«La poesia dantesca passa per tutti i gradi
dell’esperienza umana dal primitivo al colto; e vi
può passare proprio perché Dante presenta
l’uomo non come un essere perfetto, ma come
un essere perfettibile, anche attraverso i suoi
errori e certamente attraverso la sua condizione
di uomo; salirà per le vie dell’intelletto corruttibile
ancora, andrà per le vie del suolo immortale,
sensibilmente.»
« Non si sdegni Apelle di essere eguagliato a Sandro: già il suo
nome è noto ovunque »
(Giuseppe Ungaretti)
(Ugolino di Vieri, Epigrammata III, 23)
« Aequari sibi non indignetur
Apelles Sandrum: iam notum est nomen ubique
suum. »
(Ugolino di Vieri, Epigrammata III, 23)
Botticelli
tra Platonismo
e Suggestioni savonaroliane
Nei disegni danteschi Botticelli ritrae anche la Firenze del XV
secolo
Il dialogo tra Botticelli e Dante fu qualcosa di più di
una semplice occasione di incontro tra un maestro
della figurazione e un maestro della poesia.
Ricordiamo sempre che entrambi furono maestri
dell’allegoria:
Dante nell’ impiego di essa nelle sue terzine
Botticelli nella raffigurazione dei personaggi e degli
scenari dei suoi quadri
La sensibiltà di Botticelli fa rivivere nella poesia di
Dante le teorie neoplatoniche di cui è imperniata la
Firenze Medicea per poi assumere negli anni,
soprattutto nei disegni per l’Inferno, i toni cupi
dell’ideologia savonaroliana.
Abbiamo le parole del Vasari secondo il quale Botticelli:
“Comentò una parte di Dante, e figurò lo Inferno e lo
mise in stampa; dietro il quale consumò di molto
tempo: per il che fu ragione d’infiniti disordini alla
vita sua”.
Parole che ci attestano una lunga consuetudine, un rinnovato interesse del
BOTTICELLI per Dante.
Botticelli neoplatonico ?
Non era difficile leggere nel viaggio ultramondano di Dante
dall’Inferno al Paradiso una grande illustrazione poetica
della teoria neoplatonica di Marsilio Ficino secondo cui
l’anima umana, per via di conoscenza e amore, poteva
risalire dalle cose terrene alla pura contemplazione di Dio e
della sua infinità.
E cos’era l’ “Amor che move il sole e l’altre stelle” di cui
parlava Dante se non appunto quel principio infinito e
presente in tutto l’universo predicato dalla teologia
platonica?
Letto in questo modo, Dante poteva offrire diverse
suggestioni a Botticelli, di certo ben introdotto ai misteri
neoplatonici, come attestano le complicate letture delle sue
opere più famose, in primo luogo le celebri La
Primavera e La nascita di Venere, non a caso dipinte per lo
stesso committente delle pergamene dantesche.
MARSILIO FICINO
“La natura della bellezza non può
essere corpo. Perché se ella fusse
corpo non converrebbe alle virtù
dell'animo che sono incorporali.
... concludiamo brevemente che la
Bellezza è una grazia, vivace e
spirituale, la quale per il raggio
divino prima si infonde negli
Angeli, poi nelle anime degli
uomini, dopo nelle figure e voci
corporali... “
(dal Trattato dell'amore)
Il contatto con la drammaticità dantesca
avrebbe al contrario dischiuso a Botticelli
strade ulteriori rispetto a quelle fino allora
percorse, quelle degli abissi insondabili
dell’animo umano.
Su questa strada già aperta si inseriranno i
temi cupi della predicazione di Savonarola
che avrebbero portato la pittura di Botticelli
agli accenti tesi e drammatici della sua tarda
produzione, a quei quadri visionari e sofferti
non lontani dalla terribilità delle immagini
dantesche, che il pittore aveva avuto modo di
conoscere molto bene.
Girolamo Savonarola
“Tu vorresti roba:
vivi secondo Dio e parcamente
e non voler le pompe e
le vanità e a questo modo
risparmierai e avrai più roba.”
L’INFLUSSO DI SAVONAROLA SULLO STILE BOTTICELLIANO
Ad un certo punto infatti, e proprio negli anni ’80, qualcosa inizia a cambiare
nella pittura di Botticelli. Qualcosa inizia a perturbare la soave grazia del suo
universo estetico, così perfettamente espressa nei due più celebri capolavori: La
nascita di Venere e La Primavera.
La sua pittura si carica di una tensione drammatica che finirà per esplodere
nelle ultime opere, La Crocifissione Mistica e La Natività Mistica, tutte permeate
da un’atmosfera austera, grave e rigorosa su cui ebbe certo influenza la
predicazione di Girolamo Savonarola.
Sandro Botticelli, Crocifissione Mistica
Sandro Botticelli, Compianto
Mistico
DANTE precursore del Rinascimento
Fiorentino ?
Vederne in Dante un precursore significava
innalzarlo a padre e primo glorioso indizio
di quella Firenze Novella Atene che si
sarebbe realizzata due secoli dopo, sotto e
grazie alla dinastia medicea e al suo
Magnifico principe in particolare.
1481: CELEBRARE LA GRANDEZZA DI
DANTE CON UN’EDIZIONE DI PREGIO
A questa esigenza rispose l’edizione del
1481, corredata dal commento di uno dei
maggiori umanisti, Cristoforo Landino, e
illustrata dai disegni abbozzati da un
artista del calibro di Botticelli.
IL COMMITTENTE
 Lorenzo di Pierfrancesco de Medici, nipote di
Lorenzo il Magnifico commissionò a Sandro
Botticelli 92 disegni dedicati alla Divina
Commedia che avrebbero impreziosito il codice
redatto a mano dal monaco amanuense Niccolò
Mangona con commento dell’Umanista
Cristoforo Landino
 Mecenate di artisti e letterari fu anche il
committente de La Primavera, dove si pensa
compaia ritratto nelle vesti di Mercurio.
LA FONTE STORICA
Di tale commissione abbiamo conferma
da una fonte della metà del 500,
l’Anonimo Magliabechiano:
“Botticelli dipinse e storiò un Dante in
cartapecora a Lorenzo di Piero Francesco
de Medici che fu cosa meravigliosa.
Partendo dall’Inferno, attraverso il
Purgatorio per arrivare al Paradiso,
Botticelli illustrò la Divina Commedia con
la collaborazione dell’amanuense Niccolò
Mangona che incise sul retro delle
pergamene il testo dei canti della Divina
Commedia.”
COSA RAPPRESENTANO I 92
DISEGNI?
Novanta dei novantadue
disegni arrivati fino a noi
illustrano un episodio di un
singolo canto della Divina
Commedia; gli altri due
sono una visione d’insieme
del Cratere dell’Inferno e
una raffigurazione
di Lucifero.
IL MISTERO DEL CORPUS DANTESCO DI
BOTTICELLI
QUANDO FU ESEGUITO?
La cronologia dei disegni della Commedia dell'illustre pittore fiorentino
(1444 o '45 – 1510 ?) è ancora incerta.
Quanto all'inizio, non lo si anticipa molto al di là del 1481, data
dell'edizione dantesca a stampa per i tipi di Niccolò della Magna, con il
commento del Landino.
Infatti, poiché quelle illustrazioni presentano qualche affinità con l'opera
botticelliana, si è pensato che l'incisore Baccio Baldini avesse avuto
presenti i disegni di Botticelli e si è spiegato anche l'esiguo numero delle
illustrazioni, 19 negli esemplari più completi, con la partenza di Botticelli
per Roma, chiamato ad affrescare la Cappella Sistina, e quindi con la
sospensione del suo studio sulla Divina Commedia.
IL MISTERO DELLE SERIE DI DISEGNI
Esistevano due differenti serie di disegni. Il corpus arrivato fino a
noi sarebbe il secondo è ultimo realizzato da Botticelli.
E’ corretto pensare a una doppia serie di opere botticelliane per la
Commedia, la prima iniziata prima del 1481 e realizzata dal Baldini, e
la seconda dopo il ritorno a Firenze, tra il 1490 e il 1510 e di questa
farebbero parte i fogli che (v. oltre) sono ora a Berlino o alla Vaticana.
I disegni, realizzati a punta di
metallo su pergamena, ripresi a
inchiostro e parzialmente
colorati, confermano quanto il
Botticelli fosse permeato della
poesia dantesca.
Lo stile utilizzato da Botticelli è
più arcaico di quello in uso
durante la sua epoca.
UNO STILE ARCAICIZZANTE
IN FOLIO O CORPUS INDIPENDENTE?
-È chiaro come nelle intenzioni del Botticelli i disegni non dovessero
seguire fedelmente il testo.
- che non fossero eseguiti direttamente per l’In Folio lo capiamo dal
tracciato botticelliano che arriva fino al margine interno della
pergamena, così che è possibile escludere che fossero cuciti prima che
Botticelli vi lavorasse.
Sandro Botticelli e Dante Alighieri, il
Documentario
Discesa nell’Inferno
Incomincia la Comedia
di Dante Alleghieri di Fiorenza,
ne la quale tratta de le pene e
punimenti de' vizi e de'meriti
e premi de le virtù.
Dante, per quanto riguarda la struttura dell’Inferno, si basa sulla teoria di
Aristotele nell’Etica nicomachea.
Dante ritiene che l’Inferno sia una voragine a forma di cono, formatasi nei
pressi di Gerusalemme, nell’emisfero boreale.
La formazione di questa voragine è dovuta alla punizione che Dio ha
inflitto a Lucifero, uno degli angeli più belli del Paradiso, che voleva
diventare pari lui, scaraventandolo sulla Terra dove appunto formerà
questa voragine, e al termine di questa si conficcherà a testa in giù.
Dante, per cominciare la missione che lo porterà alla salvezza di se stesso e
di tutta l’umanità, deve intraprendere questo primo percorso nell’Inferno,
per venire a contatto con il peccato e comprendere che il peccato ed il male
allontanano l’uomo da Dio.
SELVA OSCURA
ANTINFERNO
1 FIUME: ACHERONTE
I Girone LIMBO
II Girone LUSSURIOSI
III Girone GOLOSI
IV Girone AVARI E PRODIGHI
V Girone IRACONDI E ACCIDIOSI
PASSAGGIO DEL FLAGETONTE
E INGRESSO IN DITE
• VI cerchio ERETICI
• VII cerchio VIOLENTI
•
I girone VIOLENTI CONTRO GLI
ALTRI
•
II girone VIOLENTI CONTRO SE
STESSI
•
III girone VIOLENTI CONTRO DIO
VIII Cerchio
MALEBOLGE
erta scoscesa
I Girone RUFFIANI E SEDUTTORI
II Girone ADULATORI
III Girone SIMONIACI
IV Girone INDOVINI
V Girone BARATTIERI
VI Girone IPOCRITI
VII Girone LADRI
VIII Girone CONSIGLEIRI DI FRODE
IX Girone SEMINATORI DI DISCORDIE
X Girone FALSARI
IX Cerchio
Fiume Cocito
Prima zona CAINA (traditori dei Parenti)
Seconda zona ANTENORA (traditori della Patria)
Terza Zona TOLOMEA (traditpri degli ospiti)
Quarta Zona GIUDECCA ( traditori dei
benefattori)
Primo giorno di viaggio:
INFERNO, CANTI I - VII
venerdì 8 aprile (o 25 marzo) del 1300
INFERNO CANTO I
Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!
GLI IGNAVI
INFERNO, CANTO III
E io, che riguardai, vidi una ’nsegna
che girando correva tanto ratta,
che d’ogne posa mi parea indegna;
dietro le venìa sì lunga tratta
di gente, ch’i’ non averei creduto
che morte tanta n’avesse disfatta.
Poscia ch’io v’ebbi alcun riconosciuto,
vidi e conobbi l’ombra di colui
che fece per viltade il gran rifiuto.
Il Passaggio dell’Acheronte
INFERNO, CANTO III
Ed ecco verso noi venir per nave
un vecchio, bianco per antico pelo,
gridando: "Guai a voi, anime prave!
Non isperate mai veder lo cielo:
i’ vegno per menarvi a l’altra riva
ne le tenebre etterne, in caldo e ’n gelo.
INFERNO, Canto IV
Venimmo al piè d'un nobile castello,
sette volte cerchiato d'alte mura,
difeso intorno d'un bel fiumicello...
Il Limbo e il castello delle anime virtuose
Ghiottoneria e Avarizia
INFERNO CANTO VI
Qual è quel cane ch'abbaiando agogna,
e si racqueta poi che 'l pasto morde,
ché solo a divorarlo intende e pugna,
cotai si fecer quelle facce lorde
de lo demonio Cerbero, che 'ntrona
l'anime sì, ch'esser vorrebber sorde.
Secondo giorno di viaggio:
INFERNO CANTI VIII-XXXIV
sabato 9 aprile (o 26 marzo) del 1300
LE MURA DI DITE E L’INCONTRO CON FILIPPO ARGENTI
INFERNO CANTO VIII
Mentre noi corravam la morta gora,
dinanzi mi si fece un pien di fango,
e disse: «Chi se' tu che vieni anzi ora?».
E io a lui: «S'i' vegno, non rimango;
ma tu chi se', che sì se' fatto brutto?».
Rispuose: «Vedi che son un che piango».
E io a lui: «Con piangere e con lutto,
spirito maladetto, ti rimani;
ch'i' ti conosco, ancor sie lordo tutto».
Allor distese al legno ambo le mani;
per che 'l maestro accorto lo sospinse,
dicendo: «Via costà con li altri cani!»
LE MURA DI DITE E L’INCONTRO CON FILIPPO ARGENTI
INFERNO CANTO VIII
« E io: "Maestro, molto sarei vago
di vederlo attuffare in questa broda
prima che noi uscissimo del lago".
Ed elli a me: "Avante che la proda
ti si lasci veder, tu sarai sazio:
di tal disïo convien che tu goda".
Dopo ciò poco vid' io quello strazio
far di costui a le fangose genti,
che Dio ancor ne lodo e ne ringrazio.
Tutti gridavano: "A Filippo Argenti!";
e 'l fiorentino spirito bizzarro
in sé medesmo si volvea co' denti.
IL CIMIETERO DEGLI ERETICI
INFERNO, CANTO IX
"Vegna Medusa: sì 'l farem di smalto",
dicevan tutte riguardando in giuso;
"mal non vengiammo in Teseo
l'assalto"...
Ahi quanto mi parea pien di disdegno!
Venne a la porta e con una verghetta
l'aperse, che non v'ebbe alcun ritegno...
E io: "Maestro, quai son quelle genti
che, seppellite dentro da quell'arche,
si fan sentir coi sospiri dolenti?" ...
FARINATA DEGLI UBERTI
« Volgiti! Che fai?
Vedi là Farinata che s'è
dritto:
de la cintola in sù tutto
'l vedrai »
INFERNO CANTO X
O Tosco che per la città del foco
vivo ten vai così parlando onesto,
piacciati di restare in questo loco.
La tua loquela ti fa manifesto
di quella nobil patrïa natio,
a la qual forse fui troppo
molesto».
I VIOLENTI CONTRO IL PROSSIMO, I
TIRANNI
INFERNO, CANTO XII
Lo savio mio inver' lui gridò: «Forse
tu credi che qui sia 'l duca d'Atene,
che sù nel mondo la morte ti porse?
Pàrtiti, bestia, ché questi non vene
ammaestrato da la tua sorella,
ma vassi per veder le vostre pene».
SUICIDI, PIER DELLE VIGNE
INFERNO CANTO XIII
Come d'un stizzo verde ch'arso sia
da l'un de' capi, che da l'altro geme
e cigola per vento che va via,
sì de la scheggia rotta usciva insieme
parole e sangue; ond' io lasciai la cima
cadere, e stetti come l'uom che teme.
GIRONE DEI SODOMITI E INCONTRO CON SER BRUNETTO LAT
INFERNO, CANTO XV
Poi si rivolse, e parve di coloro
che corrono a Verona il drappo verde
per la campagna; e parve di costoro
quelli che vince, non colui che perde
IL DEMONE GERIONE
INFERNO, CANTO XVII
POZZO DI MALEBOLGE
FRAUDOLENTI
Come la navicella esce di loco
in dietro in dietro, sì quindi si tolse;
e poi ch'al tutto si sentì a gioco,
là 'v' era 'l petto, la coda rivolse,
e quella tesa, come anguilla, mosse,
e con le branche l'aere a sé raccolse.
MALEBOLGE
INFERNO CANTO XVIII
Luogo è in inferno detto Malebolge,
tutto di pietra di color ferrigno,
come la cerchia che dintorno il volge.
Nel dritto mezzo del campo maligno
vaneggia un pozzo assai largo e profondo,
di cui suo loco dicerò l'ordigno.
I SIMONIACI
INFERNO, CANTO XIX
O Simon mago, o miseri seguaci
che le cose di Dio, che di bontate
deon essere spose, e voi rapaci
per oro e per argento avolterate,
or convien che per voi suoni la tromba,
però che ne la terza bolgia state.
ULISSE
INFERNO, CANTO XXVI
O frati», dissi «che per cento milia
perigli siete giunti a l'occidente,
a questa tanto picciola vigilia
d'i nostri sensi ch'è del rimanente
non vogliate negar l'esperïenza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza».
CANTO XXVIII
«Or vedi com' io mi dilacco!
vedi come storpiato è Mäometto!
Dinanzi a me sen va piangendo Alì,
fesso nel volto dal mento al ciuffetto.
TRACOTANTI
INFERNO, CANTO XXXI
Come quando la nebbia si dissipa,
lo sguardo a poco a poco raffigura
ciò che cela 'l vapor che l'aere stipa,
così forando l'aura grossa e scura,
più e più appressando ver' la sponda,
fuggiemi errore e cresciemi paura;
però che, come su la cerchia tonda
Montereggion di torri si corona,
così la proda che 'l pozzo circonda
torreggiavan di mezza la persona
li orribili giganti, cui minaccia
Giove del cielo ancora quando tuona.
UGOLINO DELLA GHERARDESCA
INFERNO CANTO XXXIII
Queta'mi allor per non farli più tristi;
lo dì e l'altro stemmo tutti muti;
ahi dura terra, perché non t'apristi?
Poscia, più che 'l dolor, poté 'l digiuno»
GIUDECCA E LUCIFERO
INFERNO CANTO XXIV
Lo 'mperador del doloroso regno
da mezzo 'l petto uscia fuor de la ghiaccia;
e più con un gigante io mi convegno,
che i giganti non fan con le sue braccia:
vedi oggimai quant' esser dee quel tutto
ch'a così fatta parte si confaccia.
S'el fu sì bel com' elli è ora brutto,
e contra 'l suo fattore alzò le ciglia,
ben dee da lui procedere ogne lutto.
Oh quanto parve a me gran maraviglia
quand' io vidi tre facce a la sua testa!
INFERNO
Lo duca e io per quel cammino
ascoso
intrammo a ritornar nel chiaro
mondo;
e sanza cura aver d'alcun riposo,
salimmo sù, el primo e io secondo,
tanto ch'i' vidi de le cose belle
che porta 'l ciel, per un pertugio
tondo.
E quindi uscimmo a riveder le stelle.
IL MISTERO DEL CODICE BOTTICELLIANO
Dopo le ultime testimonianze che potremmo
definire coeve all’esecuzione di Botticelli o di
poco posteriori se ne perdono completamente
le tracce per almeno un secolo.
XVII SECOLO
92 dei 100 disegni furono rinvenuti nella
collezione della Regina Cristina di Svezia.
Otto
(cioè i disegni per If I, IX, XII, XIII, XV, XVI )
sono tutt’oggi conser vati nella Biblioteca
Apostolica Vaticana, fondo della regina
Cristina, codice Reginense lat. 1896.
XIX SECOLO
Le restanti opere furono identificati presso un
libraio parigino e furono acquistati da
Alexander Hamilton, X duca di Hamilton nel
1882.
La raccolta era lacunosa: anziché 100 come i
canti del poema dantesco, i fogli erano 88, dei
quali 85 con disegni.
Fra questi 85 due fogli uniti contengono la
figura di Lucifero. Dunque nella collezione
Hamilton vi erano i disegni per 83 canti.
IN VIAGGIO VERSO BERLINO
I fogli vennero acquistati per il
Gabinetto delle Stampe di
Berlino dal Lippmann,
conservatore del Re di Prussia,
per il gabinetto Reale di
disegni e stampe di Berlino
che li pubblicò.
LA SORTE DEL CORPUS BOTTICELLIANO NEL XX SECOLO
Dopo la guerra si ritenne erroneamente che i disegni berlinesi
fossero andati perduti.
Furono invece smembrati in due gruppi: If VIII, XVII-XXXIV, e Pg IVIII al Museo di Dahlem nella Berlino occidentale; Pg IX-XXXIII,
Pd I-XXX e XXXII al Kupferstichkabinett di Berlino Est.
Attualmente infatti i disegni botticelliani sono conservati in due differenti
archivi: nella Biblioteca Apostolica Vaticana (otto), e nel Kupferstichkabinet di
Berlino (ottantaquattro), dove peraltro sono stati riuniti solo dopo la caduta del
Muro; mentre prima erano ulteriormente divisi tra la parte Est e quella Ovest
della attuale capitale tedesca.
La Biblioteca Apostolica Vaticana e l'associazione
Digita Vaticana Onlus lanciano il progetto Dante per
Sempre, per la digitalizzazione dei manoscritti
dell'autore.
I tesori contenuti nella Biblioteca Apostolica
Vaticana sono di inestimabile valore per la storia
culturale dell’umanità e devono essere visibili a tutti.
Sul web saranno pubblicate circa 40 milioni di pagine.
Il corpus digitalizzato è consultabile on line!
«Leggere Dante è dovere,
rileggerlo necessità,
sentirlo presagio di grandezza.»
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Codice Botticelli