varie aggregazioni,
Verrà offerto un apposito sussidio per una meditazione – personale e comunitaria
– sulle sette lettere dell’Apocalisse.
3
“Il Vescovo può anche essere non ascoltato, ma così si rischia di perdere il piccolo
dono di Dio che è stato disposto per questi anni, in attesa dei doni più grandi che
certamente ci saranno riservati per le epoche future…”, in G. BIFFI, Liber pastoralis
Bononiensis, EDB, Bologna 2002.
2
6
I nuovi battezzati nella Veglia Pasquale 2009 con il Vescovo e alcuni sacerdoti
poter esercitare nella Chiesa una
effettiva corresponsabilità, in un
molteplice scambio di doni e attraverso un confronto che fa crescere. Il Risorto ci invita ad amare
la nostra Chiesa: “Io sono colui che
scruta gli affetti e i pensieri degli uomini” (Ap 2,23), a conservare con
cura i doni che egli ha fatto alla
sua sposa: “Quello che possedete
tenetelo saldo fino a quando io verrò” (Ap 2,25).
Ancor di più, i sacerdoti, sapendo
di “far parte di un unico presbiterio,
di sentirsi responsabili con il Vescovo di tutta la Chiesa particolare,
rifuggendo da autonomie e protagonismi,”4 possono ritrovare nel
progetto pastorale alcuni orientamenti che richiedono di essere
assunti e condivisi.
In questo modo è data a tutti la
possibilità di esercitare quella effettiva comunione ecclesiale con il
proprio Vescovo, che si traduce in
una partecipazione responsabile.
4. La scelta della nostra diocesi di
Crema di ripartire dal sacramento
del Battesimo, in vista di una vita
battesimale adulta, è conforme a
quanto la Chiesa che è in Italia va
riproponendo in questi anni. Il già
citato documento CEI recita così:
“Al fondo dell’attenzione pastorale
alla vita adulta del cristiano sta la
riscoperta del Battesimo. Concentrare l’azione della parrocchia sul
Battesimo è il modo concreto con
cui si afferma il primato dell’essere
sul fare, la radice rispetto ai frutti,
il dato permanente dell’esistenza
cristiana rispetto ai fatti storici mutevoli della vita umana”5.
CEI, Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, n. 3.
CEI, Il volto. op. cit., n. 9.
4
5
7
Noi siamo quindi in piena sintonia
con il cammino della Chiesa che
è in Italia. Con essa respiriamo il
fascino della adesione al Vangelo,
ma anche le sfide che come comunità cristiana incontriamo lungo i nostri giorni.
È consolante sentirci dire dal Signore: “Per quanto tu abbia poca
forza, hai però custodito la mia
parola e non hai rinnegato il mio
nome … hai custodito il mio invito
alla perseveranza” (Ap 3,8.10).
Si tratta di far conoscere a tutti
la bellezza e la ragionevolezza
della fede cristiana, di presentarla come la proposta di vita
che offre all’uomo le migliori
risposte, di viverla in pienezza,
giustificandola anche dal punto
di vista intellettuale e mostrandola nell’esistenza concreta delle persone6.
5. Risulta di grande attualità e
urgente per il cristiano prestare ascolto all’invito del Signore
Gesù: “Sii vigilante, rinvigorisci ciò
che rimane e sta per morire. Ricorda come hai ricevuto e ascoltato la
Parola, custodiscila e convertiti”
(Ap 3,2-3).
È sotto gli occhi di tutti come il
clima spirituale, in questi ultimi
anni, sia profondamente cambiato, anche a Crema.
Soprattutto attraverso i mass media
che, nonostante siano “meravigliosi
strumenti”, di fatto hanno progressivamente instillato una nuova mentalità, frutto di una costante diffusione di
messaggi che contraddicono, quando
non irridono, la vita cristiana.
I canali televisivi, che entrano in
tutte le case, e il mondo virtuale
di Internet che fa presa soprattutto sui giovani, generano purtroppo
uno stile di vita anticristiano, a cui
anche i nostri battezzati sono tentati di omologarsi. Cito solo alcune
“nuove” idee: l’infedeltà coniugale
è considerata del tutto normale; la
logica del più forte prevale sul più
debole; la felicità è fondata sul provvisorio o sull’effimero; la fedeltà alla
parola data perde ogni valore; ecc.
C’è da domandarsi come un battezzato, sottoposto costantemente
a queste martellanti provocazioni,
riesca a non adeguarsi, come possa
esprimere uno stile di vita diverso,
in coerenza tra vissuto e fede, per
una edificazione di una società veramente a misura d’uomo.
È ciò che ha fatto in questo anno il progetto culturale della Chiesa italiana, rilanciato
nei sui obiettivi al Convegno di Verona (2006).
6
8
6. Si comprende bene che oggi
non basta più essere cristiani per
tradizione. Nel passato, almeno
da noi, nascere e divenire cristiani
andavano insieme: la fede si trasmetteva con l’ambiente culturale
e con l’apporto insostituibile della
famiglia. Oggi non è più così.
Siamo passati da una Chiesa di
“appartenenza”, nella quale la
fede era data dall’ambiente stesso
di vita, a una Chiesa di “convinzione”, nella quale, una volta consegnata dalla Chiesa, la fede si definisce come una realtà personale
e coraggiosa, spesso in contrasto
con l’ambiente circostante.
Oggi, appaiono evidenti i segni di
crisi che, anche tra noi, rallentano lo sviluppo della vita cristiana
e spesso vivono anche grazie alla
nostra complicità, per la quale il
Signore ci dice: “Conosco le tue
opere … ho da rimproverarti di avere
abbandonato il tuo primo amore…”
(2,4). Pensiamo alla diminuzione del numero dei matrimoni
religiosi, all’aumento del numero dei divorzi e delle convivenze,
agli aborti, alla riduzione dei
bambini battezzati, all’invecchiamento delle comunità, alla
banalizzazione della sessualità,
all’abuso dell’alcol, ai giovani
che non frequentano più la vita
sacramentale, alla diminuzione
di vocazioni sacerdotali e religiose, alla carenza di testimoni
esemplari, di cristiani laici impegnati a promuovere nel mondo della politica e della cultura
la sapienza del Vangelo.
7. Per la verità, questi segni di crisi
riflettono una ben più ampia situazione, a livello mondiale, dove non
solo sono messi in discussione i valori fondamentali dell’umanesimo
cristiano, ma anche viene meno
l’influsso positivo che il cristianesimo ha offerto nel passato alla costruzione della nostra civiltà.
Oggi è la stessa idea di uomo che
viene diversamente interpretata,
quasi egli fosse un semplice prodotto della natura (e non più persona a immagine di Dio), l’uomo
considerato come oggetto, misurabile attraverso le forme dell’indagine sperimentale7.
“La questione antropologica” è la domanda su chi sia e che cosa significhi essere
uomo. Da tempo assistiamo a tentativi volti a ridurre l’uomo a semplice prodotto della
natura, mortificandone la dignità e la costitutiva vocazione alla trascendenza. (cfr.
CEI, Rigenerati per una speranza viva. Testimoni del grande ‘sì’ di Dio all’uomo. Nota
dopo il 4° convegno ecclesiale nazionale, n.15).
7
9
Avanza sempre più chi pretende
di dare alla scienza e alla tecnologia il dominio selettivo dei viventi,
così che la vita umana, considerata solo quale “particella della
natura”, sembra aver perso qualsiasi valore!8
8. Di fronte a questa situazione,
lungi da noi quel sentimento di
impotenza, che genera solo un
pessimismo scoraggiante, che
conduce alla fine solo alla depressione.
Tutto ciò potrebbe far nascere in
noi la tentazione di ritirarci sulla
difensiva e di limitarci ad accusare l’attuale cultura.
Non si tratta di avere paura delle società attuale, che invece va
evangelizzata, come ci ricorda
continuamente il Santo Padre
quando parla di una “fede amica
dell’intelligenza”, di valori fondati sulla fede che risultano anche
profondamente umani.
Lo sguardo del Padre non si è
allontanato da noi, il braccio del
Signore Gesù non si è rattrappito;
lo Spirito Santo sta operando attivamente nella storia, nel mondo e
nella coscienza di ogni uomo.
Si tratta di una cultura segnata profondamente da un radicale relativismo, che rifiuta
ogni affermazione di una verità assoluta e trascendente. Il relativismo viene poi accompagnato da un soggettivismo individualista, che pone cioè al centro l’io individuale. Si giunge così al nichilismo, secondo il quale non vale la pena di investire la propria
vita, che quindi perde ogni significato. Eppure l’uomo di oggi si presenta ancora come
“mendicante di significato”, alla ricerca di risposte esaustive alle domande di fondo
che non cessa mai di porsi.
8
10
Occorre riconoscere che l’attuale
progresso scientifico e tecnologico, porta con se una vera opportunità a difesa e per la promozione
di tutta la persona e di ogni uomo
in particolare.
A noi il compito di decifrare gli
appelli che il mondo di oggi rivolge ai cristiani e insieme di riconoscere i segni indubitabili della
azione dello Spirito Santo in mezzo a noi.
9. Di fonte alle nuove sfide e
ai nuovi problemi, è bene riconoscere come la Chiesa di oggi
mostri anche evidenti segni di vitalità.
Al Signore Gesù non sfugge
– pur in questa situazione difficile – l’impegno di tanti cristiani: “Conosco le tue opere, la
tua fatica e la tua perseveranza
… la carità, la fede, il servizio, …
hai custodito la mia parola, non
hai rinnegato il mio nome” (Ap
2,2.19; 3,8).
Il pensiero va alla moltiplicazione
della formazione teologica e pastorale, a una partecipazione attiva e
responsabile dei laici alla conduzione della vita ecclesiale, alla nascita di nuovi movimenti e di nuove
forme di consacrazione, al sorgere
di nuove iniziative nei media di ispirazione cristiana, ai grandi raduni
ecclesiali, all’aumento di un nuovo
impegno nel volontariato Caritas,
a concreti gesti di solidarietà, quali la condivisione con le famiglie
segnate dalla crisi economica, attualmente in atto, a una fede più
matura e consapevole.
Tutti segni che affermano un
nuovo bisogno di spiritualità, un
appello ai valori, un affinamento
nella coscienza etica, insieme a
una nuova ricerca di senso. All’interno di questa visione emerge
chiaramente la nostra chiamata a
una fede più adulta, illuminata e
convinta9.
10. Dobbiamo realisticamente
ammettere che certe espressioni
“I cristiani sono quindi chiamati ad avere una fede che consenta loro di confrontarsi
criticamente con l’attuale cultura resistendo alle sue seduzioni; di incidere efficacemente sugli ambiti culturali, economici, politici; di manifestare che la comunione tra i
membri della Chiesa cattolica e con gli altri cristiani è più forte di ogni legame etnico;
di trasmettere con gioia la fede alle nuove generazioni; di costruire una cultura cristiana capace di evangelizzare la cultura più ampia in cui viviamo” (GIOVANNI PAOLO II,
Ecclesia in Europa, n. 50).
9
11
della fede hanno fatto il loro tempo, ma che ora sono chiamate a
farsi da parte per lasciare posto
ad altre espressioni, ad altri linguaggi, che costituiscono il terreno favorevole per l’annuncio
evangelico stesso. Il Risorto invita
la Chiesa ad abbandonare il suo
stato di tiepidezza, ognuno di
noi a riconoscere che “sei povero,
cieco e nudo”, ad arricchirsi dei
doni che lui solo può offrire. Forte l’invito: “Io tutti quelli che amo
li rimprovero e li educo. Sii dunque
zelante e convertiti” (Ap 3,19).
L’essere umano, nella sua struttura profonda, è ancora “capace
di Dio”, anche se spesso se lo dimentica. L’uomo di oggi è assillato dalla domanda che riguarda
Lui. Egli sa che all’origine di tutte
le cose non ci può essere il cieco
caso, né il destino, non l’irrazionalità, ma l’eterna Parola creatrice.
La novità dell’annuncio cristiano
consiste nell’affermare che questo Dio si è mostrato, attraverso
l’umanità di Cristo, Parola eterna
è entrata nella nostra carne. Egli
ha inaugurato il Regno portando
la sapienza delle Beatitudini a
norma di vita e con una particolare vicinanza ai poveri e ai crocifissi di ogni tempo, primi destinatari
delle promesse di Dio.
Illuminanti le parole del Santo Padre: “Una cultura meramente positivistica che rimovesse nel campo
soggettivo come non scientifica la
domanda circa Dio, sarebbe la capitolazione della ragione, la rinuncia
alle sue possibilità più alte e quindi
un tracollo dell’umanesimo, le cui
conseguenze non potrebbero essere che gravi”10.
Il nostro compito è di vegliare
attivamente sulle condizioni che
rendono la fede possibile, comprensibile, praticabile e desiderabile, offrire possibilità nuove di
scoprire come la scelta della fede
sia sensata, buona, utile per la
propria esistenza.
11. La fede dei credenti è, e resterà sempre, un dono sorprendente, non valutabile dai nostri sforzi, ma frutto della grazia di Dio,
che raggiunge l’uomo in tutte le
condizioni di vita, e insieme della
libera adesione dell’uomo.
È stupendo l’elenco delle promesse che il Signore Risorto fa
BENEDETTO XVI, Parigi, 12 settembre 2008.
10
12
ai “vincitori”: l’albero della vita, la
veste bianca e la manna nascosta, il
proprio nome inciso su una pietruzza bianca e la permanenza perenne
nel tempio presso il Signore. Questi rimandi simbolici ci aiutano a
meditare sui frutti di una vita battesimale corrisposta con amore e
con generosità.
Da parte nostra, responsabili a diversi livelli della evangelizzazione,
non può mancare la ricerca di linguaggi nuovi, di offerte di condivisione e di sincera amicizia perché
le persone possano sperimentare
attraverso di noi, testimoni, la
gioia dell’incontro con il Signore
Gesù.
La testimonianza di una vita
attraente, affascinante e non ripiegata su noi stessi, costituisce
una alternativa credibile e convincente rispetto ad altre proposte di vita, oggi tanto conclamate
e propagate.
12. Dedichiamo allora questo
nuovo anno pastorale per rivedere
criticamente il cammino percorso,
discernere gradualità e priorità,
senza dibatterci tra gli slanci delle
buone intenzioni e i ripiegamenti
delle disillusioni, ma anche senza
tralasciare alcuni interrogativi che
pongono in causa le responsabilità di ciascuno e che, insieme,
interpellano fortemente la nostra
comunità ecclesiale.
Si tratta sì, per quest’anno, di
una sosta, ma di una “sosta operosa”, non di un anno “vuoto”, ma
un anno per “prendere fiato”, che
gioverà senz’altro per il nostro
“discernimento comunitario”, in
vista di un cammino futuro, nella misura in cui la partecipazione
di tutti e il coinvolgimento di ciascuno contribuiranno nell’ascolto
umile e obbediente di ciò che “lo
Spirito dice alla Chiesa”.
Noi non possiamo sapere, con le
nostre sole forze, dove ci sta portando il Signore, ma siamo certi
13
che egli è “il testimone degno di
fede e veritiero” (Ap 3,14), “Colui
che ci ama” (Ap 1,5), che viene “a
far nuove tutte le cose”, che non
cessa mai di tracciare la via anche in tempi difficili, di darci la
certezza che la fede battesimale,
14
vissuta con amore generoso, non
resta mai senza frutti.
Possa Egli suscitare ancor oggi,
nella Chiesa di Crema, l’anelito
della Sposa: “Vieni, Signore Gesù!”
(Ap 22,20).
2.
TRE
INTERROGATIVI
SEMPRE ATTUALI
° ANNO:
CHIESA DI CREMA,
CHE COSA NE HAI
FATTO DEL TUO
BATTESIMO
13. Debbo riconoscere che la
domanda, rivolta come semplice provocazione, sia ai singoli
battezzati, sia anche alle diverse
comunità, ha colpito non poco
il “sano orgoglio cremasco”, ma
– da parte mia – non voleva essere
per nulla impertinente!
Fieri di una lunga tradizione cristiana, l’interrogativo è risuonato
tra i Cremaschi come uno stimolante “esame di coscienza”, per
rendersi conto delle mutate situazioni in cui viviamo oggi la fede
battesimale e delle effettive difficoltà nel trasmetterla.
PER FARE DI
CRISTO
IL CUORE DEL
MONDO:
IL BATTESIMO
sorgente
di vita nuova
14. La trasmissione del cristianesimo da una generazione all’altra
non può affatto essere dato per
scontato. Non si è cristiani perché si è nati in una famiglia cristiana. “Cristiani non si nasce, ma
si diventa”. La fede battesimale è
adesione a Cristo e al suo Vangelo
15
da parte di ogni singola persona
che viene introdotta nella vita cristiana in modo graduale, attraverso i sacramenti della iniziazione
cristiana11. Ogni uomo, per essere
cristiano, deve cominciare a credere attraverso scelte individuali
e decisioni proprie.
E la comunità dei credenti, da parte sua, contribuisce a trasmettere
la fede non tanto offrendo strutture o iniziative anche allettanti, ma
attraverso la testimonianza della
gioia di essere discepoli di Gesù
e mediante una carità discreta
verso i fratelli! Nel linguaggio dei
segni, la carità (non solo quella straordinaria, ma soprattutto
quella di tutti i giorni!) suscita
sempre meraviglia e forti, salutari
interrogativi.
15. È attraverso una vita differente, “ispirata a dolcezza e mitezza,
ma capace di fermezza e di vigore”12 che i discepoli di Gesù vivono
il loro Battesimo testimoniando,
mediante un “bel comportamento”, che seguire Cristo, “uomo
perfetto”, significa sviluppare in
pienezza la propria umanità. Così
i credenti sono il segno evidente e
concreto della freschezza sempre
nuova del Vangelo, sia per la Chiesa, sia per il mondo.
° ANNO:
QUAL 
IL TUO “NOME”
16. Con questo secondo interrogativo, ho voluto introdurre il
tema delle vocazioni, di tutte le
vocazioni emergenti dalla grazia del Battesimo, nella consapevolezza che ciascuno diventa
cristiano solo quando assume la
sua fisionomia specifica e scopre
il suo posto all’interno del popolo di Dio. La cura delle vocazioni
costituisce per ogni diocesi una
delle priorità pastorali.
È la vocazione tipica di ciascuno
che fa l’uomo, ma, nello stesso
tempo, anche il discepolo di Gesù.
Con il Battesimo noi entriamo a
far parte del popolo sacerdotale,
(“sacerdozio comune dei battezzati”), popolo chiamato a offrire un
rendimento di grazie a Dio non
con sacrifici di animali, ma con
L’iniziazione cristiana è un percorso progressivo nella conoscenza della fede, nella
esperienza della preghiera, nella partecipazione alla vita della comunità cristiana, nella pratica della carità e delle prime forme di impegno nell’apostolato.
12
E. BIANCHI, La differenza cristiana, Einaudi, Torino 2006, pag. 49.
11
16
PER FARE DI
CRISTO
IL CUORE DEL
MONDO:
IL BATTESIMO
sorgente
delle vocazioni
ecclesiali
Diocesi di Crema
Anno Pastorale 2007-2008
l’offerta della propria vita, con il
dono della propria libertà13.
17. Scoprire il proprio “nome”
significa, allora, accettare di rispondere personalmente alla vocazione che Dio Padre rivolge a
ciascuno, chiamata che si riconosce anche attraverso i doni ricevuti, nella certezza che la vita ha
valore solo se è donata.
È un invito alle famiglie perché
non pretendano che i loro figli
siano una fotocopia della loro vicenda personale, ripercorrendo
la loro medesima vocazione14. I
genitori devono offrire ai loro figli
gli “strumenti necessari” perché
essi sappiano avviarsi verso il
futuro assumendo le proprie responsabilità e mettendo a frutto
i loro doni, tanto originali e unici,
tali da configurare la personalità
di ciascuno, doni che saranno poi
messi a servizio del bene comune,
nella Chiesa e nella società civile.
Il compito educativo, condotto in
sinergia tra famiglia e comunità
cristiana, deve portare ciascuno
a essere fiero di divenire discepolo di Gesù attraverso un suo
modo personale di appropriarsi
del messaggio cristiano e di testimoniarlo con tutta la vita, intesa
come risposta alla chiamata del
Signore.
18. La domanda “qual è il tuo
nome?“ è un invito esplicito per
coloro che sono chiamati al Matrimonio a scoprire la bellezza di
un amore vero e profondo, vissuto come un dono reciproco e
fedele.
Cfr. Rom 12, 1.
“Se i genitori percepiscono come unica vita quella che loro trasmettono e se ne sentono padroni, decidendo per i figli e facendo progetti su di loro, la generazione diventa
una affermazione della propria volontà egoista. Il vero genitore è colui che è cosciente
della partecipazione all’amore di Dio e che, dando la vita aspira e prega che chi nasce
sia generato per la vita eterna”(M. RUPNIK, Il cammino dell’uomo nuovo, Lipa, Roma
2009, pag. 18).
13
14
17
È un appello a coloro che Gesù
chiama a seguirlo nella vocazione sacerdotale e nelle diverse forme della vita consacrata a scoprire tutta la felicità
che vi è nel donare la propria
vita a servizio di Dio e degli uomini.
Nella lettera inviata a tutti i sacerdoti in occasione dell’Anno
Sacerdotale, nel giugno scorso,
ho espresso l’auspicio che essi
prendano “decisamente a cuore,
in prima persona e senza reticenze,
la cura delle vocazioni sacerdotali.
Infatti, senza una proposta esplicita da parte nostra e una cura ‘ad
personam’, non possiamo sperare
in risposte generose da parte dei
nostri giovani”.
Estendo ora questo appello ai
genitori, agli animatori di gruppo, ai catechisti, agli educatori
perché ciascuno faccia la sua
parte in questo compito così delicato, nella certezza che Dio fa
il suo!
È un invito a riprendere sistematicamente il buon uso della “direzione spirituale”15.
° ANNO:
  



19. Siamo giunti così al terzo interrogativo. Il Signore Gesù chiama tutti i suoi discepoli e li invia
a continuare la missione, ricevuta
dal Padre suo, che consiste nell’annunciare il suo amore verso
tutti gli uomini, nel testimoniare
che egli libera l’uomo e lo salva.
L’obbedienza al mandato missionario riguarda tutti: sacerdoti,
consacrati e laici, in ogni ambiente e in ogni situazione della
vita.
Questo annuncio è risuonato più
volte nella nostra Chiesa, che
vanta fino ad ora numerose vocazioni missionarie.
Sono sacerdoti, suore e laici di
cui essere fieri: hanno donato la
loro vita a Cristo e ai fratelli in
ogni parte del mondo, a servizio
dei poveri e degli ultimi, testimoniando di fatto che, là dove
giunge il Vangelo, l’uomo viene
nobilitato nella sua dignità. Essi
La direzione spirituale è l’arte di portare progressivamente i battezzati dall’avvio alla
vita spirituale a una certa forma di maturità cristiana, là dove non solo si sa riconoscere
la volontà di Dio, ma anche la si desidera compiere volentieri.
15
18
PER FARE
DI CRISTO
IL CUORE
DEL MONDO:
DAL BATTESIMO
IL CORAGGIO DELLA MISSIONE
Diocesi di Crema
Anno Pastorale 2008-2009
costituiscono pure, all’interno
della nostra diocesi di Crema,
una forte testimonianza perché
ci educano ad avvertire la natura
missionaria di tutta la Chiesa, ci
scuotono perché noi stessi avvertiamo il dovere di evangelizzare,
perché la dimensione missionaria pervada tutti gli ambiti della
pastorale e della vita cristiana.
20. Sono proprio i nostri missionari, quando ritornano in famiglia per brevi periodi di vacanza,
ad avvertire il mutato clima di
fede nelle nostre comunità, una
diversa mentalità, spesso solo
formalmente cristiana, ma rivestita di uno stile secolarizzato,
che si adegua a mode e stili di
vita secondo criteri etici molto
distanti dal cristianesimo.
I nostri missionari ci testimoniano pure la vivacità e la fecondità delle loro Comunità cristiane
sparse nel mondo; ci annunciano
un più attivo coinvolgimento dei
laici nell’opera evangelizzatrice
delle loro Chiese; ci documentano le grandi trasformazioni operate nei cuori di molti attraverso
la Parola di Dio accolta, meditata e pregata.
21. Tutto ciò ci stimola quindi a
domandarci come possiamo anche noi farci carico del Vangelo e
come trasmetterlo dentro il nostro ambiente culturale, dentro
i diversi spazi quotidiani, non
solo occasionali, né straordinari.
Il Convegno di Verona ci ha reso
consapevoli che i laici diventano
testimoni di speranza nei diversi
ambienti con nuovi stili di vita,
con una visione della realtà illuminata dalla fede, per “rifare
con amore” il tessuto connettivo
della società.
La gioia e l’entusiasmo dei nostri missionari ci ricordano che
non basta rinnovare i metodi
pastorali, occorre suscitare in19
nanzitutto un nuovo ardore di
santità.
Là dove esistono comunità vive,
dove si aiuta l’uomo a crescere
nei suoi bisogni profondi, a dare
un senso alla propria vita, nel
suo svolgersi fino al suo morire,
20
là dove insieme si “cerca Dio”,
si riserva un giusto spazio alla
Parola di Dio, lì fioriscono scelte
di vita che mettono Dio al primo
posto e si creano le condizioni
per lavorare a servizio della dignità dell’uomo, di ogni uomo.
DOMANDIAMOCI...
Queste domande sono finalizzate
a favorire la meditazione personale,
la riflessione e il dibattito di gruppo
1
LE LETTERE DEL VESCOVO, LA VISITA PASTORALE
IN ATTO, L’INSIEME DEL CAMMINO PERCORSO
IN QUESTI ANNI, CHE COSA STA FACENDO
EMERGERE (UNA NUOVA SENSIBILITÀ,
NUOVI STILI DI VITA CRISTIANA…)
NELLE NOSTRE COMUNITÀ E NELLA DIOCESI
?
- a livello di catechesi e di sacramenti
della iniziazione cristiana (1° anno)
- a livello di riconoscimento delle diverse vocazioni
e dei ministeri nelle nostre comunità (2° anno)
- a livello di consapevolezza che la missionarietà
è componente fondamentale dell’esperienza cristiana (3° anno).
2
LA SITUAZIONE NELLA QUALE VIVIAMO
E IL CAMMINO COMPIUTO A LIVELLO
PARROCCHIALE E DIOCESANO QUALI SPERANZE
STA DISCHIUDENDO, QUALI VIE PERCORRIBILI
LASCIA INTRAVEDERE,
QUALI POSSIBILI SCELTE PASTORALI
?
- nel campo di una seria e credibile
esistenza cristiana (1° anno)
- nel riconoscimento del nostro posto
e dei nostri carismi nella comunità (2° anno)
- nell’annuncio e nella testimonianza della fede
al livello della vita ordinaria (3° anno)
21
22
3.
Le vie della
Conversione
22. Dopo aver chiarito le ragioni
di fondo, indispensabili per aiutarci a vivere una fede adulta e a
trovare le scelte più opportune
per trasmetterla, riprendo ora
alcune scelte che mi sembrano
prioritarie per il nostro cammino di Chiesa.
Sono le vie della conversione,
che si snodano, come ho accennato nel titolo, a un triplice
livello: personale, pastorale e
missionario.
Riprendo e approfondisco questa scansione similmente alla
lettera che ho inviato a tutti i
sacerdoti della diocesi in occasione dell’inizio dell’Anno Sacerdotale.
 - LA
CONVERSIONE
PERSONALE
23. La prima di queste conversioni non può essere che quella
personale. L’appello del Signore:
“Convertitevi e credete al Vangelo”
(Mc 1,15) risuona di nuovo oggi
innanzitutto per noi. Come già
ho ricordato nella prima lettera:
“Se il Battesimo è un vero ingresso nella santità di Dio attraverso
l’inserimento in Cristo e l’inabitazione del suo Spirito, sarebbe un
controsenso accontentarsi di una
vita mediocre, vissuta all’insegna
di un’etica minimalistica e di una
religiosità superficiale.
23
Chiedere a un catecumeno:
“Vuoi ricevere il Battesimo?” significa al tempo stesso chiedergli: “Vuoi diventare santo?”
Significa porre sulla sua strada
il radicalismo del discorso della
montagna: “Siate perfetti come
è perfetto il Padre vostro celeste”
(Mt 5,48)16.
Quanto maggiori sono le responsabilità nell’opera evangelizzatrice, tanto più si deve
avere coscienza del nostro bisogno di essere evangelizzati,
ossia trasformati, noi per primi, dal di dentro, dallo Spirito del Signore, convertiti dalla
sua Parola, radicati nel suo
amore.
Siamo noi, sacerdoti, consacrati
e laici, impegnati a diversi livelli
nel campo della evangelizzazione, a dover accogliere questo urgente e mai concluso appello; a
noi il compito di desiderare e di
permettere che lo Spirito Santo
faccia di noi una viva immagine
di Gesù.
Per una concretezza, vedi le diverse iniziative formative (bibliche, catechistiche, spirituali) offerte a vari
livelli.
24. La predicazione del Vangelo realizza efficacemente una
trasformazione profonda dell’uomo e della sua vita, del suo
pensiero, dalla qualità delle relazioni, ai criteri di giudizio, ai
valori che si ritengono essenziali. Siamo noi, quindi, per primi,
a dover manifestare la novità del
Battesimo mediante una vita secondo lo Spirito17.
GIOVANNI PAOLO II, Novo Millennio Ineunte, n. 31.
Un’originale sintesi del tema battesimale è narrata attraverso il commento ai nuovi
mosaici che presentano la vita di san Pio da Pietrelcina, a sua volta seguace di san
Francesco, per la cripta dove il Santo sarà deposto a San Giovanni Rotondo. Si veda:
M. RUPNIK, Il cammino dell’uomo nuovo, ed. Lipa, Roma 2009.
La vita battesimale, che non è una semplice teoria, un ideale solo pensato o volontaristico, la si impara dai Santi, da coloro cioè che vivono in un’intensa comunione con il
Signore e nel dono di sé ai fratelli!
16
17
24
Si tratta di permettere allo Spirito Santo di penetrare il proprio
vissuto, per impregnare tutta la
nostra creatività personale, gli
atti, gli atteggiamenti con la
vita stessa di Dio.
Il fondamento del compito missionario (non lo si ripeterà mai
abbastanza!) si trova nel lasciare
che il Signore sia sempre di più il
vero fondamento della nostra vita:
più saremo inseriti in Lui, più
desidereremo che altri giungano a conoscerlo, ad amarlo e a
seguirlo!
Più saremo in contatto con
lo Spirito di Dio e sotto la sua
guida, più la nostra vita verrà
assunta nell’amore e vissuta in
servizio dell’amore.
25. Senza una testimonianza personale e comunitaria di
unione con il Signore, di ascolto fedele della sua Parola, di
servizio umile e incondizionato
alla Chiesa, in spirito di unità
e di collaborazione con le altre
membra dell’unico Corpo, lontani da rivalità e invidia, vano è
il nostro impegno di evangelizzazione18.
Al contrario, se lo Spirito Santo abita in noi, in tutto il nostro
essere, nel nostro pensiero,
nelle parole, in ogni gesto, noi
ricorderemo agli altri Dio, faremo trasparire qualcosa del suo
amore19.
Per una concretezza, vedi le
diverse iniziative formative e di
servizio, proposte dalla Commissione per la carità, per la
salute.
26. Senza una carità discreta,
disposta al servizio generoso
e appassionato, con una sollecitudine verso i più deboli e gli
ultimi, non sono ancora visibili
quei “segni di novità evangelica”
che pure desideriamo offrire a
chi ci sta intorno. L’attuale crisi
economica, che ha colpito anche la nostra terra, ci permette
di esercitare la carità nella for-
Si rilegga il decreto conciliare Ad gentes, ai nn. 11-18, dove viene espressa la dinamica dell’impegno evangelizzatore. Il primo passaggio è proprio la testimonianza, il
dialogo e la carità (11-12); segue poi l’annuncio del Vangelo e la chiamata alla conversione (13); il catecumenato e l’iniziazione cristiana (14); quindi la formazione nella
comunità cristiana per mezzo dei sacramenti e dei ministeri (15-18).
19
“Chi prega non spreca il suo tempo, anche se la situazione ha tutte le caratteristiche
dell’emergenza e sembra spingere unicamente all’azione” (BENEDETTO XVI, Deus
caritas est, n. 36).
18
25
ma discreta della condivisione.
Non dimentichiamo che la testimonianza della carità, in tutte le
sue manifestazioni (compresa la
“carità intellettuale”, il servizio ai
poveri, agli anziani, l’accoglienza degli stranieri, di chi è solo e
fallito nella vita, l’impegno in politica, la difesa e la promozione
della vita, l’educazione integrale
dell’uomo, ecc…), possiede in se
stessa un’intrinseca forza evangelizzante, perché traduce immediatamente e senza far rumore, le
radici profonde dell’accoglienza,
a imitazione del cuore di Dio.
27. La trasmissione della fede,
che è sempre più di una infor20
26
mazione dottrinale, inizia dalla
testimonianza personale del
credente, come attestazione di
un incontro con Dio, che ha trasformato la propria esistenza e
l’ha resa felice.
Le parole di papa Benedetto XVI
mi sembrano le più adatte per
sottolineare quanto sia necessaria e urgente la nostra conversione personale: “Ciò di cui abbiamo soprattutto bisogno in questo
momento della storia sono uomini
che, attraverso una fede illuminata
e vissuta, rendano credibile Dio in
questo mondo. La testimonianza
negativa di cristiani che parlavano di Dio e vivevano contro di lui
ha oscurato l’immagine di Dio e
ha aperto le porte dell’incredulità.
Abbiamo bisogno di uomini che
tengano lo sguardo dritto verso
Dio, imparando da lì la vera umanità. Abbiamo bisogno di uomini
il cui intelletto sia illuminato dalla
luce di Dio e a cui Dio apra il cuore,
in modo che il loro intelletto possa parlare all’intelletto degli altri il
loro cuore possa aprire il cuore degli altri. Soltanto attraverso uomini
toccati da Dio, Dio può far ritorno
presso gli uomini”20
J. RATZINGER, L’Europa di Benedetto nella crisi delle culture, Siena 2003, 63c.
 - LA
CONVERSIONE
PASTORALE
28. La seconda conversione alla
quale siamo chiamati è quella
di riscoprire la parrocchia nella sua primaria funzione, quella
di essere soggetto e luogo di un
cammino educativo della fede,
diventando una Chiesa della
speranza e della gioia.
La parrocchia non è un’organizzazione benefica a sé stante, né può accontentarsi di essere recepita da certuni come
un’occasione per il divertimento a basso costo o semplicemente un luogo per il tempo
libero.
Essa intende essere innanzitutto un luogo fecondo di aggregazione, dove tutte le sue
proposte, anche quelle apparentemente non finalizzate alla
evangelizzazione, sono concepite per aiutare le persone, le
famiglie, i diversi gruppi, a partire dalle situazioni e dalle problematiche loro proprie, a vivere una progressiva esperienza
di fede e di carità.
Radicata in un territorio preciso, diffusa tra la gente, dal carattere popolare (e non elitario),
la parrocchia è ancora “un bene
prezioso per la vitalità dell’annuncio e della trasmissione del Vangelo”21.
Questa è la scelta fortemente ribadita dall’episcopato italiano,
anche in occasione del Convegno della Chiesa italiana a Verona nel 2006.
La parrocchia, però, deve essere ridisegnata nel suo volto
missionario e concentrarsi sulla
scelta fondamentale dell’evangelizzazione. Questa consiste
nell’annunciare/testimoniare,
come comunità e come singoli,
l’amore di Dio, che si manifesta
attraverso quanti trasmettono la
bontà e la misericordia di Cristo
che si dona a tutti, soprattutto
nei confronti di chi più ne ha più
bisogno: i poveri, certo, ma anche i ricchi, che hanno spesso
più bisogno di sentirsi bussare
al loro cuore.
Solo mettendo Dio al primo posto
nella nostra vita, attingendo abbondantemente dalla preghiera
e dai sacramenti la forza dello
CEI, Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, n.5.
21
27
Spirito Santo, potremo prendere parte all’impegno ecclesiale
e nello stesso tempo portare
l’amore di Cristo dentro la società22.
29. In parrocchia, prima scuola
di evangelizzazione, strumento
ordinario per la trasmissione
della fede, è la Liturgia, evento
in cui la Chiesa viene associata
dal Cristo risorto nella lode perenne a Dio Padre, attraverso lo
Spirito Santo.
Rimane ancora efficace l’antica espressione medioevale:
“Lex orandi lex credendi”, ossia:
“La regola della preghiera è la
regola della fede”23. Nelle celebrazioni liturgiche la fede non è
presentata come un insieme di
verità da credere, né come una
tensione volontaristica dell’uomo che cerca Dio, ma innanzitutto come dono di Dio, che ci
viene incontro attraverso i “santi segni” mediante Cristo, nello
Spirito, così che noi possiamo
incontrarlo, ascoltarlo e rispondergli, offrendo in sacrificio la
nostra stessa esistenza (il “culto spirituale” cfr. Rm 12,1).
30. La parrocchia deve diventare sempre più un luogo dove
si respira un clima di preghiera,
quasi una “scuola di preghiera
permanente”, ambiente in cui
si insegna a stabilire un dialogo
d’amore con Dio fino a diventare suoi intimi amici.
L’educazione alla preghiera, vissuta innanzitutto nella liturgia,
“culmine e fonte della vita ecclesiale”, ma anche nell’esperienza individuale, “diventi un punto
qualificante di ogni programmazione pastorale”.24 “Una giornata
della comunità cristiana, in cui
si coniugano insieme i molteplici impegni pastorali e di testimonianza nel mondo con la celebrazione eucaristica e magari
con la recita di Lodi e Vespri, è
forse “più pensabile” di quanto
ordinariamente si creda”. Sono
Il Convegno di Verona ha avuto la felice intuizione di ricentrare la pastorale della comunità cristiana intorno alla persona e agli “ambiti” della sua vita. Per un approfondimento
di questo aspetto rimando al testo CEI, Rigenerati per una speranza viva. Testimoni del
grande ‘sì’ di Dio all’uomo”. Nota dopo il 4° convegno ecclesiale nazionale.
23
Affermazione latina di Prospero d’Aquitania (463) che a volte si trova anche nella
forma: “Legem credendi lex statuat supplicandi” (Il nostro modo di pregare rivela ciò
in cui crediamo).
24
GIOVANNI PAOLOII, Novo millennio ineunte, n. 34.
22
28
le coraggiose espressioni che il
grande Giovanni Paolo II scrive
qualche riga più avanti del testo
citato, insegnando l’audacia di
chiedere ai fedeli ciò che spesso
si ha timore di proporre!
31. Impegno centrale per ogni
Comunità parrocchiale è la celebrazione dell’Eucaristia domenicale, giorno del Signore
risorto e del dono dello Spirito.
Si abbia cura che l’assemblea
possa vivere questo momento
comunitario con una partecipazione attiva, piena e fruttuosa. È
opportuno che la celebrazione
eucaristica sia dignitosamente
preparata: prevedendo anche,
di tanto in tanto, la “memoria
del Battesimo” (come atto penitenziale)25.
I lettori (adulti, e non ragazzi!)
proclamino con chiarezza e con
senso la Parola di Dio, dopo
averla precedentemente accolta
nel loro cuore26. Invito ad aderire al “Corso per lettori liturgici”,
che si è recentemente attivato
nella nostra diocesi (come risulta dal calendario diocesano)
per acquisire il giusto atteggiamento e la tecnica adeguata a
un ministero delicato.
L’omelia, accuratamente preparata, spieghi in un linguaggio
nitido, incisivo e sostanzioso, il
senso delle letture e con facili
applicazioni alla vita delle persone, in vista di una conversione e di un impegno vitale27.
I canti siano espressione di tutta l’assemblea, scelti tra il vasto
repertorio della Chiesa italiana
e della nostra diocesi, come
proposto dal nuovo libro dei
Si veda dal Messale romano: Rito per l’aspersione domenicale dell’acqua benedetta,
pagg.1031-1036.
26
Si veda: C. GIRAUDO, Ascolta, Israele! Ascoltaci, Signore! (teologia e spiritualità
della Liturgia della Parola), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2008.
27
Vedi il Messaggio al Popolo di Dio, XII assemblea generale del Sinodo dei Vescovi,
La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa.
25
29
canti, ancora in allestimento e
di prossima edizione.28
Le preghiere dei fedeli siano
una risposta alla Parola di Dio
proclamata ed esprimano la
situazione storica locale, come
anche i bisogni concreti della
Chiesa e del mondo, le ansie e
le speranze del popolo di Dio.
Raccomando che tra le varie intenzioni di preghiera – ogni domenica – si faccia esplicita richiesta
perché i giovani sappiano rispondere con generosità alla chiamata
di Cristo, che li invita a seguirlo
nella via del sacerdozio ministeriale o della vita religiosa o missionaria.
Non manchino poi congrui momenti di silenzio, in cui ogni
cristiano possa assimilare personalmente il Mistero che viene
celebrato.
32. Un rinnovato coraggio pastorale viene richiesto perché le
comunità parrocchiali sappiano
proporre in modo convincente
ed efficace la pratica del sacramento della Riconciliazione29.
Per un cristiano il sacramento
della Penitenza è “la via ordinaria per ottenere il perdono e la
remissione dei suoi peccati gravi
commessi dopo il Battesimo”. Ricordo ciò che Giovanni Paolo II
ha più volte sottolineato: “Non
dobbiamo arrenderci, fratelli carissimi nel sacerdozio, di fronte
Come ho più volte sottolineato, anche quando nelle celebrazioni liturgiche è presente il gruppo corale, si eviti tuttavia di lasciare muta l’assemblea, pur con alcuni
interventi della sola corale.
29
È utile nelle parrocchie esporre un apposito cartello che indichi i giorni e gli orari utili
delle Confessioni.
28
30
a crisi temporanee! I doni del Signore – e i sacramenti sono tra i
più preziosi – vengono da colui
che ben conosce il cuore dell’uomo ed è il Signore della storia”.
Anche l’attuale Pontefice ha ripreso il medesimo tema, precisando: “Il sacramento della Penitenza va ancor più valorizzato e i
sacerdoti dovrebbero mai rassegnarsi a vedere deserti i loro confessionali né limitarsi a costatare
la disaffezione dei fedeli per questa straordinaria fonte di serenità
e di pace”.30
33. Poiché il Battesimo è strettamente unito alla Cresima e
all’Eucaristia, che insieme costituiscono i Sacramenti della
iniziazione cristiana, ecco la
necessità di approfondire sistematicamente il significato e il
valore dell’intero itinerario catecumenale, normalmente svolto nell’ambito della catechesi
dei fanciulli e dei ragazzi.
Si tratta di trovare un’ordinaria
prassi comune, così che i Sacramenti della iniziazione cristiana
non siano la conclusione di un
cammino, ma un momento privilegiato a sostegno della fede
dei singoli, all’interno della comunità31.
Non è questa forse una grande
occasione di conversione pastorale?
Si assiste spesso dopo la celebrazione della Cresima, per
esempio, da parte di tanti ragazzi a una vera e propria dispersione, piuttosto che a un
naturale e vitale inserimento
nei ritmi della vita ecclesiale32.
Come non sentirci interpellati
da questi risultati che annullano tanto impegno profuso negli
anni di preparazione alla Cresima?
34. La “seconda conversione”
invita, poi, a una scelta corag-
BENEDETTO XVI, Discorso in occasione della visita a San Giovanni Rotondo, domenica 21 giugno 2009.
31
È stata costituita una Commissione diocesana per l’Iniziazione Cristiana per affrontare sistematicamente il tema, offrire strumenti efficaci e precisare linee comuni per
l’attuazione.
32
Ricordo che la Chiesa italiana ha scelto attraverso il catechismo dei fanciulli e dei
ragazzi di adottare il percorso “catecumenale” (catecumenato; celebrazione dei sacramenti; mistagogia). Non è inutile sottolineare che i catechismi della Cei restano il
principale testo di riferimento!
30
31
giosa: quella di rinunciare a fare
della propria parrocchia una comunità “autoreferenziale”, senza
costanti agganci con le parrocchie vicine e con gli orientamenti
pastorali diocesani,33 quasi che
l’intera esperienza di Chiesa si
manifesti compiutamente nella sola parrocchia o all’interno
dell’associazione, del gruppo,
del movimento!
Riconosciamo, innanzitutto, il
grande servizio che ogni parrocchia svolge a vantaggio del
popolo di Dio. Essa rimane in
grado di offrire ai fedeli lo spazio per un reale esercizio della
vita cristiana, come pure di essere luogo di autentica umanizzazione e socializzazione, sia
in contesto di dispersione e di
anonimato proprio delle grandi
città moderne, sia in zone rurali
con poca popolazione”34.
Per quanto la parrocchia non
debba rinunciare alla propria
responsabilità e al contributo
rilevante che essa può ancora offrire direttamente, oggi
di fatto essa non è più l’unico
luogo per l’annuncio del Vangelo.
Oggi l’evangelizzazione si sviluppa sì in parrocchia, ma va oltre i
confini della parrocchia! Questa,
oggi più che mai, è chiamata
a conoscere e dialogare con il
proprio territorio, inteso in senso antropologico e sociale.
Anche se piccola, essa è il luogo nel quale si incrociano le più
profonde dimensioni dell’esperienza umana, i cambiamenti,
la crescita e le contraddizioni
che caratterizzano la nostra
epoca sul piano culturale, etico,
religioso, coinvolgendo molti
aspetti del vivere: la famiglia, il
lavoro, le relazioni.
Ciò esige l’impegno sociale della parrocchia, il suo inserimento negli incroci del vivere umano. È un compito che non è più
compatibile con un’azione tradizionale, tantomeno solitaria
e isolata. Le è chiesto di studiare e adottare – in collaborazione con le altre parrocchie e
Basta osservare certi bollettini parrocchiali, centrati per lo più unicamente sulle attività della sola parrocchia, o ascoltare qualche canto in uso esclusivamente in quella
parrocchia, al di là di ogni suggerimento diocesano, per convincersi che occorre andare al di là dei propri confini se si vuole “respirare con tutta la Chiesa”.
34
GIOVANNI PAOLO II, Ecclesia in Europa, 15.
33
32
le altre istituzioni della diocesi
– nuove pratiche pastorali, che
traducano il Vangelo nei luoghi significativi dell’uomo di
questa società. Famiglia, comunità cristiana e scuola devono essere sempre più coinvolte in un cammino comune
e responsabile, per affrontare
positivamente quella che oggi
viene chiamata “emergenza
educativa” a vantaggio dei nostri ragazzi.
35. Conversione è pure la chiamata ad aderire con maggiore
fiducia alla scelta delle “unità
pastorali”, rendendole sempre
più un luogo fecondo di scambio e di aiuto fraterno35.
Nello stesso tempo, la conversione si specifica nell’intensificare la
collaborazione con le parrocchie
vicine, con la zona pastorale, tra
gruppi e movimenti, in piena e
reciproca fiducia, al fine di sviluppare insieme, in un medesimo ambito territoriale, quelle
attività pastorali che superano,
di fatto, le normali possibilità
di una singola parrocchia o di
un gruppo d’appartenenza e
valorizzare tutte le energie spirituali e missionarie dovunque
esse si trovino. Penso in modo
speciale alla pastorale giovanile:
non avendo nelle nostre singole
parrocchie nemmeno il numero
sufficiente per creare un vero e
proprio gruppo giovanile e, ancor
prima, per aprire a nuovi spazi
e a nuove presenze, è indispensabile predisporre la nascita di
gruppi a livello zonale, mediante
animatori responsabili e con un
sacerdote coordinatore, come
già indicato nel progetto di pastorale giovanile”.36
Il tema delle unità pastorali viene ripreso con maggiore ampiezza al n.37.
DIOCESI DI CREMA, Lo guardò con amore. Strumento per un progetto di Pastorale
giovanile, 2003, n. 32.
35
36
33
I giovani hanno bisogno di un
confronto più ampio dei coetanei del loro ambiente; devono poter sperimentare che
non sono pochi quanti cercano
Dio e nello stesso tempo desiderano vivere illuminati dalla
sua Parola, che non mancano
ragazzi e ragazze generosi disposti a un impegno nelle diverse forme del volontariato
Caritas, ecc.
Penso, ancora, alla possibilità di impiantare nelle singole zone pastorali un gruppo di
spiritualità familiare, inimmaginabile di fatto in certe piccole
parrocchie, eppure tanto utile
per aiutare gli sposi nella loro
crescita umana e spirituale e
come sussidio per la educazione cristiana dei figli.
A questo scopo l’Ufficio famiglia ha avviato contatti con le
zone pastorali per creare in
ogni zona una équipe con la finalità di elaborare insieme un
cammino possibile di sostegno
alla coppia e alla famiglia.
36. In questo impegno di conversione pastorale è importante
ribadire il rapporto tra la diocesi
e le singole parrocchie. Abbiamo
34
la fortuna di essere una realtà
ecclesiale molto ridotta, per cui
certe proposte vengono lanciate su scala diocesana, non certo per “fare concorrenza” alle
parrocchie, ma per aiutarle e
sostenerle nel loro impegno formativo, nel quale è impossibile
una programmazione di temi
e di proposte che richiedono
competenze particolari.
Solo alcuni esempi. Mi riferisco alla “Scuola di formazione
sociale”, alla luce della dottrina sociale della Chiesa, che
prepara i giovani ad assumersi da cristiani, quelle competenze che li metteranno in
grado di impegnarsi – a titolo
personale – nel mondo della
cultura, della politica, ecc.,
per costruire una vera città
dell’uomo, quindi con un ruolo propositivo e, se necessario, anche critico.
Tra le attività formative proposte
a livello diocesano, ricordo anche
il Corso di preparazione al Matrimonio per i fidanzati, nel quale
sono impegnati da anni sacerdoti e coppie di sposi, interessati
a far percorrere alle coppie un
vero itinerario catecumenale in
vista del Matrimonio cristiano.
Temi di questo livello, come
anche in altri settori della
formazione (il gruppo dei diciottenni, il gruppo di orientamento vocazionale, ecc.),
dovrebbero essere accolti non
come concorrenziali, ma considerati un servizio qualificato che la nostra Chiesa locale mette a disposizione delle
singole parrocchie, sprovviste, soprattutto per certi temi
specifici, di educatori competenti.
37. Per poter rispondere ai problemi concreti delle persone, si
stanno diffondendo anche nella
nostra diocesi le “unità pastorali”, “una scelta che non è riducibile alla mera esigenza di fronteggiare la scarsità di sacerdoti,
né alla costituzione di ‘super-parrocchie’, ma va nella direzione di
un nuovo rapporto con il territorio,
di una corresponsabilità pastorale
diffusa, di un’azione più organica
e missionaria”37.
In queste “unità pastorali” il
compito di presidenza spetta al parroco, ma il suo ruolo
deve essere accompagnato dalla insostituibile presenza corresponsabile di laici, con una
loro identità specifica, con il
loro dono proprio e la loro missione autentica, che non ricalchi semplicemente il ruolo del
sacerdote.38
38. “Conversione pastorale”
a questo livello è, per i preti,
quella di riconoscere che l’azione pastorale della Chiesa non
si esaurisce nel loro ministero,
come ricorda il Concilio Vaticano II, nella Lumen Gentium: “I
pastori sanno bene quanto i laici
contribuiscano al bene di tutta la
Chiesa: sanno di essere stati istituiti da Cristo non per assumersi
da soli tutta la missione salvifica
della Chiesa verso il mondo. La
loro eminente funzione è quella di
pascere i fedeli e di riconoscerne i
ministeri e i carismi, in modo tale
CEI, Rigenerati da una speranza viva, n. 25.
Ho già auspicato la formazione di laici che si qualificano nella parrocchia come “catechisti battesimali”, accompagnano cioè, in comunione con il parroco, i genitori che
hanno chiesto il Battesimo per i loro figli e li seguono anche dopo la celebrazione,
magari in vista di una ripresa della vita cristiana in parrocchia.
Per una presentazione più dettagliata di questa figura, si veda: A. CAPRIOLI, I catechisti battesimali, Ancora, Milano 1999.
37
38
35
che tutti cooperino concordemente all’opera comune nel modo che
è loro proprio”39.
Per i laici “conversione pastorale” significa accettare di impegnarsi, anche come coppia, in
quei mandati tipicamente laicali che implicano, per esempio,
la animazione pastorale della
gioventù o della famiglia, l’iniziazione cristiana dei bambini
e degli adolescenti, la pastorale
dei media o la pastorale della
cultura, l’amministrazione dei
beni della Chiesa, ecc.
39. Avverto quanto mai urgente una “scuola di formazione
alla ministerialità laicale”, ossia
la preparazione di animatori
laici che si dedichino, anche
come coppia, in qualche settore dell’apostolato, specie tra
gli adolescenti e i giovani, che
possano animare gli oratori, i
vari centri di ascolto, inserirsi nel mondo dei mass media,
dedicarsi alla formazione dei
formatori, ecc.
Non mancano a Crema persone
qualificate, muniti anche di studi teologici, biblici e pedagogici.
39
36
Lumen Gentium, 30.
Da esse mi attendo un coinvolgimento deciso nella pastorale,
memore dell’invito dell’apostolo: “Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio
degli altri” (1Pt 4,10).
40. Un luogo sul quale tradizionalmente – e ancora in tempi
recenti – le nostre parrocchie
hanno fatto notevoli investimenti è l’oratorio. Penso che esso
abbia bisogno di uno stimolo
perché possa ritornare a essere un luogo significativo di pastorale giovanile, guidato da un
preciso progetto educativo.
Infatti, pur riconoscendo la positività della storia dei nostri
oratori, essi sono oggi oggetto
di alcuni rischi, che hanno portato difformità tra oratorio e
oratorio: si pensi al peso a volte
smodato della personalità del
sacerdote che lo conduce; a ricorrenti iniziative dalle prospettive troppo corte sotto il profilo
educativo; al venir meno di significative figure di educatori; a
una eccessiva trasformazione in
centri di aggregazione familiare
più che giovanile; alla non sem-
pre chiara collaborazione educativa con società sportive nate
e presenti nell’oratorio; alle
possibilità di collaborazione con
l’Ente pubblico… Tutto ciò rende necessaria una conversione
pastorale che prenda avvio da
un preciso progetto educativo,
espressione del senso di responsabilità di una parrocchia
nei confronti delle fasce giovanili e occasione per concretizzare anche nella vita oratoriana
quanto lo Spirito suggerisce di
nuovo alla Chiesa.
 - LA
CONVERSIONE
MISSIONARIA
41. Come ho scritto nella lettera inviata a tutti i sacerdoti della
diocesi, all’inizio dell’Anno Sacerdotale, la terza conversione
“ci permetterà di andare incontro
a quanti non pongono più il Vangelo a fondamento delle loro scelte, o anche a quelle persone che
pure si dicono cristiane, ma che
conservano con la Chiesa solo rari
momenti di contatto, che si sentono giudicate o non accolte dentro
le nostre Comunità parrocchiali o
nelle diverse realtà associative,
ma che pure sono ancora alla ricerca di Dio e tentano di dare un
senso alla loro vita”.
Si tratta ora di esplicitare alcuni
di questi orientamenti e di applicarli ciascuno secondo il ministero ricevuto.
42. Deve essere sempre più chiara la convinzione che la parrocchia del futuro, come la nostra azione pastorale, o sarà missionaria, o
sarà senza una effettiva incisività
sul territorio nel quale è inserita.
37
La missione del presbitero non
è quella di stare nel recinto, ma
di camminare per le strade in
ricerca di quelle “novantanove
pecore” che si sono smarrite,
mentre solo la centesima è rimasta fedele.
Occorre quindi un’azione comune per un impegno determinato
a cercare le persone dove esse
abitano, dove si pongono in relazione con gli altri, in primo
luogo in famiglia, là dove esse
comunemente vivono, soffrono,
si impegnano, lavorano, vivono
il tempo libero, ecc... così che
esse in seguito possano trovare
nella parrocchia una porta aperta per i momenti difficili della
vita, stabilire sane amicizie e
vivere rapporti di solidarietà e
di vera comunione, condizione
perché il mondo, chiuso in se
stesso e diviso, possa riconoscere i discepoli di Gesù.
43. Determinante per l’annuncio e il servizio al Vangelo è
l’apporto dei fedeli laici “chiamati ad attestare come la fede
cristiana costituisca l’unica ri-
44. La dimensione missionaria si
sviluppa a partire dalla parrocchia,
quando si comincia a visitare annualmente le famiglie (cfr. la benedizione delle famiglie), tutte le
famiglie, anche quelle che non frequentano, anche quelle arrivate di
recente, ma che ancora non si sono
ambientate o che considerano la
casa in cui abitano come un dormitorio, impegnate altrove nel lavoro.
È un compito dei sacerdoti, ma
anche dei laici, venire incontro alle
nuove famiglie, sia quelle di recente costituzione, sia quelle appena
arrivare in parrocchia, provenendo da altri ambienti, in spirito di
cristiana accoglienza.
Sottolineo ancora una volta la necessità di iniziare a livello diocesano incontri periodici di evangelizzazione per categorie professionali specifiche, quali ad esempio gli
insegnanti (UCIIM); i professionisti (UCID); i medici (AMCI), gli universitari (FUCI),
ecc.
40
38
sposta completa agli interrogativi
che la vita pone a ogni uomo e a
ogni società, e possono innestare nel mondo i valori del Regno,
promessa e garanzia di una speranza che non delude”. Proprio i
laici, dopo una congrua preparazione, possono essere adatti
nell’accompagnare quelle persone che sono alla ricerca di
Dio, anche se lontane dai nostri
ambienti.40
Spesso, nel corso della visita pastorale, mi viene sottolineata la
difficoltà di entrare in relazione
con i nuovi arrivati, siano essi
italiani, siano essi immigrati, che
troppo spesso vengono accolti
con prevenzione e paura.
Ricordo, a questo proposito,
ciò che il documento sintesi del
convegno ecclesiale di Verona”
(2006) sottolinea al riguardo:
“L’immigrazione si presenta quale
nuovo aeropago di evangelizzazione: ne è eloquente conferma il fatto
che molti di quelli che si accostano
da adulti al fonte battesimale sono
di origine straniera”41. La credibilità della comunità cristiana si deve
manifestare per la intensità delle
relazioni interpersonali che essa
sa promuovere, superando tutte le
barriere etniche, nazionalistiche e
di classi sociali che spesso vi si
frappongono.42
45. La nostra “passione per il Regno” deve prendesi cura di quanti
sono ai margini della vita ecclesiale.
Riprendo l’invito a studiare la
possibilità di centri d’ascolto per l’annuncio della Parola
di Dio, per la riflessione e la
preghiera, non solo riservati a
persone che frequentano stabilmente la parrocchia, ma anche,
con modalità e temi diversi, per
persone “fuori le mura”.
Già ho invitato gli organismi
diocesani interessati a preparare animatori che siano capaci di
condurre incontri catechistici e
di preghiera con chi è lontano
dall’ambiente parrocchiale, ha
abbandonato la fede, o è in ricerca. Circa le modalità di questi incontri, si rilegga ciò che ho
già scritto lo scorso anno al n.
26 nella lettera “Dal Battesimo,
il coraggio della missione”.
In questi ultimi mesi, poi, la
Chiesa italiana ha diffuso ottimi
sussidi proprio per il “primo annuncio”, che invito a prendere in
considerazione.43 Sono testi che
possono essere utilizzati anche
per la nostra catechesi parroc-
CEI, Rigenerati per una speranza viva: testimoni del grande “sì” di Dio all’uomo, n. 9.
L’Ufficio catechistico diocesano è il referente per il catecumenato degli adulti. Si
vedano le indicazioni espresse, sapendo anche che il catecumenato durerà non meno
di due anni.
43
CEI, Commissione per la dottrina della fede, Lettera ai cercatori di Dio, 2009.
CONFERENZA EPISC. LOMBARDA, Il primo annuncio (di prossima pubblicazione).
Si veda anche: A. FOSSION, Ricominciare a credere, 20 itinerari di Vangelo, EDB,
Bologna 2004.
41
42
39
chiale o di zona, ai giovani o alle
coppie di sposi, in momenti comunitari o di gruppo, specie nei
“gruppi di ascolto parrocchiali
o zonali”.
46. La dimensione missionaria della pastorale, per realizzare la quale
chiedo a tutti significativi “segni di
conversione”, non può non affrontare il tema degli adolescenti, il
vero “anello debole” della nostra
pastorale.
Tutti possiamo verificare il fenomeno del loro pressoché totale allontanamento dalla parrocchia, come
ho già ricordato, all’indomani dall’aver ricevuto la Cresima. Mentre
ci chiediamo “Perché se ne vanno?
Cosa è mancato nello star loro vicino durante la preadolescenza?
Cosa cercano di diverso altrove?”,
occorre anche tener presente che
l’allontanamento è frutto di quella
spinta alla sperimentazione e all’autonomia, che è tipica di questa
età e che a noi domanda anzitutto
una comprensione e un corretto
approccio educativo.
Anziché parole di giudizio, occorre
avere sugli adolescenti uno sguardo pieno di benevolenza e di sim-
patia, perché si sentano comunque
amati, attesi, importanti per noi.
Appena essi entrano nel clima delle scuole superiori, avvertono altre
esigenze, si lasciano coinvolgere
in fugaci esperienze affettive, con
un desiderio di libertà di non facile
gestione e che richiede un nostro
discreto (e oculato) dialogo e confronto critico.
Nei nuovi contesti di vita, quali le
scuole medie superiori, gli adolescenti si sentono troppo fragili e
insicuri, incapaci di affrontare criticamente i nuovi stili di vita. Non
sanno esporre le ragioni della loro
fede, temono di essere giudicati e
perciò si adeguano facilmente a
nuove proposte alternative, lontane dalla prospettiva cristiana.
Nell’età della adolescenza, più che
in altre, occorre presentare un Dio
che offre loro una felicità non separata dalla natura umana; un Dio
che non toglie nulla, ma che offre
tutto. I nostri adolescenti vanno
aiutati a vivere una corretta considerazione della affettività e della
sessualità, sostenuti mediante una
autentica “educazione all’amore”44, anche se lo stile comune e i
mass media propongono loro facili
Perché non pensare, almeno nelle zone pastorali della diocesi, a tempi e momenti per
l’educazione all’amore dei nostri adolescenti/giovani?
44
40
occasioni per una banalizzazione
della sessualità, ridotta a puro
esercizio della genitalità.
La nostra passione missionaria,
che è altro dalla pretesa di averli
tra noi a ogni costo, deve indurci
a cercare insieme nuovi cammini,
nuovi linguaggi, nuove modalità di
rapporto con il chiaro obiettivo di
aiutarli nel dare un senso vero alla
loro esistenza e accompagnarli all’incontro con Cristo “Via Verità e
Vita”45.
47. Come ho annunciato nella lettera dello scorso anno, ha preso il
via nella nostra diocesi, una felice
iniziativa, nel tentativo di raggiungere giovani del nostro ambiente,
anche quanti non frequentano la
parrocchia o le associazioni laicali:
si tratta della “missione giovani”.
La bellezza e l’originalità di questa proposta viene dal fatto che
questo “movimento apostolico”
è animato da un gruppo di nostri
giovani (ragazzi e ragazze), pieni
di entusiasmo, che, sotto la guida
di alcuni frati francescani e di nostri sacerdoti, dopo un periodo di
opportuna preparazione, si avvia-
no quest’anno a raggiungere, con
proposte mirate, i loro coetanei,
incontrati nei loro ambienti di vita.
È per la nostra Chiesa un grande
segno di novità e di speranza, che
coinvolgerà parrocchie, oratori, associazioni e diocesi per raggiungere quanto più possibile i giovani!
Auspico che questa iniziativa missionaria sia appoggiata da tutti e
accolta con vivo interesse perché
sottolinea come tutti i battezzati,
anche i giovani, siano responsabili
nel trasmettere la gioia della fede
cristiana.
Tutti i giovani dei nostri oratori,
dei gruppi, delle associazioni e
dei movimenti ecclesiali devono
sentirsi coinvolti in questo tempo
Ho incaricato la Commissione Giovanile diocesana, in collaborazione con ACR, Scouts, CL, Insegnanti Cattolici, di proporre un cammino di fede adeguato e proposte pastorali adatte alla sensibilità degli adolescenti.
45
41
Cattedrale di Zacapa (Guatemala): il gruppo di sacerdoti e laici cremaschi presenti
all’ordinazione episcopale di mons. Rosolino Bianchetti nominato da Benedetto XVI
Vescovo di Zacapa (31 gennaio 2009)
di evangelizzazione, che prevede,
tra l’altro, anche la proposta che
viene dalla Chiesa italiana delle
“sentinelle del mattino”: giovani
che conducono altri giovani, nel
corso del sabato notte, in una
Chiesa per adorare il Signore nell’Eucaristia e per offrire loro la
possibilità di ricevere il perdono
di Dio attraverso un ministro della Chiesa.
I doni di Dio che deriveranno da
questa entusiasmante attività
evangelizzatrice, nata e sostenuta dai giovani stessi, vanno certo
al di là di ogni nostro merito e di
ogni attesa. Tuttavia, se posso auspicarne uno, mi auguro che sia
possibile promuovere in ogni zona
pastorale della diocesi un gruppo
42
giovanile, che prosegua lo slancio
della missione e possa essere un
valido riferimento per i giovani della zona, con la collaborazione di
animatori preparati e almeno da
un sacerdote responsabile.
48. Questo impegno di conversione missionaria sia costantemente
alimentato dalla relazione con i
nostri missionari e missionarie.
Il loro servizio ad altre Chiese,
in contesti culturali diversi dai
nostri, e la loro testimonianza
ci manterrà aperti alla cooperazione tra Chiese, ci consoliderà
nella certezza che “l’impegno di
annunziare il Vangelo agli uomini
del nostro tempo… è senza alcun
dubbio un servizio reso non solo
alla comunità cristiana, ma anche
a tutta l’umanità”46.
Il nostro impegno missionario
ci stimolerà a una evangelizzazione inculturata e ci farà sentire responsabili di fronte alle
grandi sfide della pace, della
giustizia e della salvaguardia
del creato.
Sarà necessario rivitalizzare i
Gruppi missionari parrocchiali
quali animatori della missionarietà delle comunità cristiane.
Una riqualificazione dei gruppi
missionari permetterà alle parrocchie di poter contare sulla
loro presenza anche nel comune
impegno di evangelizzazione del
nuovo contesto culturale dentro
cui siamo chiamati a vivere, e,
nello stesso tempo, manterrà i
contatti per una solidarietà generosa verso i poveri e nell’aiuto
economico alle giovani Chiese.
49. Uno degli aspetti della missione è l’evangelizzazione della
cultura contemporanea, stabilendo con essa un dialogo,
come ci ha recentemente suggerito il Convegno di Verona.
Diventa inoltre imprescindibile,
per il cammino cristiano delle nostre comunità, cogliere le
emergenze culturali che via via
si presentano nella società di
oggi per affrontarle con giusto
atteggiamento critico e alla luce
dell’umanesimo cristiano.
Ad esempio, il dibattito su temi
di bio-etica, che nei prossimi
mesi investirà la società italiana, esige anzitutto una corretta
e responsabile informazione,
tramite la stampa cattolica locale e nazionale e una specifica pubblicistica, reperibile,
per esempio, presso la “Buona
Stampa”. Sollecito inoltre una
partecipazione agli specifici incontri formativi, organizzati per
il clero e per i laici, promossi in
collaborazione con associazioni
e movimenti competenti.
50. La nostra diocesi dispone
di un importante strumento di
formazione culturale, quale la
Scuola cattolica “Carlo Manziana”, alla quale si aggiungono
una quindicina di Scuole materne, di ispirazione cristiana, nel
territorio, che globalmente coinvolgono quasi 5.000 persone
PAOLO VI, Evangelii nuntiandi, n. 1.
46
43
tra alunni, genitori e insegnanti.
A nessuno sfuggirà che si tratta
di un forte potenziale di evangelizzazione. La Scuola diocesana sta passando un momento
di trasformazione e di rilancio,
mentre molte scuole materne
accusano una crisi. Occorre che
tutta la comunità diocesana ne
riconosca non solo la legittimità, ma anche la valenza pastorale e ci si impegni tutti insieme
nella sua promozione.
44
I responsabili della Manziana
prepareranno un progetto di
coinvolgimento della comunità diocesana (sacerdoti e laici) per riavvicinare la scuola
alla comunità stessa, per favorire l’interazione e per trovare in essa la collaborazione
necessaria al suo sviluppo e
al suo potenziamento in vista
della formazione di un laicato cattolico protagonista del
futuro.
4. UNA CONSEGNA
“redditio”
Q   ,
    
 
   ,
  ,
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   
.
51. So di chiedere un ulteriore
impegno e una nuova fatica, ma
considero necessario questo
sforzo comune proprio perché
non vada disperso ciò che in
questi tre anni abbiamo appena
abbozzato!
L’amore alla Chiesa e il nostro
generoso ardore pastorale ci
permetterà di affrontare seriamente questa revisione.
45
Chiedo perciò a tutte le comunità parrocchiali
(dopo congrui spazi di confronto con il consiglio pastorale,
i catechisti, gli animatori liturgici, gli educatori, ecc.),
alle associazioni, ai movimenti e ai gruppi operanti in diocesi,
che - entro Pasqua -
mi facciano pervenire le diverse riflessioni
e osservazioni.
Le commenterò poi con gli organismi diocesani competenti,
come frutto di un anno che ha
voluto approfondire gli effetti
della vita battesimale nella vita
delle nostre comunità: il Battesimo, infatti, non è riducibile a
semplice rito!
E poiché non vada dispersa la
grazia della “visita pastorale”,
ma si incarni anche in scelte
operative, invito poi le parrocchie che hanno già vissuto la
visita, (unitamente ai consigli pastorali di zona) a riflettere anche
sui frutti di questo evento.
I temi intorno ai quali chiedo di
sintetizzare questa “consegna”
sono gli stessi che ho formulato
nelle due domande che concludono la II parte della Lettera al n. 21,
pag. 19.
46
In una Chiesa fondata sulla
comunione effettiva dei vari
membri, in piena solidarietà
e da corresponsabili, non è un
lusso lasciarsi coinvolgere da
questa verifica!
5. L’ANNO
SACERDOTALE
52. Come è noto, il papa Benedetto XVI ha indetto per quest’anno un tempo di riflessione e
di preghiera per tutti i sacerdoti del mondo, ricordando il loro
patrono, il santo curato d’Ars,
Giovanni Maria Vianney, “vero
esempio di Pastore del gregge di
Cristo”, nel 150° anniversario
della sua morte.
La finalità dell’Anno Sacerdotale, che ha per titolo: “Fedeltà di
Cristo, fedeltà del Sacerdote”, è
quella di “riscoprire la bellezza e
l’importanza del sacerdozio e dei
singoli ordinati, sensibilizzando a
ciò tutto il popolo santo di Dio: i
consacrati, le consacrate, le famiglie cristiane, i sofferenti e, soprattutto, i giovani, così sensibili
ai grandi ideali vissuti con autentico slancio e costante fedeltà”.
Tutto il popolo di Dio avrà la possibilità di riflettere sulla natura
del sacerdozio ministeriale e sul-
la sua missione a servizio della
Chiesa. Nello stesso tempo, però,
è opportuno che in quest’anno di
grazia, si intensifichi la preghiera
per i sacerdoti di tutto il mondo,
perché siano felici di servire la
Chiesa e di donare la propria vita
a servizio della evangelizzazione
e perché tutte le vocazioni e tutti i
47
Preghiera per i sacerdoti
carismi, donati dallo Spirito Santo,
possano essere accolti e valorizzati
nelle famiglie, piccole Chiese.
Anche ai laici deve essere nota la
consapevolezza che i sacerdoti
sono un dono insostituibile di Dio
per tutta la Chiesa. Essi hanno bisogno dell’affetto, dell’incoraggiamento e della sollecitudine di tutti.
Nello stesso tempo, i sacerdoti
troveranno in quest’anno sacerdotale “una importante occasione di approfondimento teologicospirituale e di missione pastorale,
feconda innanzitutto per gli stessi
sacerdoti, chiamati a rinnovare la
consapevolezza della loro identità
e a rinvigorire la tensione missionaria che scaturisce dallo ‘stare’
con il Signore”.
Ho distribuito in tutte le parrocchie una immaginetta con una
“preghiera per i sacerdoti”, che raccomando di ripetere fedelmente
tutti i giorni, in famiglia, magari
con i membri dello stesso nucleo
familiare. Potrebbe essere questa
un’occasione favorevole per incominciare a pregare ogni giorno in
famiglia, insieme!
Ho affidato poi al nostro Centro
diocesano Vocazioni l’impegno di
organizzare la sera del terzo giovedì di ogni mese, un tempo pro48
O Vergine della Pentecoste,
che hai animato la preghiera degli apostoli
nel cenacolo di Gerusalemme,
invocando lo Spirito Santo,
dono pasquale, promesso da Cristo, tuo Figlio:
custodisci i tuoi figli sacerdoti,
che ami di un tenero amore di predilezione.
Veglia sul loro ministero
perché sappiano donare in piena fedeltà
la loro esistenza a Cristo e ai fratelli.
Sostieni i sacerdoti che vivono
momenti di difficoltà o di prova,
riaccendi in ciascuno la gioia del cuore
e ottieni per tutti dallo Spirito Santo
un nuovo, incandescente amore per Cristo
perché sia annunciato con coraggio
e da tutti conosciuto, amato e seguito. Amen
lungato di adorazione eucaristica
invitando i fedeli, secondo il calendario diocesano. Sarà anche una
felice occasione per offrire a tutti,
giovani e meno giovani, un tempo
per le Confessioni e insieme affidare
al Signore il ministero dei sacerdoti,
chiedendogli anche che susciti ancora tra noi nuove vocazioni di giovani, disposti a donare la loro vita
per il Vangelo di Gesù. Invito pure
i mass media della nostra diocesi
a riservare una giusta visibilità all’Anno Sacerdotale, programmando
interviste a sacerdoti, segnalando
esperienze significative, ecc.
Il monumento che ricorda l’incontro del Santo Curato D’Ars con un ragazzo, a cui
chiede dove si trovi la sua parrocchia (Ars)
Vi auguro di vivere questo
nuovo anno pastorale con grande
speranza e responsabilità,
sostenuti dall’affetto reciproco
e dalla grazia di Dio che agisce
tra noi in abbondanza.
Con la mia benedizione
il vostro
Crema, 17 settembre 2009
49
INDICE
Invochiamo lo Spirito Santo
I
Una sosta per ricordare “ciò che lo Spirito ha detto
alla nostra Chiesa” (Ap 2,7) (n. 1 - 12)
II Tre interrogativi sempre attuali:
1° anno: Chiesa di Crema, che cosa ne hai fatto
del tuo Battesimo? (n. 13 - 15)
2° anno: Qual è il tuo “nome”? (n. 16 - 18)
3° anno: Dove e come essere missionari oggi? (n. 19 - 21)
III Le vie della conversione: (n.22)
la prima: conversione personale (n. 23 - 27)
la seconda: conversione pastorale (n. 28 - 40)
la terza: conversione missionaria (n. 41 - 50)
IV Una consegna (“redditio”) (n. 51)
V L’ anno sacerdotale (n. 52)
Preghiera a Maria, madre di Cristo e di ogni suo discepolo
50
+ Chi desidera incontrare il vescovo Oscar per un colloquio spirituale
o per il sacramento della Confessione, lo potrà trovare a Crema,
in Cattedrale, ogni martedì, dalle ore 16 alle 18
(Per fissare un appuntamento in altro orario: 0373.256565)
PER FARE DI CRISTO
IL CUORE DEL MONDO
- Il Battesimo, sorgente di vita nuova (2006/2007)
- Il Battesimo, sorgente delle vocazioni ecclesiali (2007/2008)
- Dal Battesimo il coraggio della missione (2008/2009)
- Trasmettere la fede battesimale (2009/2010)
Preghiera a Maria,
madre di Cristo e di ogni suo discepolo
Sol. O vergine Maria,
sposa dello Spirito Santo,
madre di Cristo e di ogni suo discepolo:
Tu, a Cana di Galilea, durante uno sposalizio,
per prima, avvertisti con intuito femminile e materno,
che veniva a mancare il vino, segno di gioia e di festa.
Per questo hai invitato i servi
a fare quello che Gesù avrebbe detto loro (cfr Gv 4,5).
Tutti: Beata te, Maria, perché hai creduto!
Sol. Per la tua missione materna, continua a far risuonare tra noi questo
stesso tuo dolce invito: “Fate quel che vi dirà!”
L’accoglienza della Parola del Signore trasformerà tutta la nostra vita
e qualificherà la nostra testimonianza.
Tutti: Beata te, Maria, vergine obbediente!
Sol. Fa’ che si rinnovi oggi nella Chiesa di Crema
il miracolo che Gesù operò a Cana.
Il cambiamento dell’acqua in vino,
segno della presenza efficace di Gesù, sposo della Chiesa,
ridoni vitalità apostolica alle nostre parrocchie e ai nostri gruppi,
così che la gioia della fede sia attraente anche per le nuove generazioni.
Tutti: Beata te, Maria, donna nuova!
Sol. E come a Cana i discepoli, di fronte al segno offerto da Gesù,
credettero in lui (cfr Gv 2,11),
così fa’ che oggi tutti i battezzati
riacquistino un nuovo slancio nell’evangelizzazione,
per annunciare agli uomini,
sempre assetati di verità e d’amore,
che Cristo è l’unico Salvatore del mondo,
risposta a tutte le loro domande.
Tutti. Beata te, Maria, stella dell’evangelizzazione!
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