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NUOVI PRODOTTI
Bond & dintorni: ristrutturazione del debito? Booh!
Senior bancari a rischio? Ahi! La soluzione? Due rifugi
per salvare i risparmi. In più le nuove emissioni e le
azioni telefoniche ad alto rendimento
BOND
— 25 agosto 2014
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Come generare reddito con le cedole delle obbligazioni e i dividendi delle azioni
TWITTER
di Lorenzo Raffo
E’ dalla scorsa primavera che circolano voci incontrollate su una possibile ristrutturazione del debito italiano.
Probabilità reali? Scarsissime, salvo che i nostri governanti proseguano sulla strada del non affrontare il problema
principe del Paese, quei 2200 miliardi di buco nero. Poi all’improvviso, in estate, hanno cominciato a parlarne un po’
a vanvera alcuni politici. E qualcuno ha ipotizzato che il Tesoro stava formulando vere e proprie simulazioni in tal
senso. La sentenza è stata chiara: opzione impraticabile! Qualche piccolo e medio investitore ha cominciato
comunque a vendere Btp, subito rimpiazzato da istituzionali e soprattutto “hedge fund”, per i quali il problema non
esiste, soprattutto in previsione delle prossime mosse della Bce. Il dubbio però continua a ronzare, aggravato da
rendimenti ormai scarsi. Ha senso restare investiti – magari pesantemente – su un Paese con il secondo
rapporto debito/Pil in Europa? E’ una tattica che può durare nel tempo? C’è un’alternativa? La risposta la
diamo fra un po’, dopo aver affrontato un secondo argomento, per ora sconosciuto ai più.
1 di 10
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F segue
█ In Europa c’è un altro problema, quello del debito senior bancario
Tweet da una lista di effemagazine.it
Dal 2016 – a seguito di una complessa serie di cambiamenti normativi – i bond senior “unsecured” di banche in
IWBank S.p.A.
difficoltà non avranno più paracadute nel caso di “autosalvataggio” o “bail-in” (ne abbiamo recentemente scritto in
un articolo sulla Rivista F Risparmio & Investimenti). Ciò significa due effetti: 1) i soli bond al di sopra di ogni
rischio diventano i “covered”, oggi dai rendimenti bassissimi; 2) i rating subiranno inevitabilmente dei “downgrade”.
Secondo UBS le banche con valutazione AA – cioè le migliori – saranno abbassate ad A, con effetto a cascata. Più
40m
@IWBank_it
Borsa #IWeek: performance weekly-monthly-yearly
indice e titoli #FTSEMIB Italia tiny.cc/90rusw - via
@BorsaItalianaIT #borse
che timore di imminenti “bail-in” (salvataggi interni, cioè senza l’intervento dello Stato) si avverte incertezza per la
IWBank S.p.A.
volatilità futura dei prezzi delle obbligazioni del settore. E’ vero che il numero delle banche con rating AA in Europa
garanzie dei senior “unsecured”, che diventeranno solo (ci sia ammesso il gioco di parole) “unsecured”. Si perderà
41m
@IWBank_it
è basso – e fra l’altro tutte con “outlook” già oggi negativo – ma il problema sta nel cambiamento del livello di
#Dati macro: h 16 #USA
Nuove #abitazioni monofamiliari vendute
quindi un altro pilastro di sicurezza, in un gioco al massacro più che preoccupante, improntato a sempre
meno garanzie per l’investitore, soprattutto “retail”. Il caso della portoghese Espirito Santo potrebbe essere
IWBank S.p.A.
così l’ultimo in cui i senior bond finiranno – assieme agli altri “asset” buoni – nella nuova “good bank”, mentre i
subordinati e l’equity termineranno la loro vita nella “bad bank” da smantellare. Anche in questo caso si sono però
sentite voci che proponevano di punire già i senior, con tutte le conseguenze legali che ciò avrebbe comportato.
█ Strani movimenti sul mercato
#Dati macro: 10 #Germania
Rapporto IFO sulla congiuntura economica
Attese Economiche IFO
Valutazione attuale IFO
Prima di fornire una risposta sul che fare, è il caso di segnalare come nelle ultime settimane il mercato abbia
FinecoBank
dimostrato forti segnali di tensione. Del Bund tedesco sceso – nel caso del decennale – sotto l’1% di rendimento si
@FinecoLive
è già detto molto anche sui “media” non specialistici. Noi segnaliamo invece come in Italia, ma non solo, si siano
acquistati elevati controvalori di obbligazioni prossime alla scadenza (questione di mesi), con prezzi perfino di poco
42m
@IWBank_it
1h
Apertura #Borsa: FTSE MIB 1.21%, DAX30 1.28%,
CAC40 1.33%, Cambio €/$ 1.3196, Nikkei 0.48%
Espandi
sopra la pari. Il che significa togliere liquidità dai c/c pur garantendosi rendimenti vicini allo zero. Lo si è visto fare
Finanza.com
per varie sedute, sull’onda forse di timori un po’ irrazionali.
1h
@finanza_com
Il confronto tra BANCHE CENTRALI va ben oltre al
simposio di Jackson Hole bit.ly/1nsFC3M
E ADESSO PASSIAMO AL CHE FARE
Di ricette ce ne possono essere varie, ma ben poche sono una risposta strutturale alle perplessità su come salvare i
risparmi in un quadro di forte incertezza sul futuro. La nostra rubrica ne propone una a basso azzardo e a redditività
quanto meno accettabile, con un rapporto quindi rischio/rendimento adatto a qualunque tipo di investitore, ma
soprattutto a chi intende proteggersi. Consiste nel costruire una posizione specifica sulle obbligazioni di due Paesi
ancora al di sopra di ogni “sospetto”, con rating AAA, economie sane, forti potenzialità di sviluppo e perfino tassi
primari interessanti. Sono il Canada e l’Australia. C’è un solo aspetto debole (che oggi è in realtà un punto forte, in
prospettiva di un euro sempre più affaticato): investire nei rispettivi dollari, il che va attuato solo sulla base di
un conto nelle rispettive divise. Non chiedeteci come farlo? Se la vostra banca (di qualunque tipo sia!) non
vi consente quest’opzione, cambiatela! A voi l’accortezza di verificare soltanto che il saldo complessivo
delle posizioni in valuta (anche su diversi intermediari) non superi i 51.645 euro per almeno sette giorni
lavorativi consecutivi. Sotto si gestisce come un normale c/c in euro, senza tassazione su eventuali
plusvalenze sulle giacenze. Sopra i profitti vanno in dichiarazione dei redditi. Per ogni conto è dovuta
EVENTI DELLA FINANZA
l’imposta di bollo di 34,2 euro.
Evento
Organizzatore
█ Perché scegliere questi Paesi
BorsaindirettaTV
Dati alla mano, poiché tutto il resta non conta, la forza di queste due economie è ben presto confermata da qualche
08/09/2014 - Web
numero.
PFExpo Roma
Australia
10/09/2014 - Roma
Crescita Pil
Pil pro capite
Disoccupazione
Inflazione
Debito/pil
3,5%
37.493 USD
6,4%
3%
20,5%
Congresso Nazionale dei
Professionisti e delle
Societa' di Consulenza Fee
Only
Canada
2 di 10
11/09/2014 - Veneto
Crescita Pil
Pil pro capite
Disoccupazione
Inflazione
Debito/pil
2,2%
37.519 USD
7%
2,1%
89,1%
Congresso Nazionale dei
Professionisti e delle
Societa' di Consulenza Fee
Only
12/09/2014 - Veneto
25/08/2014 10:39
Bond & dintorni: ristrutturazione del debito? Booh! Senior bancari a ri...
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BorsaindirettaTV
Come punto di riferimento utilizziamo la Germania:
15/09/2014 - Web
Crescita Pil
Pil pro capite
Disoccupazione
Inflazione
Debito/pil
0,8%
38.291 USD
5,1%
0,85%
78,4%
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E ora un confronto sui rendimenti attuali dei titoli di Stato, con l’aggiunta degli Usa:
ABBONATI AD F
Paese
Rendimento 2 anni
Rendimento 10 anni
Australia (AAA)
2,6%
3,48%
Canada (AAA)
1,09%
2,08%
Germania (AAA)
0,01%
0,98%
Usa (AA+)
0,49%
2,40%
Il responso è positivo e il fatto che ci sia una certa inflazione è favorevole per chi investe, se si muove nella
direzione di operare anche con bond “inflation linked” e a tasso variabile.
█ Canada meno generosa ma solidissima
I rendimenti riferiti all’emittente governativo di Ottawa sono meno interessanti rispetto a quelli australiani, ma
comunque nettamente superiori nei confronti dei tripla A europei. Ecco un portafoglio di riferimento, con titoli solo in
Offerta abbonamento per 12 mesi a soli 34,90 euro
Offerta abbonamento per 24 mesi a soli 59,90 euro
CAD e piccolo lotto minimo (1000/5000), che affineremo nei prossimi mesi. Segnaliamo anche l’aliquota fiscale per
l’Italia.
Puoi richiedere maggiori informazioni:
Tasso / Tipo
Emittente
Scad./Aliquota
Cedola / Yield
Isin
Fisso/Stato
Gover. Canada
1/12/64 / 12,5%
2,75% / 2,6%
CA135087C939
- per email abbonamenti
- per telefono 0267735838
- ricordati che puoi sempre richiedere la copia al tuo
Fisso/Stato
Gover. Canada
1/6/20 / 12,5%
3,5% / 1,6%
CA135087YZ11
edicolante
Fisso/Am. Loc.
Prov. Ontario
2/6/43 / 12,5%
3,5% / 3,56%
CA68323AAY07
Fisso / Corpor.
Bell Telephone
17/6/20 / 26%
3,25% / 2,8%
CA07813ZBD56
Variabile/Stato
Canada H.T.
15/3/19 / 26%
1,235% / 1,23%
CA13509PEB54
Inflation/Stato
Gover. Canada
1/12/44 / 12,5%
1,5%+inflation
CA135087ZH04
CALENDARIO
ARTICOLI
LL
4
M
M M
M G
5
6
7
V
S
D
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2
3
8
9 10
11 12 13 14 15 16 17
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Strategia: in questa fase è certamente preferibile privilegiare i tassi variabili e gli “inflation”, di cui si ha una buona
scelta relativamente agli emittenti canadesi. Per i tassi fissi ne indichiamo di molto lunghi, con inevitabili
25 26 27 28 29 30 31
« lug
elevatissime “duration”, perché si confermano assai volatili, in rapporto anche alle notizie sui tassi Usa, che un
effetto lo esercitano sui titoli in CAD. I tre fissi oggi girano poco lontano da 100 – sopra o sotto – ma diventeranno
interessanti a quotazioni attorno a 90, già toccate l’anno scorso. Con rendimenti superiori agli attuali (almeno
3-3,5% per il Canada e il Bell e 4-4,5% per l’Ontario) si dispone di un portafoglio equilibrato e redditizio,
considerando anche la tassazione per Canada e Ontario al 12,5%. La politica monetaria di Ottawa è abbastanza
pragmatica, ma condizionata dalla vicina economia statunitense, cui quella canadese va spesso al traino. Il
mercato “toro” potrebbe presto finire per i bond a tasso fisso canadesi e si aprirebbe allora un’occasione
da sfruttare alla grande per chi voglia collocarsi su un mercato solidissimo.
Sempre in CAD e di un emittente molto solido, ma svedese, aggiungiamo un’emissione di Swedish Export Credit
(rating AA+) su una scadenza corta, con taglio 2000 CAD:
Tasso / Tipo
Emittente
Scad./Aliquota
Cedola / Yield
Isin
Fisso/Bancario
S.E.C.
10/8/16 / 26%
2% / 1,4%
XS0813456273
Due nuove riemissioni canadesi con rating AAA sono state proposte in questi giorni da Canada Housing Trust ,
con garanzia di Canada Mortgage and Housing Corp. Eccone le caratteristiche:
tasso fisso: valuta dollaro canadese, cedola 2,9%, scadenza 15/6/2024, lotto minimo 5.000 CAD, ammontare
di 6 miliardi di C$ e Isin CA13509PEF68. Prezzo di emissione 103,218. “Yield” 2,527% e “spread” 45,5 punti base
sull’equivalente titolo di Stato canadese. Titolo quotato alla Borsa del Lussemburgo.
3 di 10
25/08/2014 10:39
Bond & dintorni: ristrutturazione del debito? Booh! Senior bancari a ri...
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tasso variabile: valuta dollaro canadese, cedola 3 mesi Cdor – 6 bp (cedola attuale 1,21%), scadenza
15/9/2019, lotto minimo 5.000 CAD, ammontare di 5,5 miliardi di C$ e Isin CA13509PEK53. Prezzo di
emissione 100,06.
█ Australia più munifica ma anche volatile
Sulla scena obbligazionaria Canberra è oggi certamente una protagonista, grazie a rendimenti elevati rispetto al
resto dei governativi non emergenti. Ciò è ancora più significativo se si considera che l’economia australiana è sana
e ben gestita. Ecco allora un portafoglio di titoli con cui costruire una prima esposizione su questo Continente,
sempre con l’accortezza di operare basandosi con un conto in valuta AUD, sebbene nel medio termine le
prospettive di rafforzamento sull’euro siano indiscutibili. La nostra strategia non punta però all’immediatezza
delle performance quanto a costruire una posizione solida per proteggersi da possibili tempeste europee.
Tutti i titoli hanno lotti bassi.
Tasso / Tipo
Emittente
Scad./Aliquota
Cedola / Yield
Isin
Fisso/Stato
Gov. Australia
21/4/33 / 12,5%
4,5% / 4%
AU000XCLWAG2
Fisso/Stato
Gov. Australia
21/4/25 / 12,5%
3,25% / 3,56%
AU3TB0000168
Fisso/Stato
Gov. Australia
21/10/18/12,5%
3,25% / 2,9%
AU3TB0000176
Fisso/Stato
Gov. Australia
15/4/15 / 12,5%
6,25% / 2,5%
AU0000XCLWI3
Inflation/Stato
Gov. Australia
21/8/35 / 12,5%
2% + inflation
AU000XCLWAF4
Variabile/Banca
N. Australia B.
18/6/22 / 26%
5,45% / 5%
AU0000NABHB5
Variabile/Banca
ANZ Bank
22/3/16 / 26%
3,37% / 3,6%
AU3FN0018461
Fisso / Corpor.
Apac Airports
4/6/20 / 26%
5% / 4,4%
AU3CB0209468
Fisso / Corpor.
Toyota Austr.
15/5/19 / 26%
4,25% / 3,7%
AU3CB0221133
Apac Airports è la società aeroportuale che gestisce lo scalo di Melbourne (rating A3 di Moody’s). Toyota Australia è
la finanziaria australiana del costruttore automobilistico giapponese e gode di rating Aa3.
Strategia: c’è molta flessibilità nell’operare sul mercato australiano, grazie alla presenza di obbligazioni di ogni tipo
e a una diffusa prassi dei piccoli lotti. I rendimenti medi sono oggi decisamente più elevati rispetto a quelli europei,
ma occorre tenere presente che l’attuale tasso primario è del 2,5% e che storicamente si tratta di un Paese a
politica monetaria restrittiva (fra il 2010 e il 2011 si muoveva fra il 4,25 e il 4,75%). E’ consigliabile quindi ripartire il
capitale destinato a tale mercato fra tassi variabili a medio-lungo termine, “inflation linked” molto lunghi e tassi fissi
medio-corti. Può apparire contradditoria con tutto ciò la scelta di governativi lunghissimi, ma nell’attuale fase sono
loro a garantire rendimenti al top nella categoria.
Assai attivo negli ultimi tempi il mercato delle nuove emissioni, di cui analizziamo alcune (senza Isin, perché è
preferibile il portafoglio precedente), con una valutazione basata su scala da 1 (minimo) a 5 (massimo):
Emittente
Scadenza
Cedola/Duration
Rating /Taglio
Nostro voto
Bnp Paribas
12/9/2019
4% / 4,6
A+ / 2000 AUD
2
Kbc Ifima
3/9/2019
4% / 4,6
A / 2000 AUD
2
KfW
27/2/2025
4% / 8,7
AAA /1000 AUD
1
Prov. Manitoba
3/3/2025
4,25% / 8,6
AA /10000 AUD
1 (*)
Toyota Austral.
13/2/2019
3,15% / 4,2
AA- / 1000 AUD
1
UBS Australia
27/8/2019
4% / 4,6
A / 1000 AUD
1
(*) Questo titolo ha il vantaggio di godere di aliquota fiscale 12,5% in Italia
NUOVE EMISSIONI CON LOTTO MINIMO BASSO
█ Per rendimenti dignitosi regnano quelle in valuta (pur con tale variabile)
Intensa la serie di novità riferite a obbligazioni in valuta, di cui alcune consistenti in riaperture di emissioni già sul
mercato. Queste le più interessanti, tutte con piccoli lotti, salvo una, la Kommunekredit in real, che abbiamo inserito
in tale spazio per facilità di confronto, anche perché il taglio non è comunque “monstre”.
KfW (rating AAA): valuta dollaro neozelandese, cedola 3,75%, scadenza 16/8/2017, lotto minimo 1.000 NZD,
ammontare di 600 milioni di NZD e Isin XS0817659526. Prezzo di “re-offer” 99,7125. Aliquota fiscale 26%.
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KfW (rating AAA): valuta dollaro neozelandese, cedola 4,5%, scadenza 20/8/2020, lotto minimo 1.000 NZD,
ammontare di 100 milioni di NZD e Isin XS1100379459. Prezzo di emissione 100,841. Aliquota fiscale 26%.
Bei (rating AAA): valuta lira turca, cedola 5,75%, scadenza 3/4/2018, lotto minimo 1.000 TRY, ammontare di
725 milioni di TRY e Isin XS0877809375. Prezzo di “re-offer” 93,625. Aliquota fiscale 12,5%.
Bei (rating AAA): valuta lira turca, cedola 5,5%, scadenza 28/11/2017, lotto minimo 1.000 TRY, ammontare di
900 milioni di TRY e Isin XS0858481194. Prezzo di “re-offer” 92,237. Aliquota fiscale 12,5%.
Bei (rating AAA): valuta lira turca, cedola 8,75%, scadenza 6/7/2020, lotto minimo 1.000 TRY, ammontare di
100 milioni di TRY e Isin XS1098105254. Prezzo di sottoscrizione 101,513. Aliquota fiscale 12,5%.
Inter-American Development Bank (IADB) (rating AAA): valuta rupia indiana, cedola 6%, scadenza 5/9/2017,
lotto minimo 50.000 INR, ammontare di 2,5 miliardi di INR e Isin XS1103713654. Prezzo di emissione 101,1205.
Aliquota fiscale 12,5%.
International Bank for Reconstruction & Development (IBRD) (rating AAA): valuta rand sudafricano, cedola
5,75%, scadenza 15/9/2015, lotto minimo 5.000 ZAR, ammontare di 250 milioni di ZAR e Isin XS1017163764.
Prezzo di emissione 99,305. Aliquota fiscale 12,5%.
International Bank for Reconstruction & Development (IBRD) (rating AAA): valuta dollaro neozelandese,
cedola 3,75%, scadenza 27/8/2015, lotto minimo 1.000 NZD, ammontare di 175 milioni di NZD e Isin
XS1102899017. Prezzo di emissione 100. Aliquota fiscale 12,5%.
Kommunekredit (rating AAA): valuta real brasiliano, cedola 9,84%, scadenza 15/12/2015, lotto minimo
100.000 BRL (=33.115 euro), ammontare di 350 milioni di BRL e Isin XS1097949371. Prezzo di sottoscrizione
100. Aliquota fiscale 26%.
Bnp Paribas (rating A+): valuta real brasiliano, cedola 9,9%, scadenza 12/8/2016, lotto minimo 5.000 BRL,
ammontare di 20 milioni di BRL e Isin XS1084114062. Prezzo di sottoscrizione 101,125. Aliquota fiscale 26%.
Bnp Paribas (rating A+): valuta dollaro neozelandese, cedola 5%, scadenza 12/9/2018, lotto minimo 2.000
NZD, ammontare di 1 milioni di NZD e Isin XS1090394385. Prezzo di sottoscrizione 101,625.
█ Dalle banche italiane arriva poco. Bisogna quindi accontentarsi
Nel depauperato quadro di emissioni di banche di casa nostra segnaliamo solo due senior “step up”, categoria che
sembra continuare a raccogliere l’interesse del mercato:
Ubi Banca (rating BBB+): valuta euro, cedola crescente (da 1% primo anno a 1,2% secondo anno, 1,4%
terzo anno, 1,6% quarto anno e 2,5% quinto anno), scadenza 5/9/2019, lotto minimo 1.000 euro, ammontare
di 160 milioni di euro e Isin IT0005040461. Il rendimento effettivo lordo a scadenza è dell’1,54% Prezzo di
sottoscrizione 100. Non sono previste spese a carico dei sottoscrittori.
Banca Popolare Emilia e Romagna (rating BB-): valuta euro, cedola crescente (da 1,9% primo anno a 2,0%
secondo anno, 2,1% terzo anno, 2,2% quarto anno e 2,3% quinto anno), scadenza 15/9/2019, lotto minimo
1.000 euro, ammontare di 75 milioni di euro e Isin IT0005028748. Il rendimento effettivo lordo a scadenza è del
2,1%. Prezzo di sottoscrizione 100. Sono previste commissioni di collocamento a carico del sottoscrittore del
2,193%.
TITOLI DI STATO
► Italia: domani il Tesorolancerà un nuovo Ctz a due anni, con un importo fra 2,5 e 3 miliardi di euro.
► Portogallo: ha collocato 1 miliardo di euro di titoli a breve, sulle scadenze 3 e 12 mesi, con rendimenti ai nuovi
minimi storici. Il 3 mesi è stato assegnato allo 0,097%, contro lo 0,18% della precedente asta, e il 12 mesi allo
0,216%, dal precedente 0,453%.
► Francia: AFT ha collocato 7,976 miliardi di euro in bond a breve termine: a 3 mesi con un rendimento pari allo
0,001% (inferiore a quello registrato all’asta dell’11 agosto); a 6 mesi con rendimento allo 0,002%, dallo 0,014%
dell’asta precedente; a 12 mesi con rendimento allo 0,019% (di poco superiore a quello registrato nell’asta
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Bond & dintorni: ristrutturazione del debito? Booh! Senior bancari a ri...
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precedente pari allo 0,018%).
► Romania: ha riaperto un titolo, dalle seguenti caratteristiche: valuta euro, cedola 3,4%, scadenza 21/1/2019,
lotto minimo 5.000 euro, ammontare di 928,7 milioni di euro e Isin RO1419DBE013. Il bond è stato emesso la
prima volta a gennaio; gira sui 105, dopo aver anche toccato i 106, con “yield” del 2,2%.
ALTRE VICENDE
█ Quelle spudorate sforbiciate tedesche
Proseguono le operazioni sul debito da parte di alcuni emittenti tedeschi. Questa settimana segnaliamo che
Mitteldeutsche Fahrradwerke (Mifa), produttrice di biciclette, ha proposto ai “bondholders” la ristrutturazione di
un’emissione con scadenza 2018, a cedola 7,5%, allungandone i termini al 2021 e riducendo la cedola all’1%. In
realtà si tratta di un bond poco conosciuto e quasi del tutto assente dai portafogli italiani. Il vero problema è
l’estrema disinvoltura con cui gli emittenti tedeschi riescono a imporre al mercato sacrifici talvolta spudorati, nel
nome di ristrutturazioni aziendali che nascondono anche cessioni o riorganizzazioni intragruppo. Il bond in
questione (che non abbiamo mai considerato fra quelli citati in questa rubrica) ha un importo di 25 milioni di euro,
taglio 1000, Isin DE000A1X25B5 e attualmente gira sui 29 euro, dopo essere sceso a inizio agosto a un minimo di
circa 16 euro. Stranamente le “spread” denaro-lettera è abbastanza stretto.
I DINTORNI
█ Dividendi azionari: questa volta tocca ai telefonici, ottimi pagatori da sempre
Pur con tutte le promozioni lanciate ai clienti, i margini delle corporate attive nel settore telefonico restano elevati e
ai risparmiatori va segnalata l’opzione di incassare dividendi dalle azioni del settore, che continuano a garantire
“performance” di tutto rilievo. La distribuzione di utili è in media ben maggiore rispetto allo stacco di cedole delle
relative obbligazioni, salvo alcune eccezioni statunitensi. Questo un portafoglio di titoli con “dividend yield” sopra il
3,5%. Dalla lista sono stati esclusi i casi di società che attraversano gravi difficoltà finanziarie.
Società
Borsa
Dividendo
Dividend yield
Distribuzione
Windstream
Usa Nasdaq
1,00 $
8,89%
Trimestrale
Telefonica
Madrid
0,75 €
6,32%
Semestrale
Orange
Parigi
0,70 €
6,23%
Semestrale
Frontier Com.
Usa Nasdaq
0,40 $
5,99%
Trimestrale
At&t
Usa Nyse
1,84 $
5,30%
Trimestrale
Verizon
Usa Nyse
2,12 $
4,36%
Trimestrale
Deuts. Telekom
Francoforte
0,50 €
4,47%
Annuale (11/6)
Vodafone
Londra
0,0747 £
3,63%
Annuale (6/8)
Comprare ora o no? Questo il quadro grafico delle otto azioni.
Windstream: dopo un crollo, durato a lungo e terminatosi a 7,25 $, da febbraio il titolo è risalito a 11,25 $, con un
trend ininterrotto. Ad agosto è iniziata però una fase di lateralità, dopo aver toccato la resistenza degli 11,4 $. E’
possibile un periodo di volatilità, con ripiegamenti che potrebbero portare anche verso i 10 $.
Telefonica: si è appoggiata alla media mobile a 200 sedute, ma poi ha avviato un recupero che si scontrerà però
con forti resistenze a 12 e a 12,43 euro. La struttura grafica rimane contrastata.
Orange: dopo una rincorsa fino ai 12,8 euro, massimo degli ultimi quattro anni, è iniziata una veloce correzione.
Solo sopra i 12 euro si avrà un segnale di forza.
Frontier Communications: da settembre 2013 sta riportandosi verso livelli di quotazione allineati ai valori medi
degli ultimi dieci anni. Dal 2007 era partita una fortissima correzione, che ha portato il titolo da 15 a 3 $. Ora quota
sui 6,7 $ e il recupero dovrebbe proseguire nei prossimi mesi.
At&t: andamento molto contrastato, con veloci ripiegamenti e recuperi. Agosto è stato un pessimo mese e ora il
titolo si muove in una fase di congestione, a seguito della rottura al ribasso della media mobile a 200 sedute, che
sta assumendo un andamento ribassista. Decisiva la tenuta del supporto dei 34,2 $.
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Bond & dintorni: ristrutturazione del debito? Booh! Senior bancari a ri...
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Verizon: anche in questo caso il titolo ha una struttura grafica contrastata, a seguito dell’appoggio sulla media
mobile a 200 sedute. Probabile forte volatilità nella banda di oscillazione fra 46 e 51 $.
Deutsche Telekom: ha subito una brusca correzione, che l’ha riportato sul livello degli 11 euro, decisivo per il trend
dei prossimi mesi. Probabile rimbalzo se il Dax tornerà a ruggire.
Vodafone:lontani ormai i 250 pence, dall’estate il titolo si muove fra i 190 e i 205 pence. E’ in atto una fase di
recupero, ma solo il superamento della media mobile a 200 sedute, che avverrà sul livello dei 210, darà un segnale
di forza.
LE OPINIONI DEGLI ALTRI
Com’è abitudine, riportiamo alcune valutazioni sui trend di mercato – soprattutto obbligazionario – espresse da
gestori di fondi o altre figure del mondo finanziario.
Gareth Isaac, Fund Manager Fixed Income di Schroders
“Attualmente l’economia globale ha molti meno venti contrari con cui fare i conti rispetto al 2012, quando l’allora
presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, diede avvio al programma di stimolo monetario. La
disoccupazione statunitense è sotto la fatidica soglia del 6,5% e le pressioni inflazionistiche stanno aumentando, il
tutto mentre il QE volge al termine. La Fed non deve più dipendere da nessuna misura economica per decisioni in
termini di tassi e ci stiamo certamente avvicinando a una fase di rialzo. Un aumento dei tassi d’interesse
generalmente costituisce una cattiva notizia per gli investitori obbligazionari: come fare a proteggersi dal rischio di
una correzione? Un modo per ridurre tale rischio – o addirittura per trarre vantaggio dalla situazione – si realizza
attraverso i fondi obbligazionari “unconstrained” e la loro gestione attiva della ‘duration’ del portafoglio.
La ‘duration’ è, infatti, il modo in cui i gestori quantificano l’esposizione del proprio portafoglio obbligazionario ai
tassi d’interesse. Misurata in anni, aiuta a determinare quanto del valore del fondo è esposto a un aumento o a una
diminuzione dei tassi d’interesse. La logica prevalente vuole che si eviti di avere troppa ‘duration’ in portafoglio
quando i tassi sono destinati a salire, poiché tassi più elevati incidono negativamente sulle valutazioni dei titoli. In
questi casi, infatti, più ‘duration’ si detiene più si perde.
In un fondo obbligazionario tradizionale, l’obiettivo principale del gestore è solitamente quello di sovraperformare il
benchmark. L’abilità del fund manager sta nel decidere se tenere o meno i titoli che compongono tale indice. In
generale, il gestore sarà quindi limitato nell’esprimere una ‘view’ che vada al di fuori di questo contesto.
Fondamentalmente, anche se il comparto può detenere meno ‘duration’ rispetto al ‘benchmark’, non può comunque
rimuovere del tutto questo rischio.
Al contrario, per un fondo obbligazionario “unconstrained” questo problema non si pone. Il comparto, infatti, può
utilizzare un indice ampio, al fine di monitorare i movimenti del portafoglio o la performance, ma può anche non
prenderlo in considerazione. In entrambi i casi, l’obiettivo è di generare un ritorno assoluto (‘total return’), puntando
sulle migliori idee d’investimento del team di gestione, indipendentemente da un ‘benchmark’. L’ampia gamma di
strategie d’investimento disponibili consente a un gestore “unconstrained” di allocare – o di ridurre – il rischio in
maniera molto più autonoma. Soprattutto, può cambiare il posizionamento della ‘duration’ in misura maggiore
rispetto a quanto non possa fare un fondo obbligazionario tradizionale.
Infine, lo strumento più prezioso per un fondo “unconstrained” è la flessibilità. La capacità di modulare
continuamente l’esposizione del portafoglio ai tassi d’interesse, oltre a molte altre misure di gestione attiva del
rischio, è ciò che permette a tali fondi di generare ritorni assoluti costanti. E’ proprio tale capacità di allocare
‘duration’ attivamente e in maniera mirata a rendere i fondi obbligazionari “unconstrained” uno strumento ancora più
prezioso in un contesto di tassi di interesse in aumento”.
Claudio Barberis – Head of Asset Allocation MoneyFarm.com
Un investitore che compra obbligazioni conosce bene la relazione inversa tra prezzo e rendimento a scadenza: se il
rendimento a scadenza richiesto dai mercati sale, il prezzo del titolo scende. Il prezzo attuale di un’ obbligazione
infatti è il valore scontato ad oggi di tutte le cedole che il titolo pagherà e del valore di rimborso: se i tassi di mercato
sono alti, il valore delle cedole lontane nel tempo è basso, perché la distanza temporale pesa maggiormente. Se i
rendimenti sono dello 0%, una cedola che arriva tra un anno ha lo stesso valore di una cedola che arriva tra tre anni
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e il prezzo dell’obbligazione diventa semplicemente la somma di tutte le cedole e del valore di rimborso. Per cui se
un titolo di Stato con valore nominale di 100 ha una scadenza di dieci anni, una cedola fissa del 4% e il rendimento
richiesto dal mercato è 4%, il suo prezzo è circa 100 euro. Ma se il mercato a un certo punto arriva ad accontentarsi
del 2% di rendimento, il prezzo del titolo sale ben oltre i 100 euro, fino ad andare a erodere il beneficio derivante
dalla cedola del 4% e rendere quel titolo equivalente a un altro che abbia la cedola del 2% e che costi 100 euro.
Questa relazione tra prezzo e rendimento richiesto è stimabile in anticipo attraverso un indicatore noto come
‘duration’, misurato in anni: più è alta la ‘duration’ di un titolo obbligazionario, più il suo prezzo sarà sensibile alla
variazione del rendimento a scadenza e quindi volatile. Per fare un esempio, la ‘duration’ di un titolo di Stato
tedesco con cedole che scade tra due anni è pressapoco di un anno e mezzo, la ‘duration’ di un titolo a dieci anni è
di oltre 8 anni: se il rendimento richiesto dal titolo decennale sale dell’1%, l’impatto sul prezzo del titolo sarà
negativo per circa l’8%. La ‘duration’ di un bond è innanzitutto una funzione della sua scadenza. Un trentennale ha
molta più ‘duration’ di un titolo a breve, con la conseguenza che avrà un prezzo molto più volatile. Per spiegare la
‘duration’, e quindi la volatilità, ci sono però anche altri fattori, oltre alla data di scadenza.
La ‘duration’ di due titoli, di pari scadenza e rendimento, ma con cedole diverse, sarà più bassa per quello con la
cedola più alta. Ciò perché la ‘duration’ è un po’ il baricentro dei flussi pagati dal titolo nel corso della sua vita
residua, sotto forma di cedole e valore di rimborso: se le cedole sono alte questo baricentro è più vicino alla data
attuale. Se le cedole sono zero come per un titolo zero-coupon, la ‘duration’ diventa identica alla data di scadenza
del titolo. La ‘duration’ di un trentennale, se il rendimento a scadenza è del 4%, è più bassa della ‘duration’ dello
stesso titolo qualora il rendimento richiesto dal mercato diventi del 2%. La ‘duration’, e quindi la volatilità del titolo,
sale quando il rendimento del titolo scende. Passando ai mercati azionari non è difficile concepire un titolo azionario
come un’obbligazione con cedole incerte (i dividendi), valore di rimborso incerto e scadenza indeterminata. Ma,
quello che conta, è che il prezzo di un’azione è comunque sempre il valore oggi di dividendi futuri e del prezzo di
vendita futuro a cui un investitore pensa di riuscire a vendere l’azione. Qualunque modello di valutazione di indici o
titoli azionari parte infatti dalla considerazione che il prezzo è il valore atteso di dividendi, utili e/o flussi di cassa
futuri.
Non esiste un indicatore di ‘duration’ per i titoli azionari, perché dividendi e condizioni di vendita futuri del titolo non
sono noti, ma dalle considerazioni fatte si capisce che il costo del denaro e il prezzo a cui si scontano i flussi che il
titolo pagherà hanno la stessa relazione inversa che c’è tra il prezzo di un’obbligazione e il suo rendimento a
scadenza. Pertanto se il costo del denaro scende, a parità di altre condizioni, il prezzo di un’azione tenderà a salire,
e viceversa. Valgono per le azioni anche le altre considerazioni che valgono per le obbligazioni. Dividendi attesi più
alti nel breve si traducono in una minore volatilità del titolo, a parità di altre condizioni: si nota infatti ad esempio che
un titolo tecnologico, da cui si attendono dividendi solo nel lontano futuro, è spesso più volatile di un titolo del
settore delle utilities che paga dividendi più regolari. Infine, se gli analisti finanziari si accontentano di rendimenti
bassi per un titolo azionario e quindi scontano i dividendi futuri a tassi più bassi, il suo prezzo non solo salirà, ma
diventerà anche più volatile, così come un’obbligazione che rende lo 0% è più volatile di un’obbligazione uguale ma
prezzata per un rendimento del 4%.
Si capisce a questo punto che le politiche di tassi bassi perseguite dalle Banche Centrali negli ultimi anni per
combattere la crisi hanno agevolato la salita dei prezzi dei mercati obbligazionari e azionari, ma probabilmente li
hanno anche resi più esposti a forte volatilità qualora l’epoca dei tassi bassi dovesse finire. L’epoca dei tassi zero è
stata accompagnata da una bassa volatilità, fino ad ora, proprio perché con continui interventi si è fatto in modo che
la discesa dei tassi fosse continua e ritenuta permanente – o almeno duratura – da parte degli investitori. Ma
quando verrà il momento di invertire la rotta, prima che altrove negli Stati Uniti e in Inghilterra, i mercati potrebbero
mostrare una volatilità che pochi stanno prezzando e che è una diretta conseguenza dei tassi zero. L’idea che si sia
in un mondo in cui semplicemente la neutralità sono i tassi bassi e che, muovendosi intorno a questa nuova
neutralità, le azioni e le obbligazioni avranno una volatilità in linea con quella osservata finora è di certo un’idea
confortante, ma probabilmente non realistica. Ne consegue infine che nel mondo azionario fanno bene gli investitori
che scelgono prodotti “income”, ad alti dividendi o simili: dividendi alti abbassano la ‘duration’ dei titoli azionari,
rendendoli meno esposti alla volatilità latente dei mercati”.
Lorenzo Raffo
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